RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 12 AGOSTO 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Se ho visto così lontano è perché sono salito sulle spalle dei giganti.
Le cicale 2008, Kowalski, 2008, pag. 131
https://www.facebook.com/manlio.presti
https://www.facebook.com/dettiescritti
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
Precisazioni
www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com
Il blog non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse.
Nulla su questo blog è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali.
Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com
La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
SOMMARIO
L’Italia vista dalla CIA
Le mazzette di FCA/CHRYSLER a personaggi del Deep State e a Tesla di Elon Musk
UN’ALTRA POLTRONA PER MARIO MONTI
12 agosto: “Ci sarà pure un giudice a Berlino…”
Distanziamento esistenziale
Patrizi e Plebei: mascherine e distanziamento solo se siete dei poveracci
Chi nasce pedofilo non lo ha scelto
Il piano di Conte per evitare la seconda ondata: mascherina obbligatoria ovunque
Coronavirus, lockdown ed esercito negliospedali
Vaccinazioni “obbligatorie” e consenso “informato”: gli estremi di un abuso
I chip sottopelle sono realtà
Adesso la guerra mediatica contro Russia e Cina si sposta sui vaccini
Studio McKinsey. I danni economici per le misure anti Covid equivalenti a 2 guerre mondiali
La Tempesta. Una metafora per la vita, spiegata da Nadia Fusini
“La speranza” di Malraux fa paura quanto la guerra
I GIORNALONI SONO ALLO STREMO.
Bocelli come Barilla, bastonato dal pensiero e costretto all’autodafè
A quarant’anni dalla Strage di Bologna la verità è ancora parziale
PRESIDENTE MATTARELLA!
L’ITALIA CHIEDE L’ATTIVAZIONE DI UN FONDO (IL SURE) CHE NON ESISTE
Fund Recovery – 2° parte
Banche europee, il report: predicavano sostenibilità mentre sfruttavano l’Amazzonia per petrolio.
La denuncia del Parlamento Ue: “Per gestire il Covid, violati i diritti fondamentali”
NON SONO TUTTI FIGLI DI PAOLO GENOVESE (PER FORTUNA LORO…)
Lo straniero non dà i documenti. Ma fanno verifiche sull’agente
«Migranti violenti e sfrontati. Sanno che tornano subito in libertà»: la rabbia del questore di Torino
Superbo
Nike e altri marchi mondiali, complici nel lavoro forzato della Cina
La fantastica mediazione di Angela Merkel con Erdogan
I DEM SONO UNA MINACCIA ALLA SOPRAVVIVENZA DELLA CIVILTA’.
Nuova Democrazia Cristiana: il piano segreto degli Usa per “salvare” l’Italia
Mario Monti e la revisione non keynesiana dei… sistemi sanitari Oms
CAPEZZONE: il tempismo perfetto dello sputtanamento via INPS. Han proprio così paura?
Il thriller della pandemia Covid-19: un caso per detective medici
LIBERAZIONE DELLE COLONIE
EDITORIALE
L’Italia vista dalla CIA
Manlio Lo Presti – 12 agosto 2020
L’Italia vista dalla CIA è un libro ricco di informazioni. È ampiamente documentato da fatti e da comportamenti degli USA nei confronti di una italietta non sempre comprensibile ma da controllare ad ogni costo perché chi controlla l’Italia controlla il mediterraneo
È questo in sintesi quello che gli Autori evidenziano nella loro ricerca. I solerti diplomatici e la rete spionistica CIA redigono una lunga e intensa sequenza di rapporti negli anni che vanno dal 1948 al 2004.
Il testo presenta una introduzione e sette capitoli per 366 pagine che comprendono la riproduzione fotografica di decine di documenti emessi dalla CIA desecretati. La ricerca è minuziosa, come si deduce dall’imponente indice analitico dei nomi citati.
Gli Autori dimostrando efficacemente che l’Italia è stata continuamente controllata come una colonia e, quando insorgevano complicazioni politiche, la lunga mano atlantica operava con azioni terroristiche dirette e violente.
Vengono vagamente segnalati i dissidi sulle strategie di dominio che gli USA hanno, ancora oggi con l’Inghilterra storicamente più dura nei nostri confronti. Questi due Paesi dominanti hanno agito in Italia provocando conseguenze sempre devastanti e miranti a tenere a bada l’Italia condannata ad una subalternità eterna.
È un libro interessante, ben scritto e ricco di notizie che forniscono molte spiegazioni e di chiavi di lettura sul perché molti eventi storici recenti si sono sviluppati.
Si tratta di un libro che oggi sarebbe bollato come complottista perché dimostra la direzione e la dominazione endogena del nostro Paese.
Peccato che gli Autori, oggi direttori di Repubblica e de La Stampa, ambedue globalisti, immigrazionisti, buonisti, abbiano dimenticato queste interessanti ricerche per avventarsi contro i complottisti, adesso chiamati negazionisti.
Hanno lasciato ai complottisti i teoremi costruiti da loro magistralmente descritti tempo addietro!
Problemi di memoria? Di opportunismo politico? Di buste paga con intestazioni cambiate?
Anche per questi motivi il libro va letto con attenzione e con calma, se non altro perché è attuale nonostante sia limitato al 2004
Paolo Mastrorilli e Maurizio Molinari, L’Italia vista dalla CIA 1948-2004, Laterza, 2005, pag. 366, € 18,00
IN EVIDENZA
Le mazzette di FCA/CHRYSLER a personaggi del Deep State e a Tesla di Elon Musk
Lisa Stanton – 5 agosto 020
Lo scenario nel quale è maturato il prestito di 6,3 mld di € alla Fiat, garantito in tempo reale dallo Stato, sembrava essere la fusione Fca-PSA, con la politica schiacciata sulle strategie di accumulazione dei grandi gruppi economici ed industriali.
In effetti la Fiat Chrysler è indagata in USA per aver pagato tangenti a personaggi del Deep State, a sindacati ed a concorrenti. Tra l’altro, il gruppo italo americano ha sborsato una ingente somma nei confronti dell’azienda Tesla di Elon Musk per acquistare crediti e poter così rispettare i rigidi limiti di emissioni del suo parco auto in Europa. Musk ha ringraziato.
Dall’accordo PSA-Fca sta venendo fuori qualcosa di buono: le utilitarie Fca (il segmento più competitivo della Fiat) saranno prodotte su piattaforma Psa: per tale ragione, sono a rischio 58mila posti di lavoro in Italia. Sarà una strage di PMI che lavorano il cd. indotto, producendo parti degli autoveicoli di marca Fiat.
Da qualche settimana, poi, gli operai rimasti negli stabilimenti italiani sono trasferiti da una sede all’altra nell’attesa di venire licenziati.
Credete che il Governo non c’entri nulla?
Vi sbagliate, due stabilimenti non produrranno più veicoli e sono già stati riconvertiti alla produzione di mascherine. Si parla di 27mln al giorno a pieno regime, con la benedizione (e la protezione) di Arcudi, un tale a capo della Tascfors di Gonde. Proprio lo sconosciuto che chiede la proroga dello stato d’emergenza sino al 2023.
Tempi grami per un paese che fu all’avanguardia e per decenni leader europeo nella produzione di veicoli a motore…
FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/3434199569931628
UN’ALTRA POLTRONA PER MARIO MONTI
IL PROFESSORE VIENE ARRUOLATO DALL’OMS EUROPA, L’ORGANIZZAZIONE PIÙ SCREDITATA DEGLI ULTIMI TEMPI, PER GUIDARE L’ENNESIMA INUTILE COMMISSIONE DI EX POLITICI DA RICICLARE – SI OCCUPERÀ DI SVILUPPO SOSTENIBILE E SALUTE (MA IL SUO GOVERNO TAGLIO’ 8 MILIARDI ALLA SANITA’ ITALIANA) – L’IDEA NASCE DAL DIRETTORE GENERALE DELL’OMS, TEDROS GHEBREYESUS, CHE DOPO AVERLE SBAGLIATE TUTTE DURANTE LA PANDEMIA CERCA DI RIFARSI IL LOOK…
MARIO MONTI
Claudia Voltattorni per il “Corriere della Sera”
«Danni umani. E giganteschi danni economici. È la prima volta che una cosa che non è una guerra assume conseguenze così disastrose sul piano economico: la pandemia da Covid-19 è qualcosa che ha sconvolto il mondo, ma bisogna trarne una lezione». Come? «Ripensando le priorità politiche tenendo conto di eventi di questo genere, che rischiano di ripetersi, e tutte le previsioni economiche non potranno non tenerne più conto».
Mario Monti, il senatore a vita, l’ex primo ministro, l’attuale presidente dell’Università Bocconi di Milano, parla del Covid-19 come di un «esempio clamoroso che ci deve far riflettere e far rivedere le priorità politiche mettendo al centro salute e sviluppo sostenibile». Il professore è appena stato chiamato dall’Oms Europa (che include 53 Paesi membri) a presiedere la neo Commissione per la Salute e lo Sviluppo sostenibile. Guiderà una squadra di scienziati, economisti, ex capi di Stato e di governo che dovrà «ripensare le priorità relative alle politiche da attuare alla luce della pandemia da coronavirus».
Osservazioni, studi e modelli si tradurranno in un rapporto che darà indicazioni ai singoli Stati affinché «salute e benessere entrino nelle priorità politiche e vengano riconosciute fondamentali per lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale». L’idea nasce dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, e dal direttore regionale per l’Europa dell’Oms, Hans Henri P. Kluge che il prossimo 26 agosto apriranno in videoconferenza la prima riunione della commissione. «Il nostro scopo – spiega Kluge – è quello di mettere la salute in cima all’agenda politica nell’ambito degli obiettivi dello Sviluppo sostenibile e rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari e sociali dei 53 Stati membri della Regione europea dell’Oms».
E per farlo hanno voluto il professor Monti, «siamo orgogliosi che abbia accettato». L’ex presidente del Consiglio italiano ha quindi chiamato al suo fianco personalità come Elias Mossialos, ex ministro di Stato greco ma sopratutto fondatore e direttore del Department of Health Policy alla London School of Economics, che sarà il coordinatore scientifico della Commissione.
Ci saranno anche Helle Thorning-Schmidt, ex prima ministra della Danimarca ed ex ceo di Save the Children; Anna Stavdal, presidente dell’Associazione mondiale dei medici di famiglia; Lord Jim O’ Neill of Gatley, ex ministro del Tesoro britannico; gli ex presidenti di Finlandia, Estonia e Kyrgyzstan, Tarja Halonen, Toomas Hendrik Ilves e Roza Otunbayeva; Sylvie Goulard, vice governatore della Banca di Francia.
«La pandemia – riflette Monti – ha aggravato le disuguaglianze e le divisioni che stanno paralizzando le nostre società, impendendo il progresso dello sviluppo sostenibile, e ha messo a nudo l’inadeguata preparazione dei sistemi sanitari dei vari Paesi: dopo anni di risparmi sulla sanità, nelle future politiche economiche invece i governi dovranno tenere conto dei rischi enormi collegati a future pandemie, ma anche ai danni provocati dal cambiamento climatico». Il primo passo da suggerire ai governi? «La mappa dei danni – risponde Monti -: le conseguenze spaventose economiche e sociali provocate dal coronavirus». E poi, «le priorità per un nuovo sviluppo sostenibile: ci sarà bisogno delle nuove generazioni, proprio loro, con la scuola così fortemente colpita. Non sono compiti facili, ma sono tutti temi che ogni Paese e la comunità internazionale dovranno affrontare».
2 – INCARICO DELL’OMS A MISTER AUSTERITÀ MONTI DETTERÀ L’AGENDA AGLI ITALIANI
Claudio Antonelli per “la Verità”
Una sovra struttura come l’Europa unita in vitro all’Organizzazione mondiale per sanità (sezione Ue) non poteva che produrre la commissione paneuropea per la salute e lo sviluppo sostenibile. Già il nome suggerisce la dovuta diffidenza, vista l’impronta di natura sovietica. Che oggi si nasconde sempre dietro due termini chiave: resilienza e sostenibilità le chiavi di volta del comunismo 4.0. L’obiettivo del comitato è infatti quello di rivedere le priorità di spesa dopo l’esperienza del Covid.
GIORGIO NAPOLITANO MARIO MONTI 1
«Dopo l’analisi di come i diversi Paesi hanno risposto alla pandemia, la commissione», spiegano dall’ufficio europeo dell’Oms, «formulerà raccomandazioni sugli investimenti e le riforme per migliorare la resilienza dei sistemi sanitari e di assistenza sociale nei 53 Stati membri della regione europea dell’Oms», conclude Hans Henri Kluge, direttore generale Oms Europa. l lavori inizieranno il 26 agosto e il risultato di tale mega studio non sarà pronto prima di settembre del prossimo anno.
Quando, stando alle promesse dei leader Ue, gli assegni del Recovery fund dovrebbero essere già spesi. Per carità l’Oms ha i suoi tempi e di solito sono sempre sfasati rispetto alla realtà. Potremmo ancora pensare che lo studio possa aiutare i Paesi membri dal 2022 al 2027, anno in cui terminerà l’ombrello del Recovery fund. Il condizionale è d’obbligo perché a smontare anche le ultime speranze è il nome del presidente designato all’unanimità.
Si tratta del bocconiano Mario Monti. Stimatissimo dalla gente stimata, dai suo studenti, dai salotti che si auto alimentano, da Bruxelles, da Giorgio Napolitano (almeno fino al disastro dell’avergli disobbedito al fine di fondare un partito) e stimato soprattutto da chi ama i lunghi discorsi. nella realtà però Monti è una garanzia di fallimento. E non solo politico. Basti pensare ai cavalli di battaglia adottati dopo essere stato nominato senatore a vita e quindi incaricato premier a novembre del 2011.
Il docente della Bocconi ha capito che il nostro Paese aveva bisogno di uno choc per rilanciarsi.Così ha inventato la tassa sul lusso e ha pensato bene, primo tra i colleghi Ue, di introdurre la Tobin tax. Cominciamo da quest’ ultima. In pratica, si tratta di un prelievo dello 0,1% sulle transazioni di azioni, derivati o negoziazioni ad alta frequenza. Le operazioni gestite da algoritmi che fanno capo a grandi banche d’affari e trader specializzati. La Svezia la adottò nel 1984 per un mero senso di masochismo politico. Tre anni dopo fece marcia indietro: gettito irrilevante ma danni consistenti sui flussi in Borsa. Monti invece, convinto di fare meglio, adottò qualche modifica e via.
IL SENATORE MARIO MONTI FOTO DI BACCO
Stimò un gettito di 1,2 miliardi all’anno. Dal 2013 al 2016 gli incassi non superarono in tutto il miliardo e mezzo. In compenso, le operazioni soggette all’imposta sono calate solo il primo anno del 30%. Chi ha potuto ha cambiato sede alla società e traslocato in altro Paese Ue. Infine, nel 2017 la Consob boccia l’intero schema. Non solo consente introiti fiscali minimi, ma impone costi di calcolo e di riscossione troppo elevati. Eppure, giornali e politica hanno preferito rimuovere il flop e continuare a considerare Monti una entità geniale. Alla nautica, l’aeronautica e le auto di lusso ha fatto ancor di peggio. Il professore ha introdotto l’imposta che tutti i giornali battezzarono sul lusso.
MARIO MONTI SALUTA GIOVANNI TRIA
Alla base la classica idea cattocomunista di penalizzare all’inverosimile chi è ricco e può spendere. Risultato, il primo anno Monti incassò circa 200 milioni di euro tassando le imbarcazioni sopra una certa dimensione. L’anno dopo il fatturato del comparto è crollato di 2 miliardi circa, tornando ai livelli del 2001. Omettiamo i danni inflitti al mondo dell’aviazione leggera che non si è più ripreso. I grandi jet, invece, non furono mai nemmeno toccati.
Ovviamente battevano già bandiera svizzera o di altri fiscalità agevolate. Insomma, Monti uscendo dal suo laboratorio e sedendo a Palazzo Chigi aveva dimenticato un dettaglio. I capitali come gli aerei volano. E vanno dove stanno meglio. Con queste premesse, è difficile immaginare che il suo nuovo incarico di presidente alla commissione speciale dell’Oms possa fruttare qualcosa di buono. Tanto più che il tema sanitario è ancor più delicato. O meglio è quello più delicato quando si affronta il curriculum dell’uomo con il loden. A novembre del 2012, l’allora premier intervenne in video conferenza alla presentazione del centro per le biotecnologie della Fondazione Rimed di Palermo.
«La sostenibilità del servizio sanitario nazionale, nel prossimo futuro, potrebbe non essere garantita», disse, facendo prendere un colpo a tutti. Il ministro Piero Giarda all’epoca addetto alla spending review cercò dopo di mettere una toppa. Spiegando che il welfare andava rivisto e migliorato. In realtà, la legge finanziaria del governo Monti, approvata a dicembre del 2012, mise in piedi tagli che tra il 2013 e il 2015 valsero la bellezza di 8 miliardi, ricadendo sugli esecutivi successivi. Ora, a casa nostra rinnovare e smantellare sono due cose diverse.
Di certo, la sanità italiana grazie a Monti non è migliorata o si è rinnovata. Resta invece in piedi il concetto dello smantellamento. E che adesso Monti vada a presiedere una commissione che spieghi all’Italia come spendere i soldi per fare in modo che il Paese e il suo sistema sanitario siano in grado di affrontare una pandemia rischia di essere una presa in giro. A consolarci il solo fatto che nessuno, nemmeno i vertici di Bruxelles, si aspettano risultati concreti dai Monti boys. Così passerà un anno, attenderemo di capire quanto l’Ue ci permetterà di indebitarci con il Recovery fund e poi leggeremo il lunghissimo report della commissione e del suo presidente che continuerà a essere stimatissimo.
FONTE: https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/rsquo-altra-poltrona-mario-monti-professore-viene-arruolato-244447.htm
12 agosto: “Ci sarà pure un giudice a Berlino…”
| |“Ci sarà pure un giudice a Berlino…” non è solo un modo dire, è quello che spera l’avv. Felice Besostri auspicando un giudizio favorevole della Corte Costituzionale, almeno su qualcuno dei quattro punti, inerenti il Referendum del 20 settembre e il connesso election day. Oggi 12 agosto la Corte si riunisce in camera di consiglio con questo odg, in serata è atteso il verdetto, che in questa fase è solo sulla ammissibilità delle questioni, spiegate da Besostri in nota a questo post.
Intanto sta avendo un grosso successo di adesioni mediatiche la campagna di “informazione di massa” promossa dal governo sul COVID, con la bizzarra equiparazione tra contagiati, positivi ai test e ammalati. Le TV e la grande stampa appoggiano con entusiastica partecipazione e abbondante produzione di “no-news” l’iniziativa politica governativa. L’espediente più in voga è quello di girare a gambe all’aria i numeri e le statistiche, con la scusa che così si vedono meglio. Ogni tanto compare uno sprazzo di luce che illumina la situazione reale, prontamente coperta con imparziale dedizione. Lo sprazzo è del 6 agosto, quando il ministro Speranza (LEU) ha dovuto pur dire qualcosa sulla situazione sanitaria in Senato: ha letto dei dati mai uditi prima, affermando che dal grosso campione che è stato fatto si stima che il 2,5% della popolazione ha incontrato il virus e sviluppato anticorpi. Poi, svela che attualmente l’incidenza è stimata di 5,7 casi su 100.000 abitanti (tutto qui!?). Con questi piccoli numeri, il premier ha prorogato l’emergenza nazionale fino a ottobre. In pratica gli italiani stanno mettendo la mascherina per sport, un modo come un altro per allenarsi al prossimo inverno, dato per certo, e alle temperie stagionali.
Nel frattempo il governo nella sua costante e incessante opera di demolizione della stato di diritto, ritenuto un inutile orpello, obiettivo principale delle forze giallo-rosse-rosa-bianche, ha pensato e deliberato un’importante legge, con la sentita partecipazione del Parlamento, che non vuole essere secondo a nessuno altro in tale importante compito. La priorità politica per questa maggioranza, forse anche per parte della minoranza, è la realizzazione di provvedimenti estemporanei e fantasiosi, per cui ha approvato a tempo di record la conversione in legge di un provvedimento che solo a raccontarlo c’è da arrossire.
Proviamoci. Il governo a fine luglio 2020, dopo 16 anni dalla legge istitutiva, si rende conto che in Italia, anzi, in regione Puglia, c’è un problema di notevole entità. Il premier, che è pugliese, il 31 luglio riunisce il CdM. con la partecipazione del governatore Emiliano, seduta stante approva il decreto legge 86/2020 che pone rimedio al guaio che li preoccupava. Decreto immediatamente portato al Colle per la firma, prima di cena, e pubblicato immediatamente in Gazzetta. Le Camere con solerzia si mettono al lavoro sul decreto e nel giro di una settimana scarsa chiudono l’opera il 6 agosto al Senato (riconoscente il ministro Speranza ha fornito i dati veri sul Covid) e diventa legge della Repubblica. Lo Stato italiano pone così rimedio alla grave situazione della Puglia, incaricando il prefetto di Bari come commissario straordinario con poteri superiori a quelli del presidente Emiliano e del Consiglio regionale. La Prefetta di Bari già il 3 agosto attua l’intervento sostitutivo e raddrizza la situazione per la quale il governo stava in fibrillazione e la Regione prontamente si adegua.
Splendido esempio di efficienza e capacità di intervento delle Istituzioni repubblicane tutte.
Cosa avranno mai risolto di tanto importante il PD, il M5S e LEU da muovere Governo, Quirinale, Camera, Senato e Prefetto di Bari? Una questione sollevata da Laura Boldrini e da alcune ministre: la necessità della seconda preferenza di genere da indicare sulla scheda elettorale per le prossime votazioni per il consiglio regionale della Puglia. Fino a luglio scorso non era possibile la seconda preferenza, dal 20 settembre in poi i pugliesi, se vogliono, possono scrivere una seconda preferenza che deve essere rigorosamente di sesso diverso dalla prima. Gli elettori pugliesi, consci dell’opportunità storica, saranno obbligati nelle prossime settimane a capire e intuire, senza porre domande dirette, vietate dalla privacy, qual’è il sesso dei candidati – maschio, femmina, altro, ignoto – per poi disporre la sequenza di scrittura sulla scheda elettorale. Ci vorranno delle prove di scrittura, individuali e/o collettive, con correzione istantanea dei compiti da parte di esperti del Ministero degli Interni, con eventuali strategie alternative dove vi è incertezza interpretativa. Le prove potrebbero avere inizio subito dopo il deposito e l’approvazione delle liste dei candidati alle regionali, quindi non prima della fine di agosto. Le aule delle scuole sono ancora vuote, per cui potrebbero ospitare le prove generali, con il dovuto distanziamento politico degli elettori pugliesi desiderosi di utilizzare al meglio questa grande opportunità.
Il ministro Boccia del PD ha esultato:”…la doppia preferenza appartiene alla categoria dei diritti universali nei quali questo governo e questa maggioranza si rispecchiano.” Un politico che evidentemente ha un’altra sensibilità, che magari la gente comune oberata da problemi economici e pratici non apprezza e forse non capisce.
In questa gara verso il nulla sono entrati in competizione anche i costituzionalisti.
E’ una gara tutta in surplace, a far finta di muoversi, a udire e non dire, quasi fare, quasi pensare, sogguardare ma non troppo. Ignorare quasi sempre, salvo che sia la doppia preferenza di genere, allora si che la potenza di fuoco viene esercitata a pieno, con la mano sinistra. Sul referendum e la Riforma del taglio dei parlamentari, invece cala il silenzio.
Il silenzio della scienza giuridica è stato ben descritto da Mattia Feltri in questo articolo che ha riassunto le varie questioni, il contesto in cui opera la riforma costituzionale voluta e sostenuta dal M5S con il PD.
Nota di Felice Besostri
Giovedì 12 agosto sarà una decisione importante, per sapere se abbiano organi di garanzia costituzionale funzionanti in situazioni di emergenza, ma l’emergenza è tutta politica, perché in un sistema equilibrato non sarebbe giunta al voto finale una revisione costituzionale incostituzionale: significa che non ci sono meccanismi di controllo interni alle Camere, che pur son due.
Le maggiori responsabili sono delle Commissioni Affari Costituzionali deI Senato e Camera, più la prima della seconda in quanto l’anomalia è nel taglio del Senato. Il governo ha appena commissariato la Regione Puglia perché la sua legge elettorale non rispettava i limiti dei “principi fondamentali” stabiliti con legge della Repubblica (art. 122 Cost.).
