NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 31 DICEMBRE 2018
SPECIALE CAPODANNO 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Si ha un bel riunire trenta raggi in un mozzo,
l’utilità della vettura dipende da ciò che non c’è.
TAO TÊ CHING, Adelphi, 1973, pag. 49
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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
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SOMMARIO
Storia della festa di Capodanno
Capodanno
Tutti i riti e le usanze di un Capodanno a Napoli
Bali, l’anti-Capodanno. Purificarsi nel silenzio
In Iran i simboli del Capodanno zoroastriano
Gosho di Capodanno
Rosh Ha Shanah
Il Capodanno giapponese
Capodanno ortodosso: che cos’è, perché e dove si festeggia
Storia della festa di Capodanno
Tra Storia e Tradizione
Capodanno (da capo d’anno) è il primo giorno dell’anno. Nel mondo moderno cade il 1º gennaio del calendario gregoriano in uso ai fini civili in tutto il mondo e, nella maggioranza degli Stati è un giorno di festa.
Per le popolazioni che seguono il calendario giuliano, ad esempio alcune chiese ortodosse, ai fini strettamente religiosi, l’inizio dell’anno viene celebrato nel giorno corrispondente al 14 gennaio gregoriano.
Capodanno e Calendario Romano e Numano
Il calendario da noi usato, il Gregoriano, deriva dal Calendario Romano, modificato nei secoli.
Il primo calendario usato dai Romani fu quello di Romolo del quale si hanno notizie piuttosto vaghe: il primo mese era marzo e non è chiaro se i mesi fossero dieci come sostiene Ovidio o se già esistessero gennaio e febbraio e perciò i mesi fossero dodici.
Tito Livio attribuisce al secondo re di Roma, Numa Pompilio, il calendario lunisolare di dodici mesi di lunghi da 29 a 31 giorni, che i Romani usarono fino al 46 AC (-45).
In questo calendario chiamato Numano l’anno durava 355 giorni, dieci in meno dell’anno solare e per compensare questa differenza si ricorreva all’aggiunta di un mese di 22 o 23 giorni ogni due anni, mese chiamato Mercedonio o Intercalare.
Capodanno e Calendario Numano
Il calendario di Numa subì molte modifiche nel corso dei secoli: inizialmente Febbraio sarebbe stato posto dopo Dicembre e solo dal 449 AC (-448), spostato a dopo Gennaio.
Anche l’intercalare del mese Mercedonio sarebbe avvenuto con intervalli diversi, fino ad ottenere un anno lungo 365,6 giorni, abbastanza vicina alla durata media dell’anno astronomico.
Il primo mese dell’anno era Marzo e solo nel 153 AC (-152), si cominciò a festeggiare il capodanno il 1° Gennaio.
I singoli anni erano identificati dal nome dei consoli, la cui carica era di durata annuale, la numerazione, ab Urbe condita,dalla fondazione di Roma, fu introdotta in seguito, circa I secolo prima di Cristo, ma venne usata solo nella compilazione dei Fasti, le date in cui cadevano determinate festività, ma usate raramente dagli storici.
Capodanno e Calendario Giuliano
Il calendario di Numa in seguito ad errori da parte dei sacerdoti che lo gestivano e finì per accumulare un ritardo di circa tre mesi rispetto al ciclo delle stagioni.
Giulio Cesare, incaricò l’astronomo alessandrino Sosigene di progettare un nuovo calendario più funzionale; questo calendario che entrò in vigore nel 46 AC (-45) fu un anno di 456 giorni, per l’aggiunta di tre mesi.
Nel 44 AC (-43) dopo l’assassinio di Cesare il mese quintile fu in suo onore ribattezzato Iulius (Luglio).
Questo calendario era simile al nostro, con dodici mesi di 30 o 31 giorni, salvo febbraio che ne aveva 29, e ogni 4 anni, l’anno bisestile.
