NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 8 OTTOBRE 2018

http://www.occhidellaguerra.it/catalogna-secessionismo-scontri-barcellona/

NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI 8 OTTOBRE 2018

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Il paradosso è solo un conflitto tra la realtà e la nostra percezione

di come la realtà “dovrebbe” essere.

LE BATTUTE MEMORABILI DI FEYNMAN, Adelphi, 2017, pag. 206

 

http://www.dettiescritti.com/

https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/

 

Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

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IN EVIDENZA

L’ACCUSATRICE DI KAVANAUGH É MAESTRA ALLA CIA. INSEGNA “FALSI RICORDI”

Maurizio Blondet  2 ottobre 2018

Forse avrete distrattamente saputo che a Washington, il candidato giudice alla Corte Suprema scelto da Trump, professor Brett Kavanaugh,   viene potentemente ostacolato dai democratici e dall’accusa di una  signor, Christina Blasey Ford, che accusa Kavanaugh di violenza carnale  tentata. Quando? 38 anni fa, quando entrambi andavano al College, durante una festa di studenti, e lei aveva 15 anni e   lui 17 e a dire della signora, era completamente ubriaco e  non riuscì nemmeno a mettere a segno altro che qualche smanazzata e molte risate sceme.

Avete seguito distrattamente e avete fatto bene, perché tutta questa vicenda è un apice dei più  idioti-odiosi  sforzi di ostacolare ogni iniziativa di Trump,  qualunque sia;  qui siamo ormai al centro del teatro dell’assurdo. Anche fosse vero, il non-evento  studentesco  avvenne 38 anni fa: qualunque altro reato sarebbe prescritto, uno smanazzamento no.  No perché la campagna “me too” che sta travolgendo uomini importanti accusati da donne che “ricordano” come si sono approfittati  di loro in altre ere geologiche, diventa un obbligo del politicamente corretto. No perché alla presunta vittima del (mancato) stupro è stato consentito di deporre per nove ore, nove, dove ha ricordato fra lacrime e singhiozzi  l’evento, quasi le fosse appena accaduto:  il che ha fatto un bellissimo spettacolo emotivo in tv, e suscitato la solidarietà militante di milioni di donne.

Senza dire che l’onore della prova viene  rovesciato dalla Commissione senatoriale che “giudica” la rettitudine di Kavanaugh: non è la signora che deve provare di essere stata  aggredita, ma è lui che deve provare  che  lei dice il falso.  E come? La signora Blasey-Ford è stata ammessa dalla Commissione a deporre che  lei, nel 2012 e 2013, aveva riferito “al suo terapista”  della lontana aggressione dello studente Kavanaugh;  bene, vediamo le annotazioni del terapista, si è detto. No, hanno risposto i  legali della donna; no, è questione  di privacy. Quindi si è ammessa a deporre una circostanza che non si può dimostrare  avvenuta.

Adesso però emerge una verità, che merita la  vostra attenzione.

La presunta vittima sessuale di Kavanaugh, oggi una rispettata docente di psicologia a Palo Alto California, nel 2008  ha pubblicato uno studio scientifico su  come usare l’ipnosi per creare nel paziente “false memorie” di eventi mai avvenuti.

Inoltre, la professoressa Blasey-Ford è attualmente la direttrice dello  Undegraduate Internship Program della CIA: in altre parole, dirige il tirocinio per aspiranti analisti d’intelligence dell’Agenzia.

https://www.cia.gov/careers/student-opportunities/undergraduate-internship-program-analysis.html

In cui la sua professionalità come psicologa capace, con l’ipnosi, il controllo della mente e false memorie,   è sicuramente molto stimata  e utilizzata.

