NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI
7 DICEMBRE 2018
A cura di Manlio Lo Presti
SOMMARIO
Camusso e la classe operaia
Israele ha come codice il Talmud”. Lo dice una legale israeliana. 1
Mostra porno per bambini e le minacce
La “cultura” di cui Milano ha bisogno, secondo il sindaco Sala. 1
“Porno per bambini”, choc nella sala comunale 1
L’ansia da incompletezza come caratteristica della globalizzazione 1
PROVIAMO A VEDERE IL LATO BUONO. SECESSIONE PIU’ VICINA. 1
Quelle incertezze dell’Italia tra l’Egitto e l’Arabia Saudita 1
Hannah Arendt
Cosa sappiamo finora del Global Compact per la Migrazione? 1
Buzzi: ho pagato anche i vigili per abbassare l’età dei migranti 1
MATTARELLA BOCCIA MINENNA ALLA CONSOB. Perché la Democrazia è ereditaria. 1
Bayer dopo aver comprato la Monsanto passa alla mannaia
Da Salvini parole di fuoco agli industriali: “Siete stati zitti per anni. Fateci lavorare” 1
Il vicepremier risponde agli attacchi della Confindustria 1
Inadempienze probabili, il nuovo fronte delle banche 1
Tutti all’attacco dei conti italiani. Germania e Olanda contro la manovra 1
Ma chi ha detto che lo spread non influisce sui mutui? 1
I prestiti, la sinistra, lo spread, il liberismo
Ma chi ha detto che lo spread non influisce sui nutui?
MACRON CEDE A BERLINO (ANCHE) IL SEGGIO FRANCESE AL CONSIGLIO DI SICUREZZA….. 1
La rivolta francese e la CGT Le iene, Pomigliano d’Arco e i Rothschild
NOI CHE SAPPIAMO COME FINIRA’ 1
Facebook voleva localizzarci nei negozi per mostrarci pubblicità su misura 1
Esergo
Non avete nemmeno la minima idea di come vivano e lottino le imprese, dopo 10 anni di deflazione e ultra-recessione, in preda a pignoratori professionali esteri, finanziarie-avvoltoio che hanno comprato per 10 i “prestiti non performanti” dalle banche: “Comprano i crediti al 20%, con sottostanti garanzie immobiliari”, scrive il Commercialista di Bari, “il mio cliente gli propone un saldo e stralcio, che li farebbe guadagnare comunque tanto, ma loro dicono di no. Dicono che hanno già un compratore per i suoi immobili/azienda.
Stanno saccheggiando il Paese”.
https://www.maurizioblondet.it/proviamo-a-vedere-il-lato-buono-secessione-piu-vicina/
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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
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SOMMARIO
IN EVIDENZA
Camusso e la classe operaia
Gianfranco Razzetti 4 12 2018
Immancabile l’evocazione (satireggiata da Brecht) della dichiarazione dei vertici comunisti della DDR dopo le rivolte operaie del 1953: «La classe operaia di Berlino ha tradito la fiducia che il Partito gli aveva riposto: ora dovrà lavorare duro per riguadagnarsela!»
Il fatto è che Susanna Camusso ha detto proprio la stessa cosa: senza ridere, ed oggi dicembre 2018 e non nel ’53, in un comunicato firmato CGIL: “Siamo un’organizzazione sindacale profondamente europeista (…). Mai come in questa fase si è determinata una distanza tra il pensiero dell’organizzazione e il pensiero dei lavoratori e delle lavoratrici che rappresentiamo e che hanno votato questo governo” …
Insomma,
“i lavoratori hanno sbagliato, serve un’alternativa” – ai lavoratori stessi.
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Israele ha come codice il Talmud”. Lo dice una legale israeliana.
Maurizio Blondet 4 dicembre 2018
Il diritto vigente in Israele è diritto talmudico: basato sulla nozione di “separatezza” dagli “impuri” non può integrare i palestinesi (né chiunque altro); derivando dal Talmud non conosce la distinzione logico-aristotelica fra bene/male, giusto/ingiusto, legale/illegale; quindi si basa su “ossimori giudaici” (come Stato “ebraico e democratico” ), e considera gli altri esseri umani come bestiame, non dotato di anima . Ed applica questi principi giuridici nel trattamento dei palestinesi.
Il valore di queste affermazioni è che non le ha scritte un “antisemita” – bensì una giurista laureata all’Università Ebraica di Gerusalemme che ha fatto alyah dal Sudafrica, Lynda Burstein Brayer (stranamente, non se ne trova una sola foto sul web), e come avvocato si scontra tutti i giorni con questi “ossimori” perché difende come legale i palestinesi nelle loro opposizioni alle demolizioni delle loro case, al furto di terreni, alla separazione delle famiglie, alla impossibilità di ottenere permessi di viaggio per motivi di studio e di salute che non siano accompagnati da divieto di tornare a casa.
Ovviamente la cosa dirompente è che la Brayer faccia riferimento ai principi della logica aristotelica come essenza stessa della civiltà, in opposizione al Talmud.
Essa ricorda: “Il defunto professore di studi biblici all’Università ebraica, Shemaryahu Talmon, ha spiegato in una conferenza ai sionisti cristiani cattolici, che il valore fondamentale dell’ebraismo è il principio della separazione. Illustrò il suo punto con gli opposti binari di sacro e profano, santo e empio, Shabbat e non Shabbat o nei giorni feriali e, naturalmente, kashrut, le leggi che governano il cibo e l’abbigliamento puri e impuri. Tutte queste coppie sono esemplari dell’opposizione di fondo fra “purezza” e d “impurità”, dove la purezza è lo stato ideale”.
Tuttavia “certo in considerazione del suo pubblico, il professore non ha spiegato gli effetti di questa distinzione. Ha tralasciato la più significativa opposizione binaria del giudaismo rabbinico: “Ebreo / gentile” o “ebreo / goy “ le cui conseguenze sono sempre state, e ancora rimangono, centrali nella vita ebraica . Talmon non ha spiegato che il principio di separatezza ha la sua radice in kadosh – che è generalmente tradotto come santo, ma il suo significato letterale è “distinto a parte” o “separato da”. La separatezza che è richiesta per gli ebrei è la separazione dagli “impuri”.
Dio è kadosh e il suo popolo deve essere ugualmente kadosh. Ciò, nel senso di “scelto” – scelto da Dio per avere la qualità esistenziale della purezza. L’ebreo è “puro” perché possiede un’anima – nefesh in ebraico. Lo scopo di ogni rituale ebraico è di sostenere lo stato di purezza dell’ebreo. Agli ebrei è comandato di fare tutto ciò che è in loro potere per evitare di essere contaminati da ciò che è considerato impuro.
In contrasto con gli ebrei, i goy, rientrano nella categoria degli impuri perché non sono nati con l’ anima, e sono, quindi, esistenzialmente separati da Dio senza alcuna possibilità di “colmare lo jato”. Quindi nel lessico ebraico il termine goy ha un significato peggiorativo. Questa è la ragione fondamentale per cui l’ebreo non è tenuto a trattare il goy come un pari: perché, secondo il giudaismo, non è uguale. In effetti, il goy è considerato come bestiame, perché il bestiame non ha anima. Il goy non è quindi completamente umano . In questo saggio userò solo il termine goy per questo motivo”, anziché il termine “gentile”, dal latino “gentes”, che indica popoli, stranieri, senza tono peggiorativo.
“Questa distinzione esistenziale tra ebreo e goy ha come conseguenza l’assenza di un codice morale universale ebraico, come invece si trova nel cristianesimo e nell’islam. Il codice morale dell’ebraismo è caratterizzato dal suo particolarismo: obbliga solo gli ebrei nei confronti degli ebrei, non gli ebrei nei confronti dei goy . L’esempio più illuminante di questo sistema è che, in Israele, se è sabato, un ebreo non è tenuto a salvare la vita di un goy se salvare la vita richiede l’uso dell’elettricità o di viaggiare in un veicolo a motore, come un’ambulanza, perché tali attività sono proibite nel Sabbath poiché sono considerati forme o lavoro, e un ebreo non può lavorare nel Sabbath. Però un ebreo deve farlo per un altro ebreo secondo la legge nota come pikuah nefesh che si traduce “salvare un’anima”. Un ebreo non solo può rompere il Sabbath
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ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Mostra porno per bambini a Milano e le minacce
Federica Francesconi 4 12 2018
Mi è stato segnalato da un utente di FB che una persona, di cui taccio l’identità per rispetto della privacy, ha segnalato il mio post di denuncia della Mostra “Porno per bambini” al Rettore della Bocconi per intento diffamatorio. Il Rettore ha promesso di passare il post agli “Uffici competenti”. Immagino che la frase incriminata sia quella in cui sostengo che la Bocconi sforna la futura classe dirigente ammazzapopoli. E’ una mia opinione personale e la rivendico con orgoglio! Non ho fatto altro che dar voce alla mia coscienza, ai 5 milioni di italiani che vivono in condizioni di povertà e a tutte le vittime del sistema economico neoliberista.
Siamo al ridicolo. Per aver espresso un’opinione personale, nella fattispecie la frequentazione dei locali della Santeria da parte di molti studenti bocconiani – cosa di per sé assolutamente normale, in quanto il Campus universitario della
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La “cultura” di cui Milano ha bisogno, secondo il sindaco Sala.
