NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 17 SETTEMBRE 2018

https://saltimpact.com/the-basic-history-of-isalm-part2/

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 17 SETTEMBRE 2018

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

La gente che non ha mai tempo, fa pochissimo

GEORG Ch. LICHTENBERG, Osservazioni e pensieri, Einaudi, 1966, pag. 100

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

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EVENTO

Tavola Rotonda

Armi nucleari

Strumenti di distruzione di massa, di sicurezza o di pace?

Casa Aviatore – Viale dell’Università, 20 – 00185 Roma

20 Settembre 2018, ore 18:00

La data del 6 agosto 1945 marca indelebilmente la storia per lo sgancio su Hiroshima della prima bomba nucleare americana della potenza di 15 chiloton (15.000 t di tri-nitro-toluene TNT).
Se si fosse dato ascolto a coloro che suggerivano la condivisione delle conoscenze sulla bomba con l’URSS probabilmente non ci sarebbe stata la corsa ad armi atomiche sempre più potenti.
Dopo la “A” (atomica) ci furono, infatti, la “H” (idrogeno), la “C” (cobalto), la “N” (neutrone a radiazione potenziata), fino ad arrivare a potenze di 20 megaton (20 mil t di TNT).

La MAD (Mutual Assured Distruction) ne ha impedito finora l’impiego. Nella realtà, la maggior parte di presidenti USA ne ha minacciato l’uso per la risoluzione di conflitti circoscritti anche se tali episodi non hanno avuto la risonanza mediatica che meritavano. Sembra quasi che si voglia esorcizzare il problema non parlandone. Ma così facendo si tace sulla disponibilità di ingenti arsenali di armamenti di distruzione di massa proibiti dalle leggi internazionali con buona pace dell’ONU che tace perché in mano a potenze nucleari. E così si tace sui problemi morali connessi e sulla sconfitta per l’intera umanità che rappresenterebbe l’uso di tali ordigni a causa dei danni procurati al pianeta.

Finché un giorno un piccolo paese come la Corea del Nord, giudicato fino a ieri di non essere in grado tecnologicamente di munirsi di un armamento nucleare, non solo riesce costruirsi la sua bomba, ma anche a realizzare dei missili balistici che minacciano gli USA. Torna in evidenza così il problema dell’impiego del nucleare, perché la minaccia da parte di un piccolo paese è più realistica di quella di un paese grande.

Si riaffacciano alle nostre coscienze i temi sopiti dell’immoralità dell’uso di tali armamenti come pure la considerazione della necessità di difesa contro un uso folle di tale arma.

Nella tavola rotonda che proponiamo per fare un po’ di luce su temi così ardui, forniranno spunti di riflessione alcuni esperti nei differenti settori;
Dott. Paolo Agnoli, fisico e filosofo;
Gen. BA (r) Giuseppe Cornacchia, esperto in controllo degli armamenti e disarmo;
Avv. Nicola Walter Palmieri, esperto in gestione delle crisi e scrittore.

Modera il Gen. DA (r ) Giancarlo Naldi

L’occasione ci è gradita per porgere i migliori saluti.

Per registrarsi, attivare il modulo di iscrizione tramite il seguente link:

ISCRIVITI »

Per i partecipanti sarà possibile usufruire, a pagamento, del ristorante della Casa dell’Aviatore, prenotandosi nel modulo di iscrizione.
Nota: Presso la Casa Aviatore si accede in giacca e cravatta (no jeans, no sneakers)

http://www.romadue-broglio.eu/evento/armi-nucleari-strumenti-di-distruzione-di-massa-di-sicurezza-o-di-pace/

 

 

 

IN EVIDENZA

Prima l’UE, ora l’ONU, e poi chi verrà ancora? I marines?!

16 settembre 2018 DI ALESSANDRO GUARDAMAGNA

comedonchisciotte.org

 

Dopo averci bollati come lebbra, accusati di minare la stabilità di un Europa che grazie al terrorismo psicologico dei suoi banchieri si danneggia benissimo da sola, ora ci hanno messo di mezzo anche l’ONU. E’ infatti di pochi giorni fa la notizia che l’Alto commissario per i diritti umani, Michelle Bachelet, attaccando il governo Italiano colpevole di aver «negato l’ingresso di navi di soccorso delle Ong» nei propri porti, ha annunciato che l’Agenzia ONU per la tutela dei diritti umani invierà ispettori che dovranno valutare il “forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e Rom».

Li manderanno in Italia, anche in Austria pare, e in un secondo tempo forse in Germania e USA, ma per il momento arrivano solo da noi, per via dei fatti di Catania, segno di un «atteggiamento politico» dalle «conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili». Questa vulnerabilità non sembra applicarsi a quei 34 che sono spariti dopo essere accolti, ma si sa, non si può pretendere….

Eppure Michelle Bachelet non si è mai sognata di condannare vari regimi sparsi per il mondo, come quello di Fidel Castro, che lei definì “un leader per la dignità e la giustizia sociale a Cuba e in America Latina” … oppure quello di Chavez, lodato per «il suo più profondo amore per il suo popolo e le sfide della nostra regione per sradicare la povertà e generare una vita migliore per tutti». Molto strano anche il

 

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/prima-lue-ora-lonu-e-poi-chi-verra-ancora-i-marines/

 

Gli eurocrati sono Ancien Régime. Ecco perché sono scemi.

Maurizio Blondet 16 settembre 2018

Un breve recupero dei fatti della settimana per rilevare fino a che punto l’euro-oligarchia  ha assunto i modi, costumi, le   arroganze e soprattutto la stolidità dell’antica nobiltà di sangue – quella che per lo più  sotto la ghigliottina perse  la testa: testa della quale non aveva mai fatto uso, per secoli non avendone avuto bisogno per comandare.

Il primo caso plateale è ovviamente quello del ministro lussemburghese Asselborn a Vienna. Siccome lui ha detto che l’Europa ha bisogno di immigrati perché invecchia, per lui questa è le verità definitiva. Non si aspettava nessuna contraddizione.  Sicchè la pacata osservazione di Salvini   – “Ho una prospettiva completamente diversa. Io penso di essere al governo per aiutare i nostri giovani a tornare a fare quei figli che facevano qualche anno fa e non per espiantare il meglio dei giovani africani per rimpiazzare i giovani europei che per motivi economici oggi non fanno più figli” – lo ha fatto soffocare di rabbia. L’ha sentita come un insulto personalmente a lui, il barone Asselborn da Steinfort:  dove andiamo a finire, se i subalterni  cominciano a risponderti? Se un discendente   di un servo italiano si permette di  contraddirti? Soprattutto mostrandosi più ragionevole di te?  E’ un affronto scandaloso.

Infatti l’antica aristocrazia reazionaria, i Polignac, i Courvoisier  magistralmente descritti da

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/gli-eurocrati-sono-ancien-regime-ecco-perche-sono-scemi/

 

 

 

Uccido bambini e progetto attentati, nel nome di Ishmael

Scritto il 22/5/16

L’omicidio rituale di un bambino precede sempre l’ammazzamento eccellente: lo anticipa, come un oscuro presagio. Prima, c’è il ritrovamento del piccolo ucciso. Poche ore dopo, ecco l’attentato. E gli inquirenti onesti, quelli che intuiscono la verità, vengono depistati e poi, sabotati, rimossi, liquidati. «Bravo, vedo che ha capito come funziona, quel sistema». Parola di Francesco Cossiga.

