NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 20 dicembre 2018

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NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

20 dicembre 2018

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Ci sono modi e modi di tacere.

Il migliore è stare zitti.

ROBERTO GERVASOO, Aforismi sull’intelligence, Nuova Argos, 2016, pag. 71

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

Macron, il provvido attentato, il bilancio italiano e i pretoriani di Bruxelles                  

La mappa del vero potere nel mondo   1

Attentato di Strasburgo, Chekatt ucciso dalle forze speciali francesi 1

Una delle più grandi paure apocalittiche dell’uomo sta per avverarsi: le locuste cyborg sono tra noi. Ma per salvarci 1

“INSECTOTHOPTER”, UN INSETTO SPIA DELLA CIA NEL 1970. 1                             

Russia aperta a progetti cinematografici con l’Italia

Cinquant’anni fa vedevamo per la prima volta noi stessi 1                             

Israele, continueremo a combatte le truppe iraniane anche se gli USA si ritirano                              

Fatti e soprattutto Misfatti di una Italia mai realizzata né unita

Caos Global Compact: cade governo belga, è crisi in Europa. 1

“Correzione epica a Wall Street, sarà peggio del 1929″. 1

Serge Latouche varca il Piave. La mia intervista al teorico della Decrescita. 1

Manovra, i morti sul lavoro aumentano ma il governo taglia i fondi per la sicurezza   1

Granitico. 1

Eurozona: tutte le eccezioni della Francia. 1

Powell ammazza le colombe ed anche il mercato USA. Beh, complimenti 1

 

 

EDITORIALE

Macron, il provvido attentato, il bilancio italiano e i pretoriani di Bruxelles

Manlio Lo Presti – 20 dicembre 2018

La vicenda della elaborazione del bilancio italiano, che dura da troppo tempo e raccontato con troppa enfasi dai soliti noti della disinformazione europea, è arrivata al capolinea con il bollino blu concesso dagli occhiuti e pedanti pretoriani contabili dell’Ue.

Un lungo e logorante travaglio che quasi improvvisamente termina con una approvazione repentina, se consideriamo le pessime premesse e la conflittualità che ha caratterizzato il percorso precedente.

C’è stata una provvidenziale conversione sulla via di Damasco? I ridetti pretoriani si sono rabboniti, considerato che – a detta degli esponenti dell’attuale governo – le cifre e i contenuti della manovra erano rimasti pressoché inalterati?

La solita ed ingiustificata durezza di trattamento da sempre riservata al nostro Paese suddito e permanentemente in terza fila, nonostante la bontà dei propri fondamentali economici rispetto a quelli, ben nascosti dei Paesi che solitamente ci bacchettano, diventa subito cooperazione ed approvazione: perché?????

Riflettiamo …

Il movimento delle giacchette gialle, creato, spinto e sorretto dai mandanti e mentori dell’attuale presidente francese per rovesciarlo perché incapace di realizzare le loro aspettative, provoca lo sconquasso dosato e previsto dai manovratori dietro le quinte. Quando la situazione si surriscalda, come da sempre accade con i movimenti di popolo pseudo-spontanei, avviene il solito attentato che rispetta rigorosamente tempistiche e canoni della strategia della tensione in atto da tempo nell’unione europea negli Stati che sono poco obbedienti ai diktat dei ragionieri-pretoriani.

1) L’attentatore è da solo,

2) urla il solito “Allahègrande”,

3) è, OVVIAMENTE, un arabo islamico “radicalizzato”

4) contrariamente ad una normale indagine, viene rivelato il suo nome: un indizio che consente agli eventuali complici di fuggire in tempo

5) muore colpito dalle forze speciali invece di essere lasciato in vita per essere interrogato per arrivare ai complici.

Il cosiddetto “attentato terroristico” ha i seguenti effetti:

  1. a) placa automaticamente le giacchette gialle che hanno dimezzato la loro presenza nelle piazze (tanto per salvare la faccia),
  2. b) la pressione dei manifestanti, abilmente pilotata dagli esperti della sovversione dei servizi segreti, offre all’attuale presidente la preziosa occasione di riconoscere parzialmente le loro richieste di adeguamento dei trattamenti economici da fame
  3. c) a fronte di tale “offerta”, il popolo disconosce, critica e intanto si prende tempo4) durante la sceneggiata, il presidente quantifica la spesa per elargire dall’alto la mancia ai camerieri gialli, in vari miliardi di euro
  4. d) per coprire tali miliardi, il presidente-rothschildiano chiede lo sforamento ai compari ragionieri di Bruxelles che sono disposti a farlo, mentre l’Italia demmerda non merita tale “comportamento comprensivo”
  5. e) per non farla troppo sporca, i proconsoli comunitari bersagliati dall’Italia intera e dalle opposizioni interne di vari Paesi, tirano e mollano qualche altro giorno con l’Italia per far vedere che ce l’hanno messa tutta
  6. f) autorizzano la manovra di bilancio in poche ore, dopo uno spietato conflitto sistemico che è durato mesi interi (il coniglio dal cappello ha lavorato bene?)
  7. g) con l’approvazione della manovra italiana, anche la Francia avrà la sua autorizzazione.

TUTTO CIÒ PREMESSO

Il costo di questa incredibile COVERT OPERATION è

  • di cinque morti e diversi feriti anche gravi e di cui non frega niente a nessuno,
  • di vari miliardi che andranno spesati dal solito popolo bue, come da copione millenario.

