RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 10 MARZO 2020

https://www.repubblica.it/scienze/2017/08/21/news/appello_all_onu_fermate_i_soldati_robot_sono_un_pericolo_per_l_umanita_-173486315/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

10 MARZO 2020

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

In guerra sono tutti in pericolo,

tranne quelli che hanno voluto la guerra.

TOTO, Parli come badi, Rizzoli, 1994, pag. 27

 

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 Precisazioni

 

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La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

 

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SOMMARIO

La lentissima e crudele agonia dell’Italia sempre più grecizzata

CORONAVIRUS: LA DITTATURA È SERVITA!

L’esercito è pronto a reagire anche se il capo è contagiato

VANTAGGIO PER LA UE, SCOMPARSA DELLE DUE REGIONI D’OPPOSIZIONE

A CHI GIOVA “L’IMPROVVISA CRISI DOVUTA AL CORONAVIRUS” 

IL MONDO ALLA ROVESCIA

La Rai “predica” i porti aperti: un altro film pro-immigrazione

Volevano l’auto

UN IMPORTANTE CHIARIMENTO DA UN MEDICO ESPERTO

Coronavirus, 22 carceri in rivolta e 7 detenuti morti.

Chiusura ingiustificata di migliaia di attività economiche

In dieci anni tagliati 37 miliardi alla sanità pubblica: persi 70mila posti letto e chiusi 359 reparti

La NATO prepara “Defender 2020”, le esercitazioni più grandi degli ultimi 25 anni in Europa

Cosa è il fattore Q

NORD ITALIA IN QUARANTENA. PANDEMIA DA BIOARMA & VACCINO D’ORO GSK.

AIUTARE I BAMBINI STRAPPATI AI LORO AFFETTI

La Belle époque è finita

Coronavirus: Lo strano caso dei “Pandemic Bond”

BORSA DI MILANO RESTA APERTA – PER AIUTARE I LADRI?

DOPO IL COVID-19, UN ALTRO “VIRUS”: LA CINESIZZAZIONE DELL’EUROPA È REALTA’?

Bollettini di guerra

Se sfiora la destra la malattia fa bene

Vi hanno fatto credere che …

ROEGEN E L’ENTROPIA

L’EPIDEMIA DI CORONAVIRUS

 

 

 

EDITORIALE

La lentissima e crudele agonia dell’Italia sempre più grecizzata

Manlio Lo Presti – 10 marzo 2020

Conte ieri sera ha apertamente dichiarato la proroga ad inizio aprile delle misure restrittive delle libertà di associazione della popolazione italiana. La zona rossa si estende a tutto il territorio nazionale.

Questa cricca di venduti cocainomani cerca di coprire le malefatte con una proroga facendo vedere che la situazione è molto più grave della realtà. Cercano di coprire le delinquenziali decisioni di chiudere decine di ospedali per trasferire oltre 37.000.000.000 di euro al settore privato e alle farmaceutiche diminuendo irresponsabilmente di oltre 70.000 posti letto la ricettività sanitaria in nome di una efficienza che non è mai arrivata!

Le ricadute di tali decisioni sarebbero un motivo sufficiente per inchiodare alla sbarra degli imputati la totalità di questa gang di serial killer che cerca di sterminare la popolazione italiana che non li vota più cercando di imbarcare MIGRANTI-PAGANTI-VOTANTI. Ecco i motivi di un odio bestiale, malato e violento contro la popolazione italiana da parte di questi vertici votati alla dottrina cattocomunista globalista quadrisex antifa per la quale contano gli schieramenti e non le persone.

Nutro la speranza che sarà allestito un nuovo processo pubblico, stile processo di Norimberga, contro questi criminali obbedienti solamente ai loro padroni anglofrancotedeschi che li tengono a busta paga. Ma sono consapevole che ciò non avverrà se non in una forma caricaturale minimizzatrice per sedare la montante sete di giustizia della popolazione che sarà spietatamente condotta allo stremo tale da non essere in grado di opporsi alle invasioni di siriani- su ordine della merkel e di nigeriani a milioni sul nostro territorio su ordine dell’asse infernale francia germania inghilterra.

Il presidente teleguidato brutalmente dal pretoriano dell’OMS, certo Walter Ricciardi, ha dichiarato il blocco totale del Paese fino ad inizio aprile, ma il suo tono di voce fintamente asettico faceva presentire che la situazione andrà molto oltre.

L’Italia dovrà collassare ma non deve crollare: non deve avere la forza di opporsi al MES, alla invasione di 3.600.000 siriani che la germania non intende caricarsi e che la Grecia non può ricevere mentre decide di sparare ai gommoni in mare sospinti dalla Turchia, sua eterna nemica in buona compagnia con la germania che l’ha letteralmente distrutta provocando la morte per fame di migliaia di bambini greci!!!!!!

Il blocco proseguirà per distruggere fino in fondo le regioni produttive che avevano avuto la sfacciataggine di votare Lega: il gioco è fatto!

La solita CABINA DI REGIA che ci tortura e ci comanda a bacchetta al 1868 continuerà la demolizione fino al punto di arrivare con aerei cargo per portarsi via le fabbriche smontate pezzo per pezzo, come avvenne nel 1944-45.

Alla eventuale resistenza dei lavoratori eliminati provvederà una serie di attentati sanguinosi per migliaia di morti, la cui paternità sarà addossata a presunte falangi-populiste-leghiste-fasciste.

Anche qui, il gioco è fatto 2.0.

Ci sarà una nuova LINEA GOTICA (Trimarium)

segnata dai confini a nord della ex-italia

avente lo scopo di impedire il flusso

di migranti-paganti-votanti verso germania e francia

Credo che neanche gli USA, che sono gli autori della presunta pandemia, riusciranno a governare il caos in europa.

Anzi!

Cercheranno di alimentare i disordini sociali e le sparatorie per le strade per indebolire ed eliminare le strutture comunitarie addossando, questa volta, la colpa ad attività spionistiche della Russia, traendone così la giustificazione per il suo sterminio dimenticando che – storicamente – chi è andato contro le Russie è finito male.

Gli USA non si facciano illusioni, questo copione secolare si ripeterà anche con uno scontro USA-RUSSIA con armi cibernetiche e/o con armamenti convenzionali di teatro.

ADESSO INIZIA IL CONTEGGIO ALLA ROVESCIA PER LO STERMINIO

DELLA NOSTRA MARTORIATA PATRIA

TRADITA DA QUESTA BANDA

DI VENDUTI COCAINOMANI CATTOCOMUNISTI GLOBALISTI

IMMIGRAZIONISTI LURIDAMENTE ANTIITALIANI

OSSSESSIVAMENTE PRO-IMMIGRATIPAGANTIVOTANTI

 

 

P.Q.M.

Se non avviene una uscita della intera classe politica attuale, finisce veramente male.

Allo stato attuale, non vedo spiragli positivi …

Perderemo i nostri risparmi, le nostre case, le nostre fabbriche, le nostre attività economiche, la nostra libertà …

Avremo nuove Fosse Ardeatine.

Prepariamoci, smettendola di fare finta di non aver capito

 

 

 

IN EVIDENZA

CORONAVIRUS: LA DITTATURA È SERVITA!

Marcello Pamio – 6 MARZO 2020

 

Quello che sta realmente accadendo a livello nazionale e globale è a dir poco inquietante.

 

Per esempio, con la scusa del Coronavirus il Parlamento italiano ha approvato con 462 voti favorevoli e 2 contrari (Sara Cunial e Vittorio Sgarbi) il disegno di legge per la gestione dell’emergenza epidemiologica!

 

Un vero e proprio carcere militare e sanitario che costringe la popolazione italiana a vivere nell’ansia e paura, rinchiusa e sottoposta a permanente vigilanza.

 

Le epidemie diventano un’esercitazione,

un laboratorio di ingegneria sociale,

che comincia con la militarizzazione

delle crisi, del territorio e della società.

 

La Dittatura ha avuto ufficialmente inizio…

 

VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=rbSQOuOJghM

http://passaparoladesso.blogspot.com/2020/03/coronavirus-la-dittatura-e-servita.html

 

 

 

 

L’Esercito è pronto a reagire ​anche se il Capo è contagiato

Sconcerto tra i militari per il caos dei decreti Il generale Farina isolato nel suo alloggio

Fausto Biloslavo – 09/03/2020

 

I l virus cinese attacca pure i vertici delle forze armate. Il capo di stato maggiore dell’Esercito, generale Salvatore Farina, risulta positivo al Covid-19, ma la macchina militare è in moto per affrontare l’emergenza nazionale.

Duemila soldati pronti a intervenire su base regionale, medici e infermieri già inviati nei focolai, evacuazioni con bio-contenimento via elicottero, 6600 posti letto a disposizione e un ospedale da campo, Role 2 plus, che può venire montato ovunque con capacità di terapia intensiva. L’esercito ha addirittura predisposto una sala operativa alternata in due luoghi diversi nella capitale. Nel caso una venisse infettata finendo in quarantena sarebbe sostituita dall’altra. Gli uomini con le stellette, però, sono sbalorditi dall’ultima mossa azzardata del governo che ha creato panico e confusione sulle nuove zone di sicurezza. «L’errore madornale è che bisognava panificare tutto prima della firma del decreto» spiega una fonte militare del Giornale. Zona rossa o arancione che sia, se comporta che nessuno entra o esca senza validi e specifici motivi, deve essere cinturata, altrimenti la gente colta dal panico fugge al sud o all’estero, come è successo a Milano. «Al contrario il decreto prevede che siano i prefetti a farlo rispettare. Prima chiederanno al ministero dell’Interno la disponibilità delle forze dell’ordine. E quando non saranno sufficienti si rivolgeranno alla Difesa» spiega la fonte con le stellette. Nel frattempo, le zone di sicurezza da isolare esistono solo sulla carta oppure i controlli rimarranno blandi e inutili. Se non dannosi perché spingono chi è colto dal panico a fuggire con il rischio di infettare altre aree del Paese. «Alle 7 di domenica noi eravamo pronti ad agire, ma i prefetti delle zone di sicurezza previste dal decreto si dovevano ancora riunire con meeting fissati anche a mezzogiorno» spiega la fonte del Giornale in prima linea nella battaglia al virus. Ieri il generale Farina ha fatto sapere che si è «sottoposto al test di Coronavirus, risultando positivo. Sto bene, sono in isolamento nel mio alloggio». Il capo di stato maggiore sarà sostituito nella gestione operativa dal generale degli alpini Federico Bonato, che ha servito pure in Afghanistan. L’esercito ha già 1200 uomini di «Strade sicure» in Lombardia e nelle province in emergenza. Una dozzina di medici e infermieri militari sono stati inviati in prima linea negli ospedali dei focolai a Lodi e Bergamo. Altri 2mila uomini sono in stato di allerta pronti a intervenire, su base regionale. Dalla Val D’Aosta alla Sicilia sono state messe a disposizione per le quarantene 2200 stanze con 6600 posti letto in strutture militari. La cittadella militare Cecchignola a Roma, che ha già ospitato gli italiani evacuati dalla Cina, prenderà in carico alcuni positivi ricoverati allo Spallanzani per alleggerire l’ospedale. A Torino sono già una ventina compresa un’anziana di 82 anni. Anche altre strutture militari a Bolzano e Milano hanno ricoverato pure medici e infermieri infettati. La Difesa ha attivato un piano aereo nazionale per evacuazioni in sicurezza dei pazienti. Ieri un elicottero HH-101A dell’aeronautica ha trasferito una paziente infetta di 62 anni, da Cremona all’Ospedale Morelli di Sondalo, con barella di bio contenimento per evitare contagi. Sessanta uomini del Genio ferrovieri sono pronti, in caso di necessità, a sostituite macchinisti e capi treno nella battaglia contro il nemico invisibile.

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/l-esercito-abbandonato-senza-ordini-precisi-e-capo-1837739.html

 

 

 

 

 

VANTAGGIO PER LA UE, SCOMPARSA DELLE DUE REGIONI D’OPPOSIZIONE

Maurizio Blondet  8 Marzo 2020

 

L’epidemia è reale. Ed è seria: ricevo informazioni di medici, sulla prima linea, che sono spaventati dall’altissimo numero di polmoniti interstiziali bilaterali che richiedono respirazione assistita; e angosciati dai respiratori che mancano per far fronte.

Ma il beneficio politico che questa sciagura porta al governo meno legittimo della storia, ai grillini e ai piddini, e anzi a tutto l’establishment “europeista”, è – casualmente – enorme.

Anzitutto ad essere colpite, messe in quarantena e segregate  sono   le

 

1) due Regioni che votano per l’opposizione al governo illegittimo, sono contrarie a tutte le politiche (accoglientiste, crescita-zeriste) della coalizione; hanno espresso pulsioni euro critiche e aspirazioni all’autonomia.

2) le due Regioni che, per laboriosità, varietà delle sue imprese e competenze del personale, avevano la prosperità economica su cui potevano concretamente poggiare le loro aspirazioni autonomiste; tanto più che erano abituate a fare da sé.  Adesso, la loro solida compagine di attività (dall’agricoltura all’industria di nicchia, dalla logistica al turismo, dagli alberghi alle fiere internazionali alla moda) sonodevastate, io credo, irreversibilmente.

 

Complice  la recessione globale, l’economia lombarda e veneta non torneranno più quelle di prima. Soprattutto, nemmeno sopravviveranno in qualche modo,  senza forti iniezioni di denaro pubblico, miliardi per mantenere al suo posto il personale competente, miliardi per gli alberghi vuoti, miliardi per le  fiere rimandate,  e  la perdita di quote del mercato globale e  come subfornitore della Germania in crisi  altrettanto irrimediabile.

Quindi, le due sorelle  populiste-sovraniste del Nord diverranno simili a quelle del Sud:  bisognose di assistenzialismo, dipendenti da sussidi pubblici  permanenti, piene di disoccupati di lunga durata,  speranzosi  e desiderosi di assegni di cittadinanza e  di casse integrazione perpetue.

Fine di ogni aspirazione, anzi di ogni possibilità di autonomia.  Fine della base sociale del populismo-sovranismo, qualunque cosa ciò voglia dire.

È un regalo fenomenale che il coronavirus ha donato al blocco dello status quo eurocratico e che vuol proseguire la soggezione (patologica) in cui l’Italia si trova verso gli altri paesi UE, il parente povero indebitato che “non cresce” perché “non fa le riforme”.

Un vantaggio insperato (?) che è venuto dalla epidemia virale, che hanno gestito nel modo più insipiente e allarmistico, palesemente senza la minima preoccupazione alla prospettiva di gettare sul lastrico milioni di lavoratori e imprenditori lombardi e veneti.  La sensazione è che siano indifferenti ai danni umani e sociali che portano a quelle due regioni che non li votano. Stanno chiedendo col cappello in mano ai “grigi Eichmann di Bruxelles”  l’elemosina di piccoli sforamenti in deficit, che non sono nemmeno lontanamente sufficienti nemmeno per la stretta emergenza,  senza nemmeno parlare di una ricostruzione.  E non possono non saperlo.

Vuol dire che l’impoverimento delle due regioni ostili, compreso il collasso dell’introito fiscale che fa danno al paese (e ai loro emolumenti e privilegi) viene ritenuto un prezzo politicamente accettabile, compensato dalla sparizione dell’opposizione  euro critica e sovranista, e della sua base sociale?

Vantaggio di cui possono vantarsi con i grigi Eichmann.

L’ipotesi sembra assurda.

Ma lo sembra meno quando si apprende che,

mentre chiudono al mondo e all’economia due regioni,

e i malati italiani del Nord affollano i reparti di emergenza,

Emma Bonino di Più Europa chiede alla ministra dell’Interno di assicurare che “gli immigrati ospitati nei CPR “non prendano il coronavirus.

 

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/coronavirus-bonino-sollecita-lamorgese-garantire-salute-1837517.html

 

 

“Che non si ammalino i migranti!”

 

Un’assuefazione all’odio del “nemico interno”, di insensibilità verso i destini degli italiani colpiti, fino a questo punto, nemmeno da nasconderlo per tatto o ipocrisia, ci dice che questo è l’atteggiamento generale dei circoli che oggi hanno il potere.  Da Dombrovski a Draghi, da Gualtieri al Quirinale.  Possono davvero calcolare che la rovina di veneti e lombardi, in fondo, vale la candela: li si è assoggettati, e resi dipendenti dai loro favori assistenziali.

Perché no?  Una mentalità perfettamente omogenea al disprezzo egoista espresso dai “governatori” meridionali: che dispongono l’isolamento e la quarantena dei “milanesi” che hanno affollato i treni l’altra notte. “Quarantena obbligatoria con sorveglianza attiva e obbligo di comunicazione alle autorità competenti per tutti coloro che arriveranno in Calabria, Puglia, Basilicata e Campania, ma anche in Sardegna, Lazio e Toscana”.

“No all’epidemia lombarda”

 

Emiliano, della Regione Puglia, dispone arresti (è stato un giudice) e proclama ai fuggitivi: “Non portate nella vostra Puglia l’epidemia lombarda, veneta ed emiliana”.

E Cottarelli schernisce le volontà autonomiste:

 

https://www.maurizioblondet.it/vantaggio-per-la-ue-scomparsa-delle-due-regioni-dopposizione/

 

 

 

 

 

 

 

A CHI GIOVA “L’IMPROVVISA CRISI DOVUTA AL CORONAVIRUS”  

Lisa Grazia 6 03 3020

 

Questo articolo lo spiega benissimo, l’economia Usa non andava così bene dal 2014. Un sondaggio effettuato a gennaio 2020 affermava che per il 20% degli americani l’economia era “eccellente”, ed attribuiva questo successo all’amministrazione Trump, mentre solo il 3% lo diceva all’epoca di Obama.

 

https://www.breitbart.com/politics/2020/01/26/poll-20-percent-say-u-s-economy-excellent-under-trump-3-percent-end-obama-administration/

 

Ma per il New York Times….

 

Perché una recessione dovuta al coronavirus potrebbe essere estremamente dolorosa: così all’improvviso.

 

Una sala partenze quasi vuota all’aeroporto internazionale Haneda di Tokyo venerdì.  Le prospettive per i viaggi e il turismo sono cambiate bruscamente.

 

Spesso, quando l’economia si trova in difficoltà, passa da una scivolata lenta dai tempi buoni a quelli cattivi.  Altre volte, è più simile a un’auto che va veloce e che frena bruscamente.

 

Una potenziale recessione dovuta al coronavirus assomiglia sempre di più alla seconda situazione, e questo ha grandi implicazioni per quanto dolorosa possa essere una recessione.

 

I numeri sull’occupazione di febbraio rilasciati venerdì mattina hanno chiarito il forte stato pre-virus dell’economia.  Hanno mostrato un’economia che andava benissimo fino a tre settimane fa, il periodo coperto dall’indagine su cui si basano quei numeri.

 

Ciò implica che se lo scoppio di una nuova forma di coronavirus provoca una recessione, che sarà diversa da quelle che la hanno preceduta. Le ultime due recessioni sono arrivate gradualmente.

 

Il mercato immobiliare degli Stati Uniti ha raggiunto il picco a metà del 2006 e la crescita si è indebolita per tutto il 2007, ma una recessione non è iniziata fino a dicembre 2007 e non è diventata grave fino all’autunno 2008. Allo stesso modo, il mercato azionario ha raggiunto il picco nel marzo 2000, ma una recessione non è iniziato fino alla primavera del 2001.

 

Non vi è alcun recente parallelo degli Stati Uniti del passaggio dalla nostra condizione di febbraio, che aveva un tasso di disoccupazione notevolmente basso del 3,5%, con un solido 273.000 posti di lavoro aggiunti – alla contrazione totale entro due o tre mesi.  Ma questo è quello che i mercati finanziari e le previsioni considerano un rischio serio.