Però, la revisione costituzionale non rispetta i “principi supremi” dell’ordinamento costituzionale” come il principio di uguaglianza dei cittadini, art. 3 Cost., sia nel diritto di voto, art. 48, che di candidatura art. 51 Cost.. Il Trentino-Sudtirolo, basta con l’ipocrisia alto-atesina, ha più senatori, cioè 6, di Abruzzo e Friuli-V.G., con 4, nonché di Liguria, Marche e Sardegna, tutte più popolate tra il 19 e il 60%. Ha lo stesso numero di senatori della Calabria, che ha quasi il doppio degli abitanti, per la precisione il 90,37% in più. Di questo si tratta non del principio di riduzione del numero di deputati e senatori, con la volgare motivazione di ridurre i costi della politica. Per risparmiare veramente era meglio intervenire sulle indennità, piuttosto che ridurre del 36,50% senza cambiare i regolamenti e la legge elettorale, prima e non dopo, a babbo morto. Con questa legge elettorale si può teoricamente conquistare la maggioranza assoluta del Parlamento in seduta comune con meno del 35% dei voti validi. La Corte ha annullato un premio di maggioranza che richiedeva almeno il 40% dei voti validi.
Chi controlla il Parlamento in seduta comune può fare molto: cambiare la Costituzione e mettere sotto accusa un Presidente della Repubblica, che non si faccia complice. La sovranità appartiene al popolo (art. 1 c. 2 Cost.), che però la deve esercitare nei limiti e nelle forme della Costituzione, limiti che sono stati superati.
FONTE: http://www.civica.one/in-attesa-del-12-agosto-ci-sara-pure-un-giudice-a-berlino/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME
Distanziamento esistenziale
È tutta questione di… distorsione della realtà.
Vedremo quale sorte subirà la nostra nazione tra qualche giorno, perché l’estate dura poco, e molto meno di quello che si crede quando la si attende. Settembre è alle porte, con tutti i nodi che cominceranno a venire al pettine: del governicchio attuale (che dovrà trovare sempre più espedienti per rimanere in carica, con l’appoggio del nostro Presidente della Repubblica – siciliano) e quello degli italiani, che avranno un autunno interessante e soprattutto problematico.
Una nuova stagione: all’insegna dell’eventuale ritorno di zio Covid-19, assieme all’influenza stagionale (perché un virus non esclude la presenza dell’altro…) e all’inizio del fallimento italiano, come cultura e come produzione industriale e nel commercio.
Ho la sensazione che forse gli italiani non hanno ben compreso che il governicchio sta producendo la svendita totale del made in Italy, con la cessione all’Europa di quei privilegi che renderanno la nostra penisola una vera e propria terra di conquista economica. Diventeremo un near west, realizzando quell’annientamento culturale ed economico tanto caro alle due vere nazioni sovraniste europee: la Francia e la Germania. La prima rappresenta il centralismo burocratico ed amministrativo migliore d’Europa, con le sue visioni megalomane e coloniale di qualsiasi rapporto politico, in base alle quali i francesi dominano il mondo europeo e non solo. La seconda è senza dubbio il motore economico d’Europa e la Francia sa bene che conviene dialogare e mantenere una forte alleanza con questa nazione storicamente problematica, sia socialmente che politicamente. Ho avuto occasione di confrontarmi proprio su queste opinioni con alcuni colleghi che lavorano all’estero, tanto in terra francese quanto in terra tedesca, e loro stessi mi hanno fornito questa chiave di lettura che, appunto, condivido.
Resta l’Italia: da spolpare, perché rappresenta il vero pericoloso concorrente, con la sua tradizione manifatturiera, il turismo e la cultura. E, per poterla ridurre in schiavitù economica si devono comprare una serie di politici (di qualsiasi partito, perché in fondo, come dimostrano gli ultimi eventi relativi ai seicento euro, pecunia non olet…) che, per il proprio benessere personale, esistenziale ed egoistico, certo non si preoccupano dei figli del popolo. I loro figli, statene certi, sono al sicuro dalla catastrofe, in qualche modo e comunque.
In questo scenario, ecco spiegato il titolo di questo mio articolo: dovremmo parlare di un vero e proprio distanziamento esistenziale fra le persone, causato proprio da questa sfiducia sempre più crescente nelle persone tra loro, e fomentata e regolamentata dalle istituzioni che non garantiscono quasi più nessuna forma di equità sociale.
Parlo di equità, non di uguaglianza.
Non esiste la differenza, la diversità fra le persone, perché, come dice un mio caro e stimato collega regista romano, non esiste l’uguaglianza.
Non siamo affatto tutti uguali, perché io non sono uguale a Palamara, a Salvini, a Renzi e alla Meloni, come non sono uguale affatto a Calderoli, Conte, Di Maio e Fico. Io, eventualmente, sono simile a tutti coloro che studiano, dubitano, cercano e desiderano il meglio per il mondo intero, con tutti i miei limiti. Se qualcuno, invece, si sente uguale i sopracitati figuri, non avrà certo problemi ad essere rappresentato da costoro in Parlamento, mentre io, come sempre, dovrò decidere con fatica a chi dare il mio voto, quando sarà il momento di andare alle elezioni (ed io ci vado presto, perché abito nella sinistrata e martoriata terra clientelare toscana…).
Dunque, carissimi vacanzieri (me compreso…) cerchiamo di non cadere nel distanziamento esistenziale e antropologico che stanno producendo questi nostri governanti, a tutti i livelli della rappresentanza politica, tanto nazionale che mondiale.
Ci rimane forse, ed ancora, il ricordo dei nostri nonni che ci hanno insegnato a non demordere, specialmente quando i tempi sono talmente bui che nemmeno le stelle del cielo riescono a rischiarare.
FONTE: http://blog.ilgiornale.it/bertirotti/2020/08/10/distanziamento-esistenziale/
Patrizi e Plebei: mascherine e distanziamento solo se siete dei poveracci
Sera del 10 agosto. Notte stellata, ma anche di Stelle cadenti. Dalla notte di San Lorenzo del Pascoli alle notti dei novelli scriba del potere, il declino dell’intellighenzia nostrana è un fatto compiuto, sotto gli occhi di tutti. E fin qui nulla di nuovo. Ma che ora quel declino culturale, forse irreversibile, diventi élite, è davvero troppo. Nella notte stellata del poeta della cavallina storna, Ministro degli Esteri e novelli scriba del potere si fanno fotografare senza mascherina e senza distanziamento sociale. Forse ciascuno era con la propria fidanzata, non lo so, ma credo altamente improbabile che i sei della foto siano tutti conviventi dello stesso nucleo familiare. Una foto pubblicata addirittura sul profilo facebook del titolare della Farnesina, con tanto di abbracci e risate.
La versione moderna dell’ “io so’ io, e voi non siete un cazzo” di sordiana memoria: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3255971041106086&id=522391027797448
Per carità, va benissimo, se non fosse che da cinque mesi il popolo italiano è bersagliato da spot di ministri, scrivani e virologi da passerella – uno contro l’altro che dicono tutto il contrario di tutto – sull’obbligo di indossare la mascherina e di mantenere il distanziamento sociale. Da un lato i Plebei inseguiti sulla spiaggia dagli elicotteri, dall’altro i Patrizi che si fanno fotografare senza mascherina e senza rispettare la distanza personale di almeno un metro. Eppure sono mesi che i Patrizi dicono ai Plebei di mettere la mascherina e di mantenere la distanza sociale! E se qualche Plebeo non si adegua, nella migliore delle ipotesi è trattato come un novello Gian Giacomo Mora, il nuovo untore da sbattere in pasto all’ira del popolaccio, nella peggiore un “negazionista” da bastonare, da condannare a damnatio memoriae. E se appartieni o sei simpatizzante di un qualsiasi partito dell’opposizione, meriti la crocifissione in sala mensa, di fantozziana memoria.
Ma se sei uno che sta dalla “parte giusta”, quella del recinto giallo-rosso ben appoggiato dalla stampa di regime, la mascherina non serve a nulla. Esattamente come il distanziamento sociale, roba da Plebei.
Ed ecco che allora anche quelli delle scie chimiche possono diventare élite, novelli Patrizi. Tacete, Plebei! Indossate la mascherina e siate vigili, altrimenti sarete sbattuti in casa per un nuovo lockdown. “Noi semo noi, e voi non siete un cazzo!“.
di Giuseppe PALMA
Consigli letterari:
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “DEMOCRAZIA IN QUARANTENA. Come un virus ha travolto il Paese“, Historica edizioni.
Chi nasce pedofilo non lo ha scelto
Lisa Stanton – 23 07 2020
E’ passato solo un anno da quando
BUTAC – Bufale un tanto al chilo
contestava le critiche ai pedofili sul presupposto che “chi nasce pedofilo non l’ha scelto” e che “un pedofilo non è un malato che si può curare, è una persona come me e voi che è nata con un orientamento sessuale diverso dal nostro”.
https://www.butac.it/ted-e-la-pedofilia/
Ben prima m’ero messa di traverso all’uso dei bambini in contesti tipicamente da adulti (vedi Greta Thunberg) perché ero certa che sia un modo per “adultizzarli”, cioè un modo per aprire la strada alla pedofilia. Inoltre, ritenerla un orientamento sessuale mi sembrava un distinguo molto ambiguo e pericoloso: magari sarà vero che il pedofilo non lo è per scelta ma dire che finché non abusa non è pericoloso non è rassicurante. Come sapere che non è pericoloso, come metterlo alla prova?
Aprire l’ennesima finestra di Overton, assimilando la pederastia all’omosessualità o alla zooerastia, significa aver perso.
Dall’altra parte ci sono i discorsi complessi degli psicologi, secondo i quali non si nasce pedofili ma lo si diventa a causa di un’educazione sbagliata (o per traumi o ancora per necessità ambientale). Da qui l’importanza dei genitori.
I fatti, però, hanno la testa dura e, dopo la pedofilia come preferenza sessuale è stato sdoganato il cannibalismo come preferenza alimentare: anche in questo caso, in danno dei più piccoli.
Dagli USA sono numerosi gli studi recenti che confermano come bere sangue di giovani ringiovanisca, foto e video mostrano che se ne fa spesso uso nei party progdemped più “in” di Hollywood o NYC.
Ma il fenomeno è diffuso anche in Italia: Don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’organizzazione no profit “Meter on the side of children”, denuncia quattromila bambini violentati quest’anno in un rapporto agghiacciante che il prete ha messo a disposizione della polizia nella caccia ai pedofili.
Non è un caso che le indagini in mezzo mondo (in Italia quella dei CC di Siena di pochi giorni fa) mostrino come il rapimento, la violenza fisica e sessuale, la tortura sino all’omicidio ed infine il consumo della carne e del sangue dei bambini siano ormai una pratica diffusa.
Tutto torna, vero?
FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/3396836727001246
BELPAESE DA SALVARE
Il piano di Conte per evitare la seconda ondata: mascherina obbligatoria ovunque
12 Agosto 2020
Tra il piano del Governo Conte per limitare il rischio di una seconda ondata di coronavirus ci sarebbe l’imposizione della mascherina obbligatoria ovunque, anche all’aperto, e la chiusura di piazze e locali.
Mascherina obbligatoria all’aperto, e non solo nei luoghi chiusi e dove non si riesce a mantenere un distanziamento sociale adeguato: sarebbe questo il piano del Governo Conte per evitare una seconda ondata di ingestibile crisi sanitaria dettata dal coronavirus. La strategia, che verrebbe implementata qualora la curva epidemiologia continuerà a salire, prevede inoltre la chiusura di locali di aggregazioni e piazze.
L’inizio delle ferie e il clima vacanziero ostacolano il rispetto delle norme di prevenzione: alcuni cittadini sembrano aver diventato che il COVID-19 è ancora in circolazione, complice anche la diminuzione dei controlli da parte delle autorità.
Nella speranza che il recente avvertimento del ministro Boccia ai governatori delle Regioni a maggiore vocazione turistica sortisca degli effetti positivi («Alzate il livello di vigilanza e imponete linee guida rigide altrimenti saremo costretti a intervenire su tutto il territorio», ha chiosato), vediamo in che modo il Governo prevede di intervenire per evitare la minaccia di una seconda ondata di coronavirus, che inevitabilmente porterebbe a un nuovo lockdown.
Il piano del Governo Conte per evitare una seconda ondata di COVID-19
Alcuni governatori si stanno già muovendo per contenere il numero di nuovi contagiati dal coronavirus mentre tutta l’Italia aspetta che Roberto Speranza, ministro della Saluta, imposti delle linee guida circa i test sierologici da somministrare a chi torna in Italia dall’Estero. In ultimo l’Emilia Romagna ha annunciato l’obbigo di effettuare il tampone per chi rientra in Regione da Malta, Grecia e Spagna, entro 24 ore dal rientro. Quarantena obbligatoria, invece, per chi entra dalla Croazia. In Puglia e in Campania è obbligatorio effettuare 14 giorni di isolamento per rientra da questi stessi Paesi.
Ora sta al Governo intervenire perché, evidentemente, le regole base – prima su tutte il distanziamento sociale e il divieto di assembramento – vengono seguite sempre meno ogni giorno che passa. Conte e i suoi starebbero aspettando di monitorare maggiormente da vicino i dati legati allo sviluppo dell’epidemia e si prevede che nessuna novità sarà implementata prima dell’arrivo di Ferragosto.
Mascherina obbligatoria ovunque e locali e piazze chiuse in tutta Italia
La prima misura restrittiva che il Governo Conte implementerebbe qualora il numero di nuovi infetti continuasse ad aumentare è l’imposizione di indossare la mascherina ovunque, anche all’aperto, proprio come accadeva durante il lockdown iniziato lo scorso marzo.
In secondo luogo, l’intervento dell’esecutivo riguarderebbe limitare il più possibile gli assembramenti, il che comporterebbe la chiusura di piazze – come già successo ultimamente in alcune città – e locali, soprattutto quelli notturni.
Staremo a vedere quali saranno le novità decise da Conte & Co.: tutto, lo ripetiamo, dipenderà dallo sviluppo nei prossimi giorni della curva epidemiologica.
Nel frattempo si raccomanda di indossare SEMPRE la mascherina ogniqualvolta il distanziamento sociale non sia possibile e di evitare luoghi in cui evidente sia impossibile seguire le linee guida governative attualmente attive.
FONTE: https://www.money.it/piano-Conte-seconda-ondata-mascherina-obbligatoria-ovunque
Coronavirus, lockdown ed esercito negliospedali
le misure estreme per contrastare la curva epidemica
Il coronavirus non si placa e con la riapertura delle scuole il governo si immagina già una salita della curva epidemica. E così ci si prepara a tutto. Circolano dal ministero della Salute quattro linee guida che disegnano quattro scenari. Il primo con una situazione invariata rispetto ad oggi. Il secondo con una trasmissione diffusa ma gestibile dal sistema sanitario, con un indice di contagiosità, l’Rt, tra 1 e 1,25, quindi appena sopra la soglia di sicurezza. Il terzo con Rt tra 1,25 e 1,50 comincia a manifestare rischi di tenuta per Asl e ospedali. Il quarto è di trasmissibilità non controllata, con Rt di molto sopra zero e “porterebbe a misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati”. In soldoni si preannunciano lockdown locali.
FONTE: https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/24172814/coronavirus-lockdown-esercito-ospedali-misure-estreme-contrastare-curva-epidemica.html
Vaccinazioni “obbligatorie” e consenso “informato”: gli estremi di un abuso
Agosto 11, 2020 posted by Nicoletta Forcheri
Mi raccomando, firmate il consenso informato prima di sottoporvi a un vaccino “obbligatorio” (o di qualsiasi altro atto medico)! Se doveste subirne un danno, “cavoli vostri” sarà la risposta dell’Avvocatura dello Stato.
I vaccini provocano ogni anno tantissimi danni, quanti esattamente non si sa poiché vengono censurati e o non riconosciuti per la stragrande maggioranza dei casi. Tra i danni spiccano l’autismo e altre malattie autoimmuni, soprattutto tra i bambini cui hanno imposto – pena il ricatto incostituzionale del non accesso alla scuola – fino a 27 vaccini in 14 mesi in tenerissima età – come testimoniato nel video sotto da un padre di bambino danneggiato – buttando alle ortiche, per legge, il principio di precauzione. Dove è finito? Se lo sono dimenticati i medici assieme alla scienza e alla coscienza?
In questo paese, quindi, oltre al danno da denatalità e cervelli in fuga, per via dell’austerity e dell’attacco all’economia italiana che subiamo da trent’anni a questa parte per opera di uomini corrotti e senza coscienza nelle istituzioni dello Stato e al governo, abbiamo anche dovuto subire le conseguenze nefaste degli obblighi vaccinali su migliaia (?) di bambini e anche tra i soldati, che dovrebbero essere coloro preposti alla difesa della patria(Dossier qua).
Ora visto che dovrebbe applicarsi il principio di cautela e che come minimo ci sarebbe da interrogarci sul rapporto costi/benefici, chiedetevi come mai tutti – medici, media, e altri – insistano così tanto sul vaccino antinfluenzale o, peggio, su quello che verrà ancora prima che ne sia comprovata l’efficacia, contro il virus del momento, quando sappiamo tutti oramai che un vaccino contro un virus da RNA non è efficace,
quando sappiamo tutti che i vaccini aumentano del 36% i danni da covid (cfr. 1), quando tutti oramai sappiamo che questi vaccini, contrariamente a quelli veterinari, NON sono puliti e sono inquinati da nanoparticelle, metalli pesanti, e persino da feti abortiti e dna di scimmie e quant’altro (cfr. 2).
Lo sappiamo tutti? Beh, non esattamente. Lo sa chi NON si informa unicamente sui mass media, oramai diventati un apparato da propaganda talmente raffinato da fare impallidire i migliori Goebbels and Co. Oppure lo sa chi ne ha fatto l’esperienza sulla propria pelle o su quella dei suoi figli, come descritto nel video sotto.
Anzi chi osa mettere in dubbio la veridicità della “verità” del minver, viene ultimamente censurato con foga e denigrato come propalatore di bufale.
Qualcuno vi ha detto nei media mainstream che a Bergamo e a Brescia c’erano state pesantissime campagne vaccinali, 34000 vaccinati contro la meningite e 141000 dosi antinfluenzali per il 2020? Qua gli estratti di uno studio di EuropeanConsumers non esattamente un’organizzazione complottista né tanto meno no vax:
La verità è che stiamo subendo la maggiore sperimentazione medica sulla popolazione umana degna dei migliori Mengele, dove lo Stato si esonera della responsabilità con la firma del nostro consenso sedicente informato proveniente proprio dal codice di Norimberga che alla fine della seconda guerra dovette tracciare una differenza netta tra la sperimentazione lecita e la tortura, la prima distinguendosi dalla seconda proprio grazie alla firma di tale documento in cui il paziente dichiara di essere stato informato sulla natura, la durata e lo scopo della sperimentazione clinica, nonché il metodo e i mezzi con cui sarà condotta, gli eventuali effetti sulla salute e gli eventuali pericoli.
L’abuso e la generalizzazione di questo documento in ambito medico, per qualsiasi atto medico, ne ha fatto una sorta di manleva per le case farmaceutiche e le aziende ospedaliere, in modo da ridurre il numero di processi e, nel caso dei vaccini, per lavarsene le mani tranne poi risarcire, come fa lo Stato per centinaia di persone, nei casi in cui sia stato dimostrato in modo eclatante il nesso causale, nonostante tutti gli ostacoli opposti ai poveri genitori.
Ma quando firmiamo un consenso informato, siamo veramente stati informati? Solitamente no. Il paziente, in buona fede, si fida, prestando il fianco all’abuso…
In questa enorme sperimentazione di massa le multinazionali sono riuscite a scaricare sugli Stati, cioè su tutti noi, il pagamento del risarcimento da danni da vaccino, che continuano a prodursi ogni anno nell’omertà della classe medica – consapevole o inconsapevole – i cui membri negano il fenomeno quando non addirittura temono ritorsioni come radiazioni dall’albo o altre più gravi. Chi obbedisce pedissequamente riceve invece dei premi.
Tale negazione del fenomeno proviene dallo stesso Codice di Norimberga secondo cui non si deve eseguire la “sperimentazione” se a priori si è a conoscenza che possa causare danni o morte. Se neghi il fenomeno di causalità tra vaccini e danno, allora neghi che i produttori di vaccini ne possano essere a conoscenza mettendoli al riparo da eventuali accuse ben più pesanti e sistemiche che non il semplice danneggiamento casuale e occasionale.
Questo stato di cose perdura da decenni, e sta peggiorando di brutto con il parossismo da vaccino anti covid che, come sappiamo, potrebbe abbinare due piccioni con una fava: iniettare qualcosa che assomigli a un vaccino e, nel contempo, introdurre o apporre un gel con tatuaggio quantico che possa stoccare le informazioni sanitarie, che saranno poi abbinate a quelle anagrafiche e finanziarie, leggibili con gli infrarossi, ad esempio negli aeroporti (cfr. http://www.bbc.com/travel/story/20200621-will-travel-be-safer-by-2022).
E’ così che inizia la sperimentazione mondiale del vaccino-ID. Prima in aeroporti e stazioni, e poi ovunque. E poi, se non hai questo nuovo tipo di “passaporto”, non puoi viaggiare, non puoi lavorare, non puoi pagare né essere pagato. Benvenuti nel nuovo stato mondiale!
Per arrivarci, il regime vorrebbe imporci un secondo lockdown quanto prima, quindi sarà un crescendo nelle informazioni e nei toni mediatici, nella manipolazione delle statistiche. Abbiamo già visto durante tutta l’epidemia come venivano trafficati i dati, se non altro perché presentati sempre in valori assoluti, mai in proporzione alla demografia, ai tamponati, ai malati senza sintomi, ai presunti asintomatici. Inoltre tutti sappiamo, per esperienza diretta o indiretta, di quei pazienti anziani entrati per altra patologia ma poi morti e classificati “covid” perché gli ospedali ricevono finanziamenti per i degenti e i morti da covid (da dove provengono questi soldi? e di quali somme si tratta?). Quel che è peggio è che sono morti soli peggio dei cani senza potere salutare la famiglia. Per non parlare del divieto di autopsie che perdura a tutt’oggi, per via della proroga dell’emergenza. E del divieto di funerali. Situazione da indagare per crimini contro l’umanità e di cui il governo dovrà rispondere un giorno.
Siamo in una situazione in cui lo 0.02% di persone risulta positiva ai test, già una percentuale ridicola pur essendo stata trovata con i tamponi, di cui non ci raccontano la verità, che è che sono inaffidabili come strumento diagnostico per ammissione stessa di medici e produttori di reagenti: darebbero il 70/80% di falsi positivi (Qua). Per cui più effettui tamponi, più trovi persone positive al test. Pertanto si monta la mostarda per trovare il pretesto al secondo confinamento. Per la seconda metà di settembre?
Ma di due cose l’una: o il virus è veramente pericoloso e allora chiudi veramente i porti, non lasci buchi nei centri di accoglienza, non fai disperdere i migranti nella natura (il governo è complice visto che usa i droni per i cittadini regolari e non per quelli clandestini) e richiedi i risultati dei test sierologici ai turisti (per inciso, non si fanno arrivare gli americani, ma si fanno arrivare i clandestini???), oppure non è così pericoloso ma allora dovrebbero smetterla di perseguitarci con le multe per le mascherine e il divieto di assembramento e la minaccia di un secondo confinamento!
Perché di due cose l’una: o il governo è colpevole di procurato contagio, oppure lo è di manipolazione di massa e di fake news.
Con un secondo lockdown il rischio è veramente il default, per arrivare al ricatto del vaccino id, quando ad esempio le carte bancarie diventeranno inutilizzabili (negli USA, 70 milioni di carte dichiarate inutilizzabili improvvisamente), oppure dopo una bella patrimoniale in banca o sugli immobili come brama tanto l’Europa!
Default procurato.
In tutto questo io dico: mi raccomando, firmate il consenso informato, foglia di Fico per farci credere che siamo ancora in una democrazia mentre ci vogliono mettere l’anello al naso, ma “per il nostro bene”.
Le peggiori dittature della storia sono sempre iniziate con il consenso manipolato dei cittadini e con il peggiore dei paternalismi: “per il vostro bene.”
Basti ricordare la scritta di macabra memoria “Arbeit macht frei” affissa sul cancello di Auschwitz. A proposito, come sarà potuto accadere tutto ciò? E i “cattivi” tedeschi come fecero a permetterlo? Beh, adesso dovreste capirlo: c’era la propaganda e la gente abboccava, come adesso, e persino agli ebrei raccontavano che li portavano in luoghi per lavorare dove a volte ricevevano persino una paghetta “interna”.
La prima battaglia in questo golpe globale è stata vinta grazie ai nostri medici disobbedienti, o eretici, che hanno continuato a fare il loro lavoro “in scienza e coscienza” e che invece di obbedire ciecamente ai protocolli imposti da OMS/Gates/comitati tecnici 1. si sono posti delle domande 2. hanno fatto di tutto per salvare i malati, soprattutto dopo avere effettuato le autopsie in barba ai regolamenti.