 

All’altro capo del telefono, lo sbigottito Giuseppe Genna, autentico talento letterario, autore del thriller politico “Nel nome di Ishmael”. Un libro sconvolgente. Uscì nel 2001, ma sembra scritto ieri, anzi oggi, in quest’Europa tramortita dal terrorismo opaco firmato Isis, dietro cui si nascondono “menti raffinatissime”, con propensione a “firmare” le loro stragi secondo precisi codici esoterici, come nel caso delle mattanze di Parigi e Bruxelles, ispirate alle date cruciali dell’epopea dei Templari, fondamentale nel pantheon massonico. Tutto questo, in un mondo dal quale spariscono misteriosamente, ogni anno, migliaia di bambini.

 

Un abisso di orrore, che collega terrorismo e potere, servizi segreti e super-élite, logge e sètte, geopolitica e oscure pratiche, basate sul valore magico attribuito ai sacrifici umani, a partire da quelli dei bambini.

 

 

L’infanticidio? Simboleggia morte e rinascita. Chi progetta un attentato, se ne “propizia” il successo alla vigilia, massacrando un neonato nel modo più atroce. È la legge di Ishmael, la piovra da incubo che il libro di Genna disvela, pagina dopo pagina. La trama è quella – potente, incalzante – del noir, giocato in modo perfetto sulla storia parallela di due poliziotti italiani, a quarant’anni di distanza l’uno dall’altro.

 

Il primo è l’ispettore David Montorsi, che scopre un

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2016/05/uccido-bambini-e-progetto-attentati-nel-nome-di-ishmael/

 

 

Satanismo e potere, da Charles Manson a Michael Jackson

Scritto il 23/11/17

Charles Manson è stato dipinto come il capo di una setta “satanica” di hippies che nell’agosto del 1969 fece una strage in una villa di Beverly Hills. Quella notte morirono, trucidati in modo cruento, l’attrice Sharon Tate e alcuni suoi amici, massacrati con decine di coltellate e persino forchettate al torace e al ventre, poi finiti con un revolver e impiccati. Orrore nell’orrore, si venne a sapere che Sharon Tate, che era la moglie di Roman Polanski, al momento di essere uccisa era incinta di otto mesi. Manson, che viveva col suo gruppo (la Manson Family) nel deserto californiano della Death Valley, non partecipò fisicamente al massacro, ma venne condannato a morte come mandante (condanna poi tramutata in ergastolo, quando la California abolì la pena di morte, nel 1972). «Da allora – ricorda Massimo Mazzucco – Manson è sempre stato dipinto come la quintessenza del male assoluto, come l’uomo capace di manipolare le menti dei suoi seguaci, fino a portarli a compiere degli omicidi così cruenti ed efferati». Ma attenzione: «Furono anche omicidi assolutamente inutili, nel senso che non è mai stato trovato un vero movente, che rendesse ragionevolmente plausibile una strage del genere». Un possibile movente lo ipotizza Gianfranco Carpeoro, massone e simbologo, che collega Manson a John Lennon e Michael Jackson. Filo conduttore, la musica.

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2017/11/satanismo-e-potere-da-charles-manson-a-michael-jackson/

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Joseph Stiglitz sull’intelligenza artificiale: “Stiamo andando verso una società più divisa”

16 settembre 2018 DI IAN SAMPLE

theguardian.com

La tecnologia potrebbe migliorarci enormemente la vita – dice l’economista – ma solo se i titani che controllano la tecnologia seguiranno regole adeguate.  “Quello che abbiamo ora è un sistema assolutamente inadeguato”

Deve essere difficile per Joseph Stiglitz  restare ottimista di fronte al triste futuro che teme possa arrivare. Il premio Nobel ed ex chief economist dela Banca Mondiale ha riflettuto attentamente su come l’intelligenza artificiale potrà influenzare la nostra vita. J.S.  dice che sulle spalle della tecnologia, noi potremmo costruire una società più ricca e forse arrivare ad una settimana lavorativa più corta. Ma lungo questa strada ci sono innumerevoli insidie che si devono evitare e quelle che ha in mente Stiglitz non sono affatto banali: Sta pensando ai comportamenti insidiosi che portano ad uno sfruttamento di routine della nostra vita quotidiana, e che lasciano la società più divisa che mai, minacciando i fondamenti della democrazia.

“L’intelligenza artificiale e la robotizzazione dispongono di un potenziale che può aumentare la produttività dell’economia e, in linea di principio, potrebbero rendere la vita più facile” – dice – “Ma solo se verranno ben gestite.”

L’11 settembre, il professore della Columbia University sarà alla Royal Society di Londra per tenere l’ultima lezione della serie You and AI. Stiglitz parlerà del futuro del lavoro, un’area in cui molti hanno già fatto tante previsioni contraddittorie e spaventose. Il mese scorso, il chief economist della Bank of England, Andy Haldane, ha lanciato un monito: “larghi strati” della forza lavoro britannica rischiano la disoccupazione, mentre l’I.A e altre tecnologie stanno automatizzando altri posti di lavoro. ” Ha avuto meno argomenti quando ha dovuto parlare dei nuovi posti di lavoro che l’IA potrebbe creare. Un rapporto di PricewaterhouseCoopers di luglio afferma che l’IA può creare tanti posti di lavoro quanti ne distrugge, forse anche di più. Come avvenne per la rivoluzione industriale

 

Continua qui: https://comedonchisciotte.org/joseph-stiglitz-sullintelligenza-artificiale-stiamo-andando-verso-una-societa-piu-divisa/

 

BELPAESE DA SALVARE

C’ È UN’INDAGINE SULL’ AIR FORCE RENZI

LO RIVELA A “LA VERITA’” IL SUPERCONSULENTE DI TONINELLI CONDANNATO PER BANCAROTTA: “LA FINANZA STA VERIFICANDO I CONTI SUL LEASING DEL VELIVOLO DI STATO. IO HO SCOPERTO L’ IRADIDDIO SU QUELL’ AEREO…” – E ANNUNCIA ALTRI DOSSIER SUGLI SPRECHI ALITALIA E SULLE CONCESSIONI AI BENETTON

Giacomo Amadori per La Verità – 16 SETTEMBRE 2018

 

Ha la voce da baritono mancato. Quando il cronista risponde al telefono prova a essere affabile, ma le corde vocali non sembrano obbedirgli: «Il suo articolo per quanto mi riguarda è un pezzo serio di cronaca, lei è stato onesto e obiettivo e non ho nulla da dire. Io quella condanna ce l’ho. Me la tengo, soffro e sto zitto».

