RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 21 DICEMBRE 2018

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NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

21 DICEMBRE 2018

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

A meno di non essere eschimesi,

si è sempre meridionali di qualcuno.

LUCIANO DE CRESCENZO, I pensieri di Bellavista, Mondadori, 2005, pag. 98

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

Putin: “Rischio di una guerra nucleare e della fine della civiltà”

Putin: Il mondo sottovaluta il rischio di una catastrofe nucleare

Il criminale Giorgetto Soros nominato dal Financial Times uomo dell’anno

Harvey Weinstein a processo per molestie sessuali e stupro/ Ultime notizie: via libera dal giudice di New York  1

Quale idea rappresenta, l’Italia?  1

IL CONTADINO DELLE STELLE  1

Einstein on the beach

Indipendenti. Da chi? Perché?  1

La disinformazione e la denigrazione cominciano con ANSA…. 1

L’assassinio del giornalista Bachir Rabani

L’Italia resta sotto commissariamento dal ‘92  1

La fittizia dicotomia tra stato e capitalismo  1

UE e sovranità monetaria secondo Mario Draghi 1

La Malaysia, Goldman Sachs e lo scandalo dei fondi illeciti 1

La retromarcia del Governo e lo spettro di Monti sull’Italia  1

Emmanuel Macron, la guardia del corpo e la mafia russa: bomba sull’Eliseo  1

Nuova Lega Anseatica: l’altro fronte interno alla UE  1

Ibridi cinesi Erectus/Sapiens di 900 mila anni: il Corriere riscrive la storia?  1

 

 

 

IN EVIDENZA

Putin: “Rischio di una guerra nucleare e della fine della civiltà”

Il presidente russo, durante la tradizionale conferenza annuale di fine anno, si mostra preoccupato sul futuro del mondo, ma ricorda anche i dati economici positivi di Mosca

20 dicembre 2018

Il presidente russo Vladimir Putin lancia l’allarme durante la grande conferenza di fine anno.

Il mondo sta sottovalutando il pericolo di una guerra nucleare” ha detto il leader del Cremlino. Secondo il presidente russo il declino della sicurezza internazionale soprattutto nell’ambito della corsa agli armamenti, “aumenta l’incertezza“. E il riferimento è ovviamente alla decisione degli Stati Uniti di uscire dal trattato Inf sulle armi nucleari.

 

Una scelta che secondo Putin rappresenta il “collasso del sistema internazionale di deterrenza“.

La superiorità russa nella difesa missilistica serve a mantenere la parità strategica e se arriveranno i missili in Europa, poi l’Occidente non squittisca se reagiremo. Ma confido che l’umanità avrà abbastanza buon senso per evitare il peggio“. Secondo Putin, il rischio maggiore per l’Europa (e in particolare per la Russia) è quello dell’utilizzo di armi nucleari “a bassa potenza“. Quest’idea, che da tempo si sta stabilizzando in alcune Difese occidentali, in particolare al Pentagono, secondo il Cremlino è indice di una pericolosa

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Putin: il mondo sottovaluta il rischio catastrofe nucleare

Mosca, conferenza di fine anno dello Zar. “Se arrivano missili in Europa noi reagiremo

Ultimo aggiornamento il 20 dicembre 2018 alle 15:42

Roma, 20 dicembre 2018 – Mosca, 20 dicembre 2018 – “Il mondo sta sottovalutando il pericolo di una guerra nucleare”. Una dichiarazione forte, uscita dalla conferenza stampa del presidente russo Vladimir Putin. Lo Zar ha sottolineato come “lo sfacelo del sistema di deterrenza internazionale”, acuito dalla decisione degli Usa di uscire dal trattato Inf, “aumenta l’incertezza: se arriveranno i missili in Europa – avverte – l’Occidente non squittisca se noi reagiremo”.

ECONOMIA. Sono allo studio “grandi progetti” per garantire alla Russia un balzo in avanti sulle innovazioni tecnologiche e per promuovere il benessere nella popolazione. “Nei primi 10 mesi dell’anno il Pil russo ha segnato il +1,7%“. Così ha esordito Putin nell’incontro di fine anno con i rappresentanti dei media, a Mosca. “La produzione industriale è salita del 2,9% e prevediamo di arrivare al 3%, i redditi reali sono cresciuti dello 0,5% e che le retribuzioni sono salite del 7%“. Tra i dati messi in rilievo, il calo della disoccupazione, scesa dal 5,2 al 4,8 per cento in un anno. La Russia esce da un difficile periodo per la sua economia, che ha sofferto di una lunga fase di stagnazione dovuta al calo del prezzo del petrolio, dalle cui esportazioni dipendente fortemente, cui si sono aggiunti gli effetti del crollo del valore del rublo e delle sanzioni occidentali.

