NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 18 SETTEMBRE 2018

https://www.maurizioblondet.it/erdogan-tradisce-di-nuovo-chiama-la-nato-e-merkel-risponde/

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 18 SETTEMBRE 2018

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

C’è una fatalità che perseguita tutti i buoni propositi:

invariabilmente si formulano troppo tardi.

Oscar Wilde

in: JACCARD, Dizionario del perfetto cinico, EXCELSIOR 1881, 2007, Pag. 45

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

EDITORIALE

Balia pretesca, / Liberalesca, / Nostra o tedesca?

La tensione tra Austria e Italia sulla questione del doppio passaporto.

Manlio Lo Presti – 18 settembre 2018

 

Il governo attuale non si è presentato al vertice tra i due Paesi.

Ancora una volta l’Italia usa la tattica del temporeggiamento invece di esprimere in maniera chiara il suo dissenso sulla questione.

Ancora una volta vince la strategia della chetichella che ha portato all’Accordo di Caen che prevede la cessione della parte di mare più pescosa al nord della Sardegna all’insaputa del 99 percento della popolazione italiana (leggere l’articolo su: https://www.davidpuente.it/blog/2018/03/19/abbiamo-ceduto-ai-francesi-mari-al-nord-della-sardegna-no-la-storia-di-trattato-mai-ratificato/ ).

Ancora una volta assistiamo alla creazione di pressioni continue anche dall’ONU per i migranti, censurando ingiustamente il nostro Paese che li ha accolti con slancio e generosità, mentre continua a tacere sugli atteggiamenti xenofobi e anche violenti di Francia, Australia, Spagna e Malta, per dirne alcuni.

Ancora una volta il nostro martoriato Paese è terreno di dominio da parte dell’asse infernale anglofrancotedescoUSA, senza riuscire (ma direi volere) a sfilarsi da questa sudditanza orami più che secolare.

Lo sapeva bene il poeta Giuseppe Giusti che, nella sua poesia “IL POETA E GLI EROI DA POLTRONA”, Ediz. LeMonnier, 1852, pag. 46) ritrae un’area geografica, non ancora Italia unita, sotto il ferreo tallone delle potenze continentali e dell’Inghilterra.

Questo quadro geopolitico non è ancora cambiato, con la differenza che adesso l’ostilità sempre più aggressiva e frontale si manifesta da parte dell’Unione Europea in blocco, con Francia, Germania e Inghilterra (questa dal 1850) in testa.

Ancora una volta, abbiamo la certezza che la penisola italiana è una nazione da operetta ed esposta a spinte autonomiste e perfino secessioniste. Ovviamente a regia internazionale.

 

P.Q.M.

 

Ho il sospetto – sempre più certezza – che l’attuale esecutivo sia un prodotto di laboratorio dell’alta cucina anglofrancotedescaUSA. Un governo creato apposta per avere il tempo di prepara per la ex-italia un piattino molto più pericoloso. Un piano il cui scopo principale è la vendita a due soldi delle realtà imprenditoriali di eccellenza a favore di compratori internazionali.

Finita la spoliazione, si procede – a colpi di governi istituzionali non eletti – allo sbarco massivo di ondate di cosiddetti immigrati nella misura di 50-100.000 unità al mese.

In caso di ribellioni della popolazione, si procede alla realizzazione di decine di attentati con migliaia di morti a cui fa seguito la proclamazione dello stato d’emergenza con sospensione dei diritti civili.

Nel caso di resistenza della popolazione, si procede alla secessione del Veneto e della Sicilia. Una operazione che è il sequel della cessione del mare a nord Sardegna alla Francia ed il doppio passaporto all’Austria.

Salvo errori & omissioni, il ruolino di marcia previsto per la ex-italia è questo.

Non vedo spiragli né tendenze contrarie all’orizzonte.

Ne riparleremo …

 

IL POETA E GLI EROI DA POLTRONA.

 

Poeta. 

Eroi, eroi,      

Che fate voi? 

Eroi 

Ponziamo il poi. 

Poeta. 

(Meglio per noi!)      

O del presente     

 Che avete in mente?

 Eroi. 

Un tutto e un niente. 

Poeta.

 (Precisamente.)      

Che brava gente!      

Dite, o l’Italia?

 Eroi. 

L’abbiamo a balia. 

Poeta. 

Balia pretesca,      

Liberalesca,       

Nostra o tedesca? 

Eroi. 

Vattel’a pesca. 

Poeta. 

Lo so.

(Sta fresca!)

 

 

 

EVENTO

Armi nucleari

Strumenti di distruzione di massa, di sicurezza o di pace?

Casa Aviatore – Viale dell’Università, 20 – 00185 Roma

20 Settembre 2018, ore 18:00

 

IN EVIDENZA

I Cavalieri di Colombo e i rapporti con McCarrick

Ora la potente (e milionaria) lobby cattolica Usa chiede tolleranza zero e prende le distanze dal cardinale. Eppure nel 2012 le relazioni erano ottime. Come quelle con George W. Bush. 

17 settembre 2018 – Francesco Peloso

 

Lo scandalo degli abusi sessuali è ormai il fatto cruciale con il quale si deve misurare la Chiesa cattolica. Lo stesso papa Francesco ne ha preso atto e si è deciso a compiere un passo decisivo: la convocazione, il prossimo febbraio, di tutti i capi delle circa 130 conferenze episcopali del mondo per affrontare un problema che ha assunto – da tempo per la verità – una dimensione globale tale da investire il futuro stesso della Chiesa. La sequenza degli ultimi mesi ha rischiato infatti di travolgere anche un pontificato come quello di Bergoglio, pure ispirato a principi riformatori dopo gli anni critici del pontificato precedente culminati nelle dimissioni di Benedetto XVI.

LO SCANDALO ABUSI: DAGLI USA AL CILE

In breve, la pubblicazione del rapporto di un Gran Giurì dello Stato della Pennsylvania sugli abusi commessi in 70 anni dai preti di sei diocesi dello Stato, il deflagrare del caso cileno con l’allontanamento di diversi vescovi accusati di aver coperto i reati sessuali di decine di sacerdoti e il coinvolgimento dei massimi vertici della Chiesa del Paese andino nelle indagini della magistratura, avevano già segnato pesantemente gli ultimi mesi. Infine, a far esplodere definitivamente lo scandalo, si è aggiunta la vicenda del cardinale americano Theodore McCarrick, indotto a lasciare la porpora cardinalizia dallo stesso pontefice in seguito all’emergere – anche sui media – di accuse circostanziate in relazione ad abusi e molestie verso minori e adulti confermate anche da alcune diocesi statunitensi, a cominciare da quella di New York.