 

A parlare è Gaetano Francesco Intrieri, l’ esperto di aeronautica inserito dal ministro Danilo Toninelli nella struttura di missione del dicastero delle Infrastrutture e trasporti. «Toninelli conosceva la storia della mia condanna per bancarotta, anche perché uno prima di entrare in un ministero deve firmare una dichiarazione e non è che certe cose si possano tenere nascoste. Probabilmente anche i 5 stelle pensano che nella vita nessuno è perfetto. Io non ho chiesto niente, sono stati loro a cercarmi e io ci ho messo tre mesi per accettare quel ruolo per cui sono pagato 50.000 euro lordi l’ anno e lavoro 13 ore al giorno. Se domani mattina Toninelli non mi vuole più con lui, io ci metto sette secondi ad andarmene.

 

Gliel’ ho già detto stamattina (ieri, ndr): “Ministro penso che sia meglio che mi dimetta”. Ma lui mi ha risposto: “E io penso che ti vengo a prendere a calci in culo a casa”».

Intrieri è stato condannato definitivamente nel 2017 a due anni e quattro mesi per bancarotta fraudolenta patrimoniale nell’ ambito del fallimento della compagnia aerea Gandalf, tracollata nel 2004. Ma se il nostro servizio gli è sembrato puntuale, lo ha pure insospettito e gli

 

Continua qui: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ldquo-39-39-indagine-sull-39-air-force-renzi-rdquo-183018.htm

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Incendi di Atene causati da armi laser, ecco l’ultima teoria del complotto Video – Foto

Da Daniele – 26/07/2018

 

Non comuni piromani ma nuove armi tecnologiche avrebbero causato gli incendi di Atene, questa la teoria che gira sui social.

Gli incendi che hanno iniziato a devastare la Grecia lunedì 23 luglio stanno innescando accese discussioni sui social network.

Non è la prima volta che succede. Anche a ottobre dello scorso anno, quando a bruciare fu la California, in rete giravano foto e commenti simili.

Il motivo è che gli internauti non si spiegano alcune anomalie che è possibile osservare nelle foto che vengono condivise sul web.

Alcuni hanno paragonato gli incendi della Grecia con ciò che si verificò a Canneto di Caronia, in Sicilia, nel 2004.

All’epoca una serie di strani incidenti colpì gli abitanti del paese tanto che le forze dell’ordine furono costrette a evacuarlo.

Le indagini scoprirono che gli incendi non erano stati causati da forze naturali (il vicino Etna, ecc.) ma da forze elettromagnetiche.

La protezione civile, allora,

Continua qui: https://www.informarexresistere.fr/incendi-di-atene-causati-armi-laser/

 

Chi difende il sionismo o ignora o ha il cuore nero.

16 settembre 1982 Patrizia Stabile

 

 

Leggete la cronaca di un massacro, l’ennesimo, ordinato e protetto da un premier israeliano. Nella fattispecie Sharon. Questi sono i fatti di

SABRA E CHATILA

 

“Furono le mosche a farcelo capire. Erano milioni e il loro ronzio era eloquente quasi quanto l’odore. Grosse come mosconi, all’inizio ci coprirono completamente, ignare della differenza tra vivi e morti. Se stavamo fermi a scrivere, si insediavano come un esercito – a legioni – sulla superficie bianca dei nostri taccuini, sulle mani, le braccia, le facce, sempre concentrandosi intorno agli occhi e alla bocca, spostandosi da un corpo all’altro, dai molti morti ai pochi vivi, da cadavere a giornalista, con i corpicini verdi, palpitanti di eccitazione quando trovavano carne fresca sulla quale fermarsi a banchettare.

 

Se non ci muovevamo abbastanza velocemente, ci pungevano. Perlopiù giravano intorno alle nostre teste in una nuvola grigia, in attesa che assumessimo la generosa immobilità dei morti. Erano servizievoli quelle mosche, costituivano il nostro unico legame fisico con le vittime che ci erano intorno, ricordandoci che c’è vita anche nella morte. Qualcuno ne trae profitto. Le mosche sono imparziali. Per loro non aveva nessuna importanza che quei corpi fossero stati vittime di uno sterminio di massa. Le mosche si sarebbero comportate nello stesso modo con un qualsiasi cadavere non sepolto. Senza dubbio, doveva essere stato così anche nei caldi pomeriggi durante la Peste nera.

 

All’inizio non usammo la parola massacro. Parlammo molto poco perché le mosche si avventavano infallibilmente sulle nostrae bocche. Per questo motivo ci tenevamo sopra un fazzoletto, poi ci coprimmo anche il naso perché le mosche si spostavano su tutta la faccia. Se a Sidone l’odore dei cadaveri era stato nauseante, il fetore di Shatila ci faceva vomitare. Lo sentivamo anche attraverso i fazzoletti più spessi. Dopo qualche minuto, anche noi cominciammo a puzzare di morto.

 

Erano dappertutto, nelle strade, nei vicoli, nei cortili e nelle stanze distrutte, sotto i mattoni crollati e sui cumuli di spazzatura. Gli assassini – i miliziani cristiani che Israele aveva lasciato entrare nei campi per «spazzare via i terroristi» – se n’erano appena andati. In alcuni casi il sangue a terra era ancora fresco. Dopo aver visto un centinaio di morti, smettemmo di contarli. In ogni vicolo c’erano cadaveri – donne, giovani, nonni e neonati – stesi uno accanto all’altro, in quantità assurda e terribile, dove erano stati accoltellati o uccisi con i mitra. In ogni corridoio tra le macerie trovavamo nuovi cadaveri. I pazienti di un ospedale palestinese erano scomparsi dopo che i miliziani avevano ordinato ai medici di andarsene. Dappertutto, trovavamo i segni di fosse comuni scavate in fretta.

 

Continua qui: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1785931791504616&id=100002634384880

 

ONU 

Chiara Desiderio 12 settembre 2018

 

Dunque, vediamo.

Nel mondo ci sono paesi in cui le adultere vengono frustate o lapidate, gli omosessuali impiccati, gli apostati ed i bestemmiatori decapitati, i liberi pensatori imprigionati, le donne infibulate e costrette a vivere in sacchi neri, i cristiani impalati, crocifissi o bruciati vivi.

A Gaza se un tale viene sospettato di essere una “spia israeliana” viene, molto semplicemente, linciato.

La Corea del Nord è praticamente un grande lager a cielo aperto.

Decine, centinaia di migliaia di persone fuggono dal Venezuela di Maduro. Il Brasile schiera

 

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Il Volto nascosto della nostra (in)Civiltà

In Siria, operatori dell’ONU impongono a donne e bambini rapporti sessuali in cambio di viveri e di aiuti umanitari, tanto che le vedove o bambine e ragazzine orfane e senza più fratelli maggiori che possano proteggerle, si rifiutano di andare nei centri di aiuto umanitario.

Da

Gabriel M. Ricciardi

settembre 14, 2018

In Siria, operatori dell’ONU impongono a donne e bambini rapporti sessuali in cambio di viveri e di aiuti umanitari, tanto che vedove, bambine e ragazzine senza più figure maschili che possano proteggerle, si rifiutano di andare nei centri di aiuto umanitario.