Le prossime battaglie si vinceranno se in egual modo faremo prova di disobbedienza, perché l’ubbidienza deve cessare laddove iniziano le violazioni della Costituzione, dei diritti dell’uomo e del diritto naturale e un giorno chi avrà obbedito fino all’ultimo, sarà giudicato dalla storia esattamente come lo furono coloro che obbedendo ciecamente agli ordini di un regime si resero collaborazionisti. Solo che lo furono anche coloro che obbedendo agli ordini sganciarono le bombe su Dresda e su Hiroshima, sancendo il principio criminale di “punizione di un popolo” per i reati di pochi. E il problema è che anche dopo la guerra continuarono gli effetti della propaganda nel negare precisamente la collaborazione con le forze del male dei cosiddetti “liberatori”. Questa parzialità nel condannare i crimini della guerra è precisamente quello che ci ha portato all’orrore su cui ci stiamo spalancando oggi.
Perché oggi come allora le masse tacquero, per quieto vivere, e preferirono non farsi domande e credere alla favola che gli raccontavano, come bambini.
E adesso, se volete continuare a credere alle favole, mi raccomando, firmate il consenso “informato”. Tanto lo fate, ogni giorno, ricattati, se volete scaricare programmi sullo smart e sul pc, cliccando il vostro consenso a contratti illeggibili che nei fatti cedono, giorno dopo giorno, sempre più potere a queste multinazionali mostruose, figlie del peggior nazismo.
Firmate, e tacete, per quieto vivere, pensando di salvaguardarvi qualche momento adesso, che “del doman non v’è certezza”.
E con ciò rischiando di firmare la nostra condanna a morte. Come umanità.
Nforcheri 10/08/2020
VIDEO QUI: https://youtu.be/eEs8-gZtgn4
(1) Studio pubblicato il 10 gennaio 2020 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31607599/ https://www.disabledveterans.org/2020/03/11/flu-vaccine-increases-coronavirus-risk/
Scopo
Il vaccino antinfluenzale può aumentare il rischio di altri virus respiratori con un fenomeno noto come interferenza virale. Per calcolare l’efficacia del vaccino anti influenzale si utilizzano spesso progetti di studi negativi al test. Il fenomeno da interferenza virale contraddice la premessa di base sull’efficacia vaccinale degli studi negativi al test che i vaccini non intaccherebbero il rischio di infettività da altre patologie respiratorie, rendendo potenzialmente parziale i risultati di efficacia vaccinale nella direzione positiva. Questo studio si prefigge di indagare l’interferenza virale paragonando lo status di virus respiratori tra il personale del Dipartimento della difesa a seconda della loro situazione di vaccinazione antinfluenzale. Inoltre sono stati esaminati i singoli virus respiratori e la loro associazione con il vaccino antinfluenzale.
Risultati
Abbiamo paragonato lo status vaccinale di 2882 persone con virus respiratori non influenzali con 3240 persone con risultati negativi. Nel paragone tra vaccinati e non vaccinati, il rapporto di probabilità corretto di contrarre virus non influenzali era dello 0.97 (intervallo di confidenza del 95% (CI): 0,86, 1,09; p = 0,60). Inoltre, lo statuto vaccinale di 3349 casi influenzali sono stati paragonati a tre diversi gruppi di controllo: tutti i controlli (N = 6120), i controlli positivi non influenzali (N = 2880), e i controlli negativi (N = 3240). I rapporti di probabilità nella comparazione tra i tre gruppi di controllo non sono variati tanto (range: 0.46–0.51).
Conclusioni
Ricevere la vaccinazione antinfluenzale non è stata associata con interferenza virale nella popolazione. Esaminare l’interferenza virale con virus respiratori specifici ha dimostrato risultati misti. Interferenza virale derivante dal vaccino è stata associata in modo significativo con il coronavirus e il metapneumovirus umano, tuttavia una protezione significativa con la vaccinazione era associata non solo con la maggiore parte dei virus influenzali ma anche con le coinfenzioni dei virus para-influenzali, RSV, e non influenzali.
(2) Convegno Libertà di scelta terapeutica al Senato, 27 giugno 2019
FONTE: https://scenarieconomici.it/vaccinazioni-obbligatorie-e-consenso-informato-gli-estremi-di-un-abuso/
I chip sottopelle sono realtà
C’è chi si ostina a credere che sia fantascienza, così come fino a qualche anno fa si denigrava la tematica additandola come una bufala.
Invece i chip sottopelle sono realtà, vanno persino di moda, ed esistono progetti di alcune startup, dalla Neuralink di Elon Musk alla Kernel di Johnson, volti a impiantare elettrodi nel cervello per ibridare l’uomo con l’intelligenza artificiale.
E’ la manipolazione dolce del Grande Fratello che sta creando, con una finta campana di vetro protettiva, una società ipercontrollata, come spiego in questo video per Pandora TV
VIDEO QUI: https://youtu.be/tF9BxdV5_5A
FONTE: https://www.facebook.com/EnricaPerucchiettiOfficial/posts/1812093255610527
CONFLITTI GEOPOLITICI
Adesso la guerra mediatica contro Russia e Cina si sposta sui vaccini
Palesi falsità, visto che più banalmente ho denunciato le mire geopolitiche di un blocco occidentale che tende a stringere d’assedio la Russia e tagliare la strada alla crescita cinese con ogni mezzo (guerra compresa), il che non ha nulla a che vedere con la celebrazione dei regimi sotto tiro. Però gli argomenti dei grulli cui alludo (di cui non faccio i nomi perché sono troppi e la questione non è personale) sono interessanti: difendono le ragioni delle rivoluzioni arancione non perché ne ignorino la composizione sociopolitica (i più riconoscono apertamente che si tratta di forze liberal liberiste e che, da Kiev a Hong Kong, si guarda senza se senza ma a occidente) ma perché, ancorché di destra, hanno il merito di porre la questione della “libertà” al centro delle loro rivendicazioni. Anche Pinochet, i generali argentini, l’esercito boliviano, Bolsonaro, la destra anti Maduro e compagnia cantante hanno rovesciato o tentano di rovesciare con l’avvallo euroamericano i regimi delle sinistre “totalitarie” in nome della libertà: peccato siano fascisti…Il povero Giulietto Chiesa si starà rivoltando nella tomba…
FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-adesso_la_guerra_mediatica_contro_russia_e_cina_si_sposta_sui_vaccini/82_36742/
Studio McKinsey. I danni economici per le misure anti Covid equivalenti a 2 guerre mondiali
In uno studio intitolato “Rischio, resilienza e ribilanciamento nelle catene del valore globali”, gli analisti dell’azienda hanno messo a confronto le conseguenze di un lockdown di 100 giorni (più o meno lo scenario italiano) con un’ampia gamma di potenziali eventi, da un attacco informatico e controversie commerciali a conflitti militari e appunto una pandemia.
Quello che emerge dallo studio è che il danno derivante da una potenziale guerra mondiale potrebbe ammontare a circa 15 trilioni di dollari, mentre i danni per arginare la pandemia di Covid potrebbero arrivare fino a 30 trilioni di dollari, cifra che è tre volte superiore all’impatto che ebbe la più grande crisi del Novecento (la Grande Recessione), stimata in 10 trilioni, e 30 volte più delle conseguenze di un attacco informatico su larga scala.
L’analisi di McKinsey, effettuata su un campione di 325 aziende di 13 settori diversi, rileva come interi settori rischiano di perdere oltre il 40% dei loro profitti annuali per un decennio in un mondo minacciato da guerre commerciali, attacchi informatici, pandemie e cambiamenti climatici.
Un singolo evento importante che interrompe la produzione per 100 giorni potrebbe cancellare i profitti di quasi un anno in alcuni settori, afferma lo studio.
I cinque settori più esposti agli “shock” considerati rappresentano circa $ 4,4 trilioni delle esportazioni annuali, ovvero circa un quarto del commercio mondiale. Si tratta di industrie che producono apparecchiature per le comunicazioni, abbigliamento, prodotti petroliferi, attrezzature per i trasporti e miniere. I meno esposti sono i settori cibo e bevande, prodotti farmaceutici, metalli fabbricati, prodotti in legno e dispositivi medici. “Sebbene la pandemia covid-19 abbia avuto il più grande e più ampio impatto sulla catena del valore nella memoria recente, è solo l’ultima di una serie di interruzioni che li ha esposti a danni”, ha avvertito McKinsey Global Institute che invita tali società a prepararsi a mitigare i rischi emergenti.
CULTURA
La Tempesta. Una metafora per la vita, spiegata da Nadia Fusini
La meraviglia- di questa passione vi parlerò a partire dalla Tempesta di Shakespeare.
In realtà la meraviglia non è una passione che compaia nel tetracordo, diciamo così classico delle passioni, che ruota fondamentalmente su due passioni, l’aegritudo, o infelicità, e cioè il patimento del male presente, e la laetitia, cioè la gioia di un bene presente, che poi proiettandosi nel tempo futuro si trasformano in metus, ovvero nella paura di un male a venire; o libido o cupiditas, o lust in inglese, desiderio in italiano, e cioè nell’appetito di un bene futuro. Agostino parla appunto di laetitia, tristitia, cupiditas, timor. Boezio di gaudium, timor, spes, dolor. Tommaso incorpora le quattro passioni in uno schema ben più complesso di stati emotivi, che risultano dal modo in cui alle facoltà irascibili e concupiscibili della parte appetitiva dell’anima viene presentato un oggetto fonte di bene o di male, su un registro temporale scandito sempre su due tempi, il presente e il futuro, sì che sollecitate dall’esperienza, tali facoltà rispondono all’esperienza medesima con l’amore, o con la speranza; con l’odio, o con la disperazione; con il desiderio, e con il coraggio; oppure con l’avversione o con la paura; con la tristezza, con la rabbia, o la gioia.
Come vedete anche qui due fondamentali spinte, e dunque movimenti dell’anima e del corpo sono colti in contrasto: l’amore e l’odio, che diventano quattro, se proiettati nel futuro, facendosi l’uno speranza, l’altro paura.
Confermano questa tetrarchia Cicerone e Virgilio. Servio, nel suo commento a Virgilio, insiste su questo numero, e su tale numero insistono i neo-platonici. Sì che Landino e Ficino dopo di lui vedranno una connessione tra le quattro passioni e i quattro umori e così via… Più avanti riprenderà il medesimo schema Shakespeare – il cui teatro è una grande trattazione drammatica delle passioni. Come potrebbe essere altrimenti? Visto che le passioni sono esse stesse teatro, teatro dell’anima? E il teatro è per definizione spettacolo delle passioni?
Il tetracordio delle passioni, dunque, arriva a Shakespeare, che senz’altro conosce Virgilio e Cicerone, e se per quello Terenzio. Senz’altro Shakespeare ripete, imita, e al tempo stesso ogni cosa che tocca Shakespeare ricrea.
Così anche delle passioni Shakespeare declina aspetti nuovi. Esplora lati inattesi. E proprio questo qui e oggi vorrei mostrarvi: in che modo Shakespeare “tratta”, diciamo così, la passione della meraviglia – ovvero quel moto o movimento che è il fondamento della filosofia – l’inizio, e il fine e la fine della volontà di conoscenza. Moto che guida e accompagna il pensiero.
La meraviglia, potremmo dire, è la disposizione umana di apertura di fronte al mistero delle cose. Ora, questa emozione scorre, muove nella lingua stessa della Tempesta, dove Shakespeare, scopre, direi, la meraviglia del cuore umano. E della natura umana. E nella vicinanza tra wonder e compassion trova, alla lettera inviene, inventa un gioco drammatico, dove la fragilità della creatura a fronte delle sue infinite potenzialità suscita, insieme con l’ammirazione, l’altra fondamentale passione della compassione, aprendo così a nuove emozioni, tra cui l’ammirazione: perché, Shakespeare insegna nella Tempesta, la vita rappresenta la più rara e la più stupefacente delle creazioni umane.
Ora, che cos’è la meraviglia? Sa bene che cos’è la meraviglia chi soffre di quella malattia che in inglese che si chiama “labyrinthine vertigo” – e consiste nel brivido che si prova quando la testa prende a girare e si ha l’impressione di cadere, di perdere l’equilibrio. Ecco, quel senso di terrore che accompagna lo stupore c’entra molto con la meraviglia. Ce lo spiega Socrate nel Teeteto (155d), quando per l’appunto Teeteto confessa a Socrate di sentirsi preso e perso nella meraviglia di fronte alle innumerevoli miriadi di contraddizioni del mondo, al punto che gli gira la testa, ha le vertigini, e usa un verbo – skotodiniò– che in inglese corrisponde alla sensazione di quando uno sente “one’s head swim”. E vi faccio notare che swim, swimming sono parole molto pertinenti visto che nella tempesta shakespeariana si tratta per l’appunto di naufragi, di alto mare.
A questo punto Socrate lo conforta dicendogli che quel “pathos” di cui parla è precisamente all’origine della filosofia. Sì, dice Socrate, questa sensazione è essenziale alla filosofia, e dunque la filosofia ha molto a che fare con la meraviglia, o comunque con la disposizione a provare le vertigini. Quanto a Aristotele nella Metafisica (982b) insisterà che chi prova meraviglia riconosce di non sapere ed è per questo, o anche per questo, che si farà filosofo.
Ignoranza, innocenza sono stadi di sviluppo dell’anima, che nella commedia shakespeariana incarna alla perfezione Miranda, che già nel nome- nomen omen– annuncia come questo sia il suo proprio significato.
Ora, tra molte altre cose la Tempesta è anche una specie di Bildungsroman , ilromanzo di formazione di Miranda, la quale nel corso del dramma sviluppa in donna, e andrà in sposa, aprendosi all’incontro con l’altro da sé, alla conoscenza dell’altro nel corpo e nello spirito. Del resto ogni processo di crescita non implica forse un passaggio dalla meraviglia, dall’innocenza – insomma, from wonder to knowledge, si direbbe in inglese: dalla meraviglia, dalla sorpresa, dall’innocenza alla conoscenza?
Non è un caso che la scena seconda del primo atto apra precisamente su questa scena. E’ il momento in cui Prospero racconta a Miranda la storia del loro passato. Le racconta a story che è his-story. (L’inglese – faccio osservare- ci permette di cogliere la complessità di una story che si fa history – non her-story, se mi seguite…)
Qui Prospero non è solo il Padre, ma il Maestro, che istruisce Miranda, e cioè, le tramanda la conoscenza – o più simbolicamente la inizia a una specie di nascita seconda. Cosciente. Ma che cosa fa Miranda mentre Prospero le racconta la loro storia? mentre di fatto le tramanda la conoscenza del bene e del male che hanno patito – ma anche del bene e del male in generale – una conoscenza che la farà propriamente umana (perché per l’appunto in questa commedia tragica, o tragicommedia, proprio a questo assisteremo: al mistero di come si diventa umani), che cosa fa Miranda? Mentre Prospero le racconta la storia reale, piena di intrighi del mondo di corte, una storia tutta italiana, molto tormentata, ma che sembra avere su di lei un effetto ipnotico, Miranda si addormenta. Sì, annoiata chiude gli occhi. E ha ragione.
Il potere è noioso; è sempre la stessa storia, sempre le stesse congiure, cospirazioni, gli stessi intrighi e intrecci e contro-intrecci. Gli uomini sono sempre uguali, ossessionati dal potere, hanno quella idée fixe. Sì, il potere è una vecchia storia, triste e noiosa. Mentre sono interessanti le avventure, i naufragi, le fate, gli spiriti, gli elfi, i coboldi, i maghi. E naturalmente interessante è l’amore.
Prospero, che interroga Miranda anticipa il dottor Freud chino sulle sue pazienti isteriche distese sul suo lettino. “Do you remember? do you remember?”: Prospero incalza Miranda. E lei: “No dad, I don’t remember.” In verità, quella storia non interessa a Miranda. E’ his story, non her story.
History is the story of the father, potremmo dire: ecco cos’è. Non sbaglia affatto Miranda. Ha ragione. Il punto è che non solo quella triste storia sembra non riguardarla, ma neppure condivide con il padre la passione oscura, dissimulata, che Prospero controlla o cerca di controllare, ma c’è: quella specie di gelosia, che si nutre di memoria e di risentimento per l’oltraggio subito e di senso di colpa, perché già nel modo in cui racconta la sua storia, la storia del suo passato – come sia stato ingiustamente trattato dal fratello usurpatore, Prospero rivela di non essere però senza responsabilità per quanto è accaduto. C’è colpa: Prospero ha colpa, se non altro di una irresponsabile trascuratezza dei suoi doveri. “Being transported/ And rapt in secret studies” (1,2,76), e cioè tutto preso, rapito nei suoi segreti studi, è stato lui a risvegliare “an evil nature”, una cattiva natura nel fratello. Non avendo saputo curare ciò che gli era stato affidato, il suo ducato, l’ha perso. Questa è la storia di Prospero: la storia di come ha perso il regno, e il potere per inseguire il sapere. Ma un sapere in certo senso astruso, che l’ha staccato dalla realtà.
Miranda, però, ripeto, non è affatto presa da quella storia, e Prospero ripetutamente insiste, la riprende, cerca la sua attenzione: “Dost thou attend me? Thou attendest not? Dost thou hear?” Mi stai a sentire? Mi ascolti? Miranda si annoia. Si distrae.
A lei non interessano i conti con il passato, la vendetta. E’ invece pronta alla pietà: “Oh the heavens!… Alack for pity!… Alack, what trouble / Was I then to you!” Oh, cielo, che pena, che guaio. Mentre la mente di Prospero è chiusa, tutta fissata sul suo progetto che può aprire al futuro sono nella memoria puntivia del passato, Miranda è aperta alla compassione e alla meraviglia. E’ pronta a scrivere tutta un’altra storia: la sua storia, her story, che è una storia di amore e di pietà e di compassione.
Il punto è che le donne sono differenti. Amano differenti storie. Ricordate Desdemona? Desdemona si innamora di Otello proprio perché lui sa raccontarle storie meravigliose di strane avventure. Allo stesso modo Nausicaa si innamora di Ulisse. Sono le storie ricche e strane che fanno la differenza per Miranda e forse per le fanciulle, forse per i fanciulli di tutti i tempi. Perché, prima di diventare adulti – uomini e donne – tutti noi, boys and girls, siamo stati “fanciulli”, che è uno stadio differente dall’infanzia vera e propria, ma vicino. Uno stadio in cui non siamo uomini – e qui il termine uomo vale come universale.
“Fanciullo” è una forma diminutiva per infans, infantulus, fante, infante. E in quanto ‘fanciulli’abbiamo una naturale propensione alla meraviglia, una tendenza naturale, un talento naturale, una specie di vocazione alla meraviglia. Se wonder, admiration sono una dimensione in questo dramma tutta dalla parte di Miranda, già inscritta nel nome di Miranda – sappiamo da dove viene il suo nome, come quello di Prospero – questo è perché Miranda è una fanciulla. È ancora nello stato aurorale dell’esistenza.
Quando – direbbe Anna Maria Ortese, grande scrittrice italiana che ha a suo modo riscritto la Tempesta in qul meravigoso romanzo che si intitola l’Iguana– siamo tutti attesa: tutti meraviglia. C’è un tempo nella vita umana – sostiene Anna Maria Ortese- in cui vivere, il fatto puro e semplice di vivere, si manifesta come una specie di continuo stato di shock, di sorpresa, di stupore. Una delle ragioni per cui Anna Maria Ortese ama questo dramma, tanto appunto da volerlo riscrivere, è perché la passione della meraviglia è per lei precisamente la reazione più propria al puro e semplice atto di vivere.
“Tutto il mondo è una stranezza” per Anna Maria Ortese, la quale se scrive, dice, è perché sente l’urgenza di “esprimere attraverso la scrittura il sentimento della stranezza”. E non a caso, “strano” è l’aggettivo più frequente nella sua prosa. E il più frequente del dramma shakespeariano. “Strange”, “strano” è qualsiasi cosa procuri un senso di straniamento: è il Perturbante- quel senso di Unheimlichness, che non a caso Freud collega al sentimento del non-conosciuto, dello sconosciuto, dell’inconscio, dell’unknown; che rimanda a sua volta al sentimento dell’infanzia e sgorga dai ricordi di quell’età, quando non eravamo pienamente competenti da un punto di vista linguistico.
Il legame tra l’infanzia e la meraviglia è già qui, nella figura di Miranda. Ecco allora la meraviglia, la meravigliosa passione che affeziona all’altro – una reazione di apertura a quel che è nuovo – new, novel, strange. Nuovo e strano. E’ la passione di Miranda, la quale Miranda è wonderful, full of wonder. Ed è anche full of compassion, full of pity, pityful. Immediatamente, di fronte alla tempesta, Miranda invoca la pietà, e chiede al padre di essere pietoso, perché d’istinto, il suo “piteous heart” va ai naufraghi:“I have suffered/ With those that I saw suffer”, dice: soffre insieme con colore che vede soffrire. Lei è fatta così. La compassione di Miranda è assolutamente vitale, è il suo genio, è il suo daimon. Testimonia della sua innata nobiltà. E’ parte della sua ‘better nature’- senz’altro necessaria per controbilanciare la “bad nature”, la cattiva natura, che non si esprime, attenzione, solo in Caliban – questo è importante.
Il male c’è, esiste. Prova ne è la congiura contro Prospero a Milano messo su una zattera e buttato in mare, un mare tempestoso, insime con la figlia – destinati a morte sicura. Ma – ecco il miracolo della lingua shakespeariana – se il mare minaccia, ci viene detto, il mare è anche pietoso: “Though the seas threaten, they are merciful”. E in effetti in questo dramma, perfino i venti “soffiano pietà”, gli elementi sono pietosi e le tempeste non sono vere tempeste; di fatto qui nessun annega, nessuno muore; semmai tutto diventa “richer and stranger”, sempre più ricco e sempre più strano.
Semmai, cioè, le cose subiscono una mutazione – “a sea-change” – che è in sé una specie di purga-purificazione – non una catarsi tragica – ma una specie nuova di release emotivo, di rilassamento emotivo – un rilascio d’emozione, che è anche un rinnovamento mentale, una pulizia spirituale, la potremmo chiamare. Ma grazie a che cosa? Grazie all’immersione nell’acqua, a una specie di annegamento battesimale. Ecco il senso del naufragio: è un battesimo. La tempesta è simbolica; come il battesimo, è una prova grazie alla quale chi l’attraversa, ne esce purificato, sì che assistiamo a una specie di una specie di trasformazione. Il mare purificatore penetra e cambia, trasforma, muta… “Those are pearls that were his eyes”, canta Ariel. Giù in fondo al mare le ossa tramutano in corallo, gli occhi in perle.
Nel finale di questo dramma è attiva una differente logica; una logica simbolica, una logica passionale, non aritmetica; una logica che non ha niente a che vedere con quel conto dei peccati e degli errori, quella contabilità puritana – quella mentalità così “precisa” – tanto che quell’aggettivo, ‘precise’, era diventato ai tempi sinonimo di ‘puritano’. Anzi, direi, che nella Tempesta i conti non tornano mai. Finiti i giochi, non ci sono né vinti né vincitori – o meglio, ci sono, ma anche no. Perché la verità è che non tutti i misteri della metamorfosi e del mutamento si espongono tutti alla luce della ragione, non tutti si dispiegano interamente alla luce di una spiegazione razionale; restano le pieghe, tante pieghe. L’universo sta diventando davvero ‘barocco’– plissé. Pieghe che sono essenziali all’atmosfera dell’isola e al mistero che si celebra in quei meravigliosi versi di Ariel –inspiegabili davvero; solo ripetibili come un mantra. Una preghiera. Una poesia. Un canto. E difatti Ariel li canta, con Ferdinand che lo segue: “Full fathom five thy father lies/Of his bones are coral made/ Those are pearls that were his eyes/Nothing of him that doth fade/ But doth suffer a sea change/ Into something rich and strange” (1,2,397)
Alla fine è questa canzone che soprattutto ricordiamo; non solo noi, ma la nostra tradizione. Non a caso, Eliot riprenderà quel motivo: sono occhi quelle che prima erano perle – in cui si fissa che cosa? Se non il tema della metamorfosi, e cioè di una trasformazione grazie alla quale come dice Alonso, il re di Napoli – che dall’esperienza del naufragio, e cioè della tempesta, è trasformato – si passa “from strange to stranger” (5,1,227) – da qualcosa di strano a qualcosa di ancora più strano. E parte della strangeness è che crediamo in this strangeness.
Noi sentiamo che la stranezza è parte della nostra esperienza di esseri umani. E in questo siamo anche noi ‘trasformati’. Tanto per cominciare abbiamo imparato che ci sono tra terra e mare cose peggiori di Caliban. Che ci sono parecchi mostri, forse di più, nella cultura che in natura: i veri mostri sono i civilizzati Sebastian e Antonio; e i veri servi sono Stephano e Trinculo, che rivelano una inferiorità morale, di fronte alla quale Caliban è un eroe del disinteresse. Però, è anche vero che se Caliban è al cuore del dramma, quel cuore di tenebra rimane nero, nerissimo. Di fatto l’arte di Prospero fallisce con lui; la pietà di Miranda va a farsi benedire, o maledire; la loro lingua non si appropria di Caliban, semmai Caliban si appropria della loro lingua per maledirli.