L’anno giuliano aveva quindi una durata 365 giorni e 6 ore; la differenza di lunghezza di solo sette minuti dalla lunghezza esatta, non impensierì i romani, ma nel passare dei secoli, a forza di sette minuti l’anno il calendario si ritrovò non più allineato nelle stagioni.
Modifiche al Calendario Giuliano
Con l’occasione dell’ultima modifica al Calendario Giuliano, il mese chiamato sestile fu ribattezzato Augustus (Agosto) in onore dell’imperatore e la sua lunghezza a 31 giorni (come Luglio). Febbraio, da 29 ebbe 28 giorni e la lunghezza degli altri mesi divenne quella che abbiamo ancor oggi.
La struttura del calendario non ha più subito modifiche significative, salvo per la piccola
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Capodanno
Il passaggio dal vecchio al nuovo
Tutte le società umane, quando il ciclo stagionale si ripete, celebrano i riti per l’inizio di un nuovo anno: si assiste così a una nuova origine del mondo, a una sorta di rinascita della natura e degli uomini. Già nel 191 a.C. il capodanno fu fissato dai Romani il 1° gennaio. La mezzanotte è il momento culminante dei festeggiamenti per l’ultimo dell’anno e l’inizio del nuovo
Nell’antica Roma
A Roma il Capodanno, che in origine si celebrava a marzo, fu fissato il 1° gennaio nel 191 a.C. dal pontefice massimo ‒ la più alta autorità religiosa di Roma antica ‒ con la lex Acilia de intercalatione che si richiamava alla tradizione instaurata dal secondo re di Roma, Numa Pompilio. Gennaio era dedicato a Giano, il dio bifronte che guarda indietro, ossia alla fine dell’anno trascorso, e avanti, ossia all’inizio del nuovo anno.
Il dio che si celebrava in chiusura dell’anno era però Saturno: durante la festività dei Saturnalia di dicembre i padroni cucinavano per gli schiavi e servivano loro suntuosi banchetti. Era il periodo dei contrari, con i servi nel ruolo dei padroni, le donne in quello degli uomini, i bambini al posto degli adulti. Semel in anno licet insanire “una volta l’anno è lecito impazzire”: erano le eccezioni che confermavano le regole, perché ogni cosa nei giorni seguenti potesse andare avanti come prima.
Danze, feste e ‘botti’
Feste sfrenate, danze e scoppi di petardi caratterizzano i festeggiamenti. Il baccano con campane e campanacci, le fiaccolate, il lancio della roba vecchia dalle finestre servono per scacciare i demoni e la mala sorte. Quindi, anche i cosiddetti ‘botti’ di fine d’anno sono volti ad allontanare dalla vita familiare spiriti maligni che non sopportano i rumori secchi: per questo si sparano i mortaretti, che sostituiscono il frastuono di strumenti rimbombanti, suonati un tempo per lo stesso scopo. Si compie così l’espulsione rituale delle ombre, dei vampiri, dei morti pericolosi che fino alla grande festa potevano invadere la società dei viventi. In tutte le culture si ritiene che i rumori fragorosi e scoppiettanti possano allontanare i demoni. Nel capodanno cinese botti, mortaretti e fuochi d’artificio sono l’elemento fondamentale.
Le danze sono presenti in tutte le società umane come riti che danno inizio a una nuova stagione, riportano la fertilità della terra e la fecondità degli umani. La stessa euforia dionisiaca dello spumante ci riporta alle feste propiziatrici della rigenerazione ciclica della natura, legata all’abbondanza di cibo divorato, ai vestiti speciali, agli incontri amorosi.
La danza infine richiama il ballo ‘saltato’ eseguito dai sacerdoti Salii nell’antica Roma: più alti erano i salti a suon di musica, più alto e robusto sarebbe cresciuto il grano nella bella stagione.
Cibi e auguri
Oggi a Capodanno si mangiano le lenticchie perché si dice che favoriscano simbolicamente la ricchezza: ogni lenticchia sarà una moneta d’oro! Una tradizione contadina vuole che si indossi qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo e qualcosa di rosso: l’indumento vecchio simboleggia l’anno che se ne va, il nuovo l’inizio, il rosso la fecondità e la fertilità.
