NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 26 SETTEMBRE 2019

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 26 SETTEMBRE 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

No. Non siamo vissuti invano.

Non hanno forse costruito torri con le nostre ossa?

KHALIL GIBRAN, Sabbia e schiuma, Mondadori, 1993, pag. 39

 

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SOMMARIO

 

Fuori il governo BADOGLIO 2.0. Ora arrivano le oscure legioni di Renzi

Lo strano caso di Matteo Salvini e di Marine Le Pen – di Accattone il Censore 1

L’Insostenibile Leggerezza del Politicamente Corretto. 1

La sostituzione etnica della popolazione europea è molto più che una “teoria della cospirazione” 1

Giulio Tremonti su Greta Thunberg: “Non è mica Giovanna D’Arco, c’è dietro un investimento di capitali straordinario” 1

Evaporazione del Padre

Sineddoche Bibbiano 1

Pane e olio al posto delle merendine: l’iniziativa delle scuole del Cilento ha un successo strepitoso. 1

Mi avete rubato il futuro. 1

Cara Greta, non ti ho rubato proprio niente 1

Onu e Ocse: un mondo di migranti. Saremo tutti più poveri 1

Sedici anni di guerra in Afghanistan sono costati all’Italia 1,3 milioni di euro al giorno

DENUNCIA DI GUNNAR LINDEMAN: GLI STATI UNITI STANNO FINANZIANDO L’UCCISIONE DI PERSONE A LUGANSK E DONETSK  1

Giulio Tremonti, «Il cambio climatico c’è sempre stato»

Greta, populista, antiscientifica e dogmatica 1

La cultura? In Italia non è più un valore. 1

A Napoli Adorno scalò per la prima volta le scivolose pendici vulcaniche del pensiero. 1

“Facebook è privata, censuri come vuole” 1

Il culto inquietante di Greta Thunberg e la decadenza della società occidentale  1

Più tasse e più immigrati 1

Bifarini: gli inganni economici rendono irreversibile la crisi 1

La banda dei giudici corrotti: l’inchiesta che sta sconvolgendo la magistratura

Migranti. Il ridicolo bluff del governo è durato meno di 24 ore 1

L’impatto dell’immigrazione sull’economia 1

La Serbia delusa dalla UE si sposta verso Russia e Cina. 1

Ungheria, con Orban matrimoni aumentati del 42% e fertilità del 21%. 1

Prime tirate d’orecchie per Greta (che attacca tutti tranne la Cina) 1

QUI SI PARRA’ LA TUA NOBILITATE

La piaga verde 1

SE ”METICCIATO” LO DICE IL PAPA, ALLORA VA BENE! 1

Governo Pd-M5S, i dem confessano: “Lavoravamo già al patto” 1

Prima i migranti: così Pd e Leu suicideranno il Conte-bis 1

“Conte: BLACKROCK vuole la “SVOLTA GREEN”, io sono d’accordo. Ecco perché scende lo spread.” 1

E’ già cominciata la rottamazione del governo Renzi-Grillo 1

ORA INIZIA LA FASE DUE DI RENZI: TORNARE A PALAZZO CHIGI. 1

La storia delle conferenze sul clima, anche note come Cop 1

Il golpe anglo-americano che aveva messo fine all’indipendenza dell’Australia 1

Lo spirito di Bandung sessant’anni dopo

NOI NON SIAMO RAZZISTI. PERÒ QUELLA SORTE LA SUBIMMO 50 ANNI FA …

 

 

 

 

EDITORIALE

Fuori il governo BADOGLIO 2.0. Ora arrivano le oscure legioni di Renzi

Manlio Lo Presti – 26 settembre 2019

 

Circolano sempre più insistenti le voci di una imminente caduta del governo Badoglio 2.0 insediato per far riaprire le porte ad una immigrazione devastante ed indiscriminata di MIGRANTI-PAGANTI islamici.

Tra le cui file ci sono moltissimi componenti di forze speciali che, ad un ordine preciso, devono mettere a ferro e fuoco l’Italia con migliaia di morti per le strade creando un caos simile a quello di molte repubbliche sudamericane o africane.

Questa è l’arma di ricatto che sarà fatta esplodere se l’Italia non dovesse ubbidire rapidamente, esecutivamente e supinamente alle imposizioni anglofrancotedescheUSA-UE in tema di immigrazione e di cessione a due soldi di imprese e banche!

I nostri servizi segreti – molto ben informati della situazione esplosiva all’interno dei nostri confini e soprattutto nelle grandi città – tengono sotto controllo il territorio dove esiste la presenza di questi personaggi sotto le mentite spoglie di finti mendicanti, di venditori di cianfrusaglie e/o di semplici peripatetici che si guardano bene dal fare alcun tipo di lavoro! La presenza dei nostri servizi segreti è ovviamente evanescente, ma le operazioni di contenimento sono forse affidate a forze criminali ben organizzate e scelte con cura per agire in maniera letale nei loro confronti, considerato che costoro capiscono solo il linguaggio della superviolenza selettiva, rapida e silenziosa????

Tutto quanto appena ipotizzato lo fa pensare, considerato che l’assenza di azioni paramilitari dei finti mendicanti ancora non è partita. Abbiamo quindi lo svolgimento sotterraneo di un gioco brutale, mentre le miserabili comparsate dei politici-girevoli-trottola ci distraggono suscitando abbondante indignazione e rabbia che viene poi marchiata dai neomaccartisti come ODIO RAZZISTA e oscurata dalla megamacchina informativa al soldo delle cabine di regia internazionali.

La popolazione è da tempo bersaglio di una sequenza infernale di notizie sparate in continuazione che poi muoiono sostituite da altre. Lo sciame disinformativo deve mantenersi su livelli alti e continui MA NON DEVE MAI INFORMARE SUL SERIO.

Abbiamo così un diluvio biblico di notizie irrilevanti sparate che poi vengono smentite senza vergogna da parte di coloro che le diffondono non appena vengono smascherate come assurde o deformate.

Mi fa inoltre riflettere il fatto che in Francia la comunità ebraica ha dichiarato una situazione negativa tale da consigliare un esodo in Israele o altrove, mentre in Italia dove la situazione è veramente pericolosa, gli ebrei italiani tacciono! Nessun commento, sporadiche uscite stampa e tv e uno strano silenzio, salvo poi – opportunamente – proteggere le sinagoghe con agenti superselezionati dei servizi israeliani operanti sul nostro territorio, non so fino a che punto con le opportune autorizzazioni e/o clandestinamente.

Insomma, nulla cambia. L’Italia rimane da sempre un crocevia di terroristi, assassini, almeno 40/50 servizi segreti – COMPRESO E SOPRATTUTTO, QUELLO VATICANO – che si controllano reciprocamente uccidendosi, come una volta avveniva pittorescamente di notte, con lancio degli assassinati dalle finestre di lussuosi e famosi alberghi di via Veneto. Adesso i sistemi sono cambiati, ovviamente.

L’ambasciata USA, a malvagio dispregio delle norme delle belle arti di un Paese vassallo, da tempo ha un enorme parallelepipedo sul tetto del palazzone della regina madre e da li controlla ogni giorno 5.000.000.000 di telefonate e trasmissioni dati. Google, che riesce a vedere l’ora dei nostri orologi da polso, ha CASUALMENTE oscurato tutta la parte con il parallelepipedo bianco sovrastante l’ambascia nordamericana. Sono disponibili foto dell’edificio di profilo, di fianco, di notte, di giorno, ecc. da buon turista medio.

Dopo aver adempiuto all’ordine esecutivo degli “alti comandi europei USA” di riaprire i porti, svendere aziende, pignorare le case degli italiani e spostare 4.250 miliardi di risparmi in germania, il governo BADOGLIO 2.0 cade per far posto ad un governissimo presidenziale il cui dominus è il partito di Renzi che adesso sta raccogliendo parlamentari da tutti gli schieramenti con lo scopo di destabilizzare ancora di più il quadro politico affinché l’Italia

  • non sia in grado di perseguire una politica estera coerente sulle rotte del petrolio con emarginazione crescente dell’Eni dai quadranti strategici del petrolio;
  • non sia in grado di perseguire una politica economica che renda possibile una ripresa della domanda interna mediante una ripresa dei salari e NON con un ulteriore indebitamento delle famiglie;
  • tutela VERA, e non a chiacchiere, del risparmio italiano che copre da solo il doppio dei risparmi dell’intera Europa! Si tratta quindi di un assetto strategico che tocca la sicurezza nazionale;
  • fermare gli oltre 800 pignoramenti giornalieri di case che – dopo vari giri e diversivi – vanno a finire nelle mani di strane ed oscure finanziarie nordeuropee;
  • evitare una patrimoniale di 30-40.000 euro ad abitazione. Un provvedimento che provocherebbe una discesa vorticosa del valore di mercato dei beni che andrebbero in mano ai soliti squali nordeuropei a tre soldi!!!
  • La chiusura delle oltre 400 vertenze aziendali in corso che non fanno bene alla immagine di credibilità economica ed istituzionale dell’Italia all’estero e rispetto agli eventuali investitori stranieri;
  • Pulizia radicale e riforma VERA della magistratura che da sempre è stata una specie di sanguinosa battaglia della Beresina per qualsiasi governo.

Una agenda simile, del tutto normale in un Paese libero di determinare il proprio destino, sarebbe impegnativa ma gestibile.

In un Paese sotto spietato governatorato tecnetronico e suddito come il nostro, afflitto da eterno caos istituzionale, volutamente pilotato dagli alti comandi esogeni, niente di concreto e a vantaggio nazionale sarà realizzabile.

Al più un piccolo cabotaggio per non far saltare la già precaria tenuta sociale del Paese.

 

P.Q.M.

 

Secondo la favolistica corrente,

irrogata a ripetizione ossessiva dalla vulgata neomaccartista,

L’ITALIA HA RIPRESO A CONTARE:

1, 2, 3, 4, 5 …

 

 

Ne riparleremo!

 

 

 

IN EVIDENZA

Lo strano caso di Matteo Salvini e di Marine Le Pen

Ricevo e volentieri pubblico il contributo di un lettore che preferisce rimanere anonimo

 

Nel titolo, ho voluto parafrasare “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde“, perché quel romanzo è uno straordinario squarcio sui due volti della verità: la rappresentazione rassicurante ed il lato oscuro ed indicibile.
Il mio è un modesto contributo, ma può darsi che getti una nuova luce, e senz’altro cercherà di offrire un punto di vista differente sul giallo di questa strana estate: il misterioso ritiro di Salvini dalla compagine governativa.
Un ritiro le cui spiegazioni ufficiali, raffazzonate dallo staff di comunicazione della Lega, e ancor più maldestramente propalate dalla macchina di propaganda innescata sui social network, non hanno convinto nessuno, tanto urtano contro il semplice buonsenso.
Perché mai, infatti, un partito al governo e che, proprio in tale posizione, ha appena raddoppiato i suffragi raggiungendo il suo massimo storico, dovrebbe ritirarsi? Questo enigma ferragostano, se mai troverà la sua soluzione (e sempre rigorosamente ufficiosa), lo farà a distanza di molti anni, quando probabilmente non interesserà più nessuno. È il destino dei misteri italiani: non si risolvono, ma si dimenticano.
Tuttavia, in questo inizio di autunno -prima che insieme alle foglie ingialliscano i ricordi- siamo ancora in tempo per parlarne, perché le implicazioni del caso non sono banali. Se la spiegazione fornita dalla Lega fosse vera -la doppiezza di un alleato di governo che impedisce di portare avanti le politiche fissate nel “contratto”- per un partito al massimo del consenso e un Salvini col carisma di trascinare le folle, la soluzione sarebbe stata lapalissiana: rivelare coram populi il tradimento e mobilitare la piazza in proprio sostegno. Rimanendo – ovviamente – al governo ed esercitando una
formidabile arma di pressione.

Ma ciò non è avvenuto. Non vi suona strano?

C’è una pista, a un primo sguardo invisibile, non considerata da nessuno e che s’intreccia con questa sciarada politica al mojito: si tratta dei parallelismi e delle somiglianze tra la parabola della Lega salviniana e il Front National di Marine Le Pen. Anche il partito dell’ex paracadutista Jean Marie, una volta consegnato nelle mani della figlia Marine, è stato protagonista di un apparente mutamento di pelle cui ha corrisposto una irresistibile crescita di consenso. I pilastri della propaganda del Front, nel suo posizionamento teso a sfondare a destra come a sinistra, sono stati la contrarietà alla moneta unica e la ventilata uscita dall’Unione Europea. Però, al momento cruciale, nel dibattito televisivo che valeva le elezioni presidenziali contro l’uomo del sistema Macron, la lanciatissima Marine, in vantaggio nei sondaggi, e solitamente armata di una affilata e ficcante oratoria, è sembrata, in modo
del tutto inopinato, all’improvviso titubante come una scolaretta all’esame di terza media, incapace di ripetere persino le tabelline. Soprattutto, colpiva lo spettatore, basito, il fondamentale passaggio in cui l’ossigenata Giovanna D’Arco in sedicesimo non era più sicura che bisognasse lasciare l’euro, e, rinfoderata la spada, aveva cominciato a balbettare di moneta comune ed altre castronerie varie, dando

 

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https://egodellarete.blogspot.com/2019/09/lo-strano-caso-di-matteo-salvini-e-di.html:

 

 

 

 

 

L’Insostenibile Leggerezza del Politicamente Corretto

25 Settembre 2019 ,DI ALESSANDRO GUARDAMAGNA

 

comedonchisciotte.org

Alla fine, tutto sta andando come previsto. La politica degli sbarchi del M5S che da programma prevedeva i respingimenti, ad eccezione che per gli aventi diritto e richiedenti asilo pari a circa il 10%, si sta trasformando nella politica degli accoglioni del PD, dove le pratiche solidali di sodali prevalgono …” prevalgono e portano alla scelta di porti di sbarco sicuri e condivisi oggetto di rotazione, in nome del “politically correct”. Lampedusa, Marsala e poi Catania ruoteranno per diventare a turno Marsala, Messina e Lampedusa e poi Messina, Lampedusa e Marsala.

 

E mentre i migranti arrivano ora senza problemi in Italia,

i grandi di Bruxelles, che il governo aveva indicato

come pronti ad accettare la distribuzione,

guarda caso non hanno ancora accettato nessuno.