E cioè a dire: l’uomo naturale, contro il quale l’uomo coltivato si misura, nel senso di prenderne le misure, dimostra i limiti dell’uomo coltivato, civilizzato. I limiti della sua comprensione, rispetto alla quale l’uomo naturale rimane “a thing of darkness”: “a wonder” nel senso di “a monster” – che, va detto, Prospero ha il coraggio di riconoscere come “suo proprio”: “this thing of darkness I acknowledge mine” – 5,1,275: un verso, e un riconoscimento meraviglioso. Prospero riconosce così il suo legame, e insieme la sua dipendenza da Caliban. Riconosce la propria responsabilità e la propria colpa. E il proprio fallimento.
Come ha fallito con il fratello; quando ha lasciato che il fratello prendesse il suo posto nell’esercizio del potere. Perché è stato lui a sbagliare. E qui torniamo alla lettera all’idea greca di ‘colpa’, di amartia – che dà l’idea di un mirare a qualcosa che non si centra: un’azione mancata che l’inglese perfettamente traduce con mis-take. Una presa che non è una presa, una presa che non prende. Né vi sarà catarsi, o purga di qualche tipo. Alla fine non si darà punizione del male, né una piena restaurazione del bene. Di certo Antonio rimane speechless and unrepentant – impervio alla grazia e alla gentilezza.
Però qualche cosa è accaduto: una trasformazione, operata della mercy: perché si badi bene, Prospero non punisce, perdona. Scopriamo coi principi shakespeariani che le tempeste sono benedette e portano gli uomini a una nuova salute, a una nuova salvezza, a una nuova conoscenza.
Appunto, “the tempests are kind, the seas threaten but are merciful”: le tempeste sono gentili, i mari minacciano, ma sono anche pietosi. E questa è la meraviglia. Da cui nasce la pietà. La meraviglia di Miranda, ciò che è mirabile in Miranda è la compassione.
Compassion is the wonder. Ovvero: la meraviglia è la pietà. Che l’uomo perdoni, che l’uomo cambi, che l’uomo si trasformi, questa è la meraviglia. E questo è il vero tema della Tempesta.
Nella Tempesta la domanda che corre dentro tutto il teatro shakespeariano, quella amletica, quella di Lear, quella di Macbeth, la domanda tragica: “che cos’è un uomo?” muta in: “Com’è che l’uomo si fa umano?” E la risposta è: attraverso la pietà, grazie alla meraviglia. Proprio alla fine del dramma: quando i nemici di un tempo sono del tutto in suo potere, Prospero chiede ad Ariel più o meno: “how are they faring?” Come se la cavano? Siamo alla scena prima dell’ultimo atto. E Ariel risponde che tre di loro – il re di Napoli, il fratello Sebastian e Antonio, fratello di Prospero- sono ancora pazzi, in preda alle allucinazioni. E aggiunge: “Your charms/ So strongly work upon them that if you now beheld,/ Your affections/ Would become tender” ( 5,1, 17). E cioè: i tuoi incantsimi hanno avuto effetto, se li vedessi adesso, proveresti per loro – e cioè per tre uomini odiosi e odiati – tenerezza. E cioè a dire, i tuoi affetti muterebbero.
E’ un passo assolutamente cruciale: qui Ariel insegna al mago, al padrone, al signore, la possibilità della trasformazione. Davvero? dice Prospero. Sì, davvero, risponde Ariel: “fossi umano, fossi un uomo, proverei quell’affetto: la tenerezza. E non l’altro: l’odio. La vendetta.”
Come a dire: la vendetta può essere trascesa dalla compassione – e se la vendetta è trascesa, vince il perdono. E difatti Prospero acconsente, e riconosce che “The rarer action is in virtue”: l’azione più rara, più alta, sublime, che supera tutte le altre, è quella: la compassione. E “the rarest” passion – la passione più rara – potremmo aggiungere noi- è la meraviglia.
Due sono i personaggi che qui incarnano e suscitano e provano la meraviglia: il mostruoso Caliban e Miranda. Wonderful è Miranda, in senso attivo: full of wonder, che sprigiona da lei come una pioggia. Monstrous è Caliban nel senso che incarna, simboleggia, rappresenta una deformità che è in se stessa un prodigio- qualcosa in Natura che va contro natura, qualcosa che supera la natura stessa, e ci mette sulla strada di un avvertimento – come ci indica la radice del verbo monère. Dal lato Miranda, il senso dell’ammirazione sconfina dalla parte della bellezza e genera amore, desiderio: l’anima è presa, colpita, attratta da un oggetto straordinario, mai visto prima, e brucia di desiderio. Come accade quando Ferdinand vede Miranda, e quando Miranda vede Ferdinand.
Dall’altro lato, il raro, unico, straordinario Caliban genera una meraviglia che volge in paura. I due ispirano dunque due diversi e opposti movimenti: si vuole correre via da Caliban, si vuole correre verso Miranda. Nello stesso dramma si fa l’esperienza della repulsione e dell’attrazione. Beauty and the beast, la bella e la bestia. Entrambi wonderful, ma Caliban wonderful in quanto fearful. Wonder and fear, dunque: paura e meraviglia, stupore e terrore.
È proprio qui che volevo arrivare: all’antico vocabolario tragico, che è greco; e a quella parola centrale del vocabolario tragico greco deinòn. È Sofocle ad attribuire all’aggettivo “deinòs” il doppio significato di “wonderful” e “fearful”.
Ora ciò che è straordinario in questo straordinario dramma che è La Tempesta– è proprio il fatto che ci introduce all’esperienza dell’incontro con il nuovo, anche nel senso del Nuovo Mondo; e per fare questo si rinnova, rinnova una forma, cambia il mood e il mode del suo movimento. Nel modo del racconto, cioè, Shakespeare preme sull’accelleratore della fantasia, chiamando in campo poteri soprannaturali, introducendo toni favolosi, fantatici, magici. E soprattutto, modificando le emozioni implicate, le passioni coinvolte. Phobos e eleos – terrore e pietà le passioni tragiche per eccellenza prendono un’altra piega, e così facendo Shakespeare scopre o inventa a new mode, ma non perché insegua le mode, né per vano amore della sperimentazione – ma perché gli è necessario per poter accogliere nella sua lingua drammatica una nuova esperienza. Una nuova esperienza che necessita di nuovi media, nuovi modi di espressione. Per dire che la meraviglia è la pietà. Che l’uomo perdoni, che l’uomo cambi, che l’uomo si trasformi, questa è la meraviglia.
Nadia Fusini
La lezione della prof. Nadia Fusini si è tenuta nel quadro del convegno “Passioni”, incontro del ciclo Visioni in dialogo, promosso dall’Associazione NEL – Fare arte nel nostro tempo che si è svolto a Lugano in Svizzera, il 17-18 Novembre 2017. Si ringrazia la prof. Nadia Fusini per la gentile concessione del testo.
Questo testo è comparso a episodi su larivistaculturale.com.
Il primo episodio è disponibile qui.
Il secondo episodio è disponibile qui.
Il terzo episodio è disponibile qui.
Il quarto episodio è disponibile qui.
Il quinto episodio è disponibile qui.
Il sesto episodio è disponibile qui.
FONTE: https://larivistaculturale.com/2020/01/17/la-tempesta-una-metafora-per-la-vita-spiegata-da-nadia-fusini/
“La speranza” di Malraux fa paura quanto la guerra
Ecco il romanzo dello scrittore sul conflitto in Spagna. Andò al fronte. Ma subito dopo lasciò la letteratura…
Nella fotografia del Goncourt, ottenuto nel 1933 per La condizione umana, il viso, trentaduenne, capelli impomatati, occhi in allarme, pare un coltello. André Malraux aveva fatto di tutto.
Era il romanziere più vigoroso di Francia ma l’anno prima un tale Céline, con Viaggio al termine della notte, aveva vinto il Prix Renaudot , aveva razziato il tempio di Banteay Srei, in Cambogia, e denunciato il sistema coloniale francese. Aveva impalmato la ricca ereditiera tedesca Clara Goldschmidt, senza disprezzare qualche amante la più nota, Louise de Vilmorin, desiderata donna di mondo, sarà la musa della sua vecchiaia: non gli garbava che, come lui, fosse disinibita negli affari d’amore. Con l’ascesa di Hitler, si era iscritto all’«Associazione degli scrittori e artisti rivoluzionari», aveva avuto una figlia, Florence, trafficava con Mosca. Nel 1936, a casa di Mejerchol’d, discuteva per una messa in scena della Condizione umana; Ejzentejn s’era detto interessato a una traduzione cinematografica del libro; Boris Pasternak, con cui entrò in amicizia, trovava curioso e un po’ grottesco il comunismo da calamaio di Malraux e André Gide. Più che altro, Malraux sapeva che non esiste la verità ma il racconto, che «gli eventi» c’incantano per effetto verbale più che per sostanza fattuale. Insomma, era l’estate del 1936, torrida di desideri, Gabriele d’Annunzio agonizzava al Vittoriale, T.E. Lawrence era morto l’anno prima, André Malraux voleva fare la Storia e cavalcare il drago del destino. Aveva bisogno di una guerra. Gli fu apparecchiata.
La Guerra di Spagna è stata l’evento letterario più importante del secolo. In quella specie di gita armata, il loggione della Seconda guerra, galvanizzati dall’avventura, si sono avventati artisti di ogni sorta. Tra George Orwell (Omaggio alla Catalogna) e Hemingway (Per chi suona la campana) preferisco la corrusca potenza di Henry de Montherlant (Il Caos e la Notte); l’unico poeta che gareggiava coi franchisti, il formidabile Roy Campbell, è pressoché inedito in Italia. André Malraux scrisse La speranza (Bompiani, pagg. 476, euro 16, nella traduzione impeccabile di Giovanni Pacchiano) in un lampo sei mesi ottenendo il risultato sperato: successo come scrittore («pubblicato da Gallimard nel novembre 1937, 1 milione 300 mila copie vendute in Francia fino ad oggi, tradotto in tutto il mondo, 40 edizioni circa in Giappone», così Enzo Golino in una Introduzione che in realtà è un articolo pubblicato nel 1989 su la Repubblica) e fama di autore in armi, di esteta armato. Insomma, s’era redatto l’agiografia. Il libro non è a onor di letteratura il più bello di Malraux. Eppure, la velocità narrativa è a tratti vorace («Manuel prendeva coscienza che la guerra consiste nel fare l’impossibile perché dei pezzi di ferro entrino nella carne viva»), le porzioni filosofiche sono potenti, apolitiche, apocalittiche: «C’è nell’uomo una speranza terribile e profonda Tra gli altri ruoli, la rivoluzione recita quello che un tempo veniva interpretato dalla vita eterna». In questa Roncisvalle permanente giova ricordare che poco prima d’imbarcarsi nella guerra civile spagnola Malraux, con la stessa determinazione, era volato nello Yemen, dove «nessun europeo aveva potuto penetrare», per cercare il regno della regina di Saba, che «appartiene alle civiltà perdute». Per Malraux raspare i cieli alla caccia di reami immaginari e bombardare città reali è la stessa cosa: Alessandro Magno è coetaneo di Francisco Franco, i secoli, privi d’altitudine, stanno sull’anulare, Guadalajara è come le Termopili, la Sfinge è parente di Picasso.
Nei fatti, Malraux non guidava gli aerei e sparava male. Antonio Camacho Benitez, capo dell’aviazione repubblicana, disse che «a seguito degli atti compiuti dal signor Malraux sarebbe lecito adottare almeno una di queste tre misure: disciplinarlo, espellerlo, sparargli». Malraux fece chiasso, animò un drappello di aviatori mercenari che compirono azioni di rilievo, dimostrò che l’immaginazione è più decisiva di una mitragliera. La speranza tradotto, con furia wagneriana, in film dallo stesso Malraux, nel 1938, come Espoir, sierra de Teruel è il congedo dalla letteratura di Malraux, che nel 1967, ormai potentissimo ministro degli affari culturali francesi, pubblicherà il capolavoro, Antimemorie, autobiografia sinistra, viscerale, vipera (esiste una traduzione Bompiani del 1968, perché non riproporla?).
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
I GIORNALONI SONO ALLO STREMO.
Crollo drammatico delle vendite fa sperare in un futuro migliore
Agosto 11, 2020 posted by Guido da Landriano
I dati delle vendite di Giugno 2020 su giugno 2019, che vi forniamo attraverso Blitz Quotidiano, danno una foto veramente impietosa della stampa italiana e della sua reale influenza. Queste sono le copie cartacee, che sono un buon indicatore del gradimento dei lettori e che non sono sporcati dai dati talvolta farlocchi delle vendite online, sporcate anche dagli abbonamenti di prova etc.
Ecco i dati impietosi
Quotidiani nazionali |
Giugno 2020 | Giugno 2019 | |
Corriere della Sera | 163.879 | 184.293 | |
Repubblica | 113.492 | 137.780 | |
La Stampa | 73.719 | 94.665 | |
Il Giornale | 44.709 | 42.636 | |
Il Sole 24 Ore | 37.700 | 39.702 | |
Il Fatto Quotidiano | 29.846 | 27.788 | |
Italia Oggi | 10.403 | 20.041 | |
Libero | 25.237 | 23.789 | |
Avvenire | 14.570 | 22.525 | |
Il Manifesto | 7.112 | 7.229 | |
La Verità | 27.308 | 23.196 |
Esisteva un tempo mitico, quello delle cose buone, in cui Repubblica e Corriere combattevano una battaglia sfiorando ciascuno il milione di copie. Ormai sono neppure la vaga copia di quei giornali. Alla fine il Fatto quotidiano vende 29 mila copie, poco pi# che Libero quotidiano e La Verità, quest’ultima l’unica vera sorpresa positiva. Per il resto la Stampa si muove come gli altri giornaloni: malissimo.
Quindi i media che si sono piccati di poter dettare la linea politica all’Italia negli ultimi 25 anni vanno tutti male, anzi malissimo. Interessante che Il Giornale, Libero e La verità vadano tutti bene. Il Fatto ha avuto una leggera ripresa grazie alla linea editoriale neo giacobin-moralista, ma i numeri sono lontani da quello che vorrebbe Travaglio e da quello che il suo ego può contenere. Sarà interessante leggere la semestrale per vedere le perdite nonostante il ricco prestito ottenuto dal governo.
FONTE: https://scenarieconomici.it/i-giornaloni-sono-allo-stremo-crollo-drammatico-delle-vendite-fa-sperare-in-un-futuro-migliore/
Bocelli come Barilla, bastonato dal pensiero e costretto all’autodafè
Il 26 settembre del 2013, Guido Barilla, presidente e amministratore delegato dell’omonima e arcinota azienda alimentare, rilascia un’intervista all’ altrettanto arcinota trasmissione radiofonica, La Zanzara. Il conduttore, Giuseppe Cruciani, ama la provocazione e trascina il malcapitato Barilla con le sue domande su un terreno scivoloso, infido, pericoloso.
Si parla degli spot dell’azienda in cui, cosa sommamente riprovevole, come dichiarerà il presidente della camera Laura Boldrini, è sempre la donna a servire a tavola e così, nello stile rilassato e spesso decisamente svaccato della trasmissione si passa ai discorsi sulla famiglia tradizionale e sulle unioni gay.
Cruciani, insinuante e sornione, chiede: perché non fate un bello spot con una famiglia gay?- L’incauto Guido abbocca: “noi abbiamo una cultura vagamente differente– in che senso scusi?– per noi il concetto di famiglia sacrale rimane uno dei valori fondamentali dell’azienda, la salute, la famiglia, il concetto di famiglia- cioè non fareste mai…- no, non lo faremo perché la nostra è una famiglia tradizionale”, Cruciani interrompe: “ma la pasta la mangiano anche i gay”- e Barilla risponde: “e va bene, se gli piace la nostra pasta e la nostra comunicazione, mangino, se non gli piace la nostra pasta e la nostra comunicazione faranno a meno di mangiare, ne mangeranno un’altra, ma uno non può piacere sempre a tutti- a quel punto Cruciani incalza: “lei non farebbe mai uno spot con una famiglia omosessuale?”. “No, non lo farei” risponde Guido Barilla; “ma non per mancanza di rispetto nei confronti degli omosessuali che hanno diritto di fare quello che vogliono senza disturbare gli altri, ma perché non la penso come loro e penso che la famiglia a cui ci rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica.”
Questa la parte centrale e cruciale dell’intervento di Barilla in radio alla Zanzara. A trasmissione appena conclusa, cupi nuvoloni neri cominciano ad addensarsi sul capo di Guido e sulla sua bella azienda, l’azienda fiore all’occhiello dell’industria alimentare italiana, che ha sempre promosso l’immagine di prodotti che piacciono alla famiglia con mamma, papà e figlioli al seguito. I nuvoloni neri, non ci mettono molto a trasformarsi in tempesta.
Tutto il mondo gay che trasversale occupa posizioni importanti nella politica e nei media italiani e non solo, minaccia vendetta, tremenda vendetta. Oltre alla condanna senza appello per le frasi “omofobe”, si afferma decisamente che i gay e tutti coloro che si riconoscono nella nuova Weltanshauung arcobaleno, che ahimè per la Barilla non si può dire siano quattro gatti, boicotteranno i suoi spaghetti, le sue tagliatelle, le sue penne e, ohibò, persino i biscotti del Mulino Bianco. Eh no, anche il signor Guido, come si dice in Italia, tiene famiglia. Ed ecco con gran tempismo, solo il giorno dopo, il reprobo presentandosi umile e pentito, sommessamente dichiara all’universo mondo:
Con riferimento alle dichiarazioni rese ieri alla Zanzara, mi scuso se le mie parole hanno generato fraintendimenti o polemiche, o se hanno urtato la sensibilità di alcune persone. Nell’intervista volevo semplicemente sottolineare la centralità del ruolo della donna all’interno della famiglia”. Barilla precisa di avere “il massimo rispetto per qualunque persona, senza distinzione alcuna”, “il massimo rispetto per i gay e per la libertà di espressione di chiunque. Ho anche detto – e ribadisco – che rispetto i matrimoni tra gay“. Infine, conclude la nota, “Barilla nelle sue pubblicità rappresenta la famiglia perché questa accoglie chiunque, e da sempre si identifica con la nostra marca“.
Il mondo gay, e tutto il vasto universo politicamente corretto che quel mondo affianca e sostiene accoglie quelle parole con freddezza: la dichiarazione è già qualcosa, ma non abbastanza, si vorrebbe un autodafé più radicale, comunque rimane questo riferimento alla famiglia tradizionale che un po’ disturba.
Negli anni seguenti il gruppo Barilla lavorerà compatto per rimediare all’inopportuna sortita del suo presidente e già nel 2015, Luca Barilla, vicepresidente del colosso alimentare ad un convegno di studenti dichiarerà: “Non diventate prede dei social network. Fate parlare il cuore, invece. Corteggiatevi: uomini con donne, uomini con uomini, donne con donne, perché oggi bisogna dire anche questo. Fate parlare il cuore e guardatevi negli occhi: perché questa è vita”.
Bontà sua, uomini e donne possono ancora corteggiarsi, ma l’omosessualità viene convenientemente promossa e omaggiata. La colpa è espiata e ora Barilla è diventata nel mondo un’azienda Gay Friendly; il fatturato non deve temere ostilità pericolose e la pace del cuore è finalmente ristabilita.
Ma arriviamo ai giorni nostri. Qualche giorno fa, ad un convegno in senato organizzato da Vittorio Sgarbi e da Armando Siri, subito definito dalla stampa e dai media più importanti come il convegno dei negazionisti della pandemia Covid19, il noto tenore Andrea Bocelli intervenendo affermava: “Ho accettato questo invito ma sono lontano dalla politica e devo dire che durante il lockdown ho anche cercato di immedesimarmi con chi doveva prendere decisioni difficili. Ma poi, man mano che il tempo passava, non ho mai conosciuto nessuno che fosse andato in terapia intensiva, quindi perché questa gravità? Poi mi sono sentito umiliato e offeso per il divieto di uscire da casa. Ammetto che ho violato il divieto”
Parole discutibili finché si vuole, soprattutto quando ha detto di non aver mai conosciuto nessuno che fosse andato in terapia intensiva, ma in fondo nulla che si possa configurare come reato e, errata o giusta che sia, solo un’opinione, la sua. Anche su di lui, come per il signor Barilla, che ormai sette anni fa, si espresse sfidando più o meno inconsapevolmente il pensiero unico su un argomento assolutamente diverso dal Coronavirus che oggi è tanto sensibile e importante, la tempesta del mondo politicamente corretto e del sistema mediatico dominante ad esso collegato si è scatenata e tutti si sono stracciati le vesti, proprio come Kaifa di fronte al Sinedrio. E anche Andrea Bocelli, come Guido Barilla, tiene famiglia.
Leo Longanesi disse che sulla bandiera italiana, dovrebbero essere scritte queste parole: tengo famiglia.
Il giorno dopo puntuali le umilianti scuse e l’autodafé sulla pagina Facebook del cantante:
“Buongiorno a tutti, da sempre mi sono speso per combattere la sofferenza e l’ho fatto anche recentemente per combattere questa sciagurata pandemia, perciò se il mio intervento ha generato e causato sofferenza, di ciò chiedo sinceramente scusa perché proprio non era nelle mie intenzioni così come nelle mie intenzioni non era di offendere chi da Covid è stato colpito. Del resto come sapete la mia famiglia non è stata risparmiata dal virus (evidente titolo di merito ndr) , siamo stati tutti contagiati, peggio che nessuno può conoscere l’andamento di una malattia come questa che è ancora oggi sconosciuta.
Lo scopo del mio intervento al senato era quello di sperare in un prossimo futuro in cui i bambini soprattutto possono ritrovare la normalità, possono sperare di vivere da bambini giocando fra loro abbracciandosi come devono fare i bambini per poter crescere sani e sereni. Questo solo era il senso del mio intervento e tutti quelli che a causa del modo in cui mi sono espresso, probabilmente, anzi sicuramente non il più felice, tutti coloro che nelle mie parole hanno trovato ragioni per sentirsi offesi o hanno sofferto per quello che ho detto loro, chiedo sinceramente scusa perché le mie intenzioni erano tutt’altre, erano esattamente il contrario, buona giornata.”
Questi che abbiamo appena raccontato sono solo due episodi fra i molti possibili che ci raccontano come in Italia, nonostante l’articolo 21 della Costituzione stabilisca che: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione..
Tale diritto è oggi di fatto assicurato a meno di non uscire da quello che il pensiero dominante ritiene il percorso corretto che le idee, siano esse espresse in un’intervista o in un articolo o in un qualsiasi altro mezzo di comunicazione, debbano seguire.
FONTE: https://www.laluce.news/2020/08/06/a-quarantanni-dalla-strage-di-bologna-la-verita-e-ancora-parziale/
A quarant’anni dalla Strage di Bologna la verità è ancora parziale
Sono passati 40 anni da quel vile attentato che ha spento la vita di 85 persone, ferito altre 200 segnando per sempre le loro vite e quelle dei parenti delle vittime. L’atto più tragico e cruento della storia d’Italia, una bomba esplosa all’interno della sala d’aspetto della stazione di Bologna, gremita di persone ansiose di recarsi in vacanza in quel caldo 2 agosto 1980.
L’inchiesta giudiziaria, particolarmente lunga e complessa, caratterizzata da innumerevoli ostacoli, inquinamenti e depistaggi, ha individuato gli esecutori materiali nella galassia della destra neofascista, in particolare dal gruppo dei Nar con Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.
A distanza di anni, si è aggiunta anche la condanna in primo grado di Gilberto Cavallini, sodale del gruppo di Fioravanti, che avrebbe fornito supporto logistico agli esecutori materiali.
La vicenda è però tutt’altro che chiusa. A 40 anni di distanza si è finalmente aperta la possibilità di arrivare ai mandanti. Inoltre, sono emersi ulteriori indizi relativi alla presenza di un altro soggetto, oltre ai suddetti noti, peraltro sempre riconducibile all’ambiente dell’estrema destra eversiva.
La Procura generale di Bologna ha emesso l’avviso di chiusura delle indagini sui mandanti: la strage sarebbe stata organizzata e finanziata dalla P2 di Licio Gelli, l’organizzazione massonica con finalità eversive, e dal prefetto D’amato (ex agente americano poi entrato all’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, ndr). A tale conclusione gli inquirenti sarebbero giunti dopo aver accertato flussi di denaro per alcuni milioni di dollari partiti dai vertici della P2 e indirizzati ai Nar, circostanza che proverebbe il legame sempre sospettato. Il Venerabile fu già condannato per il depistaggio delle indagini.
