RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 14 MAGGIO 2021
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Sono caduto e mi sono fatto male al vòmero.
Mal comune mezzo gaudio. La vita secondo Totò, Rizzoli,2017, pag. 222
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SOMMARIO
Sara Cunial indagata, Marco Gervasoni perquisito: davvero non capite cosa sta accadendo?
Rosanna, la “Torteria” e la disobbedienza civile a Chivasso.
PANDEMIA GONFIATA ARTIFICIALMENTE CON TEST PCR
Ricorso alla CorteEuropea per l’annullamento delle autorizzazioni di alcuni vaccini anti-Covid.
NWO: a giugno 2021 il Congresso per Unificare le religioni ad Astana (città luciferica) con la presenza del Papa!
Green pass, non è gratuito: bisogna pagarlo
Intervista di ieri a Roma di Sera con Andrea Bozzi
Bocciateci tutti
Ilaria Capua vuota il sacco: “La pandemia non finirà fino a questa data”. Ma queste parole ingannano
La debole risposta Usa all’escalation tra Israele e Gaza
Il virus cinese come arma genetica
“Cancel culture? Dannosa e ridicola”
Combattere la guerra delle parole strategicamente!
L’epidemiologo di Stanford sbugiarda Crisanti e accusa Formigli: «Travisato in tv»
NELLA CINA COMUNISTA ANCHE PREGARE DIO È UN ATTO EVERSIVO
“Bambini usati per sperimentazioni vaccino Covid
L’auto è ferma? Occhio all’assicurazione: cosa si rischia
Google, 100 milioni di multa Antitrust
“Connessioni” di Francesca Sifola
Come comportarsi quando si viene fermati dalle forze dell’ordine
Obbligo vaccinale: il No del Consiglio d’Europa al tempo delle Fake News
“A bordo due scafisti…”. Salvini smonta il teorema dei pm
Alle origini dell’intesa tra Russia e Cina
LA VERITÀ SULL’INDIA IN 3 MINUTI: VE LA DIMOSTRO CON UNA VIGNETTA… È DA RIDERE! ▷ Duranti
Un linguaggio aggregatore per il “Fronte del Dissenso”
Metalli pesanti e microfibre nelle mascherine: danni per salute e ambiente
Vaccini COVID: trombi, emorragie e tutto quel che segue
Dr. Cole on Covid Jabs: “We’ve Seen More Deaths From This Shot Than All Vaccines in the Last 20 Years Combined”
LA VERITÀ SUL TERRORISMO E SUGLI ANNI DI PIOMBO
IN EVIDENZA
radioradio.it
di Diego Fusaro
In un’intervista rilasciata a Enzo Biagi su Rai1 nel 1982, Primo Levi, alla domanda su come fossero stati possibili i lager, rispose icasticamente: “Facendo finta di nulla”. Tale risposta permette di integrare la nota tesi di Hannah Arendt circa la “banalità del male”: a rendere possibile l’apparire del male nelle sue forme più radicali non è soltanto la “banalità” con cui i suoi freddi esecutori lo attuano, alla stregua del grigio burocrate Eichmann.
Oltre a ciò, occupano un peso non trascurabile l’indifferenza e la leggerezza dei più: i quali, anziché opporsi e resistere, semplicemente volgono altrove lo sguardo. E, appunto, fanno finta di nulla.
Ciò è valido per quel che concerne la barbarie atroce dei lager, ma poi anche per le pur diverse forme di male a responsabilità umana che affiorano, quasi regolarmente, nella saga della storia umana, banco del macellaio – diceva Hegel – che fa spietatamente a pezzi civiltà e individui.
Parafrasando Primo Levi, possiamo davvero fare finta di nulla dinanzi alla palese riorganizzazione brutale e autoritaria di un potere – lo chiamo capitalismo terapeutico – che, sostenendo di volerci proteggere da un virus, limita fortemente le libertà fondamentali e i diritti previsti dalla Costituzione? Possiamo davvero fare finta di niente dinanzi a soprusi come il TSO inflitto al ragazzo di Fano, reo di non aver voluto calzare la mascherina in classe? O dinanzi a gesti come quello che ha visto sequestrare, nei giorni scorsi, la torteria “ribelle” di Chivasso, colpevole di non essersi piegata alle norme sacralizzate del nuovo ordine terapeutico?
È fresca la notizia secondo cui, ad Aosta, sono stati indagati la deputata Sara Cunial e l’organizzatore della manifestazione conto il regime terapeutico a cui la stessa deputata stava partecipando. A tale notizia si affianca quella in coerenza con la quale sono scattate, nelle ore scorse, perquisizioni in tutta Italia, con ben undici indagati, tra i quali un intellettuale come Marco Gervasoni, per offese via social network al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Qual è – domandiamo – la linea che separa la legittima critica dall’illegittimo vilipendio? Non è forse evidente che siamo al cospetto di un’involuzione autoritaria, che sempre più ci allontana dai parametri basici di quella che, idealiter, dovrebbe essere una democrazia parlamentare?
Sia chiaro, le offese e le minacce sono sempre condannabili, in specie se dirette contro il Presidente della Repubblica. Doverosa è, invece, una domanda: egregio Presidente della Repubblica, con il sentito rispetto dovuto a chi rappresenta al massimo grado il principio dello Stato, le domandiamo, in quanto garante della Costituzione Italiana, se è normale il sequestro di libertà e di diritti che sta avvenendo in Italia da ormai più di un anno in palese violazione dello spirito e della lettera della nostra Costituzione. Non sarà forse che, ancora una volta, “facendo finta di nulla”, si sta verificando ciò che ogni volta ci ripromettiamo che non deve più accadere?
Il nostro è, in fondo, il complesso di Achille. Questi troppo tardivamente piange, insieme con Priamo, al cospetto della salma del troiano Ettore, della cui morte è egli stesso responsabile.
VIDEO QUI: https://youtu.be/B6lBKNzI5FA
Sara Cunial indagata, Marco Gervasoni perquisito: davvero non capite cosa sta accadendo?
FONTE: https://comedonchisciotte.org/sara-cunial-indagata-marco-gervasoni-perquisito-davvero-non-capite-cosa-sta-accadendo/
Di Ivana Suerra, ComeDonChisciotte.org
“Qualsiasi cosa poteva essere la libertà”
Abelardo Castillo
CHIVASSO (Torino)
‘Creare due, tre, molti Vietnam’ recitava lo slogan di un noto ribelle.
E se il Vietnam, nel 2021, fosse una Torteria? Ebbene, il ribelle sarebbe una Signora di Chivasso che risponde al nome di Rosanna Spatari (1), in compagnia delle migliaia di persone che, sabato 8 maggio, si sono riunite davanti al suo locale sottoposto a sequestro da un paio di giorni.
Non si tratta di difendere un bar, di reclamare un aperitivo o di occupare il sabato pomeriggio… Si tratta, piaccia o non piaccia, di sostenere un’idea di libertà!
Il locale di Rosanna è aperto, da ottobre 2020, in palese violazione delle presunte norme anti-contagio; gli avventori vi giungono numerosi da diverse parti d’Italia (e non) e sono, miracolosamente, ancora tutti vivi.
Giovedì scorso sono stati apposti i sigilli alla Torteria su richiesta della Procura della Repubblica di Ivrea: presupposto del sequestro preventivo sarebbero le reiterate violazioni del Provvedimento irrogato alla titolare dal Prefetto, al fine di sospenderne, senza successo, l’attività (2).
La titolare non firma i verbali sanzionatori, non li ritira, non li considera né, tanto meno, li rispetta! “Voglio solo che mi lascino lavorare” ripete costantemente con la sfrontatezza propria di chi, sapendo di non avere torto, se ne infischia di tutti coloro che vorrebbero assicurarla alla Giustizia.
“Summus ius, summa iniuria” diceva Cicerone ed è proprio questo che pensano i sostenitori di Rosanna.
Ai confini di una piazza gremita di persone che urlano ‘libertà, libertà’, Polizia di Stato, Polizia Municipale, Carabinieri e Guardia di Finanza monitorano la situazione: vigilano su gente che canta ‘Danser encore‘ (3), su uomini e donne che ballano, chiacchierano e, soprattutto, non si temono.
Le Forze dell’Ordine intervengono solo per redarguire un manifestante che – arrivato al grido di “si può fare” – tenta di improvvisare una grigliata…salamelle non autorizzate!
Nel frattempo, il tutto viene filmato con lo scopo, si dice, di identificare i partecipanti “a distanza” per poterli multare, punire, educare. Ma, la forza delle manifestazioni spontanee è ancora molto travolgente e ammaestrare il popolo è tanto più difficile quanto più il popolo è cosciente.
Insieme a Rosanna anche la sua famiglia: la madre che sorride e abbraccia tutti in segno di ringraziamento, la sorella e il fratello che fa notare: “Qui o si cambia o è finita. Oggi la gente è qui per dire quello che pensa, non possono più ignorarci”.