E ha un bel daffare Il Fatto Quotidiano e gli altri media a dire che con il Ministero degli Interni gestito dalla Lega i migranti economici arrivavano come prima, senza contare gli sbarchi fantasma. Al momento l’accordo non c’è. Il che vuol dire che quelli finora arrivati in Italia grazie al governo PD-MoV cominciano a rimanere qui. Poi se la proposta raggiunta a Malta sarà sottoscritta dagli altri paesi UE si vedrà.

Per ora la ridistribuzione è quindi solo una promessa: l’accoglimento dei deportati invece una certezza.

Al momento sembra che gli unici veri accordi che tengono ancora siano quelli di Minniti, che aveva stanziato fondi per le milizie Libiche per trattenere i migranti nei centri di detenzione in Libia, gli stessi dove poi sarebbero torturati, rivenduti e subirebbero trattamenti che fanno indignare gli acccoglioni nostrani, molti dei quali di area PD, lo stesso partito di Minniti. Questo va a testimonianza che a farla da padrone nel campo dei sostenitori dell’accoglienza totale, oltre ad una grande ipocrisia e menefreghismo, vi deve essere una sorta di corto circuito mentale-politico.

Sulla recente iniziativa di Lamorgese esprime qualche riserva il ministro degli esteri Di Maio, quando afferma che “la redistribuzione dei migranti non è la soluzione del fenomeno migratorio“. Il problema si risolverebbe col “blocco delle partenze», stabilizzando i paesi di origine dei migranti. D’altronde a dirlo è un diplomato di Pomigliano D’Arco ora diplomatico, lo stesso che dopo i risultati ottenuti come Ministro del Lavoro e da capo politico del MoV guida la politica estera Italiana.

Niente di personale contro i diplomati di Pomigliano D’Arco o di altri luoghi, ma se ci è arrivato lui a capire che il problema dell’immigrazione non si risolve con la rotazione volontaria dei porti di Lamorgese, ma per ora si ferma solo con i kalashnikov delle milizie Libiche, allora quale sarebbe il successo che fa esultare il governo?! Di Maio sembra averlo capito, e del resto lui dovrebbe rappresentare il meglio del meglio delle competenze che il MoV sa esprimere.

Lo diceva Grillo che a rappresentare i cittadini nelle istituzioni sarebbero stati scelti solo i migliori competenti, come portavoce di quel popolo verso il quale dovevano mantenere le promesse elettorali fatte. E al Ministero degli Esteri ci mettono un diplomato che come punto forte del CV, prima di approdare al M5S, avrebbe fondato una piattaforma online ai tempi dell’università… vuoi vedere che la fissa

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https://comedonchisciotte.org/linsostenibile-leggerezza-del-politicamente-corretto/

 

 

 

 

 

La sostituzione etnica della popolazione europea è molto più che una “teoria della cospirazione”

25 Settembre 2019  di Mike Walsh

 

Ti Stai ancora illudendo che la sostituzione della popolazione sia una teoria della cospirazione?

Se pensi che “Le Grand Remplacement” e “White Genocide” non siano altro che un sbalorditiva teoria rompiscatole, allora stai aspettando una brutta sorpresa… La sveglia europea è proprio dietro l’angolo, e arriverà come un doccia fredda per molti.

Emma Bonino, parlamentare di più Europa, intervistata a margine della conferenza “The Contemporary”, ritiene che la sopravvivenza dell’Europa e le sue esigenze di benessere debbano provenire solo dal trasferimento di persone dai paesi più popolosi dell’Africa.

“Dobbiamo organizzare un trasferimento di popolazione dall’Africa e in particolare dalla Nigeria, che è il paese più popoloso e tra 50 anni avrà una popolazione maggiore di tutta l’Europa. Ci illudiamo che sia sufficiente fare un muro e quelli rimarranno lì, beh non è così.”

I grandi media corporativi (come Il Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Fininvest, ecc..) tutti anti-bianchi, cosmopoliti e liberal, che sono principalmente di proprietà di gruppi finanziari e gestiti da globalisti, affermano che il piano di sostituzione etnica della popolazione (europea) era una bufala inventata dai teorici della cospirazione per diffondere l’odio.

La Bonino conferma di operare per una società fiduciaria controllata e finanziata da George Soros che ammette il suo ruolo centrale nel voler sfollare le popolazioni etniche europee e sostituirle con migranti. La promotrice dell’aborto libero, oggi ci dice che ci vorrebbe troppo tempo per incoraggiare le nascite (europee) e preferisce il trasferimento della popolazione africana in Italia, preferibilmente dalla Nigeria. La Bonino si muove nell’odierno odio contro le rivendicazioni identitarie e sovraniste. Le culture vanno abolite per permettere l’avvento della “società aperta”.

Vi erano forti indicazioni di questa strategia di spostamento della popolazione e sostituzione

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https://www.controinformazione.info/la-sostituzione-etnica-della-popolazione-europea-e-molto-piu-che-una-teoria-della-cospirazione/

 

 

 

 

 

Giulio Tremonti su Greta Thunberg: “Non è mica Giovanna D’Arco, c’è dietro un investimento di capitali straordinario”

 

24/09/2019

 

 

VIDEO QUI: https://www.la7.it/4079df71-d947-4f44-af57-931b9f5c2bbc        

 

Giulio Tremonti: “Il cambio climatico c’è sempre stato.

Se uno pensa che Greta Thunberg sia un fatto spontaneo e naturale, forse non ha idea di quale macchina politica e mediatica sta dietro Greta, con un investimento di capitali straordinario alle spalle”.

https://www.la7.it/laria-che-tira/video/giulio-tremonti-su-greta-thunberg-non-e-mica-giovanna-darco-ce-dietro-un-investimento-di-capitali-24-09-2019-283694?fbclid=IwAR131S8NYxUUYbJN4yekoBKGpmMT3We_EaMa9Fm3MqnIbIiqZuW0TwP-3Qo

 

 

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Evaporazione del Padre

Gerolamo Cardano – 25 09 2019

In Italia, la famiglia viene dopo le pari opportunità.

Il ministero infatti si chiama “delle pari opportunità e della famiglia” non “della famiglia e delle pari opportunità.” Pari opportunità per i soggetti deboli. E chi troviamo tra i soggetti deboli? Le donne.

La scuola italiana è stata definita da Crepet un gineceo: maestre donne, bidelle donne, e bambini gestiti da donne la frequentano.
Il numero di bambini che hanno il papà residente con loro diminuisce ogni anno, a causa del fenomeno delle separazioni.

Il padre esce pian piano dalla scena sociale, dalla scuola, dalla famiglia. Sono passati cinquant’anni da quando Jaques Lacan osservava l’evaporazione del padre. E oggi la condizione del padre è molto peggiorata.

https://www.facebook.com/luce.cassino?__tn__=%2CdC-R-R&eid=ARAM3higJpLMxSSx7NIAB0OqFDCbqA2a46lA4DrtwYobQD8HG0elX0iqi6YEg8OCOffN92tDfvDynK7E&hc_ref=ARRdFR0SpXS6fTAaPq0ckNaMXfb1x6d42AMCIMZuWt7YpdzNx3DF5w8TGrQT9u-eM18&fref=nf

 

 

 

 

 

Sineddoche Bibbiano

02 agosto, 2019

Una patologia sociale?

Confesso che quando alcuni amici mi hanno chiesto un commento strutturato sull’inchiesta di Bibbiano, ho dubitato di potercela fare. Perché se fosse confermata anche solo una frazione di ciò che i magistrati contestano agli operatori sociali, alle famiglie affidatarie e agli amministratori della Val d’Enza, ci troveremmo di fronte alla più pura epifania del male. Da quei fatti emergerebbe una volontà sadica e più che bestiale di traumatizzare a vita i più innocenti e di gettare le loro famiglie in uno strazio senza fine e senza scampo – perché imposto dalla legge – spezzando in un sol colpo i vincoli sociali e della carne. Per un genitore è insopportabile il pensiero di quei piccoli che si addormentano tra le lacrime, lontani da casa, indotti a odiare chi li ama, in certi casi maltrattati, affidati a squilibrati o molestati sessualmente (!), mentre padri e madri inviano lettere e regali che non saranno mai recapitati e pregano di uscire da un incubo che non osano denunciare per non perdere la speranza di riabbracciare i loro figli. Con buona pace del codice penale, i reati qui ipotizzati superano per gravità l’omicidio: perché fanno morire l’anima, non il corpo. Svuotano le persone e le lasciano vivere nel dolore.

I presunti abusi della Val d’Enza sono, appunto, presunti fino a sentenza. Ma il loro modus operandi e il ricorrere di alcuni protagonisti hanno rinfocolato il ricordo di altri allontanamenti famigliari poi rivelatisi, anche in giudizio, gravemente ingiustificati, e dell’irreparabile scia di dolore che hanno inciso nelle comunità colpite. Il clamore delle cronache ha inoltre ridato forza alla denuncia di poche voci finora isolate, di un sistema che anche quando resta nel perimetro di una legalità formale conferisce agli operatori sociali un potere senza effettivi contrappesi in grado di strappare i figli alle famiglie per anni con le più arbitrarie delle motivazioni: dalla «inadeguatezza educativa» all’indigenza, dalla conflittualità tra i coniugi al disordine domestico, dalla «ipostimolazione» dei figli alla «immaturità» dei genitori. Queste fattispecie non sarebbero residuali ma prevalenti, come si apprende da un’indagine parlamentare conclusasi nel 2018:

Motivo di ingresso Totale
Vittime di abuso e maltrattamento 1.399
Allontanati dal nucleo famigliare per problemi economici, incapacità educativa o problemi psico-fisici dei genitori 7.632
Accolti insieme al genitore 4.099
Stranieri non accompagnati 3.672
Gestanti o madri minorenni col figlio a carico 72
Coinvolti in procedure penali o in custodia alternativa 465
Minori con altri motivi di ingresso 2.617
Non indicato 1

Minori ospiti nei presidi residenziali socioassistenziali e sociosanitari per genere, cittadinanza e motivo di ingresso presenti al 31 dicembre 2014 (da Camera dei Deputati, Indagine conoscitiva sui minori “fuori famiglia” – Documento conclusivo, 17 gennaio 2018).

Da un lato appare perciò urgente mettere in mora ogni altra priorità per emendare questo sistema partendo dai gradi più alti dell’amministrazione dello Stato, perché sarebbe vano e penoso discettare in prima serata di rinascite politiche, economiche e culturali mentre si erodono le basi biologiche della comunità. Sarebbe – come di fatto è – la metafora più calzante dell’impotenza etica e civile dell’umanità a noi coeva, che mentre blatera di salvare il mondo non riesce a proteggere la vita dei suoi figli da una carta bollata. Dall’altro, è però utile riflettere sulle salvaguardie culturali che da anni presidiano questo sistema. Superando le circostanze della cronaca, il dibattito sui dintorni e i precedenti di Bibbiano ha suscitato in molti il sospetto di una civiltà che non fa argine all’orrore

Continua qui:

http://ilpedante.org/post/sineddoche-bibbiano

 

 

 

 

 

 

 

Pane e olio al posto delle merendine: l’iniziativa delle scuole del Cilento ha un successo strepitoso

di redazione| sabato 13 Aprile 2019

 

Tutti conoscono l’accoppiata pane e olio: classica merenda della nonna, tramontata a causa delle golosissime merendine sempre più abusate dai bambini. La scuola Stella Cilento ha avviato l’iniziativa per riportarla tra i banchi, e i bambini sembrano gradire: alla riscoperta dei vecchi e genuini sapori, le insegnanti e i genitori hanno proposto di fare un tuffo nel passato per garantire semplicità e bontà alla portata dei più piccoli. Insomma, merende più sane senza rinunciare al gusto.

E’ evidente che i bambini si lascino facilmente ingolosire da merendine di ogni tipo. È così in tutto il mondo, d’altronde, e non c’è da meravigliarsi. Ciò che merita attenzione è la proposta di alcune mamme del plesso scolastico di Stella Cilento, nata per far gustare ai bambini merende più sane senza rinunciare al gusto.

Il senso di questa iniziativa è incoraggiare gli alunni ad adottare uno stile di alimentazione più sano ed equilibrato, seguendo i canoni della Dieta Mediterranea. È bene abituare i propri figli all’uso di prodotti a chilometro zero, e le mamme lo sanno bene. In questo caso, infatti, l’olio utilizzato è di produzione locale. Ed anche il pane è prodotto utilizzando i grani del Cilento: entrambi, dunque, prodotti

Continua qui:

https://www.howtodofor.com/pane-e-olio-al-posto-delle-merendine-liniziativa-delle-scuole-del-cilento-ha-un-successo-strepitoso/?

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Mi avete rubato il futuro

Augusto Bassi – 25 settembre 2019

Mi avete rubato il futuro. Sì, voi che leggete queste righe stravaccati sulle Ikea Markus da gran dirigenti del mass market più dozzinale! Un tempo avrei preso 100mila lire per questo articolo; ma che dico 100mila lire, un milione di lire! E invece oggi? Mi avete rubato il futuro. Quando ero giovinetto e sognavo di far la vita di De Michelis esibivo erezioni mattutine turgide di ottimismo; oggi penso alla De Micheli e mi serve il defibrillatore. Mi avete rubato il futuro. Voi post-sessantottini smantellatori di ogni autorità, di ogni prammatica, germi solerti nell’infettare il mondo con l’emergenza climatica del relativismo, patetico camuffamento della vostra mediocrità… che il Gran cornuto vi porti! Invidiosi della libertà che le regole garantivano, del valore che dissodavano, servi dell’avidità e dell’invidia, avete livellato il pensiero all’altezza dei barboncini e avvelenato l’ecosistema della civiltà. Ma soprattutto… mi avete rubato il futuro. Voi totalitaristi del consumo, inoculato come virus negli organismi sociali e quindi edificato a grottesco totem per le moltitudini, mercificatori dello spirito, industriali di idee fatte in serie… mi avete rubato il futuro.

 

Voi… grossisti di buoni sentimenti, mercanti di solidarietà tarocca e correttume, pifferai tragici per amigdale di testoline disabitate, spacciatori di droghe terzomondiste per tossicomani dissonanti, strateghi somari di conflitti fra poveri

Continua qui:

http://blog.ilgiornale.it/bassi/2019/09/25/mi-avete-rubato-il-futuro/

 

 

 

 

Cara Greta, non ti ho rubato proprio niente

Non sarà Greta a rubarci i meriti e vediamo se i gretini saranno altrettanto capaci. Occhio, che per farlo più che manifestare serve studiare

Alessandro Sallusti – Mer, 25/09/2019

«Come osate, avete rubato i miei sogni e la mia infanzia, io non vi perdono», ha tuonato ieri l’altro la giovane ecoattivista Greta rivolta ai grandi del mondo, riuniti all’ assemblea dell’ Onu, perché a suo dire «siamo all’inizio di un’estinzione di massa».

