RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
11 MAGGIO 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Se non sopporto la verità, non valgo un bel niente
(Katharine Hepburn in PICCOLE DONNE )
In: CASALINI, Suonala ancora Sam, Bompiani, 2001, pag. 375
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SOMMARIO
Il giullare-mentitore di RAUNO
Presidente Ordine dei Medici Liguria: Non ci sono più i morti per altre cause…
PROVE TECNICHE DI DITTATURA
Distanziamento sociale dalla democrazia
Magaldi: lottare per la libertà. E difesa, gratis, per i multati
BERGAMO: RIBELLARSI ORA SIGNIFICA AMARE LA NOSTRA NAZIONE.
I MARMI TORLONIA: UNA COLLEZIONE DI COLLEZIONI
Coronavirus, a Bergamo al Papa Giovanni le autopsie (quasi) vietate: decisive per scoprire il rischio di trombosi
Silvia Romano: “quanto è costato il riscatto”? Le solite polemiche sui social
La luce dell’oscurità.Le Odi di John Keats.
Davvero non vi frega nulla della vostra libertà futura?
Corruzione della stampa
AAA Cavie umane cercasi
Decreto Rilancio in 20 punti: tutte le novità in arrivo
Bifarini: cari italiani, siamo finiti. Subiremo una catastrofe
Un nuova grande depressione è in arrivo: 10 campanelli d’allarme
La truffa del Florentine banker group
Poliziotti: basta, siamo stufi di perseguitare cittadini italiani
La nuova dittatura sanitaria: il caso di Dario Musso sottoposto a TSO
Migranti: altri due sbarchi a Lampedusa, in 136 sul molo
Il progetto politico globale imposto in occasione del COVID-19
BILL GATES HA FATTO UN REGALONE ALL’AMICO GIUSEPPI
Da Microsoft 1,5 miliardi di dollari per l’Italia Al via data center a Milano
La verità sulle app di tracciamento
La virologa Judy Mikovits:”il sistema non cura le persone, ma le uccide”
Dr judy mikovits Exposes Dr (DEATH)Fauci’s Medical corruption
EDITORIALE
Il giullare/MENTITORE di RAUNO
Manlio Lo Presti – 11 maggio 2020
FONTE:http://www.dizionario.org/d/index.php?pageurl=mentitore
Come immaginavo, non ho notato alcuna reazione al delirio del buffone intervistato a RAI1 ieri sera.
Forse distrazione? Non è credibile …
IL FATTO
Ma si può dire che i Dieci Comandamenti sono il primo DPCM della storia?
Per i credenti che meritano il mio più assoluto rispetto, sanno che Dio può solo emanare LEGGI e non meri “provvedimenti amministrativi” di rango ed efficacia ben inferiori ad una LEGGE!
Spero che gli esponenti delle tre religioni cristiane rivelate (cristiani, ebrei e ortodossi) – sempre pronti e abilissimi a criticare e rimproverare tutto e ogni cosa – reagiscano duramente contro il giullare venduto che ha diffuso scientemente questa “marchetta” pilotata il sabato 9 maggio 2020 in prima serata su RAIUNO quando l’ascolto è più ampio …
P.Q.M.
Poiché non sottovaluto l’intelligenza di nessuno fino a prova contraria, debbo supporre che impera senza ombra di dubbio, la doppia morale gesuitica testamentaria della doppia verità. Una morale di coloro che – in nome della loro investitura divina – nel corso della storia, si sono sentiti obbligati ad imporre con guerre, genocidi, stermini di massa le loro SANTE RAGIONI in tutto il mondo, attuando con questa ignobile scusa le più grandi e infami devastazioni imperiali e coloniali mai viste dall’impero assiro in poi.
Tutte, ripeto TUTTE, le azioni commesse da COLORO CHE STANNO DALLA PARTE GIUSTA sono sempre corrette anche se schifose false opportuniste terroristiche ecc, ecc.
Se le STESSE IDENTICHE AZIONI sono commesse dalla PARTE SBAGLIATA CHE NON HA MAI RAGIONE, allora si apre la stagione
DELLA CACCIA E DELLA ESECRAZIONE DEL FASCISTA SOVRANISTA, ecc. ecc. ecc.
DELLO STERMINIO DIFFAMATORIO A MEZZO STAMPA DEI GIORNALONI STIPENDIATI DAI PIANI ALTI EUROPEI
DEL MARTELLAMENTO 76 ORE AL GIORNO DEL WEB,
DELLO SCORTICAMENTO DISTRUTTIVO DELLE 21 TRASMISSIONI FINTO-POLITICHE DELLE RETI UNIFICATE CON LA7,
DELLA PERSECUZIONE POLITICA,
DELLE CAVALLETTE,
DELLA SOSTITUZIONE ETNICA IMMIGRATORIA DI MASSA DI RISORSE-INPS CHE CONTINUA PIÙ FORTE CHE PRIA,
DELLA LAPIDAZIONE MEDIATICA A RETI UNIFICATE DI TERRA, DI MARE DI ARIA
DELL’UTILIZZO SEMPRE PIÙ INDISCRIMINATO DEL PROTOCOLLO DI INTERNAMENTO IN MANICOMIO – PROCEDURA TSO,
DELL’ARRIVO DI 40 ISPETTORI DELL’ONU,
DEI CASUALI RICORSI AD INCIDENTI STRADALI.
Insomma, mi aspettavo – ingenuamente – che almeno GLI ONUSTI CUSTODI DELLA VERITÀ RIVELATA CRISTIANO-ORTODOSSA-EBRAICA sputassero violentemente e a mitraglia una onesta indignazione da tutti i pori … e invece niente!!!
I NEMICI SONO SEMPRE “ALTRI”
Il loro silenzio significherà che sono collusi con la cupola mondiale di satanisti, edofili, antropofagi, neomaccartisti, fascio-catto-comunisti, quadrisex, globalisti .
Abbiano almeno il buon gusto di non invocare lo SPIRITO DELLA TOLLERANZA come foglia di fico della loro indifferenza setolosa …
IN EVIDENZA
Presidente Ordine dei Medici Liguria: Non ci sono più i morti per altre cause…
Dr. Alessandro Bonsignore Presidente Ordine Medici Liguria. “Stiamo azzerando quella che è la mortalità per qualsiasi patologia naturale, che sarebbe occorsa anche in assenza del virus”. In pratica, se cadi dalle scale ti conteggiano tra i deceduti per coronavirus…a cosa servivano più morti? FONTE: https://www.facebook.com/massimo.fium…
VIDEO QUI: https://youtu.be/4TlUtPSd2CE
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/presidente-ordine-dei-medici-liguria-classificano-tutto-come-covid/
PROVE TECNICHE DI DITTATURA
Pubblicato il 1 Maggio 2020 – Francesco Carraro
Facciamo una premessa che sennò mi va in ansia il cittadino-responsabile-e-disciplinato che, grazie a Dio, alberga in quasi tutti noi: le misure a cui stiamo ricorrendo sono giuste e sacrosante perché c’è un’emergenza sanitaria nazionale; e prima vengono la vita e la salute e poi tutto il testo. Va bene? Okay, ora cominciamo a ragionarci su.
E ragionarci su vuol dire chiedersi, per esempio, come potremmo definire questo stato di cose se non ci fosse il Covid-19. Voglio dire: le strade deserte, la spesa contingentata, l’ora d’aria giornaliera, le pattuglie in divisa agli incroci, l’autogiustificazione per guidare da casa tua a quella di tua nonna, persino la patente per camminare, se sarà necessario.
La patente per camminare? Sì, o il foglio rosa, se preferite; insomma, un documento attestante il privilegio giustificante la vostra deambulazione, in barba all’articolo 16 della Costituzione. Se vi stanno già venendo i fumi o i nervi, tornate alla premessa. Ho già detto che tutte le misure di cui sopra sono condivisibili e accettabili, per via del Corona virus. Adesso tornate alla domanda: come potremmo definire questo stato di cose senza il Covid-19? Esatto! C’è una sola risposta plausibile: dittatura. L’esperienza drammatica, e per certi versi surreale, in corso ha pochissimi aspetti positivi, forse nessuno. Ma uno, se me lo consentite, c’è.
Ci sta mostrando, anzi ci sta facendo vivere sulla nostra pelle, in presa diretta, giorno per giorno, in cosa consista un regime. Ripeto: parlo da un punto di vista oggettivo, al netto del morbo. Tutte le misure eccezionali da cui siamo (volontariamente) “costretti”, e a cui ci siamo (spontaneamente) consegnati, sono la “normalità” in una dittatura, in un regime. Vi dirò di più: quella in fase di sperimentazione è (sul piano oggettivo e astraendo dalle circostanze) una dittatura sui generis, molto meno simile a quelle lugubri e totalitarie del Novecento e molto più affine a quella immaginata da George Orwell nel romanzo “1984” o da Ray Bradbury in “Fahrenheit 451”.
Anche noi, come Winston Smith (il protagonista di “1984”) o come Guy Montag (l’eroe “Fahrenheit 451”), viviamo in case dove uno schermo gigante, spesso coadiuvato nell’opera da molti altri schermi minori, spara quotidianamente messaggi pedagogici da un lato (“Andrà tutto bene!”) e invasivi dall’altro (“Restate a casa!”). E, come in 1984, il suddetto monitor ha la funzione di distrarci dalla “oggettiva” condizione di prigionieri in cui ci troviamo.
Ovviamente, per rassicurarci, è sufficiente pensare: ma noi stiamo vivendo uno stato di eccezione, poi faremo una grande festa e torneremo alla normalità. Proprio come accadrebbe a chi si ridestasse all’improvviso da un brutto incubo, prima di rimettersi a dormire: tranquillo – si direbbe – è stato solo un sogno. Ecco, è precisamente questo il punto. Non diamolo per scontato. Ci sono piani inclinati che, una volta imboccati, si inclinano sempre di più. Ci sono azioni, pensieri, abitudini da cui, una volta appresi, si fa fatica a staccarsi.
Non sottovalutate l’insidiosità dello slogan da cui siamo tutti letteralmente bombardati in questi giorni bastardi: “Bisogna rispettare le regole”. E neanche la pericolosità di quell’altro: “Dobbiamo cambiare le nostre abitudini”. Se anche paiono temporaneamente, ed eccezionalmente, validi, queste nenie ipnotiche sono normalmente, e ordinariamente, l’anticamera di ogni dittatura. Se ce lo dimentichiamo, finiremo per accettare (se non a invocare) le nuove “regole” e le nuove “abitudini” anti Covid, anche in assenza di Covid.
Francesco Carraro
FONTE:https://www.francescocarraro.com/prove-tecniche-di-dittatura/
Distanziamento sociale dalla democrazia
L’epidemia di COVID-19 è l’occasione per imporre tracciamenti informatici individuali – che potrebbero diventare identificativi – in tempi normali rifiutati dalle democrazie. Non è fantascienza: potrebbe diventare rapidamente realtà.
«Il distanziamento sociale è qui per rimanere molto più di qualche settimana. Stravolgerà il nostro modo di vivere, in un certo senso per sempre»: lo hanno annunciato i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, una delle più prestigiose università statunitensi [1].
Essi citano il rapporto presentato dai ricercatori dell’Imperial College London, secondo cui il distanziamento sociale dovrebbe divenire una norma costante ed essere allentato o intensificato a seconda del numero di ricoverati per il virus nei reparti di terapia intensiva.
Come bene hanno spiegato i due speciali de il manifesto («Data Virus» e «Post Virus»), il modello elaborato da questi e altri ricercatori non riguarda solo le misure da prendere contro il coronavirus.
Esso diviene un vero e proprio modello sociale, di cui già si preparano le procedure e gli strumenti che i governi dovrebbero imporre per legge. I due giganti statunitensi dell’informatica Apple e Google, finora rivali, si sono associati per inserire nei sistemi operativi di miliardi di cellulari iPhone e Android, in tutto il mondo, un programma di «tracciamento dei contatti» che avverte gli utenti se qualche infettato dal virus si sta avvicinando a loro.
Le due società garantiscono che il programma «rispetterà la trasparenza e la privacy degli utenti».
Un sistema di tracciamento ancora più efficace è quello dei «certificati digitali», a cui stanno lavorando due università statunitensi, la Rice University e il MIT, sostenute dalla Bill & Melinda Gates Foundation, la fondazione statunitense creata da Bill Gates, fondatore della Microsoft, la seconda persona più ricca del mondo nella classifica della rivista Forbes.
Lo ha annunciato lui stesso pubblicamente, rispondendo a un imprenditore che gli chiedeva come poter riprendere le attività produttive mantenendo il distanziamento sociale: «Alla fine avremo dei certificati digitali per mostrare chi è guarito o è stato testato di recente, o quando avremo un vaccino chi lo ha ricevuto» [2].
