RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 10 APRILE 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Aspetta con calma il momento in cui
si alza il tono e si abbassa la voce.
DINO BASILI, Tagliar corto, Mondadori, 1987, Pag. 65
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SOMMARIO
“Prelievo forzoso al 20%”. Il piano choc di Berlino sui risparmi degli italiani
“Dite che sono morti di Coronavirus”
VI PIEGHERANNO CON LA FAME: IL DISEGNO E’ CHIARO.
Sul Rendimento Apocalittico Decrescente
Lo Stivale sarà la cinquantunesima stella degli Usa ?
Quelli che sparano sulla Croce Rossa
Bill Gates attraversa il Rubicone digitale, dice che gli ‘assembramenti’ potrebbero essere vietati in mancanza di una vaccinazione globale
Lamorgese, a Pasqua controlli rafforzati: ‘Restate a casa’
Ormai ci tolgono la libertà a rate
L’amministrazione Trump si prepara a bloccare China Telecom negli Stati Uniti
I tamburi di guerra USA continuano a battere, coperti dal lockdown
IL SIMBOLISMO AL TEMPO DEL CORONAVIRUS – APOCALISSE
Paura e assurdità di fronte alla pandemia
“Spillover”, la peste diffusa.
Dalla mafia soldi in Ue contro l’Italia: il segreto di Borsellino
Tra verità e fake news, cade la fiducia nel giornalismo
Ron Paul: L’imbroglio del Coronavirus
La beffa del dl Liquidità: 25mila euro a chi fattura 4 volte tanto
Nella ripartizione del MES
PETROLIO: IL MESSICO FA SALTARE L’ACCORDO OPEC+. Prezzi a picco
LA SERATA DELLA VERGOGNA.
RINALDI: GLI ITALIANI NON HANNO VISTO UNA LIRA!
Coronavirus, Oim: “Solidarietà europea per soccorso in mare”
Sindaco Lampedusa: “Governo mente, qui sbarchi continuano senza controlli”
DECRETO CORONAVIRUS, I SUDDITI AL SERVIZIO DI UN GOVERNO FALLITO
PICCOLO, MEDIOCRE PRESTIGIATORE
Mes, Gualtieri risponde a Salvini e Meloni: ‘Mes già esiste. Eurogruppo ha proposto, non ha deciso’
Come indicato giorni fa, Gualtieri va sostituito.
Ue, entro 15/4 piano europeo per app tracciamento
Delitto Matteotti: vero mandante il Re, socio dei petrolieri
Il golpe inglese: neutralizzare l’Italia, da Mattei a Moro
IN EVIDENZA
“Prelievo forzoso al 20%”. Il piano choc di Berlino sui risparmi degli italiani
Un economista della Bundesbank teorizza un prelievo forzoso dai conti degli italiani: saremo obbligati a comprare bond dando fondo al 20% delle nostre ricchezze
Una “patrimoniale”. O meglio: un “prelievo forzoso“. È questa l’idea che ha iniziato a circolare a Berlino per andare a mettere le mani sui risparmi degli italiani.
La proposta è stata proposta, avanzata oggi sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung da Karsten Wendorff, responsabile per il dipartimento delle finanze pubbliche della Bundesbank (la banca centrale tedesca), e subito ripresoda Bloomberg e dal Sole 24Ore, getta nuove ombre sulle mire dei tedeschi sull’Italia.
L’idea di Wendorff, che è uno degli economisti di punta della Buba, è di creare una sorta di “fondo salva-Stato” finanziato unicamente con i risparmi degli italiani che saranno chiamati a sottoscrivere (forzatamente) titoli di Stato creati ad hoc dando fondo al 20% del proprio patrimonio netto. Una vera e propria stangata senza precedenti che andrebbe così a drenare le ricchezze (poche o tante che siano) di tutti i contribuneti del Belpaese. In questo modo, è la proposta di Wendroff, il governo riuscirebbe a dimezzare il debito pubblico, che dal governo Monti in poi è continuato a salire senza sosta, senza ricorrere allo European stability mechanism (Esm) e mettersi, quindi, nelle mani della Troika. Un piano che Bloomberg non stenta a definire “radicale” e che rischia, se applicato, di compromettere seriamente i consumi e, quindi, l’intera economia italiana.
Secondo il Sole 24Ore la proposta avanzata dall’economista della Bundesbank è una sorta di “piano B” al contrario. Se, infatti, Paolo Savona puntava a scaricare il debito pubblico italiano sui conti dell’Unione europea, Wendorff vuole andare a mettere le mani direttamente nei conti degli italiani. Si rifiuta di chiamarla “patrimoniale” perché, dal momento che i contribuenti si troverebbero in tasca dei titoli di Stato, avrebbero comunque “un rendimento”. “Non si tratterebbe nemmeno di un prelievo forzoso – ci tiene a sottolineare – di ma un investimento forzoso”. Forzoso perché tutti gli italiani sarebbero obbligati ad acquistare bond per il 20% del proprio patrimonio netto. Un “investimento forzoso”, appunto, che secondo i calcoli pubblicati da Wendorff, porterebbe a dimezzare il debito pubblico. Ma gli effetti sull’economia reale sarebbero a dir poco catastrofici.
FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/economia/prelievo-forzoso-20-piano-choc-berlino-sui-risparmi-degli-1593738.html
“Dite che sono morti di Coronavirus”
Bomba in USA
Il dottor Scott Jensen , medico del Minnesota che è anche senatore repubblicano dello stato, denuncia di aver ricevuto dallo HHS (il ministero della Salute) un documento di 7 pagine che lo istruiva per compilare i certificati di morte con una diagnosi COVID-19 senza un test di laboratorio per confermare che il paziente aveva effettivamente il virus.
Ci sarà mai un processo?
The Corona Simulation Machine: perché l’inventore del “Corona Test” ci avrebbe avvertito di non usarlo per rilevare un virus
“Gli scienziati stanno facendo un terribile danno al mondo in nome dell’aiuto. Non mi dispiace attaccare la mia stessa fraternità perché me ne vergogno. ” –Kary Mullis, inventore della reazione a catena della polimerasi. Era l’inventore del metodo utilizzato nei test Covid-19 attualmente disponibili, che si chiama PCR, (reazione a catena della polimerasi). Metodo per il quale ha ricevuto il Nobel nel 1993. Nato nel 1944, è morto nel 2019.
Quando ha saputo che il suo metodo (PRC) veniva usato per diagnosticare il virus dell’AIDS,
Mullis ha sfidato la saggezza popolare secondo cui i meccanismi che causano la malattia dell’HIV sono semplicemente troppo “misteriosi” da comprendere. “Il mistero di quel dannato virus”, ha detto all’epoca, “è stato generato dai $ 2 miliardi all’anno che spendono su di esso. Prendi qualsiasi altro virus e spendi $ 2 miliardi e puoi anche inventare alcuni grandi misteri a riguardo ”.
VI PIEGHERANNO CON LA FAME: IL DISEGNO E’ CHIARO.
Salvatevi questo post
10 APRILE 2020
Non credo che scriverò più di MES dopo oggi, anche perchè solo pensare al tradimento che è avvenuto mi fa ribrezzo. L’idea che esistano sulla terra persone come Gualtieri e Conte mi intristisce, per cui penso di occuparmi di economia e politica, ma di altro. Intanto il cammino è già fissato.
Prima di tutto sottolineiamo che il famoso MES alleggerito “QUASI” non condizionale, come dicono i soliti mass media lecchini, ha una serie di forti limiti:
- dimensionale , cioè il 2% del PIL al 2019 cioè circa 36 miliardi;
- di finalizzazione , cioè solo spese per materiale medico o per prevenzione;
- temporale, cioè solo nel limite del tempo che durerà la pandemia.
Con questo non ci facciamo, di per se, molto:
- le spese mediche dirette saranno dell’ordine di due – tre miliardi. Consideriamo che la Lombardia , la regione più compita, ha dichiarato spese sanitarie per 400 milioni. Anche considerando i testi di massa si parla di spese dirette dell’ordine di alcune centinaia di milioni, niente di particolare;
- la finalizzazione è strettissima, esattamente come volevano i tedeschi o gli olandesi, o come scritto dalla Welt. Niente soldi per l’economia;
- questo piccolo vantaggio è solo a tempo, e cesserà probabilmente nel 2021. Dopo di che o si rimborsare CASH o le condizionalità torneranno normali.
Quindi non è altro che una sorta di trappola da strozzini e questo lo capisce chiunque, perfino il deputato medio. Quindi facile dire che “Non lo utilizzeremo mai”, vero? Peccato sia una balla.
Quando crei uno strumento lo fai per utilizzarlo e come obbligarti ad usarlo? Come faranno i pupazzi del potere finanziario europeo ad obbligarvi ad usarlo? Semplice, con la fame.
- già ora siamo l’unico paese al mondo a NON AVER DATO UN CENTESIMO a chi è stato colpito dalla chiusura;
- una percentuale fra il 30 ed il 60% non riaprirà;
- tutto quello che il governo ha saputo proporre sono dei PRESTITI, onerosi;
- NON SI DA’ NESSUNA DATA PER LA FINE DI QUESTA SOFFERENZA:
Senza soldi , alla fame, la gente chiederà al governo di fare qualcosa ed a quel puntoil MES, quello vero, quello della TROIKA, quello CONDIZIONALE, verrà tirato fuori. Non perchè sia l’unica via, ma perchè E’ LA SOLA STRADA CHE I POTERI FINANZIARI EUROPEI VOGLIONO CHE NOI PRENDIAMO, PER PORTARCI VIA QUEL POCO CHE ABBIAMO. A quel punto non si salverà nulla e sarà PATRIMONIALE, e depressione permanente. Varoufakis, che conosce i suoi polli, lo ha detto chiaramente.
The Eurogroup’s underlying message to a large majority of Italians, Spaniards, Greeks etc (given that 97% of the stimulus is new national debt that must be repaid through austerity): “We shall help you get up now. But, as you begin to rise, expect a wallop.”
“Il messaggio sottolineato dall’Eurogruppo alla maggioranza degli italiani, spagnoli, greci etc (dato che il 97% dello stimolo non è che nuovo debito che dovrà essere ripagato attraverso l’austerità) “Potremmo aiutarvi a rialzarvi ora, ma appena vi alzerete aspettatevi un cazzotto”
Intanto il PD inizia a chiedere PIU’ TASSE, proprio il modo giusto per far rialzare l’economia, e soprattutto su dei redditi 2020 che NON ESISTERANNO, con un “Contributo di solidarietà” sopra gli 80 mila euro. Un piccolo asaggio di ciò che attende gli Italiani.
Comunque il MES sarà appplicato: con il principio della Moneta Scarsa, cioè la base dell’euro, ed il debito che supererà il 150% del PIL (per la contemporanea riduzione del PIL ed aumento del debito) renderà automaticamente il nostro debito non tollerabile alla fine del 2020 e ci poterà alla troika ed al MES. Segnatevelo, salvate questo articolo, perché è un cammino che, senza emissione di qualche forma di moneta autonoma, ci aspetta. Ci sarà default del debito, patrimoniale e quindi recessione e depressione perenni. Segnatevelo, non lo ripeterò più.
Per dirla semplice,
il cammino è tracciato e gli italiani sono FOTTUTI.
Tranne che, finalmente, non decidano di cambiare strada,
ma sicuramente non lo faranno con Conte e Gualtieri.
FONTE:https://scenarieconomici.it/vi-piegheranno-con-la-fame-il-disegno-e-chiaro-salvatevi-questo-post/
Sul Rendimento Apocalittico Decrescente
Certo, ci sono i morti. Gli intubati. Medici e infermieri che hanno perso la vita, ospedali al limite; le economie di interi paesi rovinate; una tragedia globale, universale, titanica; e tuttavia, la pandemia non cessa di avere un carattere artificiale, posticcio, mediatico.
Un informatore filosofo, che si dà il nome di “Alexandre” sul blog dell’amico Nicolas Bonnal, parla di “rendimento apocalittico decrescente”….
“L’antropologo Joseph Tainter, esordisce, nel suo “Il collasso delle società complesse” (The Collapse of Complex Societies), mostra che le costruzioni più gigantesche di una società complessa vengono costruite proprio prima del loro crollo”
Vengono a mente la statua colossale di Costantino imperatore, l’interno gigantesco, illimitato, di Santa Sofia; fra i Maya i magazzini per gli alimentari – centro di una complessa logistica del cibo – diventano sempre più giganteschi – in entrambi gli imperi, la costruzione che diventa addirittura titanica è la complessità, invadenza, peso e dannosità della burocrazia e del fisco.
Tainter parla di “rendimento decrescente dell’investimento in complessità” . Fino ad un certo punto, lo scavo di nuovi canali e la formazione di scribi e contabili (sottraendo le loro braccia all’agricoltura) per contabilizzare le tasse in natura (granaglie) e sapere in quali magazzini si trovano (le “riserve”), migliora la produzione agricola e vita di tutti; ma viene un momento in cui la complessificazione ulteriore rende sempre meno alla popolazione; e si arriva ad un punto in cui tutte le energie e risorse a disposizione di una civiltà sono necessaria unicamente per mantenere il suo livello di complessità..
Anche le catastrofi artificiali, che la società occidentale produce per tenere i suoi popoli sotto la paura e perpetuarsi, hanno un rendimento decrescente, dice “Alexandre”. E spiega:
“Nel 1973, lo choc petrolifero (col barile a 140 dollari) necessario alla finanza per uscire dall’ordine di Bretton Wood, per lo smantellamento del sistema industriale misto europeo e la creazione del petrodollaro ossia inondare gli speculatori di moneta falsa, fu molto economico (nei due sensi del termine). Un ventennio fa, l’11 Settembre necessario per accompagnare il crack della Nuova Economia e le guerre senza fine invece di aumentare i salari, il prezzo da pagare è stato l’abbattimento di 3 grattacieli, un restauro di un’ala del Pentagono, 3 mila morti ; un costo già superiore, soprattutto in termini mediatici”.
Occorreva che ci proteggessero dal terrorismo, e per questo ci punteggiarono di attentati: metropolitana di Londra, strage al Bataclàn, bombe, autisti improvvisamente radicalizzati che travolgono la folla gridando Allahu Akbar, eccetera. Erano l’equivalente dei “richiami” vaccinali, per ricordarci che il Sistema ci stava proteggendo dal terrorismo.
“Ed oggi, si è dovuto provocare la crisi sanitaria mondiale, con ripercussioni economiche e politiche terribili; l’epidemia è la peggio delle peggiori crisi false flag, eppure il rendimento della catastrofe è basso”, sostiene Alexandre.
Basso?
Non che la gente non abbia paura,, e non chieda di essere protetta contro il nuovo terrore. “E’ che ha scoperto che il potere che dovrebbe proteggerla costituito da dilettanti”, precisa “Alexandre”.
E come possiamo noi italiani non dargli ragione, con il governo Pd-5S “europeista” di dilettanti che ci sta imponendo dettami assurdi. Quindi ascoltiamo “Alexandre” con maggior concentrazione.
“Bisogna capire che nelle società complesse, i membri della classe dirigente sono pregati caldamente di seguire un ricettario. A questo mira tutto l’insegnamento che gli si prodiga [Bocconi? Luiss?] nella loro formazione: lo so perché sono stato uno di loro. Non gli si chiede di trovare soluzioni, ma di eseguire, cosa ovviamente del tutto diversa. Trovare soluzioni richiede persone statisticamente rare e un ambiente adeguato; ora, i quadri sono usciti da una cultura che rigetta positivamente le persone che sono più intelligenti della loro media (è consentito essere magari più scaltri). E siccome la media intellettuale del gruppo non ha mai cessato di scadere, oggi ci si ritrova con dirigenti che non servono – non sanno utilizzare l’apocalisse artificiale”.
Come , come?
“La popolazione ha bisogno di credere allo Stato (e allo strato sociale legato alla complessità della sua società: le elites). Invece vediamo, non solo in Italia e in Francia ma in tutto l’Occidente, membri di governo che agiscono con manovrine da città di provincia … Gli è stata fornita una crisi da gestire, e loro hanno mostrato che non sono più all’altezza delle loro funzioni. Le persone che sono attualmente al governo in Occidente sono state reclutate in funzione alle cricche delle famiglie dominanti”..
… o da noi sulla Piattaforma Rousseau…
“… sono assolutamente intercambiabili. Indossano i pennacchi e ricevono gli stipendi della meritocrazia, senza averne la sostanza”
Triste verità: noi abbiamo come capo della protezione civile un commercialista del Sud ignaro di tutto che non sta ancora fornendo le protezioni, come ministro dell’economia uno che ha studiato storia ed esegue un programma europeo scaduto, e un premier avvocato di provincia; che si fa guidare da un comitato di “scienziati” tragicomici, che si rivelano sempre più sacerdoti di un “cargo cult”che chiamano “La Scienza”, e si contraddicono l’un l’altro: mascherine obbligatorie, anzi sono inutili, anzi dannose; la clorochina? No, assolutamente no – invece sì…
Senza contare un capo di stato appartenente al familismo siculo secolare…
“Il peggio – rincara Alexandre – è che ne approfittano per difendere con le unghie e coi denti gli interessi e i privilegi della loro classe privilegiata sotto assedio (il 4,9% che s’immagina di essere lo 0,1%) e reprimere in modo crudele e stupido, tutte le altre. Sono i sintomi di una classe dominante arrivata alla propria fine, perché in fine di dominanza.
“Si può scommettere che la schedatura universale della popolazione per smartphone, il suo immiserimento per disoccupazione di massa, e il suo dominio attraverso una massa di carta-moneta senza altro valore che quello che gli assegnano “I mercati” e il TG di LA7, non finirà bene. E questo perché la classe dominante non è più capace di gestire un piano troppo sofisticato per lei”.
Come nelle società idrauliche in cui l’estinzione fu preceduta dal gigantismo, come l’impero romano della statua colossale di Costantino e vacillante sotto le spese militari e le frumentationes (il reddito di cittadinanza) alle plebi inette al lavoro, il gigantismo è la risposta del potere ad un pericolo che il potere stesso sente “più grande”, in realtà essendo bisogni più grandi che l’aumento di complessità non riesce a soddisfare, anzi disorganizza.
Rendement Apocalyptique Décroissant : notre savant lecteur Alexandre philosophe avec Joseph Tainter sur nos élites bidons et cette crado-pseudo-apocalypse. Accrochez-vous, c’est ébouriffant…
Siamo a questo punto, come civiltà. Al lettore informato dai media può restare un dubbio:non esagera “Alexandre” sostenendo che da mezzo secolo tutte le catastrofi sono finte, volute dal potere?
Bonnal viene in soccorso. Con una citazione di Lucien Cerise, il nouveax philosophe che non vedrete nei talk shows di La Sette o di RaiTre, e meno ancora firmare sul Corriere. Autore del testo fondamentale “Gouverner par le chaos”, fa parte di un collettivo pensante, originariamente estrema sinistra, che scava in questa idea: che il Sistema ci governa attraverso la paura. Il caos gli è funzionale.
“La minaccia terrorista in Occidente è largamente una fiction, come il debito pubblico, ma che s’inserisce perfettamente in questa gestione del “terrore virtuale”. Una vera e propria ingegneria della paura applicata ai popoli, ma senza più alcuna ragione obbiettiva, senza una ragione reale, non bisogna cessare di dirlo. La potenza della “comunicazione” ossia dei media, fa tutto”.
E’ una realtà del potere che non nasce negli ultimi decenni. Già H.L. Mencken (1880-1956), giornalista e satiro acuto della Gilded Age, contemporaneo di Francis Scott Fitzgerald
“Lo scopo generale della pratica politica è mantenere il popolaccio in allarme (e quindi clamante di essere portato in salvo) attraverso una serie incessante di babau, quasi tutti immaginari”.
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/sul-rendimento-apocalittico-decrescente/
Carta di Laura Canali – 2018.
Criminalizzare la Germania per aver mantenuto ferme le proprie coordinate economiche sconta la miopia con la quale ci si ostina a negare il fallimento dello Stato nazionale italiano e del progetto europeo. Lo Stivale sarà la cinquantunesima stella degli Usa?
Nel grande stress test dell’epidemia di coronavirus l’Unione Europea va in frantumi e il sentimento antitedesco è al diapason: vengono riportate frasi dei vari Klaus Regling e Peter Altmaier – presentati come mostri sadici anche da commentatori sobri e di alto profilo intellettuale – in base alle quali la Germania vorrebbe “Italia e Spagna in ginocchio”.
Indignazione, scatto di orgoglio nazionale. Fino alla telefonata inaudita di Mattarella, che protesta per la presunta “gaffe” della Lagarde, guidata ormai – come è opinione comune – dall’establishment tedesco. Di fronte a questo stato di cose si vorrebbe proporre un mutamento di prospettiva. Prendere atto non già che l’Ue è in crisi, o è (oggi) schiacciata dall’egoismo teutonico, ma che l’Unione Europea (chiamarla «Europa» è un equivoco esiziale) è un castello di cartapesta fin dal trattato di Maastricht del 1992, e comunque dalla nascita dell’euro.
Questo fantoccio ha sempre custodito nelle sue viscere un mosaico di forti fisionomie nazionali – o meglio di due fortissime fisionomie nazonali, francese e tedesca – con una cessione di sovranità solo parziale e sempre calcolata in funzione di un tornaconto privato. Dopo l’Ottantanove, la natura fittizia del progetto di Superstato europeo avrebbe dovuto apparire come il classico segreto di Pulcinella: la Germania, di nuovo in piedi, poteva ambire ormai a un rango di «potenza» che alterava in modo irreversibile gli equilibri europei.