Nelle stesse ore, a Torino, la gente si riunisce per il Giro d’Italia…ma lì è consentito: ricorda il Sindaco Appendino (dall’alto della sue fresche condanne in primo grado)(4) che lei è dalla parte di chi rispetta le regole!
A Chivasso, invece, si rispetta un’altra filosofia, quella di una donna che, pur con la sua personalità eccentrica, sostiene un concetto banale: le Leggi ingiuste vanno disattese.
Fin tanto che si è vissuti in uno Stato di Diritto, le Leggi ingiuste si contestavano, ora, dopo più di un anno, con un Parlamento esautorato, un Presidente della Repubblica dormiente e una Giustizia molto lenta, il cittadino non può far altro che disobbedire. A ben vedere, nulla di nuovo sotto al sole: molti filosofi si sono sciacquati la bocca con la disobbedienza civile professata da Thoreau nel lontano 1849 (5); questo fino a quando non si sono ridotti a scordarsi delle loro libertà per paura di una sanzione pecuniaria!
Nelle stesse ore, si solleva il dissenso a Napoli, si manifesta a Roma…Negazionisti? No mask? No vax? Forse, solo gente “capace di sentire, nel più profondo, qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo”…e che tornerà in Torteria, due, tre, molte volte!
di Ivana Suerra, ComeDonChisciotte.org
Ringrazio l’Avvocato Alessandro Fusillo, legale della Sig.ra Rosanna Spatari, per la sua disponibilità nel fornirci chiarimenti sulla vicenda.
NOTE
(1) Rosanna Spatari è la titolare della Torteria di Chivasso (cittadella in Provincia di Torino) e lotta da diversi mesi contro le politiche del lockdown per difendere il suo diritto al lavoro; https://www.youtube.com/watch?v=O05eTYj44YA
(2) La Procura di Ivrea contesta alla Sig.ra Spatari l’art. 650 c.p. per ‘Inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità’;
(3) Brano dell’artista francese Kaddour Hadadi divenuto il simbolo di chi contesta le norme di confinamento;
(4) Chiara Appendino, Sindaco di Torino, è stata condannata con Sentenza non definitiva per i fatti di Piazza San Carlo del 2017 e, nel 2020, per falso in atto pubblico;
(5) Henry David Thoreau è stato un filosofo statunitense che, nel 1846, rifiutò di pagare una poll-tax imposta dal Governo per finanziare la guerra in Messico, finendo in carcere per questo.
FONTE: https://comedonchisciotte.org/rosanna-la-torteria-e-la-disobbedienza-civile-a-chivasso/
PANDEMIA GONFIATA ARTIFICIALMENTE CON TEST PCR
▷ “L’AUTORIZZAZIONE AL VACCINO VA ANNULLATA!”
Ricorso alla CorteEuropea per l’annullamento delle autorizzazioni di alcuni vaccini anti-Covid.
Testo di 53 pagine scaricabile qui: https://www.radioradio.it/wp-content/uploads/2021/05/T-165-AstraZeneca-Vaxzevria-az.-annullamento_.pdf
NWO: a giugno 2021 il Congresso per Unificare le religioni ad Astana (città luciferica) con la presenza del Papa!
Astana è la nuovissima e super tecnologica capitale del Kazakistan, ma rappresenta anche un importante centro massonico del Nuovo Ordine Mondiale.
“Astana” vuol dire “capitale” e nel lessico tradizionale dei nomadi kazaki significa “luogo dove si decide”, ma stranamente è anche l’anagramma di “Satana”. Ma ovviamente è solo una coincidenza!
Nel diciannovesimo secolo era poco più di un villaggio ma dopo aver ottenuto l’indipendenza dalla Russia esplose e la città venne costruita grazie ai petroldollari kazachi.
Fra i tanti monumenti presenti due in particolare sono interessanti: il Palazzo della Pace e della Concordia e il monumento Bayterek.
Come mai questi edifici sono così interessanti? Semplice, a giugno 2021 si terrà la VII edizione del “Congress of Leaders of World and Traditional Religions” e tra gli ospiti presenti ci sarà anche Jorge Mario Bergoglio. Non si tratta di un convegno ecumenico perché siamo di fronte ad una istituzione chiaramente di stampo esoterico-massonica-deista, e le immagini parlano da sole.
Per esempio il palazzo presidenziale del kazako Nazarbaev (e del suo successore) non lascia spazio a nessun dubbio.
Palazzo della Pace e della Concordia
Si tratta di una grande piramide di vetro. E questo è un simbolo pregno di significato per la massoneria.
Non a caso nel Settecento gli Illuminati di Baviera hanno adottato come simbolo una piramide con al vertice un occhio.
L’occhio divino che tutto vede dall’alto. Esattamente quello che è stampigliato sulla banconota americana da un dollaro.
Il palazzo della Pace rappresenta questo tipo di simbolismo, e infatti non è un caso che al vertice ci siano delle vetrate di colore diverso con una ellisse che indica proprio l’occhio…
Il palazzo è alto 62 metri per altrettanti di larghezza, ed è stato pensato per la “pace e la convivenza tra le religioni”. E’ destinato infatti ad accogliere i convegni internazionali dei rappresentanti di tutte le religioni del mondo. Proprio come quello che avverrà tra qualche mese, con la presenza del papa.
La piramide è divisa in tre sezioni: alla base (poco illuminata) vi è un teatro da 1500 posti con la rappresentazione di un sole sul soffitto. A metà la sala convegni per i religiosi, una stanza molto più illuminata e anche qui al centro del tavolo un altro enorme sole. In cima alla piramide una sala tonda e completamente a finestre, quella più illuminata.
Il sole in massoneria rappresenta il Maschile, il principio attivo, Dio. E’ il simbolo dell’Origine, della ragione che illumina le tenebre e le intelligenze. Le tre sezioni rispecchiano proprio il concetto di organizzazione del mondo degli illuminati: il popolo schiavo è tenuto nell’oscurità e distratto (teatro), sopra i capi religiosi che prendono le decisioni e al vertice un’elitaria schiera di “illuminati” che controllano tutto quanto sta sotto.
Il Tempio di Salomone
Il palazzo presidenziale kazaco è maestoso (vedi foto). Di fronte all’edificio, si trovano due imponenti colonne dorate che ricordano in maniera sin troppo evidente le due colonne del biblico tempio di Salomone (Jakin e Boaz), fondamentali nella tradizione massonica. In mezzo alle colonne ovviamente il palazzo presidenziale. Nazarbaev voleva farsi adorare come un dio?
Religioni Unite
Questo United Religion Iniziative (URI) rappresenta il tentativo di unire assieme tutte le religioni per fini mondialisti! Tutto ebbe inizio nel 1993 nel corso di una sessione del parlamento delle religioni di Chicago. L’idea era quella di unificare le regioni, disintegrandone la loro identità, e costituirsi come ramo spirituale delle Nazioni Unite!
Un unico governo, una unica moneta, un solo esercito e una sola religione!
La Religione Planetaria Unica che deve impregnare del suo spirito gnostico la Repubblica Universale è il più grande cavallo di battaglia del Nuovo Ordine Mondiale!!! L’Opera Omnia della massoneria.
FONTE: https://disinformazione.it/2021/02/24/nwo-a-giugno-2021-il-congresso-per-unificare-le-religioni-ad-astana-citta-luciferica-con-la-presenza-del-papa/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Green pass, non è gratuito: bisogna pagarlo
“La green pass? I medici di medicina generale devono farla pagare e comunque non dovrebbe esistere o dovrebbe avere la forma di un’autocertificazione”. Lo dice all’AGI Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici di Milano. In attesa che si definiscano i dettagli per il rilascio del certificato che dovrebbe consentire agli italiani dalla seconda meta’ di maggio di spostarsi anche nelle regioni arancioni e rosse (al momento la liberta’ circolazione e’ permessa solo tra quelle gialle), sono tanti i cittadini che si rivolgono al proprio medico per riceverlo.
“Molti di loro quando gli viene detto che e’ a pagamento si tirano indietro – spiega Rossi – del resto non e’ possibile per noi fare altrimenti. La green pass al momento non rientra nell’elenco di prestazioni convenzionate che vengono definite una per una nell’accordo collettivo nazionale e non dimentichiamo che i medici di base sono liberi professionisti, non dipendenti del servizio sanitario pubblico. Ci sono una serie di certificati, come per esempio quello di ‘riammissione scolastica’ che sono gratuiti perche’ rientrano in questa convenzione. Per esempio in passato la certificazione Inail veniva pagata dal cittadino, ora la legge ha disposto che sia gratuito e noi lo abbiamo recepito”.