Continua lo spettacolo della finta unione di una €uropa da tempo diventata un campo di concentramento sovragestito da un rinnovato e più feroce dominio finanziario anglofrancotedesco…

Ne riparleremo …

 

 

 

 

IN EVIDENZA

La mappa del vero potere nel mondo

17/09/2015 Massimo Bordin

Elena Holodny 

 

Tra gli analisti macroeconoamici che meritano uno sguardo oltre oceano, Elena Holodny ne merita anche due, come si evince chiaramente dalla foto.

Scrive per Business Insider, sito di finanza che ha il merito di proporre infografiche originali.

In uno dei suoi ultimi articoli, che Micidial ha tradotto per voi, la Holodny ci apre gli occhi sul reale dimensionamento finanziario dei paesi. Dalla infografica, infatti, vediamo quanto conta un paese in termini di capitalizzazione di Borsa rispetto agli altri. La mappa presenta estetica e dati numerici sorprendenti, ma anche interessanti e utili ai fini della comprensione delle dinamiche reali tra paesi per quanto riguarda il mondo della finanza (che è quello che conta, ahinoi)

Dice infatti l’analista americana

“A volte aiuta guardare il mondo attraverso una prospettiva non convenzionale quando si pensa alla dimensione delle cose.

Quindi, ecco una mappa piuttosto impressionante tratta da Chief Investment Strategist di Bank of America Merrill Lynch Michael Hartnett che mostra il nostro pianeta terra secondo la capitalizzazione flottante del mercato azionario in miliardi di dollari misurati dal MSCI (che è l’indice che replica l’andamento di tutte le borse mondiale, ndr).

Gli Stati Uniti, con una capitalizzazione di mercato di $ 19,800,000,000,000, è il più grande e rappresenta il 52 % della capitalizzazione di mercato a livello mondiale.

Il Giappone è al secondo posto con $ 3 miliardi di dollari, seguita dal Regno Unito al 2,700,000,000,000 $ , e poi la Francia a $ 1,300,000,000,000 .

In particolare, la capitalizzazione del solo mercato di Hong Kong è quasi la stessa come dimensione della Cina (capitalizzazioni che sono entrambe significativamente minori rispetto a paesi come Stati Uniti e Giappone).

Nel frattempo, la Russia, che ha una superficie più grande del pianeta Plutone, ha circa la stessa dimensione della Finlandia , in termini di capitalizzazione di mercato”.

Come possono esserci utili questi dati? Bè, dipende dal campo di nostro interesse. Se il campo è macropolitico, chiaramente sappiamo che finchè il dollaro americano e Wall Street continueranno ad avere questo distacco, difficilmente l’asse del potere si trasferirà altrove. Forse solo con una guerra…

Se invece ci occupiamo prevalentemente di investimenti finanziari, direi che la borsa cinese non ha ancora

Continua qui: http://micidial.it/2015/09/la-mappa-del-vero-potere-nel-mondo/

 

 

Attentato di Strasburgo, Chekatt ucciso dalle forze speciali francesi

Redazione – 14 dicembre 2018

La folle fuga di Chekatt è terminata

Nella serata di ieri, l’attentatore Cheriff Chekatt è stato ucciso dalle forze speciali appartenenti alla BST (Brigata specializzata sul terreno) nei pressi del quartiere di Neudorf, non lontano da dove il responsabile dell’attacco ai Mercatini di Natale di Strasburgo aveva fatto perdere provvisoriamente le sue tracce.

Il blitz decisivo è avvenuto in tarda serata, dopo la segnalazione di una donna, che ha riconosciuto il volto dell’assassino mentre passeggiava per strada. La signora ha avuto il sangue freddo di non destare sospetti in Chekatt e di

 

Continua qui: http://www.befan.it/attentato-di-strasburgo-chekatt-ucciso-dalle-forze-speciali-francesi/

 

 

Una delle più grandi paure apocalittiche dell’uomo sta per avverarsi: le locuste cyborg sono tra noi. Ma per salvarci

Antonino Caffo – 5 luglio 2016

 

Un team di ricercatori della Washington University sta per realizzare un progetto tanto strano quanto profetizzato in letteratura, cinema e nei fumetti: il primo esercito di insetti robot. Si tratta di locuste, vere, dotate di parti del corpo ad alta densità tecnologica. Avete presente Robocop? Bene, le locuste di cui stiamo parlando sono dei piccoli militari in miniatura, pensati non per distruggere ma per avvertire l’uomo in caso di emergenza.

A cosa servono

Nello specifico, il progetto guidato da Baranidharan Raman e sponsorizzato dalla Marina degli Stati Uniti, ha l’obiettivo di sfruttare le enormi capacità organiche dell’insetto ortottero per annusare la presenza di ordigni e bombe, sia sui campi di battaglia (pensiamo al Medio Oriente) che nelle città, magari durante un evento globale come gli Europei di calcio o le Olimpiadi. In questo modo, potremmo mandare in giro migliaia di invertebrati per sondare vaste aree in maniera molto più semplice, veloce e utile di quanto potrebbe fare l’uomo.

Si parte dalla natura

Il punto di partenza, come detto, è non stravolgere la composizione organica delle locuste. Queste sono già dotate di antenne composte da decine di sensori naturali che le permettono di annusare e avvertire gli odori in maniera ottimale. “Perché re-inventare la ruota? Nemmeno i migliori dispositivi di rilevamento hanno sensori ottimali, qui invece ci sono insetti con antenne in

Continua qui: https://mytech.panorama.it/arriva-lesercito-degli-insetti-robot/

 

 

“INSECTOTHOPTER”, UN INSETTO SPIA DELLA CIA NEL 1970

7 FEBBRAIO 2018

Negli anni Settanta la CIA aveva sviluppato il progetto di un insetto spia, in grado di raccogliere dati utili per i servizi d’intelligence. Il prototipo di ‘insettocottero‘ era stato costruito da un orologiaio. Capace di volare per un raggio di 200 metri e per una durata di 60 secondi, il robot in miniatura non riusciva però a resistere alle folate di vento. Per questo, l’agenzia Usa ha poi deciso di abbandonare il dispositivo.

