NOTIZIARIO STAMPA DETTI E SCRITTI SPECIALE 25 APRILE 2018
A cura di Manlio Lo Presti
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Esergo
Quando vi accorgete di essere dalla parte della maggioranza,
è ora di cambiare
(Frédéric Beigbeder)
ROLAND JACCARD, Dizionario del perfetto cinico, EXCELSIOR1881, 2009, PAG. 92
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EDITORIALE
Il 25 aprile 1945 e la guerra civile permanente in Italia
Nel corso del tempo il 25 aprile 1945 diventa sempre più oggetto di polemiche che contrappongono istituzioni, culturali e politiche dell’Italia invece di unirli.
di Manlio Lo Presti
Da pochi anni, gli storici cercano di diradare alcune nubi create su questo evento caricato di emozioni più che di lucidità documentale. Anche e soprattutto, questa ricorrenza non è un patrimonio condiviso della memoria storica di un Paese che nacque sui tavoli delle potenze anglofrancesi e che fu da loro prima saccheggiato con inaudita brutalità costellata da oltre un milione di morti e da oltre 25 milioni di emigrati. Un Paese fragile e senza autonomia utilizzato contro gli Imperi Centrali circa 60 anni dopo, con altri milioni di lutti e di invalidi. Si può dire che l’Italia è stata la prima cavia ante litteram del Piano Goldman.
Continua qui: https://www.dailycases.it/il-25-aprile-1945-e-la-guerra-civile-permanente-in-italia/
Il 25 aprile interpretato senza riscontro di verità
30 aprile 2014 – Loris Mazzetti, Dirigente Rai, autore e scrittore
Nel nostro paese ognuno interpreta la democrazia come gli fa più comodo. Il pregiudicato Berlusconi può andare ospite a Porta a porta, ma non gli si possono fare domande sulle condanne, mentre lui può denigrare i magistrati. Sempre l’ex Cavaliere può stare un’ora e mezza in onda alla domenica pomeriggio su Canale 5 mentre Renzi da Amici no, anche se è noto che da quando è premier, seguendo le orme di B., preferisce alle domande di Santoro-Travaglio quelle della De Filippi.
Continua qui: https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/30/il-25-aprile-interpretato-senza-riscontro-di-verita/969491/
Dovere di memoria o dovere di verità? Aspettando “san 25 aprile”
Trascorse da poco due ricorrenze dedicate ad altrettante tragedie del secolo passato, ed in attesa dell’imminente madre di tutte le nostrane ricorrenze, la così chiamata festa della liberazione, proviamo ad accostarci con obiettività a questo tipo di celebrazioni, per trarne opportuni spunti di riflessione.
Dovere di memoria, memoria condivisa, giornata della memoria o del ricordo, tutte queste esortazioni, imposte quasi come obblighi morali o di “civiltà”, spesso finiscono per ridursi a mera propaganda ideologica e a motivo di lacerazione politica, offrendo il fianco a inevitabili distorsioni. Se ci appelliamo alla memoria, è ovvio che essa si rivolga a ciò che è conveniente e trattenga ciò che maggiormente ci colpisce, in positivo o in negativo.
Continua qui: http://ordinefuturo.net/2017/03/08/dovere-di-memoria-o-dovere-di-verita-aspettando-san-25-aprile/
Il 25 aprile
Il Presidente della Repubblica, il Governo, le forze politiche ed anche Alleanza Nazionale , alla quale aderiscono molti ex- combattenti della RSI, definiti da Gianfranco Fini “combattenti del male assoluto”, partecipando alle manifestazioni per il sessantennio della insurrezione partigiana vorrebbero significare l’unità nazionale stessa dinanzi a quegli eventi. Ma anche al più superficiale degli italiani, per non dire allo storico, appare evidente la contraddizione. Come può celebrarsi, quale fatto di unità nazionale, l’epilogo di una guerra civile?