Nell’antica Roma, il primo giorno del mese (in latino calendae, da cui il nostro calendario) di gennaio il pontefice offriva a Giano farro con sale e una focaccia fatta con cacio grattugiato, farina, uova e olio per propiziare l’influenza benefica del dio sulla natura e
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Tutti i riti e le usanze di un Capodanno a Napoli
Carmen Pica – 26 NOVEMBRE 2015
Vivere il Capodanno a Napoli è una delle esperienze da fare almeno una volta nella vita. Per Napoletani e Turisti ecco tutte le usanze portafortuna per festeggiare il nuovo anno.
Sta per scoccare la Mezzanotte che segna un momento di passaggio tra la fine di qualcosa e l’inizio di un nuovo percorso. Il Capodanno si festeggia con diverse usanze, pagane o religiose, per portare fortuna al nuovo anno che arriva, tanti sono i riti e simboli che hanno radici storiche molto antiche e non sempre conosciuti.
Scopriamo insieme le usanze partenopee.
Lenticchie a Mezzanotte
Mangiare le lenticchie, sembra di buon auspicio in quanto porta ricchezza e prosperità. L’usanza deriverebbe da un vecchio rito pagano ed è fondamentale mangiarle allo scoccare della mezzanotte. In alcune famiglie si usa regalare la sera della vigilia di Capodanno portamonete pieni di lenticchie come auspicio per i guadagni.
Botti di Capodanno
I botti celebrano una fase di passaggio, la fine e l’inizio di un nuovo anno. Il fuoco brucia i residui cattivi dell’anno trascorso e rischiara il cammino dell’anno che viene; il rumore spaventa le forze e le energie negative allontanandole. Nel ‘600 questo rito veniva organizzato e vissuto nelle corti, poi con la diffusione della polvere da sparo è entrato anche nelle nostre case. Oggi rappresentano anche l’allegria per l’arrivo del nuovo anno.
Lanciare Cocci a Mezzanotte
Un gesto simbolico per eliminare il male fisico e morale dell’anno trascorso. Gettare via le cose vecchie è, infatti, segno di cambiamento e buon auspicio per l’anno a venire.
Gettare acqua dal balcone
L’acqua rappresenta le lacrime versate, ed il gesto di gettarla dal balcone funge da liberazione dei mali dell’anima. Augurio per un anno felice e sorridente.
Indossare Lingerie Rossa
La sera di Capodanno vestire della biancheria intima rossa è un cult, sia per gli uomini che per le donne. Per il cenone, dunque, è d’obbligo un intimo di color rosso, auspicio di fortuna per tutto l’anno. La tradizione vuole che l’intimo venga buttato via il giorno dopo.
Baciarsi sotto il Vischio
A mezzanotte, come brindisi speciale, il bacio sotto il vischio con la persona amata vi porterà amore per tutto l’anno. Il vischio è una pianta benaugurale che dona prolificità sia materiale che spirituale.
Melograni e Uva
Frutti che non devono mancare sulla tavola del cenone di Capodanno. Sembra che portino fortuna anche solo guardarli. In particolare
Continua qui: https://grandenapoli.it/tutti-i-riti-e-le-usanze-di-un-capodanno-a-napolicapodanno-a-napoli-riti-e-usanze/
Bali, l’anti-Capodanno. Purificarsi nel silenzio
31 DICEMBRE 2016
“Bali. Il Capodanno alla rovescia”. Oggi in prima pagina di Repubblica c’è un mio articolo sul Nyepi, il Capodanno silenzioso dell’isola di Bali. Buona lettura!
A Bali va in scena il Capodanno alla rovescia. Sono banditi botti, luminarie, musica, feste, brindisi, baci e abbracci. Sesso zero. Cucine rigorosamente spente e divieto di uscire di casa e dagli alberghi. Lo chiamano Nyepi, il giorno del silenzio. Serve a purificarsi e non a divertirsi.
