NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 4 SETTEMBRE 2018
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
hai già lo sguardo
del mare di settembre
tra due righe d’azzurro
dove l’amore ferma il tempo
e lo riempie di parole
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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
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EDITORIALE
Balcanizzazione degli Stati nazione della UE
Manlio Lo Presti – 31 08 2018
Per la Spagna che li ha cacciati selvaggiamente da Ceuta, per i francesi che hanno espulso 48.000 cosiddetti migranti verso l’Italia e per Israele che ha espulso migliaia di cosiddetti migranti, il consenso dei cosiddetti migranti non è necessario!
Da questi comportamenti si capisce platealmente che l’Europa vuole che la ex-italia diventi al più presto il deposito e la sacca razziale dell’UE, nonostante l’esito del voto democratico italiano abbia dato una direzione diversa.
Per la cerchia di pretoriani dell’unione il voto non conta e può essere sterilizzato con:
1) attentati che provochino centinaia di morti e migliaia di amputati;
2) la bomba SPREAD il cui livello è deciso da agenzie di valutazione americane che ci voglio vedere morti;
3) se i punti 1 e 2 non bastano a piegare la popolazione italiana, si passa alla secessione del nord e della Sicilia.
La frammentazione del Paese renderebbe più gestibile la ex-italia. LA STESSA OPERAZIONE CHE HANNO TENTATO IN SPAGNA CON I BASCHI.
La nuova strategia dei globalisti UE è quella di spezzettare gli Stati troppo grandi per essere dominati secondo le direttive Monti (si veda con estrema attenzione il video: https://www.youtube.com/watch?v=Gk59wI_jFwY ).
Come per il Paesi baltici e per quelli della ex Jugoslavia, questi staterelli non hanno la forza di gestire la propria economia in autonomia e quindi ricorrono a strutture come FMI, BCE, BRI, ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. i cui gestori ed esponenti al massimo livello agiscono come SICARI DELL’ECONOMIA distruggendo il loro tessuto socioeconomico, a causa delle condizioni capestro imposte per la erogazione dei loro “prestiti”.
E IL GIOCO È FATTO
Se non stiamo attenti, la ex-italia è il prossimo bersaglio
IN EVIDENZA
Riciclaggio planetario
Manlio Lo Presti – 3 settembre 2018
La struttura privata si chiama PIATTAFORMA ROUSSEAU il cui maggiore azionista è la famiglia multimiliardaria di banchieri ebraici SASSOON (http://www.incontrostoria.it/Sassoon.htm ) (http://katehon.com/…/chi-e-enrico-sassoon-padrino-di… ). Questa struttura privata e non eletta da nessuno, controlla e comanda duramente il partito politico di governo dell’Italia.
Il nostro martoriato Paese è suddiviso in aree di influenza fra: FRANCIA, INGHILTERRA, USA, GERMANIA E ISRAELE. Ogni area controlla e finanzia uno o più gruppi politici. Attualmente, i gruppi politici (non tutti sono partiti politici) sono ben 26!
I gruppi maggiori impartiscono ordini alle 8 mafie E AD ALTRI GRUPPI CRIMINALI EUROPEI che sono utilizzati per riciclare in tutto il mondo, tramite reti bancarie classiche e attraverso il sistema delle banche-ombra, immense somme di denaro pari a circa 200.000.000.000.000 (duecento mila miliardi) di euro al giorno.
LE RAGGUARDEVOLI SOMME RIVENIENTI DAL TRAFFICO DI DROGA SONO LA MOTIVAZIONE UFFICIALE. Le somme della droga costituiscono perlopiù una 150esima parte del giro di danaro gestito dal sistema delle banche ombra.
Una marea di denaro che viene spostata giornalmente mediante migliaia di bonifici. In rapido sviluppo è l’utilizzo del recente sistema BITCOIN, una sorta di moneta virtuale elettronica non divisionale classica. Si tratta di uno strumento di cui si ignora gran parte della sua VERA funzionalità, ma costituisce un ulteriore strumento di riciclaggio internazionale delle somme pazzesche appena citate.
In Italia, le 7 polizie e le tre Armi (specialmente la Marina) non favoriscono, ma non ostacolano – per ordini atlantici – questo traffico che è un grave pericolo per la sicurezza nazionale italiana.
Va ricordato che i vertici delle forze della sicurezza dello Stato italiano sono nominati dal Parlamento. I deputati e i senatori sono scelti con cura e reclutati con il criterio del RICATTO PERSONALE FRONTALE QUALE UNICO REQUISITO FONDAMENTALE PER ESSERE COOPTATI DALL’ALTO.
Il cerchio si chiude con l’inserimenti degli eleggibili in liste bloccate che il popolo bue – da sterminare e sostituire etnicamente quanto prima – è costretto a votare …
Si aggiunga il silenzio imbarazzante dell’ingombrante Stato teocratico di 44 kmq che da secoli si infila e condiziona senza ritegno la vita politica e sociale della ex-italia su tutto ciò che riguarda la crescente e devastante povertà e delle diseguaglianze della società italiana. Un silenzio condiviso dai presunti partiti di sinistra, ormai pasdaran del globalismo e del capitalismo darwinista malthusiano, che prevede anche l’eliminazione fisica di almeno 2.000.000.000 di persone entro pochi anni: ecco il motivo delle politiche quadrisex aventi lo scopo di scoraggiare con ogni mezzo le politiche demografiche nazionali. Meglio spendere per lo sterminio della denatalità da coprire con l’importazione di schiavi travestiti da rifugiati e da pseudo immigrati, perseguitati o meno.
Destinazione finale delle migliaia di miliardi riciclati: IL FINANZIAMENTO DELLE 36 GUERRE ATTIVATE DALLE AMMINISTRAZIONI DEMOCRATICHE USA – CAPOFILA IL PREMIO NOBEL PER LA PACE BARACK HUSSEIN OBAMA II – in tutto il pianeta.
ORMAI, SOLO UN DIO CI PUO’ SALVARE
Spogliare la Grecia è stato uno scherzo.
Gaetano Alberto – 29 agosto 2018
Aeroporti, qualche isola, industrie zero, terre poche, risparmi privati ridicoli, demanio interessante.
Comunque, la Grecia aveva un Pil inferiore alla sola provincia di Treviso.
E’ bastato un sol boccone.
Per l’Italia è diverso.
Un capitale assolutamente enorme.
Secondo al mondo in quanto a risparmio privato, primo come abitazioni di proprietà, terre di valore assoluto e coste meravigliose.
Quinta potenza industriale al mondo prima dell’euro, ottava oggi.
Il Made in Italy è ancora oggi il marchio numero uno al mondo, davanti a Coca Cola.
Biodiversità superiore alla somma di tutti gli altri paesi europei.
Come capitale artistico monumentale, non ne parliamo neanche: è superiore a quello di tutto il resto del mondo.
Francia e Germania, più qualche fondo americano, cinese o arabo hanno fatto la spesa da noi a “paghi uno e prendi quattro”.
Tutto il lusso e la grande distribuzione sono passati ai francesi insieme ai pozzi libici passati da Eni e Total.
Poi anche Eni è diventata a maggioranza americana.