La professoressa ha una notevole esperienza universitaria, documentata dalle sue sperimentazioni cliniche e da molte pubblicazioni accademiche,  nell’applicazione dell’ipnosi – e anche dell’auto-ipnosi – per creare false memorie

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https://www.maurizioblondet.it/laccusatrice-di-kavanaugh-e-maestra-alla-cia-insegna-falsi-ricordi/ 

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Trailer e recensione del film “L’uomo che uccise Don Chisciotte”

Dopo 30 anni, il regista Terry Gilliam ha realizzato il travagliato progetto cinematografico. Ma oltre al suo stile e alla sua pazzia artistica non resta altro. Inconvenienti, svolta digitale, costumi: le cose da sapere

Beatrice Pagan – 30 settembre 2018

Sono trascorsi quasi 30 anni prima che Terry Gilliam riuscisse finalmente a realizzare il suo travagliato progetto cinematografico ispirato al capolavoro della letteratura spagnola di Miguel de Cervantes. Ora i fan del regista possono finalmente vederne i risultati sul grande schermo: L’uomo che uccise Don Chisciotte, presentato in anteprima al Festival di Cannes, è arrivato nelle sale italiane.

TRA REALTÀ E FANTASIA: DEMONI VERI E IMMAGINARI

Toby (Adam Driver) è un regista pubblicitario dal carattere arrogante e insensibile che in passato aveva molti ideali, ora dimenticati a favore del denaro e di una vita di eccessi. Quando un misterioso zingaro gli si avvicina con una copia di un vecchio film in cui rivisitava la storia di Don Chisciotte, l’uomo decide di ritornare nel villaggio dove aveva girato molti anni prima il lungometraggio, scoprendo di avere causato delle terribili conseguenze: la giovane e innocente Angelica (Joana Ribeiro) è diventata una escort, mentre l’anziano calzolaio (Jonathan Pryce) che aveva interpretato il protagonista è impazzito ed è convinto di essere il “Cavaliere dalla triste figura”, diventando un’attrazione sfruttata economicamente. L’uomo, inoltre, lo scambia per il suo fedele scudiero Sancho, trascinandolo quindi per le campagne alla ricerca della sua amata Dulcinea, obbligando Toby ad affrontare demoni, veri e immaginari, e spingendolo a rendere sempre più confuso il confine tra realtà e fantasia.

Il film scivola progressivamente in un caos che, seppur voluto, rende la visione della tanto attesa opera surreale e poco convincente

Il regista Terry Gilliam, un po’ come il protagonista, con il suo film scivola progressivamente in un caos che, seppur voluto, rende la visione della tanto attesa opera surreale e poco convincente, lasciando l’impressione che l’ossessione per il progetto del suo autore abbia fatto perdere il controllo. La prima parte del lungometraggio, in cui si dà spazio all’esistenza ormai priva di senso e morale vissuta da Toby, diviso tra lavoro e una relazione clandestina con la moglie del suo capo (ruoli affidati a Olga Kurylenko e Stellan Skarsgard), getta le basi per

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https://www.lettera43.it/it/articoli/cultura-e-spettacolo/2018/09/30/trailer-uomo-che-uccise-don-chisciotte-recensione-film-cinema/223982/

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Strage di alberi, Camp Darby si potenzia

di Manlio Dinucci

Dopo la riorganizzazione del 2012, la base USA in Italia di Camp Darby non accoglie più gli ospedali da campo per il Medio Oriente. È diventata sia un vasto magazzino che rifornisce gli empori delle altre basi americane occidentali, sia un gigantesco arsenale. Lungi dall’essere ridimensionato come annunciato, il campo non smette d’ingrandirsi.

RETE VOLTAIRE | ROMA (ITALIA) | 25 SETTEMBRE 2018

 

I primi sono già stati tagliati, gli altri marchiati con la vernice: sono 937 gli alberi che vengono abbattuti nell’area naturale «protetta» del Parco Regionale di San Rossore tra Pisa e Livorno. È il primo «danno collaterale» della massiccia riorganizzazione, iniziata in questi giorni, delle infrastrutture di Camp Darby, il più grande arsenale Usa nel mondo fuori dalla madrepatria [1]. Anche se il comando Usa promette di ripiantare più alberi di quelli tagliati, la costruzione di una ferrovia e altre infrastrutture, frammentando gli habitat naturali, sconvolgerà un vasto ecosistema.

Il progetto prevede la costruzione di un nuovo tronco ferroviario che collegherà la stazione di Tombolo (sulla linea Pisa-Livorno) a un nuovo terminal di carico e scarico, attraversando il Canale dei Navicelli su un nuovo ponte metallico girevole. Il terminal di carico e scarico, alto quasi 20 metri, comprenderà quattro binari lunghi 175 metri capaci di accogliere ciascuno nove vagoni per un totale di 36.

