NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI
24 FEBBRAIO 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Non bisogna giudicare un uomo da quello che ha scritto
ma da quello che dice in compagnia di uomini a lui pari.
GEORG Ch. LICHTENBERG, Osservazioni e pensieri, Einaudi, 1966, pag. 101
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Precisazioni
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SOMMARIO
Canceling: il fascismo che viene da sinistra.
Perché i bigotti stanno migrando a sinistra.
Corso intensivo sul politicamente corretto
Coronavirus: riecco l’ennesima, perfetta epidemia di panico
FONDATI SOSPETTI SULL’OCCIDENTE
Coronavirus, la Cina sa che il Pentagono prepara la guerra
Ora è “guerra dei complotti” sul virus di Wuhan
Intelligence: “il colpo del secolo”
Cardinale Parolin chiede rettifica. Non ha detto “Cittadinanza a chi sbarca”
Deep State: we have a problem
La maggioranza globalizzata contro la democrazia
Altre realtà. Quando la visione del mondo non è in funzione della mente umana
Coronavirus: inutile panico al buio, senza vaccino né terapie
IN EVIDENZA
Canceling: il fascismo che viene da sinistra.
3 gennaio 2020 – Uriel Fanelli
Il problema di chi grida “arriva il fascismo” è che non si rende conto di una cosa: il consenso dei fascisti è sempre MINORITARIO (il 32% dei votanti della Lega è quasi il 21% dei cittadini, poco di più), per cui un partito fascista o neofascista non ha alcuna possibilità, da solo , di prendere il potere.
È una cosa che possiamo vedere anche in Francia: essenzialmente, anche se il fronte nazionale ha un corposo numero di elettori, quando viene confrontato con “tutto il resto”, che inevitabilmente gli si coalizza contro, perde le elezioni con una proporzione di 2:1.
Ma allora, a parte distorsioni del sistema elettorale, in che modo il fascismo prende il potere? Storicamente, il fascismo ha preso il potere quando non esisteva alternativa: ma per “non esiste alternativa” non si intende un’alternativa efficace: Macron è piuttosto sopravvalutato come presidente. Si intende un’alternativa democratica.
Il problema viene quando si perde ogni alternativa perché LA SINISTRA diventa fascista. Ed è quello che sta succedendo negli USA. Vorrei chiedervi, a questo riguardo, di ascoltare questo video, dall’inizio alla fine (dura un’oretta).
VIDEO QUI: https://youtu.be/OjMPJVmXxV8
Il video spiega chiaramente cosa sia avvenuto. Ne spiega le fasi, e mi ha colpito perché mostra un fenomeno che ho subito a mia volta, solo che io lo chiamo “character assassination”. La cosa che mi colpisce di questa persona è che, usando strumenti meno logici dei miei, è arrivata alla stessa conclusione cui sono arrivato io.
Durante la Meme War del 2016, che ho combattuto come gung-ho digitale contro la Clinton (e si, lo rifarei, quella donna è diventata una specie di Hitler in gonnella: Trump, sebbene un idiota, fa molti più danni agli USA che a noi. Se si fosse eletta la Clinton avremmo avuto una bella guerra nucleare contro Putin, ma combattuta in Europa. Ho dei pregiudizi verso le bombe atomiche che esplodono nella città ove vivo: sono un tipo bizzaaaarro.), comunque dicevo che durante questa Meme War ho avuto modo di conoscere alcuni “specialisti” (quasi tutti di origine russa e israeliana) dell’arte della Character Assassination.
E il primo requisito di una character assassination
è che esista una comunità cui concedete il diritto di giudicarvi.
In pratica, una comunità cui tenete, in cui vi identificate, o da cui dipendete. Per esempio, ho ricevuto tentativi di character assassination ben più corposi mentre vivevo in quel pozzo di merda provinciale ove sono nato, ma non mi tangevano, perché avevo tolto (a livello psicologico) a quella comunità il potere morale di giudicarmi.
E capiamoci: a Contrapoints stessa subire lo stesso trattamento da parte dei fascisti americani non avrebbe lasciato tante ferite. Perché ovviamente quando non accetti di essere giudicato da una data comunità , quando rifiuti di salire sul banco degli imputati, quando questo rifiuto è interiorizzato te ne fotti del giudizio e delle condanne.
Di conseguenza, la strategia della character assassination si svolge in 3 fasi:
- Lovebombing: la comunità ti ama. Entra nella comunità: saranno sempre con te. Identificati nella comunità. Saranno la tua nuova famiglia. Guarda quante cose fanno per te. Non vedi come ti supportiamo?
- Ti viene richiesto di aderire ai valori e al linguaggio della comunità. È il prezzo da pagare per essere parte della nostra meravigliosa famiglia. Devi fare continua professione di fede e devi identificarti con noi. Non devi dire “io faccio il tale attivismo XYZ”, ma “io SONO XYZ”.