Continua qui: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10210628351860096&id=1686502838
Frater Kronos: voi popolo siete bestie, tocca a noi guidarvi
Scritto il 25/8/18
Io credo nel diritto-dovere, da parte di chi sia un iniziato sostanziale e non soltanto virtuale alla libera muratoria, di autocostituirsi in élite di governo, per il bene stesso del cosiddetto “popolo”. Ma credo anche che tutto ciò, nel mondo contemporaneo, debba avvenire salvaguardando le forme esteriori della democrazia e della sovranità popolare. Potreste definirmi un neoaristocratico, come fa Frater Jahoel, oppure un demo-aristocratico, come preferisco io stesso. Ovvio che siano sempre state le oligarchie a dominare il resto della popolazione. Però, è bene che queste oligarchie siano composte non da ceti nobiliari inetti, ignoranti, bigotti e pelandroni, bensì da iniziati alle “philosophiae occultae”, da superuomini temprati in modo non superficiale sul piano spirituale, da saggi che si sappiano elevare, nietzschianamente, «al di là del bene e del male», curando e alimentando quanto va curato e alimentato del corpo sociale e amputando senza remore quello che va amputato. La maggior parte dei troppi miliardi di individui che abitano il pianeta, anche in Occidente, vive un’esistenza bestiale, anonima e senza senso. È importante che questi esseri semibestiali siano guidati da menti salde e mani energiche, anche se spesso devono rimanere invisibili, lasciando il “front office” a politicanti spaventapasseri e parafulmini.
Tutto ciò deve avvenire secondo regole ben precise. Pena il caos e l’anarchia distruttiva a danno di coloro che meritano davvero l’appellativo di donne e uomini, che hanno un’anima e uno spirito, che non riducono il proprio orizzonte esistenziale al solo aspetto materiale. È giusto considerarmi un aristocratico, ma appunto “neo”. Nel senso che, al di là del mio retaggio familiare, considero positiva la distruzione dell’Ancien Régime da parte dei liberi muratori del Sette-Ottocento. E reputo apprezzabile e necessaria anche la distruzione del potere temporale diretto delle Chiese, di quella cattolica in primo luogo. Sarebbe stato assurdo, in un mondo progredito sul piano scientifico e tecnologico come quello occidentale, perpetuare un controllo teocratico invasivo sulla società e la convivenza civile. Lo sbaglio, semmai, è consistito nella pretesa di edificare delle società troppo democratiche, anarcoidi e massificanti, puntando in modo eccessivo sui diritti e poco sui doveri dell’uomo e del cittadino. Sarebbe stato più giusto sostituire le aristocrazie del lignaggio con demoaristocrazie dello spirito, calibrate sul grado di elevatezza iniziatica degli aspiranti governanti. L’errore storico
Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/08/frater-kronos-voi-popolo-siete-bestie-tocca-a-noi-guidarvi/
Molti conoscono lo speculatore finanziario George Soros, ma chi è Frater Kronos?
Tutto nasce da un libro di Gioele Magaldi (con la collaborazione di Laura Maragnani) per i tipi di ChiareLettere: “Massoni società a responsabilità illimitata —la scoperta delle Ur-Lodges”.
Una lettura ovviamente aliena agli interessi dei “poveri di spirito” afflitti da dipendenza da “Facebook” e sesquipedali asinità consimili, ma rivoluzionaria per chi vi si accostasse. Si scopre, infatti, che Napolitano e Draghi sono affiliati, sono confratelli della stessa Ur-Lodge massonica, ultraoligarchica, neofeudale e nemica dell’evoluzione democratica popolare: la Three Eyes, fondata dai cabalisti David Rockefeller sr., Zbigniew Brzezinski ed Henry Bloody Kissinger.
La parte più interessante del libro è il convito di Magaldi con quattro potentissimi massoni, fondatori o appartenenti alle Ur-Lodge più influenti a livello planetario. Quelle che, in poche parole, decidono chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti:
E sono tutti, ovviamente, massoni. Uno dei sei lo conosciamo già, ed è il fratello Gioele, stavolta meno torrenziale del solito. Un altro è il curatore dell’incontro, non altrimenti e non meglio specificato. Al centro del palcoscenico ecco i quattro superfratelli, augusti membri del back office planetario, che Magaldi ci aveva annunciato come pronti a dare man forte in caso di contestazioni: sono diversi per età, origine, storia, hýbris, orientamento politico; eppure simili, tutti, nel loro superiore, disincantato, a tratti cinico approccio alle cose del mondo.
Hanno il tono pacificamente arrogante degli uomini potenti, molto potenti, e ricchi, molto ricchi. Si muovono tra economia, politica e finanza sfruttando il meccanismo delle revolving doors, e maneggiano informazioni riservate che moltiplicano le loro opportunità di potere e di ricchezza. (Gioele Magaldi-Laura Maragnani, “Massoni società a responsabilità illimitata — la scoperta delle Ur-Lodges”, Chiarelettere Editore)
Tra questi è di particolare interesse colui che si assegna il nome di Frater Kronos.
C’è lui. L’ultraottantenne che ci viene presentato come un grande, grandissimo protagonista del Novecento da un lato all’altro dell’oceano. Un uomo che in politica ha fama di democrat, ma che tra i fratelli è noto come un neoaristocratico spietato, e il cui zampino si ritrova praticamente dappertutto, dall’organizzazione della crisi finanziaria dell’eurozona alla gestione della crisi politico-militare in Ucraina. Ha fondato molte Ur-Lodges, compresa la «Maat» cui oggi appartiene Obama, ed è uno dei padri di quella globalizzazione avviata trent’anni fa per restaurare il potere degli áristoi a spese dei diritti e delle libertà di noi comuni mortali. Della qual cosa, peraltro, è parecchio orgoglioso.
In certi momenti dà i brividi. (Gioele Magaldi-Laura Maragnani, op. cit.)
Frater Kronos mostra un ben poco larvato odio nei confronti della famiglia Bush, fondatrice di “Hathor Pentalpha”, la Super-loggia «della vendetta e della sete di sangue». Afferma:
Il 7 novembre dell’anno 2000 George W. Bush, il figlio del vecchio Bush, l’ex presidente «impazzito di rabbia» nel 1992, vince le elezioni presidenziali americane. Il 20 gennaio 2001 prende possesso della Casa bianca, e con lui la «Hathor Pentalpha» cui era stato iniziato qualche mese prima.
Il fratello K[ronos] è drastico.
«Il nuovo secolo americano e mondiale iniziava sotto il segno di una Ur-Lodge eretica, incontrollabile anche per noi della vecchia guardia massonica neoaristocratica» dice. E dice anche: mancava solo l’evento fondativo, mancava una nuova Pearl Harbor che consentisse loro «di inaugurare diversi anni di egemonia aggressiva e brutale».
C’era bisogno, in poche parole, dell’11 settembre [2001]. (Gioele Magaldi-Laura Maragnani, op. cit.)
Proprio per contrastare l’eversiva “Hathor Pentalpha”, i fratelli progressisti e i neoaristocratici, nel 2004, uniscono le forze alzando le colonne di una nuova Ur-Lodge, la «Maat». Nel 2005 alla «Maat» viene iniziato Barack Obama, e Obama nel 2009 diventa presidente degli Stati Uniti.
La «Hathor Pentalpha» – che nel frattempo, secondo Massoni, ha affiliato un bel po’ di presidenti e di primi ministri in Europa: lo spagnolo José María Aznar, il francese Nicolas Sarkozy, il turco Recep Tayyip Erdog˘an, l’olandese Jan Peter Balkenende, il polacco Aleksander Kwasniewski, l’italiano Marcello Pera, allora presidente del Senato (non però Silvio Berlusconi, proposto nel 2003 da George Bush Jr. ma sgradito ad alcuni membri molto eminenti) – è costretta a mollare la presa sulla Casa bianca. (Gioele Magaldi-Laura Maragnani, op. cit.)
Frater K. paventa il pericolo di una nuova crociata mondiale, capitanata dell’ennesimo membro della famiglia Bush, “Jeb”.
Mitt Romney, che in un primo momento si era candidato per il Partiro repubblicano anche per il 2016, ha immediatamente fatto marcia indietro per lasciare il campo sgombro ai massoni Bush.
