NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 2 DICEMBRE 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
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SOMMARIO
I nostri politici fingono di non sapere ma sono al corrente di tutto!
Disordine mondiale
LA UE SEMPRE PIU’ COME L’URSS. 1
GARIBALDI? MAZZINI? SOVRANISTI PSICHICI 1
Nuovo trattato del (falso) ribelle 1
Il pasticcio Mes e i pericoli per il Paese 1
Cosa c’è di vero in “The Irishman” 1
UN VENERDÌ NERO SENZA BISCOTTI ALLA NUTELLA. 1
Bibbiano, una vicenda triste
L’ingegno umano: dalla pompa di bicicletta all’aborto scondo Emma Bonino
Il vero pericolo è la nostra sottomissione all’islam. 1
Le sanzioni di Trump hanno rafforzato i pasdaran iraniani 1
Sullo statuto mistificato della coscienza
30 NOVEMBRE 1994, L’ULTIMO FATALE INCENDIO DELL’“ACHILLE LAURO”. 1
Misteri e segreti del B’nai B’rith
B’nai B’rith Outraged Over Opera Glorifying Terrorists 1
L’Era Glaciale della Grande Censura Virtuale 1
Persino Bloomberg critica il Black Friday 1
Il modello liberista
M.E.S.
LA MISTERIOSA RIAPERTURA LAMPO DELLA MOSCHEA CHIUSA A TORPIGNATTARA 7 GIORNI FA. 1
LIBIA: NUOVO TEATRO DI INTERVENTO RUSSO. 1
INPS, migranti e la crescita infinita
BERGOGLIO DA GELLI A VILLA WANDA? (PROBABILMENTE UNA BUFALA) 1
Finanziamenti alla politica e interferenza esterna: limiti a donazioni, trasparenza e controlli 1
Da Totò Riina ai minibot di Salvini. Sovranismo, la lezione di Meluzzi 1
Deindustrializza e desertifica l’Italia. Cosa c’è dietro la plastic tax. 1
Sardine: la contestazione alleata del potere che ignora i veri nemici del popolo 1
Microchip sottocutaneo: rivelazioni dietro le quinte
Le “marocchinate” un tema che non può essere eluso
Il marchese Notarbartolo, la prima vittima di mafia e degli amici di Giolitti 1
EDITORIALE
I nostri politici fingono di non sapere ma sono al corrente di tutto!
Manlio Lo Presti – 2 dicembre 2019
Sono migliori come attori (di terzo ordine, però) che come politici alacremente impegnati ad affrontare numerosi eventi che “accadono a loro insaputa”. Da tempo si diffonde la strategia furbesca che è meglio passare per raggirato che per cinico massacratore del nostro Paese. Meglio passare per ingenui deficienti che per lucidi esecutori della demolizione lenta e progressiva della nostra nazione.
Senza alcuna vergogna, si accapigliano per “operazioni” e decisioni prese fuori dal Parlamento e dalle sue strutture correlate, cioè all’interno delle commissioni parlamentari che hanno la funzione di curare la prima elaborazione delle bozze normative da sottoporre al voto delle camere.
I partiti dispongono di un ampio raggio di informazioni che in sintesi elenco (non esaustivamente …):
- Ogni partito ha un proprio componente all’interno delle Commissioni del Senato e della Camera dei deputati,
- Ogni partito di maggioranza ha ministri e sottosegretari nei dicasteri tempo per tempo al potere,
- Ogni partito ha una struttura di segreteria che raccoglie informazioni e gestisce contatti con tutte le istituzioni del Paese,
- Ogni partito si avvale della collaborazione di esperti (alcuni con funzioni di SPIN DOCTOR) reclutati nelle università e nelle varie istituzioni di ricerca di estrazione pubblica e/o privata,
- Ogni partito si avvale (male e ad intermittenza) degli Uffici legislativi dei due rami del Parlamento per le loro proposte di legge,
- Ogni parlamentare dispone di una propria segreteria che raccoglie notizie relative alla carica coperta, le seleziona, le filtra, le raccoglie in gruppi coerenti, facendo fronte anche e soprattutto (quando il parlamentare non cede e si vende) alle pressioni ossessive dei mediatori delle imprese italiane da sole e mediante le loro Associazioni di categoria e soprattutto multinazionali, agli addetti diplomatici commerciali di Paesi stranieri, alle otto mafie imperanti che, diciamolo apertamente sono da sempre strutture utilizzate dai poteri nascosti per le operazioni di riciclaggio, di traffico d’armi, di esfiltrazione di spie, di operazioni migratorie pilotate, di controllo del territorio mediante operazioni sporche che nessun governo intende accollarsi direttamente, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.,
- Il capo del governo ha una propria struttura informativa efficientissima fornita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che a sua volta controlla e gestisce i flussi finanziari per la carta stampata, web, tv (*),
- Il capo del governo riceve ogni giorno dai Servizi segreti una relazione dettagliata (da sempre ignorata, ad eccezione di un solo presidente della Repubblica) sulla situazione politica, criminale e geopolitica dell’Italia e del mondo, sulle operazioni di spionaggio e controspionaggio in corso,
- Tutti i parlamentari, singolarmente e nei propri ruoli governativi o di commissione, pongono estrema attenzione ai pettegolezzi che corrono di bocca in bocca, alla immensa cascata di notizie cercando affannosamente di capire quali sono quelle false e da chi provengono e, soprattutto, perché compaiono “proprio in quel momento” …
- Ogni parlamentare controlla, riceve e cade in pasto alle feroci mandibole della megamacchina disinformativa via web, carta stampata, reti televisive, dibattiti, eventi mediatici, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.
TUTTO CIÒ PREMESSO
Sarà da adesso difficile per ciascuno di noi credere che le indecorose risse e le prese di posizione scandalizzate di alcuni gruppi politici contro altri siano frutto di autentico sdegno!
I marosi comportamentali, apparentemente incoerenti alla visione della maggioranza dei cittadini, sono di fatto la risultante di strategie di posizionamento che si realizzano al momento della ricezione di ordini specifici dai veri “alti comandi” che storicamente nel nostro martoriato Paese, sono totalmente esogeni rispetto al diagramma di flusso decisionale che appare in superficie…
Senza fare i finti tonti, ci siamo capiti di chi parliamo.
P.Q.M.
Senza infingimenti né pantomime dialettiche e semantiche, mutuate sempre più da una devastante e fuorviante “NEOLINGUA NEOMACCARTISTA”,
non si vedono all’orizzonte imminenti indizi attendibili
che possano annunciare un minimo mutamento
della pericolosa situazione in cui versa l’Italia.
Eventuali mutamenti saranno possibili quando la attuale struttura europea e atlantica di potere totalitaria tecnocratica comincerà a collassare per effetto di contese interne fra gruppi di comando che cercheranno di stritolarsi fra loro per il controllo totale del potere.
Nulla di nuovo dunque.
Gli storici dell’antichità lo hanno descritto con maestria e dovizia di particolari. Sono dei giganti che oggi sono deliberatamente ignorati perché creerebbero imbarazzo… E già questa “omissione” dovrebbe insospettirci oltre misura!
Il resto è
retorica, ad usum delphini
A noi cittadini rimane una unica certezza: la consapevolezza di essere circondati da una cortina di bugie (**)
Ne riparleremo!
NOTE
http://www.governo.it/it/organizzazione/uffici-dipartimenti-strutture/69
https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/wp-content/uploads/2019/02/Relazione-2018.pdf
EVENTO CULTURALE
Disordine mondiale.
Eduard Limonov dialoga con Alessandro Giuli
www.lintellettualedissidente.it
Tutte le epoche sono state caratterizzate dalla supremazia di una o più potenze egemoni che hanno cercato di imporre, nelle rispettive zone d’influenza, il proprio modello di organizzazione politica e sociale, con esiti più o meno duraturi, ma comunque sempre transitori. Così è stato negli ultimi decenni con un sistema unipolare a guida statunitense, che dopo aver tentato di esportare su scala planetaria la “democrazia”, sembra avviato verso un inarrestabile declino a causa di una rivolta di quelle nazioni “periferiche o subalterne” al vecchio ordine mondiale, e allo stesso tempo con il riscatto di quelle grandi potenze antagoniste o emergenti.
Stiamo entrando in un nuovo disordine mondiale.
Negli Usa, contro ogni sondaggio, Donald Trump ha conquistato la Casa Bianca e già si prepara alle prossime elezioni, la Russia è governata da Vladmir Putin, che raggiunge vette di consenso sempre più alte, mentre la Cina spinge per avere un ruolo di rilievo nella politica internazionale, infine l’Europa, schiacciata da questi grandi protagonisti vive sotto la pressione dei cosiddetti partiti e movimenti anti-establishment, populisti e sovranisti. Cambiano gli equilibri, si
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IN EVIDENZA
LA UE SEMPRE PIU’ COME L’URSS.
IL GRANDE DISSIDENTE RUSSO VLADIMIR BUKOVSKIJ LO VIDE PER PRIMO
www.antoniosocci.com Antonio Socci – 30 novembre 2019
“E’ veramente un enigma per me capire perché, dopo avere appena seppellito un mostro, l’Unione Sovietica, ne stiamo costruendo un altro notevolmente simile: l’Unione Europea”.
Per pronunciare parole così dure e chiare – in tempi di conformismo europeista – ci vuole qualcuno abituato ad andare controcorrente, qualcuno che conosce bene l’Urss e l’uso che i regimi fanno della propaganda, qualcuno che sa quanto è vulnerabile la libertà, qualcuno che ha un coraggio da leone per aver combattuto il totalitarismo sovietico: è l’identikit di Vladimir Bukovskij.
EROICO
Infatti, quelle citate sono parole sue (insieme ad altre che vedremo – durissime – contro l’Unione europea). Bukovskij, che è morto proprio un mese fa a Cambridge, a 76 anni, è stato definito dal New York Times “un eroe di grandezza quasi leggendaria”.