Il certificato digitale di cui parla Gates non è l’attuale tessera sanitaria elettronica. La Rice University ha annunciato nel dicembre 2019 l’invenzione di punti quantici a base di rame che, iniettati nel corpo insieme al vaccino, «divengono qualcosa come un tatuaggio con codice a barre, che può essere letto con uno smartphome personalizzato» [3].
La stessa tecnologia è stata sviluppata dal Massachusetts Institute of Technology [4]. L’invenzione di questa tecnologia è stata commissionata e finanziata dalla Fondazione Gates, che dichiara di volerla usare nelle vaccinazioni dei bambini principalmente nei paesi in via di sviluppo.
Essa potrebbe essere usata anche in una vaccinazione su scala globale contro il coronavirus. Questo è il futuro «modo di vivere» che ci viene preannunciato: il distanziamento sociale ad assetto variabile sempre in vigore, la costante paura di essere avvicinati da un infettato dal virus segnalato da uno squillo del nostro cellulare, il controllo permanente attraverso il «codice a barre» impiantato nel nostro corpo.
Senza sottovalutare la pericolosità del coronavirus, qualunque sia la sua origine, e la necessità di misure per impedirne la diffusione, non possiamo lasciare in mano agli scienziati del MIT e alla Fondazione Gates la decisione di quale deve essere il nostro modo di vivere. Né possiamo smettere di pensare, ponendo delle domande.
Ad esempio: è molto grave che le morti da coronavirus in Europa siano attualmente quasi 97.000, ma quali misure si dovrebbero in proporzione prendere contro le polveri sottili, le Pm2,5, che – dai dati ufficiali della European Environment Agency [5] – ogni anno provocano in Europa la morte prematura di oltre 400.000 persone?
NOTE
[1] “We’re not going back to normal”, MIT Tenchnology Review, March 17, 2020
[2] “31 questions and answers about COVID-19”, The Blog of Bill Gates, March 19, 2020
[3] “Quantum-dot tattoos hold vaccination record”, Mike Williams, Rice University, December 18, 2019.
[4] “Invisible Ink Could Reveal whether Kids Have Been Vaccinated”, Scientific American, December 19, 2019.
[5] “Air quality in Europe — 2019 Report”, European Environment Agency.
FONTE:https://www.voltairenet.org/article209758.html
Magaldi: lottare per la libertà. E difesa, gratis, per i multati
«Mi stupisce, la delusione di tanti italiani per l’ultimo discorso di Conte: che liberazione si aspettavano, il 4 maggio? Quella dal nazifascismo, appena celebrata, è costata lacrime e sangue. Una vera liberazione la si può fare soltanto se si è disposti a combattere». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, annuncia due iniziative dirompenti. La prima si chiama Sostegno Legale. «Stiamo già raccogliendo moltissime segnalazioni, da parte di cittadini che in tutta Italia hanno subito abusi e sanzioni ingiuste, durante la quarantena: saranno difesi, in modo gratuito, dai nostri avvocati e dai tanti legali che stanno aderendo all’iniziativa». A coordinare il team, l’avvocato Ivo Mazzone insieme alla giornalista Monica Soldano. Ispiratore dell’iniziativa, Gianfranco Carpeoro (all’anagrafe Pecoraro, con alle spalle trent’anni di attività forense a Roma e Milano). «E’ vergognoso – dice Carpeoro – il tentativo di colpevolizzare i cittadini, di fronte all’evidente fallimento del lockdown come misura per contenere il contagio». Capitolo secondo, la Milizia Rooseveltiana: «Stiamo arruolando cittadini – annuncia Magaldi – in una milizia pacifica, nonviolenta e gandhiana, ma dura e ferma nel prepararsi a combattere le battaglie di domani, affinché nessuno provi a disciplinare socialmente le nostre collettività in senso antidemocratico e liberticida, proponendoci periodicamente un’emergenza dopo l’altra».
Durissimo il giudizio di Magaldi sul primo ministro: «Conte va immaginato come un nemico del ritorno alla normalità: sta cercando di rallentare il più possibile il ritorno alla vita di prima». Aggiunge: «E’ chiaro che il premier ha tutto da guadagnare, personalmente, dal prolungamento di questa situazione: nel momento in cui si tornasse a una vera normalità dovrebbe fare i conti con la disastrosa situazione socio-economica in cui versiamo, grazie a tutta una serie di promesse mai mantenute». Ecco perché Conte «ha paura del momento in cui la normalità dovesse tornare, in Italia»: quel giorno «sarebbe costretto a rendere conto di quello che davvero ha fatto, e soprattutto di quello che avrebbe dovuto fare, e non ha fatto, gestendo molto male l’emergenza». In ogni caso, avverte Magaldi, «se non usciamo dal paradigma della quarantena è sempre possibile è richiudano tutto, di fronte a un’eventuale impennata di nuovi contagi». Sarebbe «lo scenario distopico che abbiamo tanto paventato». E in che modo, poi, si valuterebbero allentamenti o nuove restrizioni, anche in un orizzonte post-quarantena? «Il numero dei contagiati è calcolato in base alle persone sottoposte al tampone, che però – secondo i medici – è affidabile solo al 63%. Potremmo avere quindi tanti “falsi negativi”, contagiosi a loro insaputa».
Dobbiamo pensare seriamente a quello che succederà, ragiona Magaldi: «Ci sarà un vaccino, per curare il Covid-19? Sarà stato testato abbastanza? Non sarà come quello per la Sars, inutilizzabile perché avrebbe peggiorato le condizioni dei contagiati?». E ancora: «Si sta facendo abbastanza, per mettere a punto efficaci terapie basate sull’impiego di medicinali?». Poi ci sono rischi evidenti: «Sicuramente qualcuno cercherà di somministrarci cure inopportune, e qualcuno cercherà di approfittare della mansuetudine finora dimostrata dagli italiani nell’accettare la quarantena (che io reputo inefficace, nel contenere il virus)». E quindi, anziché «brindare a chissà quale liberazione imminente», secondo il leader “rooseveltiano” sarebbe meglio non abbassare la guardia: «Una volta scoperto che si può imporre questa nuova disciplina sociale, infatti, governi traballanti comequello di Conte proveranno a sguazzarci il più a lungo possibile». Dice ancora Magaldi: «Questo stillicidio della concessione della libertà agli italiani è una cosa stupida e grave, e conferma l’incapacità disastrosa di un governo disperatamente aggrappato all’emergenza».
Insomma, è inutile farsi illusioni: «Conte non cadrà certo in modo automatico, se dovesse finire il lockdown: la partita è tutta da giocarsi». Per questo, ribadisce Magaldi, è stato approntato lo sportello legale contro gli abusi ed è in fase di costituzione la Milizia Rooseveltiana, «presto in azione con flash-mob dimostrativi», sia pure evitando iniziative “autolesionistiche”. Autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), Magaldi inquadra in un preciso contesto storico la speculazione politica innescata sull’emergenza sanitaria. «In un mondo ormai globalizzato – premette – la stessa pandemia virale era una delle possibilità preconizzate da tanta letteratura distopica». Poi è la storia recente, a parlare: «Il mondo è già stato tenuto in ostaggio, in termini piuttosto pacifici, attraverso l’economia finanziaria neoliberista, puntando a un’involuzione post-democratica. Poi qualche gruppo oligarchico “eretico” si è inventato il terrorismo globale, che ha rappresentato una fuga in avanti. Però anche quella esperienza è fallita».
Fino a poco fa, infatti – prosegue Magaldi – stava andando sgretolandosi tanto la sovragestione del terrorismo globale di matrice islamista, quanto la presa globale del neoliberismo, «che aveva visto il sistema-Cina protagonista di quest’ultima stagione». Anche grazie alla presidenza Trump, stavamo assistendo a una messa in discussione di quel modello. «E a quel punto – aggiunge Magaldi – è intervenuta la novità del coronavirus: un nuovo elemento globale, per ora molto efficace, capace di ispirare al tempo stesso timore e speranza». Attenzione: «Col timore e la speranza, i potenti hanno sempre soggiogato lemasse». Insiste Magaldi: «Col timore e la speranza le nostre vite perdono di potenza: perché se temiamo qualcosa (e intanto speriamo che avvenga qualcos’altro) è facile manipolarci, soggiogarci e indurci a obbedire». Chi vuole essere «libero e affrancato, capace di incidere nella sua vita e in quella collettiva», per Magaldi «deve liberarsi anzitutto del timore e della speranza: deve agire per la virtù di agire, rivendicando la propria sovranità di cittadino». Questa emergenza sanitaria, che purtroppo «comporterà ulteriori tentativi di imporre una nuova disciplina sociale», secondo il presidente del Movimento Roosevelt «va affrontata con questo spirito: lo spirito di combattenti, di miliziani per la democrazia e la libertà».
(Sostegno Legale: per segnalare abusi subiti o, se si è avvocati, per patrocinare gratuitamente i cittadini colpiti dai provvedimenti, l’indirizzo a cui scrivere è: sostegno.legale@movimentoroosevelt.com. Questo invece il recapito di posta elettronica per aderire alla Milizia Rooseveltiana: milizia@movimentoroosevelt.com).
FONTE:https://www.libreidee.org/2020/04/magaldi-lottare-per-la-liberta-e-difesa-gratis-per-i-multati/
BERGAMO: RIBELLARSI ORA SIGNIFICA AMARE LA NOSTRA NAZIONE.
Le proteste contro Conte si diffondono in tutta Italia, mentre anche l’europa bolle
10 Maggio 2020 posted by Guido da Landriano
Dopo quanto successo a Milano le proteste si stanno diffondendo un po’ ovunque in Italia, e non solo. Anche se sono numeri piccoli, per il distanziamento, anche se tutto avviene, fortunatamente, nel pieno rispetto della legge, sono comunque degli eventi che indicano come l’insofferenza stia bollendo sotto l’apparenza della tranquillità. Il tutto ignorato dai media di massa, servili al limite del ridicolo.
Vediamo ad esempio Bergamo:
Qualcuno vuole milioni di disoccupati e di imprenditori falliti, milioni di famiglia la fame, noi non consentiremo. La parola deve tornare al popolo. Questo governo deve andare a casa, nonostante la repressione ed i divieti noi manifesteremo, è un nostro diritto ma soprattutto è un nostro dovere! Ribellarsi oggi significa amare la nostra nazione perché la mascherina non è un bavaglio
Questo a Roma, dove ils enso è simile, ma si pone anche in evidenza come anche il diritto di manifestazione sia stato cancellato dai DPCM
Qui invece siamo a Genova, dove, sia perché i commercianti erano troppi, sia probabilmente perché il sindaco è diverso, o perché la situazione era diversa:
Proteste di massa vi sono state anche in Germania.
Colonia , Stoccarda e Monaco hanno visto forti proteste.
VIDEO QUI: https://twitter.com/i/status/1259192165361610754
Il tema delleproteste è ovunque simile, anche se in Italia l’accento è un po’ diverso, visto anche quello che ha fatto,o meglio NON ha fatto, il governo Conte nei confronti dei cittadini.
- per gli imprenditori l’essere stati abbandonati a se stessi in una crisi che minaccia di spazzarli via;
- per tutti i cittadini la limitazione, senza un termine preciso, delle libertà individuali.
In Italia poi, tra MES, debiti e pasticci, la minaccia è vista in modo ancora più forte.
FONTE:https://scenarieconomici.it/bergamo-ribellarsi-ora-significa-amare-la-nostra-nazione-le-proteste-contro-conte-si-diffondono-in-tutta-italia-mentre-anche-leuropa-bolle/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
I MARMI TORLONIA: UNA COLLEZIONE DI COLLEZIONI
Avrebbe dovuto aprire il 25 marzo 2020, nella nuova sede espositiva dei Musei Capitolini di Palazzo Caffarelli, a Roma, la mostra I marmi Torlonia. Collezionare capolavori e presentare così per la prima volta al pubblico gli antichi tesori della collezione Torlonia. Vista la situazione, però, l’inaugurazione dovrà aspettare.
Il progetto aveva iniziato a prendere forma nel 2016, sotto la cura di Salvatore Settis e Carlo Gasparri, con la collaborazione di enti pubblici e privati, fra cui la casa di gioielli Bulgari. Secondo il disegno di allestimento di David Chipperfield Architects, il percorso espositivo si doveva svolgere secondo una narrazione storica attraverso le fasi del collezionismo privato di arte antica, fino alla fondazione rinascimentale del museo come lo intendiamo oggi.
Grande casata romana, i Torlonia iniziano la loro fortuna come mercanti di tessuti e come sarti in Piazza di Spagna. Col tempo, grazie all’attività commerciale, sviluppano una serie di relazioni e conoscenze tali da permettere loro di ingrandirsi, fino a fondare una banca. Sono stati una delle ultime discendenze romane con il titolo ducale, creato ex novo dai papi, in virtù dell’enorme ricchezza accumulata, in seguito tramutato in titolo principesco. Una ricchezza, quella dei Torlonia, talmente esibita e ostentata da trasformare nel lessico popolare romano il nome della famiglia in un sinonimo di ricchezza tanto smisurata quanto imbarazzante.