- Solo una volta arrivati in questo stadio, è possibile la character assassination. Perché in quel momento avete, anche psicologicamente, accettato il giudizio della comunità. E l’operazione di “cancellazione” si ripercuote sul vostro “io”, al punto che voi stessi vi sentite “cancellati”, o se la chiamate character assassination, allora vi sentite assassinati.
Una delle prime cose che mi spiegarono gli esperti è che la character assassination arriva SEMPRE da persone alle quali, in qualche modo, tieni. Che sia perché sono follower, o perché sono amici, o siano familiari,
ad ucciderti è SEMPRE la tua comunità di riferimento.
L’unico modo di prevenire una character assassination e’ di non avere una comunità di riferimento. (Anche) per questo, questo blog NON ha un sistema di commenti, non lo avrà mai più, e sto per abbandonare Twitter per Pleroma. Troppa gente comincia a darmi del tu.
Natalie Wynn (alias Contrapoints) lo ha appena quasi imparato, sebbene si ostini
https://keinpfusch.net/il-fascismo-che-viene-da-sinistra/
Perché i bigotti stanno migrando a sinistra.
07 gennaio 2020
Chi ha delle conversazioni con persone di sinistra, ultimamente, si trova sempre di più a constatare un crescente bigottismo.
La tendenza al bigottismo non si esplicita molto nel campo delle opinioni – apparentemente a sinistra sono quelli dalla mentalità più aperta – ma nella reazione che ottenete sempre quando mettete in campo delle critiche, e nella tendenza allo scisma e all’ostracismo.
Ma prima di assegnare responsabilità a destra o a sinistra intesi come colpevoli di questa tendenza, occorre capire una cosa: il bigotto esiste. Ne esistono milioni, e probabilmente continueranno ad esistere. Il vero problema, semmai, è “dove passano l’inverno?”.
Come ogni popolazione nomade, i bigotti migrano dal posto ove riescono ad esprimere meno il proprio desiderio di condannare qualcuno verso le aree ove riescono ad esprimerlo meglio. Per esprimere questa tendenza il bigotto ha bisogno di alcune condizioni specifiche.
Una facile criminalizzazione del comportamento altrui.
Se volete sganciare una bomba sulla casa di qualcuno, oppure volete farlo bruciare per stregoneria, oppure volete ostracizzarlo, una delle scuse che potete scegliere per assalirlo è quella di aver commesso qualche crimine orrendo. Siccome verrete chiamati a giustificare la vostra animosità, dovete in qualche modo “dimostrare” che la persona su cui invocate i fulmini divini abbia commesso crimini orrendi.
Allora potete fare una cosa semplice: ingigantire un problema triviale.
Un modo semplice è la polizia del linguaggio, per esempio dire
“se definisci il mio cane come roccioso anziché il doveroso acidulo, hai commesso un crimine orrendo, che chiameremo acidulizzazionecinolapidaria,
che è un crimine orrendo. Il tuo PhSplaining è una cosa tremenda, che
offende tutti i cani, tutti i bibliotecari e le macellaie lesbiche del Ghana.
Non possiamo consentire che questo crimine passi impunito. A morte! “
Questa tendenza è già presente nel mondo del femminismo americano con la tendenza a scrivere “man-” di fronte a qualcosa per demonizzarla. E allora se una donna occupa due posti con una borsetta di Gucci (immagino che si portino da casa anche l’ossigeno, vista la dimensione) va bene così, mentre se un uomo non tiene le gambe chiuse per motivi anatomici
Continua qui: https://keinpfusch.net/perche-i-bigotti-stanno-migrando-a-sinistra/
Corso intensivo sul politicamente corretto
Marcello Veneziani, La Verità 16 febbraio 2020
Ma cos’è esattamente il politically correct? Lo citiamo ogni giorno senza magari coglierne tutto il significato. Provo a offrire una breve guida, un sunto critico e un succo concentrato.
Per cominciare, il politicamente corretto è un canone ideologico e un codice etico che monopolizza la memoria storica, il racconto globale del presente e prescrive come comportarsi. Nasce dalle ceneri del ’68, cresce negli Usa e nel nord Europa, si sviluppa sostituendo il comunismo con lo spirito radical (o radical chic secondo Tom Wolfe) e sostituendo l’egemonia marxista e gramsciana col “bigottismo progressista” (come lo definisce Robert Hughes). Rompe i ponti col sentire popolare, non rappresenta più il proletariato, almeno quello delle nostre società; separa i diritti dai doveri e li lega ai desideri, rigetta i limiti e i confini personali, sociali, sessuali e territoriali, nel nome di una libertà sconfinata, sostituisce la natura col volere dei soggetti.
