
RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
1 APRILE 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
La medicina promette di guarire fra cento anni
quelli che stanno per morire stamani.
RAMON GOMEZ DAVILA, Sghiribizzi, Bompiani, 1997, pag. 177
https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito
Precisazioni
www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com
Il blog non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse. Nulla su questo blog è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali.
Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com
La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
SOMMARIO
Proseguono gli arresti domiciliari. Per il nostro bene, beninteso!
CORONA-CHIP: “Il chip sottopelle con certificato digitale di vaccinazione da Coronavirus”
Criticano Orbán ma accettano il modello cinese
DISINFORMAZIONE STATISTICA E GOLPE
Satanismo e potere, da Charles Manson a Michael Jackson
Il senso di colpa
Coronavirus: Scatta la colpevolizzazione dei cittadini
Extinction Rebellion: Il Coronavirus e` la cura gli esseri umani sono la malattia
Perdere la libertà al tempo del Coronavirus (Francesco Ferrara)
Un governo di salute pubblica? Ad avercelo
COMUNICATO N. 5: QUARANTENA PEGGIORE DEL VIRUS
Gli Stati Uniti si preparano a intensificare l’escalation militare contro l’Iran schierando missili Patriot in Iraq
Piano Americano Top-Secret, Regole Militari Sotto Il Coronavirus – Newsweek
Stato di emergenza e capitalismo della sorveglianza
Italia, prorogate fino al 13 aprile tutte le misure restrittive
Quel bonus di 600 euro che arriverà a pochi
Italia: nuovo decreto da oltre 30 miliardi? È l’ora della verità
Un politico francese afferma che la quarantena non dovrebbe essere imposta
sulle zone ad alta concentrazione di migranti per evitare sommosse.
La Germania chiude i confini agli Europei ma i migranti possono ancora entrare.
Le Tasse si mangiano metà dello Stipendio (anche dei lavoratori Dipendenti)
Con quel debito privato l’Olanda non può minacciare nessuno. Sicuramente no l’Italia
Il perché delle differenze di mobilitazione tra Italia e Francia.
“Ossigeno ora in cambio di anni di austerità?
La scommessa da 1 miliardo $ per il vaccino anti-coronavirus
INPS: dati personali esposti online, grave falla di sicurezza
Roberto Calvi: dal Banco Ambrosiano al ponte dei Frati Neri
EDITORIALE
Proseguono gli arresti domiciliari. Per il nostro bene, beninteso!
Manlio Lo presti – 1 aprile
Come nella tradizione, il pesce d’aprile produce i suoi effetti.
Nella situazione italiana, il pesce sarà d’aprile, maggio giugno, luglio, agosto e settembre.
Giusto il tempo necessario per iniettare forzosamente alla popolazione i vaccini che non si è avuto il tempo di sperimentare grazie al solito mantra:
FATE-PRESTO-URGENZA-PANDEMIA-TERRORE-STERMINIO
I cittadini che però il potere considera sudditi saranno brutalmente sottoposti a punizioni sempre più dure.
Con la giustificazione del FATE-PRESTO saranno invasi dentro casa senza mandato per l’esecuzione di massa di tamponi e iniezione dei vaccini.
I ribelli saranno deportati – preferibilmente di sera, lo stesso orario preferito per gli sbarchi di MIGRANTI-PAGANTI-VOTANTI – verso appositi campi di raccolta stile GRANDE BALZO IN AVANTI DELLA CINA MAOISTA, o forse assassinati e catalogati con cartellino legato all’alluce del piede come ammalati irreversibili.
Con la scusa del contagio che “non si ferma”, avranno luogo centinaia di migliaia di separazioni forzate di nuclei familiari.
Il copione appena descritto in sintesi sarà giustificato 56 ore al giorno
- dai dibattiti delle 20-30 trasmissioni politiche esistenti,
- dai 30-40 dibattiti pomeridiani,
- dal web,
- dalle televisioni di regime a reti unificate di terra di mare e di aria,
- dalla carta stampata di regime, specialmente quella finanziata dalla Presidenza del Consiglio, oltre che da altri canali sotterranei di provenienza anglofrancotedescaUSA
L’architrave di questa ignobile sarabanda è appoggiata sulla diffusione martellante del senso di colpa della popolazione alla quale, ovviamente, cinicamente e delinquenzialmente, vanno scaricate il demerito delle inefficienze e della ossessiva politica liberista globalista di taglio dei costi sanitari e dei servizi sociali in genere. Mentre si possono spendere 5 miliardi l’anno per l’immigrazione selvaggia, dozzine di miliari per la difesa e per le missioni all’estero.
GLI ITALIANI POSSONO ANDARE A FARSI FOTTERE
PERCHÈ SONO UN COSTO
PERCHÈ I PENSIONATI, I LUNGODEGENTI, I DISABILI
SONO SPAZZATURA DA ELIMINARE CON L’EUTANASIA DI MASSA
I bollettini di guerra diffusi quotidianamente alle ore 18,00 riportano il numero dei morti facendo distinzioni nella causa dei decessi ma poi comunicano il dato complessivo, il solo dato che il sistema stampa web tv diffonde in ottemperanza al compito loro assegnato dai Piani Alti per la diffusione ossessiva del terrore, dei sensi di colpa se solo osi uscire o sollevare un dubbio sul procedimento e sulla gestione di tutta questa c.d. crisi tecnicamente abilmente scientificamente dettata dallo spin doctor dell’OMS al Badoglio 2.0.
Ancora attendo che qualcuno, come compito di un buon giornalista, indaghi se altre nazioni europee hanno un CONSIGLIORI dell’O.M.S. – Organizzazione Mondiale della Sanità che detta arrogantemente il copione ai rispettivi capi di governo.
ANCORA SILENZIO!
Intanto, il governo Badoglio 2.0
- dichiara erogazioni OTTRIATE ma non ancora eseguite;
- sono stati eseguiti finanziamenti alla Tunisia, ad un Paese sudamericano e a paesini toscani per la politica gender: quelli si che erano urgenti!
- continua a finanziare 9.000 enti inutili per 12 miliardi l’anno;
- dichiara le linee di spesa deliberate mesi per copertura spese di funzionamento spacciandole per interventi urgenti;
- dichiara scadenze dell’arresto domiciliare di massa una settimana dietro l’altra perché la popolazione terrorizzata e sfinita sia sottomessa crudelmente allo stillicio di un rinvio kafkiano eterno;
- non ha controllato – se non a posteriori perché si era scoperto tutto – che alcune industrie italiane vendevano mascherine all’estero!
P.Q.M.
Ormai solo un Dio ci può salvare …
IN EVIDENZA
Leggi anche:
Dopo il blocco: Un programma di vaccinazione globale contro il Coronavirus…
La “pandemia” del Coronavirus? Il vero pericolo è l’Agenda ID2020:
Vaccinazioni forzate, impianto chip e depopolazione
FONTE:https://icomplottisti.blogspot.com/2020/03/corona-chip-il-chip-sottopelle-con.html#more
Criticano Orbán ma accettano il modello cinese
Zuppa di Porro: rassegna stampa del 31 marzo 2020
Nicola Porro – 31 MARZO 2020
VIDEO QUI: https://youtu.be/6hW1iROSUEk
00:00 I giornali unici del virus oggi ci raccontano che l’Italia non potrà aprire prima di maggio…
02:15 Cari sindacati di polizia, quando ci fanno i legittimi controlli per strada non fateci trattare da delinquenti.
03:40 Magnaschi su Italia Oggi ci racconta che le colpe non sono solo di grillini e dipendenti pubblici.
04:35 Lasciamo perdere le cause contro i medici in questo periodo.
05:48 Toc toc: l’ospedale alla Fiera di Milano è pronto. Alla faccia della burocrazia!
06:35 Bella l’intervista di Fedele Confalonieri al Giornale.
07:35 La comunicazione del giornale unico del virus? “Sono arrivati gli 800 euro agli autonomi”. Falso!
10:00 L’imprenditore che in Germania ha ricevuto 5mila euro sul conto corrente.
10:30 Il grido dell’ad dell’acciaieria di Terni chiusa mentre i suoi concorrenti in Europa gli rubano i clienti.
13:00 La lettera contro olandesi e tedeschi di Carlo Calenda & company.
13:40 Salvini, intervistato da Il Giornale, chiede la pace fiscale.
15:30 L’ipocrisia di chi contesta i pieni poteri a Orbàn ma accetta il modello cinese.
16:35 Gad Lerner intervista il capo di Conad che si lascia a un commento sgradevole sulla donazione della famiglia Caprotti.
18:45 Travaglio ormai non scrive più…
19:20 La storia del re tailandese chiuso in una stazione sciistica in Germania con la quarta moglie e le venti concubine.
FONTE:https://www.nicolaporro.it/zuppa-di-porro/criticano-orban-ma-accettano-il-modello-cinese/
DISINFORMAZIONE STATISTICA E GOLPE
30 MARZO 2020
Da uno studio della Oxford University(1), e da altre fonti, risulta che il Covid 19 si sta diffondendo anche in Italia sin dai primi di gennaio, ha già passato il picco da una trentina di giorni, ed è già presente da allora in circa metà della popolazione, ossia un italiano su due porta il virus, quasi tutti senza sintomi o sintomi gravi.
Quindi è del tutto ingiustificata la chiusura delle attività, o lockdown, che ci costa 160 miliardi mese oltre alla graduale distruzione del tessuto aziendale. Era ed è inutile, è inefficace: il virus è dappertutto. Bisognerebbe invece capire perché in certe zone diventa molto più lesivo che altrove. E allora che scopo ha il lockdown? A che cosa serve? A chi serve?
E’ inconcepibile che il governo non abbia fatto uno studio a campione per verificare che percentuale della popolazione ha il virus, prima di bloccare l’economia e togliere la libertà di movimento. E’ più cvhe probabile che lo abbia fatto oppure ricevuto, e che non divulghi il risultato altrimenti non avrebbe avutoil pretesto per fare ciò che ha fatto.
Infatti, le autorità, anziché far conoscere la realtà alla gente, praticano sistematicamente la disinformazione statistica, in due modi precisi:
-primo: conteggiano come decessi da corona virus tutti i decessi in cui il cadavere risulti positivo al tampone, anche se la morte è avventa per infarto o per altra causa;
-secondo:usano tamponi che danno il 50-80% di falsi positivi, ovvero gli apparenti positivi sono più del doppio del reale.
Ciò spiega perché in Italia il tasso di mortalità appare abnormemente alto rispetto agli altri paesi: è gonfiato ad arte!
Sfruttando queste due falsità, il regime può far salire o scendere a sua convenienza politica le percentuali di contagio e di mortalità.
Si conferma quindi che lo scopo vero del governo è quello di sospendere le Costituzione concentrando nelle sue mani poteri abnormi per mettere il Paese in ginocchio, senza soldi, senza libertà e servirlo su un piatto d’argento al MES, alla Merkel e alla sua fidatissima Ursula Von der Leyen, che con i loro prestiti a strozzo potranno prendersi tutto quello che ancora non si sono presi.
Questo piano è definitivamente dimostrato anche dal fatto che, mentre la gente è alla fame e le aziende muoiono, Conte aspetta altri 14 giorni che la cosiddetta Europa decida sui sostegni alla nostra economia. Teniamo sempre presenti che Ursula, merkeliana di ferro, è stata eletta alla presidenza della Commissione Europea grazie al voto di PD e M5S. E che la Lega ha lasciato il governo Conte proprio per questo, sapendo dove Conte e di Maio sarebbero arrivati, presi nella strapotente integrazione eurogermanica. Era tutto già concordato, e la pandemia ha solo anticipato e accelerato il programma.
Ma finalmente ieri Matteo Salvini ha dichiarato che l’Italia, per salvarsi, deve fare una cosa semplice: mettersi a battere moneta.
P.S. Faccio la seguente precisazione al Comunicato n. 6 a seguito di quesiti formulati da alcuni lettori.
Anche qualora i dati forniti dalla Oxford University non fossero confermati, il punto resta:
Il blocco del Paese, con quello che costa, la reclusione della gente e lo stravolgimento delle procedure costituzionali si giustificano solo qualora il tasso di diffusione fosse molto basso. Il governo doveva quindi prima accertarlo con uno studio a campione, poi dichiarare il risultato al Paese e decidere di attuare o non attuare il blocco.
Non ha comunicato un accidente. Ma non è nemmeno credibile che non abbia fatto il controllo a campione – sarebbe una follia. Ameno ché lo scopo fosse non di fermare il contagio ma di ingabbiare gli Italiani e mettere in ginocchio l’economia per far accettare l’intervento del MES e la definitiva spoliazione dell’Italia di ogni autonomia economica e politica dalla Germania e dalla grande finanza speculatrice, come da progetto originale dell’integrazione europea.
Questa seconda ipotesi è più verosimile non solo perché non è possibile che governo sia folle nel suo insieme, ma anche perché le autorità fanno visibilmente disinformazione statistica, non fornendo dati raccolti in modo omogeneo e confrontabile, non distinguendo chiaramente nelle dichiarazioni tra soggetti col virus ma asintomatici, soggetti col virus e sintomatici, soggetti col virus e sintomi ricoverati in regime non intensivo e in regime intensivo.
Inoltre, come già detto, gonfiano il numero delle vittime del virus perché usano tamponi che danno circa il 65% di falsi positivi e perché conteggiano come morti di Covid 19 tutti i morti che risultano positivi al tampone, quale che sia la vera causa della morte (ad es., infarto o ictus).
(1) https://www.dailywire.com/news/oxford-epidemiologist-heres-why-that-doomsday-model-is-likely-way-off https://www.dailywire.com/news/epidemiologist-behind-highly-cited-coronavirus-model-admits-he-was-wrong-drastically-revises-model?itm_source=parsely-api
https://www.dailywire.com/news/epidemiologist-behind-highly-cited-coronavirus-model-admits-he-was-wrong-drastically-revises-model?itm_source=parsely-api
FONTE:http://marcodellaluna.info/sito/2020/03/30/disinformazione-statistica-e-golpe/
Satanismo e potere, da Charles Manson a Michael Jackson
Charles Manson è stato dipinto come il capo di una setta “satanica” di hippies che nell’agosto del 1969 fece una strage in una villa di Beverly Hills. Quella notte morirono, trucidati in modo cruento, l’attrice Sharon Tate e alcuni suoi amici, massacrati con decine di coltellate e persino forchettate al torace e al ventre, poi finiti con un revolver e impiccati. Orrore nell’orrore, si venne a sapere che Sharon Tate, che era la moglie di Roman Polanski, al momento di essere uccisa era incinta di otto mesi. Manson, che viveva col suo gruppo (la Manson Family) nel deserto californiano della Death Valley, non partecipò fisicamente al massacro, ma venne condannato a morte come mandante (condanna poi tramutata in ergastolo, quando la California abolì la pena di morte, nel 1972). «Da allora – ricorda Massimo Mazzucco – Manson è sempre stato dipinto come la quintessenza del male assoluto, come l’uomo capace di manipolare le menti dei suoi seguaci, fino a portarli a compiere degli omicidi così cruenti ed efferati». Ma attenzione: «Furono anche omicidi assolutamente inutili, nel senso che non è mai stato trovato un vero movente, che rendesse ragionevolmente plausibile una strage del genere». Un possibile movente lo ipotizza Gianfranco Carpeoro, massone e simbologo, che collega Manson a John Lennon e Michael Jackson. Filo conduttore, la musica. Personaggio-chiave: Phil Spector, leggendario produttore dei Beatles.