WELFARE. La popolarità di Putin è scesa dopo una recente riforma che prevede il graduale aumento dell’età di pensionamento da 55 a 60 anni per le donne e da 60 a 65 anni per gli uomini. Del resto, cresce la speranza di vita anche in Russia, quest’anno raggiungerà i 72,9 anni, mentre l’anno scorso era di 72,7. Un altro fattore di impopolarità è legato al livello di inflazione, ancora a livelli accettabili, ma si prevede un periodo di assestamento, e una fase di aumenti dei prezzi nei prossimi mesi a causa dell’aumento dell’Iva previsto.

GEOPOLITICA. Passaggio cruciale della conferenza di Putin sono ovviamente i temi legati alla geopolitica, la partita a scacchi con l’Europa e gli Stati Uniti, le strategie militari al confine con l’Ucraina, e il ruolo giocato da Mosca negli equilibri in Siria e in tutto il Medio Oriente. “Le armi della Russia – ha chiarito – servono a mantenere la parità strategica, e se arriveranno i missili in Europa poi l’Occidente non squittisca se noi reagiremo. Ma io confido che l’umanità avrà abbastanza buon senso per evitare il peggio“. “Stiamo assistendo al collasso del sistema internazionale di deterrenza” e il pericolo di “catastrofe globale” risiede nell’idea che prende piede in Occidente di poter “utilizzare armi nucleari di bassa potenza”. Putin ha sottolineato che “la superiorità russa nella difesa missilistica è un elemento di deterrenza nella corsa globale agli armamenti“. Ma la tendenza ad abbassare la soglia di accettabilità nelle armi nucleari a bassa carica potrebbe portare a quella catastrofe globale che è stata paventata.

SUPERPOTENZE. – L’obiettivo dichiarato di Putin, l’ambizione a lungo accarezzata, è quella di portare la Russia nel club delle prime cinque potenze economiche mondiali, perché il Paese ha “le forze necessarie” per farlo. “Abbiamo bisogno di entrare tra i primi campioni economici, abbiamo i punti di forza per prendere il quinto posto nel mondo e penso che lo faremo”, ha detto. La Russia deve compiere “una svolta, dobbiamo fare un salto nell’innovazione tecnologica, altrimenti il nostro Paese non ha futuro”, ha aggiunto. La Russia al momento si colloca al dodicesimo posto tra le economie mondiali, secondo una recente classifica della Banca Mondiale.

SANZIONI. L’Occidente agita lo spettro della russofobia e delle sanzioni “per contenere la potenza della Russia“, dice ancora Putin. “Niente di nuovo, la Russia ha convissuto per tutta la sua storia, nell’800 e nel ‘900, con qualche forma di restrizioni, basta leggere il carteggio dei diplomatici“, ha aggiunto. “Il caso Skripal è servito come mezzo per introdurre altre sanzioni, ma l’economia russa ormai si è adattata alle sanzioni, che per certi versi hanno portato anche dei vantaggi“.

IMPERIALISMO. L’accusa che la Russia cerchi il dominio del mondo “è un cliché“ propinato all’opinione pubblica occidentale, e in particolare ai paesi che fanno parte dell’Alleanza Atlantica così che facciano quadrato. La Nato ha bisogno di un nemico esterno, e questo nemico è la Russia. Noi sappiamo bene che il quartier generale di chi davvero vuole dominare il mondo non sta a Mosca, ma a Washington, basta vedere la differenza nella spesa militare fra Russia e Stati Uniti“. “La Russia è preoccupata dalla presenza militare americana in Giappone, e dai piani Usa di schierare nuovi missili nel Paese alleato. Mosca sta trattando per concludere un accordo di pace con Tokyo, mai firmato dalla fine della seconda guerra mondiale a causa della disputa sulle isole Curili, occupate dall’Armata Rossa sulla fine del conflitto e ancora rivendicate dal Giappone“.

IDEOLOGIE. Il ritorno del socialismo in Russia è “impossibile“, ha detto lo Zar rispondendo a una domanda sulle nostalgie verso l’Unione Sovietica. Detto questo, Putin ha dichiarato che “elementi del modello socialista“ sono utili, e nel piano d’intervento nazionale varato dal governo “si sta portando avanti questa politica“. “Il problema è che ai tempi del socialismo la spesa dello Stato superava gli introiti, e questo non va bene“.

