NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 31 MAGGIO 2019

http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/le-grandi-menzogne-editoriali/7600-una-democrazia-irrilevante

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI

31 MAGGIO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Lo nostro corpo è sottoposto al cielo

e lo cielo è sottoposto allo spirito.

LEONARDO DA VINCI, Aforismi, novelle e profezie, Newton, 1993, pag. 33

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 

La maschera delle plutocrazie

http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/le-grandi-menzogne-editoriali/7600-una-democrazia-irrilevante

 

SOMMARIO

 

Prima gli italiani, anche a Riace nel paese dell’accoglienza. 1        

Il ricatto abortista di Netflix

Rita Pavone critica i Pearl Jam sul tema degli sbarchi dei migranti 1

Ora più soli che mai”. Il grido d’aiuto dei terremotati lasciati nella “zona d’ombra”  1

ERDOGAN TRADISCE DI NUOVO PUTIN.. 1     

Washington minaccia di escludere Francia e Germania dal sistema finanziario USA

Il Qatar finanzia l’islamizzazione radicale dell’Europa. 1      

SIAMO NOI, PROPRIO NOI, A DESTARE I NOSTRI MOSTRI 1

Breve storia della CIA in Venezuela. 1

Eboli, capogruppo Pd arrestato per favoreggiamento immigrazione clandestina. 1    

149 migranti evacuati dalla Libia e trasferiti a Roma

Ma per la Trenta (e grillini)  il nemico è Salvini 1

Debito pubblico, come me anche il Financial Times auspica una moneta complementare per l’Italia. 1

Perché l’Italia è un paese “Too Rich to Fail”?. 1

Fallimento Mercatone Uno: inviati 8 avvisi per bancarotta fraudolenta. 1

Calano a picco le rimesse dall’Italia alla Cina: dove finiscono i guadagni cinesi?. 1

LA MASCHERA DELLE PLUTOCRAZIE.. 1

PROCURA DI ROMA, PERQUISIZIONE PER PALAMARA.. 1

Pensioni, immigrati: il trucco dei ricongiungimenti per ottenere l’assegno. 1

MADE IN ITALY CERCA TALENTI, 236MILA POSTI ENTRO IL 2023. 1    

Opinione

BULGARIA: Attacchi e manifestazioni contro i rom.. 1

Facebook, capo sicurezza personale di Zuckerberg accusato di omofobia e razzismo  1

I presidenti populisti? Trasformati in mostri 1

Auto ibride: cosa sono e come funzionano. 1

Benvenuti nel futuro: guida alla rivoluzione della blockchain. 1

L’ONORE DEI SOLDATI TEDESCHI 1

 

 

EDITORIALE

Bambini morti in mare … o no?

Manlio Lo Presti – 31 maggio 2019

Non è accaduto prima delle elezioni europee, ma avviene ora con avvio lento per arrivare alla ondata finale. Parlo degli sbarchi dei cosiddetti immigrati africani sul territorio italiano. Si tratta di sbarchi a goccia lenta. Pochi numeri per volta per non creare allarme sociale (quindi gli organizzatori sanno di compiere azioni piratesche e contro ogni diritto umano).

Viene assicurato che le persone imbarcate verranno distribuite in Europa che sul tema dell’accoglienza sono molto, ma molto defilati, per compattarsi graniticamente e fortemente coese quando c‘è da massacrale il nostro Paese trattato come un delinquente che deve rispondere entro 48 ore alle ingiunzioni di pagamento dell’ufficiale giudiziario/unione europea!

Agli sbarchi-stillicidio si aggiungono un numero imprecisato, ma rilevante di sbarchi “privati” di quattro/cinque immigrati per volta lungo i 2.000 chilometri di costa italiana. Nessun livello politico ed istituzionale ne parla, ma la cifra deve essere impressionante, altrimenti perché il silenzio?

Quindi, alle statistiche ufficiali di arrivi va aggiunta una cifra stimata del totale di sbarchi occulti che, ritengo, siano di pari entità di quelli che ci vengono detti dalle “funzioni competenti”.

Si tratta di un mare di gente con usi e costumi diversi da quelli europei, gente disorientata che diventa manovalanza della criminalità e del commercio di organi umani. Un commercio in cui sono coinvolti oltre 100.000 bambini l’anno di cui non si sa più nulla, vittime certissimamente dei pedofili, della prostituzione minorile e infantile e del mercato di organi. Rimane inoltre da verificare quanta gente appartiene alle forze di sicurezza del Paese di origine, quanti sono gli esperti della sovversione che adesso sono dormienti ma che sono pronti ad agire ad un ordine prestabilito. Un bel lavoro per le nostre strutture di spionaggio e controspionaggio, un difficile lavoro invisibile ostacolato in massima parte dai cosiddetti alleati e dai servizi segreti concorrenti.

L’Italia quindi risulta essere il terreno di scontro permanente di una ventina di servizi segreti, terroristi, importatori di armi, trafficanti di droga, di armamenti, di mercenari, di antropofagi in cerca di carne umana rituale che i buonisti – colpevoli di tutto questo – continuano sfacciatamente ad occultare perché il piano del “siamo umani” e della “accoglienza senza alcun limite” non deve avere ostacoli.

Cosa vuoi che siano decine e centinaia di persone uccise, violentate, derubate, drogate, i disordini sociali i cui numeri sono sminuiti o occultati scientificamente e volutamente dalle prefetture teleguidate da ordini superiori? Nulla.

Il megapiano di sostituzione etnica finanziata dall’entourage DEM

Clinton-Obama-Zuckerberg-Rockefeller-Soros-Gates-Kissinger-Potesta ed altri,

non deve fermarsi per nessun motivo.

Sul piano giudiziario lo vediamo con il diverso trattamento punitivo.

La differente severità, particolarmente dura, è garantita senza pietà se il reato è fatto da un italiano, molto morbido se commesso da un cosiddetto immigrato.

È IL MEGAPIANO, BELLEZZA!

Adesso, nel caso della portavoce Giorgia Linardi della SeaWatch che diffonde la voce – poi smentita – di una bambina morta sulla nave per indurre il forzato consenso della marina italiana allo sbarco, sarebbero previste varie ipotesi di reato: vediamo se la magistratura prenderà seri provvedimenti nei suoi confronti.

Non credo che la ridetta portavoce SeaWacth

sarà sanzionata e punita, come da previsioni di legge,

per il suo comportamento che ha procurato allarme,

indotto alla immigrazione clandestina, ecc.

È IL MEGAPIANO, BELLEZZA!

Questa vicenda finirà come la mancata punizione del cardinale-elettricista che si assumeva sbruffonescamente TUTTE LE SUE RESPONSABILITA’ sapendo che nessuno lo toccherà MAI.

Tanto, al posto dei furbetti del palazzo riacceso,

pagheranno gli italiani demmerda

con un ulteriore caricamento della voce ONERI DI SISTEMA sulla bolletta elettrica!

Non ho visto ad oggi alcun cardinale-elettricista scapicollarsi per soccorrere:

1) i lavoratori del mercatone Uno,

2) i terremotati abruzzesi,

3) i milioni di disoccupati.

Di costoro non importa una BEATA …  devono morire! Sono rotture di scatole con i sindacati, con la politica e, soprattutto, sono COSTI.

I cosiddetti immigrati sono invece:

a) portano ciascuno ricavi di 35 euro (con rapido riadeguamento degli attuali 25) giornalieri più 6.000 dall’unione europea;

b) sono schiavi a 5 euro l’ora – a danno delle conquiste salariali italiane;

c) portano voti ai gruppi politici che li tutelano, contro il superiore interesse nazionale di tutela della sicurezza sociale!

Gli anglosassoni ripetono che, se vuoi capire le VERE motivazioni di un evento, devi seguire il percorso del movimento di danaro risultante:

follow the money

David Goldman (si, quello! Il fondatore del colosso bancario-finanziario GOLDMAN SACHS che di piccioli ci capisce assai), cinicamente e spietatamente amava ripetere:

Un uomo decide per due motivi:

per quello buono e condivisibile e poi per quello VERO!

 

Ubi pecunia minor cessat

Da sempre è stato così. E non c’è nessuna probabilità che qualcosa cambi.

Ne riparleremo moltissime volte in avvenire …

 

 

 

IN EVIDENZA

Prima gli italiani, anche a Riace nel paese dell’accoglienza

Michel Dessì – 30 maggio 2019

 

Attento, a Riace fischia il vento. Potrebbero cantare così i compagni anarchici al più indisciplinato sindaco (ex) della storia della repubblica Mimmo Lucano. Sì, perché il vento nel piccolo paese della Calabria divenuto famoso nel mondo per l’accoglienza è cambiato. L’uragano “Lega” si è abbattuto sul paese dei migranti. Il partito di Matteo Salvini alle elezioni europee ha incassato oltre il 30% dei consensi. Un cittadino su tre ha preferito Matteo Salvini a Mimmo Lucano, il compagno che, qualche mese fa costretto agli arresti domiciliari, salutava dalla sua finestra col pugno chiuso. Oggi Lucano è un uomo libero, si è ricandidato al consiglio comunale ma ha perso. Non siederà nemmeno tra i banchi dell’opposizione. La democrazia lo ha fatto fuori, buttato via dalle mura del palazzo municipale.

E questo non piace ai comunisti (veri fascisti).

“Lucano ha pensato troppo ai migranti e poco a noi. Ecco perché non lo abbiamo più votato”.  “Ho votato Matteo Salvini perché mi piace!” dicono alcuni cittadini seduti nei coloratissimi gradini dell’agorà, un tempo spazio dedicato ai neri d’Africa.

Il sindaco neoeletto è Antonio Trifoli, è di destra e la sua politica contro i migranti a quanto pare ha pagato. “Bisogna pensare di più alle nostre radici, alle nostre origini. Dobbiamo ricordare chi siamo, negli ultimi 15 anni lo abbiamo dimenticato. Non possiamo valorizzare gli altri, gli stranieri. Qui si è pensato troppo ai migranti e meno ai riacesi. Con Lucano ultimamente non si poteva più parlare. Pensava solo allo Sprar, a stampare moneta con la faccia di Che Guevara.”