Nato a Mosca nel 1942, a 17 anni fu espulso dalla scuola per aver fondato una rivista proibita. Appena diciottenne, nel 1960, organizza in piazza, davanti al mitico monumento a Majakovskij, a Mosca, delle letture pubbliche (vietissime dal regime) dei poeti: da Pasternak a Osip Mandelstam.
Arrestato, subisce le prime detenzioni e condanne. Tornato libero organizza manifestazioni in difesa di altri dissidenti perseguitati dal regime (Aleksandr Ginzburg e Jurij Galanskov) e viene di nuovo arrestato e condannato.
Nel 1971 riesce a far arrivare in occidente le prove dell’esistenza di ospedali psichiatrici per dissidenti in Urss. La scoperta di manicomi usati per piegare i dissidenti suscitò enorme clamore in Occidente e provocò l’ennesimo suo arresto con la condanna a sette anni più cinque di esilio.
Poi, anche per le pressioni internazionali, fu liberato ed espulso dall’Urss nel 1976. Si stabilì in Inghilterra rimanendo sempre l’indomito combattente per i diritti umani, per la verità e contro il comunismo.
Così, vivendo in Europa, si è trovato a parlare in modo egualmente chiaro
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GARIBALDI? MAZZINI? SOVRANISTI PSICHICI
di Mauro Mellini – 29 novembre 2019
Credevo che certe cose avvenissero solo nelle discussioni del bar dello sport e nelle botteghe dei barbieri di paese (se ancora esistono). Solo lì riuscivo ad immaginare qualche tronfio stronzetto “un po’ istruito” che cerca di coinvolgere personaggi della storia di cui si è inteso parlare a scuola nelle diatribe sul campionato di calcio. Giuseppe Garibaldi? Sarebbe stato del Genoa? Macché! Della Sampdoria. E Giuseppe Mazzini? Quello manco aveva idea del calcio. Ed altre cavolate per giudicare Benito Mussolini se non si fosse rincoglionito con la Claretta Petacci. E che magari sniffava pure.
Pensare che certe situazioni, certi mali, certi vizi e vizietti non abbiano tempo e che si debba vedere e misurare il secolo passato con avvenimenti e situazioni venuti fuori adesso e di cui solo adesso quelli del bar dello sport hanno inteso parlare, è cosa che si può concepire solo a livelli di grossolana incultura e di triviali abitudini. E, invece, ti trovi un giorno di fronte a voci e scritti che vengono da fonti targate con il massimo del livello culturale, che sono anch’esse al livello del bar dello sport. Solo che non ne hanno mai quel po’ di divertente andare a vanvera che rende talvolta prezioso il linguaggio popolare.
Ci sono neologismi che per la loro grossolana ed assai approssimativa genericità, che si direbbe necessariamente lontana da ogni genere ed ambiente colto o, semplicemente, informato, te li trovi un bel giorno sulla bocca e negli scritti di chi dovrebbe simboleggiare la cultura, la storia e portarne sempre il segno inconfondibile. È venuto fuori nell’ultimo anno il termine “sovranista”, che dovrebbe significare e significa, non potendo e non volendo significare altro, l’atteggiamento politico di ostilità alla temuta perdita della sovranità nazionale (!) ed al suo dissolversi nella Comunità europea. Brutto termine. E stupido ed ignorante ne è il procedimento di formazione del neologismo.
Dico subito che “sovranista” per me è e rimane qualcosa che ha a che fare con la parola con la quale fino ad un paio di secoli fa si indicavano i castrati che teatri e chiese sfornavano per farli cantare da grandi con voci di soprano (sopranisti) raggiungendo tonalità e modulazioni di incredibile valore. “Sopranisti” eccezionali passati alla storia
Continua qui: http://opinione.it/politica/2019/11/29/mauro-mellini_garibaldi-mazzini-mussolini-petacci-situazioni-mali-vizi/
Nuovo trattato del (falso) ribelle
L’antisalvinismo infatti è la continuazione dell’antiberlusconismo con altre forme espressi e nuovi protagonisti in particolare, i “giovani”, dai seguaci italiani di Greta Thurnberg del “Friday for future” al trentenne testimonial delle sardine, passando per Carola Rakete
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Sebastiano Caputo – 25 novembre 2019
“Cari populisti, ve ne faremo vedere delle belle!”, recita il manifesto lanciato dai fondatori delle “Sardine”, movimento nato apparentemente dal basso in Emilia e Romagna per arginare la campagna elettorale di Matteo Salvini. Il giorno dopo la sua nascita erano tutti lì, avvoltoi e manovratori, ad applaudire una piazza in cui non si intravedevano bandiere di partito. Ma bastano poche ricerche su internet, come hanno già fatto alcuni colleghi, per collocare questo movimento di protesta nel campo progressista. In fondo in tempo di elezioni regionali, andare contro il leader della Lega, significa votare il Patito Democratico. Lo stesso Partito Democratico, incapace di elaborare una proposta politica, e che da ormai qualche anno utilizza due strategie politico-comunicative per sopravvivere: l’antifascismo e il ribellismo giovanile. Se da un lato alimenta la nevrosi collettiva del ritorno del fascismo con l’ascesa del sovranismo, dall’altro si nasconde dietro tutti quei movimenti apparentemente spontanei, ma profondamente conformisti, che vedono i giovani in prima linea. Dai seguaci italiani di Greta Thunberg del “Friday for Future” al trentenne
Continua qui: https://www.lintellettualedissidente.it/editoriale/nuovo-trattato-del-falso-ribelle/
Il pasticcio Mes e i pericoli per il Paese
Parliamoci chiaro, la modifica del fondo Salva-Stati è un grande pasticcio e anche un pericolo per l’Italia. Ecco perché
Nicola Porro – 01/12/2019
Parliamoci chiaro, la modifica del fondo Salva-Stati è un grande pasticcio. Nasce da un principio mutualistico. I paesi europei si mettono insieme per aiutare uno di loro che si dovesse trovare in difficoltà.
Una sorta di assicurazione. I Paesi finanziariamente più virtuosi, capeggiati dal solito aprifila olandese, pretendono che questo aiutino non sia gratis. È come se il papà (il padre, appunto) non volesse pagare l’assicurazione per l’auto che spesso utilizza il figlio scapestrato. C’è da capirlo. Con un piccolo dettaglio (che si applica anche al nostro fondo) e cioè che se il ragazzino dovesse fare un incidente, le conseguenze si riverserebbero anche sul papà. Una trappola per i paesi nordici, che sono alla disperata ricerca di un rimedio. Diciamo così, automatico. Avevano trovato il seguente, che l’ex ministro Tria, è riuscito a sventare: chi avesse ottenuto il prestito dal fondo Salva Stati avrebbe in automatico visto il proprio debito pubblico falcidiato. E siccome gran parte dei nostri Btp sono in mano alle banche (400 miliardi), ciò avrebbe di fatto comportato la morte del sistema finanziario italiano. Immaginate infatti cosa potrebbe succedere se i 400 miliardi con un colpo di penna si fossero ridotti a 250/300. Altro che commissariamento dell’Italia, avremmo piuttosto avuto l’amministrazione di un funerale. Folle anche averlo pensato. E bene averlo evitato. Anche se, come avviene in tutte le trattative, chi parte da 1000, beh può anche perdere, ma 100 rischia di portarseli a casa. La sintesi è che il nuovo fondo Salva Stati, come verrà modificato se l’Italia dovesse votarlo, sarà comunque più costoso per il nostro paese. Sempre che noi si abbia necessità di utilizzarlo. Sbaglia dunque chi grida al complotto, ma in egual misura commettono un errore
Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/politica/pregiudizio-sullitalia-che-deve-spaventarci-1792479.html
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
Enrico Ruggeri canta Battisti, i soliti odiatori lo insultano: “Fascista, tagliategli le corde vocali”
Il cantante viene messo nel mirino. Vengono riesumati reperti storici. La rete insulta e minaccia, ma nessuno si indigna
Anna Rossi – Dom, 01/12/2019
Mentre in piazza Duomo a Milano le sardine nuotano, si beccano la pioggia e cantano il classico “Bella Ciao” (ma non solo: “Milano non si Lega”), in rete va in onda un altro caso.
Ovviamente, contro le posizioni non propriamente rosse. Ieri sera, infatti, Enrico Ruggeri ha provato a ricordare Lucio Battisti a Una storia da cantare su Rai1, proponendo la cover de I giardini di marzo. L’indimenticabile brano della premiata ditta Mogol-Battisti uscito nel 1972 ma, di fatto, immortale. Così, dopo le serate speciali dedicate a Fabrizio De André e a Lucio Dalla, bisognava ricordare Battisti.
L’esibizione di Enrico Ruggeri è piaciuta al pubblico in studio e a casa. E anche lo stesso Mogol – presente in studio – ha fatto i complimenti. Ma applausi a parte, le critiche sono arrivate feroci come non mai. Dove? Sui social. Perché? Per le posizioni politiche del cantante. Sui social, quindi, si è consumata una vera e propria carneficina. Commenti da una parte, insulti dall’altra. Offese, minacce, riesumazione di reperti storici e chi più ne ha più ne metta. Il solito, insomma.
Qualche utente tira fuori anche – per l’occasione – la storiella di Lucio Battisti di destra
Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/enrico-ruggeri-canta-battisti-i-soliti-odiatori-insultano-1792750.html
Cosa c’è di vero in “The Irishman”
- SABATO 30 NOVEMBRE 2019
Tutti i personaggi e molti degli eventi, tranne – forse – il più importante di tutti
The Irishman, il molto apprezzato film di gangster di Martin Scorsese, con Joe Pesci, Al Pacino e Robert De Niro, è su Netflix da mercoledì, dopo che all’inizio del mese era stato in alcuni cinema. The Irishman è tratto da I Heard You Paint Houses, un libro del 2004 scritto dall’avvocato ed ex pubblico ministero Charles Brandt, dopo che Frank Sheeran, l’irlandese del titolo, gli aveva raccontato la sua vita. Il libro è anche stato tradotto in italiano e ne girano due versioni: una, di alcuni anni fa, con una confessione-spoiler nel titolo; l’altra, più recente, intitolata The Irishman. Nel libro Sheeran racconta la sua vita, a metà tra il mafioso Russell Bufalino e il sindacalista Jimmy Hoffa. Tutte persone realmente esistite, le cui storie si incastrano più volte con alcuni grandi eventi della storia statunitense.