 

Questo spiega perché la Federal Reserve ha messo in atto una riduzione del tasso di interesse a sorpresa questa settimana, nonostante nessuna prova significativa nei dati economici di un rallentamento.  Ecco perché i rendimenti delle obbligazioni a lungo termine sono bruscamente scesi ai livelli più bassi della storia.  (Ciò implica che gli investitori che erano relativamente ottimisti all’inizio dell’anno vedono ora un periodo prolungato di crescita debole e inflazione molto bassa.)

 

Ci sono alcune notizie positive.  Il salutare stato pre-coronavirus dell’economia implica che non ci sono enormi squilibri che gli Stati Uniti devono affrontare per arrivare dall’altra parte, equivalenti alla bolla del mercato azionario del 2000 o bolla immobiliare del 2006. Ciò apre la possibilità per  un rapido ritorno alla salute economica una volta che il virus è contenuto.

 

La cattiva notizia è che renderà questa recessione ancora più brusca e lascerà a privati ​​e aziende meno tempo per potersi preparare.

 

“Poiché sta accadendo così rapidamente, potremmo ottenere più di un fattore di shock”, ha affermato Michelle Meyer, responsabile dell’economia statunitense presso BofA Securities.  “La velocità dello shock è importante e potrebbe comportare una recessione che si alimenta in modo più acuto”.

 

Supponiamo che tu gestisca un’attività nel settore turistico e dei viaggi.  A metà febbraio avresti previsto un anno prospero.  Potresti aver fatto assunzioni, investimenti, e preso in prestito denaro a prestito.

 

Ora, molte persone hanno paura di viaggiare, e tu potresti dover affrontare una carenza di entrate, dover fare dei licenziamenti, tagli di bilancio, ed indebitarti molto di più, e con conseguenze più gravi perché la crisi è arrivata repentinamente.

 

Allo stesso modo, un americano che si sentiva sicuro del proprio lavoro e godeva di un mercato azionario da record a metà febbraio avrebbe potuto prendere decisioni finanziarie basate sulla prosperità, ad esempio avrebbe potuto essere disposto a fare acquisti, viaggi, che lo avrebbero poi fatto sentire vulnerabile in caso di licenziamento o della chiusura dell’attività.

 

La repentinità del cambiamento di prospettiva, in questo senso, aumenta le probabilità che lo shock del coronavirus possa incresparsi in altri angoli del sistema finanziario e in un’economia più ampia.

 

Ad esempio, se l’agenzia di viaggi (che abbiamo preso ad esempio) non riesce a pagare i debiti, o l’individuo ipotetico rimane indietro sui pagamenti con carta di credito, ciò potrebbe contribuire ad alimentare un pullback in tutti i tipi di prestiti in tutta l’economia.  Un inasprimento del credito potrebbe a sua volta rallentare l’attività economica anche tra imprese e consumatori non direttamente interessati dal virus.

 

Non ci sono solo i viaggi.  Il prezzo del petrolio è diminuito del 33 percento negli ultimi due mesi, compreso un calo di circa l’8 percento di venerdì.  È probabile che ci siano produttori di petrolio con debito che era perfettamente gestibile quando un barile di greggio intermedio del Texas occidentale era di $ 63 al barile all’inizio di gennaio, ma che sospenderà la produzione e rischierà il fallimento quando sarà di $ 42 al barile.

 

Questi tipi di increspature sono difficili da prevedere, ma sono ciò che gli economisti stanno iniziando a temere sempre più – e hanno un prezzo assurdamente basso nei tassi di interesse a lungo termine evidenti nel mercato obbligazionario.

 

“Se guardi alle mosse violente che abbiamo visto nei mercati, non sembra che stiamo andando verso un rallentamento lento e graduale”, ha dichiarato Lydia Boussour, senior economista statunitense presso Oxford Economics.  “È un rischio molto pervasivo, si sta evolvendo rapidamente e non è solo uno shock una tantum.  È a rischio di propagazione in tutta l’economia “.

 

La domanda per l’economia nel 2020 e oltre è se l’impatto economico del coronavirus può davvero essere isolato dal resto dell’economia e del sistema finanziario, risultando in un interludio doloroso ma breve.

 

Più breve è l’impatto, più facile sarà per l’economia tornare al suo (abbastanza buono) funzionamento pre-virus.  Forse le agenzie di viaggi, le compagnie petrolifere, o le piccole imprese ne usciranno abbastanza rapidamente da non far sì che il danno non si diffonda ampiamente.

 

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=932247327178590&id=100011799936150

 

 

 

 

IL MONDO ALLA ROVESCIA

Alessandro Sieni 5 03 2020

 

  • Se vi dicono che esiste un Virus…è perché non esiste

 

  • Se vi dicono che l’economia subirà presto un tracollo …è perché sta per risorgere e non sarà più sotto il controllo di chi l’ha resa strumento di schiavitù

 

  • Se vi dicono che vi è una emergenza migranti …è perché vogliono coprire il fatto che i Popoli desiderano solo rimanere nel loro Paese e sono pronti a rendere il Mondo un luogo migliore

 

  • Se vi dicono che l’Europa Unita è l’unica possibilità di pace e prosperità …è perché è sempre stata ed è l’unica fonte di sfruttamento e genocidio per i Popoli che la abitano

 

  • Se vi dicono che è in corso un surriscaldamento globale dovuto alla crisi climatica …è perché si sta verificando un raffreddamento del Pianeta e perché il clima non conosce alcuna crisi

 

  • Se vi dicono che Trump e Putin sono cattivi e verranno fatti cadere …è perché insieme stanno cambiando il Mondo e continueranno a farlo

 

  • Se vi dicono che avete delle ottime ragioni per preoccuparvi e vivere nell’angoscia …è perché mai come ora è possibile fare l’esatto opposto!

 

 

Ciò che vi dicono, dovete rovesciarlo se volete aver chiaro cosa sia la realtà…sempre!

 

Gli esempi sono infiniti….

 

La Verità, una sola, sempre uguale a sé stessa ….

 

All’infinito ….

 

Il Mondo non è alla rovescia. Lo è la loro mente precaria e malata.

 

Ciò che vi dicono è concepito in modo da far sembrare vere le bugie e rispettabile l’omicidio, nonché per dare parvenza di solidità all’aria….

 

Ciò che vi dicono …è solo ciò che loro dicono.

 

http://www.nuovomondopodcast.it/2017/10/13/la-nevrosi-del-re/

 

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ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

La Rai “predica” i porti aperti: un altro film pro-immigrazione

Pronto un altro film che sposa la causa pro-migranti del centro – sinistra: il 10 marzo su Raiuno andrà in onda il lungometraggio dedicato ad Agnese Ciulla, ex assessore della giunta di Leoluca Orlando a Palermo

Mauro Indelicato – 08/03/2020

Soprattutto nell’ultimo anno sono spesso piombate, da più parti sia del mondo della politica che di quello della cultura, molte accuse di “sovranismo” alla Rai per via della scelta della programmazione.

 

Per fare un esempio, come riportato da Francesco Borgonovo su La Verità, nei giorni scorsi l’autorità delle telecomunicazioni ha richiamato il Tg2 per un servizio sugli Stati Uniti. Ed il motivo appare quanto meno surreale, per non dire bizzarro: nel telegiornale diretto da Gennaro Sangiuliano, era stato definito “abile” Donald Trump.

Un semplice aggettivo che ha espresso un giudizio del giornalista in questione, che però secondo l’authority avrebbe forse minato l’imparzialità del servizio. E tanto è bastato a far nuovamente gridare al presunto sovranismo presente in Rai, rea di pendere dalla parte destra del quadro politico da quando i vertici sono stati rinnovati dal precedente governo.

E dunque da quell’esecutivo a trazione gialloverde, dove le nomine sono state fatte da una maggioranza composta da Lega Movimento Cinque Stelle. Ma la situazione appare un po’ diversa. A farlo notare è stato proprio Francesco Borgonovo, il quale ha preso in esame la programmazione delle ultime fiction andate in onda nell’azienda del servizio pubblico.

Ad esempio, il prossimo 10 marzo su Raiuno andrà in scena il lungometraggio “Tutto il giorno davanti”: si tratta di uno sceneggiato di Luciano Manuzzi e prodotto da Rai Fiction in collaborazione con Regione Siciliana, Sicilia Film Commission e Comune di Palermo.

Il lungometraggio parlerà di immigrazione e focalizzerà l’attenzione su Agnese Ciulla, ex assessore della giunta di Leoluca Orlando nel comune di Palermo. Nella scheda di presentazione, si legge che il film ha come oggetto “la storia di Agnese Ciulla, ex assessore alle attività sociali del comune di Palermo […] che nel maggio 2016 diventò “la grande madre dei migranti”, raggiungendo la ribalta mediatica nazionale per la tutela di tutti i bambini che arrivavano in città senza i genitori o un parente, i cosiddetti minori stranieri non accompagnati”.

In poche parole, si tratta dell’ultima pellicola dove si parla di migranti e dove ad essere vista in chiave positiva è la visione politica di persone legate al centro – sinistra. Come sottolineato dallo stesso Borgonovo, sembra quasi che il lungometraggio su Agnese Ciulla sia stato ideato dopo lo stop alla fiction su Mimmo Lucanoil sindaco di Riace finito poi in alcuni guai giudiziari che doveva essere interpretato da Beppe Fiorello. Lucano, come ben si sa, è una delle bandiere della linea dell’accoglienza, il film che andrà in onda il 10 marzo potrebbe far assurgere a questo ruolo anche l’ex assessore Agnese Ciulla.

Il lungometraggio previsto poi, fa il paio con la fiction Lampedusa, dove il protagonista era interpretato da Claudio Amendola e dove il principale argomento era quello dell’immigrazione, così come con il film Nour, prodotto da Rai Fiction, in cui Sergio Castellitto ha interpretato Pietro Bartolo, ex medico di Lampedusa ed oggi europarlamentare del Partito Democratico.

Già solo sul tema immigrazione dunque, certamente la Rai non sembra aver sposato la causa della parte sovranista. Al contrario, la prospettiva con la quale viene trattato questo argomento appare decisamente più in linea con le prese di posizione dell’ambiente politico e culturale di centro – sinistra. E quelle accuse di “sovranismo” appaiono tanto infondate quanto a volte intimidatorie: quasi come ad avvertire che, se per davvero un giorno dovesse essere dato spazio ad una prospettiva vicina ad altre parti politiche, allora non mancheranno levate di scudi e pesanti prese di posizione.

https://www.ilgiornale.it/news/politica/e-adesso-rai-andr-onda-altro-film-pro-migranti-1837486.html

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Volevano l’auto

Rosanna Ruscito – Avvocato – 2 03 2020

 

Ora, ritornando al Carabiniere che ha sparato perché si è visto puntare alla tempia una pistola alle 2 di notte

A me è capitato

Ero in casa mia, in montagna, a letto alle 2 di notte, e me li sono visti addosso sporgersi su di me, passamontagna neri in testa

Pochi secondi per svegliarti, capire che succede, realizzare che forse ti ammazzano

Mia figlia piccola nella sua stanza non sapere cosa le è successo

Mio marito che mi scavalca sul letto e si lancia contro loro disarmato perché sa che deve proteggere me e che sua figlia è in un’altra stanza

Non c’è tempo per pensare

Non c’è tempo per valutare

Le reazioni sono istintive: O ti paralizzi o reagisci come puoi

I ladri, i rapinatori meritano quanto accade loro morte compresa!

Nel mio caso volevano l’auto, avevano già trovato le chiavi per fortuna e sono fuggiti

 

https://www.facebook.com/1017751441/posts/10217285694667215/

 

 

 

 

UN IMPORTANTE CHIARIMENTO DA UN MEDICO ESPERTO

Leonardo Leone 6 03 2020

 

La cosa più importante da fare, in queste ore, in questi giorni, è EVITARE IL PANICO.

In tanti mi avete scritto, sia pubblicamente che in forma privata, quindi ritengo fondamentale condividere questo video del dott. Giovanni Tringali, medico specialista che si occupa di microbiologia e virologia medica.

Il dott. Tringali chiarisce delle informazioni importanti:

Il coronavirus NON può essere visto al microscopio, si tratta di un virus e non di un batterio.

(E di conseguenza tutti quegli articoli che girano parlando della pericolosità del virus visto al microscopio sono una balla redatta da incompetenti)

Il coronavirus può essere rilevato in 2-3 ore, non si fanno colture che impiegano giorni a fornire responsi concreti.

Si tratta di un’infezione virale.

“Non si muore PER il coronavirus, si muore CON il coronavirus”, ossia con le complicanze.

Se hai un’età avanzata o patologie pregresse, il coronavirus è letale al pari di tante altre patologie.

Io sono un imprenditore, quindi ciò di cui mi occupo principalmente è la “salute” delle aziende.

Che viene sicuramente in seconda battuta rispetto alla salute delle persone.

C’è da dire, però, che i danni economici che sta subendo la NOSTRA azienda (l’Italia) sono immani, questo allarmismo sta mettendo in ginocchio la nostra nazione.

Come sempre, da qualche anno a questa parte, ciò che mi auguro è il benessere delle persone, sotto tutti gli aspetti.

Mantieni la calma e condividi questo video, è importante!

 

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2959860594076719&id=1615189335210525

 

 

 

 

BELPAESE DA SALVARE

Coronavirus, 22 carceri in rivolta e 7 detenuti morti.

A Foggia evasioni di massa, a Milano salgono sui tetti, a Melfi sequestrati 5 agenti

Un’altra giornata di proteste nei penitenziari per la stretta ai colloqui coi familiari legata alle nuove misure per contenere il contagio. Rivolte si sono registrate in Puglia, a Milano, in Sicilia, a Roma, Rieti, Santa Maria Capua a Vetere, La Spezia, Bologna, Torino e in Basilicata. Il sindacalista della polizia: “Rischio che dietro le rivolte simultanee ci sia la criminalità organizzata”. Bonafede: “Condanniamo la violenza ma dobbiamo tutelare la salute di chi lavora e vive nelle carceri”. Informativa del guardasigilli al Senato l’11 marzo

di F. Q. | 9 Marzo 2020

Continuano le proteste nelle carceri. In 22 penitenziari italiani i detenuti sono entrati in stato agitazione. Molti hanno chiesto l’amnistia, lamentando la paura del contagio del coronavirus. Altri hanno protestato perché le misure varate dal governo per combattere l’emergenza comprendono anche una serie di restrizioni ai colloqui con i parenti. Dopo che nella giornata di domenica per gli stessi motivi violenti rivolte si erano registrate nei penitenziari di tutta Italia, con sei detenuti morti (tre solo nel carcere di Modena), lunedì la rivolta è scattata in penitenziari importanti come San Vittore a Milano, Rebibbia a Roma e Ucciardone a Palermo. Gli episodi più violenti si sono registrati a Foggia, dove molti detenuti hanno tentato l’evasione: alcuni sono stati bloccati poco dopo all’esterno dell’istituto penitenziario dalle forze dell’ordine. Altri invece sono riusciti a fuggire, disperdendosi nei quartieri vicini e rubando automobili. La situazione ha provocato reazioni da parte della politica: l’opposizione hanno auspicato l’intervento dell’esercito, mentre i renziani hanno chiesto al ministro della giustizia Alfonso Bonafede di riferire il Parlamento. L’informativa del guardasigilli è stata fissata per mercoledì 11 marzo alle ore 17. In serata, a leggere il bilancio del Dipartimento della amministrazione penitenziaria, in molti istituti la situazione non è ancora rientrata e i disordini sono ancora in corso.

“Le mafie dietro le rivolte” – “È nostro dovere tutelare la salute di chi lavora e vive nelle carceri e i provvedimenti presi hanno proprio la funzione di garantire proprio la tutela della salute dei detenuti e tutti coloro che lavorano nella realtà penitenziaria, ma deve essere chiaro che ogni protesta attraverso la violenza è solo da condannare e non porterà ad alcun buon risultato”, ha detto il ministro della Giustizia. Da segnalare il commento di Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, che sottolinea come le proteste siano cominciate contemporaneamente in tutto il Paese: “La contemporaneità delle rivolte all’interno delle carceri italiane lascia pensare che ciò a cui stiamo assistendo sia tutt’altro che un fenomeno spontaneo – ha detto Pianese – C’è il rischio che dietro le rivolte possa esserci la criminalità organizzata. È in atto, infatti una evidente strategia che tenta di approfittare delle difficoltà causate dell’emergenza Coronavirus”.

Il riassunto di una giornata di rivolta – È ancora in corso la protesta nel carcere di Matera, così come quelle a Foggia – dove mancano all’appello circa 60 detenuti – a Bari e Trani, dove la situazione sembra esser rientrata. A Melfi situazione di grande tensione: secondo le agenzie di stampa i detenuti hanno sequestrato 5 agenti penitenziari, due medici, due infermieri e una psicologa. Danneggiato l’istituto penitenziario di Salerno, dove la rivolta è terminata ieri, mentre proseguono le proteste a Poggioreale, con danneggiamenti, ad Ariano Irpino e a Santa Maria Capua Vetere dove c’è stata una vera e propria rivolta. A Modena la sommossa si è conclusa con 7 detenuti morti mentre si continua a protestare a Piacenza, Ferrara, Reggio Emilia e Bologna. Terminate le rivolte a Frosinone e a Cassino, dove si sono registrati numerosi danneggiamenti, rientrate a Rebibbia e Regina Coeli mentre resistono le rivolte a Rieti e Velletri. Finita la protesta al Marassi di Genova, rientrata la rivolta a La Spezia. La situazione resta tesa in Lombardia, dove sono in corso la rivolta a San Vittore e a Pavia, e le proteste a Como e Cremona. Rientrata la protesta a Torino, quella di Prato e Pisa, ma prosegue quella all’Ucciardone a Palermo. La situazione aggiornata è stata resa nota dal sindacato della polizia penitenziaria Sappe.

A Foggia evasioni di massa – La situazione peggiore, come detto, si è registrata a Foggia, con alcuni detenuti che sono evasi. In un caso i fuggitivi hanno rapinato un meccanico di auto e attrezzi nella zona del Villaggio Artigiani, l’area nella quale si trova il carcere. Alcuni esercizi commerciali hanno affisso all’ingresso dei cartelli di avviso ai clienti nei quali si spiegava che, per motivi di sicurezza, rimangono momentaneamente chiusi. Quattro detenuti evasi sono stati fermati sulla tangenziale di Bari: avevano appena rubato un’auto, intercettata grazie al numero di targa. Nel frattempo, il penitenziario foggiano, secondo alcune fonti della polizia, era finito completamente in mano ai rivoltosi, che hanno rotto le finestre e divelto un cancello della block house, la zona che li separa dalla strada. All’ingresso della casa circondariale è stato appiccato un incendio. I carcerati hanno gridato: “Vogliamo l’indulto e l’amnistia, non possiamo stare così con il rischio del Corinavirus. Noi viviamo peggio di voi, viviamo nell’inferno”. Nella casa circondariale attualmente ci sono 608 detenuti, numero al di sopra della capienza ottimale che sarebbe di 365. “La situazione è critica, gli assistenti che non vogliono lavorare, ci tengono chiusi 24 ore su 24. Ci trattano come animali”, ha detto un giovane detenuto che durante la protesta è rimasto ferito al capo. All’esterno dell’istituto anche i parenti di alcuni detenuti che, prima di essere allontanati, hanno cercato di far ragionare i carcerati per riportarli alla calma: “Se fate così è peggio, dovete stare tranquilli”. Un agente di polizia penitenziaria ha raccontato di “scene apocalittiche”. “Non abbiamo il potere di niente, ci sono cordoni di forze dell’ordine ma non c’è più controllo – dice – Siamo tutti qua fuori, i detenuti hanno il controllo del carcere”. Ancora nel pomeriggio un agente di Polizia penitenziaria raccontava che “i detenuti evasi nono sono stati ancora ripresi. La situazione sta gradualmente ritornando tranquilla perché una parte dei detenuti non c’è più, si è dileguata. Calcolare il numero di evasi adesso è impossibile. Lo sarà quando la situazione si sarà completamente ristabilita. A me non risultano feriti a Foggia, solo qualche contusione”. In Puglia si sono registrate tensioni anche nella struttura penitenziaria di Lecce.