Sono passati molti anni.

Non è troppo difficile immaginare che sappiano creare oggi un robot della dimensioni di una mosca o di un moscerino. Uno dei campi più promettenti della ricerca biomedica è la creazione di nanomacchine in grado di operare dentro il corpo umano.

IL VIDEO DELLA CIA : https://youtu.be/TZ3spmVqnco  

on il progredire incessante della tecnologia che sta dietro ai droni e con l’innumerevole aumento delle richieste del mercato, gli ingegneri si trovano di fronte a nuove sfide tecnologiche. La più grande al momento è quelle di riuscire a miniaturizzare questi robot volanti. L’idea che c’è alla base è che droni più piccoli possono riuscire a svolgere meglio le loro funzioni (per esempio volare in spazi angusti e poco agevoli) o ad essere utilizzati anche per altri scopi (si pensi alla necessità di realizzare microspie per scopi di sicurezza o militari).

A questo scopo gli scienziati hanno iniziato ad osservare gli insetti per capire come i loro piccoli corpi possano produrre energia sufficiente per poter volare per lunghi periodi di tempo mentre le batterie che siamo in grado di costruire riescono a malapena a gestire pochi minuti di autonomia.

Ma un nuovo esperimento aggira ulteriormente il problema: abbiamo utilizzato insetti vivi trasformandoli in droni. I ricercatori della Charles Stark Draper Laboratory e degli Howard Hughes Medical Institute hanno presentato DragonflEye. Questo misto tra biologico e robotico assomiglia a un folle esperimento degno dei migliori film di fantascienza ma è un vero insetto vivente che viene telecomandato.

DragonflEye è stato “creato”, sostiene l’azienda produttrice, modificando geneticamente una normale libellula (dragonfly da cui il nome) mediante l’inserimento di alcuni neuroni di controllo nel cordone spinale dell’insetto: un tessuto che è fotosensibile e reagisce agli impulsi luminosi.  Delle sottilissime strutture simili a delle fibre ottiche arrivano agli occhi della libellula e da lì mandano degli impulsi luminosi al cervello controllando così le risposte dell’apparato motorio.

Inoltre la Draper ha dotato l’insetto di una sorta di zaino elettronico carico di sensori e di un minuscolo pannello solare che provvede al funzionamento dell’impianto di controllo e di raccolta dati.

In teoria la libellula cyborg è in grado di volare in ambienti nocivi o non compatibili con la vita umana.

Questa tecnologia è senz’altro straordinaria ma fa sorgere anche interrogativi inquietanti suscitando scenari distopici. Questa tecnologia, che già mostra nel video in pieno il suo funzionamento, può essere applicata molto semplicemente a specie più complesse.

Forse l’idea di insetti spia che volano per i nostri campi o nelle nostre città non è

Continua qui: http://www.nogeoingegneria.com/motivazioni/sociale/insectothopter-un-insetto-spia-della-cia-nel-1970/

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Russia aperta a progetti cinematografici con l’Italia

20.12.2018

 

Il film Grekh (peccato) di Andrey Konchalovsky sul grande scultore e artista Michelangelo Buonarotti uscirà l’anno prossimo, la Russia è pronta in futuro per progetti cinematografici da realizzare con l’Italia, ha dichiarato il ministro della Cultura russo Vladimir Medinsky.

“La Russia e l’Italia hanno grandi tradizioni cinematografiche, ma perdono la battaglia con lo spettatore di Hollywood. E’ devastante. È necessario lavorare su co-produzioni, su produzioni congiunte”, ha detto il ministro russo

Continua qui: https://it.sputniknews.com/mondo/201812206981415-Russia-aperta-progetti-cinematografici-italia/

 

 

Cinquant’anni fa vedevamo per la prima volta noi stessi

Il 24 dicembre del 1968 William Anders scattava una foto che avrebbe cambiato l’umanità.

di Cristiano de Majo 19 Dicembre 2018

AS8-14-2383HR

 

Più o meno cinquant’anni fa, e precisamente il 24 dicembre 1968 alle ore di 10 e 40 di Houston, William Anders scattava una foto alla Terra che sarebbe diventata famosa, forse la più famosa foto alla Terra mai scattata. Esiste a dire il vero una foto in bianco e nero precedente, è del ’66, ma niente a che vedere in quanto a colori, composizione, nitore, anche forse perché mancava la mano dell’uomo (fu scattata in automatico dal Lunar Orbiter 1). Anders era uno dei tre astronauti della missione Apollo 8, primo equipaggio a lasciare l’orbita del nostro pianeta e a raggiungere quella della Luna, un giro e poi di nuovo a casa, senza mettere piede a terra, cosa che succederà invece pochi mesi più avanti, nel luglio del ‘69. La foto è conosciuta da tutti come “Earthrise”, anche se il suo nome vero è molto meno didascalico: AS8-14-2383HR. Sia Anders che Borman, altro membro dell’equipaggio, se ne attribuiranno la paternità, finché alcuni anni dopo l’esame delle pellicole originali si scoprirà con certezza l’autore. Oggi, i potenti mezzi a nostra disposizione ci permettono persino di ascoltare la conversazione tra Borman, Anders e Lovell (il terzo astronauta dell’Apollo 8), mentre la foto viene scattata.