In effetti non siamo messi bene, ma tutti gli studi provano che siamo messi molto meglio del passato e che il futuro che ci attende è meglio di quanto si possa pensare.

Qualche esempio. Un milione e ottocentomila bambini muoiono ogni anno nei paesi in via di sviluppo, a causa della diarrea da acqua insalubre e da condizioni igieniche inadeguate. Non è una strage del progresso, è il suo opposto, cioè parliamo di persone ancora non toccate dal progresso, dalle tecnologie, impossibilitate a raggiungere gli ospedali più vicini per mancanza di strade, di auto, di aerei, in sintesi di tutto ciò che Greta vorrebbe mettere all’indice con la sua retorica da professorina.

Ciò nonostante le generazioni che Greta «non perdona» qualcosa hanno fatto. La mortalità infantile in quegli stessi paesi nel 1980 era del 20 per cento, oggi è pressoché dimezzata e la percentuale di persone denutrite dal 1970 a oggi è scesa dal 35 al 15 per cento, prova che è il progresso, con la sua sempre maggiore mobilità di persone e merci che può togliere l’uomo dal degrado ed evitare le

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http://www.ilgiornale.it/news/cronache/cara-greta-non-ti-ho-rubato-proprio-niente-1758423.html

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Onu e Ocse: un mondo di migranti. Saremo tutti più poveri

Scritto il 25/5/19

 

«La migrazione può essere utile per tutti nella costruzione di società più inclusive e sostenibili. Globalmente, il numero di migranti internazionali ha raggiunto circa 258 milioni nel 2017, rispetto ai 173 milioni del 2000. La migrazione contribuisce alla crescita e allo sviluppo economico inclusivo e sostenibile sia nei paesi di origine che di destinazione. Nel 2017, i flussi di rimesse verso paesi a basso e medio reddito hanno raggiunto i 466 miliardi di dollari, oltre tre volte l’importo di Aps (Aiuti pubblici allo sviluppo) ricevuto nello stesso anno. Le rimesse costituiscono una fonte significativa del reddito familiare, migliorando la situazione delle famiglie e delle comunità attraverso investimenti in educazione, sanità, servizi igienico-sanitari, alloggi e infrastrutture. Anche i paesi di destinazione ne traggono beneficio, poiché i migranti spesso colmano le lacune del lavoro, creano posti di lavoro come imprenditori e pagano tasse e contributi di sicurezza sociale. Superando le avversità, molti migranti diventano i membri più dinamici della società, contribuendo allo sviluppo della scienza e della tecnologia e arricchendo le loro comunità di accoglienza attraverso la diversità culturale». E’ quanto si legge nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, a firma del cinese Liu Zhenmin, sottosegretario generale per gli affari economici e sociali Onu.

Dunque, rispetto al 2000 le persone che hanno lasciato il proprio paese di nascita e ora vivono in altre nazioni sono aumentate di circa il 50% per cento (il 49% per l’esattezza) con un trend di continua crescita. Al di là dei toni ottimistici e irrealistici usati nel documento programmatico, possiamo estrapolare il presunto modello economico di sviluppo sostenuto dai fautori delle attuali migrazioni, che, a differenza di quelle passate, hanno raggiunto livelli massivi e seguono nuove direttrici. A innescare un ipotizzato circolo virtuoso di crescita sarebbero da un lato l’offerta da parte dei migranti di forza lavoro per richieste non soddisfatte da parte dei lavoratori locali, dell’altro il flusso di denaro inviato ai paesi di origine, che verrebbe utilizzato non solo per alleviare la povertà familiare, ma per investimenti produttivi nel tessuto economico nazionale. Un modello virtuoso e foriero di crescita, accompagnato da una convivenza felice, quasi simbiotica, tra migranti e cittadini dei paesi d’accoglienza. La realtà, purtroppo, si rivela tutt’altra

 

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https://www.libreidee.org/2019/05/onu-e-ocse-un-mondo-di-migranti-saremo-tutti-piu-poveri/

 

 

 

 

 

 

 

Sedici anni di guerra in Afghanistan sono costati all’Italia 1,3 milioni di euro al giorno

Davide Falcioni – 10 0ttobre 2017                RILETTURA

 

Secondo l’Osservatorio Milex il conflitto è costato all’Italia complessivamente 7,5 miliardi di euro. I risultati? “A parte un lieve calo del tasso di analfabetismo e un modestissimo miglioramento della condizione femminile il paese è in condizioni disperate”. E i talebani controllano ancora molte aree.

La partecipazione alla Guerra in Afghanistan è costata all’Italia sette miliardi e mezzo di euro in 16 anni, cioè 1,3 milioni di euro al giorno.  A riferirlo Osservatorio Milex sulle spese militari italiane, che ha stilato un bilancio del conflitto iniziato il 7 ottobre 2001, a poche settimane dalla attentato alle Torri Gemelle di New York. Presentata come una “guerra lampo contro il terrorismo”, la missione è ad oggi la più lunga e onerosa della storia italiana ed è, soprattutto, ancora in corso.

I costi sostenuti dall’Italia nella Guerra in Afghanistan sono i più alti della nostra storia

Secondo il dossier Afghanistan, sedici anni dopo la guerra è costata complessivamente 900 miliardi di dollari: 28mila dollari per ogni cittadino afgano (che ha un reddito medio di 600 dollari l’anno). Secondo Milex, il costo sostenuto dall’Italia a partire dal novembre 2001  in tutte le missioni (Enduring Freedom fino al 2006, ISAF fino 2014, Resolute Support dal 2015) è di 6,3 miliardi di euro, cioè più di un milione di euro al giorno in media. A questo costo – spiega il dossier – “va aggiunto l’esborso di 360 milioni a sostegno delle forze armate afgane (120 milioni l’anno a partire dal 2015) e circa 900 milioni di spese aggiuntive relative al trasporto truppe, mezzi e materiali da e per l’Italia, alla costruzione di basi e altre infrastrutture militari in teatro, al supporto operativo della Task Force Air (Emirati, Qatar e Bahrein) e degli ufficiali di collegamento distaccati presso Comando Centrale USA di Tampa, Florida, al supporto d’intelligence degli agenti AISE, della protezione attiva e passiva delle basi, al supporto sanitario del personale della Croce Rossa Italiana, alla protezione delle sedi diplomatiche nazionali e alle attività umanitarie militari strumentali (CIMIC, classificate all’estero, con

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https://www.fanpage.it/attualita/sedici-anni-di-guerra-in-afghanistan-sono-costati-all-italia-1-3-milioni-di-euro-al-giorno/

 

 

 

 

 

DENUNCIA DI GUNNAR LINDEMAN: GLI STATI UNITI STANNO FINANZIANDO L’UCCISIONE DI PERSONE A LUGANSK E DONETSK

 25 Settembre 2019 da Redazione

 

Le proposte per il Pentagono e il Dipartimento della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti di fornire circa $ 400 milioni di armamenti all’Ucraina sono state incluse nella proposta di bilancio degli Stati Uniti per l’anno fiscale 2020 (a partire dal 1 ° ottobre 2019).

“È inaccettabile che gli Stati Uniti continuino a finanziare la guerra nel Donbass, uccidendo quotidianamente persone a Lugansk e Donetsk”, – ha affermato Gunnar Lindemann, politico tedesco membro della Camera dei rappresentanti di Berlino.

Inoltre, il presidente degli Stati Uniti ha invitato la Germania, la Francia e l’intera UE a fornire ulteriore assistenza finanziaria per il governo di Kiev.

“In realtà ogni euro o dollaro versato a Kiev finanzia l’uccisione di persone innocenti nel Donbass. La Germania, in particolare, dovrebbe ricordare la propria storia e non dovrebbe finanziare guerre all’estero”, ha dichiarato Lindermann.

Secondo Lindemann, durante la sua ultima visita effettuata sulla linea di contatto, furono scoperte munizioni e altro materiale proveniente dalle scorte della NATO.

Più di 13.000 persone, civili in maggioranza, sono rimaste vittime nella guerra, che dura da più di 5 anni. Sono stati uccisi dall’esercito ucraino, dai neonazisti al governo di Kiev. Una guerra che si svolge in Europa come quella che avvenne a Belgrado e nella ex Jugoslavia (i filo UE vanno cianciando di “70 anni di pace garantiti dalla UE e dalla NATO in Europa”).

“Gli omicidi devono finalmente finire e l’Occidente deve smettere di finanziare questa guerra”, ha affermato decisamente Lindemann.
Il parlamentare berlinese Gunnar Lindemann era stato in precedenza in visita nella Repubblica popolare di Donetsk (DPR) insieme a Patrick Poppel, membro dell’organizzazione pubblica “Institute of Suvorov” a Vienna, per familiarizzare con la situazione socioeconomica e umanitaria nella Repubblica, e discutere le aree di possibile cooperazione.

Lo scorso 27 febbraio, durante la conferenza stampa nel corso della visita, il politico tedesco aveva parlato della necessità di creare un tribunale internazionale per i crimini di Poroshenko.

“Sono venuto nella DPR e alla LPR (Repubbliche del Donbass) per conoscere la situazione, poiché le elezioni sono all’ordine del giorno in Ucraina e quindi la situazione in prima linea peggiora ogni giorno, il numero di attacchi dall’Ucraina è aumentato. Questa è

 

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https://www.controinformazione.info/denuncia-di-gunnar-lindeman-gli-stati-uniti-stanno-finanziando-luccisione-di-persone-a-lugansk-e-donetsk/?fbclid=IwAR1cDqF8OPu0PScrLGMnuZmK5KE8JMBR2J5fvA8KSnD4M-S0l6hChSxaxlY

 

 

 

 

 

 

Giulio Tremonti, «Il cambio climatico c’è sempre stato»

Gianfranco La Grassa – 25 09 2019

 

VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=4_T1QNRtToc

(Carlo Rubbia, Nobel per la fisica, smonta la bufala dei cambiamenti climatici)

 

Giulio Tremonti: “Il cambio climatico c’è sempre stato. Se uno pensa che Greta Thunberg sia un fatto spontaneo e naturale, forse non ha idea di quale macchina politica e mediatica sta dietro Greta, con un investimento di capitali straordinario alle spalle”.

Per quanto tempo si dovrà continuare a sopportare simili autentici “mostri”? Quella ragazzina, che mi sembra già nata non del tutto normale, non so cosa potrà diventare quando sarà donna “matura”. Questo può dispiacere per lei ma non è ovviamente il problema importante. Il fatto è che siamo – nel settore dei potentati economici come nelle rappresentanze politiche che sguazzano in tutti i paesi capitalistici “avanzati” – in mano a veri gruppi delinquenziali. Si combattono, per la verità male, le organizzazioni mafiose (e criminali in generale), ma si lasciano sopravvivere questi farabutti che stanno al vertice dei vari paesi e negli organismi internazionali, tipo UE. Quanto all’Italia, temo che siamo ormai il paese dove l’autentica “criminalità organizzata” (non quella ufficialmente così definita) è situata in tutti i gangli decisivi del potere (e nei media ormai impestati da queste bande).

Ci si è fatti imbambolare per un tempo che appare infinito dalla sedicente “democrazia” elettorale – del resto strapazzata continuamente con mille variazioni – che ci è stata tramandata da un paese, gli USA, dove da sempre la direzione politico-economica è intrecciata con il gangsterismo, come mostrato indubbiamente da un buon loro cinema. Ma nel mentre si rivelava qualcosa di questo potere a “doppia faccia”, quest’ultimo è andato sempre più manifestando una violenza assassina e anche annientatrice di popoli vari o delle loro migliori parti. Difficile pensare ad una vera grande rivoluzione che mandi alla ghigliottina centinaia di migliaia di questi esseri umani degenerati in tutti i paesi detti “più sviluppati” (capitalisticamente). Le popolazioni non sono in maggioranza formate da stupidi, anzi penso sia il contrario. Ma sono state ipnotizzate dalla potenza mondiale di cui sopra detto. Per il momento, nulla di positivo e “salvifico” si vede in giro; solo gruppastri che continuano a recitare la “democrazia”. O sono banditi o illusi, nulla più di questo, almeno al momento.

 

PS: Se ci si sbrigasse si potrebbe perfino essere buoni. Portare questi delinquenti “da borgata” alla ghigliottina senza far cadere la lama; solo una bella “strizza”. Se invece si perderà tanto tempo, allora saranno guai per tutti

 

https://www.facebook.com/gianfranco.lagrassa?__tn__=%2CdC-R-R&eid=ARCykV-Tk_s43jDcZ_ggRbqHzBQfvc73s4VUpqUskYoKFVB7G0dQQ6RmeU_Tu9NipJyUDk3W9ciLx_rZ&hc_ref=ARQ6xqc-VNQtbiQaD0sWxRxINR6xuD9IIMsn8APvBxbvK1cjolsgcpAD-7PLBAoVmDg&fref=nf

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Greta, populista, antiscientifica e dogmatica

La questione ecologica è affrontata in termini religiosi: Il movimento ha i suoi testi sacri, i suoi riti, predica una condotta di vita moralmente corretta, profetizza la fine del mondo a meno che l’umanità non si converta. Ci sono i peccati e la redenzione, persino l’astinenza dal mangiare carne o concepire figli

 

di Federico Punzi Atlanticoquotidiano

Quello che si è aggregato attorno a Greta Thunberg è il movimento più populista, più demagogico, più anti scientifico, dogmatico, ant capitalista e quindi anti occidentale dei nostri giorni e sarebbe un errore sottovalutarlo. Per quantità, diffusione, e qualità, armamentario ideologico e capacità di produrre effetti tangibili sulle nostre vite, non è paragonabile ad alcun movimento definito «populista». Se qualcuno l’avesse scambiato per una di quelle fiammate di folclore ambientalista che di tanto in tanto si manifestano, o pensa di cavalcarlo per sostenere, in una logica emergenziale, un’agenda green economicamente e politicamente sostenibile, dovrebbe aprire gli occhi perché rischia di venire travolto.