E sostituisce l’anticapitalismo con l’antifascismo, aderendo all’establishment tecno-finanziario di cui intende accreditarsi come il precettore.
Il politically correct è una forma di riduzionismo ideologico che produce le seguenti fratture: a) riduce la storia, l’arte, il pensiero e la letteratura al presente, nel senso che tutto quel che è avvenuto va letto, riscritto e giudicato alla luce del presente, in base ai canoni corretti e ai generi; b) riduce la realtà al moralismo, nel senso che rifiuta le cose come sono e le riscrive come dovrebbero essere in base al suo codice etico e gender; c) riduce la rivoluzione vanamente sognata nel Novecento e nel ’68 alla mutazione lessicale, nel senso che non potendo cambiare la realtà delle cose e l’imperfezione del mondo si cambiano le parole per indicarle, adottando un linguaggio ipocrita
Continua qui: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/corso-intensivo-sul-politicamente-corretto/
Coronavirus: riecco l’ennesima, perfetta epidemia di panico
Scritto il 26/1/20
Volevo spendere due parole sulla dissonanza cognitiva che circonda le notizie sulla nuova “epidemia” di coronavirus, ovvero del fatto che siamo tutti terrorizzati da un’epidemia senza che nessuno dei numeri diffusi parlino dell’epidemia. Possiamo fare due ipotesi: la prima è che i numeri diffusi dal governo cinese siano veritieri. La seconda è che il governo cinese stia nascondendo i fatti e i numeri siano peggiori.
Partiamo dalla prima ipotesi. Se questo è vero, sappiamo che in un paese che ha un miliardo e mezzo di abitanti ci sono 1360 malati, di cui 41 sono morti, quasi tutti anziani e malati. Ora, onestamente, visti i numeri in gioco questa non solo non è un’epidemia, è l’effetto di un giorno lievemente più freddo del solito, nel quale muoiono di polmonite degli anziani. Stiamo parlando di un numero di contagiati che sta nel raggio di un milionesimo della popolazione cinese, e un numero di morti che sta nell’ordine di mezzo decimilionesimo. Allora si dirà che si tratta delle caratteristiche del virus a preoccupare. Bene. Ma il problema è che le caratteristiche del virus sono note da dicembre, e a tutt’oggi è quasi ignoto il vettore che lo porta all’uomo.
Se fossero gli uccelli, come la Sars, allora esisterebbe la possibilità che arrivi in volo. Se invece sono i visoni, le probabilità di una diffusione mediante un vettore sono, come dire, “relativamente basse”. è necessario che qualcuno entri in contatto con un cinese infetto. Cioè col milionesimo giusto della popolazione. In queste condizioni, direi che non si giustificano le evacuazioni fatte dai cinesi, non si giustifica la fuga dei diplomatici dalla Cina, e non si giustificano le misure straordinarie prese dal Politburo. Nessuno mette in quarantena 56 milioni di persone per qualcosa che, a sentire i numeri ufficiali (rapportati con la popolazione cinese), è meno pericoloso dello smog. E anche se lo paragoniamo coi 56 milioni di persone in quarantena, il numero di morti sembra una statistica sull’abuso di alcool sulle strade. Quindi, prende corpo la seconda ipotesi: i numeri forniti sono stati “cucinati”. Quello che sappiamo sinora è che questo coronavirus ha gli effetti di una leggera influenza. Questi sono i numeri attuali. Ma l’emergenza in atto è adatta ad un altro tipo di epidemia.
Sappiamo che vengono costruiti ospedali per non dover muovere i malati. Il nuovo ospedale costruito a Wuhan può contenere circa 1500 malati. Se questo è vero, considerato che i numeri ufficiali parlano di 41 morti su 1360 contagiati, se diamo per buona questa proporzione (simile a quella della Sars), allora il governo cinese è al corrente di circa 50.000 contagi o li dà per scontati. Anche in questo caso, però, le proporzioni non bastano a parlare di epidemia. Se si isolano 56 milioni di persone per 50.000 contagiati, e una quantità di vittime vicina al 1500, stiamo ancora parlando di una probabilità di venire contagiati che sta attorno all’uno per mille, e una di morire che sta attorno all’uno su diecimila. Se avete queste paure, allora non usate più l’automobile, andate in palestra e cominciate a mangiare molto meglio. Altrimenti rischiate di più. La mia impressione è che questa sia un’epidemia di panico. Quello che vedo è che i giornali occidentali stanno diffondendo quello che sono più bravi a diffondere: la paura.