Come ogni grande casata romana che si rispetti, furono anche grandissimi collezionisti. Il primo nucleo della collezione che porta il loro nome risale all’800 ed è niente di meno che la collezione privata di Bartolomeo Cavaceppi. Quel Cavaceppi, scultore e principale restauratore antico del Settecento, protagonista con Joachim Winckelmann della riscoperta del classico.
Di grande gusto, ricchezza e qualità, le opere della collezione le permettono fin da subito di imporsi come una delle più grandi raccolte, pronta a sfidare anche le più antiche collezioni, Capitoline e Vaticane, italiane ed internazionali, creando intorno al nome dei Torlonia quell’aura di mito che è giunta fino ai nostri giorni.
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E così, ai primi marmi antichi, terrecotte, bronzetti, modelli e calchi, sparsi a decorare le varie dimore della famiglia, si aggiungono anche i pezzi di alcune ricche collezioni romane del Cinque e Seicento, ormai in corso di dispersione. Inoltre, nel 1816 entrano a fare parte della collezione anche le circa 270 opere della galleria del marchese e banchiere Vincenzo Giustiniani, grande collezionista di Caravaggio, una delle più ricche del Seicento, che conta fra gli altri la serie di busti imperiali e ritratti.
L’Ottocento vede anche l’intensificarsi degli scavi archeologici su tutto il territorio della capitale. Fra le numerose proprietà della famiglia alcune coincidono con antiche residenze di età imperiale, come la Villa di Massenzio e la Villa dei Quintili, fonti di pezzi unici che vanno ulteriormente ad arricchire la già preziosa raccolta.
Giunta a fine Ottocento, la collezione conta ormai un numero così straordinario di marmi antichi da superare di gran lunga quello che poteva essere necessario per decorare gli interni delle numerose residenze. Il Principe Alessandro decide quindi di fondare un Museo di scultura antica. Riutilizzando un vecchio magazzino su via della Lungara a Trastevere, le opere vengono per la prima volta ordinate e catalogate così da renderle visitabili da piccoli gruppi di visitatori.
All’epoca, nel 1875, le sculture sono circa 517 e raggiungono il numero di 620 qualche anno dopo, quando verranno anche riprodotte da Carlo Ludovico Visconti in I Monumenti del Museo Torlonia riprodotti con la fototipia, uno dei primi esempi di catalogo fotografico di una collezione di arte.
Preservata e custodita intatta fino ai nostri giorni, la collezione Torlonia è diventata, nel suo processo di formazione, una collezione di collezioni, gioiello ed esempio della riscoperta dell’Antico che a partire dal Rinascimento si sviluppa in tutta Italia, dando origine al gusto antiquario ed al collezionismo d’arte antica.
Oggi giunge a noi quasi avvolta nel mistero, dato che nessun comune cittadino ha mai potuto ammirarla nel suo insieme. Si racconta che perfino Ranuccio Bianchi Bandinelli, nel 1947, dovette travestirsi da spazzino e raggirare a parole il custode per entrare nel museo in Trastevere, che non era mai stato inaugurato nonostante esistesse da più di settant’anni. Con l’inaugurazione a Palazzo Caffarelli si darebbe quindi inizio alla definitiva redenzione e restituzione di questa collezione. Noi ci speriamo davvero. E speriamo che, finito questo periodo, l’arte possa tornare ad arricchire la nostra quotidianità e che il nostro patrimonio artistico, a volte fin troppo ricco ed esteso, diventi centrale nella rinascita che ci attende.
FONTE:https://www.frammentirivista.it/i-marmi-torlonia-una-collezione-di-collezioni/
BELPAESE DA SALVARE
Coronavirus, a Bergamo al Papa Giovanni le autopsie (quasi) vietate: decisive per scoprire il rischio di trombosi
La confusione delle circolari ministeriali: «Non si dovrebbero fare». E la scelta dei medici (anche al Sacco) di andare oltre . Ecco come, per affrontare l’emergenza, spesso sono stati superati i protocolli. Anche a Codogno
FONTE:https://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/20_maggio_04/coronavirus-papa-giovanni-autopsie-quasi-vietate-decisive-scoprire-rischio-trombosi-e656185a-8dd1-11ea-b08e-d2743999949b.shtml
CONFLITTI GEOPOLITICI
Silvia Romano: “quanto è costato il riscatto”? Le solite polemiche sui social
Silvia Romano è libera, ma alcuni italiani non esultano: “Quanto ci è costata di riscatto?”
Silvia Romano, la volontaria rapita il 20 novembre del 2018 è stata liberata; sta bene e nell’ultimo periodo è stata detenuta in un grande centro abitato della Somalia, 1.300 chilometri più lontano da dove era stata rapita.
Tornerà in Italia oggi, intorno alle ore 14:00, quando ad aspettarla non ci sarà solamente la sua famiglia ma tutto un Paese che in questi mesi ha sperato nella liberazione della volontaria italiana. Tuttavia, leggendo alcuni commenti sui social network notiamo che non tutti sono entusiasti per la liberazione di Silvia Romano: il motivo di sdegno è il fatto che molto probabilmente l’Italia ha dovuto pagare un riscatto per riportare a casa la giovane volontaria.
Una decisione che per molti è stata inappropriata vista l’attuale situazione di emergenza economica in cui si trova l’Italia; a questi rispondo che probabilmente la crisi economica non è l’unico problema che il nostro Paese si trova ad affrontare.
Fermo restando che ancora non ci sono conferme ufficiali riguardo a quanto è costato il riscatto di Silvia Romano, ci chiediamo come sia possibile attaccare la liberazione di una connazionale la cui colpa è stata quella di dedicare la sua giovane vita ai più deboli.
Silvia Romano: quanto ci è costato il riscatto?
Silvia Romano è libera, sta bene e oggi tornerà in Italia. Anche fisicamente è in buone condizioni ed era vestita da islamica (sembra anche sia stata costretta a convertirsi). Ma d’altronde era interesse dei rapitori fare in modo che Silvia Romano stesse bene visto che il loro unico obiettivo era quello di guadagnare il più possibile dalla sua liberazione.
Un riscatto, quindi, dovrebbe essere stato pagato, come sostenuto dalla maggior parte della stampa nazionale, ma le cifre non sono ancora note.
Nella stessa zone qualche anno fa gli inglesi furono costretti a pagare un riscatto di oltre un milione di euro, ma secondo le prime indiscrezioni sembra che per Silvia Romano la cifra sia stata più alta visto che in questo anno è mezzo la giovane volontaria è stata trasferita da almeno tre covi ed è passato per mano di diversi sequestratori.
A tal proposito, secondo fonti del Giornale, per il riscatto di Silvia Romano c’è stato un esborso di 4 milioni di euro; cifra non ancora confermata, ma che è bastata per suscitare diverse polemiche sui social network da parte di coloro che avrebbero preferito che lo Stato italiano lasciasse sola al proprio destino una giovane connazionale di 25 anni.
Silvia Romano: scoppia la polemica sul costo del riscatto
Come prima cosa mi interessa sottolineare che in questo caso la politica non c’entra. Non sto qui per difendere chi attualmente è al Governo, anche perché sono certo che qualsiasi amministrazione, indipendentemente dal colore politico, avrebbe fatto il possibile per riportare a casa Silvia Romano.
Ci fa specie però di come molti italiani questo non lo abbiano capito, lamentando il fatto che il Governo abbia deciso di pagare un riscatto per la liberazione. “Quanto ci è costato il riscatto?”, si chiedono molti di coloro che alla notizia del rilascio di Silvia Romano hanno deciso di andare controcorrente, lamentando la “generosità” dello Stato italiano nei confronti dei sequestratori.
C’è chi ritiene che in questo periodo lo Stato poteva spendere meglio quanto utilizzato per il costo del riscatto, ad esempio aiutando le imprese in difficoltà economica. La colpa di Silvia Romano per aver meritato così tanto sdegno? Aver deciso di dedicare la vita ai più deboli, visto che – le suggeriscono sui social – “basta non fare volontariato per evitare rapimenti”.
Ecco alcune considerazioni del “popolo” di Facebook pubblicate in queste ore; personalmente ritengo non ci siano da aggiungere ulteriori commenti, se non che mi unisco nell’abbraccio di tutta Italia (o quasi) alla famiglia. Perché è proprio in momenti come questo che abbiamo bisogno di belle notizie come questa.
FONTE:https://www.money.it/Silvia-Romano-quanto-costato-riscatto
CULTURA
La luce dell’oscurità.Le Odi di John Keats.
Keats ha ventitré anni quando incomincia a scrivere le Odi. È la primavera del 1819 e nemmeno due anni separano il poeta dalla morte per tubercolosi (si spegnerà a Roma, il 23 febbraio del 1821). Queste pagine dunque – uno dei vertici assoluti della poesia inglese – sono uno squarcio di luce nella notte incipiente; una voce disperatamente gioiosa risuona in questi versi: una parola che pensa per immagini, dagli intensi chiaroscuri, traboccante e al contempo di assoluta misura. Un linguaggio essenzialmente plastico, capace di scolpire – più che descrivere – le sue figure. Figure che emergono da un passato mitico, come Psiche – la divinità senza tempio – trascurata da tutti ma non da colui che attende ancora gli dèi svaniti:
Yes, I will be thy priest, and build a fane
In some untrodden region of my mind,
Where branched thoughts, new grown with pleasant pain,
Instead of pines shall murmur in the wind:
Sì, sarò io il tuo sacerdote, ed erigerò un tempio
In qualche inviolata regione della mia mente,
Ove ramificanti pensieri, appena cresciuti con piacevole dolore,
Mormoreranno nel vento al posto dei pini:
Ode a Psiche, 50-53
L’usignolo, il canto imperituro della Natura nella quale il poeta vorrebbe fondersi: “Thou wast not born for death, immortal Bird!/ No hungry generations tread thee down” (Tu non sei destinato alla morte, uccello immortale! Le generazioni affamate non ti calpestano). E infine l’urna greca, con la sua perfezione ideale al di sopra del vanire degli uomini, ma non indifferente al loro destino.
When old age shall this generation waste,
Thou shalt remain, in midst of other woe
Than ours, a friend to man, to whom thou say’st,
“Beauty is truth, truth beauty”, − that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.
Quando il tempo avrà distrutto questa generazione,
Tu resterai, in mezzo a un dolore diverso
Dal nostro, amica dell’uomo, a cui dirai,
“Bellezza è verità, verità bellezza”, – questo sulla terra
È tutto ciò che sapete, e questo solo vi occorre sapere.
Ode su un’urna greca, 46-50
Non si tratta però della nostalgia – così cara ai romantici – per l’infanzia felice del mondo, eternata da quella Grecia dove “sacra era l’aria, l’acqua e il fuoco”, quando gli uomini, come disse Schiller, erano più divini poiché gli dèi erano più umani; né tantomeno di una fuga nello stile, in nome di quella religione del Bello che pochi anni dopo farà proseliti illustri.
In realtà Keats non è un esteta: per lui, lo dice egli stesso, agire bene è più importante che scrivere bene. Certo, siamo nell’Inghilterra dei primi decenni del XIX secolo e con la rivoluzione industriale il mondo si era già avviato verso quel regno della tecnica vagheggiato da Bacone.
Per sapere cosa provasse Keats nei confronti della modernità è sufficiente ricordare la sua avversione per l’America (“monstruous region”), nonché alcuni passi delle lettere dove accenna all’impossibilità, per l’umanità odierna, di raggiungere il sublime. Del resto questa ostilità, di matrice rousseauiana, verso la società industriale accomunò molti autori romantici, e si potrebbe aggiungere che uno degli aspetti più vistosi della coscienza moderna sarà proprio questo sentimento di rifiuto per un’epoca percepita come età di irrimediabile scissione, come “tempo di privazione”, per usare l’immagine che Hölderlin utilizza nell’elegia Pane e vino.
Fade far away, dissolve, and quite forget
What thou among the leaves hast never known,
The weariness, the fever, and the fret
Here, where men sit and hear each other groan;
Svanire lontano, dissolvermi, e dimenticare del tutto
Ciò che tu tra le foglie mai conoscesti,
La stanchezza, la febbre, e l’ansia qui,
Dove ogni uomo siede e ascolta il lamento dell’altro;
Ode a un usignolo, 21-24
Se la modernità, dunque, ha ucciso la Bellezza e con essa la possibilità per l’uomo di elevarsi all’altezza del tragico – tanto che il campione della nuova umanità sarà il borghese, magari nelle sembianze di qualche farmacista a caccia della légion d’honneur – quale sarà l’unico sentiero percorribile? D’ora in avanti poesia e catabasi sembrano coincidere e le cose – in questa discesa ad inferos in cui si esaurisce ormai il discorso poetico – saranno attingibili solo nella forma dell’evocazione funebre; ma ciò non va inteso come una semplice regressione, quanto un muovere verso l’origine come fosse una meta, trasformando quel non più nel non ancora di ogni utopia (o “del Dio che viene”, come dirà Heidegger nel suo saggio su Hölderlin). La terra sommersa – sembra dirci il poeta-testimone – è la terra che salva: e sarà questa l’unica fede concessa all’uomo moderno.