Tutti ormai associano il giovane volto di Greta alla battaglia contro i cambiamenti climatici (ex global warming, perché di warming non se ne registra abbastanza…), ma forse in pochi hanno ascoltato con attenzione i suoi discorsi. Il problema è che a non prenderla sul serio per la sua età, a fare ironia sulla sua impreparazione e le sue contraddizioni, si viene additati come haters e accusati di essere insensibili alla questione ambientale e alla passione politica dei giovani. Allora non facciamo gli insensibili, prendiamola sul serio: ma così facendo scopriamo che non è permesso niente di meno che adorarla. Non si può, però, pretendere che sia presa sul serio e al tempo stesso sia al riparo da critiche anche dure. L’impressione invece è che sia proprio questo il ricatto morale da parte di chi ha visto in lei una testimonial perfetta. Perfetta perché inattaccabile: devi essere un cinico mostro se polemizzi con una ragazzina che si batte con tutto il suo candore per ciò in cui crede e che, per di più, ha la sindrome di Asperger.

Qui non ci interessa quanto e come Greta venga strumentalizzata, dai genitori o da altri, se l’operazione sia stata o meno pianificata fin nei minimi dettagli, quale sindrome abbia, ma entrare nel merito. Tutti abbiamo, o dovremmo avere a cuore l’ambiente, la qualità della vita nelle nostre città, la salute nostra e del nostro pianeta. Ma non è questo il punto. Il problema è il massimalismo del movimento di Greta, il ricorso al catastrofismo, i toni minacciosi, apocalittici, direi millenaristici, non supportati da evidenze scientifiche, che rischiano però di spingere i governi a adottare politiche costosissime per l’economia e i contribuenti quanto scarsamente efficaci per l’ambiente, a fronte di una minaccia inesistente, almeno nei termini in cui ci viene prospettata.

La questione ecologica e climatica viene affrontata in termini ideologici, quasi religiosi: il movimento di Greta ha i suoi testi sacri, i suoi riti, predica una condotta di vita moralmente corretta, ha persino una sua escatologia, profetizza la fine del mondo a meno che l’umanità non si converta al suo credo. Ci sono i peccati e la redenzione, persino l’astinenza dal mangiare carne o concepire figli. E non può mancare la santificazione della fondatrice: la verità rivelata a una giovane senza peccato che da quel momento è animata dalla missione di salvare l’umanità condividendola. Tutti coloro che si permettono di esprimere dubbi, di avanzare studi e dati che contraddicono le sacre scritture, vengono indicati come infedeli, negazionisti al

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https://www.italiaoggi.it/news/greta-populista-anti-scientifica-e-dogmatica-2389454?fbclid=IwAR3Gb7J_nA7pTMfhw28DnHmkkRxUiOKVirnWoZSWhwH942WZZQJfK7Gfcxo

 

 

 

 

 

CULTURA

La cultura? In Italia non è più un valore

 

Cristiano Puglisi – 25 settembre 2019

 

Lo dicono i dati, lo dice l’evidenza empirica. E allora bisogna iniziare a parlare fuori dai denti. E affermarlo senza falsi timori. Affermare cosa? Che la cultura, in Italia, non serve più a una mazza! Dimenticate quello che vi raccontavano da bambini, cioè che chi studia, chi approfondisce, chi più sa poi ottiene una ricompensa: è tutto falso! Chi lo sostiene? L’autore di questo blog? No, i numeri.

Basti dire infatti che, in questo momento, il libro più letto e il film più visto dagli italiani sarebbero, rispettivamente, “Le corna stanno bene su tutte. Ma io stavo meglio senza”, di tal Giulia De Lellis, di professione influencer e che ha in passato pacificamente affermato di non aver mai aperto un libro in vita propria e “Unposted”, documentario sulla vita di un’altra influencer, Chiara Ferragni, nota per la relazione con il rapper Fedez.

C’è da stupirsi? No. Secondo un recente studio Infodata, l’Italia è infatti il quarto Paese al mondo per numero di analfabeti funzionali, il 28% della popolazione totale. Di chi si tratta? Sono persone in grado di leggere e scrivere ma che non sanno sviluppare un pensiero critico e che, pur riuscendo a leggerli, faticano a comprendere testi semplici come, per fare un esempio, le istruzioni per il montaggio di un oggetto. Si sta parlando, per capirsi, di quelli che condividono indignati meme palesementi falsi su Facebook (i classici “la sorella della Boldrini che guadagna 80mila euro al mese” e via discorrendo), poiché non sono in grado di distinguere la satira dalla denuncia. E, purtroppo, gli analfabeti funzionali lo sono anche “di ritorno”. A volte si tratta infatti di gente anche laureata che, dopo anni trascorsi senza più leggere, inizia a perdere colpi. L’Italia, del resto, è anche il peggior Paese in Europa per numero di lettori: il 60% della popolazione legge meno di un libro all’anno!

 

E la scuola? Il dato drammatico è che l’abbandono scolastico è elevatissimo: nel 2018 ha abbandonato precocemente la scuola in Italia un totale di 600mila ragazzi, vale a dire il 14,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni. Giovanni che ora, e in un mercato del lavoro a crescente specializzazione e complessità, hanno per le mani un titolo da scuola media… Per non parlare dei dati Invalsi più recenti, che ci dicono che in cinque regioni del sud i rendimenti in lettura sono insufficienti per il 40% degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado! Si tratta, quasi sicura

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http://blog.ilgiornale.it/puglisi/2019/09/25/la-cultura-in-italia-non-e-piu-un-valore/

 

 

 

 

 

 

A Napoli Adorno scalò per la prima volta le scivolose pendici vulcaniche del pensiero

www.ilgiornale.it

Fabrizio Ottaviani – 25 settembre 2019

Un saggio racconta la permanenza partenopea del grande intellettuale

L’ultimo filosofo a fare i conti con un vulcano era stato Empedocle, un presocratico, che si uccise gettandosi nell’Etna.

Volendo lasciare un posticino agli scienziati, ci sarebbe anche il caso di Plinio, che per osservare da vicino l’eruzione del Vesuvio finì per rimetterci le penne. Ma mentre Empedocle e Plinio, su un vulcano, terminano la loro carriera, il tedesco Theodor W. Adorno (1903-1969), uno dei massimi pensatori del ‘900, ve la inizia. È la tesi avanzata dallo studioso Martin Mittelmeier in Adorno a Napoli (Feltrinelli, 173 pagg., 19 euro). Partito per l’Italia fascista nel settembre del 1925, Adorno ha 22 anni e studia composizione a Vienna. A convincerlo a preparare le valigie è stato Siegfried Kracauer, redattore della Frankfurter Allgemeine Zeitung; più vecchio di 15 anni, lo lega ad Adorno una relazione, ma sempre meno pigmalionica, visto che la mente dell’amico è ormai avviata alla completa indipendenza. Marasma sentimentale a parte, il viaggio filerebbe liscio se in quei giorni a scrutare la realtà all’ombra del Vesuvio non vi fosse un altro tedesco, Walter Benjamin.

Lo scontro capitale, la battaglia filosofica avvenne a Napoli, forse al caffè Gambrinus, presenti anche Sohn-Rethel, rampollo di una dinastia di finanzieri impegnato a decifrare il Capitale di Marx, e Asja Lacis, l’intellettuale lettone di cui Benjamin era innamorato. Di cosa si discusse? Probabilmente dei temi che danno il titolo ai capitoli del saggio di Mittelmeier. Dell’acquario di Napoli, dove il tassidermista Salvatore Lo Bianco sottoponeva i pesci a un trattamento simile a quello che il critico letterario applica ai testi: li uccideva bene e li mummificava meglio. Degli spettri di Positano, dove Benjamin una notte aveva provato a inoltrarsi ai margini del paese. Dell’«ideale del Kaputt», del «rotto», formula con la quale Sohn-Rethel rimarcava che per i napoletani le cose cominciano a funzionare solo quando sono rotte. E della «porosità», l’immagine di cui si serviva Benjamin per illustrare la vita mediterranea. Il friabile, bucherellato tufo che domina il paesaggio campano diventa il modello di uno stile di vita, parente della società liquida e della

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http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/napoli-adorno-scal-volta-scivolose-pendici-vulcaniche-1758016.html

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

“Facebook è privata, censuri come vuole”

Va sfatato un mito, un pensiero erroneo ma estremamente diffuso: quello secondo il quale, trattandosi di società private, Facebook e gli altri colossi del web possono fare tutto quello che vogliono in modo assolutamente arbitrario e senza rispondere a nessuno se non a se stessi.

Va sfatato intanto per un semplice principio di buon senso che si applica a qualsiasi altra attività privata, cioè il rispetto per alcune regole di utilità collettiva: anche il ristoratore sotto casa è un’attività privata, ma se in cucina ci sono gli scarafaggi la collettività ha il diritto di intervenire per motivi igienici, cioè per l’interesse comune.

Allo stesso modo, non è accettabile alcun principio di «assolutezza» dei social network e delle corporation digitali rispetto alle società reali in cui operano: altrimenti, per coerenza, dovremmo ammettere l’idea che domani mattina uno di questi siti (o un negozio, o un’autostrada provata) possa proibire il suo ingresso alle persone con un particolare colore della pelle, oppure cancelli i contenuti di un determinato partito, perché tanto «è una società privata e può fare quello che vuole».

Ma c’è di più, per quanto riguarda alcuni di questi siti, come ad esempio Facebook e Google.

C’è cioè il fatto che la loro potenza, la loro forza, la loro diffusione ha fatto sì che ormai superano di gran lunga la dimensione della semplice potenzialità per entrare nella sfera del bisogno, quindi del diritto. Per capirci: in molti settori, ormai, un’azienda che non è su Facebook è come se fosse morta; lo stesso dicasi per un politico o per un giornalista, per un cantante, per un artista; e tante altre professioni ancora, per le quali l’esistenza sul social network di Zuckerberg è ormai una condicio sine qua non di sopravvivenza.

Possono, questi soggetti, rischiare di essere espulsi sulla base di un codice del tutto arbitrario e privato? È lecito ad esempio attribuire a un potere assoluto il diritto di espellere dal dialogo social un’azienda concorrente rispetto a un’azienda amica?

Ma, aldilà degli aspetti economici e professionali, senza le pagine biancoblu di Facebook, il paginone bianco di Google o i cinguettii di Twitter, una parte importante della popolazione del mondo oggi probabilmente si ritroverebbe isolata e impossibilitata a comunicare come ormai si è abituata a fare: le sue relazioni sociali, amicali, affettive sono quindi alla mercé di un gruppetto di

 

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http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/09/25/facebook-e-privata-censuri-come-vuole/?refresh_ce

 

 

 

 

 

 

Il culto inquietante di Greta Thunberg e la decadenza della società occidentale

24 Settembre 2019 di Rob Slane

 

“Siamo pericolosamente vicini a diventare una società interamente governata dall’emozione sopprimendo la ragione”

Il Culto di Greta Thunberg è estremamente inquietante, e segna un nuovo minimo nella decadenza che circonda la civiltà occidentale . Anche se mi è capitato di credere che il gas presente in natura che ognuno di noi espira molte migliaia di volte al giorno e che le piante usano per la fotosintesi, finirà per essere la nostra morte, sarei comunque profondamente disturbato dall’ uso di questa ragazzina – che è molto chiaramente mentalmente instabile – come il bambino poster per l’agenda.

Questo video del suo intervento alle Nazioni Unite è un esempio emblematico, così come la sua dichiarazione alla folla di Davos all’inizio di quest’anno, in cui ha deciso di diffondere il proprio marchio di infelicità senza speranza a tutti:

 

VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=DYqtXR8iPlE

 

“Gli adulti continuano a dire che dobbiamo ai giovani, per dare loro speranza. Ma io non voglio la vostra speranza. Non voglio che voi siate fiduciosi. Voglio farvi prendere dal panico. Voglio che voi sentiate la paura che provo ogni giorno. Voglio che voi recitiate. Voglio che agite come fareste in una crisi. Voglio che vi comportiate come se la casa sia in fiamme, perché lo è. “

Le cause sostenute da fatti incontrovertibili non hanno bisogno dell’aiuto di ragazzine adolescenti leggermente snervanti ed emotive per guidare l’accusa. Al contrario, una società razionale potrebbe pensare che ragazzine adolescenti, leggermente snervanti ed emotive, possano essere un po ‘un ostacolo ai fatti, poiché è probabile che possano sminuirle e spostare le questioni dal regno della ragione e dal discorso razionale per portare all’emozione e ai sentimenti.

Questo quale ovviamente sia esattamente il punto e dove e perché ci troviamo adesso. Fino all’ultimo anno o giù di lì, era perfettamente possibile mantenere la ragionevole posizione che qualsiasi cambiamento del clima globale non fosse necessariamente il prodotto di azioni umane, senza essere considerato indifferente. Sì, l’accusa del tutto negligente di “Denier” è stata sempre più utilizzata per imbrattare coloro che mettevano in dubbio le

 

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https://www.controinformazione.info/il-culto-inquietante-di-greta-thunberg-e-la-decadenza-della-societa-occidentale/?fbclid=IwAR3SNDTje1DaX7nsrH1r2vVQQwwL2Q8N9VdhwZAqB9uBTrJoq-PymhJqp7c

 

 

 

 

ECONOMIA

Più tasse e più immigrati

Andrea Indini – 23 settembre 2019

Più immigrati, più tasse. E le linee guida del nuovo governo sono presto esaurite. Sin dalle primissime mosse dei giallorossi è, infatti, possibile capire di che morte dovremo morire nei prossimi mesi. Nella speranza che questa drammatica agonia non debba protrarsi troppo a lungo, la discontinuità con la precedente maggioranza a trazione leghista, tanto invocata dai dem, è sin troppo visibile. Certo, sia Nicola Zingaretti sia Luigi Di Maio avevano bisogno di dare un segnale netto al proprio elettorato per far capire, il primo, che il patto col diavolo pentastellato è necessario per cancellare le misure leghiste e, il secondo, che con l’ex alleato non ha più nulla da spartire. Il combinato è a dir poco esplosivo.