Un’altra volta si è palesata l’altra faccia della medaglia delle Nazioni Unite e, se vogliamo, dell’uomo stesso.
Sì, un’altra volta. Proprio nel maggio scorso il Times riportò un’inchiesta sullo sfruttamento sessuale di altri operatori ONU, sempre a danni di donne e bambini dei campi profughi dell’Africa Occidentale e di come siano stati coperti decenni di abusi avvenuti anche in altre zone del globo.

Decenni di abusi, decenni di ricatti, decenni di corruzione, decenni di affari con Governi criminali, decenni di cooperazione con trafficanti locali, ma non solo da parte delle Nazioni Unite, ma anche da molte altre organizzazioni non governative nate allo scopo di dare assistenza alle popolazioni afflitte dalle guerre, dalle malattie e dalla povertà.

È terribile pensare come decine di migliaia di innocenti, che hanno perso i propri cari, la propria casa e la propria dignità, debbano perdere anche l’ultimo barlume di speranza, perché i “buoni” si sono mostrati persino peggiori dei “cattivi”.
Non bastava la piaga del loro Paese, sono venuti a portare anche quella dei Paesi “civili”. Infatti, in un Paese “civile” non si può uccidere a sentimento, non si può violentare, non si può ricattare la vita, perché illegale, ma quando andiamo in Siria, e in altre località in cui l’unica legge vigente e quella del più forte, i “civili” (coloro che provengono dai Paesi maggiormente sviluppati), che hanno le cure, il cibo e le armi migliori, e quindi

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Strappo di Macron: «La Francia torturò milioni di algerini»

Nessun presidente francese aveva fatto luce sui crimini coloniali. Le Pen: “Così ci divide”

12 settembre 2018

Il muro della cattiva coscienza si sgretola con le coraggiose parole del più giovane presidente della Quinta Repubblica. L’unico a rompere un tabù che durava da oltre mezzo secolo: per la prima volta un capo di Stato francese ammette le brutalità commesse dal suo paese durante la guerra di Algeria, i crimini dei militari comandati dal famigerato generale Massu, le rappresaglie selvagge dei paracadutisti dell’Oas, le «torture sistematiche» nei confronti degli algerini che lottavano per la loro indipendenza. De Gaulle ( che pure mise fine alla guerra), Pompidou, Giscard, Mitterrand, Chirac ( che pure chiese scusa agli ebrei per Vichy), Sarkozy, Hollande: nessuno dei predecessori di Emmanuel Macron aveva fin qui denunciato le nefandezze coloniali. L’omertà su è stata condivisa da destra e sinistra, gollisti e socialisti, liberali e comunisti, quasi un velo di Maya a coprire una delle pagine più buie della recente storia francese.

Lo strappo di Macron avviene durante la commemorazione di Maurice Audin, matematico e attivista comunista, favorevole all’indipendenza algerina, sospettato di aiutare il Fln e assassinato dalle squadracce di Massu; secondo la versione ufficiale Audin venne arrestato nel 1957 durante la battaglia di Algeri ma poi riuscì ad evadere nel corso di un trasferimento di prigione facendo perdere le proprie tracce; in realtà venne rinchiuso in una villa nel quartiere di El Biar a Algeri e torturato fino alla morte: «La sua uccisione è stata permessa da una legge approvata dal parlamento francese nel 1956 che

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CULTURA

“vorrei soltanto un luogo, un posto più sincero…”

Da Redazione – 9 luglio 2018

 

Nell’aprile del 1992 un ragazzo di una famiglia benestante degli Stati Uniti raggiunse l’Alaska in autostop. Pochi mesi mesi più tardi un gruppo di cacciatori d’alci rinvenne il suo corpo ormai in decomposizione. Il suo nome era Christopher Johnson MacCandless. Era cresciuto in un ricco sobborgo di Washington D.C., distinguendosi sia per gli ottimi risultati accademici sia per quelli sportivi. Appena conseguita la laurea con lode in storia nell’estate del 1990 sparì dalla circolazione e s’inventò una nuova esistenza ai margini della società, peregrinando attraverso l’America del Nord in cerca di un’esperienza pura e trascendentale.

La felicità è un’utopia?” Quando cozziamo con questo interrogativo avvertiamo la pelle d’oca, sintomo evidente di una “malattia” del vivere che tutti, prima o poi, come medici un po’ inesperti ci ritroviamo a diagnosticare in noi. Prima o poi, perché almeno una volta nella vita ci poniamo questo importante interrogativo. Più volte nei luoghi quotidiani, a casa, al lavoro, al ristorante, in quei posti gremiti di gente, quello che sentiamo è una voce cinica che afferma con sprezzo: “Si! Non esiste!”. Un cinismo che quasi si prendesse gioco di noi quando vogliamo non il mondo intero  ma  – come ci confessa caldamente Gaber nella “Canzone dell’appartenenza”- “… soltanto un luogo, un posto più sincero, dove magari un giorno io possa dire: questo è il mio posto”! E a questo punto sorge, una domanda spontanea: se la risposta alla domanda è negativa qual è l’autostrada per cui valga la pena pagare il biglietto al casello? Il cosiddetto “posto più sincero” di cui parla Gaber?

Alexander Supertramp, soprannome di Christopher MacCandless è l’eroe post-moderno alla ricerca di una felicità di cui ignora completamente la via. Ma inconsapevolmente è alla ricerca di una strada che lo riconduca a “casa”, casa che non è quella dei genitori che gli imbottiscono il cuore di cose e cose, dandogli denaro in abbondanza e promettendogli un’auto nuova post-laurea. Christopher risponde che gli va

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CYBERWAR SPIONAGGIO DISINFORMAZIONE

‘Edoardo Agnelli era un Sufi, ma con parenti nel B’nai B’rith’

Scritto il 13/11/17

Edoardo Agnelli era un Sufi: lo scomodo figlio dell’Avvocato, morto il 15 novembre del 2000, era approdato all’ala mistica dell’Islam. Una mosca bianca, nell’impero Fiat, oggi retto da una famiglia «il cui capostipite fa parte del B’nai B’rith», cioè dell’élite massonica del sionismo più reazionario. Lo afferma l’avvocato Gianfranco Pecoraro, alias Carpeoro, che pubblica su Facebook una foto del giovane Agnelli raccolto in preghiera: «Se le fonti sono giuste», scrive Carpeoro, la foto è stata scattata a Teheran il 27 marzo 1981 durante la Preghiera del Venerdì, condotta dall’ayatollah Seyyed Khamenei, “guida suprema” della repubblica islamica. Edoardo, in prima fila sulla destra, prega insieme a un Imam «che è famoso per aver avuto forme di collaborazione anche con Battiato». Si tratta di un religioso musulmano che, «appartenendo alla parte sciita dell’ambiente islamico, era anche uno dei capi del movimento Sufi». Molto si è detto sul mistero della fine di Edoardo Agnelli, trovato morto ai piedi di un viadotto dell’autostrada Torino-Savona 17 anni fa. Si era anche parlato della sua insofferenza verso il potere, delle sue inclinazioni mistiche e della sua vicinanza all’Islam. In diretta web-streaming, Carpeoro mette a fuoco il problema in modo più preciso: «Che risulti a me, Edoardo Agnelli era diventato Sufi».