IL DOSSIER VIGANÒ E L’ESTATE DI PASSIONE

In mezzo, a coronare un’estate di passione, il tentativo di un ex nunzio negli Stati uniti, monsignor Carlo Maira Viganò, sostenuto dai settori conservatori del cattolicesimo americano, di accusare lo stesso Bergoglio di negligenza nel caso McCarrick con la richiesta di dimissioni rivolta al vescovo di Roma. Le accuse di Viganò in verità sono apparse nello specifico piuttosto inconsistenti ma l’ex nunzio ha chiamato in causa anche i

Continua qui: https://www.lettera43.it/it/articoli/politica/2018/09/17/chiesa-mccarrick-cavalieri-colombo-vaticano/223602/

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Diplomacy – Una notte per salvare Parigi/ Il film con una lezione per tutti i politici

Il film di Volker Schlöndorff contiene degli spunti interessanti per alzare di molto il livello dei confronti che avvengono tra i politici. Ce ne parla LUCA BRAMBILLA

 

17 settembre 2018 Luca Brambilla

La storia ha sempre da insegnare molto al presente ed è incredibile notare le affinità tra gli scontri che ogni giorno siamo abituati a leggere sui giornali e la pellicola Diplomacy. Il film in questione è ambientato interamente tra la notte del 24 e 25 agosto del 1944, a Parigi, città ancora adesso nota come luogo in cui possono essere prese decisioni dal risvolto europeo. Sullo sfondo vi sono gli Alleati che stanno proseguendo incontrastati la loro marcia verso la capitale francese, ma la telecamera si concentra quasi esclusivamente su due soli uomini: da una parte il generale tedesco Von Choltitz e dall’altra un diplomatico svedese di nome Raoul Nordling.

Il primo ha ricevuto l’ordine tassativo da Hitler di far esplodere Parigi, in particolare tutti i monumenti principali come la Torre Eiffel, il Louvre, Notre Dame e l’Arco di Trionfo. Il generale ha già fatto minare ponti, strade e monumenti e sa che le esplosioni porteranno alla distruzione completa della splendida città, oltre che alla morte di moltissimi civili, visto che Parigi è abitata da oltre due milioni di abitanti.

È allora che interviene il diplomatico che “è nato e cresciuto a Parigi”, iniziando un

 

Continua qui:

http://www.ilsussidiario.net/News/Cinema-Televisione-e-Media/2018/9/17/Diplomacy-Una-notte-per-salvare-Parigi-Il-film-con-una-lezione-per-tutti-i-politici/839088/

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Genova: cosa non torna sui funerali di Stato

Appare singolare che un pronunciamento cosi importate del Consiglio dei Ministri, qualora sia avvenuto, non possa essere subito facilmente reperibile dall’opinione pubblica sul sito ufficiale del Governo.

di Daniele Marchetti | 17 settembre 2018

Sembra un secolo. Ma dai tragici eventi di Genova, sono trascorsi appena 30 giorni. Un mese di annunci, proclami, recriminazioni e di molte promesse. Trenta giorni di passione per i tanti sfollati a cui non è stata ancora offerta neppure l’opportunità di rientrare un’ultima volta “a casa” per ritirare gli effetti personali. Trenta giorni di polemiche su tutto, anche sui  (cosiddetti) “funerali di Stato”, archiviati in tutta fretta come atti di cui vergognarsi, come un’imbarazzante dovere da sbrigare ed accantonare in fretta. E tutto ciò inquieta ed interroga.

Molto si è detto, scritto, dibattuto sul “gran rifiuto” dalla maggior parte delle famiglie coinvolte. Famiglie che, comprensibilmente e rispettosamente, hanno preferito la riservatezza alla sfarzosità, la compostezza alla piazza, l’anonimato alla ribalta.

Un dibattito -come accade troppo spesso- urlato, strumentale e, perciò stesso, talmente superficiale da trascurare un aspetto alquanto significativo che potrebbe persino gettare un’ombra di legittimità sull’evento.

Ma procediamo con ordine. Innanzitutto, il merito.

Come noto le esequie di Stato sono normate dalla Legge 7 febbraio 1987, n. 36, recante “Disciplina delle esequie di Stato” e dalla “Circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri 18 dicembre 2002, n. UCE/3.3.13/1/5654 sulle esequie di Stato”. In base alla suddetta normativa i funerali di Stato «spettano (sempre n.d.r.) alle massime autorità della Repubblica in carica, o dopo la cessazione di essa» e «possono inoltre essere rese, su delibera del Consiglio dei Ministri, a personalità che abbiano offerto particolari servizi alla Patria o cittadini che abbiano illustrato la Nazione, o cittadini caduti nell’adempimento del dovere o vittime di azioni terroristiche o di criminalità organizzata.» (art. 1 della Circolare. Artt. 1, 2, 3, 2.1 e 3.1 della L. 36/87)

Quindi, fatta sempre e comunque salva la partecipazione dell’intera nazione al cordoglio delle vittime e della città, a termini strettamente normativi per eventi catastrofici come il crollo del ponte “Morandi” a Genova, non sono previsti funerali di Stato.

Non basta. Oltre alla negazione dei funerali di Stato per le sciagure tout-court, la normativa di

 

Continua qui: http://www.pensalibero.it/genova-cosa-non-torna-sui-funerali-di-stato/

 

Guida pratica a kW e kWh

By Luca Longo

 Vi è mai capitato di sentire qualcuno che parla di energia e perdervi in un mare di kilowatt (kW) e di kilowattora (kWh)? Spesso anche qualche personaggio autorevole fa confusione fra questi due termini. Vediamo di capirne di più

di Luca Longo  – 17 settembre 2018

 

Vi è mai capitato di sentire qualcuno che parla di energia e perdervi in un mare di kilowatt (kW) e di kilowattora (kWh)? Spesso anche qualche personaggio autorevole fa confusione fra questi due termini, che in realtà indicano grandezze fisiche completamente diverse. Vediamo di capire un po’…

Nel Sistema Internazionale delle Unità di Misura, l’energia è espressa in joule (J). Un joule è definito come il lavoro necessario per spostare per 1 metro un oggetto che pesa 1 kilogrammo imprimendogli una accelerazione di 1 metro al secondo per secondo. Non importa se compiamo questo lavoro bruciando combustibili, consumando elettricità o semplicemente usando le nostre mani.