Maurizio Blondet 3 dicembre 2018
Roberto Fiore
Il 13 dicembre a Milano, in uno spazio di proprietà del Comune, verrà inaugurata una mostra denominata “Porno per Bambini”. Non serve stare troppo a girarci attorno: si tratta dell’ennesimo episodio di sdoganamento pubblico della pedofilia, tramite un’associazione porno-bambini che un tempo sarebbe stata di per sé inaccettabile e che oggi viene fatta passare come “licenza artistica” della solita, malata, arte moderna. Chi crede che si tratti di una paranoia si sbaglia: basta leggere uno scorcio dello Standard per l’Educazione Sessuale in Europa dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che raccomanda pure per i bambini dagli 0 ai 4 anni la masturbazione e il gioco del dottore, e per quelli dai 6 ai 9 anni la visione di video porno. È in atto uno sdoganamento della pedofilia a 360 gradi che mira alla sua definitiva accettazione sociale. Mi unisco quindi al coro di tutte le associazioni, i genitori e le famiglie del mondo cattolico e non solo che in queste ore stanno contestando questa farneticante iniziativa. Con tutti loro, pretendo dal sindaco di Milano e dalle autorità preposte l’annullamento di una mostra che sfregerebbe la città e l’Italia intera con un messaggio sbagliato e contrario alle più elementari norme di legge a tutela dei minori e alla natura stessa. In caso contrario dovranno assumersi le responsabilità di qualsiasi cosa accada attorno a questa mostra che offende la dignità umana e minaccia i nostri figli.
Per la pedofilia nessuno spazio e nessuna tolleranza. @MIUI|
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(qui sotto
Intervista all’autore del progetto “Porno per Bambini”
di Redazione Darlin |
https://www.newsstandhub.com/it-it/il-giornale-it/porno-per-bambini-choc-nella-sala-comunale
Fantasmi col durello, richiami ad opere contemporanee ed una buona dose di irriverenza. A grandi linee è così che potremmo riassumere “Porno per Bambini”, il progetto dell’artista brasiliano che preferisce rimanere nell’anonimato
“. La presentazione dell’evento gioca a provocare: “I social lo censurano, le mamme lo querelano – si legge – ma nulla possono contro l’ingenuità del gesto amoroso, la semplicità e l’innocenza del proprio sesso. Ma origine e senso della ricerca stilistica e artistica di P***operbambini è proprio dare sfogo alla sessualità primigenia, erotica e sensuale nella sua naturalezza più viva, contro i nuovi bigottismi o proprio contro l’esibizione e il consumo commerciale dei corpi”. “Non c’è pornografia, non c’è voyeurismo, solo fantasia e divertimento”. “In occasione del Natale – prosegue – non c’è migliore regalo che un po’ d’amore, o sesso spinto”. Qualcuno non la prende bene: “Fate schifo”
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“Porno per bambini”, choc nella sala comunale
Pubblicato lunedì, 03 dicembre 2018 ‐ Il Giornale.it
Milano Una Biancaneve che va a letto con due nani, uno Snoopy molto eccitato, e ancora orge, masturbazioni e atti sessuali un po’ ovunque. I disegni sono questi, si vedono nella pagina Instagram a cui rimanda l’evento facebook della mostra che sarà aperta il 13 dicembre alla Santeria di viale Toscana a Milano. Eloquente il titolo della mostra: “Porno per bambini”, accompagnato nella locandina dal disegno di un cuore infranto da un pene. I disegni avranno velleità artistiche, lo si evince dall’immagine che rimanda al “Primo viaggio sulla Luna”, uno dei primi capolavori del cinema muto, ma al posto della navicella spaziale che si schianta sull’occhio del satellite, è disegnato un immancabile membro maschile. L'”evento” si spera destinato a normalissimi adulti. Il dubbio sulla sua opportunità però resta: “Al di là dei destinatari – chiede il consigliere comunale Matteo Forte – la vera questione che emerge è: chi parteciperà? Chi può essere interessato? Che interesse incontrerà?”. Forte presenterà un’interrogazione, anche perché – questo il punto – la Santeria è un’area comunale, sebbene in concessione: lo spazio – si legge nel sito – “si inserisce nel piano di rilancio delle aree di interesse culturale e sociale voluto dal Comune”. La presentazione dell’evento gioca a provocare: “I social lo censurano,
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L’ansia da incompletezza come caratteristica della globalizzazione
di Melissa Pignatelli – 19 NOVEMBRE 2018
“La globalizzazione, intesa come forma specifica in cui sono venuti ad organizzarsi gli Stati, i mercati e le idee di commercio e governo, acuisce le condizioni in cui si manifesta la violenza su larga scala tra la logica dell’incertezza e quella dell’incompletezza, ognuna delle quali ha la sua forma e la sua forza”: così Arjun Appaduraj identifica per la prima volta un fenomeno sociale scaturito dalla globalizzazione che ha egli stesso definito ansia da incompletezza.
L’antropologo statunitense di origine indiana, che si interroga sui meccanismi che articolano la globalizzazione e le identità locali (come abbiamo spiegato qui Il lato oscuro della globalizzazione), ha evidenziato come questo fenomeno da cui nessun gruppo umano sul pianeta risulta escluso, esaspera un’insofferenza per le piccole differenze che produce un surplus di rabbia (come abbiamo spiegato qui).
Ne deriva inoltre un senso di insicurezza, a volte strategicamente manipolato e sostenuto dalla politica locale, che sfocia nella violenza. Infatti, secondo Appaduraj l’ansia da incompletezza produce identità predatrici (vedere i populismi recenti).
E spiega: “In quanto contesto generale del quadro mondiale durante gli anni Novanta, le forze della globalizzazione producono le condizioni per una diffusione praticamente planetaria dell’incertezza sociale.
L’ansia da incompletezza (entro il progetto della totale purezza nazionale) e il senso di incertezza sociale sulla disponibilità di categorie etno-razziali sufficientemente ampie possono produrre una forma inconsulta di rinforzo reciproco, che apre la strada al genocidio”.
Questo vuole dire che il senso di ansia che deriva da una forza totalizzante, dalla quale (per forza di cose) alcuni elementi che rimangono esclusi, è proprio il sentimento sul quale si incanalano la violenza e l’intolleranza. Inoltre, aggiungo, l’ansia da incompletezza combacia con la più conosciuta “mania del controllo”, e questa già sappiamo che finisce con chiare forme idiosincratiche.
Appaduraj aveva identificato bene il nodo: “nel mondo realista che sembra ormai essere alle nostre spalle, sussisteva una distinzione alquanto precisa tra la preoccupazione degli Stati per la loro sicurezza da un lato e le incertezze quotidiane dei cittadini (o civili) dall’altro. La prima riguardava la guerra e la pace, la diplomazia e le frontiere, il bilancio della difesa e la politica mondiale. Le seconde avevano a che fare con le leggi e l’ordine locali, la regolarità e la prevedibilità della vita sociale, la fiducia nei rapporti con gli amici e vicini, un qualche sentimento di possesso dello spazio e della sfera pubblica locale e un certo affidamento sul fatto che il futuro sarebbe stato, nel
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BELPAESE DA SALVARE
PROVIAMO A VEDERE IL LATO BUONO. SECESSIONE PIU’ VICINA.
Maurizio Blondet 3 dicembre 2018
Certo che riuscire a far giganteggiare un Vincenzo Boccia, tipografo salernitano che ha ereditato la ditta da papà, è uno dei grandi successi per cui Salvini e Di Maio passeranno alla storia. A capo di Confindustria, il coso è riuscito a radunare a Torino i “rappresentanti di agricoltori, artigiani, commercianti, esercenti, cooperative, industria, di oltre 3 milioni di imprese e il 65% del Pil” con oltre 13 milioni di dipendenti”, contro il governo. Presenti i “presidenti nazionali di Confindustria, Casartigiani, Ance, Confapi, Confesercenti, Confagricoltura, Legacoop, Confartigianato, Confcooperative, Confcommercio, Cna e Agci. Contro il governo in carica.
Boccia al governo: «Evitare procedura d’infrazione Ue. Conte convinca i vicepremier o si dimetta»
https://www.ilmessaggero.it/politica/boccia_manovra_conte_3_dicembre_2018-4148763.html
In perfetto coordinamento con la Commissione europoide, che ha scelto proprio le stesse ore per decidere di aumentare di circa 1,1 miliardi di euro lo stanziamento per la Torino-Lione e il tunnel del Brennero, e di abbassare la quota residua che l’Italia deve per il Tav, da 1,2 miliardi a 366 milioni di euro: così da rendere ancor più senza senso il “calcolo costi-benefici” che Toninelli ha fatto aspettare per poter dire no alla TAv: con uno sconto simile, solo un cretino può ancora dire che l’Italia no, non ci sta.
Aspettiamo la manifestazione del cretinismo grillino. Che del resto già si è manifestato, con il Comitato No-TAv che davanti al raduno monstre di Torino, dove 3 mila imprenditori hanno chiesto fino a sgolarsi “investimenti anticiclici” e “infrastrutture” ha comunicato: gli imprenditori “difendono solo una ricca commessa” – se volere commesse fosse un atto pornografico.