L’impatto sulla famiglia, di una scelta così radicale? «Per l’Avvocato, bastava che Edoardo non mettesse piede in azienda», dichiara Carpeoro a Fabio Frabetti di “Border Nigths”. «Poi lì c’è un entourage, però, che mal sopportava questo, sicuramente». E aggiunge: oggi siamo passati da un Sufi a una famiglia il cui capostipite, «che poi è il marito di Margherita Agnelli», cioè lo scrittore e giornalista Alain Alkann, appartiene al B’nai B’rith, espressione «di un certo sionismo reazionario che ha fatto tanti danni alla cultura israeliana». Il primo che si è scagliato contro questo tipo di potere «è un grande personaggio della cultura ebraica che si chiama Moni Ovadia», dice Carpeoro, autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo”. B’nai B’rith? Per Wikipedia, si tratta di una innocua loggia di ebrei, di prevalente origine tedesca, nata un secolo prima dello Stato di Israele: fondata il 13 ottobre del 1843 a New York. Da allora, i “figli dell’alleanza” hanno una missione ufficiale: assistere i poveri. «L’organizzazione partecipa a numerose attività legate ai servizi sociali, tra cui la promozione dei diritti degli ebrei, l’assistenza negli ospedali e alle vittime dei disastri». Inoltre, la “lega dei fratelli” stanzia premi per gli studenti di scuole ebraiche e combatte l’antisemitismo tramite il suo Center for Human Rights and Public Policy.

Oltre alle sue attività sociali, continua Wikipedia, il B’nai B’rith è anche un sostenitore dello Stato di Israele: insieme all’Aipac, potente lobby ebraica di Washington, la super-massoneria ebraica ha finanziato associazioni giovanili e studentesche. Ma, secondo Carpeoro, non sono soltanto umanitari gli scopi del B’nai B’rith, che apparterrebbe a pieno titolo al panorama delle potentissime superlogge internazionali, in strettissimo contatto con il Mossad, l’intelligence di Tel Aviv: sempre secondo Carpeoro, oltre ad Alain Elkann (cognato di Edoardo Agnelli), al B’nai B’rith apparteneva l’anziano Lion Klinghoffer, ucciso dal commando palestinese che dirottò la nave la crociera Achille Lauro nel 1985, da cui poi la crisi di Sigonella, con i carabinieri inviati da Craxi a proteggere i dirottatori, che i marines volevano catturare. Una tensione senza precedenti, in ambito Nato, che probabilmente costò il futuro politico dello stesso Craxi: «La sua telefonata con Reagan – racconta Carpeoro, allora vicino al leader socialista – fu deliberatamente mal tradotta, in diretta, dal politologo statunitense Michael Ledeen: cosa che Craxi non gli perdonò mai, perché compromise i suoi rapporti col presidente Usa».

Di Ledeen, Carpeoro ha parlato spesso, anche nel suo saggio (uscito nel 2016) che denuncia la manipolazione atlantica dell’opaco neo-terrorismo europeo targato Isis. Ledeen? «All’epoca era vicino a Craxi, ma al tempo stesso anche a Di Pietro. Poi, in tempi assai più recenti, è stato al fianco di Renzi ma anche del grillino Di Maio». L’altra notizia? «Lo stesso Ledeen è un autorevole esponente del B’nai B’rith». Dunque il giovane Edoardo Agnelli, già scomodo anche per la Fiat

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2017/11/edoardo-agnelli-era-un-sufi-ma-con-parenti-nel-bnai-brith/

 

 

QUESTO NON È PIU’ GIORNALISMO. IO MI CHIAMO FUORI

16 settembre 2018 DI PAOLO BARNARD

paolobarnard.info

 

Non mi è più possibile essere giornalista, e di conseguenza voglio che tutti sappiate che io oggi non sto facendo giornalismo. Il mio lavoro è stato devastato dal “Facebook-journalism” e dal “Twitter-journalism”, due tumori del mestiere che ricadono sotto l’ombrello del “Google-journalism”.

Oggi chiunque dal pc può infarcirsi di Google search, poi sparare ‘giornalismo’ nel web, Social o persino sui quotidiani online e reclamare competenza e celebrità. Il risultato è un’iperinflazione da Weimar di grotteschi personaggi, ragazzetti e ragazzine auto proclamatisi ‘esperti’ o commentatori, esaltati, semi-giornalisti con tanto di tessera, con al seguito decine di migliaia di ‘factoids’ all’ora, ovunque e 24/7, in un impazzimento fuori controllo, e, tragicamente, con masse enormi di pubblico stolto al seguito che proclama “ecco la verità!”, e parrocchie, e sette, e curve ultras, patetici monoteisti di verità inesistenti… un abominio. Io ero un giornalista, così non ci sto più, mi chiamo fuori.

La news deve essere elaborata da due giornalisti: il cronista, che per definizione deve scrivere quasi all’istante i fatti che vede in apparenza accadere; e il reporter d’inchiesta, a cui spetta il compito di approfondire la news nei tempi mai brevi dell’indagine, e che al termine di essa, fatti riscontri su riscontri, controllate le fonti, si prende la responsabilità di denunciare ciò che, di nuovo, in apparenza ha scoperto. Due cose siano dogmatiche qui: A) i tempi, che nella cronaca asettica sono brevissimi ma nell’inchiesta NON POSSONO E NON DEVONO essere i tempi di Internet e dei Social, ma che, all’esatto contrario, più lunghi sono più v’è garanzia di serietà; B) il concetto di “in apparenza” che SEMPRE DEVE GUIDARE il giudizio di tutti, perché la verità assoluta negli umani eventi poi raccontati è inesistente.

Vado nel concreto perché tutti capiate cos’è il giornalismo e, poi, il motivo per cui io, giornalista, non lo sono più da tempo.

Il 14 agosto crolla il ponte Morandi. Il 14 settembre Bloomberg pubblica i dati economici sull’Irlanda, eccoli: è l’economia UE che cresce meglio, al 9%; i consumi sono floridi a un più 4,4%; vola l’export con un più 11%. Due colossali quesiti si presentano al giornalista: cosa davvero è accaduto nella storia ingegneristica, amministrativa e politica di quel ponte? Com’è possibile che una delle nazioni più devastate dalle Austerità della Troika dell’euro, con crolli in povertà da Terzo Mondo nel periodo post crisi 2008, sia oggi un’oasi di crescita addirittura molto al di sopra della Germania o Stati Uniti?

Morandi: il cronista riporta ciò che appare evidente, è crollato un ponte, morti, feriti, reazioni politiche e civili. Il reporter d’inchiesta inizia il suo lavoro con ricerca di documenti, di testimoni, di periti, possibilmente soffiate, quindi viaggia incessantemente, bivacca nelle strade del disastro, spia, attende, ripeto ATTENDE, perché nell’immediato è ovvio che nessuno si fa avanti con nozioni cruciali. Poi mette assieme i pezzi, ma deve verificare tutto, incrociare, discuterne con la redazione, e solo dopo tutto questo scrivere o montare il pezzo finale. Passano settimane come minimo, meglio mesi.