Nel 2018 (lo mette nero su bianco l’Istat oggi) la pressione fiscale è leggermente diminuita. Niente di che, per carità. Ma qualcosa si era mosso. L’idea di Matteo Salvini era di allargare la platea dei contribuenti che avrebbero potuto beneficiare della flat tax. Difficilmente ci sarebbe riuscito con i Cinque Stelle alleati. I costi delle politiche assistenzialiste imposte da Di Maio sono tutt’ora un macigno sui nostri conti. E poi c’era Giovanni Tria che, sentite le cancellerie di Bruxelles, non avrebbe permesso altro deficit. Nemmeno se questo avrebbe permesso di immettere altro denaro in cricolazione. Non si sa dunque se entro la fine del 2019 il passato governo gialloverde sarebbe riuscito a dare un’altra sforbiciata alle tasse. È abbastanza certo che non ne avrebbe aggiunte altre come stanno facendo i nuovi arrivati. Negli ultimi giorni ne abbiamo sentite di ogni tipo: la tassa sul contante per combattere l’evasione fiscale, la tassa sulle merendine per combattere la cattiva alimentazione, la tassa sul riscaldamento per finanziare le energie verdi. L’inferno, si sa, è lastricato di buone intenzioni. E qui, con le “buone” intenzioni, vogliono mascherare la caccia ai nostri risparmi.

E, mentre pensano al modo migliore per spennarci, fanno ripartire il business dell’accoglienza. Non hanno ancora smantellato i decreti Sicurezza che già hanno riaperto i primi due porti: Lampedusa e Messina. È solo l’inizio. I numeri del Viminale, pubblicati oggi dal Giorno, sono a dir poco drammatici: dal 5 settembre, giorno in cui si sono insediati i giallorossi, gli sbarchi sono aumentati del 48%

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http://blog.ilgiornale.it/indini/2019/09/23/piu-tasse-e-piu-immigrati/

 

 

 

 

 

Bifarini: gli inganni economici rendono irreversibile la crisi

Scritto il 13/7/19

 

L’economia ha abbandonato il suo connotato sociale e si è arrogata il ruolo di scienza esatta, che trae dall’utilizzo della matematica la propria presunzione di infallibilità. Ma la realtà dimostra che non è così: le previsioni economiche vengono puntualmente smentite dai fatti, sempre più spesso economisti e organizzazioni internazionali sono costretti a rivedere le proprie affermazioni. Un paradigma economico fallace e basato su miti infondati ha preso il sopravvento sulla politica e guida le scelte che riguardano la vita dei cittadini e il futuro dei paesi. Facendo leva su un innato senso di colpa dell’essere umano vengono imposti sacrifici economici che non solo non riescono a superare l’attuale crisi, ma ne aggravano le condizioni. Attraverso l’inganno e il ricatto del debito pubblico, milioni di individui vengono privati dello stato sociale e delle tutele del lavoro, in nome di un’austerity che continua a mietere vittime in Europa, dopo il massacro ellenico.

Il mito della superiorità e dell’infallibilità del libero mercato, completamente assimilato dall’opinione pubblica attraverso la propaganda capillare del mainstream, trova nell’Unione Europea la sua massima espressione, e il margine di critica a tale modello viene sempre più compresso. La perdita della sovranità monetaria rende i paesi indebitati assoggettati dai mercati, privi della libertà di scegliere la propria politica economica e di attuare politiche keynesiane per tornare a crescere. Una banca centrale europea preoccupata unicamente del mantenimento di un basso tasso di inflazione elude completamente il problema dell’occupazione e della crescita. Nonostante gli evidenti fallimenti e gli insegnamenti che la storia offre, il modello economico neoliberista sposato dalla Ue è sempre più intransigente e capace di fagocitare ogni forma di dissidenza.

Alla base del suo successo risiede il potere ideologico degli inganni economici che, utilizzando false similitudini e un’ingiustificata presunzione di scientificità, fa presa sul comune cittadino. Per mettere fine allo stato di crisi economica e di soggezione morale nel quale siamo sprofondati, occorre smascherare questi miti uno a uno: dall’irreversibilità dell’euro (quasi fosse una legge ineluttabile della natura) al fantasma dell’inflazione che non si materializza mai, dall’assunto infondato per il quale lo Stato sarebbe come una famiglia a quello secondo cui la

 

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https://www.libreidee.org/2019/07/bifarini-gli-inganni-economici-rendono-irreversibile-la-crisi/

 

 

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

La banda dei giudici corrotti: l’inchiesta che sta sconvolgendo la magistratura

Sentenze vendute, elezioni annullate, depistaggi. C’è una vera e propria rete di toghe sporche al lavoro da Milano alla Sicilia

di Paolo Biondani                 RILETTURA

19 febbraio 2019

Giustizia corrotta, ai massimi livelli. Con una rete occulta che corrode il potere giudiziario dall’interno, arrivando a minare i pilastri della nostra democrazia. Un’inchiesta delicatissima, coordinata dalle Procure di Roma, Messina e Milano, continua a provocare arresti, da più di un anno, tra magistrati di alto rango. Non si tratta di casi isolati, con la singola toga sporca che svende una sentenza. L’accusa, riconfermata nelle diverse retate di questi mesi, è molto più grave: si indaga su un sistema di contropotere giudiziario, con tutti i crismi dell’associazione per delinquere, che si è organizzato da anni per avvicinare, condizionare e tentare di corrompere un numero indeterminato di magistrati. Qualsiasi giudice, di qualunque grado.

Al centro dello scandalo ci sono i massimi organi della giustizia amministrativa: il Consiglio di Stato e la sua struttura gemella siciliana. Sono giudici di secondo e ultimo grado: decidono tutte le cause dei privati contro la pubblica amministrazione con verdetti definitivi (la Cassazione può intervenire solo in casi straordinari). Molti però non sono magistrati: vengono scelti dal potere politico. Eppure, arbitrano cause di enorme valore, come i mega-appalti pubblici. Interferiscono sempre più spesso nelle nomine dei vertici di tutta la magistratura, che la Costituzione affida invece al Csm. Possono perfino annullare le elezioni. L’indagine della procura di Roma ha già provocato decine di arresti, svelando storie allucinanti di giudici amministrativi con i soldi all’estero, buste gonfie di contanti, magistrati anche penali asserviti stabilmente ai corruttori, giri di prostituzione minorile e sentenze svendute in serie, «a pacchetti di dieci». Con tangenti pagate anche per annullare il voto popolare. Un attacco alla democrazia attraverso la corruzione.

L’antefatto è del 2012: un candidato del centrodestra in Sicilia, Giuseppe Gennuso, perde le elezioni per 90 preferenze e contesta il risultato, avvelenato da una misteriosa vicenda di schede sparite. In primo grado il Tar boccia tutti i ricorsi. Quindi il politico siciliano, secondo l’accusa, versa almeno 30 mila euro a un mediatore, un ex giudice, che li consegna al presidente del Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia, Raffaele Maria De Lipsis. Che nel gennaio 2014 annulla l’elezione e ordina di ripetere il voto in nove sezioni dei comuni di Pachino e Rosolini: quelle dove è più forte Gennuso. Che nell’ottobre 2014 conquista così il suo seggio, anche se ha precedenti per lesioni, furto con destrezza ed è indiziato di beneficiare di voti comprati. Il politico respinge ogni accusa. Che oggi risulta però confermata dalle confessioni di due potenti avvocati siciliani, Piero Amara e Giuseppe Calafiore, arrestati nel febbraio 2018 come grandi corruttori di magistrati.

L’esistenza di una rete strutturata per comprare giudici era emersa già con le prime perquisizioni. Nel luglio 2016, in casa di un funzionario della presidenza del consiglio, Renato Mazzocchi, vengono sequestrati 250 mila euro in contanti e una

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http://m.espresso.repubblica.it/plus/articoli/2019/02/18/news/giudici-corrotti-1.331753?fbclid=IwAR1Is4b3cPjCro8yhLp71hxcJvD2bktbK-YZfynibMISyom8cnRSoW4QIow

 

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Migranti. Il ridicolo bluff del governo è durato meno di 24 ore

Leone Grotti 25 settembre 2019

I paesi europei, Francia in testa, non hanno nessuna intenzione di redistribuire i migranti economici e non ci sarà alcuna rotazione dei porti. Il patto di Malta è volontario, non c’è alcun obbligo, e l’Italia rimarrà sola come sempre (ma gli sbarchi aumenteranno)

L’accordo di Malta sui migranti rischia già di saltare, ma sarebbe meglio dire che non c’è mai stato. Il bluff del governo giallorosso è durato neanche 24 ore, perché la bozza di accordo tanto magnificata ieri dai giornali è «vaga», «scarsa di dettagli», inconsistente. La sbandierata rotazione dei porti è soltanto un desiderio italiano, che rimarrà tale, e la distinzione fondamentale tra migranti economici e aventi diritto all’asilo politico non sarà affatto abolita ma, come confermano fonti francesi, ci sarà una «distinzione netta». Soprattutto, come avevamo già scritto, sarà un accordo politico «volontario», senza valore legale, senza sanzioni per chi non vi partecipa e senza sanzioni per chi non lo rispetta. Qualunque paese aderente, infatti, potrà chiamarsi fuori in ogni momento senza dare spiegazioni.

ALLA FACCIA DELLA «LEZIONE AL SALVINISMO»

Alla luce della triste verità, e cioè che le moine accondiscendenti del governo Pd-M5s non hanno affatto cambiato l’atteggiamento ostile dei partner europei sulla questione migranti, fanno sorridere le dichiarazioni entusiaste di ieri del premier Giuseppe Conte e dei giornali ideologicamente schierati. Parlando al Fatto Quotidiano, il presidente del Consiglio tuonava: «Abbiamo fatto più a Malta in un giorno di Salvini in un anno». E Repubblica gongolava in prima pagina: «Prima lezione al salvinismo; l’accordo

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https://www.tempi.it/migranti-il-ridicolo-bluff-del-governo-e-durato-meno-di-24-ore/?fbclid=IwAR2fPNvivbxTBB0eEChUIqqSowAuUCmCR6M2DoGRpdknuT7fvp25oW0JHRw

 

 

 

 

 

L’impatto dell’immigrazione sull’economia

di Monica Straniero 15 settembre 2015

 

Secondo l’agenzia Bloomberg, entro il 2020, ci vorranno 42 milioni nuovi europei per sostenere il sistema di welfare e pensionistico del Vecchio Continente. Un’efficace politica d’immigrazione può contribuire a mantenere la dimensione della forza lavoro in quei settori in declino e garantire la crescita di quelli ad alto sviluppo, grazie all’aumento della migrazione di manodopera qualificata che caratterizza i flussi degli ultimi anni

Nei giorni scorsi la cancelliera Merkel aveva più volte ribadito che i tedeschi non possono farcela da soli, invitando gli altri paesi europei a dotarsi di una politica sull’immigrazione in grado di garantire una distribuzione equa dei costi di un’emergenza che riguarda tutta l’Europa. Una spesa di circa sei miliardi di euro quella che la Germania ha deciso di stanziare per accogliere i richiedenti asilo. Come leggere questa svolta dopo messi di silenzi e tentennamenti? La Germania, insieme all’Italia e al Giappone, è tra i paesi super aged, vale a dire almeno un abitante su cinque ha già compiuto 65 anni, e quindi ha bisogno di rifugiati siriani altamente qualificati per contrastare il calo demografico e l’invecchiamento della sua popolazione. In sostanza la Germania ha ben capito che nel giro di quattro o cinque anni, i benefici economici per la propria economia potranno superare i costi necessari per facilitare l’assorbimento della nuova forza lavoro. Ma è l’intera Europa ad essere preoccupata del cambiamento demografico. Secondo l’agenzia Bloomberg, entro il 2020, ci vorranno 42 milioni nuovi europei per sostenere il sistema di welfare e pensionistico del Vecchio Continente.

Insomma, Immigration is good for Economy, tanto per citare uno studio rilasciato dall’Ocse nel maggio 2014, dal quale è emerso che negli ultimi dieci anni gli immigrati hanno riempito il 70% di tutti i nuovi posti di lavoro creati in Europa e il 47% negli Stati Uniti. Ci sono altri elementi che l’OCSE considera importanti per rispondere alla domanda se l’immigrazione è più un vantaggio o un peso. Gli immigrati pagano più tasse e contributi previdenziali di quanto non ricevano dal welfare nazionale, questi ultimi nella forma di sussidi di disoccupazione, pensioni, o altre prestazioni sanitarie. Sempre l’Ocse ha calcolato per l’Italia una spesa sulle pensioni per gli stranieri pari solo al 0,2 per cento. Mentre secondo la Fondazione Leone Marassa, che in Italia si occupa di calcolare i costi e i benefici dell’immigrazione, nel 2014 il contributo fiscale degli immigrati ha superato i

 

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http://www.vita.it/it/article/2015/09/15/limpatto-dellimmigrazione-sulleconomia/136516/

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

La Serbia delusa dalla UE si sposta verso Russia e Cina

25 Settembre 2019  da Redazione

 

Il premier serbo Vucic ha dichiarato che il più grande amico Della Cina è la Serbia.

La Cina non ha un partner più affidabile e un amico più sincero della Serbia, secondo il presidente Aleksandar Vucic la scorsa settimana a Belgrado durante una cerimonia in ricordo del settantesimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese. Il presidente serbo ha affermato che le accuse, secondo cui il suo paese sta diventando il più grande amico della Cina in Europa sono un “vanto per noi, perché prevediamo di esserlo in futuro” e che la Serbia era orgogliosa di implementare la “Belt and Road Initiative” (BRI).

In ogni passaggio a Belgrado l’influenza russa risulta evidente, con cartelloni pubblicitari e attività commerciali abbondanti. Tuttavia, anche i cinesi stanno iniziando a fare la loro comparsa, e non solo attraverso accordi commerciali. Il numero di turisti cinesi in Serbia sta aumentando ogni anno secondo Vucic, e che nei primi sette mesi di quest’anno, 73.559 cinesi sono arrivati ​​in Serbia, con la cifra prevista di sorpassare il numero del 2018.

“La mia risposta è:” benvenuti in Serbia “. Per questo motivo, abbiamo pattuglie comuni a Belgrado con agenti di polizia cinesi. Come avrai notato, nessuno a Belgrado e in Serbia è stato disturbato da questo neppure per un secondo, e la ragione di questo è che i cittadini serbi amano i cinesi. Siamo sempre stati insieme e voi cinesi eravate con noi quando i tempi erano difficile, non solo quando era tutto facile”, ha detto Vucic.