Il primo ventennio del nuovo secolo ha infatti segnato – malgrado il basso “tasso di crescita”, divinità sopravvalutata dagli economisti – un graduale e inesorabile rafforzamento della Repubblica Federale, il cui baricentro si è intanto spostato verso est, fissando in Berlino una sorta di fulcro simbolico non tanto della Germania (di cui non è il centro) ma di uno spazio molto più ampio: l’area di influenza tedesca, già prefigurata in tempi non sospetti dallo strapotere del marco come spazio esteso da Helsinki a Belgrado, per non parlare di Bolzano, Zurigo, Vienna e degli stessi Paesi Bassi.
Lo spostamento a est dell’asse poltico-economico della nuova Germania poneva le basi per una cooperazione intensa con la nuova Russia post-eltsiniana, non più protettorato americano pro tempore: cooperazione sancita per esempio dal reclutamento di Gerhard Schröder ai vertici di Gazprom e dalla caparbia realizzazione del doppio gasdotto Nordstream, quasi un cordone ombelicale energetico sotto le acque del Mare del Nord. La prospettiva della simbiosi russo-tedesca – energia illimitata e straordinaria capacità di organizzazione industriale – ha abitato fin da subito come un incubo i sonni agitati dell’amministrazione americana diventando il «vitandum» per eccellenza della politica estera statunitense in Europa. Dalla guerra antiserba nei Balcani alla cosiddetta guerra civile ucraina, tutto si spiega con la decisione di Washington di interporre una zona cuscinetto militarizzata tra Mosca e Berlino allo scopo di stornare l’orrida simbiosi.
In questo quadro l’Unione Europea non c’è. Non per distrazione, ma perché nello scacchiere degli equiibri internazionali l’Unione Europea non esiste. È un caso, si potrebbe dire, di patologia ontologica: un non ente che, per varie ragioni, viene mantenuto in piedi come fantoccio, utile a mascherare – dietro vacue parole di fraternità erasmiana – la dura legge degli interessi nazionali e utilissimo, mai dimenticarlo, per nutrire le politiche di finanza speculativa che non appartengono però a nessun orizzonte “nazionale”.
La Francia continua imperterrita a mantenere le sue truppe nell’Africa sahariana e a far esplodere le sua atomiche a Mururoa, battendo il famoso colpo; gli inglesi, arrivati per ultimi e con un solo piede in Europa, perseguono irremovibili i propri disegni nazionali animando le varie “alleanze” antislamiche in Iraq e in Afghanistan; la Spagna, anch’essa non un paese fondatore, è troppo interessata alle ex colonie sudamericane per considerare davvero il proprio futuro in Europa.
Potenza non militare e senza alcuna ambizione di riarmo, un punto essenziale che sfugge alla maggior parte degli analisti, la Germania diventa in compenso una potenza “geoeconomica” di primo livello. Sottraendo di fatto al Giappone quel ruolo di competitore globale che Tokyo aveva svolto fino allo scigurato terremoto di Kobe del 1995. Ciò di cui la maggior parte dei commentatori e dei politologi italiani sembra non rendersi conto – ma che non sfugge all’amministrazione Usa, così come agli analisti più avveduti a Parigi e Londra – è che le dimensioni reali della nuova Germania superano ampiamente quelle in fondo modeste della sua estensione geografica.
Nel “Grande Gioco” del XXI secolo l’Ue non c’è.
In questo scacchiere è assente anche l’Italia. Perché anche l’Italia – protettorato americano dal 1945, riconfermata tale dopo il 1994 malgrado le bizze dell’outsider di Segrate – non esiste come paese sovrano. La sua vocazione di grande portaerei a stelle e strisce prevale su qualsiasi ambizione nazionale e si nasconde, pudica o meglio ipocrita, sotto le insegne fittizie di Bruxelles e Strasburgo, capitali inesistenti di un parlamento elettivo che non conta nulla, di una Commissione che è di fatto un comitato d’affari delle grandi aziende e del mosntrum della Bce: banca di un paese inesistente, camera di compensazione finanziaria di interessi nazionali e di megainteressi finanziari e speculativi.
Criminalizzare la Germania perché ha tenuto il timone fermo sulle proprie coordinate economiche, sfruttando le opportunità gentilmente offerte dal fantoccio europeista e da una moneta imposta da Mitterrand, significa non avere capito i reali rapporti di forza, la reale geografia economico-politico-culturale della nuova Europa. Continente fra l’altro niente affatto definito, con estensioni a est (Israele, forse la Turchia) e a ovest (il Nordamerica è in parte europeo).
Il problema non è la Germania, che si trova oggi in condizione di definire meglio le proprie effettive dimensioni e ambizioni, ma l’Italia: esperimento politico fallito sul piano dell’unità nazionale, eternamente spezzata in aree non omogenee. “Nazione culturale”, “donna delle genti”. Questa sì di primo livello.
Il fallimento dell’Italia come Stato nazionale continua a essere negato con ostinata miopia e nell’interesse del sistema finanziario, la famosa galassia del Nord, tra Torino, Milano e Trieste. Ma è un fallimento drammatico, dal quale originano tutte le politiche continentali ai danni di Roma, a cominciare da quella tedesca. La miopia che si rifiuta di ammettere il fallimento politico dell’Italia come Stato nazionale ha in realtà una sua ratio: ribadire una fittizia unità nazionale in termini di protettorato e presidio militare americano (e in parte britannico), da Aviano a Sigonella. Non è più un mistero per nessuno che le vicende politiche degli anni Settanta, Ottanta e Novanta siano state determinate da questo status subalterno, a cui possiamo ormai attribuire con certezza i famosi “anni di piombo” e la stessa Mani Pulite.
I recenti furori antitedeschi nascono insomma da un duplice errore di prospettiva: attribuire una parvenza di realtà a un’Ue che non esiste e agitarsi contro le legittime aspirazioni della nuova Germania, quasi su delega del padrone americano. È interessante notare come la pretesa vocazione antiliberista di molte proteste antitedesche porti in realtà acqua abbondante al mulino del vero neoliberismo, che non è quello teutonico ma quello angloamericano. Le proteste contro la Germania serviranno a far cadere il fantoccio, ma l’esito sarà, come da copione, la promozione dello Stivale a cinquantunesimo Stato dell’Unione. E’ troppo tardi, ormai, per raddrizzare la baracca e riportarla nel solco di una collaborazione italo-tedesca fondata sulla complementarità che per la strategia americana rappresenterebbe un incubo forse appena inferiore a quello della temuta simbiosi russo-tedesca.
È troppo tardi, ma è meglio saperlo.
Flavio Cuniberto
Immaginiamo una situazione del genere: hai avuto una disgrazia in casa.
Un vicino del piano di sopra, con cui non sei mai stato in buoni rapporti, per vari motivi, suona alla tua porta e si mette a disposizione. Hai bisogno di aiuto?, ti dice. Tu sei stupito e perfino un po’ preoccupato. Che vorrà costui? Ma, siccome tu hai davvero bisogno di aiuto, lo inviti a entrare. Ma — pensi, — forse vuole qualche cosa in cambio? No, a quanto pare non chiede niente in cambio. Vuole solo aiutare. Viene in casa, ti dà una mano, pulisce il gabinetto, disinfetta il soggiorno, ti fa da mangiare e lava i piatti. Tutto è normale. Stasera se ne va. Dovresti essere contento.
E tu che fai? Invece di ringraziarlo, ti metti a gridare alla finestra che un malintenzionato si è introdotto di soppiatto in casa tua. Che vuole portarti via il televisore, che è venuto per spiarti. Che vuole comandare in casa tua, anzi ti vuole far prigioniero.
Il vicino, ragionevolmente, penserà che o sei scemo, o che lo sei diventato. Penserà che la disgrazia ti ha fatto perdere la testa. Comunque, prima di andarsene, una cosa te la dirà. Che sei un ingrato e anche che, peggio per te, la prossima volta non mi vedi più nemmeno col binocolo.
Quello che qui è raccontato è accaduto sul serio (si fa per dire) in Italia. La Russia ha mandato sedici aerei carichi di aiuti, accompagnati da personale altamente specializzato per aiutare il nostro paese. La gente ha accolto con calore il vicino di casa. Ma a qualcuno non è piaciuto. Un certo Jacopo Iacoboni, specializzato nella diffusione di germi di una malattia – a quanto pare molto infettiva – chiamata russofobia, si mette a scrivere, su un giornale notoriamente russofobico come lo è La Stampa, un’ampia “serie di scempiaggini, al limite del caricaturale” (come ha ben scritto il prof. Angelo Dorsi), contro il vicino di casa. Accusandolo – in base a misteriose fonti, probabilmente vicine all’Atlantic Council – di essere venuto non ad aiutare ma a sfruttare maliziosamente le nostre disgrazie. Anzi a “spiare”, infiltrando agenti del Servizio Segreto Militare (GRU) nelle nostre caserme. Ma quelli – direte voi – non erano andati a disinfettare gli ospizi per anziani? No, risponderebbe il prode Iacopo Iacoboni, è un’operazione diversiva classica. Non invasero così anche l’Afghanistan?
Il vicino si è irritato. Come dargli torto? Prima ha replicato l’Ambasciatore, poi un portavoce del Ministero della Difesa (visto che la squadra di soccorso era tutta composta di specialisti militari). Non l’avessero mai fatto! Jacopo Iacoboni è diventato il campione della libertà di stampa, “minacciata dalla Russia”. Sono entrati in campo, a sua difesa e esaltazione, il direttore della Stampa, Molinari, seguito dalla coorte di intrepidi del locale Comitato di Redazione; l’editorialista di Repubblica Bonini (che ci ha rivelato come perfino il suo direttore sia stato oggetto di minacce, senza specificare quali); la Fnsi (quella congrega di smemorati che non sa chi sia Julian Assange); Matteo Renzi, subito doppiato da Gennaro Migliore, di Italia Viva (me lo ricordo a Porto Alegre quando, insieme a Bertinotti, aspettava, in fila davanti a me, di stringere la mano a Hugo Chavez) ; l’Associazione benemerita Art. 21 (della Costituzione), addirittura con due commenti, quello di Riccardo Cristiano e quello di Graziella Di Mambro; Forza Italia; +Europa; il Partito Radicale, a corto di quattrini; perfino Fratoianni, di Liberi & uguali, residuato terminale della sinistra.
Insomma tutto il parterre atlantico, senza eccezione alcuna. Lo stesso Jacopo Iacoboni, finalmente assurto ai vertici della fama, ha ribadito, sparando anche lui sulla Croce Rossa dei soccorsi: “La libertà di espressione e il diritto di critica sono valori fondamentali del nostro Paese, così come il diritto di replica”. Non è escluso che la RAI o l’AGCom lo mettano a capo di qualche fact checking group.
Non ha ottenuto — ahinoi! — che il premier Conte richiamasse l’ambasciatore d’Italia a Mosca, ma è riuscito a ottenere, forse con le sue entrature nella Nato, che il ministro della Difesa e quello degli Esteri italiano si associassero alla sua personale, eroica difesa.
Per fortuna gli aerei cargo russi sono arrivati con i serbatoi quasi pieni e potranno tornare a casa senza problemi. In caso contrario gli avremmo rifiutato il carburante.
Ma adesso vorrei proporre qualche suggerimento per l’esimio direttore de La Stampa. Che, quando manda in giro i suoi giornalisti a intervistare qualcuno, forse potrebbe dire loro di fare due cose utili ai lettori. La prima è quella di non indulgere troppo con le “autorevoli fonti”, senza mai nominarle. Se la notizia che vuole riferire è davvero importante, allora non può lasciare nell’anonimato chi la formula. D’altro canto, se la fonte è quella di un cacasotto, non può essere autorevole, e quindi non può essere usata. Comunque non due volte nello stesso articolo. Si raccomanda un uso moderato delle “fonti autorevoli” anonime. Tanto più se “l’autorevole fonte”, dietro la quale lo Iacoboni si trincera, dice cose “che non stanno né in cielo né in terra”, come l’ambasciatore Razov ha fatto notare nella lettera che ha inviato al direttore della Stampa. D’altro canto noi sappiamo che esistono fonti tanto “autorevoli” quanto perfettamente stupide. Valga per tutte la mostruosa fake news che l’allora segretario di Stato USA, Colin Powell, pronunciò di fronte al mondo intero annunciando di avere le prove delle “armi di distruzione di massa” che sarebbero state in possesso di Saddam Hussein. Ricordo che La Stampa — certo con un altro direttore, e, certo, in compagnia di tutto il mainstream occidentale — prese come oro colato quel fake, senza nemmeno metterlo tra virgolette.
In quel caso la “fonte autorevole” parlò essa stessa, per rivelare al mondo, implicitamente quanto fosse bugiardo l’aggressore e, insieme, il mainstream che lo appoggiava. Comunque, in questo caso, non si capisce come mai Jacopo Iacoboni preferisca passare lui per stupido, citando una fonte anonima, forse autorevole, ma sicuramente stupida, , invece di scaricare su di essa tutta la spazzatura. A meno che l'”autorevole fonte” non sia il banale trucchetto anglosassone di un’invenzione dell’autore dell’articolo, che ha una gran voglia di scrivere una porcata, ma se ne vergogna. O, più probabilmente, teme di dover rendere conto di persona di quello che scrive.
Il secondo suggerimento si potrebbe ricavare dall’infelice intervista che lo stesso Iacoboni ha condotto con l’ex comandante di un reparto ultra specializzato – si legge – il Joint Chemical, Biological, Radiological and Nuclear Regiment, e anche del battaglione della “NATO’s Rapid Reaction”. Stupisce che Jacopo Iacoboni, avendo di fronte una fonte davvero “autorevole” non gli abbia fatto una domanda semplice semplice: come mai la NATO non ha mosso un dito per aiutare l’Italia e si è fatta mangiare la pastasciutta in testa dal Cremlino? In fondo l’Italia è membro della NATO, anzi uno dei fondatori della stessa. Al signor Hamish De Bretton-Gordon una domanda del genere la si sarebbe proprio dovuta fare. Invece Jacopo Iacoboni ha lasciato divagare l’ex comandante sul tema dell’intelligence che i russi cattivi starebbero collezionando in territorio italiano.
In effetti, a ben pensarci, i russi potrebbero essere molto curiosi di sapere qualche cosa sul virus (anzi sui virus) lombardi. E potrebbero ricavare qualche informazione (utile anche ai russi per difendersi) circa la provenienza di quei virus, e magari su chi li ha messi in giro, visto che alcuni di quei ceppi — tra l’altro i più potenti — non vengono affatto dalla Cina (come ormai sappiamo).
Ma la domanda che non è stata fatta è questa: come mai alla NATO non è venuta in mente la stessa curiosità? C’è un paese alleato, in cui dilaga un virus mortifero. Potrebbero esserci problemi di sicurezza, anche militare. E invece l’Alleanza non si preoccupa neanche di raccogliere le informazioni in merito? Neanche pensa di inviare un reparto come quello dai molti nomi dell’ex comandante dai molti nomi? O, forse, l’Alleanza ha già tutte le informazioni necessarie?
In tal caso avrebbe potuto fornirle al governo italiano alleato. Ma di questo non abbiamo sentito parlare neanche una volta nei talk-show. Lì abbiamo sentito parlare solo di pipistrelli.
FONTE:https://it.sputniknews.com/opinioni/202004078943748-quelli-che-sparano-sulla-croce-rossa/
Bill Gates attraversa il Rubicone digitale, dice che gli ‘assembramenti’ potrebbero essere vietati in mancanza di una vaccinazione globale
Robert Bridge
strategic-culture.org
Un tema ricorrente tra i teorici della cospirazione è che l’élite sta solo aspettando il momento giusto per lanciare la propria tecnologia da “marchio della bestia” per identificare e controllare da remoto ogni singolo essere umano sul pianeta, portando così a compimento il progetto di un governo mondiale. E, con sempre più persone disposte a fare praticamente di tutto pur di tornare ad un certo senso di normalità, queste paure appaiono sempre più giustificate man mano che passano i giorni.
Nell’ Apocalisse 13:16-17 c’è un passo che ha stimolato l’immaginazione di credenti e miscredenti nel corso dei secoli e, forse, mai più di adesso. “E faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla mano destra o sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere se non chi avesse il marchio…”
Era stato Giovanni di Patmos il primo teorico della cospirazione della storia, oppure oggi siamo semplicemente di fronte ad una profezia autoavverantesi? Qualunque sia il caso, molte persone avrebbero probabilmente serie riserve ad essere marchiate con un codice identificativo, anche se la cosa non fosse mai stata menzionata nelle Sacre Scritture. Ma questo non ha di certo impedito a Bill Gates, il fondatore di Microsoft che da anni mette in guardia su una pandemia globale, di tentare di imporci una tecnologia così controversa.
Nel settembre 2019, appena tre mesi prima che il coronavirus apparisse per la prima volta in Cina, ID2020, una società biometrica con sede a San Francisco che conta Microsoft fra membri fondatori, aveva tranquillamente annunciato che stava intraprendendo un nuovo progetto che prevedeva “l’esplorazione di tecnologie identificatve pediatriche biometriche multiple” basate “sull’immunizzazione infantile,” il tutto solo tramite l’utilizzo degli “approcci di maggior successo.”
In una nuova intervista, Bill Gates afferma in modo autorevole che le riunioni pubbliche di massa non ritorneranno “affatto” fino a quando non avremo la vaccinazione globale. Chi lo ha nominato re del mondo? https://t.co/siW7bZ9yGc … pic.twitter.com/ivaCI8eAEl
— Alternative News (@NewsAlternative) April 4, 2020
Chiunque si stia chiedendo quale potrebbe essere uno di quegli “approcci di maggior successo,” dovrebbe prendere in considerazione questo candidato al contratto: i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) hanno sviluppato quello che è essenzialmente un “tatuaggio” hi-tech che memorizza i dati in una marcatura invisibile sottopelle. Il “marchio” verrebbe inserito insieme ad un vaccino, molto probabilmente prodotto da Gavi, l’agenzia globale per i vaccini, anch’essa sotto l’egida della Bill & Melinda Gates Foundation.
“I ricercatori hanno dimostrato che il loro nuovo colorante, che consiste di nanocristalli chiamati punti quantici … emette luce infrarossa che può essere rilevata da uno smartphone appositamente modificato,” ha riferito MIT News.
E se il lettore scorre fino al fondo dell’articolo, scoprirà che questo studio è stato finanziato soprattutto dalla Bill e Melinda Gates Foundation.
Oggi, con l’economia globale dei servizi bloccata per impedire gli affollamenti delle persone infette, è più facile immaginare un giorno in cui alla gente verrà richiesto di farsi scansione agli infrarossi il proprio ‘tatuaggio’ identificativo per ottenere l’accesso ad un qualsiasi locale pubblico. E, da lì, basta solo un piccolo sforzo dell’immaginazione per vedere questa stessa tecnologia di tracciamento applicata su larga scala in tutta l’economia globale, dove potrebbe essere utilizzata per eliminare l’uso del denaro potenzialmente infetto. Dopotutto, se i sacchetti riutilizzabili vengono banditi per colpa del panico globale indotto dal coronavirus, perché i contanti riutilizzabili dovrebbero avere un trattamento speciale?
In un articolo di inizio mese, l’analista geopolitico Pepe Escobar ha fornito una convincente argomentazione sul fatto che il coronavirus, che sta portando il mondo verso una Nuova Grande Depressione, è “utilizzato come copertura per l’avvento di un nuovo sistema finanziario digitale, completo di un vaccino obbligatorio fornito di nanochip per creare un’identità digitale completa ed individuale.”
Come possibile scenario futuro, Escobar ha immaginato “costellazioni di città intelligenti collegate dall’intelligenza artificiale, con persone monitorate a tempo pieno e debitamente micro-chippate che utilizzano per ciò di cui hanno bisogno una valuta digitale unificata ...”
Queste paure si sono intensificate quando Bill Gates, nello scorso fine settimana, ha concesso una incredibile intervista al programma This Morning della CBS. Gates ha dichiarato al conduttore, Anthony Mason, che gli assembramenti di massa potrebbero essere vietati nell’era del coronavirus, a meno che e fino a quando non verrà attuato un programma di vaccinazione di massa.
“Come dovrebbe essere ‘l’apertura’?“, si è chiesto retoricamente Gates, prima di cambiare in un colpo solo l’intera struttura sociale e culturale degli Stati Uniti. “Ci sono attività, come l’istruzione scolastica, che portano grandi benefici e che quindi possono essere svolte, assicurandosi però che il rischio di trasmissione sia molto basso, e ci sono attività, come le riunioni di massa che, forse, in un certo senso, sono più opzionali. E così, fino a quando non sarete vaccinati a livello di popolazione, quelle [attività] potrebbero non ritornare affatto.” [L’intervista completa è qui].
Secondo Gates, tutto ciò che potrebbe essere definito un “raduno di massa,” dagli spettatori accalcati in uno stadio per un evento sportivo, ai manifestanti in corteo, senza una vaccinazione collettiva sarebbe considerato un atto di disobbedienza civile. Non sorprende quindi che Gates abbia scelto il concetto di “raduno di massa” per accalappiarci tutti, perché cos’è la società moderna e democratica se non una serie di grandi raduni di massa, uno dopo l’altro? Infatti, dal momento che nessuno vorrà perdere il prossimo grande evento, come il Super Bowl, o il Comic-Con, o, il cielo non voglia, l’Eurovision, milioni di persone farebbero file chilometriche per avere la loro vaccinazione sponsorizzata da Microsoft, tecnologie di tracciamento comprese.