A Milano detenuti sul tetto – Caos anche nel carcere di San Vittore, nel centro di Milano, dove la protesta è esplosa di prima mattina: i detenuti hanno preso il terzo o il quinto raggio, distruggendo gli ambulatori, dopo essersi impossessati di alcune chiavi di servizio. Dalla strada adiacente al carcere si vedevano carta e stracci, a cui è stato dato fuoco, attaccati alle grate di una finestra e getti d’acqua per contenere le fiamme. Almeno una quindicina di detenuti è salita sul tetto. Molti avevano il cappuccio della felpa alzato, o il volto nascosto da una sciarpa. “Libertà, vogliamo la libertà”, urlavano, alzando le braccia al cielo, invocando la scarcerazione immediata. “La situazione qui a San Vittore è grave e sta peggiorando. C’è fuoco nelle celle, nei corridoi, esce dalle grate, si vede il fumo nero. Con il personale all’interno non è possibile comunicare, la rivolta è ancora in atto e non si sa nemmeno se ci sono feriti, non ci sono dichiarazioni attendibili”, ha detto Alfonso Greco, segretario regionale del Sappe Lombardia. “Sappiamo solo che la situazione è grave – ha spiegato – ho 27 anni di servizio ed è la prima volta nella mia carriera che assisto ad una cosa del genere. I colleghi dentro hanno il cellulare spento, non sappiamo nemmeno come stanno. La rivolta si sta propagando e l’Amministrazione ora deve fare prevenzione in virtù di quello che sta succedendo”. Sul posto la Pm Laura Nobili, il collega di turno Gaetano Ruta e il questore di Milano Sergio Bracco oltre al direttore del carcere che hanno fatto cessare le proteste. Per favorire la trattativa è stata usata anche una gru con cestello dei vigili del fuoco.

Palermo, strade bloccate – Momenti di tensione pure al carcere Ucciardone di Palermo, dove c’è stato anche un tentativo di evasione subito contenuto. Diversi detenuti hanno scavalcato i passeggi ma sono ancora all’interno della cinta muraria del carcere. Il carcere, che è nel centro città del capoluogo siciliano, è stato circondato da poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa. Tutte le vie di accesso sono state chiuse al traffico. Presenti anche dei familiari di detenuti che gridavano all’indirizzo dei loro congiunti. La situazione si è normalizzata dopo alcune ore.

Roma, parenti detenuti bloccano Tiburtina – Alle 14, invece, diverse squadre dei Vigili del Fuoco sono intervenute all’interno del carcere di Rebibbia a Roma, visto che alcuni focolai sono divampati nei diversi bracci del penitenziario. Presenti sul posto insieme ai carabinieri le squadre di Nomentano, Rustica, Funzionario di Guardia, capo Turno provinciale con l’ausilio di un’autoscala, un’autobotte, il carro teli, il carro autoprotettori e i Carabinieri. La protesta è cominciata quando i detenuti hanno iniziato a battere i ferri sulle sbarre del reparto G11 nuovo complesso. Intanto i parenti dei carcerati, donne soprattutto con bambini al seguito, hanno bloccato la via Tiburtina solidali alla protesta. Fumo viene segnalato all’interno di Regina Coeli. Sul posto agenti delle forze dell’ordine. Proteste anche a Torino: i detenuti di quattro sezioni si sono barricati nel Padiglione B delle Vallette. Tensioni anche al don Soria di Alessandria, dove i detenuti hanno incendiato lenzuola.

“Bologna in mano ai detenuti” – Caos anche a Rieti, a Santa Maria Capua a Vetere, Trani e a Bologna. “I detenuti si sono ormai impossessati del carcere e il personale è fuori, con il supporto delle altre Forze dell’ordine”, ha fatto sapere il sindacato Sappe sulla situazione del carcere bolognese della Dozza. Nel carcere di Villa Andreino alla Spezia la direttrice Maria Cristina Biggi e alcuni operatori sono “asserragliati all’interno per cercare di riportare la situazione alla calma” ha raccontato un operatore, mentre alcuni detenuti sono saliti sul cornicione. Intorno alla struttura si sono dispiegate decine di auto delle forze dell’ordine per questioni di sicurezza ed evitare eventuali tentativi di evasione. Nel carcere spezzino ci sono 225 detenuti, per una capienza di 160.

A Modena sette morti – Ieri una serie di proteste erano scoppiate in numerosi penitenziari di tutta Italia. Quella più violenta nel carcere di Modena, dove sei detenuti sono morti. I motivi dei decessi, però, sono legati a overdose da psicofarmaci. Durante la rivolta infatti si è verificato un assalto all’infermeria, da cui erano stati prelevati diversi farmaci. Nel dettaglio un detenuto è morto per abuso di sostanze oppioidi, l’altro di benzodiazepine, mentre un terzo è stato rinvenuto cianotico, ma non si conosce il motivo di questo stato. Oltre ai tre morti, altri detenuti sono stati portati in ospedale. Sei sono considerati più gravi, portati nei pronto-soccorsi cittadini e di questi quattro sono in prognosi riservata, terapia intensiva. In tutto sono 18 i pazienti trattati, in gran parte per intossicazione. Ferite lievi anche per tre guardie e sette sanitari. Altri tre detenuti sono morti in altri penitenziari – Verona e Alessandria – ma provenivano sempre dal carcere di Modena. Anche un detenuto morto nel carcere di Parma proveniva da Modena. Il settimo morto è deceduto nel carcere di San Benedetto del Tronto.

A Pavia due agenti sequestrati – Rivolta nella serata di ieri anche in carcere a Reggio Emilia: l’agitazione dei detenuti è iniziata nel pomeriggio e si è conclusa intorno alle 23. È stata coinvolta anche l’infermeria, ma non si ha notizia di feriti. Manifestazioni si sono registrate anche nei penitenziari di Frosinone, Poggioreale, e Pavia, dove i carcerati hanno preso in ostaggio due agenti della polizia penitenziaria. Nel carcere lombardo sono arrivati alcuni agenti di rinforzo, partiti dalle carceri milanesi di San Vittore e Opera. Solo a tarda notte i detenuti sono rientrati nelle celle, dopo essere scesi dai tetti e dai camminamenti dove si erano asserragliati, dopo una trattativa con il procuratore aggiunto pavese Mario Venditti.

A Melfi sequestrati 5 agenti di polizia penitenziaria – Dieci persone sono tenute in ostaggio dai detenuti che si sono rivoltati nel carcere di Melfi (Potenza) per protestare contro le restrizioni decise per il coronavirus. Secondo quanto si è appreso, gli ostaggi sono cinque agenti della polizia penitenziaria, due medici, due infermieri e una psicologa. I rivoltosi controllerebbero la zona del carcere in cui si trova l’infermeria. Altri reclusi invece cercano di sfondare per salire sul tetto: è lo scenario descritto da Giuseppe Cappiello, vicesegretario del sindacato di polizia penitenziaria Osapp in Basilicata. “È l’unico carcere di massima sicurezza in Italia oggi in rivolta. Da quello che ho saputo – ha raccontato il sindacalista – la situazione è complicata. All’esterno si trovano molti uomini di polizia e carabinieri. All’interno ci sono cento detenuti circa. Al primo piano si trovano la prima e la seconda sezione del carcere i cui detenuti non sono tornati nelle celle e tengono tre colleghi in ostaggio. Un’altra sezione – ha spiegato – pare stia provando a sfondare un cancello per arrivare sul tetto. Infine, c’è una quarta sezione che sembra non stia partecipando alla rivolta”.

Incendi ad Alessandria, proteste a Ferrara – Rivolta anche nel carcere di San Michele, ad Alessandria. I detenuti hanno dato fuoco a due sezioni. Sul posto i vigili del fuoco e i sanitari del 118. Al momento non risultano feriti. Tensioni si sono registrate nelle scorse ore anche nella casa circondariale Don Soria, sempre ad Alessandria. Durante le proteste dei detenuti un assistente capo della polizia penitenziaria si è ferito ad una mano.

Nuova protesta anche nel carcere di Ferrara, dove già ieri un agente della polizia penitenziaria era stato strattonato dai detenuti che poi sono rientrati nelle loro celle solo in tarda serata. A quanto si apprende l’agitazione, sulla scia delle altre proteste in molte carceri italiane, è cominciata questa mattina ed è andata avanti fino a verso le 17 e si è conclusa solo grazie all’intervento del questore di Ferrara, Cesare Capocasa, che è entrato nel carcere e ha convinto i detenuti a cessare la protesta. I reclusi, un centinaio, hanno occupato per alcune ore una sezione del carcere, distruggendo sedie, letti e altri suppellettili. Oltre alla penitenziaria, sul posto sono arrivati in ausilio anche polizia e carabinieri. Al termine della lunga mediazione con il questore i detenuti sono rientrati nelle loro celle. Al momento non risultano feriti.

Bonafede: “Tutelera salute anche nelle carceri” – Le proteste nei penitenziari hanno provocato i commenti da parte della politica. “Sono perfettamente consapevole che un’emergenza come quella del coronavirus possa creare tensioni all’interno di un carcere ma deve essere chiaro l’intento delle misure che abbiamo preso: è nostro dovere tutelare la salute di chi lavora e vive negli istituti penitenziari. Alcune norme previste nel decreto legge, come il limite ai colloqui fisici e la possibilità per i magistrati di sorveglianza di sospendere i permessi premio e la semilibertà – misure che valgono per i prossimi 15 giorni – hanno soltanto la funzione di garantire proprio la tutela della salute dei detenuti e tutti coloro che lavorano nella realtà penitenziaria”, ha detto il guardasigilli Bonafede. “Manterremo un dialogo costante – continua il ministro- nei dipartimenti di competenza sono attive task force e si assicura la costante informazione all’interno delle strutture per la popolazione detenute e i lavoratori. Ma deve essere chiaro che ogni protesta attraverso la violenza è solo da condannare e non porterà ad alcun buon risultato”. “Non possiamo voltarci dall’altra parte: dobbiamo intervenire rapidamente e con decisione per placare le rivolte, evitare che ci possano essere altre vittime, riportare alla calma la situazione e garantire ai detenuti quel trattamento di dignità che la stessa Costituzione richiama”, è il commento della ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova.

Pd: “Domiciliari per detenuti a fine pena”. Meloni: “Pugno di ferro” – “Il decreto che di fronte alla sospensione dei colloqui, resa necessaria dal Coronavirus, impone di consentire le comunicazioni a distanza coi parenti non basta. Serve subito affrontare il problema del sovraffollamento. Si mettano ai domiciliari tutti coloro che hanno pochi mesi ancora da scontare per arrivare a fine pena. Non si risolverebbe nulla se, come pensa qualcuno, si tornasse a chiudere le celle superando la vigilanza dinamica. Serve consentire ai direttori di poter lavorare ricostruendo un clima che il sovrappopolamento pregiudica”, scrive su Facebook il senatore del Pd Franco Mirabelli. “Gli agenti della Polizia Penitenziaria, in queste ore vivono momenti concitati, dovendo sedare le rivolte e trovandosi in perenne carenza di organico e dotazioni. Subito un tavolo di emergenza nazionale e interventi immediati, se è il caso anche con l’Esercito, per ripristinare le regole dello Stato e delle Istituzioni rappresentate anche dagli uomini e donne in divisa. Non c’è tempo da perdere”, dice la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

L’appello dei cappellani – Un appello ai detenuti, chiedendo loro un “atto di responsabilità“, è stato lanciato da don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri. “Comprendo che la situazione è grave è che i detenuti si sentono ancora più isolati – spiega il cappellano- Ma se i contatti con l’esterno, i colloqui con i familiari sono stati temporaneamente sospesi è stato fatto per tutelare loro, la loro salute. Come succede anche fuori dalle carceri, il contagio avanza anche per l’irresponsabilità delle persone. Io chiedo ai detenuti di sentirsi responsabili perché nessuno li priva di un diritto ma sono decisioni necessarie e molto difficili anche per chi ha dovuto prenderle. Se all’interno di un carcere ci fossero contagi, sarebbe una situazione ingestibile, le violenze aumenterebbero”. “Togliete ai detenuti i colloqui familiari è togliere tutto io capisco umanamente, conosco gli umori di chi è detenuto ma la prima cosa è mantenere la calma”, sottolinea, e non nasconde il timore “che la situazione possa allargarsi, è un tam tam continuo”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/09/coronavirus-27-carceri-in-rivolta-e-6-detenuti-morti-a-foggia-evasioni-di-massa-e-furti-di-automobili-a-san-vittore-salgono-sui-tetti/5730183/

 

 

 

Chiusura ingiustificata di migliaia di attività economiche

Mia Madora 6 03 2020

 

GOVERNANTI FOLLI! ORDINANZE NAZIONALI E REGIONALI IRRAZIONALI CHE PREVEDONO LA CHIUSURA INGIUSTIFICATA DI UNA MIRIADE DI ESERCIZI PUBBLICI. FOLLIA COLLETTIVA DEI POLITICI ITALIANI, DIFRONTE AD UN NEMICO ALEATORIO?

 

POLITICANTI, PROPAGATORI DI “PAURE INFONDATE” CHE STANNO PORTANDO LA NOSTRA NAZIONE ALLA DERIVA, MANIPOLATORI DI MASSA E PORTATORI DI MENZOGNA.

 

I COMMERCIANTI ITALIANI CHIUDONO LE SERRANDE. LA VERITÀ È CHE VOGLIONO ABBATTERE LA PICCOLA E MEDIA IMPRESA (PMI), SU CUI SI REGGE ANCORA L’ITALIA.

LA NOSTRA PATRIA È GOVERNATA DA UN BRANCO DI LUPI.

 

IL CORONAVIRUS NON È LA PESTE NERA!

 

CORONAVIRUS OVVERO CORONA DI SPINE POSTA SULLA TESTA DEGLI ITALIANI?

 

SVEGLIA!

 

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2914893548570255&id=100001489162693

 

 

 

 

In dieci anni tagliati 37 miliardi alla sanità pubblica: persi 70mila posti letto e chiusi 359 reparti

5 marzo 2020

 

Il sistema, oggi in trincea contro il coronavirus, ha subito nell’ultimo decennio varie decurtazioni.

In 10 anni sono stati tagliati 37 miliardi dalla sanità pubblica. E così il sistema, spiega l’Agi, in trincea contro il coronavirus, arriva all’appuntamento debilitato: malgrado le risorse recuperate negli ultimi anni, il trend è rimasto discendente, tanto che, stando al report della Fondazione Gimbe del settembre 2019, il finanziamento pubblico è stato decurtato di oltre 37 miliardi in dieci anni, di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre 12 miliardi nel 2015-2019, quando alla sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate per esigenze di finanza pubblica.

In termini assoluti il finanziamento pubblico in 10 anni è aumentato di 8,8 miliardi, crescendo però in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua. Un taglio che si traduce inevitabilmente in un calo nel livello di assistenza: viene stimata una perdita di oltre 70.000 posti letto negli ultimi 10 anni, con 359 reparti chiusi, oltre ai numerosi piccoli ospedali riconvertiti o abbandonati. Non a caso i dati OCSE aggiornati al luglio 2019 dimostrano che l’Italia si attesta sotto la media, sia per la spesa sanitaria totale, sia per quella pubblica, precedendo solo i paesi dell’Europa orientale oltre a Spagna, Portogallo e Grecia. Nel periodo 2009-2018 l’incremento percentuale della spesa sanitaria pubblica si è attestato al 10%, rispetto a una media OCSE del 37%. La metà dei 37 miliardi in meno alla sanità nel decennio, sottolinea Gimbe, riguarda peraltro il personale sanitario.

Con il risultato, che oggi preoccupa ancora di più un Paese sotto choc, che siamo arrivati in Italia a 3,2 posti letto per mille abitanti.

La Francia ne ha 6, la Germania 8.

FONTE:

https://www.huffingtonpost.it/entry/in-dieci-anni-tagliati-37-miliardi-alla-sanita-pubblica-persi-70mila-posti-letto-e-chiusi-359-reparti_it_5e60d2a0c5b62d548c9dd3bf

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

La NATO prepara “Defender 2020”, le esercitazioni più grandi degli ultimi 25 anni in Europa

© AP Photo / DPA / Ingo Wagner

19.01.2020

 

Le esercitazioni americane in Europa più grandi degli ultimi 25 anni, denominate Defender 2020, avranno inizio a prossimo marzo. Lo ha riferito ai media una fonte militare nella NATO dopo una seduta del Comitato Militare della NATO al livello dei capi di Stati Maggiori.

La fonte ha dichiarato che le esercitazioni Defender 2020 con la partecipazione di 37.000 soldati saranno avviate in 10 paesi della NATO a marzo. Inoltre, è stato riferito, che il centro logistico delle esercitazioni sarà la Germania. La fonte ha spiegato che le esercitazioni sono volte ad esaminare le capacità dell’Alleanza Transatlantica di “inviare i soccorsi” in Europa da un paese ad un altro.

“Saranno mobilitate 37.000 unità provenienti da 18 stati dell’Alleanza, di cui 20.000 soldati americani arriveranno dagli Stati Uniti. Le esercitazioni si terranno sul territorio di 10 paesi europei, la Germania sarà il centro di gestione”, ha detto.

“La parte terrestre delle esercitazioni sarà avviata a marzo del 2020, ma di finanza

fatto le esercitazioni sono già in corso, perché comprendono anche la fase di pianificazione militare, che viene condotta prima delle manovre. L’avviso strategico di questi addestramenti è dimostrare che la NATO ha la flessibilità di spostare un gran numero di truppe per fornire un’efficace deterrenza”, ha aggiunto.

La fonte ha sottolineato che la NATO non ha un ruolo nella gestione e nel comando di queste esercitazioni. Queste sono “esercitazioni americane sotto il comando americano”.

Il ruolo delle strutture di comando della NATO che partecipano al Defender 2020 sarà quello di “assicurare il coordinamento delle azioni di tutti i paesi dell’alleanza che prendono parte a queste manovre”.

“Il centro logistico delle esercitazioni sarà in Germania, in quanto è uno snodo di trasporto, il quale rende possibile spostare le truppe per tutta l’Europa, ma non si esclude che nel corso delle manovre le truppe saranno inviate anche in Polonia e nei paesi baltici”, ha concluso la fonte interpellata.

Defender Europe 20

Le esercitazioni Defender Europe 20 sono le più grandi esercitazioni americane in Europa negli ultimi 25 anni. Secondo il piano, militari statunitensi, insieme all’equipaggiamento, partiranno dai porti di quattro stati degli USA e arriveranno in sei paesi europei, da dove verranno consegnati con diversi mezzi di trasporto fino ai luoghi delle esercitazioni.