Dall’infernale notte dell’estate ‘69, scrive Mazzucco su “Luogo Comune”, i media si sono impegnati in tutti i modi per trovare una valida motivazione a quella strage apparentemente insensata. Il meglio che sono riusciti a partorire? «E’ l’ipotesi che Manson volesse vendicarsi contro il proprietario della villa – il produttore discografico Terry Melcher – perché non aveva voluto pubblicare le sue canzoni (Manson era anche cantautore)». Potrebbe non essere affatto una falsa pista, sostiene Carpeoro ai microfoni di “Forme d’Onda”, perché Manson voleva davvero diventare una rockstar e si era messo in contatto con Spector, che è attualmente in carcere per omicidio. Non solo: in tempi recenti, dalla prigione, Manson ha chiesto formalmente di incontrare Spector, che si è rifiutato di vederlo. In tanti anni – dice Carpeoro – pur professandosi innocente, Manson non ha mai osato raccontare quello che probabilmente sapeva, di quella notte maledetta: di cosa aveva paura? E perché tanta insistenza nel voler a tutti i costi incontrare Phil Spector, in carcere? Forse, ipotizza Carpeoro, Charles Manson era convinto che Spector custodisse un segreto indicibile, su quella notte che gli era costata l’ergastolo. Cos’era avvenuto, davvero, in quella villa di Bel Air a Los Angeles, al numero 10050 di Cielo Drive?
Per l’avvocato Paolo Franceschetti, il caso Manson è la fotocopia di quello italiano delle “Bestie di Satana”. Stesso copione: assassini improbabili e indagini superficiali, nessun movente, niente prove (solo alcune confessioni) e niente armi del delitto. «La strage americana, eseguita con la micidiale competenza di un commando di killer, sarebbe stata commessa da un pugno di giovanissime, scalze e sbandate, strafatte di droga: l’accusa è fondata su indizi di cartapesta». Autore di analisi sui maggiori gialli irrisoliti della cronaca italiana come gli “omicidi rituali” (uno su tutti, il caso del Mostro di Firenze), Franceschetti inquadra gli indizi di una possibile pista esoterica: «Nessuno degli inquirenti nota alcuni particolari curiosi che, a tacer d’altro, avrebbero perlomeno dovuto insospettire». Roman Polanski, per esempio: «Al momento del delitto non era in casa, ma in Europa a promuovere il suo film appena terminato: “Rosemary’s Baby”. Il film parla di una donna che mette al mondo un bambino per consacrarlo a Satana (nel finale infatti la donna partorisce), e nel cast figura in veste di consulente nientemeno che il fondatore e leader della Chiesa di Satana, Anton La Vey, l’autore del libro “La Bibbia di Satana”. Il film era quindi qualcosa di più di un semplice film di fantasia». Nessuno, continua Franceschetti, notò che una delle vittime attribuite alla Manson Family si chiamava proprio Rosemary. Si tratta di Rosemary LaBianca, uccisa con 41 coltellate l’indomani, 11 agosto, a due passi dal luogo del primo eccidio.
«Nonostante questa strana, troppo strana coincidenza, nessuno ipotizza neanche lontanamente un collegamento tra la promozione del film e le due stragi». E’ Carpeoro ad aggiungere un dettaglio fondamentale: «Fu proprio Phil Spector, il produttore dei Beatles, a organizzare il viaggio di Polanski in Europa per promuovere il film». Evidentemente, i due erano in strettissimo contatto. Quanto alla strage di Bel Air, Franceschetti ne esamina la simbologia: «Il delitto avviene infatti a Cielo Drive, ad opera di Manson (man-son, figlio dell’uomo, Cristo). In Cielo, quindi, Cristo uccide la Rosa» (per Franceschetti, l’allusione al fiore potrebbe essere una “firma”: la Rosa Rossa sarebbe un’associazione segreta, dedita agli omicidi rituali). «Manson, il Figlio dell’Uomo, vive nella Death Valley, la valle della morte. Vive cioè nel deserto, ed è senza fissa dimora proprio come – guarda tu che coincidenza – il Cristo dei Vangeli: Matteo 8, 20: “Le volpi hanno una tana, e gli uccelli hanno un nido, ma il figlio dell’uomo non ha un posto dove riposare”. Manco a dirlo, il primo poliziotto ad accorrere sul luogo del delitto si chiama Jerry De Rosa». Il corpo di Sharon Tate viene ritrovato legato a quello del suo giovane amante: «I sospetti sarebbero dovuti ricadere su Polanski, che alcuni considerano tutt’oggi uno dei mandanti della strage, ma nessun investigatore batte questa pista».
Da ultimo, annota Franceschetti, c’è da segnalare che anche il nome della vittima più importante sembra non essere affatto casuale. Sharon, infatti, richiama il versetto biblico del Cantico dei Cantici: “Io sono la Rosa di Sharon, il Giglio delle Valli”, da cui è tratta la simbologia rosacrociana della rosa e del giglio. «In altre parole, una rappresentazione: in Cielo (Cielo Drive), il Figlio dell’Uomo (Manson), proveniente dalla Death Valley (Valle della Morte), uccide la Rosa». Se Franceschetti batte in solitaria la pista esoterica, quella del “sacrificio rituale” inscenato da poteri occulti, i giornali si affacciarono anche sull’ipotesi della vendetta, maturata nell’ambiente musicale: a ordinare la strage era stato Charles Manson, scrive la “Stampa”, solo perché le vittime «abitavano nella casa di un produttore discografico che aveva rifiutato di incidere le sue sconclusionate canzoni». Non è esatto, sostiene Carpeoro: è invece possibile che “qualcuno” abbia chiesto a Manson di mandare i suoi “ragazzi”, quellanotte, in quella villa, dove la strage era già stata commessa da altri. Obiettivo: incastrare quei giovani, con le impronte digitali, per depistare le indagini? E magari ottenere in cambio, da Spector, l’agognata produzione del disco che Manson sognava?
Per suffragare il suo ragionamento, Carpeoro rivela che Spector è stato un satanista: il testo della sua hit di maggior successo, “You’ve lost that lovin’ feeling” (cantata dai Righteous Brothers nel 1965) se ascoltato al contrario riproduce, pari pari, un antico rituale satanico. Di più: «La trrama del film “Rosemary’s Baby” è la storia, vera, della vita di Spector, che Polanski non avrebbe mai dovuto raccontare». Secondo Carpeoro era proprio Spector il bambino “consacrato al diavolo” da genitori satanisti: Sharon Tate sarebbe stata trucidata proprio per punire Polanski. Uccisa da chi? Non dai “fricchettoni” della Manson Family, ovviamente. «Il satanismo è un pericolo concreto», sostiene Carpeoro: «Arruola persone disposte a credere in qualcosa che non in esiste, ma che – in nome di quella cosa – possono anche uccidere». Attenzione: «E’ una delle manipolazioni di cui il potere si è spesso servito». Di cosa aveva paura, all’epoca, il potere? I Beatles, ad esempio – e Lennon in particolare – incarnavano il sentimento giovanile, anche politico, della rivolta contro il sistema. «Fu Spector a introdurre i Beatles all’Lsd», dichiara Carpeoro, «e la sua presenza finì col mettere i Beatles uno contro l’altro».
Spector si fece avanti reclamando i diritti di molte canzonui dei Bealtes, che però gli furono negati: il produttiore litigò aspramente con John Lennon. Sciolti i Beatles, Lennon venne assassinato l’8 dicembre 1980 da un giovane fan, Mark David Chapman: una volta arresto, disse che aveva “obbedito alla voce del diavolo”. I diritti dei Beatles, continua Carpeoro, fuorono poi acquisiti da Michael Jackson, anche lui subito “assediato” da Spector perché gli cedesse i diritti dei “Fab Four”. Jackson fu poi ucciso da un’iniezione risultata letale, praticatagli dal dottor Conrad Murray. «Chi aveva presentato quel medico a Michael Jackson? Sempre lui, Phil Spector», aggiunge Carpeoro. E l’ombra dei Beatles – o meglio, della manipolazione che li riguarda – si allunga direttamente su Charles Manson. Ricorda Franceschetti, nella sua ricostruzione: «Secondo il procuratore Vincent Bugliosi, Manson voleva scatenare una rivolta dei neri contro i bianchi, e quella strage doveva dare il buon esempio, innescando la miccia di una rivolta globale. L’idea gli era stata suggerita da una canzone dei Beatles, “Helter Skelter”, e per questo motivo tale movente verrà anche, dai media ufficiali, individuato sinteticamente come “l’Helter Skelter”».
Satanismo e rock, potere e politica? Una teoria «complicata, ma decisamente plausibile e sensata, vista specialmente l’epoca storica in cui si colloca», scrive Mazzucco. L’ipotesi è che Manson «fosse un prodotto di laboratorio della Cia, un “controllato mentale” del programma Mk-Ultra, che sarebbe stato utilizzato per gettare discredito sull’intera comunità hippie dell’epoca, e quindi per estensione sulla pericolosissima e rivoluzionaria filosofia dei “figli dei fiori”». Era l’estate del ‘69, l’anno di Woodstock, e i cosiddetti “figli dei fiori” «si stavano facendo conoscere a livello internazionale con una rivoluzione dei valori talmente radicale che certamente non poteva essere tollerata molto più a lungo dai membri dell’establishment politico di quell’epoca». Solo pochi mesi prima, infatti, era diventato presidente il conservatore Nixon. «Sarà un caso, ma i delitti Manson segnano proprio, nella storia, la fine della percezione positiva e pacifista del movimento hippie, e l’inizio di una connotazione negativa, caratterizzata dai valori antisociali professati dalla setta di Manson, che non avrebbe più abbandonato il movimento fino alla fine dei suoi giorni».
In proposito, il procuratore Bugliosi (che fece condannare Manson e i suoi seguaci) ha scritto: «Il mantra di quell’epoca era pace, amore e condivisione. Prima del caso Manson la gente non aveva mai identificato gli hippie con la violenza. Poi arrivarono i membri della famiglia Manson, che avevano un’aria da hippie, ma erano criminali omicidi. E’ questo provocò uno shock in America. Come era possibile questo?». E ancora: «I delitti di Manson suonarono la campana a morto per gli hippie e per tutto quello che rappresentavano. Fu la fine di un’era. Gli anni ‘60, il decennio dell’amore, si consclusero quella notte del 9 agosto 1969». Che dite, chiosa Mazzucco: sarà stata solo una coincidenza? I presunti omicidi dell’Helter Skelter «da quella villa uscirono scalzi, per poi allontanarsi in autostop», ricorda Franceschetti. Satanismo e potere, avverte Carpeoro, possono coincidere: il primo viene usato dal secondo come copertura, come arma di distruzione. Finiti i Bealtes, eroi della rivoluzione giovanile di quegli anni. Assassinato John Lennon. Ucciso Michael Jackson, travolto da scandali (tutti inventati) dopo aver pubblicato il brano ribellista “They don’t care about us” (non gliene importa niente, di noi). E poi, ci sono quei due detenuti che non parlano: Manson che tace sulla notte della strage, Spector che si rifiuta di incontrarlo. Se qualcuno aveva paura che Manson parlasse, può rilassarsi: il caso è chiuso, Manson non parlerà più. Nemmeno con Spector.
FONTE:https://www.libreidee.org/2017/11/satanismo-e-potere-da-charles-manson-a-michael-jackson/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Il senso di colpa
Lettera Politica N. 805
Instillare in qualcuno l’idea di essere colpevole di qualcosa è un modo per tenerlo in soggezione e condizionarlo nel pensiero e nei comportamenti.
L’esempio più efficace di questa tecnica è “il peccato”, legato per lo più a comportamenti istintivi dettati dalla natura cui l’uomo difficilmente può sottrarsi. Il che significa, per chi stabilisce che cos’è “peccato”, precostituirsi una massa infinita di “peccatori” da condizionare attraverso il “senso di colpa” derivante dal fatto d’aver “peccato”. Si tratta di un modo per esercitare un potere che altrimenti non potrebbe essere esercitato. “Il peccatore”, una volta instillato in lui il senso di colpa, è portato ad accettare penitenze o, più semplicemente, le avversità quali mezzi di espiazione.
Questa tecnica -poco importa se gestita dal potere spirituale, politico o economico- viene utilizzata oggi per tenere in soggezione i popoli. Il nuovo “peccato” è il debito pubblico. Una volta inculcato nella testa della gente il senso di colpa di aver causato il debito pubblico per aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità, è più facile ottenere sacrifici e l’accettazione di condizioni di lavoro e di vita peggiori, come se fossero il giusto modo di espiare il “peccato”.
E’ da un decennio che il mainstream al servizio della finanza internazionale in nome del debito pubblico impone governi non eletti, leggi impopolari, tasse, precarietà nel lavoro e nella vita. Imposizioni che vengono accettate grazie al senso di colpa instillato in ognuno facendolo sentire responsabile del debito pubblico. Ma è un inganno.
Il debito pubblico infatti non ha nulla a che vedere con i debiti che ognuno può contrarre nel corso della vita. Esso è la somma dei titoli finanziari emessi dalla Stato per coprire il fabbisogno monetario di cassa statale. In poche parole è generato dal meccanismo perverso con il quale lo stato emette denaro prendendo soldi a prestito dalla banca centrale, che prima era la Banca d’Italia ed ora è la BCE, entrambe private. Meccanismo che non c’entra con il deficit pubblico che è la differenza fra le entrate e le spese dello Stato. Hanno fatto credere agli italiani che il bilancio dello Stato è un disastro, che bisogna tagliare la spesa e accettare l’aumento delle tasse, che non possiamo più permetterci i costi della democrazia e bisogna ridurre perfino i rappresentanti del popolo. Invece pochi sanno che il bilancio dello Stato è in attivo: dal 1990 è stato chiuso in avanzo primario 26 volte su 28!
Attraverso il senso di colpa instillato dall’inganno che il debito pubblico sia generato da un eccesso di spesa dovuto a comportamenti sconsiderati, le oligarchie finanziarie che comandano il mondo hanno gioco facile a ridurre margini della democrazia, a espropriare l’Italia della sovranità, a snervare e impoverire una nazione che solo fino a qualche anno fa era una delle più ricche e produttive del mondo.
FONTE:http://www.lofficina.org/il-senso-di-colpa
Coronavirus: Scatta la colpevolizzazione dei cittadini
23 MARZO 2020 – di Marco Bersani – Attac Italia
Una delle strategie più efficaci messe in campo dai poteri forti durante ogni emergenza consiste nella colpevolizzazione delle persone, per ottenere dalle stesse l’interiorizzazione della narrazione dominante su ciò che accade, al fine di evitare qualsiasi ribellione verso l’ordine costituito.
É una strategia ampiamente messa in campo nell’ultimo decennio con lo shock del debito pubblico, presentato alle persone come la conseguenza di vite dissennate, vissute al di sopra delle proprie possibilità, senza alcuna responsabilità verso le generazioni future.
Lo scopo era evitare che la frustrazione per il peggioramento delle condizioni di vita di ampie fasce di popolazione si trasformasse in rabbia verso un modello che aveva anteposto gli interessi delle lobby finanziarie e delle banche ai diritti delle persone.
É una strategia che si sta ora dispiegando nella fase più critica dell’epidemia prodotta dal virus Covid19.
L’epidemia ha reso il re nudo e ha dimostrato tutti gli inganni della dottrina liberista.
Un sistema sanitario come quello italiano, fino a un decennio fa tra i migliori al mondo, è stato fatto precipitare sull’altare del patto di stabilità: tagli da 37 miliardi complessivi e una drastica riduzione del personale (-46.500 fra medici e infermieri), con il brillante risultato di aver perso più di 70.000 posti letto, che, per quanto riguarda la terapia intensiva di drammatica attualità, significa essere passati dai 922 posti letto ogni 100mila abitanti nel 1980 ai 275 nel 2015.
Tutto questo dentro un sistema sanitario progressivamente privatizzato e, quando anche pubblico, sottoposto ad una torsione aziendalista con l’ossessione del pareggio di bilancio.
É quasi paradigmatico che il re sia visto nudo a partire dalla Lombardia, considerata l’eccellenza sanitaria italiana e ora messa alle corde da un’epidemia che, nella drammaticità di queste settimane, ha dimostrato l’intrinseca fragilità di un modello economico-sociale interamente fondato sulla priorità dei profitti d’impresa e sulla preminenza dell’iniziativa privata.