La leggenda vuole che Earthrise sia considerata una specie di pietra di fondazione per l’ambientalismo. L’immagine di una Terra pulsante di colori immersa nell’oscurità dello spazio, disse al mondo, secondo la leggenda, la misura della sua bellezza ma anche della sua fragilità. Nella realtà le cose non andarono proprio così: Spaceship Earth è il titolo di un libro del 1965 dell’economista Barbara Ward-Jackson in cui il pianeta veniva paragonato a un’imbarcazione con risorse limitate, per esempio, ma il movimento ambientalista nasceva ancora prima grazie ai testi di divulgatori come Rachel Carson (Primavera silenziosa, il suo libro più famoso, è del ’62). Earthrise fu in qualche modo lo scatto giusto al momento giusto: proprio mentre si affermavano le prime consapevolezze circa l’importanza della salvaguardia ambientale, ci fu a disposizione l’immagine giusta per incarnare quella battaglia culturale.

Se Life l’ha inserita nelle 100 foto che hanno cambiato l’umanità, però, i motivi non sono soltanto “ecologici”. Earthrise è di fatto la prima volta in cui abbiamo visto noi stessi, con un effetto che sta a metà tra l’esperienza extracorporea – “sono uscito dal mio corpo” – e il selvaggio che trova il suo riflesso in uno specchio d’acqua. Il suo potere vertiginoso resta, forse non intatto, visto il profluvio di inquadrature esterne vere o costruite che

Continua qui: https://www.rivistastudio.com/foto-terra-luna-50-anni/

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Israele: continueremo a combattere truppe iraniane anche se Usa si ritirano

© AP

19.12.2018

“Continueremo a seguire la nostra politica di non permettere agli iraniani di costruire le loro basi vicino ai nostri confini”.

Israele continuerà a combattere le truppe iraniane in Siria anche se gli Stati Uniti ritirano le proprie forze dal paese. Lo ha detto l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Danny Danon in una conferenza stampa.

“Abbiamo le nostre preoccupazioni sulla Siria, sulla presenza di truppe iraniane in Siria

Continua qui: https://it.sputniknews.com/mondo/201812196980598-israele-continueremo-a-combattere-truppe-iraniane-anche-se-usa-si-ritirano/

 

CULTURA

Fatti e soprattutto Misfatti di una Italia mai realizzata né unita

Manlio Lo Presti – 20 dicembre 2018

La prima presentazione del libro dell’Ing. Fausto Capalbo a Cosenza il 12 dicembre nella prestigiosa sede della Università della Calabria, è stato un successo di pubblico che sorprende per due motivi.

Il primo per la particolare prospettiva con cui è stato trattato l’argomento, cioè partendo dai retroscena scarsamente evidenziati nella vulgata storiografica che prevale, speriamo per poco, nei libri accademici, nei salotti della politica, nei numerosi forum politici allestiti dalle maggiori reti televisive e della carta stampata. I relatori sono stati molto attenti ad evidenziare gli aspetti storiografici eterodossi del libro che consentono di realizzare una analisi non allineata e di tenore critico che sta sempre più emergendo nel panorama della ricerca in Italia da un certo tempo.

Il secondo, molto importante, per la numerosità dei cittadini presenti attratti dal prestigio dei relatori di indubbia capacità culturale e tecnica.

La linea comune dei relatori, partendo dalle rispettive notevoli competenze personali, ha posto in evidenza che il libro di Capalbo rappresenta una ulteriore crepa nel muro del conformismo pseudoculturale nato nel dopoguerra e abilmente diffuso nella maggior parte degli ambienti accademici dai pasdaran della memoria (efficace espressione coniata da un illustre giornalista di lungo corso) figli della onda lunga della “opzione Togliatti”, come bene è stato evidenziato nel testo dell’Autore. Altre pubblicazioni di tutto rispetto hanno trattato nel corso del tempo l’argomento della storia del nostro Paese con riferimento prevalente ad eventi istituzionali, politici, economici.

Il libro di Capalbo sviluppa una cronaca diversa di fronte ed attraverso i fatti, anche contemporanei, studiati ed in corso di valutazione da parte degli storici. Il punto di osservazione è quello dei retroscena nascosti o mai volutamente posti in evidenza, eventi spiegati con la difficile strumentazione della simbolica esoterica che ha guidato e contrapposto fra loro diversi gruppi di potere che hanno fatto la storia dell’Italia, una nazione nata a tavolino da un disegno dominante a trazione anglofrancese prima e anglofrancoamericana poi. La trama narrativa offre una lettura a vari livelli: storico, culturale e politica ma tutti inquadrati dentro il binario dei fatti non sconosciuti o percepiti in una prospettiva fino ad oggi falsata.

Il punto di vista particolare dell’indagine storica, che attraversa tutto il testo, ha suscitato l’interesse del pubblico numeroso. La necessità di ridisegnare il percorso della memoria del nostro martoriato Paese diventa sempre più irrinunciabile e imminente, e la presenza di molti partecipanti ha confermato il crescente desiderio di chiarezza su molti fatti e misfatti della nostra storia. A questa necessità hanno risposto egregiamente i relatori.

L’Autore ha in progetto la presentazione del proprio libro in altre città italiane perché convinto che parlare è meglio che tacere per riaprire spazi di dialogo e di ricerca di una verità troppo insistentemente nascosta o spesso manipolata per meri fini di dominazione.