Il MIT sta lavorando ad un “tatuaggio quantico” che vi marchierà con un identificatore invisibile mentre vi inocula anche un vaccino. Riuscite ad indovinare chi è il principale sponsor del progetto? https://t.co/ZEWqCUVGwI pic.twitter.com/jFVip4DaqZ
— Roosh (@rooshv) April 4, 2020
Tutto questo sembra pura follia, quando viene in mente che ci sono altre opzioni per sconfiggere il coronavirus, oltre ad una vaccinazione globale obbligatoria.
Proprio il mese scorso, il dott. Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, aveva dichiarato ad una sottocommissione del Senato che oltre l’80% delle persone infettate dal coronavirus “guarisce spontaneamente” senza alcun intervento medico. A questo punto ci si chiede come mai il blocco globale sia stato studiato per tutti, anziché solo per i malati e gli anziani. Nel frattempo, il farmaco idrossiclorochina, che era stato minimizzato dai media, nonostante fosse stato descritto in un importante ricerca medica come il trattamento più efficace per il coronavirus, sta ritornando al centro dell’attenzione.
Proprio questa settimana, seguendo l’esempio del Nevada, il Michigan ha appena invertito la rotta ed è ora il secondo stato democratico ad aver richiesto all’amministrazione Trump il farmaco antimalarico.
Il Michigan inverte la rotta, richiede farmaci antimalarici al governo federale per curare il coronavirus. Il secondo governatore democratico a cambiare idea questa settimana, dopo quello del Nevada. https://t.co/TkZyXEqs9l
— John Solomon (@jsolomonReports) April 3, 2020
Quindi, ora sembra che siamo in corsa per vedere quale diventerà il metodo approvato per combattere la pandemia globale: un vaccino sviluppato in modo affrettato che può effettivamente peggiorare gli effetti della malattia in coloro che la contraggono, o la già sperimentata, poco costosa, idrossiclorochina.
Se il vincitore sarà un vaccino globale, possibilmente uno che comporta nanotecnologie identificative, non aspettatevi che i ricchi si mettano in fila con i loro figli per essere i primi ad averlo. Nel 2015, l’American Journal of Public Health aveva effettuato un sondaggio su circa 6.200 scuole in California, l’epicentro della ricerca sull’identità biometrica, e aveva scoperto che le esenzioni ai vaccini erano il doppio della norma nei bambini che frequentavano gli asili privati.
Sembra che l’élite stia scommettendo pesantemente sullo sviluppo di un vaccino per il monitoraggio dell’identità che riunirebbe tutte le razze e le istituzioni in un’unica grande casa felice, ma i rappresentanti dell’elite, chiaramente, continueranno a vivere nel loro quartiere privato di questo governo mondiale unico. Se poi disporranno di un “lasciapassare speciale” per aver ricevuto il marchio della nuova era è tutta un’altra questione.
Robert Bridge
Fonte: strategic-culture.org
Link: https://www.strategic-culture.org/news/2020/04/08/bill-gates-crosses-digital-rubicon-says-mass-gatherings-may-not-return-without-global-vaccine/
08.04.2020
FONTE:https://comedonchisciotte.org/bill-gates-attraversa-il-rubicone-digitale-dice-che-gli-assembramenti-potrebbero-essere-vietati-in-mancanza-di-una-vaccinazione-globale/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Lamorgese, a Pasqua controlli rafforzati: ‘Restate a casa’
Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese invita gli italiani a vivere la Pasqua a casa per il bene proprio e degli altri. Sulle strade i controlli sono stati rafforzati e nessuno passerà.
A Pasqua consiglio di restare a casa “per il nostro bene e dei nostri cari, e per consentire all’Italia di ripartire il prima possibile”. Lo dice il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese intervistata dal Corriere della Sera.
Verrà impedito agli italiani di provare a recarsi nelle seconde case di montagna o di mare con posti di blocco non solo rafforzati ma costituiti come veri e propri check-point dove si passa solo dopo essere stati controllati, e chi non ha un valido motivo per spostarsi sarà sanzionato con multe da 400 a 3mila euro. Nei casi più gravi scatterà la denuncia penale e anche l’arresto.
“Capisco che chiusi in casa e con l’arrivo della bella stagione, gli italiani abbiano un gran desiderio di tornare alla normalità”, dice il ministro.
Non possiamo però abbassare la guardia, non sarebbe responsabile. Perché vanificare il sacrificio fatto fino a ora?
E poi lo dobbiamo “all’immane sforzo compiuto dal personale sanitario che ha già pagato un tributo altissimo”, ricorda Lamorgese.
I medici morti in corsia sono 105 a cui si aggiungono 28 infermieri, ma anche tra gli operatori sanitari vi sono state vittime. Ed anche i Carabinieri e la Polizia di Stato hanno subito varie perdite.
La maggioranza degli italiani rispetta le regole
Commentando i numeri dei controlli effettuati Lamorgese dice che la stragrande maggioranza degli italiani rispettano le regole.
I controlli fino a ora operati hanno permesso il controllo di 6 milioni di persone ed il numero di sanzionati e denunciati totale è di 220mila persone.
Per quanto riguarda i controlli sugli esercizi commerciali sono state effettuate verifiche su 2,5 milioni di attività.
Le speculazioni
Sulle speculazioni in atto in tutta Italia, Lamorgese rassicura che è attiva una attività investigativa sul territorio, nel web e ovunque per intercettare “ogni iniziativa di alterazione del mercato”.
Ieri è stato arrestato dalla Guardia di Finanza un imprenditore agricolo che aveva partecipato a una gara Consip per la distribuzione di mascherine alla Protezione civile.
Accanto all’attività investigativa, ricorda il ministro, vi è quella informativa e divulgativa a beneficio dei cittadini per evitare che incappino in truffe.
Nessuno, ad esempio, verrà a bussare al campanello delle persone chiedendo di fare il tampone o di lasciare la propria abitazione per effettuare disinfezioni.
FONTE:https://it.sputniknews.com/italia/202004108954715-lamorgese-a-pasqua-controlli-rafforzati-restate-a-casa/
Ormai ci tolgono la libertà a rate
Zuppa di Porro: rassegna stampa del 10 aprile 2020
Nicola Porro – 10 aprile 2020
VIDEO QUI: https://youtu.be/AmenM6zZjVE
FONTE:https://www.nicolaporro.it/zuppa-di-porro/ormai-ci-tolgono-la-liberta-a-rate/
CONFLITTI GEOPOLITICI
L’amministrazione Trump si prepara a bloccare China Telecom negli Stati Uniti
In precedenza, il presidente Donald Trump ha firmato un disegno di legge che vieta l’utilizzo dei fondi del governo USA per acquistare attrezzature dal colosso tecnologico cinese Huawei e altre società tecnologiche che “minacciano la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.
Secondo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha raccomandato alla Federal Communication Commission (FCC) di revocare le autorizzazioni alle società di telecomunicazioni cinesi a fornire servizi da e verso gli Stati Uniti.
“Oggi, le agenzie della Filiale Esecutiva interessate hanno raccomandato all’unanimità che la Federal Communications Commission (FCC) revoca le autorizzazioni di China Telecom a fornire servizi di telecomunicazioni internazionali da e verso gli Stati Uniti”, afferma la dichiarazione del Dipartimento di Giustizia.
Le agenzie hanno affermato che la “natura delle operazioni di China Telecom “negli Stati Uniti potrebbe potenzialmente consentire loro di “impegnarsi in attività informatiche dannose che consentano lo spionaggio economico, l’interruzione e la violazione delle comunicazioni statunitensi”.
China Telecom è la consociata statunitense di una società di telecomunicazioni statale della Repubblica popolare cinese. Se queste raccomandazioni vengono approvate, ciò potrebbe significare che i clienti mobili e Internet di China Telecom non sarebbero più connessi con gli Stati Uniti.
Il confronto USA-Huawei
Il 23 marzo, Trump ha firmato Secure 5G e Beyond Act del 2020, un atto legislativo che richiede alla sua amministrazione di realizzare una strategia per l’implementazione del 5G in tutto il paese. Prevede che il presidente degli Stati Uniti sviluppi un piano per “fornire assistenza tecnica” agli alleati della sicurezza, ai partner strategici e agli altri paesi ritenuti di interesse.
In precedenza Washington ha vietato a Huawei, il più grande fornitore al mondo di apparecchiature per telecomunicazioni e leader nella nuova tecnologia 5G, la fornitura di sistemi di comunicazione al governo, e ha esortato il settore privato a non utilizzare le sue apparecchiature. Tuttavia, i ricavi di Huawei sono aumentati del 19,1% su base annua, secondo il rapporto annuale 2019.
“Nonostante l’enorme pressione esterna, il nostro team è andato avanti con una particolare attenzione alla creazione di valore per i nostri clienti. Abbiamo lavorato duramente per guadagnare il loro rispetto e la fiducia, così come quella dei nostri partner in tutto il mondo”, ha detto il presidente di Huawei Eric Xu.
Nell’aprile 2019, la Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti ha accusato Huawei di essere finanziata dalla Commissione di sicurezza nazionale cinese, dall’Esercito popolare di liberazione e dall’intelligence della Repubblica popolare, accuse che la società ha negato. Nel maggio 2019, Washington ha inserito nella lista nera Huawei, il che ha portato alcuni giganti della tecnologia internazionale a cessare qualsiasi collaborazione con Huawei dopo il divieto di Trump.
FONTE:https://it.sputniknews.com/scienza-e-tech/202004108954480-lamministrazione-trump-si-prepara-a-bloccare-china-telecom-negli-stati-uniti/
I tamburi di guerra USA continuano a battere, coperti dal lockdown
Philip Giraldi
Unz.com
Gli Stati Uniti hanno appena dichiarato guerra al coronavirus, con il presidente Donald Trump che si autoproclama “presidente in tempo di guerra”. Se si ritiene che il virus debba essere affrontato con la massima aggressività chiudendo efficacemente il paese o che le misure già in atto siano già una reazione eccessiva, non sembra avere importanza, poiché gli sviluppi dei prossimi mesi dimostreranno probabilmente ciò che si sarebbe potuto/sarebbe dovuto fare. Ma nel frattempo proliferano le opinioni estreme, con Rush Limbaugh che scopre una cospirazione di democratici e comunisti per distruggere il capitalismo con “il pretesto di salvare vite umane“, mentre un più sobrio ma ideologicamente guidato dal libertario Ron Paul ha scelto di scrivere un articolo intitolato “Coronavirus Hoax” che ha messo personalmente alla gogna come “capo spaventapasseri” l’esperto del governo, ampiamente rispettato, sull’origine e la diffusione della malattia, il dottor Anthony Fauci.
Stalin ha detto che la morte di una persona è una tragedia, mentre la morte di un milione di persone è una statistica. Sia per Limbaugh che per Paul un’epidemia che potrebbe uccidere decine o addirittura centinaia di migliaia di americani produce una statistica, di minore importanza rispetto al mantenimento di una Wall Street completamente corrotta e alla “libertà” dell’individuo di andare a fare shopping. Infatti, se il capitalismo americano “avvoltoio” guidato dall’avidità deve essere preservato nella sua forma attuale per proteggere e dare potere ai ricchi, la maggior parte degli americani potrebbe accogliere con favore un cambiamento radicale che includa una vera e propria rete di sicurezza per le infrastrutture sanitarie, attesa da tempo.
Nel frattempo, preoccupazioni più razionali e legittime vengono sollevate da coloro che sono preoccupati per il tipo di democrazia ed economia americana che emergerà dall’altra parte. Esortano l’opinione pubblica ad essere particolarmente attenta alla continuazione delle pratiche di emergenza sia a livello federale che statale, permettendo ai rispettivi governi di agire in modo autocratico con poca trasparenza o responsabilità.
Un passo particolare che è stato implementato è l’uso del tracciamento dei telefoni cellulari, senza il permesso dei proprietari dei dispositivi, per monitorare se le misure di separazione e di isolamento sono osservate da individui che sono in giro, determinando se stanno obbedendo o meno alle regole in vigore per penalizzare la congregazione in pubblico. Sembra che il governo e anche almeno una società privata, presumibilmente israeliana, abbiano ora la capacità di tracciare centinaia di migliaia, se non milioni, di telefoni contemporaneamente. Questo abuso “d’emergenza” del diritto alla privacy equivale a una perquisizione illegale e dovrebbe essere contestato nella sua costituzionalità, ma il vero pericolo è che gli strumenti usati per monitorare l’ubicazione dei telefoni possano essere usati anche dopo la crisi rivendicata per monitorare le attività perfettamente legali dei cittadini. Ci dovrebbe essere anche la preoccupazione che, una volta sviluppata la tecnologia per rintracciare i telefoni, si potrebbe integrare questa funzionalità nella consolidata capacità della National Security Agency di intercettare e registrare le conversazioni private.
Di sicuro un mondo diverso emergerà nel post-coronavirus, ma si potrebbe osservare con disappunto che alcune cose non sembrano mai cambiare anche nel bel mezzo di una crisi sanitaria globale. Si potrebbe infatti sospettare che gli Stati Uniti, lungi dal mettere ordine in casa propria, abbiano usato il virus come copertura per intensificare le loro attività aggressive in Asia e in America Latina. Lungo la strada, hanno anche deliberatamente sfruttato la malattia per punire quei Paesi con i quali ha un rapporto conflittuale.
Coloro che promuovono le politiche di “massima pressione” per il cambiamento di regime preferito dall’amministrazione Trump sono i capi civili della Casa Bianca, ovvero il segretario di Stato Mike Pompeo e il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien. I generali, tra cui il Segretario della Difesa Mike Esper e i Capi di Stato Maggiore, considerano l’esercito già eccessivamente esteso e finora hanno resistito ad alcuni dei suggerimenti più folli, ma ciò non significa che le proposte scioviniste siano scomparse. Sono ancora sul tavolo delle trattative, soprattutto da parte di Pompeo, e poiché il presidente è facilmente convincibile a intraprendere un’azione militare, dovrebbero essere considerate ancora valide.
Le due linee d’azione proposte che sono emerse di recente e che devono essere considerate al limite della follia, riguardano entrambe l’Iran. Una di esse è notevole in quanto crea due nuovi nemici attivi contemporaneamente. Consiste in un ordine del Pentagono ai comandanti regionali di fare i preparativi per attaccare e distruggere la milizia sciita irachena Kataib Hezbollah che la coppia O’Brien/Pompeo ritiene essere legati all’Iran e responsabili dei recenti attacchi alle basi statunitensi in Iraq.
Il tenente generale Robert P. White, il comandante in capo degli Stati Uniti in Iraq, ha risposto immediatamente all’ordine, obiettando che una tale mossa avrebbe rischiato la guerra con l’Iran, mentre aumentava anche la pressione sul governo di Baghdad per espellere le forze americane dal Paese. White ha anche osservato di non avere forze sufficienti in Iraq e che qualsiasi attacco a una milizia irachena che tecnicamente fa parte dell’esercito iracheno produrrebbe una guerra aperta all’interno dei confini di un paese che tecnicamente è un alleato. Se altre milizie, tra cui il numeroso e ben armato esercito Badr, si unissero agli attacchi alle basi statunitensi, non ci sarebbe modo di difenderle.
L’ordine è un compromesso dovuto a forti disaccordi all’interno dell’amministrazione Trump su come punire l’Iran e le sue milizie irachene delegate. Pompeo e O’Brien vedono il coronavirus, che ha colpito duramente l’Iran, come un’opportunità per distruggere le milizie mentre l’Iran non è in grado di reagire. Secondo il New York Times, Esper ha approvato la pianificazione solo per creare opzioni per trattare con l’Iraq e l’Iran sulla base della possibilità che gli attacchi contro le forze statunitensi aumentino. Finora, Donald Trump ha avvertito che l’Iran o una milizia per procura sta pianificando un “attacco a sorpresa” alle basi americane in Iraq e ha dichiarato che l’Iran stesso “pagherebbe un prezzo molto alto” se venisse eseguito. Tuttavia, il presidente ha solo acconsentito a lasciare che la pianificazione continui, anche se ha anche minacciato di “risalire la catena alimentare”, implicando che è pronto ad attaccare direttamente l’Iran in caso di escalation contro le truppe americane.
Pompeo e O’Brien, insieme a Richard Grenell, recentemente nominato direttore dei servizi segreti nazionali, hanno anche promosso un’azione più seria, ovvero attaccare l’Iran senza preavviso e senza alcun pretesto, mentre si trova in uno stato di debolezza a causa della crisi sanitaria. Pompeo, O’Brien e Grenell hanno sostenuto che un attacco diretto contro l’Iran, eventualmente anche per colpire le sue navi militari, indebolirebbe talmente il regime per la sua incapacità di difendere il Paese che i suoi leader sarebbero costretti ad aprire negoziati, cioè ad arrendersi a Washington.
Washington ha sia aumentato le sanzioni e negato i farmaci sia all’Iran, sia al Venezuela, per esercitare ulteriori pressioni sui loro governi mentre affrontano la pandemia di coronavirus. L’amministrazione Trump è stata in grado di bloccare i prestiti d’emergenza del Fondo Monetario Internazionale per 5 miliardi di dollari ad entrambi i Paesi, inviando al contempo navi da guerra nei Caraibi e nel Golfo Persico per sostenere il messaggio con la forza, se necessario. L’argomento utilizzato per punire il Venezuela è che non è chiaro chi rappresenti il governo legittimo del Paese, che si tratti di Nicola Maduro, il presidente, che Pompeo ha definito un “trafficante di droga”, o di Juan Guaido, l’aspirante alla carica di capo dello Stato promosso dal Dipartimento di Stato.
Gran parte delle manovre di Washington sono passate inosservate, data la copertura fornita dalla crisi del coronavirus. Venezuela a parte, la maggior parte della pianificazione si è concentrata sull’Iran, l’avversario più odiato della Casa Bianca di Trump e anche, forse non a caso, il perenne nemico numero uno di Israele. In un’altra mossa, il 27 marzo, l’Agenzia di cooperazione per la sicurezza della difesa del Dipartimento di Stato americano ha annunciato l’approvazione di un accordo da 2,4 miliardi di dollari con Israele per l’acquisto di otto petroliere KC-46A Pegasus.
Con questo accordo per la prima volta gli Stati Uniti vendono a Israele aerei cisterna costruiti appositamente. Il KC-46A Pegasus può trasportare 106 tonnellate di carburante per rifornire i jet da combattimento e ha un raggio d’azione di oltre 6.000 miglia. Permetterà all’aviazione israeliana di avere una capacità di rifornimento sufficiente per attaccare direttamente l’Iran, il suo principale obiettivo regionale. Israele ha spesso dichiarato la sua volontà di attaccare i siti nucleari iraniani e potrebbe anche sfruttare l’opportunità offerta dal coronavirus e dalle sue conseguenze per farlo.
Così, in un momento in cui l’opinione pubblica americana chiede a gran voce l’assicurazione che si sta facendo tutto il possibile per affrontare il coronavirus, alcuni funzionari della Casa Bianca stanno pianificando nuove guerre. Se si cercasse la prova di quanto sia disfunzionale l’amministrazione Trump, non sarebbe necessario cercare oltre.
Fonte: https://www.unz.com/pgiraldi/targeting-iran-while-america-locks-down/
Traduzione per Comedonchisciotte.org a cura di Riccardo Donat-Cattin
FONTE:https://comedonchisciotte.org/i-tamburi-di-guerra-usa-continuano-a-battere-coperti-dal-lockdown/
CULTURA
IL SIMBOLISMO AL TEMPO DEL CORONAVIRUS – APOCALISSE
Disamina Simbolica del 10 aprile 2020
di Stefano Edoardo Erario
Titolo: DI GIOVEDÌ SANTO – Chiave di Lettura: E MES – SIA !!
Introduzione
Non poteva essere altrimenti!. Da tutte le mie disamine, si giunge ad una “preoccupante” anamnesi al tempo del Coronavirus. Siamo passati dall’emulazione di gesta “profetiche” di Apostasia ben dichiarate dell’Anticristo biblico, il tutto nel nome della “Bestia” a 10 Corna. Una “Corona” Mes-sianica che concretizza coi fatti le “supposte” disamine che vi ho raccontato come fossero favole. Ad un mese esatto dal 1° decreto dell’opussiano Conte, vediamo cosa è accaduto dal punto di vista Simbolico Religioso e Geopolitico perché l’Opera del “Falso profeta” si attui, ma senza speranza.