Può essere messo in discussione questo modello, con il rischio che, a cascata, l’intero castello di carte della dottrina liberista crolli? Dal punto di vista dei poteri forti, è inaccettabile.
Ed ecco scattare la fase della colpevolizzazione dei cittadini.
Non è il sistema sanitario, de-finanziato e privatizzato, a non funzionare; non sono i folli decreti che, da una parte, tengono aperte le fabbriche (e addirittura incentivano con un bonus la presenza sul lavoro), e dall’altra riducono i trasporti, facendo diventare le une e gli altri luoghi di propagazione del virus; sono i cittadini irresponsabili che si comportano male, uscendo a passeggiare o a fare una corsa al parco a inficiare la tenuta di un sistema di per sé efficiente.
Questa moderna, ma antichissima, caccia all’untore è particolarmente potente, perché si intreccia con il bisogno individuale di dare nome e cognome all’angoscia di dover combattere con un nemico invisibile: ecco perché indicare un colpevole ( “gli irresponsabili”), costruendogli intorno una campagna mediatica che non risponde ad alcuna realtà evidente, permette di dirottare una rabbia destinata a crescere con il prolungamento delle misure di restrizione, evitando che si trasformi in rivolta politica contro un modello che ci ha costretto a competere fino allo sfinimento senza garantire protezione ad alcuno di noi.
Continuiamo a comportarci responsabilmente e facciamolo con la determinazione di chi ha da sempre nella mente e nel cuore una società migliore.
Ma iniziamo a scrivere su tutti i balconi “Non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema”.
FONTE:https://www.vocidallastrada.org/2020/03/coronavirus-scatta-la-colpevolizzazione.html
Extinction Rebellion: Il Coronavirus e` la cura gli esseri umani sono la malattia
MAR 26
Pubblicato da neovitruvian
Extinction Rebellion ha prodotto adesivi che affermano che il coronavirus è una “cura” per la “malattia” che è l’umanità.
“La Terra sta guarendo. L’aria e l’acqua si stanno purificando ”, ha twittato Extinction Rebellion East Midlands. “Corona è la cura. Gli umani sono la malattia! ”
Il post mostra adesivi con lo stesso messaggio e il logo Extinction Rebellion affisso sui lampioni.
Quando un altro ramo di Extinction Rebellion si e` opposto dicendo che tutto questo “non segue i principi di XR”, la sezione East Midlands ha rilanciato.
“Stiamo sottolineando che dal punto di vista della Terra, gli umani si comportano come una malattia, hanno risposto.
Mentre Extinction Rebellion East Midlands potrebbe rappresentare poco più che i deliri di un idiota, l’idea che l’umanità in qualche modo meritasse il coronavirus e che sia un bene per il pianeta è stata ampiamente condivisa da ambientalisti e celebrità.
Dopo che l’attore Idris Elba si è dimostrato positivo al coronavirus, ha affermato che il COVID-19 era il pianeta che stava “reagendo alla razza umana” come vendetta per il cambiamento climatico.
Nonostante le numerose affermazioni secondo cui la natura sta “fiorendo” e gli animali prosperino grazie al coronavirus, si e` scoperto che la maggior parte di queste “favole” sono solo fake news.
FONTE:https://neovitruvian.wordpress.com/2020/03/26/extinction-rebellion-il-coronavirus-e-la-cura-gli-esseri-umani-sono-la-malattia/
Perdere la libertà al tempo del Coronavirus (Francesco Ferrara)

Questo governo, con un paio di decreti, ha cancellato migliaia di anni di libertà civili. Uscire di casa e circolare liberamente è uno dei fondamenti della cultura occidentale. Si dirà che è una misura temporanea. E così ci auguriamo ovviamente che sia e siamo anche del tutto certi che così sarà. Ma questa storia ci racconta come perdere le libertà che consideriamo fondamentali, per una scelta (giusta? Efficace?) di chi ci governa, sia un attimo. Sia velocissimo.
La libertà – ci hanno insegnato Croce, Einaudi, solo per citare i nostri padri – è un bene prezioso, ma anche fragilissimo. Questa “biblioteca” è dedicata a questo principio, che viene declinato nei modi più diversi e irrituali. Tutti noi, qua, non possiamo che provare orrore nel leggere due sedicenti liberali, Alesina e Giavazzi, scrivere sulla prima pagina del Corriere della Sera: “Questo non è il momento di disquisire di libertà personali”.
Occorre ricordarsi che dietro ad ogni violazione delle libertà individuali, c’è sempre una scusa più o meno accettabile da parte di chi le costringe. È il giochetto delle tirannie. E quelle burocratiche non sono da meno. Vale la pena rileggere, come riportato in un recente libro di Francesco Ferrara (Su Frédéric Bastiat, IBL), cosa scriveva Bastiat, morto a Roma proprio per una brutta febbre che lo aveva colpito alle vie respiratorie: “Se la vasta macchina governativa si restringesse sempre nel cerchio della sua competenza, una rappresentanza elettiva sarebbe superflua.
Ma il governo è, nel mezzo della nazione, un corpo vivo che, come tutti gli esseri organizzati, tende fortemente a conservare la sua esistenza, ad accrescere la sua potenza ed il suo benessere, ad allargare indefinitamente la sua sfera d’azione. Lasciato a se stesso, trapassa ben presto i limiti che circoscrivono il suo ufficio; aumenta oltremisura il numero e la ricchezza de’ suoi dipendenti; non amministra ma specula, non giudica ma perseguita o si vendica; non protegge ma opprime…
Può egli esistere libertà, ove, per sostenere enormi spese, il governo, costretto a levare enormi tributi, ricorre alle imposte più vessatorie, ai monopoli più ingiusti, alle esazioni più odiose; ad invadere il campo delle industrie private, ristringere sempre più il cerchio dell’attività individuale, farsi mercante, fabbricante, corriere, professore, e non solamente imporre un alto prezzo ai servigi che presta, ma ben anco allontanare, dandole il carattere di un delitto punibile, ogni concorrenza che possa attenuare i suoi profitti?
Siamo noi liberi, quando il governo spia tutti i nostri movimenti per assoggettarli ad una tassa, sottopone tutte le nostre azioni alle ricerche de’ suoi impiegati, impaccia tutte le nostre intraprese, incatena tutte le nostre facoltà, s’interpone tra tutti i cambi, per farsi ostacolo agli uni, contrariare gli altri e guadagnare su tutti?”. La risposta la conoscete.
Nicola Porro, Il Giornale 19 marzo 2020
FONTE:https://www.nicolaporro.it/perdere-la-liberta-al-tempo-del-coronavirus/
Un governo di salute pubblica? Ad avercelo
MV, La Verità 27 marzo 2020
A questo punto ci vorrebbe davvero un governo di Salute Pubblica. L’espressione è assai pertinente sul piano lessicale ma altrettanto inquietante sul piano storico. Perché il primo e più famoso governo di Salute Pubblica fu varato dai giacobini di Robespierre nell’aprile del 1793 e fu Terrore dopo la Rivoluzione di quattro anni prima.
Ma un governo straordinario, di Salute Pubblica, ci vorrebbe davvero per gestire efficacemente l’uscita dall’emergenza sanitaria e l’entrata nell’emergenza economica, senza perdere di vista il bene comune e la sovranità d’Italia.
Quando si dice uscita dall’emergenza sanitaria non si dice il dopo-virus ma la capacità di accompagnare in modo efficace il controllo del contagio, ripristinare la capacità sanitaria degli ospedali e riuscire a dotare la popolazione di quegli elementi che finora hanno penosamente latitato: mascherine, guanti, disinfettanti, tamponi, per non dire dei respiratori negli ospedali e delle bombole d’ossigeno nelle case in cui si rendono necessarie. Qui lo spettacolo è stato deprimente, è mancato tutto o quasi, salvo iniziative private o locali. L’unica vera incidenza del governo è stata a colpi di decreti & divieti. Decreti a raffica che modificavano continuamente le norme; divieti necessari ma sempre un po’ tardivi e mal concepiti. Più la tragicomica annunciazione di mascherine sempre in arrivo e non ci sono mai: c’è persino agli esteri chi da un mese è ministro per le mascherine e i rapporti con la Cina e ogni giorno sciorina dati per il ballo in maschera sempre rinviato.
Ci vorrebbe un governo in grado di gestire l’emergenza e non di sceneggiarla, di fare profilassi e non one-man-show televisivi per salire nei consensi e vantare un modello sanitario unico al mondo. Fondato in realtà sulla pazienza, il senso civico e la paura degli italiani che restano in casa.
Ma poi, dicevo, c’è da gestire l’emergenza economica e le possibili controindicazioni. Come distribuire i sostegni, a chi dare la precedenza, spalmarli sulla cittadinanza o far ripartire alcuni settori strategici, con che trasparenza gestirli. Ci vorrebbe un ceto di titani per gestire la Rinascita. E parallelamente al capitolo delle uscite si tratta poi di capire quanto costeranno e a chi i soldi per la ricostruzione. Il pericolo di una svendita del paese, o di una gestione effettiva della troika, salvo qualche burattino vanesio che fa da figurante al governo, è reale, e prende il nome eurocratico di Mes, oltreché di svendite sottobanco a potenze come la Cina o gli Usa.
Dunque il triangolo da tenere ben saldo è Sanità-Ricostruzione-Sovranità. Ossia, salute, economia e politica. Da qui dunque la necessità che un governo di Salute Pubblica non sia solo tecnico o di concertazione tra maggioranza e opposizione. Ma allora chi dovrebbe formare questo governo?
E qui vengono i dolori. Perché un governo di Salute pubblica dovrebbe unire in un’agile cabina di comando i migliori del nostro paese, al di là delle posizioni politiche, le intelligenze più lucide e lungimiranti, le competenze più serie, le personalità più autorevoli. Non più mezze calzette, nullivendoli, servetti, saltimbanchi e pulcinella.
Allora il primo dubbio è: dove sono? Il secondo è: chi li seleziona? Il terzo è: chi li sostiene? Il quarto è: con che legittimazione popolare? E infine, chi fa da collante politico dei Migliori? La prima domanda è difficile anche perché di solito i nomi invocati non sono i migliori ma quelli che passa il convento mediatico: ne abbiamo avuti di santoni e supercommissari che si sono poi sgonfiati o sono stati di fatto svuotati e gettati via. Ora il nome-farmaco è MarioDraghi ma chiedo: oltre l’indubbia competenza e autorevolezza economica, potrà guidare un’efficace strategia sanitaria e soprattutto potrà garantire la nostra sovranità o sarà piuttosto la transizione verso un passaggio di poteri, tramite l’economia, ai guardiani dell’Eurarchia (non mi sento di chiamarla Europa)? Poi, chi li seleziona gli Ottimi, gli stessi politici che non destano affidabilità di governo, Mattarella, il Papa, X factor, la Lotteria? Compiuto il miracolo di insediare almeno una dozzina di Migliori, il Parlamento dovrebbe poi votarli se non vogliamo sospendere del tutto la democrazia. E poi finito il loro compito di raddrizzare la barca andranno a casa, lasciando al paese la facoltà di scegliersi il prossimo governo (già, con quale sistema elettorale?) oppure chiederanno direttamente loro il voto, ma non saprei in che modo, se non cambiando sistema costituzionale, oltre la democrazia rappresentativa, mediata dai partiti. Insomma, un percorso difficile. Senza dire che chi ventila un governo Draghi lo vede come garanzia per il Mes o lo agita come spauracchio per mantenere in vita il gabinetto Conte e sventare svolte politiche a destra.
In questa fase, la gente sembra dare consenso a Conte anche perché è la faccia dello Stato (delle cose): accade così nei momenti di paura, si cerca sicurezza stringendosi intorno a chi ci governa; tanto più se c’è un martellante spot-no-stop propagandistico in video, oggi unica finestra sul mondo. Allo stesso tempo c’è la sconfitta della politica: i leader politici hanno meno consenso e meno ascolto, si vogliono azioni di governo e non discorsi. (Curioso il caso di Zingaretti che da malato e assente raccoglie più consensi che da leader e comunicatore).
Ma non sappiamo a lungo andare se quel consenso non si capovolgerà. Comunque questa tragedia, i cui numeri effettivi non corrispondono a quelli ufficiali, mostra che la competenza e l’autorevolezza sono requisiti necessari. Non possiamo più permetterci di avere grillini per la testa. Se la politica deve tornare deve crescere di statura. Per ricostruire ci vorranno statisti, non figuranti, figurine o piazzisti.
FONTE:https://www.marcelloveneziani.com/articoli/un-governo-di-salute-pubblica-ad-avercelo/
COMUNICATO N. 5: QUARANTENA PEGGIORE DEL VIRUS
28.03.2020 Marco Della Luna
Le misure di contenimento del contagio ne uccidono e ne uccideranno molti più di quanti ne salvano, anche in ambito globale. Urge tornare alla normalità produttiva.
Se lo scopo ultimo è ridurre al minimo il numero dei decessi con un uso razionale delle risorse disponibili, e non quello di ridurre la sovrappopolazione mediante morte per malattia e morte per rovina economica, allora siamo completamente fuori strada.
Non sappiamo quanti decessi in più rispetto alla media stia causando o concausando il corona virus, ma sappiamo che sono percentualmente pochissimi rispetto ai 600.000 morti in media annuale in Italia; non sappiamo quanti contagi siano evitati dalle misure antivirus, ma se la diffusione del virus è, come pare, al 60-70% della popolazione, e ancor più se l’epidemia dopo il picco ritorna da altre aree del mondo, allora queste misure sono inutili ma, al contempo, il tasso di letalità reale del virus si rivela minimo.
Sappiamo per contro con certezza che le attuali misure antivirus stanno precipitando l’economia italiana e mondiale in una tremenda recessione, e che le gravi recessioni causano moltissimi morti per fame, sete, scarsa sanità, suicidi, delitti, conflitti.
Le misure anticontagio vanno quindi a causare molti più morti di quante ne evitino, mentre senza tarpare l’economia sarebbe possibile ridurre enormemente i morti per malattia e migliorare la salute generale mediante misure di cui però neppur si parla: sono le misure per ridurre le principali cause di malattia e morte: quelle vascolari, respiratorie, metaboliche. Intervenendo lì, si avrebbe il massimo risparmio di morti a parità di costi.
Ma, ripeto, qual è lo scopo: abbassare la mortalità e migliorare la salute collettiva, oppure risolvere il problema ecologico aumentando la mortalità e sabotando la salute collettiva? Gli effetti di molte decisioni governative vanno oggettivamente in questa seconda direzione.
Da 4 settimane ormai in Italia l’economia è mezza bloccata, i lavoratori autonomi sono quasi tutti a casa, i datori di lavoro chiudono e licenziano, la domanda interna crolla, la produzione segue assieme agli investimenti e ai redditi, quindi crolla anche la capacità di pagare i debiti e le tasse, debiti e tasse sui quali poggiano i titoli finanziari pubblici e privati, diretti e derivati, e tutto il sistema bancario: è partita una spirale che si autoalimenta trascinando verso il basso tutta la società, su scala mondiale. E’ questa la possibile fine della globalizzazione, ma anche di centinaia di milioni di uomini, altro che corona virus. Ci saranno rivolte, quindi la legge marziale, la sorveglianza elettronica, per reprimerle. E la ripartenza non avrà la spinta delle ripartenze dopo le guerre, quella data dalla ricostruzione materiale. E non illudetevi che l’iniezione di migliaia di miliardi di prestiti possa far altro che ritardare il disastro e diluirlo nel tempo a quando saranno da pagare capitali interessi.
Si dovrebbe invece intervenire ieri con l’unico mezzo in grado di impedire che la spirale depressiva parta, ossia con la moneta positiva o Vollgeld: la moneta emessa direttamente dallo Stato senza contrazione di debito (biglietti di Stato) e distribuita direttamente ai consumatori e alle aziende non finanziarie a titolo di indennizzo. Ma non lo si fa, si vuole proteggere il monopolio privato della produzione di moneta-debito dei banchieri che reggono le fila della politica, soprattutto di quella eurogermanica. Altro che vite umane.