Green pass inutile
In ogni caso secondo Rossi, il certificato sarebbe “inutile” visto dlla prospettiva dei medici che rappresenta. “Vediamo i singoli casi – afferma – il tampone negativo nelle ultime 48 ore viene constatato da un laboratorio di analisi, che senso ha che lo riporti in un certificato il medico di medicina generale? E’ come se una persona fa un esame del sangue per vedere il gruppo sanguigno. Quello e’, non ce” bisogno che qualcun altro lo attesti. Il medico non fa altro che prenderne atto. Nell’ipotesi di un paziente guarito, io medico scrivo che lo e’ da 21 giorni ma basandomi sulle sue dichiarazioni, che non ha sintomi da una settimana”.
Il terzo caso e’ quello di chi e’ vaccinato, anche qui il medico non farebbe che prenderne atto. ogni caso, sottolinea Rossi, “non abbiamo ricevuto nessuna indicazione che ci dica cosa fare al momento. Il green pass cosi’ come viene proposto e’ solo un ulteriore aggravio burocratico in quello che per antonomasia e’ il Paese dei certificati”. Contattata sul punto, Ats Milano spiega che “noi al momento non rilasciamo nessuna green pass, siamo in attesa di capirne di piu’”. affaritaliani.it
FONTE: https://www.imolaoggi.it/2021/05/10/green-pass-bisogna-pagarlo/
BELPAESE DA SALVARE
Intervista di ieri a Roma di Sera con Andrea Bozzi.
VIDEO QUI: https://www.facebook.com/watch/?v=926790791453074
Ho parlato del pasticcio della ciclabile sul Tevere, dopo la bocciatura da parte della Soprintendenza anche a seguito della mia interrogazione e accesso agli atti che ho presentato. Inoltre, ho detto la mia sull’ennesimo cambio di assessori che ha riguardato per ultimo quello del Turismo e dello Sport.
Mettetevi comodi!
#RomaMeritaCompetenza
Francesco Figliomeni
FONTE: https://www.facebook.com/watch/?v=926790791453074
Bocciateci tutti
di Riccardo Luna
Bocciateci tutti. Se proprio dovete fare una strage, cari professori, facendo ripetere l’anno – e che anno, questo anno orribile in cui il mondo si è fermato e certezze granitiche si sono sbriciolate -; insomma se proprio dovete far ripetere l’anno scolastico a migliaia di studenti, allora bocciateci tutti. Bocciate per primi noi genitori che non siamo stati capaci di capire il disagio profondo eppure lampante dei nostri figli in lockdown. Che non siamo intervenuti subito quando abbiamo visto che la didattica a distanza era un disastro. Che non abbiamo fatto nulla quando abbiamo visto che i ragazzi non seguivano le lezioni (ma erano lezioni esattamente di cosa quei fiumi di parole trasmessi senz’anima e senza conoscenza delle potenzialità e dei limiti dello strumento digitale?). Che non abbiamo detto loro che nascondersi per mesi dietro lo schermo nero del computer sognando la libertà non li avrebbe salvati.
Ma allora bocciate anche voi stessi, cari professori. Che non vi siete chiesti come interpretare didatticamente la pandemia, che avete pensato solo al programma ministeriale da finire, ad ogni costo, “sì, anche ginnastica in dad e allora”? Bocciate anche voi che non sapevate nulla di computer e didattica digitale (e questo era normale, comprensibile in un paese povero di competenze digitali come il nostro); ma che ancora oggi non ne sapete nulla. E’ passato più di un anno e non avete imparato nulla. Fate ancora le stesse lezioni orribili di un anno fa. Del resto a gennaio appena in 50 mila avevano scelto di frequentare i corsi dei Future Labs del ministero, dimostrando di aver capito che era necessario, indispensabile e in fondo onesto, tornare studenti per diventare docenti migliori. In 50 mila su quasi 800 mila. Tutti gli altri sono rimasti, didatticamente, il disastro analogico che erano prima e hanno preteso che i ragazzi restassero collegati davanti ad un computer per sei ore al giorno, come se fossero secchi da riempire. Salvo scoprire adesso, con le verifiche in presenza, che qualcosa è andato storto. Ma va?
Allora, cari prof, bocciate pure chi si è perduto nella cameretta in zona rossa, se lo ritenete giusto. Ma bocciamo prima di tutti noi adulti che abbiamo perso l’occasione di trasformare questo anno orribile in un momento di crescita vera per i nostri ragazzi.
FONTE: https://www.repubblica.it/dossier/stazione-futuro-riccardo-luna/2021/05/13/news/bocciateci_tutti-300726360/
Ilaria Capua vuota il sacco: “La pandemia non finirà fino a questa data”. Ma queste parole ingannano
Stiamo vivendo, ancora, nel tempo della docilità di gregge dinanzi alle angherie dei dominanti; angherie che vengono subite silenziosamente, e quasi sempre, anzi, con una resa colma di gratitudine.
I dominati che dovrebbero insorgere rispetto al regime iatrocratico e liberticida che ha preso forma in nome della lotta al virus, ringraziano invece con soddisfazione. Pensano che le misure con cui ci tolgono libertà e diritti siano a fin di bene e servano a garantirci la sicurezza.
In tal guisa, pensando di ottenere una sicurezza che invece non ottengono, se è vero – come è vero – che il virus continua a circolare, perdono però diritti e libertà che difficilmente potranno un giorno tornare ad avere.
Pensano inoltre di salvarsi dalla morte quando in realtà stanno rinunziando alla vita: è bene ricordarlo, la paura della morte ci impedisce di vivere, non certo di morire.
Ebbene, nella narrazione dominante che si è collaudata e consolidata in questi mesi, merita di essere ricordato un teorema che più volte ho richiamato e che torna con insistenza quasi maniacale: è il teorema della pandemia infinita.
Se la pandemia è infinita, vuoi perché dura, vuoi perché ne subentrano di nuove ancor più letali, ne segue che infinita deve essere anche la misura emergenziale atta a contenerla; vale a dire la condizione d’emergenza, lo stato d’eccezione epidemiologico che si è generato, e nel quale – inutile ricordarlo – vengono proposte misure che sarebbero di per sé inaccettabili nella normalità, ma che invece, data l’emergenza, divengono non solo inaccettabili: di più, inevitabili.
Così credo debba essere letta l’affermazione della nota Dottoressa Ilaria Capua riportata in questi giorni da molteplici fonti, tra le quali anche il Messaggero, che così titola: “Covid, la virologa Ilaria Capua: ‘Siamo sfiniti, ma prima del 2023 non ci libereremo dalla pandemia“.
Si badi, nell’affermazione della dottoressa Capua non si parla del 2023 come anno in cui finirà certamente la pandemia. Niente affatto.
Si parla del 2023 semplicemente per dire che fino a quella data è certo che non finirà la pandemia. Dopo non è chiaro quel che accadrà! Anzi, potrebbe durare anche dopo il 2023.
Bisogna allora porre con onestà una domanda fondamentale, la domanda decisiva alla cui luce interrogare il nostro presente: sono le misure emergenziali che non devono finire perché vi è la pandemia, o la pandemia non deve finire perché vi sono le misure emergenziali?
Da questa domanda dipende la comprensione di questo nuovo dispositivo – come vorremmo chiamarlo con Focault – in virtù del quale la pandemia ha bisogno delle misure emergenziali almeno quanto, l’abbiamo capito, le misure emergenziali hanno bisogno della pandemia, se è vero – come è vero – che nel momento in cui terminasse la pandemia dovrebbero cadere improvvisamente anche le misure emergenziali, le quali per poter sopravvivere necessitano di un’infinita pandemia.
Una pandemia che durerà sicuramente almeno fino al 2023 – come ci è stato detto in questi giorni – forse anche oltre. Non è dato sapere.
Del resto gli ierofanti del potere non hanno fatto alcun riferimento a una data certa della fine. Sono sempre stati molto vaghi.
Hanno lasciato da subito intendere, in fondo, che la pandemia era cominciata e non si sapeva – invero – né quando sarebbe finita, né semmai davvero potesse giungere alla fine.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro
CONFLITTI GEOPOLITICI
La debole risposta Usa all’escalation tra Israele e Gaza
L’escalation tra Israele e Gaza ha messo in evidenza tutti i limiti della politica estera mediorientale del presidente americano Joe Biden. Fin dal suo insediamento, il nuovo inquilino della Casa Bianca si è concentrato sul fronte asiatico e sulla minaccia russa piuttosto che sul dossier mediorientale, puntando su un graduale disimpiego americano da un’area in cui i suoi predecessori si sono spesso impantanati. Ma la questione palestinese ha ancora una volta reclamato il suo posto nell’agenda internazionale e quanto sta accadendo da giorni in Israele e a Gaza avrà degli effetti anche su altri dossier.