«Hathor Pentalpha», la «loggia della vendetta e della sete di sangue». La Ur-Lodge impazzita cui nel 2009 è stato affiliato un oscuro membro di Al Qaeda in Iraq che nel 2004 era stato imprigionato come terrorista pericoloso
Continua qui: http://www.isoladiavalon.eu/kronos-soros/
BELPAESE DA SALVARE
Genova e i complottisti che non vedono l’agguato all’Italia
Scritto il 03/9/18
E’ già stata programmata la prossima aggressione americana alla Siria? Se lo domanda “The Saker”, pensando all’imperialismo yankee oggi più che mai ostile all’Iran, mentre a Washington l’impeccabile Barack Obama e l’assai meno impeccabile George W. Bush piangono la dipartita del vecchio leone John McMcain, presentato come eroe di guerra – quella del Vietnam, però (non quella siriana, dove celebri fotografie immortalano lo stesso McCain, dalle parti di Damasco, a colloquio con un’illustre congrega di tagliagole, tra cui l’oscuro Abu Bakr Al-Baghdadi, nome d’arte del futuro capo-macelleria del sedicente Isis). Si fa presto a dire “l’America”, quando è palese che neppure un americano su cento ha idea di come siano andate davvero le cose, in Siria, cioè nel paese dei bombardamenti immaginari con gas nervino sulla popolazione inerme, disposti dal feroce regime di Assad sul quale proprio l’elegantissimo Obama stava per scatenare l’Armageddon missilistico. Lo schema è classico, ormai datato ma sempre formidabile: la fanfara mediatica suona la sua canzone, che poi a casa – davanti al televisore – fischiettano tutti. E quelli che si rifiutano (non più così pochi, ormai) spesso cadono nel tranello del festival opposto, che poi è l’altra faccia della stessa medaglia. Complottismo militante: caccia al Colpevole Unico, al reprobo di turno. Uno sport che, secondo Gianfranco Carpeoro, finisce sempre per assolvere il solo, vero responsabile: il sistema.
Lo spiega benissimo anche uno specialista come Massimo Mazzucco, in diretta web-streaming con Fabio Frabetti di “Border Nights”, addentrandosi nel presunto giallo del viadotto Morandi a Genova, che si vocifera sia stato segretamente minato per scatenare la strage di Ferragosto. L’ingegnere veneto che rilancia la tesi del complotto, adombrando l’ipotesi dell’attentato, ordito magari per colpire Autostrade per l’Italia, che ormai è un gestore internazionale di infrastrutture viarie? Sfortunatamente, quel tecnico è stato ingaggiato proprio da Atlantia, la società dei Benetton: cioè i soggetti che più trarrebbero vantaggio dall’accreditare il sospetto dell’ipotetico
Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/09/genova-e-i-complottisti-che-non-vedono-lagguato-allitalia/
LEZIONE AI COMPLOTTISTI INESPERTI (da un complottista avanzato)
Maurizio Blondet 3 settembre 2018
All’ennesimo lettore che (dandomi del tu…) mi scrive:
“Spero che possa esserti utile sapere questo.
ATTENZIONE!!! Il VIDEO DEL CROLLO del ponte Morandi diffuso dalla POLIZIA DI STATO, ritenuto non utilizzabile dal PROCURATORE CAPO FRANCESCO COZZI è stato PALESEMENTE MANOMESSO: L’AUTOBOTTE E LE 2 AUTO CHE PRECEDEVANO IL FAMOSO CAMION DELLA BASKO spariscono misteriosamente nel nulla dalla scena (e solo in quel punto la qualità del video perde completamente la sua nitidezza) al momento dello scoppio delle cariche esplosive, insieme ai lampi provocati dalle stesse ((mentre tutto il resto della scena rimane chiaro e invariato (tranne che nello stesso tempo nell’altra corsia compare un TIR dal nulla in basso a sinistra del video), anche le auto nell’altra corsia e più lontane risultano nitide nonostante che avessero i fari anteriori puntati contro…). Nessuno parla di un fatto così grave??? Possibile che la magistratura e la stessa polizia non si siano accorti di questa anomalia!!!!??? Dato che non possono essere tutti imbecilli la spiegazione è una sola, sono tutti collusi nell’attentato!
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Saluti,
Stefano M.
Al lettore che ritiene a me sia sfuggito questo ed altri video, rispondo una volta per tutte – anche a quelli come lui:
“Ma è ovvio, evidente, che non ce la raccontano giusta! Però concentrarsi su “esplosioni”, lampi, ipotesi tecniche di esplosione controllata del ponte Morandi, fa distrarre dal fatto che il COMPLOTTO è lì sotto i nostri occhi, in piena luce, visibile a tutti: ed è la concessione “segreta” con cui i governi “progressisti” precedenti hanno regalato a Benetton lo sfruttamento di un monopolio naturale, con la sua rendita spaventosa simile a quel che rende lo spaccio di eroina o il traffico dell’accoglienza ai migranti
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/lezione-ai-complottisti-inesperti-da-un-complottista-avanzato/
CONFLITTI GEOPOLITICI
CAOS LIBIA/ Macron e i trafficanti di uomini tendono una trappola all’Italia
Da 5 giorni alcune zone di Tripoli sono teatro di gravi scontri tra milizie e ieri un colpo di mortaio è arrivato vicino all’ambasciata italiana.
02 settembre 2018 Michela Mercuri
Da circa cinque giorni alcune zone della capitale libica sono teatro di gravi scontri tra milizie che, nonostante alcuni tentativi di tregua, non sembrano volersi arrestare. Ieri un colpo di mortaio ha raggiunto un albergo vicino alla nostra ambasciata. Regolamento di conti interno, come già accaduto altre volte nell’ultimo anno, o qualcosa di più serio che potrebbe mettere a rischio la tenuta del Governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez al-Serraj, alleato storico dell’Italia? E quali potrebbero essere le opzioni del nostro governo?
Innanzitutto, è necessario far luce sulle possibili cause di questa recrudescenza.
La tensione tra i vari gruppi presenti a Tripoli è addebitabile a diversi motivi. In primo luogo, il calo dei flussi migratori provenienti dalle coste tripoline — che garantivano introiti ad alcuni gruppi presenti nell’area — ha tagliato una buona fetta della torta da cui mangiavano molte milizie, saziando i loro “appetiti economici”. Detta in altri termini, tenere a freno i gruppi armati con i proventi dei traffici illegali ora è molto più difficile e questo può costituire un rischio per la tenuta del governo a marchio Onu. Prova ne sia che, prima, la Settima brigata, una milizia di stanza nelle città di Tarhuna, a sud della capitale, si è mossa contro formazioni fedeli a Serraj accusandole di essere corrotte; poi, come riportato da alcune agenzie, Salah Badi, controversa figura dell’operazione Alba libica — che nel 2014 ha costretto il neoeletto governo a rifugiare a Tobruk — ha diffuso un messaggio su Facebook dicendosi pronto ad entrare a Tripoli alla guida della brigata al Samoud. Come recita un vecchio detto popolare “la fame fa uscire il lupo dalla tana” e così è stato.
In secondo luogo, non va dimenticato che lo scorso luglio il ministro degli esteri francese Le Drian si è impegnato in un intenso tour libico per perorare la causa di Macron che vuole elezioni nel paese a dicembre. L’emissario francese ha incontrato gli esponenti libici presenti al vertice di Parigi del 29 maggio scorso: Haftar, uomo forte della Cirenaica, Serraj, al-Mechri, presidente del consiglio di Stato e Aguila Saleh, presidente del parlamento di Tobruk. L’agenda è stata allargata anche ad alcuni esponenti delle
L’amministrazione Trump e l’Iran
di Thierry Meyssan
Il presidente Trump parrebbe anti-iraniano, così come sembrò esserlo, a suo tempo, il presidente Reagan. Ma potrebbe essere solo apparenza. Reagan strinse un’alleanza segreta con l’imam Khomeini, Trump potrebbe fare altrettanto con l’ex presidente Ahmadinejad. Questa la tesi eterodossa di Thierry Meyssan.