Infatti, lungi dall’imparare da Trump, che crea 2000 miliardi di dollari per la gente e le imprese, e assume la direzione dell’economia statunitense per tenerla a galla, Giuseppe Conte, ieri, dopo il nuovo Nein della Merkel (“ce lo nega l’Europa”), ha rinviato tutto di altre due settimane – altre due settimane: vuole essere proprio sicuro di ammazzare per bene l’economia italiana, di spingere la gente all’esasperazione e all’assalto ai supermercati, per avere il pretesto di introdurre nuove restrizioni della libertà e controlli elettronici a tappeto, e magari di far intervenire l’Eurogendfor. Così si va ad eliminare i piccoli esercizi commerciali e artigianali per far spazio di mercato alle grandi catene straniere di supermercati, bar e ristoranti, che poi assumeranno gli ex negozianti e artigiani a 600 euro al mese. Ce lo chiede l’Europa. Se Conte avrà successo in questo, lo premieranno, come Prodi, con la presidenza della Commissione Europea?
Che cosa fare, al contrario, dopo aver scacciato Conte, oltre a introdurre la moneta positiva?
Visto che le misure anticontagio sinora adottate non producono un sostanziale abbassamento dei morti, e che quindi chiaramente si basano su una erronea comprensione del problema, aboliamole, lasciamo che l’economia riviva e produca la ricchezza necessaria a pagare un buon servizio sanitario nazionale e abbattere l’inquinamento.
Per arginare e prevenire la polmonite virale e in generale le maggiori cause di malattia, introduciamo misure diverse:
1) isoliamo accuratamente i soggetti a rischio (per età, per malattia, per effetto di farmaci e vaccini), e solo quelli;
2)proibiamo la prima causa di morti e malattie polmonari, ossia il consumo e lo spaccio di tabacchi (90.000 morti all’anno);
3)chiudiamo gli impianti che emettono le polveri sottili che facilitano l’ammalamento, ossia termocombustori, fonderie, acciaierie, vetrerie (finché non siano filtrate anche tutte le polveri che ora sono autorizzate) (Wuhan, Brescia e Bergamo hanno in comune questo fattore) (il dr S. Montanari lo spiega da anni);
4)sospendiamo o limitiamo l’uso di quei farmaci e di quei vaccini che risultano facilitare l’infezione sovraesponendo i recettori cellulari a questo virus;
5)disattiviamo tutti gli impianti 5G (Wuhan, Brescia e Bergamo hanno in comune un’intensa presenza di 5G, già proibito in Svizzera): il virus pare sia attivato da quelle radiofrequenze, come altre sostanze tossiche;
6)rafforziamo a tappeto le difese immunitarie cominciando dall’alimentazione, dagli integratori alimentari, dalle vitamine D e C, dalla proibizione degli ingredienti diabetizzanti, obesizzanti, cancerogeni (zuccheri, farine raffinate, coloranti, conservanti, glifosati, etc.); disinfettiamo gli ospedali (30.000 morti annui per infezioni intraospedaliere); sovvenzioniamo un’agricoltura di qualità, sana e non velenosa.
Tutto questo se si vuole uscirne abbastanza presto, abbastanza bene e abbastanza vivi.
FONTE:http://marcodellaluna.info/sito/2020/03/28/comunicato-n-5-quarantena-peggiore-del-virus/
CONFLITTI GEOPOLITICI
Gli Stati Uniti si preparano a intensificare l’escalation militare contro l’Iran schierando missili Patriot in Iraq
31 MARZO 2020
Ieri gli Stati Uniti hanno annunciato lo schieramento del loro sistema missilistico di difesa aerea Patriot in Iraq.
Secondo funzionari iracheni e americani, una delle batterie missilistiche è stata schierata nella base aerea di Ayn Al-Assad, in Iraq, dove sono attualmente schierati soldati statunitensi.
Citando un funzionario militare americano, la Rudaw News Agency ha riferito che “un’altra batteria è arrivata alla base di Harir a Irbil, la capitale del Kurdistan iracheno, e che ci sono altre due batterie ancora in Kuwait in attesa del loro trasferimento in Iraq.
Nel frattempo, una fonte ben informata ha affermato che “funzionari iracheni di alto rango hanno indicato durante un incontro con il comandante del comando centrale americano il generale Kenneth McKenzie lo scorso febbraio che Washington avrebbe potuto fornire copertura politica a Baghdad riducendo il suo numero in Iraq con lo spiegamento di missili difensivi. ”
La coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ha ritirato i suoi soldati da diverse basi nelle ultime settimane.
Queste mosse delle forze statunitensi arrivano appena una settimana dopo che il New York Times ha rivelato che Washington si preparava a un grave conflitto con le forze sostenute dall’Iran in Iraq.
Ieri, il capo del governo iracheno, Adel Abdul-Mahdi, ha messo in guardia contro le conseguenze della realizzazione di ostilità contro qualsiasi sito iracheno, sottolineando che “sono stati rilevati voli non autorizzati su siti militari iracheni”.
FONTE:https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gli_stati_uniti_si_preparano_a_intensificare_lescalation_militare_contro_liran_schierando_missili_patriot_in_iraq/82_33944/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Piano Americano Top-Secret, Regole Militari Sotto Il Coronavirus – Newsweek
Joaquin Flores
Sa Defenza
Pubblichiamo questo pezzo tradotto da Eurasia Daily, sebbene sia semplicemente un riassunto dell’articolo di Newsweek dei primi di febbraio, linkato di seguito per la piena divulgazione. Nonostante l’accuratezza di questo rapporto sul giornalismo di Newsweek e l’accuratezza del nostro titolo – ci aspettiamo un’enorme censura e rischi associati a ciò, a seguito della nostra dedizione a informare il popolo americano durante questo periodo di grande preoccupazione e coercizione.Riguarda la trasparenza e il giornalismo, il futuro della Repubblica degli Stati Uniti sotto una apparente governance costituzionale, – da e per il popolo -, di uno standard etico di rendiconto a cui teniamo molto.Per favore, scusate alcune frasi imbarazzanti e l’europeizzazione dei termini della posizione del governo (ministero della difesa invece di dipartimento della difesa, ecc.), Come è inevitabile in una traduzione veloce
–
Le autorità statunitensi stanno adottando misure pratiche per introdurre uno stato di emergenza in cui il potere può passare dai civili ai militari. Lo riporta un articolo di William M. Arkin pubblicato su Newsweek dal titolo “Exclusive: inside top-secret military plans in case the coronavirus cripples the government “.
PIANI MILITARI TOP SECRET IN CASO IL CORONAVIRUS PARALIZZI IL GOVERNO
Un articolo del Newsweek del 1° febbraio 2020, riportava che il Segretario alla Difesa americano Mark T. Esper ha firmato gli ordini che dirigono il NORTHCOM ad attuare piani nazionali per combattere la pandemia. Inoltre, il ministro Esper ha anche firmato segretamente ordini di avviso a, WARNORDs e NORTHCOM e unità militari subordinate della costa orientale degli Stati Uniti “per dispiegarsi a sostegno di potenziali missioni di emergenza“.
Piani di emergenza top-secret sono stati preparati non solo per proteggere la capitale del paese – Washington, ma anche per la possibile introduzione della legge marziale in una forma o nell’altra negli Stati Uniti. I piani includono azioni dell’esercito americano nel caso in cui “tutti i successori costituzionali siano incapaci“.
Vari piani, nome in codice Octagon, Freejack e Zodiac, prevedono la continuità del governo. Secondo questi piani di emergenza, il trasferimento di potere aggirale consuete procedure costituzionali per la successione del governo. Secondo loro, i comandanti militari possono assumere il controllo di determinati territori del paese o persino di tutta l’America.
Dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre, il comando nord (NORTHCOM) è stato creato come parte delle forze armate statunitensi. Secondo il Joint Command Plan (UCP), la funzione NORTHCOM serve a:
– condurre operazioni per scoraggiare, prevenire e respingere le minacce e le aggressioni dirette contro gli Stati Uniti, i suoi territori e interessi all’interno della zona di responsabilità assegnata ;
– sotto la direzione del presidente o del ministro della difesa, fornisce assistenza militare alle autorità non militari, comprese le operazioni di gestione delle conseguenze .
È NORTHCOM che ha creato i tre piani di emergenza completi. Una pubblicazione di Neesweek afferma che il Comandante a quattro stelle Terrence J. O’Shaughnessy, è al comando di NORTHCOM, e nel caso di emergenza potrebbe farsi carico del governo degli Stati Uniti fino a quando “non verrà istituito un nuovo leader civile“. In sostanza, il Generale O’Shaughnessy è il potenziale sovrano militare durante un’emergenza. NORTHCOM ha sede a Colorado Springs.
Ora, in preparazione dello dispiegamento di operazioni di emergenza, il Pentagono ha imposto restrizioni senza precedenti alla partenza dei suoi subordinati fuori delle basi militari. Mercoledì scorso, ha limitato a 60 giorni la maggior parte dei viaggi militari stranieri, e venerdì ha emesso un ulteriore ordine interno che essenzialmente detiene tutto il personale militare del quadro presso o vicino alle basi militari. Naturalmente, ci sono eccezioni, anche per i viaggi “necessari per completare la missione“.
È stato inoltre dato l’ordine al Ministro della Difesa Esper e al suo vice David Norkvist di agire senza avere contatto fisico l’uno con l’altro per prevenire una situazione di incapacità simultanea di entrambi i leader militari. Altre agenzie di sicurezza nazionali seguono questo esempio. Gli specialisti della “continuità del potere” si preparano all’evacuazione del personale della Casa Bianca nel caso in cui il coronavirus inizi a colpire i suoi abitanti.
Esperti militari statunitensi sostengono che solo la distruzione di massa causata dall’esplosione di dispositivi nucleari, o enormi perdite possono essere causate da un “agente biologico“, è una situazione catastrofica che giustifica il passaggio a “azioni incostituzionali” e l’uso di piani di emergenza. Ma il potere straordinario dei militari può essere richiesto non solo nella situazione dell’uso di armi di distruzione di massa nelle città americane, ma anche nel caso di rivolte di massa e violenza in una situazione di “lotta per la sopravvivenza” con una carenza di mezzi di sussistenza .Secondo le istruzioni del Dipartimento della Difesa, i comandanti militari hanno il diritto di agire in modo indipendente in situazioni di emergenza in cui “le autorità locali adeguatamente formate non sono in grado di controllare la situazione“. Queste “circostanze” includono “disordini civili su larga scala e inaspettati” associati a “perdita significativa della vita o distruzione insensata della proprietà“. Nell’ottobre 2018, i Chief Chief of Staff (JCS) hanno codificato queste regole, ricordando ai comandanti militari che possono prendere decisioni da soli e “assumere temporaneamente” il controllo militare in condizioni “quando il permesso preventivo del presidente non è possibile” o quando le autorità locali “Non sono in grado di controllare la situazione. “La nuova direttiva del Pentagono definisce questa situazione” situazioni estreme “.
Dopo l’11 settembre 2001, a Washington è stata istituita una commissione del governo bipartisan per esaminare le decisioni in una situazione in cui le autorità costituzionali statunitensi fossero state paralizzate. Tuttavia, questa commissione non è stata in grado di prendere decisioni pratiche e adottare nuove leggi per le situazioni di emergenza o la creazione di procedure di lavoro che consentirebbero operazioni di emergenza.
Ora il Governo Federale degli Stati Uniti non è pronto ad agire in una situazione in cui una pandemia colpisse proprio le persone alla guida dell’emergenza. Ecco perché per la prima volta, oltre a impegnarsi nella pianificazione delle conseguenze di una guerra nucleare, vengono prese in considerazione le procedure di emergenza per la continuità del potere, con il possibile trasferimento del potere dello stato ai militari. I piani affermano che il governo degli Stati Uniti continuerà a svolgere funzioni critiche in ogni circostanza, anche se svolti da un “secondo livello” di funzionari civili o sotto il comando militare ad interim.
In caso di emergenza, NORTHCOM ha preparato tre piani d’azione globali:
– CONPLAN 3400, o piano militare di “difesa della patria“, se l’America stessa diventasse un campo di battaglia;
– CONPLAN 3500, “supporto alle autorità civili” – questo avviene quando i militari aiutano le autorità civili in un’emergenza al di fuori delle condizioni di un attacco armato esterno alla nazione americana;
– CONPLAN 3600, operazioni militari nella Regione della Capitale Nazionale e proseguimento del lavoro del governo, nell’ambito del quale sono previsti piani più segreti per sostenere la continuità del potere.
Tutti questi piani sono sotto la responsabilità del Comando Nord degli Stati Uniti (o NORTHCOM), Autorità militare di difesa nazionale creata dopo l’11 settembre. Il generale dell’aeronautica O’Shaughnessy è il comandante di NORTHCOM con sede a Colorado Springs.
Esistono sette piani segreti per prepararsi a queste missioni di emergenza. Tre di questi sono associati ai trasporti per trasferirsi e sostenere la Casa Bianca e il governo federale quando vengono evacuati e lavorano da strutture alternative.
Il piano Executive Mansion (o RESEM) si concentra sul salvataggio e l’evacuazione dei residenti della Casa Bianca. In particolare, il piano prevede una situazione in cui è necessario scavare i bunker con il personale, coperto di detriti della Casa Bianca.
Il secondo è chiamato Joint Emergency Evacuation Plan (JEEP) e fornisce trasporti al Segretario alla Difesa e ad altri funzionari della sicurezza nazionale in modo che possano lasciare rapidamente l’area di Washington.
Il terzo piano – Atlas prevede il trasferimento di leader non militari – la leadership del Congresso, della Corte Suprema e di altre figure importanti nei luoghi della loro ricollocazione di emergenza. Secondo il piano Atlas, verranno trasferiti in un bunker segreto e le strutture governative verranno trasportate nelle strutture del Maryland.
Altri tre piani: il quarto, il quinto e il sesto: Octagon, Freejack e Zodiac forniscono protezione in una situazione di completo collasso delle azioni del governo da parte di unità militari nell’area metropolitana di Washington, North Carolina e East Maryland.
Il settimo piano, nome in codice Granite Shadow, prevede operazioni domestiche di emergenza che prevedono l’uso di armi di distruzione di massa negli Stati Uniti. Come parte delle forze armate statunitensi, ci sono unità che sono costantemente in allerta, pronte a rispondere a un attacco terroristico o alla minaccia di armi nucleari.
La maggior parte dei piani di cui sopra sono stati testati durante gli esercizi annuali di Capital Shield. Negli esercizi dell’anno scorso, ad esempio, la situazione dell’attacco con l’uso di armi di distruzione di massa alla stazione della metropolitana è stata “fatta esercitazione“.
Il problema della continuità del governo e della protezione del presidente fu sollevato sotto la presidenza di Dwight Eisenhower (1953-1961), quando divenne possibile distruggere Washington a seguito di un attacco atomico. La necessità di intervento e decisione sull’uso delle armi nucleari e la loro sopravvivenza, anche in un attacco nucleare diretto, ha portato alla costruzione di bunker e alla preparazione di procedure segrete. Il prossimo per difendere il Congresso, o almeno la leadership del Congresso, è quello di garantire il mantenimento del potere costituzionale al successore. Quindi la Corte suprema è stata aggiunta a questo gruppo di autorità di crisi.
Fino all’11 settembre 2001, la continuità del potere e i programmi di emergenza si sono estesi oltre la preparazione nucleare, soprattutto dopo che gli uragani hanno iniziato a avere un impatto devastante sulla moderna società urbana. A causa dell’emergere di pandemie, anche le istituzioni civili responsabili della sicurezza nazionale, come il Ministero della sanità e i servizi sociali, sono stati chiamati a fornire protezione continua in caso di emergenza.