Irlanda: il cronista riporta ciò che appare evidente, dati, reazioni politiche e civili. Il reporter d’inchiesta inizia il suo lavoro, si reca sul posto, verifica presso aziende, famiglie, sindacati, ONG, tocca i maggiori settori di produzione ed impiego fin nelle campagne o porti di mare, poi sente la politica, poi i tecnocrati di almeno due parti avverse. Questo significa stare in Irlanda settimane, hotel, voli, una redazione che facilità i contatti con gli accrediti, e molto altro. Poi mette assieme i pezzi, ma deve verificare tutto, incrociare, discuterne con la redazione, e scrivere o montare il pezzo finale. Passano settimane come minimo.

Questo è il giornalismo, e per essere tale esso richiede i 3 postulati che seguono, fate

 

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ECONOMIA

Come evitare un attacco stile 2011 contro l’Italia?

15 settembre 2018 DI MARCO ROCCO

maurizioblondet.it

Osservando gli sviluppi internazionali sembra pericoloso illudersi che prossimamente l’Italia non venga messa sotto l’attacco da parte dei mercati, come fu nel 2011. Forse – in realtà – l’Italia è già sotto attacco e lo spread tra i 250 e i 300 bps ne è la riprova.

I calcoli di Mr. Cottarelli che conducono a circa 6 miliardi di extra costo di interessi in 2 anni causa spread potrebbero infatti essere non molto lontani dalla realtà: se ad esempio nel periodo 2018-2019 si dovessero rinnovare 200 miliardi di BTP, cifra coerente, l’extra costo rispetto ai bund sarebbe di 6 mld di euro, a meno di spostare le scadenze sui BOT ossia prendendosi un rischio ulteriore da ribaltare sui prossimi anni di governo pagando molto meno di interesse a breve. Rispetto invece al costo che si sarebbe avuto con lo spread a 150 bps come era qualche mese fa, beh, i conti di Cottarelli traballerebbero alquanto, secondo chi scrive nell’ipotesi sopra sarebbero circa la metà. Va ricordato che Cottarelli sembra da tempo eccessivamente pessimista in riguardo ai conti nazionali, forse più del dovuto (probabilmente ancora spera di rientrare in gioco in politica, chissà).

Il problema infatti è come da incipit: l’Italia probabilmente è già sotto l’attacco, una pistola alla tempia dell’esecutivo: se infatti il governo gialloverde cercherà di forzare la mano approvando quanto promesso in campagna elettorale – flat tax, reddito di cittadinanza e cancellazione anche solo parziale della

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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Mutui subprime e Lehman Brothers: come iniziò la crisi del 2008

Dieci anni dopo il mercato dei derivati ha raggiunto nuovi record e Trump sta allentando i controlli sulla finanza: ecco perché tutto rischia di accadere di nuovo.

Guido Mariani – 15 SETTEMBRE 2018

Dieci anni fa – era estate anche allora – il mondo per come lo conosciamo stava per cambiare per sempre per colpa della più colossale crisi economico finanziaria dai tempi della grande depressione del 1929. Gli effetti di quel terremoto sono visibili ancora oggi e le cause che portarono a quel tracollo non sono state del tutto eliminate. La sequenza degli avvenimenti fu questa: il mercato finanziario americano rischiò di collassare, per effetto dello scoppio della bolla calò drasticamente la liquidità globale ed entrerarono in recessione le maggiori economie globali. Si persero quindi milioni di posti di lavoro, i prezzi crollarono, la classe media si impoverì favorendo i movimenti anti-sistema in America e i partiti anti-europeisti e populisti in Europa. A dieci anni di stanza possiamo constatare come la ricchezza si è concentrata in sempre meno mani e la politica si è radicalizzata. Sui mercati è tornato il segno più, ma la paura è rimasta. In una prospettiva storica, senza quella crisi non ci sarebbero mai stati Barack Obama e Donald Trump, la crisi greca e portoghese, quella del debito italiano e quindi gli scandali Mps e Popolare di Vicenza, l’ascesa prima di Matteo Renzi e poi della coppia Di Maio-Salvini.

TUTTO INIZIÒ CON I MUTUI SUBPRIME E IL CROLLO DEL MATTONE

Il terremoto si scatenò tra luglio e settembre 2008, ma le prime avvisaglie si videro già nel 2007, quando il mercato immobiliare americano frenò improvvisamente. Quello che poteva essere un semplice assestamento, diventò qualcosa di molto più grave a causa del fenomeno dei mutui sub-prime, ovvero mutui concessi a persone che avevano scarse capacità finanziarie ma che potevano accedere ugualmente a un prestito “puntando” sulla crescita del valore della casa che, da solo, avrebbe permesso di ripagare i debiti. Vi erano persone che chiedevano prestiti pari al 100% del valore dell’immobile, a volte anche di più per finanziare le ristrutturazioni. Il meccanismo si reggeva fino a quando il mercato immobiliare, in crescita, permetteva a chi era in difficoltà di far fronte alle

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Bond, le agenzie di rating

Bond, la guida1° Capitolo | 5° Lezione

19 agosto 2018, di Laura Naka Antonelli

Le agenzie di rating  sono istituti incaricati di giudicare la qualità del credito sia degli emittenti sia delle obbligazioni da loro emesse. Negli Stati Uniti le tre principali agenzie, dette le tre sorelle, sono Standard & Poor’sMoody’s e Fitch.

Ciascuna di esse ha un suo sistema di lettere personalizzato per categorizzare la qualità creditizia e rendere immediata la comprensione della stessa per gli investitori. Più la lettera è “alta” (A, B) più la qualità del credito del bond sarà buona e più il paese emittente sarà finanziariamente stabile.

I bond vengono giudicati al momento della loro emissione. Sia le obbligazioni sia le entità che le collocano vengono periodicamente rivalutate dalle agenzie, per capire se un cambiamento del loro giudizio è preventivabile. È possibile che venga rivisto anche l’outlook, ovvero la prospettiva futura – a medio-lungo periodo – del rating, a breve o lungo termine. In questo caso le opzioni sono: positivo, negativo, stabile.

I rating dei bond sono importanti non solo per il ruolo che hanno di tenere gli investitori informati, ma anche perché

 

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Lehman 10 anni dopo, Economista: “politica manipolata dalle lobby”

14 settembre 2018, di Daniele Chicca

A dieci anni dallo scoppio della maggiore crisi finanziaria mondiale dopo la Grande Recessione degli Anni 30, è il momento giusto per interrogarsi sui pericoli che la storia si ripeta. Cosa è cambiato rispetto ad allora nel mondo finanziario e nella struttura economica globale? Le regole introdotte affinché una crisi come quella che dal 2008 ha investito prima la finanza e poi l’economia reale mondiale non si ripeta, sono efficaci e ci proteggeranno da una possibile seconda crisi? La risposta di economisti, banchieri ed ex leader politici è un coro di no.