Non avete nemmeno la minima idea di come vivano e lottino le imprese, dopo 10 anni di deflazione e ultra-recessione, in preda a pignoratori professionali esteri, finanziarie-avvoltoio che hanno comprato per 10 i “prestiti non performanti” dalle banche: “Comprano i crediti al 20%, con sottostanti garanzie immobiliari”, scrive il Commercialista di Bari, “il mio cliente gli propone un saldo e stralcio, che li farebbe guadagnare comunque tanto, ma loro dicono di no. Dicono che hanno già un compratore per i suoi immobili/azienda.
Stanno saccheggiando il Paese”.
I Gilet Gialli, qui, sono gli imprenditori
Non ho voglia di sforzarmi a scrivere a commentare questa ultima riuscita italiana di un “governo del cambiamento” con suo giorno da leone contro tutti i nemici interni ed esteri, formidabili, per cui si è accorto in ritardo che dovrà farsi pecora, perché quelli sono più potenti ed hanno in mano tutte le leve, dall’emissione monetaria ai media alla magistratura al Quirinale, e dunque non si può fare quel che volevano fare.
Cerchiamo di vedere il lato buono della triste faccenda: i grillini e il grillismo hanno reso più vicino il traguardo storico: la secessione del Nord. Hanno reso plateale ciò che l’inedito contratto di alleanza Lega-5 Stelle doveva se non medicare almeno nascondere: la distanza abissale di cultura del lavoro, concretezza, e atteggiamento davanti alla vita che separa le due Italie. Quella meridionale in decrescita da un secolo che vuole ancor più decrescita e de-industrializzazione e sognava uno stipendietto pubblico parassitario senza contropartite (che non avrà), senza nessuna idea di sviluppo, e che vuole frenare il Nord che – con le industrie che gli rimangono – si affanna a produrre e ad esportare, nonostante la tassazione e i i costi superiori dovuti alle strade e alle ferrovie che mancano, la tassazione scandalosa, la burocrazia pubblica che tratta il Nord come un paese occupato da taglieggiare e inceppare.
Il raduno di Torino è già un segnale della secessione, i grillini che siedono in parlamento per attuare il “loro” programma di decrescita, dovrebbero capirlo. O almeno, restare sorpresi da questo fatto: che mentre in Francia contro il governo insorgono i pensionati e i disoccupati della Francia dimenticata e periferica, in Italia i Gilet Gialli sono gli imprenditori , commercianti e artigiani: quasi tutti concentrati nel centro-Nord, produttori dei 4 quinti della ricchezza del paese, dell’export eroico, e che danno lavoro a 12-13 milioni di dipendenti.
Aver fatto di Boccia un Gilet Giallo: “La nostra pazienza è quasi al limite”, ha detto. E gli si deve dar ragione quando lo si sente dire: “Noi stiamo facendo proposte di politica economica per evitare danni al Paese. Lo stiamo facendo con una logica di rispetto delle istituzioni; certo che se qualche ministro quando gli facciamo una proposta ci chiede una mail, ci costringe a fare operazioni come questa di Torino”.
Non so se vi rendete conto, ministri grillini: in Italia, siete voi nella parte di Macron, distante e sprezzante – lui verso gli impoveriti – ma voi verso gli imprenditori: vi fanno proposte e voi gli chiedete la mail? “Le faremo sapere?”. E il rimprovero si applica, almeno parzialmente, anche a Salvini, anche lui distratto ed assente verso l’urgenza di un’economia mondiale che cade.
Come diceva Talleyrand: per dei politici, la stupidità è peggio che un crimine. Fa più danni. Mi sforzo di vedere il lato ottimistico della faccenda: grazie a voi grillini, al secessione è più vicina. Non pensate che avvenga con atti formali, o men che meno con le armi. No, avviene già attualmente e silenziosamente. Lo dimostra per esempio il caso delle Olimpiadi invernali 2026. Lombardia e Veneto vogliono parteciparvi. Il Piemonte della vostra Appendino dice di no, il vostro governo fa sapere che non darà un euro per questo
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CONFLITTI GEOPOLITICI
Quelle incertezze dell’Italia tra l’Egitto e l’Arabia Saudita
4 DICEMBRE 2018
L’approccio del governo Conte al Mediterraneo e al Medio Oriente è destinato a conoscere nelle prossime settimane delle sfide chiave, dovendo misurarsi con il nodo delle relazioni con l’Egitto e l’Arabia Saudita.
Con i due Paesi arabi, infatti, sono sorti nelle ultime settimane diversi motivi di contenzioso. Tra Roma e Il Cairo continua a pesare fortemente il caso dell’omicidio di Giulio Regeni. Il Parlamento egiziano ha espresso – in una nota – “grande sorpresa e rammarico” per la “scelta ingiustificata” del Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, di interrompere le relazioni con l’Egitto a causa delle accuse di “scarsa collaborazione” nella ricerca della verità.
“Una scelta ingiustificata ancora di più se si considera che arriva dopo l’incontro tra le magistrature dei due Paesi, in cui è stata confermare la collaborazione sul caso”. I deputati egiziani sottolineano che “le indagini procedono in modo costruttivo, così come la collaborazione tra i due Paesi”, scrive Rai News, e che la mossa di Fico rischia di essere un boomerang per i rapporti tra i due Paesi.
Un Paese può avere una e una sola politica estera, ed è compito del governo dettarne l’indirizzo ma, come vedremo, la mossa di Fico ha rappresentato una fuga in avanti non indifferente. Nel governo Conte agita le acque anche la questione saudita: i Cinque Stelle presentare martedì prossimo alla Commissione Affari Esteri della Camera una risoluzione sulla guerra in Yemen che chiede un embargo europeo contro l’Arabia Saudita e i Paesi della coalizione. Una posizione che da mesi trova il favore del Partito democratico e in Commissione può dar vita a un’inedita maggioranza Pd-M5S contro la Lega, che complice anche il riavvicinamento israelo-saudita non vuole tagliare la faccia all’alleato del Golfo (esprimendosi addirittura a favore dello svolgimento in Arabia Saudita della Supercoppa italiana di calcio).
La relazione a tutto campo tra Italia e Egitto
Nei mesi scorsi l’Egitto è stato centrale nella strategia diplomatica italiana nel Mediterraneo: Matteo Salvini, Enzo Moavero Milanesi e Luigi Di Maio si sono recati in visita nel Paese, mentre in seguito Giuseppe Conte ha ricevuto una sponda di grande valore dal presidente al-Sisi, che ha presenziato alla conferenza di Palermo sulla Libia.
La verità sul caso Regeni rappresenta un obiettivo imprescindibile per il nostro Paese, ma essa potrà essere ottenuta solo nel contesto di una piena sintonia diplomatica con Il Cairo, e non a seguito di rotture unilaterali. Perché le relazioni italo-egiziane, inoltre, coprono uno spettro ben più ampio e includono, tra le altre cose, un interscambio da 3 miliardi di dollari.
“L’Italia non può realmente sospendere le relazioni con l’Egitto, perché in questo momento i nostri interessi comuni sono piuttosto sovrapposti. C’è per esempio l’Eni che opera sui pozzi egiziani nel Mediterraneo orientale, o ancora la Libia: noi ci stiamo muovendo piano piano, senza mai mollare i progetti onusiani, verso il generale dell’Est libico Khalifa Haftar, che è un uomo dell’Egitto”, ha spiegato a Formiche l’ex Capo di Stato Maggiore Mario Arpino. I dossier sul terreno sono numerosi, e in questo contesto Eni ha un ruolo fondamentale: basti pensare alle prospettive che apre all’Italia la scoperta del megagiacimento di gas offshore Zohr.
E ad Arpino fa eco il collega generale Carlo Jean, che individua con precisione l’attore che più potrebbe sfruttare le incertezze italiane: ““Dobbiamo ricordarci che queste debolezze creano dei vuoti, e ogni volta che creiamo dei vuoti nel Mediterraneo, la Francia, alleata, amica e concorrente spietata, cerca di occuparli”.
Il braccio di ferro nella maggioranza sulle relazioni coi sauditi
Alla questione dei rapporti con l’Egitto si sovrappone quella delle relazioni italo-saudite. Arpino avverte che non si può giocare contemporaneamente contro Il Cairo e Riad per precise ragioni geopolitiche: “L’Egitto è un paese che ha problemi con l’Arabia Saudita in questo momento. Il Cairo compete con Riad per diventare il principale polo d’attrazione per il mondo arabo, e forse cerca sponde: se l’Italia dovesse decidere pubblicamente sull’interruzione delle forniture militari ai sauditi, allora gli egiziani avrebbe
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CULTURA
Hanna Arendt
Erica D’adda 4 12 2018
43 anni fa moriva Hannah Arendt.