KiloWatt

Per compiere questo lavoro possiamo impiegare delle ore, oppure solo pochi secondi. Per questo è importante misurare la potenza, cioè la velocità con cui compiamo questo lavoro. Per quantificarla usiamo i Watt (W). Nel Sistema Internazionale si misura a velocità con cui viene compiuto un lavoro come unità di energia prodotta o consumata nell’unità di tempo, cioè joule al secondo, che corrispondono, appunto a Watt (1 W = 1 J/s).
Nella maggior parte delle applicazioni domestiche e industriali, usare direttamente i Watt è un po’ scomodo. Per questo si sceglie un suo multiplo: il kiloWatt (kW) per le prime, mentre per grandi impianti e centrali elettriche si usano i MegaWatt (MW) o i GigaWatt (GW) (rispettivamente a un milione e un miliardo di W).

Quando scegliamo un fornitore di energia elettrica per

 

Continua qui: https://www.eniday.com/it/education_it/guida-kw-kwh/

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

CAOS SIRIA/ Il “gruppo dei sette” finanzia al Qaeda e organizza un golpe

Sette paesi occidentali intendono preservare lo status di Idlib in mano ad al Qaeda e vogliono modificare la costituzione siriana. Ma Erdogan può rovinare il loro gioco.

17 settembre 2018 Patrizio Ricci

Dal marzo 2015, ovvero da quando la coalizione di sigle ribelli Jaish al-Fath guidata da al Nusra (al Qaeda in Siria) ha preso il potere nella provincia di Idlib, laddove il pluralismo religioso e la tolleranza erano la norma, per la prima volta si è conosciuta l’intolleranza religiosa. Da allora la cronaca è costellata da rapimenti, detenzioni arbitrarie, dissacrazione di chiese, uccisione di cristiani.

Una donna cristiana raccontava così di quei giorni, nell’aprile 2015: “Li ho visti sabato mattina dalla mia veranda. Hanno demolito la croce della nostra chiesa e poi sono entrati in chiesa e hanno distrutto le cose. Hanno rapito padre Ibrahim Farah insieme a un giovane farmacista. Non abbiamo avuto altra scelta che accendere candele e pregare la Vergine Maria mentre abbracciavamo i nostri figli nelle nostre case”.

In sostanza, a centinaia di cristiani di Idlib è capitata la stessa sorte dei confratelli iracheni della piana di Nivive sfuggiti all’Isis: “sulle case dei cristiani fuggitivi veniva applicata la scritta ‘cristiani’. Ciò significava che da quel momento se i proprietari non

Continua qui: http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2018/9/17/CAOS-SIRIA-Il-gruppo-dei-sette-finanzia-al-Qaeda-e-organizza-un-golpe/839447/

 

 

Chi vuole rilanciare la guerra in Siria?

di Thierry Meyssan

A sette anni dall’inizio della guerra condotta per procura dagli jihadisti, i fautori della distruzione della Siria vogliono rilanciare il conflitto. Eppure, non c’è dubbio che sul terreno sono stati sconfitti: la popolazione, dopo un’esitazione iniziale, ha scelto in massa di sostenere la Repubblica. Il tentativo di ricominciare daccapo la guerra può spiegarsi solo con un mutamento di obiettivo.

Rete Voltaire | Damasco (Siria) | 4 settembre 2018

Creato a gennaio 2018 a Washington e presieduto da David Satterfield, il «Gruppo ristretto» aveva per obiettivo di rilancio del progetto Rumsfeld-Cebrowski di distruzione delle strutture statali del Medio Oriente in generale e della Siria in particolare. Inizialmente ne facevano parte Arabia Saudita, Stati Uniti, Francia, Giordania e Regno Unito (dandosi per scontato che i Paesi arabi membri non sarebbero stati distrutti a breve termine).

A quest’organismo, segreto al momento della creazione e progressivamente reso pubblico, si sono successivamente aggregati Germania ed Egitto. Oggi sembra agire con più moderazione e ricercare una via d’uscita onorevole alla crisi; ha infatti stabilito contatti con il gruppo di Astana (Iran, Russia e Turchia).

Il Regno Unito ha però rilanciato il progetto iniziale di distruzione della Siria preparando un’operazione sotto falsa bandiera a Kafr Zita, dove sono stati inviati specialisti della società Olive. Armi chimiche sono state inviate nel governatorato d’Idlib. I Caschi Bianchi hanno sequestrato 44 bambini: l’MI6 ha previsto di sacrificarli per poter attribuire la loro morte a un attacco chimico sferrato dall’Esercito Arabo Siriano contro i «ribelli».

L’MI6 ha preventivamente organizzato la diffusione di questa falsa notizia attraverso la testimonianza di una bambina, Hala (foto). Il 29 luglio l’MI6 ha creato un account Twitter a suo nome, una trentina di media vi si sono immediatamente iscritti e attendono il segnale d’inizio dell’operazione (operazione «Eyes on Idlib»). Tra loro ci sono la BBC [1], Radio Free Europe/Radio Liberty [2], Buzz Feed e The Huffington Post  [3], media deliberatamente attivi nella propaganda di guerra britannica.

Il Pentagono ha contemporaneamente dispiegato nel Golfo Persico il cacciatorpediniere USS The Sullivans (DDG-68), con 56 missili, e inviato alla base aerea Al-Udeid in Qatar un bombardiere strategico con 24 missili da crociera terra-aria AGM-158 JASSM.

Se, per quel che riguarda l’operato dell’MI6, è certa la responsabilità del primo ministro britannico Theresa May, non si sa invece chi abbia ordinato il dispiegamento militare degli Stati Uniti.

Costantemente al traino di Londra, il presidente francese Emmanuel Macron ha già ipotizzato, davanti ai propri ambasciatori riuniti a Parigi, una ripresa della guerra. Irridendo il popolo siriano, che ha democraticamente eletto il proprio presidente, Macron si è

Continua qui: http://www.voltairenet.org/article202705.html

 

 

ERDOGAN TRADISCE DI NUOVO – Chiama la NATO, e Merkel risponde

Maurizio Blondet 17 settembre 2018 124 commenti

“Il gioco ambiguo della Turchia in Siria: Erdogan pressato di scegliere il suo campo: o l’alleanza regionale con Russia e Iran, o il cieco allineamento con gli Stati Uniti”. Questo titolo sul sito libanese Alahed, datato 15 settembre, ha segnalato che l’incontro di Teheran del 7 fra russi, iraniani e turchi era sostanzialmente fallito, perché Erdogan ha avanzato mire sul territorio di Idlib, rendendo ancor più complessa e pericolosa la liberazione di quest’ultima fortezza del terrorismo “islamico” sostenuto militarmente dagli Usa, Israele e Saudi. Alla conferenza-stampa congiunta, Putin ha dato sulla voce al turco: il presidente Assad deve poter controllare l’intera sua frontiera con la Turchia.