La cronaca
E’ doveroso per alcuni, fare un piccolissimo riassunto degli eventi in frenetica sequenza che stanno caratterizzando e stimolando la mia voglia di interpretazione degli eventi, al quanto particolari, che stanno sconvolgendo il mondo e che ci vede come Italiani “ospitanti” il piccolo regno del Vaticano, sede dall’Ormai acclamato Apostata, Jorge Mario Bergoglio. (nei testi sacri la Bestia ha un piccolo corno tra le 10 Corna che vedremo). Effetto del Decreto Conte sul prolungamento della “sospensione della democrazia” ops!!, scusate: sospensione della Libertà per motivi sanitari, (Tutti da Vedere), si è arrivati al “giovedì santo” che anticipa la santa pasqua evento “incredibilmente “incastonato in questa “fine dei Tempi” come fosse il “diamon” di tutto questo pessimo periodo. Dunque il giovedì santo dei Cristiani, gestito nel mainstream della solitudine di papa Francesco I, che ormai come dal “minareto” parla al gregge nei termini del Vangelo secondo Lui, a questo punto. Nel contempo, dopo numerose dichiarazioni sia pubbliche che istituzionali sulla inammissibilità del Mes (Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), detto anche “Fondo salva-Stati”), magicamente nella notte tra il 9 e il 10 aprile, Oggi, il Patto viene siglato, con la firma del Ministro Gualtieri ( ministro dell’economia e delle finanze nel Governo) che si dice essere sereno in questo accordo che, a suo dire, non avrà nessuna ripercussione economica o perlomeno economico-sanitario, sul nostro “martoriato” paese. Un Patto dunque che si Sigla nel giorno del Giovedì santo” nel giorno che Simbolicamente Gesù si fa SERVO, attraverso il lavaggio dei piedi agli apostoli, come puntualmente ci ha ricordato papa Francesco I. Tutto “spudoratamente” sfacciato senza, ormai, alcun rispetto per il Vero significato Evangelico della figura di Yeshua.
Una sorta di intrigo cinematografico con effetti in 4D che per 42 mesi (citazione biblica) padroneggeranno sulle nostre teste. Un primo “salvatore degli stati chiamato Mes”, una spregevole parodia delle opere Messianiche, che precederanno come modello quelle della seconda Bestia e il Marchio mondiali?. E allora che Mes-sia! Noi, non resteremo solo a guardare.
Disamina
GIOVEDÌ SANTO, QUAL È IL SIGNIFICATO DELLA LAVANDA DEI PIEDI?
Il gesto che compie Gesù nei confronti dei discepoli durante l’Ultima Cena, prima di essere condannato a morte, è raccontato dal Vangelo di Giovanni ed era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico…
Con il Giovedì Santo si conclude la Quaresima, iniziata con il Mercoledì delle Ceneri, e con essa finisce anche il digiuno penitenziale. Con la messa vespertina “in Coena Domini” inizia il Triduo pasquale, ossia i tre giorni nei quali si commemora la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, che ha il suo fulcro nella solenne Veglia pasquale e si conclude con i secondi vespri della Domenica di Pasqua.
Dal punto di vista liturgico quella del Triduo è un unica celebrazione. Infatti:
– nella Messa ” in Coena Domini” non c’è congedo, ma l’assemblea si scioglie in silenzio;
– il Venerdì Santo la celebrazione inizia nel silenzio, senza riti di introduzione, e termina senza benedizione e senza congedo, nel silenzio;
– la Veglia Pasquale inizia con il lucernario, senza segno di croce e senza saluto; solo alla fine della Veglia si trova la benedizione finale e il congedo.
La messa mattutina del Crisma
Il giorno del Giovedì Santo è riservato a due distinte celebrazioni liturgiche, al mattino nelle Cattedrali, il vescovo con una solenne cerimonia consacra il sacro crisma, cioè l’olio benedetto da utilizzare per tutto l’anno successivo per i Sacramenti del Battesimo, Cresima e Ordine Sacro e gli altri tre oli usati per il Battesimo, Unzione degli Infermi e per ungere i Catecumeni. A tale cerimonia partecipano i sacerdoti e i diaconi, che si radunano attorno al loro vescovo, quale visibile conferma della Chiesa e del sacerdozio fondato da Cristo; accingendosi a partecipare poi nelle singole chiese e parrocchie, con la liturgia propria, alla celebrazione delle ultime fasi della vita di Gesù con la Passione, Morte e Resurrezione.
La messa vespertina “in Coena Domini”
Nel tardo pomeriggio in tutte le chiese c’ è la celebrazione della Messa in “Coena Domini”, cioè la “Cena del Signore”. Si tratta dell’Ultima Cena – raffigurata da intere generazioni di artisti – che Gesù tenne insieme ai suoi apostoli prima dell’arresto e della condanna a morte.
Tutti e quattro i Vangeli riferiscono che Gesù, avvicinandosi la festa “degli Azzimi”, ossia la Pasqua ebraica, mandò alcuni discepoli a preparare la tavola per la rituale cena, in casa di un loro seguace. La Pasqua è la più solenne festa ebraica e viene celebrata con un preciso rituale, che rievoca le meraviglie compiute da Dio nella liberazione degli Ebrei dalla schiavitù egiziana (Esodo 12); e la sua celebrazione si protrae dal 14 al 21 del mese di Nisan (marzo-aprile).
In quella notte si consuma l’ agnello, precedentemente sgozzato, durante un pasto (la cena pasquale) di cui è stabilito ogni gesto; in tale periodo è permesso mangiare solo pane senza lievito (in greco, “azymos”), da cui il termine “Azzimi”. Gesù con gli Apostoli non mangiarono solo secondo le tradizioni, ma il Maestro per l’ ultima volta aveva con sé tutti i dodici discepoli da lui scelti e a loro fece un discorso dove s’intrecciano commiato, promessa e consacrazione.
La lavanda dei piedi simbolo di ospitalità
Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 13, racconta l’episodio della lavanda dei piedi. Gesù «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine», e mentre il diavolo già aveva messo nel cuore di Giuda Iscariota, il proposito di tradirlo, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio se lo cinse attorno alla vita, versò dell’ acqua nel catino e con un gesto inaudito, perché riservato agli schiavi ed ai servi, si mise a lavare i piedi degli Apostoli, asciugandoli poi con l’ asciugatoio di cui era cinto.
Bisogna sottolineare che a quell’ epoca si camminava a piedi su strade polverose e fangose, magari sporche di escrementi di animali, che rendevano i piedi, calzati da soli sandali, in condizioni immaginabili a fine giornata. La lavanda dei piedi era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico, era un dovere dello schiavo verso il padrone, della moglie verso il marito, del figlio verso il padre e veniva effettuata con un catino apposito e con un “lention” (asciugatoio) che alla fine era divenuto una specie di divisa di chi serviva a tavola.
Quando fu il turno di Simon Pietro, questi si oppose al gesto di Gesù: “Signore tu lavi i piedi a me?” e Gesù rispose: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”; allora Pietro che non comprendeva il simbolismo e l’esempio di tale atto, insisté: “Non mi laverai mai i piedi”. Allora Gesù rispose di nuovo: “Se non ti laverò, non avrai parte con me” e allora Pietro con la sua solita impulsività rispose: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Questa lavanda è una delle più grandi lezioni che Gesù dà ai suoi discepoli, perché dovranno seguirlo sulla via della generosità totale nel donarsi, non solo verso le abituali figure, fino allora preminenti del padrone, del marito, del padre, ma anche verso tutti i fratelli nell’ umanità, anche se considerati inferiori nei propri confronti.
L’annuncio del tradimento da parte di Giuda
Dopo la lavanda Gesù si rivestì e tornò a sedere fra i dodici apostoli e instaurò con loro un colloquio di alta suggestione, accennando varie volte al tradimento che avverrà da parte di uno di loro, facendo scendere un velo di tristezza e incredulità in quel rituale convivio. “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”, dice Gesù. Parole alle quali gli apostoli reagiscono sgomenti e in varie tonalità gli domandano chi fosse, lo stesso Giovanni il discepolo prediletto, poggiandosi con il capo sul suo petto, in un gesto di confidenza, domandò: “Signore, chi è?”. E Gesù commosso rispose: “È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò” e intinto un boccone lo porse a Giuda Iscariota, dicendogli: “Quello che devi fare, fallo al più presto”; fra lo stupore dei presenti che continuarono a non capire, mentre Giuda, preso il boccone si alzò, ed uscì nell’ oscurità della notte.
La reposizione dell’Eucaristia e l’inizio della Passione
I riti liturgici del Giovedì Santo, giorno in cui la Chiesa celebra oltre l’ istituzione dell’ Eucaristia, anche quella dell’ Ordine Sacro, ossia del sacerdozio cristiano, si concludono dopo la messa della Cena con la reposizione dell’ Eucaristia in un cappella laterale delle chiese, addobbata a festa per ricordare l’ istituzione del Sacramento; cappella che sarà meta di devozione e adorazione, per la rimanente sera e per tutto il giorno dopo, finché non iniziano i riti del pomeriggio del Venerdì Santo. Tutto il resto del tempio viene oscurato, in segno di dolore perché è iniziata la Passione di Gesù; le campane tacciono, l’altare diventa disadorno, il tabernacolo vuoto con la porticina aperta, i Crocifissi coperti.
Avviamoci dunque con coscienza dei fatti e con conoscenza delle scritture, verso la santa pasqua, simbolo di rinascita. Ma di chi?
IL DRAGO TRASMETTE IL SUO POTERE ALLA BESTIA
1Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. 2La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande. 3Una delle sue teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita. Allora la terra intera presa d’ammirazione, andò dietro alla bestia 4e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia dicendo: ‘Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?’. 5Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d’orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. 6Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. 7Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. 8L’adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato. 9Chi ha orecchi, ascolti: 10Colui che deve andare in prigionia, andrà in prigionia; colui che deve essere ucciso di spada di spada sia ucciso. In questo sta la costanza e la fede dei santi.
I falsi profeti al servizio della bestia
11Vidi poi salire dalla terra un’altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago. 12Essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita. 13Operava grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini. 14Per mezzo di questi prodigi, che le era permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla bestia che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta. 15Le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicché quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua della bestia. 16Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; 17e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. 18Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.
IL PRIMO STRUMENTO DI SATANA: LA BESTIA CHE SALE DAL MARE
In armonia con quanto si legge in Apocalisse 17 della meretrice ‘sedente sopra molte acque’ che ‘son popoli e moltitudini e nazioni e lingue’ Apocalisse 17:15, il mare dal quale Giovanni vede salire la bestia ha da intendersi anche qui come simbolo delle moltitudini umane spinte come le onde, or qua or là, dai venti che le dominano. Bastan poche intelligenze, poche volontà risolute, spesso anche una sola, per trascinare le masse umane, imporsi a loro e farsi acclamare ed ubbidire. Daniele aveva di già contemplato nelle sue visioni Daniele 7 i venti scatenati sul mare e veduto quattro bestie sorger dalle onde, simili le tre prime ad un leone, a un orso, a un leopardo, e la quarta diversa dalle altre, terribile, con grandi denti di ferro, intenta a tutto divorare e calpestare. Quelle quattro bestie figuravano quattro imperi: il babilonese, il medo-persiano, il greco di Alessandro e successori (Cfr. Daniele 8) e il romano: quattro incarnazioni successive del potere terreno, poggiante sulla forza brutale, intento più che ad amministrare la giustizia e procurare il bene materiale e morale dei popoli, a calpestar gli altri per esaltar se stesso. Per quel loro carattere di violenza brutale e crudele, quelle grandi manifestazioni della potestà terrena erano rappresentate da bestie feroci e contrapposte al regno giusto, benefico, pacifico ed eterno del figliuol d’uomo che Daniele vide venir sulle nuvole del cielo. Le visioni dell’Apocalisse del Nuovo Testamento sono la continuazione e lo svolgimento di quelle dell’Apocalisse dell’Antico Testamento. La bestia che Giovanni vede salir dal mare riunisce in sè le caratteristiche delle quattro di Daniele: ha l’astuzia, l’agilità, la crudeltà del leopardo; ha la ponderatezza, la regolarità, la perseveranza dell’orso; ha la forza, la maestà, la rapacità del leone; ha la sete di conquista, di dominio assoluto, l’orgoglio empio della quarta. La potestà terrena non retta e compenetrata dalla volontà di Dio, presenta nelle sue maggiori incarnazioni storiche, delle differenze secondarie, ma resta nei suoi caratteri essenziali sempre la stessa; perciò la visione che la raffigura in un’unica bestia feroce, (θηριον = bestia feroce, è altra cosa che ζωον = essere, creatura vivente Apocalisse 4:6) con sette teste che rappresentano le successive incarnazioni della potestà terrena aliena da Dio, e dieci corna con diademi, che rappresentano dieci regni, e sono secondo Apocalisse 17, una delle ultime forme che dovrà assumere il potere mondano. L’idea della fondamentale unità della potestà terrena era di già contenuta nella visione della statua spiegata da Daniele al re Nebucadnezar e vi si trovava perfino la divisione futura in dieci regni accennata nelle dieci dita dei piedi della statua. Più che questo, nella visione del capitolo Daniele 7, Daniele avea veduto di mezzo ai dieci re (le dieci corna della quarta bestia) sorgerne uno diverso dagli atri, che proferirebbe parole arroganti contro l’Altissimo, opprimerebbe i santi, per un periodo di tre anni e mezzo, finchè venuto il giudizio, sarebbe distrutto e il regno dato per sempre ai santi dell’Altissimo. L’Apocalisse conferma e svolge con maggiori particolari il vasto panorama profetico di Daniele. La bestia porta non quattro teste soltanto ma sette e non è soltanto sull’ultima che sono nomi di bestemmia, ma su tutto; il che non toglie che l’arroganza bestemmiatrice contro Dio e la persecuzione del suo popolo da parte del potere mondano segnino un crescendo nel corso della storia. Il Faraone egizio che viene per primo in relazione col popolo di Dio, l’opprime ed esclama: ‘Chi è l’Eterno perch’io obbedisca alla sua voce?… Io non conosco l’Eterno’ Esodo 5:2. Sennacherib l’Assiro ‘insulta e oltraggia l’Eterno’ Isaia 37. Nebucadnezar, il monarca caldeo glorifica se stesso quasi fosse Dio e n’è punito con la pazzia che lo assimila alle bestie Daniele 4. Alessandro si lascia proclamar figlio della divinità; gl’imperatori romani si fanno chiamare ‘augusti’, ‘divini’, ‘figli di Dio’, ‘dei’ e si fanno erigere templi e statue dinanzi a cui si brucia incenso. In genere, i rappresentanti del potere mondano si son lasciati proclamare di razza divina assumendo titoli divini e l’ultima incarnazione del potere autocratico appare in Apocalisse 17:3 come «coperta di nomi di bestemmia». Paolo dice dell’anticristo che «si porrà a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch’egli è Dio» 2Tessalonicesi 2:4.
Versetto di riferimento
Apocalisse 13
< E vidi salir dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi, e sulle teste nomi di bestemmia >.
Nota del redattore
Ndr. La Bestia è questa disconosciuta Unione Europea, l’Anticristo ormai è Incarnato sul trono di Pietro.
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Fonti
– GIOVEDÌ SANTO – Famiglia Cristiana
– Apocalisse di Giovanni – Testo CEI
– Apocalisse – la Parola.net
FONTE:https://www.desiagency.eu/cronaca-terroristica/desi-di-giovedi-santo-e-mes-sia/
Paura e assurdità di fronte alla pandemia
Tutte le grandi epidemie hanno sconvolto il corso della storia, non necessariamente perché abbiano annientato intere popolazioni, ma perché hanno provocato rivolte e sovvertimenti di regimi politici. In preda al panico, non siamo in condizione di riflettere e prevale in noi, come collettività, l’istinto animalesco. Molte sono le società che non sono sopravvissute alle proprie decisioni stupide.
La storia ci dice che a quasi tutte le grandi epidemie che annientarono le economie nazionali sono seguiti rovesciamenti di governo. L’epidemia di COVID-19 non dovrebbe fare eccezione, indipendentemente dal conteggio dei morti. Ed è la ragione che, un po’ ovunque nel mondo, induce i dirigenti politici ad adottare misure della cui inutilità sono consapevoli, ma che servono a dimostrare alla popolazione di aver fatto tutto quanto era in loro potere fare.
La psicologia sociale dimostra che la paura non è direttamente proporzionale al pericolo, bensì alla consapevolezza di non poterlo valutare né dominare.
Per conoscere una malattia sconosciuta di cui è ignota la portata letale la scienza applica sistematicamente il dubbio. I responsabili politici, che certo non ne sanno più degli scienziati, sono invece costretti a prendere decisioni. Molti si circondano perciò di studiosi – protagonisti in passato del progresso scientifico – definendoli “esperti” di qualcosa che però ancora non conoscono, e li usano per avallare le proprie scelte politiche. L’obiettivo non è salvare vite, bensì agire per assicurarsi il potere nel dopo-epidemia.
Gli isolamenti
I media cercano di convincere i cittadini che il loro governo, avendo adottato le stesse misure degli altri Paesi, non può essere tacciato di lassismo. Creano confusione, affermando falsamente che tre miliardi di persone sono in isolamento per ragioni mediche, ossia mescolano situazioni tra loro molto diverse e mentono sugli obiettivi.
Il termine isolamento è usato oggi per:
La quarantena. Ossia l’isolamento in un luogo circoscritto, generalmente una nave, disposto dalla dogana per il tempo necessario ad acquisire la certezza di non far entrare nel Paese fonti di contagio. La misura fu inventata nel 1374 dal duca di Milano. Oggi corrisponde a quanto fatto dal Giappone con la nave da crociera Diamond Princess.
Il cordone sanitario. È l’isolamento di una zona o di un gruppo di persone malate, disposto per evitare che la malattia si propaghi alla popolazione restante. Le persone sane rischierebbero di essere infettate dai malati. Nel XVII secolo Italia e Spagna fecero isolare dall’esercito persone malate, con l’ordine di sparare a vista su chi avesse tentato di scappare. È quanto ha fatto la Cina con la popolazione della regione di Hubei.
La segregazione delle persone a rischio. È il divieto imposto a una categoria di persone, individuata come potenzialmente suscettibile di ammalarsi, di venire a contatto con il resto della popolazione al fine di evitare di venirne infettata e, a propria volta, d’infettare. È quanto ha fatto la Francia vietando agli esterni l’ingresso nelle case di riposo per anziani e agli ospiti di uscirne. [Analogamente ha fatto l’Italia.]
L’obbligo indistinto per un’intera popolazione di rimanere a casa. Una misura richiesta non dagli infettivologhi, bensì dagli esperti di statistica epidemiologica, al fine di evitare il collasso degli ospedali per l’affluenza massiccia di malati in un breve lasso di tempo. È un provvedimento senza precedenti storici.
Soltanto le misure che mirano a impedire il contagio su un intero territorio hanno talvolta conseguito risultati; per esempio, nel 1919 le isole Samoa statunitensi si protessero efficacemente dall’influenza spagnola, che devastava le Samoa neozelandesi. Ma chiudere le frontiere è inutile quando la malattia è già penetrata.
In compenso, misure che mirano a rallentare un’epidemia non sono mai riuscite ad abbassare il tasso di mortalità. Anzi, diluendo nel tempo la propagazione della malattia, questi mezzi espongono la popolazione a una seconda e terza ondata di contaminazione, prima che il vaccino – la cui ricerca richiede almeno 18 mesi – possa essere massivamente distribuito. Le popolazioni che hanno rifiutato l’isolamento a domicilio acquisiscono progressivamente un’immunità di gregge, in grado di proteggerle in caso di nuove ondate di epidemia. Contrariamente al discorso dominante, le attuali misure di contenimento potrebbero, a termine, far crescere considerevolmente il numero di decessi. Il fatto che alcuni Paesi, come Corea del Sud e Svezia, non abbiano adottato misure restrittive, permetterà di confrontare i risultati alle nuove ondate di contagio. La politica iper-protezionista dei capi politici potrebbe così ritorcerglisi contro.
- Le videoconferenze un tempo permettevano di avvicinare persone lontane. Ora servono a evitare ogni contatto fisico.
Decadenza della civiltà
Non è possibile una civile convivenza se si ha paura gli uni degli altri. La civiltà non può fondarsi sulla diffidenza. Non è umanamente accettabile, per esempio, il divieto di accompagnare i malati sul letto di morte. E non possiamo altresì accettare di essere deprivati della libertà senza valida ragione.
La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo del 4 novembre 1950, firmata da tutti gli Stati del continente europeo, dal Regno Unito alla Russia, autorizza «la detenzione regolare di una persona suscettibile di propagare una malattia contagiosa» (articolo 5, lettera e), ma non per regolare l’afflusso dei malati negli ospedali.
I Trattati dell’Unione Europea alzano ancora di più il tiro: affermano che il «diritto di circolazione delle persone» è costitutivo dell’identità dell’UE. Ponendosi al di là di questo principio fondamentale, numerosi Stati membri hanno di fatto dato il via al disgregamento dello Stato sovranazionale.
Alcuni governi hanno scelto di trasformare alcuni cittadini in nemici. In tal modo, agli occhi di queste persone la legittimità dello Stato viene meno, dato che lo Stato stesso diventa loro nemico.
In Francia, il prefetto di polizia di Parigi, Didier Lallement, ha dichiarato che le persone oggi in rianimazione solo le stesse che ieri hanno violato le norme d’isolamento.
In un altro continente, il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, ha ordinato alla polizia di «sparare» a ogni cittadino che tenti di sfuggire alle norme d’isolamento, salvo poi ricredersi.
Tutti sono consapevoli dell’esorbitante costo economico delle misure adottate dalla politica e del loro impatto psicologicamente devastante sulle persone deboli, pochi invece sono coscienti del conto che sarà presentato alla politica.
- Tute contro il COVID-19 a Wuhan. A quando la tuta NBC?
Misure placebo
Ignorando tutto della nuova malattia, per sollevare il morale delle persone le autorità mediche e politiche raccomandano misure placebo.