Della pensatrice politica, che tanto può aiutarci oggi nel percorso di comprensione, non scrivo nulla. Solo uno stralcio da una delle lettere del suo maestro e amante M. Heidegger, perché in fondo ciò che conta, anche per i grandi, è quell’avere amato intensamente che colora la vita:
“Quando la bufera sibila intorno alla baita mi viene in mente la ‘nostra tempesta’ [erano stati sorpresi da un temporale durante una passeggiata] – o ripercorro il silenzioso sentiero che costeggia il Lahn – o trascorro una pausa di
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DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
Cosa sappiamo finora del Global Compact per la Migrazione?
di Barbara Palla 5 dicembre 2018
Nel generale clima di scetticismo paura, indifferenza e tensione si è perso di vista il potenziale positivo economico, sociale e culturale che il fenomeno migratorio può rappresentare per le società contemporanee. Nel tentativo di invertire questa tendenza, le Nazioni Unite hanno lavorato negli ultimi 2 anni alla stesura di un accordo, il “Global Compact per una Migrazione ordinata, sicura e regolare”, per richiamare gli Stati alla condivisione degli sforzi e delle responsabilità nei confronti della migrazione. Nonostante la bozza finale sia stata approvata dalla quasi totalità dei rappresentati degli Stati Membri, un numero crescente di capi di Stato e di governo ha annunciato di non voler adottare il testo definitivo, sollevando forti dubbi sulla volontà effettiva degli Stati a cooperare sulla migrazione.
Il percorso di negoziazione che ha portato alla stesura del “Global Compact per la Migrazione” è iniziato nel 2016 con l’approvazione della “Dichiarazione di New York su Rifugiati e Migranti”. In essa, gli Stati si impegnavano da un lato a favorire, sostenere e proteggere la dignità e i diritti fondamentali delle persone in movimento. Dall’altro, gli Stati individuavano la necessità di trovare delle procedure attuative per l’integrazione e l’accoglienza dei migranti non più dettate da uno spirito di emergenza, ma che facciano leva sugli strumenti multilaterali già avviati con l’approvazione dell’Agenda 2030 per uno Sviluppo Sostenibile.
Tutti i 23 punti in cui si articola il patto del “Global Compact per la Migrazione” sono stati pensati dalle Nazioni Unite per provare a trasformare la questione migratoria in un’opportunità di sviluppo per tutti i paesi coinvolti nella migrazione, sia quelli di origine che quelli di transito e destinazione.
Come scrive Marta Foresti, direttrice del Overseas Development Institute, nel suo intervento Global Compact for Migration: a platform for development alla conferenza “MED – Mediterranean Dialogue” di Roma:
“Il “Global Compact” offre un’opportunità per gli Stati e altri attori chiave per lavorare insieme in modo da incanalare la migrazione e lo sviluppo in una relazione di mutuo vantaggio, assicurando che il movimento delle persone avvenga in modo ordinato e sicuro, rendendolo capace di contribuire ad uno sviluppo sostenibile nel mondo. Le accresciute pressioni demografiche ed economiche significano che la questione principale non risieda nel prevenire la migrazione con le politiche di sviluppo. Una migliore governance della migrazione può portare risultati condivisi di sviluppo.”
Il problema principale del “Global Compact per la Migrazione”, oltre al riconoscere la migrazione come diritto per le popolazioni, riguarda il compromesso a cui devono scendere gli Stati in termini di sovranità nazionale. Infatti, impegnandosi a favorire la cooperazione i paesi saranno obbligati a mantenere una certa apertura al dialogo e all’integrazione, in teoria senza poter scegliere in modo autonomo le proprie politiche migratorie.
Per quanto l’accordo in questione in realtà non sia vincolante, già numerosi Stati hanno deciso di non partecipare alla cerimonia di Marrakesh i prossimi 10 e 11 dicembre 2018 per la sottoscrizione del patto. Dopo gli Stati
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Buzzi: ho pagato anche i vigili per abbassare l’età dei migranti
Ai pm nuove rivelazioni del ras delle coop. Buzzi: «Davamo tangenti a due, tre Comandi della Municipale»
9 Agosto 2015 – RILETTURA PER RICORDARE
Tangenti per attestare che migranti maggiorenni sono in realtà «minori non accompagnati». È la pesante accusa che muove Salvatore Buzzi, il ras delle coop di Mafia Capitale, contro «due, tre comandi dei vigili urbani» di Roma. «Chiedono i soldi», assicura il braccio imprenditoriale di Massimo Carminati. Gli interrogatori di Buzzi continuano a far luce su nuovi spaccati che disegnano un contesto di presunto degrado all’interno dell’Amministrazione capitolina. C’è da dire che la Procura della Repubblica di Roma sta passando al setaccio ogni affermazione dell’imprenditore che, già in alcuni passaggi, è ritenuto «inattendibile». In particolare, nei rapporti che avrebbe avuto con l’ex sindaco Gianni Alemanno, che Buzzi tenta di sminuire a più riprese.
I VIGILI URBANI
L’amministratore del Gruppo 29 Giugno racconta della vicenda legata ai debiti fuori bilancio per i minori non accompagnati. Un affare gestito dalle sue cooperative. Dice che le parlo di prima, quelli del 2012, poi di quelli del 2013. I minori non accompagnati diventano un debito fuori bilancio perché? Perché dovevano esserci degli stanziamenti che venivano dal Ministero, dalla Protezione civile, perché era l’emergenza Nord Africa decretata dal governo Berlusconi». Stando al suo racconto, a «Roma c’era una congrega di vigili urbani… chiunque arrivava a Roma che aveva 20, 22 anni, insomma, che sembrava piccolo, andava al comando dei vigili urbani, proprio in alcuni comandi dei vigili urbani, andava là e diceva “minore, sono minore”. I vigili urbani dovevano prenderlo in carico». Questo avverrebbe in «due, tre comandi dei vigili dove i minori erano sempre tanti… bastava che andavi lì e passavi per minore, perché i vigili prendevano i soldi… dai minori». Aggiunge che «tutti quelli che arrivano in Italia c’hanno i soldi perché se no non arriverebbero, perché il viaggio costa un sacco di soldi, quindi non creda alla favoletta che non hanno i soldi, c’hanno i soldi…».
IL CAPO ROM
Gli interessi Buzzi, però, andavano anche oltre il business dell’immigrazione. C’era la gestione dei campi rom, per esempio. Ed in questo contesto che salta fuori il ruolo di Dragan, capo rom del «campo D». Racconta che «nel 2010 c’è il primo ampliamento, nel 2010 nell’ambito del programma Nomadi chiudono il campo della Martora, quello che sta vicino Tor Sapienza, e qui ne viene fuori un altro e si chiama campo D». Spiega che il capo rom, Dragan, non si accontenta più di 3mila euro al mese che riceveva. Fra i tre campi rom Buzzi si trova a pagare 45mila euro: «15, 15, 15… perché ovviamente questo (Dragan, ndr) dice: “E che io so scemo che non piglio 15mila euro al
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ECONOMIA
MATTARELLA BOCCIA MINENNA ALLA CONSOB. Perché la Democrazia è ereditaria.
Maurizio Blondet 1 dicembre 2018
Posto qui un articolo di Marcello Minenna, apparso su Social Europe. Lo stavo per tradurre ma “Voci dall’Estero” l’ha già fatto prima, quindi copio e incollo ringraziando. Lo pubblico perché il presidente Mattarella ha posto il veto alla nomina di Minenna al vertice della Consob.
Marcello Minenna è un economista rispettato ed autorevole, noto sul piano internazionale, scrive su 24 Ore ed è accolto dal Financial Times; è professore alla Bocconi, è già dirigente della Consob dove è entrato nel ’96 all’Ispettorato, e dove è da 11 anni il responsabile dell’Ufficio Analisi Quantitative e Innovazione Finanziaria. Ha un dottorato di ricerca in “Matematica per l’analisi dei mercati finanziari” all’Università degli Studi di Brescia e un Master of Arts in “Mathematics of Finance” presso la Columbia University, New York..
Inoltre è “PhD Lecturer alla London Graduate School of Mathematical Finance”, insomma se ben capisco un esaminatore dei candidati al dottorato a Londra.
Orbene, per Mattarella, questa personalità chiarissima, e anche garbata, “non garantirebbe l’imparzialità di fronte ai mercati”. Apparentemente per un rapido e burrascoso passaggio alla giunta di Virginia Raggi come assessore al Bilancio, da cui si è dimesso di sua volontà e in disaccordo.
Bernardo I Mattarella, il capostipite.
Invece Mattarella è qualificatissimo. Viene da una dinastia di ministri democristiani siculi interni al potere da oltre 70 anni. Suo padre Bernardo Mattarella ministro per un’eternità di tutto (marina mercantile, trasporti, commercio estero, poste, agricoltura e foreste) nei primi governi democristiani; suo fratello Piersanti presidente della Regione Sicilia (basta la parola) trucidato dalla Mafia; lui stesso ministro per un’altra eternità democristiana , poi (collassata la DC, ma non lui) ulivista e infine piddina, di un po’ di tutto: dei rapporti col parlamento, della pubblica istruzione, della difesa (con D’Alema e Giuliano Amato), vicepresidente del consiglio (con D’Alema), poi coronato giudice della Corte Costituzionale (ovviamente), infine scelto da Renzi alla presidenza della Rep. Nelle pause, è anche docente di una qualche università di Palermo in una materia inventata apposta per lui, diritto parlamentare: meritatissima, perché lui è l’inventore del Mattarellum, con cui la casta dei politici sì è garantita la permanenza al potere di contro alla volontà popolare, che per referendum aveva scelto il sistema maggioritario.