Quella che, stando ai numeri, sembra un’influenza nemmeno tanto forte che uccide
Continua qui: https://www.libreidee.org/2020/01/coronavirus-riecco-lennesima-perfetta-epidemia-di-panico/
FONDATI SOSPETTI SULL’OCCIDENTE
Maurizio Blondet 24 Febbraio 2020
VIDEO ESTREMAMENTE INTERESSANTE
VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=v28c0fnMhbc
Ospiti della puntata
- SIMONE LOMBARDINI (in collegamento dall’Inghilterra) del Dipartimento Ricerca dell’Università di Genova esperto di politica internazionale, membro del “Comitato NO guerra NO Nato”;
- GIORGIO BIANCHI (in collegamento da Roma) documentarista, fotoreporter, blogger.
Conduce CARLO SAVEGNAGO
https://www.maurizioblondet.it/le-responsabilita-delloccidente/
CONFLITTI GEOPOLITICI
Coronavirus, la Cina sa che il Pentagono prepara la guerra
Scritto il 03/2/20
Paolo Liguori, direttore di TgCom24, ha detto che il coronavirus sarebbe uscito da un laboratorio militare cinese di Wuhan? Siamo alle prese con mille incertezze: non possiamo ancora fare affermazioni precise. Illustri virologi, tra cui Burioni, ritengono che il vettore originario possa essere un pipistrello. “Ritengono”: prove, non ce ne sono. Altra questione: Xi Jinping è sincero oppure no? La mia tesi è questa: il problema è troppo grande, perché Xi Jinping possa scherzare, su questo, o far finta di niente. Il problema colpisce la Cina duramente, la colpirà ancora più duramente e ci colpirà tutti. Non credo sia possibile pensare che il presidente cinese sia un irresponsabile. Credo che Xi Jinping ci abbia detto la verità, o meglio quello che sa lui. Non sono sicuro che tutto quello che sa Xi Jinping sia la verità: la stanno cercando, anche loro. In secondo luogo, credo che qualunque alto dirigente cinese non possa ignorare che, nei documenti ufficiali del Pentagono, c’è scritto – nero su bianco, e in modo esplicito – che la Cina, insieme alla Russia, è un nemico decisivo degli Stati Uniti d’America. In questi documenti, ufficialmente presentati al Parlamento, il Pentagono aggiunge che gli Stati Uniti devono «prepararsi a una guerra imminente» con la Cina.
Hanno ragione? Hanno torto? Non è importante. L’importante è che lo dicano, che gli Stati Uniti si stanno preparando a una guerra “imminente” con la Cina, che «implicherà grandi perdite per la stessa popolazione civile degli Stati Uniti». Sono cose che cito da un documento ufficiale del Pentagono, sottoposto al giudizio e al voto del Senato degli Stati Uniti e della Camera dei rappresentanti. Quindi: se io fossi un dirigente cinese, potrei trascurare questo fatto? No, ovviamente. Dobbiamo trascurarlo, noi? Non credo: è uno dei fattori del problema, e quindi dovrà essere tenuto sotto la lente d’ingrandimento, con la massima attenzione. C’è chi pensa che qualcuno, per conto degli Usa, possa essersi “lasciato scappare” quel virus per mettere in ginocchio quello che è il maggior competitore economico dell’America a livello mondiale? Come si sa, io non nascondo una mia precisa opinione: ritengo che il gruppo dirigente degli Stati Uniti sia dominato da un gruppo di dementi. Lo ritenevo prima dell’attuale presidente, e lo ritengo tuttora. Dico “dementi”, perché tutti i loro atti conducono a una situazione di guerra, nel mondo. Quindi, di fronte a un caso come quello del coronavirus, non posso dimenticare quello che penso. Insisto: penso che siano dei dementi, e dai dementi non ci può aspettare nulla di buono né di rassicurante.
Mi limito a questo, perché non conosciamo con precisione la situazione. Posso semmai aggiungere una considerazione che ci riguarda da vicino. In tanti, ormai, stanno cominciando a capire che stiamo vivendo in un mondo assolutamente vulnerabile. A prescindere da tutte le teorie e dalle ipotesi che si possono fare, su quello che sta accadendo, davanti ai nostri occhi dovrebbe balenare, chiara come il sole, la constatazione che questo mondo è straordinariamente vulnerabile. Se ad esempio le cose che stiamo vedendo in questo momento dovessero andare male, noi ci troveremmo di fronte a un mondo radicalmente diverso, da quello che conosciamo, e questo avverrebbe nello spazio di poche decine di settimane. Di fronte a emergenze di questo tipo siamo tutti impreparati, a partire da chi deve prendere le decisioni. Quello che vediamo dice che le cose accadono più velocemente di quanto l’organizzazione economica, politica, sociale e militare del paese sia in grado di
Continua qui: https://www.libreidee.org/2020/02/coronavirus-la-cina-sa-che-il-pentagono-prepara-la-guerra/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Ora è “guerra dei complotti” sul virus di Wuhan
Federico Giuliani, 23 FEBBRAIO 2020
Qual è l’origine esatta del coronavirus? I ricercatori stanno ancora cercando di fare chiarezza su un’epidemia dalle cause ancora sconosciute. Sul tavolo ci sono soltanto delle ipotesi. La prima è che il Covid-19 possa essere stato trasmesso all’uomo da un animale. Più nello specifico: da un serpente o un pipistrello. Entrambe le specie citate, infatti, vengono spesso vendute nei mercati popolari presenti Cina, dove le norme igieniche lasciano spesso a desiderare.