In realtà, Putin e Rouhani hanno dovuto   almeno parzialmente cedere ad Erdogan, perché costui, per mettere le mani su Idlib, ha lasciato intendere di poter provocare l’intervento NATO al suo fianco, mettendo Mosca a rischio di un confronto diretto con le truppe occidentali.

Anzi, tale  intervento Erdogan l’ha esplicitamente invocato –  in un editoriale a sue firma comparso sul Wall Street Journal il 10:

“Il mondo deve fermare Assad”, proclamava il titolo: “Se il regime siriano attacca Idlib, sarà un

 

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/erdogan-tradisce-di-nuovo-chiama-la-nato-e-merkel-risponde/

 

CULTURA

Il rifugio ultimo dell’umano

Fuori il giallo. Dentro, negli uffici e nei pochi appartamenti ancora abitati, il blu. Per tutti, l’unica illuminazione proveniva dai giganteschi schermi televisivi. Unica fonte per l’approvvigionamento di energia. L’aumento delle temperature che pian piano aveva costretto le città a proteggersi dal giorno e a vivere di notte, decretò la fine del fenomeno migratorio. L’odio per il diverso era stato fino ad allora l’ultimo collante sociale dell’uomo europeo. E con la sua fine, in una società per sempre sgretolata, il consumo diventò il riparo di una specie che affrontava il tema della propria estinzione. Il rifugio ultimo dell’umano era la trappola definitiva, in cui il desiderio e l’affettività personale e sociale avevano come unica forma d’espressione la merce. A guardare la città dall’alto, i pochi esseri umani rimasti sembravano pesci in un acquario. Blu.

7 settembre 2018

 

Din don dan! dan don din!

 Interno supermercato, una signora di mezza età interpretata da una bionda ventenne spinge il carello della spesa. Tra gli scaffali di prodotti per l’igiene intima incontra un uomo vestito di bianco, la calotta cranica traslucida, gli occhi gattiformi e il sorriso leggermente luciferino.

 Uomo: Signora mia, ma che fa con quelle creme lucidanti nel carello?
Donna: Sono per mio marito, non ha più capelli!
Uomo: Signora mia, oggi il desiderio di avere capelli è più importante dei capelli stessi, ci dona serenità e sicurezza, senza avere il problema di doverci pettinare o andare dal parrucchiere.

Donna: Perbacco buon uomo, lei ha ragione! Cosa mi consiglia di fare?
Uomo: Signora mia, abbandoni quelle pomate lucidanti e scelga Alopex, il nuovo shampoo per

 

Continua qui: http://www.idiavoli.com/focus/rifugio-ultimo-dellumano/

 

CYBERWAR SPIONAGGIO DISINFORMAZIONE

Il mistero di “The Angel” dura da 40 anni e agita ancora Egitto e Israele

www.ilfoglio.it – Rolla Scolari – 9 settembre 2018

Milano. Il 26 giugno del 2007 Ashraf Marwan cadde, o si gettò, dal balcone della sua casa londinese, affacciata su un giardino di rose a pochi metri da Piccadilly Circus. Il giorno dopo, i giornali britannici, israeliani ed egiziani parlavano di una morte misteriosa. Misteriosa in realtà è stata l’intera vita del 63enne egiziano, cui Netflix ha dedicato un film da 12 milioni di dollari, che andrà in onda per la prima volta il 14 settembre. Gli intrighi attorno alle attività del genero del rais egiziano Gamal Abdel Nasser sono degni di un romanzo di John Le Carré: per gli israeliani, è tra le spie più importanti della loro storia, l’uomo che a poche ore dalla guerra dello Yom Kippur del 1973 avrebbe avvertito i vertici dell’esercito dell’imminente attacco.

Nato nel 1944, Marwan era figlio di un generale alla testa del programma chimico militare egiziano. Genero del presidente Nasser, Marwan ha lavorato prima nel gabinetto del leader ed è poi diventato uno dei consiglieri politici del suo successore, Anwar el Sadat. Nel trailer del film, intitolato The Angel, dal nome in codice della presunta spia, Marwan, chiuso in una rossa cabina del telefono in una piovosa Londra, contatta l’ambasciata israeliana: “Sono in possesso di informazioni di interesse per i servizi segreti israeliani”. La sua storia, emersa negli anni da inchieste giornalistiche e accademiche israeliane, racconta come Marwan abbia iniziato a collaborare con il Mossad nel 1969, convincendo gli 007 nemici della sua sincerità soltanto dopo aver mostrato loro i

Continua qui: https://www.ilfoglio.it/esteri/2018/09/09/news/il-mistero-di-the-angel-dura-da-40-anni-e-agita-ancora-egitto-e-israele-212364/

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Silurare le navi ONG prima che facciano il carico di migranti

Gianfranco La Grassa – 27 agosto 2018

 

Una domanda scherzosa ma non troppo: perché non si decidono a silurare le navi ONG quando si ripresentano nei mari libici? Ovviamente prima che facciano carico di migranti.

E’ ora di finirla non tanto con la migrazione in sé quanto con questi farabutti (scafisti e ONG sullo stesso piano), che si prendono un mucchio di soldi; perché i migranti non scappano da alcunché di terribile e pagano migliaia di euro o dollari (con il costo della vita tipico dei loro paesi, essi potrebbero tranquillamente vivere con le loro famiglie) per arrivare qui, dove altri schifosi e infami, travestiti da accoglienti e umanitari, si guadagnano i soldini sperperati dallo Stato italiano.