Da qui in poi si parla di chi fossero davvero i personaggi di The Irishman e di quanto siano fedeli o attendibili gli eventi mostrati. In altre parole: spoiler.
The Irishman – un film in cui «i sindacalisti sono quasi indistinguibili dai gangster, la morale si scioglie in una rete di alleanze in conflitto tra loro e gli amici sono più pericolosi dei nemici» – è in genere molto fedele a quel che viene raccontato nel libro da cui è tratto. Il fatto, però, è che negli ultimi anni molti esperti di mafia americana e molti studiosi o giornalisti che si sono occupati della misteriosa scomparsa di Hoffa hanno espresso diversi dubbi sulla versione dei fatti di Sheeran, e quindi del libro, e quindi del film. Una cosa che, comunque, non toglie niente al notevole valore del film. Perché appunto è un film, non un documentario.
Tra l’altro, quasi tutti i dubbi riguardano quel che Sheeran dice di sé e quella che sostenne essere la fine di Hoffa. Di molte altre cose che succedono nel film, e di molti altri personaggi che ci compaiono, si può dire, al contrario, che siano probabilmente molto simili a come furono nella realtà. Partiamo dai personaggi.
Frank Sheeran
Il tuttofare di origini irlandesi interpretato da De Niro – e combattuto tra la fedeltà al capo mafioso Bufalino e quella al sindacalista Hoffa – è il narratore del film, che si basa su quel che raccontò a Brandt pochi mesi prima di morire. Sheeran però è un narratore non necessariamente affidabile. Per chi si sta chiedendo perché mai qualcuno dovrebbe inventarsi un omicidio come quello di Hoffa, la risposta ha a che fare con i soldi. Chi non crede a Sheeran spiega infatti che negli ultimi anni di vita non aveva molti soldi e pensa che per rendere interessante e cinematografica la sua storia, e quindi far guadagnare più
Continua qui: https://www.ilpost.it/2019/11/30/the-irishman-storia-vera-netflix/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
di Giannantonio Spotorno – 28 novembre 2019
Iddio e la storia sanno quanto siano riprovevoli le culture politiche prepotenti e quanto i popoli abbiano bisogno di governi e istituzioni gestiti da persone sensibili, degne e moderate. Il popolo italiano non sfugge certo a questa verità.
I decenni della cosiddetta Prima Repubblica, seppure con la prepotenza comunista sempre in agguato, hanno mantenuto la moderazione, però non hanno saputo evitare il lento progredire della corruzione. Poi, i processi di “Mani Pulite” hanno iniziato a segnare il passaggio alla cosiddetta Seconda Repubblica. In quegli anni, nel pieno di un entusiasmo popolare che si è poi rivelato sciocco, Indro Montanelli anticipava i suoi presagi negativi sull’avvento della Seconda Repubblica, già includendo anche la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi.
In seguito, da Emilio Fede, a Vittorio Feltri, a Maurizio Belpietro, ad altri, abbiamo considerato questi professionisti come coraggiosi esponenti di un giornalismo che prendeva le distanze dallo sterile monocolore rosso di certa informazione italiana e li abbiamo immaginati come eredi di quel grande Montanelli (che mi onoro d’aver conosciuto personalmente insieme a Cesare Zappulli), salvo poi constatare che forse esatti eredi non sono. L’odierna baldoria sovranista e populista ha il pregio di opporsi alla desolazione del Governo vigente, ma non è certo espressione di una politica intelligente, democratica, moderata, liberale e cristiana.
Sono molti a ritenere che dei simulanti e parvenu come Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti, Matteo Renzi e i loro strascichi di vanitosi sbarbatelli e “sbarbatelle”, non possano modificare in meglio la dannata realtà sociale e politica dell’Italia; pur non di meno, è impensabile che detta dannata realtà possa essere migliorata da sedicenti
Continua qui:
UN VENERDÌ NERO SENZA BISCOTTI ALLA NUTELLA
PAOLO GRASSO – 28 novembre 2019
È il mantra di fine novembre: black Friday! Immaginatevi di essere in un grande mercato all’interno di una medina con venditori di ogni sorta che gridano persuasivi e commossi le loro irrinunciabili offerte. Carni, vestiti, verdure, oggetti. Cose recenti e cose vecchie, di qualità o dozzinali. Un’unica matassa di merce presentata e offerta come l’occasione dell’anno da non poter assolutamente perdere. In un angolo c’è un venditore di biscotti, dal tono dimesso e allo stesso tempo aristocratico.
Gliene restano pochi e lui non urla, non parla, non offre. Aspetta silenzioso che qualcuno si avvicini e si informi del prezzo. I passanti, bombardati da suoni, colori e gesti, camminano in parte storditi, in parte desiderosi di realizzare il grande affare del giorno, finché il loro sguardo non cade su quel venditore solitario, presso il quale si forma gradualmente una folla di persone. I biscotti finiscono, il venditore se ne va silenzioso e misterioso, mentre intorno tutti gli altri continuano a urlare e a promettere l’affare del secolo.
È quello che sta succedendo in questi giorni di fine novembre, in cui lo sguardo dovunque si volga non può far a meno di leggere la scritta black Friday, seguita sempre dal sostantivo offerta e da aggettivi come imperdibile, unica e altri simili. Tolto il teatro dei gesti e della compresenza che caratterizza un mercato all’aperto, resta l’infinito mercato della merce in eccesso che prova ad approfittarsene di uno degli ultimi meccanismi antropologici esistenti, quello del dono trasformato in regalo.
Fin qui nulla di nuovo, se non il caso particolare che sta riguardando i Nutella biscuits. Dopo
Continua qui: https://www.laluce.news/2019/11/29/un-venerdi-nero-senza-biscotti-alla-nutella/
BELPAESE DA SALVARE
Bibbiano, una vicenda triste
giovedì 27 giugno 2019 RILETTURA – PER NON DIMENTICARE!!!
Quanto accaduto a Bibbiano, in Provincia di Reggio Emilia, è stato davvero triste e molto grave.
Si è creato un sistema illecito di gestione degli affidi di minori e per questo ci sono stati degli arresti.
Come riporta “Il Giornale”, il sistema veniva presentato come il fiore all’occhiello del Comune, quadro che contrasta duramente con quello emerso dopo l’operazione “Angeli e Demoni”, grazie alla quale è stato portato alla luce il succitato sistema illecito di gestione dei minori in affido. Ai bimbi, di età compresa tra i 6 e gli 11 anni, gli psicologi e gli assistenti sociali facevano anche il lavaggio del cervello, mettendo in atto attività volte ad allontanare i piccoli
Continua qui: https://thelibertybellofitaly.blogspot.com/2019/06/bibbiano-una-vicenda-triste.html
L’INGEGNO UMANO: DALLA POMPA DI BICICLETTA ALL’ABORTO SECONDO EMMA BONINO
11 febbraio 2019 di Carmelo Maria Carlizzi
Foto e didascalie: – Emma Bonino intenta nell’applicazione del metodo della “pompa di bicicletta”
La sera di domenica 3 febbraio scorso guardavo per la prima volta un programma su Rai3, “Le ragazze”, che condotto da Gloria Guida narrava esperienze di vita di varie donne, note e meno note. Così assieme alla storia di Suor Paola conosciuta al pubblico quale tifosa sfegatata della Lazio e ben più meritoriamente perché impegnatissima nel recupero di giovani in difficoltà, scoprivo che Isa Barzizza, una famosissima attrice e soubrette che fece furore con Totò e Macario negli anni a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, alla morte del marito rimasto vittima di un incidente d’auto benché ancora molto giovane e nel pieno del successo aveva abbandonato le scene per dedicarsi esclusivamente alla figlia e ad un lavoro che poco aveva a che vedere con il precedente, salvo tornare molti anni dopo a recitare.
Ma oltre a Suor Paola e ad Isa Barzizza, il programma della Guida raccontava tra le altre anche la storia di una impegnata femminista che negli anni Settanta era in prima linea nella lotta per l’emancipazione della donna. Ricordava questa mia coetanea, come in quegli anni Settanta, assieme ad altre compagne di lotta aiutasse ad abortire quelle donne che non volevano portare avanti gravidanze indesiderate utilizzando un metodo rudimentale, ma a suo dire assai efficace e innocuo: una pompa di bicicletta!
Incuriosito e, lo confesso, nel contempo inorridito da questa notizia che appariva incredibile, l’indomani sono andato a documentarmi sul web scoprendo a riguardo un’infinità di articoli. Quanto avevo appreso era vero: a partire dal 1975 e sino ad oggi di tanto in tanto in varie occasioni i giornali tornavano a parlare di questa “tecnica”, tutti accompagnando gli articoli con una vecchia foto in b/n che ritrae una giovane Emma Bonino nell’atto di “operare” su una donna in posizione ginecologica distesa su di un comune tavolo all’interno di uno “studio” che non appare certo un ambulatorio medico, avendo accanto una terza donna in qualità di assistente con in mano una comunissima pompa di bicicletta, strumento indispensabile per applicare tale tecnica.