Continua qui: http://www.laltraverita.it/documenti/il_25_aprile.htm
La Storia non si celebra, si studia
di Gianfredo Ruggiero
Nella Foto in alto: partigiani che portano al supplizio la studentessa tredicenne Giuseppina Ghersi, la quale, accusata di “collaborazionismo”, fu violentata ed uccisa assieme alla madre dopo il 30 Aprile del 1945. Vedi: Informazione consapevole
Ogni anno, con l’approssimarsi del 25 aprile, si susseguono a ritmo incalzante le rievocazioni della guerra di liberazione. E’ un crescendo di manifestazioni, convegni e interventi per celebrare degnamente il sacrificio dei partigiani e di quanti si immolarono per riportare in Italia libertà e democrazia. Le piazze si tingono di rosso e i ricordi della barbarie nazifascista riaffiorano alla mente.
Tutto bene tranne che…
Continua qui: https://www.controinformazione.info/25-aprile-fu-vera-gloria/
La verità sul 25 aprile che i comunisti nascondono
Redazione – Mar, 24/04/2007
25 aprile. È assiomatico che l’Italia, nel 1945, è stata liberata dal nazifascismo dai partigiani comunisti. La verità storica, quella dei fatti, non della storiografia e propaganda marxista che ha imperato incontrastata per decenni, è che l’Italia è stata liberata dagli alleati con l’aiuto (limitato, per uomini e mezzi) dei partigiani.
Mentre i partigiani non comunisti lottavano per riportare in Italia la democrazia, quelli comunisti lottavano per portare in Italia, non la democrazia, bensì il regime comunista, alla stregua di quello che l’armata rossa impose nell’Europa centro-orientale e nella Germania dell’Est.
Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/verit-sul-25-aprile-che-i-comunisti-nascondono.html#/regionali/tempo-reale/1
La Brigata Ebraica e la manifestazione del 25 aprile: il racconto di una lenta ma crescente accettazione
22 aprile 2018Italia
Ripubblichiamo un articolo scritto da Davide Romano qualche anno fa, per ricordare, alla vigilia della manifestazione del 25 aprile, che cosa fu la Brigata Ebraica e perché è importante onorarla.
di Davide Romano
“Siete come i nazisti!”, “sionisti assassini!”, “criminali!”. Così fu accolto lo striscione della Brigata ebraica da alcuni facinorosi, quando per la prima volta lo portammo in un corteo del 25 aprile. Fu a Milano, era il 2004 e per la prima volta le bandiere israeliane sfilavano al corteo della Liberazione. Sapevamo non sarebbe stato facile. Già io, quando proposi l’idea a Eyal Mizrahi presidente dell’associazione Amici di Israele, temevo che la proposta fosse giudicata troppo pericolosa per l’incolumità dei partecipanti al corteo. Ma lui accettò, grazie anche a quel pizzico di razionale incoscienza che caratterizza tanti israeliani.
Pansa: tutte le falsità sulla Resistenza
25 Aprile 2015 – Giampaolo Pansa
Gli anniversari dovrebbero essere aboliti. Soprattutto quando celebrano un evento politico che si presta a una giostra di opinioni non condivise. Accade così per il settantesimo del 25 aprile 1945, la festa della Liberazione. Una cerimonia che suscita ancora contrasti, giudizi incattiviti e tanta retorica. A volte un mare di retorica, uno tsunami strapieno anche di bugie e di omissioni dettate dall’ opportunismo politico. Per rendersene conto basta sfogliare i quotidiani e i settimanali di questa fine di aprile. È da decenni che studio e scrivo della nostra guerra civile. Ma non avevo mai visto il serraglio di oggi. Una fiera dove tutto si confonde. Dove imperano le menzogne, le reticenze, le pagliacciate, le caricature. È vero che siamo una nazione in declino e che ha perso la dignità di se stessa. Però il troppo è troppo.
Continua qui: http://www.liberoquotidiano.it/news/opinioni/11782562/Pansa–tutte-le-falsita-sulla.html
Il 25 aprile e il falso storico della Resistenza vittoriosa
La Resistenza è stata ininfluente ai fini della liberazione della penisola dai nazi-fascisti, ha colpevolmente mentito sui massacri della guerra civile, è diventata il simbolo dell’Italia comunista. Ma ha ancora senso celebrare il 25 aprile?
In una società che ha l’ossessione dell’immediato e dell’evanescente, caratterizzata da attributi come la ‘liquidità’ e la ‘fluidità’, è corretto riproporre ciclicamente spazi e momenti destinati alla memoria. Sono i momenti in cui l’esistente è sottoposto al giudizio che si sviluppa a partire dal confronto con il passato.