Insomma una “famiglia” che ha ereditario il potere “democratico”, da 70 anni ininterrotti al potere (ci sono dinastie regali durate meno) e con gli stipendi del potere pubblico, da tre generazioni. E sta cominciando la quarta, visto che il figlio del presidente, Bernardo Giorgio Mattarellla, docente a Siena (sic: in aspettativa) docenti a mezzo servizio) e alla Luiss (come tanti figli di papà del Sistema che vogliono stare vicini a babbo) ha accumulato fra le altre poltrone quella di “capo dell’ufficio legislativo” della più bella e cogliona ministra renziana: Marianna Madia, calabro-sicula, già definita “la super-raccomandata che a stregato tutti i leader del PD”.
E alla cui bellezza profondendosi, Renzi ha aggiudicato nientemeno che il ministero della Semplificazione della Pubblica Amministrazione: a 33 anni, non ancora laureata, del tutto digiuna della pubblica amministrazione che doveva “semplificare”, ma per fortuna “fidanzata” per breve tempo (quanto basta) del figlio del presidente Napolitano, che l’ha informata e introdotta nei misteri gaudiosi delle amministrazioni pubbliche con stipendi oltre i 200 mila.
Il figlio sotto il padre (http://m.dagospia.com/la-consulta-boccia-mattarella-la-riforma-madia-e-stata-scritta-dal-figlio-del-capo-dello-stato-136595)
Inesperta, ma niente paura: Marianna ha chiamato ad assisterla come “tecnico” il figlio di Mattarella, il sullodato Bernardo-Giorgio: a fare il capo dell’ufficio legislativo della Madia con un emolumento di 125.010 euro, di cui 75.600 come trattamento economico fondamentale e 49.410 come indennità di diretta collaborazione”.
Direte che è poco e infatti lo è, per questi campioni della “democrazia” ereditaria ed europeista. Tanto più che il Mattarellino ha cominciato presto la carriera nel grande regno (democratico per eredità) dell’ammanicamento: a 28 anni un giudice costituzionale amico di famiglia, tale Cheli lo chiama a sé alla Corte Costituzionale come “assistente” (si ignora con che salario), mansione che ricoprirà anche con altri costituzionali, Neppi Modona e Sabino Cassese. Attualmente è, con questi ed altri ex giudici amici (fra cui l’indimenticabile Gianni Maria Flick) , nello Astrid, il selezionatissimo e chiusissimo “pensatoio” presieduto da Franco Bassanini (l’eminenza grigia del Sistema, capo da sempre della Cassa Depositi E Prestiti) e dove siede insieme all’amico e coetaneo Giulio Napolitano,figlio di Giorgio.. pista di lancio ideale per i lanci dei rampolli nella stratosfera degli stipendi pubblici superiori a 300 mila. La Nasa dei grandi parassiti.
Per forza Mattarella e questi sono tutti europeisti, assolutamente al servizio della continuità UE e dell’euro, la valuta forte in cui vogliono continuare ad essere pagati dalla plebe. E c’è la quarta generazione che incombe e reclama il suo posto nella “democrazia” ereditaria: Bernardo Mattarella nipote, da 2008 imbarcato a Sviluppo Italia (oggi Invitalia) come “consulente”, allora come ora guidata da Domenico Arcuri, lo imbarcò come consulente, per poi promuoverlo a dirigente. Oggi il medesimo Bernardo Mattarella è il capo della divisione finanza della società pubblica. Invitalia, ricordiamo, è un ente pubblico-privato, “ Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A., è una società per azioni italiana partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia”, che largisce “finanziamenti a fondo perduto”: ideale, proprio in quanto “società per azioni” a non aver bisogno di indire aste e concorsi pubblici su come venga largito il denaro, perché dopotutto non è una società privata?
Bernardo II.
Da settembre 2017, è stato elevato ad amministratore delegato della Banca del Mezzogiorno.
Avrete notato che a quest’ultimo Mattarellino in carriera è stato imposto il nome di Bernardo, il nonno ministro permanente nel decennio 1953-63. Così avviene nelle dinastie ereditarie. Il junior è in attesa di un futuro luminoso al potere come Bernardo II; un futuro che il governo “populista” mette in pericolo.
Si sarà anche notato che chi sale nel regno beato della “democrazia” o vi nasce, entra in una sfera miracolosamente immune da ogni contestazione di “conflitto d’interesse”.
Sono loro, i signori della Democrazia Ereditaria, a eccepire i conflitti d’interesse a quelli che a loro non piacciono. Perché voi, plebei, dovete continuare a pagargli gli emolumenti regali. Ovviamente è questo che rende sgradito l’economista a corte (pardon, Quirinale):
Marcello Minenna@MarcelloMinenna
“Saggio il piano B di uscita dall’euro. Le regole bancarie si possono cambiare”
La Stampa – 25 maggio 2018
Giuseppe Salvaggiulo intervista Marcello Minenna
http://marcello.minenna.it/wp-content/uploads/2018/05/20180525_lastampa_salvaggiulo.pdf …
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Ed infine l’articolo di Marcello Minenna, il rifiutato dalla Dinastia. Alla Consob, vogliono Marianna Madia. Lei sì che ha le qualifiche che servono.
‘Il debito globale è al suo apice e l’Italia sta meglio di quanto si creda’
Nel secondo trimestre del 2018 le dimensioni globali del debito hanno raggiunto un nuovo massimo, arrivando a 260.000 miliardi di dollari. Al tempo stesso il rapporto globale debito/PIL ha superato per la prima volta la soglia del 320%. Su questo totale, il 61% (160.000 miliardi di dollari) è rappresentato dal debito privato del settore non-finanziario, mentre solo il 23% è rappresentato dal tanto vituperato debito pubblico.
Gli USA da soli hanno emesso più del 30% del nuovo debito pubblico, con una notevole accelerazione negli ultimi due anni sotto la gestione Trump. Il ministero del Tesoro statunitense è seguito, in questo, dalle agenzie di debito giapponesi e cinesi e, a grande distanza, dalle maggiori economie dell’eurozona. I valori riportati dalle agenzie pubbliche cinesi vanno valutati con cautela alla luce dei ripetuti casi di falsificazione delle statistiche perfino da parte di funzionari pubblici. È quindi probabile che non solo il debito pubblico di Pechino, ma anche quello delle imprese cinesi, che già è il più elevato al mondo, sia in realtà più allarmante di quanto le stime ufficiali vogliano far credere.
Storicamente il debito di un paese, sia pubblico che privato, tende a crescere nel tempo in rapporto costante con la dimensione dell’economia. Fanno eccezione, seppure notevole, i casi di default improvvisi, che cancellano grandi porzioni del debito. Pertanto l’enormità del debito totale non fornisce, di per sé, informazioni sulla sua sostenibilità. Non si può nemmeno dedurre, per contro, che un debito totale più basso sia segno di stabilità finanziaria. In realtà un livello molto basso, o addirittura l’assenza di debito, potrebbe rivelare solo una
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BAYER DOPO AVER COMPRATO MONSANTO PASSA ALLA MANNAIA
Il chimico scettico 4 12 2018
Se vogliamo dirla bene non è che durante gli ultimi 20 anni Bayer nella farmaceutica abbia brillato, quanto a produttività della ricerca e sviluppo farmaceutico (all’incirca come Sanofi).
Riuscì a combinare un guaio con una statina (cerivastatina, che aveva il doppio degli effetti collaterali gravi delle altre https://it.wikipedia.org/wiki/Cerivastatina) e dopo averlo preso da Onyx si distingue nell’area oncologica con uno dei pochi inibitori di chinasi (farmaci targeted) ad avere un quadro importante di effetti collaterali (il sorafenib, https://it.wikipedia.org/wiki/Sorafenib).
Al di là di qualsiasi discorso inerente i prodotti Monsanto, dopo l’acquisizione si passa alla potatura – di posti di lavoro: -10% della forza lavoro globale.
900 posti saranno tagliati per quel che riguarda R&D pharma, e circa 6000 posti per quel che riguarda varie altre funzioni aziendali, per un totale di 12.000 unità.
A questo giro una parte non piccola di questi tagli riguarda la Germania, e questa è una novità.
Comunque questo è invariabilmente quel che succede nella stragrande
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Da Salvini parole di fuoco agli industriali: “Siete stati zitti per anni. Fateci lavorare”
Il vicepremier risponde agli attacchi della Confindustria
4 dicembre 2018
“Siamo qui da sei mesi, ascolterò tutti, ma lasciateci lavorare.
C’è qualcuno che è stato zitto per anni quando gli artigiani e gli imprenditori venivano massacrati.
Ci lasciassero lavorare e l’Italia sarà meglio di come l’hanno trovata”.
Così il ministro dall’interno Matteo Salvini arrivando alla Basilica
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FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
Inadempienze probabili, il nuovo fronte delle banche
04.12.18
Andrea Boitani e Marco Giannantonio
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Prima di una eventuale nuova recessione le banche italiane dovrebbero mettere in sicurezza gli attivi. Oltre agli Npl, c’è un altro fronte: le inadempienze probabili. La loro gestione richiede competenze specialistiche, che non sempre gli istituti hanno.