SPIONAGGIO. I casi delle spie russe arrestate o denunciate in Occidente mirano a “contenere la Russia”. Putin respinge al mittente le accuse mosse al Cremlino sul presunto uso spregiudicato delle risorse di intelligence all’estero. Il capo del Cremlino ha fatto riferimento diretto a due casi: l’avvelenamento con un agente nervino dell’ex spia doppiogiochista Serghei Skripal e di sua figlia Yulia, a Salisbury, e la condanna di Maria Butina negli Stati Uniti per aver agito come agente straniero in modo illegale. “Non capisco – ha ribadito – di cosa possa riconoscersi colpevole Butina: non ricopriva alcuna mansione per il governo russo e non ci sono basi per le accuse”. ”Se non ci fossero stati gli Skripal, si sarebbero inventati qualcos’altro”, ha proseguito. “C’è solo uno scopo dietro questo: contenere lo sviluppo della Russia come possibile rivale”.

RUSSIAGATE. “Donald ha ragione”. Chiamando semplicemente per nome il tycoon, il capo del Cremlino ha parlato di Trump in tono volutamente disteso, dicendo di essere d’accordo con il presidente americano sul fatto che gli Usa hanno contribuito alla sconfitta dell’Isis in Siria. Allo stesso tempo, il presidente russo ha ricordato i risultati ottenuti da Mosca, intervenuta a fianco delle forze governative siriane con l’Iran per combattere il terrorismo. La Russia accoglie positivamente la decisione americana di ritirare le truppe dalla Siria, ma non vede ancora segnali in tal senso, nota anzi che in Afghanistan le truppe americane sono presenti da 17 anni, nonostante i ripetuti annunci di un possibile eventuale ritiro.

GOSSIP. “Sposarmi? Sono un uomo perbene, prima o poi lo farò. Anzi, dovrò farlo“. Così ha detto Vladimir a un giornalista che gli chiedeva “quando si sposerà e chi sposerà“. “Evidentemente lei è sposato e vuole che anche

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Putin: «Il mondo sottovaluta il rischio di una guerra nucleare»

Il presidente russo in conferenza a Mosca: «Sistema di deterrenza internazionale allo sfacelo. Se arriveranno i missili in Europa poi l’Occidente non squittisca se noi reagiremo».

20 dicembre 2018

Un avvertimento che mette i brividi. Soprattutto perché è arrivato dal presidente russo Vladimir Putin. «Il mondo sta sottovalutando il pericolo di una guerra nucleare», ha detto lo “zar” ai 1.700 i giornalisti accreditati per la conferenza stampa annuale al World Trade Center di Mosca. Putin ha sottolineato come lo «sfacelo» del sistema di deterrenza internazionale, acuito dalla decisione degli Usa di uscire dal trattato Inf, «aumenta l’incertezza». «Le armi della Russia», ha aggiunto, «servono a mantenere la parità strategica e se arriveranno i missili in Europa poi l’Occidente non squittisca se noi reagiremo. Ma io confido che l’umanità avrà abbastanza buon senso per evitare il peggio».

Putin ha poi puntato il dito contro le ipotesi di «abbassare» la soglia di tolleranza riguardo alle armi nucleari, cioè introdurre armi atomiche «per uso tattico», sostenendo che questo potrebbe portare a una «catastrofe globale». Inoltr,e esistono i missili balistici senza testate nucleari e noi dunque «non possiamo sapere», quando viene lanciato un missile, se è armato con testata nucleare o meno, e questo ha un impatto sui «nostri sistemi di difesa» programmati per rispondere «ad un attacco fatale». Putin, parlando dei rapporti col Giappone, ha infine stigmatizzato una volta di più lo scudo missilistico Usa. «Per noi questi sistemi non sono solo difensivi perché sono in realtà sincronizzati con l’apparato offensivo, e lo capiamo benissimo»

IL RITIRO DELLE TRUPPE USA IN SIRIA, «UNA COSA GIUSTA»

Poi il presidente della Russia si è soffermato sulla Siria, spiegando che il Cremlino ha accolto positivamente la decisione americana di ritirare le proprie truppe, ma non nota ancora segnali in tal senso. Putin ha affermato che in Afghanistan le truppe Usa sono presenti da 17 anni nonostante i continui annunci di un ritiro. «Se gli Stati Uniti hanno deciso di ritirare il proprio contingente, hanno fatto la cosa giusta», ha sottolineato. «La presenza dei soldati americani è necessaria? No, non penso che sia necessaria», ha poi

 

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Il criminale Giorgetto Soros nominato dal Financial Times uomo dell’anno.

giovedì 20 dicembre 2018 – Alfredo d’Ecclesia

Non ci sono obbiettivi raggiunti e non ci sono motivazioni particolari dietro questo premio dato a Soros dal Financial Times: “Stavolta – hanno spiegato dal quotidiano economico – abbiamo scelto anche per i valori che rappresenta: è un filantropo che crede nella democrazia liberale e nella società aperta”.