Ma, nonostante i piani ben preparati e gli esercizi in corso degli ultimi tre decenni, gli attacchi dell’11 settembre 2001 sono diventati un serio test per le procedure di emergenza adottate. Molte procedure scritte su carta sono state ignorate o gettate nella spazzatura. Di conseguenza, il problema ha ricevuto un nuovo sviluppo nel Department of Homeland e in altre agenzie di sicurezza nazionali statunitensi. È stato creato un nuovo sistema, pronto in caso di attacco terroristico senza preavviso. I bunker, molti dei quali furono chiusi dopo la fine della guerra fredda, sono stati riaperti e ampliati. Lo scenario pianificato più straordinario prevede un attacco terroristico che implicherebbe l’uso di un dispositivo nucleare o la contaminazione radioattiva di isotopi in una grande città americana.
Lo scenario di attacco terroristico ha dominato fino al 2006, seguito da una reazione del governo all’uragano Katrina a New Orleans. Le istituzioni civili in 50 stati e comunità locali, specialmente nelle grandi città, hanno iniziato a sincronizzare la preparazione alle emergenze con i comuni protocolli federali.
Il governo a tutti i livelli ha attualmente ampi programmi di “continuità di potere” per rispondere a catastrofi naturali o provocate dall’uomo. Nel luglio 2016, il presidente Barack Obama ha firmato la direttiva presidenziale segreta n. 40 sulla “politica di continuità nazionale“, definendo le “funzioni fondamentali” che le istituzioni pubbliche devono proteggere e preservare. Al livello più alto sono le funzioni nazionali più importanti, quelle che garantiscono il “funzionamento continuo” del governo in conformità con la Costituzione. Per preservare il dominio costituzionale, ai dipartimenti governativi è ordinato di fornire non solo una linea di continuità del potere (cioè dal presidente al vicepresidente, ecc.), Ma anche una linea di “devoluzione” – cioè una catena di duplicazione delle persone coinvolte nel lavoro in caso di catastrofica emergenza. Direttiva federale sulla successione n. 40, emessa pochi giorni prima che Donald Trump divenisse presidente, afferma che deve stabilire “procedure per il trasferimento dell’autorità statutaria e dei doveri” a questo personale incaricato secondario per mantenere le funzioni di base dello stato.
“Il trasferimento di autorità può essere temporaneo o lungo“, afferma la direttiva n. 40. Stabilisce inoltre che il personale designato per il trasferimento del potere dovrebbe trovarsi in una “area geograficamente dispersa non interessata dall’incidente“. Come si è scoperto, una tale condizione non può essere osservata ora con l’attuale diffusione dell’epidemia di coronavirus negli Stati Uniti.
Dopo l’uragano Katrina del 2006, nessun singolo stato di emergenza ha costretto nessuno stato a cercare assistenza militare federale secondo le procedure stabilite. Le stesse forze di polizia locali sono diventate più capaci nelle operazioni di emergenza acquisendo attrezzature militari, armi e ricevuto addestramento necessario. I governatori dello stato hanno lavorato insieme per rafforzare la Guardia Nazionale, che può far rispettare la legge nazionale in situazioni di crisi. L’attuale disponibilità a schierare un esercito federale per fornire un’emergenza è un esperimento straordinario.
FONTE:https://sadefenza.blogspot.com/2020/03/piano-americano-top-secret-regole.html
Stato di emergenza e capitalismo della sorveglianza
23 MARZO 2020 – di Antonio De Lellis – Attac Italia
Guardando la realtà drammatica e al tempo stesso paradossale che ci circonda in questi giorni, caratterizzati anche da episodi di psicosi collettiva, e leggendo il capitolo de “il sistema strumentalizzante”, tratto dal fondamentale saggio di Shoshana Zuboff dal titolo “Il capitalismo della sorveglianza”, vorrei condividere alcune riflessioni e porre alcune domande.
É possibile un “colpo di stato dall’alto”?
É possibile che in una democrazia dove il capitalismo contemporaneo non si adegua mai alle leggi, ma cerca di modificarle in funzione della propria egemonia, ricorra a uno stato di emergenza continuo per mantenere la concentrazione di ricchezze verso l’alto e aumentare le diseguaglianze economiche, politiche e culturali?
Secondo alcuni autori, che la Zuboff e Chomski considerano una minaccia per l’umanità, ma che hanno molto seguito, se le persone non interagiscono correttamente e l’informazione non si diffonde correttamente, le persone prendono decisioni sbagliate. Sembrerebbe una affermazione neutra e sostanzialmente corretta. Peccato che chi la promuove lo fa per arrivare all’ubiquità globale del Grande Altro
La visione che sottende a questo nuovo potere è quella di un sistema nervoso della società: costruire sistemi governativi, energetici e sanitari.
Secondo la visione di Pentland, che ha collaborato con i più grandi colossi della comunicazione ed istituzioni economiche: “dobbiamo ripensare radicalmente la società, dobbiamo creare un sistema nervoso per l’umanità che la mantenga stabile in tutto il mondo”.
Essa si basa sulla “demografia del comportamento” in grado di predire malattie, rischio finanziario, preferenze nei consumi opinioni politiche con una accuratezza tra le 5 e le 10 volte maggiore di una misurazione standard.
Aggiunge ancora: se potessimo dotarci dell’onnipotente ‘sguardo di Dio’, potremmo arrivare alla reale comprensione della società e darci da fare per risolvere i problemi”. In pochi anni disporremo di dati incredibili sull’umanità intera e in modo continuativo.
Il diritto al futuro e di conseguenza alla fiducia, all’autorità e alla politica – cede il passo al Grande Altro e ai sistemi computazionali che governano la società sotto il controllo di un gruppo di persone che Pentland chiama “noi”.
Questi sono i cinque grandi principi in grado di descrivere i rapporti sociali in una società strumentalizzante.
- Decidere i propri comportamenti in nome di un bene superiore. Non solo possiamo controllare il comportamento umano, ma dobbiamo.
- La pianificazione sostituisce la politica. Insito nella società cinese. Quanto sangue dovrebbe scorrere per convertire gli occidentali ai suoi principi? Ma c’è un’altra possibilità quella di una società comportamentista in grado di precludere l’azione politica.
- L’uso della pressione sociale per ottenere l’armonia. Lo chiamiamo ‘self control’, ma il controllo alla fine è sempre in mano alla ‘società’ nel nostro caso scientifica. Pensate in queste settimane all’accento posto alle modalità di autocontrollo e comportamenti individuali ai quali dovremmo attenerci.
- l’Utopia applicata. La società strumentalizzante è pianificata, prodotta dal controllo totale dei mezzi di modifica del comportamento. Sarà l’informatica a rivelare la verità nascosta nei dati e a determinare pertanto cosa sia corretto. Una nuova classe sociale di regolatori vigilerà costantemente per curare l’umanità dalle proprie debolezze. Occorre puntare all’efficienza sociale.
- la morte dell’individualità. La sottomissione del singolo alla manipolazione dei pianificatori lascia via libera a un futuro sicuro e rigoglioso costruito sulla sostituzione della libertà con la conoscenza: ciò che sta per essere abolito è l’uomo autonomo; l’uomo interiore, l’homuncolus, il demone che ci possederebbe, l’uomo difeso dalle letterature della libertà e della dignità. Non esitiamo a dire addio all’uomo in quanto tale; solo spodestandolo possiamo passare dall’inaccessibile al manipolabile”.
Non sarà sembrato vero ai propugnatori della ‘Fisica sociale’ o della ‘società strumentalizzante’ quello che si sta verificando a livello globale in queste settimane drammatiche.
Sta accadendo proprio quanto prefigurato:
- la libertà sostituita dalla conoscenza;
- la società scientifica che si sostituisce a quella politica, tanto da chiudere il Parlamento o da rendere le istituzioni meramente esecutrici, per la loro stessa ammissione.
Ci troviamo di fronte all’applicazione di principi che se fossero portati a livelli estremi sarebbero aberranti. Propri di un nuovo mondo, quello della sorveglianza in cui i dati scientifici si sostituiscono alla politica, in cui la libertà verrà sostituita dalla conoscenza.
Qui non si stanno mettendo in discussione le misure di prevenzione dal contagio, che risultano senza dubbio efficaci, ma la mutazione sociologica in atto.
A prescindere da come andrà a finire la società armoniosa si costruisce attraverso uno shock e quella pianificata ne uscirà vincitrice. E lo shock è arrivato puntuale. Causato da un evento, sicuramente sottovalutato rispetto ad episodi paragonabili ed accaduti nel recente passato. Evento che per quanto dichiarato sommessamente, potrebbe essere stato provocato proprio dalle dinamiche tipiche di un sistema pianificato quale è quello della Cina, dove si è erroneamente preferito intervenire con ritardo provocando una incontrollata accelerazione rispetto ad un evento naturalmente e potenzialmente pericoloso che però poteva essere limitato rispetto ad una espansione su scala globale.
Chi, da domani in poi, obietterà qualcosa se massicci investimenti pubblici verranno dirottati nella direzione del capitalismo della sorveglianza e se questo provocherà nuova estrazione di ricchezza sociale e comunitaria?
Dobbiamo produrre un senso alternativo a quello che sta accadendo in questo periodo. Abbiamo perso la nostra libertà, la nostra normalità, economica e finanziaria, seppur precaria.
E questa volta perfino la finanza speculatrice e deregolamentata sembra subordinata e prone rispetto alla società strumentalizzante.
Un nuovo potere ha spodestato e imposto un mondo in cui nulla sarà più come prima, ma al quale potremmo cedere la nostra sovranità e qualunque idea di possibile democrazia. Con questo nuovo potere dovremmo confrontarci da oggi in poi e per molto tempo.
ECONOMIA
Italia, prorogate fino al 13 aprile tutte le misure restrittive
In Italia sono state prorogate fino al 13 aprile tutte le misure restrittive e limitazioni, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza.
“Dalle indicazioni del comitato tecnico scientifico scaturisce la decisione del governo di confermare fino al 13 aprile tutte le misure di limitazione delle attività e degli spostamenti”, ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, all’informativa al Senato.
FONTE:https://it.sputniknews.com/italia/202004018923962-italia-prorogate-fino-al-13-aprile-tutte-le-misure-restrittive/?utm_source=push&utm_medium=browser_notification&utm_campaign=sputnik_it
Quel bonus di 600 euro che arriverà a pochi
di RedazioneRedazione – 31 MARZO 2020
L’emergenza Coronavirus non è solo sanitaria, ma anche economica. Tanti gli imprenditori, i piccoli commercianti e le partite Iva che mi scrivono per informazioni. Altrettanti quelli che si sentono abbandonati dallo Stato. Per questo, ho deciso di dar voce a questa parte del Paese spesso lasciata sola.
Commercialisti: essenziali ma invisibili! Già essere inseriti tra i beneficiari di un Fondo denominato “Per il reddito di ultima istanza”, di cui all’art. 44 dell’ormai celeberrimo Decreto Cura Italia, poteva aver fatto venire qualche prurito a commercialisti ed esperti contabili, che – giusto perché lo si sappia – stanno, in questo momento, anche con la loro opera provando a tenere in piedi l’economia del paese, occupandosi come ogni giorno di tutto… dagli affari di Famiglia alle grandi imprese. Ma il Governo è riuscito nell’impresa, attraverso il Decreto del Ministero del Lavoro coadiuvato dal Mef, di tramutare quel prurito in graffi.
Ferite profonde al morale ed alla dignità di noi commercialisti che si vanno ad aggiungere a quelle già inferte dalla dura realtà di queste settimane e dall’emergenza sanitaria. Perché? Perché i famigerati 600 euro (si proprio quei seicento euro di indennità) secondo il nuovo Decreto andranno a chi o abbia chiuso la propria partita iva nel periodo compreso tra il 23 febbraio e il 31 marzo (già ci immaginiamo la corsa alla chiusura telematica della propria posizione fiscale) o a chi abbia ridotto o sospeso la propria attività lavorativa con una comprovata (come, di grazia!?) riduzione di almeno il 33 percento del reddito del primo trimestre 2020 rispetto al primo trimestre 2019.
Duole avere ulteriore conferma da questo Decreto che, rispetto alla posizione dei Commercialisti il Governo non abbia proprio ancora intuito oltre che l’importanza sociale ne le modalità di lavoro né di incasso.
La crisi che ha colpito l’intero tessuto economico italiano, che è di fatto il “nostro cliente”, a partire dall’inizio di marzo e soprattutto nelle ultime due settimane, ma soprattutto andrà ad incidere sul reddito e sugli incassi degli studi professionali dal secondo trimestre in avanti, non certo o quanto meno, non interamente, durante il primo trimestre. È evidente quindi che il Governo abbia ancora una volta confuso o dimostrato di fatto di non capire come si svolga la nostra attività, che è di costante, continuo e quotidiano supporto (si supporto!) a tutti, imprenditori e contribuenti, ma soprattutto allo stato stesso!! Siamo i guardiani della legalità e del rispetto delle regole fiscali ed economiche!
Il nostro supporto è stato determinante per tutti e tutti in queste ultime settimane hanno “travolto” (si travolto!) noi e i nostri collaboratori di domande e richieste, anche e soprattutto a causa (si a causa!) di decreti annunciati e poi non resi noti, preannunciati e poi riscritti, messi online in bozza e poi corretti.
Chi si occupa delle procedure di cassa integrazione? Chi spiega al cliente come e quando arriveranno i soldi per i suoi dipendenti?? E vogliamo parlare del “gioco in scatola” dei Codici Ateco? Togline uno e aggiungine due.. e in mezzo a reggere il gioco chi c’era? Si, i commercialisti. Noi. Vogliamo parlare dei 600 euro!? Quelli che ora arriveranno a quei professionisti che nel 2018 (si avete letto bene due anni fa) abbiano avuto meno di 50mila euro di reddito, al lordo di eventuali canoni di locazione, per carità.
I nostri studi si sono tramutati negli ultimi giorni a causa (anzi, per colpa) della totale approssimazione con cui vengono redatti questi decreti, in call-center (perché lavoriamo anche noi per lo più da remoto per garantire la sicurezza di clienti, collaboratori e dipendenti).
Prima click day, poi si cambia idea e si procede con il Pin, ma solo la prima parte, perché la seconda arriverà entro 20 giorni… Se non ci fosse da piangere, si potrebbe scrivere una storia comica. Ma da ridere c’è ben poco. Ma ehi… non preoccupiamoci, tra breve per ripagarci di tutto il lavoro arriveranno i 600 euro. Forse. Non per tutti, anzi per pochi. Viste le regole, quasi per nessuno.
Anzi… forse solo per chi senza cassa di previdenza spesso e volentieri ci fanno concorrenza abusiva? E via così verso l’ennesima farsa.
Che non tollereremo però! Non per cattiveria.. no! Ma “solo” perché siamo giovani e teniamo al nostro futuro ed al futuro del nostro Paese
FONTE:https://www.nicolaporro.it/quel-bonus-di-600-euro-che-arrivera-a-pochi/
Italia: nuovo decreto da oltre 30 miliardi? È l’ora della verità
Cristiana Gagliarducci 1 Aprile 2020
Il nuovo decreto contro il coronavirus varrà più di 30 miliardi di euro? Tra oggi e domani la svolta
Italia: nuovo decreto da oltre 30 miliardi? È l’ora della verità
Il nuovo decreto contro il coronavirus potrebbe avere un valore complessivo di oltre 30 miliardi di euro, stando alle ultime indiscrezioni di stampa. In pratica 5 miliardi in più rispetto alle stime e alle dichiarazioni iniziali.
Tra oggi e domani l’esecutivo renderà note le proprie intenzioni. Il tutto a pochi giorni dalla scadenza della quarantena che verrà molto probabilmente estesa, anche se al momento l’ufficialità non è ancora arrivata.
Tutti gli occhi nelle prossime ore saranno puntati sul nuovo decreto contro il coronavirus e sui soldi che il governo sceglierà di investire. Le stime hanno già lasciato presagire una maxi-manovra.
Nuovo decreto contro coronavirus: quanto sarà grande?
Per il nuovo decreto di aprile, il governo dovrà tornare a chiedere un nuovo spazio di manovra, un disavanzo aggiuntivo che potrebbe aggirarsi tra l’1% e l’1,2% del PIL, in pratica tra i 18 e i 22 miliardi di euro.