Come ha anche osservato l’ex premier inglese Gordon Brown, per il quale “il mondo sta avanzando come un sonnambulo verso la prossima crisi” perché i governi non hanno risolto i problemi che erano all’origine della crisi di dieci anni fa, i timori di oggi sono più politici che finanziari o economici, visti i fondamentali buoni nel mondo industrializzato.

Scondo Sergio Rossi, professore di macro economia e politica monetaria all’Università di Friburgo, ci avviamo verso un decennio di vulnerabilità e la prossima crisi potrebbe arrivare dal fronte politico. “Se la politica fa paura è perché va a rimorchio della grande finanza ed è succube dei grandi poteri finanziari e industriali”.

Le tensioni per il protezionismo montante, per le incertezze della Brexit e per la situazione instabile in Italia, come sottolineato anche ieri dal governatore della Bce Mario Draghi durante la sua conferenza stampa con i giornalisti, sono due dei fattori di rischio principali di pericolo a livello globale.

Politica ha le mani legate per ragioni ideologiche

Ai microfoni della radio svizzera Rete Uno, Rossi dichiara che il problema di fondo è che in politica non si investe abbastanza per favorire la crescita. “A far paura oggi”, aggiunge il professore, “è che né le banche centrali né le finanze pubbliche hanno i margini di manovra necessari per arginare la prossima crisi e questo evento non tarderà ad arrivare”. È questa in sintesi l’analisi impietosa dell’autorevole accademico fornita per rispondere a una domanda del conduttore radiofonico.

La politica ha le mani legate per “ragioni ideologiche”, perché “lo Stato deve spendere solo il

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PANORAMA INTERNAZIONALE

Dimissioni dell’ammiraglio McRaven, ex assassino in capo del Pentagono

Rete Voltaire | 14 settembre 2018

 

L’ammiraglio William H. McRaven ha presentato al segretario della Difesa le dimissioni dal Consiglio Consultivo per l’Innovazione.

Quest’organismo fu istituito nel 1996 dal segretario della Difesa, Ash Carter, per trarre il massimo vantaggio dalle innovazioni delle industrie della Silicon Valley; ne fanno parte personalità della rete internet e militari d’alto rango.

L’ammiraglio McRaven si è scontrato frontalmente con il presidente Trump allorché quest’ultimo ha revocato il diritto d’accesso al Segreto di Stato all’ex direttore della CIA, John Brennan. Nell’occasione McRaven ha pubblicato una libera tribuna in cui chiedeva, per solidarietà, la revoca anche del proprio diritto d’accesso. Lo Washington Post ha pubblicato l’intervento [1] lo stesso giorno in cui anche ex alti responsabili dell’Intelligence hanno preso pubblicamente posizione a sostegno di Brennan [2].

Dopo la pubblicazione di un articolo anonimo anti-Trump sul New York Times [3], attribuito a un alto funzionario della Casa Bianca, McRaven è stato invitato a dimettersi dal Consiglio di cui era membro.

L’ammiraglio McRaven ha raggiunto la notorietà come comandante dell’operazione Tridente di Nettuno (Neptune’s Spear), culminata con l’uccisione di Osama Bin Laden nella sua abitazione di Abbottabad, in Pakistan. L’operazione, una messinscena voluta dal presidente Barack Obama, fu vivacemente contestata dal Pakistan, innanzitutto perché eseguita in violazione della propria sovranità nazionale, in secondo luogo perché Osama Bin Laden non viveva ad Abbottabad, ma era morto in Afghanistan a dicembre 2001. L’ammiraglio McRaven passò poi a dirigere le

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Salta all’Onu l’esame del Vaticano sulla pedofilia: il report della Santa Sede non è pronto

Ma la situazione a livello globale è piuttosto grave e la relazione dovrà tenerne conto

 

By Maria Antonietta Calabrò

È saltata oggi a Ginevra la valutazione dell’Onu sul Vaticano e la pedofilia durante la sessione estiva del Comitato contro la Tortura. La Santa Sede, infatti, non ha ancora presentato (avrebbe dovuto farlo entro il 23 maggio scorso, dopo non essere riuscita entro il 1 settembre 2017) il suo report, come Stato, sulla realizzazione delle 9 raccomandazioni antipedofilia che erano state richieste dal CAT delle Nazioni Unite nel maggio 2014.

Quindi da qui al 10 agosto, per la seconda volta in sei mesi, anche la 64ma sessione del CAT di Ginevra non affronterà il caso Vaticano, in un anno, il 2018, che in gran parte il Papa ha dovuto dedicare ad occuparsi di nuovo della piaga della pedofilia del clero, a cominciare dalle clamorose dimissioni di tutto l’episcopato cileno. Un anno di solitudine per Papa Francesco, ben illustrato dalla solitaria passeggiata davanti alla Basilica di San Pietro immortalata su Instagram e Twitter.

Anzi, per molti aspetti, la pedofilia nella Chiesa ha raggiunto livelli di emergenza persino superiore a quelli registrati nel 2010-2011 durante la parte finale del Pontificato di Ratzinger. Tanto che la Civiltà cattolica ha dedicato al fenomeno il terzo dei suoi quaderni di approfondimento, appena uscito. Ormai infatti non si tratta più solo di vicende interne, ma vescovi e cardinali sono sotto inchiesta della magistratura civile dei vari paesi, cosa che non era mai successa.

Nella scorsa settimana si sono registrati due fatti importanti. Il cardinale di Santiago del Cile, Ricardo Ezzati Andrello è stato formalmente indagato dalla giustizia cilena per aver coperto i pedofili a seguito del cosiddetto caso Karadima e gli abusi del cancelliere dello

Continua qui: https://www.huffingtonpost.it/2018/07/23/salta-allonu-lesame-del-vaticano-sulla-pedofilia-il-report-della-santa-sede-non-e-pronto_a_23487775/

 

Il Lussemburgo, fogna d’Europa, accusa Salvini?

Scritto il 17/9/18

Si vergogni, il ministro del Lussembugo che osa insultare Matteo Salvini e, con lui, tutti gli italiani: il Granducato è il peggior paese d’Europa. Il ministro degli esteri Jean Asselborn? «E’ veramente uno dei personaggi più volgari e più idioti che io abbia mai visto: spero che mi quereli, perché dovrebbe farlo davanti a un giudice italiano, e lo voglio vedere un giudice italiano che mi condanna di fronte a questo personaggio». Parola di Gianfranco Carpeoro, in diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, all’indomani delle esternazioni dell’esponente del governo lussemburghese al summit europeo di Vienna. «In Lussemburgo – ha detto Asselborn – avevamo migliaia di italiani che sono venuti a lavorare da noi, erano migranti che guadagnavano i soldi affinché ne poteste avere per i vostri figli». Poi l’elegante chiosa finale («merda!»), pronunciata sbattendo il microfono, in perfetta consonanza con l’aggettivo “vomitevole” con cui il portavoce di Macron ha definito la politica italiana sui migranti. Carpeoro protesta: «Peggio ancora se l’insulto di Asselborn non era riferito a Salvini: vuol dire che era indirizzato a tutti gli italiani». Che hanno sì lavorato come immigrati nel Granducato, arricchendolo, ma mai quanto i maxi-evasori fiscali, anche italiani, di cui il Lussembugo è stato un sontuoso rifugio.