Certamente, però, è un problema avere all’opposizione questi furfanti, meritevoli di una fine definitiva che nessuno vuole realizzare; mentre al governo ci sono due forze che non conducono insieme una politica in grado di dare infine al paese una effettiva e netta autonomia. I pentastellati, sia pure con varie differenziazioni, mirano a prendere il posto della “sinistra”; e proprio per questo si scontrano ferocemente con il Pd renziano, che

 

Continua qui: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10212897767069013&id=1535134691

 

 

 

ECONOMIA

Magaldi: i gialloverdi scelgano, Tria (e Draghi) o gli italiani

Scritto il 18/9/18

«Il massone Giovanni Tria scelga chi servire: il popolo italiano o l’élite neoliberista incarnata dal pessimo Mario Draghi, il demolitore dell’Italia, che ora si complimenta con lui». Non usa mezzi termini, Gioele Magaldi, nel sollecitare il governo gialloverde a diffidare dall’atteggiamento “frenante” del ministro dell’economia: «I gialloverdi avevano promesso agli elettori reddito di cittadinanza, meno tasse e pensioni dignitose. Se non manterranno la parola data saranno loro a pagare, non certo Tria e le altre figure tecniche dell’esecutivo». Dove trovare le coperture? Semplice: occorre sfondare il famoso tetto di spesa del 3%, stabilito da Maastricht in modo ideologico, senza alcun fondamento economico-scientifico: più deficit significa far volare il Pil e creare lavoro. «Si tratta di smascherare Bruxelles e ingaggiare una dura battaglia, in Europa: solo l’Italia può farlo. E se Tria “frena”, preferendo ascoltare Draghi, Visco e Mattarella, allora è meglio che Salvini e Di Maio lo licenzino, perché a pagare il conto alla fine saranno loro, per la gioia del redivivo Renzi, che infatti già accusa il governo gialloverde di parlare molto e combinare poco». La ricetta di Magaldi? «Non temere il ricatto dello spread e sfoderare con l’Unione Europea, per il bilancio 2019, la stessa fierezza mostrata da Salvini nel denunciare l’ipocrisia dell’Ue che lascia ricadere solo sull’Italia il problema degli sbarchi di migranti».


Durerà 5 anni, l’esecutivo gialloverde? Gli italiani innanzitutto si augurano che faccia le cose che ha promesso, in nome delle quali è stato legittimato, e che abbia anche una coerenza tra teoria e pratica, tra ragionamento e immaginazione, con capacità di concretizzare gli obiettivi. In tanti ricorderanno il recente exploit di Matteo Renzi, che fino a qualche anno fa sembrava l’enfant prodige della
politica italiana, fino a ottenere un grande risultato alle europee portando il Pd al 40%. Io credo di esser stato tra i pochissimi, allora, a indicare la fumosità e il carattere del tutto aleatorio e inconsistente della traiettoria renziana. Molti, poi, a partire dal referendum del 2016 sono diventati antirenziani, quasi con la bava alla bocca: persone che avevano creduto in quella grande stagione annunciata da Renzi. Poi quel consenso si è dissolto, e oggi il Pd è ridotto al lumicino. Resto un sostenitore del governo gialloverde, perché ritengo che abbia iniziato un percorso di transizione verso la Terza Repubblica e perché credo che il centrodestra e il centrosinistra, così come li abbiamo conosciuti, sono definitivamente tramontati – ed è bene che siano tramontati, perché sono i responsabili di questi ultimi 25 anni di decadenza italiana. Ma, anziché porsi il problema della durata del governo Conte, sarebbe ora di chiedersi cosa farà davvero, perché finora si è limitato quasi solo alle chiacchiere.

Uno potrebbe dire: diamogli tempo, c’è una tempistica anche tecnica. Ma il problema è che da quello che viene configurato dal dicastero più importante (quello dell’economia) queste novità per le quali il popolo aveva premiato Lega e 5 Stelle ancora non si vedono, all’orizzonte. Si vede invece un traccheggiare, un tirare al ribasso. E si vede purtroppo una subalternità ai soliti diktat di Bruxelles, anziché la giusta fierezza che c’è stata nell’affrontare un aspetto del tema immigrazione (un aspetto, perché – a parte lo stop agli sbarchi indiscriminati – ancora il governo non ha spiegato che piano ha per il Mediterraneo per il Medio Oriente). Al di là della fierezza con la quale Salvini ha comunque posto il problema all’Europa – gestire collegialmente il tema migranti: una questione tuttora aperta e controversa – sul versante economico ci sono solo timidi balbettii. E sembra che alla fine ci si inchini ai paradigmi imperanti a Bruxelles e a Francoforte. E lo spauracchio dello spread non viene affrontato e smascherato per quello che è: cioè un vile ricatto, una sorta di vessazione sovranazionale organizzata. Perché allo spread si può mettere fine semplicemente, puntando politicamente sulla confezione di Eurobond o con altre modalità. Insomma, rispetto a questo, il governo mi sembra deficitario e balbettante, balbuziente. Di questo dovremo tenere conto, perché 5 anni di balbuzie non risolveranno i problemi italiani.

Giovanni Tria? E’ un massone, certo: uno dei tanti massoni presenti nella compagine di governo. Questa è una maggioranza “strana”: da un lato, nel “contratto di governo”, sostiene che non avrebbe ammesso massoni nel Consiglio dei Ministri e negli altri organi istituzionali di designazione governativa, ma poi invece – come già ebbi modo di annunciare – il Consiglio dei ministri è pieno di massoni: assoni “bene intenzionati”, apparentemente, cioè di segno progressista o moderato-progressista, certamente avversi a quei circuiti neo-aristocratici il cui campione sempiterno appare oggi in Europa Mario Draghi. Ma ce ne sono tantissimi di massoni neoaristocratici, e alcuni – come Mario Monti – hanno già svolto opera di commissariamento per la decadenza dell’Italia. Un altro, Carlo Cottarelli, oggi – come opinionista – “vicaria” quello che è stato il ruolo di Monti e porta quelle stesse idee. Ce ne sono tantissimi, in giro, di massoni di quel tipo; ma in questo governo, invece, ci sono massoni di segno progressista, che dovrebbero aiutare ad uscire fuori dal paradigma dell’austerità e del neoliberismo.

Ecco, Giovanni Tria era uno di questi: uno di coloro il cui ruolo doveva essere quello di rassicurare formalmente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che – a mio parere, attentando alla Costituzione – aveva messo un veto su una personalità come Paolo Savona al ministero dell’economia, senza nessuna giustificazione di tipo istituzionale ma con un ragionamento davvero eversivo e post-democratico, se non antidemocratico, in base al quale “i mercati” non avrebbero visto di buon occhio la nomina di Savona. Pur essendo un personaggio di grande spessore e anche di grande sobrietà e moderazione, Savona veniva visto come uno spauracchio, rispetto alla tenuta del solito paradigma che da decenni ammorba l’Italia e l’Europa, cioè il paradigma neoliberista – che diventa paradigma dell’austerità, in questi anni. Il nome di Tria, comunque, fu suggerito anche da Savona. Doveva avere questo ruolo: consentire a Mattarella di uscire dall’impasse anche istituzionale (si paventava la sua messa in stato di accusa perché il suo atto era stato grave). Tria più “rassicurante” di Savona, quindi, gradito anche personalmente dal “gran maestro” Mario Draghi e dal suo luogotenente Ignazio Visco, governatore di Bankitalia.