Npl, perché se ne parla
Da un paio di mesi la febbre bancaria ha ripreso a salire, perché gli attivi delle banche italiane sono a rischio per una serie di motivazioni. Le maggiori preoccupazioni sono legate agli effetti dell’aumento dello spread sul valore dei titoli di stato italiani, con la conseguente riproposizione della spirale perversa fra debito sovrano e banche, e all’ingente mole di crediti deteriorati tutt’oggi presente.
Se i primi due aspetti sono esterni al sistema bancario, sui non-performing loan (Npl) le banche sono, almeno in parte, artefici del loro destino. Certo, la relazione tra andamento del Pil e quello dei crediti deteriorati è molto stretta: meno cresce (o più scende) il Pil e più aumentano i crediti deteriorati. Una nuova eventuale recessione avrebbe inevitabili ripercussioni negative sul livello e sulla dinamica degli Npl. È perciò di importanza cruciale mettere in sicurezza il prima possibile questa componente degli attivi bancari.
I numeri, pur in sensibile miglioramento rispetto agli ultimi anni, rimangono preoccupanti. Secondo i dati Eba, i bilanci delle principali banche italianecontabilizzano 159 miliardi di Npl (il 21 per cento su un totale europeo di circa 748 miliardi), con un Npl ratio che sfiora il 10 per cento. Nel dicembre 2015 avevano però raggiunto il livello record di 259 miliardi (22,5 per cento su un totale europeo di quasi 1.150 miliardi), con un Npl ratio di oltre il 16 per cento. Solo Grecia, Cipro e Portogallo, ancora oggi, sono in condizioni peggiori dell’Italia.
Figura 1 – Npl in Europa dal 2015 a oggi
Fonte: Elaborazione propria su dati Eba
I crediti deteriorati pesano sui bilanci delle banche italiane, con inevitabili contraccolpi sui vincoli patrimoniali che sono chiamate a rispettare e sull’erogazione di credito. È molto probabile che tutto ciò abbia rallentato e reso più anemica la ripresa dopo la (seconda) recessione del 2011-15. Il legame tra Npl e crescita del Pil, in altri termini, “scorre per entrambi i versi”. La discussione, tuttavia, è stata troppo spesso ricondotta unicamente al pur cruciale smaltimento delle “sofferenze”, trascurando le altre categorie di Npl: se ciò è ammissibile per le esposizioni scadute o sconfinanti deteriorate, dati gli esigui valori in gioco, non è giustificabile per le inadempienze probabili.
Inadempienze probabili, cosa e quante sono
Insieme alle sofferenze e alle esposizioni scadute o sconfinanti deteriorate, le inadempienze probabili sono una delle tre categorie di Npl previste nella normativa di riferimento di Banca d’Italia. Sofferenze e inadempienze probabili hanno razionali sottostanti profondamente diversi: le prime sono crediti con un grado di deterioramento irreversibile, essendo verso soggetti, di diritto o di fatto, insolventi mentre le seconde si rifanno al concetto probabilistico di unlikeliness to pay (improbabile adempimento) del debitore nell’adempimento integrale delle obbligazioni contrattuali, senza azioni ad hoc (per esempio, escussione di garanzie).
L’approccio richiesto per gestire le due categorie è profondamente diverso. Nel caso delle
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Tutti all’attacco dei conti italiani. Germania e Olanda contro la manovra
Dopo la lettera alla Ue arrivano le critiche delle banche centrali
14 Novembre 2018
Tutti contro la manovra economica del governo giallo-verde. “E’ poco sorprendente ma molto deludente il fatto che l’Italia non abbia rivisto il proprio bilancio. Le finanze pubbliche dell’Italia sono fuori controllo e i piani del governo italiano non portano una robusta crescita economica – dichiara il ministro delle Finanze olandese, Wopke Hoekstra – Questo bilancio non soddisfa gli accordi che abbiamo stipulato in Europa. Ho grandi preoccupazioni al riguardo, spetta ora alla Commissione europea prendere ulteriori provvedimenti”.
E ancora dall’Olanda parla Klaas Knot, governatore della Banca centrale olandese. L’Italia deve scegliere se conformarsi alle regole fiscali europee o affrontare maggiori costi di indebitamento, in quanto la Bce non si affretterà a soccorrere un singolo membro della zona euro. Knot, che è considerato un “falco” in seno al consiglio direttivo della Bce, afferma che “è piuttosto pertinente sostenere che l’Italia debba essere effettivamente conforme alla regole”, anche perché “in caso contrario, il risultato sarà un aumento dello spread”. Il governatore centrale ammette che “ci sono rischi al ribasso per la regione”, tra cui lo scontro tra Italia e Ue sulla manovra, la Brexit e lo scontro
I prestiti, lo spread, la sinistra, il liberismo
Francesco Erspamer 5 12 2018
La scorsa estate, quando ero in Italia, nella mia banca mi consigliarono di chiedere un prestito per pagare i lavori di ristrutturazione dell’appartamento che avevo ereditato da mia madre. Obiettai che sul mio conto avevo abbastanza denaro per fronteggiare la spesa.
Mi spiegarono che il prestito era a bassissimo interesse, quasi gratis, e dunque mi conveniva far fruttare i miei risparmi e intanto usare i soldi della banca. Ero solvibile e dunque il prestito me lo avrebbero fatto volentieri. Ma le pratiche di successione andarono per le lunghe e non ne feci nulla.
Ho chiesto pochi giorni fa e mi hanno detto che la situazione è cambiata e i tassi sono aumentati: per colpa dello spread e della politica economica del governo, hanno spiegato (non richiesti).
Ah, finalmente ho capito la rabbia di tanti giornalisti e intellettuali, piddini e tutti di buona famiglia. Si erano abituati a lucrare sugli investimenti e intanto a coprire le spese con prestiti a costo zero o quasi, naturalmente
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Ma chi ha detto che lo spread non influisce sui mutui?
30.11.18
Greta Ardito e Mario Lorenzo Janiri
L’aumento dello spread Btp-Bund non influenza il costo dei mutui esistenti, ma può avere effetto su quelli non ancora stipulati. In effetti sta già accadendo, come mostrano i dati. Che però non sempre vengono spiegati adeguatamente al pubblico.
Ancora spread, ancora mutui
Spread e costo dei mutui: l’eterno ritorno dell’uguale. Il tema è stato nuovamente tirato in ballo a Porta a Porta la scorsa settimana, nel corso di un’animata schermaglia tra l’ex ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan e la sottosegretaria all’Economia in quota Cinque stelle Laura Castelli. Avevamo già lungamente approfondito la relazione tra spread e mutui in questo fact-checking, subito dopo l’invio della Nota di aggiornamento al Def alle Camere e la conseguente maretta dei mercati. Del resto il Sole 24Ore potrebbe persino curare una monografia, se contiamo tutti gli articoli che ha dedicato all’argomento (i più significativi qui e qui). Ma il video della contesa continua a impazzare sui social (“Questo lo dice lei!”) e la questione merita una puntata risolutiva, anche alla luce del Rapporto sulla stabilità finanziaria di Banca d’Italia diffuso pochi giorni fa. Saranno soltanto numeri, ma parlano chiaro.
Esiste un effetto spread? Sì, potrebbe
È nei dettagli che il diavolo nasconde la coda. Di fronte a Laura Castelli che nega l’esistenza di qualsivoglia relazione tra spread e costo dei mutui, la risposta corretta è “vero, ma soltanto per i vecchi mutui”. Proprio qui ha origine l’equivoco, amplificato dai media e da alcuni politici poco rigorosi. Lo ha spiegato il Sole 24Ore, lo abbiamo ribadito noi: l’aumento dello spread Btp-Bund non ha alcun impatto sui mutui in essere. Quelli a tasso fisso già stipulati sono, per definizione, invulnerabili alle dinamiche dei tassi di interesse e dei mercati; quelli a tasso variabile sono agganciati prevalentemente all’andamento del tasso interbancario Euribor, le cui oscillazioni non influenzano e non sono influenzate dallo spread. Ma è soltanto una parte della storia: sono i “nuovi” mutui – quelli ancora da stipulare – che potrebbero risentire del rialzo dello spread. Padoan non racconta il falso dunque, come afferma la sottosegretaria in quello che è ormai diventato un video di culto. Piuttosto, la sua argomentazione fa riferimento soltanto al costo dei mutui futuri.
“Questo lo dicono i dati”
Il rapporto di Banca d’Italia uscito il 23 novembre chiarisce come l’aumento del rischio dei titoli di stato impatti sulla decisione delle banche di concedere mutui a tasso maggiore.