La cifra, considerati anche i fondi europei non vincolati, finirebbe per avvicinarsi ai 30 miliardi di euro. In realtà, le discussioni sull’entità del nuovo pacchetto di misure non sono mancate.
Secondo quanto riportato da Il sole 24 Ore alcuni avrebbero già spinto per portare il deficit all’1,5% e dunque per far salire i soldi del nuovo decreto ben oltre i 30 miliardi di euro. L’intesa sulle cifre, per il momento, appare tutto fuorché scontata.
Le tappe da monitorare fra oggi e domani
Nella mattinata di oggi, mercoledì 1° aprile, il premier Giuseppe Conte discuterà con le opposizioni. In seguito verrà convocato un nuovo Consiglio dei Ministri o per il pomeriggio odierno o comunque per la giornata di domani.
Sarà allora che l’entità e i soldi destinati al nuovo decreto contro il coronavirus verranno resi noti in maniera ufficiale.
FONTE:https://www.money.it/nuovo-decreto-coronavirus-30-miliardi-ultime-notizie
IMMIGRAZIONI
Un politico francese afferma che la quarantena non dovrebbe essere imposta sulle zone ad alta concentrazione di migranti per evitare sommosse.
30 marzo 2020
Pubblicato da neovitruvian
“Non è una priorità imporre la chiusura totale in determinati quartieri”.
Un alto funzionario del governo in Francia ha ammesso che le misure di blocco draconiane imposte al resto della popolazione non dovrebbero essere attuate nei ghetti ad alta concentrazione di migranti al fine di prevenire le rivolte.
In una lettera trapelata alla rivista Le Canard Enchaine, il Segretario di Stato francese presso il Ministero degli Interni, Laurent Nunez consiglia: “Non è una priorità imporre la chiusura di alcuni quartieri e fermare le riunioni”.
In una videochiamata separata, Nunez ha detto ad altri funzionari che limitare i movimenti e chiudere negozi nelle famigerate banlieue francesi rischia di innescare violenti disordini sociali.
Un prefetto della zona di difesa regionale che era presente alla chiamata ha convenuto che le imprese che erano state chiuse in altre aree della Francia dovrebbero rimanere aperte nei quartieri più poveri al fine di aiutare con la “mediazione sociale”.
“Questo indebolimento delle leggi che Macron ha dichiarato essenziali, questo evidente disprezzo per la popolazione nel suo insieme, arriva in un momento in cui la polizia, le ambulanze e i vigili del fuoco affrontano livelli record di ostilità quando si avventurano nei sobborghi dove le bande danno fuoco alle auto attaccandole quando arrivano per aiutare ”, scrive Damian Wilson.
Come illustrato nella clip qui sotto, ogni volta che la polizia tenta di imporre misure di quarantena, o qualsiasi altro atto di applicazione della legge, nelle aree a forte presenza di migranti, viene immediatamente circondata e intimidita da bande di migranti. Non è raro che camion dei pompieri e ambulanze vengano attaccati in queste aree “sensibili”
Un’altra clip mostra i migranti che reagiscono ai tentativi della polizia di imporre una quarantena saltando sul loro veicolo.
Come riporta Breitbart, i migranti nelle città europee in tutto il continente semplicemente non rispettano il blocco o gli agenti di polizia che cercano di imporlo.
La polizia nell’area migrante della Senna-Saint-Denis a Parigi afferma di essere sopraffatta dal numero di persone che si rifiutano di rimanere in casa.
“Non ci arrenderemo. Ma sappiamo anche dove vivono queste persone e come vivono. Il contenimento, per loro, è semplicemente impossibile “, ha spiegato un ufficiale.
FONTE:https://neovitruvian.wordpress.com/2020/03/30/un-politico-francese-afferma-che-la-quarantena-non-dovrebbe-essere-imposta-sulle-zone-ad-alta-concentrazione-di-migranti-per-evitare-sommosse/
La Germania chiude i confini agli Europei ma i migranti possono ancora entrare.
24 marzo 2020
La Germania ha chiuso le sue frontiere ai visitatori dall’Europa a causa del coronavirus, ma i migranti che chiedono asilo dal Medio Oriente e dall’Africa sono ancora autorizzati ad entrare nel paese.
Oltre alle esenzioni per le persone provenienti da Francia, Lussemburgo e Svizzera che forniscono servizi essenziali, la scorsa settimana le autorità tedesche hanno chiuso il confine del paese a tutti i cittadini stranieri.
Tuttavia, secondo il Ministero degli Interni tedesco, i cosiddetti “richiedenti asilo”, un termine generico che sostanzialmente descrive i migranti economici in fuga dal Medio Oriente e dall’Africa, sono ancora i benvenuti.
“Alle frontiere esterne dell’UE [aeroporti e porti marittimi] della Germania, non vi è stato alcun cambiamento nella procedura di [asilo]”, ha detto un rappresentante del Ministero degli Interni a Junge Freiheit.
Ciò significa che gli europei che in precedenza avevano il diritto di entrare in Germania vengono trattati come cittadini di seconda classe rispetto ai migranti del terzo mondo, che devono semplicemente pronunciare la parola “asilo” per entrare in Germania nel bel mezzo di una mortale pandemia globale.
“In pratica, ciò significa che se un migrante dovesse entrare illegalmente nella zona Schengen dell’Unione europea attraverso l’Italia o la Grecia e raggiungere la Francia o la Svizzera, potrebbe ancora chiedere asilo in Germania, e quindi gli verrebbe permesso di attraversare questi paesi per poterlo richiedere formalmente nel territorio tedesco “, riferisce Voice of Europe.
La situazione è simile in Svezia, dove i richiedenti asilo continueranno a essere ascoltati e potranno rimanere nel paese nonostante una pandemia globale.
Dato che i migranti in Germania hanno gia` mostrato segni di ribellione mostrando bandiere dell’ISIS quando gli è stato detto che il loro campo profughi doveva essere messo in quarantena, ci si chiede se i richiedenti asilo appena arrivati obbediranno alle regole di blocco.
Come evidenzia Breitbart, i tentativi di imporre una quarantena nelle aree fortemente abitate da migranti a Parigi si stanno dimostrando “impossibili” perché i migranti ignorano la legge e si riuniscono in grandi gruppi se affrontati dalla polizia. Le autorità non possono fare multe ai migranti a causa del timore di un violento “contraccolpo”.
Un sondaggio Ipsos pubblicato la scorsa settimana ha mostrato che la maggioranza delle persone in 12 paesi diversi sostiene la chiusura dei confini fino a quando l’epidemia di coronavirus non sara` contenuta.
FONTE:https://neovitruvian.wordpress.com/2020/03/24/la-germania-chiude-i-confini-agli-europei-ma-i-migranti-possono-ancora-entrare/
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Le Tasse si mangiano metà dello Stipendio (anche dei lavoratori Dipendenti)
«Le tasse sono la cosa più bella del mondo». Ricordiamo tutti la frase del Ministro per l’economia dell’allora governo Prodi, Padoa Schioppa. Lui pensava che servissero a pagare i servizi del welfare, ed è per questo che non è stato un granchè come ministro del Tesoro. Le tasse sono indispensabili per accettare la valuta come mezzo di scambio, ma sono le obbligazioni (il debito) che pagano i servizi pubblici. Detto questo, le tasse in Italia non solo non servono per i servizi, ma sono anche un freno al potere d’acquisto, in un modo diventato inaccettabile. Di solito, si ritiene che vadano a massacrare il popolo delle partite iva e degli imprenditori, ma i report registrano una realtà drammatica anche per i lavoratori dipendenti. Riportiamo dunque, per intero, l’allarme del commercialisti di Rimini nel loro studio annuale (disponibile QUI)
Il fisco ‘uccide’ i redditi ed umilia il lavoro. Non si può dire altrimenti se si riconduce Ad estrema sintesi lo studio che anche quest’anno la Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Rimini ha condotto per indagare il reale impatto del fisco sul reddito dei lavoratori italiani e riminesi.
Incrociando le oltre 100 tasse con gli stili di vita e le ipotesi di consumo desunte dai dati ISTAT, emerge come il quotidiano impegno dei lavoratori dipendenti e autonomi sia stritolato da un fisco opprimente.
“Rilanciamo l’urlo disperato dei contribuenti – commenta il Prof. Giuseppe Savioli, Presidente della Fondazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Rimini – anche quest’anno sottoposti ad un prelievo umiliante. Persiste un modello che esclude ogni ipotesi di crescita, con le Amministrazioni che mostrano l’incapacità di immaginare politiche di sviluppo, di agire per rendere più efficiente e utile il loro supporto a cittadini e imprese, e ancor meno di mettere insieme risultati concreti nel contrasto dell’evasione fiscale. Anche quest’anno abbiamo allargato l’analisi al reddito d’impresa e si conferma il giudizio dello scorso anno: in questo quadro è impossibile trovare qualsiasi motivazione per accollarsi il rischio dell’avvio di nuove attività imprenditoriali”.
Mario, Giovanni e Marco risiedono nel Comune di Rimini, fanno parte di un nucleo familiare composto da tre persone: il capofamiglia, la moglie, fiscalmente non a carico e un figlio che frequenta l’università. I primi due, dipendenti, percepiscono 14 mensilità. Tutti e tre possiedono una casa di proprietà, un’autovettura di media cilindrata (1.400 cc) e provano a risparmiare il 10% del loro reddito. In famiglia hanno tre telefoni cellulari.
LE TASSE DI MARIO
Mario è un impiegato con un reddito medio mensile netto in busta paga di 1.300 euro. Il suo reddito è di 18.200 euro.
La pressione tributaria per imposte dirette è del 16,2% del reddito complessivo lordo. La pressione fiscale inclusiva anche dei contributi assistenziali e previdenziali è del 25,4% del reddito complessivo lordo. Il peso fiscale sopportato dalla famiglia per imposte indirette è di 6.382 euro. In questa cifra hanno gran peso voci come sanità (495 euro) e istruzione (1.720 euro), quasi due mensilità.
La pressione fiscale, comprensiva dei contributi a carico del lavoratore, arriva al 51,5%.
Ciò significa che il suo reddito netto spendibile si riduce al 48,5% del reddito lordo ritraibile dalla sua attività lavorativa. Ogni mese i vari enti impositori prelevano dalle sue tasche circa 1.050,00 Euro, lasciandogli un reddito netto mensile disponibile di soli Euro 990,00 circa.
Le risorse sono drenate al contribuente Mario dallo Stato per il 72,1%, dalle regioni con il 4,3% dalla provincia con l’1,3%, dal comune con il 4,4% e dall’Inps per il 17,8%.
Riassumendo: il Sig. Mario vive con 1.300,00 netti mensili in busta paga (prima quindi di assolvere le imposte indirette) devolve per prelievi fiscali per 12.606 euro all’anno, ossia 1.050 euro mensili, ossia 187 giorni all’anno del proprio lavoro (un giorno in meno dello scorso anno!). Considerando una settimana lavorativa di cinque giorni, significano 37.7 settimane.
Quest’anno Mario ha lavorato fino al 6 luglio per pagare le tasse
LE TASSE DI GIOVANNI
Giovanni è un dipendente con mansioni più qualificate, con un reddito medio mensile netto in busta paga di 2.500 euro. Il suo reddito è di 35.000 euro
La pressione tributaria per imposte dirette è del 29,2% del reddito complessivo lordo. La pressione fiscale inclusiva anche dei contributi assistenziali e previdenziali è del 38,4 % del reddito complessivo lordo.
Il peso fiscale sopportato dalla famiglia per imposte indirette è di 9.108 euro. In questa cifra incidono con peso rilevante i trasporti (2.563 euro), l’istruzione (1.977 euro), la casa (1.177 euro) e salute (565 euro).
La pressione fiscale, comprensiva dei contributi a carico del lavoratore, supera il 54%. Ciò significa che il suo reddito netto spendibile si riduce al 45,45% del reddito lordo ritraibile dalla sua attività lavorativa
Ogni mese i vari enti impositori prelevano dalle sue tasche oltre 2.500,00 Euro, lasciandogli un reddito netto mensile spendibile di soli Euro 2.133,00 circa.
Le risorse sono drenate al contribuente Giovanni dallo Stato per il 77,02 %, dalle regioni con il 3,49 % dalla provincia, con lo 0,54%, dal comune con il 2,08% e dall’Inps per il 16,87%.Riassumendo: il Sig. Giovanni ha un reddito di 2.500 netti mensili in busta paga (prima quindi di assolvere le imposte indirette), devolve per prelievi fiscali per 30.730 Euro all’anno, ossia 2.561 euro mensili, ossia 199 giorni all’anno del proprio lavoro (esattamente come lo scorso anno!). Considerando una settimana lavorativa di cinque giorni, significano 39.8 settimane.
Quest’anno ha lavorato fino al 18 luglio per pagare le tasse
LE TASSE DI MARCO
Marco è un piccolo imprenditore che ritrae dalla propria attività un reddito netto pari a quello dei dipendenti in precedenza esaminati: 24.500 euro.
Non sono considerate, per amor di patria, le singole imposte che l’imprenditore ha già assolto nello svolgimento della propria attività d’impresa quali, ad esempio, il diritto annuale di iscrizione alla CCIAA, il contributo obbligatorio al CONAI, l’imposta di bollo sui libri contabili, eventuali tasse ed accise su carburanti, energia elettrica, assicurazioni ed altro utilizzate per lo svolgimento della propria attività e neppure l’IRAP.
Andando a considerare anche le imposte indirette, che il sig. Marco assolve consumando il proprio reddito esattamente come il dipendente Marco, si nota come la pressione tributaria salga al 40,2% e la pressione fiscale complessiva esploda sino a portare l’entità di imposte e contributi prelevati dallo stato al 63%, come evidenziato nella successiva tabella, cioè al livello di due circa i due terzi.
Ciò significa che il reddito spendibile si riduce al 37% del reddito lordo ritraibile dall’attività lavorativa e che il sig. Marco lascerà ogni mese allo stato ben Euro 1.280, potendo destinare ai propri consumi personali solo la somma di Euro 761.
Il sig. Marco lascerà perciò ogni mese allo stato ben Euro 1.285, potendo destinare ai propri consumi personali solo la somma di Euro 756.
In altre parole, il Sig. Marco lavorerà per ben 229 giorni l’anno, per poter pagare le imposte (come lo scorso anno!). Considerando una settimana lavorativa di cinque giorni, significano 45.8 settimane.
Quest’anno ha lavorato fino al 17 agosto per pagare le tasse (come lo scorso anno).
FONTE:http://micidial.it/2016/12/le-tasse-si-mangiano-meta-dello-stipendio-anche-dei-lavoratori-dipendenti/
PANORAMA INTERNAZIONALE
Con quel debito privato l’Olanda non può minacciare nessuno. Sicuramente no l’Italia
i Kartana
E ora ve lo dico. Volete sapere perché in Olanda non se ne parla neppure di lockdown o di mutualizzare il debito? Seguite sempre la stessa regola, follow the money. Il debito privato dell’Olanda è pari, secondo l’olandese Rabobank, al 275% del Pil.
Per fare una comparazione, il debito privato italiano è pari al 48% del pil.
Di fronte a questi numeri gli olandesi sono terrorizzati. In più crollo del commercio mondiale, ma soprattutto crollo della produzione di auto e in generale tedesca, faranno venir meno nei prossimi mesi un sacco di introiti al porto di Rotterdam, dunque al governo.
Italiani, non siate timidi, siete, molti di voi quasi agiati, possedete beni e avete pochi debiti e chi, come me, non ne ha bene o male si arrangia.
Loro a questo non sono abituati. Quindi non prendetevela, passate all’attacco.