Ma lo stesso Tria, una volta garantita una rassicurazione formale, avrebbe dovuto procedere in modo simpatetico e coerente con quelle istanze (minime) del programma di governo della Lega e del Movimento 5 Stelle. Istanze che prevedevano e prevedono, ad esempio, un reddito di cittadinanza come preludio ad una serie di politiche volte a rendere l’occupazione piena e diffusa in modo capillare, a beneficio dei cittadini italiani. E soprattutto si prevedeva una drastica riduzione delle aliquote fiscali, anche senza arrivare alla flat Tax, quindi mantenendo una differenziazione delle aliquote in base ai redditi – comunque una drastica riduzione, che giovasse a professionisti e aziende, e ridesse fiato all’economia. Queste cose però comportano evidentemente dei costi. Se si rimane nel paradigma attuale, la canzone è sempre la stessa: non ci sono i soldi per poter attuare queste scelte, inclusa la revisione della legge Fornero e tante altre cose, annunciate sull’onda del disastro di Genova (si è parlato di un grandissimo piano di investimenti, di manutenzione e rifacimento di infrastrutture). Ecco, per fare queste cose ci vogliono denari pubblici. Soldi che, naturalmente, immessi nel circuito economico italiano, significano rivitalizzazione dell’economia. Vuol dire investire seriamente su un aumento del Pil, e quindi – in prospettiva – migliorare il rapporto tra deficit e Pil.

E questo in una interpretazione anche minimale, cioè anche senza contestare quella lezione (contestabilissima) secondo cui il rapporto debito-Pil è un male in se (e non lo è affatto). Ma ripeto, anche a voler rimanere in una narrazione di quel tipo, ad uno Stato deve essere consentito quello che non è consentito ai privati, e cioè: poter aumentare il deficit, perché il deficit produrrà un incremento importantissimo del Pil. Si tratta di capovolgere, quindi, i parametri neoliberisti che predicano i tagli alla spesa. Questa era l’idea di base, nel programma del governo gialloverde, ma far questo significa mettere in discussione il pareggio di bilancio in Costituzione (che rappresenta un ulteriore peggioramento di quel tetto del 3% nel rapporto deficit-Pil stabilito dal Trattato di Maastricht). E per far questo bisogna affrontare una battaglia politica, in Europa. Una battaglia fiera, che denunci anche il ricatto permanente dello spread. Perché esiste una convivenza tra quelle forze finanziarie che chiaramente operano sul mercato dei titoli di Stato e che fanno innalzare i tassi di interesse dei titoli italiani. E quelle istituzioni sedicenti europee, ma in realtà antieuropeiste, hanno disgregato il sogno europeo: lo stanno distruggendo. E in questo quadro il ministro Tria cosa fa? Tria riceve l’altro giorno gli elogi di Mario Draghi. E allora, signori, c’è qualcosa che non va, nel governo, se qualcuno riceve gli elogi di Mario Draghi, che è il principale burattinaio in una collegialità di grandi burattinai che operano in Europa e nel mondo verso certe finalità.

Vuol dire che Tria è il ministro sbagliato: non si può servire due padroni. O si serve il popolo sovrano, si lavora al servizio del popolo italiano e dei suoi interessi, oppure si servono gli interessi oligarchici e post-democratici e rappresentati da personaggi come Mario Draghi, a capo di una Banca Centrale Europea che non risponde a nessun potere politico democraticamente eletto ma che pretende di dettar legge ai governi democraticamente eletti. Se Tria è elogiato da Draghi, allora non ci siamo. E noi, come Movimento Roosevelt e come massoni progressisti, dovremo chieder conto a Tria del suo operato. Perché allora la sua non è una tattica: Tria sta effettivamente frenando la possibilità che questo governo riesca a onorare le promesse fatte, al punto

 

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/09/magaldi-i-gialloverdi-scelgano-tria-e-draghi-o-gli-italiani/

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Dieci anni da Lehman Brothers – Dove siamo

blog.moneyfarm.com

a cura di Richard Flax, Chief Investment Officer Moneyfarm – 14 settembre 2018

Guardando a ciò che è successo negli ultimi 10 anni, ciò che veramente colpisce quando si pensa a cosa sia cambiato nell’industria finanziaria è la varietà delle opinioni intorno al tema. Da una parte c’è chi pensa che i mercati (e l’industria finanziaria) si comportino più o meno nello stesso modo in cui si comportavano nel 2008, c’è invece chi sostiene che sia cambiato tutto.

L’attenzione alle regole

Credo ci siano almeno un paio di aspetti in cui si è cambiato moltissimo: la centralità della regolamentazione e la rilevanza della politica monetaria. Riguardo al primo dei due aspetti è innegabile che negli ultimi dieci anni ci sia stata una maggiore attenzione da parte dei regolatori e delle istituzioni verso moltissimi aspetti che riguardano l’industria finanziaria: dal regulatory environment, alla politiche macroprudenziali, alla protezione dell’investitore e dei suoi asset.

La creazione di nuove regole è stata la reazione naturale al principale dilemma che ha accompagnato la gestazione della crisi: che ruolo deve assumere l’autorità fiscale di fronte alla crisi di istituti finanziarie di rilevanza sistemica? Il ragionando prettamente economico, (basato sull’analisi costi benefici), suggerisce che lo Stato debba intervenire nel caso in cui il costo del proprio intervento sia inferiore al

Continua qui: https://blog.moneyfarm.com/it/economia-mercati/dieci-anni-da-lehman-brothers-dove-siamo/

 

GIUSTIZIA E NORME

È la giustizia populista bellezza…

Il consenso popolare, sollecitato in ogni modo, consentì ai magistrati di demolire un sistema politico. Oggi è lo scudo di Salvini.

di Nicola Cariglia | 9 settembre 2018

Ricordate le passeggiate del pool di Mani Pulite sotto la Galleria di Milano?. Il procuratore Borrelli, l’aggiunto D’Ambrosio, l’allora “eroe” Di Pietro, Colombo e Davigo, per l’ora dell’aperitivo uscivano tutti assieme e si inoltravano tra ali di folla in visibilio. Raccoglievano il plauso popolare che era, al tempo stesso, conseguenza e fonte delle loro iniziative giudiziarie. Quante volte sentimmo dire, e leggemmo, che poco importavano forzature, linciaggio delle persone, dei diritti e delle regole di fronte a tanto consenso. Un consenso in nome del quale si poteva passare sopra al superamento della terzietà del giudice e che, addirittura permise a quegli “eroi popolari” di cassare in diretta un decreto che il governo aveva già approvato e che era stato redatto da quel galantuomo e grande giurista dell’allora ministro Giovanni Conso, già presidente della Corte Costituzionale.