Vucic ha spiegato che la Cina è sempre stata un partner di principio e costante, soprattutto durante i momenti difficili, per entrambi i loro paesi, ricordando l’attacco americano contro l’ambasciata cinese il 7 maggio 1999, che causè la morte di 3 giornalisti e ferendone altri 27. Tuttavia, cosa ancora più importante, ha ringraziato la Cina per il sostegno all’integrità territoriale della Serbia e gli sforzi per risolvere il problema del Kosovo e il fatto che la Serbia può contare sul sostegno della Cina nell’affrontare simili tentativi di minare l’integrità territoriale della Serbia.

Vucic ha quindi reso omaggio allo sviluppo della Cina, all’enorme successo

 

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https://www.controinformazione.info/la-serbia-delusa-dalla-ue-si-sposta-verso-russia-e-cina/?fbclid=IwAR2Ib04XGGZpLn-SALP4WVqpXavoi1xXWl4scArTHFiY0fjFHfTJj2LEnjw

 

 

 

 

 

 

Ungheria, con Orban matrimoni aumentati del 42% e fertilità del 21%

I dati dall’Ungheria di Viktor Orbán sono in controtendenza rispetto al resto dei paesi europei. Il paese ha speso il doppio della media Ocse per il sostegno alle famiglie

Matteo Orlando – Dom, 08/09/2019

 

I dati che arrivano dall’Ungheria sovranista di Viktor Orban mostrano numeri estremamente positivi per le politiche familiari.

Dal 2010 ad oggi i matrimoni sono aumentati del 42 percento e il tasso di fertilità del 21%.

Grazie alle politiche del governo Orban, ha spiegato Katalin Novák, Segretaria di Stato per la Famiglia e per gli Affari Giorvanili, Vice Presidente del partito Fidesz – Hungarian Civic Alliance, il partito di Orban, “anche il numero di aborti è ai minimi storici, seppur è ancora elevato“.

La giovane ministro, che è lei stessa mamma di tre figli, ha ricordato durante una conferenza internazionale con i giornalisti cristiani tenutasi a Budapest, che questi dati non arrivano per caso, ma sono frutto delle iniziative del governo popolare di Orban, che ha rovesciato le politica antifamiliari del precedente governo ungherese di sinistra, permettendo all’Ungheria di spendere il doppio della media Ocse per il sostegno alle famiglie.

La Novák ha spiegato che c’è una tendenza generale alla sovrappopolazione nella maggior parte del mondo, mentre in Europa l’attuale tasso di fertilità “non permette a nessuno dei paesi del continente di garantire una adeguata sostituzione generazionale”.

La popolazione europea è cresciuta in termini assoluti, ma solo a causa della migrazione“, ha affermato la segretaria di Stato ungherese. Il governo ungherese ha risposto al problema del declino della popolazione con una forte politica di sostegno alla famiglia (quella tradizionale, dove “secondo le credenze ungheresi, ogni bambino ha diritto a un padre e una madre“), con politiche familiari radicate nella Costituzione per garantire, come spiegava lo stesso Orban, la loro protezione a lungo termine da decisioni

 

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http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ungheria-orban-matrimoni-aumentati-42-e-fertilit-21-1749986.html

 

 

 

 

 

 

 

 

Prime tirate d’orecchie per Greta (che attacca tutti tranne la Cina)

Redazione 26 settembre 2019 Esteri

La Francia e Macron si sono risentiti per essere stati accusati di “violazione dei diritti umani dei fanciulli” dalla ragazzina svedese

È bastato che Greta Thunberg passasse dalle parole a fatti (o dai «moniti» ai fatti, come scrivono senza esitazione il Fatto quotidiano e perfino la Rai) perché l’ammirazione universale raccolta dalla piccola vedetta ambientalista svedese cominciasse a sgretolarsi. Il presidente francese Emmanuel Macron non ha preso molto bene la “causa” intentata da Greta Thunberg all’Onu nei confronti della Francia per violazione dei diritti dei bambini.

«C’è gente che soffre. C’è gente che sta morendo. Interi ecosistemi stanno collassando. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa. E voi non siete capaci di parlare d’altro che di soldi e di favoleggiare un’eterna crescita economica. Come osate!» (Greta Thunberg al summit delle Nazioni Unite per il clima, 23 settembre 2019)

PRIMA TIRATA D’ORECCHIE PER GRETA

A pensarci bene, era tutto prevedibile. Se il disastro che ha denunciato l’attivista svedese nel suo «monito» davanti ai grandi del Pianeta è da prendere come oracolo divino – come ha fatto la maggior parte di politici e media – c’è poco da rimanere estasiati. Chi ha la responsabilità di governare dovrebbe iniziare a preoccuparsi. «L’audience è tramortita. Ma non ci sono alternative: non resta che applaudire», raccontava ieri il Corriere della Sera per descrivere il clima al Palazzo di vetro di New York dopo l’arringa di Greta, tuttavia quegli applausi tramortiti erano destinati a spegnersi, era già tutto scritto nelle parole della ragazzina. E così ieri per la Francia e altri quattro Stati è arrivata l’accusa formale di violazione diritti umani dei minori.

Spiegava ieri per esempio Repubblica:

«Insieme a 15 coetanei, [Greta] ha denunciato cinque Paesi (Germania, Francia, Brasile, Argentina e Turchia) per violazione dei suoi diritti umani e della Convenzione sui diritti del fanciullo. “Non hanno usato le loro risorse per prevenire conseguenze mortali e prevedibili”, è scritto nel documento presentato all’Onu. I ragazzi non chiedono risarcimenti monetari, ma un impegno serio per affrontare la crisi».

PERFINO L’ILLUMINATO MACRON SI ARRABBIA

I cinque paesi coinvolti nel procedimento che avrà luogo ­­– se l’accusa di Greta Thunberg sarà presa sul serio dalle Nazioni Unite ­– hanno infatti sottoscritto la Convenzione in questione. «Le nostre case, i luoghi dove si formano le memorie, vengono inghiottite dall’oceano», si è lamentato Carlos Manuel dalle isole Palau (Pacifico meridionale) alla conferenza stampa di presentazione della denuncia.

Con tutta la possibile buona disposizione d’animo verso Greta, le isole del Pacifico e gli scioperi scolastici dei Fridays for Future, essere incolpati per il pericolo di inabissamento delle isole Palau è offensivo perfino per un “sovrano” illuminato come Macron. Il quale per altro nel recente passato ha già dovuto fare i conti con le conseguenze sociali delle misure pretese dagli ambientalisti, tra ecotasse e rivolte dei gilet gialli. Considerato che per le pretese della giovane attivista sarebbe poco o nulla anche il massimo offerto da Macron, si può ben capire che cosa

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https://www.tempi.it/prime-tirate-dorecchie-per-greta-che-attacca-tutti-tranne-la-cina/

 

 

 

QUI SI PARRA’ LA TUA NOBILITATE

Andrea Zhok – 25 09 2019

 

Da ambientalista ho sempre diffidato del fenomeno mediatico “Greta Thunberg”, e questo per un motivo molto semplice: il modo più comodo per fingere di prendere sul serio un problema è consegnarne la difesa a qualcuno che, per mancanza di radicamento e caratteristiche personali, può essere messo da parte in qualsiasi momento.

Greta Thunberg, la ragazzina ‘strana’, portata davanti ai riflettori e osannata mediaticamente come ‘eroina solitaria’, dipende da quegli stessi riflettori, giacché esiste solo per essi, che possono dosarla a piacimento o anche tacitarla nel momento in cui decidessero che rappresenta una turbativa.

Il pericolo che intravedevo, ed intravedo, è dunque di suscitare entusiasmi, soprattutto giovanili e ingenui, verso qualcuno che poi può essere fatto cadere nel nulla o distorto ad arte, in un attimo, trasformando quell’entusiasmo in delusione.

L’altro giorno alle Nazioni Unite, tuttavia, Greta ha letto un discorso (probabilmente preparatole da qualcuno consapevole di ciò che stava dicendo), in cui risuonavano le seguenti parole:

“We are in the beginning of a mass extinction, and all you can talk about is money and fairy tales of eternal economic growth.” [“Siamo all’inizio di un’estinzione di massa e tutto ciò di cui siete capaci di parlare sono soldi e fiabe di eterna crescita economica”.]

Si tratta a mia memoria della prima volta in un discorso pubblico ad alto livello diffusivo (non dunque discorsi accademici, dove il tema è ampiamente discusso da almeno mezzo secolo) in cui si accenna al fatto che il modello di sviluppo che predica una crescita economica infinita è una follia suicida.

Il momento – lontanissimo, semmai ci sarà – in cui un’idea del genere dovesse diventare verità condivisa significherebbe una rivoluzione come non se ne sono ancora viste nella storia. Dubito che Greta abbia la minima consapevolezza di cosa ciò implica, ma in questo momento non ha nessuna importanza. Si tratta di una proposizione vera le cui implicazioni sono (sarebbero) epocali.

Infatti, immediatamente un brivido è corso lungo le schiene di quelle élite “gretentusiaste” che finora contavano di poterne giocare l’influenza come giustificazione morale per soluzioni volte a fare ancora più soldi (tipo rottamazioni forzate a spese dell’erario pubblico, riapertura al nucleare di massa, ecc.).

Subito numerosi commentatori hanno provato a correre ai ripari. L’editorialista Jeremy Warner (nomen omen) sul Telegraph ammonisce il pubblico che “Greta Thunberg is wrong: economic growth is friend to the environment, not foe”; il primo ministro australiano Scott Morrison se ne vien fuori sostenendo che i discorsi di Greta sottopongono i bambini australiani ad ansie superflue (“needless anxiety”), e così avanti.

Ecco, a mio avviso siamo arrivati ad un punto decisivo, in cui si vedrà se il fenomeno Greta può essere un fattore progressivo o se invece non sia semplicemente l’ennesima arma di distrazione di massa.

Se la necessità di un modello di sviluppo che non richieda crescita infinita prenderà quota divenendo un discorso ricorrente e crescente, il ruolo di Greta (fenomeno mediatico o persona, non importa) sarà stato fondamentale – e per parte mia sono disposto a trattarla come una novella Giovanna D’Arco.

Se invece questo riferimento rimarrà uno scivolone passeggero, che verrà lestamente rimosso e non riemergerà più nei discorsi di Greta (e nell’eco internazionale), allora Greta sarà stata quello che temo sia: un fantoccio.

 

https://www.facebook.com/andrea.zhok.5?__tn__=%2CdC-R-R&eid=ARCJ5o_94B-EzzeWjtW8Z30N0cf85mZrrp-X5fKkFFgcKxnGiZf-fLCJOxjNO0Y4ks8VmT6LUwj4lsfo&hc_ref=ARSeDCjhfw5Px-hapsVc3k3DjLizs1DszyEcye5C_uZmp0wBbPxfs2UAFmaN7JXSdqU&fref=nf

 

 

 

La piaga verde

25 settembre, 2019

Questo articolo, qui in versione leggermente rivista, è stato pubblicato su La Verità del 24 settembre 2019.

In un vecchio articolo coniavo il motto «ubi puer ibi mendacio» per denunciare come l’utilizzo immotivato di testimonial in tenera età serva spesso a veicolare messaggi politici dai moventi opachi. Non sembra fare eccezione il caso di Greta Thunberg, la giovanissima svedese «che fa tremare i potenti della terra» vaticinando catastrofi ambientali e quindi (!) raccoglie gli applausi dei potenti della terra. Le ultime notizie ce la davano a bordo di una barca da 4 milioni di euro governata da un rampollo reale per raggiungere gli Stati Uniti d’America. Lì avrebbe strapazzato i membri del Senato, ma non prima di essere stata ricevuta in gran pompa dall’ex presidente Barack Obama. Ora starebbe dando in escandescenze dal podio delle Nazioni Unite, davanti a centinaia di capi di Stato contriti e ammutoliti, rilanciata nell’etere da mezza Hollywood. Cose normali, insomma, per chi sta sulle scatole al sistema.

Questa non è però l’unica contraddizione, né in fondo la più grave, della risorta retorica «green» che sta investendo l’Occidente. Sotto il profilo del metodo, quella climatica non è che l’ultima di un già lungo elenco di «emergenze» quotidianamente scodellate su tutti i fronti, dal «fate presto!» dell’economia all’«emergenza terrorismo», dalle condizioni di chi bussa ai nostri confini che «precipitano di ora in ora», alle malattie infantili trasformatesi in «epidemie» da contenere militarizzando i giardini d’infanzia, fino alle innovazioni digitali sul cui «treno» bisogna saltare a occhi chiusi per non perdere opportunità, ça va sans dire, irripetibili. Il risultato è uno stato di eccezione perenne che non tollera gli incerti della riflessione, del confronto e della critica, un’incombenza senza tregua dove chi dissente è un nemico da reprimere perché attenta alla sicurezza del branco.

Se l’orientamento generale è chiaro – di indebolire la prassi democratica anteponendole le più variopinte e improcrastinabili urgenze – nel merito è difficile non riconoscere che esiste un problema di sostenibilità dei nostri modelli di produzione e consumo. Non sappiamo quanto dureranno le riserve fossili di energia su cui si regge in pratica tutto ciò che chiamiamo «progresso», ma siamo certi che a) non sono infinite e b) il loro consumo comporta anche danni per l’uomo e per l’ambiente. Nel solco di queste giuste premesse si innestano le moderne crociate verdi, i cui frutti portano però lontano, lontanissimo dalla soluzione.

Il pattern è classico. Per non dover mettere in discussione le distorsioni che le sono

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http://ilpedante.org/post/la-piaga-verde?fbclid=IwAR1rUjD40XP-1lYAFUPLPnggKIq9tNdX02s9HGJS4561Bzmz3vN1hIHu7Kk

 

 

 

 

 

SE ”METICCIATO” LO DICE IL PAPA, ALLORA VA BENE!

 BERGOGLIATE VARIE: ”NON CONCENTRATEVI SUL SESSO, CI SONO PECCATI PIÙ GRAVI” AVEVA DETTO AI GESUITI RIUNITI IN MOZAMBICO. MENTRE A ”REPUBBLICA” INSISTE SUL MIX DI POPOLI: ”MESCOLARE FA CRESCERE, SVILUPPA INCROCI, MUTAZIONI E CONFERISCE ORIGINALITÀ. INVECE C’È CHI VUOLE STERILIZZARE LA RAZZA E LA FAMIGLIA”

25 SET 2019 Da www.agi.it

 

Una volta un gesuita “mi disse di stare attento nel dare l’assoluzione, perché i peccati più gravi sono quelli che hanno una maggiore ‘angelicità’: orgoglio, arroganza, dominio. E i meno gravi sono quelli che hanno minore angelicità, quali la gola e la lussuria. Ci si concentra sul sesso e poi non si dà peso all’ingiustizia sociale, alla calunnia, ai pettegolezzi, alle menzogne”.