Eppure sembra tutto troppo semplice: siamo ancora nella notte dell’ossimoro, dove la Storia è ridotta ad anamnesi, a racconto della dissoluzione, e il suo progresso a un avanzare verso nuovi traguardi che saranno altrettante metastasi di un male ormai irreversibile. Quale sarà allora, per Keats, l’argine capace di opporsi a tale deriva? Forse la risposta, paradossalmente, è in una poesia che si sottrae ad ogni coinvolgimento storico con il reale: l’ultima delle Odi, To Autumn. Qui, al cospetto della Natura dove ogni momento è tutti i momenti, l’io è svanito; non più il contrasto tra sogno e realtà, ma un canto di liberazione, un compenetrarsi dell’etico nell’estetico in una pagina di sovrana bellezza.
In quello che forse è il suo testamento ogni distanza è scomparsa e il poeta – più che uno sguardo – è qualcosa che lascia vedere, che permette lo sguardo: è dentro la visione, parte di essa – di quell’Infinito che non sovrasta più, ma che egli riesce ora a contenere quasi fosse il nocciolo di un frutto – e può accogliere il mondo senza dolore.
Season of mists and mellow fruitfulness,
Close bosom-friend of the maturing sun;
Conspiring with him how to load and bless
With fruit the vines that round the thatch-eves run;
Stagione di nebbie e dolce fecondità,
Intima amica del sole che matura,
Che cospirando con lui colmi e benedici di frutti
Le viti che corrono intorno alle gronde di paglia;
All’autunno, 1-4
Quel mondo che in una lettera definì “la valle che forma l’anima”, ora, nel suo estremo capolavoro, è divenuto un granaio ricolmo. Adesso l’alunno poteva disertare le ultime lezioni e concedersi il lusso di una lapide senza nome: un semplice “young english poet” poteva bastare. Il resto lo lasciamo alla curiosità del lettore. Quanto a noi, naturalmente non vogliamo confutare il nostro Autore, ma ci piace pensare – anche a costo di apparire sentimentali – che l’acqua nella quale Keats vedeva scritto il suo nome continuerà a scorrere a lungo.
O thou whose face hath felt the winter’s wind,
Whose eye has seen the snow clouds hung in mist,
And the black-elm tops ’mong the freezing stars,
To thee the spring will be a harvest- time.
Oh tu, il cui volto ha sentito il vento invernale,
Il cui occhio ha visto nubi di neve sospese nella nebbia,
E le scure cime degli olmi fra gelide stelle –
Primavera per te sarà il tempo del raccolto.
Sonetto “O thou whose face hath felt the winter’s wind”, 1-4
FONTE:https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/letteratura-2/la-luce-delloscurita-john-keats-odi/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Davvero non vi frega nulla della vostra libertà futura?
Chi ci garantisce che Immuni sia… immune agli ultrasuoni? Sapete che esistono app pronte a fare la spia innescate da segnali audio inaudibili dagli esseri umani?
9 MAGGIO 2020
Il nostro udito ha dei limiti. Animali ed apparati tecnologici, invece, possono riconoscere e reagire anche a suoni la cui frequenza audio è inferiore a 20 Hz (infrasuoni) o superiore a 20.000 Hz (ultrasuoni).
Niente paura, non è una disquisizione scientifica ma soltanto una informazione preliminare.
Tanta paura, piuttosto, perché quel che si sta per leggere non rassicura affatto, specialmente in un periodo in cui tutti parlano di tracciamento senza definirne compiutamente i confini.
Un cane riceve e sente gli ultrasuoni. Lo potete chiamare o far smettere di abbaiare con semplici fischietti il cui uso non disturba nessun essere umano.
Il vostro smartphone – pur senza guaire – reagisce ad analoghe sollecitazioni acustiche.
Non è storia nuova, affatto. Già alcuni anni fa, le società di marketing digitale (come quelle che hanno contribuito alla realizzazione di Immuni) hanno iniziato ad utilizzare segnali ad ultrasuoni per verificare e tracciare gli interessi delle persone (in possesso di smartphone) cui veniva indirizzato un determinato messaggio pubblicitario.
Facciamo un caso pratico.
Un annuncio televisivo, apparentemente innocuo, emette un segnale audio inaudibile, fuori quindi dalle frequenze percettibili da un essere umano ma perfettamente ascoltabile dal moderno telefonino dello spettatore.
Lo smartphone capta il segnale e si limita a passarlo ad una app (ufficialmente destinata a tutt’altro) che provvede a trasmettere ad un determinato server una serie di informazioni estremamente interessanti per la “profilazione” della potenziale clientela del prodotto reclamizzato. I dati che vengono trasferiti fanno sapere chi, quando, per quanto tempo, dove e cosa ha seguito.
Questa dinamica può valere per uno spot promozionale, un programma di intrattenimento, un talkshow politico, una competizione sportiva o una singola efferata notizia di cronaca. Se il televisore trasmette quel segnale, lo smartphone ubbidisce meglio di quanto non sappia fare il nostro amico a quattro zampe.
Il risultato? Il possessore dello smartphone che ha caricato un’applicazione “traditrice” viene schedato in ogni minimo dettaglio: si conosceranno non solo i suoi interessi per un certo segmento commerciale, ma anche le simpatie calcistiche, le preferenze per questo o quel partito, persino le convinzioni religiose se il “segnale” viene emesso durante la trasmissione della Santa Messa…
Non è fantascienza. Magari lo fosse.
Nel 2016 la Federal Trade Commission lanciò negli USA uno specifico allarme in proposito e l’anno successivo, per contrastare questa forma di impercettibile monitoraggio, pubblicò un elenco di 234 app Android che in gran segreto ascoltano segnali ad ultrasuoni e avviano attività all’insaputa del possessore dello smartphone su cui sono installate. Un problema serio cui la Technische Universitat Braunschweig in quel di Brunswick (in Germania) ha dedicato un approfondimento che gli addetti ai lavori senza dubbio hanno ben presente.
Sicuramente gli esperti della task force del Ministero dell’Innovazione e i funzionari del Garante per la protezione dei dati personali queste cose già le sanno e ne avranno tenuto o ne terranno conto nei test mirati ad accertare gli aspetti relativi a sicurezza e privacy.
Ci piacerà leggere nelle loro esaustive relazioni, e magari anche in quella del COPASIR, che questa orwelliana fattispecie non è stata trascurata.
FONTE:https://www.infosec.news/2020/05/09/news/tecnologie-e-salute/davvero-non-vi-frega-nulla-della-vostra-liberta-futura/
Non c’è Paese nella cui storia non ci siano stati scandali connessi a interferenze segrete nei media da parte di poteri economici. È quanto accade oggi a livello europeo.
La Bill and Melinda Gates Foundation, per esempio, nel 2019 ha versato a:
Der Spiegel: 2.537.294 dollari;
Die Zeit: 297.124 dollari;
Le Monde: 2.126.790 dollari;
The Atlantic: 500.222 dollari;
The Bureau of Investigative Journalism: 1.068.169 dollari;
The Guardian: 175.000 dollari;
The Project Syndicate (tribune libere): 1.619.861 dollari.
Si noti che, finanziando inchieste (Bureau of Investigative Journalism) o retribuendo gli autori di liberi interventi, tradotti e diffusi in diverse lingue (Project Syndicate), il “donatore” influisce, di fatto, sui giornali che li riprendono, senza dover sborsare altro denaro.
FONTE:https://www.voltairenet.org/article209849.html
DIRITTI UMANI
AAA Cavie umane cercasi
È accettabile inoculare il coronavirus su esseri umani per poi sperimentare il vaccino? Intervista alla bioeticista Viviana Meschesi
Su Nature si è recentemente parlato di volontari umani per testare un nuovo vaccino, che si sottoporrebbero volontariamente al contagio da SARS-CoV-2 e all’inoculo di un vaccino altamente sperimentale per saggiarne gli effetti.
Cresce l’attenzione verso questo fenomeno che nasce dal basso: più di 1.500 persone hanno espresso la loro intenzione di partecipare a questo controverso progetto, nato intorno al sito 1Day Sooner. Secondo l’articolo pubblicato, l’idea sta riscuotendo successo anche tra i politici statunitensi. Recentemente 35 deputati del Congresso USA hanno richiesto l’autorizzazione di questo tipo di studi scientifici riguardo al COVID-19.
Dietro 1Day Sooner, troviamo tra gli altri Josh Morrison, il direttore esecutivo di waitlistzero, un’associazione che sostiene la donazione di organi, nella fattispecie il trapianto di rene. Morrison ha dichiarato a Nature:
“Il nostro obiettivo è riuscire a reclutare tutti quelli che sono disposti a offrirsi volontari e pre-qualificarli come desiderosi di partecipare agli studi che verranno lanciati. Contemporaneamente, riteniamo che se la voce delle persone interessate a partecipare ai challenge trials verrà ascoltata, le decisioni di salute pubblica riguardo questo tipo di studi saranno prese in maniera più informata”.
Il dibattito oltreoceano impazza, Nature riporta un’intervista a Nir Eyal, bioeticista alla Rutgers University in New Jersey, che ha pubblicato su Journal of Infectious Diseases un lavoro dove sostiene la necessità di questo tipo di studi perché sarebbero gli unici (secondo gli autori) in grado di arrivare a produrre un vaccino in tempi utili.
Gruppi eterogenei di cittadini, politici e scienziati sostengono questo metodo che, visto da questo lato dell’Oceano, risulta quantomeno dubbio.
Confusi tra il diritto all’autodeterminazione e quello alla sicurezza, abbiamo chiesto un parere alla professoressa Viviana Meschesi, filosofa morale e bioeticista, per dipanare i vari aspetti della questione.
“C’è una lunga storia di ricerca medica in relazione alle ‘human challenge trials’, in particolare in relazione alle vaccinazioni: infatti ricerche del genere sono già state fatte per esempio sulla malaria, sull’influenza A, sul colera e sullo pneumococco. E questo genere di ricerche suscita una maggiore attenzione dell’opinione pubblica, poiché mette in campo diverse questioni etiche.
In ottemperanza ai principi deontologici contenuti nel codice di Norimberga, nella dichiarazione di Helsinki e nel Belmont Report (recepiti ed elaborati a livello legale da codici nazionali e internazionali) vi sono alcuni criteri inderogabili nell’attività clinica e di ricerca che coinvolga soggetti umani: innanzitutto il rispetto della persona nel pieno riconoscimento della sua dignità personale e nella sua autonomia; non meno importante poi è il principio di beneficienza, ovvero l’obbligo di proteggere la persona dal danno (morale e fisico) massimizzando i benefici e minimizzando i rischi; infine viene sancito il principio di giustizia che prescrive una imparzialità nella distribuzione dei benefici (come degli oneri) della ricerca stessa.
Eppure, le numerose linee guida internazionali e nazionali sul corretto svolgimento della ricerca medica non riguardano specificamente le “human challenge trials”. E’ giusto infettare una persona sana? Come valutare il rischio di danno in questi volontari? Come considerare e quantificare il beneficio che i soggetti trarrebbero da questa ricerca?
Tali domande si riferiscono direttamente a diversi valori, giustificati da solide tradizioni morali e filosofiche, che si basano sulla principale preoccupazione di garantire che comunque gli interessi (possibili) della società non prevalgano sull’interesse del singolo partecipante. Lo Stato tende infatti in alcuni casi a proteggere il cittadino anche da se stesso: per esempio senza giustificazione terapeutica anche un’operazione chirurgica può diventare illegale, anche se c’è il consenso del paziente. Questo vuol dire che il consenso del paziente in molti casi è condizione necessaria ma non sufficiente.
Andando però oltre i vari dibattiti tra le diverse posizioni intenzionaliste o consequenzialiste, diversi bioeticisti si soffermano sul concetto di “finalità” di ricerche di tal genere, sottolineando l’importanza dell’autodeterminazione e dell’autonomia del soggetto in vista di un bene collettivo. Attraverso un consenso informato, una attenta valutazione del rapporto costo-beneficio, una accurata selezione dei soggetti di ricerca, minimizzando al massimo il rischio di danno, secondo molti sarebbe possibile condurre tali ricerche in modo etico.
D’altronde una situazione del genere si è già determinata per esempio negli anni ‘80 con i movimenti “Drugs into bodies” nati da alcune associazioni di pazienti positivi all’HIV e attivisti, che hanno fatto pressione sulla FDA per consentire la commercializzazione, dopo procedure di fast tracking, di farmaci sperimentali non approvati: la tesi fondamentale di queste associazioni di attivisti era che, con una nuova malattia epidemica come l’AIDS, testare nuove terapie sperimentali fosse essa stessa una forma di assistenza sanitaria e che l’accesso all’assistenza sanitaria dovesse essere un diritto di tutti.”