Inoltre, la procura generale emiliana ha chiesto il rinvio a giudizio per Paolo Bellini, ex militante di Avanguardia nazionale e personaggio ambiguo, coinvolto in varie torbide vicende, dall’omicidio di Alceste Campanile ai legami con Cosa Nostra. Il coinvolgimento di Bellini è nato in seguito al rinvenimento di un fotogramma amatoriale di un turista che avrebbe ripreso un uomo nei pressi dei binari della stazione di Bologna dalla notevole somiglianza al Bellini.
Su di lui graverebbero anche le intercettazioni ambientali all’esponente di estrema destra Carlo Maria Maggi, condannato per la strage di piazza della Loggia a Brescia e ora deceduto, che parlando con il figlio avrebbe detto di essere a conoscenza della riconducibilità della strage di Bologna alla banda Fioravanti e che all’evento partecipò anche un aviere che portò la bomba. Bellini era infatti conosciuto nell’ambiente dell’estrema destra per la passione per il volo, tanto che conseguì anche un brevetto da pilota.
In più, ad aggravare la situazione dello strano personaggio ci sarebbe l’ex moglie Maurizia Bonini che lo avrebbe riconosciuto nel fermo immagine.
Anche una recente inchiesta del noto programma televisivo Report avrebbe fatto luce su ulteriori testimonianze che riconducevano l’atto sempre agli ambienti della destra neofascista.
Report aveva mostrato documenti inediti relativi al sostegno dato in Inghilterra alla latitanza dei neofascisti italiani e mandato in onda l’intervista esclusiva a Raymond Hill, ex dirigente del movimento neonazista inglese, che ha raccontato dell’incontro avvenuto quattro mesi prima della strage di Bologna con un neofascista italiano, Enrico Maselli, in cui sarebbe stato annunciato un importante attentato in Italia e sarebbe stato chiesto rifugio per i neofascisti italiani che sarebbero stati costretti a fuggire.
Quanto rilevato ad oggi proverebbe in modo inequivocabile che le indagini sulle responsabilità dell’immane eccidio, sin dall’inizio, si indirizzarono correttamente nei confronti della destra neofascista che ha operato in convergenza con i servizi deviati di marca piduista che tentarono poi in tutti i modi di depistare gli inquirenti con fantomatiche ipotesi che riconducevano al terrorismo internazionale.
Forse, i nuovi elementi emersi, ci riveleranno il grado di coinvolgimento degli apparati dello Stato e sarà possibile scrivere definitivamente la storia completa di questo terribile attentato.
FONTE: https://www.laluce.news/2020/08/06/a-quarantanni-dalla-strage-di-bologna-la-verita-e-ancora-parziale/
DIRITTI UMANI
FONTE: https://www.facebook.com/1842016917/posts/10213898150408200/
ECONOMIA
L’ITALIA CHIEDE L’ATTIVAZIONE DI UN FONDO (IL SURE) CHE NON ESISTE
Thomas Fazi – 9 agosto 2020
È di ieri 8 agosto la notizia che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo hanno inviato a Bruxelles una lettera con cui il governo italiano richiede formalmente l’accesso al programma europeo “anti-disoccupazione” denominato SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency), un fondo con una dotazione «fino a 100 miliardi di euro», istituito lo scorso aprile, finalizzato in teoria ad aiutare i paesi europei a sostenere i costi della cassa integrazione. Nella missiva, indirizzata ai commissari Dombrovskis, Gentiloni, Schmit e Hahn, il governo italiano ha chiesto di poter accedere alle risorse del SURE nella misura di 28,5 miliardi.
Ora, la prima cosa da dire è che il SURE – esattamente come il MES e il (grosso del) Recovery Fund – opera secondo la logica tipicamente europea del debito: essenzialmente la Commissione reperirà fino a 100 miliardi di euro sui mercati finanziari e, a propria volta, li presterà ai singoli Stati (andando a gravare sul debito pubblico di questi), che ovviamente dovranno restituirli.
Come per il MES e il Recovery Fund, dunque, l’unico reale vantaggio dal punto di vista finanziario consisterebbe nello spread tra il tasso di interesse offerto dalla Commissione e il costo che un paese come l’Italia dovrebbe affrontare per reperire gli stessi soldi sui mercati (ed eventualmente sulla durata del prestito). Peccato che il tasso di interesse pagato dai singoli paesi sui loro titoli di Stato dipenda, in ultima analisi, dalla BCE, che se volesse potrebbe tranquillamente portare a zero (o meno di zero), domani stesso, il tasso di interesse sui nostri titoli di Stato a lunga scadenza (quello sui titoli di Stato a due anni o meno è già negativo). La ragione per cui non lo fa è abbastanza scontata: in quel caso verrebbe meno il vantaggio, già piuttosto esiguo, del sistema dei prestiti europei.
La strategia della UE, in ultima analisi, è abbastanza chiara: tenere i tassi di interesse pagati dai singoli Stati abbastanza bassi da garantire la solvibilità degli stessi, ma abbastanza alti da rendere “attrattiva”, soprattutto nei confronti dell’opinione pubblica, la prospettiva di indebitarsi nei confronti della UE tramite strumenti come il MES, il Recovery Fund e il SURE, favorendo così il trasferimento alla UE di quel brandello di sovranità democratica che ci è rimasta e l’accentramento di ulteriore potere nelle mani di istituzioni anti-democratiche quali la Commissione europea.
Ovviamente tutto questo non sarebbe possibile senza la connivenza di “proconsoli” europei come il nostro ministro dell’Economia Gualtieri, sempre in prima fila nel promuovere la svendita della sovranità nazionale e gli interessi dell’Unione europea. Non sorprende, dunque, che l’Italia sia in prima fila nel richiedere l’accesso ai fondi SURE (ma lo stesso dicasi dell’entusiasmo mostrato dal governo nei confronti del Recovery Fund, che altro non è che un MES all’ennesima potenza).
Nel caso del SURE, però, siamo di fronte ad una situazione ancor più paradossale, non solo perché ciascuno Stato dell’UE deve versare delle «garanzie irrevocabili, liquide e immediatamente esigibili» alla Commissione affinché questa possa emettere sul mercato i titoli necessari a raccogliere le risorse da prestare agli Stati in difficoltà – nel caso dell’Italia la somma dovrebbe ammontare a un po’ meno di 3 miliardi, di fatto vanificando qualunque vantaggio ottenuto dal differenziale tra tassi di interesse –; ma perché il fondo – delle cui risorse la ministra Catalfo chiede addirittura il «rapido sblocco» – nei fatti neanche esiste ancora.
Ai sensi dell’art. 12 del regolamento SURE, infatti, il programma si attiverà solo successivamente alla messa a disposizione di garanzie da parte degli Stati membri per un minimo di 25 miliardi. Peccato che la partecipazione al programma sia su basi volontarie e che non vi sia nessun obbligo al versamento delle suddette garanzie. E infatti pare che il fondo di garanzia sia ben lungi dall’essere costituito.
Meno di un mese Herman Michiel, direttore del sito belga Ander Europa, ha scritto alla Commissione proprio per sapere a che punto fosse la costituzione del fondo SURE. Questa la risposta della Commissione: «Non è ancora stato istituito alcun fondo di garanzia. […] Attualmente, tutti gli Stati membri sono in procinto di organizzarsi in conformità con i rispettivi quadri decisionali nazionali per impegnare una garanzia a favore dell’UE. Questo processo non è ancora completato. […] La concessione del sostegno finanziario da parte del Consiglio dipende dalla disponibilità del SURE, che a sua volta dipende dall’impegno di garanzie nei confronti dell’Unione da parte di tutti gli Stati membri. Poiché questo processo non è stato ancora completato, come spiegato sopra, è troppo presto per fornire informazioni su quali Stati membri potrebbero vedersi concesso un sostegno finanziario nell’ambito del SURE. Nessun sostegno finanziario può essere fornito a nessuno Stato membro finché tutti gli Stati membri non avranno impegnato una garanzia. Va inoltre notato che le proposte di sostegno finanziario della Commissione saranno rese pubbliche non appena il SURE sarà disponibile e gli Stati membri avranno fatto richiesta formale di un sostegno nell’ambito del programma. Finora non sono state avanzate richieste formali di questo tipo».
Insomma, nel pieno della peggiore crisi che si ricordi, il nostro governo, per reperire le risorse necessarie per far fronte alla drammatica crisi occupazionale, non ha pensato di meglio che chiedere aiuto a un fondo europeo che, nei fatti, neanche esiste ancora. Ma, soprattutto, viene da chiedersi: l’Italia ha già versato la propria garanzia al fondo SURE e, se sì, a quanto ammonta?
Thomas Fazi 9 08 2020
L’ITALIA CHIEDE L’ATTIVAZIONE DI UN FONDO (IL SURE) CHE NON ESISTE
È di ieri 8 agosto la notizia che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo hanno inviato a Bruxelles una lettera con cui il governo italiano richiede formalmente l’accesso al programma europeo “anti-disoccupazione” denominato SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency), un fondo con una dotazione «fino a 100 miliardi di euro», istituito lo scorso aprile, finalizzato in teoria ad aiutare i paesi europei a sostenere i costi della cassa integrazione. Nella missiva, indirizzata ai commissari Dombrovskis, Gentiloni, Schmit e Hahn, il governo italiano ha chiesto di poter accedere alle risorse del SURE nella misura di 28,5 miliardi.
Ora, la prima cosa da dire è che il SURE – esattamente come il MES e il (grosso del) Recovery Fund – opera secondo la logica tipicamente europea del debito: essenzialmente la Commissione reperirà fino a 100 miliardi di euro sui mercati finanziari e, a propria volta, li presterà ai singoli Stati (andando a gravare sul debito pubblico di questi), che ovviamente dovranno restituirli.
Come per il MES e il Recovery Fund, dunque, l’unico reale vantaggio dal punto di vista finanziario consisterebbe nello spread tra il tasso di interesse offerto dalla Commissione e il costo che un paese come l’Italia dovrebbe affrontare per reperire gli stessi soldi sui mercati (ed eventualmente sulla durata del prestito). Peccato che il tasso di interesse pagato dai singoli paesi sui loro titoli di Stato dipenda, in ultima analisi, dalla BCE, che se volesse potrebbe tranquillamente portare a zero (o meno di zero), domani stesso, il tasso di interesse sui nostri titoli di Stato a lunga scadenza (quello sui titoli di Stato a due anni o meno è già negativo). La ragione per cui non lo fa è abbastanza scontata: in quel caso verrebbe meno il vantaggio, già piuttosto esiguo, del sistema dei prestiti europei.
La strategia della UE, in ultima analisi, è abbastanza chiara: tenere i tassi di interesse pagati dai singoli Stati abbastanza bassi da garantire la solvibilità degli stessi, ma abbastanza alti da rendere “attrattiva”, soprattutto nei confronti dell’opinione pubblica, la prospettiva di indebitarsi nei confronti della UE tramite strumenti come il MES, il Recovery Fund e il SURE, favorendo così il trasferimento alla UE di quel brandello di sovranità democratica che ci è rimasta e l’accentramento di ulteriore potere nelle mani di istituzioni anti-democratiche quali la Commissione europea.
Ovviamente tutto questo non sarebbe possibile senza la connivenza di “proconsoli” europei come il nostro ministro dell’Economia Gualtieri, sempre in prima fila nel promuovere la svendita della sovranità nazionale e gli interessi dell’Unione europea. Non sorprende, dunque, che l’Italia sia in prima fila nel richiedere l’accesso ai fondi SURE (ma lo stesso dicasi dell’entusiasmo mostrato dal governo nei confronti del Recovery Fund, che altro non è che un MES all’ennesima potenza).
Nel caso del SURE, però, siamo di fronte ad una situazione ancor più paradossale, non solo perché ciascuno Stato dell’UE deve versare delle «garanzie irrevocabili, liquide e immediatamente esigibili» alla Commissione affinché questa possa emettere sul mercato i titoli necessari a raccogliere le risorse da prestare agli Stati in difficoltà – nel caso dell’Italia la somma dovrebbe ammontare a un po’ meno di 3 miliardi, di fatto vanificando qualunque vantaggio ottenuto dal differenziale tra tassi di interesse –; ma perché il fondo – delle cui risorse la ministra Catalfo chiede addirittura il «rapido sblocco» – nei fatti neanche esiste ancora.
Ai sensi dell’art. 12 del regolamento SURE, infatti, il programma si attiverà solo successivamente alla messa a disposizione di garanzie da parte degli Stati membri per un minimo di 25 miliardi. Peccato che la partecipazione al programma sia su basi volontarie e che non vi sia nessun obbligo al versamento delle suddette garanzie. E infatti pare che il fondo di garanzia sia ben lungi dall’essere costituito.
Meno di un mese Herman Michiel, direttore del sito belga Ander Europa, ha scritto alla Commissione proprio per sapere a che punto fosse la costituzione del fondo SURE. Questa la risposta della Commissione: «Non è ancora stato istituito alcun fondo di garanzia. […] Attualmente, tutti gli Stati membri sono in procinto di organizzarsi in conformità con i rispettivi quadri decisionali nazionali per impegnare una garanzia a favore dell’UE. Questo processo non è ancora completato. […] La concessione del sostegno finanziario da parte del Consiglio dipende dalla disponibilità del SURE, che a sua volta dipende dall’impegno di garanzie nei confronti dell’Unione da parte di tutti gli Stati membri. Poiché questo processo non è stato ancora completato, come spiegato sopra, è troppo presto per fornire informazioni su quali Stati membri potrebbero vedersi concesso un sostegno finanziario nell’ambito del SURE. Nessun sostegno finanziario può essere fornito a nessuno Stato membro finché tutti gli Stati membri non avranno impegnato una garanzia. Va inoltre notato che le proposte di sostegno finanziario della Commissione saranno rese pubbliche non appena il SURE sarà disponibile e gli Stati membri avranno fatto richiesta formale di un sostegno nell’ambito del programma. Finora non sono state avanzate richieste formali di questo tipo».
Insomma, nel pieno della peggiore crisi che si ricordi, il nostro governo, per reperire le risorse necessarie per far fronte alla drammatica crisi occupazionale, non ha pensato di meglio che chiedere aiuto a un fondo europeo che, nei fatti, neanche esiste ancora. Ma, soprattutto, viene da chiedersi: l’Italia ha già versato la propria garanzia al fondo SURE e, se sì, a quanto ammonta?
FONTE: https://www.ilparagone.it/attualita/litalia-chiede-lattivazione-di-un-fondo-il-sure-che-non-esiste/
Premessa
Dopo i mitici “successi” al Consiglio Europeo del 21 luglio, celebrati con l’innalzamento di un temporaneo Arco di Trionfo a Giuseppe Conte, come vuole la tradizione romana, si scopre che la presunta vittoria forse è solo virtuale. I racconti a volte hanno le gambe molto corte e dopo un po’ non camminano più e la verità viene a galla. Il Recovery Fund sta diventando Fund recovery. Vale la pena di dare un’occhiata al documento originale del 21 luglio del Consiglio Europeo, che si trova qui: https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-10-2020-INIT/it/pdf
A parte gli sconti sulle quote concessi ai Paese frugali (chiamali frugali…) e le nuove tasse che la UE vuole per se (così noi poveri elettori pagheremo tasse a comuni, province, regioni, Stato e UE, manca solo quella all’ONU, che c’è, ma nascosta).
La lettura non è agevole, quello che sta scritto non ha nulla a che vedere con quello che ci hanno raccontato in questi giorni, forse i TG hanno letto un documento dell’anno scorso oppure i media hanno creduto agli uffici stampa dei politici europei. Fatto sta che le cose stanno diversamente, come esempio propongo pagina 5 del documento ufficiale, qui riportata come immagine, dove si trovano le cifre reali e le prescrizioni:
Le cifre sono grosse mentre quello che può arrivare in tempi ragionevoli è pochissimo. Alla fine del 2021 potrebbe esserci la possibilità, se tutto va bene, che il bilancio sia approvato, che i singoli Stati non si oppongano in fase di approvazione definitiva, di avere un’anticipazione del 10%. Nel 2023, quando il meccanismo sarà interamente definito si dovrebbe entrare a regime. Entro il 2022 occorre impegnare i fondi assegnati con tutti i controlli previsti dalla Commissione. Sia chiaro, impegnare non vuol dire spendere, significa che devi lavorare molto a realizzare progetti e provvedimenti di spesa rispettando tutte le procedure europee, quindi sotto il controllo di loro organi Tecnici. Avremo una o più Troike a cui rendere conto. Per questo ci concedono l’anticipo del 10%, per pagare le spese dei nuovi progetti, che intanto sono da mettere in conto sul Bilancio dello Stato 2020. Poi, potrebbero arrivare i Fondi a partire dal 2023 a seguire, a stato di avanzamento lavori, se la Troika acconsentirà, come da tabella sottostante.
Di seguito la seconda parte dell’articolo di F. Gonni (il precedente è qui).
Recovery Fund – 2° parte
Fabrizio Gonni
Molti europeisti hanno commentato che con l’emissione di “Eurobond” la UE automaticamente diventerebbe un’Unione Federale. Non è così: per l’adozione di una politica unita di emissione di Eurobond, occorre modificare profondamente gli accordi di Maastricht, per dare origine a una UE diversa. La parola Eurobond non è mai stata ufficialmente usata, pertanto questo Recovery Fund è figlio di un trattato temporaneo fra i Paesi aggregati in vari gruppi: un asse franco-germanico, base portante della UE, il gruppo dei falchi o dei frugali, che comprende, oltre l’Olanda, altri paesi nordici e l’Austria, il gruppo di Visegrad e i Paesi dell’est della UE. I Paesi mediterranei oltre l’Italia: la Spagna ha una politica ambigua, la Grecia e il Portogallo non contano nulla.
C’è da tenere conto della recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca, che definisce la UE non come unione federale, ma come risultato ed effetto di un accordo politico e istituzionale fra Paesi sovrani. In questa ottica, il Recovery Fund non cambia le norme di Maastricht, ma rimane solo un accordo politico temporaneo fra i Paesi della UE, essendo relativo unicamente a un contributo finanziario per lo sviluppo economico e infrastrutturale dei vari Paesi, che sono stati colpiti da una recessione del PIL causata dalle varie chiusure per difendersi dalla epidemia del virus Covid 2. Nulla di più. Sembra quindi logico che questi contributi siano concessi ai Paesi tramite un controllo Europeo della loro destinazione, in modo da non essere spesi in provvedimenti politici temporanei.
Ma il controllo sovranazionale sull’uso di questi fondi fa intuire una situazione simile a quella del Fondo Monetario Internazionale che presta soldi ai paesi africani in default, e controlla come li spendano e come possano rimborsarli. Analizzando l’accordo di Recovery Fund, alla luce della attuale situazione monetaria e finanziaria internazionale, questo accordo sembra figlio di una concezione monetaria del passato, del Maastricht di 20 anni fa.
UNA CONCEZIONE VECCHIA
Negli anni 1990–2000, in piena era neoliberista, si credeva nello sviluppo dell’economia libera , nell’abolizione degli interventi statali, nel controllo della quantità del Debito Pubblico, nei bilanci statali (quasi) in pareggio, nei tassi remunerativi, sia quelli primari sulla moneta e quindi anche nel rendimento dei Titoli di Stato. Oggi la situazione dei Debiti Pubblici è aggravata; in Europa è attorno al 100% del PIL, non parliamo dell’Italia, ma anche negli USA il Debito Federale si attesta poco sopra il 100% . Poi ci sono i Debiti occulti: nei paesi “ Federali” come USA e Germania, vi sono anche i debiti dei singoli Stati USA e quelli dei Laender tedeschi, che non appaiono nei numeri riportati dai giornali al pubblico e sono riservati. Altri debiti occulti sono quelli dei privati cittadini, debiti concentrati nei mutui immobiliari e nei prestiti per gli acquisti di beni temporanei o di consumo, automobili, elettrodomestici, e così via. Considerando tutti questi Debiti aggregati, la situazione italiana è migliore di quella della Francia, forse alla pari con la Germania, migliore di quella dell’Olanda, Belgio e altri Paesi. Dovrebbe essere migliore anche di quella degli USA, dove i debiti privati sono molto elevati .
Le altre due grandi economia mondiali, Giappone e Cina, hanno un Debito Pubblico rispettivamente del 200% e del 250 % sul loro PIL. E’ possibile perché le loro Banche Centrali dipendono dai Governi e acquistano grandi quantità di Titoli, monetizzandoli direttamente.
Il Giappone ha un tasso primario sullo Yen minimo, attorno allo zero; la Cina invece applica sullo Yuan un tasso elevato, attorno al 5%, per assicurare un rendimento alle altre banche cinesi ed ai privati sottoscrittori. Per riprendesi dalle crisi, specie quella del 2007/8 la FED USA e la BCE UE hanno abbassato a livello quasi zero i tassi primari sulla moneta e hanno introdotto i Quantitative Easing, acquistando Titoli nel portafoglio delle banche, pagandoli con nuova moneta emessa. Varie analisi americane hanno evidenziato che la crescita smisurata del Debito Pubblico è stata dovuta al fenomeno dell’anatocismo, cioè al cumulo degli interessi passivi sugli interessi, a partire dai primi anni 1990 e non tanto alla spesa annuale a deficit dello Stato. In Europa non si trovano studi e pubblicazioni su tale fenomeno di anatocismo, ma si può presumere che sia avvenuto lo stesso; pertanto se le Banche Centrali applicano un interesse primario sulla moneta pari a zero o negativo, lo fanno per abbassare i tassi dei Titoli e limitare la crescita degli interessi passivi. E questa è una politica monetaria che vedremo continuare almeno per i prossimi 10 anni. Resta il problema dell’ammontare dei Debiti pubblici, gravati dall’anatocismo degli interessi maturati negli ultimi 30 anni. Come fare ?
Aneddoto
Roma: Giulio Cesare, dopo la guerra civile e la vittoria su Pompeo, arrivò a Roma e trovò l’economia massacrata dai debiti degli anni di guerra. Introdusse una riforma dei debiti e tagliò gli interessi passivi e il meccanismo dell’anatocismo, dando sviluppo alla economia reale. Peccato che molti Senatori, persero il denaro delle rendite degli interessi sui prestiti che avevano concesso. Alcuni dei 13 senatori che uccisero Cesare in Senato avevano perso un sacco di soldi.
FONTE: http://www.civica.one/fund-recovery-2-parte/
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
Banche europee, il report: predicavano sostenibilità mentre sfruttavano l’Amazzonia per petrolio.
Gli istituti coinvolti
12 Agosto 2020
Le banche europee impegnate nella lotta al cambiamento climatico stanno in realtà sfruttando l’Amazzonia per il commercio di petrolio. L’accusa
Alcune banche europee sono state travolte oggi da pesanti accuse.
A riportarlo Reuters, che ha reso note le dichiarazioni di Stand.earth e Amazon Watch, secondo cui gli istituti di credito del Vecchio Continente avrebbero sfruttato l’Amazzonia per scopi di business (legati al petrolio), predicando al contempo il rispetto dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico.
Banche europee sotto accusa: l’accaduto
Secondo le accuse, alcuni istituti di credito avrebbero finanziato in maniera decisa le spedizioni di petrolio ecuadoriano verso le raffinerie statunitensi. Il tutto per un valore complessivo di 10 miliardi di dollari negli ultimi dieci anni.
Tra le banche europee che si sono dette impegnate nella lotta al cambiamento climatico, ma che sono emerse come le maggiori finanziatrici di queste operazioni troviamo:
- ING
- Credit Suisse
- Natixis
- BNP Paribas
- UBS
- Rabobank
- Dutch Bank
I suddetti istituti di credito hanno ribadito la propria adesione agli impegni green e ai principi dell’Accordo di Parigi del 2015, la volontà di proteggere le foreste e il sostegno degli obiettivi di sviluppo sostenibile sanciti dall’ONU.
Eppure, hanno continuato le accuse, dietro i proclami si è nascosto per anni lo sfruttamento dell’Amazzonia, area fondamentale nella regolazione climatica terrestre.
Secondo i dati citati da Reuters ad oggi il 15-17% della stessa è stato già distrutto sia per attività agricole che estrattive.
“Così stanno violando lo spirito delle loro stesse politiche ambientali”,
ha dichiarato Tyson Miller di Stand.earth, una delle associazioni ambientaliste che ha denunciato l’accaduto.
Le reazioni degli istituti
Alcuni istituti di credito citati dalle accuse (Natixis e Dutch Bank) hanno dichiarato a Reuters la volontà di aspettare le conclusioni del report prima di commentare.
Rabobank ha invece confermato di aver terminato i finanziamenti ai cargo petroliferi a inizio 2020, mentre UBS ha dichiarato di aver bloccato alcune transazioni.
BNP si è scagliata contro la metodologia utilizzata nella stesura del report, mentre Credit Suisse ha ribadito di aver già riesaminato le sue politiche di rischio socio-ambientale.
Le reazioni delle banche europee comunque non sono servite a distogliere l’attenzione dall’indagine e dalle accuse lanciate dagli ambientalisti.