FONTE:https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-con_quel_debito_privato_lolanda_non_pu_minacciare_nessuno_sicuramente_no_litalia/33683_33928/
Il perché delle differenze di mobilitazione tra Italia e Francia
Il perché delle differenze di mobilitazione tra Italia e Francia
di Domenico Moro – laboratorio-21.it
Da diversi giorni in Francia è in atto una mobilitazione straordinaria in opposizione alla contro-riforma delle pensioni progettata dal governo Macron. Dal confronto con la Francia emerge la differenza con l’Italia, dove movimenti di tale portata, generalità e radicalità sono assenti da molto tempo, nonostante la situazione economica e sociale sia peggiore di quella francese e le contro-riforme dei vari governi abbiano scavato più a lungo e più in profondità nel tessuto vivo della società.
Sarebbe, quindi, utile ragionare sul perché ci sia questa differenza nella mobilitazione tra Italia e Francia. Le ragioni sono molte anche perché si tratta di Paesi differenti come struttura socio-economica e come storia lontana e recente, eppure mi pare che ci siano almeno due o tre fattori che distinguono maggiormente i due Paesi e che potrebbero spiegare questa grande differenza nella capacità di mobilitazione popolare. A questo proposito, dal mio punto di vista, è interessante notare i seguenti aspetti:
a) il ruolo storicamente più combattivo del sindacato francese, in particolare della Cgt;
b) la minore pervasività nella società francese del condizionamento dei vincoli del Fiscal compact e dei trattati europei;
A proposito di questi due punti bisogna ricordare che la riforma Fornero e il governo Monti non sollevarono alcun movimento di opposizione e generarono una reazione sindacale molto debole, anche perché nella società italiana prevaleva l’idea che Monti stava salvando l’Italia dalla débacle dei conti pubblici e che le “riforme” fossero inevitabili. Quello che voglio dire è che il ricatto del debito e la “necessità” di rispettare i vincoli europei in Italia agiscono come “calmiere” della mobilitazione sociale. In Francia questo funziona meno anche se la contro-riforma pensionistica è collegata dal governo alla necessità di rendere sostenibile il debito pubblico. Bisogna aggiungere che proprio il sindacato in Italia è particolarmente sensibile al richiamo europeo del vincolo esterno. I principali sindacati in Italia hanno un orientamento europeista e concertativo con la controparte padronale e con il governo. Alcuni mesi fa la triplice sindacale, CGIL, CISL e UIL, firmarono con la Confindustria un manifesto, l’Appello per l’Europa, in cui si diceva che l’integrazione europea andava difesa, perché continuava a garantire “la coesione tra Paesi” e “benefici tangibili e significativi”. Insomma le organizzazioni dei maggiori penalizzati dall’euro e dai Trattati europei, i lavoratori salariati, continuano a difendere la Ue e l’euro. Come abbiamo spiegato in un altro articolo su questo giornale, questo atteggiamento non è un fulmine a ciel sereno ma affonda le radici nella storia del sindacato e in particolare della CGIL, che sin dagli anni ’70 ha più volte accettato la logica dei sacrifici proprio in un’ottica di riequilibrio dei conti con l’estero e accettazione del vincolo esterno, cioè della concorrenza internazionale in un libero mercato.
c) Inoltre, si deve considerare il fatto che in Francia non è esistito un movimento come il M5S che abbia catalizzato la protesta e l’abbia indirizzata verso la dimensione elettorale. Questo contribuisce allo sviluppo in Francia di movimenti di piazza e di lotta come i gilet gialli e ora il movimento contro la riforma delle pensioni. A questo proposito vorrei aggiungere che in Italia prevale, molto più che in Francia, una opinione secondo cui le ragioni delle difficoltà sociali sono da ricondursi alla corruzione e all’inefficienza del ceto politico (alla casta), piuttosto che alle scelte di politica economica nazionali e internazionali e ai rapporti di forza tra classi sociali. Più di recente, in settori importanti della società e della sinistra, il tema della contrapposizione alla casta è stato sostituito dalla contrapposizione al populismo e al sovranismo.
Infatti, molto significativa di quanto abbiamo detto è la differenza tra il movimento francese contro la riforma delle pensioni e il contemporaneo movimento italiano delle sardine. Quest’ultimo fa della mancanza di un programma chiaro, dal punto di vista della politica economica e sociale, il suo punto di forza e mentre in Francia si lotta contro il governo e di fatto contro i vincoli europei, in Italia la lotta è contro l’opposizione leghista, interpretata come lotta contro il sovranismo e contro il populismo, e come se fossimo davanti al pericolo strisciante di un nuovo fascismo. Si assiste così al paradosso che l’unico movimento di piazza esistente in Italia è un movimento implicitamente filo-governativo e esplicitamente filo-Ue, sostenuto dai media e nato non a caso nell’Emilia-Romagna dove il Pd si gioca una partita decisiva contro la Lega di Salvini e dove l’endorsement a Stefano Bonaccini è già stato dato da Mattia Santori, il leader più rappresentativo delle sardine.
Stante quanto abbiamo parzialmente e velocemente detto, è evidente che lo sviluppo di un movimento come quello francese è nell’immediato impossibile in Italia, per lo meno nelle dimensioni che sta assumendo oltralpe. Tuttavia, è possibile costruire le condizioni sulla lunga distanza per lo sviluppo di lotte sociali e politiche radicali. Ma questo può essere fatto soltanto soltanto affrontando i nodi che in qualche modo abbiamo toccato, la critica alla Ue, la costruzione di un sindacato combattivo, la capacità di superare le lotte parziali e particolari, e, infine, la definizione di contenuti e obiettivi precisi e legati alle contraddizioni reali che milioni di lavoratori e disoccupati, giovani e non, affrontano in questa fase storica.
FONTE:https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_perch_delle_differenze_di_mobilitazione_tra_italia_e_francia/27316_32242/
POLITICA
“Ossigeno ora in cambio di anni di austerità?
La ‘troika fatta in casa’ è il delitto perfetto delle classi dominanti”
Intervista al collettivo di economisti ‘Coniare Rivolta’: “Il comportamento delle istituzioni europee, indecoroso quanto si vuole è totalmente coerente con quanto abbiamo osservato ogni giorno, ogni mese e ogni anno, ben prima che la parola Covid diventasse di uso comune.”
Da alcune settimane come AntiDiplomatico abbiamo iniziato una collaborazione costante con il collettivo di economisti “Coniare Rivolta” che ci inorgoglisce molto. Attraverso il loro blog “Coniare Rivolta, l’economia dalla parte del manico” forniscono sistematicamente analisi complete e dettagliate sulla situazione economica italiana con riferimento alle variabili internazionali e europee in continua mutazione. Sulla crisi la loro opinione è chiara: “Gli economisti che ce la spiegano sono meri strumenti di propaganda ideologica: raccontano una storia in cui i sacrifici sono necessari ed inevitabili, in cui le soluzioni ai problemi sono solamente tecniche e mai politiche, in cui siamo tutti sulla stessa barca. Una visione armoniosa della società, in cui non vi è spazio per un’opposizione alle leggi del mercato. Questa è la narrazione economica che vogliamo criticare, per liberare i processi economici dal carattere di necessità che gli è attribuito e dunque aprire la strada al dissenso. Per farlo dobbiamo riprenderci l’economia, e farne uno strumento utile alla comprensione della società in cui viviamo e delle sue contraddizioni. Dunque uno strumento di lotta, perché i conflitti sociali possono trovare nell’analisi dei processi economici solide basi per essere alimentati, estesi e sostenuti.”
La pandemia economica che ci sta travolgendo sta facendo venire al pettine tutti i nodi delle distorsioni economiche che hanno costretto l’Italia e molti altri paesi della zona euro a sacrificare diritti sociali, Costituzione e welfare per seguire feticci fallimentari. La pandemia economica che stiamo vivendo richiede misure eccezionali, i cui costi non possono essere pagati come in passato dagli strati più bassi della società per salvare i privilegi dei soliti noti. Ma qui sorge la domanda centrale troppo spesso elusa nel dibattito odierno: è possibile per l’Italia farlo non mettendo in discussione una volta per tutte le strutture dell’architettura istituzionale europea? Con gli economisti di Coniare Rivolta abbiamo cercato alcune risposte.
L’Intervista all’Antidiplomatico
Per la Germania gli Eurobond sono fuori discussione: il ministro dell’Economia Altmeier ha affermato che «la discussione sugli eurobond è un dibattito sui fantasmi», mentre Otmar Issing, ex capo economista della BCE ha ricordato che comunque sarebbero incostituzionali secondo la legge tedesca e la misura dovrebbe essere sottoposta a referendum popolare. La trattativa in corso per salvare la zona euro dopo il fallimento del Consiglio europeo di giovedì scorso ruota ora ad un’alternativa a tempo, una misura ridotta di mutualizzazione del debito nota nel dibattito come “coronabond”. Potrebbe essere una soluzione efficace?
La proposta di Coronabond svolge, in questa fase, una funzione meta-economica, prettamente discorsiva. Aspira, infatti, a veicolare la rappresentazione di un’idea astratta e scollegata dalla realtà, quella di un’Unione Europea solidale, che nell’emergenza ritrova la coesione perduta e, unita come non mai, affronta in maniera solidaristica e collegiale un problema comune. Tale rappresentazione, però, è ingannevole. Il Coronabond non rappresenta altro che un feticcio che fornisce l’immagine ribaltata della realtà, alimentando l’illusione di una “Europa dei popoli”, unita e solidale, proprio mentre il dispositivo disciplinante dell’austerità si accinge ad imporre ai popoli piegati dalla pandemia il ricatto del debito. La sua natura di feticcio è evidente anche a diversi commentatori liberisti, ultimo dei quali Roberto Perotti, che parla esplicitamente de ‘L’illusione dei Coronabond’ e spiega come i paesi del nord Europa non abbiano alcun bisogno di forme di mutualizzazione dei rischi quali Eurobond o Covidbond. Senza considerare il fatto che proprio le ragioni che, su di un piano meramente teorico, renderebbero strumenti del genere appetibili ai paesi della periferia europea – l’assenza di condizionalità o una condizionalità più blanda rispetto ad altre forme di aiuti – sono viste come il fumo negli occhi dalle élites dei paesi nord europei, che le considerano una maniera di alleggerire la pressione dei mercati su paesi ad alto indebitamento quali l’Italia e incentivare così comportamenti ‘spendaccioni’. Evidentemente poter spendere in maniera adeguata alle esigenze sanitarie ed economiche, senza temere né la scure dei mercati né la morsa asfissiante dell’austerità non piace alle classi dominanti. Non a caso si sono inventati l’architettura istituzionale europea.
Sul Sole 24 ore di oggi incredibilmente torna prepotentemente l’opzione del Mes al centro del dibattito. Dato che “il Mes senza condizionalità” non esiste, come hanno ribadito Germania e Olanda chiaramente, chi ha interesse in Italia alla sua attivazione?
Anche qui, giungono in soccorso le parole del ‘nemico’. Gentiloni dice esplicitamente, parlando del Mes, ‘la discussione è sulla condizionalità, e si parla di alleggerirla ma non sono molto ottimista nemmeno su questa’. Non solo la condizionalità è elemento imprescindibile e costitutivo del Mes – e, se è per questo, di ogni forma di aiuto all’interno della cornice fornita dalle istituzioni europee – ma la condizionalità non deve essere blanda. È evidente che Conte e Gualtieri stanno cercando di giocare su più tavoli, cercando un pertugio nella via stretta dell’austerità per poter fare qualche minimo intervento tampone. Conte ha ricevuto, tra l’altro, un quasi unanime plauso per le sue frasi dopo lo stallo che ha paralizzato i lavori dell’Eurogruppo: ‘faremo da soli, spenderemo quanto serve’, lasciando prefigurare l’intenzione di provare a finanziarsi sui mercati, tramite l’emissione di ‘normali’ titoli del debito pubblico italiano. Tuttavia, questa rischia di essere una minaccia vuota, senza alcuna volontà e capacità politica di essere conseguenti e mettere la BCE di fronte ad un bivio: aiutare l’Italia nella tempesta finanziaria, intaccando, anche solo momentaneamente, il fronte del rigorismo, o lasciarla affondare e mostrare il suo vero volto di amministratore dell’austerità per conto terzi. I primi segnali al riguardo sono eloquenti, con lo spread tornato a risalire alla riapertura dei mercati. La BCE sembra non smentirsi mai: la disciplina da impartire tramite il ricatto del debito viene sempre prima di ogni altra considerazione.
La Bce continua a non essere un garante di ultima istanza, come ha ricordato Isabel Schnabel, membro tedesco del Comitato esecutivo della BCE, che ha dichiarato recentemente come gli interventi decisi dalla BCE per affrontare l’emergenza Coronavirus «naturalmente non sono» un piano di soccorso pensato per l’Italia. L’Italia potrebbe essere presto sotto attacco speculativo della finanza internazionale e senza armi necessarie per proteggersi quindi?
Si è discusso fino allo sfinimento in merito alle dichiarazioni della presidentessa della BCE, Christine Lagarde, lo scorso 12 marzo. O meglio, si è discusso molto sulla prima parte della frase incriminata: ‘useremo tutta la flessibilità a nostra disposizione, ma non siamo qui per contenere gli spread’. Incidentalmente, la Lagarde ha detto la pura e semplice verità, ribadendo quello che prima di lei Trichet e Draghi hanno operativamente messo in pratica dall’inizio della crisi europea: la BCE non presta soldi ai Paesi in difficoltà, il suo compito non è quello di contenere il costo del debito pubblico dei singoli Paesi. La Lagarde tuttavia, come dicevamo, non si è fermata qui, ma ha aggiunto – nonostante finti ingenui e altri-europeisti in libera uscita non se ne siano apparentemente accorti – un ulteriore tassello: ‘Questa [contenere gli spread] non è né la funzione né la missione della BCE; vi sono altri strumenti per fare questo, altri attori che possono gestire questo problema’, riferendosi neanche troppo velatamente al cosiddetto Meccanismo Europeo di Stabilità. Detto in parole povere, la BCE non contrasta la speculazione finanziaria, al massimo la orienta, la gestisce. E lo fa con finalità disciplinanti, per impartire un messaggio chiaro. Un corollario di questo messaggio è: se vuoi che la cavalleria venga a salvarti, devi tenere presente che non sarà gratis. Se vuoi aiuto oggi, c’è Il MES che ti aspetta a braccia aperte. Passata la nottata, faremo poi i conti negli anni a venire.
Forme di monetizzazione diretta dei deficit nazionali da parte della BCE – come sono in procinto di fare tutte le altre banche centrali del mondo e come suggerito da Paul De Grauwe e altri – non sono neanche prese in considerazione in questo momento. È possibile per l’Italia uscire da questa crisi devastante restando nella zona euro?
È evidente che l’austerità è uno degli elementi cardine del progetto di integrazione europea e che la rinuncia alla sovranità monetaria mette un Paese in una situazione di vulnerabilità e impotenza pressoché totali, che rendono impossibile o quasi anche solo il provare a ribellarsi allo stato delle cose. All’interno del contesto dato, si è strutturalmente alla mercé del ricatto dei ‘mercati’, pedine del disegno politico delle classi dominanti che, senza scrupoli, usano le crisi economiche come un dispositivo disciplinante nei confronti delle classi popolari. È però altrettanto innegabile che l’austerità è un progetto politico complesso, che non si nutre esclusivamente di politiche restrittive. In una fase di recessione su scala continentale, di portata tale da intaccare anche la massa di profitti, le istituzioni europee non lasceranno andare in malora Paesi interi. Le classi dominanti non possono permettersi la distruzione di capacità produttiva e l’annichilimento di interi mercati interni. Questo per dire che, in una maniera o l’altra, all’Italia verrà, prima o poi, fornita un’àncora di salvataggio sotto forma di aiuto economico di qualche sorta. Il problema sarà ovviamente il dopo, le condizioni alle quali gli aiuti verranno elargiti. Avere ossigeno ora in cambio di anni di austerità dopo è uno scenario tanto realistico quanto spaventoso. Da questo punto di vista, già si possono vedere in controluce gli elementi del delitto perfetto. È difficile non leggere nelle recenti dichiarazioni di Draghi le premesse ad una possibile futura discesa in campo quale salvatore della patria, caldeggiata tra l’altro anche da pezzi rilevanti di padronato e loro epigoni. Sarebbe l’austerità senza troika ma fatta in casa, la condizionalità non scritta ma in carne e ossa.