Scioccante questa vecchia foto oggi come quarantaquattro anni fa, e altrettanto scioccanti i titoli dei relativi articoli che facevano tutti riferimento alla pompa di bicicletta che, di per sé innocua e innocente, faceva ora davvero paura e un po’ ribrezzo visto l’uso a cui era stata adattata per manovre che comunque avrebbero richiesto procedure sterili e codificate secondo precisi protocolli, non certo tecniche squallide da mammane improvvisate quali effettivamente apparivano
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Il vero pericolo è la nostra sottomissione all’islam
1 DICEMBRE 2019 DI MAGDI CRISTIANO ALLAM
Siamo a tal punto sottomessi all’islam da negare che i terroristi islamici siano terroristi islamici. Li vogliamo “recuperare” e loro ci massacrano. E ci rassegniamo all’islamizzazione promossa dai sedicenti “musulmani moderati”
Cari amici, c’è stata una nuova ondata di terrorismo islamico in Europa. L’altro ieri a Londra e all’Aja dei terroristi islamici hanno ucciso e ferito cittadini innocenti a suon di coltellate.
Faccio tre considerazioni che ci fanno comprendere perché più che preoccuparci della violenza omicida dei terroristi islamici “tagliagole” dobbiamo occuparci della nostra sostanziale sottomissione all’islam come sistema di potere teocratico, dittatoriale e violento, e della strategia di islamizzazione promossa dai “taglialingue”, gli islamici apparentemente moderati che facendo leva sulla nostra fragilità ci impongono le loro moschee e le loro leggi.
Il terrorista islamico che ha ucciso due persone e ha accoltellato ferendole altre persone sul London Bridge, prima di essere a sua volta ucciso, era un cittadino britannico di origine pachistana. Si chiamava Usman Khan e aveva ventotto anni. Era già stato arrestato per il suo coinvolgimento nell’attività del terrorismo islamico in Gran Bretagna, condannato a 16 anni ma rilasciato dopo sette anni di carcere nel dicembre 2018 in libertà condizionata con indosso un braccialetto elettronico alla caviglia, per seguire un corso di recupero e di reinserimento nella società. Proprio sabato, il giorno in cui ha ucciso due persone a coltellate, avrebbe dovuto partecipare a una conferenza sulla riabilitazione dei detenuti.
Ebbene la prima considerazione che faccio è che i terroristi islamici non sono recuperabili perché hanno subito un lavaggio di cervello che li ha trasformati irrimediabilmente in robot della morte e, anche qualora tentassero di liberarsi mentalmente e spiritualmente dell’ideologia islamica che è oppressiva, invasiva e vendicativa, pagherebbero con la vita il loro tradimento perché sono prigionieri di gruppi terroristici che non perdonano.
La seconda considerazione concerne la reazione del Sindaco di Londra, Sadiq Aman Khan, cittadino britannico di origine pachistana di fede islamica come il terrorista islamico. Queste sono state le sue parole riportate dall’Agenzia giornalistica Ansa: “Il mio cuore è con le vittime e con le loro famiglie. Grazie ai nostri coraggiosi servizi di emergenza
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CONFLITTI GEOPOLITICI
Siamo alle solite: piccolo borghesi che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro impediscono manifestazioni di cultura, dibattito e lavoro
www.lintellettualedissidente.it RILETTURA
Sebastiano Caputo – 10 ottobre 2017
Una giornata surreale. Ero stato invitato da un’associazione studentesca per intervenire sul tema della guerra in Siria all’università di Bologna. Improvvisamente, stamattina, diversi collettivi hanno alzato le barricate occupando l’aula in cui doveva svolgersi la conferenza convincendo alla fine il Rettore ad annullare l’incontro. L’argomento di questi individui?
“Se si deve parlare di Siria si deve parlare della rivoluzione in Rojava” (fonte: pagina Facebook del Collettivo Autonomo Universitario Bologna). Arrivato in stazione ho chiesto agli organizzatori di accompagnarmi fuori dall’università per vedere coi miei occhi questi “squadristi della subcultura” col rischio di farmi linciare, io, un giornalista sottopagato che fa con passione un mestiere in via d’estinzione, quello del reporter in zone poco raccomandabili, accusato di essere un sostenitore del “fascista” Bashar al Assad.
Dopo essere stato ad Aleppo nel momento più caldo della guerra, coi cecchini
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Ford, ex ambasciatore Gran Bretagna in Siria: “fingere di combatterel’ISIS”, la nuova strategia degli USA per restare in Siria
Donald Trump aveva annunciato ad ottobre il ritiro di 1.000 truppe statunitensi dalla Siria nord-orientale, ma un mese dopo la forza lavoro americana è quasi la stessa. La situazione è stata commentata da Peter Ford, ex ambasciatore del Regno Unito in Siria
Notizia del: 28/11/2019
Sebbene il presidente degli Stati Uniti abbia ripetutamente affermato che l’ISIS-Daesh è stato schiacciato, ha annunciato la ripresa delle operazioni in Siria per “prevenire la rinascita” dell’organizzazione terroristica. In vista del rinnovato sforzo di combattere le forze dell’ISIS in Siria, alcuni osservatori rimangono perplessi dal fatto che il comandante in capo abbia dichiarato che queste stesse forze sono state eliminate nell’ultimo anno. Peter Ford, ex ambasciatore britannico a Damasco, espone la sua versione dei fatti a Sputnik.
ISIS “schiacciato” in Siria?
Ford sostiene che Donald Trump e il Pentagono inizialmente avevano due programmi diversi per la Siria, ma c’è una cosa su cui entrambe le parti possono concordare: il petrolio .
Inoltre, ricorda che il presidente degli Stati Uniti aveva dichiarato apertamente di voler ritirare i militari statunitensi dalla Siria e di aver persino tentato di ritirare le truppe statunitensi da paesi stranieri per porre
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Le sanzioni di Trump hanno rafforzato i pasdaran iraniani
di Shervin Ghaffari* – 29/11/2019
La campagna di “massima pressione” Usa ha stravolto l’agenda politica del presidente. E ha favorito i suoi avversari, in primis conservatori e Guardiani della rivoluzione. Una potenza militare, politica oggi anche economica. Il declino inarrestabile del settore privato e le ripercussioni sulla popolazione civile. Articolo originale pubblicato da Lobelog. Traduzione a cura di AsiaNews.
Teheran (AsiaNews) – Nel giugno 2017 il presidente iraniano Hassan Rouhani ha detto, durante un discorso, che “abbiamo consegnato l’economia a un organismo che è armato di pistole e [contro il quale] nessuno può competere”. Come è ovvio, egli non ha voluto dire il nome dell’entità alla quale faceva riferimento. Per molti in Iran è apparso però chiaro che egli parlava dei Guardiani della rivoluzione (i pasdaran, Irgc) e del loro impero economico.
Il presidente Rouhani ha vinto le elezioni nel 2013 e nel 2017 grazie a una proposta che intendeva sfidare il predominio economico dei pasdaran. Tuttavia, la “campagna di massima pressione” promossa dagli Stati Uniti ha stravolto l’agenda politica di Rouhani e alterato in modo significativo le dinamiche economiche del Paese, facendole virare a favore degli interessi monetari dei Guardiani della rivoluzione. Con le sanzioni unilaterali che sembrano rafforzarsi con il passare dei mesi, la campagna degli Stati Uniti ha minato il capitale politico di Rouhani e rafforzato ancor più il potere finanziario dell’Irgc.
La crescita dei pasdaran nei settori leciti e illeciti dell’economia iraniana è il risultato di un processo pluridecennale. Durante il periodo della ricostruzione che è seguito alle devastazioni della guerra fra Iran e Iraq, l’Irgc ha creato varie bonyads (fondazioni) che hanno sviluppato in modo rapido una miriade di compagnie nei settori agricolo
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CULTURA
28 LUGLIO 2019 DI MARIA TERESA CARBONE
I lettori di Palomar forse ricorderanno l’episodio dedicato a una formaggeria francese, in cui il nostro protagonista, dopo aver trasfigurato il luogo in un museo enciclopedico, pronto a raccogliere la sfida cognitiva di catalogare tutte quelle forme articolate di formaggi (le texture, le morfologie, i sapori, i modi di preparazione), con tanto di appunti, rimane impreparato al subitaneo richiamo della commessa, quando il turno è il suo. All’estensione espansiva dei pensieri in cerca di organizzazione (un vasto sapere enciclopedico, da combinare al carattere precario di un gusto incorporato, si profilava all’orizzonte di una curiosità divorante) si oppone il momento intensivo di un ruolo, quello di consumatore, da interpretare lì per lì, nel teatro fin troppo sociale del negozio, in un frangente che coglie alla sprovvista e rende impossibile mantenere i tempi dilatati del ragionare. Ecco che appare il risucchio del banale come strategia di sopravvivenza: si ordina qualcosa di scontato. Il banale ci attende come un “ripiego”, ci suggerisce Palomar con la sua acuta lucidità, “come se gli automatismi della civiltà di massa non aspettassero che quel suo momento d’incertezza per riafferrarlo in loro balìa”. Si ricade nel banale quando la complessità prefigurata non sa essere gestita e l’ordinario scontato si fa apparenza protettiva, involucro di relazioni de-problematizzate: il default che segnala una mancanza di pensiero, in ritirata. Il legame tragico e farsesco di banalità, consumo e società di massa è ben presente a Calvino.
Di un’altra banalità, più propriamente linguistica, ci racconta invece l’ultimo libro di Stefano Bartezzaghi, Banalità. Luoghi comuni, semiotica, social media, edito da Bompiani (2019). Nei sei capitoli del libro, dall’andamento programmaticamente rapsodico, l’autore accosta una dimensione verticale, genealogica del banale, a partire dalla nascita moderna e francese del termine, a un’osservazione orizzontale del contemporaneo, attraverso una sorta di fenomenologia del banale e del luogo comune, tra letteratura alta e piattaforme social, sulla scia del suo maestro ispiratore, Umberto Eco. Proust e Facebook, infine, trovano qualcosa di insospettatamente comune. L’erudito approfondimento semantico del banale lo vede contrapposto significativamente al “distinto” in un approccio che avvicina senz’altro l’autore alla critica letteraria. Si tratta in primis di vagliare, come un critico, il carattere più o meno banale di espressioni verbali, con una postura interessata a categorizzare i fatti di linguaggio, ben
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Sullo statuto mistificato della coscienza
1.