 

Così Papa Francesco durante il suo viaggio in Mozambico, incontrando in maniera privata un gruppo di 24 gesuiti (il 5 settembre). Il colloquio è avvenuto in Nunziatura, al termine della giornata di impegni del Pontefice. Repubblica anticipa parte del colloquio, la cui versione integrale verrà pubblicata domani sul sito della rivista La Civiltà Cattolica.

 

 

PAPA FRANCESCO, SFREGIO AI SOVRANISTI: “VOGLIONO BLOCCARE IL METICCIATO E STERILIZZARE RAZZA E FAMIGLIA”

Da www.liberoquotidiano.it

 

“Si vuole bloccare quel processo così importante che dà vita ai popoli e che è il meticciato. Mescolare ti fa crescere, ti dà nuova vita. Sviluppa incroci, mutazioni e conferisce originalità”. Papa Francesco, in una intervista a La Repubblica, insiste sull’importanza

 

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https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/se-39-39-meticciato-39-39-dice-papa-allora-va-bene-214692.htm

 

 

 

 

POLITICA

Governo Pd-M5S, i dem confessano: “Lavoravamo già al patto”

Il retroscena inedito. Un esponente Pd: “Noi a questa maggioranza avevamo iniziato a lavorare”. La svolta per il Conte Bis con il voto per Ursula von der Leyen

Bartolo Dall’Orto – Gio, 05/09/2019

 

L’inizio della crisi può essere spostato indietro di qualche settimana, prima cioè della decisione a sopresa di Matteo Salvini di rovesciare il governo e di dare il via al valzer delle consultazioni d’agosto.

La frattura vera nasce dalla decisione di Pd e M5S di appoggiare (insieme) Ursula von der Leyen come capo della Commissione Ue. La Lega non era d’accordo, ma Conte ha tirato dritto. Anche l’elezione di David Sassoli al Parlamento europeo è un capitolo della stessa storia.

Non è un caso se poco dopo quell’avvicinamento, da una parte e dall’altra siano iniziati i corteggiamenti. Nella compagine grillina non mancavano i pontieri e Francescini (guarda caso, oggi diventato ministro) a luglio sottolineava che “i Cinquestelle sono diversi dalla Lega”. Erano solo i primi segnali, ma significativi. E infatti i muri alzati da Renzi e Di Maio (“mai col partito di Bibbiano”, ricordate?) erano

 

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http://www.ilgiornale.it/news/politica/governo-pd-m5s-i-dem-ora-confessano-lavoravamo-gi-patto-1748500.html?fbclid=IwAR2b11y8mMavya4nCVdhyYwpjE66nDOzTQqYWRYqxeuX_lni0y0ybVB2HCM

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima i migranti: così Pd e Leu suicideranno il Conte-bis

Scritto il 18/9/19

 

Se la sinistra è crollata nei consensi negli ultimi anni non è perché Renzi è antipatico, come vogliono far credere i suoi nemici nel Pd e quanti li sostengono. I dem sono precipitati perché nei sette anni in cui hanno governato si sono fatti travolgere dalla crisi economica e dall’invasione degli immigrati. Anziché provare a gestire le due questioni, la sinistra si è consegnata all’Europa, dalla quale si è fatta dirigere. Naturalmente, gli Stati Ue che contano, Germania e Francia, hanno pensato ai propri interessi e non ai nostri; quindi, da una parte hanno salvato le loro banche, lasciando fallire quelle italiane e girando il conto ai risparmiatori truffati, dall’altra ci hanno abbandonati nella gestione dei profughi, arrivando perfino a sospendere il Trattato di Schenghen affinché nessun migrante potesse uscire dal Bel Paese. Questo ha fatto sì che in Italia montasse un profondo risentimento verso le classi dirigenti della sinistra, genericamente ed erroneamente definito odio anticasta. Era più semplicemente la sensazione di inadeguatezza e distanza dalla realtà che la sinistra ha suscitato nei cittadini, i quali hanno cominciato a realizzare che i governi dem avevano arricchito i ricchi e lasciato indietro tutti gli altri, dando in più la sensazione di occuparsi più dei poveri immigrati che dei poveri italiani, che intanto aumentavano.

Le persone erano terrorizzate dalla crisi, dalla mancanza di lavoro e dall’enorme flusso di disperati dal mare e la sinistra provava a convincerle che gli immigrati fossero delle risorse e ci avrebbero salvato e che gli arrivi non fossero arginabili. Come a dire: meglio gli africani di voi. Inevitabilmente il 4 marzo 2018 gli elettori hanno punito il Pd votando M5S per bocciare la casta e tornare allo Stato assistenziale e Lega per fermare gli immigrati e avere meno tasse. Subito si è capito che i grillini non erano all’altezza del compito e pertanto i consensi si sono spostati su Salvini. Matteo ha avuto il merito di scegliere per sé il ministero dell’Interno e di imbroccare la politica migratoria, riducendo sbarchi e morti in mare, combattendo Ong e scafisti e dando la sensazione che al governo ci fosse finalmente qualcuno intenzionato a fermare gli ingressi di clandestini. Pd e Leu non hanno capito la lezione e per 14 mesi hanno insultato il leader leghista, dandogli del razzista, mentre l’89% degli italiani ne condivide la linea. Una volta tornata al governo nel modo in cui tutti sappiamo, la sinistra ha iniziato a ripetere gli errori che l’hanno affossata.

Zingaretti, Veltroni, Bersani e Letta hanno dichiarato di voler aprire tutti i porti, introdurre lo ius soli e riavviare la macchina dell’accoglienza che piace alla Chiesa, alle Ong e alle cooperative che fanno affari con i migranti, nonché agli scafisti. A parole il Pd riconosce – e come potrebbe fare diversamente? – che la sua gestione dell’immigrazione è stata un fallimento. Però, anziché scusarsi e farsi umilmente da parte, la sinistra la rivendica nuovamente per sé, per di più con arroganza. L’effetto immediato è stato che la Lega, dopo un piccolo calo dovuto alla difficoltà di Salvini nello spiegare perché era uscito dal governo senza riuscire a ottenere nuove elezioni, è risalita nei sondaggi. Prevedibile: non c’è come lasciar governare M5S e Pd per suscitare nei più la nostalgia per il leader leghista. Delirante la proposta dell’ex premier Enrico Letta, quello che ha trasformato Lampedusa in un campo profughi a cielo aperto. Egli

 

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https://www.libreidee.org/2019/09/prima-i-migranti-cosi-pd-e-leu-suicideranno-il-conte-bis/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Conte: BLACKROCK vuole la “SVOLTA GREEN”, io sono d’accordo. Ecco perché scende lo spread.”

Maurizio Blondet  24 Settembre 2019

VIDEO QUI: https://youtu.be/HtkLcG5g2b8

 

 

Ne parlavano dal 21 luglio del 1932!

 

1969: “Il Polo Nord diverrà un mare aperto nei prossimi dieci o vent’anni”.

 

 

 

1989: “L’ONU predice disastri se non si mette sotto controllo il riscaldamento globale”

 

 

 

https://www.maurizioblondet.it/conte-blackrock-vuole-la-svolta-green-io-sono-daccordo-ecco-perche-scende-lo-spred/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ già cominciata la rottamazione del governo Renzi-Grillo

Scritto il 26/9/19

 

Italia Viva, ovvero: la carica dei Morti Viventi. A sfottere Renzi ci si mette anche Leonardo Pieraccioni. Su Twitter, l’attore e regista toscano posta un fotomontaggio mostra i transfughi del Pd, capitanati da Matteo Renzi tra Maria Elena Boschi e Ivan Scalfarotto, in versione “walking dead”. Più seria la “minaccia” di Piero Fassino, stavolta nei confronti di Salvini: mister “abbiamo una banca”, stavolta, pronostica il trionfo imminente del leader della Lega. «Proponendosi come l’alternativa a Salvini, Renzi finirà per offrirgli una rendita di posizione che il leader della Lega sfrutterà per uscire dal proprio isolamento», dice l’ex sindaco di Torino ed ex segretario Pd, in un’intervista alla “Stampa”. Con Fassino non si scherza: le sue leggendarie profezie si avverano regolarmente, ma al contrario (memorabile la porta sbattutta in faccia a Grillo, che tentò di candidarsi alle primarie del Pd: «Se vuol fare politica, si faccia un partito suo»). Scherzi a parte, Fassino attacca duramente Renzi: «Non ha mai fatto i conti con le sconfitte, e oggi fonda un partito per riproporre le scelte dei suoi governi, senza tener conto che quando passi dal 40 al 18% non puoi dire che è colpa del fuoco amico».

In teoria, Fassino e Renzi sarebbero alleati. Ma il Conte-bis scricchiola già paurosamente, anche sul versante 5 Stelle, con l’inutile Di Maio “giubilato” alla Farnesina. L’alleanza col Pd sta costando carissima ai grillini. E a soffrirne non sono solo gli elettori, che stanno abbandonano in massa il MoVimento: abbondano infatti i pentastellati esclusi dal Conte-bis. Barbara Lezzi, fino a ieri ministro per il Sud, punta i piedi: non ha alcuna intenzione di costruire alleanze regionali col Pd. Non solo: la Lezzi minaccia direttamente il ricorso alle elezioni anticipate. «La legislatura – scrive la senatrice pugliese, su Facebook – deve andare avanti se ci saranno azioni e provvedimenti utili ai cittadini. Altrimenti sarà doveroso restituire la parola agli italiani». Duro l’affondo: «Si governa per fare, non per contenere le altre forze politiche». E ancora: «Gli iscritti a Rousseau non hanno votato per un governo con dentro anche Leu e Renzi: non è un dettaglio trascurabile».

Per il Conte-bis, insomma, nuovi guai in vista: al Senato l’esecutivo può contare su numeri risicati, e l’avvertimento della Lezzi non passerà inosservato. Spara sul governicchio Grillo-Renzi anche il compassato Ernesto Galli della Loggia, che vede «un’orgia di trasformismo da tutte le parti, a cominciare da Giuseppe Conte e Luigi Di Maio». Ospite di Omnibus su “La7”, il politologo (storico editorialista del “Corriere della Sera”)  commenta così gli ultimi tre mesi della politica italiana: «Il punto è come si cambia idea, quando si cambia. Tempi e modi. E’ bizzarro – dice – un mondo in cui ogni mese si cambia tutto. E poi bisogna spiegare perché hai cambiato idea. Altrimenti è lecito avere qualche sospetto». I primi a non capire, in questo caso, sono gli stessi attivisti. Per non

 

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https://www.libreidee.org/2019/09/e-gia-cominciata-la-rottamazione-del-governo-renzi-grillo/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORA INIZIA LA FASE DUE DI RENZI: TORNARE A PALAZZO CHIGI.

DOPO AVER ANTICIPATO IL SUO STRAPPO DAL PD, DAGOSPIA VI RACCONTA COSA INTENDE FARE NEI PROSSIMI MESI E ANNI

PERCHÉ HA TENUTO LA SUA RETROGUARDIA (GUERINI, LOTTI, MARCUCCI) DENTRO AL PD, LA BOSCHI CHE FARÀ IL CAPOGRUPPO ALLA CAMERA DI ITALIA VIVA, LA STAFFILATA DI BEPPE SALA
3. L’OBIETTIVO È ARRIVARE AL 2022-23 COME UNICO SFIDANTE DI SALVINI, MATTEO VS MATTEO. SI PARTE CON UN DIBATTITO TELEVISIVO CHE PREPARA DA MESI. ZINGARETTI PER LUI NON ESISTE
4. CHE FARÀ SILVIO – COME L’HA PRESA L’UE – LA RABBIA DI CONTE E LA CALMA DI MATTARELLA – 5. IL SUCCESSORE AL QUIRINALE: NO PRODI- LO ZAMPONE IN ENEL, ENI E LEONARDO-FINCANTIERI

18 SET 2019

 

Il Renzi che verrà. Dopo aver anticipato il ribaltone di Matteuccio da Rignano, Dagospia ora può raccontare cosa gli frulla in testa al nuovo leader di Italia (redi)Viva. Il suo diario dei sogni, tutte cose che sarebbero impensabili se in Italia ci fosse qualche altro leader di centro-sinistra. Invece il toscano ha un segretario Pd che non vuole fare il premier, un ex premier (Gentiloni) che voleva riprovarci ma è stato spedito a Bruxelles, e un paio di sotto-renzini (Sala e Calenda) che piacciono tanto nelle Ztl cittadine ma che per il grosso degli elettori sono dei semisconosciuti incapaci di empatia politica.

 

Per prima cosa, Renzi ha predisposto una frattura ”soft”: con lui sarebbe passata solo una truppa di fedelissimi, il minimo necessario per fare un gruppo alla Camera e uno al Senato, più qualche spicciolo per stare sicuri.

 

Uno dei pochi a rifiutarsi pur essendo stato chiamato espressamente è stato Graziano Delrio, uno che non ama le emozioni forti. Questa manfrina dei renziani al di qua e al di là della barricata serve intanto per avere più posti di governo e sottogoverno. Se Scalfarotto, Bonetti, e Bellanova entrano in Italia Viva, Guerini, Ascani e la Malpezzi restano nel Pd, così da sdoppiare le cadreghe: se avesse fatto prima la scissione, il numero di posti per i renziani si sarebbe ridotto drasticamente.

 

In più, lasciando nelle retrovie i suddetti (più Lotti e Marcucci), avrà sempre delle sentinelle che gli riferiranno quello che accade nel Pd. Se il suo piano dovesse funzionare, e i suoi consensi dovessero crescere nei prossimi mesi, al momento giusto anche la parte rimasta nel Pd sarebbe pronta a migrare. Non c’è fretta: l’obiettivo è non andare a votare prima del tempo.

 

Lotti che resta di là è un bonus-malus. Bonus per Renzi che si tiene lontano dai suoi pasticci giudiziari. Malus per Zingaretti e il pd che si trovano in casa la rogna Consip e Csm.