In totale alle esercitazioni Defender Europe 2020 parteciperanno 37.000 militari da diversi paesi, di cui 20.000 saranno statunitensi. La parte americana pianifica di coinvolgere 13.000 unità di mezzi militari. L’obbiettivo principale delle esercitazioni è mettere alla prova l’infrastruttura di trasporto dei paesi europei che fanno parte della NATO.

Iniziativa PESCO

In Europa esiste anche il programma Cooperazione strutturata permanente (PESCO) avviata dall’UE. Uno degli scopi principali di questo programma è l’attuazione del piano di modernizzazione dell’infrastruttura di trasporto dei paesi dell’UE, che deve soddisfare tutti i criteri tecnici per il trasferimento senza ostacoli di attrezzature militari pesanti in tutta Europa, in particolar modo lungo la direttrice da Ovest verso Est, dai porti dell’Oceano Atlantico ai confini con Russia, Ucraina e Bielorussia.

 

https://it.sputniknews.com/mondo/202001198525921-esercitazioni-defender-2020-partiranno-in-10-paesi-nato-a-marzo/

 

 

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Cosa è il fattore Q

 

Lisa Grazia – 6 03 2020

 

Chi è Q? Che cos’è Q? E, forse soprattutto, perché Q? Q e il sempre crescente movimento mondiale che ha ispirato sono stati oggetto di fascino, beffa e odio, ma di analisi sorprendentemente poco serie.

Q è apparso per la prima volta nell’ottobre 2017 su un forum online anonimo chiamato 4Chan, pubblicando messaggi che implicavano una conoscenza approfondita dei prossimi eventi. Più di 3.000 messaggi dopo, Q ha creato un ritratto inquietante e sfaccettato di un sindacato criminale globale che opera impunemente. I seguaci di Q nella comunità QAnon analizzano fedelmente ogni dettaglio delle gocce di Q, che sono compilate qui e qui .

I media principali hanno pubblicato centinaia di articoli che attaccano Q come una folle cospirazione di destra, in particolare dopo che il presidente Trump sembrava confermare pubblicamente il suo legame con esso. In una manifestazione della Carolina del Nord nel 2019, Trump ha attirato l’attenzione su un bambino che indossa una tutina con un grande Q.

Nelle ultime settimane, il ritmo dei riflettori di Q di Trump è accelerato, con il presidente che ha ritwittato i seguaci di Q venti volte in un giorno. Trump ha messo in evidenza i fan di Q nei suoi annunci e ha distribuito una delle frasi distintive di Q (“Queste persone sono malate”) durante i suoi raduni. Anche l’avvocato del presidente, Rudy Giuliani, ha ritwittato Q follower.

Q ha notato che i media non pongono mai a Trump la domanda ovvia: cosa ne pensi di Q? Per i follower Q, il motivo per cui non chiedono è ovvio. Hanno paura della risposta.

Nel frattempo, l’influenza di Q continua a diffondersi. I manifestanti di Hong Kong, Iran e Francia hanno alzato i segni Q e cantato citazioni Q. Le rivelazioni di Q stanno unendo le persone in tutto il mondo che vogliono la libertà.

Se non hai familiarità con Q o lo conosci solo attraverso gli attacchi dei media, vorrei fornire una breve introduzione a questo straordinario fenomeno. Ho seguito Q dal primo lancio e sono rimasto sempre più colpito dall’accuratezza, ampiezza e profondità dei messaggi di Q. I seguaci di Q sono stati preparati con molto anticipo per allentare le ostilità con la Corea del Nord, la deflazione dei mullah dell’Iran e la scoperta dell’Ucraina come focolaio di corruzione per i politici americani. Sapevano molto delle attività di Jeffrey Epstein prima dell’opinione pubblica e anticipavano rivelazioni ancora più scioccanti. Come piace dire a Q, “Il futuro dimostra il passato”. Man mano che le previsioni di Q diventano realtà, prestano credibilità retroattiva all’intera impresa.

I seguaci di Q credono che Q sia un’operazione di intelligence militare, la prima nel suo genere, il cui obiettivo è quello di fornire al pubblico informazioni segrete. Molti seguaci di Q pensano che il team Q sia stato fondato dall’ammiraglio Michael Rogers, ex direttore della National Security Agency ed ex comandante del Cyber ​​Command degli Stati Uniti. Alcuni sospettano che Dan Scavino, direttore dei social media della Casa Bianca, faccia parte del team, perché l’alta qualità della scrittura di Q ha la lucentezza di un esperto di comunicazioni.

Q è una nuova arma nel gioco della guerra delle informazioni, che evita i media ostili e il governo corrotto per comunicare direttamente con il pubblico. Pensa a Q come a un compagno del twitter di Trump. Mentre Trump comunica senza mezzi termini e direttamente, Q è criptico, sleale e sottile, offrendo solo indizi che richiedono contesto e connessione.

Ecco come funziona: Q pubblica messaggi (noti anche come “drop” o “briciole”) su un forum online anonimo, che vengono discussi, analizzati e criticati dagli abitanti del consiglio di amministrazione. (Il forum è cambiato alcune volte dopo massicci attacchi online.) Centinaia di account sui social media hanno poi diffuso gli ultimi post di Q ai follower di tutto il mondo che condividono le loro ricerche, analisi e interpretazioni delle ultime informazioni di Q.

Ho compilato un elenco delle frasi di cattura più famose di Q e ho cercato di inserirle nel contesto.

Il grande risveglio: viviamo in un momento unico in cui i comuni cittadini di tutto il mondo stanno collaborando per comprendere ed esporre il sistema corrotto che ci governa. Il sistema prospera sull’inganno e il compito schiacciante di The Great Awakening è di penetrare nelle sue bugie e rivelare la verità.

La prima fase di The Great Awakening è l’accresciuta consapevolezza del Deep State – le entità governative interconnesse che operano al di fuori della legge per espandere il proprio potere. Le elezioni e l’opinione popolare non incidono sulla capacità del Deep State di far rispettare la sua agenda.

La seconda fase di The Great Awakening indaga sull’alleanza del Deep State con altri potenti settori: media, Hollywood, enti di beneficenza e non profit, scuole pubbliche e università, organizzazioni religiose, istituzioni mediche, scientifiche e finanziarie e società multinazionali. Questa fase può essere dolorosa, poiché scopri che ” quelli di cui ti fidi di più ” (nella frase di Q) ti stanno ingannando. Celebrità amate, leader religiosi, dottori, educatori, innovatori e do-gooder sono tutti nella bufala.

La terza fase di The Great Awakening è forse la più dolorosa di tutte. Le persone che ci governano non sono semplicemente creature amorali che ci vedono come danni collaterali nel loro desiderio di denaro e potere. È più spaventoso di così. I potenti che serviamo stanno attivamente cercando di farci del male. Questo è il loro obiettivo. Siamo sotto attacco coordinato.

Dark To Light: Q ci dice che ciò che i nostri sovrani temono di più è l’esposizione. Portare i loro crimini fuori dall’oscurità protetta alla luce del controllo pubblico distrugge il loro potere di ingannare. E mentre il loro potere svanisce, le tenebre del nostro mondo diviso e violento cederanno alla luce della libertà, della cooperazione e della pace.

Where We Go One We Go All (WWG1WGA): la frase più famosa di Q esprime la natura egualitaria mondiale del movimento. Ogni paese soffre dell’oppressione del sistema e il mondo intero trarrà beneficio da una rinascita della libertà. In questo movimento unico, i cittadini anonimi lavorano in collaborazione con i leader militari più alti e il presidente e i contributi di tutti sono apprezzati. Quando i commentatori alla lavagna hanno ringraziato Q per il suo servizio, Q ha risposto che nessuno è in alto e nessuno è in basso. “Lavoriamo per te.”

Queste persone sono malate. Forse l’aspetto più difficile di The Great Awakening sta facendo i conti con la depravazione dei nostri governanti, che Q ha chiamato The Cult. La storia di Jeffrey Epstein ha aiutato a risvegliare la gente ad alcuni dei crimini dell’élite. Il misterioso tempio sull’isola di Epstein suggerisce possibili rivelazioni future che sono spaventose nella loro portata. I seguaci di Q credono che The Cult si impegni in pratiche rituali che consacrano lo spargimento di sangue e che predano l’innocenza dei bambini. La malattia nelle loro anime prospera di brutalità, guerra e terrore. Queste informazioni saranno difficili da prendere per il pubblico.

Fidati del piano . I presunti leader militari che hanno creato Q e che hanno protetto Trump durante le elezioni e la presidenza hanno creato un percorso preciso verso la vittoria. Nonostante l’apparente caos degli eventi quotidiani, si sta verificando una costante progressione delle vittorie. Il piano include manovre offensive contro il potere finanziario, la posizione legale, le catene di approvvigionamento umane e la capacità militare del Culto. E, di importanza cruciale, il piano attacca la capacità del Culto di controllare la narrazione che modella ciò in cui crede il pubblico. In questo gioco ad alto rischio di guerra delle informazioni, Q svolge un ruolo vitale autorizzando i cittadini comuni (come me) a diffondere la verità.

Ti vogliono divisa. L’odio che cresce tra razze, classi, fasce d’età, religioni e partiti politici è volutamente fomentato dal Culto. Più siamo divisi e concentrati sull’attaccare l’un l’altro, più diventiamo deboli. Q ci esorta a stare insieme e a combattere il Culto, non l’uno con l’altro.

 

Pensano che tu sia una pecora. The Cult crede, come dice Q, che “seguirai le stelle” – le celebrità dei media, di Hollywood e del mondo accademico che ti dicono, in modo coordinato, cosa dovresti pensare. Il loro disprezzo per te li rende fiduciosi di poterti controllare e garantire la tua resa in qualsiasi agenda. Q, d’altra parte, offre solo indizi e può essere compreso solo da un pensiero critico di alto livello, spronato da continue critiche e rivalutazioni. L’essenza del movimento Q è pensare da soli.

 

Più grande di quanto tu possa immaginare. Espandi il tuo pensiero. Q ci incoraggia a rivalutare tutto ciò che pensiamo di sapere. Il Culto potrebbe risalire ai tempi antichi e, attraverso le sue potenti famiglie, avrebbe potuto manipolare eventi storici in modi che non sospettavamo. Il Culto può anche possedere una tecnologia avanzata e cure mediche che non sono state rese pubbliche. Un aspetto che può essere “più grande di quanto tu possa immaginare” è la portata insondabile del furto dalle nostre casse nazionali, mentre i fondi per gli aiuti stranieri e le guerre finiscono nelle tasche del Culto.

 

Traccia le dimissioni. Sotto la superficie, si sta svolgendo una pulizia ampia e profonda dei giocatori corrotti. Q ci ha chiesto di tenere traccia delle dimissioni per comprendere la portata dell’attività. (Ecco un sito Web che lo ha accolto su sua richiesta: www.resignation.info ) Dimissioni, pensionamenti e morti inaspettate da parte dei principali attori in politica, media, enti di beneficenza e corporazioni indicano tutti che possibili accordi vengono fatti tranquillamente senza la fanfara pubblica di arresti. Per me, le dimissioni degne di nota sono la brusca uscita di Eric Schmidt da Google, che ha ricevuto scarsa attenzione da parte dei media. Schmidt è dimesso il 21 dicembre st, 2017, lo stesso giorno in cui il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo dichiarando un’emergenza nazionale relativa a “gravi violazioni dei diritti umani e corruzione nel mondo”. Un ulteriore contesto per le dimissioni di Schmidt può essere dedotto da questa sua foto nella Corea del Nord, apparentemente in un ruolo consultivo. Accanto a lui c’è Bill Richardson, ex governatore del New Mexico, lo stato in cui Epstein aveva un ranch segreto. Richardson è stato accusato da una delle vittime di Epstein.

 

Il loro bisogno di simboli sarà la loro rovina. Il Culto usa ripetutamente alcuni simboli, che possono servire ad alcune necessità rituali, ma li rendono vulnerabili al rilevamento. I seguaci di Q hanno familiarità con le corna a forma di Y che imitano quelle della divinità di capra Baphomet, gufi, piramidi, un occhio racchiuso in una piramide, scarpe rosse, dita bendate e altri simboli ripetitivi, incluso il misterioso occhio nero che affligge così tante famose persone.

 

L’Armata Q conosce anche i simboli pedofili codificati elencati dall’FBI. Quando Q ha attirato l’attenzione sul design del tempio di Epstein, i seguaci di allerta Q hanno notato quanto sia simile al design del set di un famoso talk show. E l’anello rosso sulla mano del terrorista morto Qassam Soleimani ha spinto i seguaci di Q a compilare immagini di anelli simili sulle mani di persone potenti. Una fonte eccellente per comprendere come questi simboli sono incorporati nella cultura pop rivolta ai giovani attraverso video musicali, programmi TV e film è disponibile su vigilantcitizen.com .

 

Niente può fermare ciò che sta arrivando. Niente. Ora arriva il dolore.  I titoli di ogni giorno possono sembrare scoraggianti per coloro che vogliono prevalere sulla giustizia. Ma queste battute d’arresto sono temporanee, in quanto un colosso della giustizia ci fa strada. Come piace dire a Q: abbiamo tutto. Enormi quantità di prove inconfutabili attendono i criminali che cercano di eludere i loro conti in tribunale. Per coloro che si preoccupano della capacità di Trump di superare l’impeachment, la frode elettorale e i tentativi di omicidio, Q ci assicura: Patrioti al controllo . E nessun trucco legale può aiutare i criminali a sfuggire al giudizio definitivo del disgusto pubblico. Q ci promette che verrà il giorno in cui non potranno camminare per strada.

 

Sei la notizia adesso. Le “notizie false” denunciate dal presidente Trump stanno perdendo credibilità e pubblico di giorno in giorno. Q ha esposto le gocce di 4 AM che forniscono i punti di discussione quotidiani al personale dei media, in modo che possano tutti pappagallo la stessa propaganda. Q ha anche nominato vari giornalisti che secondo lui prendono tangenti. I media sono concentrati in sei potenti aziende; d’altra parte, l’esercito Q è vasto, volontario e anonimo. Q ci assicura che i nostri sforzi per diffondere la verità attraverso i social media e le conversazioni con la famiglia e gli amici stanno avendo un impatto enorme. Siamo le notizie ora.

 

Sappiamo cosa succede alla fine. Dio vince. Molte volte Q ci ha chiesto di pregare. Ha citato le famose linee bibliche di Efesini 6:12, “Perché non lottiamo contro carne e sangue, ma contro principati, contro poteri, contro i sovrani delle tenebre di questo mondo, contro la malvagità spirituale in luoghi elevati.” Viviamo attraverso tempi monumentali. È confortante che Q creda che se lavoriamo insieme, Dio vince.

 

 

Fonti Q per ulteriori ricerche:

 

qmap.pub qanon.pub qproofs.com

 

#qanon #thegreatawakening # WWG1WGA #darktolight #QArmy #sheepnomore

 

Youtube:

 

D: Il piano per salvare il mondo

 

Q per principianti Parte 1: Who is Q

 

https://www.americanthinker.com/articles/2020/01/an_introduction_to_q.html#ixzz6B2TnUonL on Facebook

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3170527596505077&id=100006436041436

 

 

 

DIRITTI UMANI

AIUTARE I BAMBINI STRAPPATI AI LORO AFFETTI

Tutela dei diritti dei minori 9 03 2020

 

Questo gruppo nasce per AIUTARE I BAMBINI STRAPPATI AI LORO AFFETTI.

 

Portati via senza pietà da mani crudeli che si nascondono dietro parole lontane dal vero bene dei bambini. Le voci, i pianti, la paura e il dolore di questi bambini vanno ascoltati.

 

Non possiamo meravigliarci se questi CRIMINI contro i bambini succedono, perpetrati proprio dalle nostre istituzioni, se alcuni GURU insegnano loro il “RESET” DEI SENTIMENTI.

 

IL VELO DI IPOCRISIA VA SQUARCIATO.

 

Il Comitato dei Diritti del Fanciullo (CRC) delle Nazioni Unite nelle sue Osservazioni del 28 febbraio 2019, richiamando l’attenzione dell’Italia sulle Linee guida per la Cura Alternativa dei Bambini (Risoluzione 64/142 dell’Assemblea Generale) ha raccomandato di:

 

«GARANTIRE CHE LA RIMOZIONE DI BAMBINI DALLA FAMIGLIA, COMPRESI QUELLI CON DISABILITÀ, SIA CONSENTITA IN OGNI SINGOLO CASO SOLO DOPO UN’ATTENTA VALUTAZIONE DEL SUO MIGLIORE INTERESSE, E CHE SIA EFFICACEMENTE MONITORATA.»

 

CHIEDIAMO

 

  • che si faccia di tutto per RESTITUIRE I BAMBINI AI LORO AFFETTI al più presto possibile;

 

  • che si intraprenda un’INDAGINE DISCIPLINARE o PENALE su chi ha consentito o perpetrato questi crimini per impedir loro di fare del male ad altri bambini;

 

  • che gli PSICHIATRI o professionisti che hanno formato questi operatori sul “RESET DEI SENTIMENTI” o altre teorie psichiatriche disumane vengano INVESTIGATI e se necessario RADIATI/INCARCERATI;

 

  • che si provveda a RIVEDERE LA FORMAZIONE DEGLI OPERATORI minorili in conformità con la Legge e le Convenzioni internazionali, estirpando certe pratiche e teorie psichiatriche non rispettose dei diritti dei bambini.

 

https://m.facebook.com/groups/406719403252907?view=permalink&id=594978311093681

 

 

 

 

ECONOMIA

La Belle époque è finita

Francesco Erspamer 9 03 2020

Che vi piaccia o no la belle époque è finita e non tornerà. Oppure chiamatela l’epoca delle vacche grasse, in cui, se ricordate la favola di Esopo (peccato che ai giovani le favole non vengano raccontate più e nemmeno le storie e la Storia, hanno lo smartphone a propinargli gossip e attualità e gli basta), in troppi sono vissuti come cicale, consumando e sprecando, in pochi come formiche, così adesso che arriva l’inverno (e sarà lungo e duro) non ci sono riserve. E già le cicale vorrebbero che fosse condiviso quello che hanno messo da parte le formiche: spero che le formiche si ribellino, non è il momento della generosità, è il momento del rigore, chi ha sbagliato deve pagare.

Sarebbe bello se invece potesse essere il momento della solidarietà: ma la solidarietà è morta e sepolta, annientata da trent’anni di edonismo spacciato dalle televisioni berlusconiane e poi, per stargli al passo, dalla Rai; di distruzione sistematica dell’educazione (intesa come apprendimento scolastico e come buone maniere); di permissivismo e illegalità diffusa, trasvestite da buonismo e umanità; soprattutto di individualismo all’americana, ognun per sé, senza valori condivisi, senza principi etici, preoccupati solo del proprio immediato presente. Inutile illudersi: pietà l’è morta.

Gli episodi da raccontare sarebbero moltissimi; chissà perché m’è venuto in mente l’obbligo della polizia stradale di avvisare gli automobilisti che qualche centinaio di metri più avanti c’è un autovelox, altrimenti gli stronzi che se ne fregano delle regole fanno ricorso al TAR e vincono la causa. Mi pare il ritratto perfetto della catastrofe culturale e morale dell’Italia. Se a voi non pare e credete che lo Stato sia cattivo e il cittadino debba poter fare quello che gli pare, toglietevi dai coglioni: nei prossimi mesi ci sarà la resa dei conti e siamo sui lati opposti della barricata. Probabilmente siete fra quelli che pensano che i detenuti dovrebbero essere scarcerati perché, poverini, hanno paura del coronavirus. Mentre io penso che approfittando dell’emergenza sia il momento di sbattere in galera chi avrebbe dovuto esserci da anni.