Nella storia si danno numerose rivoluzioni culturali abortite, la cui realizzazione avrebbe potuto arricchire la civiltà umana. Anche la cultura, infatti, non diversamente dalla natura, ha i suoi criteri selettivi. Mentre in natura, però, tali criteri sono determinati casualmente dall’ambiente, a livello culturale la selezione avviene sulla base della capacità che hanno le coscienze individuali e collettive, già acculturate, di recepire e accettare qualcosa di nuovo che mette in gioco, talvolta radicalmente, il loro assetto emozionale e cognitivo identitario.
Tra queste rivoluzioni abortite mi sembra che si possa ormai inserire a pieno titolo quella che avrebbe dovuto avviare l’umanità verso una maggiore autoconsapevolezza, trasparenza e criticità: la contestazione delle false certezze dell’Io o, per essere più precisi, dello statuto normalmente mistificato della coscienza umana.
Riproporre questa tematica in un periodo di crisi epocale, contrassegnato da una globalizzazione selvaggia, che induce tutti i popoli – occidentali e non occidentali -, le etnie, le comunità, i gruppi e gli individui ad aggrapparsi letteralmente alle tradizioni, alle convinzioni, ai miti su cui si fonda la loro identità, può sembrare paradossale. In realtà è assolutamente necessario perché, se ancora esiste la possibilità di una fuoriuscita dalla crisi, questa si potrà realizzare solo in conseguenza del riavviare e portare a buon fine la rivoluzione sullo statuto della coscienza umana.
Come noto, tale rivoluzione prese corpo agli inizi degli anni ’70 sotto forma di denuncia intellettuale e politica della normalità borghese come alienazione, mistificazione, ipocrisia, rinuncia al sentire autentico, al pensiero critico, allo sforzo di andare al di là delle tradizioni, dei miti, delle ideologie, dei pregiudizi. Per quanto l’ Uomo ad una dimensione di Marcuse abbia goduto di un maggior successo, il “manifesto” di tale denuncia si può ritenere La politica dell’esperienza di R. D. Laing, un libro che ancora oggi conserva un fascino sottile. In esso lo statuto normale della coscienza viene identificato con uno stato di ipnosi persistente dovuto alla cultura e al conformismo di massa, che impedisce all’uomo un contatto autentico con la vita, la natura, la realtà storica e il suo mondo interiore.
A posteriori, non è difficile capire perché la rivoluzione in questione sia abortita. Pur essendo maturata lentamente sull’onda dello sviluppo di diversi saperi (filosofia, antropologia culturale, sociologia critica, psicoanalisi, ecc), essa, infatti, assunse rapidamente una configurazione ideologico-politica di matrice dichiaratamente marxista, con due nefaste conseguenze. La prima è da ricondurre ad una carica implicita di disprezzo nei confronti della coscienza e del modo di essere normale o normalizzato che, all’interno di una società a larga maggioranza borghese, non poteva esitare che in un rigetto. La seconda, complementare alla prima, fu il prodursi, tra i giovani e gli intellettuali che aderivano all’ideologia della demistificazione, di un atteggiamento irritante e provocatorio, oltre che ampiamente contraddittorio: quello degli illuminati dalla verità, disalienati dunque, che
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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
30 NOVEMBRE 1994, L’ULTIMO FATALE INCENDIO DELL’“ACHILLE LAURO”
Il 30 novembre 1994, al largo della costa somala, un violento incendio si sviluppò a bordo del transatlantico “Achille Lauro” da molti definita la più bella nave da crociera del mondo. Dopo due giorni, distrutta dalle fiamme colò a picco nelle acque davanti all’ex colonia italiana. La nave che portava il nome “do Comandante” s’inabissò dodici anni dopo la morte, il 15 novembre 1982, di Achille Lauro il mitico presidente del Napoli Calcio dei grandi acquisti, l’a-fascista deportato dagli americani nel campo di concentramento per “pericolosi fascisti” di Padula, il Sindaco di Napoli più votato di sempre, il parlamentare del record di preferenze di voto, il fondatore dell’impero armatoriale privato italiano, l’editore di quotidiani che secondo il giornalista Pietro Zullino accoglieva i direttori col “piscione” in mano, il monarchico che non amava i Re e litigava con i galantuomini che avevano il tratto nobile alla “Covelli”, insomma ‘O Comandante.
La bella Achille Lauro portava nella stella bianca della sua ciminiera tutta la storia e il carattere del suo armatore anche se le insegne di bandiera non erano più quelle della Flotta Lauro perché la più grande flotta del Mediterraneo di tutti i tempi e una delle più importanti aziende di sempre del meridione d’Italia fu costretta ad un fallimento che ancora grida vendetta. Era passata di proprietà a Eugenio Buontempo e a Salvatore Pianura che con la loro società la “Star Lauro” comprarono all’asta quanto ancora galleggiava della poderosa flotta di Achille Lauro. Forse anche a causa del nome che portava, la nave non aveva avuto una storia facile.
Nata nei Paesi Bassi nel 1938 nei cantieri di Flessinga col nome Willem Ruy, l’armatore olandese che morirà fucilato, e destinata alla rotta tra l’Europa e l’Australia, la nave fu varata solo nel 1947 dopo il rifacimento dovuto ad alcuni incendi che avevano devastato i cantieri. Finalmente cominciò ad attraversare gli oceani ospitando il bel mondo dei crocieristi di gran fama dell’epoca: Henry Ford, David Niven, Alfred Hitchcock ed altre star che facevano affluire la folla di fotoreporter alla scaletta di imbarco. Ma il mare le fu particolarmente ostile e nei diari di bordo il suo comandante annoterà a cenni di incendi domati
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8 OTTOBRE 1985. IL BRUTALE ASSASSINIO SULL’ACHILLE LAURO DEL DISABILE LEON KLINGHOFFER ALL’ORIGINE DELLA CRISI DI SIGONELLA
Leon Klinghoffet, capo del B’nai B’rith
L’Achille Lauro, una bellissima nave transatlantico da crociera che portò nel nome tutta la malasorte del suo proprietario armatore a cui era intitolata e che sopravvisse al fallimento del “Comandante” della Flotta Lauro ma non sopravvisse ai numerosi incidenti di bordo e agli innumerevoli incendi tra cui l’ultimo che ne causò l’affondamento lungo le coste della Somalia.
Il nome di questa nave però, più che alle numerose disavventure lungo le tratte dei mari solcati, è legato al dirottamento subito ad opera di un commando del Fronte per la Liberazione della Palestina mentre i suoi 344 uomini di equipaggio trasportavano 201 crocieristi lungo le coste del Mediterraneo. Il dirottamento ebbe inizio nella tarda mattinata del 7 ottobre 1985 poco dopo che l’Achille Lauro aveva lasciato il porto di Alessandria d’Egitto per raggiungere Porto Said. Quattro uomini armati di tutto punto tali Bassam al Askar, Aḥmad Maruf al Asadi, Yusuf Majid al Mulqi e Abd al Laṭif Ibrahim Faṭair, sparando all’impazzata si impadronirono della nave e costrinsero i passeggeri ad ammucchiarsi nel salone ristorante dividendoli per credo religioso e ammassando tutti gli ebrei da un lato. Con fare minaccioso fecero comunicare al comandante, il gragnanese Gerardo De Rosa, che la nave era sotto il loro controllo, che la rotta doveva essere invertita per raggiungere il porto siriano di Tartous e che avrebbero ammazzato ogni tre minuti un passeggero se 50 palestinesi detenuti in Israele non fossero stati liberati. Il comandante De Rosa immediatamente accorso riuscì a tener testa ai quattro terroristi mentre a loro insaputa il marconista di bordo lanciava l’allarme. Poi, mentre le diverse diplomazie si intrecciavano e dall’Italia partivano una sessantina di incursori di marina pronti a intervenire se le persuasioni diplomatiche non fossero servite a salvare la vita degli ostaggi, il mattino dell’8 ottobre 1985 i terroristi uccisero brutalmente il cittadino americano di fede ebraica Leon Klinghoffer sparandogli a bruciapelo e gettando a mare il suo corpo con tutta la carrozzella a cui era costretto per i postumi di un ictus. Il comandante De Rosa apprenderà solo in seguito della morte di Leon Klinghoffer e solo quando aveva già assicurato come richiesto via radio che “Tutti i passeggeri e i marinai a bordo si trovano nelle loro cabine e sono tutti in buona salute. I terroristi minacciano di ucciderci e di far saltare la nave se qualcuno si avvicinerà”. Questa assicurazione unitamente alla minaccia fece prevalere
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Misteri e segreti del B’nai B’rith
La più importante organizzazione ebraica internazionale
Di Altomonte, Athos A. – tratto dal sito www.esonet.org
Emmanuel Ratier ci presenta uno studio molto interessante sul “B’nai B’rith”. Su questo argomento non era stato scritto ancora nulla di così completo, dettagliato e nello stesso tempo ben documentato. Era infatti molto difficile poter parlare del “B’nai B’rith”, poiché riguardo a quest’associazione non si trovava nulla, di “esposto al pubblico”. Nulla, neppure alla Biblioteca Nazionale di Parigi, tranne tre modesti fascicoli del 1932. Tuttavia, secondo l’”Encyclopedia Judaica” (1970), il “B’nai B’rith” costituisce “la più antica e la più numerosa organizzazione giudaica di mutuo soccorso, organizzata in logge e in capitoli in 45 nazioni. Il numero totale dei membri è di circa 500.000”.