L’esatto contrario della nostra notte di San Silvestro, che è tutta rumore e colore, balli e sballi, allegria ostentata e divertimento obbligato. Un esorcismo di massa che ha come scopo principale quello di mettere una pietra sull’anno che se ne va. In particolare, se si tratta di un annus horribilis, e per di più bisestile, come questo 2016. Che fra terremoti, attentati, crisi economica e tracolli politici non si è fatto mancare niente.
I balinesi chiamano il Nyepi la festa dei quattro divieti. Il primo è Amati geni, che significa no fuochi. Un antichissimo tabù che una volta proibiva l’accensione di bracieri, lampade e fornelli, mentre adesso arriva addirittura al taglio della corrente elettrica. Che viene sospesa per 24 ore, con la sola eccezione degli ospedali e di alcuni alberghi.
Il secondo diktat è Amati lelungan, cioè niente spostamenti. Le strade devono rimanere assolutamente deserte. E sono presidiate da migliaia di volontari vestiti di nero, veri e propri emissari delle tenebre, che rimandano a casa tutti i trasgressori. Si bloccano perfino porti e aeroporti. E le spiagge si svuotano completamente.
La terza interdizione, Amati karya, impone l’interruzione rigorosissima di ogni attività, lavorativa o ricreativa che sia. Ci si può dedicare solo alla meditazione, al raccoglimento e al rinnovamento spirituale. L’ ultimo comandamento recita Amati lelangunan, ovvero bando a qualsiasi forma di intrattenimento e ad altre manifestazioni di giubilo. Il massimo di esternazione consentita è farsi gli auguri al telefono.
Ma i più rigoristi tengono letteralmente la bocca chiusa digiunando e astenendosi dal proferire parola. Quel giorno tutti devono staccare la spina, induisti e musulmani, cristiani e buddisti. Laici compresi. L’isola intera entra in uno stato di sospensione cosmica, una specie di stand by della vita. Il cui scopo è ingannare le potenze maligne che proprio a Capodanno presentano il conto agli uomini. Ma non vedendo nessuno in giro, crederanno che città e villaggi siano disabitati e se ne andranno senza far danni.
È un rito a metà tra l’oscuramento e l’occultamento. Un gioco a nascondino con il male che coinvolge anche i numerosissimi turisti. Invitati, cortesemente ma fermamente, a non allontanarsi dai loro hotel. Una misura insieme
Continua qui: http://www.marinoniola.it/2016/12/31/bali-lanti-capodanno-purificarsi-nel-silenzio-la-repubblica/
In Iran i simboli del Capodanno zoroastriano
Una guida per un viaggio da antropologi
08 aprile, 16:27 – Rodolfo Calo’
Un viaggio in Iran nei giorni del Nowruz, il Capodanno persiano che coincide con l’inizio della primavera. Per vivere appieno i riti della festa zoroastriana c’è bisogno di un amico del posto ma, vista l’imbarazzante disponibilità degli iraniani, in genere entusiasti nell’accogliere gli stranieri, va bene anche un ”amico di un amico”.
Scegliendo Teheran c’è il vantaggio di avere una capitale relativamente semideserta e comunque in una condizione di scarso traffico e minor inquinamento che risulta ottimale per visitare le sue attrattive. L’avvertenza è che però poi c’è il contrappasso di code quasi apocalittiche sulle direttrici delle gite verso gli altri centri d’interesse del paese.
Un modo per prepararsi e il classico volume da portare sotto al braccio in questo viaggio è un libro in preparazione da parte dell’antropologa Tiziana Ciavardini, profonda conoscitrice delle tradizioni iraniane grazie alla sua permanenza ultradecennale nella repubblica islamica.
Ansa InViaggio è in grado di citare alcuni brani della bozza in elaborazione col titolo provvisorio di ”Rituali persiani – Viaggio antropologico nell’iran di ieri e di oggi”.