- Abbigliamento del medico della peste. La maschera è oggi un accessorio del carnevale di Venezia.
Nel XVII secolo i medici della peste portavano una sorta di abito in lino e cuoio, o tela cerata, nonché una maschera dal lungo naso per permettere la respirazione attraverso fumigazioni di menta, canfora e quant’altro. Inventato dal medico del re di Francia, quest’abbigliamento si diffuse in seguito a tutta Europa. Contro il coronavirus s’indossano oggi tute in plastica o gomma, nonché mascherine chirurgiche, il cui uso cominciò a diffondersi nel 1918 in Giappone, durante l’influenza spagnola: si cercò d’infondere fiducia nella popolazione dotandola di un mezzo proprio dei chirurghi occidentali. L’uso s’impose progressivamente in Asia e ora, con l’epidemia di COVID-19, si sta diffondendo nel resto del mondo. L’efficacia dell’abbigliamento dei medici della peste contro l’epidemia, nonché delle tute per il personale sanitario e delle mascherine chirurgiche per tutti non è tuttavia dimostrata.
Poco importa: raccomandando, per difendersi dal contagio, l’uso di mezzi impiegati dai chirurghi, le autorità cinesi, nonché ora i dirigenti politici del mondo intero, propongono una soluzione a un problema che nessuno al momento è in grado di risolvere. L’importante è agire, non prevenire e, ancor meno, curare.
FONTE:https://www.voltairenet.org/article206970.html
“Spillover”, la peste diffusa.
Il libro di David Quammen che anticipava il Coronavirus, è la bibbia del momento.
“Spillover. L’evoluzione delle pandemie” è il titolo del libro del momento, il libro che tutti dovrebbero leggere, balzato in pochissimo tempo in cima alle classifiche dei libri più venduti e che oggi tiene compagnia a tantissime persone in queste lunghe giornate di reclusione forzata. Nel libro, pubblicato la prima volta nel 2012 ed edito in Italia da Adelphi nel 2014, l’autore, lo statunitense David Quammen, aveva infatti previsto con qualche anno di anticipo la pandemia globale che oggi attanaglia il mondo intero, mettendo in guardia rispetto ai concreti rischi di un “next Big One” e spiegando con tali parole il termine “Spillover” che dà il nome al suo libro: “Non vengono da un altro pianeta e non nascono dal nulla. I responsabili della prossima pandemia sono già tra noi, sono virus che oggi colpiscono gli animali ma che potrebbero da un momento all’altro fare un salto di specie – uno spillover in gergo tecnico – e colpire anche gli esseri umani”.
Il vocabolo scientifico vuol dire salto, traboccamento, fuoriuscita, diffusione, espansione, ricaduta, con il quale si indica che tale processo di transizione di specie del virus è “zoonosi”, ossia malattia infettiva trasmessa dall’animale all’uomo e il suo primo responsabile, e secondo l’autore di Spillover, sarebbe l’uomo stesso. Intervistato recentemente dal New York Times, Quammen ha infatti puntato il dito proprio contro l’uomo, a suo parere il principale imputato dell’attuale pandemia globale: “Siamo stati noi a generare l’epidemia di Coronavirus. Potrebbe essere iniziata da un pipistrello in una grotta, ma è stata l’attività umana a scatenarla”. L’uomo sarebbe dunque colpevole –secondo il giornalista statunitense in linea con la ben nota vulgata ecologista– di aver con la sua azione manomesso e alterato il delicato equilibrio naturale, favorendo così il diffondersi di virus ed epidemie. Una tesi chiaramente espressa in una sezione del suo libro intitolata “Tutto ha un’origine”, nella quale l’autore spiega come l’opera di distruzione dell’uomo della biodiversità e il suo agire all’interno dell’ambiente abbiano creato le condizioni per la comparsa di nuovi pericolosi virus. In un’intervista a Stella Levantesi per Il Manifesto lo scrittore ha detto: “Sì, è così. Molti dei virus che hanno causato le zoonosi negli ultimi 60 anni hanno trovato il loro ospite nei pipistrelli. Sono mammiferi come noi e i virus che si adattano a loro hanno più probabilità di adattarsi a noi rispetto a un virus che è in un rettile o in una pianta, per esempio. La seconda ragione è che i pipistrelli rappresentano un quarto di tutte le specie di mammiferi sul pianeta, il 25%. È naturale, quindi, che sembrino sovra rappresentati come fonti di virus per l’uomo. Ci sono un altro paio di cose oltre a questo che rendono i pipistrelli ospiti più probabili, vivono a lungo e tendono a rintanarsi in enormi aggregazioni. In una grotta, potrebbero esserci anche 60.000 pipistrelli e questa è una circostanza favorevole per far circolare i virus. C’è un’altra cosa che gli scienziati hanno scoperto da poco: il sistema immunitario dei pipistrelli è più tollerante ad «estraneità» presenti nel loro organismo rispetto ad altri sistemi immunitari”.
Le tesi di Quammen sono state prontamente riprese anche nell’ultimo report di WWF Italia intitolato “Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi-Tutelare la salute umana conservando la biodiversità” , in cui si spiega come all’origine della diffusione di epidemie e pandemie come quella che stiamo vivendo vi sia l’opera di distruzione dell’ambiente naturale portata avanti dall’uomo. “Molte delle cosiddette malattie emergenti – come Ebola, AIDS, SAR S, influenza aviaria, influenza suina e oggi il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2 definito in precedenza come COVID-19) – si legge a tale proposito nell’introduzione del report del WWF – non sono eventi catastrofici casuali, ma la conseguenza del nostro impatto sugli ecosistemi naturali. L’uomo con le proprie attività ha alterato in maniera significativa i tre quarti delle terre emerse e i due terzi degli oceani, modificando a tal punto il Pianeta da determinare la nascita di una nuova epoca denominata “Antropocene” ”.
Il report dell’associazione ambientalista italiana cita nuovamente David Quammen, sottolineando come il diffondersi delle odierne pandemie sia la diretta conseguenza di un cocktail micidiale derivante dall’azione umana sull’ecosistema in un contesto di società globalizzata che vede l’uomo trasportare inconsapevolmente tali virus da capo all’altro della terra: “quando noi umani interferiamo con i diversi ecosistemi, quando abbattiamo gli alberi e deforestiamo, scaviamo pozzi e miniere, catturiamo animali, li uccidiamo o li catturiamo vivi per venderli in un mercato, disturbiamo questi ecosistemi e scateniamo nuovi virus. Poi siamo così tanti -7,7 miliardi di esseri umani sul pianeta che volano in aereo in ogni direzione, trasportano cibo e altri materiali -e se questi virus si evolvono in modo da potersi trasmettere da un essere umano all’altro, allora hanno vinto la lotteria. Questa è la causa alla radice dello spillover, del problema delle zoonosi che diventano pandemie globali”. Ecco cosa dice David Quammet: “Quando gli alberi cadono e gli animali nativi vengono massacrati, i germi che lì erano contenuti volano come polvere da un magazzino demolito. Li stiamo rimuovendo dai loro limiti ecologici naturali, luoghi in cui non erano molto abbondanti e subivano una feroce concorrenza, anche all’interno di un singolo animale. Li introduciamo invece in un nuovo ricco habitat chiamato popolazione umana, dove possono prosperare in gran numero”.
Le tesi di David Quammen sono senza dubbio interessanti e il libro ha il pregio, oltre a quello di aver “profetizzato” l’attuale scenario di pandemia globale, di spiegare argomenti complicati e complessi con un linguaggio chiaro e avvincente. Esplicito -e sconvolgente- il messaggio con il quale l’autore conclude il suo libro in cui si legge: “Quando hai finito di preoccuparti di questa epidemia, preoccupati della prossima”. Una frase, per il lettore e per tutti noi, certamente poco rassicurante, destabilizzante, ma che in realtà ben esprime l’impossibilità della scienza di domare le ignote ed implacabili leggi della natura. Il sottotitolo di Spillover (Animal infection and the next human pandemic) fa balenare infine la possibilità di una pandemia globale che porterà all’estinzione della nostra specie: la comunità scientifica ha già battezzato come Next Big One il prossimo virus zoonotico, in grado di diffondersi e infettare senza rimedio l’intero pianeta. Cosa da brividi.
Ma, in particolare, l’analisi di David Quammen risulta parziale in quanto si svolge su un piano puramente scientifico, tralasciando del tutto l’esistenza di una entità superiore. Il giornalista statunitense legge e analizza infatti la realtà unicamente con le lenti dello scienziato che escludono a priori cause e motivazioni che vadano oltre la asettica e fredda evidenza scientifica. Una prospettiva, in altre parole atea, che esclude Dio e qualsiasi motivazione trascendente da ogni fatto e accadimento naturale.
David Quammen è un divulgatore scientifico, scrittore e giornalista del «National Geographic». Ha studiato letteratura a Oxford; oggi vive in Montana, ma viaggia molto per conto del «National Geographic». Ha lavorato anche per altre riviste e giornali, tra cui «Harper’s», «Rolling Stone» e il «New York Times».
Carlo Franza
FONTE:http://blog.ilgiornale.it/franza/2020/04/05/spillover-la-peste-diffusa-il-libro-di-david-quammen-che-anticipava-il-coronavirus-e-la-bibbia-del-momento/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Dalla mafia soldi in Ue contro l’Italia: il segreto di Borsellino
«Soldi della mafia a fior di politici europei». A che scopo, negli anni Novanta? Inguaiare l’Italia, già terremotata da Tangentopoli, in vista della nascita dell’Ue? Era il grande segreto di Paolo Borsellino, assassinato a Palermo il 19 luglio 1992. Chi lo dice? Gianfranco Carpeoro, saggista e osservatore privilegiato dell’attualità in virtù del suo curriculum: per trent’anni avvocato (vero nome, Pecoraro) e a lungo “sovrano gran maestro” del Rito Scozzese italiano. E come sa, Carpeoro, che Borsellino aveva scoperto l’indicibile? «Sono cose che leggo e che sento», taglia corto, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, l’8 dicembre. Già vicino a Craxi, Carpeoro – benché fuoriuscito dal mondo delle logge – coltiva una sua riservatissima diplomazia massonica, estesa in Italia e all’estero. Nell’estate 2018 le sue affermazioni, di fatto, sventarono il complotto ordito dal francese Jacques Attali, mentore di Macron, per impedire l’elezione di Marcello Foa alla presidenza della Rai (beffando Salvini, che l’aveva candidato). Operazione, secondo Carpeoro, architettata con la collaborazione di Napolitano, Tajani e Berlusconi, ma poi sfumata dopo le esternazioni dell’avvocato, riprese dal quotidiano “La Verità” diretto da Maurizio Belpietro.
Oggi Carpeoro torna all’attacco, svelando un retroscena a dir poco allucinante: parecchi politici europei sarebbero stati (e alcuni lo sarebbero tuttora) a libro paga di Cosa Nostra, organizzazione saldamente retta dall’imprendibile Matteo Messina Denaro, «ancora più abile dell’abilissimo Bernardo Provenzano». Per inciso: è probabile che la primula rossa della mafia siciliana sia “tranquillamente” latitante proprio sull’isola costata la vita a Falcone e Borsellino. «Tanti anni fa – racconta Carpeoro, con il consueto humour – il capo della ‘ndrangheta della mia città d’origine, Cosenza, era chiamato ‘U Zorru: nonostante fosse un super-ricercato, a carnevale attraversava le vie del centro a cavallo, travestito da Zorro. Secondo voi gli inquirenti non lo sapevano, chi si nascondeva dietro quel costume?». Matteo Messina Denaro, dunque, avrebbe ereditato i frutti della trattativa condotta dai Corleonesi. L’uomo-chiave? «Tuttora in vita», e assolto dall’accusa. Il nome, Carpeoro non lo fa: «E’ irpino», si limita a dire, con una evidente allusione all’allora ministro dell’interno Nicola Mancino. Comunque la si veda, finora la mafia è stata percepita solo nella sua dimensione italiana, almeno rispetto ai legami con la politica. Così non è? No, infatti: la realtà è ancora peggiore di quanto si creda.
«Paolo Borsellino l’aveva capito», dice Carpeoro. Il grande magistrato aveva intuito qualcosa di impensabile: il famoso, inaccessibile “terzo livello” di cui aveva parlato Falcone non si limitava all’Italia. «La mafia pagava politici nel cuore dell’Europa: in Francia, Germania, Belgio, Olanda e Liechtenstein», scandisce l’avvocato. C’era scritto anche questo, nella famosa “agenda rossa” scomparsa alla morte del giudice? «Chi lo sa, io quell’agenda non l’ho mai vista». L’affermazione di Carpeoro su Borsellino è più che spiazzante: dà corpo a uno scenario mostruoso. Nel 1992 – l’anno della firma del Trattato di Maastricht – la Prima Repubblica stava cadendo a pezzi, sotto i colpi di Mani Pulite. «Falcone era stato messo fuori gioco dal Csm», ricorda Carpeoro. «E Craxi, che aveva deciso di fare la guerra alla mafia, aveva chiesto al ministro della giustizia, Claudio Martelli, di prenderlo con sé». A Roma, Falcone era diventato pericoloso per la Cupola palermitana anche come ispiratore di efficaci leggi antimafia. Di qui “l’attentatone” di Capaci. «Uccidendo Falcone, la mafia ha fatto un pessimo affare», replicò Martelli. Ma di lì a poco fu travolto, insieme al Psi, dal pool di Milano. «Borsellino – aggiunge Carpeoro – perse le speranze solo di fronte alla morte di Falcone».
I due magistrati-eroi, dice ancora l’avvocato, non vengono apprezzati per quello che sono stati davvero: non solo due coraggiosi mastini antimafia, esemplari nelle loro virtù civili. Erano anche qualcosa di più: due uomini di Stato, che lottavano per cambiare l’Italia. Ed erano al corrente di retroscena letteralmente impossibili da trascrivere. La mafia? Si insinua ovunque: a Roma, se basta. E se non basta mette le mani avanti, “prenotando” i politici che poi, da Bruxelles, condizioneranno il Belpaese. Queste le deduzioni, teoricamente ineccepibili, che il “ragionamento” di Carpeoro offre. «Cosa Nostra intimidì a ricattò lo Stato a suon di bombe». Poi evidentemente qualcosa accadde, e gli attentati cessarono. Fin qui, la cronistoria della cosiddetta “trattativa”. Quello che invece non era mai emerso, finora, è l’altra metà del problema: l’Unione Europea. Dal punto di vista della mafia: se il potere si allontana da Roma, perché mai non seguirlo, là dove si trasferisce? Che ne è stato dell’Italia, poi, lo si è visto: industria sabotata (quella statale smantellata) e paese svenduto. Gli economisti keynesiani accusano l’élite finanziaria neoliberista. Carpeoro aggiunge anche la mafia, tra i possibili attori. Le prove? Le aveva scoperte Borsellino, dice. E sappiamo che fine ha fatto.
Autore di romanzi sui Rosa+Croce (”Il volo del pellicano”, “Labirinti”, “Il re cristiano”), Carpeoro – a lungo vicino a un prestigioso intellettuale come Francesco Saba Sardi, traduttore di Simenon, Borges, Pessoa e Garcia Marquez – sta pubblicando, in volumi distinti, la serie “Summa Symbolica”, il primo trattato sistematico che sia mai stato scritto sulla genesi dei simboli e sul loro significato, che normalmente resta nell’ombra delle segrete stanze del potere più elusivo. Ne ha parlato in modo esplicito anche nel saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, dedicato alle imprese (più massoniche che islamiche) dell’Isis: c’è una matrice simbologica esoterica dietro ogni attentato commesso in Europa, negli ultimi anni, grazie alla provvidenziale “distrazione” di servizi segreti infedeli. Ancora: in un altro saggio (”Il compasso, il fascio e la mitra”, sull’intreccio tra Mussolini, Vaticano e massoni) svela che Giacomo Matteotti fu assassinato perché aveva scoperto che sua maestà Vittorio Emanuele III di Savoia era il percettore di una maxi-tangente (sotto forma di partecipazione azionaria) da parte della Standard Oil dei Rockefeller, a cui era stata concessa l’esclusiva per la vendita del petrolio all’Italia. Ora siamo al capitolo mafia, con una esternazione sconcertante: Borsellino ucciso dopo aver scoperto che Cosa Nostra finanziava (e finanzia?) pezzi da novanta della futura politica Ue, quelli che di lì a poco ci avrebbero abituato al mantra “ce lo chiede l’Europa”.
Fonte:https://www.libreidee.org/2019/12/dalla-mafia-soldi-in-ue-contro-litalia-il-segreto-di-borsellino/
Tra verità e fake news, cade la fiducia nel giornalismo
Presentato il nuovo rapporto Agi-Censis “I professionisti dell’informazione nell’era trans-mediatica: grado di fiducia, elementi critici e attese degli italiani”.
Come orientarsi nella giungla delle notizie, fatti, opinioni, da dove prendere le informazioni, come distinguere se sono vere o false, manipolate o obbiettive? E come facciamo a sapere che le notizie non vengono scritte da un’intelligenza artificiale? Queste ed altre questioni sono emerse alla presentazione del rapporto Agi-Censis “I professionisti dell’informazione nell’era trans-mediatica: grado di fiducia, elementi critici e attese degli italiani”, il 2 dicembre, presso il Piccolo Teatro Studio Melato di Milano.
A discutere la situazione attuale il Presidente Censis Giuseppe De Rita, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Informazione e all’Editoria Andrea Martella e il direttore Agi Mario Sechi. Tutti d’accordo sull’importanza di una “buona e corretta” informazione e del ruolo centrale che possono svolgere i professionisti dei media, tuttavia tutti ritengono che l’Italia non sia un paese ideale, e che anzi la situazione sia peggiorata negli ultimi anni. Il 70% degli italiani pensa che i giornalisti facciano poco per veicolare un’informazione corretta e professionale: un ritratto aggravato dal 58,8% degli intervistati che vede i giornalisti più orientati a generare traffico piuttosto che a veicolare una buona e corretta informazione.
“Il sistema editoriale attraversa da almeno un decennio una crisi finanziaria profonda, che ha ormai assunto caratteri strutturali. Allo stesso tempo sono mutati i suoi connotati fondamentali” – ha dichiarato il Sottosegretario Martella – “Con riferimento all’informazione primaria, la sua natura di bene pubblico non solo giustifica, ma implica necessariamente un intervento statale. Il mio impegno sarà orientato a verificare tutte le possibili soluzioni, anche di natura legislativa, idonee ad assicurare il necessario sostegno al comparto delle agenzie di stampa, nel rispetto del principio del pluralismo dell’informazione”.
Malgrado il giudizio negativo, i cittadini sostengono che “la capacità di raccontare, la completezza, il pensiero critico, la serenità di giudizi” siano prerogative esclusive dei giornalisti (il 69 %) e il 52,7% ritiene che la navigazione casuale in internet non possa sostituire la lettura sistematica di un quotidiano. Per la verità, più l’età avanza, più gli italiani sono propensi a reperire le informazioni dai media tradizionali. I giovani invece leggono poco i giornali e si informano maggiormente attraverso i social media.
“Da questa ricerca emerge chiaramente il ruolo delicatissimo di noi professionisti dell’informazione, in bilico tra la questione della disintermediazione e il mercato delle notizie, sempre più competitivo e alimentato da esigenze di immediatezza, straordinarietà, appeal del contenuto” – commenta il direttore Agi Mario Sechi – “Gli italiani ci lanciano un messaggio chiaro e preciso: abbiamo bisogno di voi, ma dovete cambiare. Ed è proprio in questa direzione che Agi intende procedere, con un modo di fare e raccontare l’informazione più vicino ai lettori, alle aziende, alle istituzioni. Per questo, oltre alle developing stories che consentono di vedere come una storia cresce e si evolve, per l’inizio del nuovo anno Agi metterà a disposizione una nuova e vasta gamma di prodotti, dai notiziari verticali ai podcast e alle newsletter dedicati alla politica, l’economia, la scienza, l’energia, il cibo e la mobilità sostenibile”.
Riguardo alla tecnologia, è emerso un fatto interessante. Se il sito si carica in un secondo, non ci sono problemi, se occorrono più di quattro secondi, la gente non aspetta (la conversione cala 10 volte). Ci sono i dubbi sull’uso dell’Intelligenza Artificiale (AI) nel giornalismo. Solo il 14%, infatti, prova emozioni positive rispetto alla possibilità che, grazie all’AI, gli articoli di giornale possano essere scritti in modo automatico senza il ricorso a giornalisti, con un 42,8% che lo ritiene “inquietante”. Queste resistenze sembrano ridursi, con un 48% di favorevoli, nel momento in cui si restringe il campo ad ambiti di lavoro che appaiono effettivamente standardizzabili, come le previsioni del tempo, la borsa, gli eventi sportivi e i risultati elettorali.
Il tema, di molti recenti dibattiti, è quella delle fake news. Anche il rapporto non poteva escludere questo argomento. Per il 77,8% degli italiani quello delle fake news è un fenomeno pericoloso, anche perché a oltre il 50% degli utenti è capitato di dare credito a notizie false circolate in rete.
Le persone più istruite, inoltre, ritengono che le fake news sul web vengano create ad arte per inquinare il dibattito pubblico (74,1%) e che possano favorire in qualche modo derive populiste (69,4%). Una particolare sensibilità riguarda il tema della salute: quasi 9 milioni di italiani ritengono di essere stati vittima di fake news in materia sanitaria nel 2019. Tuttavia è molto difficile tracciare una frontiera tra fake news e propaganda politica, e le opinioni che si allontanano dal mainstream vengono spesso definite come “fake”.