Strano che un’associazione così importante, fondata negli USA nel 1843, non abbia mai pubblicato nulla su di se. Se si consulta la collezione delle riviste, che per legge devono essere esposte in quattro esemplari alla Biblioteca Nazionale ogni volta che appaiono, si constata che il “B’nai B’rith” non ha mai effettuato tale deposito, pur essendovi obbligato per legge. Nonostante questa precauzione, l’Autore dello studio presentato dal Ratier, ha potuto consultare una certa parte delle pubblicazioni del “B’nai B’rith” americano ed europeo. In questo articolo mi sono limitato a recensire tale libro, cui rimando il lettore per eventuali consultazioni di citazioni fatte nell’opera stessa.
LA FONDAZIONE
Il 13 ottobre 1843 il “B’nai B’rith” fu fondato al Caffé Sinsheimer, nel quartiere di Wall Street, a New York. Allora fu chiamato “Bundes-Brueder” (che significa “Lega dei fratelli”), nome tedesco a causa dell’origine dei fondatori ebrei-tedeschi, che parlavano soltanto il tedesco o l’yiddish. Il “B’nai B’rith ” è pertanto una delle più antiche associazioni americane ancora esistenti.
Il fondatore, Henry Jones, cercò dei co-fondatori reclutandoli presso la Sinagoga, di cui era uno dei principali responsabili. Il “B’nai B’rith” stesso riconosce inoltre che almeno quattro dei suoi fondatori erano massoni. L’Ordine del “B’nai B’rith”, per libera scelta dei fondatori, era riservato ai soli ebrei. I fondatori volevano creare un Ordine che avrebbe dovuto essere il mezzo per unire gli ebrei d’America e “illuminare” così “come un faro il mondo intero”. Un mese dopo la creazione dell’Ordine, si decise che la sede sarebbe stata a New York; il locale scelto per fondare la prima Loggia di New York, non fu una sala della Sinagoga, ma il tempio massonico situato all’angolo di Oliver Street e Henry Street, proprio per mostrare la sua origine massonica. I fondatori decisero di cambiare nome all’associazione, stimando che un Ordine ebraico dovesse avere un nome ebraico. Conservarono così le iniziali B. B., ma cambiarono il nome dell’Ordine, che da “Bundes-Brueder ” (Lega dei Fratelli) divenne “B’nai B’rith” (Figli dell’Alleanza). Il motto dell’Ordine era: “Benevolenza, Amore fraterno e Armonia”. Si scelse perciò come simbolo dell’Ordine la “menorah”, il candeliere a sette bracci, che simboleggia appunto la luce.
FORMARE DEI QUADRI
Henry Jones intuì la necessità di una stretta unione della comunità ebraica americana, in vista del suo futuro incremento, per l’arrivo di un sempre crescente numero di emigranti, e quindi il bisogno di un’organizzazione che provvedesse alla loro sistemazione e al loro sostentamento; seppe unire i principi religiosi del Giudaismo a quelli filantropici di mutuo soccorso della Massoneria. Il disegno di Jones era quello di selezionare tra gli immigrati i migliori elementi. per costituire i “quadri” o le élites indispensabili al ruolo che il Giudaismo americano avrebbe dovuto avere nel mondo intero: essere il sacerdote dell’umanità posta al suo servizio, come “noachida” o proselite della porta! Per far questo bisognava conservare il carattere religioso del Giudaismo,
Continua qui: https://www.disinformazione.it/bnaibrith.htm
B’nai B’rith Outraged Over Opera Glorifying Terrorists
10/20/2014
“Death of Klinghoffer” Promotes an Offensive and Indefensible Political Position
B’nai B’rith International has issued the following statement:
B’nai B’rith International is dismayed that the Metropolitan Opera in New York will run as scheduled “The Death of Klinghoffer.” This 1991 American opera glorifies the Palestine Liberation Front terrorists who hijacked the Achille Lauro cruise ship in 1985 and murdered American tourist Leon Klinghoffer.
This piece seeks moral equivalence between terrorists and their victims. “The Death of Klinghoffer,” which is really about the murder of Mr. Klinghoffer, crosses all lines of artistic expression and promotes an offensive and indefensible position.
When the Met’s schedule was announced earlier this year, B’nai B’rith International President Allan J. Jacobs and Executive Vice President Daniel S. Mariaschin expressed the organization’s concern to Metropolitan Opera General Manager Peter Gelb, articulating our shock at the utter lack of sensitivity in choosing to stage this opera. Click here to read the letter.
The Metropolitan Opera’s large audience gives this piece marked by anti-Semitism, which promotes a tolerance of those who carry out acts of terror, an unprecedented public platform.
Responding to a letter from CAMERA, the Committee for Accuracy in Middle East Reporting, Metropolitan Opera General Manager Peter Gelb wrote of the composer: “… he tried to understand the hijackers and their motivations, and to look for humanity in the terrorists, as well as in their victims.”
Humanity in the terrorists? These men shot and killed a wheelchair-bound 69-year old man and dumped his body overboard. What’s to understand?
At a time when the world is hyper-vigilant about the ever-growing threat of terrorism from so many global pockets, “The Death of Klinghoffer’s” glorification of terrorism stands out more than ever as an example of cultural folly.
https://www.bnaibrith.org/press-releases/category/death-of-klinghoffer#
L’Era Glaciale della Grande Censura Virtuale
Settembre 26, 2019 – www.alfiokrancic.com
VIDEO QUI: https://youtu.be/ApyoyH54rv8
https://alfiokrancic.com/2019/09/26/lera-glaciale-della-grande-censura-virtuale/
ECONOMIA
Persino Bloomberg critica il Black Friday
- VENERDÌ 29 NOVEMBRE 2019
La testata – notoriamente pro-business – spiega che le ragioni per farne a meno non sono soltanto ambientali ma anche economiche
Il Black Friday, da usanza tipicamente americana legata al giorno del Ringraziamento, è ormai da anni largamente diffuso anche in Europa: siti di e-commerce e negozi fisici di tutti i paesi fanno sconti più o meno marcati, adeguandosi a quella che è diventata un’esigenza dei clienti. Il sito Bloomberg, che appartiene al miliardario americano Michael Bloomberg ed è uno dei principali organi di informazione economica del mondo, associato tradizionalmente a lettori ricchi e con interessi nella finanza, ha pubblicato un articolo dell’editorialista Andrea Felsted che critica il Black Friday per un motivo inaspettato, rispetto quelli che si sentono di solito: perché fa male all’economia.
Il Black Friday è un fenomeno molto criticato e pieno di contraddizioni. Una delle accuse più frequenti è che sia la ricorrenza consumistica per eccellenza, per questo malvista in tempi in cui la necessità di consumare meno per ridurre l’impatto umano sulla Terra è sempre più sentita. In diversi paesi, poi, è accompagnato dalle critiche alle condizioni lavorative dei magazzinieri dei siti di e-commerce, specialmente di Amazon, i cui ritmi si intensificano in occasione del Black Friday e delle festività. Quest’anno, per esempio, ci sono state agitazioni sindacali e scioperi in Piemonte, tra i fattorini che si sono lamentati per i maggiori carichi di lavoro.
Se queste critiche vanno avanti da anni e sono molto condivise, specialmente negli ambienti di sinistra, quella di Bloomberg è più insolita. L’articolo spiega che le iniziative che spingono verso un boicottaggio
Continua qui: https://www.ilpost.it/2019/11/29/black-friday-dannoso-economia-negozi/
Il modello liberista
Francesco Erspamer – 4 maggio 2019
Peccato che i giornalisti italiani, ma in realtà i giornalisti di tutto il mondo, siano ormai felicemente al servizio del potere. E neanche di quello politico, che almeno è ogni tanto sottoposto al giudizio del popolo o potrebbe esserlo; no, i giornalisti di oggi rispondono direttamente alle multinazionali e alla finanza globalista, che nessuno elegge e nessuno controlla, neanche gli Stati (ostacolare il libero mercato è un crimine e comporta sanzioni se non interventi armati); parlo di banche e corporation che valgono trilioni e alle quali la deregulation liberista ha permesso di influenzare e gestire settori chiave quale appunto l’informazione e, in misura crescente, sull’esempio americano, la sanità, i trasporti, la scuola e l’educazione in genere, persino la sicurezza e l’apparato militare. Dicevo, peccato che la stampa sia asservita ai miliardari. Altrimenti i corrispondenti dagli Stati Uniti potrebbero spiegarvi cosa sta succedendo lì, che con pochi aggiustamenti sarà quello che poi succederà altrove e specificamente in Italia. Saperlo aiuterebbe chi oggi, da fuori, sarebbe ancora in grado di accorgersi dei pericoli che si corrono a sdoganare i peggiori istinti umani, l’individualismo e l’avidità, in nome dei miti della libertà personale e del successo (a volte chiamato meritocrazia).
Da CNN al New York Times a Fox News, per esempio, tutti i media più influenti oggi celebrano Trump perché la borsa vola e la disoccupazione è ai minimi. Scordandosi di far notare che ad arricchirsi a Wall Street sono soltanto i ricchi e che la piena occupazione deriva esclusivamente dalla diffusione del precariato, anzi del lavoro a cottimo (tipo Uber o Amazon), da stipendi da fame (per cui molti sono costretti a fare due lavori, uno a tempo pieno e l’altro a tempo parziale, di notte o durante le feste), da una mobilità totale per permettere agli investitori di avere profitti più alti (anche verso il South Dakota, che giustamente non sapete dove sia, a centinaia di chilometri dalla prima città degna di questo nome e a migliaia dagli stati
Continua qui: https://controanalisi.wordpress.com/2019/05/04/il-modello-liberista/
M.E.S.
Marco Palladino 30 11 2019
Per l’ultima volta in sette anni vi spiego il MES. Dopodiché, se non lo capite, non mi resterà che metterci una pietra sopra e mandarvi tutti a quel paese.
Era la fine della prima decade del 2000 e Italia, Portogallo, Spagna e Grecia avevano un serio problema di sostenibilità del debito pubblico. I loro titoli di Stato erano penalizzati dai mercati, spesso in modo strumentale come era il caso dell’Italia.