Questo criminale che sta dietro ogni colpo di stato e che cerca di diffondere caos

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ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Harvey Weinstein a processo per molestie sessuali e stupro/ Ultime notizie: via libera dal giudice di New York

Harvey Weinstein a processo per molestie sessuali e stupro: via libera dal giudice di New York. Le ultime notizie: respinta richiesta di archiviazione dei difensori

20.12.2018 – Silvana Palazzo

Harvey Weinstein a processo per molestie sessuali e stupro. Il giudice della Corte Suprema Statale di New York, James Burke, ha dato il via libera alla procura per riprendere il procedimento. Il produttore cinematografico è sotto accusa per cinque capi di imputazione, tra cui lo stupro. I legali dell’ex boss di Miramax avevano ottenuto alcune settimane fa la derubricazione di un capo di accusa e speravano di ottenere l’archiviazione totale del caso, invece la macchina della giustizia americana si muove per l’ex re di Hollywood. La loro richiesta è stata respinta. I legali di Weinstein sostenevano che il caso era stato «irrimediabilmente contaminato» perché uno degli agenti che si è occupato dell’inchiesta avrebbe agito in modo improprio e perché alcune delle accusatrici avrebbero, secondo loro, detto il falso. Per il giudice invece ci sono «ampie prove per far continuare il processo», scrive Associated Press. Harvey Weinstein, che continua a dirsi innocente, non ha

 

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https://www.ilsussidiario.net/news/cinema-televisione-e-media/2018/12/20/harvey-weinstein-a-processo-per-molestie-sessuali-e-stupro-ultime-notizie-via-libera-dal-giudice-di-new-york/1825613/

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Quale idea rappresenta, l’Italia?

di Francesco Lamendola – 20/12/2018

Fonte: Accademia nuova Italia

Uno Stato, per esistere e per avere delle basi solide, non può accontentarsi di essere uno scatolone di popolazioni e un contenitore di interessi economici, grandi o piccoli che siano; non può essere nemmeno, come vorrebbe il liberismo classico, una sorta di agenzia delegata a proteggere le libertà del singolo individuo e a garantire i suoi inalienabili diritti. Deve essere di più, molto di più, altrimenti finirà per sfasciarsi, sanguinosamente come la ex Jugoslavia, o anche in modo del tutto pacifico e civile, come la ex Cecoslovacchia; e non  è affatto escluso che il Belgio finisca per fare  la stessa fine. Gli Stati, come li conosciamo, sono delle creazioni abbastanza recenti: lo Stato moderno nasce verso il 1300, alla fine del Medioevo, con il consolidamento delle monarchie nazionali, specialmente la Francia e l’Inghilterra. Gradualmente, dalla frammentazione politica, giuridica ed economica del feudalesimo, sono nati questi grossi organismi che solo un po’ alla volta hanno visto l’affermazione territoriale delle rispettive monarchie: ancora alla metà del 1600, per esempio, l’autorità, sul territorio francese, era rappresentata assai più dai grossi feudatarie che dal re. Ci sono voluti altri due secoli, e specialmente l’esperienza della Rivoluzione francese e di Napoleone, perché lo Stato odierno si consolidasse, e ciò avvenne, in Europa occidentale, essenzialmente sulla base della nazionalità. In Europa centrale e orientale, invece, la maggior parte degli Stati erano di origine dinastica, si erano formati come estensioni delle rispettive case regnanti e si erano ampliati per mezzo di matrimoni e unioni personali: tipico esempio l’impero austriaco, che comprendeva undici popoli e aveva la sua idea forte nella fedeltà alla casata asburgica, la quale si poneva come un potere paternalistico e unificante, al di sopra di tutte le identità e le possibili divisioni. Anche l’Impero russo, in una certa misura, si reggeva sul principio monarchico e dinastico, però in esso la nazionalità russa occupava un ruolo centrale: perciò, di fatto, la Russia degli zar si reggeva su un doppio principio, dinastico e nazionale. Ma la Francia, in particolare dal 1792, rappresentava un principio nuovo: non solo il principio nazionale, ma anche quello democratico di stampo massonico. Grazie a Napoleone, alle sue conquiste e alla sua legislazione, tale principio si estese a gran parte dell’Europa; e se è vero che con la Restaurazione molte delle novità introdotte dal modello napoleonico vennero ritirate, è altrettanto vero che molte altre rimasero, perché erano ormai funzionali al processo evolutivo della forma statale stessa. I prefetti, ad esempio, o i licei, come scuole superiori per la formazione della futura classe dirigente; oppure l’anticlericalismo programmatico e il confinamento della realtà religiosa entro un ghetto dai confini ben precisi: tutte queste cose erano state introdotte dai francesi negli Stati conquistati da Napoleone, ma sostanzialmente rimasero anche dopo la sua definitiva sconfitta, nel 1815. L’Inghilterra, da parte sua e sin dalla fine del XVII secolo, rappresentava un’altra idea ancora: la monarchia costituzionale, sul modello del liberalismo. Dunque, nell’Europa del 1914 vengono a confrontarsi almeno tre modelli ideologici e pratici di Stati: quelli basati sul principio dinastico e legittimista, come l’Austria-Ungheria, la Russia e la Germania; quelli basati su quello repubblicano, democratico e massonico, come la Francia; e quelli basati sul principio costituzionale e liberale moderato, anch’esso di stampo massonico ,come la Gran Bretagna. Al di fuori del continente, gli Stati Uniti, benché eredi della colonizzazione inglese, rappresentavano il principio democratico e massonico, più sul modello francese che su quello britannico, però, a differenza della Francia, con un legame meno forte col principio di nazionalità, essendo formati da immigrati delle più varie provenienze (anche se la base nazionale era e restava anglosassone); e il Giappone, che era passato direttamente dallo Stato feudale medievale allo Stato moderno di matrice liberale, senza però recidere del tutto le proprie radici e senza rinunciare alla propria specifica identità asiatica.