Ringrazio la nostra ospite per averci aiutato a chiarire alcuni aspetti e invito i lettori di infosec.news a lasciare un commento.
Voi che ne pensate? Accettereste di partecipare ad uno studio del genere? Accettereste di usare un vaccino realizzato in questo modo?
A voi la parola!
FONTE:https://www.infosec.news/2020/05/09/news/tecnologie-e-salute/aaa-cavie-umane-cercasi/
ECONOMIA
Decreto Rilancio in 20 punti: tutte le novità in arrivo
9 Maggio 2020 – 16:07
Decreto Rilancio: tutte le novità, le misure e i bonus per imprese, famiglie e lavoratori riassunti in 20 punti. Nei prossimi giorni l’ufficialità.
Il decreto Rilancio è in arrivo. Quando non è dato sapere, ma il Governo sta lavorando da tempo alla realizzazione di un ampio provvedimento, prima conosciuto come decreto aprile e come decreto maggio, che preveda misure a sostegno di imprese, famiglie, lavoratori, professionisti, bonus e molto altro. Il decreto Rilancio non è ancora stato presentato, ma circolano numerose versioni di una bozza che raccoglie tutte le varie proposte, l’ultima delle quali sfiora 800 pagine.
Sono 55 i miliardi di euro che il decreto Rilancio prevederà per finanziare tutte le misure previste. Ma quali sono?
NOVITÀ DECRETO RILANCIO IN 20 PUNTI
Decreto Rilancio: tutte le misure in 20 punti
Money.it ha raccolto le novità allo studio del Governo riassumendo in 20 punti le misure a sostegno di famiglie, lavoratori, imprese.
Lavoro e sostegno al reddito
1) Bonus partite IVA da 600 a 1.000 euro
Tra le novità più attese all’interno del decreto Rilancio spicca il bonus per le partite IVA, che da 600 passa a 800 euro, 1.000 nel caso in cui si dimostrasse di aver registrato perdite superiori al 33% rispetto al fatturato dello stesso periodo nel 2019.
2) Proroga cassa integrazione
Altra misura attesissima: il prolungamento della cassa integrazione in deroga per altre nove settimane.
3) Proroga Naspi
A sostegno di chi percepisce l’indennità di disoccupazione, la misura dedicata alla Naspi all’interno del decreto Rilancio dovrebbe prevedere la proroga dell’assegno per due mesi per chi ha l’indennità in scadenza.
4) Stop licenziamenti
Novità dedicata ai datori di lavoro, a questi dovrebbe essere fatto divieto di licenziare i propri dipendenti per almeno altri tre mesi.
5) Bonus colf e badanti a 600 euro
A sostegno di colf e badanti che hanno visto diminuire drasticamente il proprio lavoro a causa delle misure di lockdown e distanziamento sociale, il nuovo decreto prevederebbe l’estensione del bonus fino a 600 euro.
6) Reddito di emergenza
L’attesissimo reddito di emergenza i cui dettagli si attendono all’interno del decreto Rilancio prevederebbe un sostegno economico per chi non ne percepisce già alcuno e può dimostrare di avere un reddito inferiore (ISEE inferiore al tetto di 15.000 euro). La durata del reddito di emergenza dovrebbe essere di due mesi e l’importo del sostegno andrà da un minimo di 400 euro a un massimo di 800 euro.
Famiglie
7) Bonus baby sitter a 1.200
Una buona parte del decreto Rilancio sarà dedicata alle misure a sostegno delle famiglie. La novità più attesa sul tema riguarda il bonus baby sitter, che dovrebbe essere raddoppiato da 600 euro a 1.200 euro per figli di età inferiore ai 12 anni, limite che si annulla in caso di figli disabili. Lo stesso bonus potrebbe essere usato anche per pagare centri estivi o simili.
8) Smart working per i genitori
Previsto inoltre lo smart working per i genitori dipendenti nel settore privato con uno o più figli di età inferiore ai 14 anni, anche in assenza di un accordo con il datore di lavoro e finché non sarà revocato lo stato di emergenza sanitaria.
9) Potenziamento centri estivi
Il decreto Rilancio si prevede che definisca lo stanziamento di un fondo da 150 milioni di euro da dedicare ai comuni affinché investano nel potenziamento di centri estivi – anche privati – in cui potranno accedere bambini di età compresa dai 3 ai 14 anni.
Turismo
10) Bonus 1.000 euro lavoratori stagionali
Previsto un bonus dell’ammontare di 1.000 per i lavoratori stagionali, le cui possibilità professionali sono estremamente legate al settore turistico, in gravissima crisi.
11) Fondi per il turismo per 100 milioni di euro
È allo studio un fondo di 50 milioni a sostegno del turismo, da dedicare a fondi investimento e altri organismi per l’acquisizione di quote o azioni di realtà del settore volte a comprare o valorizzare immobili di strutture ricettive o comunque legate al comparto.
Un ulteriore fondo, sempre di 50 milioni di euro, sarà a sostegno dei costi legati alla sanificazione e alla messa in sicurezza del luogo di lavoro per le strutture ricettive, ma anche stabilimenti balneari e spa.
12) Bonus vacanze
Ancora nell’ambito turistico, si pensa alla creazione di un fondo da 30 milioni di euro da erogare in forma di tax credit fino a un massimo di 500 euro per ogni famiglia appartenente ad una fascia di reddito medio-bassa, da spendere per le proprie vacanze in Italia.
Bonus vacanze 2020, 500 euro nel decreto Rilancio: le novità allo studio
13) Bonus bollette e ristoro affitti per imprese turistiche
Allo studio anche la possibilità di rimborso degli affitti sostenuti dalle imprese turistico-ricettive e bonus bollette, oltre che ad un credito di imposta.
Mobilità
14) Bonus biciclette e monopattini elettrici
Il decreto Rilancio dovrebbe poi prevedere un fondo di 125 milioni di euro dedicati al finanziamento di un bonus da 500 euro per chi acquista biciclette, monopattini elettrici o altri mezzi di mobilità sostenibile.
15) Rimborso abbonamenti mezzi pubblici
Dovrebbe essere previsto un rimborso per i mesi in cui non si è potuto usufruire dell’abbonamento ai mezzi pubblici già stipulato prima dell’arrivo del lockdown.
Ristrutturazioni
16) Ecobonus 110% ristrutturazioni
Altra attesissima novità: l’arrivo di una detrazione al 110% per lavori di manutenzione e riqualificazione energetica sostenuti entro la fine del 2021.
Editoria
17) Bonus edicolanti
500 euro di bonus ai gestori delle edicole, una tantum, che durante il lockdown sono rimaste aperte.
18) Credito di imposta al 50% per gli investimenti pubblicitari
Si sta studiando, inoltre, un passaggio nei crediti ammissibili al credito d’imposta dal 30% al 50% per gli investimenti in pubblicità nell’ambito del settore editoriale, insieme ad un innalzamento al 95% delle rese dei quotidiani per il pagamento dell’IVA.
19) Credito d’imposta all’8%
Per l’acquisto di carta potrebbe essere disposto un credito di imposta dell’8% per le spese sostenute lo scorso anno.
Tecnologia
20) Bonus 300 per PC e wi-fi
Allo studio all’interno del decreto Rilancio anche un bonus fino a 300 euro per l’acquisto di computer, abbonamenti internet wi-fi e altri servizi informatici.
Quando arriva il decreto Rilancio?
Sono molte le discordie sulle misure da implementare all’interno del decreto Rilancio, volto a integrare, prorogare ed arricchire le disposizioni già implementate con il decreto Cura Italia.
La maggioranza non riesce a trovare un accordo unanime, ma fonti interne parlano di una possibile presentazione del decreto Rilancio entro domenica 10 maggio, al massimo lunedì mattina. Dalla prima bozza trapelata di quello che al tempo era conosciuto come decreto aprile che conteneva una quarantina di articoli, oggi la nuova versione nota come decreto Rilancio ne contiene oltre un centinaio.
Il Movimento 5 Stelle e Italia viva sono le voci di disaccordo all’interno della maggioranza, la cui discordia potrebbe anche portare ad uno spacchettamento delle misure da implementare, dando priorità a quelle più urgenti nel decreto Rilancio (rifinanziamento della cassa integrazione, bonus INPS e ammortizzatori sociali), per poi integrare con ulteriori provvedimenti con un decreto separato.
FONTE:https://www.money.it/Decreto-Rilancio-in-20-punti
Bifarini: cari italiani, siamo finiti. Subiremo una catastrofe
Siamo di fronte a una crisi economica senza precedenti nella storia moderna. Credo che sia addirittura peggiore di una guerra, cui è stata paragonata. Durante i conflitti mondiali, infatti, esisteva comunque un’industria bellica a fare da traino. Oggi è fermo tutto, sia dal lato della produzione che della domanda. Resistono solo i consumi primari, quelli di generi alimentari. A farne le spese per primi saranno le partite Iva, i lavoratori autonomi, i commercianti, i ristoratori, i liberi professionisti, le agenzie immobiliari, i centri di benessere, le palestre, gli albergatori e tutto il fiorente settore del turismo italiano col suo indotto. Possiamo dire che gli unici a salvarsi, almeno per ora, saranno i dipendenti pubblici e i pensionati. A guadagnarci? Probabilmente i detentori del capitale, che a breve potranno fare shopping di quello che rimarrà del paese a bassissimo prezzo, vista la inevitabile svalutazione sia degli immobili che degli asset produttivi e strategici. Misure alternative per non bloccare il paese? Sarebbe stato più opportuno adottare una strategia mirata e non replicare il cosiddetto modello Whuan. La Cina, infatti, ha applicato il blocco a una sola regione, seppur popolosa come l’Italia, e non all’intero paese come abbiamo fatto noi. La loro economia ha continuato a produrre e a muoversi, seppur a ritmi rallentati, mentre noi abbiamo paralizzato l’Italia intera.
Inoltre, visto il ritardo della Cina nel comunicare l’infezione, possiamo fidarci che sia stata davvero debellata, da loro? Andavano fatti tamponi a tappeto, come in Corea, per individuare e isolare i contagiati. Inoltre, poiché i dati dell’Iss confermano che l’età media dei deceduti è di circa 80 anni e si tratta prevalentemente di persone con una o più patologie pregresse, per i tre quarti di sesso maschile, occorreva effettuare una profilazione dei soggetti più a rischio e adottare misure specifiche, per essi. Non si può fermare l’intero paese, riservando ai bambini, che hanno un rischio pressoché nullo, le stesse restrizioni degli anziani, che anzi possono uscire a fare la spesa o per portare fuori il cane. Maggiore è l’esposizione al rischio, maggiori devono essere le restrizioni e anche le tutele. Sarebbe stato opportuno offrire alle persone più fragili al virus un servizio di consegna a domicilio di cibo e medicinali. Laddove necessario, mettere a disposizione degli alloggi per separare genitori e figli di età adulta, che possono contagiarsi all’interno dello stesso nucleo familiare. È illusorio e ingenuo credere che tra conviventi non avvenga il contagio. Le fasce più deboli hanno bisogno di maggiore protezione: questo è il compito dello Stato, e non riservare lo stesso trattamento restrittivo a tutti.
È possibile che i prezzi dei beni di prima necessità aumentino, e che alcuni prodotti diventino introvabili? Per la legge della domanda e dell’offerta che regola il mercato, sì. È chiaro che, se blocchi tutte le attività produttive, prima o poi potrebbe verificarsi una situazione del genere. Inoltre il panico che si è diffuso tra la popolazione spinge a comportamenti istintivi, che aumentano la domanda di alcuni beni per la paura di non trovarli in futuro. Se la situazione non si sblocca velocemente, che fine faranno, tra poco, tutte quelle famiglie che non possono contare sui risparmi? Credo che sia stata innescata una bomba a orologeria. Secondo le stime la disoccupazione italiana, che era finalmente scesa sotto il 10%, arriverà al 20%. Io credo che potrebbe andare ben oltre, considerato che il solo turismo offre il 6% dell’occupazione totale nazionale. Molte aziende ed esercizi commerciali costretti a interrompere la loro attività non riapriranno più. A pagarne le spese per primi saranno tutti quei lavoratori, per lo più giovani e precari, della ristorazione, del commercio e delle Pmi. I primi a essere licenziati saranno loro; senza poter contare su risparmi messi da parte, dovranno tornare a vivere con i propri genitori, laddove ne abbiano la possibilità, non potendo più permettersi un affitto, un’abitazione autonoma.