La risposta tardiva degli Usa
La risposta arrivata dagli Stati Uniti in merito all’escalation tra Gaza e Israele è stata tardiva e deludente. Biden ha ignorato gli avvertimenti giunti dal suo entourage circa la pericolosità degli eventi che hanno contraddistinto la cronaca degli ultimi giorni e le sue parole non hanno soddisfatto né Israele, né la Palestina. Nel tentativo di porre fine alle ostilità, Biden ha chiamato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e il capo di Stato palestinese, Mahmoud Abbas, per esprimere il desiderio che “la situazione sia risolta il più rapidamente possibile”, bloccando per due volte la pubblicazione di un comunicato di condanna dell’Onu.
Più significative sono state le parole del Segretario di Stato, Antony Blinken, che ha riconosciuto il diritto di Israele a difendersi e definito ancora una volta Hamas e Jihad, le due forze attive a Gaza, dei “terroristi”. Blinken, nel suo colloquio con Netanyahu, ha però sottolineato che Israele deve “fare tutto il possibile per evitare vittime civili” in virtù della differenza di forze in campo.
Come era prevedibile, la posizione degli Usa si è dimostrata ancora una volta filo-israeliana, sulla scia di una ininterrotta relazione di amicizia tra i due Paesi, ma le parole espresse da Biden e da Blinken non hanno soddisfatto Israele, che poco condivide la politica mediorientale dell’Amministrazione democratica. A pesare sulle deboli capacità di intervento americane è anche l’assenza di una rappresentanza diplomatica nell’area: Biden non ha ancora nominato il suo ambasciatore a Gerusalemme e nessun accenno è stato fatto sulla riapertura del Consolato generale nella stessa città. Quest’ultimo era stato chiuso da Donald Trump in concomitanza con lo spostamento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, ma Biden aveva ventilato la possibilità di riaprirlo per riattivare un canale di comunicazione con l’Autorità nazionale palestinese.
L’equilibrismo di Biden e il dossier iraniano
Il nuovo presidente aveva promesso un approccio verso Israele e Palestina diverso rispetto al suo predecessore, ma ad oggi la linea americana non è cambiata significativamente, eccezione fatta per il nucleare iraniano. Biden non ha fatto pressioni sullo Stato ebraico perché mettesse fine all’espansione degli insediamenti nei Territori occupati (come fatto invece da Obama), ha lasciato l’ambasciata Usa a Gerusalemme e ha accettato il riconoscimento della sovranità israeliana sulle Alture del Golan deciso da Trump. E di recente ha rinnovato il sostegno americano ad Israele e al suo diritto ad esistere e difendersi.
Ma le ragioni che giustificano la posizione di Biden vanno al di là della storica amicizia tra Usa e Israele. L’inquilino della Casa Bianca ha bisogno di mostrare tolleranza rispetto alle politiche interne dello Stato ebraico per avere maggiore margine di manovra sul dossier iraniano. I tentativi di riprendere i colloqui sul nucleare e la sempre più probabile cancellazione delle sanzioni americane preoccupano Israele, che percepisce l’Iran e il suo programma nucleare come una minaccia alla sua stessa esistenza. Lo Stato ebraico potrebbe però sfruttare l’attuale escalation con Hamas, legato all’Iran, per frenare il riavvicinamento americano a Teheran e far naufragare i colloqui di Vienna. Quaranta senatori repubblicani hanno già scritto a Biden per chiedere l’interruzione dei negoziati, ma il presidente deve fare anche i conti con le pressioni di senso opposto che giungono dal suo stesso partito. Una parte dei democratici, pur non mettendo in discussione la posizione filo-israeliana americana, si è dimostrata più critica nei confronti delle politiche di Israele.
Gli accordi di Abramo
L’accordo sul nucleare non è l’unico dossier che deve fare i conti con le ripercussioni della recente escalation. Il ritorno sulla scena della questione palestinese e la risposta delle opinioni pubbliche dei Paesi a maggioranza musulmana rispetto alle violenze della polizia israeliana ad al-Aqsa porteranno inevitabilmente al congelamento degli Accordi di Abramo. Al momento, né l’Arabia Saudita né altri Paesi sunniti possono permettersi di normalizzare i rapporti con Israele senza rischiare una rivolta interna. I cittadini musulmani si sono riversati nelle strade per esprimere il loro sostegno ai palestinesi, segno che la questione israelo-palestinese è ancora rilevante per l’opinione pubblica. Lo stop alla normalizzazione fa certamente il gioco dell’Iran, dato che l’obiettivo principale dell’avvicinamento tra Stato ebraico e sunniti è proprio quello di creare un asse anti-Teheran in vista anche del disimpiego americano dall’area e dalla ripresa dei colloqui sul nucleare.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/risposta-usa-guerra-israele-gaza-palestina.html
LA CINA LAVORAVA AL VIRUS DAL 2015? – IL QUOTIDIANO “THE AUSTRALIAN” PUBBLICA IL PIANO DEI MILITARI CINESI SULLA “NUOVA ERA DI ARMI GENETICHE” PER FAR COLLASSARE “I SISTEMI SANITARI DEL NEMICO” – LE RIVELAZIONI SI BASANO SU UN DOCUMENTO DI 263 PAGINE CHE FA CAPIRE QUANTO PECHINO FOSSE AVANTI CINQUE ANNI FA CON LE MUTAZIONI DEL VIRUS – IL TESTO IPOTIZZA DI TRASFORMARE IL VIRUS IN UN’ARMA BIOLOGICA IN MODO DA NEUTRALIZZARE LE INCHIESTE INTERNAZIONALI – PER LA CINA SI TRATTA “DI PROPAGANDA”
Già nel 2015 gli scienziati militari cinesi pensavano di sviluppare uno studio sui coronavirus, intravvedendo in quei pericolosi microorganismi il potenziale strumento di una futura guerra biologica.
Cinque anni prima che esplodesse la pandemia globale di Covid-19, scienziati cinesi con le mostrine ragionavano sull’ idea che un coronavirus simile a quello che provoca la Severe acute respiratory syndrome, cioè la Sars, ovvero la Sindrome respiratoria acuta grave, potesse essere la base per una «terza guerra mondiale»
È quanto emerge da documenti resi noti pochi giorni fa dal quotidiano The Australian di Sidney, il più diffuso d’ Australia: cinque anni fa un’ equipe di ufficiali dell’ esercito popolare di liberazione cinese avrebbe descritto i coronavirus della Sars come «base» da ingegnerizzare in laboratorio «per una nuova era di armi genetiche» e ne avrebbero magnificato le caratteristiche di contagiosità e rapidità di diffusione, utili a causare «il collasso del sistema medico del nemico».
Le rivelazioni di The Australian si basano su un documento di 263 pagine, datato 2015 e intitolato The unnatural origin of Sars and new species of man-made viruses as genetic bioweapons (cioè «Le origini artificiali della Sars e nuove specie di virus prodotti dall’ uomo come armi biogenetiche») che già fa capire quanto Pechino cinque anni fa fosse avanti nelle mutazioni di virus con possibili implicazioni belliche.
Il testo condensa il lavoro di un gruppo di (18) scienziati dell’ esercito cinese guidati dal generale Dezhong Xu, già capo degli esperti sull’ analisi pandemica della Sars presso il ministero cinese della Salute, e ipotizza di trasformare in arma un coronavirus di ceppo Sars allo scopo di generare una pandemia che faccia collassare i sistemi sanitari del «nemico».
È l’ ipotesi di un’«arma biologica illimitata», alla quale l’ esercito cinese in realtà avrebbe segretamente lavorato per anni, e lo studio del 2015 suggerisce che il coronavirus del futuro «debba essere congegnato in modo da poter essere scambiato per un patogeno del tutto naturale». Questo accorgimento, si legge nel testo, avrebbe lo scopo di contraddire con efficacia «l’ accusa di aver ingegnerizzato geneticamente un’ arma biologica, in modo da neutralizzare tutte le ricerche delle organizzazioni sanitarie internazionali e ogni altro tipo d’ inchiesta».
Cinque anni fa, il testo sottolineava che l’ utilizzo del nuovo coronavirus non avrebbe dovuto essere ristretto a «conflitti di tipo militare», ma sarebbe stato meglio impiegarlo proprio in campo «non bellico», dove avrebbe «causato diffuso terrore» e avrebbe consentito alla Cina e al regime di Xi Jinping di «ottenere vantaggi politici e strategici in aree regionali, se non a livello globale».
Global Times, il quotidiano in lingua inglese del Partito comunista cinese, ha attaccato con forza The Australian e poi ogni altro quotidiano occidentale che abbia ripreso l’ articolo, sostenendo si tratti di «propaganda». Non è difficile prevedere che anche questa notizia in Italia sarà silenziata dai mass media, esattamente com’ è accaduto a ogni tipo d’ informazione che dall’ inizio della pandemia abbia tentato di fare luce sulle reali origini del Covid.
Certo, impressiona la perfetta assonanza tra le valutazioni scritte nel 2015 dall’ equipe del generale Dezhong Xu e quanto poi è effettivamente accaduto a partire dai primi mesi del 2020: con l’ economia occidentale messa in ginocchio dalla pandemia, mentre la Cina ha continuato a crescere ed è riuscita a espandere la sua influenza globale grazie al Covid e alla «diplomazia della mascherina».