«Il Lussembugo è lo Stato più volgare dell’Unione Europea», dice Carpeoro, senza giri di parole. «E’ il paradiso fiscale dove finiscono tutte le porcherie». Ne sa qualcosa lo stesso presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, che è stato «l’artefice delle porcherie fiscali più gravi e più importanti». Quindi, aggiunge Carpeoro, «non mi meraviglia se un ministro del Lussembugo dice che ci hanno dato loro i soldi per fare figli, in passato, perché erano i nostri soldi: hanno preso i soldi dai nostri evasori e poi, in qualche modo, li hanno un po’ riciclati». Tutti addosso a Salvini, oggi? Purché non ci si metta anche il Lussembugo, paese che farebbe meglio a tacere. Certo, aggiunge Carpeoro, sui migranti Salvini sta recitando una parte, come del resto lo stesso Trump.

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/09/carpeoro-il-lussemburgo-fogna-deuropa-accusa-salvini/

 

 

 

POLITICA

SI SCRIVE DRAGHI, SI LEGGE MATTARELLA

SALVINI TEME CHE DIETRO LE PAROLE DEL PRESIDENTE DELLA BCE CI SIA IL COLLE E CHE SIA PARTITA LA MANOVRA A TENAGLIA QUIRINALE-EUROPA-MAGISTRATURA SUL GOVERNO GIALLOVERDE. E SE IL CAPO DELLO STATO INIZIA A USARE I SUOI “SUPERPOTERI” SUI PROVVEDIMENTI IN VIA D’ADOZIONE DELL’ESECUTIVO NE VEDREMO DELLE BELLE…

Marco Antonellis per Dagospia – 16 SETTEMBRE 2018

 

Dire che ci sia disappunto o fastidio tra i vertici di Lega e 5Stelle nei confronti di Mario Draghi è un eufemismo. Dissimulato molto bene in casa M5s (per ora si preferisce non cedere alle “provocazioni” perchè tali vengono considerate) ma molto meno in via Bellerio dove l’invasione di campo del Governatore Bce è stata vissuta quasi come un affronto: “Se le parole fanno danni perchè non comincia lui a dare l’esempio anzichè aizzare la polemica?” questo il leit motiv che si registrava nell’entourage salviniano.

 

Ma la vera paura in casa leghista è un’altra: che Draghi parli a nuora perchè suocera intenda. Ovvero che dietro le parole del Governatore Bce in realtà si nasconda la ‘visione’ e il pensiero del Presidente Sergio Mattarella. “E’ impensabile che Mario Draghi possa pronunciare parole del genere sulla situazione italiana senza pensare che anche il Capo delo Stato sia d’accordo con ciò che dice” fanno notare esponenti della maggioranza di governo. Insomma, Draghi non direbbe mai cose del genere se non fosse più che sicuro di interpretare anche il pensiero di Sergio Mattarella. D’altra parte,

 

Continua qui: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/si-scrive-draghi-si-legge-mattarella-ndash-salvini-teme-che-dietro-183012.htm

 

 

 

 

 

 

La Nava e la fava

Marco Travaglio F.Q. 15 SETTEMBRE 2018

 

Il 23 settembre il Fatto compie nove anni. E da nove anni, a costo di peccare di superbia, ne siamo orgogliosi ogni giorno. A volte, poi, ci sentiamo persino utili. Per esempio ieri, quando abbiamo pubblicato tre notizie che forse, senza il Fatto, non sarebbero esistite.

 

Una è l’annuncio del sottosegretario all’Editoria Vito Crimi, che fa proprie due storiche battaglie del nostro giornale: contro i finanziamenti pubblici alla stampa e per un tetto pubblicitario alle tv commerciali (dunque soprattutto a Mediaset), che diversamente dalla Rai non hanno limiti di spot e (almeno nel caso di Mediaset) beneficiano da 24 anni di un surplus di annunci commerciali rispetto a quelli che meritano in base allo share: un surplus chiamato “politica”, “conflitto d’interessi”, “scambio di favori”, “marchette”.

 

La seconda è la condanna disciplinare inflitta dal Csm all’ex presidente della Corte d’assise di Chieti, Camillo Romandini, finito nei guai per due accuse: aver intimidito la giuria popolare che con lui giudicava 19 ex dirigenti e tecnici Montedison per la discarica di Bussi, per farli assolvere; e non essersi astenuto dopo aver partecipato, poco prima del verdetto, a una cena col governatore-parte civile Luciano D’Alfonso, in cui si parlò anche del

 

Continua qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/la-nava-e-la-fava/

 

 

STORIA

Quando i Carabinieri circondarono le Delta Force

 

12 agosto, 2009 di byebyeunclesam

 

“La telefonata, allora non esistevano i cellulari, gli arrivò a casa, alle due di notte: «Dottore, deve venire. E’ atterrato un aereo…». Roberto Pennisi era il sostituto procuratore di turno, a Siracusa. Si vestì, aspettò l’auto dei carabinieri e si mise in viaggio. Un’ora per arrivare a Sigonella. Entrò nella base, vide l’aereo, i militari americani che circondavano il velivolo, i carabinieri che circondavano a loro volta i militari a stelle e strisce. E per ventiquattr’ore fu testimone e protagonista nello stesso tempo dell’epilogo della drammatica vicenda dell’Achille Lauro, con la consegna dei quattro terroristi palestinesi, autori del sequestro e dell’omicidio del cittadino americano Leon Klinghoffer, ebreo.

Va bene, sono passati ventiquattr’anni dal dirottamento della nave da crociera italiana. I quattro colpevoli hanno scontato la pena. Anche il capo del commando, Youssef Maged al Molky, ha lasciato l’Italia, il primo maggio scorso, destinazione Damasco (lui non voleva andarci, convinto che sarebbe stato eliminato). Ma ancora oggi, nell’immaginario collettivo, quella vicenda viene tramandata come l’esempio di un Paese che mostrò gli attributi, che, per la prima volta, non si piegò ai desiderata degli alleati americani. Ancora adesso, e l’ultimo in ordine di tempo è stato Walter Veltroni, si ricorda lo «statista» Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio, che seppe dire no a Ronald Reagan. «Di cosa può andar fiera una nazione – si domanda oggi il magistrato – che prende per i fondelli se stessa?».
Un grande inganno. Roberto Pennisi e Alessandra Nardini hanno raccolto in un libro, che uscirà a settembre – «Il mistero di Sigonella» (Giuffrè editore) -, i fatti accaduti in quell’arco di tempo di ventiquattr’ore. La testimonianza di Pennisi propone un’altra storia, che sintetizza così: «In quelle ventiquattr’ore si consumò una doppia privazione della sovranità nazionale del nostro Paese, sia da parte degli alleati americani – la limitazione in quel caso la

 

Continua qui: https://byebyeunclesam.wordpress.com/2009/08/12/quando-i-carabinieri-circondarono-le-delta-force/

 

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