Berlusconi e Tremonti si erano spesi molto in quella che pareva la sola soluzione praticabile da un’Europa veramente unita: gli Eurobond.
Germania e paesi nordeuropei si opposero dicendo che non volevano pagare i debiti italiani. Perfino la proposta, sensata, di emettere Eurobond suddivisi per quote detenute da ciascun Paese, in BCE fu respinta.
A quell’epoca c’era già un Fondo Salva Stati, un meccanismo di stabilità finanziaria dalle capacità molto ridotte (qualche decina di miliardi) e con funzionamento di tipo assistenziale, di cui usufruirono l’Irlanda del nord (che li mise a frutto) e il Portogallo (che li bruciò). Ovviamente i fondi erano esauriti e nessun Paese era disposto a ricapitalizzare.
Nacque così l’idea di un mostro da 700 miliardi, che nelle intenzioni dovevano essere portati a 2000, aperto anche ai capitali extraeuropei, con lo scopo di realizzare utili e con regole talmente penalizzanti da assumere il controllo delle istituzioni democratiche del Paese che faceva richiesta di aiuto.
Si era in piena crisi bancaria a causa del crollo dei subprime americani e le prime ad aver bisogno di capitali furono le banche spagnole: Bankia e Santander. Zapatero però apparteneva alla categoria dei comunisti intelligenti che fanno l’interesse del proprio Paese (una rarità) e visto il meccanismo, mandò l’Esm a fare in culo e costrinse la UE ad intervenire in camera caritatis minacciando un effetto domino sui mercati.
Da allora nessun Paese volle mai ricorrere ai servizi del MES, tranne la Grecia che ne fu obbligata perché Tsipras si vendette per venti denari per salvare il culo alle banche tedesche. Questo è anche il motivo
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IMMIGRAZIONI
LA MISTERIOSA RIAPERTURA LAMPO DELLA MOSCHEA CHIUSA A TORPIGNATTARA 7 GIORNI FA
Giovedì scorso i Vigili Urbani del Comune di Roma avevano chiuso un’altra moschea nel quartiere Torpignattara dove si concentra la massima presenza capitolina di musulmani di origine bengalese.
Questa chiusura riguardava la seconda delle due principali sale di preghiera islamiche del quartiere, l’altra era stata chiusa alcuni mesi fa. Per il 12 dicembre è atteso il pronunciamento del Consiglio di Stato sulla
Continua qui: https://www.laluce.news/2019/11/28/misteriosa-riapertura-lampo-della-moschea-chiusa-a-torpignattara/
LIBIA: NUOVO TEATRO DI INTERVENTO RUSSO
di Fabio Marco Fabbri – 29 novembre 2019
Il “teatro” libico non cessa di riservare interessi agli occhi di analisti e sorprese per gli osservatori. La Libia dopo essere stata, in era gheddafiana, il “tappo africano all’immigrazione” del centro nord Africa e dopo che è “saltato” il “tappo libico” conseguentemente alla deposizione del Rais, è diventata, come l’Iraq post Saddam Hussein, una sorta di “esperimento geopolitico”, che nell’empirismo generale ha prodotto sugli equilibri internazionali una difficile “ipoteca” da liquidare.
L’ex Stato libico è attraversato da pervicaci correnti “islamo-anarchiche” ed è stato diviso, dalle “pacifiche” politiche internazionali, in due “sfere di interesse”, quella che fa riferimento al maresciallo Khalifa Belqasim Haftar, capo del Lna (Esercito Libico Nazionale), uomo forte della Cirenaica e del Fezzan e quella del Gna (Governo di Unità Nazionale) con sede a Tripoli, “retta” dall’improbabile leader Fayez al-Sarraj imposto dalle Nazioni Unite. Oggi la Libia si presenta come un palcoscenico sul quale sfilano, a turno, le Nazioni interessate come per manifestare, alla “platea mondiale”, la loro esistenza ed il loro pseudo “peso” geo-strategico.
Le preoccupazioni internazionali si avvicendano e si aggrovigliano intorno a chi “sfila” su detto palcoscenico, come accaduto alcuni giorni fa quando le Forze statunitensi, stanziate in loco, si sono allarmate a causa della crescente presenza di milizie russe a fianco dell’esercito del maresciallo Haftar, che stanno combattendo contro il Gna di Tripoli. La presenza di queste milizie, con fisionomia mercenaria, connesse alla società di sicurezza privata denominata Wagner,
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LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
INPS, migranti e la crescita infinita
Francesco Erspamer – 3 dicembre 2018 RILETTURA
La tragedia dei liberisti è che non hanno mai dovuto davvero pensare, mai dovuto confrontarsi con la realtà: l’hanno sempre modellata come gli piaceva, come se fossero Dio: ma non sono Dio, sono degli illusionisti, dei venditori di fumo, il cui enorme potere deriva da media servili e di una pervasività senza precedenti; e da risorse economiche immense, ottenute dissipando in pochi anni un patrimonio che la natura aveva accumulato in milioni di anni e le civiltà umane in millenni. E neanche per creare una società emancipata ed evoluta; macché, la deriva ambientale, morale e culturale l’hanno provocata solo per arricchire oscenamente sé stessi. Lasceranno macerie.
Sto pensando a un personaggio come Tito Boeri, nominato presidente dell’INPS da Renzi pochi mesi dopo il colpo di mano che lo aveva portato a Palazzo Chigi. Cosa ci fa ancora in quella posizione? Perché gli è consentito di andare in tv a dire che avremmo bisogno di dieci milioni di migranti per pagare le pensioni che l’ente da lui diretto dovrebbe erogare? Facile far soldi con uno schema alla Ponzi: ossia chiedendo ai nuovi arrivati di mantenere chi è già dentro. Fino a quando? Dieci milioni di disperati per coprire le pensioni degli italiani: ma poi chi pagherà le loro pensioni e degli altri sessanta milioni che già vivono in un paese sovrappopolato e senza risorse? Immagino che bisognerà importare un’altra ventina di milioni di immigrati. E poi, quando anche loro invecchiassero, chi verserà i contributi per sostenere una popolazione a quel punto prossima ai cento milioni?
Crescita, crescita, crescita: il neocapitalismo conosce solo questa parola,
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PANORAMA INTERNAZIONALE
BERGOGLIO DA GELLI A VILLA WANDA? (PROBABILMENTE UNA BUFALA)
Maurizio Blondet 13 Novembre 2019
FA VITA DEL GRAN MAESTRO DIVENTA UN FILM “CON RYAN GOSLING E ORNELLA MUTI”, PAROLA DELLA ‘VENERABILE’ MICHELA SCOLARI, UNICA DEPOSITARIA DELLE SUE MEMORIE: “BERLUSCONI CACCIATO DALLA P2 PER COCA E MIGNOTTE. PAPA FRANCESCO È VENUTO QUI 6-7 ANNI FA”
Il film uscirà nel 2015, “Ornella Muti sta già studiando la parte”. La Scolari racconta: “Sindona? Un complotto del Vaticano. Il piano Rinascita, un patto con il presidente Leone. Mussolini amico e maestro. A Berlusconi ancora nel 2011 gli scriveva i discorsi. Grillo? Non esiste. Renzi lo ritiene un cretino, un ignorante, un borgataro impreparato” …
“È consapevole della sua importanza e mi dice scherzando che deve morire per prendere il posto di quello lassù: “Fa troppi casini, ha bisogno del mio aiuto”. Ha più di 95 anni e si sente davvero “un burattinaio”, come disse a Costanzo, anche lui massone. Gli piace dominare dall’alto, ha un che di ariostesco. A Villa Wanda passano ancora tutti. Anche Francesco”.?
Francesco??
“Papa Bergoglio. Lui lo chiama “Francesco” e basta. Lo ha conosciuto nel ’73, quando il Maestro era Ministro Plenipotenziario argentino e grande amico di Peron. Francesco è stato a Villa Wanda anche sei-sette anni fa”.?
Berlusconi passa ancora??
Nel 2011, una delle prime volte in cui ero lì, Berlusconi chiamò. Era terrorizzato, doveva fare un discorso alla nazione e chiese a Licio di scriverglielo. Lui lo fece. Due giorni dopo ero a casa di mia madre e vidi in tivù
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POLITICA
Finanziamenti alla politica e interferenza esterna: limiti a donazioni, trasparenza e controlli
In Italia l’abolizione del finanziamento pubblico alla politica ha reso gli attori politici più dipendenti da soggetti privati e potenzialmente più vulnerabili a interferenze. È quindi urgente adeguare il quadro legislativo e introdurre misure che riducano queste vulnerabilità e garantiscano effettiva trasparenza. Spunti di riflessione e alcune proposte concrete
23/10/2019 – Giorgio Comai
La questione del finanziamento proveniente dall’estero a partiti, movimenti politici, o singoli candidati come strumento di interferenza esterna nei processi democratici ha ottenuto molta attenzione negli ultimi anni, anche in casi in cui il finanziamento non si è effettivamente concretizzato.
Il prestito di una banca con legami con il Cremlino al Front National di Marine Le Pen nel 2014 ha destato scandalo, anche se non era tecnicamente vietato dalla legge. In Austria , un video che mostrava la disponibilità da parte di figure chiave di un partito di governo ad accettare finanziamenti di dubbia provenienza legati alla Russia ha portato alla caduta del governo nel maggio del 2019. In Italia, rivelazioni pubblicate prima dal settimanale L’Espresso e poi, in forma più estesa, da BuzzFeed news , hanno mostrato gli sforzi di persone vicine alla Lega per ottenere finanziamenti illeciti per sostenere la campagna elettorale del partito di Matteo Salvini. In vista delle elezioni europee, Steve Bannon, ex-consigliere di Donald Trump e noto
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Da Totò Riina ai minibot di Salvini. Sovranismo, la lezione di Meluzzi
di Claudio Bernieri – Venerdì, 29 novembre 2019
VIDEO QUI: https://youtu.be/aT6THkGc2uM
Cosa nostra,
Totò Riina,
i servizi segreti deviati,
la morte della principessa Diana,
i Rothschild…
Irruente, apocalittico, spettacolare, scettico e anticonformista Alessandro Meluzzi spiega in questa lectio magistralis le teorie del sovranismo.