Non è emerso nel dibattito a Milano, ma da una ricerca dell’OSCE, che la maggioranza dei ventenni italiani, 15 su 20, non è in grado di distinguere un fatto da un’opinione. Stando così le cose è molto facile far circolare notizie attraenti ma false. Forse solo con l’intelligenza artificiale si potrà risolvere il problema delle fake news?
Ad ogni modo, il 63 % degli italiani, soprattutto le donne (66.3 %), è d’accordo che “il futuro del giornalismo sta nel dialogo con i lettori (social media, blog, giornali on line) e non nella semplice pubblicazione di articoli”. Quindi dialogate, ma senza fake news.
FONTE:https://it.sputniknews.com/opinioni/201912058374386-tra-verita-e-fake-news-cade-la-fiducia-nel-giornalismo/
DIRITTI UMANI
Ron Paul: L’imbroglio del Coronavirus
Il membro della Camera dei Rappresentanti USA Ron Paul, repubblicano, tre volte candidato alla presidenza, si è esposto in maniera importante, e inusuale, nei confronti delle politiche implementate dal governo USA per arginare il virus, parlando di truffa. Posizione certamente non di moda, ma nella mente di molti è passato anche solo per qualche attimo il dubbio che le misure imposte siano eccessive, quantomeno da discutere. Misure che in maniera più o meno simile sono state adottate dai paesi di mezzo mondo.
L’articolo è datato 16 marzo, ma abbiamo comunque ritenuto opportuno pubblicarlo. Pochi giorni dopo la pubblicazione di questo articolo, il figlio di Ron Paul, il senatore Rand Paul, è risultato positivo al test del coronavirus, scatenando ovviamente commenti ironici più o meno eleganti nei confronti del padre. Le condizioni di salute di Rand sembrano buone, pare sia asintomatico, e nel frattempo suo padre ha continuato sulla sua linea, pubblicando un editoriale il 6 aprile in cui definisce questa situazione una “isteria autodistruttiva” e richiede senza esitazioni la fine del lockdown.
Al di qua dell’Atlantico di posizioni pubbliche simili non se ne vedono, almeno non in Italia. A Ron Paul va dato atto di coraggio, sebbene questa dichiarazione possa far infuriare molti. D’altra parte la notizia principale da giorni è la conta dei morti. Ma è bene rimanere critici, perché ciò che deve quantomeno iniziare a preoccupare è lo scenario che ci spetta una volta finita questa incredibile situazione di reclusione obbligatoria, e non solo dal punto di vista sanitario o economico, ma dal punto di vista strettamente politico, delle libertà civili. Della libertà di uscire di casa, di vivere la propria città e il proprio paese. Le parole di Ron Paul ci possono aiutare a riconoscere quanto stiamo aprendo le porte a futuri abusi di potere da parte da chi ci controlla e ci governa. Oltre che a chiederci se non ci stiamo in mezzo proprio ora.
Ron Paul
Ronpaulinstitute.org
I governi amano le crisi perché quando la gente ha paura è più disposta a rinunciare alle libertà per promettere che il governo si prenderà cura di loro. Dopo l’11 settembre, per esempio, gli americani hanno accettato la quasi totale distruzione delle loro libertà civili nelle vuote promesse di sicurezza del PATRIOT Act.
E’ ironico vedere gli stessi democratici che il mese scorso hanno cercato di incriminare il presidente Trump per abuso di potere, chiedendo che l’amministrazione prenda più potere e autorità in nome della lotta contro un virus che finora ha ucciso meno di 100 americani.
Dichiarando un’emergenza pandemica venerdì, il presidente Trump rivendica ora il potere di mettere in quarantena gli individui sospettati di essere infettati dal virus e, come scrive Politico, “fermare e sequestrare qualsiasi aereo, treno o automobile per impedire la diffusione di malattie contagiose”. Può anche chiamare l’esercito a circondare una città o uno stato degli Stati Uniti.
Anche le autorità statali e locali amano il panico. Il sindaco di Champaign, Illinois, ha firmato un ordine esecutivo che dichiara il potere di vietare la vendita di armi e alcolici e di tagliare il gas, l’acqua o l’elettricità a qualsiasi cittadino. Il governatore dell’Ohio ha sostanzialmente chiuso il suo intero Stato.
Il principale allarmista dell’Amministrazione Trump è senza dubbio Anthony Fauci, capo dell’Istituto Nazionale delle Allergie e delle Malattie Infettive degli Istituti Nazionali di Sanità. Fauci è su tutti i mezzi di comunicazione, che servono menzogne per fomentare ancora di più il panico. Ha testimoniato al Congresso che il tasso di mortalità per il coronavirus è dieci volte superiore a quello dell’influenza stagionale, un’affermazione senza alcun fondamento scientifico.
Su Face the Nation, Fauci ha fatto del suo meglio per danneggiare ulteriormente un’economia già in crisi affermando: “In questo momento, personalmente, io non andrei in un ristorante”. Ha spinto per la chiusura dell’intero paese per 14 giorni.
Per cosa? Un virus che finora ha ucciso poco più di 5.000 persone in tutto il mondo e meno di 100 negli Stati Uniti? Al contrario, la tubercolosi, una vecchia malattia di cui si parla poco in questi giorni, ha ucciso quasi 1,6 milioni di persone nel 2017. Dov’è il panico per questo?
Semmai, ciò che le persone come Fauci e gli altri temerari chiedono, probabilmente peggiorerà la malattia. La legge marziale che sognano lascerà la gente rannicchiata in casa invece di andare all’aperto o in spiaggia, dove il sole e l’aria fresca contribuirebbero a rafforzare l’immunità. Il panico prodotto da questi allarmisti sta probabilmente aiutando a diffondere la malattia, mentre folle enormi si precipitano a Walmart e Costco per quell’ultimo rotolo di carta igienica.
La follia per il coronavirus non è limitata ai politici e alla comunità medica. Il capo del Consiglio atlantico neoconservatore ha scritto un editoriale questa settimana per sollecitare la NATO ad approvare una dichiarazione di guerra ai sensi dell’articolo 5 contro il virus COVID-19! Hanno intenzione di inviare carri armati e droni per spazzare via questi nemici microscopici?
La gente dovrebbe chiedersi se questa “pandemia” di coronavirus possa essere una grande bufala, con il pericolo reale della malattia enormemente esagerato da coloro che cercano di trarre profitto – finanziariamente o politicamente – dal panico che ne deriva.
Questo non significa che la malattia sia innocua. Senza dubbio la gente morirà di coronavirus. Chi appartiene a categorie vulnerabili dovrebbe prendere precauzioni per limitare il rischio di esposizione. Ma abbiamo già visto questo filmato. Il governo ha esagerato con la minaccia di una minaccia come scusa per prendere più libertà. Quando la “minaccia” è finita, però, non ci restituiscono mai le nostre libertà.
Dr. Ron Paul – https://it.wikipedia.org/wiki/Ron_Paul
Fonte: http://www.ronpaulinstitute.org/archives/featured-articles/2020/march/16/the-coronavirus-hoax/
16.03.2020
Traduzione “pro bono” di Arrigo de Angeli
Introduzione per comedonchisciotte.org a cura di Riccardo Donat-Cattin
FONTE:https://comedonchisciotte.org/ron-paul-la-bufala-del-coronavirus/
ECONOMIA
Fuori gli eurobond e dentro il Mes
Italia non chiederà attivazione. Ira di Salvini contro Gualtieri
C’è il Mes come voleva l’Olanda e la Germania, nemmeno un accenno agli eurobond. Il blocco del nord vince, ma Gualtieri si dice soddisfatto. L’ira di Salvini che sfiducerà il ministro.
Alla fine il blocco del nord Europa all’Eurogruppo ha vinto e gli eurobond nel pacchetto di aiuti che dovrà ora essere discusso dai leader europei in una prossima videoconferenza, non ci sono.
Ma c’è il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità che da alcuni viene paragonato ad antiche forme di tortura e anche delle più crude.
Il Mes, si affrettano a precisare dal ministero delle Finanze non è stato attivato dall’Italia e non c’è stata nessuna richiesta da parte dell’Italia di attivazione del Mes.
Più tardi, intervenendo a una trasmissione televisiva Roberto Gualtieri ha spiegato che “sul Mes è stata eliminata ogni condizionalità, si è introdotto uno strumento facoltativo” e che si tratta di “una linea di liquidità fino al 2% del Pil, che può essere attivato senza condizione”.
Cosa c’è nel pacchetto di aiuti dell’Europa?
L’Europa ci mette 500 miliardi e non di tasca sua, perché i fondi dell’Ue sono quelli che ogni anno forniscono i Paesi membri, Italia tra i primi contributori.
- I 500 miliardi di euro sono così ripartiti:
- 100 miliardi al Sure contro la disoccupazione;
- 200 miliardi attraverso la Banca europea degli investimenti (Bei);
- 240 miliardi attraverso il Mes (Pandemic credit line) e senza condizionalità per spese sanitarie Covid-19.
Per quanto riguarda il Mes, i Paesi potranno chiedere l’accesso singolarmente se lo vorranno e potranno ottenere fino al 2% del loro Pil. Nel caso dell’Italia 35 miliardi di euro circa.
Gualtieri si dice soddisfatto, gli eurobond ci sono: smentito
Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri si è detto soddisfatto del risultato perché nei fatti gli eurobond ci sono nel pacchetto, “messi sul tavolo”, che sarà ora presentato ai leader europei.
Ma la verità è che nel documento finale non viene fatto nessun tipo di riferimento ai titoli di debito comuni.
La reazione di Vito Crimi
Il capo a interim del M5s è subito corso ai ripari per scongiurare ribellioni interne che pure già ci sono.
“Non è stato firmato o attivato nessun Mes e non lo faremo, basta bufale. Questa sera l’Eurogruppo ha concordato un pacchetto di proposte da sottoporre al prossimo Consiglio europeo, al quale partecipano i leader degli Stati membri. In questo pacchetto di proposte mancano gli Eurobond ma è prevista l’apertura di una linea di credito del Mes. Non importa quanto siano ridotte le condizionalità, Il Movimento 5 Stelle continua a sostenere la linea di sempre, che è anche la linea del governo più volte rivendicata dal Presidente Conte: sì Eurobond, no MES. In ogni caso, poiché il Mes è una linea di credito a cui ogni paese può liberamente decidere se accedere, ribadiamo che il Movimento 5 Stelle non sarà disponibile in nessun caso a votare l’attivazione del Mes per il nostro Paese.”
Chiara la linea del M5s. Il Mes c’è, ma noi non lo vogliamo attivare.
Salvini chiederà la sfiducia di Gualtieri
Salvini ha già annunciato che presenterà una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell’economia Roberto Gualtieri. E non è detto che la mozione di sfiducia non possa trovare appoggio trasversale tra quanti nel M5s sono delusi del risultato. Oppure l’appoggio alla mozione potrebbe arrivare da quanti fuoriusciti in gran numero nei mesi scorsi dai pentastellati.
“Non ci sono gli Eurobond che voleva Conte ma c’è il MES, una drammatica ipoteca sul futuro, sul lavoro e sul risparmio dei nostri figli. Dal 1989 ad oggi l’Italia ha versato all’Europa 140 miliardi, ora per averne a prestito 35 ci mettiamo nelle mani di un sistema di strozzinaggio legalizzato. Oltretutto, senza nessun passaggio in Parlamento, come più volte richiesto dalla Lega. Siamo fuori dalla legge, siamo alla dittatura nel nome del virus. Presenteremo mozione di sfiducia al ministro Gualtieri. P.S. Se il governo olandese festeggia, vuol dire che è una seconda Caporetto.”
FONTE:https://it.sputniknews.com/economia/202004108954576-eurogruppo-fuori-gli-eurobond-e-dentro-il-mes-italia-non-chiedera-attivazione-salvini-/
La beffa del dl Liquidità: 25mila euro a chi fattura 4 volte tanto
In base all’art.13 lettera “m” del decreto è impossibile chiedere prestiti che superino il 25% dei propri ricavi: 25mila euro andranno solo a chi fattura quattro volte tanto
Da bozza a testo ufficiale. Il dl Liquidità è stato bollinato e pubblicato, dunque, da ora in avanti, quelle che erano indiscrezioni sul suo contenuto diventano certezze a tutti gli effetti.
E la certezza numero uno è che la “potenza di fuoco” dell’ultimo dl partorito da Conte & Co si è ridotta a un misero fumo. Come sottolinea il quotidiano La Verità, adesso i nodi sono venuti al pettine. Intanto il provvedimento è a saldo zero. Ciò significa che il governo metterà sul tavolo “zero euro”, come ha scritto su Twitter anche Massimo Garavaglia. “Che effetto sul Pil può avere un decreto che investe zero euro?” si è domandato perplesso il viceministro all’Economia.
Scendendo nel dettaglio, scopriamo che la garanzia al 100% senza valutazione del merito di credito vale soltanto per i prestiti più piccoli. In poche parole, non bisogna superare la soglia dei 25mila euro. Attenzione però, perché in base all’art.13 lettera “m” del provvedimento, è impossibile chiedere più del 25% dei propri ricavi.
Piccoli commercianti stretti all’angolo
Calcolatrice alla mano, nel caso in cui i ricavi dovessero ammontare a 20mila euro sarà vietato avanzare una richiesta superiore ai 5mila euro; con un ricavo di 40mila il massimo è 10mila. Con buona pace dei piccoli e piccolissimi commercianti, la somma di 25mila euro può essere richiesta in prestito soltanto da chi può contare su ricavi superiori ai 100mila euro.
E non è tutto, perché per le cifre superiori lo scenario è ancora più beffardo. Oltre la soglia dei 25mila euro, e fino a un massimo di 800mila, resta la garanzia del prestito al 100% (90% lo Stato e 10% Confidi) ma si aggiunge una valutazione bancaria della solvibilità.
Discorso ancora diverso per le medie e grandi imprese. È stato confermato il ruolo di Sace con garanzie fino al 90% e fino a 5 milioni; anche qui la valutazione verrà tuttavia fatta sulla base di una valutazione del merito di credito. Le banche, insomma, potranno stoppare le posizioni in sofferenza.
Dulcis in fundo c’è spazio per l’ultima beffa. Riguardo ai requisiti di accesso all’indennità di 600 euro stabilità dal Cura Italia, il dl Liquidità ha attuato alcune modifiche da prendere in considerazione. Le Casse di previdenza private hanno congelato il tutto in attesa che gli iscritti autocertifichino la loro iscrizione in via esclusiva e dimostrino di non essere titolari di redditi da lavoro dipendente.
FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/economia/beffa-dl-liquidit-25mila-euro-chi-fattura-4-volte-tanto-1852469.html
Nella ripartizione del MES
Francesco Marotta – 10 04 2020
si parla di un gettito che va da 30-60 miliardi da reinvestire in salute e lavoro. Qualcosa in più qualcosa in meno. Questo significa che se dovessimo superare il tetto, uno sforamento che è sicuro, vista l’esiguità del credito, scattano in automatico tutti i vecchi lacciuoli MES.
La copertura riguarda solo la cifra stanziata per la salute e il “lavoro”. Insomma, è il metodo del bastone e della carota. Secondo alcuni esperti, la Francia era orientata a seguire l’asse mediterraneo. Bene, cioè male, perché i francesi si sono accordati da soli con la Germania proprio sul MES e noi gli siamo andati dietro. Faccio presente che l’idea della separazione d’Europa in due tronconi, quella del Nord e quella del Sud, era venuta in mente alla “Lega ansearica” e non ad altri.
Tornando al discorso, così facendo ci mettiamo da soli una piccola catena legata ai piedi che è vincolante in caso di altre soluzioni governative italiane, diverse dagli Eurobond e dal MES, perché già subodoravano una certa inquietudine a riguardo della UE in Italia. Altro discorso è il decreto “Salva Italia” che invece di fornire credito, direttamente alle imprese e a chi ne ha bisogno, va tutto a beneficio delle banche, sgravandole dal gettito con copertura statale. Insomma, quei 400 miliardi li paghemo noi e non le banche.
Ma questo già si sapeva. Non ci resta altro che attendere gli ultimi aggiustamenti del MES. Faccio presente che ad oggi l’eurogruppo ha trovato solo un accordo. Vediamo che succede…
PETROLIO: IL MESSICO FA SALTARE L’ACCORDO OPEC+. Prezzi a picco
10 APRILE 2020
Ieri sembrava fatta: OPEC e Russia sembrava avessero raggiunto un accordo per un taglio consistente della produzione di petrolio, per circa 10 milioni di barili al giorno. Perfino Trump sembrava vedere con favore l’accordo che toglieva un po’ di pressione dall’industria dello Shale Oil americana. L’opposizione del Messico sembrava, a parole, superata, o almeno così avevano fatto capire i Sauditi, ma non era così, e mentre si doveva discutere l’applicazione operativa dei tagli il Messico ha confermato il suo no ed ha perfino abbandonato la teleconferenza.
Quindi tutto l’accordo che avrebbe portato ad un taglio della produzione per 10 milioni di barili al giorno è saltato per l’opposizione del Messico che, da solo, ha la capacità per annullare buona parte degli effetti dell’accordo. Del resto un accordo di cartello ha effetto solo se tutti i giocatori importanti vi partecipano, e già nell’OPEC diversi paesi non hanno una grossa volontà di rispettarlo.
Il Messico però aveva previsto un investimento di 13,5 miliardi di dollari nel settore energetico per aumentare la propria produzione da 1353 milioni di barili al giorno a 2 milioni, e questo investimenti sembrava al paese l’unico modo per poter sostenere le politiche sociali del presidente Lopez-Obrador (detto AMLO). Un taglio della produzione renderebbe queste politiche impossibili da raggiungere e non tutti i governi sono come quello italiano che se ne fregano della parola data e del benessere dei propri cittadini. AMLO non aveva, alla fine, altra scelta che rifiutare l’accordo e cercare di spingere la produzione della società di stato PEMEX al massimo.
I prezzi del petrolio sono andati come segue, a seguito della decisione del paese centroamericano: il petrolio WTI che era tornato si 30 dollari al barile è precipitato ancora a 26.
Gli USA pensavano di tagliare la propria produzione, anche tramite incentivi, di un paio di milioni di barili al giorno, ma, a questo punto, tutta la strategia sembra saltata. Nel mese di maggio la capacità di immagazzinamento mondiale sarà completa ed il prezzo, senza accordi, subirà un nuovo tracollo, anche perchè non ci sono segni di ripresa per la domanda…
FONTE:https://scenarieconomici.it/petrolio-il-messico-fa-saltare-laccordo-opec-prezzi-a-picco/
LA SERATA DELLA VERGOGNA.
SI A MES “TEDESCO”, SI A SURE SI A BEI, NIENTE CORONABOND E BALLE SUL FONDO PER LA RICOSTRUZIONE. GUALTIERI HA CEDUTO LE MUTANDE.
Questa sera qualche testa di faccia di tolla festeggia. Il problema è che questa faccia di tolla svolge il ruolo di Ministro dell’Economia:
PECCATO CHE SIA L’ESATTO CONTRARIO:
- MES “RAGIONEVOLMENTE CONDIZIONALE”, cioè “Il solo requisito per accedere alla linea di credito del Mes sarà che gli Stati si impegnino a usarla per sostenere il finanziamento di spese sanitarie dirette o indirette, cura e costi della prevenzione collegata al Covid-19”: è quanto si legge nelle conclusioni dell’Eurogruppo. “La linea di credito sarà disponibile fino alla fine dell’emergenza. Dopo, gli Stati restano impegnati a rafforzare i fondamentali economici, coerentemente con il quadro di sorveglianza fiscale europeo, inclusa la flessibilità” Questa è l’ANSA, e quindi L’Italia ha ACCETTATO ESATTAMENTE quello che diceva il WELT NEL SUO ARTICOLO: “Va da sé che le sovvenzioni in Italia – dove la mafia è un appuntamento fisso a livello nazionale e sta solo aspettando una nuova pioggia di soldi da Bruxelles – devono essere spese solo per la salute e non per i sistemi sociali e fiscali italiani.”
- IL SURE SONO QUATTRO SOLDI, IN PRESTITO, CONDIZIONALI. 100 miliardi per tutta Europa, in prestito. Allora tanto vale andare avanti con la Cassa Integrazione. Intanto che attiviamo il SURE la gente muore di fame.
- LA BEI sono sempre i soliti prestiti, sempre i soliti. e basta…
Insomma UNA VERGOGNA NAZIONALE. UN fallimento EPICO, che qualche buffone cerca di far passare per una vittoria.
In altri tempi a questa gente non si sarebbe permesso di tornare a casa.
FONTE:https://scenarieconomici.it/la-serata-della-vergogna-si-a-mes-tedesco-si-a-sure-si-a-bei-niente-coronabond-e-balle-sul-fondo-per-la-ricostruzione-gualtieri-ha-ceduto-le-mutande/
RINALDI: GLI ITALIANI NON HANNO VISTO UNA LIRA!
10 APRILE 2020
Vi presentiamo l’intervento di Antonio Maria Rinaldi con Piller, Gasparri, la Morani e la giornalista iperpiddina Fusani, ancora più politicizzata della deputata del PD.