Rete Voltaire | Damasco (Siria) | 21 agosto 2018
Il segretario di Stato, Mike Pompeo, il 16 agosto 2018 ha annunciato la creazione di un «Gruppo d’Azione per l’Iran» (Iran Action Group), incaricato di coordinare la politica degli Stati Uniti dopo il ritiro dall’accordo 5+1 sul nucleare (JCPoA) [1].
L’annuncio coincide con la decisione del presidente Donald Trump di soprassedere sine die alla messa in atto del suo piano per il Medio Oriente (the deal of the century). Infatti, in Palestina nulla potrà cambiare senza l’appoggio dell’Iran.
Peraltro, ricordiamo che il Trattato JCPoA di Barack Obama non è stato concepito per impedire all’Iran di fabbricare la bomba atomica: questo è stato solo il pretesto. Il vero scopo era privare il Paese di scienziati di alto livello e impedirgli di essere tecnologicamente all’avanguardia [2]. In effetti, l’accordo ha costretto l’Iran a chiudere numerose facoltà.
Per i democratici, l’amministrazione Trump vuole riavviare la politica di mutamento di regime in Iran dei neoconservatori, come proverebbe la data scelta per l’annuncio: il 65° anniversario del colpo di Stato anglo-statunitense contro il primo ministro Mohammad Mossadeq.
Tuttavia, l’«operazione Ajax» del 1953, che certamente ha ispirato i neoconservatori, è anteriore al loro movimento e non può in alcun modo essere messa in relazione con loro. Inoltre, i neoconservatori sono stati certamente al servizio del Partito Repubblicano, ma anche del Partito Democratico.
Durante la campagna elettorale e nei suoi primi giorni alla Casa Bianca, Trump ha continuato a stigmatizzare il pensiero globalista dei neoconservatori e a giurare che mai più gli Stati Uniti avrebbero cercato di cambiare con la forza i regimi di Paesi stranieri. Quanto alla segreteria di Stato, essa afferma che la coincidenza delle date è assolutamente fortuita.
Sono chiamati «neoconservatori» un gruppo d’intellettuali trotskisti, quindi oppositori del concetto Stato-Nazione, militanti del Social Democrats USA, che si avvicinarono alla CIA e all’MI6 per contrastare l’Unione Sovietica. I neoconservatori furono associati al potere da Ronald Reagan e, in seguito, cavalcarono l’onda delle alternanze politiche statunitensi, conservando il potere con
Continua qui: http://www.voltairenet.org/article202518.html
CULTURA
Sylvia Plath
Caterina Cavina, scrittrice – 3 settembre 2018
Ieri notte ho finito di leggere la Campana di vetro di Sylvia Plath, poi mi sono letta una quarantina di sue poesie e vari scritti su di lei. Non sapevo nulla della sua storia con il poeta inglese Ted Hughes.
Ne “la Campana di vetro” racconta il crollo nervoso che ebbe quando era ragazza, durante l’università, quando, dopo uno stage “lussuoso” in una rivista di moda di NY, cadde in depressione e tentò il suicidio. Poi ha ripreso a studiare, s’è laureata con lode e ha vinto un’importantissima borsa di studio internazionale per continuare a studiare poesia a Cambridge. Lì incontra il poeta Ted Hughes, un letterato affascinante, lo sposa e ci fa due figli.
Nel 1960 ha un aborto spontaneo e inizia la crisi con Ted. Lui incontra una donna molto bella e al terzo matrimonio con un altro poeta, Assia Wevill, di origine israeliana. Ted lascia Sylvia (che scopre tutto ascoltando una telefonata) e va a vivere con Assia. Syliva si trasferisce a Londra nella casa del poeta Yates e scrive in un anno circa La campana di vetro. Nonostante l’uscita del romanzo, un mese dopo, s’ammazza (pare dopo aver saputo della gravidanza di Assia). Prepara la colazione per i figli, poi sigilla la cucina e infila la testa nel forno a gas.
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Pasolini ed Ezra Pound: un incontro di poesia e di amicizia
http://www.letteratura.rai.it/articoli/pasolini-ed-ezra-pound-un-incontro-di-poesia-e-di-amicizia/18706/default.aspx
Dagli archivi di Rai Teche, Rai Letteratura presenta la preziosa testimonianza filmata dell’incontro a Venezia nell’autunno del 1968 tra Pier Paolo Pasolini, ancora giovane e visibilmente emozionato, e il poeta americano Ezra Pound.
L’occasione è molto più che una semplice intervista: è un evento di portata storica. Non soltanto per il mondo della letteratura e della poesia, ma anche nella vita dei due intellettuali.
Da una parte Ezra Pound, ormai anziano e affaticato, apparentemente indifferente al peso della vita e delle vicissitudini attraversate, dall’esperienza di detenzione nel manicomio criminale di St. Elizabeths di Washington, dalle accuse di tradimento nei confronti del proprio Paese, l’America, per appoggiare il regime fascista. Dall’altra, sulla poltrona accanto
Continua qui: http://www.letteratura.rai.it/articoli/pasolini-ed-ezra-pound-un-incontro-di-poesia-e-di-amicizia/18706/default.aspx
CYBERWAR SPIONAGGIO DISINFORMAZIONE
La mano del Mossad dietro l’eliminazione del “chimico” di Assad
Secondo fonti del New York Times l’omicidio dello scienziato siriano Aziz Asber sarebbe stato ordinato dai servizi segreti israeliani
By Umberto De Giovannangeli – 07/08/2018
Una “eliminazione mirata” targata Mossad. Un avvertimento diretto a Bashar al-Assad: Israele farà di tutto per impedire al rais di Damasco di sviluppare un piano di riarmo chimico e missilistico. Lo scienziato siriano Aziz Asber, morto in circostanze poco chiare nel fine settimana, era “coinvolto in attività terroristiche, quindi accolgo la sua dipartita”. A dirlo o oggi all’emittente radiofonica Radio Army è il ministro dell’Intelligence e dei Trasporti israeliano, Yisrael Katz. Le dichiarazioni di Katz giungono in risposta alle indiscrezioni pubblicate dal quotidiano statunitense New York Times, secondo cui ad uccidere Asber sarebbero stati agenti del Mossad, il servizio segreto esterno israeliano. Il quotidiano statunitense cita un funzionario dell’intelligence di un Paese mediorientale, secondo cui il Mossad avrebbe ucciso lo scienziato sabato 4 agosto, servendosi di un’autobomba. Asber era esperto di razzi e sarebbe stato in contatto con i vertici di Damasco e Teheran, spiega la fonte. Secondo la ricostruzione che fa il NYT lo scienziato siriano sarebbe stato seguito per mesi.
Aziz Asber stava lavorando a un progetto per la riconversione e l’upgrade dei missili SM600 Tishreen che sarebbero dovuti diventare più precisi e in grado di colpire qualsiasi città israeliana. Collaborava attivamente con la Forza Quds comandata dal generale iraniano Qasem Soleimani. Inoltre, lo scienziato avrebbe portato avanti un programma segreto per lo sviluppo di un’unità per la produzione di armamenti, chiamato Sector 4. La struttura sotterranea avrebbe dovuto sostituire quella distrutta lo scorso anno proprio dai caccia israeliani, prosegue il quotidiano statunitense, riferendosi all’attacco contro una fabbrica per la produzione di armi a Masyaf avvenuto nel settembre 2017 per il quale Damasco ha accusato proprio Israele. Secondo la fonte, il Mossad pedinava Asbar da tempo, già prima dell’inizio della
Continua qui: https://www.huffingtonpost.it/2018/08/07/la-mano-del-mossad-dietro-leliminazione-del-chimico-di-assad_a_23497624/
Quel finto resort del Mossad in Sudan al centro di un’incredibile spy-story
3 maggio 2018 – Lorenzo Vita
Un resort immerso nelle spiagge del Sudan. Da una parte, il mare cristallino del Mar Rosso. Dall’altra parte il deserto, che ne lambisce le coste. Gli opuscoli parlano di un centro turistico fantastico, dove è possibile fare escursioni subacquee, rilassarsi sotto il caldo sole del deserto, oppure partecipare a tutte le attività turistiche del centro.