La seconda opzione è che il coronavirus sia fuoriuscito da un laboratorio in seguito a un errore umano. Considerando che Wuhan, epicentro del contagio, ospita il Wuhan Center for Disease Control and Prevention – un centro, spiegano gli esperti, in cui si analizzano e studiano virus di ogni tipo – molte persone sospettano una fuoriuscita involontaria dell’agente patogeno dall’edificio. La comunità scientifica è spaccata in due, perché a fronte di chi parla di origine naturale del coronavirus, troviamo altre voci, come ad esempio quella i due biologi cinesi, Botao Xiao e Lei Xiao, che rilanciano la versione del laboratorio.
La teoria del complotto cinese
In attesa di scoprire la verità, se mai la sapremo, sui social network cinesi si stanno diffondendo teorie cospirative di ogni tipo.
Una di queste, in particolare, colloca la nascita dell’epidemia da coronavirus negli Stati Uniti e non a Wuhan, capoluogo dello Hubei.
Tutto nasce da un servizio della tv giapponese Asahi Corporation che, come sottolinea il quotidiano cinese Global Times, avrebbe insinuato il sospetto che alcuni dei 14mila americani morti di influenza possano aver contratto in modo sconosciuto il coronavirus. A ottobre, inoltre, la megalopoli di Wuhan ha ospitato i Military World Games. “Forse – ha scritto un utente sul social Sina Weibo – i delegati statunitensi hanno portato il coronavirus a Wuhan e si è verificata una mutazione del virus, rendendolo più letale e contagioso e causando un diffuso focolaio quest’anno”.
Ma teorie del genere hanno iniziato a circolare con una certa insistenza anche
Continua qui: https://it.insideover.com/societa/ora-e-guerra-dei-complotti-sul-virus-di-wuhan.html
Intelligence: “il colpo del secolo”
Pubblicato: 20 Febbraio 2020
Se pensavate che la questione delle intercettazioni, venuta alla luce con il caso Snowden, fosse un problema recente, avete sbagliato di grosso.
A quanto pare gli americani hanno avuto questo vizietto fin a partire dagli anni 50, dall’inizio della Guerra Fredda. Con un trucco molto semplice, sono riusciti sin da allora a controllare tutte le comunicazioni segrete di oltre 120 nazioni nel mondo, senza mai sporcarsi le mani in modo diretto in queste operazioni.
La chiave di tutta la faccenda sta in una piccola società svizzera che costruiva macchine per la crittografia, la Crypto AG, fondata da Boris Hegelin. Hegelin era uno scienziato svedese di origini russe, emigrato negli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale. Qui Hegelin aveva progettato la prima macchina portatile per crittografia mai esistita al mondo, e l’aveva venduta al governo americano che ne aveva fatto largo uso durante la guerra.
Alla fine del conflitto Hegelin si trasferì in Svizzera, e fondò la sua piccola società, Crypto, con la quale iniziò a produrre macchine per la crittografia da vendere ai governi di tutto il mondo. I suoi prodotti – in piena Guerra Fredda – ebbero un immediato successo, ma la sua tecnologia era talmente avanzata, che gli americani cominciarono a temere di non essere più in grado di intercettare le comunicazioni segrete fra i vari governi.
Convinsero quindi Hegelin a vendere le tecnologie più avanzate soltanto ai governi amici degli americani, quelli di cui si potevano fidare. A tutti gli altri, Hegelin avrebbe venduto le macchine di vecchia generazione, che gli americani conoscevano bene, e che avrebbero potuto più facilmente decrittare.
Ebbe così inizio un primo periodo “florido”, per l’intelligence americana, nella quale i governi di mezzo mondo si affidavano ciecamente alle loro macchine di crittografia – pagate fior di quattrini – convinti di poter comunicare fra loro in tutta sicurezza, mentre venivano facilmente decrittati dagli americani.
Ma la rivoluzione elettronica era alle porte, e negli anni 70 le vecchie macchine di decrittazione meccanica cominciarono ad essere sostituite da moduli elettronici, più complessi e sofisticati. Questo comportò una totale rivoluzione nel mondo della crittografia, e comportò anche il fatto che gli americani perdessero il controllo sulle comunicazioni segrete fra le altre nazioni.