Una trasmissione che spiega molto su cosa ha firmato il ministro Gualtieri, senza mandato, e su come sia distorta la comunicazione in Italia. Intanto gli imprenditori NON HANNO RICEVUTO UNA LIRA.
Letteralmente non una lira, o un centesimo, ha raggiunto un italiano, ed è già passato UN MESE dall’inizio della chiusura.
VIDEO QUI:https://sendvid.com/rf4y6n8u
FONTE:https://scenarieconomici.it/rinaldi-gli-italiani-non-hanno-visto-una-lira/
IMMIGRAZIONI
Coronavirus, Oim: “Solidarietà europea per soccorso in mare”
L’organizzazione internazionale delle migrazioni esorta tutti gli Stati a continuare a mantenere gli obblighi internazionali e a gestire questa situazione utilizzando un approccio inclusivo e condiviso.
10 APRILE 2020
ROMA – “In piena allerta per la pandemia Covid-19, i migranti continuano a tentare la traversata del Mediterraneo in fuga da violenze, abusi e povertà. Dall’inizio di aprile, almeno sei imbarcazioni sono partite dalla Libia con a bordo circa 500 persone, tra cui 150 che, soccorsa da una nave di un’ong, sono ancora in mare in attesa che venga assegnato loro un porto di sbarco sicuro. Sempre in questo mese di aprile 177 migranti sono arrivati in Italia, mentre altri 248 sono arrivati in Spagna. Da alcune informazioni sembrerebbe inoltre che anche lungo la rotta del Mediterraneo orientale alcune imbarcazioni di migranti siano state bloccate in mare”. Lo sottolinea in una nota l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) esortando tutti gli Stati a continuare a mantenere gli obblighi internazionali e a gestire questa situazione utilizzando un approccio inclusivo e condiviso.
“E’ necessario che il diritto marittimo internazionale e gli obblighi in materia di diritti umani continuino a essere rispettati anche durante l’emergenza Covid19. La crisi dovrebbe rafforzare la nostra volontà collettiva di difendere la vita, proteggere i diritti e trovare soluzioni comuni e flessibili per le sfide che ci riguardano tutti. In un momento in cui stiamo affrontando tutti insieme sfide su più fronti, l’Organizzazione riafferma la sua convinzione che salvare vite umane debba continuare a essere la priorità numero uno – afferma Oim -. Il sostegno e la solidarietà europea con i Paesi che accolgono i migranti sono necessari per garantire che le persone soccorse in mare siano fatte sbarcare in modo rapido e sicuro. Gli stessi protocolli COvid-19 a tutela della salute e della sicurezza di tutti dovrebbero essere applicati nel corso di tutti gli sbarchi, compresi quelli delle navi di soccorso delle Ong. In un momento in cui molti Paesi hanno scelto di rafforzare i controlli alle loro frontiere nel tentativo di contenere la diffusione della pandemia, è fondamentale che tali misure siano attuate in modo non discriminatorio e in linea con il diritto internazionale, e che la protezione dei più vulnerabili sia la priorità”.
Secondo Oim nessun paese può gestire la crisi Covid-19 da solo. “Alla luce del fatto che le pericolose traversate nel Mediterraneo continuano, è ora più che mai importante trovare un approccio condiviso e globale, che comprenda un meccanismo di sbarco rapido e sicuro e preveda che gli stati si impegnino con sempre maggiori sforzi a salvare vite umane. Inoltre, ribadiamo ancora una volta che i migranti non dovrebbero mai essere riportati in Libia – continua la nota -L’Oim invita gli Stati a prendersi cura dei bisogni e delle vulnerabilità dei migranti, indipendentemente dal loro status giuridico, in un’ottica di Copertura Sanitaria Universale. E’ fondamentale che i piani di risposta delle sanità pubbliche, e che comprendano anche la possibilità di accedere alle misure di prevenzione, ai test e alle terapie, seguano un approccio inclusivo che comprenda tutti, anche i migranti”.
FONTE:https://stopcensura.org/oim-onu-garantire-gli-sbarchi-dei-migranti-anche-durante-la-pandemia-covid-19/
Sindaco Lampedusa: “Governo mente, qui sbarchi continuano senza controlli”
“È stato fatto un decreto per le navi delle ong – ha precisato Martello – e tutti gli altri? Per quelli che continuano ad arrivare autonomamente, come avviene a Lampedusa, che cosa prevede il governo? Per loro con cambia assolutamente nulla – ha chiosato il sindaco – non è stato fatto nessun provvedimento per i porti”. È così:
“Lampedusa. Nonostante l’emergenza gli immigrati continuano ad invaderci: il governo indegno di incapaci, complice dei trafficanti, continua ad assistere clandestini 20enni di 90kg mentre gli italiani non hanno i soldi per comprare il pane”. La rabbia di Radio Savana su Twitter.
Intanto anche la nave Alan Kurdi è a ridosso dei limiti delle acque territoriali italiane con 150 clandestini a bordo. Vorrebbero sbarcare:
FONTE:https://stopcensura.org/sindaco-lampedusa-governo-mente-qui-sbarchi-continuano-senza-controlli/
POLITICA
DECRETO CORONAVIRUS, I SUDDITI AL SERVIZIO DI UN GOVERNO FALLITO
È pessimo per un commentatore che scrive augurarsi di avere torto per il bene della propria nazione, scoprire di essere stato profeta di sventure peggiori di quelle che aveva previsto. Questo è ciò che si prova dopo aver scritto l’articolo di ieri (Il Decreto fuffa per gli aiuti alle imprese) e aver avuto la conferma che il decreto, successivamente pubblicato, non è per niente migliorativo rispetto alla bozza, ma è l’epifania dell’impostazione burocratica di questo governo. È anche inutile riportare i passaggi più salienti del decreto, perché lo si è già fatto ieri e sono lì, sempre gli stessi, con la sola aggiunta (ma c’era anche questa nella bozza) data dal fatto che per attivare questa macchina così inutilmente complicata ci vorrà anche l’autorizzazione dell’Europa.
E allora, campa cavallo! Chi non camperà saranno quei cittadini, costretti, entro fine maggio, a versare allo Stato complessivamente 40 miliardi di euro di tributi, mentre in gran parte non stanno lavorando, non stanno guadagnando, faticano ad arrivare a fine mese, e hanno come unica prospettiva quella di non riaprire più la loro impresa. Perché nel decreto c’è proprio questo, chi era in difficoltà entro il 31 dicembre dell’anno scorso e chi alla data del 29 febbraio aveva esposizioni deteriorate nei confronti del sistema bancario, non avrà la possibilità di accedere al credito, e gli altri, a determinate condizioni potranno, previa istruttoria bancaria e altri adempimenti che fanno capire o prefigurare, già da adesso, che la strada sarà accidentata e, soprattutto, lunga, molto lunga. Un po’ come dire, avete diritto al medico solo se siete sani e se siete malati non rompete le scatole. Mentre qui serve velocità, molta velocità.
La stessa che servirebbe a quella parte di cassintegrati che ancora non ricevono la cassa, peraltro ridotta, senza alcuna colpa, rispetto allo stipendio e spesso molto sotto il fabbisogno mensile effettivo, agli autonomi che ancora non ricevono i 600 euro e che hanno gli stessi problemi di sopravvivenza e anche, non va celato, a tutti quelli che per necessità, e non per volontaria devianza, sono costretti ad una vita di espedienti e di lavoro in nero, perché quello è l’unico mercato del lavoro che gli è stato prospettato o che sono in grado di intercettare, serve velocità, perché come hanno fatto notare molti sindaci delle aree meridionali, dove il fenomeno è drammaticamente quotidiano, le mafie non hanno burocrazie, sono rapide e il governo se le vuole battere deve essere altrettanto rapido. Ma prima di tutto, lo Stato, ci deve almeno essere. Questo se ha interesse a non perdere quei cittadini, ammesso che li consideri tali, per non farli finire in un tunnel di ricatti e violenza o nel mercato del lavoro della criminalità organizzata in via definitiva.
Dove non funziona l’economia, dove non c’è sviluppo, dove le aziende chiudono, nella maggior parte dei casi è questo il destino. Questa volta molte chiuderanno anche per colpa dell’attuale governo. Ecco la mancanza totale del patto sociale e di rappresentanza. Figuriamoci se volessimo invocare il “No taxation without representation” della “Bill of Rights” inglese del 1689. Figuriamoci, noi siamo in Italia ed è appena il 2020. Stiamo assistendo pressoché inermi alla manifestazione plastica di un processo iniziato alcuni anni fa, la perdita di rappresentanza politica, di cui l’elettorato è il principale, per quanto inconsapevole, responsabile ed al completo stravolgimento del rapporto fra cittadino e Stato. Il governo ha pensato solo a garantire sé stesso, andando contro i cittadini e le imprese, questo va detto senza mezzi termini e senza ipocrisie. Tutto il peso di questa crisi lo sosterranno loro, i cittadini e le imprese senza paracadute economico.
Ma non possiamo considerarci più nemmeno cittadini, perché per esserlo occorre che sia in vigore un patto sociale, che è evidentemente saltato, un luogo di rappresentanza vera, il Parlamento, con poteri effettivi di verifica e voto sulla sussistenza dello stato di emergenza, che invece è da tempo ridotto ad una entità di tipo consultivo, con deputati declassati ormai a grilli parlanti privi di alcun potere, opposizioni che propongono e quasi urlano istanze di modifica e offrono collaborazione ai partiti di maggioranza che compatta a parole accetta, ma nei fatti la rifiutano, salvo pochissime voci subito rintuzzate e affogate, nel salvare la loro poltrona ancora per un po’ di tempo. Un quadro davvero desolante. Siamo sudditi al servizio di uno governo fallito. Di un governo che non chiede nemmeno “oro alla Patria”, ma soldi per le casse dell’erario, per pagare i propri elettori diretti, per continuare ad occupare posizioni ormai difese con elmetto, filo spinato e sacchi di sabbia.
E se i soldi non li avete, dice indebitatevi. Perché se non vi indebitate, ammesso che possiate, i soldi lo Stato se li verrà a prendere. E se dopo esservi indebitati non li restituirete, lo Stato se li verrà a prendere lo stesso. Davvero non c’era altra soluzione? Infognati nel dilemma Mes si, Mes no, non si tiene nemmeno conto del Pepp, (Pandemic Emergency Purchase Programme) della Bce, e si continua a dichiarare con più o meno maschio vigore italico un “facciamo da soli” di cui si continua a non conoscere i contenuti ed i limiti, mentre molte aziende e famiglie scivolano verso un futuro certo di miseria. Si può ancora parlare di tutto questo? Ma se ne può ancora parlare nella sede appropriata, il Parlamento?
Si può colmare la voragine lasciata dall’articolo 24 del Decreto legislativo n° 1 del 2018, “Codice della Protezione civile”, che consente, al Consiglio dei ministri su proposta del presidente del Consiglio, sia il potere di deliberare lo stato emergenza, che il potere di definirne la durata, senza alcun contradditorio o potere di interdizione da parte del Parlamento, come si è già segnalato in un precedente articolo (“Stato di Emergenza, un sistema senza contrappesi”)? Si può ridare potere alla rappresentanza politica in materia economica almeno nei casi che riguardano l’intero tessuto sociale e produttivo come quelli dell’emergenza che stiamo vivendo? Se non tanto, si potrebbe almeno evitare, per delicatezza verso i cittadini (pardon: sudditi) di mandarli al macello con voto di fiducia, come fatto da questo governo per approvare un decreto con un nome degno di George Orwell, il “Cura Italia”?
FONTE:http://opinione.it/politica/2020/04/10/alessandro-cicero_coronavirus-governo-sudditi-orwell-decreto-legislativo-europa-stato-sistema-bancario-cassintegrati/
PICCOLO, MEDIOCRE PRESTIGIATORE
Giovanni Bernardini – 10 0 4 2020
Con tutta la buona volontà di questo mondo, non si capisce cosa c’entri il MES con la situazione di emergenza che stiamo vivendo.
Il MES dovrebbe servire per “aiutare” stati sull’orlo del dafault. NON si tratta oggi di questo. L’Italia deve far fronte ad una gravissima emergenza conseguenza di una epidemia che flagella il mondo. Far fronte a questa emergenza usando il MES è un po’ come usare i soldi di un fondo pensioni per pagare lo stipendio ai dipendenti.
Perché allora la UE vuole che si utilizzi un simile strumento? Semplice, perché NON vuole gli eurobond, e non vuole gli eurobond perché la Germania soprattutto non intende mischiare minimamente, neppure a livello di garanzie, il suo debito con quello italiano.
Molti stanno già spiegando al popolo bue che l’Italia potrà ricevere aiuti dal MES senza condizioni… meno male! Solo, scordano un piccolo particolare. Gli aiuti “senza condizioni” riguarderanno SOLO le spese sanitarie. Insomma, ci aiuteranno a comprare mascherine, barelle e cerotti. E il resto? Il dramma economico è tutto nel RESTO. Nelle aziende chiuse, in quelle che si troveranno ad un passo dal fallimento, nei moltissimi che rischieranno, già oggi rischiano di perdere il posto di lavoro. Per QUESTI aiuti, di gran lunga più rilevanti, le condizioni ci saranno eccome! Dovremo pagare, pagare salato sia in termini finanziari che di controllo “europeo” sulle nostre politiche economiche.
Conte aveva strillato ai quattro venti che non voleva il MES e voleva gli eurobond. NO agli eurobond e SI al MES, questa la risposta della cosiddetta “europa” (il minuscolo è VOLUTO). Di certo ora cercherà di indorare la pillola, sparerà palle per cercare ancora una volta di ingannare gli italiani, come già fatto in occasione dei 25 miliardi trasformati in 350, e dei 400 miliari di garanzie trasformati in liquidità.
Un piccolo, mediocre prestigiatore che non può continuare a guidare il paese in un’ora tanto tragica.
Mes, Gualtieri risponde a Salvini e Meloni: ‘Mes già esiste. Eurogruppo ha proposto, non ha deciso’
Il ministro Gualtieri risponde alle accuse di Salvini e della Meloni su Mes, affermando che l’Italia non ha attivato niente e che non attiverà il Mes. Ora il secondo tempo al Consiglio europeo.
A proposito di quanto è emerso dall’Eurogruppo di ieri giovedì 9 parile, il ministro dell’economia Roberto Gualtieri ha definito “grottesche” le accuse di Salvini e della Meloni. Lo ha detto intervenendo a Uno Mattina su Rai Uno.
“Forse Salvini e Meloni ignorano che il Mes già esiste e che ci sono le condizionalità, cioè il controllo della troika”, ha detto il ministro.
Gualtieri precisa anzitutto che l’Eurogruppo “ha proposto, non ha deciso” il Mes come strumento incondizionato per fare fronte all’emergenza sanitaria.
“I Paesi che lo vorranno, non l’Italia – sottolinea Gualtieri –, potranno prendere dei soldi senza condizione” dal Meccanismo europeo di stabilità al fine di coprire le spese sanitarie legate all’emergenza Covid-19.
Gli Stati Ue che ne dovessero eventualmente fare richiesta potranno ottenere fino al 2% del Pil. Disponibili 240 miliardi di euro e l’Italia eventualmente potrebbe richiederne 35 miliardi.
Ma il ministro Gualtieri ha fatto sapere che l’Italia non lo userà.
Eliminate le condizionalità al Mes
Ribadendo che l’Italia non accederà al Mes, precisa che ciò che si è ottenuto è l’eliminazione di ogni condizionalità dal prestito per finanziare la copertura delle spese finanziarie affrontate dagli stati per l’acquisto di attrezzature sanitarie finalizzate all’emergenza Covid-19.
L’accordo solo un primo tempo
Gualtieri dice anche che quanto si è deciso all’Eurogruppo è stato solo “un ottimo primo tempo” e che ora il testimone passa nelle mani dei leader degli Stati che si incontreranno virtualmente nel Consiglio europeo nei prossimi giorni.
Nel secondo tempo del Consiglio europeo si potrebbero ottenere ulteriori aperture lascia intendere il ministro dell’Economia.
Meloni attacca Conte con un semplice video
Giorgia Meloni vuole ricordare Conte che dice no al Mes con un video stralcio in cui il presidente del Consiglio ribadisce il suo no al Mes.
FONTE:https://it.sputniknews.com/politica/202004108954978-mes-gualtieri-risponde-a-salvini-e-meloni-mes-gia-esiste-eurogruppo-ha-proposto-non-ha-deciso/
Come indicato giorni fa, Gualtieri va sostituito. Con un tecnico perfetto per il ruolo, Giulio Tremonti. Anche Borghi si dice pronto a sfiduciare il ministro di Soros..
di Mitt Dolcino
(MB – Misterioso Mitt Dolcino)
Una settimanella fa abbiamo espresso per primi un concetto semplicissimo: Gualtieri va sostituito, soprattutto a causa del fatto che era presente nella lista di Soros, ossia dei Dem, ovvero degli “amici” dell’EU più che dell’Italia al Parlamento EU. Chiaramente Gualtieri è un habituè di Strasburgo, affiatato con francesi e tedeschi. Che oggi tra MES e COVID19 sono nostri avversari se non direttamente nemici. Oggi anche la Lega inizia ad accorgersi di questo, bene, ne siamo felici. Ma c’è di più: poche ore fa Claudio Borghi, il fidatissimo di Salvini, afferma che la Lega è pronta a supportare la sostituzione di Gualtieri. Cogliamo la palla al balzo ed anzi rilanciamo: che Gualtieri venga sostituito con Giulio Tremonti, un uomo di destra, al ministero dell’economia. Per sfidare l’EU austera, nell’interesse dell’Italia.
Tale proposta arriva dopo le critiche del Colle al conte Gentiloni Silveri, da sempre legato famigliarmente alla Francia, per essere troppo filo-francese ossia filo-EU ovvero contro gli interessi dell’Italia, oggi. In molti hanno visto in tale esternazione Quirinalizia un attacco anche a Gualtieri, di fatto uomo di continuità al governo italiano tra EU, Gentiloni e Roma.
Ora dunque, leggiamo oggi l’uscita di Borghi, peccato ci abbia impiegato una settimana ad assimilare la nostra proposta. Ora perà rilanciamo davvero, all in: via Gualtieri e dentro Tremonti. La Lega approverà, riteniamo.
In tale modo il MES verrebbe scongiurato, da un duo legatissimo agli USA, come Conte+Tremonti. Un dream team. Meglio, il primo abbozzo di un vero governo della nazione destra/centro/sinistra ad interesse nazionale, lontano quindi dalla “difesa” di interessi – sigh – stranieri, come succede da troppo tempo a questa parte.
Chiaro, questo è l’ultimo treno per l’Italia, non possiamo sbagliare. Dunque ci vuole uno “tosto” come Tremonti, temutissimo in EU.
Faccio presente che tale opzione aprirebbe anche – innegabilmente – l’opzione di una futura sostituzione di Salvini con un soggetto meno divisivo che rappresenti pienamente lo Stato unitario, oltre che molto capace, ma questa è davvero altra storia (…). Ricordiamo infatti l’impostazione di Tremonti su come bisognerebbe gestire la crisi del coronavirus, in modo accentrato, della serie “solo lo Stato è in grado di gestire crisi così grandi”, provvisto che ci siano persone gamba come Lui a farlo. Anche in questo noi siamo d’accordo con Tremonti.
Ma questa – encore – è un’altra storia.
Ci spettiamo supporto dalla Lega e da Borghi. Altrimenti significa che Borghi davvero non conta nulla (non ci vogliamo credere, ndr).
Attendiamo sviluppi.
Mitt Dolcino
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/come-indicato-giorni-fa-gualtieri-va-sostituito-con-un-tecnico-perfetto-per-il-ruolo-giulio-tremonti-anche-borghi-si-dice-pronto-a-sfiduciare-il-ministro-di-soros/
SCIENZE TECNOLOGIE
Ue, entro 15/4 piano europeo per app tracciamento
Raccomandazione Bruxelles a Stati, uso dati solo a fini medici
BRUXELLES
Limitare l’uso dei dati personali a fini medici, stabilire tecniche di raccolta col bluetooth, garantire il rispetto dei diritti fondamentali e la collaborazione tra autorità sanitarie pubbliche e l’Ue: sono le raccomandazioni di Bruxelles ai governi Ue per lo sviluppo di app di tracciamento per la pandemia. Gli Stati membri sono chiamati entro il 15 aprile a mettere nero su bianco una ‘cassetta degli attrezzi’ per allineare le app nazionali che serviranno a tracciare la diffusione del contagio e guidare le strategie per la graduale uscita dalla quarantena.
FONTE:https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/hitech/2020/04/08/ue-entro-154-piano-europeo-per-app-tracciamento_71cd61a2-e6d4-4ccd-b129-ee994d919723.html
STORIA
Delitto Matteotti: vero mandante il Re, socio dei petrolieri
Non fu Mussolini il vero mandante del delitto Matteotti, ma il Re: Vittorio Emanuele III decretò la morte del parlamentare socialista Giacomo Matteotti, assassinato a Roma il 10 giugno 1924 dalla squadraccia fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Lo afferma Gianfranco Carpeoro, nel suo nuovissimo saggio “Il compasso, il fascio e la mitra”, che ricostruisce – sulla base di archivi inediti – il vero ruolo dei due massimi sponsor occulti del fascismo, la massoneria e il Vaticano. Due poteri che “coltivarono” un regime che forse mostrò il suo vero volto, per la prima volta, proprio con l’omicidio Matteotti. Il leader socialista, si disse per decenni, fu punito per il suo straordinario coraggio: il 30 maggio 1924 denunciò alla Camera i brogli e le intimidazioni che avevano permesso ai fascisti di vincere le elezioni, il 6 aprile. Solo in questi ultimi anni è progressivamente emerso l’altro movente, più segreto: la maxi-tangente pagata al governo italiano dalla società petrolifera Sinclair Oil, per lo sfruttamento del greggio in Emilia e in Sicilia. Lo stesso Matteotti, dopo un viaggio a Londra, aveva scoperto la verità e stava per renderla pubblica. Lo scandalo avrebbe travolto il neonato regime, dato che risultava implicato anche Arnaldo Mussolini, fratello del Duce. Ma quello era solo il “primo livello” della tangente: perché il maggiore beneficiario dell’affare non sarebbe stato Mussolini, bensì il Re.