Se davvero si trattasse solo di coincidenze, il povero generale meriterebbe non tanto la stella rossa come eroe del popolo, ma – scegliete voi – un premio alla sfortuna o alle sue capacità divinatorie.
Del resto, proprio alla fine del 2015 cominciarono a circolare per il mondo i primi allarmi su quanto stava accadendo in certi laboratori cinesi. Torna in mente l’ articolo pubblicato il 9 novembre 2015 dalla rivista Nature, che metteva in guardia sui rischi di «una ricerca dell’ Istituto di virologia di Wuhan», che inseguiva «pericolosi esperimenti» sui coronavirus dei pipistrelli.
Quanto all’ Italia, forse più modestamente rispetto a Nature, ma certo con la stessa puntualità, il 16 novembre 2015 andò in onda una puntata di Leonardo, trasmissione di approfondimento scientifico di Rai 3, che denunciava come un gruppo di ricercatori cinesi stesse «innestando geneticamente una proteina ricavata da pipistrelli nel virus della Sars», e il rischio che da quell’ esperimento potesse uscire «un supervirus in grado di colpire l’ uomo». Come volevasi dimostrare.
FONTE: https://comedonchisciotte.org/forum/notizie-dal-mondo/il-virus-cinese-come-arma-genetica/
CULTURA
“Cancel culture? Dannosa e ridicola”
13 Maggio 2021
Lo scrittore Giuseppe Culicchia contro i nuovi censori: “Sono come il Ministero della Verità di Orwell”
Mai banale, autore di romanzi importanti, capace di spaziare dall’immaginario pop alla satira all’intimismo non sdolcinato, e molto più trasgressivo degli autorini reputati tali ma che poi fanno la fila per prendersi uno Strega baciando il santino di Berlinguer. Sto parlando di Giuseppe Culicchia e sono al telefono con Giuseppe Culicchia, per fare quattro chiacchiere, e a lui rivolgo qualche domanda sul politicamente corretto e dintorni.
La biografia ufficiale di Philip Roth ritirata perché il suo autore è accusato di molestie, un grande scienziato liberal come Richard Dawkins accusato di transfobia, l’autobiografia di Woody Allen bloccata dal suo iniziale editore. Elisabetta Sgarbi ha detto che cancel e culture sono due parole che non possono stare insieme. Mi viene in mente il tuo E finsero felici e contenti. Questa finzione sta diventando pericolosa o credi che diventerà così ridicola da distruggersi da sola?
«La cosiddetta cancel culture è ridicola e pericolosa. Ridicola perché non ha alcun senso mettere all’indice certi libri o film adducendo come motivazione la condotta sessuale o le idee in materia di diritti degli autori, o pretendere di emendare o vietare i classici perché non conformi allo Zeitgeist: accusare Le avventure di Huckleberry Finn o Cuore di tenebra di razzismo perché vi compare la parola negro o per come vi vengono descritte le popolazioni africane è addirittura surreale; Mark Twain si batté per l’abolizione della schiavitù, Conrad scrisse l’atto d’accusa più feroce contro il colonialismo. Pericolosa perché cancellare dal nostro passato le cose che non ci piacciono, anziché studiarle e formarsi un pensiero critico, significa semplicemente impedirsi di comprendere non solo la letteratura o il cinema, ma anche la Storia nella sua complessità».
Parliamo di femminismo. Appena obietti qualcosa a una donna sei misogino. Ma loro, per esempio la Murgia o la Valerio o tante altre, possono tranquillamente dire che tutti i maschi sono come figli di mafiosi. Mi sembra che al contrario ci sia un problema di misandria. Oltre al fatto che a queste paladine del femminismo se togli il femminismo non resta niente. Non sono certo esempi di eccellenza.
«Se penso al femminismo penso a un saggio che lessi e mi illuminò da ragazzo, Dalla parte delle bambine, di Elena Gianini Belotti, o al romanzo Cassandra di Christa Wolf, o a figure come Angela Davis e Leni Riefenstahl. Io sono nato maschio, bianco, eterosessuale, e sono diventato padre: francamente, l’unica cosa per cui mi sento in colpa in quanto individuo è l’aver messo al mondo dei figli in questo mondo così com’è. Ma sono due bambini in gamba, ho fiducia in loro e nel fatto che tra le altre cose sapranno rispettare le donne. Perché il rispetto è fondamentale, e non solo in teoria ma anche in pratica dovrebbe essere reciproco».
Di questo passo arriveranno a bandire tutte le opere d’arte e non solo. Il politicamente corretto vuole cambiare i dizionari cancellando le parole. La parola con la N, la parola con la F, sembra di vivere in una crociata di parole crociate.
«Cancellare le parole è, non a caso, il compito di Syme, il funzionario del Ministero della Verità che in 1984 di Orwell è incaricato di redigere il dizionario della Neolingua. Ma l’uso distorto delle parole parte da lontano e non riguarda solo le minoranze: si pensi al mondo del lavoro, in cui i licenziamenti sono diventati esuberi, o agli eufemismi usati al tempo del giornalismo di guerra embedded, in cui le vittime civili si sono trasformate in danni collaterali. Per tornane all’ambito della comicità, chiedere a un comico di seguire il manuale del politicamente corretto significa non solo spuntarne le armi ma impedirgli di fare il suo mestiere. E come sempre, in Italia esistono due pesi e due misure: oggi per esempio si condanna fermamente il body-shaming nel momento in cui è rivolto a una figura pubblica di sinistra, ma per vent’anni il bersaglio è stata una di destra e nessuno ha fatto un plissé».
Tu sei anche il traduttore di Bret Easton Ellis, anche lui si è scagliato contro il politicamente corretto. Mi sembra che negli Stati Uniti la situazione sia peggiore che da noi.
«Il fatto che il politicamente corretto e la cancel culture siano nati negli Usa non è casuale: sono il Paese dell’individualismo e del narcisismo più esasperati, e basterebbe rileggere o magari leggere La cultura del piagnisteo di Robert Hughes per farsi un’idea delle radici di un fenomeno nato nei campus di quelle università dove ridicolmente e pericolosamente viene eliminata dai corsi di studio perfino l’Iliade, perché sessista, maschilista, violenta e patriarcale. Da noi del resto c’è chi vorrebbe fare lo stesso con la Divina Commedia, con buona pace dell’anno dantesco».
Come è noto io sono mezzo frocio, almeno di me stesso lo posso dire?
«Direi di sì, io ho amici che si definiscono tranquillamente zoccole. Il fatto è, e le recenti polemiche nate dal caso Rai/Fedez ne sono una dimostrazione lampante, che il discorso sui diritti delle minoranze ha totalmente oscurato quello sui diritti dei lavoratori. Che il 1º Maggio si parli di omotransfobia anziché del dramma di un Paese che ha visto non solo la perdita di 900mila posti di lavoro ma anche l’azzeramento di ogni possibile progetto di futuro per intere generazioni che all’indomani dell’introduzione delle leggi sul precariato possono sperare al più in uno stage da 600 euro al mese, per tacere di chi si riduce a lavorare gratis pur di aggiungere una qualche esperienza al suo curriculum, è emblematico. Ma del resto le politiche liberiste sono state abbracciate proprio dal maggior partito di quella che un tempo era la sinistra, quindi perché stupirsi? Diritti civili, migranti, antifascismo danno l’impressione di essere altrettante foglie di fico per chi di fatto ha introdotto il precariato in Italia con il famoso pacchetto Treu, nel 1997, quando al governo c’era Romano Prodi. E poi ci si lagna della fuga dei cervelli, o ci si scandalizza perché i corrieri di Amazon non possono neppure andare in bagno».
Il pianeta Terra ha quattro miliardi e mezzo di anni, la vita sulla Terra c’è da quattro miliardi di anni ma siamo preoccupati di quello che stiamo facendo al pianeta negli ultimi cinquant’anni e come vivranno gli esseri umani tra cento anni. Ti appassiona il futuro dell’umanità?
«Ti confesso che c’è in me una grande curiosità: il mondo è un magazzino di storie, e vorrei sapere come continueranno. Morire sarà come dimenticare su un treno l’unica copia esistente di un libro che si è iniziato con il viaggio, con pagine molto belle e altre decisamente dolorose, e altre ancora inutili, ma nel complesso molto interessante. Da questo punto di vista, sarà un vero peccato».
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/cancel-culture-dannosa-e-ridicola-1946181.html
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Combattere la guerra delle parole strategicamente!