A quel punto C.I.A. e NSA ebbero un’idea tanto grandiosa quanto temeraria: assoldare direttamente Hegelin, o meglio comperare di nascosto la Crypto. L’operazione venne messa a punto con la collaborazione dei servizi segreti tedeschi, la BND, e nacque così una transnazionale segretissima, composta da CIA e BND, che controllava di fatto la produzione delle nuove macchine di crittografia elettroniche vendute in tutto il mondo.
Ufficialmente la Crypto restava una società svizzera indipendente, avvantaggiata
Continua qui: https://www.luogocomune.net/22-storia-e-cultura/5450-intelligence-il-colpo-del-secolo
IMMIGRAZIONI
Cardinale Parolin chiede rettifica. Non ha detto “Cittadinanza a chi sbarca”
Maurizio Blondet 16 Febbraio 2020
Gentile Sig. Blondet,
nell’articolo “L’ordine di cancellazione”, pubblicato nel Suo blog del 5 febbraio u.s., Ella riprendeva da un giornale una frase attribuita al Card. Parolin: “Cittadinanza a chi sbarca” e vi costruiva sopra il Suo commento:
“Cardinale Parolin: cittadinanza a chi sbarca”, diceva un titolo di qualche giorno fa. Questa esortazione del Segretario di Stato di Bergoglio è un orribile barbarie burocratica”.
Mi permetto di riprendere il testo pronunciato dal Cardinale: “… nel dibattito sulla relazione tra la migrazione e lo sviluppo non è stato pienamente riconosciuto il contributo portato dai migranti al progresso dei Paesi di destinazione. Anche in tale contesto andrebbe meglio affrontato il tema della cittadinanza, che rimane parola chiave per favorire un processo di integrazione sano di quanti approdano sulle coste europee ed evitare i fenomeni di ghettizzazione che altro non sono che l’incubatrice di nuove violenze”.
Il cardinale, come potrà verificare, ha ribadito la necessità di un’idea comune di
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/cardinale-parolin-chiede-rettifica-non-ha-detto-cittadinana-a-chi-sbarca/
PANORAMA INTERNAZIONALE
Deep State: we have a problem
Pubblicato: 13 Febbraio 2020
I falchi guerrafondai dei servizi segreti e del complesso militare industriale – chiamati in gergo “Deep State” – hanno un grave problema: gli manca un canditato valido da contrapporre a Trump nelle elezioni presidenziali del prossimo novembre.
Purtroppo per loro il candidato che avevano prescelto – Joe Biden – sta perdendo colpi in maniera vistosa, e difficilmente riuscirà a vincere la nomination dei democratici. Biden sarebbe stato il perfetto continuatore della politica espansionistica di Obama. Una politica che, travestita da progressismo globalista, incarna invece i peggiori aspetti dell’imperialismo americano.
Ma Biden, come dicevamo, sta deludendo i suoi sostenitori. Dopo aver perso malamente le primarie in Iowa, ha raddoppiato la sconfitta, facendo ancora peggio nel New Hampshire. E, stando alle statistiche, nessun candidato ha mai vinto la nomination che non avesse vinto almeno una delle due primarie iniziali.
Ora Biden cercherà di rifarsi in Nevada e South Carolina, ma ormai è evidente che la sua reputazione è stata fortemente danneggiata dalla guerra con Trump. Il semplice fatto che Trump abbia chiesto al presidente Zelensky di indagare sulle attività oscure del figlio di Biden in Ucraina – anche senza ottenere niente di concreto – deve aver influito negativamente sulla percezione
Continua qui: https://www.luogocomune.net/18-news-internazionali/5445-deep-state-we-have-a-problem
POLITICA
La maggioranza globalizzata contro la democrazia
7 Febbraio 2020 di ROBERTO PECCHIOLI
Creatura instabile e pericolosa, l’Occidente minaccia il mondo minacciando se stesso di distruzione. In particolare, sembra entrata in crisi una delle sue narrazioni più credute, la democrazia. Una delle classificazioni più comuni della psicologia è quella tra apocalittici e integrati. Non abbiamo il minimo dubbio di appartenere alla prima categoria, ma una notizia ci ha restituito il buonumore e un po’ di speranza. Sembra proprio che la democrazia “reale” abbia perduto molto del suo fascino, non solo agli occhi degli europei e degli occidentali che affermano di averla inventata e la esportano con la canna del fucile, sotto forma di polizia internazionale, ristabilimento della pace, lotta ai tiranni, liberazione. Molti – speriamo sia vero- non ci credono più. E’ quanto afferma un rapporto dell’Università di Cambridge, pubblicato dal Bennet Institute for Public Policy, un’istituzione operante con fondi statunitensi.