Il terminal sarà collegato all’area di stoccaggio delle munizioni (Ammunition Storage Area) con grandi autocarri. Per mezzo di carrelli movimentatori di container, le armi in arrivo verranno trasferite dai carri ferroviari agli autocarri e quelle in partenza dagli autocarri ai carri ferroviari. Il terminal permetterà il transito di due convogli ferroviari al giorno, che collegheranno la base al porto attraverso le normali linee delle Ferrovie dello Stato.

Il piano di riorganizzazione delle infrastrutture, appena iniziato, è dovuto al fatto che, in seguito all’accresciuto transito di armi da Camp Darby, non basta più il collegamento via canale e via strada della base col porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa. Nei 125 bunker di Camp Darby, continuamente riforniti dagli Stati uniti, è stoccato (secondo stime approssimative) oltre un milione di proiettili di artiglieria, bombe per aerei e missili, cui si aggiungono migliaia di carrarmati, veicoli e altri materiali militari.

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http://www.voltairenet.org/article203099.html

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Catalogna, secessionismo si risveglia
Ed è una guerra che non finirà presto

30 SETTEMBRE 2018

Catalogna, secessionismo si risveglia Ed è una guerra che non finirà presto

Barcellona riesplode la rabbia degli indipendentisti. E a un anno dal referendum, la Catalogna torna a infiammarsi, consapevole che le anime secessioniste della regione iberica non si arrenderanno tanto facilmente. Gli scontri avvenuti sabato per le strade del capoluogo catalano sono il simbolo che quel magma ancora ribolle. E che non è destinato ad arrestarsi nel prossimo futuro.

La miccia è esplosa per la manifestazione del sindacato di polizia Jusapol, che ha voluto ricordare il giorno della requisizione delle urne per il referendum. Tanto è bastato per far scattare la rabbia dei Comitati per la difesa della Repubblica. Erano più di 6mila i manifestanti che hanno raccolto l’appello dei Comitati per scendere in piazza.

Non tanti visti i numeri imponenti delle manifestazioni secessioniste: ma era una protesta nata per essere a rischio violenza, e quindi è chiaro che molti hanno desistito. I manifestanti si sono trovati davanti i Mossos d’Esquadra: la stessa polizia catalana che durante i giorni del referendum aveva sostenuto gli indipendentisti evitando di mettere in atto gli ordini del

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CULTURA

Caro Martin, caro Fritz

L’epistolario dei fratelli Heidegger tra politica e affetti familiari.

di Giovanni Sessa – 29 settembre 2018

 

Martin Heidegger è, ancora oggi, un caso politico. Uno dei più grandi filosofi del Novecento, che ha fortemente condizionato gli sviluppi del pensiero fino ai nostri giorni, subisce da decenni attacchi virulenti, periodiche campagne di stampa tese a screditarlo come uomo e come pensatore. Lo si è presentato, da più parti, quale teorico di riferimento del nazismo, in conseguenza dell’assunzione del Rettorato all’Università di Friburgo nel 1933 (incarico che mantenne per pochi mesi), nonché per il tratto destinale della sua filosofia. La polemica si è fatta incontenibile dopo la pubblicazione dei cosiddetti Quaderni neri, ed ha indotto il professor Friedrich-Wilhelm von Hermann, ultimo Segretario personale di Heidegger, e il professor Francesco Alfieri, dell’Università Lateranense, a dare alle stampe il volume Martin Heidegger. La verità sui Quaderni neri (Morcelliana, 2016) per chiarire le cose.

Nelle sue pagine si dimostrava che, per comprendere le affermazioni heideggeriane contenute nei taccuini, è necessario inquadrarle nell’iter speculativo del filosofo, centrato sulla storia dell’essere. Pertanto, le letture decontestualizzate dei frammenti, proposte dai curatori dei Quaderni neri, risultavano fuorvianti ed errate. E’ da poco nelle librerie per i tipi dell’editrice Morcelliana un nuovo volume curato da von Hermann ed Alfieri, che può aiutare a fare ulteriore chiarezza sul caso Heidegger. Si tratta di Martin Heidegger, Fritz Heidegger, Carteggio 1930-1949 (euro 25,00).