IL CAPODANNO PERSIANO. ”Now Ruz, che significa Nuovo Giorno é il modo in cui gli iraniani chiamano il nuovo anno che coincide con la celebrazione dell’equinozio di primavera”, ricorda Ciavardini. ”Quello che abbiamo oggi come Now Ruz risale al periodo sassanide che fu l’ultimo grande impero persiano prima dell’avvento dell’Islam. Tutti gli iraniani, qualunque sia il loro credo religioso, lingua o origine e ovunque essi vivano, sono fortemente attaccati a questa tradizione che non è presente nel calendario lunare islamico”. ”La data e l’ora è diversa ogni anno, ma comunque vicina al 20 marzo. Della durata di circa due settimane, è la più lunga di tutte le feste iraniane” e i suoi rituali ”sono ricchi di simbolismo. Seppur legata alle antiche vestigia del passato mazdeo e zoroastriano dell’Iran, la celebrazione Nowruz non è né religiosa, né di natura nazionale, né è una festa etnica”.
LA NOTTE DEI FALO’ Il ”Chahar Shanbeh Suri”, ossia il ”mercoledì rosso”, l’ultimo prima della fine dell’anno, segnala poi l’antropologa, punta a ”rendere grazie per la salute dell’anno che sta per terminare scambiando il pallore dell’inverno con il calore e la vivacità del fuoco. Attraverso questa cerimonia si chiede ai ”propri antenati” un ”atto di clemenza per combattere il male (Ahriman) e, attraverso la purezza, raggiungere il bene (Ahura Mazda)”. Un po’ ovunque vengono accesi faló, ”spesso nei giardini privati delle case
Continua qui: http://www.ansa.it/web/notizie/specializzati/inviaggio/2013/04/08/Iran-simboli-capodanno-zoroastriano_8518559.html
Gosho di Capodanno
di Nichiren Daishonin
Ho ricevuto un centinaio di mushimochi e una cesta di frutta. Il giorno di Capodanno è il primo dei giorni, l’inizio del mese, l’inizio dell’anno e l’inizio della primavera.
La persona che celebra questo giorno accrescerà le sue virtù e sarà amata da tutti, come la luna diventa piena da occidente a oriente e il sole risplende avanzando da oriente a occidente.
Per prima cosa, alla domanda di dove si trovino l’inferno e il Budda, alcuni sutra affermano che l’inferno si trova sottoterra, altri che il Budda risiede a occidente. Ma a un attento esame, risulta che entrambi esistono nel nostro corpo alto cinque piedi; la ragione per cui penso così è che l’inferno esiste nel cuore di chi disprezza suo padre e non si cura di sua madre. È come il seme del loto che contiene al tempo stesso il fiore e il frutto.
Anche il Budda esiste nei nostri cuori, così come dentro la pietra focaia esiste il fuoco e dentro la gemma esiste il valore. Noi comuni mortali non possiamo vedere le nostre ciglia che sono vicine né il cielo che è lontano. Ugualmente non sappiamo che il Budda esiste nel nostro cuore.
Tu potresti dubitare e chiedere come possa il Budda risiedere dentro di noi se il nostro corpo, generato dallo sperma e dal sangue dei genitori, è la fonte dei tre veleni e dei desideri carnali. Ma riflettendo bene se ne comprende la
Continua qui: https://www.quag.com/it/thread/20895/limportanza-di-festeggiare-il-capodanno/
Rosh Ha Shanah
Rosh Ha-Shanah, il capodanno ebraico, cade i primi due giorni del mese di Tishrì ed è il capo d’anno per la numerazione degli anni, per il computo dei giubilei e per la validità dei documenti.
Ha un carattere e un’atmosfera assai diversi da quella normalmente vigente nel capo d’anno “civile” in Italia. Infatti, è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale. E’ il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell’anno precedente. Nel Talmud infatti è scritto “A Rosh Ha-Shanah tutte le creature sono esaminate davanti al Signore”. Non a caso tale giorno nella tradizione ebraica è chiamato anche “Yom Ha Din”, il giorno del giudizio. Il giudizio divino verrà sigillato nel giorno di Kippur, il giorno dell’espiazione. Tra queste due date corrono sette giorni che sommati ai due di Rosh Ha-Shanà e a quello di Kippur vengono detti i “dieci giorni penitenziali”.