In occasione del lancio degli abbonamenti del Primato Nazionale, in un convegno organizzato a Milano, Meluzzi ha illustrato l’Italia in una conferenza clamorosa: un unicum storico, dal bordello dantesco all’attuale colonia americana. Meluzzi spazia dalla genesi del sovranismo ai minibot di Salvini, alla carta
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Deindustrializza e desertifica l’Italia. Cosa c’è dietro la plastic tax
Venerdì, 29 novembre 2019
Numeri. Dati. Fatti sconosciuti. Dietro la legge uno storytelling emotivo che colpisce la pancia ma è una manipolazione. L’urlo dei produttori. L’intervista.
di Antonio Amorosi
Se la sinistra colpisce la pancia è etico e va bene,
può farlo dal giorno alla notte e senza vaselina.
Se lo fa Salvini è un potenziale dittatore fascista.
Perché la sinistra è riflessiva.
Una delle misure più contestate nel documento di bilancio dell’attuale governo Pd-M5S è la cosiddetta plastic tax. Un’imposta sugli imballaggi di plastica: un euro al chilo in più rispetto alle tasse già pagate (oggi si parla di farla scendere a 0,50 euro ma non ne modificherebbe l’effetto). Inevitabilmente si tradurrà in costi finali per i consumatori che mossi dall’ambientalismo infantile stile Greta Thunberg potrebbero anche accettarli. In realtà la tassa peggiora le condizioni dell’ambiente e desertifica un comparto industriale che sarà costretto a licenziare e/o emigrare in Paesi limitrofi all’Italia. Un’impresa tipo che ha un fatturato di 80 milioni di euro e “produce” di media 22.000/23.000 tonnellate di plastica si ritrova con la plastic tax a dover pagare di botto altri 22/23 milioni di euro di tasse annue che si sommerebbero a quelle già dovute.
Per i tempi adottati dal governo non c’è stato modo di pensare a progetti di riconversione del settore. L’imposta diventa già applicativa ad aprile del 2020, farà perdere migliaia di posti di lavoro ed è stato calcolato che porti nelle casse dello Stato 1,8 miliardi di euro nel 2020 e 2 a partire dall’anno successivo.
Entrate che probabilmente poi spariranno. Ne abbiamo parlato con Luca Iazzolino, presidente di Unionplast, Federazione gomma plastica (rappresenta circa 3000 imprese del settore dei trasformatori della plastica) e con il manager del settore Marco Omboni.
Iazzolino: “La plastic tax è un abominio liberticida. I danni che questo governo sta facendo all’intero settore sono incalcolabili, ci vorranno anni prima di rialzarci”.
Perché incalcolabili?
I.: “È una tassa spropositata che ha l’effetto della bomba atomica nel mercato, va a
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La sinistra ormai è il grande nulla, il vuoto. Lo potete vedere se leggete in questo post il manifesto della “sardine”. Il post riporta anche un intervento critico di Diego Fusaro, che condivido (con l’eccezione del coinvolgimento di Greta Thunberg, che secondo me è sbagliato e indebolisce l’argomentazione), ma non mi sorprende, appunto perché esprime contenuti che sono anche i miei. Quello che davvero mi sorprende è il manifesto delle “sardine”, la sua incredibile vacuità, il suo parlare del nulla. Per capirlo, basta chiedersi se, dal manifesto delle sardine, si riesce a dedurre una risposta alle seguenti domande, che
Continua qui: http://www.badiale-tringali.it/2019/11/il-grande-nulla.html
Sardine: la contestazione alleata del potere che ignora i veri nemici del popolo
Di Diego Fusaro – 21 NOVEMBRE 2019
21 Novembre 2019
I moti di contestazione si moltiplicano sotto il cielo. E, così, dopo i “venerdì per l’ambiente”, spuntano ora le “sardine” di Bologna. Occorre procedere seguendo la via regia del pensiero critico: con le parole del “Trattato politico” di Spinoza, “nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere”.
La domanda da porre, decisiva per inquadrare la questione, è una soltanto: come reagisce il potere rispetto al moto contestativo in questione? Con manganelli e diffamazione mediatica permanente, se il moto mette davvero in discussione la tenuta sistemica del potere, i diagrammi di forza asimmetrici: così è stato con le giubbe gialle galliche, massacrate a colpi di manganello e diffamate come antisemite e sovversive.
Celebrati dai media come Greta
Se, invece, il moto contestativo in questione è portatore di un dissenso conservativo, che non mette in discussione i rapporti di forza e magari distrae rispetto ad essi, allora la reazione del potere si risolve nella celebrazione mediatica permanente e nella beatificazione giornalistica immediata. Così è stato, appunto, con i “venerdì per l’ambiente” indetti da Greta Thunberg: la classica protesta conservativa, che mai menziona il conflitto di classe e l’emancipazione del basso. Ebbene, come si collocano le sardine di Bologna? È evidente. Rientrano nella seconda tipologia. È l’apoteosi del dissenso conservativo, della contestazione alleata del potere. La loro lotta, salvo errore, non menziona nemmeno la violenza dei mercati, il manganello invisibile dello spread e della Ue, i soprusi della global class dominante. No. Il loro problema è, sic et simpliciter, Salvini.
Premesso che Salvini, con il suo liberismo thatcheriano, non è la
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SCIENZE TECNOLOGIE
Microchip sottocutaneo: rivelazioni dietro le quinte
“Inoltre, obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o sulla fronte.
Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome.
Qui sta la sapienza.
Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia, perché è un numero d’uomo; e il suo numero è seicentosessantasei”
(Apocalisse 13:16-18)
Microchip sottocutaneo: oltre la cospirazione
Uno dei temi più delicati e controversi nel campo della controinformazione che abbiamo deciso di affrontare con Marcello Pamio e Andrea Bizzocchi nel nostro prossimo libro in uscita a novembre, Dietro le quinte. Rivelazioni sul governo invisibile che controlla il pianeta (Uno Editori) è quello dei microchip sottocutanei.
La tematica è sempre stata trattata come una paranoia “cospirazionista”: come succede spesso in questo settore, le notizie che vengono liquidate come “fake news” si confermano poi “vere” dopo qualche anno, dando ragione a quei ricercatori che nel frattempo, come delle novelle Cassandre, sono stati screditati come dei pazzi visionari.
In Italia è guerra al contante
Nelle ultime settimane in Italia è partita una vera e propria lotta al contante,
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STORIA
Le “marocchinate”, un tema che non può essere eluso
sabato 30 novembre 2019
Oggi, qui a Roncoferraro, in Provincia di Mantova, è stato presentato il libro intitolato “Le Marocchinate”.
Il libro è stato scritto da Davide Caluppi e tratta la questione delle donne ciociare stuprate dai goumiers, le truppe nordafricane che operarono con i francesi durante la II Guerra Mondiale.
Qualcuno ha espresso perplessità nei confronti dell’evento che si è tenuto presso la Sala “G. Di Capi” di Barbasso di Roncoferraro.
Ora, io non ho potuto presenziare all’evento, per via dei miei impegni liturgici.
Infatti, sono uno dei lettori nella messa delle ore 16.00, messa che si tiene presso l’Istituto Geriatrico “Antonio Nuvolari” di Roncoferraro.
Oltretutto, sono ancora senza automobile, per via dell’incidente del 25 agosto scorso.
Se l’evento si fosse fatto in un altro giorno, probabilmente, io avrei partecipato.
Ora, esprimo un mio giudizio.
Io sono tra coloro che amano raccontare la storia senza pregiudizi.
Io condanno la Shoah,
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Il marchese Notarbartolo, la prima vittima di mafia e degli amici di Giolitti
Pubblicato: 28 Novembre 2019 di Massimo Novelli
Un saggio di Ciconte ricostruisce il delitto del nobile e politico siciliano nel 1893: tutti assolti gli assassini
Lo hanno definito “un eroe borghese ante litteram”, il primo dei non tantissimi nelle vicende italiane dal 1861 a oggi. Come Giorgio Ambrosoli, il commissario liquidatore delle banche di Michele Sindona, fatto uccidere dal bancarottiere siciliano: “L’eroe borghese”, insomma, di un bel libro di Corrado Stajano. Ambrosoli era stato monarchico da ragazzo. Emanuele Notarbartolo di San Giovanni era un marchese, “proveniva da un’antica e nobile famiglia, i cui antenati figuravano in due diplomi di Federico III re di Sicilia nel lontano 1296”. Era naturalmente di “istinto conservatore” e “intransigente Notarbartolo, lo sapevano in tanti; onesto e fermo nelle sue convinzioni morali dalle quali non defletteva”. Non aveva ceduto da sindaco di Palermo, e tanto meno da direttore generale del Banco di Sicilia. Per queste ragioni fu assassinato la sera del 1° febbraio del 1893, in una carrozza di prima classe del treno che da Sciara lo stava riportando a Palermo. A ricostruire con accuratezza il caso Notarbartolo, su cui si sono esercitati con maestria anche Paolo Valera e Sebastiano Vassalli, è ora Enzo Ciconte, docente di Storia delle mafie italiane all’Università di Pavia e autore di diversi saggi sulla ’ndrangheta e Cosa Nostra. Il suo libro Chi ha ucciso Emanuele Notarbartolo? (Salerno) parte da un assunto, che è poi il sottotitolo del volume: “Il primo omicidio politico-mafioso”.
L’assassinio del nobile siciliano, in effetti, inaugurò la lunga serie di
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