È in programma la presentazione del libro in altre città già dall’inizio del 2019. Le date e i luoghi saranno comunicati con opportuno anticipo.

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Caos Global Compact: cade governo belga, è crisi in Europa

19 dicembre 2018, di Alessandra Caparello

Il Global Compact mette in crisi il governo belga. Il premier Charles Michel ha deciso di rassegnare le sue dimissioni al Re dopo la mozione di sfiducia avanzata dai Verdi e socialisti nei confronti del suo governo accusato di voler sottoscrivere il Global Compact.

Il Global Compact è un documento non vincolante dell’Onu che propone linee guida internazionali sull’immigrazione con una serie di obiettivi, fra cui miglior accesso ad assistenza sanitaria e istruzione per i rifugiati. L’Alleanza nazionalista neo-fiamminga (N-Va) si è sempre detta ostile al patto avviando una campagna molto forte come quella sposata, nel resto d’Europa, dalle principali forze della destra populista.

Vari i tentativi di dialogo avanzati da Michel che, di fronte alla proposta di un voto di sfiducia, ha fatto marcia indietro. Il Global Compact ha portato forti polemiche anche in Italia. Il 17 dicembre l’assemblea generale dell’Onu si era invece

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ECONOMIA

“Correzione epica a Wall Street, sarà peggio del 1929″

17 dicembre 2018, di Mariangela Tessa

Si susseguono gli allarmi sul futuro del mercato azionario. Dopo che la Bri ha detto ieri che nuovi shock non sono esclusi nei prossimi mesi, anche Ron Paul, politico statunitense, esponente della corrente libertaria del Partito Repubblicano, ha avvertito che le correzioni di quest’anno potrebbero essere solo un assaggio di un crollo epico del mercato, che potrebbe verificarsi prima delle attese degli investitori.

Secondo il politico americano, Wall Street sta diventando più vulnerabile e nei prossimi 12 mesi non si vede nulla di buono. I segnali sono già arrivati: la scorsa settimana la Borsa americana è infatti ufficialmente entrata in fase di correzione per la prima volta da due anni.

“Una volta che questa volatilità dimostrerà di non essere solo una  pausa nel mercato rialzista, allora  gli investitori correranno verso l’uscita”,ha detto Paul intervistato alla CNBC, aggiungendo che quello che può succedere a Wall Street nei prossimi mesi “potrebbe essere peggiore del 1929″.

Durante quell’anno, il mercato azionario ha segnato una correzione di quasi il 90% mentre l’economia americana andava a picco.

Paul, che cita la guerra commerciale USA-Cina in corso come un fattore di rischio in crescita, ha spiegato che il suo scenario base è di un calo del 50% rispetto ai livelli attuali.

“Non sono ottimista sulla soluzione della guerra dei dazi. Penso che il problema

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Serge Latouche varca il Piave. La mia intervista al teorico della Decrescita

09/11/2018 Massimo Bordin

«Troppo tardi, coglioni». Si chiude così – con esprit de finesse – la conferenza che ho tenuto con Serge Latouche di fronte a più di duecento persone stipate  nella sala comunale di Sernaglia della Battaglia, in provincia di Treviso. Latouche ha varcato il Piave proprio nei giorni in cui, da quelle parti, si celebrano i 100 anni dalla fine della Grande Guerra. Oggi il Quartier del Piave è una delle aree più ricche d’Europa, pare persino più della Baviera, e vende prosecco a tutto il mondo. Mi ha fatto dunque “strano” l’invito del Comune a moderare una conferenza con Serge Latouche, il principale promotore al mondo del progetto sulla decrescita, cioè di un modello basato sul non-sviluppo.

Il coraggio dell’amministrazione ad affrontare questo tema e la stima per la rivista filosoficaLa Chiave di Sophia che ha curato l’evento mi hanno convinto ad accettare. Eppoi, non capita certo tutti i giorni di conoscere da vicino uno degli attivisti economici più famosi del mondo.

Devo essere sincero, però: ho sempre avuto una sana diffidenza verso chi crede di salvare il mondo andando in bicicletta o mangiando solo le verdurine, pertanto mi sono avvicinato allo studio delle opere di Latouche in modo critico, pur avendo comunque in mente di proteggere il relatore da polemiche isteriche, per dovere di ospitalità.

DIETRO LE QUINTE

Prima dell’evento, ho avuto il piacere di cenare con Latouche e compagna. Mi ha mostrato le copertine dei libri che pubblicherà nel 2019 e alcuni articoli a lui dedicati dalla stampa francese. Poi mi ha chiesto di vedere le opere pittoriche di Cima da Conegliano ed io, da coneglianese mancato, manco gli ho saputo rispondere come si deve. Infine, ha fatto quello che mi aspettavo che facesse. Si è alzato tra l’antipasto ed il primo e mi ha detto sorridendo: “ora vado a non-fumare una non-sigaretta”.

Ecco che, in un attimo, molti dubbi che avevo sulla teoria della decrescita si sono dissipati.  Non tutti, ovviamente, ma quelli per me dirimenti si. Dicono che il Diavolo si nasconda nei dettagli, ma io credo che i dettagli rivelino anche la bontà degli uomini. Nel suo uscire a fumare una sigaretta – contrariamente a quanto molti staranno pensando – Latouche ha voluto dimostrarmi di non essere un moralista da quattro soldi. L’intero progetto sulla decrescita (decroissence, in francese) non si basa sul rigorismo pauperista – come viene sempre fatto appositamente credere – ma sul valore della giusta misura, che prevede che l’uomo sappia porsi dei limiti senza per questo vivere come un monaco di clausura. Al ritorno, il Professore ha finito di mangiare il piatto di salumi locali offerto dagli organizzatori, con buona pace del movimento vegano.