Fritz, fratello del filosofo, svolse, come riconobbe Hannah Arendt, un ruolo fondamentale nella vita affettiva di Martin. Autodidatta, durante i giorni drammatici della seconda guerra mondiale, trascrisse a macchina molti manoscritti del celebre fratello, migliorando, sotto il profilo linguistico, anche passi poco chiari degli stessi, con l’approvazione dell’autore. La

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https://www.lintellettualedissidente.it/letteratura-2/martin-fritz-heidegger-carteggio/

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO DISINFORMAZIONE

La guerra del futuro è già qui (e si chiama Cyber warfare)

18 dicembre 2017 

Cyber warfare. Guerra cibernetica. Non solo attacchi alle reti informatiche di uno Stato, non solo furto di dati sensibili e spionaggio industriale tramite internet: la guerra cibernetica sarà combattuta anche sul campo di battaglia tra colpi di mortaio e bombardamenti aerei. Anzi… la cyber warfare darà la possibilità di inibire le capacità dell’avversario di recare offesa costringendo le sue forze aeree, ad esempio, a restare a terra.

Sembra fantascienza tratta da un film hollywoodiano sulla Terza Guerra Mondiale, ma il futuro della guerra è già qui.

La connessione netcentrica, il progetto Soldato Futurola tuta russa “Ratnik”, sono solo alcune delle applicazioni della cibernetica in ambito militare, e si tratta soprattutto di scambio di informazioni all’interno di una rete più o meno chiusa sul campo di battaglia: un soldato riceve in tempo reale rapporti dalla ricognizione, sia essa aerea o terrestre, ed è in grado di comunicare con tutti i mezzi ed il personale presenti: dal carro MBT al cacciabombardiere passando per i vari comandi ed i droni.

La vera rivoluzione, che stiamo già vivendo, è un’altra, e l’F-35 è uno dei suoi alfieri più emblematici.

Oltre alle avanzate capacità di guerra elettronica (EW – Electronic Warfare) che gli permettono di localizzare e tracciare le forze avversarie e disturbare i segnali del nemico, l’F-35 – nelle sue tre varianti – monta un radar AESA (Active Electronically Scanned Array) con sofisticate capacità di attacco elettronico (falsi bersagli, attacco alle reti e jamming avanzato) ed un POD esclusivamente pensato per la guerra cibernetica.

Il sistema, costruito dalla BAE, si chiama AN/ASQ-239 e si sa ancora poco sulle sue reali capacità. L’industria inglese si limita a dire, sul suo sito, che il sistema nasce per contrastare le minacce del futuro ed è equipaggiato con diverse opzioni attive e passive di difesa elettronica. Inoltre il POD fornisce al pilota la massima consapevolezza di quanto sta intorno a sè aiutandolo ad identificare, monitorare, analizzare e rispondere alle potenziali minacce. I suoi sensori e l’avionica avanzata provvedono una visione a 360 gradi in tempo reale del

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http://www.occhidellaguerra.it/la-guerra-del-futuro-gia-si-chiama-cyber-warfare/

 

 

 

 

 

PERCHÉ IL TESORO NON CI OFFRE PIÙ I BOT, MA S’INDEBITA CON GLI STRANIERI?

Maurizio Blondet  1 ottobre 2018

 

L’amico Francesco R., che lavora  in una finanziaria:

 

La BULGARIA, che ha persino un “rating”  (BBB-) inferiore al nostro, a 10 anni ha uno “spread” rispetto al Bund di 49,8 bp mentre l’Italia di 269,9: com’è possibile? Davvero una bella presa pei fondeili…

http://www.worldgovernmentbonds.com/spread-historical-data/

 

Una risposta possibile è  i bulgari hanno poco risparmio privato, quindi non interessano gli speculatori, mentre noi abbiamo  moltissimo  risparmio privato – su cui “i mercati”  vogliono mettere le mani –  anzi già  le stanno mettendo –  per riempirne i buchi delle loro banche speculative.

In questo video  dell’ottimo  Byoblu, Guido Grosso – già dirigente di BNL – spiega le cause della  crisi finanziaria italiana e il modo per uscirne.