 

Il bullo toscano è convinto che la nuova politica si fa solo con un leader carismatico. Fa a tutti una testa così con Trump, Putin, Macron, Merkel… La sua idea è la stessa di Salvini: vuole i pieni poteri, per ora nel suo partito. Non a caso Giuseppe Sala, che sperava di prendersi il Pd e gli elettori (fu) renziani, ha ricordato che Matteo non riesce a fare squadra, ”a stare in una comunità collaborativa”. È un solista, tutti devono rispondere a lui. Ieri sera da Vespa non faceva altro che ripetere “i miei senatori, i miei deputati”.

 

Il passo successivo è trovare il nemico, sgombrando il campo. E qui non ha dubbi: la lotta sarà tra lui e Salvini, Matteo contro Matteo. Ha ”accettato” la sfida di Vespa di fare un dibattito con il leghista, in realtà lo brama e lo prepara

 

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https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ora-inizia-fase-due-renzi-tornare-palazzo-chigi-dopo-aver-214010.htm

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

La storia delle conferenze sul clima, anche note come Cop

11 MAG 2017  di TOMMASO PERRON

 

Correva l’anno 1992 quando il mondo ha iniziato a trattare il riscaldamento globale come una cosa seria. Questo racconto fa il punto sulla storia delle conferenze delle parti Onu (Cop), senza dimenticare chi non ha mai perso la speranza di far cambiare idea anche a chi nega i cambiamenti climatici.

 

cambiamenti climatici sembrano un argomento noioso, distante dalle persone e soprattutto difficile da capire. Troppo tecnico per essere spiegato nelle scuole, figuriamoci per entrare a far parte delle agende politiche dei governi nazionali. E poi la comunità scientifica non è unita nel definire le cause e gli effetti del riscaldamento globale.

Leggendo questa serie di falsità è difficile trattenere le risate per quanto sono assurde. O, al contrario, risentirsi (nel caso foste caratteri particolarmente sensibili). Eppure sono alcuni dei luoghi comuni su cui si sono fondate – e si fondano tuttora – le bizzarre tesi di coloro che in un quarto di secolo, da quando è nata la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici nel 1992, hanno cercato di emarginare o di screditare una delle minacce e delle sfide più importanti del secolo che stiamo vivendo. Per usare le parole dell’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama: “I cambiamenti climatici sono una minaccia esistenziale per il mondo intero se non si fa niente a riguardo”.

Nel momento in cui sembravano lontani gli anni in cui l’allora presidente George W. Bush (2001) decideva di ribaltare la decisione della precedente amministrazione (1998) guidata da Bill Clinton e dal vicepresidente Al Gore (che poi ha fatto dei cambiamenti climatici la sua vita, al punto da vincere un Oscar e un Nobel) uscendo e ammazzando di fatto il Protocollo di Kyoto, il primo documento internazionale che ha imposto un obbligo di riduzione delle emissioni di CO2 ai paesi più ricchi e più responsabili, ecco che la storia si ripete mettendo in scena un copione già visto. L’attuale presidente degli Stati Uniti Donald Trump, infatti, sta facendo carte false (è proprio il caso di dirlo) per ribaltare e ridicolizzare l’Accordo di Parigi firmato dall’intera comunità internazionale nel 2015 ed entrato in vigore l’anno successivo. È il primo trattato globale che ha visto tutti i paesi – industrializzati e in via di sviluppo – finalmente uniti per far fronte comune contro l’aumento della temperatura media globale e limitarlo ben al di sotto dei due gradi centigradi.

Non sembra un caso se persino l’attore nonché attivista ambientale Leonardo DiCaprio ha deciso di alzare la voce per chiedere più “Azione!” per contrastare la nuova politica negazionista messa in atto da Trump (2017). E non stiamo parlando dell’inizio delle riprese di una scena di un film – anche se DiCaprio ha fatto pure quello con il documentario Before the flood (Punto di non ritorno) – ma della volontà di fare qualcosa in prima persona, come ha dimostrato scendendo per le strade di Washington fianco a fianco, mano nella mano, insieme ai nativi americani le cui terre sono minacciate da attività di sfruttamento della terra, come il fracking (la fratturazione idraulica), alla ricerca di quei “sporchi, brutti e cattivi” combustibili fossili. Ma, come in tutte le storie che si rispettino, per capirne di più bisogna fare un passo indietro e sapere come si è arrivati a questo punto. Per arrivare

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https://www.lifegate.it/persone/news/la-storia-delle-conferenze-sul-clima

 

 

 

 

 

 

 

STORIA

Il golpe anglo-americano che aveva messo fine all’indipendenza dell’Australia

24 Settembre 2019 John Pilger

Nel 1975, il Primo Ministro Gough Whitlam, che è mancato questa settimana [L’articolo è dell’ottobre 2014 ed era stato scritto subito dopo la morte dell’ex primo ministro, N.D.T.], aveva osato rivendicare l’autonomia del proprio paese. La CIA e il MI6 si erano assicurati che ne pagasse il prezzo.

Sui media e nell’establishment politico australiano è calato il silenzio sulla memoria del grande Primo Ministro riformatore Gough Whitlam. I suoi successi sono riconosciuti, seppur a malincuore, i suoi errori vengono sottolineati con falso rincrescimento. Ma la ragione principale del suo straordinario insuccesso politico, essi sperano, sarà seppellita con lui.

L’Australia, durante gli anni di Whitlam, 1972-75, era diventata per un breve periodo di tempo uno stato indipendente. Un commentatore americano aveva scritto che nessun paese aveva “invertito la sua posizione negli affari internazionali in modo così totale senza passare attraverso una rivoluzione interna.” Whitlam aveva posto fine alla servilità coloniale della sua nazione. Aveva abolito il patrocinio reale, indirizzato l’Australia verso il Movimento dei paesi non allineati, sostenuto le”zone di pace” e si era opposto ai test sulle armi nucleari.

Anche se non veniva considerato un laburista di sinistra, Whitlam era un socialdemocratico anticonformista per principio, orgoglio e correttezza. Credeva che una potenza straniera non dovesse controllare le risorse del suo paese e dettarne la politica economica ed estera. Aveva intenzione di “ricomprare la fattoria.” Nel redigere i primi atti legislativi sui diritti delle terre degli aborigeni, il suo governo aveva risvegliato il fantasma del più grande esproprio terriero nella storia dell’umanità, la colonizzazione britannica dell’Australia e la questione di chi fossero le enormi ricchezze naturali del continente insulare.

I Latino-Americani riconosceranno l’audacia e il pericolo di questa “voglia di libertà” in un paese il cui establishmente era indissolubilmente legato ad un grande potenza straniera. Gli Australiani avevano partecipato ad ogni avventura imperiale britannica, fin da quando in Cina era stata repressa la ribellione dei Boxer. Negli anni ’60, l’Australia aveva implorato per unirsi agli Stati Uniti nell’invasione del Vietnam, poi aveva messo a disposizione i suoi “black team” [gruppi di specialisti per operazioni clandestine], gestiti però dalla CIA. I cablogrammi diplomatici statunitensi pubblicati lo scorso anno da Wikileaks rivelano i nomi di figure di spicco in entrambi i principali partiti, tra cui un futuro primo ministro e un ministro degli esteri, nel ruolo di informatori di Washington durante gli anni di Whitlam.

Whitlam conosceva il rischio che stava correndo. Il giorno dopo la sua elezione, aveva ordinato che il suo staff non venisse “controllato o molestato” dal servizio di sicurezza australiana, Asio, allora come adesso legato all’intelligence anglo-americana. Quando i suoi ministri avevano pubblicamente condannato i bombardamenti americani sul Vietnam definendoli “corrotti e barbari,” un funzionario della stazione della CIA a Saigon aveva dichiarato: “Ci hanno detto che gli Australiani potrebbero benissimo essere considerati dei collaboratori dei Nord-Vietnamiti.

Whitlam aveva chiesto di sapere se e perché la CIA gestisse una base di spionaggio a Pine Gap, vicino ad Alice Springs, un gigantesco aspirapolvere che, come ha da poco rivelato Edward Snowden, consente agli Stati Uniti di spiare

 

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https://comedonchisciotte.org/il-golpe-anglo-americano-che-aveva-messo-fine-allindipendenza-dellaustralia/

 

 

 

 

 

LO “SPIRITO DI BANDUNG”: SESSANT’ANNI DOPO

Di Simone Pelizza – 11 Maggio 2015                  RILETTURA

 

Nel 1955 la conferenza di Bandung segnò l’inizio della fine per gli imperi coloniali europei, creando le basi politiche e ideali per la nascita di Stati indipendenti in Asia e in Africa. A sessant’anni di distanza, gli attuali leader di tali Stati si sono riuniti nella città indonesiana per commemorare quello storico evento, rinnovando pubblicamente le promesse di solidarietà afroasiatica e giustizia internazionale fatte dai loro predecessori. Tuttavia, il mondo è cambiato molto da allora e lo “spirito di Bandung” fatica a trovare spazio nel caotico contesto geopolitico del XXI secolo.

SESSANT’ANNI FA – Tenutasi sull’isola di Giava nell’Aprile 1955, la conferenza di Bandung fu uno degli eventi internazionali più importanti del secolo scorso, riunendo sullo stesso palcoscenico alcune delle maggiori figure politiche del mondo non occidentale. Jawaharlal Nehru per l’India, Zhou Enlai per la Cina, Gamal Abdel Nasser per l’Egitto, Kwame Nkrumah per il Ghana: questi furono solo alcuni dei principali leader nazionalisti e anti-colonialisti invitati dall’allora Presidente indonesiano Sukarno per immaginare un nuovo mondo alternativo a quello dei vecchi imperi coloniali europei, ormai in fase di avanzato disfacimento. Allo stesso tempo Sukarno e i suoi ospiti miravano anche a sviluppare una strategia comune ed efficace per la modernizzazione socioeconomica dei propri Paesi, andando al di là del crudo dualismo capitalismo-comunismo proposto dalla Guerra Fredda. In risposta allo scetticismo tinteggiato di razzismo del Segretario di Stato statunitense John Foster Dulles, che rifiutò addirittura di inviare degli osservatori ufficiali alla conferenza, Sukarno presentò il summit internazionale di Bandung come la creazione non di “un club esclusivo”, sul modello del blocco statunitense o di quello sovietico, ma di un consesso aperto e tollerante di Paesi alla ricerca di soluzioni eque e solidali ai maggiori problemi dell’età contemporanea. Un consesso basato sulla consapevolezza della stretta “interdipendenza di uomini e nazioni” per il benessere e la sopravvivenza dello stesso pianeta Terra.

In tal senso, la conferenza adottò un’ambiziosa risoluzione finale in dieci punti che impegnava i partecipanti a rispettare i diritti umani e la sovranità territoriale delle nazioni, a riconoscere l’eguaglianza di tutte le razze e di tutte le culture, a risolvere ogni disputa internazionale con mezzi pacifici e a promuovere la cooperazione politica ed economica tra i popoli. Per dare una prima concreta attuazione a tale agenda, Zhou Enlai e il Governo di Jakarta firmarono un importante accordo sulla doppia nazionalità delle comunità cinesi in Indonesia, mentre Nasser e Nehru elaborarono diverse linee guida per la nascita del futuro Movimento dei non allineati (NAM), avvenuta poi a Belgrado nel 1961. A livello mediatico e ideale, lo “spirito di Bandung” lasciò un’impressione profonda sia sui partecipanti che sugli spettatori della conferenza, che la interpretarono come l’inizio di una nuova era per le relazioni internazionali, libera dal brutale imperialismo dei decenni precedenti. Inoltre il poeta afroamericano Richard Wright, presente a

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https://www.ilcaffegeopolitico.org/28766/lo-spirito-di-bandung-sessantanni-dopo

 

 

 

 

 

 

 

NOI NON SIAMO RAZZISTI. PERÒ QUELLA SORTE LA SUBIMMO 50 ANNI FA …

 

ViralFanpage – 20 settembre 2019


Anno 1970: Ventimila italiani, spogliati di tutti i loro averi, vengono cacciati dalla Libia.

 

A differenza di quanto accade oggi, tutti gli italiani in fuga furono bloccati dalle autorità militari italiane sulle navi al largo del Golfo di Napoli che, prima di autorizzare lo sbarco, fecero lunghi ed estenuanti controlli sanitari e amministrativi ai nostri connazionali (già umiliati dall’avvenuta espulsione), secondo un “protocollo di accoglienza” molto diverso rispetto a quello che viene eseguito con estrema disinvoltura nei confronti di profughi e clandestini che sbarcano ogni giorno sulle nostre coste.

Curiosità – La Libia ha confiscato agli italiani tutti i conti in banca, 40 mila ettari di terra, 1.700 case, 500 attività commerciali: in totale 200 miliardi di lire del 1970. Inoltre, le chiese divennero moschee, i monumenti polvere, il cimitero fu profanano e vennero rispedite in Italia anche 20 mila salme di soldati.

 

Noi ai migranti invece diamo vitto, alloggi, cellulari, esami gratuiti per la patente di guida. tv a pagamento gratis, wi-fi, ozio e possibilità di infrangere le leggi!

Razzisti? No! Onesti e desiderosi di giustizia!

Con Forconi Populisti per Calvani

 

https://www.facebook.com/ViralFanpages/?__tn__=kC-R&eid=ARDWYyyIbLeBiAC8J3j2ReXnbnQ-4ttsJTL_FMepUVmd1UzysZZwMoO0hCd5-Z5dNPdErt28jY83lbSb&hc_ref=ARQwrU2xMgx50s0DxJSMHfqzWjEn2Ty7wf1-IjjH_kNmqEaPErhqwG2uA6d8B2lMPGk&fref=nf&__xts__%5B0%5D=68.ARB4_Sp3x74-ixPUMbcJ6UIveZBzmYLVh-GVuBw2wHxI-f4M6rB8cSkwmUuomyp5bhG1HyaYqNpFT6bg5Se1d8m9aQX-mBcPKY4qbM91_mvGPXY-iS8hKCAvTlXoGr3UT1xQPFGpuIi17k0HHgw0IYj1xP-4GufNbBKP0vv3XNmrpCORT0lbCl9BvegRQB_XCIVe_W0iV-RWo3vnpt67Vbb8nea8UilGUcNpmlr5ZaKLSpOATfLkBlwRkiRXMS79BwoloUJdOH_Vd2AAOAWAllO8NQqdXCm5Ycgu_6hnkXvijnwrUN69wLh0YlCyGe2AtQWdA-TdFyP65Su0utnPgb50XxiU

 

 

 

 

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