Quelle passeggiate caratterizzate dalle pose a favore di fotografi e telecineoperatori mi sono inevitabilmente venute in mente quando ho letto le cronache della trionfale passeggiata del vicepresidente del consiglio Salvini, tra le anguste vie del centro storico di

 

Continua qui: http://www.pensalibero.it/e-la-giustizia-populista-bellezza/

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

La vergogna continua: a Parma “capitale della cultura”, i bibliotecari hanno contratti da cuoco

Con l’esternalizzazione della gestione delle biblioteche comunali, il bando è stato vinto da una cooperativa che ha applicato il contratto delle coop sociali per cuochi, autisti e assistenti sociosanitari.

Paga di 8 euro lordi l’ora. E veniva richiesta anche la laurea

di Lidia Baratta – 18 settembre 2018

 

Già prima dell’estate l’Associazione italiana biblioteche (Aib) aveva scritto nero su bianco che le condizioni lavorative prospettate dal Comune di Parma per la concessione in appalto delle biblioteche comunali non erano accettabili. Eppure l’amministrazione guidata da Federico Pizzarotti è andata avanti, ha pubblicato il bando e lo ha assegnato a una cooperativa di Ferrara. Risultato: nella città eletta “capitale della cultura 2020”, i bibliotecari, anziché firmare il regolare contratto di Federculture, hanno un contratto per cuochi, operai specializzati, autisti e operatori socio-assistenziali. Con paghe da circa 8 euro lordi l’ora, e stipendi che superano di poco i mille euro netti, nonostante una esperienza decennale.

È dal 2009 che, dovendo risparmiare, il comune di Parma ha iniziato ad affidare all’esterno la gestione delle biblioteche a gestione municipale con bandi che seguono il principio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Si è partiti prima con la Biblioteca Internazionale Ilaria Alpi: in quel caso a vincere il bando fu una cooperativa di Torino, che applicò per i bibliotecari il contratto multiservizi, quello per gli addetti alle pulizie. Nel 2015, quando la nuova giunta guidata da Pizzarotti si era già insediata, l’esternalizzazione si è allargata ad altre due delle cinque biblioteche comunali. E da

 

Continua qui: https://www.linkiesta.it/it/article/2018/09/18/la-vergogna-continua-a-parma-capitale-della-cultura-i-bibliotecari-han/39455/

 

 

 

Centri per l’impiego, l’opportunità per rifondarli

di Luigi Oliveri

Egregio Titolare,

alla fine pare di aver capito quali saranno le fonti di finanziamento del reddito di cittadinanza. Un pot pourri proveniente in parte da politiche passive (Naspi, Asdi e DisColl), da finanziamenti europei (Garanzia Giovani), da politiche sociali (Rei, reddito di inclusione sociale) e da bonus (gli 80 euro e i 500 euro per studenti congegnati da Renzi). Vedremo con la legge di bilancio per il 2019 se i circa 17 miliardi reperiti tramite la nuova destinazione delle risorse finalizzate agli interventi descritti prima saranno confermati.

Nel frattempo, oltre agli interrogativi sull’effettiva sostenibilità della spesa e sulla sua adeguatezza a sostenere una platea di circa 5 milioni di potenziali destinatari, senza creare sacche di lavoro nero o comunque di disincentivo al lavoro, si pone anche la domanda sull’effettiva capacità del sistema pubblico di indurre le persone ad abbinare davvero il reddito di cittadinanza con la ricerca attiva di lavoro.

A questo proposito, il sistema del reddito di cittadinanza punta molto sull’attività dei centri per l’impiego, considerati come il motore dell’impianto, gli uffici che per un verso dovranno fare da punto di contatto con i cittadini e, per altro verso

Continua qui: https://phastidio.net/2018/09/03/centri-per-limpiego-lopportunita-per-rifondarli/

 

LA LINGUA SALVATA

Pretestuoso

pre-te-stu-ó-so

SignChe costituisce un pretesto, che si fonda su pretesti

da pretesto, dal latino praetextus, derivato di praetèxere ‘tessere davanti, adornare, fregiare’.

Iniziamo intorbidandoci le idee, che è divertente. Pretestuoso e pretenzioso sono parole molto diverse che però così, sulla lingua, d’acchito, possono confondersi. Il primo è ricco di pretesti, il secondo ricco di pretese; ma è curioso notare la somiglianza di un certo scorcio dei loro significati: il pretestuoso e il pretenzioso avanzano qualcosa, sono entranti e similmente spiacevoli.

Ora, per comprendere il pretestuoso va capito bene il pretesto. Anche perché ‘pretesto’ è una parola attestata in italiano dall’inizio del Trecento, ‘pretestuoso’ invece è registrato nel ’56, quindi è un parvenu (quasi seicentocinquant’anni di differenza, mica un giro di valzer). Il latino praetèxere significava orlare, fregiare – letteralmente, ‘tessere davanti’. Forse a qualcuno suona all’orecchio la toga pretesta in uso nell’antica Roma, quella bianca appunto orlata di porpora. Bene. Così abbiamo un fregio di tessuto, ma com’è che arriviamo alla scusa, alla causa fittizia – cioè al pretesto che

 

Continua qui:

https://unaparolaalgiorno.it/significato/P/pretestuoso?utm_source=newsletter&utm_medium=mail&utm_content=parola&utm_campaign=pdg

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

L’Italia diserta il vertice tra ministri in Austria

La legge sul doppio passaporto fa salire la tensione. Schiaffo della Farnesina a Vienna. Mentre Kurz va da Conte per il summit Ue. Rischio flop su migranti.