Il motto “Prima gli Italiani” funziona anche a Riace. Trifoli sta già pensando di sostituire i cartelli di “Benvenuto a Riace, paese dell’accoglienza” con “Benvenuto a Riace, il paese dei Santi Medici Cosma e Damiano.” E chissà se

Continua qui: http://blog.ilgiornale.it/dessi/2019/05/30/prima-gli-italiani-anche-a-riace-nel-paese-dellaccoglienza/

 

 

 

 

 

 

Il ricatto abortista di Netflix

Netflix la grande casa di produzione televisiva e cinematografica, sollecitata da un’associazione di attori, ha minacciato la Georgia di ritirare i suoi investimenti dallo Stato, se non verrà ritirata la nuova “legge sull’aborto” 

Di Roberto Pecchioli – 31 Maggio 2019

La notizia è grossa, ma dubitiamo che interessi le masse distratte o i pensosi opinionisti in rianimazione postelettorale. Netflix, la grande casa di produzione televisiva e cinematografica, sollecitata da un’associazione di attori, ha minacciato la Georgia di ritirare i suoi investimenti dallo Stato delle noccioline, bastione del vecchio Dixieland, se non verrà ritirata la nuova legge sull’aborto, più restrittiva rispetto a quella vigente. Il principio mercantile delle sanzioni economiche come arma di guerra, tanto utilizzato dagli Stati Uniti, si estende alla legislazione interna, per iniziativa di un’impresa del rutilante mondo dello spettacolo. Il decreto che indigna produttori e attori si chiama Heartbeat Bill (legge del cuore che batte) e nega la possibilità di abortire, anzi, nella lingua di legno politicamente corretta, di interrompere volontariamente la gravidanza, se il cuoricino del feto, futuro indesiderato membro della specie umana, batte regolarmente.

La Georgia è diventata, dopo la California, il secondo set cinematografico d’America, l’economia legata alla produzione di spettacolo è importante ad Atlanta e dintorni. Netflix ricatta e dichiara di agire a difesa delle donne che lavorano per le sue produzioni, “i cui diritti, insieme a milioni di altri, saranno severamente limitati da questa legge”, preannunciando altresì una battaglia legale contro il provvedimento. Non intendiamo addentrarci nel dibattito culturale sul tema cruciale dei diritti, invocato da un’impresa di comunicazione su un tema che non riguarda la sua attività. Ci limitiamo a una considerazione: riteniamo una forzatura trattare l’aborto come diritto. Non abbiamo il paraocchi, riconosciamo che in talune circostanze il ricorso all’aborto possa essere necessario. Ma neghiamo recisamente che il tema della vita, della sua accoglienza e della sua soppressione volontaria possa essere liquidato nei termini di un diritto soggettivo indiscutibile ad abortire, dal quale è esclusa la società nel suo complesso (il nascituro è un futuro membro della comunità) e il padre della vita in formazione, cui appartiene il 50 per cento del patrimonio genetico della creatura, o, per utilizzare il linguaggio materialista, del grumo di cellule destinato a divenire essere umano.

 

La Georgia è diventata, dopo la California,

il secondo set cinematografico d’America,

 

Continua qui: http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/mondo-donna/7610-8888

 

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Rita Pavone critica i Pearl Jam sul tema degli sbarchi dei migranti

E su twitter scoppia il putiferio

Bufera su twitter. «Della serie: ma farsi gli affari loro, mai?!». Rita Pavone contro i Pearl Jam sulla questione sbarchi. La polemica che non ti aspetti va in scena su Twitter, con l’interprete di ‘Datemi un martello’ e ‘Il ballo del mattone’ impegnata a ‘cinguettare’ sullo storico gruppo grunge rock americano, reduce dal successo del concerto all’Olimpico di Roma.

Secondo la cantante-icona degli anni Sessanta, i Pearl Jam sarebbero infatti ‘colpevoli’ di aver corredato a una commovente cover di ‘Imagine’ un messaggio al governo italiano in tema di immigrazione: gli hashtag per la campagna #Apriteiporti e #Saveisnotacrime, “salvare non è un crimine”.

Un commento, quello di Pavone, che ha scatenato più di una reazione stupita su Twitter, con utenti che hanno duramente criticato l’intervento della cantante, da alcuni accusata di razzismo e xenofobia. Critiche intollerabili per l’artista e voce di “Che mi importa del mondo”, che ha reagito rispondendo a tono ai suoi detrattori.

«Ai Cip e Ciop che prendono lucciole per lanterne e sparano bordate idiote solo per darsi un contegno da chi conosce il mondo a menadito e magari non è mai andato al di là dei 200 km da casa propria, rispondo – scrive in una raffica di tweet la cantante – che ritengo poco etico e altamente opportunistico approfittare di un proprio concerto per dare consigli, pur cantando una meravigliosa canzone ad altri. Se ci tieni a dire la tua, fai un concerto ad hoc per quella causa. Come fecero con Live Aid Michael Jackson è tantissimi altri».

«E il mio: ” Ma farsi gli affari loro, no? ” – aggiunge Rita Pavone -, era inteso come: Con tutte le rogne che hanno a casa loro negli USA, vengono a fare le pulci a noi? Puoi essere il più grande artista del mondo, ma ciò non toglie che sei un

 

Continua qui: https://www.ilmattino.it/societa/persone/rita_pavone_critica_pearl_jam_sbarchi_migranti_28_giugno_2018-3824765.html

 

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Ora più soli che mai”. Il grido d’aiuto dei terremotati lasciati nella “zona d’ombra”

Francesco Boezi – 22 MAG 2019

 

Chi può dire di conoscere la fragilità come i terremotati che si sono ritrovati in piazza Montecitorio lo scorso 18 maggio? È ancora buona la canna di Blaise Pascal. Quella frangibile, che ondeggia su un movimento transitorio e rimbombante, ma continuando a pensare: “… perché egli (l’essere umano, ndr) sa di morire e il vantaggio che l’universo ha su di lui. L’universo non ne sa nulla”. Figuriamoci un terremoto, che è solo uno “sputo metafisico”. Loro, i reduci dal disastro del 2016, sono più canna al vento di tutti noi. Sanno che una storia spezzata non prevede “passerelle” della politica e lo gridano. Raccontano di come sia in atto una sorta di emigrazione di massa da territori svuotati di calce e di vitalità. Non ci sono le scialuppe delle Ong e delle associazioni umanitarie in questa storia. Non c’è neppure un’ancora ideologica cui aggrapparsi, nessun leader istituzionale digiunante e niente appelli mediatici: “Non è con le chiacchiere, né con le conferenze stampa davanti a selve di microfoni, né con le promesse elettorali che si tirano sui muri delle case”.

Provate a dirlo meglio di così. Vorrebbero almeno captare qualche genere di volontà: “Ci hanno lasciato un po’ soli,” mi ha detto, sussurrando, un consacrato che opera lì, dove il concetto di abbandono travalica la teoria psicologica dell’attaccamento. È come una partita a scacchi interrotta da un amico che, dal basso, ha riversato tutta la sua rabbia sui pezzi, distruggendo la partita. Magari lo ha fatto per scherzo, ma il gioco è finito. E nessuno è ancora passato a riparare il danno. Jean Vanier se n’è andato pochi giorni fa, insegnandoci come amare voglia dire accettare la fragilità. L’ufficio accettazione, in questo caso, è sigillato dal menefreghismo: duecento persone sono ancora senza dimora fissa. I container, per carità, sono l’elegia dell’egualitarismo e sarebbero buoni per raccontare una distopia post-novecentesca, ma “Codice Genesi”, per fortuna, è solo un film.

Sei il protagonista di un romanzo interrotto da un fenomeno naturale con cui i letterati usano giocare a mezzo metafora, però tu ne porti i segni esistenziali e non ti va poi molto di filosofeggiare. Allora i manifesti, sperando di uscire da quella che il vescovo Domenico Pompili, parlando al Corriere.it dell’assenza di un “cambio di passo” da parte dei governanti, ha definito “zona d’ombra”. Sei un cittadino d’Italia come tutti gli altri, ma sei dovuto tornare indietro nel tempo, a quando “casa” faceva rima con privilegio. La memoria dell’uomo, forse, neppure ci arriva. Anzi, se scavi bene puoi pescare dal pensatoio: è uno scenario post – bellico, ma le bombe te le ha buttate addosso la matrigna di Leopardi. Ne hai sentito parlare a scuola, eri molto giovane, e magari ti è balzato in mente, mentre il portone di casa tua, quello che

 

Continua qui: https://www.loccidentale.it/articoli/147029/ora-piu-soli-che-mai-il-grido-daiuto-dei-terremotati-lasciati-nella-zona-dombra

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

ERDOGAN TRADISCE DI NUOVO PUTIN

Maurizio Blondet  30 Maggio 2019

 

Siria. Il 25 maggio scorso, le forze regolari di Damasco, in un fulmineo contrattacco ben appoggiato dall’aviazione russa, riconquistano Kafr Nabudah, cominciando a smangiare l’ultima roccaforte jihadista di Idlib (lo chiameremo Idiblistan). Ed  ecco, “la Turchia riprende a  rifornirei armamenti i jihadisti per aiutarli a respingere l’operazione militare in corso d parte dell’esercito arabo siriano (SAA) nel Nord di Hama: dozzine di veicoli corazzati, lanciarazzi Grad e missili guidati anticarro (ATGM), tra cui il TOW made in USA  (Reuters).  Erdogan non solo non ha mantenuta le promesse che aveva fatto a Putin, di agire contro i jihadisti di Idlib, ma  li rifornisce di armamenti che possono uccidere i soldati russi presenti sulle linee.

Commenti tra il sarcastico e l’irritato, in ambienti di analisi militare russi, su Putin e il suo errore strategico, di aver fornito gli S-400. “Come avere solo per un secondo fiducia in Erdo? Come essere certi che non rifilerà certi segreti alla NATO e non userà gli S-400 contro gli alleati di Mosca? Come s è osato mettere la Turchia di questo piccolo fuhrer sullo stesso livello di alleati strategici come Cina o l’India, i soli paesi (con l’Algeria) ad aver ricevuto  i sistemi?  O al disopra dell’Iran, che ha ricevuto solo gli S-300?”.

https://www.checkpointasia.net/putins-buddy-erdogan-is-waging-a-proxy-war-against-him-in-syria-has-amped-up-weapons-to-rebels-reuters/

..Vuol piazzare gli S-400 contro Cipro

Il   guaio è   che (come ha rivelato  Bloomberg) “la  Turchia sta davvero considerando di schierare   il  sistema di difesa missilistica russo lungo la costa meridionale del paese, vicino a dove le sue navi da guerra stanno accompagnando navi   di prospezione petrolifera”. 