Perché ormai siamo in un’emergenza. Con un minimo di previdenza non ci saremmo, malgrado l’epidemia; avremmo ospedali adeguati, sovradimensionati per i tempi tranquilli e dunque in grado di assorbire una crisi sanitaria; avremmo cittadini più disciplinati, sia perché coscienti dei loro doveri e non solo dei loro diritti, sia perché più uniti, sia perché timorosi della legge (la certezza della pena). Peccato, sarebbe bastata un po’ più di vigilanza; sarebbe bastato bastonare le cicale.

Adesso non resta che proclamarlo, lo stato d’assedio, e in pochi mesi provare a rimediare a trent’anni di liberismo e di licenze. Spero lo faccia Conte, immediatamente, prima che invocandolo vadano al potere Salvini e Meloni, due opportunisti e liberisti.

 

https://www.facebook.com/100003196950060/posts/2725674530882419/

 

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Coronavirus: Lo strano caso dei “Pandemic Bond”

8 Marzo 2020, di Leopoldo Gasbarro

 

In tutto il Mondo sono più di 100mila le persone che sono state contaminate del Coronavirus; 3500 sono morte e, ormai, a guardarli sul planisfero, non c’è alcun continente che non abbia la sua “macchia” più o meno grande ad indicare i contagiati.

Il tasso di mortalità è stabile a 3,5%, mentre il 53% delle persone che hanno contratto la malattia sono ormai già guariti.

 

 

Eppure, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nonostante questi numeri e gli allarmi lanciati da più parti, ancora non ha fatto salire il livello di pericolosità da rischio epidemico a quello Pandemico.

Solo ieri, l’OMS ha fatto intendere che sarebbe sul punto di valutare un possibile cambio di scenario.  Ma perché sarebbe importante che venisse dichiarato lo stato di Pandemia? Cosa cambierebbe?

Cambierebbero le restrizioni per contenere il virus, potrebbe cambiare qualcosa d’importante anche dal punto di vista finanziario.

Intanto l’epidemia fa scattare i primi aiuti.

 

I PRIMI PROVVEDIMENTI FINANZIARI

NEW YORK, 3 marzo 2020.

Il Fondo Monetario Internazionale mette in campo un pacchetto di aiuti da 50 miliardi di dollari per i Paesi che stanno affrontando l’emergenza Coronavirus. Lo fa soprattutto per i Paesi a medio e basso reddito. Lo ha annunciato la direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, specificando che dei 50, 10 miliardi andranno ai paesi a reddito basso, e 40 a quelli con reddito medio.

WASHINGTON, 3 marzo 2020.

Il Gruppo della Banca mondiale mette a disposizione fino a 12 miliardi di dollari per aiutare i paesi a far fronte agli impatti sanitari ed economici dell’epidemia globale. Il supporto del Gruppo bancario darà la priorità ai paesi più poveri e quelli ad alto rischio con bassa capacità. Il gruppo della Banca mondiale è attivamente impegnato con le istituzioni internazionali e le autorità nazionali per aiutare a coordinare la risposta globale.

New York, 4 marzo 2020

La Federal Reserve, la banca centrale americana, decide, senza preavviso, di tagliare di mezzo punto il tasso ufficiale di sconto.Il giorno dopo sarà la volta della Banca Centrale del Canada a prendere lo stesso provvedimento. Giovedì prossimo è, invece, in programma la riunione della BCE.

Europa, 4 Marzo 2020

Riuniti in teleconferenza i ministri economici dell’Unione (ECOFIN) non prendono decisioni immediate, nonostante il grosso dei focolai extra-Cina siano proprio nel Vecchio Continente.

ROMA, 5 Marzo 2020

Il Governo italiano propone al parlamento di votare la proposta per sfogare il deficit di bilancio ed usare 7,5 mld di euro per affrontare l’emergenza sanitaria.

Ma c’è altro.

Potenzialmente sarebbero “quasi” pronti altri aiuti per i Paesi “pandemici”. Il “quasi” però è d’obbligo e tra un attimo vedremo perché. Perché è qui che torna in gioco l’OMS e l’innalzamento del livello di rischio attraverso il passaggio da Epidemia a Pandemia.

Ma per comprendere meglio di cosa si tratti bisogna tornare indietro di qualche anno.

28 giugno, 2017

La World Bank lancia due classi di titoli obbligazionari. I titoli, che scadono il 15 luglio, prossimo hanno un valore complessivo nominale di 320 milioni di dollari. Si tratta di titoli costituiti per far fronte ad eventuali catastrofi planetarie. Pandemie per la precisione, Pandemie da Coronavirus. Curioso no?! Si tratta in pratica di una “scommessa finanziaria” su un evento catastrofico qual è una pandemia.

Due le categorie di titoli emesse.

La prima (Class A) per 225 milioni di dollari, ha un tasso del 6,9% pagato con cedola mensile

La seconda (Class B) per 95 milioni di dollari, ha un tasso dell’11%, anche questo liquidato mensilmente

Entrambi i titoli scadranno il 15 luglio prossimo e il 15 di ogni mese scade il termine per il pagamento delle quote cedolari …

 

OBIETTIVI DELL’INVESTIMENTO

Come visto i Pandemic Bond prevedono tassi d’interesse altissimi rispetto al mercato. Ma l’alto rendimento è controbilanciato dall’alto rischio potenziale. Infatti, i titoli obbligazionari prevedono la liquidazione del capitale (perdita per i sottoscrittori) in caso di pandemia da Coronavirus sempre che questa venga riconosciuta da parametri oggettivi e dall’individuazione dell’effettivo stato di Pandemia, da parte della Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ecco perché torna in gioco il ruolo dell’OMS.

Insomma, tecnicamente, se la Pandemia, così come sembra stia avvenendo ora, si materializzasse negli anni di durata del titolo (2017-2020) i sottoscrittori perderebbero tutto il loro capitale (ad eccezione delle cedole incassate) a favore dei Paesi Pandemici. Se invece la Pandemia non si verificasse, i sottoscrittori potrebbero recuperare l’intero capitale più le importanti cedole d’interesse ricevute.

 

LE CONDIZIONI PER LA LIQUIDAZIONE

Il prospetto informativo sottolinea che perché i titoli vengano azzerati e liquidati a favore dei Paesi pandemici, con perdita relativa di chi li ha sottoscritti, bisognerebbe che accadessero le seguenti condizioni:

1) 2.500 morti nel Paese epicentro della pandemia;

2) 20 morti in un Paese terzo.

E’ evidente come queste condizioni siano, purtroppo, già abbondantemente soddisfatte. L’evidenza è fornita dai numeri dell’epidemia visto che 2.500 morti ci sono già stati in Cina, mentre se prendiamo l’Italia come Paese terzo, purtroppo i numeri di morti superano abbondantemente i 20 dettati dalle condizioni di liquidazione.

Tuttavia, perché l’evento-liquidazione si verifichi manca una terza condizione:

3) La dichiarazione dell’OMS circa lo “Stato di Pandemia”.

 

L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’

L’OMS fino a due giorni fa non si è mai dichiarato a favore della Pandemia. Nonostante il contagio cresca, fino al 4 marzo scorso il presidente dell’OMS ha continuato a ribadire che:

“Visti i numeri ed i tentativi di contenimento del virus ancora non sarebbe necessario dichiarare lo stato di pandemia”.

Solo ieri, però, su quest’argomento è arrivata una dura presa di posizione dalla Germania per voce del ministro della salute Jens Spahn che ha dichiarato:

“Il Coronavirus è diventato una pandemia mondiale”.

Ma, per ora, l’OMS non ha cambiato parere.

E se lo facesse, dichiarando la Pandemia, stando al prospetto informativo, scatterebbero altre salvaguardie per i sottoscrittori dei Pandemic Bond.

Staremo a vedere cosa succederà.

I Bond arriveranno alla loro scadenza naturale, quella prevista per il 15 luglio prossimo, garantendo, in questo caso, la liquidazione dei fondi a favore delle zone Pandemiche?

Oppure verranno mantenuti in vita, ancora un poco, almeno abbastanza per incassare qualche altra mega-cedola?

In tal senso ricordiamo che la prossima scadenza è prevista per il 15 marzo.

Oppure verranno liquidati a discapito di chi li ha sottoscritti?

Staremo a vedere cosa succederà.

Il prossimo passo toccherà all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Vedremo quando e se lo farà.

 

https://www.wallstreetitalia.com/coronavirus-lo-strano-caso-dei-pandemic-bond/

 

 

 

BORSA DI MILANO RESTA APERTA – PER AIUTARE I LADRI?

Maurizio Blondet  9 Marzo 2020

Wall Street chiude per eccesso di ribasso – e la Borsa di Milano no. Incompetenza o peggio? La spiegazione di Valerio Malvezzi

#Byoblu24 La Borsa chiude sotto dell’11%. Valerio Malvezzi, economista esperto in materia di imprese, banche e finanza, non ha dubbi: si stanno comprando l’Italia.

Dobbiamo chiudere immediatamente la borsa, o la devastazione che ne seguirà sarà peggio di quella delle Torri Gemelle!

L’intervista per Byoblu24 di Claudio Messora, che non sappiamo più come ringraziare per il suo prezioso servizio informativo

 

VIDEO QUI: https://youtu.be/JtPXWuftXJ0

 

Raffaele Jerusalmi  è  diventato amministratore delegato della Borsa Italiana ad aprile 2010, anno in cui entra anche nel board del London Stock Exchange Group, per il quale ricoprirà diversi ruoli.

Jerusalmi ha guidato la privatizzazione della Borsa Italiana, ed ha lanciato il programma Elite, nel 2012, per sostenere lo sviluppo di piccole e medie imprese italiane, europee ed extraeuropee con finanziamenti Bei. Forbes l’ha inserito tra i migliori 100 top manager italiani.

Continua su: https://economiafinanzaonline.it/chi-e-raffaele-jerusalmi-ceo-della-borsa-italiana/personaggi/

 

https://www.maurizioblondet.it/borsa-di-milano-resta-aperta-per-aiutare-i-ladri/?utm_medium=push&utm_source=onesignal

 

 

 

 

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

DOPO IL COVID-19, UN ALTRO “VIRUS”: LA CINESIZZAZIONE DELL’EUROPA È REALTA’?

Giulio Terzi di Santagata 5 03 2020

 

In epoca di #Coronavirus, ovviamente non si fa che parlare di #Cina, per ragioni legate all’attualità e ai problemi sociali e sanitari che tutti stiamo vivendo. Ma, sullo sfondo, restano temi forse *ancor più inquietanti* della pur preoccupante recente epidemia. La Cina di Xi Jinping è il punto di arrivo di un sistema di potere centralizzato, assoluto, imperniato sul #PCC, che evolveva negli anni Sessanta in senso ancor più repressivo attraverso la Rivoluzione Culturale, per poi rigenerarsi nell’89, alimentandosi ancora una volta nella repressione di un movimento giovanile che invocava libertà e riforme e che veniva punito nel sangue a piazza #Tienanmen. Ebbene, la Cina di Xi Jinping rivendica orgogliosamente tutto il suo passato comunista e maoista come una legacy di valori e di principi politici da perseguire e da proporre al mondo. La moderna “Via della Seta” – Maritime Silk Road – MSR – comprende diverse rotte, che partono dalle province costiere orientali della Cina e si muovono verso il Sud-est asiatico e il #Pacifico, compresa l’America centrale e meridionale, verso l’Africa orientale, attraverso il Golfo di Aden e il Mar Rosso e nel Mediterraneo attraverso il Canale di #Suez, e attraverso il Mar Glaciale Artico verso la #Russia (la cosiddetta Via della seta polare). Le località portuali vengono scelte nell’ottica di un più ampio sforzo strategico della Cina per reindirizzare le rotte marittime al fine di conquistare una posizione di forza nel trasporto marittimo internazionale e per incrementare il commercio attraverso i porti “containerizzati” costruiti e gestiti in Cina. Questa “frenesia” per i progetti e le infrastrutture portuali, come gli altri casi di acquisizioni di reti strategiche, ha il preciso obiettivo di influenzare la politica e i processi decisionali dei Paesi in cui Pechino investe, come testimoniato in quei Paesi che hanno ricevuto massicci investimenti, con *seri problemi generati poi dal rimborso degli stessi*. La grave opacità attorno alla MSR e le relative infrastrutture portuali impedisce qualsiasi equilibrata trattativa tra la Cina e i Paesi ospiti. I potenziali impatti ambientali e socioeconomici negativi dei progetti riguardanti la BRI vengono totalmente trascurati con gravi ripercussioni, che già alcune Paesi interessati stanno sperimentando, sullo sviluppo sostenibile, sull’economia e la tenuta del tessuto sociale. I porti commerciali MSR hanno il potenziale per un duplice uso civile/militare e *potrebbero rappresentare i precursori di più basi militari e logistiche cinesi in futuro, con una combinazione di basi militari* all’estero flessibili e più piccole, come una miriade di “ninfee” cinesi. La Cina si dichiara tenace sostenitrice della libertà degli scambi, ma intendendola come libertà di proporsi attivamente ai mercati esteri tenendo rigidamente controllato, protetto e – quando è utile – isolato il proprio mercato. Un esempio su tutti è quello che può essere definito “contratto-rapina” con la Repubblica Democratica del #Congo: investimenti strade, ferrovie, infrastrutture cinesi per 9mld $ in dieci anni, con lavoratori al 100% cinesi, e sfruttamento esclusivo delle miniere del Kowelezi con cessione alla Cina di 10 milioni di tonnellate di rame e 500 mila tonnellate di cobalto. Si calcola che in un decennio, a fronte “investimento” cinese di 9 mld $, sarà assicurato a Pechino un ritorno di circa 50 mld $, e lo *spossessamento di intere regioni del Congo*. Stessa operazioni in atto in Africa Subsahariana, e in Corno d’Africa in cui vengono spopolati villaggi e distrutta l’economia locale tradizionale, sostituita la popolazione locale con comunità cinesi. La Cina pretende di investire per acquisire il pieno controllo di reti strategiche nell’energia, trasporti, economia digitale in #Europa e in #America, ma vieta gli investimenti stranieri nelle stesse reti in Cina; Pechino esige che #Huawei entri nel nostro 5G, una dimensione che aumenta di mille volte la potenza di internet, per dominare la gestione e il flusso dei nostri dati, ma blinda rigorosamente tutto il cyberspazio cinese alle società delle telecomunicazioni europee e americane. Un quadro della situazione viene fornito da “Freedom House”, nel rapporto annuale sullo stato della libertà di Internet “Freedom on the Net 2018”, sui 65 paesi valutati ha piazzato la Cina è all’ultimo posto. Pechino pretende in ogni campo “diritti esclusivi” nel mondo e il Governo Italiano più di ogni altro Governo europeo si precipita a darli. #Pechino vuole diritti esclusivi per la sua propaganda sui nostri media, previsti nel Memorandum of Understanding (MOU) irresponsabilmente sottoscritto lo scorso marzo dal Governo, su forte impulso del Movimento 5 Stelle. Nella scuola, centinaia di Istituti Confucio invadono le migliori università occidentali, e Pechino ne gestisce direttamente nei minimi dettagli, i curricula di insegnamento: sono luoghi dove la storia viene raccontata e insegnata attraverso il filtro del Partito Comunista Cinese. Il “principio di reciprocità”, principio fondamentale nelle relazioni internazionali dal tempo del Trattato di #Vestfalia, è “anatema” per i cinesi: per Xi Jinping è la “peculiarità” della Cina che deve essere, prima di ogni altra cosa, riconosciuta e valorizzata. Pechino afferma orgogliosamente l’unicità e la superiorità del proprio modello politico, culturale, economico, e *lo impone a Paesi che sono in una fase di sviluppo economico meno avanzata della Cina*. Non sono idee mie: Xi Jinping lo ha ufficialmente dichiarato, in un manifesto politico diffuso poco dopo il suo insediamento alla Presidenza, che demonizzava “i sette indicibili principi” da combattere perché si tratta di valori Occidentali, tra i quali la democrazia liberale, i diritti umani, la libertà dei media, il diritto alla critica (!). Un invito a riflettere seriamente sulla grave situazione in cui versa la libertà di espressione in Cina è il censimento operato dal “Comitato per la protezione dei giornalisti”: nel 2018 si contano almeno 47 casi di giornalisti imprigionati, e non si fatica a credere che il numero sia molto, molto più alto. E’ ormai ampiamente ammesso da tutti, eccezion fatta per qualche “utile idiota” – o per i più numerosi personaggi che già si aspettano di trarre utili personali dalla dominazione politica, economica e culturale cinese – che l’ammissione della Cina all’Organizzazione Mondiale del Commercio – #WTO nel lontano ’99, sulla base di concessioni unilaterali dell’Occidente, era fondata su un’illusione e su un falso presupposto: che la crescita dell’economia cinese avrebbe generato una parallela spinta verso l’apertura del sistema politico alla libertà e al rispetto dello Stato di Diritto. E come definire chi ha la sfacciataggine di sostenere ancora oggi questa vulgata, dinanzi a fatti come l’intollerabile situazione dei diritti umani, i campi di concentramento nello #Xinjang, la brutale negazione della libertà religiosa, *la sparizione di migliaia di cittadini senza alcun processo*, il ricorso abituale alla violenza da parte della polizia, la totale soppressione della libertà politica in uno Stato da scenario Orwelliano, che criminalizza opinioni, pensieri, parentele, comportamenti, e attraverso milioni di sofisticatissime telecamere e rilevatori dei comportamenti, monitora le transazioni finanziarie e le navigazioni online. Il presidente del “Religious Freedom Institute”, Thomas F. Farr, in un’audizione del novembre 2018 alla Commissione esecutiva sulla Cina del Congresso #USA, ha descritto la soppressione della religione in Cina come “il più sistematico e brutale tentativo di controllare le comunità religiose cinesi dopo la Rivoluzione Culturale”. La brutale oppressione religiosa e culturale dei #tibetani in Cina è in corso da quasi 70 anni, ma la Cina non ha solo cercato di distruggere la religione tibetana: il Cristianesimo, ad esempio, è stato sempre visto come una diretta minaccia per la Repubblica Popolare Cinese fin da quando fu istituita nel 1949, e il regime ha demolito Chiese e rimosso croci, sostituite con la bandiera nazionale. Drammatica è anche la repressione degli #Uiguri, minoranza musulmana nello Xinjang, di cui tra 1 e 3 milioni sono oggi rinchiusi nei campi di internamento per “rieducazione politica”, con i loro figli, come rivelato da un recente impressionante documentario della #CNN, reclusi in “campi-scuola”, di fatto prigioni circondate da altissimi muri dai quali decine di migliaia di bambini e ragazzi, strappati alle famiglie, non possono più uscire. Nel 1999, quando si fece l’errore di ammettere senza alcuna condizionale la Cina nel WTO, ci si basò su un altro presupposto rivelatosi, anche questo, del tutto falso: che la crescita delle esportazioni cinesi verso l’occidente sarebbe stata riequilibrata dallo sviluppo di una gigantesca domanda interna, a beneficio delle esportazioni e degli investimenti occidentali. Invece, l’enorme ricchezza accumulata dalla Cina attraverso un immenso e crescente attivo commerciale, unito all’altrettanto immenso deficit USA e UE verso la Cina, hanno dimostrato da anni la gravità dell’errore. In definitiva, quella della “cinesizzazione” del mondo occidentale *è una questione che non può più essere ridimensionata*, e tanto meno elusa, né su scala italiana e europea, né su quella mondiale, e *va affrontata ora con la massima urgenza*. La pressione di Pechino si concentra sempre più sull’Europa, e in particolare su quello che Xi Jinping ritiene essere l’anello debole dell’ancoraggio europeo: ovvero l’Italia. L’Italia rappresenta in Europa il boccone più grosso per il Dragone cinese, dopo aver divorato e già digerito le sue prede in Grecia, con il Porto del Pireo, e in Portogallo, con l’acquisto a condizioni stracciate nel post crisi 2012 della rete elettrica portoghese, che ha importanti diramazioni nelle rinnovabili in Europa. Le sue grosse zampe, il Dragone le ha piantate da tempo in alcune imprese strategiche italiane: ma il vero problema è ora il salto in avanti che, con volontà incredibilmente suicida, il Governo #Conte ha incoraggiato il regime cinese a fare in l’Italia, sottoscrivendo il famoso MOU, un assai impegnativo documento che ha posto i presupposti per assumere impegni politici in modo del tutto irresponsabile, e fuori da una cornice di coordinamento Europeo. Vien da sorridere quando si sente la tesi dell’impegno “solo politico” di un Paese come il nostro, con popolazione pari al 4% di quella cinese, PIL pari a 1/8 della Cina, un bilancio Difesa e Forze Armate che sono complessivamente meno 1/20 di quelli di una Cina che è potenza nucleare e membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sempre più protagonista in tutte le Organizzazioni Internazionali, e poco contestata da un’America sempre meno multilateralista. Ma di cosa parla, il Governo Conte, quando pensa di ridimensionare l’atroce errore fatto firmando quel MoU, “solo politico”? E’ un impegno di vastissima portata, assunto da uno gnomo, l’Italia, con un gigante scaltro, esigente e attento solo ai propri interessi. Nel mondo occidentale il M5S può vantare il primato di essere l’unica importante forza parlamentare che appare attratta più di ogni altra, da tutto ciò che nel mondo continua a odorare di “comunismo”, dal Venezuela alla Cina. Eppure, in un post dei parlamentari grillini del luglio 2014 sull’ingresso cinese in Terna, si leggeva: “Quando si parla di sovranità, si parla anche degli asset strategici più delicati e delle attività chiave di un Paese. Eppure, stavolta la cosa è quanto mai scandalosa: non solo si svende una parte di un asset strategico energetico, non solo tale asset è in attivo e porta denaro nelle casse del Paese, ma sapete a chi lo si svende? Ai cinesi! Governi stranieri sulla rete elettrica italiana, sulle informazioni che su essa viaggiano, e anche sui dati sensibili della clientela, che riguardano tutta la comunità nazionale. Normale amministrazione: il Paese e i suoi abitanti hanno da tempo perso ogni valore, mentre le loro ricche proprietà vengono svendute a destra e a manca”. Così diceva il M5S…prima di andare al governo! Negli ultimi anni vediamo una sfacciata rivendicazione da parte di Pechino di principi opposti a quelli sanciti dal diritti internazionale: “I diritti umani con caratteristiche cinesi”, e “lo stato di diritto con caratteristiche cinesi”, ad esempio, sono slogan ormai portati avanti con orgoglio all’interno delle Nazioni Unite, come se i diritti umani universali fossero modulabili e “piegabili” alle convenienze dei singoli Stati; inoltre, l’obbedienza a Pechino dei funzionari cinesi all’interno delle Istituzioni internazionali viene apertamente affermato e rivendicato, anche se viola il dovere “giurato” di questi stessi funzionari al momento del loro insediamento, mentre le denunce anonime di altri funzionari ONU sulle pressioni continue di Pechino sul loro operato sono ormai innumerevoli. E sono molto pochi i Governi che oggi reagiscono a queste prepotenze, mirate a riscrivere le più basilari regole universali che il mondo si è dato dal ’46 in poi. L’Italia è tra i primi Paesi a cedere, ed è proprio per questa ragione che la Cinesizzazione dovrebbe preoccuparci tanto: non soltanto per quel che accade lì, ma per *l’erosione del principio dello stato di diritto stesso*. Non posso concludere questo post mie osservazioni senza ricordare le parole e l’impegno di Marco #Pannella per decenni, nell’affrontare la grande questione della Cina. In occasione, qualche anno fa, della marcia con i Falun Gong e per la libertà in Cina, diceva: “Basterebbe constatare che i Falun Gong sono repressi, oppressi, torturati impediti nella loro libertà perché il Partito Radicale, ognuno di noi, sia un Falun Gong”. Con queste parole Marco motivava la sua presenza a una marcia per ricordare la tradizione di battaglie radicali sulla questione cinese, aggiungendo: “Il regime comunista cinese toglie agli uomini la capacità di vivere e di lottare”. Vi sono state stagioni nella politica estera italiana ben diverse in cui non ci si è piegati a possibili, eventuali ricadute negative sulla bilancia commerciale: mi riferisco al 1994 quando, sotto l’impulso di Marco Pannella, l’allora Presidente del Consiglio #SilvioBerlusconi, compì un gesto di grande importanza ricevendo il Dalai Lama, primo Capo di Governo italiano a farlo, in un periodo in cui i rapporti politici economici con la Cina erano già di grandissima importanza. Può sicuramente tornare utile a questo proposito il monito lanciato da Marco presentando il #DalaiLama a Silvio Berlusconi: “Che il governo italiano abbia la fierezza delle proprie azioni, e non si facciano passi indietro!”.