LE DOMANDE

Avete mai visto qualcuno dei centomila video di youtube che hanno Latouche come protagonista? Non ne troverete nememno uno dove gli facciano delle domande. Alla fine delle presentazione biografica, Latouche parte con la sua relazione e va avanti fino alla fine dell’evento. Io ho voluto provare – magari senza riuscirci, chissa! – una cosa un po’ diversa, cioè rivolgergli alcune domande interrompendo il filo del suo discorso. Non è stato per niente facile per lui: l’economista a gennaio compirà 79 anni ed è di madrelingua francese. Trovatemelo voi un intellettuale italiano ottantenene che tiene una conferenza al giorno in una lingua diversa dalla sua …

In Italia l’espressione “decrescita felice” suscita ancora oggi molta perplessità. Come si conciliano un sostantivo, decrescita, con un aggettivo a contrasto (felice)?

Questo è un equivoco tutto italiano, se mi consente. Io non ho mai usato questa espressione, attribuibile forse ad altri esponenti del movimento. La decrescita ha un significato preciso e parte dall’assunto che noi viviamo in un mondo finito e con risorse finite. La seconda legge della termodinamica ci dice che se bruciamo 10 litri di benzina essa “non si distrugge”, ma non la possiamo nemmeno più riutilizzare come forma di energia. Come forma di energia la benzina se n’è andata per sempre. E la benzina, che è un derivato del petrolio, è un combustibile limitato, cioè finito. Queste sono cose che capirebbe anche un bambino, ma gli economisti no, si rifiutano di includere nell’economia questo aspetto determinante per il nostro futuro. Pertanto, io ritengo che siamo giunti ad un punto cruciale, che impone il non-sviluppo. Purtroppo la stragrande maggioranza dei mass media e delle persone è indotta a pensare il contrario, e cioè che sia necessario produrre sempre di più. Per farlo, tuttavia, è necessario che le persone siano infelici. Le persone felici, infatti, non hanno interesse a consumare, nel senso che consumano solo ciò che è strettamente necessario, e non acquistano cose per noia e frustrazione, come accade oggi. Ma il mercato è proprio di questa frustrazione che ha bisogno, se vuole crescere. Dunque, io vedo la felicità come una cosa lontana dalla crescita e, sotto molti punti di vista, in antitesi allo sviluppo. Più cresciamo senza che ce ne sia bisogno, più siamo infelici. Il concetto di felicità inteso come accumulo e consumo, comunque, è piuttosto recente, e risale agli ultimi tre secoli, che  non a caso sono i secoli dell’industrializzazione. Prima, il concetto di beatitudine prevaleva su quello di felicità che, per certi punti di vista, nemmeno esisteva.

Lei ha scritto molto sulla fine del consumismo e sull’abbondanza frugale. La frugalità per Latouche è un valore, ma è un valore indotto dall’avversione per il consumismo odierno, oppure è una necessità legata all’ecosistema?

Quando le risorse erano scarse la frugalità era un valore. Ora che le risorse sono ritenute abbondanti il consumo, invece, è diventato il valore per eccellenza. Io propongo di tornare ad un modello frugale,  è vero, ma non può essere questa una mera nostalgia per una mitica età bucolica. Al tempo stesso, però, è molto stupido e bugiardo ritenere che non ci sia mai stata nella storia dell’umanità un’era della frugalità conforme alla natura umana, ai suoi ritmi ed ai suoi bisogni. Anzi! Per centinaia di migliaia di anni, cioè per la maggior parte del tempo della nostra storia, l’uomo è stato cacciatore-raccoglitore, e lavorava 2-3 ore al giorno. Il resto del tempo si interessava alle relazioni sociali e al gioco. Dunque, noi oggi alvoriamo quasi il triplo dei nostri predecessori per motivi legati alla crescita fine a se stessa, ma non perchè ciò sia necessario alla nostra sopravvivenza, e tanto meno per la nostra felicità. In queste zone del Veneto c’è stata l’immane tragedia dell’alluvione, ed è evidente che le cause siano attribuibili a fenomeni come l’effetto serra. Fenomeno artificiale ancora una volta legato al consumismo.

Se la produzione agricola diminuisce secondo un modello di decrescita, com’è possibile mantenere alti standard di quantità e qualità alimentare?

L’agricoltura è stata industrializzata a partire dal Settecento. Prima della rivoluzione agricola e industriale c’erano dei terreni comuni, cioè terreni di tutti, dove si pascolava il bestiame (openfield). Poi, in Inghilterra sono arrivate le recinzioni (enclosures) che hanno responsabilizzato i coltivatori, hanno aumentato la superficie coltivabile e implementato l’ambizione del proprietario della terra. Ciò ha determinato una grave crisi per quel modello contadino, basato sull’economia di villaggio, il dono e la solidarietà. Si può recuperare qualcosa del modello openfiled senza però gettare vie le conquiste fatte in questi secoli in termini di progresso? Ci sono molte proposte a questo, ma la più credibile e percorribile è quella dell’agricoltura biologica, perchè riduce al minimo gli sprechi e consente anche di salvare i beni comuni dalla privatizzazione. Per beni comuni intendo realtà materiali come ovviamente l’aria e l’acqua, ma anche beni non legati alla natura, come i trasporti, l’istruzione e la salute.