Era lui, Vittorio Emanuele III, il vero dominus del business petrolifero, e quindi anche del delitto Matteotti. A gettare nuova luce sul “peccato originale” del fascismo sono le carte dell’obbedienza massonica di Piazza del Gesù, il Rito Scozzese italiano, di cui lo stesso Carpeoro è stato “sovrano gran maestro”. «Attenzione: lo stesso Matteotti era un 33° grado del Rito Scozzese», premette l’autore, presentando alcune anticipazioni del libro nel corso della diretta web-streaming “Carpeoro Racconta”, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Massone Matteotti, e massoni i “fratelli” inglesi che lo informarono dell’affare Sinclair Oil, spiegandogli – carte alla mano – che a intascare il grosso della colossale tangente petrolifera (addirittura una ingente quota azionaria della compagnia) non sarebbe stato il Duce, ma direttamente il numero uno di casa Savoia. A indagare sul ruolo occulto della massoneria all’origine del fascismo è anche il recente saggio “Mussolini e gli Illuminati”, del giovane Enrico Montermini, suffragato da un politologo del calibro di Giorgio Galli.
Montermini ricostruisce il ruolo delle società segrete nell’affermazione del fascismo “antemarcia”, a partire dalla manifestazione di piazza San Sepolcro, fino al macabro epilogo di piazzale Loreto, dove il cadavere del Duce viene simbolicamente “capovolto”, appeso a testa in giù, dopo esser stato fotografato con in mano uno scettro (come l’Imperatore dei tarocchi) e poi un ramo di acacia, inequivocabile “firma” massonica. Carpeoro conferma: prima di concorrere ad abbattere il Duce, «la massoneria ha certamente appoggiato il primo fascismo, anche perché era lo stesso Mussolini a presentarsi come “vero socialista”». Poi, come sappiamo, il dittatore – mai iniziato alla libera muratoria – arrivò a mettere al bando le logge, in ossequio agli accordi di potere con il Vaticano che avrebbero portato ai Patti Lateranensi. C’era stato un piccolo precedente antimassonico del Duce, quando ancora era un dirigente socialista: impegnò il partito a escludere i massoni dai propri ranghi. «Ma era solo una ritorsione: Mussolini aveva ripetutamente chiesto di essere accolto, nella massoneria, ma non era stato accettato».
Un’anomalia episodica, quell’improvvisa allergia socialista per i grembiulini: «E’ stata proprio la massoneria a partorire il socialismo», sostiene Carpeoro: «Anche all’epoca del fascismo, erano massoni i maggiori esponenti del partito socialista, a cominciare dal leader storico, Filippo Turati». Autore di accurati studi sui Rosacroce, leggendaria confraternita iniziatica, Carpeoro spiega che furono proprio i manifesti rosacrociani – come la “Fama Fraternitatis” del 1614 – a delineare l’orizzonte sociale egualitario (la fine dei privilegi di casta) che peraltro si riverbera in opere altrettanto “rosacrociane” del periodo, come “Utopia” di Thomas More, “La nuova Atlantide” di Francis Bacon e “La città del sole” di Tommaso Campanella. La stessa “Fama Fraternitatis” accenna, per la prima volta, a un mondo senza più la proprietà privata né i confini tra le nazioni: sono gli albori del futuro internazionalismo socialista, che riflette le sue luci persino nel primissimo fascismo delle origini, quello di piazza San Sepolcro, tenuto a battesimo dal Grande Oriente d’Italia (Domizio Torrigiani) e poi anche da Piazza del Gesù, il cui gran maestro era Raoul Palermi – ma il vero capo del Rito Scozzese, ipotizza lo stesso Montermini, probabilmente era il sovrano in persona, Vittorio Emanuele III.
Di origine scozzese è la stessa famiglia Sinclair: gli antenati dei petrolieri coinvolti nell’affare costato la vita a Matteotti, racconta Carpeoro, in qualità di eminenti rappresentanti del network rosacrociano britannico, alla fine del ‘700 avrebbero fatto segretamente tradurre nel Regno Unito le spoglie del “confratello” Mozart, ufficialmente sepolto in una fossa comune in Austria. Ma, a parte i Sinclair – passati dalla musica al petrolio – il saggio di Carpeoro ricostruisce i passaggi cruciali (e occulti) all’origine del fascismo, mettendo a fuoco il ruolo della massoneria, e non solo. Se Montermini accende i riflettori sulle società segrete che allevarono il regime fascista, Carpeoro segnala il ruolo dell’altro grande potere, antagonista della massoneria eppure suo “socio in affari” durante il ventennio: il Vaticano. Entrambi i centri potere, quello massonico e quello cattolico, puntarono su Mussolini e cercarono di pilotarlo. E il Duce, «peraltro già a libro paga dei servizi segreti inglesi, nonché collaboratore dell’intelligence statunitense e di quella francese», tentò a sua volta di destreggiarsi, ritagliandosi una sua autonomia: «Si passò così dal masso-fascismo iniziale al catto-fascismo seguente», quello dei Patti Lateranensi.
Figura cruciale e onnipresente, in quegli anni di precario equilibrio, il massone Filippo Naldi, che Carpeoro definisce «il Licio Gelli dell’epoca», capace di passare con disinvoltura da un tavolo all’altro, uscendone sempre indenne e traendone il massimo vantaggio personale. Carpeoro ricorda una celebre intervista televisiva all’anziano Naldi, a cura del grande Sergio Zavoli: «Riuscì a ottenere quell’intervista perché era massone anche Zavoli», rivela Carpeoro, che ora nel suo libro ricostruisce un altro momento decisivo della parabola del Duce, la destituzione del 25 luglio ‘43: «Era un piano progettato dallo stesso Mussolini, che voleva farsi arrestare per poi uscire dalla guerra e dall’alleanza con Hitler, instaurando a Salò una vera repubblica di orientamento socialista». Ma fu tradito, Mussolini, proprio dall’uomo-ombra della massoneria (e della monarchia), che svelò gli intenti del Duce alla segreteria pontificia. A sua volta, la diplomazia vaticana si rivolse prontamente ai nazisti: temeva che a Salò potesse davvero nascere una repubblica anticlericale.
“Il compasso, il fascio e la mitra” getta luce sui retroscena più oscuri del ventennio mussoliniano, rivelando il peso dei due superpoteri – massoneria e Vaticano – nelle decisioni del governo Mussolini. Anche la monarchia giocò le sue carte, comprese quelle (coperte) su cui aveva messo le mani Giacomo Matteotti. «Io il mio discorso l’ho fatto, ora voi preparate il discorso funebre per me», disse il deputato ai colleghi socialisti, in aula, consapevole che gli sarebbe costata carissima la sua clamorosa denuncia dei brogli elettorali. «Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere», rispose Mussolini, mesi dopo, di fronte alle proteste per l’insabbiamento delle indagini sull’omicidio. Ma non si trattò solo di una denuncia politica sulla regolarità delle elezioni del ‘24: il primo a rivelarlo, alla fine degli anni ‘80, è stato un ricercatore fiorentino, Paolo Paoletti, dopo aver scovato negli archivi di Washington una lettera in cui Dumini, il capo del commando omicida, rivela che Matteotti fu ucciso soprattutto per impedirgli di mettere in piazza lo scandalo petrolifero, che coinvolgeva Arnaldo Mussolini.
Poche settimane prima del delitto, proprio alla Sinclair Oil (John Davison Rockefeller), il governo italiano aveva concesso l’esclusiva per la ricerca e lo sfruttamento per 50 anni di tutti i giacimenti petroliferi presenti in Emilia e in Sicilia. La compagnia aveva ottenuto condizioni di esclusivo vantaggio, tra cui l’esenzione da imposte. Per questo Matteotti doveva essere ucciso: aveva saputo della super-tangente. Tesi confermata dallo storico Mauro Canali nel ‘97 e poi da un ex dirigente Eni, Benito Li Vigni, nel saggio “Le guerre del petrolio” uscito nel 2004. All’inizio degli anni Venti, in Italia, l’80% del fabbisogno di idrocarburi era garantito dalla Standard Oil, tramite la “Società Italo-Americana pel Petrolio”, mentre la restante quota era fornita dalla filiale italiana della Royal Dutch Shell. Secondo Canali, la Standard Oil avrebbe stipulato un accordo sottobanco con la Sinclair Oil, delegando ad essa un’operazione strategica: bloccare la temuta espansione del Regno Unito sul mercato italiano. Guardando al Medio Oriente, infatti, a Londra faceva gola la posizione geografica dell’Italia, nel cuore del Mediterraneo: perfetta, per il trasporto protetto del greggio. Per questo gli inglesi avevano sviluppato progetti con l’Italia, anche l’impianto di una raffineria, al punto da preoccupare gli Usa – che a quel punto risposero mettendo in campo la Sinclair Oil, a suon di dollari pagati sottobanco.
Lo stesso Canali documenta come a intascare una maxi-rata dell’affare Sinclair fu Filippo Filippelli, un personaggio molto influente, legato ad Arnaldo Mussolini e fondatore del “Corriere Italiano”, giornale a cui – fra l’altro – era stato intestato il noleggio dell’auto con cui venne prelevato Matteotti. Gli accordi con la Sinclair Oil furono stipulati il 29 aprile del ‘24: sempre in cambio di cospicue mazzette, la compagnia ottenne dall’Italia la garanzia che nessun ente petrolifero statale avrebbe intrapreso trivellazioni nel deserto libico. All’accordo, Londra reagì a modo suo: tramite politici laburisti, rivelò a Matteotti i veri termini dell’accordo. Lo stesso Canali conferma che il leader socialista acquisì le carte che provavano la corruzione del governo italiano. Dopo l’omicidio, il “Daily Herald” accusò apertamente Arnaldo Mussolini di essere tra i politici destinatari di una tangente da 30 milioni di lire pagata dalla Sinclair Oil per ottenere la concessione. Sulla rivista “English Life” venne pubblicato (postumo) un articolo dello stesso Matteotti, in cui il deputato affermava di avere la certezza che vi fosse stata corruzione tra la Sinclair Oil e alcuni esponenti del governo.
Tutto giusto? Sì, ma è una verità incompleta, spiega Carpeoro: perché finora le ricostruzioni sul delitto Matteotti non hanno inquadrato il principale colpevole, il Re d’Italia. «Mettendo a disposizione i killer, Mussolini ha fatto un favore innanzitutto alla monarchia», afferma, nel colloquio in streaming su YouTube con Fabio Frabetti. «Matteotti aveva fiutato che sull’Italia, tramite il fascismo, stavano mettendo le mani determinati poteri, in particolare petroliferi – uno su tutti, quello della Sinclair Oil». Il leader socialista, continua Carpeoro, «andò a Londra con regolari referenze massoniche e venne accolto con tutti gli onori da una loggia inglese». Loggia che gli mise a disposizione una documentazione decisiva, che gli permise di scoprire «che la Sinclair Oil aveva dato delle quote azionarie a Vittorio Emanuele III». Tornò in patria di corsa, per far scoppiare lo scandalo. «E guardacaso, venne assassinato proprio al ritorno da quel viaggio quasi clandestino». Il regista dell’assassinio? «E’ colui che affittò le auto a noleggio e si fece dare da Mussolini i manovali del delitto: il massone Filippo Naldi, rappresentante degli interessi della Sinclair Oil in Italia ma, soprattutto, fedelissimo del Re».
Lui, l’uomo-ombra: «E’ vero che Naldi aveva aiutato Mussolini a uscire dal Psi e gli aveva finanziato il “Popolo d’Italia”, ma sempre e soltanto per conto di poteri forti che volevano che in Italia rimanesse la monarchia e ci fosse sempre un certo tipo di regime». Tant’è vero che i soldi per finanziare il “Popolo d’Italia”, oltre che dalla Sinclair Oil, provenivano dall’Eridania (colosso mondiale dello zucchero) e dall’Ansaldo, leader dell’acciaio. «Sono i soldi che creano il fascismo, ma lo creano per mantenere un preciso assetto politico rispetto a forze che rischiavano di metterlo in discussione, come i socialisti e i repubblicani». Baricentro del potere, la monarchia. Clamorosa, la rivelazione di Carpeoro: sua maestà in persona era addirittura diventato socio della Sinclair, mentre il governo Mussolini si apprestava a favorire la compagnia. E da dove le ricava, Carpeoro, le sue esplosive informazioni? Ovvio: dagli stessi archivi (massonici) ai quali, nel 1924, ebbe accesso l’eroe socialista Giacomo Matteotti, massone del 33° grado del Rito Scozzese.
(Il libro: Giovanni Francesco Carpeoro, “Il compasso, il fascio e la mitra”, Uno Editori, 185 pagine, euro 12,90. Sottotitolo, “Gli oscuri rapporti tra massoneria, fascismo e Vaticano”).
FONTE:https://www.libreidee.org/2017/11/delitto-matteotti-vero-mandante-il-re-socio-dei-petrolieri/
Il golpe inglese: neutralizzare l’Italia, da Mattei a Moro
«Ogni volta che gli italiani hanno provato a decidere del proprio destino, gli inglesi sono intervenuti». Lo afferma l’editore Chiarelettere presentando “Il golpe inglese”, libro-inchiesta di Mario Josè Cereghino e Giovanni Fasanella che illumina imbarazzanti retroscena sull’influenza britannica nella storia del Belpaese, fin dalla nascita dello Stato unitario nel 1861. Tra le ombre più inquietanti, la tragica fine di Enrico Mattei e quella di Aldo Moro, personaggi-chiave dell’emancipazione politica italiana. «Dai documenti desecretati, che i due autori hanno consultato negli archivi londinesi di Kew Gardens – continua l’editore – emerge con chiarezza che non è Washington a ordire piani eversivi per l’Italia, ma soprattutto Londra, che non vuol perdere il controllo delle rotte petrolifere e contrasta la politica filoaraba e terzomondista di Mattei, Gronchi, Moro e Fanfani».
Per gli inglesi anche i comunisti italiani erano un’ossessione, tanto da contrastarli con ogni mezzo: persino arruolando schiere di giornalisti, intellettuali e politici destinati a “orientare” l’opinione pubblica e il voto degli italiani. Lo dimostra l’attività di un apposito dipartimento del Foreign Office, che lavorava proprio a questo obiettivo. «Finché si arriva al 1976, l’anno che apre al Pci le porte del governo, e a Londra progettano un golpe. Ma l’ipotesi viene alla fine scartata a favore di un’altra “azione sovversiva”: si scatena così un’ondata terroristica che culmina nell’assassinio di Aldo Moro». Dalla nascita dello Stato unitario in poi, conferma Fasanella dal blog di Beppe Grillo, l’Inghilterra ha sempre avuto un ruolo fondamentale nelle nostre vicende politiche interne e in tutti i passaggi cruciali della storia italiana. Persino in tragici fatti di sangue, come l’omicidio di Giacomo Matteotti.
Per Fasanella, la longa manus di Londra è pressoché onnipresente: quando Mussolini e il fascismo presero il potere grazie anche all’appoggio dei conservatori inglesi, poi durante il ventennio «controllando e condizionando le scelte di una parte, quella più anglofila del regime», e infine al momento della caduta poi di Mussolini, «organizzando il colpo di stato del 25 luglio». Determinante l’impronta inglese «durante la guerra, nella lotta contro i nazisti e la Repubblica sociale», e poi anche nel dopoguerra: «Durante l’intero arco della Guerra Fredda, e anche dopo, c’è lo zampino inglese», persino «in molte delle vicende che hanno segnato la storia italiana dell’ultimo ventennio», con l’ingresso nella cosiddetta “seconda repubblica”, il passaggio all’euro e l’era berlusconiana.
«Nel corso dei 150 anni di storia unitaria – afferma Fasanella – gli inglesi hanno costruito delle loro quinte colonne interne, attraverso le quali hanno condizionato il corso della politica italiana». Per l’autore de “Il golpe inglese”, i britannici «avevano un’influenza enorme nel mondo dell’informazione, nel mondo della cultura e dell’industria editoriale, della diplomazia, degli apparati, quindi dentro le nostre forze armate e gli stessi servizi segreti italiani», e addirittura «nelle organizzazioni sindacali, nella politica italiana». In tutti questi ambienti, secondo Fasanella, «gli inglesi avevano costruito una sorta di loro partito che in qualche modo ubbidiva agli ordini di Londra o comunque era particolarmente sensibile agli input che partivano dalla Gran Bretagna».
Non sono mancate fasi segnate da aspri conflitti tra Italia e Gran Bretagna: «E’ successo tutte le volte che l’Italia ha tentato di emanciparsi dai vincoli che derivavano dall’esito della Seconda Guerra Mondiale, perché per i britannici, a differenza degli americani, l’Italia non era un paese che si era liberato dal nazi-fascismo combattendo al fianco degli eserciti alleati, ma era un paese sconfitto in guerra e quindi soggetto alle leggi dei paesi vincitori». Secondo la dottrina britannica, elaborata da Churchill già nella fase finale del secondo conflitto mondiale, c’erano tre cose che l’Italia non poteva assolutamente fare: dotarsi di un sistema realmente democratico, autogestire la propria sicurezza e dispiegare una propria politica estera autonoma.
Il primo veto, quello sulla “democrazia bloccata”, derivava dalla presenza in Italia del Pci, il partito comunista più forte dell’Occidente. Ma si inglesi, rivela sempre Fasanella, non intendevano lasciare che Roma badasse da sola alla propria sicurezza. E soprattutto, Churchill non tollerava l’idea che l’Italia potesse sviluppare una politica estera indipendente, basata cioè sulla esclusiva tutela dell’interesse nazionale. «Ogni mossa di politica estera del nostro governo doveva essere concordata con gli inglesi e avere il visto britannico», afferma Fasanella, che ricorda: «Quando l’Italia, nel tentativo di emanciparsi da questa condizione di dipendenza, ha tentato di bypassare quelle regole, sono nati i conflitti più duri con gli inglesi».
Fra i tanti personaggi della politica italiana del Secondo Dopoguerra che hanno incarnato un’idea nazionale dell’Italia, cioè di un paese allineato con la Nato ma propiettato nel suo ambito naturale, quello del Mediterraneo, spiccano soprattutto due nomi: quelli di Enrico Mattei, il fondatore dell’Eni, e quello di Aldo Moro, l’uomo delle larghe intese col Pci di Berlinguer. Attraverso la sua politica energetica spregiudicata e coraggiosa, l’ex partigiano Mattei contribuì a fare dell’Italia una delle potenze economiche mondiali, e Moro può essere considerato il suo successore, sul piano politico. «Entrambi erano considerati dai britannici dei nemici mortali, dei nemici degli interessi inglesi da eliminare con ogni mezzo», scrive Fasanella. Mattei morì in un incidente aereo provocato da un sabotaggio e sedici anni dopo Moro morì assassinato dalle Brigate Rosse.
America e Inghilterra, continua l’autore de “Il golpe inglese”, non avevano la stessa visione del problema italiano: «Per gli americani eravamo il paese in cui sviluppare il sistema democratico, per gli inglesi invece il sistema democratico doveva rimanere un sistema sostanzialmente chiuso». In passaggi delicati della nostra storia, anche drammatici come quelli a cavallo tra il ‘69 e il 1970, quando Junio Valerio Borghese «progettava con l’aiuto inglese un colpo di stato in Italia», gli americani si opposero. E la stessa cosa, dice ancora Fasanella, gli americani fecero quando nella seconda metà degli anni ‘70, si pose il problema dell’ingresso del partito comunista nel governo italiano: «Per gli americani il problema poteva essere superato limitando all’Italia la possibilità di accesso ai segreti Nato più sensibili, per l’Inghilterra invece il problema doveva essere risolto in modo più radicale».
Fu Londra, rivela Fasanella, a tagliare la strada alla sinistra italiana che – al prezzo di continui “strappi” ideologici – stava diventando riformista. Un processo di crescente partecipazione democratica, che andava fermato a tutti i costi, «addirittura attraverso un golpe, che gli inglesi avevano progettato e organizzato nei minimi particolari per un anno intero». Poi però cambiarono idea e lasciarono cadere il progetto del colpo di Stato, come confermano gli stessi documenti desecretati della diplomazia britannica. Ma fu solo un cambio tattico, non strategico: «Il governo inglese optò per, parole testuali, l’appoggio a una diversa azione eversiva».
(Il libro: Mario Josè Cereghinon e Giovanni Fasanella, “Il golpe inglese”, editore Chiarelettere, 354 pagine, acquistabile anche on-line dal blog di Beppe Grillo).
FONTE:https://www.libreidee.org/2011/09/il-golpe-inglese-neutralizzare-litalia-da-mattei-a-moro/
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