FONTE: https://www.money.it/banche-europee-accusa-sfruttamento-Amazzonia
GIUSTIZIA E NORME
La denuncia del Parlamento Ue: “Per gestire il Covid, violati i diritti fondamentali”
Un’emergenza imprevista, scoppiata in tutta la sua violenza in maniera repentina e che ha messo a dura prova tanti Paesi del Vecchio Continente, a partire dall’Italia. Costringendo l’Unione Europea a cercare risposte in fretta, non sempre convincenti. Talvolta controverse. A sottolinearlo è il Centro ricerche del Parlamento europeo, che ha svolto un’analisi per conto della commissione Libertà civili evidenziando: “A causa dello scoppio del virus e della successiva gestione della crisi, i diritti fondamentali sono stati talvolta limitati in modo serio”.
Stando a quanto emerso dallo studio, tra i punti più discussi ci sarebbe la scelta di ricorrere in maniera invasiva alla tecnologia per aumentare i controlli sulla popolazione in presenza di misure restrittive da rispettare: “Emerge un uso particolarmente visibile” di questi strumenti, a partire dai droni. “Alcune pratiche di monitoraggio con i droni sono state eccezionalmente autorizzate, sulla base dell’assunto che il rischio di ferire le persone era limitato”. Con i cittadini che, però, non hanno affatto apprezzato queste scelte: “Il modo in cui i droni sembrano essere stati usati per garantire il rispetto delle misure di restrizione dei movimenti relative a Covid-19 è stato denunciato dalla società civile in alcuni Stati membri”.
A essere criticato non è però soltanto l’operato del governo italiano. Anche Macron, in Francia, ha avuto le sue rogne per far digerire la scelta di acquisire immagini con i droni per favorire il rispetto dei divieti. Nonostante le rassicurazioni dell’esecutivo parigino sul rispetto dei dati della privacy, la scelta di dotare i robot di fotocamere con zoom ha comunque fatto riflettere (e indignare) un’ampia fetta della popolazione. Il Parlamento europeo sintetizza così: “In risposta all’epidemia di Covid-19 sono state adottate una varietà di soluzioni basate sui dati e basate sulla tecnologia, non necessariamente accompagnate immediatamente dalle pertinenti garanzie tecniche e legali”. Con il rischio, quindi, “di abusi di potere”.
Ti potrebbe interessare anche: Cronaca di un disastro annunciato. Nessuno vuole i prestiti fino a 25.000 euro
FNTE: https://www.ilparagone.it/attualita/la-denuncia-del-parlamento-ue-per-il-covid-violati-i-diritti-fondamentali/
NON SONO TUTTI FIGLI DI PAOLO GENOVESE (PER FORTUNA LORO…)
10 GEN 2020
HA PATTEGGIATO 9 MESI DI RECLUSIONE PER OMICIDIO COLPOSO ALICE NOBILI, FIGLIA DEI DUE MAGISTRATI ILDA BOCCASSINI E ALBERTO NOBILI CHE A OTTOBRE DEL 2018 AVEVA INVESTITO E UCCISO SULLE STRISCE IL MEDICO LUCA VOLTOLIN A MILANO – SUL POSTO ARRIVÒ IL CAPO DEI VIGILI, IN PASSATO RESPONSABILE DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA (QUELLA CHE LAVORA AGLI ORDINI DEI PM) E NON FURONO FATTI NÉ ALCOL NÉ DROGA TEST…
ILDA BOCCASSINI
Frank Cimini per www.giustiziami.it
Ha patteggiato 9 mesi di reclusione per omicidio colposo Alice Nobili figlia di Ilda Boccassini e Alberto Nobili che a ottobre del 2018 aveva investito e ucciso il medico Luca Voltolin in viale Montenero. Lo ha deciso il giudice dell’udienza preliminare Alessandra Di Fazio. E’ stato anche risarcito il danno. “Un risarcimento congruo ma non sono autorizzato a dire il quantum” spiega l’avvocato Davide Ferrari di parte civile per conto dei familiari del medico. Insomma c’è una clausola di riservatezza peraltro comprensibile.
La sentenza chiude una vicenda in cui c’erano state molte polemiche perché Alice Nobile non era stata sottoposta al test anti alcol e a quello antidroga come accade sempre negli incidenti stradali soprattutto quando c’è di mezzo un morto. Sul luogo del sinistro era intervenuto il capo dei vigili urbani Marco Ciacci ex responsabile della polizia giudiziaria. Della questione si era occupato anche il “comitato per la legalità la trasparenza e l’efficienza amministrativa” di Palazzo Marino affidato all’ex magistrato Gherardo Colombo che non aveva ravvisato nulla di irregolare nel comportamento di Ciacci.
ALBERTO NOBILI
Insomma un incidente stradale una disgrazia che può capitare a chiunque. Resta il mistero dei mancati test che hanno fatto sospettare un trattamento di favore per la figlia due procuratori aggiunti all’epoca dei fatti (Boccassini nel frattempo è andata in pensione).
FONTE: https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/non-sono-tutti-figli-paolo-genovese-fortuna-loro-hellip-ha-223748.htm
IMMIGRAZIONI
Lo straniero non dà i documenti. Ma fanno verifiche sull’agente
Prima la rissa, poi il cubano deride gli agenti. Ma il poliziotto è accusato di razzismo. Salvini: “Tutti rispettino le regole”
«Migranti violenti e sfrontati. Sanno che tornano subito in libertà»: la rabbia del questore di Torino
La sua analisi si basa sui dati che riguardano la sua città. A Torino, dal 2015, gli arresti sono quadruplicati: sono circa 220 ogni mese e nella stragrande maggioranza dei casi, per spaccio di sostanze stupefacenti. Le sue parole sono un grido di allarme che il Governo e la politica non possono far finta di non sentire. “Se molti dei migranti che troviamo nelle statistiche non fossero così aggressivi, violenti e dediti a reati, la nostra attività si ridurrebbe del 45 per cento”, racconta a la Stampa. Il questore parla delle continue violenze agli agenti in prima linea. L’ultimo contuso è un poliziotto che aveva fermato un cittadino senegalese mentre molestava alcune persone in un mercato rionale. Il giovane è stato poi rilasciato dopo 48 ore. Sono 71 i poliziotti che in un anno sono rimasti feriti durante le attività operative.
Migranti sfrontati perché lo Stato è debole”
«Nell’ultimo mese – prosegue- su 23 episodi di violenza, resistenza e lesioni agli operatori delle volanti, 11 sono stati posti in essere da stranieri, in stato di alterazione per alcol e droga. In molte circostanze gli stranieri reagiscono con maggiore violenza». Tra le ragioni, riflette De Matteis, che tocca un punto nevralgico, c’è «il crescente senso di sfrontatezza dato dalla consapevolezza delle fragilità del nostro sistema normativo. Che salvo in rari casi consente la liberazione immediata dell’arrestato. In realtà molti migranti che commettono reati come ad esempio lo spaccio di droga temono di più l’espulsione degli effetti penali della legge. Per questo motivo – è il monito del questore di Torino – sarebbe meglio accelerare le procedure di rimpatri e rivedere le norme sull’immigrazione, frutto di un’epoca differente». Riflessioni che allarmano l’assessore regionale alla sicurezza Fabrizio Ricca, che si appella al governo: «Grido di allarme che il governo e la politica non possono non ascoltare».
FdI: «Ecco a cosa porta l’ideologia sgangherata della sinistra»
“Se un uomo dello Stato dice chiaramente, nero su bianco, che l’immigrazione clandestina fornisce soldati violenti e pericolosi per le file della criminalità, è inaccettabile che non gli si dia ascolto”. A dirlo è l’assessore regionale agli Affari legali, Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia. “Quello che il questore constata, e che i cittadini purtroppo possono confermare, è il risultato di una immigrazione fuori controllo. Sorretta da una ideologia sgangherata dell’accoglienza a tutti i costi voluta dal Pd e dal M5S”. la sinistra torinese è imbarazzata e l’unica voce che si leva è quella del consigliere regionale Luv, Marco Grimaldi. Il quale non sa dire altro che suggerire al questore – come riporta Torino Today – di “chiarire le sue parole” e “di avviare confronti culturali con le comunità di migranti in questione”. Da mettersi le mani nei capelli.
“Pugni, calci e morsi: violenze quotidiane”
FONTE: https://www.secoloditalia.it/2020/08/migranti-violenti-e-sfrontati-sanno-che-tornano-subito-in-liberta-la-rabbia-del-questore-di-torino/
LA LINGUA SALVATA
Superbo
su-pèr-bo
SIGNIFICATO Che mostra enorme stima di sé, altero, sprezzante; magnifico, bellissimo, eccellente
ETIMOLOGIA voce dotta recuperata dal latino superbus ‘altero, arrogante’, ma anche ‘eminente, illustre’.
Se l’uso primo di questa parola si rivolge a chi si comporta con presunzione arrogante e sprezzante, il suo giudizio di sconveniente eccesso si trova però ad essere tradito (a prima vista), o anzi discusso e circostanziato (a una seconda occhiata), dall’altro uso con cui in effetti ammettiamo il superbo sia il grande, il glorioso, il bellissimo, l’eccellente.
Non è una novità: fra fine Duecento e inizio Trecento l’italiano mutua superbia e superbo dal latino, in cui aveva questa stessa ambivalenza. L’altero, insolente e sdegnoso sì, ma insieme all’illustre, al nobile, al magnifico. E questo deve farci intendere la qualità del superbo come una qualità articolata e complessa anche sotto il profilo psicologico, non solo di chi è descritto con questo termine, ma anche di chi vi ricorre: non è facile che una sola parola ci presenti insieme tanto biasimo e tanta ammirazione.
È una qualità di importanza primaria, e spiegata in maniera eccezionalmente incisiva, vista la sua formazione: accanto a quel ‘super’ che ancora oggi sappiamo decifrare benissimo come un ‘sopra’, si trova l’ipotetica radice -bhos del verbo essere (che ha diverse radici differenti, ad esempio questa è quella che spiega il nostro ‘fu’). Letteralmente un essere, un crescere sopra. Difficile pensarla in termini più icastici.
E forse questa superba sintesi l’aiuta a seguire la sua vocazione di parola-ombrello, ampia da coprire con la sua ombra tutti i suoi sinonimi senza che nessuno possa invece coprire interamente lei — con la sua ricca carica vitalistica, presuntuosa e sfolgorante: l’altezzoso è secco, moscio e si dà arie che forse non ha ragione di darsi, il borioso è gonfio e non ammirato, al presuntuoso non si riconoscono livelli superiori, lo sdegnoso è solo una frazione di conseguenza dell’atteggiamento del superbo — e si potrebbe continuare a lungo, perché di sinonimi ce ne sono una caterva. Segno che la lingua (cioè noi) trova questo punto della realtà molto interessante!
Parola pubblicata il 11 Agosto 2020
FONTE: https://unaparolaalgiorno.it/significato/superbo
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Nike e altri marchi mondiali, complici nel lavoro forzato della Cina
- Le accuse mosse dal rapporto contro la Nike sono pesanti. “Una fabbrica della Cina orientale che produce calzature per l’azienda americana Nike è dotata di torri di guardia, recinzioni di filo spinato e una stazione di polizia”, ha osservato il report (….). Lì le persone vengono trattenute contro la loro volontà in condizioni disumane. Questa fabbrica, fornitrice della Nike da più di tre decenni, produce circa otto milioni di paia di scarpe ogni anno.
- La legge statunitense prevede che i prodotti realizzati attraverso il lavoro forzato possono essere sequestrati, ma quelli fabbricati in condizioni orribili in Cina e altrove vengono sistematicamente sdoganati e finiscono sugli scaffali dei rivenditori americani.
Come fare perché le calzature della Nike prodotte in una fabbrica circondata da mura, filo spinato e torri di guardia, e dove gli operai – molti dei quali appartenenti a una minoranza etnica – sono trattenuti contro la loro volontà, non vengano realizzate attraverso il “lavoro forzato”? Nella foto: il flagship store della Nike sulla Quinta strada a New York. (Foto di Timothy A. Clary/AFP via Getty Images) |
“Lavoro forzato.”
Questo è il termine che il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha utilizzato il 16 luglio per parlare della Cina, ospite nel programma tv di Fox News condotto da Bill Hemmer.
La locuzione eufemistica è “lavoro forzato”. Ma il massimo diplomatico statunitense ha abbandonato la diplomazia per impiegare l’arma più potente d’America: la terribile verità.
La terribile – e orribile – verità è che lo Stato monopartitico cinese ha istituzionalizzato la schiavitù, l’ha incrementata su scala industriale e ha offerto gli schiavi alle aziende straniere. Inoltre, aggravando il suo crimine, la Cina sceglie gli schiavi dalle minoranze etniche all’interno dei suoi confini.
Le parole del segretario di Stato sono arrivate proprio quando Washington ha criticato la comunità imprenditoriale americana. Il procuratore generale William Barr ha stroncato le aziende americane sia nella sua intervista di fine giugno rilasciata a Maria Bartiromo di Fox Business sia nel suo veemente discorso del 16 luglio al Gerald Ford Presidential Museum. La tesi fondamentale dell’amministrazione è che le aziende che godono della protezione statunitense dovrebbero sostenere i valori degli Stati Uniti.
Purtroppo, alcune aziende americane accettano qualsiasi condizione lavorativa cinese purché comporti salari bassi. Nell’intervista rilasciata da Pompeo il 10 luglio a Ben Domenech di The Federalist, il capo della diplomazia ha utilizzato altri due termini riferendosi a quello che stava accadendo in Cina: “traffico di persone” e “schiavitù moderna”.
“Confidiamo”, ha detto il Segretario di Stato a Domenech, “nelle aziende che spesso parlano del bene sociale che vogliono fare – siano esse produttrici di sneaker o altre che sono in prima linea nella lotta per la giustizia sociale – e riteniamo che debbano prendere in seria considerazione il vero rischio dei diritti umani e da dove provenga, e assicurarsi che le loro catene di approvvigionamento siano conformi”.
Nell’intervista a The Federalist, il segretario Pompeo non menziona i malfattori, ma c’è un’azienda produttrice di sneaker che viene inevitabilmente in mente quando si tratta delle turpi condizioni lavorative in Cina. A marzo, il no-partisan Australian Strategic Policy Institute, in un documento intitolato “Uyghurs for Sale” (“Uiguri in vendita”), ha accusato Pechino di aver costretto più di 80 mila uiguri e di membri appartenenti ad altre minoranze musulmane a realizzare prodotti per la Nike e per altri 82 marchi.
Numerosi lavoratori sono stati trasportati su “treni speciali” in zone del Paese al di fuori della terra uigura, che Pechino chiama “Regione autonoma uigura dello Xinjiang” o XUAR.
Le accuse mosse dal rapporto contro la Nike sono pesanti. “Una fabbrica della Cina orientale che produce calzature per l’azienda americana Nike è dotata di torri di guardia, recinzioni di filo spinato e una stazione di polizia”, ha osservato il report.
Quella fabbrica, situata a Laixi, nella provincia di Shandong, è gestita dalla Qingdao Taekwang Shoes Co., di proprietà sudcoreana, che impiega circa 700 lavoratori uiguri, molti dei quali donne. Lì le persone vengono trattenute contro la loro volontà in condizioni disumane. Questa fabbrica, fornitrice della Nike da più di tre decenni, produce circa otto milioni di paia di scarpe ogni anno. È uno dei più grandi stabilimenti di calzature e destina gran parte della sua produzione all’iconica azienda statunitense.
La multinazionale, in un post non datato apparso sul suo sito web e intitolato “Nike Statement on Xinjiang“, ha pubblicato delle smentite generalizzate. La Nike afferma che la Taekwang “ha smesso di assumere dipendenti dalla XUAR nel suo stabilimento di Qingdao e ha confermato che non ha più dipendenti provenienti dalla XUAR”. Inoltre, la Nike ci dice che la Taekwang sostiene che tutti i “dipendenti”, come definisce in modo eufemistico i propri lavoratori forzati, “hanno avuto la possibilità di rescindere o prorogare i loro contratti in qualsiasi momento”.
Ma un’inchiesta condotta dal Washington Post e pubblicata nel marzo scorso mostra che le donne uigure e non solo erano ancora presenti in quella fabbrica e, secondo i residenti locali, non erano arrivate lì liberamente. Da un reportage di febbraio emerge che non è permesso loro fare ritorno a casa. La Nike afferma che ai suoi fornitori è “strettamente proibito utilizzare ogni forma di lavoro obbligatorio, forzato, coatto o svolto in condizioni di prigionia”, ma quei fornitori lo stavano facendo palesemente allora.
La sezione 307 del Tariff Act del 1930 vieta l’importazione negli Stati Uniti di beni prodotti tramite il “lavoro forzato o coatto”.
A suo merito, il presidente Obama ha firmato nel febbraio 2016 il Trade Facilitation and Trade Enforcement Act of 2015 e pertanto ha rimosso la deroga della “domanda di consumo” dalla sezione 307. La deroga, che ha consentito l’importazione di merci prodotte ricorrendo al lavoro forzato se non sono state realizzate “negli Stati Uniti in quantità tali da soddisfare le domande di consumo degli Stati Uniti”, era ampia quasi quanto la norma stessa e ha efficacemente rimosso il divieto del lavoro forzato. Purtroppo, però, l’amministrazione Obama non ha poi fatto rispettare attivamente e rigorosamente la legge contro la Nike, tra gli altri.
I brand americani e internazionali, prima e dopo l’emendamento della sezione 307, sono stati abili a evitare l’applicazione. Oltre ad altre tattiche, essi ottengono certificazioni da aziende di ispezione, che conducono “audit” sulle condizioni di lavoro presso i fornitori.
Gli audit dei fornitori cinesi sono quasi sempre falsi. Gli acquirenti delle merci, quando chiedono i prezzi dei prodotti made in Cina ricevono due risposte: viene loro fornito tanto il prezzo per le merci sottoposte a controlli quanto quello per le merci non controllate. Il differenziale tra i due prezzi, ha detto al Gatestone un acquirente di lunga data dei prodotti cinesi, si avvicina all’incirca al costo delle tangenti per gli “ispettori”.
La legge statunitense prevede che i prodotti realizzati attraverso il lavoro forzato possono essere sequestrati, ma quelli fabbricati in condizioni orribili in Cina e altrove vengono sistematicamente sdoganati e finiscono sugli scaffali dei rivenditori americani.
Questo lassismo ufficiale sta finendo. “Ci sono state anche notizie credibili secondo cui il governo della Repubblica popolare cinese ha facilitato il trasferimento di massa degli uiguri e di altri dallo Xinjiang alle fabbriche di tutta la Cina, anche in condizioni di lavoro forzato o sotto coscrizione”, afferma lo “Xinjiang Supply Chain Business Advisory” pubblicato l’1 luglio dai dipartimenti di Stato, Tesoreria, Commercio e Sicurezza nazionale. La dichiarazione afferma ufficialmente che gli abusi nei confronti degli uiguri, dei kazaki e dei kirghisi e di altre minoranze musulmane non saranno più tollerati.
L’U.S. Customs and Border Protection (CBP), l’autorità doganale statunitense, chiede ai cittadini suggerimenti sui “beni prodotti ricorrendo al lavoro forzato”. “Chi ha informazioni può contattare qualsiasi responsabile o la stessa CBP”. C’è un link dove chiunque può fornire tali indicazioni.
Ecco quindi una domanda per le autorità doganali statunitensi e per tutti coloro che potrebbero voler avanzare un suggerimento: come fare perché le calzature della Nike prodotte in una fabbrica circondata da mura, filo spinato e torri di guardia, e dove gli operai – molti dei quali appartenenti a una minoranza etnica – sono trattenuti contro la loro volontà, non vengano realizzate attraverso “il lavoro forzato”?
“Dobbiamo tutti stabilire le nostre responsabilità morali come americani e in ciò in cui crediamo”, ha detto al Gatestone Jonathan Bass, CEO di PTM Images con sede a Los Angeles e fautore dell’internalizzazione. “Non dobbiamo tollerare il lavoro forzato. Di fatto abbiamo combattuto una guerra sul nostro territorio per porvi fine”.
Gordon G. Chang è l’autore di “The Coming Collapse of China”, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute e membro del suo comitato consultivo.
FONTE: https://it.gatestoneinstitute.org/16313/nike-marchi-lavoro-forzato-cina
PANORAMA INTERNAZIONALE
La fantastica mediazione di Angela Merkel con Erdogan
Il 22 luglio scorso, Angela Merkel sembrava aver scongiurato con la sua frettolosa mediazione un conflitto tra Atene ed Erdogan, con navi da guerra dei due paesi che si affrontavano, “la messa in stato di allerta delle forze armate greche, e di prove di forza da parte della Marina militare turca” – imo aveva accettato di ‘sospendere’ le attività per condurre sondaggi alla ricerca di gas e petrolio a sud di Kastellorizo (isola greca); Merkel aveva invitato lui e i greci a avviare “un dialogo” allo scopo di appianare le loro storiche contese attraverso “la de-militarizzazione dell’Egeo, delle isole contese e della riscrittura della piattaforma continentale greca”.
Scusate se è poco. Con la “riscrittura della piattaforma continentale greca”, Merkel invita Atene a cedere di fatto qualche isola ellenica troppo vicina alla costa turca, una situazione segnata col sangue di conflitti storici, e tragiche espulsioni – pulizie etniche di greci da parte dei turchi.
Un metodo sempre più europeista, con cui la Germania dispone delle sovranità, dei conti pubblici, e adesso dei territori degli altri paesi UE giudicati inferiori. Un metodo che abbiamo visto in purezza applicare da Macron, il servitore dei Rothschild , arrivato giovedì a Beirut “per imporre, come un viceré, una serie completa di “riforme” consistenti nel cambiare forma di governo per escluderne la componente sciita, altrimenti niente fondi FMI, “nessun assegno in bianco”.
Ma a questa procedura, Angela ha aggiunto un tocco suo, che peraltro conosciamo bene: esimere la Germania da ogni responsabilità. Non ha lasciato al tavolo nessun mediatore tedesco di prestigio, ha fatto due telefonate, un incontro e se n’è andata.
Anzi, facendo capire che in fondo Berlino sta con Ankara, di cui è da sempre il primo fornitore di armamenti. Ora che la Germania è stata costretta a partecipare all’embargo di armi a Erdogan dopo che lui ha cominciato ad usarle contro i curdi di Siria, il ministro degli esteri Heiko Maas ha subito detto che l’embargo contro la Turchia “non si applica all’armamento navale”. Giustappunto, la Turchia ha in costruzione ben sei sottomarini a propulsione indipendente dall’atmosfera Tipo 214, in collaborazione con la società tedesca Thyssenkrupp Marine Systems, che fornisce ovviamente tutto, dai motori al progetto.
Il carro armato Altay, costruito per i turchi a cura della RheinMetall, con motore diesel da 1500 CV della MTU Friedrichshafen GmbH
Profondamente rassicurata da un così onesto, equanime ed impegnato mediatore, il 6 agosto Atene ha firmato al Cairo un accordo con l’Egitto per la definizione della Zona Economica Esclusiva (ZEE) marittima fra i due paesi, sacrificando in parte la sua quota di area di possibile sfruttamento petrolifero , pur di mettersi sottola protezione militare dell’Egitto. Infatti il trattato ha suscitato aspre critiche all’interno, per la sua imprecisione (per esempio, Kastellorizo resta fuori dall’accordo) e vaghezza, ben lumeggiata dalal mappa di Marco Florian:
Però, commenta il giornale cipriota, l’accordo ZEE Grecia-Egitto, sul modello “dell’accordo Grecia-Italia, è uno sviluppo positivo. Si basa sulla Convenzione delle Nazioni Unite per il diritto del mare (Unclos), che riconosce i diritti delle isole, come dovrebbe. Ma deve evolversi ulteriormente per coprire la parte orientale delle due ZEE, la cui delimitazione è influenzata dai diritti della ZEE di Cipro e Kastellorizo - qualcosa con cui l’Egitto non era disposto ad affrontare. Ma è un ottimo inizio, rafforzando i principi marittimi accettati a livello internazionale”.
Il fatto però è che l’accordo Egitto-Atene interferisce con la ZEE che Erdogan ha stabilito e firmato con il “governo” libico di Al Serraj. Immediatamente il regime di Ankara ha reagito dicendo che riprenderà le prospezioni i acque sostanzialmente greche, che aveva accettato di sospendere dopo la cosiddetta mediazione di Angela
Il Ministero degli Esteri della Turchia ha replicato: “Per noi, l’accordo è inesistente. Non c’è alcun confine marittimo fra Grecia e Turchia. Per la Turchia, l’accordo sulla presunta demarcazione dei confini annunciato quest’oggi non esiste. […] Non consentiremo nessuna attività nella regione e non c’è alcun dubbio che supporteremo in maniera risoluta i nostri interessi e diritti legittimi nel Mediterraneo Orientale così come [supporteremo] i diritti dei turchi di Cipro”.