Negli ultimi anni, tutto ciò si è dissolto, con la propensione a chinare la testa di fronte ai desiderata degli interlocutori cinesi: io lo trovo *intollerabile*, voi cosa ne pensate?

 

DITE LA VOSTRA!

 

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POLITICA

Bollettini di guerra

 

Francesco Erspamer 6 03 2020

 

I bollettini di guerra sbattuti in prima pagina dai quotidiani sono inutili: pura propaganda, come quelli diffusi durante i conflitti per manipolare l’opinione pubblica. 200 morti, per esempio. In un colpo sono tanti; distribuiti in alcune settimane farebbero molta meno impressione, e ancora minore se confrontati con il numero di italiani deceduti nello stesso periodo per altre cause, dalla polmonite agli incidenti stradali.

Ogni anno muoiono 650mila italiani: quasi 1800 al giorno. Molti dei quali anziani, come nel caso del coronavirus. Molti di loro per problemi alle vie respiratorie, come nel caso del coronavirus. O vi eravate scordati che si muore anche quando ai media non importa darne notizia? Certo, non ha senso trascurare un pericolo solo perché ce ne sono altri; ma il panico non è una soluzione. Quante saranno le vittime dirette e indirette del tracollo dell’economia mondiale? Dell’ondata di individualismo che ci sta sommergendo?

C’è un unico dato importante, nei numeri decontestualizzati che vi vengono proposti: quello dei pazienti in terapia intensiva. In Italia in questo momento sono 462. Aumenteranno. Ovunque. Questo è il reale problema del coronavirus, ed è serio: che una significativa percentuale dei malati debba essere ricoverato nei reparti di terapia intensiva. E che in tutti i paesi, Italia inclusa grazie ai governi berlusconiani, renziani e leghisti, la sanità pubblica sia stata massacrata a vantaggio dei privati, che se ne fregano di quel tipo di assistenza. Se ci fossero state strutture adeguate, il coronavirus non sarebbe un’emergenza: alla fine avrebbe provocato un numero di contagi e di vittime simile a quello di un’influenza stagionale. Ma le strutture sono state smantellate per accontentare l’ingordigia dei rampanti nell’indifferenza di popoli drogati di consumismo e pornografia: per cui una diffusione rapida del coronavirus evidenzierebbe il totale fallimento del sistema liberista e globalista. Ciò verrà impedito a qualunque costo: qualunque.

Sarebbe stata la grande occasione di cui una sinistra organizzata e lucida avrebbe potuto approfittare per rovesciare il sistema. Ma ormai la sinistra si occupa solo delle libertà individuali e se ne frega dei diritti collettivi, delle specificità culturali, delle regole (che per esempio impediscano ai miliardari di controllare l’informazione e di usarla per diffondere cazzate o menzogne). È la cosa più urgente da fare: smascherare i radicali e i liberal, fiancheggiatori del peggior neocapitalismo, eliminarli dalla scena politica.

E riportare al centro del programma della sinistra il comunismo, inteso come perseguimento del bene comune, del bene delle comunità e delle loro tradizioni, contro Amazon, Apple, Emergency e ogni universalismo imperialista comunque travestito.

 

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Se sfiora la destra la malattia fa bene

Francesco Maria Del Vigo -08/03/2020

 

Sono tutti Zingaretti, in questo fine settimana di «normale» contagio. Lo sono i parlamentari del Pd, lo sono i leader del centrodestra e lo sono persino i rappresentati del Movimento 5 Stelle.

E sarebbe tutto normale, se fossimo in un Paese normale. Un leader politico, per di più presidente di una Regione, contrae il Covid-19 e tutti, ma proprio tutti, si augurano che guarisca il prima possibile. Lavano via con l’amuchina le durezze dello scontro politico e mettono da parte le polemiche. Solo che il coro di solidarietà, bellissimo e giustissimo, stride con le dichiarazioni raglianti dedicate poche ore prima a Matteo Salvini. Venerdì sera: si diffonde la notizia che un agente della scorta del leader leghista è positivo al virus. Non passano neanche cinque minuti – evidentemente avevano la cartuccia nel caricatore pronta da settimane – e partono le polemiche. Non le rassicurazioni, la solidarietà, gli auguri all’ex ministro di non aver contratto alcuna malattia. No, non si sa ancora se Salvini abbia il virus, ma per sicurezza iniziano gli attacchi, con l’accusa, nemmeno troppo sottesa, che in fondo se la sia cercata. Lui che ha quel viziaccio di andare sempre in giro, che stringe le mani, chiude i porti e i confini e poi si becca un virus perché tanto le frontiere non servono a un tubo. Per amor di Patria tralasciamo i post bercianti postati sul web dagli odiatori seriali. Ci occupiamo solo di qualche dichiarazione ufficiale. Inizia il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia (M5s) con una lezione di educazione civica ad personam: «Non faccia di testa propria e segua le regole del governo. La salute dei cittadini viene prima del consenso elettorale». Si sta già profilando l’immagine di Salvini grande untore e quindi di una imminente quarantena. Che poi, immaginatevelo Salvini in quarantena, come minimo fa 24 ore di diretta Facebook continuative che nemmeno il Telethon. Pochi istanti dopo tuona il, solitamente ragionevole, viceministro Stefano Buffagni: «Non si gioca sulla pelle degli italiani, sono certo finalmente ora anche Salvini lo avrà capito, perché il virus, è un nemico che non fa distinzione di razza o appartenenza politica». Eccolo qui: il virus è pedagogico e l’alunno Matteo Salvini aveva bisogno di un bel ripasso. Tal Giorgio Trizzino, parlamentare pentastellato, addirittura la butta in filosofia e praticamente ammette di tifare per il virus, ché in fondo ci farà bene ed è quasi un giustiziere della nostra società (effettivamente ci sta facendo decrescere, in tutti i sensi, quindi non stupisce che trovi sponda tra i sostenitori della decrescita): «Il virus divide ed unisce e questo farà maturare ciascuno di noi solo quando comprenderemo che siamo sulla stessa barca. E credo che anche Salvini se ne stia rendendo conto. Non chiede permesso di soggiorno il virus. Davanti a lui siamo tutti uguali ed è questo che ci mette paura ma in fondo rende giustizia all’umanità». Ecco: umanità, la parola giusta. Quella che spesso, specialmente tra grillini e sinistra, viene a mancare quando si parla di Salvini e dei suoi alleati. Perché in fondo, se sei di centrodestra, un po’ il virus te lo sei cercato. E il paradosso è che molti di questi sono quelli che per mesi ci hanno rotto le scatole col mantra «restiamo umani, restiamo umani». Dovrebbero iniziare loro.

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/se-sfiora-destra-malattia-fa-bene-1837333.html

 

 

 

 

 

Vi hanno fatto credere che …

 

Antonio di Siena 2 07 2019

 

Vi hanno fatto credere che la Patria sia una cosa da fascisti, mentre vi trasformavano in fanatici nazionalisti di un macrostato di nome Unione europea.

 

Vi hanno fatto credere che per essere “veramente di sinistra” la vostra patria “è il mondo intero”, come cantavano gli anarchici. Facendovi dimenticare che quel che ostentate su magliette made in Bangladesh, gridava “Patria o morte”.

 

Vi hanno fatto credere che solidarietà internazionale non significa solidarietà “tra le nazioni”, ma senza le nazioni.

E mentre smantellavano quelle più forti e soggiogavano ancor più le più deboli, vi trasformavano in apolidi, cittadini di un mondo che tutto depreda e privatizza.

 

Vi hanno fatto credere che i confini non esistono, mentre vi trasformavano nei paladini della terra di nessuno, dove non esistendo un territorio non può esserci esercizio di sovranità popolare, e quindi democrazia.

 

Vi hanno fatto credere che il primo problema di un migrante sia farsi accogliere e non vivere dignitosamente a casa sua. Trasformandovi nei difensori della nuova tratta degli schiavi del modello neocoloniale.

 

Vi hanno fatto credere che la libera circolazione sia fare l’Erasmus, mentre vi trasformavano in mendicanti errabondi che non possono spostarsi liberamente, ma solo a seconda delle opportunità, del lavoro e del salario. Manodopera al servizio del padrone.

 

Vi hanno fatto credere che la vera libertà coincide con il libero mercato che tutto può comprare, compresi i bambini. Mentre trasformavano voi stessi e i vostri figli in nient’altro che merce.

 

Vi hanno fatto credere che i diritti civili siano la quintessenza della moderna civiltà. Mentre vi trasformavano in precari con salari da fame, senza casa, senza lavoro, senza futuro.

 

Vi hanno fatto credere che il socialismo e la rivoluzione siano fossili del novecento, che l’individuo venga prima dello Stato e della comunità. Trasformandovi in atomi incapaci di formare una massa e quindi di essere popolo.

 

“Non mi avrete mai come volete voi” cantavate orgogliosi nelle manifestazioni. E invece vi hanno avuto esattamente come volevano.

Soldatini del pensiero unico con indosso la stessa non-divisa, quella degli omologati nella categoria degli apparentemente diversi.

Esotici e ammaestrati animali da circo la cui unica prospettiva è un tendone colorato.

 

Lo stesso del domatore.

 

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SCIENZE TECNOLOGIE

ROEGEN E L’ENTROPIA

 

Nicholas Georgescu Roegen, la bioeconomia e la legge dell’entropia. Fu un grande innovatore e teorizzatore dell’incontro tra economia, biologia, fisica, all’insegna di un paradigma “del limite”

di Roberto Pecchioli – 7 LUGLIO 2017

 

Sosteneva Ezra Pound che non si può comprendere un’epoca se non si approfondisce il sapere che più la caratterizza, se, insomma, non se ne intende appieno la  specifica “cifra” culturale.

Pensava, il grande poeta dei Cantos, alla romanità del diritto, al Medioevo della teologia, all’arte del Rinascimento, alla scienza del XIX secolo, l’economia del Novecento, secolo breve ed insieme sterminato.

Potremmo, per il primo scorcio del TerzoMillennio, indicare con sicurezza, come impronta generale della contemporaneità la Tecnica (“techne”, il saper fare che mira ad un obiettivo o ad un prodotto), per quanto la sua centralità sia stata già descritta da Martin Heidegger nella temperie culturale tra le due guerre.

Economia e tecnica economica e finanziaria sono diventati ormai strumenti giganteschi di oppressione per uomini e popoli. Per questo, è urgente riscoprire e divulgare l’opera di quanti – non di rado misconosciuti, trascurati, talora perfino derisi –, hanno prodotto idee e scienza alternative al “mainstream”.

Uno di loro è certamente Nicholas Georgescu Roegen (1906-1994), professore rumeno emigrato in America quando la sua Patria divenne comunista, pensatore di frontiera,  snodo e cerniera di un approccio all’economia del tutto nuovo ed originale. Economista, innanzitutto, ma anche matematico, filosofo, ecologo, scienziato e filosofo della scienza: soprattutto, grande innovatore e teorizzatore dell’incontro tra economia, biologia, fisica, all’insegna di un nuovo paradigma, che potremmo definire “del limite”, e fondatore di una nuova disciplina, la bioeconomia.

Il nucleo forte del pensiero di Georgescu è infatti la teorizzazione, anzi la scoperta, in termini epistemologici e pratici, che nessuna scienza umana può evitare di tenere conto dell’ineluttabilità delle leggi della fisica, ed in particolare del Secondo principio della Termodinamica, secondo il quale, in un sistema chiuso, alla fine di ogni processo, la qualità dell’energia, dunque la possibilità di un suo successivo riutilizzo, è sempre inferiore rispetto all’inizio. Qualsiasi percorso economico che produca merci o materiali (ma nell’ultima parte della sua vita Georgescu ne ebbe anche per la “new economy”)  diminuisce la disponibilità di energia per il futuro.

Il limite e l’inganno dell’economia, la scienza triste, secondo la definizione di Thomas Carlyle, sta proprio nel non tenere conto, nei propri modelli matematici e nelle eleganti teorizzazioni in forma di

equazione od algoritmo, della sussistenza del limite costituito dalla finitezza delle risorse e dall’impossibilità di eludere le leggi della fisica.

Potremmo anche aggiungere che se la scienza economica fosse davvero tale, non si comprenderebbero i suoi fallimenti, i clamorosi disastri previsionali delle sue prestazioni intellettuali, in definitiva la sua incapacità di fornire risposte in termini di benessere materiale e di miglioramento complessivo della condizione umana.

Georgescu intuì il limite dell’economia scientifica nella sua indagine meccanicistica, autoreferenziale, indifferente a tutto ciò che è altro da sé. Le sue procedure astrattamente logiche studiano i processi come se le leggi biologiche e fisiche non esistessero o potessero essere oltrepassate dall’uomo “faustiano” con un atto di volontà di potenza.

In natura, nulla si crea e nulla si distrugge – questo è il primo principio della termodinamica-  ma da quando la fisica, con Sadi Carnot, nel 1824 ha elevato a legge scientifica l’elementare circostanza che il calore si muove sempre da un corpo più caldo ad uno più freddo e che tale fenomeno ha carattere irreversibile – seconda legge della termodinamica – viene a cadere uno dei cardini delle teorizzazioni economiche: il processo di produzione e consumo “circolare” dalle imprese alle famiglie e ritorno, pensato senza punti di contatto con l’esterno, né in ingresso, né in uscita.

Non è, non può essere così, perché l’economia ha a che fare con la materia, le risorse, la scarsità che ne è il principale elemento di criticità.

Sostiene il pensatore rumeno che “la scienza economica ha eliminato la dimensione ecologica dal suo orizzonte” e che ciò l’ha ridotta a sapere astratto, virtuale, disgiunto dalla realtà della biosfera.   Recuperare la dimensione “biologica” dell’economia (òikos-nomia): legge della casa, del proprio ambiente) significa porre radicalmente in discussione duecento anni e più di dogmatica liberale e marxista.

La realtà afferma la finitezza del sistema Terra e delle sue risorse, dunque il paradigma produttivista è irrevocabilmente battuto sul terreno della realtà: se infatti il divenire economico è attraversato da un processo di produzione, distribuzione ed eliminazione di flussi di energia e materia attinte dall’ambiente naturale – il “sistema” chiuso entro cui inevitabilmente si svolge la vicenda umana, in cui vigono il primo ed il secondo principio della termodinamica, – ne consegue che il metabolismo della società è connesso all’evoluzione biologica, chimica e geologica del pianeta.