Gli studiosi britannici affermano che dopo il 2005 la popolarità della democrazia è in costante discesa. Quindici anni or sono solo il 38 per cento degli intervistati di tutto il mondo si dichiaravano insoddisfatti della democrazia; oggi, sarebbero ben il 57, 5 per cento gli abitanti del pianeta delusi dal principio, o dal metodo chiamato democrazia. La maggioranza assoluta del mondo globalizzato. Tra gli Stati che guidano il disincanto, spiccano Stati Uniti, Brasile, Messico e Nigeria. Ci guardiamo bene dall’attribuire perfezione predittiva allo studio. Civiltà, culture, religioni, popolazioni tanto diverse non possono essere interpellati sullo stesso tema senza sorprese. Inoltre, diffidiamo per principio delle statistiche anglosassoni, che tendono a generalizzare, ridurre problemi complessi a schemi semplicistici, binari, sì, no, mi piace non mi piace, il modello delle reti sociali.
Tuttavia, merita riflettere su questo dato. Iniziamo dai tempi: nel 2005 non era ancora esplosa la crisi finanziaria globale, che ha lasciato sul terreno troppe vittime per non determinare conseguenze nella percezione comune. La globalizzazione era certo già in atto, ma non aveva ancora dispiegato l’immenso potenziale di cui siamo testimoni e vittime. I popoli dell’Europa orientale, ad esempio, finivano di digerire la sbornia del dopo comunismo, ma avevano già sperimentato i guasti del liberismo e della disgregazione sociale. A milioni avevano dovuto emigrare, con devastanti conseguenze su quelle società e su quelle di destinazione.
Il potere finanziario, da allora, ha guadagnato ulteriore terreno: le grandi banche sono “troppo grandi per fallire” e i costi sono stati addebitati ai popoli, attraverso i bilanci degli Stati. La dominazione attraverso la creazione monetaria, l’inganno del debito, la morsa del mercato misura di tutte le cose e ora della tecnologia diventata biopotere, non ha cessato di schiacciare i popoli. I governi, gli Stati nazionali non hanno mai contato così poco. Gli unici poteri che restano loro sono i più indigesti: impongono tasse sempre maggiori in cambio di quasi nulla- sanità, scuola, protezione sociale ai minimi – e gestiscono l’ordine pubblico senza assicurare giustizia, sicurezza, imparzialità. Il dissenso è represso in maniera sempre meno soft. Non si può in alcun modo contestare il modello sociale, politico, economico, finanziario e culturale dominante, che si afferma unico, naturale, privo di alternative.
Gli strumenti di partecipazione popolare alle grandi decisioni sono esauriti o pressoché impossibili da concretizzare. Trionfa su tutta la linea la libertà dei moderni, teorizzata due secoli fa da Benjamin Constant. Liberazione dai vincoli, preferenza assoluta della dimensione privata, con il suo precipitato di indifferenza per il bene comune, egoismo, disinteresse per la cosa pubblica. La libertà e la democrazia degli antichi, al contrario, era soprattutto partecipazione, esercizio di responsabilità e decisione. Pessime cose, dal punto dei
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/la-maggioranza-globalizzata-contro-la-democrazia/
SCIENZE TECNOLOGIE
Altre realtà. Quando la visione del mondo non è in funzione della mente umana
6 Febbraio 2020 di Fausto Intilla
È da circa un secolo ormai (ovvero dai tempi dell’interpretazione di Copenaghen, nel 1927), che la meccanica quantistica (persino nelle versioni più moderne) non può fare a meno del “ruolo dell’osservatore” per esprimere i suoi principi ed i suoi effetti sulla realtà a noi circostante, mutevole e dinamica proprio in funzione di chi la “osserva” (non a caso ho messo tra virgolette quest’ultima parola; tra breve ne capirete il motivo). Dunque, se si escludono alcune interpretazioni alternative della meccanica quantistica (come ad esempio la teoria oggettiva del collasso, di cui fanno parte, per citarne due, la teoria GRW e l’interpretazione di Penrose), rimane sempre centrale il ruolo dell’osservatore nella creazione/trasformazione dei processi fisici subatomici, che danno forma in ultima istanza, alla realtà del mondo come lo conosciamo. Per non annoiare nessuno dei miei lettori, non mi addentrerò a questo punto negli aspetti tecnici inerenti agli operatori della MQ, alla teoria delle osservabili e al collasso della funzione d’onda. Non sarà quindi un articolo sui misteri e i paradossi che ancora oggi, avvolgono i fondamenti e i principi della MQ, definiti da un formalismo matematico che solo poche persone al mondo, sono in grado di comprendere fino in fondo in ogni minimo dettaglio. Sarà invece un articolo incentrato sul concetto stesso di “osservatore”, ovvero sulle innumerevoli accezioni che tale termine può indurre ad immaginare, a credere (o a presumere, per le menti più sveglie).