 

https://youtu.be/r5fQKEPYD7A

 

Risponde alle domande che noi  ingenui ci facciamo: un tempo, lo Stato si finanziava semplicemente presso noi risparmiatori, offrendoci BOT che noi italiani compravamo a man bassa. Come mai non li offre più, e invece cerca

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https://www.maurizioblondet.it/perche-iltesoro-non-ci-offre-piui-bot-e-sindebita-con-gli-stranieri/

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Già 70 banchieri d’affari sono stati suicidati….

Maurizio Blondet  1 ottobre 2018

di Alessandro Plateroti

http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/finanza-e-mercati/2018-09-27/crisi-finanziaria-70-banchieri-uccisi-scandali—-070731.shtml?uuid=AEitpI9F&refresh_ce=1

Il 13 marzo del 2014, nel pieno della crisi bancaria, i media americani diedero grande risalto al suicidio di Edmund Reilly, 47 anni, banchiere di punta del Vertical Group, super hedge fund speculativo di Wall Street: si era gettato sotto un treno senza spiegazioni. Ma la vera notizia era un’altra: quello di Reilly era l’undicesimo suicidio di un banchiere di Wall Street in 3 mesi. Tre indizi fanno prova. Settanta cosa fanno? Senza contare il «giallo» di David Rossi e lo strano suicidio, pochi mesi dopo, del banchiere londinese che aveva «firmato» Santorini, il derivato su cui saltò Mps.

GUARDA IL VIDEO: Crisi finanziaria, quei 70 banchieri uccisi dagli scandali

Ma nessuno poteva ancora immaginare che cosa sarebbe accaduto nei tre anni seguenti: la lista delle morti misteriose dei banchieri coinvolti o travolti dagli scandali diventarono quasi un centinaio. E forse anche per questo, una spessa cortina di silenzio ha circondato il fenomeno più controverso ma meno discusso dei 10 anni della grande crisi.

Una lunga scia di sangue e di misteri sembra essere rimasta finora sepolta sotto le macerie della crisi finanziaria: è un elenco con i nomi di oltre 70 banchieri eccellenti – tutti al servizio delle grandi cattedrali della finanza internazionale – scomparsi senza motivo apparente, alcuni vittime di suicidi “anomali”, altri di omicidi senza movente e di incidenti inverosimili o inspiegabili. Al confronto con quanto avvenuto negli ultimi 10 anni, i grandi gialli finanziari italiani come il crack del Banco Ambrosiano, l’omicidio di Sindona e il suicidio di Roberto Calvi, diventano storie da giallo tascabile.

Nel lato oscuro degli scandali non c’è solo il suicidio di David Rossi, l’ex braccio destro di Giuseppe Mussari nel tracollo del Monte dei Paschi di Sienama anche quello ancor più misterioso (e sconosciuto) di William Broeksmit, il banchiere londinese responsabile del famigerato derivato Santorini su cui affondò la banca senese: Broeksmit fu trovato impiccato il 26 gennaio 2014, pochi mesi dopo la morte di Rossi e alla vigilia di una convocazione degli inquirenti sullo scandalo del Libor e dei titoli derivati. Con lui, sparirono misteriosamente i documenti riservati che il banchiere custodiva in casa e che

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http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/finanza-e-mercati/2018-09-27/crisi-finanziaria-70-banchieri-uccisi-scandali%E2%80%94-070731.shtml?uuid=AEitpI9F&refresh_ce=1

 

 

 

 

POLITICA

Un’Italia sovranista senza sovranità

di Manlio Dinucci

Lungi dall’attuare la politica sovranista che proclama, il governo Conte si è impegnato in Libia, agli ordini degli Stati Uniti. La sovranità non si misura dai discorsi, bensì dagli atti, in particolare dal rispetto della Costituzione del proprio Paese.

RETE VOLTAIRE | ROMA (ITALIA) | 4 SETTEMBRE 2018

l polverone politico-mediatico sollevato dallo scontro tra «europeisti» e «sovranisti» nasconde quella che invece è la realtà: un europeismo senza Europa e un sovranismo senza sovranità.

A innalzare strumentalmente la bandiera dell’europeismo è in questo momento il presidente Macron, per far avanzare la potenza francese non solo in Europa ma in Africa. La Francia, promotrice con gli Usa della guerra Nato che nel 2011 demolì lo Stato libico (nella quale l’Italia svolse un ruolo di primo piano), cerca con tutti i mezzi di controllare la Libia: le sue ricche risorse – enormi riserve di petrolio, gas naturale, acqua fossile – e lo stesso territorio libico di grande importanza geostrategica.