Di qui la capitale importanza, anche in economia, del concetto di “entropia“, termine coniato dal Clausius  nel 1864 (“Meccanica del calore”), che può essere definita come la misura del grado di equilibrio raggiunto da un sistema in un dato momento. A ogni trasformazione del sistema che provoca un trasferimento di energia (ovviamente senza aggiungere altra energia dall’esterno), l’entropia aumenta, producendo un disordine generale, il cui esito è, in astratto, la fine stessa.

L’intuizione vincente di Georgescu è che si può considerare un “sistema” anche l’intero pianeta, e la conclusione è che un’economia votata alla sovrapproduzione ed allo sfruttamento intensivo delle risorse, è, termodinamicamente, un suicidio per accumulo di entropia, ovvero di disordine.

Chiaro appare, nella definizione di “sistema” il debito nei confronti di Ludwig Von Bertalanffy e la sua “teoria dei sistemi”. Il logico austriaco, negli anni Trenta del XX secolo, sull’onda della rivoluzione scientifica,  comprese l’insufficienza euristica di approcci al sapere chiusi, settoriali, promuovendo la rivoluzione del dialogo multidisciplinare. Nell’ottica del pensiero sistemico, le parti (del sapere) sono solo astrazioni e la realtà può essere colta solo attraverso le relazioni.

Un passo importante per il superamento del tradizionale dualismo della cultura occidentale, inaugurato da Platone, e vincente a partire dalla Rivoluzione scientifica del XVI/XVII secolo (Bacone, Cartesio), forse con lo sguardo proteso verso l’ oriente del Tao(ying e yiang).

Importante, per l’elaborazione del Rumeno, anche il rapporto con Ilya Prigogine, i suoi studi sulla termodinamica e le cosiddette “strutture dissipative” e la teorizzazione dei “sistemi complessi”, poi assunta da Edgar Morin, per il quale il mondo è ormai entrato nella età di una profonda rivoluzione valoriale ed antropologica.

A questa rivoluzione restano tenacemente estranei gli economisti, asserragliati nelle loro ben protette  casematte, su cui vigila l’interesse dei capitalismi, con il loro mondo fatto di diagrammi, algoritmi ed indifferenza, anzi cocciuta ignoranza nei confronti dell’uomo reale, del suo ambiente, della vita.

Tra un fallimento e l’altro (hanno forse saputo prevedere – tanto meno fronteggiare – la crisi del 1929, o quella energetica del 1973/74, o quella innescata nel 2007/2008 dalla bolla sui derivati ?) continuano a sfornare, ben pagati, equazioni e ricette tutte basate sullo sfruttamento degli uomini e delle risorse, nel dogma, in sociologia si potrebbe chiamare “credenza ingenua”,  della crescita, dell’illimitatezza, della corsa forsennata verso un orizzonte che si allontana allo sguardo ad ogni passo.

Il pianeta è uno, le sue risorse sono evidentemente limitate, quelle più importanti – come i carboni fossili da cui traiamo la maggior parte dell’energia, e l’acqua – cominciano a scarseggiare, ma loro proseguono la corsa, come un treno lanciato a tutta velocità senza macchinista lungo un binario che, lo si sa, finirà in un burrone.

Per questo l’opera di Georgescu è così importante e così difficile da aggredire con criteri ed argomenti scientifici. Meglio ignorare, come fa sempre chi detiene il potere – accademico, editoriale e della comunicazione.

Non è senza significato che in diverse lingue, tra cui l’italiano, non sia mai stata tradotta l’opera capitale del rumeno: “The entropy law and the economic process”. Nella nostra lingua, fortunatamente, ma solo dopo la sua morte, sono apparsi altri scritti, come “Energia e miti economici”, edita nel 1998 da Bollati Boringhieri ed accolta con grande interesse in molti ambienti distanti dall’ortodossia scientifica e politica.

Nel 1973 il Nostro fu l’estensore di un importante manifesto scientifico-culturale “per un’economia umana” sottoscritto da oltre duecento esponenti dell’alta cultura multidisciplinare (economisti, filosofi, sociologi, biologi, fisici). Ad uno di loro, Kenneth Boulding, è attribuita un’ affermazione divenuta celebre: “Chi crede che la crescita infinita sia possibile in un mondo finito è un pazzo. Oppure un economista.”. I limiti fisici, lo abbiamo detto, sono inviolabili….

Scrive al proposito Nicholas Georgescu-Roegen:”la termodinamica ci insegna non solo che la materia-energia non può essere creata o distrutta, ma anche che essa viene costantemente ed irreversibilmente degradata in scarto, una forma inutile per gli interessi umani. E’ in questa legge della termodinamica che si trova la radice della scarsità economica. Infatti, la termodinamica è la fisica del valore economico, come disse Sadi Carnot nel suo memoir del 1824. Poiché in un mondo dove le leggi della termodinamica non valessero, la stessa energia potrebbe essere usata continuamente e nessun oggetto si consumerebbe mai”.

Altri limiti vengono dalla stessa complessità del nostro mondo, in cui gli incrementi produttivi diventano sempre più costosi e dagli utili decrescenti, sino al collasso. Del resto, ciò era stato già teorizzato dagli economisti marginalisti: pensiamo all’effetto rimbalzo, o paradosso di Jevons, che osservò come miglioramenti tecnologici e di efficienza nell’uso di una risorsa ne fanno aumentare il consumo, riducendone anche il margine di profitto, oltreché, naturalmente la disponibilità a medio o lungo termine.

I devoti della tecnologia affermano che sarà la scienza stessa a risolvere i problemi da lei stessa creati, ma i loro argomenti sono deboli, ampiamente confutati, e, comunque, il principio di prudenza invita a non forzare i limiti della natura (la “Phrònesis aristotelica contro l’”hybris”- arroganza/tracotanza dell’uomo moderno).

Di più: il nuovo per il nuovo, il cambiamento, l’innovazione fine a se stessa, proclamata dalle fanfare della pubblicità e del bombardamento mediatico, il nuovo sempre meglio del vecchio, che era nuovo solo una stagione fa, vengono proclamati come valore, e la durevolezza è un difetto di vitalità, una carenza di distruzione creatrice (Schumpeter).

Naturalmente, se il cambiamento è una documentata alternativa di “sistema”, allora si alza assordante il baccano della derisione e della demonizzazione. La pietra di paragone di tutti i cuori, resta il denaroed allora, avanti verso il nulla.(Poderoso caballero es Don Dinero, scrisse Francisco Quevedo)

Georgescu ci avverte che questo nulla  verso cui tendiamo allegramente è l’alta entropia, cioè il disordine massimo, la fine delle risorse.

Ma la macchina corre, dall’obsolescenza programmata a quella immediata – un ossimoro ! – alla distruzione di ciò che è stato appena pensato e creato, un enorme tritatutto a moto uniformemente accelerato. Ancora la fisica, ad ammonirci sugli esiti delle nostre (nostre ?) scelte….

A questo punto, può essere utile ribadire l’etimo stesso di economia – legge, norma, sulle cose di casa, di famiglia. Utilizzo di risorse costitutivamente scarse per il bene della comunità, contenendo la spesa, lo spreco, valutando l’importanza delle esigenze da soddisfare. Comunità dunque, e limite, e scelta consapevole del bene comune, innanzitutto “per” la vita: bioeconomia.

Un altro economista e pensatore “di frontiera”, l’italiano Geminello  Alvi, evoca l’economia del dono contrapposta a quella del profitto, parlando di “oikonomìa” della famiglia. Solo quando la famiglia smette di essere tale si pagano gli alimenti, altrimenti in essa si dona. Non si dà nessuna comunità di profitto, che ha il nome diverso di società; ma si dà continuità nell’agire non rivolto ad un tornaconto.”

Non può che tornare in mente un altro grande irregolare del pensiero del nostro tempo come Ivan Illich, che enfatizzava il mondo – ed il modo di produzione – che definiva vernacolare, cioè autonomo, in cui prevale il valore d’uso, destinato alla sfera non monetaria e non allo scambio di mercato.

Illich enunciò con la massima serietà il teorema della lumaca, giudizioso animale che smette il proprio sviluppo (oh, parola magica!) quando una sola in più delle sue spire aumenterebbe di 16 volte il suo peso ed il suo volume, decretandone la morte istantanea. Sempre il prete croatoamericano di Cuernavaca introdusse il concetto di “tempo generalizzato”, portatore di controproduttività: un automobilista che compie 15.000 km annui con la sua autovettura ha avuto bisogno di almeno 1.500 ore di lavoro per procurarsela. La macchina va veloce, ma se sommiamo tutto il tempo che l ’automobile ha richiesto, la velocità, in termini di tempo generalizzato, sarà di 10 km/ora, mentre con la bicicletta si raggiungono i 13 km/ora!

Paradossi, ma non troppo, di cui accenneremo brevemente riguardo alla concezione del tempo di Georgescu.

Ma segnaliamo anche la parola “sviluppo”, che noi associamo all’aumento di consumo, cioè di distruzione, in senso entropico. L’indice relativo è il PIL – Prodotto Interno Lordo – il quale però non misura istruzione, gioia, tempo libero, bellezza. E’ celebre un passo del discorso tenuto da Robert Kennedy all’Università del Kansas il 18 marzo 1968. Candidato alla presidenza degli Stati Uniti, ucciso assai opportunamente dal solito esaltato pochi mesi dopo (CIA, finanza, apparato industriale?), affermò che “non possiamo misurare lo spirito nazionale dall’indice Dow Jones (la borsa di New York n.d.r), né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. (…) Cresce con la produzione di missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per la disseminazione della peste bubbonica. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. (…) Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né l’onestà dei rapporti tra noi. “E concluse: “In breve, misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”. Non lo ammazzarono per caso.

Un’altra verità controintuitiva è quella enunciata da  Richard Easterlin nel 1974, allorché accertò su basi statistiche irrefutabili che all’aumento del reddito non corrisponde più felicità, ma il suo contrario!

Il grande merito di uomini come Georgescu è stato proprio quello di aver dato rigore scientifico – il verbo del nostro tempo – ad idee, umori e suggestioni vivi e diffusi, ma battuti dalla grande macchina dell’economia “classica”, e dagli enormi interessi dei padroni degli economisti, questi apprendisti stregoni del mercato misura di tutte le cose. Spesso, sembrano quei meteorologi da vagone ferroviario, bravissimi a spiegare il tempo… del giorno prima.

Dicevamo del concetto di “tempo”, e del contributo del rumeno ad una sua ridefinizione cognitiva. Attraverso il secondo principio della termodinamica, infatti, l’irreversibilità irrompe nella scienza, con la dimostrazione che l’energia si degrada sotto forma di calore. Il processo economico non è quindi circolare (economisti “classici”) ma unidirezionale.

Il tempo “reale” diventa quindi per Georgescu la principale leva per scardinare i fondamenti dell’economia ortodossa. Illuminante è, al riguardo, un passo del suo Prospettive e orientamenti in economia: “l’economista standard non può essere accusato, né più né meno di Marx, per voler costruire la sua teoria sul modello della società capitalistica. La sua colpa è di altro genere: negando

la possibilità di dare importanza agli aspetti evolutivi del processo economico, egli è necessariamente obbligato a predicare il dogma della validità della sua teoria per tutte le società”. E, aggiungiamo noi a proposito della vigente superstizione liberista,  a spacciare come verità il principio che l’economia liberista di scambio e accumulazione sia un dato di natura, quasi una legge ferrea che spiega la presenza dell’uomo nel mondo.

I fenomeni economici, al contrario, sono meglio indagati con l’apporto di discipline come la biologia, il cui atteggiamento gnoseologico è la predisposizione ad indagare realtà in continua evoluzione, incomprimibili all’interno di leggi predeterminate. L’economia viene così ricondotta alla sua origine bio-fisica e l’approccio roegeniano ci offre una sintesi delle relazioni tra la natura e l’uomo, incentrata sulla legge dell’entropia con il suo irrevocabile mutamento qualitativo.

In questo senso, viene ripreso un peculiare contributo di Alfred Marshall, economista neoclassico e marginalista, fautore di un’analisi fortemente debitrice della matematica, ma anche protagonista di un’intuizione secondo cui l’economia, al pari della biologia, è un dominio la cui materia e costituzione interna, al pari della forma esteriore, va mutando sulla base del vissuto concreto degli uomini, e deve quindi essere costantemente ripensata a partire dai fatti.

L’abuso di modelli matematici, uguali a se stessi, allora, sancisce l’inadeguatezza ad interpretare la plasticità della materia, e, prigioniero di paradigmi meccanicistici, l’economista, novello Prometeo, ha la pretesa assurda di disciplinare l’ alea degli avvenimenti, la contingenza delle istituzioni, la complessità psicologica dei suoi attori, nella loro sfera sociale ed umana, con modelli e calcoli semplificati che pretendono di ingabbiare, spiegandola a colpi di equazioni e simboli crittografici, il flusso della vita reale.

Un’egemonia del misurabile e del quantitativo che si traduce in narcosi cognitiva, affetta da costitutiva incapacità di svelare ogni fenomeno evolutivo, che la scienza biologica sa invece interpretare alla luce del cambiamento qualitativo, in quanto tali fenomeni non sono, ma divengono.

Il tempo storico, allora, se alcuni fenomeni sono irreversibili, deve essere considerato in una luce assai diversa rispetto al piatto matematismo degli economisti. La prospettiva bioeconomica offre una sorta di riconciliazione tra uomo e natura, gettando un ponte che unifica  tempo della scienza e tempo della vita, in chiave anche spirituale, senza ignorare i fenomeni legati al passaggio del tempo come durata, e rinnegare l’origine biofisica dell’economia.

Torna alla mente l’aneddoto secondo cui John Maynard Keynes, presentando la sua Teoria Generale agli economisti inglesi, avrebbe risposto infastidito ad uno di loro che criticava la supposta debolezza dell’impianto teorico keynesiano “sul lungo periodo”, borbottando “nel lungo periodo saremo tutti morti”.

Disumanità ed indifferenza accigliata ai saperi altrui, come disumano, anzi antiumano è l’impianto teorico di Smith, Ricardo e Malthus e colleghi, in cui l’uomo-lavoratore figura soltanto come fastidioso costo da abbattere con fantasiose teorizzazioni che sarebbero distopiche se non si fossero invece realizzate a partire dalla Rivoluzione Industriale, generando la reazione uguale e contraria del marxismo come pseudo scienza economica fondata sulla proprietà statale.

Vale la pena descrivere, a sostegno delle tesi bioeconomiche, almeno due disastri, uno irreparabile, l’altro ancora parzialmente rimediabile se la battaglia delle opinioni pubbliche sarà vincente: il prosciugamento del lago di Aral, nell’Asia ex sovietica e la tecnica del “fracking” per l’estrazione del gas di scisto.

Il lago di Aral non esiste più: aveva una superficie di 68.000 km quadrati (Piemonte, Lombardia e Veneto insieme), perché gli economisti sovietici dei piani quinquennali decisero di deviarne gli emissari al fine di irrigare ampie zone agricole e di alimentare possenti apparati industriali. Uno di loro arrivò a dire che il lago era un errore della natura, e che, tutt’al più, poteva essere utilizzato – nella modesta porzione sopravvissuta – come risaia. Dopo decenni di prelievi e di follie economiche il lago non c’è più, il clima nella zona è più freddo e secco, migliaia di attività umane, culture materiali millenarie degli abitanti sono scomparse, migrazioni hanno sfigurato il panorama umano della zona.

Entropia, termodinamica? Sì, anche, e convinzione di essere noi, creature, più forti del Creatore, o, se preferite, di Gaia.

Negli Stati Uniti ed in Canada, la fame di idrocarburi sta generando distruzioni apocalittiche per estrarre, a colpi di pressione sul sottosuolo,  il gas di scisto. Per ogni pozzo – sono già migliaia – ci vogliono dai 20 ai 29 mila metri cubi all’anno di acqua, che torna in superficie come riflusso velenoso per il settanta/ottanta per cento. Quali sono e saranno i danni entropici alle risorse idriche, quali le conseguenze sulla salute delle popolazione, quale, infine, ma scusate se è poco, le possibilità di smaltire o riciclare i residui?  Dottrine diverse, stessi terribili esiti.

Potremmo aggiungere la deriva di un vero e proprio continente di plastica nell’Oceano Pacifico, gli esperti lo hanno battezzato North Pacific Gyre, un vortice esteso per circa 34 milioni di chilometri quadrati, più dell’Africa.

Georgescu Roegen aveva già risposto: per salvarci, dobbiamo sviluppare una bioeconomia, affiancando alla contabilità dei flussi di denaro, una mappa delle risorse naturali materiali e delle scorie fisiche per il cui ottenimento e smaltimento dovremo spendere crescenti quantità di energia e, naturalmente, tanti soldi. Solo di recente si è fatta strada l’idea che la produzione non sia sempre un fatto positivo, che le riserve non sono infinite, l’energia non può essere recuperata (è fisica …), le scorie non riescono ad essere smaltite.

Talvolta, ci si attacca alla tesi che la tecnologia saprà risolvere ogni problema, taluno cita un’indiscussa autorità scientifica come il fisico Von Neumann, il quale sperava che l’uomo sapesse inventare il modo di rendere l’energia una merce gratuita, proprio come l’aria, ma la verità, sotto gli occhi di tutti, è quella che Georgescu chiama sindrome circolare del rasoio elettrico.

Noi desideriamo raderci più velocemente, in maniera da avere più tempo per lavorare ad un rasoio che permetta di radersi più rapidamente ancora, in maniera da avere ancora più tempo per progettare un rasoio ancora più veloce, e così all’infinito.

Un giornalista e scrittore come Maurizio Blondet ha descritto la globalizzazione più o meno in questi termini:

 

scaviamo miniere per estrarre il ferro con cui costruire navi che solcheranno gli oceani consumando tonnellate di carburanti sversati nel mare, tratti dai pozzi di mezzo mondo, per trasportare pomodori in zone del globo dove si producono pomodori migliori,

ma a prezzi un po’ più alti.

 

Per fare questo, abbiamo dato retta a David Ricardo, ed abbiamo spostato fabbriche e milioni di uomini da una parte all’altra del pianeta, affinché comprino con fatica, da salariati, quello che avrebbero prodotto autonomamente nelle loro comunità “vernacolari”, ovvero, si procurino a debito tutte quelle merci inutili che il sistema pubblicitario farà loro ritenere desiderabili, salvo sostituirle sempre più velocemente. Sindrome del rasoio circolare, appunto, ed indifferenza sovrana per quel

”lungo periodo” sempre meno lontano, in cui saremo tutti morti, ma in cui figli e nipoti ci malediranno.

L’approdo delle idee di Georgescu, e la sua influenza crescente nel panorama internazionale, si può rinvenire nella capacità di animare una sintesi tra l’ecologia, la biologia e l’economia, all’ombra della fisica, solidamente ancorata a schemi di pensiero “forte”.

Essenziale è il debito verso il rumeno dei pensatori della decrescita, ossia di quel filone critico del paradigma produttivista che teorizza una inversione dei valori dominanti, all’insegna del recupero di una produzione di merci durevoli, dell’impegno scientifico a minimizzare ed abolire gli sprechi, sino al recupero di una frugalità di vita e di atteggiamenti, di attitudini di consumo e riuso che “decolonizzino” l’immaginario consumista, affamato di novità fine a se stessa e di smania di possesso.

Una bramosia eterodiretta che pone sempre un gradino più in alto l’asticella dei desideri insoddisfatti, ma belli pronti sul mercato delle cose. L’efficace espressione “decolonizzare l’immaginario” è di Serge Latouche, ma nel pensiero della decrescita è rilevante anche il contributo dell’italiano Maurizio Pallante, cui si deve l’introduzione dei significati differenziati di “beni” e “merci”. Dal punto di vista socio-filosofico, altrettanto risalto ha la figura del franco-greco Cornelius Castoriadis, per il quale il prezzo della libertà è, oggi, rinunciare al primato dell’economia, valore unico ammesso.