Che cosa si intende dunque per “osservatore”? Un essere umano dotato della percezione sensoriale visiva? Oppure un animale diverso dall’uomo (un cane, un gatto, un pesce, etc.), purché anch’esso dotato del senso della vista e di una mente/cervello in grado di elaborare l’informazione che la natura stessa della luce è in grado di offrirci? Ma siamo proprio sicuri che occorra avere un cervello, nonché la percezione sensoriale che ci offre la vista, per poter elaborare l’informazione a noi circostante? Può una mente esistere ed osservare la realtà ad essa circostante, senza dover necessariamente disporre di un “supporto organico” il cui aspetto fisico ci conduca alla definizione di “cervello”? Un’entità biologica che possa definirsi intelligente, deve necessariamente disporre di un cervello? A volte mi chiedo se i padri fondatori della meccanica quantistica, verso la fine degli anni Venti del secolo scorso, si siano mai posti tali domande.
Oggi fortunatamente disponiamo di un nuovo modello, molto più evoluto, rispetto a quello classico della MQ definito dai suoi padri fondatori nella prima metà del XX secolo. Questo modello viene chiamato: interpretazione relazionale della meccanica quantistica. In tale modello della MQ, qualsiasi sistema fisico (persino un fotone!) può essere considerato come un “osservatore”; e di conseguenza qualsiasi interazione fisica può essere vista e trattata come una misurazione. Si tratta dunque di una descrizione della realtà in cui i risultati delle misurazioni non hanno alcun “valore oggettivo assoluto”, se non quello relativo al sistema osservatore (dove tutte le quantità fisiche chiamate in causa, sono tra loro “relazionali”). La realtà, in tale contesto, viene dunque definita sempre in modo oggettivo, ma non in termini assoluti! Tutto dipende dai sistemi considerati che pongono in essere il concetto stesso di “misurazione”. Da un punto di vista prettamente tecnico, possiamo affermare che nella meccanica quantistica relazionale, il vettore di stato “classico” della MQ tradizionale, si trasforma/muta in una descrizione della correlazione di alcuni “gradi di libertà” nell’osservatore, rispetto al sistema osservato.
Siamo dunque giunti al nocciolo della questione: tutto ciò che interagisce con il mondo fisico, osserva ed elabora informazione! Ancora non ci è chiaro in che modo possa farlo un’entità fisica macroscopica non organica ed inanimata
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Coronavirus: inutile panico al buio, senza vaccino né terapie
Scritto il 24/2/20
I provvedimenti del governo sul coronavirus sono ridicoli: tu proibisci di disputare una partita di calcio a San Siro, con 60.000 persone sugli spalti, di cui poi almeno 20.000 di quelle persone seguiranno le partite in trasferta, portando allegramente il virus dappertutto. Ma a questo non hanno pensato: pazienza. Il problema è che, di fronte una cosa di questo tipo (di cui non abbiamo chiari neanche i contorni scientifici), lo schema sociale richiede che ci sia una di queste due cose: o un vaccino, o una terapia. E noi non abbiamo né il vaccino né la terapia, al di là di come la si possa pensare sui vaccini, in generale. Sto parlando dello schema sociologico: questa società funziona perché ha dei capisaldi, dei punti di riferimento. Rispetto a un’epidemia, possono essere: un vaccino (per chi è d’accordo) o una terapia. Siccome qui non ci sono né l’uno né l’altra, di cosa stiamo parlando? Non uscire di casa, non andare al lavoro: è possibile, vivere senza uscire di casa? Penso che anche questa epidemia, come storicamente tutte le altre, si diffonderà. Ricordo che, nel Seicento, Milano aveva un intero quartiere dedicato agli appestati – il Lazzaretto – che andava dall’attuale Stazione Centrale fino a Porta Venezia.
Le epidemie esistono. Poi, per strani equilibri naturali, fino a un certo punto avanzano, e dopo arretrano. Nessuno ha mai spiegato perché molte epidemie, per cui ci fu un allarmismo incredibile, poi retrocedettero da sole – e senza che ci fossero terapie efficaci. Come è sparita, la peste a Venezia nel Cinquecento? E la peste a Milano nel Seicento? Tutte le epidemie esplose a Napoli (di colera e di vaiolo, tra i marinai che provenivano dalle isole britanniche) come sono sparite? Su questo mi aspetterei delle risposte scientifiche: che non ci sono. Poi, certo, il panico non è affatto ingiustificato: a livello collettivo bisognerebbe combatterlo, ma a livello individuale la paura ce l’abbiamo tutti (chi ha figli, ha paura a mandarli a scuola). Ma a che serve, isolare territori? Funziona quando si accerta che un soggetto è contaminato
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