Rosh Ha-Shanah riguarda il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento.
Nella Torà, (Levitico 23:23,24) il primo giorno del mese di Tishrì è designato come “giorno di astensione dal lavoro, ricordo del suono, sacra convocazione”, e nuovamente in Numeri (29:1,6) è ripetuto che è “un giorno di suono strepitoso”: un altro dei nomi di questa festa è “Yom Teru’a”, giorno del suono dello Shofar, il grande corno. In ottemperanza al comando biblico in questo giorno viene suonato lo Shofar, simbolo del richiamo all’uomo verso il Signore. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via. Lo Shofar, oltre a chiamare a raduno, ricorda l’episodio biblico del “sacrificio” di Isacco, sacrificio in realtà mai avvenuto in quanto fu sacrificato un montone al posto del ragazzo. Il corno deve essere di un animale ovino o caprino in ricordo di
Continua qui: http://ucei.it/festivita-ebraiche/rosh-ha-shanah/
Il Capodanno giapponese
L’ultimo giorno dell’anno in Giappone viene chiamato Ōmisoka (大晦日) mentre la festa tradizionale per l’inizio del nuovo anno è chiamata Shōgatsu (正月) e si festeggia il 1gennaio di ogni anno secondo il calendario gregoriano.
Negli anni precedenti l’era Meiji il Capodanno giapponese veniva festeggiato basandosi sul calendario cinese. Si festeggiava quindi in concomitanza con a Cina, la Corea ed il Vietnam.
Successivamente all’adozione del calendario gregoriano, dal 1873, la festa venne spostata al 1º gennaio ed il Giappone prese a festeggiarlo con la maggior parte delle nazioni al mondo.
Per i giapponesi il Capodanno è una festa molto sentita e da secoli viene festeggiata nel rispetto delle tradizioni del paese con riti religiosi ed usanze familiari che si ripetono da sempre.
Solo la prefettura di Okinawa conserva le vecchie usanze festeggiandolo ancora secondo l’antico calendario insieme con la Cina, la corea ed il Vietnam.
Le tradizioni più importanti del nuovo anno sono:
Joyanokane, il suono delle campane nei templi buddisti.
Continua qui: http://www.nihonjapangiappone.com/pages/comportamento/capodanno/capoidx.php
Capodanno ortodosso: che cos’è, perché e dove si festeggia
Sapevate che in qualche parte del mondo…il Capodanno si festeggia due volte? Stiamo parlando di una parte del mondo ortodosso, dove è tuttora in vigore l’usanza di festeggiare il Natale il 7 gennaio e il Capodanno nella notte tra il 13 e il 14 gennaio, rifacendosi al vecchio calendario giuliano anziché a quello gregoriano: si tratta di una festività non ufficialmente riconosciuta, che pure permette ancora di riunirsi in famiglia e trascorrere una giornata di festa.
Dove affondano le origini di questo Capodanno? Alcune Chiese appartenenti alla Chiesa ortodossa usano come proprio calendario liturgico l’antico calendario giuliano, elaborato dall’astronomo greco Sosigene di Alessandria vissuto nel I secolo a.C. e successivamente promulgato da Giulio Cesare (da cui il nome) nell’anno 46 a.C. Quando i bolscevichi decisero di introdurre il calendario gregoriano, la Chiesa russa non apprezzò questa riforma, motivo per cui alcuni ortodossi rimangono tuttora fedeli a quella differenza di tredici giorni che sposta “in avanti” le festività.
Precisamente sono la Chiesa Serba, Macedone, Russa, Georgiana e di Gerusalemme ad osservare il calendario giuliano; quindi, se volete assistere a queste celebrazioni, dovete recarvi in Russia e in molti Paesi dell’Ex Unione Sovietica
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