«Uniti come nel dopoguerra» è un mantra che ci ripetono quei politici che hanno propagandato e applicato quelle politiche criminali causa e con-causa del dramma odierno sia sanitario che economico. Ma come faremo a ricostruire il paese con la stessa classe dirigente che l’ha distrutto?
Dal punto di vista delle classi dominanti, la risposta è semplice: finita l’emergenza sanitaria, si deve ritornare più presto possibile a fare business as usual. Non appena la polvere si sarà posata, si deve tornare immediatamente a saccheggiare la sanità pubblica a vantaggio dei profitti di pochi, il personale medico e infermieristico assunto con contratti precari per far fronte all’emergenza può tornare a spasso seguendo i dettami dell’austerità, lo Stato deve tornare nel suo cantuccio e non disturbare il normale funzionamento del ‘mercato’, dove questo significa precarietà esistenziale e lavorativa per fette crescenti della popolazione e salari da fame. Del resto, già una decina di giorni fa e senza nessuna vergogna, il presidente degli industriali di Milano dettava le sue condizioni: ora che ci serve aiuto, ben venga l’intervento dello Stato. Ma dal minuto dopo che la crisi sanitaria sarà passata, torniamo noi a dettare le regole e nessuno deve metterci bocca. È evidente che, dal punto di vista delle classi popolari, questo scenario è odiosamente inaccettabile. Il richiamo ad una presunta unità nazionale è la fregatura standard con cui si cerca di rifilare a chi ha di meno l’impressione di trovarsi ‘tutti sulla stessa barca’, il trucco retorico con cui si mandavano i lavoratori a combattere in trincea nelle guerre mondiali mentre i padroni facevano profitto comodamente seduti in poltrona. Oggi questa fregatura potrebbe passare per la condivisione delle perdite provocate della crisi a danno dei lavoratori, che già oggi si concretizza nella rinuncia alle ferie da parte di molti e che potrebbe tradursi domani in un’impennata di licenziamenti una volta finite le risorse per la CIG. Paradossalmente, però, la ricostruzione offrirà anche uno spiraglio per provare a costruire e immaginare un’alternativa. Se queste settimane ci insegnano qualcosa è che senza intervento pubblico, affidandosi alle virtù autoregolatrici dei mercati, si finisce rapidamente a gambe all’aria e a pagare sono soprattutto i soggetti più fragili. Un altro elemento di chiarezza è rappresentato dal comportamento delle istituzioni europee, indecoroso quanto si vuole ma totalmente coerente con quanto abbiamo osservato ogni giorno, ogni mese e ogni anno, ben prima che la parola Covid diventasse di uso comune. Spetterà a chi milita nella sinistra anticapitalista farsi carico di tradurre questo sentimento che serpeggia e conquista sempre maggiore consapevolezza popolare in lotta politica. Anzi, spetta, non spetterà, proprio perché non c’è nessuna unità nazionale da difendere e oggi più che mai, nel pieno dell’emergenza, è fondamentale passare all’offensiva e mettere alle strette l’ideologia dominante.
FONTE:https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-ossigeno_ora_in_cambio_di_anni_di_austerit_la_troika_fatta_in_casa__il_delitto_perfetto_delle_classi_dominanti/33683_33953/
SCIENZE TECNOLOGIE
La scommessa da 1 miliardo $ per il vaccino anti-coronavirus
1 Aprile 2020
Il vaccino è una scommessa da 1 miliardo di dollari per questa Big Pharma e il governo degli Stati Uniti, uniti nella lotta al coronavirus.
Il vaccino per il coronavirus è una scommessa da 1 miliardo di dollari per Johnson & Johnson e il governo degli Stati Uniti. Il colosso farmaceutico e gli USA, attraverso un’agenzia di ricerca militare governativa, hanno annunciato il 30 marzo che uniranno le loro forze per la messa a punto di un vaccino realizzato da Janssen, la divisione di J&J dedicata allo sviluppo di vaccini, che si presenta come uno dei migliori candidati per la lotta alla COVID-19.
Coronavirus: il vaccino è una scommessa da $ 1 miliardo
Il vaccino anti-Covid di Janssen si basa su una versione sicura di adenovirus 26 (Ad26), che generalmente causa raffreddore comune ma che non può replicarsi; gli scienziati inseriscono poi in questo vettore Ad26 un gene per le proteine superficiali del nuovo coronavirus. Janssen sta testando la stessa piattaforma Ad26 nei vaccini contro Ebola, HIV, virus respiratorio sinciziale (RSV) e Zika.
L’anno scorso Johnson & Johnson ha guadagnato 42 miliardi di dollari dalle vendite farmaceutiche, diventando la sesta più grande azienda farmaceutica. Sanofi è l’unico altro gruppo tra le 10 Big Pharma più ricche al mondo che ha un progetto di vaccino per la COVID-19.
In un’intervista a Science, Paul Stoffels, Chief Scientific Officer di J&J, ha detto che lo sforzo sarà senza scopo di lucro e il vaccino sarà accessibile a tutti attraverso alcuni meccanismi globali ancora da stabilire.
Obiettivo: 1 miliardo di dosi
La capacità produttiva dell’azienda, spiega, è di 300 milioni di vaccini su base annuale, ma si punta ad arrivare a 1 miliardo di dosi, anche collaborando con eventuali aziende partner.
Ma in che modo 1 miliardo di dosi di vaccino raggiungeranno le persone di tutto il mondo, tanto nei paesi ricchi quanto in quelli poveri?
“L’obiettivo di un miliardo di dosi cerca di evitare una guerra ai vaccini: ci sarà abbastanza vaccino nel mondo nella prima fase, ma lavoreremo con le autorità sanitarie e lo faremo senza fini di lucro”, ha detto Stoffels. Tutti possono collaborare con noi perché siamo su un piano di parità. Sono quasi sicuro che riusciremo ad accelerare il tutto in 6 mesi. Questa è una delle più grandi, se non la più grande iniziativa nella storia di Johnson & Johnson per cercare di fare la differenza per il mondo.
LEGGI ANCHE
È corsa al vaccino coronavirus, non c’è tempo per il test sugli animali
FONTE:https://www.money.it/Vaccino-coronavirus-scommessa-1-miliardo-di-dollari-governo-USA-Big-Pharma
INPS: dati personali esposti online, grave falla di sicurezza
I dati personali dei contribuenti esposti sul sito dell’INPS: nome, cognome, indirizzo e codice fiscale degli utenti accessibili pubblicamente. Grave falla di sicurezza e violazione della privacy.

Sono diversi nominativi dei contribuenti che appaiono random selezionando una o più sezione del sito INPS e nei dati consultabili c’è proprio tutto: nome, cognome, codice fiscale e persino indirizzo di casa, comune di residenza e numero di telefono o cellulare.
Tutto completamente accessibile e frutto di una gravissima falla di sistema che ha portato milioni di utenti a entrare in possesso di centinaia di informazioni personali in una situazione che, al momento, potrebbe avere svolte imprevedibili per la privacy degli utenti.
INPS allarme privacy: dati sensibili degli utenti esposti online
Il problema non è ancora noto alle autorità competenti e la causa dell’origine di questo grave errore sono al momento sconosciute.
I profili al momento accessibili sono diversi, noi di Money.it abbiamo avuto involontariamente accesso a tre profili utenti differenti di cui, per forza di cose, non possiamo citare i nomi completi: Lisa, Giancarlo, Luciano.
L’accesso è frutto di un errore ed completamente involontario. Basta riuscire ad accedere alla pagina di My Inps e, senza nemmeno il tempo di fare l’accesso, ci si ritrova catapultati in profili altrui senza volerlo lasciando piena libera alla consultazione dei dati anagrafici e delle informazioni sensibili.
Non sappiamo se questo errore sia frutto di un attacco hacker ai danni dell’INPS o un errore di sistema della piattaforma che, proprio nelle ultime ore, sta riscontrando diversi problemi.
Quello che è certo è che si tratta di una grave violazione dei dati personali che, sicuramente, avrà ripercussioni serie per gli utenti coinvolti nell’esposizione involontaria (e molto probabilmente inconsapevole).
FONTE:https://www.money.it/INPS-dati-personali-esposti-grave-falla-di-sicurezza
STORIA
Roberto Calvi: dal Banco Ambrosiano al ponte dei Frati Neri
25 Marzo, 2020
Roberto Calvi fu un banchiere di successo. Ma l’epoca che visse fu contraddistinta da incontestabili ombre. Dall’ascesa nei primi anni Settanta, alle truffe del Banco Ambrosiano, alle minacce di Michele Sindona, l’emersione della loggia massonica P2, tutto si intreccia in una storia terminata in modo quasi cinematografico.
Roberto Calvi: una breve biografia
Roberto Calvi nasce a Milano il 13 aprile 1920. Figlio di un dirigente della Banca Commerciale Italiana, si diploma in ragioneria. Successivamente, nel 1939, si iscrive all’Università Bocconi, alla facoltà di Economia e Commercio. Negli anni da studente, Calvi non disdegna l’attività politica, dirigendo l’Ufficio Stampa e Propaganda dei Gruppi Universitari Fascisti.
L’esperienza all’Università, comunque, durò poco. Incombeva la seconda guerra mondiale, e il giovane Roberto Calvi dovette abbandonare gli studi, venendo arruolato come sottotenente di cavalleria nei lancieri di Novara. Combatté anche durante la drammatica campagna di Russia.
Nel 1946 Roberto Calvi fu assunto alla Banca Commerciale, ma per un periodo limitato: già nel 1947 ottenne il posto al Banco Ambrosiano, grazie alle amicizie di famiglia con Alessandro Canesi, uno degli elementi di spicco dell’istituto.
Roberto Calvi: l’ascesa
L’ascesa di Roberto Calvi nei quadri dirigenti del Banco Ambrosiano è forse lenta, ma inesorabile. In circa 12 anni, Calvi passa dal ruolo di assistente personale di Canesi, nel 1958, a responsabile delle operazioni di carattere finanziario nel 1960. In quell’anno l’istituto aveva completamente riorganizzato il settore esteri, interfacciandosi con il mondo della finanza internazionale.
Roberto Calvi, presidente del banco ambrosiano
Ma i ruoli di Roberto Calvi furono piuttosto numerosi, anche negli anni Sessanta, e difficili da inquadrare. Molti consigli di amministrazione di filiali o banche estere controllate direttamente dall’Ambrosiano finirono infatti sotto la sua dirigenza.
Il Banco Ambrosiano, si sa, era un istituto legato allo IOR. Una “banca cattolica” per così dire, che si proponeva di offrire credito mantenendo formalmente i principi del cristianesimo, al punto che per diventarne soci era necessario il certificato di battesimo e di buona condotta firmato da un parroco.
Tutte le fonti storiche e le testimonianze su Roberto Calvi, però, ci ritraggono un uomo non certo legato a una vera e profonda fede, bensì un carattere spregiudicato che intuisce il potenziale di cui si trova a disporre. Nel 1968 conobbe Michele Sindona e in seguito entrò nella Loggia massonica P2.
L’ascesa di Calvi, lenta fino alla fine degli anni Sessanta, diviene fulminea nel giro di 4 anni: nel 1971 diventa direttore generale dell’Istituto, nel 1974 la nomina a vicepresidente, l’anno successivo presidente del Banco. Alla metà del decennio, il banchiere milanese è uno dei nomi di riferimento della finanza italiana e internazionale.
Calvi, il crack, e i tentativi di salvezza
Calvi era ormai un professionista stimato. E lo fu al punto da entrare anche nel consiglio di amministrazione della Bocconi, come vice. Verso la fine degli anni Settanta cominciarono ad arrivare generose donazioni di milioni di lire del Banco Ambrosiano o di società controllate (ad esempio il Credito Varesino).
La finanza spregiudicata di Roberto Calvi si allargò sul profilo internazionale, al punto di creare un insieme di cosiddette “società fantasma”, create nei cosiddetti paradisi fiscali. O di acquistare istituti di credito stranieri, come la Banca del Gottardo, la fondazione della Banco Ambrosiano Holding o la Cisalpine Overseas con l’arcivescovo Paul Marcinkus.
Nel 1978 la Banca d’Italia decide di vederci chiaro: gli incaricati scoprono e denunciano molte irregolarità nei conti del Banco, che negli anni successivi avrebbe affrontato una enorme crisi di liquidi. A soccorrerlo, sarebbero intervenuti i finanziamenti della Banca Nazionale del Lavoro e dell’ENI, che versarono qualcosa come 150 milioni di dollari. Un secondo crack, del 1980, sarebbe stato ripianato con altri 50 milioni di dollari da parte di ENI.
Ma ormai la situazione era incandescente. Roberto Calvi, che nel frattempo era tallonato anche da campagne diffamatorie ordite da Michele Sindona, al quale aveva rifiutato un prestito, si trovo anche sprovvisto dalla protezione della loggia P2, la cui appartenenza gli aveva garantito un certo tipo di sostegno e di riparo dalle azioni della magistratura.
Quando nel 1981 fu scoperta la loggia, Roberto Calvi non aveva più nessuno che lo avrebbe potuto aiutare. Chiese aiuto allo IOR, ma poco dopo fu arrestato e condannato per reati valutari.
Roberto Calvi a processo
Attendendo l’appello, tornò al vertice del Banco Ambrosiano, tentando per l’ennesima volta di trovare il denaro per un salvataggio. Per riuscire in un’operazione ormai disperata, prima entra in contatto con il finanziere Flavio Carboni, poi addirittura con la banda della Magliana e il boss mafioso Pippo Calò. Finì così per venire coinvolto in operazioni di riciclaggio, che gli causarono la definitiva perdita di ogni possibile appoggio dallo IOR.
La morte e il dibattito successivo
Il 18 giugno 1982 Roberto Calvi venne trovato morto, impiccato, sotto il ponte dei Frati Neri sul fiume Tamigi, a Londra. Alcune stranezze sul luogo del decesso (come alcuni mattoni in tasca e circa 15mila dollari) non impedirono di archiviare il fatto come suicidio.
Tra le sue tasche, fu trovato anche un passaporto falsificato, a nome di tale “Gian Roberto Calvini”.
Sei mesi dopo la prima archiviazione dei magistrati inglesi, la Corte Suprema del Regno Unito annullò la sentenza, ritenendola parca di vizi e priva di elementi sostanziali. Il secondo dibattimento aprì anche all’ipotesi di un’omicidio.
Il dibattito sulla morte di Roberto Calvi fu parecchio intenso, tanto da non potersi dire concluso neanche oggi. Lo scrittore Leonardo Sciascia, ad esempio, riteneva certa l’ipotesi del suicidio, mentre nel 1988 in Italia nacque una causa civile che richiedeva il riconoscimento dell’omicidio e predisponeva un risarcimento di 3 milioni di dollari alla famiglia.
Nel 2003, a Londra, si sarebbe riaperto il caso per l’ennesima volta.
L’ultima suggestione, però, è mafiosa. Alcuni inquirenti arrivarono a sospettare del pentito Francesco Di Carlo. Quest’ultimo, negli anni Novanta, ammise di essere stato assoldato da Pippo Calò per uccidere Roberto Calvi, ma di non aver potuto eseguire l’ordine perché “la questione era stata risolta con i napoletani”. A volere morto il banchiere milanese erano infatti anche alcuni esponenti della camorra legati al clan dei Corleonesi, che gli avevano affidato del denaro poi andato in fumo.
La “pista Calò”, comunque, è stata testimoniata anche da Antonio Mancini, membro della banda della Magliana.
Di seguito un documentario su Roberto Calvi, dall’ascesa col Banco Ambrosiano alla caduta sotto al Ponte dei Frati Neri:
VIDEO QUI:https://oltrelalinea.news/2020/03/25/roberto-calvi/
FONTE:https://oltrelalinea.news/2020/03/25/roberto-calvi/
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°