A tal fine Macron appoggia le milizie che combattono il «governo» di Fayez al-Serraj, sostenuto dall’Italia che con l’Eni mantiene grossi interessi nel paese.

Questo è solo uno degli esempi di come l’Unione europea, fondata sugli interessi delle oligarchie economiche

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http://www.voltairenet.org/article202729.html

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

Angoscia per il futuro? Leggetevi “The Game” di Alessandro Baricco, e almeno lo capirete

L’ultimo saggio di Alessandro Baricco si intitola The Game, lo ha pubblicato Einaudi il 2 ottobre ed è finalmente il tassello che ci serviva per passare al prossimo livello della comprensione della rivoluzione digitale che sta ribaltando le nostre vite

di Andrea Coccia – 4 ottobre 2018

C’è un breve scritto di Walter Benjamin che parla di un quadro che gli ha regalato un amico, Paul Klee. Il quadro si intitola Angelus Novus e ritrae il volto di un angelo che, per come lo descrive Benjamin, somiglia molto di più alla faccia che abbiamo noi, abitanti di questo periodo storico così complesso e mutevole, piuttosto che agli uomini del suo tempo. Come noi, quell’angelo ha lo sguardo volto al passato; come noi, vede solo macerie dove invece gli uomini del suo tempo vedevano catene di eventi e strutture lineari; come noi, non ce la fa a lasciarsi trasportare via, vuole rimetterle a posto, vuole capirle. Se non può, scrive Benjamin, è perché «una tempesta che spira dal paradiso» lo porta via, «lo spinge irresistibilmente nel futuro». Come noi.

Fino ad oggi questa immagine dava conto di due tipi di reazione di fronte al progresso: da una parte, quello degli Apocalittici, ovvero coloro che rimanevano fedeli allo sguardo impaurito dell’angelo anche a costo di risultare luddisti fuori tempo massimo; dall’altra, invece, quello degli Integratiche tifavano tempesta e che speravano che quell’angelo mollasse la sua presa nostalgica sul passato e si facesse trasportare via, verso le meravigliose sorti e progressive. Ora, forse, abbiamo trovato la terza via.

Apocalittici contro Integrati. Questo, in buona sostanza, è anche lo stallo alla messicana in cui gran parte del mondo intellettuale contemporaneo si trova: gridare all’apocalisse o tifare un luminoso futuro? Al di là delle ingenuità che caratterizzano sia l’una che l’altra posizione, questo stallo dava anche conto di un clima del pensiero totalmente controproducente, un clima che sapeva di tifo, di fumogeni e di cori da stadio, di voglia di distruggere invece che di creare.

Questo, in altrettanta buona sostanza, è il cul de sac dal quale riesce ad uscire Alessandro Baricco con il suo nuovo libro, intitolato The Game, pubblicato il 2 ottobre dalla casa editrice Einaudi

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https://www.linkiesta.it/it/article/2018/10/04/angoscia-per-il-futuro-leggetevi-the-game-di-alessandro-baricco-e-alme/39639/

 

 

 

 

Non esiste il “vero sé”: coi falsi ricordi modelliamo l’identità

28 SETTEMBRE 2018 – GIULIANA MAZZONI

Anche se pensiamo che esista un “vero io”, una rappresentazione di noi stessi fornita dalle nostre esperienze, in realtà creiamo continuamente falsi ricordi per costruire l’identità che vogliamoVogliamo tutti che gli altri “ci capiscano” e apprezzino per quello che siamo veramente. E nello sforzo di farci accettare, di solito assumiamo che ci sia un “vero io”. Ma come facciamo a sapere chi siamo davvero? Può sembrare semplice – siamo un prodotto delle nostre esperienze di vita, a cui possiamo accedere facilmente attraverso i nostri ricordi del passato.