Tutto con un piccolo dettaglio: il resort è una copertura del Mossad, uno dei più noti servizi segreti di Israele. Un resort completamente finto creato e gestito dagli israeliani per compiere una delle operazioni più complesse e audaci di tutta la storia dei servizi dello Stato ebraico. Si chiamava “Operazioni Fratelli” e aveva un unico scopo: salvare gli ebrei etiopi dalla guerra civile. E adesso, dopo 37 anni, si scoprono i dettagli.
La storia di Operazione Fratelli inizia nel 1977 con l’elezione del primo ministro Menachem Begin. In Israele cominciano ad arrivare le prime notizie sulla fuga degli ebrei etiopi dalla guerra e dalla carestia. Sono i Falascia, comunità ebraica nera del Corno d’Africa.
Molti ebrei iniziano a dirigersi verso il Sudan, in campi profughi allestiti tra il deserto e il mare. Come spiegato su Haaretz, sebbene il Sudan fosse uno stato prevalentemente musulmano ostile a Israele, la sua posizione geografica ne fece un perfetto passaggio per gli etiopi che speravano di continuare il loro viaggio verso lo Stato ebraico.
In quella fase, inizia ad attivarsi il capo del Mossad, Yitzhak Hofi. M ala situazione appare tutt’altro che semplice. E solo quattro anni dopo che il Mossad inizia a esplorare la costa sudanese, alla ricerca di luoghi in cui la Marina israeliana possa raccogliere gruppi di ebrei etiopi e trasportarli in Israele. Dopo anni di ricerca, individua un gruppo di 15 ville completamente vuote che erano state costruite da alcuni imprenditori italiani nel 1972 e che le avevano abbandonate negli anni.
Così inizia l’operazione. La Sudanese Tourist Corporation viene contattata da una presunta società svizzera per affittare il resort, il villaggio Arous. Naturalmente, i dirigenti “europei” della compagnia, istruttori di immersioni e allenatori di windsurf e animatori sono tutti in realtà agenti del Mossad.
I servizi israeliani affittano per tre anni il resort, inviano agenti e lo gestiscono come se fosse
Continua qui: http://www.occhidellaguerra.it/resort-mossad-israele/
Come il Mossad compie i suoi omicidi
aprile 26, 2018 – Ali Younes
22 aprile 2018, Al Jazeera
La sparatoria mortale in Malaysia rivela la politica dei servizi segreti israeliani di omicidi mirati degli attivisti palestinesi.
L’omicidio dello scienziato palestinese trentacinquenne Fadi al-Batsh nella capitale malese Kuala Lumpur ha rivelato il programma riservato di uccisioni mirate di palestinesi considerati da Israele una minaccia.
Al-Batsh studiava ingegneria elettrica a Gaza prima di iniziare il Dottorato di Ricerca nella stessa disciplina in Malaysia.
Era specializzato in sistemi elettrici e risparmio energetico, e aveva già pubblicato numerosi articoli scientifici sull’argomento.
Hamas, il partito leader a Gaza, ha affermato che al-Batsh era un membro importante del partito e ha accusato l’agenzia di intelligence Mossad di essere responsabile di quanto accaduto sabato.
Chiamandolo membro “leale”, Hamas ha definito al-Batsh uno degli “scienziati della gioventù palestinese” che ha offerto “importanti contributi” e partecipato a convegni internazionali nel campo dell’energia.
Parlando ad al Jazeera, il padre di al-Batsh ha concentrato i suoi sospetti sul Mossad come responsabile dell’uccisione di suo figlio e si è appellato alle autorità malesi affinché portassero quanto prima a termine le indagini sull’assassinio.
Secondo il giornalista investigativo israeliano Ronen Bergman, uno dei principali esperti di intelligence israeliano e autore del libro Rise and Kill First, [Muoviti e uccidi per primo] l’uccisione di al-Batsh presenta tutti i tratti di un’operazione del Mossad.
“Il fatto che gli assassini abbiano usato una motocicletta per colpire il loro obiettivo, già usata in molte operazioni del Mossad, e il fatto che sia stato un colpo preciso e fuori da Israele, fa sospettare il coinvolgimento del Mossad”, ha detto Bergman ad al Jazeera in un’intervista telefonica.
Identificazione dell’obiettivo
All’interno del Mossad, la più vasta società di intelligence israeliana L’identificazione di un obiettivo da eliminare in genere coinvolge diversi elementi a livello istituzionale e organizzativo, e la leadership politica.
A volte l’obiettivo è identificato da altri servizi militari o degli interni israeliani.
Per esempio, al-Batsh potrebbe essere stato identificato come obiettivo da diverse agenzie di intelligence per mezzo di unità all’interno di organizzazioni israeliane militari e di spionaggio che controllano Hamas.
Al-Batsh potrebbe anche esser stato identificato attraverso altre operazioni di spionaggio israeliano o tramite la rete di spie israeliane in tutto il mondo.
Alcune fonti hanno confermato ad al Jazeera che i contatti tra Gaza, Istanbul (Turchia), e Beirut (Libano), sono strettamente monitorati dalla rete di spionaggio israeliana. Dunque, una prima “selezione” di al-Batsh potrebbe essere stata fatta attraverso questi canali.
Gli amici di al-Batsh che hanno parlato con al Jazeera in forma anonima hanno affermato che il dottorando non aveva mai nascosto i suoi legami con Hamas.
“Era conosciuto nella comunità palestinese per i suoi legami con Hamas”, ha detto un amico.
La procedura dell’omicidio
Una volta che al-Batsh fosse identificato come obiettivo, il Mossad avrebbe valutato se fosse necessario ucciderlo, quali ne fossero i benefici, e il modo migliore per farlo.
Quando l’unità specializzata del Mossad ha terminato la sua ricerca sull’obiettivo, porta i suoi risultati alla dirigenza della Commissione per i Servizi di Intelligence, che comprende i direttori delle organizzazioni di spionaggio israeliani e sono conosciute con l’acronimo ebraico VARASH, Vaadan Rashei Ha-sherutim.
VARASH discute dell’operazione e apporta suggerimenti.
Tuttavia, non ha l’autorità legale per approvare un’operazione.
Solo il primo ministro israeliano ha l’autorità di prendere tale decisione.
Bergman ha affermato che i premier israeliani solitamente preferiscono non prendere da soli tali decisioni per ragioni politiche.
“Spesso il primo ministro coinvolge uno o due ministri per approvare un’operazione del genere, e sovente comprende il ministro della difesa,”.
Una volta ottenuto il via libera, l’operazione torna al Mossad per la pianificazione ed esecuzione, che potrebbe richiedere settimane, mesi o addirittura anni, a seconda dell’obiettivo.
L’unità Cesarea
La Cesarea è un’unità sotto copertura del Mossad che si occupa di addestrare e gestire spie principalmente nei paesi arabi e in tutto il mondo.
L’unità fu fondata nei primi anni Settanta, e uno dei suoi creatori fu la famosa spia israeliana Mike Harari.
Cesarea utilizza la sua vasta rete di spie negli Stati arabi, e più diffusamente in
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ECONOMIA
Un Paese impoverito
Michele Vitiello 30 agosto 2018
In seguito alle importanti crisi economiche degli ultimi anni il nostro Paese si è impoverito di molto. Abbiamo 5 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà.