Ankara   così minaccia con la spada di Brenno la delicata questione delle zone di  prospezione e sfruttamento nel mare di Cipro: La Turchia non riconosce il governo (greco-cipriota) di Nicosia   né i  suoi accordi relativi alla ZEE  (zona di sfruttamento assegnati a varie compagnie)Ankara ritiene che il diritto di estrarre gas dovrebbe essere esercitato anche dai turco-ciprioti e anche dalla Turchia nel caso dei blocchi 4, 5, 6 e 7, attraverso il quale – secondo Ankara – passa il confine marittimo turco (la mappa sotto ).

La zona delle prospezioni congiunte. Di cui Ankara vuole la sua parte.  (Profezie di Paisios  permettendo)

 

“La Turchia riguarda gli S-400 come deterrente per difendere i propri interessi energetici nel Mediterraneo orientale dove

 

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/erdogan-tradisce-di-nuovo-putin/

 

 

 

 

 

Washington minaccia di escludere Francia e Germania dal sistema finanziario USA

© REUTERS / Francois Mori/Pool

30.05.2019

 

Il presidente USA Donald Trump ha deciso di assumere una posizione più rigida rispetto ai rapporti con Teheran e di esercitare ulteriore pressione sui paesi dell’Unione Europea combattendo il sistema INSTEX.

Trump ha evidentemente intuito che non otterrà molto con le sue minacce dirette all’Iran e neanche con l’invio di truppe nel Medio Oriente e ha quindi deciso di fare pressione sull’Iran attraverso l’Europa. I paesi europei continuano a cercare di mantenere il Piano d’azione congiunto globale (PACG), meglio noto come accordo sul nucleare iraniano, con cui l’Iran si era impegnato a rinunciare al programma nucleare in cambio dell’annullamento delle sanzioni a suo carico e da cui gli Stati Uniti sono usciti un anno fa in regime unilaterale.

Il presidente americano sostiene che l’Iran stia portando avanti la creazione dell’arma nucleare e che coloro che gli permettono di vendere il petrolio e le altre merci lo aiutino così a finanziare l’organizzazione terroristica libanese Hezbollah e gli scontri nello Yemen. Trump potrebbe benissimo riferirsi all’Unione Europea.

D’altro canto, Bruxelles ritiene che l’accordo sul nucleare sia una motivazione sufficiente perché Teheran sospenda la creazione dell’arma nucleare. Gli europei hanno quindi trovato un modo di aggirare il divieto di commercio con l’Iran imposto dagli USA, lanciando un sistema denominato INSTEX (Instrument in Support of Trade Exchanges, in italiano Strumento a sostegno degli scambi commerciali), che permette alle aziende europee di continuare a collaborare con il paese evitando le sanzioni.

Donald Trump ha dichiarato di volersi opporre all’INSTEX creato dai paesi europei firmatari del PACG, ossia Francia, Regno Unito e Germania. Come riporta Bloomberg, il viceministro del Commercio statunitense Sigal Mandelker, responsabile per la lotta al terrorismo e per la raccolta di informazioni in campo finanziario, ritiene che qualsiasi impresa legata all’INSTEX potrebbe

Continua qui: https://it.sputniknews.com/mondo/201905307714224-washington-minaccia-di-escludere-francia-e-germania-dal-sistema-finanziario-usa/

 

 

 

 

 

Il Qatar finanzia l’islamizzazione radicale dell’Europa.

19 novembre 2018   di Lorenza Formicola

 

Nel 2014 il Telegraph andava in stampa con un pezzo su come il Qatar stesse finanziando l’ascesa degli estremisti islamici. E la cosa è più che risaputa. D’altronde sono anni che il Qatar, di casa in Inghilterra essendo proprietario di Harrods, spedisce aerei carichi di armi ergendosi a sponsor di islamisti come i gruppi legati ad al-Qaeda. Un esempio su tutti è la Siria, dove il Qatar ha sponsorizzato la ribellione contro il regime di Bashar al-Assad.

Ma quel di cui si sa veramente meno è l’influenza del Qatar in Europa, e in particolare in Francia. L’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al Thani, ha infatti di recente fornito la prova concreta che la Francia è un campo privilegiato di espansione per il suo paese. Con l’incontro di luglio, Macron e l’emiro del Qatar si sono seduti al tavolo delle trattative per la terza volta nel giro di pochi mesi. Contratti del valore di oltre 12 miliardi di euro sono già stati firmati, rendendo il Qatar il terzo maggior cliente francese nel Golfo dopo l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Il Qatar, tuttavia, ha nell’obiettivo non solo l’economia francese

È il denaro qatarino a finanziare le mega moschee di cui si sta fregiando la Francia negli ultimi anni. Come la Grande Moschea di Poitiers, ad esempio, che si trova nelle vicinanze proprio del sito della battaglia dove Carlo Martello fermò l’avanzata dell’esercito musulmano. La moschea gode di una sala di preghiera capace di ospitare oltre 700 fedeli ed è stata costruita direttamente dalla “Qatar Charity”.

Secondo il quotidiano Libération, “… il Qatar gestisce un entusiastico, ma consensuale, entrismo con l’Unione delle Organizzazioni islamiche di Francia (UOIF), rappresentante della Francia della Fratellanza musulmana”.

Un’altra moschea finanziata dal Qatar è quella di Assalam a Nantes. Nella città francese illuminata notte giorno dall’enorme costruzione, già erano presenti altre due

moschee – di cui una, quella di El Forqane, era la cappella di Saint Christophe – ma i leader della comunità musulmana si lamentavano che fossero troppo piccole per le loro necessità.

E, ancora, senza il Qatar il Centro An Nour, una delle più impressionanti moschee d’Europa, non sarebbe stato possibile. “Il centro è situato strategicamente nella regione di confine tra Francia, Germania e Svizzera, dove i musulmani costituiscono oltre il 20% della popolazione totale della città di 256.000 persone e oltre 150.000 persone provenienti dai tre paesi beneficeranno del progetto”, così i media del Qatar hanno celebrato l’opera che non poteva che essere strategica.

A Marsiglia, il denaro qatarino ha finanziato la grande moschea che verrà ultimata a breve: capace di ospitare fino a 14.000 fedeli, la moschea va a sommarsi alle oltre 70 sale di preghiera ufficiali e moschee. Milioni di euro sono serviti, poi, per la Grande Moschea di Parigi. E il Qatar ha anche contribuito a finanziare il campus di Saint-Denis dell’Istituto europeo di scienze umane (IESH). Un istituto privato che offre corsi di lingua e teologia araba a studenti musulmani post-laurea: sono bastati quindici anni perché le iscrizioni passassero da 180 studenti a quasi 1.500.

Anche la scuola di fede musulmana finanziata dallo stato francese, il Lycée-Collège Averroès, ha potuto usufruire del mecenatismo qatariota. Scuola che, peraltro, è stata a lungo al centro di aspre polemiche quando uno dei docenti si dimise perché “era un focolaio di antisemitismo che promuoveva l’islamismo agli studenti”. La scuola è finanziata da fondi governativi, tasse scolastiche

Continua qui: http://www.occhidellaguerra.it/la-trappola-del-qatar-a-salvini/

 

 

 

 

CULTURA

SIAMO NOI, PROPRIO NOI, A DESTARE I NOSTRI MOSTRI

100 ANNI FA L’INCONTRO TRA RILKE E LA SUA MUSA ASSOLUTA, BALADINE KLOSSOWSKA

Rainer Maria Rilke, Baladine Klossowska e il piccolo Balthus

29 maggio 2019 – Davide Brullo

 

Nel 1919, un secolo fa, il poeta, Rainer Maria Rilke, sente il dovere di fare pulizia. Deve perfezionare il suo eremitaggio artistico. La guerra è finita – a Parigi, l’amico André Gide si è premurato di salvaguardare i suoi documenti, dacché il poeta è esule – e il poeta ha la gola marmorizzata nel silenzio. Non scrive. Non scrive – come intende lui, nel gorgo dell’opera – da molti anni, dal 1913. Il “Malte”, quella sorta di magmatico testamento, è pubblico dal 1910. Nel 1919, con una sorta di angelica ferocia – ma l’arte, se è tale, chiede ogni spasmo – Rilke si congeda dalla figlia Ruth, avuta dalla scultrice tedesca Clara Westhoff. Non la rivedrà mai più. Clara, cresciuta artisticamente con Rodin, aveva sposato Rilke nel 1901 – quasi subito il matrimonio si avviò al naufragio. Ruth ha 18 anni quando perde misticamente il padre per sempre. Di queste potature sentimentali bisogna tenere conto leggendo Rilke, quel poeta che sembra rivelare, con indubbia lucidità, il segreto dell’uomo, del creato, a discapito della vita – la propria, l’altrui. Il 2 giugno del 1919, Rilke si congeda per sempre da Lou Salomé, l’antica amata, con cui esattamente vent’anni prima aveva fatto l’indimenticabile viaggio in Russia, culminato con la visita a Lev Tolstoj e a Leonid Pasternak, il padre di Boris, che sarà suo futuro seguace. Tuttavia, a Lou continuerà a scrivere, il poeta.