Poi sarà la volta dei loro datori di lavoro che, esauriti gli eventuali risparmi, senza un flusso di liquidità non potranno più sostenere i costi fissi e gli investimenti fatti per la loro attività. Insomma, sarà un effetto domino che travolgerà tutti. Rischiamo rivolte popolari? Quando la povertà si diffonde a tutti gli strati sociali, la situazione diventa fuori controllo. Per il momento viene potenziata la presenza delle forze dell’ordine, e addirittura è previsto l’esercito in strada. Ma siamo di fronte a una situazione inedita, imprevedibile. I 25 miliardi stanziati dal governo? Acqua fresca, purtroppo. Secondo una stima del centro di ricerche Cerved, se questa situazione dovesse protrarsi fino a maggio – ma ormai sembra un’ipotesi irrealistica – la perdita stimata per il nostro tessuto produttivo sarebbe di 275 miliardi di euro, nel periodo 2020/2021. Nel caso in cui invece questa situazione di emergenza dovesse durare fino a dicembre la perdita totale ammonterebbe a 641 miliardi. Ma queste previsioni sono state fatte prima dell’ulteriore stretta delle restrizioni. D’altronde tutta l’economia è ferma, a parte il comparto alimentare: cosa dobbiamo aspettarci?
L’Italia tornerà a essere quella che è stata fino a un mese fa? Per un’economia già fragile come la nostra, con un Pil quasi immobile da anni, già vicina alla recessione, questo sarà il colpo di grazia. Abbiamo un debito pubblico già elevatissimo ed è possibile che vengano applicate le misure già sperimentate in Grecia dalla Troika. Difficile trovare soluzioni per uscire fuori da questo disastro annunciato: una volta distrutta l’economia reale, il tessuto produttivo nazionale e quella rete di Pmi che da sempre rappresenta il cuore pulsante nazionale, dell’Italia rimarrà ben poco. Anche il turismo, da sempre nostro settore trainante, faticherà molto a riprendersi, sia per il danno d’immagine che l’Italia ha subito più di altri, sia per un inevitabile e prolungato rallentamento dei viaggi a livello mondiale. Come magra consolazione possiamo dire che neanche per il resto delle economie avanzate la situazione tornerà come prima; ma, sfortunatamente, saremo noi a pagare il prezzo più alto.
(Ilaria Bifarini, dichiarazioni rilasciate a Pietro di Martino per l’intervista “Ecco cosa sta per succedere all’Italia”, ripresa dal blog della Bifarini il 27 marzo 2020).
FONTE:https://www.libreidee.org/2020/03/bifarini-cari-italiani-siamo-finiti-subiremo-una-catastrofe/
Un nuova grande depressione è in arrivo: 10 campanelli d’allarme
I 10 elementi che causeranno presto una nuova, drammatica grande depressione. Parola a colui che ha predetto la crisi del 2008
Un nuova grande depressione potrebbe presto coinvolgere l’intera economia mondiale.
A dirlo Nouriel Roubini, professore universitario ed economista di fama mondiale che riuscì a prevedere la crisi del 2008, nel corso di un’intervista rilasciata a Bloomberg.
L’esperto non ha ancora voluto escludere la possibilità di un recupero a U quest’anno, eppure a sua detta, verso la fine del secolo ci sarà una nuova grande depressione con forma a L (crollo senza rimbalzo) che riguarderà il mondo intero.
Grande depressione in arrivo: 10 rischi da non sottovalutare
A causa dell’emergenza COVID-19 sia le famiglie che le imprese ridurranno sempre più le spese e tenderanno a risparmiare, cosa che porterà al tracollo degli investimenti.
“Questa è la ricetta per un recupero anemico, sia negli USA, che in Canada che nell’intera economia globale.”
Durante l’intervista, all’uomo è stato chiesto un parere sulle azioni da intraprendere per evitare lo scoppio di una recessione, ma la sua risposta non ha lasciato spazio a dubbio alcuno:
“Purtroppo temo che ci siano dei grandi trend…quelle che chiamo le 10 D mortali che ci condurranno a una letale recessione verso la fine del secolo. Non è questione di se, ma di quando arriverà. ”
Ma quali sono i 10 rischi che, a detta dell’esperto, ci condurranno verso questo funesto futuro?
1. Debito crescente
A causa del coronavirus i governi di tutto il mondo sono stati costretti a introdurre imponenti programmi di sostegno economico che hanno inevitabilmente ingigantito i debiti nazionali.
2. Demografia
Lo sviluppo demografico, secondo l’esperto, dovrebbe essere un altro motivo di preoccupazione. Il coronavirus ha fatto emergere la necessità di spendere di più per il settore sanitario, ma molti dei Paesi colpiti dell’emergenza hanno società che invecchiano, per cui maggiori investimenti in tal senso continuerebbero a far salire il debito.
3. Deflazione
Anche i rischi di crollo dei prezzi, e di conseguente deflazione, potrebbero risultare particolarmente gravosi per l’economia mondiale.
4. Devalutazione
Nonostante l’intervento delle grandi banche centrali, l’economista si è detto preoccupato anche a causa dei rischi di deprezzamento valutario.
5. Globalizzazione
Durante il coronavirus il mondo intero si è reso conto dei rischi derivanti da economie fortemente interconnesse. Questo, secondo l’esperto, potrebbe portare i Paesi a spingere più sulle forniture domestiche cosa che si tradurrebbe in crescenti pressioni sui salari.
6. Frammentazione
Per Roubini, l’emergenza COVID-19 accelererà la tendenza alla frammentazione del mondo già esistente (si pensi soltanto alle relazioni USA-Cina). Molti governi potrebbero iniziare ad introdurre misure protezionistiche per proteggere le proprie aziende.
7. Populismo
La crisi potrebbe dare nuova linfa a populismo, nazionalismo e xenofobia visto che in tempi di difficoltà economiche in genere lo straniero viene additato come responsabile.
8. Guerra commerciale
L’escalation della tensione fra gli Stati Uniti e la Cina continuerà a pesare su un contesto globale già complicato.
9. Nuova guerra fredda
Per l’esperto, le tensioni politiche potrebbero portare addirittura a una nuova guerra fredda tra gli USA e i suoi avversari (Cina, Russia, Iran e Corea del Nord).
10. Cambiamento climatico
Anche il clima giocherà un ruolo di rilievo nella prossima grande depressione. Problemi quali le epidemie e il cambiamento climatico cresceranno e si intensificheranno, cosa che inevitabilmente accrescerà i costi e impatterà le economie.
FONTE:https://www.money.it/grande-depressione-in-arrivo-10-campanelli-allarme
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
La truffa del Florentine banker group
Una banda di cyber-criminali compie attacchi attraverso campagne di phishing rivolte principalmente ai settori manifatturiero, edile, legale e finanziario
9 MAGGIO 2020
No, non stiamo parlando di un nuovo istituto di credito, nessuna nuova società che si occupi di raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito come prevede il TUB.
Mi riferisco alla banda di cyber-criminali che da alcuni anni compie attacchi informatici attraverso campagne di phishing rivolte principalmente ai settori manifatturiero, edile, legale e finanziario situati negli Stati Uniti, in Canada, Svizzera, India ed Europa.
Il più recente attacco è stato ai danni di tre società britanniche di private equity, alle quali i criminali hanno distolto mediante bonifici 1,3 milioni $ andando a deviare su propri conti correnti le operazioni di investimento compiute dai gruppi bancari; di questi solo 600mila dollari sono stati recuperati.
Fase 1:
L’attacco avviene attraverso la compromissione della posta elettronica aziendale, iniziando da un’operazione di phishing, attraverso l’email provider Office 365, a danno dei dirigenti dell’azienda target.
Una volta che uno dei soggetti in questione abbocca all’amo, gli vengono carpite le credenziali e da quel momento gli hacker, come fossero degli impiegati statali, dal lunedì al venerdì, monitorano e profilano l’attività del dirigente, analizzando in particolare come vengono predisposte le operazioni bancarie, le relazioni con clienti, fornitori, l’area contabilità e la banca.
Fase 2:
Una volta che i malintenzionati hanno raccolto sufficienti informazioni, si passa all’azione, attraverso un attacco man in the middle con il quale vengono create nuove regole sulla casella di posta elettronica della vittima deviando alcune mail su cartelle inutilizzate.
Fase 3:
Vengono registrati domini simili a quelli con cui la vittima di solito si interfaccia, andando poi ad inviare a ciascuna parte una mail dai domini contraffatti spacciandosi per la controparte, inserendosi così nella conversazione o creandone una nuova, ingannando il destinatario nel pensare che la fonte dell’email sia legittima.
Fase 4:
Gli aggressori iniziano quindi a inviare informazioni fraudolente dei conti bancari (associate a conti correnti situati a Hong Kong e nel Regno Unito) nelle e-mail per intercettare i trasferimenti di denaro e avviare nuove richieste di bonifico.
Fase 5:
Il Banchiere Fiorentino partecipa alla conversazione fino a quando il soggetto terzo non approva i nuovi dettagli bancari e conferma la transazione.
Qualora la banca rifiuti la transazione a causa di una mancata corrispondenza dei dati o per qualsivoglia altro motivo, gli aggressori sono lì per sistemare la situazione fino a quando il denaro non arriva nelle loro mani.
Analizzando l’attacco, si è scoperto che sono stati registrati 7 domini per poter ingannare gli istituti bancari e, attraverso un’analisi inversa con il portale Whois, i ricercatori di Checkpoint hanno scoperto che i criminali solamente negli ultimi due anni hanno registrato 39 domini per perpetrare attacchi informatici. Il gruppo negli anni pare abbia affinato le tecniche di raggiro.
La stessa FBI, nel suo Rapporto sul crimine su Internet 2019, ha evidenziato come le sole truffe relative alla BEC (business email compromise) rappresentavano da sole 23.775 denunce per perdite di oltre $ 1,7 miliardi, la gran parte delle quali a danni di società di private equity e venture capital.
Con la crisi pandemica, nuove truffe sono state avviate con la scusa di raccolte fondi per la ricerca del vaccino o per finanziare gli ospedali, o anche simulare le erogazioni finanziarie governative.
Di fronte a tali minacce in corso, il FBI consiglia agli utenti di attivare l’autenticazione a due fattori per proteggere i propri account e garantire che le richieste di trasferimento e pagamento dei fondi vengano verificate tramite chiamate telefoniche che confermino la transazione. Ma ancor prima di ciò, occorre un’adeguata e costante educazione dei dipendenti all’utilizzo dei dispostivi e dei software aziendali e all’evoluzione delle minacce, per non farsi cogliere impreparati.
FONTE:https://www.infosec.news/2020/05/09/news/sicurezza-digitale/la-truffa-del-florentine-banker-group/
GIUSTIZIA E NORME
Poliziotti: basta, siamo stufi di perseguitare cittadini italiani
Se quando abbiamo scelto di arruolarci nella polizia ci avessero detto che un giorno ci sarebbe toccato agire come cani da pastore o, peggio, da guardia di una sorta di Muro di Berlino, ci saremmo fatti grasse risate. Invece, a distanza di oltre trent’anni (e già, chi scrive non é una GiaccaBlu di primo pelo, siamo abbastanza adulti e con una certa esperienza) è proprio quello che sta accadendo e siamo increduli, attoniti. Certo, sapevamo benissimo che fare questo lavoro comporta (anche) essere invisi, sapevamo che non andavamo incontro a scrosci di applausi come rockstar; indossare la GiaccaBlu non è da tutti e non è per tutti, sono più i rospi da ingoiare che i riconoscimenti per i quali gioire, ma sapevamo che era nel conto. Quello che non è nel “contratto” stipulato col giuramento fatto alla Repubblica e alla Costituzione è agire, operare fuori (se non addirittura contro) i suoi dettami. Per mesi e mesi, durante il corso di addestramento e formazione, ci sono stati ribaditi certi principi che abbiamo assimilato (non che ce ne fosse bisogno, la coscienza democratica era ben radicata in tutti noi, esclusi quelli che in certe riunioni sindacali usavano introdurre i loro interventi con “carissimi amici, colleghi, compagni”!). Ma oggi?
Oggi ci ritroviamo in una situazione in cui siamo (stati) trasformati in una quasi-milizia, costretti a persegui(ta)re i nostri concittadini non appena osano mettere il naso fuori dalla loro abitazione, a “chiedergli” di certificare la legittimità dei loromovimenti e decidere se sono plausibili o meno, da ultimo persino a valutare se e quali sono i loro congiunti! A questo siamo stati ridotti noi eredi del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza? A questo è ridotta la nostra istituzione? La nostra gloriosa GiaccaBlu come uno straccio, oltraggiata e svilita senza che nessuno osi opporsi a questo scempio? La nostra polizia, che negli ultimi 30 anni ha retto l’urto dei maniaci del federalismo tout court che la volevano smantellata e (sotto)posta ai sindaci negli anni ’90? No! Così non va bene! Non ci sta bene! Basta! Non siamo disposti a farci mettere in svendita, la GiaccaBlu non è un orpello, ha un valore intrinseco, non può essere messa in svendita o in saldo. Se così è, lo si dica chiaramente, se si ha il coraggio. Siamo stufi di doverci “scontrare” quotidianamente con persone che hanno perso il lavoro, non hanno sostentamento ma famiglia a carico, che non sanno più come mantenere.