Questa frustrazione ha incrementato l’odio sociale e delle spaccature rancorose che a me personalmente fanno paura. Una frustrazione che non riguarda solo quei 5milioni di donne e di uomini, ma molte più persone, in una condizione quasi generalizzata: quella di non poter arrivare alla terza settimana del mese, di non poter comprare un giocattolo al proprio figlio, di non potergli pagare le tasse universitarie una volta cresciuto e di vederlo emigrare per trovare lavoro, di non poter accedere alle cure per guarirsi.
Questo odio è stato intercettato da alcune forze politiche promettendo che avrebbero fatto diventare tutti i ricchi un po’ più poveri. Con un gioco al ribasso del “se sto male io meglio che stiano male anche gli altri”.
Poi hanno giocato sulla paura più ancestrale dell’uomo, quella della diversità. In molti hanno pensato che 35€ al giorno se li sarebbero sognati, perché con 35€ si deve far mangiare una famiglia per alcuni giorni.
Ed hanno consenso sì, perché la maggior parte degli italiani oggi vive questa sofferenza, questa insoddisfazione, questo senso di incertezza del futuro. Sono la maggioranza, ma questo non vuol dire che quelli da cui si sentono rappresentati abbiano ragione sulle soluzioni.
ATTENZIONE Io sono d’accordissimo sul taglio degli sprechi, sono d’accordissimo sul controllo dell’immigrazione clandestina, però non credo che queste due cose da sole risolvano TUTTI i nostri problemi, anche se ne parla ovunque e in qualsiasi momento. Sono tra le priorità ma non sono LA PRIORITÀ. Non mi danno lavoro, non mi danno migliori infrastrutture, non mi danno l’opportunità di fare impresa senza i lacci delle tasse e della burocrazia soffocante, non migliorano la qualità dei servizi pubblici e della mia vita. Viviamo nel Paese dove i ponti crollano, i treni deragliano, i palazzi e le scuole si sgretolano, le mafie controllano i territori
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Disuguaglianza e povertà in Europa
Fabio Conditi – 29 agosto 2018
Proviamo a raccontare con la struttura narrativa tipica di alcune barzellette, ciò che è successo lunedì 27 agosto scorso tra me, Fabio Conditi, e gli altri ospiti Valerio Malvezzi, Ivano Spano, Brigitte Vitale, Kai Littmann che ringrazio.
“Tre italiani, una francese ed un tedesco, si incontrano in uno studio televisivo, su Canale Italia 83, nella trasmissione Notizie Oggi condotta da Vito Monaco. Cominciano gli italiani dicendo che il livello di povertà e le disuguaglianze stanno aumentando in modo esponenziale in Italia e crescono le morti per suicidi o per malattia. La francese a quel punto
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La Cina si sta comprando l’Italia (e noi glielo lasciamo fare, perché siamo nei guai)
Qualche settimana fa, il vertice Conte-Trump, ora quello tra Tria e Xi Jinping. Con l’obiettivo di cercare sponde potenti, in vista di una possibile tempesta finanziaria. In cambio di qualunque cosa
di Alberto Negri – 30 agosto 2018
Si parte per vendere e si finisce per comprare. Sembrava che il ministro dell’Economia Giovanni Tria fosse andato in Cina per vendere i titoli del debito italiano e invece è venuto da Pechino l’annuncio che la Banca d’Italia inizierà a diversificare le proprie riserve valutarie includendo il renminbi e quindi titoli di stato cinesi. Non è una novità che dai cinesi compriamo quasi tutto: la Cina è tornata a essere una fabbrica-mondo come lo fu fino alla vigilia della rivoluzione industriale europea.
Importiamo dalla Cina molto di più di quanto esportiamo: quasi il doppio. È il terzo Paese del mondo per valore delle merci che l’Italia importa dall’estero, dopo Germania e Francia. Dalla Cina arrivano prodotti per un valore quasi doppio rispetto, per esempio, a quelli che arrivano dagli Stati Uniti (28,4 miliardi di euro contro 15 miliardi lo scorso anno, secondo i dati del ministero per lo Sviluppo economico).
Per ogni euro che spendiamo in merci prodotte nel loro Paese, i cinesi spendono meno di 50 centesimi in prodotti italiani. Quindi la nostra bilancia commerciale (che a livello complessivo è in attivo) rispetto alla Cina è negativa: alle aziende cinesi sono rimasti 15 miliardi di euro di differenza lo scorso anno, spesi dagli italiani.
La Cina è un destino, non solo segnato dalla storia ma dal presente e dal futuro. È la seconda economia mondiale dopo gli Stati Uniti, anche se il suo prodotto interno lordo è poco più di sei volte quello dell’Italia,
Continua qui: https://www.linkiesta.it/it/article/2018/08/30/la-cina-si-sta-comprando-litalia-e-noi-glielo-lasciamo-fare-perche-sia/39266/
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
RIVELAZIONE: LA BUNDESBANK NON HA FATTO IL “DIVORZIO”
Maurizio Blondet 31 agosto 2018
Questo articoletto di Milano Finanza contiene una rivelazione fulminante: la Banca Centrale tedesca non ha fatto il “divorzio” dal Tesoro. Quando emette titoli di debito, la Germania lo fa ad un interesse prestabilito; se “i mercati” vogliono un maggior interesse, il Tesoro conferisce alla sua banca centrale l’invenduto.
E’ ciò che poteva fare anche l’Italia fino al 1981: il Tesoro emetteva BOT; se i mercati finanziari non li compravano tutti, Bankitalia era tenuta a comprare l’invenduto. Ciò costituiva un importante calmiere sul costo del debito. Il nostro debito pubblico era sottratto alla speculazione, specie estera (del resto, di fatto, il debito pubblico italiano era sempre coperto dalle famiglie italiane, grandi investitori dei risparmi in BOT. L’Italia non aveva necessità di chiedere capitali all’estero, indebitandosi sui mercati speculativi globali.
Fino al 1981, il nostro debito pubblico si aggirò sul 60% del Pil.
Ma poi, a febbraio di quell’anno, il ministro del Tesoro
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/rivelazione-la-bundesbank-non-ha-fatto-il-divorzio/
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Centri per l’impiego, l’opportunità per rifondarli
di Luigi Oliveri
Egregio Titolare,
alla fine pare di aver capito quali saranno le fonti di finanziamento del reddito di cittadinanza. Un pot pourri proveniente in parte da politiche passive (Naspi, Asdi e DisColl), da finanziamenti europei (Garanzia Giovani), da politiche sociali (Rei, reddito di inclusione sociale) e da bonus (gli 80 euro e i 500 euro per studenti congegnati da Renzi). Vedremo con la legge di bilancio per il 2019 se i circa 17 miliardi reperiti tramite la nuova destinazione delle risorse finalizzate agli interventi descritti prima saranno confermati.
Nel frattempo, oltre agli interrogativi sull’effettiva sostenibilità della spesa e sulla sua adeguatezza a sostenere una platea di circa 5 milioni di potenziali destinatari, senza creare sacche di lavoro nero o comunque di disincentivo al lavoro, si pone anche la domanda sull’effettiva capacità del sistema pubblico di indurre le persone ad abbinare davvero
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Fare i conti con la gig economy
Maria De Paola – 31 agosto 2018
Solo in Italia nella gig economy lavorano oggi circa 700 mila persone. È un fenomeno in evoluzione. Per questo, regolamentarlo è importante, per tutelare i lavoratori, ma anche le imprese. I risultati di uno studio della Fondazione Debenedetti.