In questa specie di ordalia, per trovare l’adatta postura, per fronteggiare la disciplina e predisporsi al ritorno – che sarà entusiasta e prepotente – della poesia – il poeta è strumento al canto, è mezzo concesso al linguaggio, per questo il corpo è tutto, lo stato eretto, la statura – accade l’incontro con Baladine. Si erano sfiorati a Parigi, distrattamente, nella spirale di amici comuni, ma è nel tardo giugno del 1919, a Ginevra, all’Hotel Richmond, che prendono ad amarsi. Baladine fa di cognome Klossowska, perché è la moglie dello storico dell’arte Erich Klossowski: Pierre, il primo figlio, nato nel 1905, sarà il demonico scrittore de Il bafometto e del ciclo “Le leggi dell’ospitalità” – oltre che traduttore di Nietzsche, Heidegger, Kafka, Virgilio, lanciere di Sade ed esegeta di Carmelo Bene. L’altro, Balthasar, meglio noto come Balthus, nato nel 1908, diventerà uno dei pittori più alti e ambigui del secolo, supportato e consigliato, fin da giovanissimo, proprio da Rilke – che farà in modo di finanziargli il viaggio in Italia, dove è folgorato dalla ieratica grandezza di Piero della Francesca. Balandine è nata a Breslavia come Elisabeth Dorothea Spiro, da famiglia ebraica, il papà è cantore nella sinagoga, lei ha doti da pittrice; dal 1917 è separata dal marito Erich. In alcune fotografie, Baladine ha la faccia quadrata e gli occhi virili, consapevoli che amare è il baratro; Rilke ti ipnotizza, mentre è arcangelico e astratto il piccolo Balthus. In altre fotografie, di profilo, spicca l’inafferrabile bellezza di Baladine, capace, forse, di agili metamorfosi – Rilke è sempre uguale nelle fotografie, lei mai. “Longilinea ed elegante col viso illuminato da uno sguardo intensamente espressivo, Baladine sfiorò anche il mondo della danza. Il fratello Eugen – pittore a sua volta – la ritrasse nel 1901 mentre accennava un passo alla maniera di Isadora Duncan e in quell’immagine la ragazza compare con il nome di Merline: una creatura magica e fantasiosa dunque” (Enzo Restagno). In ogni caso, l’incontro è fatale, tra chi si riconosce dopo ere immerse alla ricerca: Rilke ha 43 anni, Baladine ne ha 33.

Gli incontri tra Rilke e Baladine sono tra i rari momenti in cui il corpo del poeta – lui, monaco all’evanescente – riconosce un altro corpo, e lì si salda – l’oceanico epistolario di Rilke, piuttosto, parla di una pattuglia di affetti del tutto verbali, metafisici. Nel tardo agosto del 1920, a Berna, ad esempio, “il loro amore conosce un’epoca particolarmente intensa e felice” (nella Cronologia delle Poesie di Rilke curate da Andreina Lavagetto per Einaudi). Baladine sa chi è Rilke e a cosa è votato: lo aiuta a cercare casa e soprattutto ad allestire il castello di Muzot, per renderlo adatto allo studio e alla scrittura. Capisce, perfino, quando bisogna allontanarsi, perché il poeta è allevato in una claustrale solitudine. Il giorno in cui Werner Reinhart, tra i tanti mecenati del poeta, compra per lui il castello, nel maggio del 1922, la figlia di Rilke, Ruth, si sposa con Carl Sieber: naturalmente, il padre, che quell’anno ha preso ad amare Paul Valéry, non c’è al matrimonio. Proprio a Muzot, come si sa, avviene il miracolo. Rilke, preparato anche dalla dedizione discreta con cui lo ama Baladine, trova la voce, ed è l’Himalaya della lirica europea: tra il 2 febbraio e il 23 febbraio, colto da maniaca folgorazione, il poeta ‘risolve’ le Elegie duinesi, lì da un decennio, e scrive i Sonetti a Orfeo. Il momento micidiale accade il 9 febbraio del 1922, e ne scrive così, sommariamente, alla sua Baladine-Merline: “Merline, sono salvo! Ciò che più mi pesava e angustiava è fatto, e splendidamente, credo. S’è trattato solo di pochi giorni: ma mai ho sopportato un simile uragano di cuore e di spirito. Ancora ne tremo – questa notte ho creduto di non farcela; ma eccomi vincitore… E sono uscito per accarezzate questo vecchio Muzot, un istante fa, al chiar di luna”.

L’amore tra Baladine e Rilke è testimoniato da un lago di lettere – 167 di Rilke e 189 di lei – nell’opera di un compulsivo scrittore di lettere, quando le lettere misuravano l’abisso di una relazione (il 16 dicembre 1920 a Baladine: “pensate – le ho appena contate questa mattina – ho scritto 115 lettere… non una che sia inferiore alle quattro pagine e molte che ne contano otto o addirittura dodici”). Alcune sono raccolte nelle Lettere a Merline stampate da Archinto (2015; traduzione di Francesco Bruno e prefazione di Enzo Restagno), altre sono nelle Lettres françaises à Merline, edite da Seuil. I due si scrivevano in francese, a volte Rilke si dava al tedesco. A volte, Rilke si dona all’amare in modo totale, impareggiabile: “L’istante in cui mi guardavi con occhi ‘di fanciulla’. Il tuo volto abbandonava di colpo ogni espressione, abdicava, si liberava

Continua qui: http://www.pangea.news/rilke-e-baladine-klossowska-storia-amore-davide-brullo/

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Breve storia della CIA in Venezuela

da aurorasito

Mision Verdad 23 maggio 2019

Vi sono abbondanti prove che rivelano l’infiltrazione della CIA negli affari interni dell’America Latina, sotto forma di colpi di Stato e promozione di guerre civili. Le sue operazioni in Venezuela sono cambiate col tempo. Dall’essere negli anni ’60 su base non dichiarata pianificando le attività segrete nel continente, ad essere attualmente il centro geopolitico che definisce prevalenza o meno degli Stati Uniti come potenza egemonica nella regione dell’America Latina.

Miraflores nel mirino: centro operativo per agenti stranieri

Nel quadro della guerra fredda e della lotta al comunismo, le operazioni segrete di questa organizzazione si concentrarono sull’isolamento del governo cubano e sul limitare qualsiasi tentativo di avanzata progressista in altri Paesi minacciandone il controllo emisferico. Così debuttarono col colpo di Stato al Presidente Jacobo Arbenz del Guatemala.

Tom Polgar, capo del dipartimento d’intelligence estero della divisione latino-americana dal 1965 al 1967, riferisce che “una volta insediato un governo amico al potere, il capo della base della CIA aveva cinque modi per mantenere l’influenza degli Stati Uniti sui capi stranieri”. Offrendo servizi d’intelligence stranieri (con resoconti settimanali truccati su quello che accadeva nel mondo), consegnando denaro a funzionari collocati in posizioni chiave nelle istituzioni pubbliche e penetrando i movimenti politici di sinistra e guerriglieri per effettuare operazioni anti-insurrezionali, parte di quei canali furono implementati coll’obiettivo che il governo beneficiario adottasse misure appropriate per neutralizzare qualsiasi gruppo nel Paese che rappresentasse una minaccia dal punto di vista degli Stati Uniti. L’obiettivo principale delle missioni segrete era consentire un ambiente stabile di “democrazia rappresentativa”, con l’alternanza di capi che apertamente collaboravano cogli interessi degli Stati Uniti nella regione. Non solo per le considerevoli risorse energetiche, ma anche per il ruolo diplomatico che il Paese svolse ritrattando i processi che si avvicinavano al modello sovietico. Da Rómulo Betancourt a Rafael Caldera, gli allora governanti in Venezuela diedero prerogative strategiche all’agenzia in cambio di finanziamenti. Infatti, la Dottrina Betancourt, applicata dallo stesso fondatore d’Acción Democrática per promuovere l’espulsione di Cuba dall’OAS, giustifica i legami che aveva con la dinastia Rokefeller e con gente come Allen Dulles, primo direttore della CIA, e promotore diplomatico al momento della risoluzione nell’OSA che dichiarava il comunismo incompatibile coi principi dell’organizzazione. Successivamente, durante il primo governo di Carlos Andrés Pérez, il Venezuela ebbe di nuovo un ruolo attivo nelle missioni della CIA nel continente sudamericano. L’”Operazione Condor” che cercava di rovesciare i governi di sinistra del cono meridionale, usò cittadini venezuelani come agenti di supporto. Le azioni d’intelligence degli Stati Uniti crebbero col rovesciamento di Marcos Pérez Jiménez e l’instaurazione della democrazia puntofijista. Come dice Bolgar, gli anni ’60, ’70 e ’80 furono teatro di collaborazioni tra CIA ed agenzia d’intelligence venezuelana DIGEPOL (precedentemente DISIP, oggi SEBIN) che portò a reclutamento e formazione del personale da parte dell’esercito nordamericano. Una figura esemplare della formazione di tale sinistro braccio repressivo dei governi socialdemocratici fu Henry Lopez Sisco, commissario DIGEPOL, che negli anni ’60 entrò nella base militare di Fort Bragg (North Carolina) per addestrarsi nel Centro delle Guerre psicologiche, che in seguito gli fu utile per perpetrare i massacri di Cantaura e Amparo. Allo stesso modo

Continua qui: http://aurorasito.altervista.org/?p=7246

 

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

Eboli, capogruppo Pd arrestato per favoreggiamento immigrazione clandestina

Pasquale Infante, capogruppo Pd al Comune di Eboli, è stato arrestato associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell’ambito di un’inchiesta sul caporalato

Francesco Curridori – 19/03/2019

Pasquale Infante, capogruppo Pd al Comune di Eboli, è stato arrestato associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell’ambito di un’inchiesta sul caporalato.

Infante, secondo la Procura Antimafia di Salerno che conduce le indagini, guidava insieme al marocchino Hassan Amezgha, un’organizzazione “specializzata” nel traffico umano di braccianti agricoli dall’Africa alla Piana del Sele.

L’esponente del Pd campano, si legge su Salernotoday, in quanto commercialista avrebbe avuto il compito di mettere in ordine le carte riguardanti lo sfruttamento dei migranti, opera nella quale sarebbe stata

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/napoli/pd-esponente-campano-arrestato-favoreggiamento-immigrazione-1665567.html

 

 

 

 

 

149 migranti evacuati dalla Libia e trasferiti a Roma.