Provocazione per provocazione, il Ministro degli Esteri ellenico Niko Dendias proclama che sta studiando l’estensione delle acque territoriali dalle attuali 6 MIGLIA a 12 miglia, come l’autorizzerebbe “un trattato del 1994”.
Al lettore non occorre di più. Noi ci possiamo solo complimentarci con la pseudo-mediazione distratta di Angela Merkel, quando si dovrà concludere che essa è causa della guerra che cova nel Mediterraneo Orientale.
Cosa fa l’Europa? E’ forse in allarme? Si guarda all’EMSA, Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima, con sede a Lisbona? L’Express ci informa che l’EMSA ha indetto una gara d’appalto per chi saprà “fornire pause caffè, pranzi, cene e cocktail per eventi organizzati presso la sede dell’EMSA o in altre sedi” per i prossimi quattro anni. L’eventuale vincitore del contratto sarà chiamato a fornire servizi per 17 diversi tipi di eventi ospitati dall’agenzia dell’UE. Si va da pause caffè di base con solo caffè filtrato, tè e acqua a riunioni “cocktail VIP”.
Nel bando di gara è specificato:: “Spumante di alto livello, vini Porto di buona qualità, whisky, gin, vodka, vino bianco e rosso, diversi tipi di birra, succhi di frutta fresca, acqua naturale e frizzante, mixer, bevande analcoliche, tartine calde e fredde preparate con i prodotti più raffinati e freschi e, per quanto possibile, utilizzando la cucina portoghese e prodotti locali ”. Stanziamento: 750 mila euro.
“Le istituzioni dell’UE tendono a spendere molto per feste e fughe per funzionari e ospiti. Il Consiglio europeo ha speso più di 50.000 euro per il suo evento di fine anno, noto per i suoi sontuosi punti ristoro e la festa notturna con open bar per un massimo di 3.000 dipendenti.
mostra anche che l’amministrazione dell’ex presidente del Consiglio dell’UE Donald Tusk ha sborsato oltre 400.000 euro per i jet privati nel 2019.
I dati hanno anche rivelato che 6.600 euro sono stati spesi per lo Champagne 21.000 euro per le “scarpe eleganti da uomo”, 19.000 euro per il “noleggio tenda” per un evento e 63.000 euro per i fiori. Oltre a inopinati “52.000 euro per il “noleggio poligono di tiro”. Evidentemente si preparano alla guerra,i tracannatori di champagne.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/la-fantastica-mediazione-di-angela-merkel-con-erdogan/
I DEM SONO UNA MINACCIA ALLA SOPRAVVIVENZA DELLA CIVILTA’.
Intervista esclusiva ad una politica americana (Di Francesco Tuozzolo)
Abbiamo intervistato in esclusiva per ScenariEconomici DeAnna Lorraine: giovane italo-americana membro del Partito Repubblicano, già candidata alle primarie parlamentarie USA 2020 e politicamente molto attiva nella sua California. Le abbiamo chiesto la visione di quelli che, bene o male, sono ancora la metà degli elettori, cioè i Repubblicani, sulle vicende confuse politiche e di ordine pubblico USA e su cosa è in gioco alle prossime presidenziali.
Un focus-in su alcuni temi attuali e controversi. Buona lettura.
- Cosa sta succedendo in America? Si avvicinano le elezioni e nel mentre scoppia il “Pedogate” cosi come tante altre interferenze non indifferenti dei DEM in vari eventi e questioni di natura politica, economica e sociale: ci spiega cosa succede veramente?
I Democratici stanno cercando di imbrogliare e rubare le elezioni in ogni modo possibile:
Stanno impiegando molte tattiche disoneste e malvagie per raggiungere i loro obiettivi.
La sinistra è la più grande minaccia per l’America e la civiltà occidentale, poiché i Democratici non si preoccupano dell’America.
Loro vogliono distruggere tutti i valori, gli eroi, le tradizioni e lo stile di vita americani.
Sono diventati pericolosi, in quanto sono il partito responsabile dell’orchestrazione di folle violente, rivoltosi, eventi come il Black Lives Matter, Antifa e cosi via alimentando divisioni e disordini civili.
Stanno cercando di privarci della nostra libertà di parola e delle nostre libertà costituzionali.
Sono anti-americani, anti-famiglia, anti-Dio, anti morale e buon senso.
Vogliono il totalitarismo completo, e questo non ha assolutamente posto negli Stati Uniti d’America, in più stanno cercando di usare il Coronavirus come scusa per imporre il voto per corrispondenza, il che rende molto più facile per loro imbrogliare e rubare le elezioni. Fortunatamente, la maggioranza silenziosa sta diventando sempre più rumorosa e combatterò con ogni respiro insieme al presidente Trump e ai nostri colleghi patrioti per assicurarmi che i democratici non rubino queste elezioni.
L’America è l’ultimo faro di libertà e speranza per il mondo e queste elezioni determineranno se il nostro futuro rimarrà libero oppure se sarà pieno di ombre: Dobbiamo combattere con un fuoco appassionato per riprenderci l’America..e l’Italia!
2) Quali sono le somiglianze tra il sistema giudiziario italiano e quello americano? C’è la politica dietro queste manovre contro i rappresentanti democraticamente eletti e che non sono allineati con il pensiero unico globalista?
La sinistra in America si è infiltrata e dirottata nel sistema giudiziario e sta cercando di attuare la propria agenda, rovesciare il presidente debitamente eletto e sovvertire la volontà del popolo. Sono stati in una costante caccia alle streghe dal momento in cui Trump è stato eletto e lo hanno accusato di fatti e azioni infondate che hanno inventato, cose che non ha mai fatto.
Lo stesso è accaduto nel governo italiano e ciò che il governo americano ha fatto al presidente Trump è molto simile a ciò che il governo italiano ha fatto a Salvini.
Il “Deep State” è reale in tutto il mondo, non solo in America, come abbiamo visto anche in Italia. Attaccheranno e cercheranno di distruggere qualsiasi leader che rappresenti la vera libertà e non sia fedele all’ideologia e all’agenda globalista.
3) Parlando di Coronavirus: Perché l’OMS e alcuni governanti pro immigrazione sono così in “sintonia” quando si parla di certi temi ( poco chiari ) come ad esempio la natura del virus e il famigerato vaccino? Cosa c’è dietro? Fauci spaventa il popolo americano, in Italia stesso modus operandi.
Tutte queste organizzazioni sono legate alle Nazioni Unite e al PC Cinese, e sono in debito con loro.
Stanno tutti lavorando insieme per cercare di inaugurare l’agenda globalista, che include la dissoluzione dei confini dei paesi, l’assenza di sovranità, la migrazione di massa, la perdita della libertà individuale e dell’identità culturale: Controllo di massa e diktat sanitario, economico e sociale.
Come vediamo la tensione negli USA è massima ed è in gioco veramente molto, cioè una visione della società che rischia di essere cancellata ed azzerata da un massimalismo sinistrorso anarcoide e pericoloso.
Ed eccovi un saluto diretto della candidata
FONTE: https://scenarieconomici.it/i-dem-sono-una-minaccia-alla-sopravvivenza-della-civilta-intervista-esclusiva-ad-una-politica-americana-di-francesco-tuozzolo/
Nuova Democrazia Cristiana: il piano segreto degli Usa per “salvare” l’Italia
I lobbisti americani vogliono la salvezza dell’Italia, finita nel mirino del Deep State
Di Monica Camozzi – Mercoledì, 5 agosto 2020
“Altro che paese a rischio, l’Italia è una corazzata. Come ben detto da Banca d’Italia fra denaro, titoli e asset fisici , il popolo italiano (non le banche) detiene 10 mila miliardi di euro di risparmi, 4 volte tanto il famigerato debito pubblico. Gli altri paesi sono messi al contrario: debito pubblico più basso ma cittadini super indebitati. Quindi, per distruggerla bisogna portarla a uno stato di impoverimento pari a quello in cui, durante il regime fascista, la gente andava a donare le fedi per la patria. E l’unica maniera per contrastare questo disegno è rifondare tutto sulla base dell’unico collante esistente, lo spirito cattolico”. Non usa mezze misure, Flavio Robert Paltrinieri, italo americano, una vita da imprenditore e a capo di diverse società nel mondo ed anche parte della task force internazionale che vuole far rinascere la Democrazia Cristiana come una nuova Dc. E ci rivela la malattia e la cura, ovvero il disegno in atto da parte del cosiddetto Deep State e la maniera per smontarlo. Soprattutto, ci rivela che non sono gli Usa il simbolo del mondo libero che va distrutto, ma l’Italia.
Ma cos’è , esattamente, il Deep State? E quando è iniziato lo strapotere della finanza internazionale?
Storicamente, enormi flussi di denaro colmano vuoti di potere. In Italia il vuoto è stato lasciato quando Mani Pulite ha spazzato via la Balena Bianca. Quella Democrazia Cristiana che cementava lo spirito cattolico, gestiva gli equilibri di un paese il cui popolo detiene il 77% del debito statale. Non si creda alle sirene negazioniste per cui si ama dire che gli italiani possiedono solo pochi punti percentuali, in questo assunto si evita di dire che la stragrande Vi sembrerà difficile da credere, ma lo snodo della situazione internazionale – e il più grosso ostacolo per il cosiddetto Deep State- è questa piccola penisola, senza la quale non esisterebbe l’Europa. E il disegno che arriverà con il prossimo autunno è chiarissimo: cercare di piegare l’Italia definitivamente distruggendo le infrastrutture, dopo aver sfilacciato agricoltura ed industrie. Per questo, stiamo ricostituendo l’anima democristiana. Il miliardo e mezzo di cattolici del mondo sono l’unica forza che può contrastare l’immensa massa di denaro che agisce a livello sovranazionale. Queste forze, con la crisi di Lehman Brothers, pensavano di avere compiuto l’atto finale. Non avevano fatto i conti con il Popolo Italiano. Senta come suona bene questa parola ormai in disuso. Il popolo, proprio lui che è come sempre l’ultimo baluardo ai grandi progetti per limitare la libertà.
Partiamo dall’Italia: come possiamo essere così centrali per gli equilibri mondiale e perché state lavorando per rifondare una nuova Dc?
L’Italia è centrale per tante ragioni. Primo, è la patria del cattolicesimo. Qui c’è il Vaticano. Rappresenta una forza spirituale che fa paura a tutti, non a caso l’Italia è uno dei pochi Paesi ad essere stato risparmiato da attacchi terroristici, perché anche le forze che rappresentano l’Islam radicale temono l’ira cattolica. Secondo, domina il Mediterraneo. Prendiamo un’azienda colosso tedesca come Maersk Sealand: quanto durerebbe se l’Italia le impedisse l’accesso ai suoi porti? Terzo fattore il più emozionale: l’Italia domina i cinque sensi. È custode di gran parte dell’arte mondiale, qui nascono moda e design, enogastronomia, bellezza sotto le forme più varie. Infine, l’Italia ha un popolo di risparmiatori indefessi che detengono saldamente il controllo del debito statale e che sembrano agire ognuno per conto suo, ma invece vanno tutti nella stessa direzione, sono mossi dallo stesso spirito. Quindi per le forze sovranazionali, questa piccola penisola deve essere fermata. Il cosiddetto Deep State è una forza sovranazionale che si muove con una logica esclusivamente finanziaria e dispone di masse di denaro inusitate. Gli obiettivi di questo Deep State sono socio-economici, vanno verso un mondo con un unico governo sovranazionale e due classi sociali, governanti e succubi.
Ma cosa c’entra la ex Democrazia Cristiana?
Recuperare i valori cristiani è l’unico modo per evitare il totalitarismo e il dominio della finanza rapace. Quando Hong Kong è passata alla Cina sono state ricollocate masse di denaro immense, che erano nelle banche Inglesi e americane sul territorio della Colonia Cinese che ora giacciono in conti bancari fuori dai bilanci ufficiali delle banche. I cosiddetti conti out of ledger. Questi soldi vengono usati per fomentare guerre, affamare popoli, pagare movimenti politici sovversivi e cambiare gli equilibri planetari. Il senso cattolico della vita è l’unico fattore su cui si può costruire un ostacolo insuperabile per queste forze sovranazionali. La Dc, quindi, c’entra eccome! In passato questo Partito garantiva la governabilità, teneva connessa la testa del Governo con il popolo , che ora, invece, agisce slegato per sola convenienza, senza una guida capace di garantire ordine ma anche la ricerca della felicità individuale.
Quindi sta dicendo che il Deep State è arrivato dopo Mani Pulite?
Mani pulite ha interrotto un progetto nato con Togliatti che aveva come obiettivo l’egemonia comunista in Europa, realizzata attraverso il più grande partito comunista non sovietico (il Pci italiano) che avrebbe fatto da testa di ponte alla conquista bolscevica. Quando Craxi dovette andare in esilio, l’Italia aveva cinque banche di stato, cinque gioielli stimati in tutto il mondo. Il famoso scandalo della Bnl filiale di Atlanta scoppiato a Washington DC -banca utilizzata da quasi tutti i governi industriali per vendere armi in Africa e Asia (vedi lo scandalo Iraqgate) dimostra che l’Italia era centrale in quegli equilibri geo politici. Poi, a metà dell’opera, con la caduta dell’Urss per mano Cattolica, tanti saluti al progetto di Togliatti. Con l’URSS cadde la potenza che calmierava i cinesi. Lì il cosiddetto Deep State ha avuto via libera. È un tipico ricorso storico che avviene dai tempi della seconda Dinastia che sostituì la prima nello stesso modo. Quando si creano vuoti di potere arriva il denaro a riempirli. È successo ovunque, in Persia per esempio, sono arrivati gli ayatollah dopo l’uscita di scena dello Scià. L’unico modo per sanare una situazione del genere è rifondare recuperando quello spirito cristiano tanto temuto perché capace di muovere le masse. Un miliardo e duecentomila “soldati” che adesso sono sopiti.
Chi sta agendo per rifondare una nuova Dc?
Una task force internazionale. Che fa capo a un think tank coordinato da Crown Group Inc. e che annovera numerosi parlamentari italiani desiderosi di tornare a rappresentare l’elettorato e non di continuare questo teatro indecente della politica attuale. Una parte dell’America tiene molto all’Italia. Io ho due anime dentro me, quella americana e quella italiana e partecipando a varie realtà geo-politiche vedo le cose da dentro, non da fuori. Alla fine tutti noi, pur partendo da posizioni iniziali lontane, ci siamo ritrovati in un assunto fondamentale: serve un partito che incarni il senso civico degli italiani, latente ma non spento. E la matrice è il vivere cristiano, che piaccia o no. Siamo una Repubblica fondata sul cattolicesimo e non sul lavoro.
Come vi state preparando all’autunno?
Siamo pronti e desiderosi di entrare in fase esecutiva. Dobbiamo fare presto a correggere ciò che fu fatto dall’80 in poi: l’agricoltura venne uccisa cedendo all’Europa la sovranità sui Pac, i contributi per il settore.
Romano Prodi privatizzò l’Iri de-statalizzando l’industria italiana. Quelli erano gli anni dei “suicidi” di Raoul Gardini e Michele Sindona. Della morte di Roberto Calvi, avvenuta in circostanze dubbie. A tutto questo gli italiani hanno retto perché è dalla fine dell’inerzia del Piano Marshall che sono abituati a vivere in stato di crisi. In parole povere, grazie agli italiani al loro spirito risparmiatore, il debito dello Stato non è utilizzabile come arma di ricatto perché è nelle mani dei cittadini, quindi l’unico modo per espugnare l’Italia è affamarne il popolo e fargli credere che questo debito sia insostenibile. Non si creda alle sirene negazioniste per cui si ama dire che gli italiani possiedono solo pochi punti percentuali. Con questo assunto si evita di dire che la stragrande maggioranza è in mano a Banche Italiane con correntisti italiani. Altro che paese a rischio, l’Italia è una corazzata.
Ma la ricchezza italiana è immobilizzata soprattutto nel mattone e in depositi bancari e postali non in titoli…
Le Poste fanno capo a Cassa Depositi e prestiti, unica banca che lo Stato partecipa ma l’Europa ci sta pompando debito, non soldi. Beneficia del quantitative easing, idea che ebbe Mario Draghi quando era presidente di Bce: la Bce comprava debito sovrano di stati membri, che era un modo per trasferire nelle mani dell’Europa il debito degli Stati, manovra che per fortuna ha trasferito solo il 10% del debito pubblico italiano. Proprio sul quantitative easing è nato il problema Italia per il Deep State: I titoli di Stato, posti all’asta vengono “bruciati” subito, il debito gli italiani se lo ricomprano! Nemmeno i cinesi sono riusciti a comprarlo. Sotto la superficie di tristezza c’è una luce quasi abbagliante e per spegnerla, dopo avere fatto fuori agricoltura e industria, bisogna eliminare l’unica cosa rimasta, le infrastrutture. E non dimentichiamo che gli italiani sono ancora i secondi al mondo per brevetti. È un popolo che risulta difficile da “spegnere”.
Quindi sta dicendo che chi arriverà avrà l’obiettivo di mettere in difficoltà compagnie aeree, autostrade, ferrovie?
Si, ma questo è noto da tempo. Il meraviglioso manager che in tre anni riportò in utile Alitalia, Domenico Cempella, fu allontanato. Perché Alitalia non deve produrre Pil, secondo il disegno. Air Italy, che aveva azionisti del governo del Qatar ed era una compagnia abbastanza grande che poteva tenere unite le isole con il territorio è stranamente sparita in due e due quattro. Nella rete ferroviaria sono arrivati investitori stranieri. Le autostrade stanno disintegrandole ora. Come si affossa l’Italia? Si mette un tecnico di grande capacità a fare fuori le infrastrutture e si cerca di spezzare l’ultima fune rimasta, il rapporto fra italiani e la Chiesa. Non dimentichiamo che il cattolicesimo è una potenza, lo Ior ha riequilibrato le masse di denaro mosse dal Deep State. Sono stati i cattolici a mitigare il regime cubano, a ridimensionare Chavez, a intervenire in situazioni cruciali nel pianeta, muro di Berlino compreso. Noi siamo portati a credere che il bastione inespugnabile del mondo libero siano gli Usa ma non è così. Il simbolo del mondo libero è l’Italia. Anche un ex consigliere dell’Amministrazione USA del Presidente Obama, che sta operando con noi ed è a capo di World Council of Global Relations, ha capito che un’Italia equilibrata significa un mondo equilibrato. Che Europa senza Italia non esiste. Che lo spirito democratico Cristiano è il vero senso civico Italiano e il senso civico è da sempre il collante di un paese. Per cui per rivilatalizzare questo collante vi è la necessità di un catalizzatore che sarà, nei nostri intenti, questa nuova DC che dovrà rifondare e riscrivere la Costituzione nella parti ammalorate, perché da anni, si fa credere agli Italiani che si opera con piccoli interventi chirurgici su un paziente morto. Per resuscitare dobbiamo avere il coraggio di riscrivere la carta costituzional
FONTE: https://www.affaritaliani.it/politica/democrazia-cristiana-deep-state-usa-vuole-rinascita-688238.html?refresh_ce
POLITICA
Mario Monti e la revisione non keynesiana dei… sistemi sanitari Oms
Lampi del pensiero di Diego Fusaro/ Mario Monti? Sono sempre gli stessi nomi, con mandato democratico inesistente
Di Diego Fusaro – Mercoledì, 12 agosto 2020
Apprendiamo che l’Oms Europa istituisce una commissione per rivedere i sistemi sanitari: Mario Monti sarà il presidente. Cosa significhi mettere Monti a “rivedere i sistemi sanitari”. Una revisione non keynesiana, si suppone. Una revisione che con ogni probabilità sarà in chiave liberista. Mario Monti? Sono sempre gli stessi nomi, con mandato democratico inesistente. Decidono sempre loro e non conta nulla l’indice di gradimento popolare. Sono lì, sempre pronti a spiegarvi dall’alto la razionalità di ciò che vi fa quotidianamente soffrire.
Diego Fusaro (Torino 1983) insegna storia della filosofia presso lo IASSP di Milano (Istituto Alti Studi Strategici e Politici) ed è fondatore dell’associazione Interesse Nazionale (www.interessenazionale.net). Tra i suoi libri più fortunati, “Bentornato Marx!” (Bompiani 2009), “Il futuro è nostro” (Bompiani 2009), “Pensare altrimenti” (Einaudi 2017).
FONTE: https://www.affaritaliani.it/blog/lampi-del-pensiero/mario-monti-e-la-revisione-non-keynesiana-dei-sistemi-sanitari-oms-689395.html
CAPEZZONE: il tempismo perfetto dello sputtanamento via INPS. Han proprio così paura?
Oggi, anche Capezzone de La Verità mette in luce il fatto che c’è qualcosa di strano nell’incredibile tempistica dell’INPS di Tridico, l’istituto che ha impiegato mesi per pagare (o non pagare) le Casse Integrazioni, ma che ha comunicato al momento giusto, quasi perfetto, il fatto che tre, quattro o cinque poveracci di deputati abbiano chiesto i 600 euro per le partite IVA. A questo punto se è grave quello che han fatto i deputati, che comunque, attenzione, hanno commesso un errore di opportunità non una violazione di legge, come mai la rilevazione di questo errore è avvenuta solo adesso, quando SICURAMENTE l’ufficio per il controllo delle frondi dell?INPS era a conoscenza già da tempo di questo fatto? La polemica più grossa ora non è più per i rappresentanti un po’ avidi, ma per l’INPS che viene utilizzato in modo politico, come strumento di potere. Domani chi vuole fare politica dovrà preoccuparsi se ha chiesto l’invalidità per i genitori o se ha goduto della cassa integrazione?
La mossa di Tridico è evidentemente a favore del SI al prossimo referendum costituzionale, quello per il taglio sul sumero dei deputati, che, almeno in teoria, è appoggiato da praticamente tutte le forze politiche, ma che è l’unica cosa realizzata dal M5s. Di fronte ad un reddito di cittadinanza che non è mai diventato avvio al lavoro, ma è rimasto solo una paghetta, misera, data ad una parte dei disoccupati, di fronte alla vicenda Benetton/autostrade, rivelatasi una presa in giro sonora e la sconfessione totale di quanto promesso dai Cinque Stelle, quella della riduzione dei deputati rimane l’unico risultato positivo di un movimento altrimenti completamente fallimentare. Perfino i concetti di trasparenza e democrazia diretta sono stati completamente sconfessati con quanto accade con i verbali ancora segreti del CTS. A questo punto resta solo il referendum per il taglio dei parlamentari, un apparente rigore a porta vuota, visto che nessuna forza politica vi si oppone. Eppure c’è la sensazione che anche questa prova semplicissima e banale andrà storta in qualche modo: cosa di più antipolitico ci può essere che votare contro un referendum appoggiato da tutte le forze politiche? Se la “Politicah Sporcah”, come dice Borghi, è male, cosa meglio di respingere un referendum che vogliono tutte le forze politiche? La furbata di Tridico sembra essere figlia di qualche sondaggio riservato che abbia dato delle indicazioni nefaste per i 5 stelle.
Alla fine il NO al rtederendum è il metodo migliore per dismettere Di Maio e c. e magari gli elettori se ne possono ricordare…
VIDEO QUI: https://youtu.be/qSY1yQ9awhk
FONTE: https://scenarieconomici.it/capezzone-il-tempismo-perfetto-dello-sputtanamento-via-inps-han-proprio-cosi-paura/
SCIENZE TECNOLOGIE
Il thriller della pandemia Covid-19: un caso per detective medici
di Dr. Wolfgang Wodarg, 2. maggio 2020
La morte massiccia, e sproporzionatamente frequente, di pazienti di Covid-19 con pelle di colore scuro e provenienti dai paesi del sud è apparentemente anche il risultato di una terapia farmacologica sbagliata. Sono interessate le persone con una specifica carenza di enzimi, che si verifica soprattutto in persone di sesso maschile, le cui famiglie provengono da regioni dove la malaria era o è endemica (Questo collegamento vale non solo per l’Africa, ma anche per gran parte dell’America centrale e meridionale, dell’Arabia e del Mediterraneo). Attualmente sono in trattamento con l’idrossiclorochina, un farmaco per loro incompatibile, che viene ora utilizzato in tutto il mondo nella lotta contro Covid-19. Se non si ferma questo rapidamente, c’è il rischio di una mortalità massiccia.
Prima di descrivere la mia ricerca su questi risultati molto inquietanti, vorrei dire qualche parola sulla valutazione della crisi della corona, sull’affidabilità del test PCR SARS-CoV-2 così come la paura onnipresente e come viene usata politicamente.