Il mediatore tecnologico (la rete) è il perno del contendere. Chi controllerà il WEB nel prossimo futuro controllerà il futuro dell’umanità e questo a livello geostrategico è chiarissimo a tutti gli attori in @GioCo che non perdono tempo (e colpi) per combattere la loro guerra per il predominio dello spazio virutale prossimo venturo. L’alleanza del GAFA+TV+quotidiani, somma una potenza di fuoco della propaganda mai vista prima. Certo, oggi non siamo sprovveduti come negli anni ’30 dove non c’era nemmeno l’idea che i mezzi di comunicazione moderni potessero essere messi al servizio di una “guerra delle parole“. Dopo Edward Bernays non possiamo più fare finta che il mediatore comunicativo non sia entrato a pieno titolo nella lista delle armi da guerra indispensabili nel prossimo futuro, tanto quanto l’atomica.
Sono passati molte decadi e c’è stata una contro-propaganda circa il periodo del totalitarismo, tipo “mai più“, solo per arrivare oggi a rivedere la stessa tirrannia tornare “in punta di piedi“, attutata con gli stessi propositi da altre generazioni di plutocrati, legate anche storicamente a quelle vecchie (come la IG Farben, oggi Bayer, che ha acquisito di recente la Monsanto) mai realmente uscite di scena, ma anzi, oggi con un nuovo impero speculativo con mire di dominio totale e non “solo” globale, degno di un fumetto o un film surreale, tipo vendita delle “canistracci oil” di Pozzetto (QUI) che non ha bisogno di aggiungere altro sui meccanismi, se non fosse così drammatica la conseguenza rispetto la nostra vita futura.
Ma peggio, la propaganda alla “happy days” made in hollywood ci ha convinto che eravamo in grado di discernere l’informazione buona da quella cattiva, lasciandoci totalmente impreparati all’assalto del digitale che oggi stiamo subendo, realizzato dall’efficiacia delle attuali metodiche di propaganda, capace di elevare un muro di consenso che fino al 2019 non era nemmeno immaginabile. Ma è ovvio che il tempo non gioca a favore dei padroni del discorso che devono muoversi velocemente, sapendo che gli scenari sociali, già di loro molto mutevoli per definizione, vanno costantemente rimodellati in epoca liquida e a questo proposito adesso siamo in una fase discendente, dove occorre sfruttare il momento per “caricare” le future incursioni propagandistiche di rilievo per i padroni del discorso, seguendo sempre lo stesso schema che abbiamo visto fin’ora:
1. negare qualcosa di inaccettabile (introducendo l’argomento che prima non era nemmeno discutibile) inerente la restrizione delle libertà o altre concessioni che comprimono i diritti fondamentali
2. introdurre il dubbio che siano concetti granitici, spaccando l’opinione pubblica e lasciando che la parte contraria “alla novità” sia rappresentata da personaggi improponibili o comunque demistificati apposta (caricando gli altri di valore mistico -mediatico-) i quali non devono fare altro che sottolineare l’ovvio. Un esempio per tutti, quelli del CTS Vs Salvini (o Sgarbi). I personaggi mistificati che dovessero poi compiere “errori” di comunicazione sarà gioco facile “farli rientrare velocemente nei ranghi” dato il loro altissimo grado di ricattabilità (mediatica).
3. ottenuto l’obbiettivo di far passare la restrizione dei diritti da una massa critica sufficiente, si prepara il terreno per il passo successivo di ulteriore restrizione, con allentamenti che capitalizzino il consenso (trasformando il dissenso in aperta disinformazione) e poi si torna al punto 1.
Dato che viene cavalcata una questione sanitaria con propaganda che “parla alla pancia“, il tutto avviene con andamento altalenante sfruttando i cicli epidemici influenzali che rimangono stagionali per via del tipo di patologia scelta. Cioé con fase repressiva in periodo invernale e fase liberatoria (concessa selettivamente) in periodo estivo.
In specifico l’allentamento delle restrizioni di questi mesi ha uno scopo molteplice: dare il contentino a chi protesta in modo da abbassare la tensione sociale, permettere a chi gestisce attualmente la propaganda di recuperare credibilità verso gli indecisi in modo da togliere ossigeno alla controinformazione, preparare il terreno per la prossima offensiva che è già scritta nero su bianco.
Detto questo, base comune su cui il lettore medio di CDC credo non possa che concordare, ora vorrei passare a schematizzare l’intera questione per inquadrarla non in modo dialettico come ho fatto fin’ora, ma schematico, in modo che ogni aspetto sia ben chiaro e con essi la strategia e la tattica coerenti.
COMBATTERE LA GUERRA DELLE PAROLE
PROSSIMO OBBIETTIVO DELL’OFFENSIVA: per la prossima stagione invernale, accusare un gruppo virtuale (ad esempio i “no-vax” o disinformatori) precostruito apposta, di inibire o rendere vacua la campagna di vaccinazione, scaricando loro addosso qualsiasi fallimento circa il contenimento della epidemia. Un esempio: verranno dichiarati “untori” coloro che rifiutano il vaccino in quanto saranno additati come causa della persistenza del Vidocq e dello sviluppo delle sue conseguenti varianti nei settori oggi dichiarati (apposta) “COVID FREE”.
Eeh, no, la logica non salverà nessuno dalla propaganda!
PREMESSA: se non l’avete ancora capito siamo in guerra, una guerra delle parole, certo, perché questa è la propaganda, una guerra combattuta con le parole. Per ciò inevitabilmente il propagandista ci da degli assist impagabili continui, che però putroppo non sappiamo sfruttare ed è questa l’arma vincente su cui contano, tenendoci costantemente “distratti” da queste incongruenze dialettiche anche con la politica della seppia (o della “cacofonia controllata” data da una sovrabbondanza confusa -sempre apposta- di informazioni). Vediamo quali sono e perché non riusciamo a sfruttare queste “occasioni“.
AZIONI CONTRO-INFORMATIVE: anticipare le azioni della propaganda (ovviamente obbligatoriamente pianificate) togliendo le parole dalla bocca dei “padroni del discorso“, riappropiandoci del discorso, è lo scudo più efficace di cui possiamo disporre. La fortuna è che sappiamo perfettamente quali sono questi passi, sono scritti nero su bianco in documenti liberamente consultabili, come quelli del WEF. Quindi non è difficile. Chiaramente tale azione avrà efficacia nella misura esatta in cui riusciremo nella diffusione anticipata, non prevedo su larga scala. Più persone verranno esposte all’anticipazione di quanto avverrà, più diverremo automaticamente “micro-fonti credibili” e potremmo giocarcela poi almeno entro il nostro ristretto parco di contatti, ma sempre seguendo lo schema demistificatore che punta a recuperare il dubbio, dal momento che la propaganda deve per forza costruire un rapporto fideistico con le parole (NOI NO!!!) essendo intrisecamente incoerente perché ha obbiettivi differenti da quelli esplicitati (tipo “curare” mentre si fanno mancare le cure giuste e si ammazza la gente).
L’AUTOGOL DELLA CONTRO-INFORMAZIONE: ripetere che con le vittime della propaganda non c’è dialogo e convincersi che effettivamente rappresentano dei “nemici“. Certo che insistere a usare il linguaggio della contro-informazione per convincere il propagandato è come pensare che picchiando più forte HULK avremo alla fine ragione di lui. Una fesseria. Bisogna ricomporre un dialogo usando però il lessico della propaganda, non per “convincere” o avere ragione del nostro prossimo, ma per recuperare il senso del dubbio (restituendogli la coscienza che l’ha perduto nel frattempo) che è “solo” il passo fondamentale intermedio per qualsiasi dialogo che non sia monodirezionato, cioé fideistico (tipo religione per intenderci). Perché con la fede non si ragiona, si ragiona solo con il dubbio.
Quindi la contro-informazione efficace deve parlare alla pancia del propagandato, dove si è stabilita la sua relazione fideistica, sottostando alle leggi emotive per esempio senza mai “aggiungere” informazioni che per fede non accetterebbe perché è stato istruito a rifiutarle, utilizzando le parole con l’obbiettivo di restituire il dubbio e nient’altro. Per ciò si sfruttano gli assist (le contraddizioni intriseche) che ci fornisce la stessa propaganda in abbondanza a quest’unico scopo.
VEDIAMO COME SI POTREBBE FARE PER CONTRASTRARE L’OBBIETTIVO SOPRA ESPOSTO
1. In tutto il paese si stanno istituendo zone “covid free” sulla base di come procede la campagna di vaccinazione. Ma ci viene anche detto che il vaccino non protegge dalle varianti che sono più pericolose del virus originale.
2. Ci vengono restituite libertà sulla base della campagna di vaccianzione, come la libertà di spostamento e tra i sudditi di sua Maestà (gli inglesi) anche di contatto fisico (abbracci). Ma noi non siamo liberi dalle varianti, quindi stiamo basando queste scelte su necessità personali, come la voglia di tornare alla normalità, ed economiche perché bisogna pur mangiare.
3. Dato quindi che procediamo in questo modo, cosa eviterà il prossimo inverno una ondata uguale se non peggiore di quella dell’inverno appena passato? Se poi i provvedimenti presi fin’ora hanno funzionato come hanno funzionato, cosa ci proteggerà? Semplice, trovare un capro espiatorio come nel medioevo, per esempio chi ancora non si è vaccinato verrà accusato di essere l’untore che provoca le varianti e per ciò sarà perseguito con ogni mezzo lecito e illecito.