Operazione UNHCR d’intesa con l’Italia Il gruppo, tra cui molte persone con necessità di cure mediche e sofferenti di malnutrizione, è stato trasferito dal Centro di Raccolta e Partenza dell’UNHCR dopo mesi trascorsi in condizioni disperate all’interno dei centri di detenzione in altre zone della città

30 maggio 2019

A causa dei violenti scontri e del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza a Tripoli, 149 persone tra rifugiati e richiedenti asilo vulnerabili sono state evacuate e trasferite a Roma. Lo fa sapere l’Unhcr precisando che le persone evacuate provengono da Eritrea, Somalia, Sudan ed Etiopia. Tra esse vi sono 65 minori; 13 bambini hanno meno di un anno, e uno di loro ha appena due mesi.  L’evacuazione – aggiunge l’Unhcr – è stata portata a termine in collaborazione con le autorità italiane e libiche.  Il gruppo, tra cui molte persone con necessità di cure mediche e sofferenti di malnutrizione, è stato trasferito dal Centro di Raccolta e Partenza dell’UNHCR dopo mesi trascorsi in condizioni disperate all’interno dei centri di detenzione in altre zone della città.  “Sono necessarie altre operazioni di evacuazione” ha affermato Jean-Paul Cavalieri, Capo della Missione dell’UNHCR in Libia. “Queste operazioni rappresentano un’àncora di salvezza per i rifugiati, per i quali l’unica possibilità di fuga consiste nell’affidare le loro vite a trafficanti senza scrupoli per attraversare il Mediterraneo”. All’inizio di questa settimana, 62 rifugiati provenienti da Siria, Sudan e Somalia sono stati evacuati da Tripoli al Centro di Transito di Emergenza dell’UNHCR a Timisoara, in Romania, dove riceveranno cibo, abiti e cure mediche prima di proseguire il loro viaggio verso la Norvegia. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha fornito il supporto necessario al trasporto. L’UNHCR, nel ringraziare gli Stati che hanno fornito accoglienza, lancia un appello affinchè aumenti la disponibilità a prestare “ulteriori opportunità di evacuazione e corridoi umanitari per portare al sicuro i rifugiati detenuti in Libia”, in quanto “il numero dei nuovi detenuti aumenta molto più rapidamente di quello di coloro che vengono evacuati”. Quasi 1.000 rifugiati e migranti sono stati evacuati dalla Libia o reinsediati nel 2019, mentre nel solo mese di maggio più di 1.200 persone sono state riportate indietro dalla Guardia Costiera libica dopo essere state soccorse o intercettate mentre tentavano la fuga in mare.

30 maggio 2019 A causa dei violenti scontri e del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza a Tripoli, 149 persone tra rifugiati e richiedenti asilo vulnerabili sono state evacuate e trasferite a Roma. Lo fa sapere l’Unhcr precisando che le persone evacuate provengono da Eritrea, Somalia, Sudan ed Etiopia. Tra esse vi sono 65 minori; 13 bambini hanno meno di un anno, e uno di loro ha appena due mesi.  L’evacuazione – aggiunge l’Unhcr – è stata portata a termine in collaborazione con le autorità italiane e libiche.  Il gruppo, tra cui molte persone con necessità di cure mediche e sofferenti di malnutrizione, è stato trasferito dal Centro di Raccolta e Partenza dell’UNHCR dopo mesi trascorsi in condizioni disperate

Continua qui:

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/149-migranti-evacuati-dalla-Libia-e-trasferiti-a-Roma-Operazione-UNHCR-intesa-con-Italia-d6e80097-1f75-4cad-a6c5-92bda464e08e.html

 

 

 

 

 

Ma per la Trenta (e grillini)  il nemico è Salvini

Maurizio Blondet  30 Maggio 2019

Bisognerebbe avvertire il governo, che è ancora grillino, quale posizione sta prendendo sulla Libia.  Un ministro degli esteri di nome Moavero sembra scomparso. Roberto Fico interpreta la crisi del movimento intero con una frase da scolpire: “Non so più chi siamo”.  La UE ci attacca, in Libia comincia una vera guerra per procura, Erdogan minaccia con gli S-400, e loro   hanno abbandonato il timone.  Il resto dei grillini al governo in realtà sta pensando come combattere il solo vero nemico che riconosce in questo momento supremo: Matteo Salvini.

Lo ha dichiarato nero su bianco un grillino ancora con la testa sul collo, Angolo Tofalo, sottosegretario alla Difesa, in una bordata alla sua stessa ministra Trenta:

 “Ho cercato per un anno di stare accanto al ministro Trenta e di spiegarle che il nemico non è Salvini, ma chi, all’interno dell’apparato, vuole continuare ad agire senza l’indirizzo ed il controllo politico. Purtroppo, consigliata male, ha deciso di fare valutazioni diverse. Ad oggi – prosegue -, dopo un anno da sottosegretario, gran parte delle informazioni che ricevo per svolgere il mio lavoro non vengono dagli uffici preposti a coordinare le figure di vertice ma da tutte le persone, e vi assicuro che sono tante, che mi hanno riconosciuto

 

Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/erdogan-tradisce-di-nuovo-putin/

 

 

 

 

ECONOMIA

Debito pubblico, come me anche il Financial Times auspica una moneta complementare per l’Italia

Enrico Grazzini – 1 maggio 2019

“La soluzione più ovvia all’insostenibilità dell’Italia nella zona euro sarebbe la ristrutturazione del suo debito pubblico. Ma i governi della zona euro non sono preparati a questa possibilità. E’ invece più probabile che valute parallele, titoli di debito non convenzionali o addirittura criptovalute offriranno l’opportunità per un’uscita non ufficiale (dell’Italia dai vincoli dell’euro, nda). In tal modo si scoprirà che si può essere dentro l’eurozona e fuori dall’eurozona nello stesso tempo”.

Così Wolfgang Munchau, l’editorialista del Financial Times per l’Europa, conclude il suo articolo del 28 aprile intitolato The unbreakable, unsustainable eurozone. Munchau sottolinea la contraddizione genetica del sistema dell’euro. L’euro infatti ha un’architettura che lo condanna a essere insostenibile, ma è anche strutturato in maniera tale da non permettere a un Paese di uscire prima dello schianto. Come un’automobile con le portiere bloccate che corre inesorabilmente verso il burrone. Munchau fa un’analisi cruda e realistica. Il sistema della moneta unica può sopravvivere solo se viene riformato strutturalmente: altrimenti è destinato a spaccarsi con la prossima prevedibile crisi finanziaria.

Per Munchau la soluzione migliore per uscire dalla crisi sarebbe quella di emettere degli eurobond, ovvero un titolo sovrano comune che dimostri la forza dell’Europa sia sul piano finanziario che su quello geopolitico. Ma lo stesso editorialista del Financial Times ammette che gli eurobond sono un vero e proprio tabù per la Germania e per Bruxelles. Quasi certamente Berlino e la Ue non accetteranno di condividere nessun debito.

L’anello debole della catena è l’Italia a causa dell’elevato debito pubblico. Ormai la crescita del debito è fuori controllo: lo Stato italiano infatti cerca soldi sul mercato finanziario solo per tentare di pagare tutti gli interessi sul debito pubblico. Ma non ci riesce. Così il debito cresce a spirale, nonostante l’Italia da 25 anni registri un saldo primario positivo di bilancio pubblico: vale a dire che da 25 anni i contribuenti pagano più tasse di quanto lo Stato spende per i servizi sociali a favore dei cittadini. In sostanza gli italiani lavorano e pagano le tasse per pagare alle grandi banche e alla speculazione finanziaria gli interessi sul debito di Stato. Ma, malgrado viviamo al di sotto dei nostri mezzi, il debito aumenta. Chiedere sacrifici ulteriori è politicamente e umanamente improponibile.

Bisogna allora che l’economia italiana cresca più del debito: per fare questo è necessario aumentare gli investimenti, i consumi, la spesa pubblica produttiva, cioè fare crescere la domanda aggregata. Occorre ridare ossigeno e liquidità all’economia italiana senza però aumentare il debito pubblico. Per Munchau l’unica soluzione possibile per l’Italia è l’emissione di una moneta complementare all’euro: infatti la Bce di Mario Draghi ha pompato moneta ma solo per le banche. Le banche europee scoppiano di liquidità – hanno riserve pari a 1,6 migliaia di miliardi di euro – ma non fanno abbastanza credito all’economia reale. In Italia il credito bancario è addirittura diminuito rispetto all’inizio

Continua qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/01/debito-pubblico-come-me-anche-il-financial-times-auspica-una-moneta-parallela-per-litalia/5142150/

 

 

 

 

 

Perché l’Italia è un paese “Too Rich to Fail”?

Se le cose dovessero mettersi male, l’elevata ricchezza privata delle famiglie può fungere da salvagente per lo stato italiano. E il conto da pagare non sarebbe poi così elevato…

di Piero Cingari – 13 Maggio 2019

L’Italia è un paese a due facce: da un lato mostra una ricchezza privata unica al mondo, dall’altro un debito pubblico tra i più elevati in rapporto al Pil.

Ma è proprio la composizione della ricchezza privata e del debito pubblico italiano a rendere questo paese “Too rich to fail”. E adesso lo scopriremo…

Quanto vale la ricchezza delle famiglie italiane?

Stando alle ultime rilevazioni dell’Istat e della Banca d’Italia, le famiglie italiane dispongono di una ricchezza netta pari a 9700 miliardi di euro, circa 8,4 volte il reddito disponibile.

Come si vede dal grafico in basso, tratto dall’indagine della Banca d’Italia “La ricchezza delle famiglie italiane“, nessun altro paese avanzato mostra un rapporto tra ricchezza e reddito più alto di quello dell’Italia.

Com’è composta la ricchezza delle famiglie italiane?

La ricchezza netta delle famiglie italiane comprende attività reali per 6300 mld di euro e attività finanziarie (4300 mld) al netto delle passività (900 mld). Negli ultimi 10 anni, la ricchezza totale è cresciuta di circa 400 miliardi, di cui 300 miliardi sono finiti sui conti correnti.

Tra le attività reali, il caro e vecchio mattone la fa da padrone.

Le abitazioni residenziali delle famiglie italiane valgono 5,25 trilioni di euro. In termini pro-capite ogni italiano adulto mostra un patrimonio immobiliare in case pari a 110.000 euro, uno dei valori più elevati al mondo.

Tra le attività finanziarie, invece, sono i depositi bancari a mostrare la fetta più grande della torta.