E il Regno d’Italia, nato il 17 marzo 1861, quale idea rappresentava? E quale idea, oggi, rappresenta la Repubblica italiana, nata il 2 giugno 1946?

Ci sembrano molto interessanti le riflessioni svolte su questo argomento da un grande storico e sociologo italiano, Guglielmo Ferrero, nella sua grande opera sul Congresso di Vienna (da: G. Ferrero, Il Congresso di Vienna, 1814-1815. Talleyrand e la ricostruzione dell’Europa; Milano, Editore Corbaccio, 1999, vol. II, pp. 359-362):

 

[Dopo il 1815] l’Italia, calpestata, smembrata e ricomposta a capriccio dai poteri rivoluzionari aveva cominciato a sentirsi capace di fondare sull’esempio e in opposizione agli altri grandi Stati d’Europa, uno Stato potente. Nasceva quel sentimento nazionale che non tarderà a svilupparsi e finirà per persuadere una parte dell’Italia – ma una parte solamente – che i piccoli Stati dell’Antico Regime e il paradiso di lave spente caldeggiato dall’imperatore d’Austria erano causa di tutti i suoi mali, della sua povertà, della sua impotenza, della sua oscurità… L’Italia sarà sempre più divisa da un dualismo inconciliabile: dove s’annidava il nemico, il pericolo, la sorgente del male? Nell’Antico Regime, o nella Rivoluzione?

Le dinastie dell’Antico Regime sopravviventi in Italia rappresentavano delle legittimità, ma legittimità moribonde. Per questa ragione la soluzione che il Congresso di Vienna aveva applicato al problema italiano era mediocre e precaria, senza che si possa d’altra parte incolparne il Congresso, perché era la sola possibile e non si può giudicarla se non tenendo conto di quello che il Congresso doveva e poteva fare. Per tutto il secolo decimo nono si è rinfacciato al Congresso di Vienna di non aver voluto creare nell’Italia del nord uno Stato italiano forte, sia in gradendo la Casa Savoia, sia chiamando una nuova dinastia. Ma questo progetto era impossibile. L’Austria si era assicurata la Lombardia e il Veneto, già a Parigi col trattato del 30 maggio; così la sorte dell’Italia del nord era già decisa prima che il Congresso si riunisse. La manomissione della Lombardia e del Veneto compiuta dall’Austria nel 1814 è la conseguenza di Campoformio, l’espiazione per la mancata resistenza d‘Italia all’invasione del 1796: il Congresso non