17 settembre 2018

Mentre il vertice di Salisburgo sui migranti appare sempre più in salita e rischia di trasformarsi nell’ennesimo flop, un nuovo fronte di scontro si apre tra Roma e Vienna. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero diserterà il prossimo incontro con la sua omologa austriaca per protestare contro la legge allo studio nel Paese sul doppio passaporto ai cittadini dell’Alto Adige di lingua tedesca e ladina. Un’iniziativa che «incrina il clima di fiducia reciproca». Parole dure, affidate a una nota della Farnesina proprio alla vigilia dell’incontro a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che si profila dunque più che mai delicato. E non solo per la questione dei passaporti: al termine dell’incontro del 17 settembre a Parigi tra il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere, l’Eliseo ha infatti lasciato trapelare il desiderio di Kurz di non essere equiparato ai populisti come Viktor Orban, «alle politiche condotte in Ungheria e, in certi ambiti, all’Italia». Non esattamente il miglior biglietto da visita alla vigilia di un faccia a faccia.

L’IRRITAZIONE DELL’ITALIA NELLA NOTA DELLA FARNESINA

L’irritazione dell’Italia, del resto, trapela tutta dalla nota della Farnesina che non manca di sottolineare il ruolo di presidente di turno dell’Ue svolto dall’Austria in questo momento. La legge allo studio «risulta difficilmente comprensibile specie se si considera che tutti gli austriaci e tutti gli italiani già condividono la comune cittadinanza dell’Unione europea, status ben evidenziato da un’apposita menzione sulla stessa copertina dei loro passaporto. È pertanto davvero curioso che un’iniziativa di questo tipo sia discussa proprio nello Stato, l’Austria, che assicura pro tempore la presidenza Ue». E conclude ricordando che all’Austria «è stato spiegato ancora una volta che la possibile iniziativa unilaterale appare particolarmente inopportuna, considerate le

 

Continua qui: https://www.lettera43.it/it/articoli/mondo/2018/09/17/italia-austria-passaporto-doppio/223668/

 

Sapelli: Usa inerti, ma così l’Italia affonda nel Mediterraneo

Scritto il 18/9/18

Dove sono gli Usa? È un interrogativo che inizia a proporsi e a riproporsi, mano a mano che si dipana la lotta di potenza e di egemonia nel Mediterraneo, “lago atlantico” ormai contendibile all’egemonia nordamericana che aveva sostituito quella britannica nel 1956, quando gli Usa – con una mossa del cavallo – appoggiarono Nasser e la sua nazionalizzazione del canale di Suez. Schierandosi contro i paracadutisti sul Sinai lanciati da Regno Unito, Francia e Israele, gli Usa avevano finito per strappare ai sovietici il controllo dell’Egitto, per poi abbattere i partiti “baathisti” in Siria e in Iraq, e infine Gheddafi in Libia dopo l’11 Settembre. Un flashback che l’economista e storico Giulio Sapelli, sul “Sussidiario”, rievoca per richiamare l’attenzione sull’attuale disastro libico, specchio della debolezza mediterranea di un’Italia “abbandonata” dall’alleato americano. I contendenti degli Usa? Oggi non sono più solo i russi, scrive Sapelli, ma anche i francesi: hanno infatti saldato la loro influenza economica (con il Cfa, il franco francese-africano imposto a 14 paesi) a quella militare (dal genocidio dei Tutsi in Ruanda da parte degli Hutu pro-francesi, all’esercito schierato nel sub-Sahara).

Proprio i francesi, aggiunge Sapelli, hanno sconvolto antichi equilibri di potenza post-coloniali (anche per contenere la crescente influenza cinese, da Gibuti a Suez, fino a Tripoli). Dal canto suo, Pechino si protende nel Mediterraneo, dove sembra propensa a negoziare con la Russia e con l’Egitto «per aver meglio a disposizione la via verso l’Alto Adriatico passando per Suez e continuare così sino all’Artico indebitando Stati e impiegando il lavoro forzato in infrastrutture mai finite e pericolose». E l’Italia? «E’ il vaso di coccio tra i vasi di ferro», scrive Sapelli. «La stella di Mattei brillò quando gli Usa si allearono con Nasser e scacciarono gli inglesi dal Mediterraneo, proteggendo di fatto gli italiani in Libia e in Algeria: provocarono l’odio e la

 

Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/09/sapelli-usa-inerti-ma-cosi-litalia-affonda-nel-mediterraneo/

 

 

 

 

Macron snobba il disoccupato: “attraverso strada e ti trovo lavoro” / Francia, En Marche: “dice la verità!”

Gaffe Macron: “Sei disoccupato? Ti trovo io lavoro”. Francia, sinistra all’attacco: “Presidente dei ricchi”. Le ultime notizie: nuova ondata di sdegno per un colloquio con un giovane

17 settembre 2018, Silvana Palazzo

 

Mentre gran parte delle opposizioni e dei social francesi attaccano il Presidente “snob”, c’è anche chi prova a difendere quanto detto da Emmanuel a quel ragazzo disoccupato. Si tratta del presidente del partito macroniano La République En Marche!, Christophe Castaner che prova a rispondere alle polemiche feroci: «Quello che ha detto il presidente è falso? Se si va a Montparnasse non si scopre che ci sono offerte di lavoro? Preferite le parole al vento? Io preferisco un presidente che dice la verità». La polemica ricorda, da lontano, quella che aveva travolto il nostro Ministro del Lavoro Elsa Fornero in piena crisi economica col Governo Monti, quando invitò i giovani a non essere troppo “choosy” (schizzinosi, ndr) nella ricerca del lavoro dopo gli studi universitari. (agg. di Niccolò Magnani)

I NUMERI DANNO RAGIONE A MACRON …

Tempi duri per Emmanuel Macron, dopo il caso Benalla e l’addio al governo di diversi ministri, senza contare il crollo nei sondaggi e le proteste per le riforme messe in campo dall’inquilino dell’Eliseo, adesso arrivano anche le polemiche per la risposta “snob” del presidente francese ad un giovane giardiniere che lamentava di non riuscire a trovare un’occupazione. Macron, immortalato dalle telecamere a colloquio con il ragazzo, ha risposto invitando il giardiniere ad andare a fare un giro a Montparnasse, che sarebbe a suo dire pieno di offerte di lavoro:”Se attraversassi la strada, te ne troverei uno”, ha detto il leader de La Republique en Marche. Eppure, un fondo di verità nelle parole di Macron pare esserci: stando a quanto riferito dal Guardian, infatti, la

Continua qui:

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2018/9/16/Gaffe-Macron-Sei-disoccupato-Ti-trovo-io-lavoro-Francia-sinistra-all-attacco-Presidente-dei-ricchi-/839479/

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°