La rivoluzione della gig economy
Per quelli della mia generazione, il lavoro significava indipendenza, sicurezza e garanzia di una vita dignitosa. Con il tempo le cose sono però cambiate e il mondo del lavoro è diventato molto più complesso, sempre più caratterizzato da attività temporanee, stagionali, a contratto o part time. La gig economy è la rappresentazione estrema di questo cambiamento. In essa il posto di lavoro non esiste più; è stato spacchettato in tante piccole mansioni che durano poco e pagano solitamente poco. Il loro svolgimento viene assegnato ai lavoratori su richiesta e i salari vengono definiti dalla dinamica della domanda e dell’offerta. Il lavoro non è più coordinato dall’imprenditore, ma attraverso piattaforme digitali che permettono anche di tenere sotto costante osservazione l’attività dei lavoratori e di sottoporla al giudizio dei consumatori. Un modello introdotto da Uber creando due app: una che gestiva l’offerta (coloro che erano disponibili a utilizzare la propria automobile per offrire un servizio di taxi) e l’altra destinata alla domanda (coloro che richiedevano il servizio di trasporto).
Secondo la narrazione offerta dai media e dagli operatori del settore, alla sua comparsa la gig economy rappresentava la possibilità per milioni di lavoratori di sfuggire alla subordinazione e alla rigidità di orari e regole (si veda Gigged, S. Kessler). E nel 2013 Forbes spiegava che consisteva in una rivoluzione che stava lentamente trasformando milioni di persone in
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PANORAMA INTERNAZIONALE
Macron, il galletto dell’Eliseo
Federica Francesconi 30 agosto 2018
dice di essere lui l’anti-Salvini. È una sottigliezza verbale per dire che lui è contro il popolo italiano. Il vento sta cambiando direzione ma i cagnolini del mondialismo immigrazionista continuano a pisciare fuori dal vaso. Per costoro gli italiani devono essere prima di tutto antiitaliani per poter aspirare ad essere cittadini di quella bolgia infernale chiamata Europa.
Altro che l’Europa dei popoli! Questa è l’Europa dei mastini psicopatici scodinzolanti verso gli stregoni del neoliberismo, che con le loro pratiche magiche di alta finanza vogliono far scomparire l’Italia, ridotta ad
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Il terrorismo? Il prodotto malato delle teorie dell’arte moderna
Chi sparge il terrore in realtà, inconsapevolmente (e a volte consapevolmente) non fa altro che replicare i modelli delle avanguardie artistiche. Distruggere diventa il gesto esemplare di un’umanità isolata, che non vuole arrendersi allo stato delle cose
di Daniele Giglioli
Dacci oggi il terrore quotidiano. Il terrore che è il rovescio della democrazia, il suo doppio segreto e insostituibile, il suo miglior nemico. Perché nulla come il terrore genera assetti politici, suscita desideri, costruisce identità e immaginario. Guerriglieri, folli isolati e fanatici religiosi; regimi autoritari che praticano la violenza di Stato e regimi democratici che ordinano bombardamenti o torture; aerei dirottati, camion dirottati, spari all’impazzata nei luoghi pubblici: sono il metronomo del presente, la mitologia giornaliera di una specie che si nutre di simboli come quella umana.
Eppure nessuno si definisce terrorista: il terrorismo è sempre la violenza dell’altro. Eppure nessuna definizione permette di carpire la natura del terrore, perché non bastano la morte o la paura a distinguerlo da altre forme di violenza, e non basta il suo intento prettamente comunicativo, se è vero che in ogni violenza politica la vittima è il messaggio. Al centro del terrore c’è un vuoto, pronto a ricevere da noi impotenza e paura, violenza e desiderio, per restituire immaginario, identità e fantasmi. In una parola: mito. La letteratura cala i personaggi in quel vuoto. Non spiega cos’è o come funziona: ci mostra cosa succede ad abitarlo. Non chiarisce com’è fatto il terrore ma ci permette di profanare la sua sacralità, di farne esperienza lasciandoci indossare i panni del mostro.
È quello che fanno gli autori attorno a cui si snoda All’ordine del giorno è il terrore, da Artaud a Ballard, da Dostoevskij a Updike, da Sade a Ellroy. Attraverso i loro testi, Daniele Giglioli decostruisce la più potente macchina
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POLITICA
NO ALL’AUTONOMIA DEL NORD A DANNO DEL SUD.
INTERVISTA A VITO TANZI GIÀ DOCENTE UNIVERSITÀ DI WASHINGTON E DIRIGENTE FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE
di Marco Esposito, oggi sul Mattino in edicola
C’è anche la firma di Vito Tanzi, 83 anni di cui 60 vissuti all’estero, in un appello che gira in rete dal titolo «No alla secessione dei ricchi». Nel mirino c’è la proposta di autonomia di Veneto e Lombardia definita «eversiva, secessionista». Viene messo sotto accusa il meccanismo di attribuzione delle risorse perché le Regioni vogliono inserire tra i fabbisogni il gettito fiscale, cioè un indicatore di ricchezza. Primo firmatario dell’appello è Gianfranco Viesti, docente di Economia all’Università di Bari. In tre giorni sulla piattaforma change.org la petizione di Viesti e Tanzi ha raggiunto le 3.500 firme e in Veneto c’è chi comincia a considerare l’appello un ostacolo sul progetto di autonomia, almeno nella formula proposta dal governatore Luca Zaia.
Professore, perché è contrario all’autonomia di Veneto e Lombardia, che è un’opportunità prevista dalla Costituzione?
«Perché, così come l’hanno proposta, calpesta la Costituzione. Se una Regione punta a essere del tutto autonoma, trattenendo sul territorio più tasse rispetto ai servizi che deve svolgere, allora viene meno il senso della nazione, che prevede obblighi e doveri. Così è una secessione».
Loro però sostengono la tesi del residuo fiscale: oggi versano più tasse rispetto ai servizi che ricevono.
«Vuol dire che sono più ricchi, buon per loro. Peraltro il Nord ha sempre beneficiato molto del
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Pechino continua l’espansione in Africa: in arrivo 60 miliardi di nuovi finanziamenti
L’annuncio del presidente Xi Jinping al Forum di cooperazione Africa-Cina. Nel nuovo pacchetto, che fa il bis dopo quello annunciato tre anni fa, prestiti a tassi zero, nuove linee di credito, un fondo per lo sviluppo e fondi legati a import e progetti di imprese private. L’avanzamento nel continente prosegue mentre Usa ed Europa restano a guardare
dal nostro corrispondente FILIPPO SANTELLI – 3 SETTEMBRE 2018
PECHINO – Nella Grande sala del Popolo di Pechino c’erano tutti, oltre 50 tra capi di Stato e di governo dei Paesi africani. E dal palco il padrone di casa Xi Jinping ha riservato loro un’accoglienza che più calorosa non si può. Il presidente cinese, nel discorso inaugurale del Forum di cooperazione Africa-Cina trasmesso oggi in diretta tv, ha promesso finanziamenti al continente per 60 miliardi di dollari, tra prestiti e investimenti per infrastrutture. Di fatto una replica al centesimo della cifra che Xi aveva impegnato tre anni fa, all’ultimo incontro bilaterale, e che nel frattempo ha reso Pechino, con crescenti preoccupazioni dell’Occidente, il principale partner commerciale e uno dei principali alleati finanziari e militari del continente.