In effetti numerose ricerche hanno dimostrato che i ricordi modellano l’identità di una persona. Le persone con gravi forme di amnesia di solito perdono anche la loro identità – una condizione meravigliosamente descritta dall’ormai scomparso scrittore e neurologo Oliver Sacks quando parla del caso del 49enne Jimmie G, il “marinaio perduto”, che lotta per trovare un qualche significato dal momento che non riesce a ricordare nulla di ciò che è successo dopo la sua tarda adolescenza.

Ma si scopre che spesso l’identità non è una rappresentazione veritiera di chi siamo, anche se la nostra memoria è intatta. La ricerca mostra che in realtà non accediamo né usiamo tutti i ricordi disponibili quando creiamo narrazioni personali. Sta diventando infatti sempre più chiaro che, in un qualsiasi momento, tendiamo inconsapevolmente a scegliere e estrarre cosa ricordare.

Quando creiamo narrazioni personali, facciamo affidamento su un meccanismo di screening psicologico, detto sistema di monitoraggio, che contrassegna certi concetti mentali (ma non altri) come ricordi. I concetti che sono piuttosto vividi e

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https://www.galileonet.it/2018/09/non-esiste-vero-se-falsi-ricordi-modelliamo-identita-desiderata/

 

 

 

STORIA

I bombardamenti angloamericani di Dresda fecero più vittime della bomba atomica

La maggior parte degli storici tende a minimizzare la gravità dei raid aerei su Dresda del febbraio 1945 nei quali morirono almeno 135.000 persone. La sua distruzione cancellò quasi otto secoli di storia insieme a buona parte dei suoi abitanti

di Marco Pizzuti – 3 ottobre 2018

Un estratto da “Biografia non autorizzata della Seconda Guerra Mondiale” di Marco Pizzuti:

Nel febbraio 1942 Arthur Travers Harris venne nominato comandante in capo del Bomber Command della Royal Air Force e in poco tempo passò alla storia come «Butcher Harris» (Harris il Macellaio) per avere raso al suolo quarantacinque delle principali città tedesche. Durante il suo mandato, infatti, gli angloamericani diedero il via ai bombardamenti a tappeto sulle più grandi città della Germania senza alcuna distinzione tra obiettivi militari e popolazione civile, perché lo scopo delle missioni era abbattere il morale tedesco e decimare la forza lavoro dell’industria bellica.

Il 24 luglio 1943 Harris diede avvio all’Operazione Gomorra, che durò cinque giorni, durante la quale i bombardieri angloamericani distrussero la città di Amburgo: i loro attacchi multipli non si limitarono a colpire le installazioni portuali, le fabbriche e i presidi militari, ma si accanirono soprattutto contro i quartieri residenziali dove trovarono la morte almeno 45.000 civili. Dopo Amburgo fu la volta di Kassel (in cui persero la vita 10.000 civili), Chemnitz, Berlino, Norimberga e Colonia. Nel febbraio 1945 la stessa sorte toccò alla città di Dresda, che fino a quel momento era conosciuta in tutto il mondo come la Firenze dell’Europa orientale per numero di opere d’arte e patrimonio architettonico. La sua totale distruzione da parte degli aviatori angloamericani cancellò dalle mappe quasi otto secoli di storia insieme a buona parte dei suoi abitanti.

Ciononostante, la maggior parte degli storici tende ancora a minimizzare enormemente la gravità di quanto accaduto, confidando nella correttezza degli argomenti utilizzati dagli uffici d’informazione bellica alleati: la presunta presenza di importanti obiettivi militari e la supposta esagerazione del numero delle vittime da parte dei tedeschi a scopo propagandistico. Tale atteggiamento apologetico rispetto alla condotta bellica degli Alleati non sembra tenere conto del fatto che da diversi decenni è stata dimostrata la totale assenza di obiettivi militari a Dresda nel 1945. Il conteggio dei morti, inoltre, si è rivelato eccessivamente ottimistico, poiché non si è considerato che in quel periodo la città era sovraffollata da centinaia di migliaia di pro fughi civili.

Il rapporto ufficiale stilato il 22 marzo 1945 dal colonnello Grosse per conto dello Stato maggiore tedesco menzionava il recupero di 202.040 salmeprincipalmente di donne e bambini

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https://www.linkiesta.it/it/article/2018/10/03/i-bombardamenti-angloamericani-di-dresda-fecero-piu-vittime-della-bomb/39623/

 

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