«I vizi privati fanno la virtù pubblica». Questo noto adagio sembra sintetizzare la ricetta dell’economia liberale. Tutti si possono arricchire se perseguono il proprio interesse personale, la cosiddetta “mano invisibile”. Delle varie teorie economiche tradizionali – liberalismo di Smith e Ricardo, marxismo, Keynes, scuola austriaca, liberismo di Friedman – quale si avvicina di più alla decrescita?

La decrescita prende atto che lo sviluppo per lo sviluppo non ha senso. Lo sviluppo ha senso solo se soddisfa determinati bisogni, altrimenti diventa una religione: la religione dell’economia. Se guardo alla mia personale biografia devo ammettere che anch’io ero caduto nell’errore di pensare che la crescita produttiva fosse sempre e comunque positiva. Ho lavorato in Africa, ad esempio, ed anche da quell’esperienza mi sono reso conto che nel tentativo di industrializzare l’Africa stavamo facendo lo stesso errore fatto in Unione Sovietica che infatti si è rivelato un errore grave perché quel tipo di comunismo ha cercato di combattere il capitalismo sul suo stesso terreno, e cioè quello della produttività fine a se stessa. Tra le dottrine economiche elaborate negli ultimi secoli, marxismo e Keynes rappresentano senza dubbio alternative che mi piacciono, se non altro perché mirano a risolvere la disoccupazione, che è l’arma attraverso la quale il capitale alimenta se stesso producendo precarietà, e dunque ricatto, ed il consumismo, che come detto si basa sull’infelicità e l’insoddisfazione. Detto questo, tuttavia, è più corretto pensare alla decrescita più come ad una “mentalità”, ad un salto culturale,  che non come ad un’alternativa qualsiasi al modo di produzione. Il pensiero liberale si è imposto come cambio di paradigma ed è basato su un’autoregolazione del mercato che esiste solo nella fantasia, come quella

Continua qui: http://micidial.it/2018/11/serge-latouche-varca-il-piave-la-mia-intervista-al-teorico-della-decrescita/

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Manovra, i morti sul lavoro aumentano ma il governo taglia i fondi per la sicurezza

Tra le voci “tagliate” per abbassare il deficit ci sono 310 milioni in tre anni per le “risorse strutturali” destinate all’Inail

Di Redazione TPI  19 Dic. 2018

Manovra, il governo taglia i fondi per la sicurezza sul lavoro: 310 milioni di euro in meno tra il 2019 e il 2021 per le “risorse strutturali” destinate all’Inail per finanziare progetti di investimento e formazione in salute e sicurezza.

Una decisione, quella del governo per arrivare al taglio della spesa pubblica chiesto da Bruxelles, che arriva però in un momento in cui i morti sui luoghi del lavoro sono aumentati del 4,5 per cento: nei primi otto mesi del 2017 le vittime erano state 682; tra gennaio e agosto del 2018 sono state 713.

Un aumento dovuto soprattutto, secondo l’ultima relazione dell’Inail, all’elevato numero di decessi avvenuti nel mese di agosto di quest’anno rispetto all’agosto 2017 (92 contro 51), alcuni dei quali causati da incidenti “plurimi”, ovvero quelli che causano contemporaneamente la morte di due o più lavoratori.

Il taglio delle “risorse strutturali” destinate all’Inail per finanziare progetti di investimento e formazione in salute e sicurezza del lavoro sarà triennale: la riduzione prevista è di 110 milioni nel 2019, 100 milioni nel 2020, altrettanti nel 2021.

“Se fai il gioco delle tre carte non risolvi niente: togli di qua e metti di là”. Questo il commento di Carmelo Barbagallo alla riduzione dei premi Inail contenuta in manovra. Secondo il segretario generale della Uil, “non è possibile togliere soldi all’Inail di fronte ai problemi della sicurezza che ancora esistono nel mondo del lavoro italiano. L’infortunistica è ancora da curare”.

Dure critiche arrivano anche dal responsabile Fiom Cgil nazionale per Salute e sicurezza, Maurizio Marcelli, per il quale l’emendamento alla manovra è arrivato su “spinta delle associazioni delle imprese” che, da tempo, volevamo la “riduzione dei premi assicurativi che le imprese pagano all’Inail”.

“Un emendamento così fatto, oltre a essere un sostegno sbagliato alle imprese,

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LA LINGUA SALVATA

Granitico

gra-nì-ti-co

SIGNFatto di granito, che sembra granito; saldo, duro, incrollabile

da granito, derivato del latino granulum ‘granulo’.

Sì, è un aggettivo di forza rara, ma per entrarci soffermiamoci a notare, ancora una volta, anche qui, una delle più pervasive ossessioni della lingua, del pensiero. Il grano.

Grani di frumento. Grani di sale. La grana diversa della carta vetrata o della sabbia. La definizione delle fotografie digitali – più o meno sgranate. Il grana padano. I grani di perle. La grana che si spende e si guadagna. Il granitico, così solido, parte dai grani della grana del granito. Grani che non sono sciolti come in un sacco di chicchi, ma compattati insieme nella famiglia regina delle rocce intrusive. Ed è stupefacente come la suggestione del grano si spinga fino a questi significati estremi.

Sono poche le rocce il cui nome è terra fertile per usi figurati; e il granito, in virtù della sua

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PANORAMA INTERNAZIONALE

Eurozona: tutte le eccezioni della Francia

 

L’élite francese gode di eccezioni pacchiane e stravaganti, che solo una propaganda capillare che dura da 70 anni è riuscita a relativizzare o a far passare per innocue particolarità ‘culturali’

 

Il vastissimo ‘Oltremare’ francese

 

17 dicembre 2018 di Nicoletta Forcheri.