Una diplomazia che parte dalla finanza, ma va ben oltre. Se c’è un luogo nel mondo dove questa strategia di Xi sta funzionando è proprio l’Africa, lo dimostra la presenza in massa dei leader africani a Pechino (manca solo eSwatini, l’ex Swaziland che ancora mantiene legami diplomatici con Taiwan). Dei 60 miliardi promessi per i prossimi tre anni, 15 saranno di
Continua qui: http://www.repubblica.it/economia/2018/09/03/news/asia_africa_xi_60_miliardi-205524862/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P6-S1.8-T1
“Progressisti” alle europee: Laura Boldrini, una garanzia
Scritto il 03/9/18
«Le prossime elezioni europee saranno una sfida tra due visioni del mondo. Che ne dite, se per sfidare la destra, i partiti progressisti rinunciassero ai propri simboli per dare vita a una lista unitaria nel segno dell’apertura e dell’innovazione?». Lei, Laura Boldrini, ha già pronto l’hashtag: #ListaUnitariaEuropea. A vederla così, l’ex presidente della Camera – politicamente defunta da tempo, e ora miracolosamente riportata in vita solo grazie al provvidenziale attivismo dell’Uomo Nero, cioè Matteo Salvini – fa venire in mente, ai progressisti (quelli veri, lontani anni luce dal Pd e dai suoi cespugli già appassiti) che in fondo è proprio vero, le prossime elezioni
Continua qui: http://www.libreidee.org/2018/09/progressisti-alle-europee-laura-boldrini-una-garanzia/
Molto fumo, niente arresto
di Marco Travaglio – 31 agosto 2018
Quando il ministro dell’Interno Salvini si appunta al petto come medaglie le imputazioni che gli contesta il procuratore di Agrigento, ha torto marcio: un conto è proclamarsi innocenti, un altro è contestare il potere giudiziario che fa solo il suo lavoro in presenza di notizie di reato. Quando il ministro dell’Interno Salvini domanda perché lui è stato subito indagato per la nave Diciotti, mentre per il ponte di Genova non lo è stato ancora nessuno, dice una sciocchezza: la Procura di Agrigento non c’entra nulla con quella di Genova e soprattutto i due casi sono molto diversi. Nell’uno si discute degli ordini di un ministro, che lui stesso ha rivendicato come suoi, dunque si è identificato da solo; nell’altro, bisogna prima accertare le cause e le concause del crollo e i vari livelli di responsabilità: gli indagati non si iscrivono “’ndo cojo cojo”. Quando il ministro dell’Interno Salvini e i suoi fan invitano i magistrati a occuparsi dei “veri reati”, delirano come B. che considerava
Continua qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/molto-fumo-niente-arresto/
SCIENZE TECNOLOGIE
ULTIMAMENTE HO NOTATO CHE MOLTI AMICI CHE SOSTENGONO SALVINI E IL GOVERNO VENGONO BLOCCATI DA FACEBOOK
Gianfranco Brighi 🇮🇹️🇮🇹️🇮🇹️
29 agosto 2018
PER PERIODI CHE VANNO ANCHE A TRENTA GIORNI, PER AVERE ESPRESSO IL PROPRIO PENSIERO SU UN POST, CHE LA DIREZIONE CONSIDERA NON CORRETTO, SOPRATUTTO POLITICAMENTE, O IN ALCUNI CASI SU SEGNALAZIONE PENSAVO CHE LE DIRETTIVE DETTATE DALLA EX PRESIDENTA FOSSERO DECADUTE DOPO LA VITTORIA LEGITTIMA DI QUESTO GOVERNO DI DESTRA,MI SONO SBAGLIATO, GOVERNA ANCORA LA SINISTRA SONO ANCORA LORO CHE DETTANO LE REGOLE !!
Sta diventando sempre più scandalosa e vergognosa la sospensione da parte di facebook di persone di Centrodestra, e segnatamente di quelle che simpatizzano e sostengono Matteo Salvini. Il marchingegno informatico di questo “baraccone” sociale è impostato in modo tale che, senza nessuna minima possibilità di replica, in ossequio agli ordini ricevuti nel recente passato dalla Boldrini e dal PD, si viene sospesi per aver esposto idee e commenti diversi dal “pensiero unico sinistro” (solitamente il sistema è impostato per ben 30 giorni): blocco delle
Continua qui: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1009144029266015&id=100005112828210
STORIA
La creazione del nemico islamico nel quadro della geopolitica nordamericana per il dominio mondiale
Di Tiberio Graziani
Traduzione italiana della postfazione al libro, pubblicato in Francia, Les Croisés de l’Oncle Sam, di Tahir de la Nive. I ‘Crociati dello Zio Sam’ sono quegli “esperti” (sovente, autori di una inversione di campo di 180°…) che, soffiando sul fuoco dello “scontro di civiltà” prescritto nei pensatoi statunitensi (e gradito anche ai fondamentalisti islamici), intendono coinvolgere gli europei in una ‘crociata’.
La recente questione sulla pericolosità dell’Islam per l’Europa occidentale, sollevata dalle opinioni di Alexandre Del Valle e di Guillaume Faye, cui Tahir de la Nive reagisce in Les Croisés de l’Oncle Sam (ed. Avatar, nov. 2002) con adeguata vis polemica, interseca più piani che vanno distinti tra loro e ricondotti nella giusta prospettiva: quella degli attuali rapporti geopolitici tra il nostro continente e gli Stati Uniti d’America.
1 – Gli USA e la conquista dell’Europa
I rapporti tra l’Europa nel suo complesso e gli Stati Uniti sono, sino alla fine del XIX secolo, di reciproca indifferenza. E’ a partire dai primi anni del XX secolo che le relazioni cominciano a cambiare. Infatti, è con l’affermarsi delle teorie propagate dal think tank costituito in seno al gruppo inglese del Round Table e con il progressivo spostamento degli interessi finanziari britannici negli Usa che si manifesta l’interesse espansionistico delle lobbies anglo-americane a danno del Vecchio Continente e a delinearsi quindi una strategia che possiamo già definire mondialista.
Il primo intervento degli Usa nelle questioni europee è costituito dalla loro partecipazione alla Grande Guerra. Al termine del conflitto, i nordamericani si affermano, con energia, alla Conferenza di Parigi: infatti alcuni dei principi esposti, in quell’occasione, dal presidente Wilson (i famosi 14 punti) saranno alla base del Trattato di Versailles. La diplomazia americana, nonostante alcune perplessità del Senato statunitense, contribuisce così di fatto alla ridefinizione della futura Europa ed inoltre, assieme a inglesi e francesi, alla pianificazione delle politiche neocolonialiste nelle aree geografiche già appartenenti al defunto Impero della Sublime Porta.
E’ dunque alla fine della Prima Guerra mondiale che i governi di Washington abbandonano de facto la loro tradizionale politica isolazionista per praticarne un’altra, interventista ed espansionista. Questa nuova politica si orienta principalmente contro l’Europa; il suo retroterra teorico è costituito dalle ricerche e dagli studi economico-politici del Council on Foreign Relations (una creatura del Round Table) sulla interdipendenza economica tra le nazioni. Tali studi si contrapporranno con forza alle teorie dell’autosufficienza continentale proposte, e parzialmente attuate, dai regimi totalitari di Roma, Berlino e Mosca.
Con la sconfitta delle Potenze dell’Asse, gli Usa si aprono definitivamente la via verso la conquista militare ed economica del Vecchio Continente. Questa volta i governi di Washington hanno maggior libertà d’azione, non essendo più subalterni agli inquilini di Downing Street: è infatti dal 14 agosto del 1941, quando Churchill e Roosevelt firmano la Carta dell’Atlantico, che gli Usa hanno preso la guida del costituendo sistema atlantico.
Dal 1945, il disegno egemonico statunitense si impone economicamente, in Europa, attraverso il Piano Marshall, e si sviluppa politicamente, durante i 45 anni della Guerra Fredda, mantenendo in un vero e proprio stato di vassallaggio i maggiori paesi dell’Europa occidentale, pilotandone i governi nazionali e contrastando ogni loro tentativo volto a uscire dalla soffocante logica di Jalta. Saranno infatti ostacolate le politiche di apertura verso Mosca e quelle volte ad assicurare l’indipendenza energetica o quella
Continua qui: http://www2.reggionet.it/pbergama/Guerra/nemicoislam.html
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