Siamo consapevoli della situazione emergenziale a causa del Covid19, ma ancor più lo siamo dell’assurdità di certi provvedimenti amministrativi e di certe (deliranti) ordinanze emesse dalle autorità locali. Ci siamo espressi contro l’utilizzo dei droni (una follia) per la caccia all’uomo, utili e strumentali solo ed esclusivamente alle manie di protagonismo di alcuni sindaci scatenati in una gara a chi è più realista del Re (altro prodotto di una politica stupida e insensata sulla gestione della sicurezza pubblica). Siamo uomini, donne, mariti, mogli, padri, madri; molti viviamo il dramma della chiusura di piccole attività che contribuivano a farci arrivare a fine mese senza eccessivi patemi d’animo. E siamo testimoni dello stesso identico dramma che moltissimi nostri concittadini stanno vivendo, delle lacrime che versano e dell’angoscia che li pervade ogni volta che procediamo a un semplice controllo. Vi sembra normale tutto ciò? Non vogliamo essere “congiunti” di uno Stato Etico in stile Ddr, non vogliamo essere complici di questo sfascio sociale. Ne prendano atto, coloro che vivono nelle loro torri d’avorio. La vostra ignavia sta mettendo in serio pericolo la coesione sociale.
(”Congiunti di uno Stato etico? No, grazie!”, post apparso il 3 maggio 2020 sul forum “Poliziotti.it“, seguito dallo slogan “IoNonSanziono” e dall’hashtag #FedeleAllaCostituzione. “Poliziotti.it” è nato nel 2001 da una intuizione di Salvatore Baiocchi all’indomani dei fatti di Genova, come portale non istituzionale e asindacale per favorire il dialogo democratico tra poliziotti e cittadini).
FONTE:https://www.libreidee.org/2020/05/poliziotti-basta-siamo-stufi-di-perseguitare-i-cittadini-italiani/
La nuova dittatura sanitaria: il caso di Dario Musso sottoposto a TSO
di Cesare Sacchetti
Se si legge il caso di Dario Musso, si ha la sensazione di ripercorrere una vicenda ambientata nel Cile di Pinochet o piuttosto nell’Argentina dei desaparecidos degli anni’70.
Tutto questo invece sta accadendo in Italia, non più giardino d’Europa, ma sempre più simile all’arcipelago Gulag narrato dalla penna di Solženicyn.
Il TSO contro Dario Musso
Il caso di Dario Musso non ha ricevuto praticamente nessuna attenzione da parte dei media mainstream. Lo scorso 2 maggio, il giovane di 33 anni aveva inscenato una protesta contro la quarantena e si era dotato di megafono mentre girava in auto per le strade della sua città, Ravanusa, gridando che non c’era nessuna pandemia.
L’uomo, in un video già condiviso su Twitter, era stato fermato da una volante dei carabinieri ed è stato sottoposto ad un TSO firmato dal sindaco della stessa cittadina, Carmelo D’Angelo.
Il TSO è un acronimo che sta per trattamento sanitario obbligatorio ed è regolato da una legge specifica, secondo la quale questo può essere eseguito “solo se esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici.”
Se si guarda il video pubblicato dallo stesso 33enne prima di essere fermato dai carabinieri del posto e dagli operatori sanitari, si ha la netta impressione che Musso non fosse affatto in preda “ad alterazioni psichiche”.
VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=y2dAifsH_gs
FONTE:https://lacrunadellago.net/2020/05/08/la-nuova-dittatura-sanitaria-il-caso-di-dario-musso-sottoposto-a-tso/
IMMIGRAZIONI
Migranti: altri due sbarchi a Lampedusa, in 136 sul molo
Ancora sbarchi autonomi sull’isola di Lampedusa dove nella notte sono arrivati due barconi con 72 e 64 migranti a bordo
Tweet 05 MAGGIO 2020 Altri due sbarchi di migranti nella notte a Lampedusa, dove l’hot-spot è già pieno. Un barcone con 72 profughi e un altro con 64 sono approdati sull’isola. I 136 migranti si trovano sul molo Favaloro, dove sono state allestita anche le tende per il pre-triage per l’emergenza coronavirus, in attesa che venga decisa la loro destinazione. Sia il sindaco dell’isola Salvatore Martello che il Governatore della Sicilia Nello Musumeci hanno sollecitato l’invio di una nave davanti le coste di Lampedusa dove trasferire i migranti per la quarantena. “Lampedusa vive una condizione di seria preoccupazione – dice il presidente della Regione siciliana – non è possibile che i natanti con i migranti debbano potere arrivare sull’isola e sbarcare quei poveri fratelli quando l’hotspot è assolutamente stracolmo”. “Abbiamo chiesto più volte che si utilizzasse una nave ormeggiata in modo da potere fare su questa la quarantena, e non sulla terraferma. Non ci vuole molto… La Sicilia ha già tantissimi problemi, e il governo non può assolutamente scaricare questo dramma sul sistema sanitario e sociale regionale, alimentando una forte tensione tra i cittadini alimentando la paura di una nuova diffusione del contagio del coronavirus”. – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Migranti-altri-due-sbarchi-a-Lampedusa-in-136-sul-molo-8b004727-9a2e-4d6b-b955-954b17a68b1e.html
LA LINGUA SALVATA
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
PANORAMA INTERNAZIONALE
Il progetto politico globale imposto in occasione del COVID-19
Le inette reazioni dei governi europei al COVID-19 sono state dettate da ex consiglieri di Donald Rumsfeld e George W. Bush. Contrariamente a quanto afferma la retorica istituzionale, le misure adottate non hanno fondamento sanitario. Lungi dall’essere una risposta all’epidemia, esse mirano a trasformare le società europee, per integrarle nel progetto politico-finanziario del gruppo.
Sia che abbia origine naturale o artificiale, l’epidemia di COVID-19 offre l’occasione a un gruppo transnazionale d’imporre, all’improvviso, il proprio progetto politico, senza necessità di esporne, tantomeno di discuterne, il contenuto.
In poche settimane abbiamo visto Stati che si proclamano democratici sospendere le libertà fondamentali: vietare, sotto pena di ammenda o di reclusione, di uscire di casa, di partecipare a riunioni, di manifestare. L’obbligo scolastico per i minori di 16 anni è stato provvisoriamente abolito. A milioni di lavoratori è stato tolto l’impiego e imposta d’ufficio la disoccupazione. Centinaia di migliaia d’imprese sono state autoritariamente costrette a chiudere e non saranno più in grado di riaprire.
I governi hanno incoraggiato le aziende al telelavoro senza esservi preparate: il sistema Echelon ne ha immediatamente registrato le comunicazioni via internet. Il che significa che i “Cinque Occhi” (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti) hanno in archivio i mezzi per violare i segreti di pressoché tutte le imprese europee. È già troppo tardi per porvi rimedio.
Nessuna delle trasformazioni imposte alle società ha giustificazione sanitaria. Nessuno studio epidemiologico al mondo ha mai discusso, men che meno raccomandato, l’isolamento generalizzato obbligatorio per combattere un’epidemia.
I dirigenti politici degli Stati dell’Unione Europea, dapprima paralizzati da proiezioni matematiche deliranti di ecatombi nei loro Paesi [1], sono stati poi rassicurati da soluzioni già confezionate da un potente gruppo di pressione, i cui membri avevano incontrato al Forum economico di Davos e alle Conferenze di Monaco sulla Sicurezza [2].
L’isolamento generalizzato obbligatorio è stato concepito 15 anni fa all’interno dell’amministrazione Bush, non come strumento di tutela della salute pubblica, bensì di militarizzazione della società statunitense in caso di attacco terroristico. È il progetto che viene messo in atto oggi in Europa.
Il piano iniziale, concepito oltre vent’anni fa attorno al proprietario del laboratorio farmaceutico Gilead Science, Donald Rumsfeld, prevedeva di adattare gli Stati Uniti alla finanziarizzazione globale dell’economia: il pianeta andava riorganizzato dividendo geograficamente i compiti di ciascuno. Le zone non ancora integrate nell’economia globale avrebbero dovuto essere private delle strutture statali per diventare semplici riserve di materie prime; le zone sviluppate (fra cui Unione Europea, Russia e Cina) avrebbero avuto la responsabilità della produzione; gli Stati Uniti, e soltanto loro, avrebbero dovuto assicurare l’industria degli armamenti e della polizia mondiale.
A questo scopo fu creato, in seno a un think-tank, l’American Enterprise Institute, il “Progetto per un nuovo secolo americano”. Soltanto una parte del programma fu crudamente annunciata: quella necessaria per convincere grandi donatori a sostenere la campagna elettorale di George W. Bush. L’11 settembre 2001, dopo che alle 10 del mattino due aerei di linea colpirono il World Trade Center di New York, venne dichiarato il programma di Continuità del Governo (CoG), nonostante la situazione non fosse affatto prevista nei testi. Il presidente Bush fu portato in una base militare; i membri del Congresso e i loro collaboratori furono immediatamente trasferiti in un immenso bunker, a 40 chilometri da Washington. E il segretissimo Governo di Continuità, di cui Rumsfeld era membro, assunse il potere fino alla fine della giornata.
Approfittando dello shock emozionale di quel giorno, il gruppo fece adottare un poderoso Codice Antiterrorismo – redatto molto tempo prima – l’USA Patriot Act; creò un vasto sistema di sorveglianza interna, il Dipartimento per la Sicurezza della Patria (Homeland Security); reindirizzò la missione delle forze armate in funzione della divisione globale del lavoro (dottrina Cebrowski); ebbe così inizio la “Guerra senza fine”. Da due decenni viviamo, come in un incubo, nel mondo da loro forgiato.
Se non stiamo attenti, il gruppo attuale – di cui il dottor Richard Hatchett è l’elemento visibile – trasporrà il programma per gli Stati Uniti all’Unione Europea. Imporrà alla telefonia mobile un’applicazione di tracciamento, ossia di sorveglianza dei nostri contatti; rovinerà alcune economie per trasferirne la forza produttiva all’industria degli armamenti; infine ci convincerà che la Cina è responsabile dell’epidemia e deve perciò essere arginata (Containment).
Se non stiamo attenti, la NATO, che abbiamo creduto in stato di morte cerebrale, si riorganizzerà e si estenderà, con l’adesione iniziale dell’Australia, al Pacifico [3].
Se non stiamo attenti la scuola sarà sostituita dall’insegnamento a domicilio. I nostri figli diventeranno pappagalli privi di spirito critico, che tutto sanno ma che nulla conoscono.
Nel nuovo mondo che si sta preparando per gli europei della UE, i grandi media non saranno più finanziati dall’industria petrolifera, ma da Big Pharma. Ci convinceranno che le misure prese erano le uniche efficaci. I motori di ricerca valuteranno la credibilità dei media non allineati basandosi sulla nomea dei firmatari degli articoli, non sulla qualità dei ragionamenti.
Siamo ancora in tempo per reagire.
NOTE
[1] “COVID-19: Neil Ferguson, il Lyssenko liberale”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 19 aprile 2020.
[2] “Il COVID-19 e l’Alba Rossa”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 28 aprile 2020.
[3] “La NATO vuole diventare Alleanza atlantico-pacifica”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 10 dicembre 2019.
FONTE:https://www.voltairenet.org/article209810.html
POLITICA
SCIENZE TECNOLOGIE
BILL GATES HA FATTO UN REGALONE ALL’AMICO GIUSEPPI
(Tutto quel che serve per far funzionare la famosa app Immuni di tracciamento totale. E magari anche qualcosa per il disturbo)
Da Microsoft 1,5 miliardi di dollari per l’Italia Al via data center a Milano
E’ il piano di investimenti più ambizioso per la multinazionale americana. Stimati più di 10.000 opportunità di lavoro
… è il più grande piano di investimenti di Microsoft da quanto è arrivata nel nostro Paese 35 anni fa. Il valore dell’operazione è di 1,5 miliardi in cinque anni, il piano prevede l’apertura di un data center nel nostro Paese e un fitto calendario di iniziative sul territorio per “diffondere” tecnologie come l’intelligenza artificiale e cloud computing nelle imprese e nei servizi al cittadino. “Puntare sul Cloud Computing, sull’AI – ha commentato Jean-Philippe Courtois, executive vice president and president, Microsoft Global Sales, Marketing and Operations – e sui programmi di formazione digitale rappresenta una grande opportunità per accelerare l’innovazione dell’ecosistema nazionale. La nostra missione è aiutare persone e organizzazioni italiane a realizzare il proprio potenziale”.