L’UE vuole che riduciamo il debito pubblico, per ridurlo dobbiamo aumentare il PIL e la domanda interna, per farlo abbiamo bisogno di investimenti produttivi e di distribuire liquidità (e di ridurre le tasse), ma in questo contesto di moneta debito, non possiamo che aumentare il deficit (o fare moneta fiscale). Ma l’UE NON vuole che aumentiamo il deficit, e se già sappiamo che è campato in aria il valore del 3% per il rapporto deficit/PIL, ancora più infondato lo è quello del 2% non previsto in alcun Trattato UE ! Ma ciliegina, Moscovici ha detto che Macron potrà superare il 3% del rapporto deficit/Pil perché la situazione francese non è paragonabile all’Italia. E’ vero non lo è. Perché, come e più di altri paesi, la sua élite gode di eccezioni pacchiane ed estravaganti, che solo una propaganda capillare che dura da 70 anni è riuscita a relativizzare o a far passare per innocue particolarità “culturali”, tipiche del suo “rayonnement” e dei “generosi” “aiuti allo sviluppo”.

In uno degli ultimi articoli riferivo del franco africano CFA: stampato, coniato e creato dal Trésor francese per 3 zone valutarie africane costituite da 14 paesi africani più le Comore. In cambio della presunta garanzia di convertibilità di detta moneta da parte della Francia, il Trésor richiede in un conto segreto il 50% delle riserve valutarie di ognuno di quei paesi.

 

 

Questo significa che sotto banco, senza che nessun protocollo ai Trattati europei, né che alcuna clausola degli stessi ne preveda la possibilità, lo Stato francese ha continuato a batter moneta, Trésor e Banca centrale francese uniti contrariamente all’articolo 130 dei Trattati sul Funzionamento dell’UE,che prevede l’autonomia delle Banche centrali dell’eurozona da Stati e governi e contrariamente a quello che ci raccontano essere il divieto fondamentale dell’eurozona, quello di battere moneta da parte degli Stati, tranne che per il conio monetine!

Vero è che i Trattati NON parlano di monete diverse dall’euro, definendo come unica moneta a corso legale nell’eurozona le banconote e le monetine in euro, il che significa che:

 

  1. niente è previsto per il caso in cui uno Stato membro dell’eurozona stampasse ed emettesse euro NON a corso legale nell’eurozona, e infatti la Germania ha coniato monetine sui generis (da 5 euro) non previste dalla BCE, ma non solo, la regola è stata scritta un po’ “lassa” in modo da consentire il flou artistique al sistema bancario che moltiplica gli strumenti di pagamento che fungono da moneta (visa, carte, bonifici e depositi scritturali, ma anche app, paypal ecc, o anche crypto e btc). Non per niente molti sovranisti insistono sulla possibilità di emettere moneta fiduciaria come le statonote (Nino Galloni), i CCF (Costa, Bossone, Cattaneo, Sylos Labini), senza parlare dei minibot di Borghi che hanno inizialmente provocato un pandemonio tra i cosiddetti “mercati”;

 

  1. che niente è previsto per il caso in cui uno Stato membro dell’eurozona battesse euro a corso legale fuori dall’eurozona, come si è visto con la “tolleranza” per il caso della Francia, che stampa ed emette franchi CFA per le sue colonie africane o come l’Olanda nelle Antille olandesi,dove la Banca centrale olandese controlla la Banca di Curaçao che stampa, sotto il suo controllo, una valuta agganciata al dollaro.

 

E il punto è proprio che in quei territori d’oltremare, paesi come il Regno dei Paesi Bassi e la Francia, hanno mantenuto dei legami coloniali e imperialisti tali da passare attraverso le maglie dei Trattati permettendosi di battere moneta oltremare, ni vu ni connu, “incognito”. A ben guardarci non c’è neppure bisogno di alcun protocollo aggiuntivo ai Trattati perché questi sono stati formulati in modo tale che niente è detto della prerogativa di battere moneta NON in euro in territori FUORI dal perimetro dell’Unione europea. Che è chiaramente il caso per i CFA in Africa e la valuta delle Antille olandesi.

Che ne è invece del perimetro, labile, dell’Unione europea con paesi associati e regioni ultra periferiche

 

Continua qui:

https://nicolettaforcheri.wordpress.com/2018/12/13/eurozona-tutte-le-eccezioni-della-francia/?fbclid=IwAR2tx68CcgS3Eg919iXRpr42muCGW93joji5vZJlnmUCRQeRFDJSqbRFvlc  

 

 

 

 

Powell ammazza le colombe ed anche il mercato USA. Beh, complimenti

20 dicembre 2018 – Fabio Lugano

La FED ha annunciato un aumento dei tassi seguito da un discorso che avrebbe dovuto essere “Tranquillizzante”, ma che è riuscito ad ottenere l’effetto esattamente opposto.

Powell ha fatto capire che nel 2019 gli aumenti dei tassi saranno, probabilmente, due invece che tre come precedentemente previsto. Doveva essere un discorso rassicurante, tutto va bene state tranquilli, faremo solo due piccoli aggiustamenti, ma…..

Nel frattempo, grande fuga dal rischio verso i titoli di stato USA che hanno visto i rendimenti crollare. Meglio poco rendimento, ma senza rischi.

I rendimenti dei titoli USA sono scesi a tal punto da essere tornati ai livelli di aprile.

Nel frattempo, però titoli ad alto rendimento e perfino bitcoin hanno ceduto. Come sempre

Continua qui: https://scenarieconomici.it/powell-ammazza-le-colombe-ed-anche-il-mercato-usa-beh-complimenti/

 

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