La liquidità parcheggiata dalle famiglie italiane sui conti correnti e conti deposito ha raggiunto la cifra di 1,4 trilioni di euro, circa un terzo della ricchezza finanziaria totale.

Le famiglie italiane hanno poi passività finanziarie pari a circa il 41% del Pil, la percentuale più bassa in assoluto tra i paesi avanzati. Anche le nostre imprese non finanziarie sono poco indebitate, il 69% rispetto Pil, contro una media dell’area euro pari al 106%.

Il settore privato del Belpaese gode dunque di un’ottima salute dal punto di vista finanziario.

Quanto vale il debito pubblico italiano e chi lo detiene?

La vulnerabilità più grande dell’Italia è nota a tutti e ha che fare con il settore pubblico.Il debito pubblico dello stato italiano vale oltre 2.300 miliardi di euro e negli ultimi 20 anni, complice la stagnazione economica, è esploso in rapporto al Pil ed è oggi pari al 133%.

Il mercato dei titoli di stato italiani vale all’incirca 2.000 miliardi di euro, e una delle domande più frequenti è: “chi detiene i nostri titoli di stato?

I titoli di stato italiani sono detenuti principalmente da investitori domestici

 

Continua qui: https://www.risparmiamocelo.it/perche-litalia-e-un-paese-too-rich-to-fail/

 

 

 

 

 

Fallimento Mercatone Uno: inviati 8 avvisi per bancarotta fraudolenta

28 maggio 2019

 

I responsabili della tragica situazione nella quale si trovano i 1860 dipendenti del Mercatone Uno, 32 dei quali fanno capo al punto vendita di San Michele, sono il governo Gentiloni e l’allora ministro Calenda che in questo fine settimana ha cercato inutilmente di scaricare la responsabilità su Di Maio, ottenendo solo uno spot elettorale, utile nel giorno delle elezioni.

 

Calenda si è giustificato dicendo che la trattativa con la Shernon Holding era l’unica possibile per salvaguardare i posti di lavoro.

In pratica sembra che sia successo che dopo i bandi di gara europei andati deserti, Mercatone Uno sia stato ceduto al primo che ha depositato un’offerta.

 

Calenda e Gentiloni non hanno avuto nessun sospetto sul fatto che la Holding avesse sede a Malta e che la copertura del capitale richiesto potesse avvenire solo in un secondo tempo, quando due ipotetici soci avrebbero provveduto a ricapitalizzare l’operazione.

Di certo a pochi mesi dalle votazioni di ottobre, per il governo Gentiloni sarebbe stato

 

Continua qui: https://www.lavocedeltrentino.it/2019/05/28/fallimento-mercatone-uno-inviati-8-avvisi-per-bancarotta-fraudolenta/

 

 

 

 

 

 

 

 

Calano a picco le rimesse dall’Italia alla Cina: dove finiscono i guadagni cinesi?

Giovambattista Palumbo – 3 MAG 2019

 

In base ai dati 2018 diffusi dalla Banca d’Italia sulle rimesse all’estero dall’Italia, la Cina è scomparsa dai primi 20 Paesi che guidano la classifica di tale fenomeno, dopo esserne stata in cima per anni. E questo nonostante aumenti il numero dei residenti cinesi e soprattutto il numero delle loro attività commerciali sul territorio. E dunque delle due l’una: o hanno smesso di guadagnare e di inviare i soldi in patria, oppure questi soldi hanno preso vie più nascoste, come circuiti delle criptovalute, chat, app telefoniche, carte prepagate. Le statistiche ufficiali non conteggiano del resto il flusso di rimesse che passa attraverso i canali informali, che vanno dalla consegna personale a mano durante i periodici viaggi nel paese d’origine, all’invio tramite amici e familiari, al ricorso ad organizzazioni di trasferimento finanziario non registrate, come il sistema cinese chop o flying money, meglio conosciuto con il nome di hawala. E tale sospetto viene confermato anche dalle indagini della Guardia di Finanza, che, per esempio, tra Prato e Firenze, dove esiste una delle comunità cinesi tra le più grandi d’Europa, con l’operazione “Cian Ba”, ha intercettato un colossale sistema di riciclaggio di proventi derivanti da evasione fiscale, commercio di prodotti contraffatti, illeciti doganali e sfruttamento della manodopera clandestina, con cui erano stati “dirottati” in Cina più di 2 miliardi di euro.

E questa operazione non è stata nemmeno la prima del genere. Già qualche anno fa c’era stata infatti un’altra operazione della Guardia di Finanza, chiamata, non a caso, “Cian Liu”, ovvero “Fiume di denaro”, il cui meccanismo era sempre lo stesso: un fiume di denaro indirizzato dall’Italia (tramite San Marino) verso la Cina, allora per quasi tre miliardi di euro. Insomma, non “semplici” reati finanziari, ma una vera e propria struttura criminale pronta a prosciugare il tessuto imprenditoriale nazionale. E alla base di tutto, nel

 

Continua qui: https://www.loccidentale.it/articoli/147000/calano-a-picco-le-rimesse-dallitalia-alla-cina-dove-finiscono-i-guadagni-cinesi

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

LA MASCHERA DELLE PLUTOCRAZIE

 

Libere elezioni, volontà popolare? Ecco perché la democrazia è irrilevante. La democrazia moderna, altro non è che la maschera della onnipotente plutocrazia globale, che non ha patria se non dove ci sia del capitale da spremere

 

Francesco Lamendola – 28 Maggio 2019

 

 

 

 

La maschera delle plutocrazie

http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/le-grandi-menzogne-editoriali/7600-una-democrazia-irrilevante

 

 

 

La pratica democratica è irrilevante per due ordini di motivi, interni ed esterni.

La principale ragione interna dell’irrilevanza scaturisce dal fatto che essa si regge su una finzione sin troppo trasparente: che tutti gli elettori siano egualmente informati e responsabili, e che tutti possiedano un grado equivalente di maturità e intelligenza, così da esprimere un voto nel quale non si riflettano vizi o storture che di fatto, li vanifichino. Bisogna far finta che tutte le teste siano ugualmente intelligenti o che, quantomeno, siano capaci di comprendere esattamente quali sono i fattori da considerare per esprimere una volontà politica matura; inoltre, che tutti siano ugualmente interessati e capaci di informarsi; infine, che l’informazione sia sostanzialmente corretta, cioè che offra agli elettori un quadro veridico della situazione e di quali siano la natura e gli scopi dei diversi soggetti politici che chiedono la preferenza del cittadino. Come si vede, siamo lontani anni luce dalla verità effettuale della cosa, come direbbe Messer Machiavelli: stiamo descrivendo una situazione teorica assolutamente irrealistica, idillica, nella quale non sono previsti né la stupidità, né l’ignoranza colpevole, né la malafede, né la manipolazione del linguaggio e il controllo dell’informazione da parte del potere finanziario. Tutti fattori reali che invece esistono, eccome, e che pesano enormemente sulla complicata e ambiziosa macchina chiamata democrazia moderna, elaborata duecentocinquanta anni fa da alcuni philopsophes pretenziosi e velleitari del tutto avulsi dal popolo, tenuta a battesimo con il sangue della ghigliottina e poi estesa nel mondo, un poco alla volta, attraverso una serie di guerre spietate, fra le quali due guerre mondiali di apocalittica violenza, e con l’atroce corollario di tutta una serie di guerre civili che hanno distrutto il tessuto della civiltà europea.

 

Ecco perché la democrazia è irrilevante: libere elezioni e volontà popolare? il grande capitale finanziario, per sua stessa natura, è in grado d’infischiarsene altamente della cosiddetta volontà generale!

 

Non si tratta di un difetto di secondaria importanza e neppure di un effetto collaterale di qualche cosa d’altro, ma di un limite strutturale della democrazia. Essa nasce da una menzogna: che ciascun essere umano sia dotato d’intelligenza, sensibilità e senso di responsabilità in misura pressoché equivalente; che, di conseguenza, ciascun essere umano possa e debba essere trasformato in un cittadino, vale a dire in un soggetto giuridico dotato di diritti e doveri, i quali, a loro volta, sono stabiliti dal cittadino stesso, mediante quella cosa misteriosa e impalpabile, e tuttavia essenziale e soprattutto cogente, che si chiama volontà generale; e che da questo arruolamento di massa di tutti i cittadini, promossi per legge a individui intelligenti, sensibili e responsabili, anche se di fatto sono dei perfetti idioti, o se vengono resi tali dall’istruzione di massa, dall’informazione di massa, dalla sanità di massa, dai consumi di massa e dalla stessa democrazia, che non può essere se non di massa, scaturirà non il caos sistematico e incontrollabile, ma, chissà per quale miracolo, il supremo ordine sociale, sotto forma appunto divolontà generale, la quale è infallibile per definizione, e contro la quale, senza la quale e fuori della quale non vi è salvezza, né redenzione, né misericordia, perché essa è il fondamento di tutto e chi le si oppone non merita se non la sorte del nemico pubblico: la ghigliottina, fisica o morale che sia. In altre parole, al cittadino si chiede, da un lato, di credere al dogma della sua infallibilità, beninteso santificata dal concorso di tutte le altre volontà di tutti gli altri cittadini, ma nello stesso tempo gli si chiede una sottomissione incondizionata e un abbandono pressoché totale nelle mani dei suoi rappresentanti, sanzionati dal responso della volontà generale mediante il rito delle libere elezioni. Sottomissione che arriva al punto di sottoporre i propri figli neonati a una serie di vaccinazioni stabilite per legge, dalla dubbia efficacia e dai certi effetti collaterali, a dimostrazione del fatto che l’individuo, promosso – volente o nolente – allo status di cittadino, entra a far parte d’una gigantesca macchina nella quale non sono ammesse zone franche di libertà di coscienza, ma tutti devono accettare senza discutere ciò che la volontà generale, per bocca dei suoi rappresentanti al potere, ha deciso insindacabilmente essere giusto e necessario per il bene supremo di tutti e di ciascuno. In altre parole, la democrazia

 

Continua qui: http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/le-grandi-menzogne-editoriali/7600-una-democrazia-irrilevante

 

 

 

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

PROCURA DI ROMA, PERQUISIZIONE PER PALAMARA

di Manlio Fusani30 maggio 2019

 

Il giudice Luca Palamara, indagato per corruzione a Perugia, avrebbe subito una perquisizione. L’inchiesta si inserisce nelle vicende sul rinnovo della carica di procuratore capo di Roma, sul tavolo del Csm dopo l’addio di Giuseppe Pignatone. La novità è rappresentata dall’avviso a comparire per il consigliere del Csm Luigi Spina e per il pubblico ministero Stefano Fava. Entrambi sarebbero indagati per rivelazione di segreto e favoreggiamento. Si tratta di una clamorosa svolta dell’inchiesta della procura di Perugia.