Negheranno? Si, è possibile. Ma tanto è il carico di valore strategico da spendere dopo che conta, carico che ora è in mano totalmente del propagandista che se la sta già giocando al meglio del suo potenziale (esempio QUI).
Noi siamo pochi, confinati e malridotti. Ma se il bombardamento della propaganda ha ridotto le capacità raziocinanti dei propagandati (vittime della propaganda) che rimangono inconsapevoli di essere vittime, alla contro-informazione etichettata nel frattempo “disinformazione” in ogni sede e luogo di confronto, perché il propagandista sa benissimo che solo dominando il lessico lo scontro avverrà sul territorio di suo dominio esclusivo, non va meglio, perché i contro-informati sempre con la pancia reagiscono. Purtroppo! Certo, reagiscono a una informazione che rimane più coerente al suo interno (perché non vuole essere propaganda, mira ad essere ricca di contenuti e non di parole) ma comunque con la pancia e quindi “per convizioni” e non ragionamenti. Ad esempio per ciò che percepiscono più che per ciò che hanno elaborato.
Quindi sono privi di strategia e hanno tattiche deboli che rinforzano le ragioni della propaganda. Propaganda che non perde occasione per sfruttare tali tattiche rigirandole a suo favore. Tipo etichettare le proteste come “assembramenti di no-vax e no-mask causati dalla disinformazione“.
La contro-informazione dorme quindi sulla convizione di “avere la verità” o comunque di avere una descrizione più vera della realtà, quando l’avversario usa strategie che hanno proprio come obbiettivo l’inibizione di quelle verità e di quelle specifiche descrizioni. Ci troviamo quindi in una condizione simile a quella degli indiani d’America nel periodo del far-west, che per fermare l’invasione dei coloni protetti da fucili e pistole, facevano rituali di gruppo per diventare immuni alle pallottole dei bianchi. Gli indiani avevano sul campo tutti i numeri per prevalere: erano più forti, conoscevano meglio il territorio e le sue risorse, le sapevano sfruttare meglio ed erano in generale più numerosi e pericolosi ma persero miserabilmente perché offrivano i loro petti nudi in campo aperto alle armi da fuoco dell’esercito, pur avendo concretamente la possibilità di impostare strategie e tattiche che non lo rendevano necessario. Quindi non solo non avevano una vera strategia ma conservavano anche tattiche molto deboli, tanto deboli da essere favorevoli al loro avversario.
Non vogliamo almeno noi imparare dal passato?
P.S.
Come sempre ricordo che ciò che scrivo non riguarda la verità, ma la coerenza. Non so se quello che dico è vero, non cerco verità e non ho da condividere nulla che la riguardi. Ciò che condivido è parte di un quadro coerente più generale, un puzzle dove ogni pezzo si incastra con gli altri formando una immagine più generale che poi è utile per filtrare la realtà in via più ordinata e mirata. Una guida concettuale e ricca di spunti da cui poi far discendere conseguenze che si irradiano non solo nel tempo, per esempio il passato per cercare senso in certi eventi storici o il futuro per prevederli, ma anche nello spazio, per andare a comprendere perché certi fatti di cronaca si sono svolti in quel modo o certe persone si sono comportate in quell’altro e sollevare dubbi dove si osserva un contrasto, un imprevisto che a questo punto diventa elemento fertile per arricchire l’immagine coerente più generale.
FONTE: https://comedonchisciotte.org/forum/opinioni/combattere-la-guerra-delle-parole-strategicamente/
L’epidemiologo di Stanford sbugiarda Crisanti e accusa Formigli: «Travisato in tv»
A cura di Fabio Dragoni, “La Verità” maggio 2021
Ioannidis, celebre epidemiologo di Stanford, tira le orecchie al microbiologo di riferimento per i chiusuristi: «Il mio studio non è stato ritirato». E a «Piazzapulita» contesta: «Mi hanno messo in bocca parole non mie»
Da qualche giorno è l’epidemiologo del momento anche qui in Italia. Professore di medicina, epidemiologia e salute pubblica all’università di Stanford, John P. A. Ioannidis è diventato noto anche al grande pubblico televisivo italiano. Si è parlato di lui nelle ultime due puntate di Piazzapulita su La 7. Chi legge La Verità non si farà cogliere impreparato. Il primo a parlarvi di lui è stato il nostro Antonio Grizzuti, che nel numero del 31 marzo vi ha illustrato uno dei suoi ultimi studi, pubblicato sul Journal of clinical epidemiology. Le conclusioni sono chiare: «Pur non potendo
escludere piccoli benefici dalle chiusure (in gergo Npi) in termini di contenimento della diffusione dei casi, non ne troviamo di significativi. Simili riduzioni possono essere raggiungibili con provvedimenti meno severi».
Ioannidis ha cioè confrontato i risultati delle serrate totali e delle sole limitazioni alla mobilità. E arriva a una conclusione. Indipendentemente dalla severità della chiusura, i risultati sono identici. In sostanza fa a pezzi il lockdown e con questo tutta la retorica dei chiusuristi. A partire da quella di Andrea Crisanti, che nella trasmissione andata in onda giovedì 22 aprile perde le staffe di fronte al deputato leghista Claudio Borghi. Questi invitava alla prudenza di fronte alle continue proposte di chiusura proprio citando il lavoro di Ioannidis che però – a detta di Crisanti – sarebbe stato ritirato poiché contestato da molti suoi colleghi. Con i quali Ioannidis si sarebbe addirittura scusato. Questa – in sostanza – la lapidaria sentenza di Crisanti, cui veniva generosamente concessa l’ultima
parola «in quanto esperto».
Passano sette giorni e in quella trasmissione – anche se in collegamento – si siede chi scrive.
Vengono mandati in onda alcuni minuti di una chiacchierata che Ioannidis ha avuto con un altro Andrea. Il divulgatore scientifico Casadio, che collabora spesso con la redazione di Piazzapulita. Trasmissione che pure Ionnidis ha visto e sul quale muove alcuni appunti. Con gentilezza, ma al contempo con fermezza.
Chiede che sia resa disponibile l’intera intervista in lingua originale. «Mi preoccupa il fatto che la trasmissione italiana ogni tanto mi metta in bocca alcune parole molto diverse da quelle che ho detto». E si sofferma con precisione in almeno due punti della trasmissione indicando ora, minuti e secondi in cui la traduzione di Casadio sarebbe stata tutt’altro che fedele.
Ioannidis, infatti, non si è solo riguardato quella intervista tradotta in italiano ma pure tutta la trasmissione.
E anche quella di una settimana prima. «Non parlo bene l’italiano», mi dice lo studioso, «ma lo capisco e sono quindi rimasto sbalordito dalle parole del professor Crisanti e da quelle con cui Andrea Casadio – una settimana dopo – ha travisato l’intervista»
Mi sento chiamato in causa di persona, avendo vivamente discusso con Casadio in quella sede su questi temi. Sebbene continuamente interrotto riesco a fatica a esprimere un paio di concetti chiave. A partire dal fatto che gli studi scientifici sono tutti fatti per essere analizzati, dibattuti e se del caso confutati. Ma questa operazione non può che avvenire mediante pubblicazione di osservazioni e repliche argomentate su riviste scientifiche. Soprattutto attraverso la pubblicazione di ricerche sottoposte alla revisione di altrettanti esperti cattedratici (peer review), come appunto nel caso Ioannidis.
Non possono essere certo le battute di colore di Casadio a demolire la validità del lavoro scientifico.
Il tono di loannidis si fa serio. «È stato abbastanza triste e non particolarmente onorevole che (Casadio, ndr) abbia scelto di presentarmi a Piazzapulita come un “bastian contrario”, ma ognuno ha diritto alla sua opinione. Tuttavia, il fatto che nessuno dei miei documenti sia stato ritirato” non è un’opinione soggettiva. È un fatto oggettivo».
loannidis si rivolge direttamente ad Andrea Casadio: «Questa diffamazione è grave e inaccettabile e devasta principalmente la tua credibilità, non la mia, fino a quando non ti correggerai».
Eh già proprio così. Perchè i due Andrea (Casadio e Crisanti) sono accomunati non solo dal nome di battesimo ma anche da un’accusa che a loannidis non va affatto giù. Quella di aver ritirato un suo studio dalla circolazione. «Nessuno dei miei paper è stato ritirato». E loannidis inizia a snocciolare numeri sulla rilevanza scientifica dello studio. Dico la verità, mi perdo. Lo studioso alla fine mi ringrazia per averlo difeso in trasmissione.