Continua qui: http://www.informatore.eu/articolo.php?title=il-25-aprile-e-il-falso-storico-della-resistenza-vittoriosa
Per il 25 aprile scoppia la faida tra i partigiani
La Scala concede uno spazio all’Anpi. Un reduce: non rappresenta tutti
Luigi Mascheroni – Lun, 25/04/2016
La guerra civile, ora, è interna al mondo partigiano. Può sembrare un piccolo episodio ma, a un giorno dalle celebrazioni del 25 aprile, mette a nudo una vecchia contrapposizione – partigiani comunisti che hanno egemonizzato la Liberazione, e partigiani non comunisti sempre rimasti ai margini – che si trascina tra infastiditi silenzi e malumori da 70 anni, e ogni tanto alza la testa.
Continua qui: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/25-aprile-scoppia-faida-i-partigiani-1250418.html#/regionali/tempo-reale/1
25 aprile: tutti gli anni si festeggia una sconfitta
di Enrico Marino – 25 aprile 2013
Tempo addietro, il governo Berlusconi aveva proposto di abbreviare la lista delle festività che interrompono la settimana lavorativa e di incorporarle nella domenica successiva. Fra queste la ricorrenza del 25 aprile, ma subito da sinistra ci fu una sollevazione di sdegno perchè quella festa doveva restare l’occasione di divisioni e di commemorazioni di parte. Gli agguati dei partigiani e le rappresaglie; una guerra civile che mise gli uni contro gli altri migliaia di italiani; i terrificanti bombardamenti angloamericani; i partigiani giustiziati e la macelleria messicana di Piazzale Loreto; i partiti che tornano alla luce del sole; le vendette e gli assassini partigiani del post-aprile 1945, quando in molti che erano stati dalla parte di Salò vennero braccati e uccisi, spesso innocentissimi; tutto questo doveva rimanere, non come ammonimento, ma solo come occasione per riaprire un fossato e spargere veleni anche fra le giovani generazioni e riproporre, sulla base di assurde equiparazioni fra il presente e il passato, scenari di contrapposizione feroce fra gli italiani.
Continua qui. http://www.ereticamente.net/2013/04/25-aprile-tutti-gli-anni-si-festeggia-una-sconfitta.html
Piazzale Loreto, la «macelleria messicana» che indignò anche i partigiani
La definizione di «macelleria messicana» fu coniata da Ferruccio Parri di fronte ai corpi di Mussolini, di Claretta Petacci e dei gerarchi appesi al distributore di benzina di Piazzale Loreto
La definizione di «macelleria messicana» non fu coniata da un pubblicista di destra, ma da uno dei capi più rispettati della Resistenza, Ferruccio Parri, vicecomandante del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia. Certo, quel che era avvenuto a piazzale Loreto dall’alba al tardo pomeriggio del 29 aprile 1945 aveva indignato un po’ tutti. Persino l’incendiario socialista Sandro Pertini, l’uomo che voleva uccidere Mussolini e che durante la campagna per il referendum istituzionale non esitò a sparare una sventagliata di mitra contro l’abitazione che ospitava Umberto II, esclamò: «L’insurrezione è disonorata». E Indro Montanelli, che di quello spettacolo fu testimone, scrisse di aver capito «cos’è la piazza quando si ubriaca di qualche passione».
Cinema e Resistenza: quello che i film sanno insegnare
Quali sono i capolavori che meglio hanno raccontato la Resistenza? Quale Italia hanno raccontato? E perché non ci sono pellicole sul 25 aprile?
Tra i tanti «specchi» che il cinema ha offerto all’Italia e agli italiani per ritrovare una certa immagine di sé ma anche per confrontarsi con un possibile modello a cui ispirarsi, per capire meglio chi fossimo e dove ci trovassimo e insieme per misuraci con i nostri sogni e le nostre idealità, i film che hanno parlato di Resistenza, che l’hanno raccontata e insieme le hanno dato una forma capace di sintetizzare esperienze e storie, sono sicuramente tra i più interessanti e stimolanti. Perché attraverso un tema così importante e fragile insieme, così significativo e controverso, il cinema riuscito a raccontare agli italiani cos’erano e come si vedevano.