Anzitutto vi sono maggiori costi di raccolta. Studi condotti su quanto successo tra il 2010 e il 2011 (quando lo spread è passato in pochi mesi da 100 a 500 punti base) ci raccontano che un aumento di 100 punti di spread può causare un aumento dei tassi d’interesse sui depositi a lungo termine e sui pronti contro termine di 40 punti base. Il tasso d’interesse sulle nuove emissioni obbligazionarie potrebbe invece aumentare di 100 punti base. Si potrebbero poi svalutare le garanzie stabili per i rifinanziamenti presso l’Eurosistema, riducendo la liquidità bancaria. Cosa che si sta già verificando: alcuni indicatori di liquidità delle banche italiane stanno peggiorando e continueranno a farlo se il debito procederà su questi livelli, secondo le stime di Banca d’Italia. Per quanto riguarda il rischio di mercato, il value at risk misurato dai cinque intermediari che abitualmente calcolano i rischi di mercato dei propri portafogli è più che raddoppiato da maggio. Stessa cosa si può dire del rischio di tasso d’interesse. Infine, una svalutazione dei titoli di stato riduce l’attivo di patrimonio. Alla fine dello scorso giugno questi ammontavano all’11,3 per cento del patrimonio delle banche più piccole e al 4,7 delle più significative. Secondo le stime di Banca d’Italia ad oggi un aumento parallelo della curva dei rendimenti sui titoli di stato di 100 punti ridurrebbe il rapporto Cet1 (capitale di migliore qualità/attività ponderate per il rischio) di 50 punti base.
Meno liquidità, attivi svalutati e maggiori costi di raccolta incidono anche sulle famiglie, rendendo l’accesso al credito più oneroso. Tra il 2010 e il 2011 un aumento di spread di 100 punti ha determinato in soli tre mesi rialzi dei tassi per imprese (70 punti) e famiglie (30 punti). Tale effetto è stato di certo amplificato dalla fragilità del sistema bancario, ma chi oggi vuole stipulare un nuovo finanziamento sostiene già un costo del debito più alto rispetto a qualche mese fa. Questo perché, come registra l’Associazione bancaria italiana, a
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LA LINGUA SALVATA
mon-dà-re (io món-do)
SIGNRipulire da ciò che è inutile o dannoso; togliere la buccia a frutti e ortaggi; purificare
voce dotta, recuperata dal latino tardo mundare, derivato di mundus ‘mondo, pulito’.
Non meniamo il can per l’aia: abbiamo un ‘mondo’ aggettivo (parente del ‘mondare’) che significa ‘pulito’ e un ‘mondo’ sostantivo che significa ‘universo‘, ‘pianeta’ e simili. Fra di loro c’entrano qualcosa? Sono fratelli gemelli o sosia estranei? La risposta contiene un ‘forse’ ma tocca corde profonde. E no, il fatto che il sedano rapa sbucciato abbia la forma di un pianeta non c’entra: ce l’ha anche quando ha la buccia.
Ebbene, il mundus sostantivo (i cui significati oscillavano fra la volta celeste, l’universo, la terra, l’umanità) ricalcava il kósmos greco, da cui il nostro ‘cosmo’. Prima di maturare il significato celeste di ‘universo’, questo termine greco ha avuto quello di ‘ordine’. Ed ecco che s’intravede, forse, il punto.
Il mondo aggettivo, con la sua immagine di pulizia e di purezza, ci racconta il
Continua qui: https://unaparolaalgiorno.it/significato/M/mondare
PANORAMA INTERNAZIONALE
MACRON CEDE A BERLINO (ANCHE) IL SEGGIO FRANCESE AL CONSIGLIO DI SICUREZZA…
Maurizio Blondet 30 novembre 2018
Il vicecancelliere Olaf Scholz ha proposto alla Francia di cedere alla UE il seggio al consiglio di sicurezza dell’ONU di cui dispone come “vincitore”, grazie a De Gaulle, della Seconda guerra mondiale.
Grazie a questo seggio, la Francia ha il potere di veto sulle decisioni degli altri membri, Usa, Regno Unito, Russia e Cina. Che Berlino voglia questo seggio (e il suo potere) per sé sotto spoglie “europeiste” – come miri alla Bomba francese sotto la maschera della “difesa comune europea” – non è nemmeno un segreto. A giugno scorso, parlando in una riunione del PPE, Angela ha evocato la creazione di un gruppo di 10 paesi europei, operanti col veto francese e la Commissione “perché l’Europa parli con una sola voce” poiché questo gruppo di 10 sarebbe cangiante (in modo che tutti i 27 a rotazione vi entrino) è abbastanza ovvio che la Germania coi suoi satelliti (Paesi Bassi, Austria, Anseatici) avrebbe in esso sempre la maggioranza dirigente. Non a caso nella stessa riunione Merkel ha chiesto “con urgenza” un libro bianco sulla sicurezza europea, per misurare “il livello delle minacce gravanti sull’Unione”, ed annunciato l’aumento delle spese militari della Germania all’1,5% per il 2025. Che è l’80% in più di quel che spende oggi.
E’ evidente che nel pensiero della Cancelleria, seggio francese all’ONU e la disponibilità dell’atomica francese sono concettualmente unite nello stesso progetto egemonico.
Il punto è che Macron sta aderendo a questo progetto. Con la incredibile sottomissione che ha dimostrato verso Berlino, e in segreto. Solo accidentalmente, in una conferenza ad Harvard il 6 ottobre, i francesi che vi partecipavano l’hanno saputo. Dall’ambasciatore tedesco alle Nazioni Unite, Christophe Heusegen, il quale ha reso noto che sono in corso discussioni per trasformare il seggio permanente della Francia in un seggio franco-tedesco; dal 2019, Berlino avrà il seggio permanente all’ONU, ha di fatto lasciato intendere.
Selon une indiscrétion d’Erwan Le Brasidec qui date de deux mois
La cosa impressionante è che Macron stia facendo questo regalo, cessione del prestigio storico e del potere internazionale reale del suo Paese, non solo nonostante il crollo della sua reputazione presso la sua opinione pubblica,
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/macron-cede-a-berlino-anche-il-seggio-francese-al-consiglio-di-sicurezza/
La rivolta francese e la CGT
Lisa Stanton 4 12 2018
Le ambulanze ieri hanno bloccato Piazza della Concordia in adesione alla rivolta. Gli studenti di liceo, in segno di protesta, hanno chiuso 180 scuole: nel mirino la riforma del Baccalaureat.
Ma il terrore dei politici si è materializzato oggi, con gli agricoltori che hanno dichiarato di essere pronti a scendere in piazza. Sono già partiti i trattori che bloccheranno il paese in questi giorni.
Inutilmente la CGT Confédération Générale du Travail, appoggiata dalla CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro, sta cercando di organizzare una
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POLITICA
Maurizio Blondet 2 dicembre 2018
Non è bellissimo? Dopo il sabato incendiario di Parigi, riunione di crisi all’Eliseo. Macron e il suo ministro dell’interno hanno pensato a decretare lo stato d’emergenza. Poi hanno rinunciato.
Ma per ordine del presidente, sono stati posizionati dei franchi tiratori sui tetti delle sedi delle “istituzioni”.
L’Eliseo: il presidente non prenderà la parola “né stasera né domani. Il governo francese, che anche nei momenti migliori non ha rappresentato che il 20% del Paese, dichiara “nemico” suo proprio popolo: la garanzia di successo. Sul web sprecano le battute: “Conscio della gravità dell’ora, Emanuele Primo ha firmato il decreto di dissoluzione del popolo francese”. Immancabile l’evocazione (satireggiata da Brecht) della dichiarazione dei vertici comunisti della DDR dopo le rivolte operaie del 1953: «La classe operaia di Berlino ha tradito la fiducia che il Partito gli aveva riposto: ora dovrà lavorare duro per riguadagnarsela!»
Il fatto è che Susanna Camusso ha detto proprio la stessa cosa: senza ridere, ed oggi dicembre 2018 e non nel ’53, in un comunicato firmato CGIL: “Siamo un’organizzazione sindacale profondamente europeista (…). Mai come in questa fase si è determinata una distanza tra il pensiero dell’organizzazione e il pensiero dei lavoratori e delle lavoratrici che rappresentiamo e che hanno votato questo governo” … “sta a noi non indicare gli schieramenti per le prossime europee, ma indicare la distinzione tra chi ha in mente l’Europa come progetto e chi l’Europa vuole solo disfarla”
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/11/30/susanna-camusso-governo-cgil/40305/
Insomma, “i lavoratori hanno sbagliato, serve un’alternativa” – ai lavoratori stessi . Camusso come Macron. E del resto come Mattarella & Dinastia, come Renzi, Brunetta e Berlusconi, come Bini Smaghi & Signora (“l’austerità fa crescere”): hanno assunto toni che ripetono, senza saperlo, i toni schifati contro la plebe, i lamenti e gli argomenti dell’Ancien Régime, meglio di ogni regime (come quello della Germania Est) quando giunge alla Fin de Régime,e la accelera da sé per cieca chiusura nella sua ideologia.
La cecità dei protagonisti è quella che colpisce di più in queste ore: cecità che rivela l’assoluta mancanza di leadership da parte dei “leader europeisti”, non solo Macron ma Merkel, Djisselbloem, i tedeschi del potere che hanno accumulato 10 anni di surplus imponendo a tutti l’austerità come cura.
Sempre più numerose le voci critiche
Eppure, glielo stanno dicendo in tanti, in tutte le salse. “La Francia è profondamente spaccata. I Gilet Gialli sono solo un sintomo: le elites occidentali hanno a poco a poco dimenticato un popolo che sono incapaci di vedere”.
“La seconda economia della UE è stata fatta convergere a forza verso la Germania – non ha più una politica monetaria sua né di cambio, è obbligata a non fare deficit- non le rimane che la svalutazione dei salari” (Coralie Delaume). Chi semina German Austerity, raccoglie tempesta.