Nelle mie indagini sugli eventi successivi a Wuhan, che dall’inizio del 2020 hanno cambiato completamente il mondo, mi sono presto reso conto che, sebbene stiamo sperimentando una nuova variante del coronavirus, alla luce dei dati tedeschi sulla mortalità e la morbilità, non differisce in modo significativo da quanto è stato o avrebbe potuto essere osservato negli ultimi anni. I coronavirus non sono stati al centro della sorveglianza epidemiologica a livello mondiale, in quanto non hanno contribuito in modo significativo alla globalizzazione delle infezioni virali respiratorie stagionali, se non nel breve periodo in Cina (SARS 2002/2003) e nei Paesi arabi (MERS dal 2012). Non esistevano inoltre vaccini contro di loro che potessero essere ricombinati annualmente, come nel caso dell’influenza.
Come è noto, i normali episodi di malattia a livello mondiale sono stati definiti “pandemie” a partire dall’influenza suina del 2009 in modo inflazionistico e ogni volta concentrandosi su singoli agenti patogeni. In questo contesto, la vigilanza e la una sfiducia è storicamente giustificata.
Perché se già i nostri ospiti invernali normali, mutevoli e globalmente in circolazione, come i virus H1N1 nel 2009, soddisfano i criteri di una pandemia, allora il termine è diventato privo di significato. Prima del 2009, le cose erano diverse; in quel periodo, le caratteristiche necessarie di una pandemia comprendevano molte malattie gravi e numerosi decessi, con un sovraccarico catastrofico di assistenza sanitaria a livello mondiale.
Gli aspetti puramente infettivo-epidemiologici del fenomeno di Wuhan mi sono ampiamente chiari. Secondo i dati disponibili delle reti tedesche per la sorveglianza delle malattie respiratorie acute (ARE), della Arbeitsgemeinschaft Influenza e del Web Influenza, e secondo i dati ospedalieri per l’ARE, nonché i dati sull’utilizzo delle unità di terapia intensiva nel paese, l’ondata influenzale 2019/2020 con il suo spettro di agenti patogeni diversificato è passata senza alcuna particolarità.
Solo le consultazioni nelle pratiche di segnalazione si sono svolte, a quanto pare, molto meno frequentemente nelle ultime settimane della stagione a causa del blocco.
Il test PCR: non specifico, medicalmente inutile, ma spaventa
Data la grande importanza dell’evento Covid-19, occorre prestare particolare attenzione al test PCR SARS-CoV-2, l’unico strumento disponibile per misurare il virus e per poter parlare di una nuova diffusione. La mia valutazione in merito non è cambiata dalla fine di febbraio: Senza il test PCR per il virus SARS-CoV-2, progettato dagli scienziati tedeschi, non avremmo notato una “epidemia” di coronavirus o addirittura una “pandemia”.
Il test, dopo che l’OMS l’ha raccomandato (“non ai fini del rilevamento della malattia”), è stato utilizzato per girare tutto il paese alla ricerca di frammenti del virus della SARS. Un ufficio in Cina, che in un’intervista alla radio Deutschlandfunk uno degli sviluppatori del test PCR, il Prof. Drosten, non ha voluto menzionare per nome, ha confermato al virologo, che il test da lui utilizzato, aveva trovato il frammento di SARS, che stava cercando, nel virus della SARS di Wuhan.
La mia valutazione di questo test, non ufficiale e non medico e che ora viene utilizzato per la ricerca di “casi” in tutto il mondo, è la seguente:
Come può un test, che è positivo per i diversi virus della SARS di pipistrelli, cani, tigri, leoni, gatti domestici ed esseri umani, che da molti anni stanno cambiando e si stanno diffondendo in tutto il mondo, essere citato come prova per un presunto SARS-CoV-2 di soli quattro mesi?
Si tratta ovviamente di un test delicato, che produce troppi risultati positivi, e che quindi può anche rilevare molti agenti patogeni simili alla SARS che ora si sono naturalmente ricombinati. Questo non nega la presenza dei virus di Wuhan.
Tuttavia, il test apparentemente misura anche le precedenti varianti della SARS, che cambiano continuamente, possono cambiare rapidamente i loro ospiti e non si trovano nei database dei virologi. Questi erano e non sono ovviamente considerati straordinariamente pericolosi.
Quindi come facciamo a sapere che la discrepanza tra le molte infezioni innocue e i pochi decorsi più gravi non è causata da questo, che si trovano diverse varianti con il test utilizzato allo stesso modo? Tanto più che risulta positivo anche per le varianti animali!
Un test positivo che non è molto conclusivo fa sempre paura, e innesca immediatamente e in modo prevedibile un comportamento appropriato adeguato da parte degli interessati e dei responsabili.
I Test a livello nazionale, la fissazione sui ventilatori, lo sgombero delle cliniche per l’annunciata inondazione delle vittime della Covid-19 e le esercitazioni di triage, ha causato il panico e ha permesso l’obbedienza di una popolazione molto intimidita.
La paura non deve andare via?
Quando è diventato sempre più chiaro, ancor prima dell’inizio delle misure di blocco, che la Germania sarebbe stata probabilmente risparmiata in gran parte, due nuove immagini di orrore hanno dominato la cronaca anche nel nostro Paese e fecero sì che la paura e l’obbedienza continuassero: bare e caos mortale in molti ospedali italiani e spagnoli, contenitori refrigerati pieni di cadaveri e fosse comuni a New York (in forma di fakenews n.d.r.). La conclusione è stata che, dopo tutto, deve essere un’epidemia pericolosa.
Ma è improbabile che un solo e unico virus è molto più innocuo ad Amburgo che a New York. Ci devono essere altre ragioni per questo.
Così ho concentrato la mia ricerca su questi nuovi punti caldi di quello che sta succedendo. Forse, mi auguro, sarebbe anche più facile capire perché molti governi parlano ripetutamente di una “seconda ondata” minacciosa e della necessita continua di mantenere l’isolamento. Attualmente si sostiene che le misure dovrebbero essere mantenute più o meno fino a quando l’intera popolazione non potrà essere salvata con la vaccinazione. Un anno e mezzo di una “nuova normalità” senza vacanze, feste, eventi culturali e sportivi sono richiesti e sono promesse vaccinazioni obbligatorie, test obbligatori, tracciamento e App per l’immunità nel futuro. Ma perché? Cosa rende il governo così sicuro che ritiene necessario abrogare parti essenziali del Grundgesetz (costituzione tedesca), portare la classe media alla bancarotta e far precipitare i lavoratori e i dipendenti nella disoccupazione? Cos’altro ci minaccia?
Medici Detective: uno sguardo sotto la superficie
Quindi dobbiamo scoprire cosa è successo, per esempio, nel Nord Italia, in Spagna o a New York. Per comprendere questo, sono necessarie più ricerche di quante se ne insegnino nella normale epidemiologia.
A Baltimora, presso l’ormai purtroppo istituzionalmente corrotta Johns Hopkins University, frequentavo un’intensa formazione epidemiologica, che mi ha dato una grande quantità di conoscenze metodologiche. C’era anche un reparto chiamato „Medical Detectives“. Qui si può imparare dalla storia e da numerosi casi ben studiati, così come le conseguenze per la salute, ad esempio attraverso avvelenamento da pozzi o cibo, e quali trucchi rendono difficile distinguere le cause naturali da quelle artificiali o addirittura criminali. Nel lavoro di medico detective, come tutti sanno dai romanzi gialli, ci sono colpevoli e vittime, moventi e armi del delitto, alibi e chi commissiona.
Una malattia – anche quella dichiarata dall’OMS – può essere un “falso”. Nel caso dell’influenza aviaria e dell’influenza suina, ho visto e studiato le macchinazioni senza scrupoli e corrotte di un’industria farmaceutica e dei vaccini. Più volte sono stati creati timori per la salute per dirottare miliardi di denaro pubblico in tasche private con prodotti pericolosi.
Per questo motivo potete anche chiedere di Covid-19: C’è qualcos’altro dietro la continua diffusione della paura tra la gente? Cui bono? Chi trae vantaggio dalla paura?
I virologi ancora una volta come creatori di paura
Oltre all’OMS, i fautori della paura sono di nuovo alcuni virologi che conosco già dal passato. La maggior parte di loro – e questo purtroppo è oggi, ovunque negli istituti medici, una “nuova normalità” – ha stabilito una stretta collaborazione con l’industria farmaceutica o con altri investitori.
Al giorno d’oggi è più facile diventare professore se si è dimostrato capace di ottenere fondi da terzi. La scienza si è abituata a “imbrogliare”, e le università facilitano questo compito attraverso spin-off non trasparenti, partenariati pubblici-privati o collaborazioni con presunte fondazioni di beneficenza. Il dipartimento di virologia della Charité di Berlino è sostenuto dalla Fondazione Bill e Melinda Gates nella questione Covid-19. Un co-autore del test PCR di Drosten et al. è l’amministratore delegato della società biotecnologica TIB Molbiol, che ora produce sempre più test e li commercializza a un costo di milioni. Tuttavia, si tratta di scoperte a livello investigativo che non spiegano di gran lunga ciò che sta mettendo sottosopra questo mondo.
La maggior parte degli esperti non può più negare che il pericolo di contagio in Germania e nei paesi limitrofi è ormai passato senza doversi vergognare per il resto della loro carriera. Eppure ci sono persone nei governi, negli uffici pubblici e nella comunità scientifica che vogliono continuare a rinchiuderci con la paura e prenderci in giro.
Il mio fastidio dal punto di vista medico per questo panico infondato e molte autorizzazioni epidemiche-igienico-sanitarie e discipline per il ritiro della libertà non sensate, è accompagnato anche dalla curiosità di un “medico detective”, che pensa a possibili motivi nascosti. Tuttavia, non voglio affrontare qui il contesto politico o economico. Probabilmente verrà il momento di farlo e questo non è il mio campo di competenza.
C’è una “seconda ondata” in arrivo?
La domanda che mi pongo è: come è stato possibile creare tali scenari di orrore con un agente patogeno apparentemente relativamente innocuo, con il quale i critici potevano essere eliminati senza sforzo e con il quale la paura della popolazione era costantemente alimentata dai media?
Vorrei anche sapere su quali prove scientifiche la Cancelliera, il suo Ministro della Salute, il suo virologo di corte e altri continuano ad annunciare: La seconda ondata deve ancora arrivare. Ci vorranno ancora molti mesi. Non dobbiamo andare in vacanza. Dobbiamo essere pronti a lavorare da casa in futuro. Tutti noi dobbiamo essere testati, rintracciati e vaccinati con un farmaco che deve ancora essere testato. Anche se tutto questo è già nel copione intitolato “La prima pandemia moderna”, che Bill Gates ha pubblicato il 23 aprile, non è provato dal punto di vista medico neanche lì.
Un indizio da New York
Il 31 marzo ho ricevuto un importante suggerimento: il medico di terapia intensiva di New York, il dottor Cameron Kyle-Sidell, aveva allertato i suoi colleghi con una sorprendente osservazione. Ha fatto rapporto: “Quello a cui ho assistito non erano pazienti della Covid-19. Non avevano i segni della polmonite, ma sembravano passeggeri di un aereo che all’improvviso ha perso pressione ad alta quota”.
Doveva essere un disturbo del trasporto di ossigeno nel sangue. Ho cercato e scartato una dopo l’altra le varie cause note di tali sintomi, se erano fuori questione a causa della progressione della malattia. La causa più probabile mi è sembrata essere l’emolisi rapida, una distruzione degli eritrociti (globuli rossi) nei polmoni, che scambiano l’ossigeno nei polmoni con la CO2 da espellere, per trasportare l’ossigeno in ogni angolo del nostro corpo. I pazienti si sentono poi soffocati, respirano molto velocemente e si esercitano.
Sappiamo cosa fare in un caso del genere perché ci viene dimostrato a bordo dell’aereo prima di ogni decollo: Le maschere di ossigeno cadono dal soffitto e portano la salvezza, finche’ tutto non sara’ tornato alla normalita’. Questo è esattamente ciò che ha aiutato i pazienti di New York nel migliore dei modi. L’intubazione e la ventilazione, invece, erano sbagliate e hanno ucciso persone in molti luoghi.
Il morto nigerianio in Svezia
Ero a conoscenza di un caso del genere con gli stessi sconcertanti sintomi, che era stato descritto nel 2014 dai pneumologi svedesi in un giovane paziente nigeriano morto a causa della malattia. A quel tempo, dopo la morte, è stata sospettata una carenza di enzimi come possibile causa, ed stata effettivamente trovata, che si verifica in molte regioni dell’Africa nel 20-30 per cento della popolazione. Si tratta del cosiddetto deficit di glucosio-6-deidrogenasi, o “deficit di G6PD”, una delle peculiarità genetiche più comuni, che può portare a minacciare l’emolisi (dissoluzione dei globuli rossi), soprattutto negli uomini, quando vengono assunti determinati farmaci o sostanze chimiche. La seguente mappa mostra la distribuzione di questa carenza (fonte e spiegazioni qui).
Questo tratto ereditario è particolarmente comune tra i gruppi etnici che vivono in zone con malaria. Il gene G6PD modificato offre vantaggi ai tropici. Rende i suoi portatori resistenti agli agenti patogeni della malaria. Tuttavia, la carenza di G6PD è pericolosa anche se le persone colpite vengono a contatto con alcune sostanze che si trovano, ad esempio, nei fagioli di campo, nel ribes, nei piselli e in alcuni medicinali. Questi includono acido acetilsalicilico, metamizolo, sulfonamidi, vitamina K, naftalina, anilina, farmaci per la malaria e nitrofurani. La carenza di G6PD porta poi ad un’interruzione dei processi biochimici nei globuli rossi e – a seconda della dose – ad un’emolisi da lieve a pericolosa per la vita. I detriti degli eritrociti scoppiati portano successivamente a microemboli, che bloccano i piccoli vasi in tutti gli organi. Ciò che aveva causato la malattia e la morte del giovane nigeriano non era chiaro all’epoca.
Una scoperta spaventosa
Ho guardato i farmaci che possono causare una grave emolisi nel deficit di G6PD e ho preso un grande spavento. Una delle sostanze che viene chiamata molto pericolosa in tutte le forme di questa carenza enzimatica è la droga antimalarica idrossiclorochina (HCQ). Ma è proprio questa la sostanza che i ricercatori cinesi di Wuhan raccomandano dal 2003 contro la SARS. Da Wuhan è venuto HCQ con il virus come una delle opzioni terapeutiche ed è stata accettata come tale. Allo stesso tempo, l’HCQ è stato raccomandato come agente promettente contro Covid-19 per ulteriori studi clinici con il supporto dell’OMS e di altre agenzie.
Secondo i rapporti, la produzione di questo farmaco sarà aumentata in Camerun, Nigeria e altri paesi africani. L’India è il maggiore produttore di HCQ ed esporta in 55 paesi. Werner Baumann, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Bayer AG, ha annunciato all’inizio di aprile che “varie indagini in laboratori e cliniche” hanno fornito le prime indicazioni che la clorochina potrebbe essere adatta al trattamento dei pazienti affetti da corona. L’azienda ha poi fornito diversi milioni di compresse.
Ci sono ora centinaia di sperimentazioni pianificate o in corso da diversi sponsor in tutto il mondo, in cui l’HCQ viene utilizzato da solo o insieme ad altri farmaci. Quando ho esaminato alcuni grandi studi per vedere se i pazienti con deficit di G6PD erano esclusi, non ho trovato alcuna indicazione di questo nella maggior parte dei piani di studio.
Negli Stati Uniti, ad esempio, si sta preparando un grande studio multicentrico con 4.000 soggetti provenienti da personale medico in buona salute.
Qui, tuttavia, il termine “ipersensibilità” è usato solo in termini generali, come avviene per tutti i farmaci per quanto riguarda le reazioni allergiche. Uno studio sulla clorochina/idrossiclorochina dell’Università di Oxford (NCT04303507) con 40.000 partecipanti non fa menzione del rischio di carenza di G6PD. In un altro grande studio del Pentagono, tuttavia, c’è un avvertimento esplicito, per escludere i pazienti con deficit di G6PD dallo studio.
Il grafico seguente, che si basa sulle informazioni della banca dati dell’OMS, mostra quanti studi su Covid-19 e HCQ sono stati avviati – e quanti pochi di essi tengono conto della carenza di enzimi.
Per lo più sono menzionate solo le complicazioni cardiache della clorochina o dell’idrossiclorochina, che in Brasile hanno portato alla conclusione di uno studio con 11 decessi di 81 soggetti. Sembra, tuttavia, che in tutto il mondo si presti scarsa attenzione a questo ulteriore grave effetto collaterale.
Inoltre, a causa della mancanza di alternative, l’HCQ è stato tollerato e ampiamente utilizzato in molti paesi dall’inizio dell’anno come parte di un cosiddetto “uso compassionevole”. In medicina, l’uso compassionevole si riferisce all’uso di farmaci non ancora approvati in situazioni di emergenza.
Accumuli notevoli
Nel corso di questa ricerca sono stati ricevuti sempre più risultati su valutazioni più precise dei decessi nelle città particolarmente colpite. A New York e in altre città degli Stati Uniti, è stato riferito che la stragrande maggioranza dei decessi è stata causata da “afroamericani” – il doppio di quelli che ci si aspetterebbe in base alla percentuale di popolazione.
Sempre dall’Inghilterra, dove i dati sulla mortalità di Euromomo mostrano un tasso di mortalità in aumento dall’inizio di aprile, è stato riportato che su circa 2.000 persone gravemente malate, il 35%, il doppio di quanto ci si aspettava, proveniva da “minoranze” etniche (“neri, asiatici o altre minoranze etniche”), compresi medici e personale medico.
La grande mortalità dei medici in Italia ha urgente bisogno di chiarimenti.
La morte di circa 150 medici e di poche medici-donne è associata a Covid-19. Anche se l’età può aver giocato un ruolo in molti di questi casi, va notato che un’alta prevalenza di deficit di G6PD è stata descritta anche per alcune regioni d’Italia e che in Italia fino al 71% di coloro che sono risultati positivi alla PCR, così come il personale, ha avuto un uso profilattico elevato di HCQ. Lo stesso vale per la Spagna. Tra i primi 15 morti di Covid-19 in Svezia, 6 erano giovani migranti provenienti dalla Somalia.
Combinazione mortale
Quindi il risultato spaventoso della mia ricerca è: Tipici decorsi gravi con emolisi, microtrombi e mancanza di respiro senza i tipici segni di polmonite si verificano più frequentemente dove due fattori si uniscono:
- Molti pazienti con antenati provenienti da paesi con deficit di G6PD
- Uso profilattico o terapeutico di HCQ ad alte dosi
Questo è esattamente ciò che ci si aspetta in Africa, e questo è già il caso ovunque la migrazione stia causando la migrazione di una larga parte della popolazione dai paesi colpiti dalla malaria. Il seguente diagramma mostra schematicamente il processo.
Città come New York, Chicago, New Orleans, Londra, o anche grandi città in Olanda, Belgio, Spagna e Francia sono centri di questo tipo. Se il test è ampiamente utilizzato in questi hotspot migratori e si prevede che sarà positivo in circa il 10-20% della popolazione, molte persone provenienti dai paesi del G6PD saranno anche tra questi.
Se poi saranno trattati con HCQ ad alte dosi, sia a scopo profilattico che per un uso “compassionevole”, come previsto, allora quei gravi quadri clinici saranno evocati anche nei giovani, come ci è stato presentato dalla stampa sensazionale, e che mantengono viva la nostra paura di Covid-19.
Non si sa quante volte questa combinazione mortale abbia già portato a vittime. Non c’è stata alcuna discussione sulla questione tra i responsabili dell’OMS e dei governi Anche tra i professionisti del settore medico che sono responsabili del trattamento dei pazienti Covid-19 o del personale che li cura, c’è un’allarmante mancanza di conoscenza e di senso di responsabilità.
Di nuovo: Questo collegamento vale non solo per l’Africa, ma anche per gran parte dell’Asia, dell’America centrale e meridionale, dell’Arabia e del Mediterraneo.
I casi citati non hanno nulla a che fare con la malattia di Covid-19. Un risultato del test PCR che porta alla prescrizione profilattica dell’HCQ è sufficiente a causare una grave malattia in un terzo delle persone provenienti da popolazioni ad alto rischio trattate in questo modo.
Il trattamento con HCQ per il deficit di G6PD è una pratica scorretta pericolosa
Si potrebbe rimediare immediatamente, se tutti i medici curanti in tutto il mondo fossero informati delle controindicazioni dell’HCQ. Tuttavia, l’OMS, il CDC, l’ECDC, gli specialisti cinesi della SARS, le associazioni mediche, le autorità farmaceutiche e il governo tedesco e i suoi consulenti trascurano gravemente (criminale) di informare il pubblico. Alla luce dei programmi in corso, questa sembra essere una grave negligenza.
È una pratica scorretta trattare le persone con deficit di G6PD con derivati della clorochina ad alto dosaggio o altri farmaci noti per essere pericolosi per loro. Sotto l’etichetta dell’OMS “‘Solidarity’ clinical trial for COVID-19 treatments”, le persone sane sono esposte a esperimenti approvati frettolosamente e letali. Centinaia di studi clinici, per lo più inutili studi osservazionali con approcci paralleli, molto spesso vengono eseguiti anche con HCQ come una delle alternative.
La legislazione tedesca sui medicinali proibisce l’uso di medicinali non approvate, ma il governo incoraggia ancora questo. Un test non convalidato non approvato a scopo diagnostico fornisce il pretesto per l’uso di farmaci potenzialmente letali – e tutto questo in una malattia infettiva per la quale non vi è ancora alcuna prova che ponga seri rischi al di là del rischio dell’epidemia annuale di influenza.
A tutto gas nella catastrofe
I pericoli di questa epidemia sono presentati con l’aiuto dell’impostura scientifica. Un test non adatto, da Berlino, fornisce il pretesto per misure letali in tutto il mondo. Le conseguenze di questi errori portano a situazioni di emergenza in molte regioni, che vengono attribuite a un’epidemia. Questo è ciò che crea quell’ondata di paura, su cui si muovono oggi tanti nel mondo degli affari e della politica e che minaccia di seppellire i nostri diritti fondamentali.
Il pubblico, i media e gli esperti non sembrano sorpresi che più del doppio degli “afroamericani” e persone ispaniche muoiano a New York e in altri centri, di quanto ci si aspetterebbe, data la sua percentuale di popolazione.
Anche negli studi sui decessi negli Stati Uniti e altrove, i rischi posti dal deficit di G6PD sono quasi sempre nascosti o dimenticati.
Quando i ricercati virologi e altri esperti annunciano da tempo che ci sarà un’ondata di morti in Africa e condizioni terribili nelle città, sono a conoscenza di queste connessioni? O ci sono altre ragioni dimostrabili che giustificano profezie così importanti?
Infine: sono tutti argomenti solo per la scienza o anche per i pubblici ministeri e i tribunali?
NOTE: In the original german and in the english text you will find the active links to the sources.
FONTE: https://www.wodarg.com/covid-19-medical-detectives/detective-medici-italiano/
STORIA
LIBERAZIONE DELLE COLONIE
Lisa Stanton – 27 07 2020
Sul piano della tattica politica e della storia, un problema teorico di capitale importanza è posto all’età contemporanea dalla liberazione delle colonie; quando si può dire che la situazione è matura per un movimento di liberazione nazionale? Quale deve esserne l’avanguardia? Giacché le decolonizzazioni hanno rivestito forme molteplici, la ragione esita e vieta a se stessa di dire quel che è vera decolonizzazione e quel che è falsa decolonizzazione.
Vedremo che, per l’uomo impegnato, c’è urgenza di decidere i mezzi, la tattica, vale a dire la condotta e l’organizzazione. Fuori di ciò, non c’è altro che volontarismo cieco con i rischi terribilmente reazionari che esso comporta.
Quali sono le forze che, nel periodo coloniale, propongono nuove vie alla violenza del colonizzat, nuovi poli di investimento? Sono intanto i partiti politici e le élites intellettuali o commerciali. Ora, ciò che caratterizza certe formazioni politiche, è il fatto che esse proclamano principii ma si astengono dal lanciare parole d’ordine. Tutta l’attività di questi partiti politici nazionalisti nel periodo coloniale è un’attività di tipo elettoralista, è un seguito di dissertazioni filosofico-politiche sul tema del diritto dei popoli a disporre di se stessi, del diritto degli uomini alla dignità e al pane, l’affermazione ininterrotta del principio «un uomo – un voto».
I partiti politici nazionalisti non insistono mai sulla necessità della prova di forza, perché il loro obbiettivo non è precisamente il rovesciamento radicale del sistema. Pacifiste, legaliste, di fatto partigiane dell’ordine… nuovo, queste formazioni politiche pongono crudamente alla borghesia colonialista la questione che è loro essenziale: «Dateci più potere».
Sul problema specifico della violenza, le élites sono ambigue. Sono violente nelle parole e riformiste negli atteggiamenti. Quando i quadri politici nazionalisti borghesi dicono una cosa, significano senza ambagi che non la pensano realmente ….”
Frantz Fanon, ne I DANNATI DELLA TERRA (1961), conosceva già le parole d’ordine di Paragone, Cunial, etc…
FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/3407423569275895
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°