Il coraggio di guardare la realtà: «Roma città aperta»
Perché proprio il 25 Aprile non è soltanto una ricorrenza
È il giorno in cui fu riconquistata la dignità che il fascismo aveva infangato con le leggi razziali e l’abolizione delle libertà civili. E in cui il Comitato di liberazione nazionale dell’alta Italia proclamò l’insurrezione dei partigiani contro gli occupanti nazifascisti
La manifestazione dell’anno scorso a Porta San Paolo
Il 25 aprile non è un giorno qualsiasi. La festa nazionale ricorda la Liberazione dall’occupazione nazifascista e la fine della guerra, ma celebra un giorno preciso: quello in cui il Comitato di liberazione nazionale dell’alta Italia proclamò l’insurrezione di tutti i partigiani contro gli occupanti nazifascisti.
25 aprile, come mai festeggiamo oggi la Liberazione?
Perché in quel giorno, nel 1945, i soldati nazisti e fascisti si ritirarono da Torino e Milano
(Keystone/Getty Images)
Il 25 aprile è la data scelta in Italia come festa nazionale della Liberazione dal nazifascismo, che avvenne nel 1945. L’occupazione tedesca e fascista non finì in un solo giorno, nel 25 aprile di quell’anno i soldati della Germania nazista e quelli fascisti della repubblica di Salò cominciarono la loro ritirata dalle città di Torino e Milano, dopo che la popolazione si era ribellata e i partigiani avevano organizzato un piano coordinato per riprendere le città.
Continua qui: https://www.ilpost.it/2016/04/25/perche-25-aprile-liberazione/
Lettera aperta a un giornale della sera sul 25 aprile
di Vanessa Roghi pubblicato martedì, 26 aprile 2016
Caro Marco Cianca,
leggo il tuo articolo sul 25 aprile mentre, in treno, sto andando a Marzabotto.
Ho deciso infatti di trascorrere lì, quest’anno, il giorno della Liberazione. L’ho deciso per tanti motivi, non ultimo il fatto che a Monte Sole si presenteranno nuovi documenti sui processi ai criminali responsabili delle stragi del 1944, processi le cui sentenze, emesse in anni recenti, troppo recenti, non sono mai state eseguite.
Continua qui. http://www.minimaetmoralia.it/wp/lettera-aperta-a-un-giornale-della-sera-sul-25-aprile/
Il fascismo antifascista. Perché non mi piace il 25 Aprile
Dopo aver letto il suo articolo sull’’Unità’ del 20 aprile scorso dal titolo ‘Il 25 aprile sia festa per tutti’, pensavo (lo ammetto, per mia ignoranza) che Oreste Pivetta (Milano, 1949) fosse un residuato bellico della lunga estate calda dell’ideologia italiana, un trinariciuto venuto dal passato, a riprova del fatto che da noi non si butta via niente e non ci sono capitoli di storia ormai chiusi per sempre. Andando per curiosità su ‘Internet’, ho visto, invece, che si tratta di un ‘intellettuale militate’ – laureato in architettura – con le ‘carte in regola’, collaboratore di note riviste e di case editrici prestigiose come Donzelli, Laterza e Feltrinelli, frequentatore dei ‘salotti buoni’ della sinistra italiana – Lucia Annunziata, Barbara Palombelli, Gad Lerner, Gianni Riotta.
Continua qui: https://www.loccidentale.it/articoli/115630/il-fascismo-antifascista-perche-non-mi-piace-il-25-aprile
Ma quale festa della liberazione? Oggi siamo più oppressi di prima
Andrea Pasini – 24 aprile 2018
“Se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire”. Da questo spunto, arrivatomi da George Orwell, mi introduco nel mondo dell’ipocrisia targata 25 aprile. Un sentimento che non si sviluppa soltanto nelle ventiquattro ore dedicate alla Liberazione, ma che permane nella mentalità della sinistra italiana. “È sempre tempo di Resistenza” ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo scorso anno durante i festeggiamenti. “Una festa di speranza ancor di più per i giovani”, l’ha definita invece nel 2015. Speranze di un futuro diverso. Ma quale futuro può nascere con il sostegno inesistente di questa classe politica. Un futuro in cui manca il rispetto per la propria nazione?
Continua qui: http://blog.ilgiornale.it/pasini/2017/04/24/ma-quale-festa-della-liberazione-oggi-siamo-piu-oppressi-di-prima/