In una nota diffusa ieri Palamara ha detto di volere chiarire subito la propria

Continua qui: http://www.opinione.it/politica/2019/05/30/manlio-fusani-giudice-palamara-perquisizione-inchiesta-procuratore-capo-roma-spina-fava/

 

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Pensioni, immigrati: il trucco dei ricongiungimenti per ottenere l’assegno

21 Luglio 2017 di Antonio Castro               RILETTURA

 

Cresce di anno in anno il numero delle pensioni (assegno) sociale versate agli extra comunitari. Siamo arrivati (dati Inps elaborati dal sito truenumbers.it), a 81.619 immigrati titolari di una pensione di tipo “sociale” (74.429 del 2014). La maggior parte di queste pensioni assistenziali: 49.852 nel 2015 (erano 44.645 nel 2014).

Le pensioni di tipo assistenziale sono sganciate dai contributi. Spiega l’Inps che l’assegno «sociale è rivolto ai cittadini italiani, agli stranieri comunitari iscritti all’anagrafe del comune di residenza e ai cittadini extracomunitari/rifugiati/titolari di protezione sussidiaria con permesso di soggiorno comunitario e per i soggiornanti di lungo periodo», che abbiano redditi bassi (sotto i 5.824,91 euro annui; 11.649,82 euro se il soggetto è coniugato).

L’importo della pensione viene ritoccato ogni anno (per il 2017 è di 448,07 euro per 13 mensilità), e la norma prevede che venga sospeso se il titolare soggiorna all’estero per più di 30 giorni. Oggi con le banche dati elettroniche incrociate è più difficile sfuggire ai controlli. Dopo un anno dall’eventuale sospensione la prestazione viene revocata. E comunque non è reversibile ai familiari superstiti ed «è inesportabile, quindi non può essere erogata all’estero».

Però nelle cronache locali spiccano le storie di cittadini italiani che in teoria risiedono nello Stivale, incassano regolarmente la pensione sociale su un conto italiano, salvo poi scoprire che vivono a Cuba, in Brasile o in Tunisia.

Per ottenere l’assegno dall’Inps, tra gli altri requisiti, bisogna aver compiuto almeno 65 anni e 7 mesi, dimostrare di vivere in Italia da almeno 10 anni e, se si è cittadini extracomunitari, avere un permesso Ue per lungosoggiornanti, la cosiddetta carta di soggiorno.

L’assegno per gli extra comunitari ha scatenato un dibattito non marginale durante la discussione parlamentare sullo Ius Soli. E l’eventuale impatto della legge sul sistema pensionistico futuro. E’ vero che oggi con il sistema contributivo chi prenderà la pensione l’avrà autoalimentata, indipendentemente dal Paese di nascita. Però esistono questi trattamenti nel sistema previdenziale italiano, che sono erogati indipendentemente dai contributi versati, anzi alcuni non prevedono alcun versamento e rientrano nel campo della

 

Continua qui: https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13204602/pensioni-immigrati-ricongiungimento.html

 

 

 

 

 

 

MADE IN ITALY CERCA TALENTI, 236MILA POSTI ENTRO IL 2023

di Redazione30 maggio 2019

 

I cinque settori che più rappresentano il Made in Italy nel mondo – moda, design, alimentare, automotive e ospitalità – avverto: nei prossimi cinque anni avranno bisogno di coprire 236mila nuovi posti di lavoro.

Cercano soprattutto profili tecnici, ma la loro paura è quella di non riuscire a trovarli e di rischiare così un indebolimento della filiera industriale. I numeri sono di Altagamma, la fondazione a cui fanno capo alcune delle migliori imprese dell’alta industria culturale e creativa, quelle che promuovono nel mondo lo stile di vita italiano.

A fronte di un mercato “in crescita costante del 5 per cento a livello mondiale, la prima risorsa – quella dei talenti – è in progressiva decrescita: le industrie segnalano infatti una preoccupante difficoltà a reperirli”, fa notare il presidente di Altagamma, Andrea Illy, sottolineando che ben il 70% dei profili di cui avranno bisogno queste imprese, da oggi al 2023, sono di tipo tecnico-professionale. Il settore manifatturiero che fra cinque anni avrà più bisogno di personale – secondo le stime di Altagamma su dati Unioncamere –

Continua qui: http://www.opinione.it/economia/2019/05/30/redazione_made-in-italy-5-anni-236mila-posti-lavoro-moda-design-alimentare-turismo-ricerca-altagamma/

 

 

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Opinióne

Vocabolario on line

opinióne (ant. oppinióne) s. f. [dal lat. opinio -onis, affine a opinari «opinare»].

1.Concetto che una o più persone si formano riguardo a particolari fatti, fenomeni, manifestazioni, quando, mancando un criterio di certezza assoluta per giudicare della loro natura (o delle loro cause, delle loro qualità, ecc.), si propone un’interpretazione personale che si ritiene esatta e a cui si dà perciò il proprio assenso, ammettendo tuttavia la possibilità di ingannarsi nel giudicarla tale: fino a che non sia dimostrata la verità, tutte le o. possono essere ugualmente vere o false; o. valida, probabile, assurda; l’o. dei più, della maggioranza; o. radicata, inveterata; è ormai o. invalsa, prevalente, comune, generale, unanime, universale; formarsi un’o. propria; dire, esprimere la propria o.; io la penso così, ma, ripeto, questa è solo una mia o. (o una semplice o., nulla più che un’o.); secondo la mia modesta o., oppure la mia debole o. sarebbe che …, modi di presentare modestamente il proprio giudizio, di esprimere un parere o di affacciare una proposta; non mi sono fatto ancora un’o. in merito; sono convinto della mia o.; mi confermo sempre più nella mia o.; nonostante la smentita dei fatti, rimango della mia o.; anche questa è un’o., frase (spesso iron.) con cui ci si mostra disposti ad accordare credito alle ipotesi e ai giudizî altrui; qual è la tua o. in proposito?; ha delle o. tutte sue; non è possibile rimuoverlo dalla sua o.; difendere, sostenere le proprie o.; confutare, combattere un’o.; voler imporre agli altri le

Continua qui: http://www.treccani.it/vocabolario/opinione/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

BULGARIA: Attacchi e manifestazioni contro i rom

Amedeo Amoretti 15 Aprile 2019

Il 13 aprile, The Sofia Globe ha riferito che molte famiglie rom hanno temporaneamente lasciato la cittadina di Gabrovo. La decisione è arrivata a seguito di giorni difficili durante i quali la rabbia di alcuni cittadini è sfociata nella violenza fisica. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’attacco di tre uomini di etnia rom a un impiegato di un negozio della cittadina.

I fatti

I tre uomini che avevano aggredito l’impiegato erano stati arrestati e messi sotto custodia per 24 ore. Tuttavia, al termine di queste, erano stati rilasciati. I manifestanti, accusando la polizia di fare il gioco dei tre assalitori, hanno costretto le forze dell’ordine a rimettere sotto custodia i tre uomini. Il 10 aprile, in risposta al clima di tensione/alle tensioni crescenti, le autorità hanno ordinato il dispiegamento di un maggior numero di poliziotti.

La cittadina di Gabrovo, in risposta, si è riunita per protestare contro la minoranza rom. Quella che doveva essere una manifestazione pacifica si è trasformata in violenza fisica. Alcuni residenti hanno iniziato a distruggere e dare fuoco alle abitazioni di proprietà dei rom e si sono verificati degli scontri diretti contro la polizia, portando all’arresto di 9 persone. Intanto, il caso ha attirato

 

Continua qui: https://www.eastjournal.net/archives/97504

 

 

 

 

 

Facebook, capo sicurezza personale di Zuckerberg accusato di omofobia e razzismo

almaghrebiya.it

I media tornano a parlare di Facebook e di Mark Zuckerberg, ma non per la gestione del social network, bensì perché il capo della sicurezza personale del co-fondatore e amministratore delegato dell’azienda, è stato accusato di molestie.

 

In particolare, avrebbe fatto commenti omofobi e razzisti, di cui sarebbe stata vittima anche Priscilla Chan, moglie del CEO di Facebook, la quale è di origine cinese.

 

Liam Booth, questo è il nome dell’uomo, che in passato ha fatto parte dei servizi segreti americani,

 

 

Continua qui: https://almaghrebiya.it/2019/05/31/facebook-capo-sicurezza-personale-di-zuckerberg-accusato-di-omofobia-razzismo/

 

 

 

 

 

POLITICA

I presidenti populisti? Trasformati in mostri

Francesco Catellani – 14/05/2019

 

In Strongmen (Nottetempo – pagg. 165 – euro 17) lo storico indiano Vijay Prashad affida l’analisi a sei commentatori politici di altrettanti uomini di potere alla guida di democrazie come Usa, India, Russia, Filippine, Turchia e Brasile.

I commenti acquisiscono una connotazione di parte e gli epiteti affibbiati agli uomini forti sono volutamente sprezzanti. Non c’è dubbio quindi che il saggio sia molto schierato.

Strongmen si evolverebbe rapidamente in “Monstermen”, data la reiterazione della parola mostro. Un filo rosso accomuna tra loro i presidenti: essi si sono resi artefici di politiche autoritarie improntate ad un nazionalismo declinato di volta in volta in espansivo, geostrategico, isolazionista; inoltre, l’implementazione dell’azione esecutiva si esprime attraverso un incessante ricorso ad una retorica che esalta le masse con slogan semplicistici. Un autoritarismo che individua i suoi nemici nei migranti, negli spacciatori e nei terroristi, tutti collocati sullo stesso piano. Eredi della memoria storica del fascismo, secondo l’autore, i «buzzurri» assumono le sembianze degli odiatori di

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/i-presidenti-populisti-trasformati-mostri-1694050.html

 

 

 

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Auto ibride: cosa sono e come funzionano

Carlo Valente30 Apr 2018

Si pensa che se ogni americano guidasse un’auto ibrida, si risparmierebbero 1,6 miliardi di barili di petrolio all’anno; più di tutte le importazioni dal Medio Oriente.