Assai interessante è l’introduzione del concetto di impronta ecologica, un indicatore espresso in “ettari di superficie terrestre” che misura l’impatto della popolazione in un territorio. Tale indicatore mette in relazione la capacità delle superfici terrestri e marine di produrre materie prime e di assorbire i rifiuti, e i consumi della popolazione.

Per far sì che la popolazione mondiale possa raggiungere gli standard dei paesi europei, sarebbero necessarie le risorse di un numero compreso fra tre e otto pianeti Terra. E due miliardi e mezzo di cinesi e indiani, intanto, hanno fatto irruzione nel grande affare del consumo….

Maurizio Pallante, in particolare, ha posto l’accento sulla necessità di non appiattire gli esseri umani in una dimensione materialistica, ricordando altresì che, contrariamente alla credenza diffusa, il PIL non misura i beni, ma le “merci”, ovvero gli oggetti e i servizi che vengono scambiati con denaro. Il concetto di bene e quello di merce non solo non con coincidono, ma spesso confliggono. Ci sono merci che non sono beni e beni che non sono merci. Il criterio di differenziazione è la misurabilità in termini monetari (merci) ed in quelli di vantaggio etico e comunitario (Beni). Un esempio di beni sono i servizi alla persona, l’economia familiare, l’autoproduzione, il dono, il riciclo ed il riuso, tutto ciò che è fatto per amore o disinteresse nella dimensione “vernacolare” non legata al mercato ed al valore di scambio.

Senza Georgescu, queste idee tanto importanti non sarebbero state possibili, o, almeno, non si sarebbero avvalse di un impianto scientifico ed epistemologico tanto robusto.

Il rumeno ha consentito all’economia di recuperare la dimensione ecologica e quella umana, cercando di espellere quel senso di astrattezza, di virtualità disgiunta dalla biosfera che ne hanno fatto un sapere nemico dell’uomo comune, che vive e veste panni. Georgescu, appoggiandosi alla fisica ed alla biologia, ha ricondotto al campo dei sistemi complessi ed interconnessi l’economia, pagando il prezzo, in vita, di una emarginazione tenace.

E, poiché, come detto, per il primo principio termodinamico, nulla si crea e nulla si distrugge, e le risorse sono limitate, l’entropia ci insegna che le risorse sono trasformazione, non creazione: di risorse utili in risorse inutili, di “beni” in “rifiuti”. Irrevocabilmente.

L’artificio intellettuale che permette di trascurare il Secondo Principio, dunque la degradazione dell’energia e della materia, resta un mito ed un autoinganno, che isola l’economia “classica” in un cono d’ombra di superba disciplina autocentrata, dimostrata solo all’interno del suo stesso schema, e, dunque, a seguire la lezione di  Popper, destituita dallo stesso statuto di scienza !

Quasi un’estensione della meccanica razionale. Una disciplina fiorente che gode di alto prestigio, laute prebende e grande influenza, ma astratta e dotata di una razionalità solo apparente, basata su una insostenibile concezione circolare ed isolata del processo economico, oltreché noncurante dei nessi con la natura, gli uomini, la sostenibilità.

Al contrario, la bioeconomia offre un approdo idoneo a disvelare l’origine biologica dei fatti economici e la dipendenza dell’umanità dalle risorse naturali, talvolta abbondanti, ma certo non infinite. Infine, il pensiero economico, attraverso di essa, ritrova il suo posto naturale e la sua ispirazione originaria, accanto alle scienze naturali, alla fisiologia ed all’agronomia (Jacques Grinevald).

Nel saggio “Quo vadis, homo sapiens-sapiens”, Georgescu riassume i tre punti essenziali della sua teoria:

 

  • la forte parentela tra il processo economico ed il dominio biologico;
  • la visione dell’’economia come superamento evolutivo della biologia da parte della specie umana;
  • il riconoscimento che i due saperi sono governati specificamente dalla legge dell’entropia.

 

D’altronde, la dipendenza dell’umanità dalla disponibilità di risorse naturali costituisce la chiave per una comprensione realistica dell’economia.” La specie umana, dopotutto, non costituisce un’eccezione nel regno della biologia. Anche noi lottiamo per la vita in un ambiente finito.”

La materia energia, cioè le risorse naturali, è caratterizzata da bassa entropia, ma negli scarti c’è solo disordine, dunque alta entropia, degradazione, dissipazione. Le risorse naturali possono passare attraverso il processo economico una sola volta: lo scarto resta irreversibilmente tale e, del resto, nessuna scienza naturale può dare conto della “scarsità”, giacché essa è un concetto connotato in senso antropocentrico, ossia siamo noi a ritenere scarso o meno qualcosa in base alle nostre capacità, tecniche, esigenze, tecnologie.

Capitale è anche la distinzione tra materia ed energia disponibile e non disponibile. Nella prospettiva antropologica, all’energia occorre un’ulteriore qualità, l’accessibilità. In termini di accessibilità, Georgescu espresse serie perplessità di natura tecno-scientifica sull’uso- e riuso- della più ampia fonte di energia disponibile, quella solare.

In proposito, parla addirittura della necessità di un Prometeo III, ovvero la scoperta di una nuova fonte di energia sfruttabile, dopo le rivoluzionarie scoperte del fuoco e della macchina a vapore. Nella ricostruzione storico-antropologica roegeniana, solo due tra le innumerevoli scoperte dell’uomo costituiscono “mutazioni bioeconomiche”, il controllo del fuoco e l’invenzione della macchina a vapore, attribuite simbolicamente a Prometeo I e Prometeo II.

Le due scoperte rappresentano altrettanti casi di conversione energetica qualitativa. Il fuoco permette la conversione dell’energia chimica in calore ed inaugura una lunghissima era che possiamo denominare “età del legno”. Una feroce guerra energetica stava per esplodere a causa

della crisi di risorse dovuta al disboscamento massivo (nihil sub sole novi…) tra il XVII ed il XVIII secolo.

In quel decisivo tornante della storia, è apparso Prometeo II, sotto forma della macchina a vapore, che permette di convertire l’energia termica del vapore in lavoro meccanico.

Lo scozzese James Watt, perfezionando il macchinario già ideato circa un secolo prima dal meccanico Thomas Newcomen diede così inizio alla Rivoluzione Industriale, al predominio dell’Inghilterra e delle idee di matrice britannica.

Nella polemica attesa del terzo Prometeo, Georgescu ingaggiò negli anni una complessa polemica contro i sostenitori del cosiddetto “dogma energetico”, secondo i quali non esisterebbero vincoli materiali alla crescita economica, poiché, a loro dire, con una sufficiente quantità di energia sarebbe possibile ottenere qualunque materiale e riciclare qualunque quantità di materia.

Al contrario, l’energia disponibile e le strutture materiali rivestono due ruoli distinti nella vita del genere umano, e, comunque, “non si dà creazione di materia a partire dalla sola energia in proporzioni minimamente significative”. Nel fuoco delle dispute scientifiche, il rumeno arrivò a proporre un quarto principio della termodinamica, così esposto: “in un sistema chiuso l’entropia della materia deve tendere verso un massimo”.

Da Bertalanffy in poi, l’ipotesi di scuola è che la Terra intera sia un “sistema chiuso”, e comunque, il Terzo Principio, conosciuto anche come Teorema di Nernst, strettamente legato al secondo, afferma che è impossibile raggiungere lo zero assoluto con un numero finito di trasformazioni, e fornisce una precisa definizione dell’entropia. L’entropia si può pensare anche come la misura di quanto un sistema sia vicino allo stato di equilibrio o in modo equivalente come la misura del grado di disordine di un sistema.

Il terzo principio dimostra che l’entropia, cioè il disordine, di un sistema isolato non può diminuire. Pertanto, quando un sistema isolato raggiunge una configurazione di massima entropia non può subire ulteriori trasformazioni.

Nonostante l’asperità del tema e le difficoltà di coglierne appieno i significati, appare evidente che la scienza economica, nella sua corsa verso l’illimitato, non può che essere terremotata dalle evidenze scientifiche enunciate, la cui radice è poi semplicemente il concetto di finito, limitato.

Un ulteriore fronte polemico impegnò Georgescu nei confronti degli economisti ortodossi, convinti che la dematerializzazione del capitale consenta di produrre sempre più beni con minor uso di energia, grazie alla cosiddetta “new economy”. Tale corrente di pensiero si fonda sull’emergere di un mercato globale volto prevalentemente a beni immateriali (servizi e simili). Tuttavia, la bioeconomia è stata in grado di dimostrare che anche in quei settori l’ottimismo progressista è, quanto meno, prematuro.

Il grande apporto di capitali necessario per sviluppare e rendere economicamente efficienti le nuove tecnologie richiede infatti un costante ed elevatissimo ingresso di risorse naturali ed energia. Di conseguenza, come aveva già compreso Jevons, diminuisce sì il “costo energetico” per unità di prodotto, ma aumenta esponenzialmente il consumo assoluto delle risorse chiave, proprio per la maggiore disponibilità dei prodotti – materiali ed immateriali – immessi sul mercato.

In conclusione, è urgente ridefinire un paradigma, scientifico ed esistenziale, lontano dai dogmi della crescita indefinita dei consumi, ripensando l’intera filiera delle produzioni e dei desideri/bisogni dell’umanità, declinati in senso biologico ed ecologico.

Al di là delle polemiche sul concetto di “decrescita”, la fisica termodinamica ci obbliga quanto meno a tener conto della finitezza delle risorse in un sistema ampio, ma chiuso, come la Terra, ed a praticare da subito gli imperativi del riuso e del risparmio energetico.

Un esempio concreto può essere la grande mobilitazione dell’Italia negli anni Trenta, quando, a seguito delle sanzioni economiche che colpirono la nazione, divenne impossibile procurarsi sul mercato molti prodotti e tecnologie, anche di largo uso. Gli italiani inventarono metodi, “surrogati”, tecnologie, elaborarono nuove conoscenze e seppero mettere a disposizione nuovi prodotti, nuove tecniche, spesso utilizzando gli scarti di altri processi di lavorazione, o cambiando uso a prodotti della terra largamente diffusi.

Non ci fu decrescita “infelice”, anzi, la disponibilità di beni aumentò e, soprattutto, vennero messe in moto le intelligenze, la cultura materiale e scientifica, l’intraprendenza e l’inventiva di artigiani, imprenditori, scienziati, agricoltori, cittadini. Nuove conoscenze, posti di lavoro, redditi. Senza bisogno della povertà marxista o della finta “mano invisibile” del Dio mercato.

Del resto, l’ecologia – ossia l’interesse per la casa comune degli uomini – è una scienza in cui l’apporto di culture ben distanti dai materialismi liberale e marxista è stato massiccio: basti pensare alla Rivoluzione Conservatrice, al movimento dei Wandervoegel, a Friedrich Georg Junger, fratello del grande Ernst Junger, ed alla nascita dell’etologia – la scienza dei comportamenti animali e in seguito umani – nata ed orientata da sommi studiosi come Konrad Lorenz ed il suo allievo Iranaeus Eibl  Eibensfeldt  – teorico dell’etologia umana, e più di recente alle elaborazioni di Alain De Benoist.

Su tutto, si staglia non la convinzione, ma la certezza dell’impossibilità di uscire dalla crisi economica o dalla scarsità, facendo affidamento sull’aspettativa che si possa svolgere “lavoro” all’infinito, con una quantità indefinita, ma sufficiente di energia. Georgescu, ormai, fa scuola.

Alla cultura ed alla politica resta il compito più difficile ed affascinante : decostruire e poi demolire il mito dell’onnipotenza della tecnologia rivolta al consumo, riportando l’economia al suo giusto posto nella scala dei valori, e “decolonizzare l’immaginario” dai falsi miti del possesso di merci come provvisoria felicità o feticcio (Marx), ovvero simbolo di benessere (i “consumi opulenti” di Thorstein Veblen), estensione, simbolo di stato, proiezione o sostituzione di sé, e del progresso come accumulazione, vano inseguimento del nuovo, più nuovo, ancora più nuovo.

Viene in mente persino un pessimo maestro del Novecento come Jean Paul Sartre, quando sosteneva “corriamo verso di noi, e per questo siamo l’essere che non può mai raggiungersi.”

Alla fine, dobbiamo restituire all’umanità il senso comunitario, la semplicità gioiosa, la convivialità, lo sguardo proteso verso l’alto che i materialismi hanno soffocato nelle menzogne della “liberazione”, del consumo, dell’egoismo.

Riconquistare lo spirito. Sfuggire al sordido destino zoologico del “produci, consuma, crepa”.

Fatti non fummo a viver come bruti, ma a seguir virtute e conoscenza.

 

Allegato Pdf : Nicholas Georgescu Roegen.pdf

 

http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/filosofia/20-roegen-e-l-entropia

 

 

 

 

 

 

L’EPIDEMIA DI CORONAVIRUS

COSA NON VI DICE L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ

Movement of Life, Italia – 7 MARZO 2020

 

Un’epidemia di un nuovo coronavirus è stata individuata nella città di Wuhan in Cina all’inizio di dicembre 2019. I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Con i media che alimentano il panico per l’epidemia e le reazioni dei governi che diventano ogni giorno più drammatiche, i consigli per il pubblico forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non hanno fatto ancora una volta alcun riferimento alla sicurezza e all’efficacia delle terapie naturali contro le malattie virali.

Designato 2019-nCoV, il nuovo coronavirus è stato dichiarato “Emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale” dall’OMS il 30 gennaio 2020. In base ai regolamenti sanitari internazionali adottati nel 2005, tale dichiarazione conferisce all’OMS maggiori poteri per coordinare una risposta globale.

Il 3 febbraio, con la Cina che accusa gli Stati Uniti di aver causato il panico e di aver diffuso la paura per l’epidemia, le azioni del mercato azionario cinese di Shanghai hanno subito il maggior calo degli ultimi quattro anni. Gli analisti finanziari hanno iniziato ad apparire sui media sostenendo che il virus potrebbe provocare un rallentamento dell’economia globale.

Il 6 febbraio l’OMS ha segnalato 28.276 casi confermati di virus. La stragrande maggioranza di questi (28.060) si sono verificati in Cina, dove ci sono stati 564 decessi. I restanti 216 casi provenivano da altri 24 Paesi e hanno causato un solo decesso.

Il panico da coronavirus è giustificato?

In realtà, molte persone che contraggono il nuovo coronavirus avranno sintomi lievi, come febbre, tosse e problemi respiratori.

Molti potrebbero essere malati senza rendersi conto di avere contratto il virus. E questo rende essenzialmente impossibile sapere con certezza quanti casi di virus ci siano realmente. Con ogni probabilità il numero effettivo di persone colpite a livello globale potrebbe essere significativamente più alto di quello citato dall’OMS.

Nonostante i drammatici titoli dei principali media, la maggior parte delle persone che contraggono il virus possono aspettarsi una completa guarigione. Tuttavia, potrebbe rappresentare un rischio per gli anziani e le persone che soffrono di condizioni precedenti come il diabete, il cancro e i problemi immunitari.

Le stime dell’OMS, attraverso un confronto, mostrano che le epidemie influenzali annuali causano, ogni anno, un totale di 5 milioni di gravi casi di malattia e fino a 650.000 morti.

A livello nazionale, le stime dai Centri degli Stati Uniti per il controllo e la prevenzione delle malattie, suggeriscono che tra il 1 ottobre 2019 e il 25 gennaio 2020 si sono registrati fino a 26 milioni di casi di influenza solo negli USA che potrebbero avere causato fino a 310.000 ricoveri ospedalieri e 25.000 decessi.

E’ chiaro quindi che, sia in termini di numero di casi che di decessi che ne derivano, la portata della minaccia che l’influenza rappresenta per la salute e la vita umana è di gran lunga superiore a quella del nuovo coronavirus.

Modi naturali per proteggersi dalle malattie virali

E’ un fatto scientifico che tutti i virus che sono stati studiati possano essere bloccati da specifici micronutrienti. In particolare, la vitamina C è nota per diminuire o bloccare completamente la riproducibilità di tutti i virus con i quali viene a contatto. Anche nelle cellule cronicamente infettate dall’HIV, è stato dimostrato che la vitamina C riduce la replicazione virale di oltre il 99%. E’ anche noto che tutti i virus si diffondono nell’organismo utilizzando gli enzimi noti come COLLAGENASI. Questi enzimi possono essere parzialmente o completamente bloccati per mezzo dell’amminoacido lisina.

L’efficacia dei micronutrienti nel migliorare la funzione immunitaria fa già parte di ogni libro di biologia.

La ricerca del Dr. Rath ha dimostrato che una specifica combinazione di micronutrienti può supportare e migliorare il sistema immunitario.

Oltre alla vitamina C essi includono vitamina A, vitamina E, vitamina B6, vitamina B12, acido folico, ferro, magnesio e calcio.

VITAMINA C – La vitamina C ha dimostrato effetti benefici sulla funzione immunitaria.

VITAMINA A – Gli studi dimostrano che avere una quantità sufficiente di vitamina A è essenziale per le nostre difese.

VITAMINA E – La vitamina E è un micronutriente importante per il mantenimento del sistema cellulare immunitario.

VITAMINA B6 – La vitamina B6 ha dimostrato di aumentare le risposte immunitarie, anche in pazienti critici

VITAMINA B12 – La vitamina B12 gioca un ruolo chiave nel sistema immunitario cellulare.

ACIDO FOLICO – È dimostrato che l’acido folico aiuta la normale funzione delle cellule immunitarie.

FERRO – La mancanza di ferro influisce negativamente sulla risposta immunitaria.

CALCIO – Un’assunzione correttamente bilanciata di calcio è fondamentale per il buon funzionamento del sistema immunitario.

MAGNESIO – La ricerca dimostra che il magnesio partecipa alle risposte immunitarie in numerosi modi.

Perché l’OMS non vi dice questo

Data l’esistenza di conoscenze scientifiche sui modi naturali sicuri ed efficaci per controllare le epidemie virali, dobbiamo chiederci perché l’OMS non riesce a condividere queste informazioni salvavita con la gente del mondo. La risposta è semplice: l’OMS serve principalmente gli interessi dell’industria farmaceutica da mille miliardi di dollari l’anno.

Per chi ne dubita, si consideri il fatto che le multinazionali farmaceutiche e i loro investitori sono tra i donatori dell’OMS. La fondazione del miliardario Bill Gates è ora il secondo finanziatore dell’OMS dopo il governo degli Stati Uniti. La Fondazione Gates spende miliardi di dollari per la ricerca sui farmaci. A quanto si dice, è anche strettamente coinvolta con l’industria farmaceutica in un’iniziativa di ricerca da miliardi di dollari per preparare le future epidemie virali.

Non condividendo le conoscenze scientifiche sui metodi naturali sicuri ed efficaci per controllare le epidemie virali, l’OMS non è stata all’altezza della sua pretesa missione di promuovere la salute, mantenere il mondo sicuro e servire le persone vulnerabili. In definitiva, quindi, per creare un mondo in cui tutti i popoli raggiungano il più alto livello possibile di salute, l’OMS dovrà essere sostituita da un nuovo organismo globale incaricato di rendere gli approcci naturali alla salute preventiva un diritto umano. Un tale organismo globale vedrà la promozione dell’educazione alla salute naturale basata sulla scienza come uno dei suoi compiti prioritari.

fonte: www.dr-rath-health-alliance.org – https://bit.ly/38y0epe

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