Leggere il resto qui:
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/bill-gates-ha-fatto-un-regalone-allamico-giuseppi/
Da Microsoft 1,5 miliardi di dollari per l’Italia Al via data center a Milano
E’ il piano di investimenti più ambizioso per la multinazionale americana. Stimati più di 10.000 opportunità di lavoro
di L.Tre. – 8 MAGGIO 2020
Si chiama “Ambizione Italia #digitalRestart” ed è il più grande piano di investimenti di Microsoft da quanto è arrivata nel nostro Paese 35 anni fa. Il valore dell’operazione è di 1,5 miliardi in cinque anni, il piano prevede l’apertura di un data center nel nostro Paese e un fitto calendario di iniziative sul territorio per “diffondere” tecnologie come l’intelligenza artificiale e cloud computing nelle imprese e nei servizi al cittadino. “Puntare sul Cloud Computing, sull’AI – ha commentato Jean-Philippe Courtois, executive vice president and president, Microsoft Global Sales, Marketing and Operations – e sui programmi di formazione digitale rappresenta una grande opportunità per accelerare l’innovazione dell’ecosistema nazionale. La nostra missione è aiutare persone e organizzazioni italiane a realizzare il proprio potenziale”.
Il piano di Microsoft. Il piano quinquennale si focalizzerà su aree strategiche per la crescita italiana: accesso al Cloud Computing, programmi di formazione digitale e reskilling, partnership locali per l’innovazione delle aziende e una nuova alleanza per la sostenibilità. Il Politecnico di Milano ha stimato più di 10.000 opportunità di lavoro e circa 9 miliardi di dollari di indotto diretto e indiretto entro la fine del 2024.
L’accordo con Poste Italiane. Per supportare ulteriormente l’adozione delle tecnologie Cloud, Poste Italiane e Microsoft hanno rinnovatola propria partnership per promuovere l’innovazione tra sviluppatori, startup, grandi aziende e pubblica amministrazione. Le due aziende lanceranno un piano congiunto per sviluppare una nuova serie di servizi cloud per soddisfare le esigenze digitali emergenti delle aziende italiane e del settore pubblico, tra cui un progetto di digital skilling per i dipendenti stessi di Poste Italiane e un’iniziativa congiunta per la formazione nel Paese. Facendo leva sulle tecnologie Microsoft, Poste Italiane accelererà inoltre il processo di trasformazione digitale a supporto della propria crescita sostenibile.
La nuvola di Microsoft in Italia. La nuova Regione Data Center di Milano segue quella di Amazon e Ibm. Secondo una ricerca condotta da Politecnico di Milano School of Management in collaborazione con Microsoft Italia, la creazione di una Regione Data Center di queste dimensioni nel nostro Paese può generare più di 10.000 opportunità di lavoro e circa 9 miliardi di dollari di indotto diretto e indiretto entro la fine del 2024, considerando la costruzione del data center, nonché i vantaggi per le imprese e l’ecosistema tecnologico ulteriormente abilitati dalla Regione Data Center.
Le iniziative sulla formazione. Microsoftsi impegna ad ampliare le attività di formazione su competenze digitali e intelligenza artificiale per le scuole di ogni ordine e grado, in collaborazione con Fondazione Mondo Digitale, e continuerà a offrire iniziative di training e attività specifiche di certificazione attraverso il Partner Academy Program, grazie al supporto dell’ecosistema di Partner Microsoft.
Cosa sono gli Ai Hub?
Microsoft ha inoltre annunciato oggi i nuovi la creazione di “AI Hub”, centri esperienziali per aiutare le aziende a utilizzare l’intelligenza artificiale.
FONTE:https://www.ilsole24ore.com/art/da-microsoft-15-miliardi-dollari-l-italia-via-data-center-milano-ADfwQFP?refresh_ce=1
La verità sulle app di tracciamento
64.600 iscritti
VIDEO QUI: https://youtu.be/EErPz4l1rcg
FONTE: https://t.me/LucaDofficial
La virologa Judy Mikovits:”il sistema non cura le persone, ma le uccide”
Judy Mikovits è una biologa molecolare. In questi giorni, ha fatto delle gravissime denunce contro la lobby che gestisce il mondo scientifico e come questa di fatto abbia di fatti creato la crisi del coronavirus.
La scienziata ha lavorato in importanti laboratori e le sue scoperte sono state pubblicate in importanti riviste scientifiche tra le quali la prestigiosa Science.
Ad un certo punto della sua vita, le ricerche della biologa americana hanno iniziato a mettere in pericolo il sistema.
La dottoressa Mikovits infatti aveva pubblicato una scoperta fondamentale per la salute e la vita di milioni di persone.
VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=2SpF63CYlS8
L’intervista-denuncia di Judy Mikovits
L’utilizzo di feti umani e animali nella produzione dei vaccini favorisce la comparsa di malattie mortali.
Questa pratica è molto utilizzata dalle case farmaceutiche e a confermarlo è stato un scienziato di primo piano nel campo dell’immunizzazione, il dottor Plotkin, che si è guadagnato l’appellativo di “padrino dei vaccini” per la sua intensa attività di ricerca proprio in questo settore.
Da quel momento, la vita della Mikovits è radicalmente cambiata. La sua brillante carriera accademica e scientifica è stata distrutta.
Le case farmaceutiche le hanno dichiarato guerra e le autorità hanno iniziato a perseguitarla.
La sua abitazione fu perquisita dall’FBI nel tentativo di dimostrare che la scienziata avesse trafugato dal laboratorio nel quale lavorava importanti ricerche, accuse dalle quali poi è stata scagionata.
Nonostante il sistema le abbia dichiarato guerra, la dottoressa non si è arresa e ha continuato a denunciare come il mondo scientifico sia stato piegato completamente agli interessi delle grandi multinazionali del farmaco.
La denuncia contro Fauci
Il virologo Anthony Fauci probabilmente è noto a larga parte del pubblico internazionale ora per il suo ruolo a capo della task force americana contro il Covid-19.
La Mikovits lo conosce da molti anni addietro e ha denunciato come lo scienziato americano abbia avuto sin dagli anni’80 enormi conflitti di interesse per aver ricevuto finanziamenti dalle case farmaceutiche.
La scienziata pronuncia un duro atto d’accusa contro Fauci colpevole di aver raccomandato la terapia IL-2 contro il virus dell’HIV che invece avrebbe avuto effetti devastanti.
“Un’intera generazione africana è stata perduta a causa di questa terapia” denuncia la biologa.
La Mikovits sa molto riguardo al virus dell’HIV perchè ha fatto parte del gruppo che lo isolò dalla saliva e dal sangue dei pazienti francesi.
Le conclusioni di questo gruppo di ricerca furono nascoste alla comunità scientifica negli anni’80 e milioni di vite avrebbero potuto essere salvate, se invece queste importanti informazioni fossero state divulgate.
Ad impedirlo, secondo la virologa, fu proprio Anthony Fauci che assieme a Robert Redfield, l’attuale capo del CDC americano, il centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, sembrava più interessato a depositare brevetti e ad incamerare cospicui finanziamenti.
Ma l’agenda di Fauci allora come oggi non sembra essere quella di salvare vite umane, piuttosto quella di accaparrarsi ricchi profitti per sè e il suo gruppo di sodali scientifici.
La scienza non ha più un nobile fine di ricerca e miglioramento della salute della comunità soprattutto da quando è stata approvata la legge Bayh-Dole, che non avrebbe fatto altro che esacerbare i conflitti d’interesse delle università, interessate ormai a far pagate i contribuenti americani i costi delle loro ricerche.
“E’ questo che ha contribuito a far nascere personaggi come Bill Gates, che non è un medico nè un esperto, che ora hanno un ruolo fondamentale”, denuncia la Mikovits.
Il prossimo passo di questa grande lobby del farmaco è quello di sviluppare un vaccino per il coronavirus, ma secondo la virologa americana questo porterà alla morte di milioni di persone, così come accaduto per gli altri vaccini delle case farmaceutiche che contenevano feti umani e animali.
La scienziata non si dichiara affatto contraria ai vaccini, ma piuttosto si dichiara contraria alle pericolose pratiche per la salute pubblica che vengono usate dalle multinazionali in questo campo.
Il virus di Wuhan è stato fatto in laboratorio
Un’altra conclusione fondamentale della virologa riguarda l’origine del Covid-19. La dottoressa spiega come l’origine di questo virus non possa essere naturale, perchè il passaggio da animale a uomo richiede secoli prima di potersi avverare.
Ad avere un ruolo determinante nella sua manipolazione sarebbero stati il laboratorio militare dell’esercito americano a Fort Detrick US, e l’ormai famigerato laboratorio di Wuhan.
A mettere in relazione i due laboratori sarebbero stati i finanziamenti ricevuti, pari a 3,7 milioni di dollari, da Wuhan all’istituto delle malattie infettive americano diretto proprio da Anthony Fauci.
L’istituto in questione ha infatti partecipato nel 2019 a esperimenti congiunti con il laboratorio di Wuhan che avevano come scopo proprio la manipolazione del coronavirus dei pipistrelli.
C’è un filo rosso quindi che lega il laboratorio di Wuhan a Fauci e sul quale nessun media si è mai premurato di indagare.
Se Anthony Fauci ha nascosto importanti rilevazioni riguardo al virus dell’HIV negli anni’80, cosa assicura che non stia facendo lo stesso ora riguardo al Covid-19?
I morti da Covid-19 non sono attribuibili al virus
La dottoressa riporta le parole della virologa Birx, membro della task-force di Fauci, sull’approccio liberale riguardo al conteggio dei morti per Covid-19.
In altre parole, negli Stati Uniti, come in Italia e in altre parti del mondo, si stanno considerando come morte da coronavirus persone che avevano altre patologie e sulle quali non esiste nemmeno la certezza di una loro reale infezione da coronavirus.
Le terapie sono sbagliate. Molti dottori americani hanno denunciato che i respiratori non stanno aiutando i pazienti, ma stanno in realtà provocando gravissimi danni alla loro salute.
“Li stanno ammazzando con i ventilatori”, denuncia la Mikovits. Ad oggi, se un ospedale americano riporta come causa di morte di un paziente il Covid-19 prende 10mila dollari dalla assicurazioni. Se invece li attacca al ventilatore, ne riceve ben 30mila.
Il sistema praticamente non vuole favorire la cura dei pazienti. Vuole favorire di fatto i loro decessi da coronavirus.
In Italia hanno somministrato vaccini con il coronavirus
La Mikovits spiega anche perchè la Penisola è stata così particolarmente colpita dal problema del coronavirus.
“L’Italia ha una popolazione molto anziana soggetta a malattie infiammatorie”, precisa la virologa.
Ma il problema principale sarebbe stato per la scienziata la somministrazione decisa dal ministero della Salute italiano del vaccino antinfluenzale H1N1 per la stagione 2019-2020.
Questo vaccino, spiega la biologa, è ricavato dai cani e non sarebbe stato nemmeno testato.
Ma i cani sono portatori di molti coronavirus. In altre parole, le persone che si sono sottoposte a questo vaccino potrebbero aver ricevuto nel proprio organismo il coronavirus che poi si sarebbe manifestato nei mesi successivi.
Se tutto questo fosse confermato, a creare l’anomalia di morti in alcune regioni italiane non sarebbe stato il Covid-19, ma i vaccini che incredibilmente contenevano questo virus.
I vaccini anti-influenzali avrebbero causato anche altri problemi, dal momento che la Mikovits cita un altro importante studio scientifico del Pentagono, secondo il quale questa immunizzazione aumenterebbe i rischi di infezione da coronavirus del 36%.
La denuncia della dottoressa è devastante. In altre parole, la virologa sta dicendo che l’intera crisi da coronavirus è stata creata dalle grandi lobby del farmaco e da poteri possibilmente ancora più grandi interessati non alla salute delle persone, quanto piuttosto a procurarle il maggiore danno possibile.
Il sistema non sta in alcun modo provvedendo a curare le persone. Le sta facendo ammalare e morire. Tutte le raccomandazioni seguite, come spiegato da molti dottori, di stare a casa hanno di fatto indebolito il sistema immunitario.
Le mascherine, così raccomandate dal governo, non solo non servono ma compromettono la salute delle persone sane che non ne hanno alcuna necessità.
La verità sta venendo alla luce. Un’orribile verità che sta rivelando che il coronavirus non è il mostro che un certo corrotto mondo scientifico vuole far credere assieme alla complicità di media terroristi.
Il vero mostro in questa storia sono coloro che stanno attentando alla salute delle persone pur di vedere realizzato il loro sogno di un governo mondiale totalitario fondato sulla paura, la repressione del dissenso e sulla scienza corrotta al servizio delle grandi case farmaceutiche.
Il vero virus non è il Covid-19. Il vero virus è la dittatura globalista che sta nascendo da tutto questo.
FONTE:https://lacrunadellago.net/2020/05/09/la-virologa-judy-mikovitsil-sistema-non-cura-le-persone-ma-le-uccide/
Dr judy mikovits Exposes Dr (DEATH)Fauci’s Medical corruption
VIDEO QUI: https://www.youtube.com/results?search_query=L%E2%80%99intervista-denuncia+di+Judy+Mikovits
STORIA
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