La propulsione ibrida rappresenta un sostanziale step evolutivo nell’ambito della mobilità personale, legata indissolubilmente da oltre un secolo ai motori a combustione interna. Lo scenario è in rapida evoluzione, come testimonia il proliferare di nuovi modelli ibridi o totalmente elettrici. In particolare, le autovetture munite di propulsore termico abbinato ad un motore elettrico ricaricabile tramite una fonte di energia esterna sono raggruppate nella sigla PHEV Plug-in Hybrid Electric Vehicle.

Nelle vetture ibride plug-in la forza motrice proviene sia dal motore elettrico che da quello a combustione interna. Tale schema permette di ricaricare la batteria ad alto voltaggio munita di celle agli ioni di litio tramite una comune presa di corrente o una stazione di ricarica, non solo attraverso la rigenerazione e l’inerzia immagazzinata in fase di frenata. La maggiore potenza che caratterizza le batterie plug-in si traduce in percorrenze maggiori in modalità “zero emission” esclusivamente elettrica.

Le moderne ibride plug-in consentono di affrontare spostamenti urbani in modalità 100% elettrica. Tale autonomia, su alcuni modelli, può superare di slancio i 50 km. Per i viaggi più lunghi, la simbiosi tra motore termico e motore elettrico consente non solo bassissimi consumi, ma elimina la cosiddetta “range anxiety”, unico tallone d’Achille delle auto elettriche. Le vetture ibride più moderne offrono raffinati dispositivi in grado di contenere i consumi di carburante ed energia elettrica in base al percorso che dobbiamo affrontare. Per fare questo, l’elettronica di bordo sfrutta il sistema di navigazione: una volta impostata la destinazione e specificata l’esigenza o meno di rientrare al punto di partenza, l’auto pianifica il perfetto mix di trazione tra motore termico ed elettrico al fine di ottimizzare i consumi lungo l’intero percorso.

Le moderne vetture ibride plug-in consentono al guidatore di personalizzare l’intervento del motore elettrico e di quello termico secondo diversi programmi. Un programma standard (Hybrid) consente l’utilizzo automatico di tutte le funzioni ibride della vettura in base alla situazione di marcia ed al percorso, al fine di ridurre al minimo i consumi sia di carburante che di energia elettrica. Un ulteriore programma consente di viaggiare sfruttando esclusivamente il motore elettrico (E-Mode), utile ad esempio nei centri storici o

Continua qui: https://www.infomotori.com/ecologiche/auto-ibride_29644/

 

 

 

 

Benvenuti nel futuro: guida alla rivoluzione della blockchain

Lo sviluppo della blockchain porta con sè la grande promessa di una società più democratica e trasparente. Fin dove arriverano gli effetti di questa rivoluzione? Ce lo spiega il nuovo libro di Alessandro Bertirotti e Katia Bovani

Giulia Quarta – 30/05/2019

Eliminare gli intermediari, avere il controllo diretto sui nostri dati e le nostre risorse, avere il futuro nelle nostre mani.

Questo è il domani in cui ci guidano Alessandro Bertirotti, antropologo della mente, e Katia Bovani, avvocato e giurista, autori di Blockchain, il futuro fra le mani.

Il libro, edito da Paesi edizioni, vuole rappresentare, come si legge nella prefazione, un “agevole punto di accesso” a quello che sembra essere l’inizio di una vera e propria rivoluzione: la rivoluzione della Bockchain.

Per i profani di questa tecnologia, la blockchain si può sostanzialmente definire come un registro pubblico che tiene traccia in modo sicuro, verificabile e permanente delle transazioni che avvengono fra due utenti appartenenti a una stessa rete.

Ciò che è meno facile da spiegare sono le infinite applicazioni che questo sistema può avere nella nostra vita quotidiana.
Ed è qui che Bertirotti e Bovani entrano in gioco. Gli autori esplorano infatti non solo la struttura della blockchain, ma soprattutto le sue potenziali ripercussioni sul nostro modo di vivere e di interagire con la società, tutte all’insegna della trasparenza e della decentralizzazione.

Alcuni esempi pratici?

Nel mondo della blockchain la corruzione sarà di fatto impossibile. Gli ospedali potranno condividere all’interno della loro rete i dati sanitari dei loro pazienti in maniera assolutamente sicura e rapida. Tutti noi potremo immagazzinare energia attraverso i pannelli e diventarne fornitori rivendendola in totale trasparenza. Le possibilità di una manipolazione delle elezioni sarà quasi nulle e, infine, gli utenti del circuito bancario godranno di scambi rapidi, sicuri e a costo zero.

Insomma, la promessa della blockchain è quella di restituirci il pieno controllo su tutte le nostre transazioni, che si tratti di denaro, dei nostri dati o di qualsiasi altra risorsa.

Questa tecnologia porta in sé il germe non solo della crescita economica dei prossimi anni, ma di una modalità più radicalmente democratica nella gestione dei processi.

Appare dunque evidente agli autori che l’effetto di una simile rivoluzione non può

Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/cultura/benevnuti-nel-futuro-guida-rivoluzione-blockchain-1703798.html

 

 

 

STORIA

L’ONORE DEI SOLDATI TEDESCHI

Meritano rispetto perché seguirono “La via del dovere”. Norimberga? Fu suprema ipocrisia voler gettare la croce su una sola nazione, affinché i vincitori potessero “autoassolversi” pur avendo compiuto, anch’essi azioni disumane

 

Francesco Lamendola -30 Maggio 2019

 

Quando, l’8 maggio del 1945, i rappresentanti della Germania sconfitta firmarono la resa incondizionata del loro Paese, immediatamente ebbe inizio una vendetta preordinata, sistematica e capillare da parte dei vincitori: una vendetta che si dispiegò non solo sul piano materiale, e che si abbatté sui vinti con durezza implacabile, ma anche e soprattutto sul piano spirituale, avendo come obiettivo l’auto-disprezzo, l’auto-condanna e, se possibile, l’auto-annientamento morale dei membri delle forze armate e, in definitiva, dell’intero popolo tedesco. Fu una vendetta che mostrò come gli Alleati non avessero imparato assolutamente nulla dallo storico errore e dalla grande ingiustizia della pace di Versailles del 1919, causa determinante dello scoppio della Seconda guerra mondiale, e che rivelò anzi come la loro cecità, se possibile, fosse ulteriormente cresciuta. Se, nel 1919, i rappresentati della Germania avevano dovuto firmare un documento nel quale si assumevano, per conto della loro nazione, anche la responsabilità morale dello scoppio della guerra, adesso, nel 1945, e specialmente con il processo di Norimberga, concluso nell’ottobre del 1946, e con l’umiliazione della esclusione dalla firma dei trattati di pace del 1947, essendo stata annullata la sua persona giuridica, si volle fare ancora di più: si volle instillare nei militari tedeschi l’idea di essere stati dei criminali, e nel popolo tedesco, collettivamente e individualmente, l’idea di avere una colpa inespiabile per tutti gli orrori della guerra, e specialmente per il genocidio degli ebrei.Borgomastri e civili, rastrellati a caso, vennero condotti a forza nei campi di concentramento e costretti ad assistere al seppellimento, in fosse comuni, di montagne di cadaveri scheletriti, per prendere coscienza dei crimini del Terzo Reich, dei quali essi erano stati, così avevano deciso i vincitori, quantomeno dei complici morali. Nessuno chiese conto ai cittadini americani delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, né ai cittadini britannici del rogo insensato di Dresda, nel quale perì un numero ancor maggiore di civili inermi; e nessuno, ovviamente, chiese conto ai cittadini sovietici delle deportazioni, delle stragi, delle torture e degli stupri collettivi inflitti ai vinti, ivi compresi i polacchi nel 1939 e i romeni nel 1940, cioè prima che Stalin fosse promosso da Churchill e Roosevelt al rango di alleato, anzi, quando era ancora amico e alleato di Hitler (e mandava a quest’ultimo un messaggio di felicitazioni per la brillante campagna di Francia e la presa di Parigi). Ma per i tedeschi era diverso: erano un popolo criminale, un popolo barbaro e senza cuore; avevano servito e idolatrato l’uomo più malvagio della storia, avevano creduto in lui e gli avevano offerto la loro entusiastica collaborazione, perciò era giusto considerarli, ora, alla stregua di lebbrosi, e stabilire che la loro nazione non aveva diritto di esistere e di essere riconosciuta nel consesso delle nazioni civili. I profughi tedeschi delle province orientali, della Prussia, della Pomerania, della Posnania, della Slesia e quelli dei Sudeti, del Banato, della Transilvania dovevano sparire; e di fatto ne sparirono molte centinaia di migliaia, e di loro non si seppe più nulla. I prigionieri di guerra non meritavano un trattamento onorevole: dovevano scontare gli orrori di Auschwitz e di Treblinka. Vennero trattenuti per mesi, per anni, in condizioni igieniche inumane, sporchi, denutriti, maltrattati in mille modi: non solo quelli caduti nelle mani dell’Armata Rossa, che per la maggior parte tornarono a casa solo dopo molti anni, o non tornarono affatto, ma anche quelli catturati dagli Alleati occidentali. Ogni giorno ne morivano a decine, di malattie, di malnutrizione, di freddo, ma quello era il giusto castigo per essere stati dei nazisti, per aver militato nelle SS. I vincitori non fecero il minimo sforzo per capire la situazione psicologica e morale in cui si vennero a trovare i soldati, i marinai e gli aviatori tedeschi a partire dal 1939, anzi, dal 1933: non vollero fare distinzioni fra senso del dovere e fanatismo nazista; non vollero applicare ai tedeschi, che pure erano stati avversari valorosi

Continua qui: http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/storia-e-identita/storia-militare-e-le-grandi-battaglie-navali/7607-la-via-del-dovere

 

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°