Emmanuel Todd: “nulla è possibile fintanto che c’è una tale collettiva cecità nazionale sul male che ci uccide: la nostra adesione all’Unione Europea e l’euro.” Siamo soffocati dalla perdita di sovranità, che mette i francesi uno contro l’altro.»
Ormai cominciano a dirlo persino gli economisti del principe, anche quelli che prima dei Gilet Gialli tacevano.
‘L’austerità in Europa è stata un grave errore e la Bce dovrebbe continuare il Qe’. Parlano gli economisti di IIF
“l’Unione Europea ha prolungato il suo piano di austerità di bilancio, impedendo agli Stati membri di avere un deficit superiore al 3% del Pil.
Inoltr,e l’Unione Europea ha costretto i paesi che ne fanno parte a ripagare i propri debiti nella fase di ripresa. L’esempio più drammatico è stato quello della Grecia, che ha continuato a seguire il programma di restituzione dei debiti all’Unione malgrado la sua economia si sia ridotta del 45% dal picco massimo a quello minimo.
L’Unione Europea oggi sta cercando di costringere l’Italia a mantenere il suo deficit al di sotto dell’1,8% del Pil, malgrado l’economia del paese sia in fase di stallo a crescita zero.”
Un grave errore durato oltre 10 anni, cui dobbiamo cinque milioni di poveri, una generazione perduta, nessuna prospettiva – tutte sciagure evitabili. Ce lo dicono adesso perché è cominciata la rivolta.
Le elites tedesche non possono cambiare “narrativa”
Ma gli oligarchi europei, nella loro bolla protettiva, non sono capaci di accorgersi del proprio fallimento. Esattamente come i nobili dell’Ancien Régime, votati di lì a poco alla guillotine. Il ministro delle finanze olandese Vopke Hoekstra giunge a rallegrarsi delle sciagure di Macron, perche in tal modo la proposta francese di un bilancio comune della zona euro (il terrore dei nordici convinti che ci stanno mantenendo coi soldi loro) “si è trasformato da elefante a topolino, e il topolino è in gabbia”, per cui “il dibattito sulla riforma dell’eurozona va nella direzione olandese” e tedesca: ancora più austerità, nessuna spesa in deficit, insomma aggravare la recessione europea provocata dalle ricette tedesche.
https://fd.nl/economie-politiek/1280009/hoekstra-hervorming-eurozone-gaat-onze-kant-op
Nemmeno si rende conto che la riforma all’olandese (ossia alla tedesca) sta fallendo e porterà ad una spaccatura dell’euro, grazie alla tirchia ostinazione dei germanofoni.
“Le rivendicazioni dei Gilet Gialli, salario minimo (SMIC) a 1300 euro, rivalutazione delle pensioni di vecchiaia, non sono compatibili con la permanenza della Francia nella zona euro. Questa mobilitazione è OBBIETTIVAMENTE una mobilitazione contro l’euro”, avverte Jacques Sapir.
A Berlino, gli aspiranti a fare le scarpe a Merkel e sostituirla al cancellierato per continuarne la politica, non si accorgono che, senza aver dato niente a Macron, l’hanno indebolito, anzi minato al punto che come alleato (e servocomplice) è inutilizzabile. Alcuni accarezzano vaghi progetti di repulisti: cacciare quelli del Sud, che vogliono i nostri soldi attraverso la BCE, e fare una zona euro tedesco-tedesca. Per questo Djsselbloem incita i mercati a colpirci: “La zona euro dà il chiaro segnale che gli acquirenti di italiani titoli di Stato devono essere consapevoli del fatto che essi potrebbero non recuperare del tutto i loro soldi. Dovranno affrontare una rinuncia del debito, perché porterà inevitabilmente a un taglio” Il messaggio ai mercati per tutte le crisi future dovrebbe essere inconfondibile. “A differenza del passato, non ti compreremo più.” Pertanto, l’unione monetaria ha urgente bisogno di un codice di fallimento per gli stati”.
Ma non tarda il risveglio, almeno da parte di alcuni. Friedrich Merz, l’aspirante successore della Merkel, capo della finanziaria globale BlackRock per la Germania, in una conferenza alla CDU ammette: “Se la moneta euro finisce, siamo noi quelli che ne soffriremo di più. Avremmo una rivalutazione del 25%, non deve accadere”.
Heiner Flassbeck, un grande economista, esorta i compatrioti a piantarla con la derisione e la critica all’Italia : Se all’interno dell’Euro un paese è esposto alla speculazione esattamente come se nell’Euro non fosse mai entrato, che senso ha allora continuare a farne parte?
http://vocidallestero.it/2018/11/30/flassbeck-il-mercato-dei-capitali-quale-giudice-e-boia/
Il punto è che queste voci non hanno possibilità di cambiare le cose a Berlino, per un motivo: “Anche un piccolo passo indietro dalla narrativa pro-austerity che hanno venduto alla loro popolazione indebolirebbe la posizione politica delle elites tedesche.
Infatti, “dall’inizio della crisi, la posizione della Germania è stata quella di difendere l’austerità come l’unica via d’uscita. Ciò significava “sacrifici” per tutti in Europa: non solo per le popolazioni dell’Europa meridionale, ma anche per la classe operaia tedesca, che ha visto una forte deregolamentazione del mercato del lavoro, precarizzazione, e perdita di
Continua qui: https://www.maurizioblondet.it/noi-che-sappiamo-come-finira/
Le iene, Pomigliano d’Arco e i Rothschild
Rosanna Spadini 5 12 2018
Mentre le IENE (Italia1/Mediaset/Berlusconi) hanno sbattuto il mostro in prima pagina, cioè quello di Pomigliano D’Arco, il papà del vice ministro Luigi Di Maio, a Parigi, le lunghe proteste dei “Gilets Jaunes” sembra che abbiano abbattuto il vero mostro, delfino dei Rothschild, Emmanuel Macron, e attratto l’attenzione del premier, Edouard Philippe, che ha promesso alcune concessioni: sei mesi di sospensione dell’aumento delle tasse sui carburanti, e nessun aumento delle tariffe di gas ed elettricità per tutto l’inverno. Per la saga dei mostri sul versante italiano, forse ci siamo persi la puntata delle IENE sul riciclaggio dei soldi mafiosi della Banca del papà di Silvio Berlusconi. La Banca Rasini di Milano infatti, di proprietà negli anni ’70 di Carlo Rasini, fu indicata addirittura da Sindona e nominata in molti documenti ufficiali della magistratura, come la principale banca utilizzata dalla mafia per il riciclo del denaro sporco nel nord Italia (Elio Veltri e Marco Travaglio, L’odore dei soldi).
Furono clienti di quella banca Pippo Calò, Totò Riina e Bernardo Provenzano, negli anni in cui formavano la Cupola, in quegli stessi anni in cui Luigi Berlusconi lavorava presso la Banca, prima come impiegato, poi come
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SCIENZE TECNOLOGIE
Facebook voleva localizzarci nei negozi per mostrarci pubblicità su misura
“Facebook usa il nuovo aggiornamento di Android per curiosare nella vostra vita privata in modi sempre più terrificanti – leggendo i registri delle chiamate, tracciandovi quando entrate nei negozi eccetera”: sarebbe stato questo il titolo perfetto, per il responsabile dell’implementazione Bluetooth di Facebook, Mike LeBeau, se i giornali avessero scoperto che la loro app per Android era in grado di accedere al registro delle chiamate degli utenti.
L’ironico commento emerge dalla documentazione di 250 pagine raccolta dalla Commissione parlamentare britannica sullo scandalo Cambridge Analytica e diffusa dagli stessi deputati perché ritenuta “di interesse pubblico”. Tra le migliaia di e-mail catalogate, nel 2015 alcuni dirigenti di Facebook si interrogano sull’impatto che avrebbero avuto due modifiche che valutavano di apportare. La prima riguarda appunto l’accesso da parte del social network ai registri di chiamate e Sms; la seconda – apparentemente mai implementata -, l’utilizzo della connessione Bluetooth per sapere quando si entra in un negozio e mostrare pubblicità pertinenti.
A marzo di quest’anno, sull’onda dello scandalo che ha investito l’azienda di Mountain View, molti utenti hanno scaricato copia delle informazioni che il social aveva sul loro conto (se siete curiosi, qui il link per accedere al pannello di download). Così alcuni hanno scoperto che tra queste, Facebook conservava anche il dettaglio delle telefonate effettuate, comprensivo di destinatario e orario. Scopo di questi dati è “migliorare la funzione Pymk (Persone che potresti conoscere), calcolo dei coefficienti, classificazione del feed, ecc.”, come si legge in una frase attribuita a Mike LeBeau in un’email inviata il 4 febbraio 2015 da Mark Tonkelowitz, all’epoca responsabile di servizi geolocalizzati di Facebook.
A marzo l’azienda rispose con un post sul suo blog, chiarendo che la raccolta delle informazioni, “ampiamente utilizzata” dai servizi web, è avvenuta solo previo consenso dell’utente. Ma le comunicazioni divulgate dal Parlamento
Continua qui: https://www.agi.it/innovazione/facebook_android-4711983/news/2018-12-07/
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