In realtà ha ben poco da ringraziarmi. Mi sono semplicemente limitato a osservare che l’indice H di Ioannidis (un numero che misura la qualità e la produttività del lavoro di un accademico) era oltre tre volte quello di Crisanti. Mi verrebbe da notare che anche sommando l’indice H dei vari Crisanti, Galli, Burioni, Ricciardi e Pregliasco non arriveremmo al suo di numero. Non lo faccio. Non mi va di trascinarlo nel pollaio. Mi limito semplicemente a salutarlo. E ringraziarlo a mia volta per la pazienza.
FONTE: https://disinformazione.it/2021/05/05/lepidemiologo-di-stanford-sbugiarda-crisanti-e-accusa-formigli-travisato-in-tv/
DIRITTI UMANI
NELLA CINA COMUNISTA ANCHE PREGARE DIO È UN ATTO EVERSIVO
“Inflessibili atei marxisti”. È questo il profilo richiesto dal presidente cinese, Xi Jinping, ai funzionari del Partito Comunista. E tutti devono allinearsi a questa dottrina, anche i cittadini a cui sono negati i diritti fondamentali, tra cui quello di professare liberamente la propria fede. E dunque: cristiani, musulmani, buddisti, taoisti, attivisti per i diritti umani e soggetti considerati a vario titolo antigovernativi, ogni giorno rischiano il carcere (se non la morte) se il Partito decide che le loro preghiere, pensieri e atteggiamenti sono atti eversivi.
Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Acs (Aiuto alla chiesa che soffre), “la libertà religiosa è violata in quasi un terzo dei Paesi del mondo (31,6%), dove vivono circa due terzi della popolazione mondiale; 62 Paesi su un totale di 196 registrano violazioni molto gravi della libertà religiosa. Il numero di persone che vivono in questi Paesi sfiora i 5,2 miliardi, poiché tra i peggiori trasgressori vi sono alcune delle nazioni più popolose del mondo: Cina, India, Pakistan, Bangladesh e Nigeria”.
La più grande dittatura comunista esistente, dunque, negli anni, attraverso leggi e regolamenti, ha intensificato la repressione ai danni di tutte le minoranze, anche quelle religiose. Nel report di Acs si legge ancora: “La repressione antireligiosa in Cina assume molte forme e prende di mira molti gruppi. Le violazioni più eclatanti della libertà religiosa sono quelle compiute contro gli uiguri e le altre comunità prevalentemente musulmane della regione autonoma dello Xinjiang (chiamato anche Xinjiang uiguro), dove le atrocità hanno raggiunto una tale portata che un numero crescente di esperti le descrive come un vero e proprio genocidio. La repressione ha incluso l’incarcerazione di un numero compreso tra 900mila e 1,8 milioni di uiguri, kazaki, kirghisi e membri di altre comunità islamiche in oltre 1.300 campi di concentramento14. I civili sono stati arrestati e confinati nei campi in seguito ad espressioni pubbliche della propria religiosità, come il portare la barba lunga, il rifiutarsi di bere alcolici, o l’impegnarsi in comportamenti che le autorità definiscono come segni di ‘estremismo religioso’”.
E alle altre religioni non va meglio: in Tibet il Buddismo continua ad essere preso di mira e oppresso. “I cristiani, sia cattolici che protestanti – denuncia Acs – non sono stati risparmiati, e hanno dovuto affrontare gravi violazioni della libertà religiosa. Migliaia di croci sono state abbattute, molte chiese distrutte o chiuse e diversi membri del clero cristiano sono stati incarcerati. Nel novembre 2019, 500 leader delle Chiese domestiche hanno firmato una dichiarazione in cui si afferma che “le autorità hanno rimosso le croci dagli edifici, costretto le chiese ad appendere la bandiera cinese e a cantare canzoni patriottiche, e hanno vietato ai minori di frequentare le cerimonie religiose”.
Insomma, una vera e propria persecuzione che riguarda anche i cittadini, controllati da telecamere presenti in tutta la Cina. Si stima che il Partito Comunista abbia disseminato 626 milioni di telecamere contro i dissidenti. Scanner altamente sofisticati che controllano i comportamenti di tutti, premiando i buoni e punendo i cattivi. Davanti a tutto questo, l’Europa e il nostro Paese hanno fatto un passo indietro rispetto alla violazione dei diritti umani e il totale disprezzo della democrazia, in nome del Dio denaro.
I rapporti con la Cina, soprattutto da parte di certi partiti di sinistra e movimenti italiani, negli anni sono stati a dir poco equivoci. Forse in pochi ricordano le visite top secret di Beppe Grillo a novembre 2019 nella sede dell’ambasciata cinese a Roma: due nel giro di 24 ore, che scatenarono una vera e propria polemica. Il capo del M5S ai tempi ironizzò spiegando di aver portato il pesto al diplomatico. Ma c’era (e c’è) davvero poco da ironizzare.
Adesso, però, qualcosa forse si sta muovendo. Il 4 maggio, la Commissione europea ha sospeso i suoi sforzi per far ratificare dagli Stati membri e dal Parlamento l’accordo di investimento concluso alla fine del 2020 con Pechino, ritenendo l’ambiente politico inadeguato. E l’Onu ha organizzato una conferenza per discutere proprio la situazione degli uiguri, su cui si parla di vero e proprio genocidio. Ma da Pechino è prontamente arrivata la richiesta di annullare la riunione ritenuta “basata su menzogne”.
(*) Tratto da Lab Parlamento
FONTE: http://www.opinione.it/esteri/2021/05/13/souad-sbai_cina-comunista-pregare-dio-atto-eversivo-fondazione-acs-libert%C3%A0-religiosa/
“Bambini usati per sperimentazioni vaccino Covid: dobbiamo opporci!” ▷ Alterio presenta la moratoria
Vaccini, vaccini e ancora vaccini. Difficile sentire parlare di altro in questo 2021. La campagna di vaccinazione contro il Covid viene promossa costantemente e senza possibilità di dibattito, difficile sentire voci fuori dal coro. Ora, mentre la popolazione adulta viene freneticamente inoculata, inizia la discussione sulla vaccinazione dei più giovani, addirittura dei bambini.
“Insieme al nostro partner BioNTech, abbiamo annunciato uno studio globale per valutare ulteriormente il nostro vaccino COVID19 in bambini sani di età compresa tra 6 mesi e 11 anni“. Così twittava il 25 marzo il CEO di Pfizer Albert Bourla, annunciando l’intenzione di voler rendere il vaccino somministrabile anche per i più piccoli. Stessa volontà – da parte di un altro esponente di Big Pharma – era stata testimoniata anche dall’ANSA il 12 febbraio: “Il vaccino anti-Covid della Johnson & Johnson verrà sperimentato sui bambini dai 2 mesi ai 18 anni in vari centri internazionali“. Tra questi è stato selezionato anche l’ospedale Buzzi di Milano, come conferma all’ANSA Gianvincenzo Zuccotti, primario di Pediatria dell’ospedale. «Abbiamo saputo da poco di essere stati selezionati tra i centri che svilupperanno questo studio. Spero che potremo partire tra un paio di mesi». I due colossi della farmaceutica viaggiano dunque nella stessa direzione, sperimentare il vaccino anche sui bambini per ampliare ancora di più la platea dei richiedenti.
Ma alcune domande non possono essere ignorate. Considerando la quasi inesistenza di problematiche Covid nei bambini, sarebbe giusto sottoporli a una campagna di vaccinazione? Considerando che numerosi studi hanno evidenziato come i bambini siano scarsi vettori di trasmissione del virus, le motivazioni della vaccinazione sarebbero rilevanti? C’è davvero urgenza e necessità di vaccinare questo segmento di popolazione?
Di questo abbiamo parlato con la giornalista e scrittrice Tiziana Alterio – autrice del libro ‘IL DIO VACCINO’ – a ‘Un Giorno Speciale’ in compagnia di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.
“Non possiamo permettere che trattino i bambini come cavie!”
“In 500, tra medici e sanitari, hanno appena lanciato una moratoria per chiedere la sospensione immediata delle vaccinazioni sui bambini per tutta una serie di motivazioni. Prima di tutto perché i bambini sono i meno colpiti: secondo dati ISS ci sono stati quattro morti, ma bambini con patologie pregresse molto gravi; in America sono stati in tutto 278 bambini, ma anche in questo caso con patologie pregresse.
Fra l’altro è stata diffusa una ricerca Svizzera in cui emerge che i bambini sono quelli che diffondono meno il virus.
La situazione è molto confusa, perché la sperimentazione è stata lanciata dall’ospedale Buzzi il 12 febbraio scorso però in realtà altre sperimentazioni sono già partite nei centri territoriali. Io ho raccolto testimonianze di alcune mamme di bambini portatori di handicap che sono state chiamate per inoculare il vaccino senza, fra l’altro ricevere un consenso informato.
Questo è aberrante, perché intanto si tratta di sperimentazioni e va comunicato alla famiglia il rischio che c’è. Mi ricordano un po’ i metodi che la stessa Pfizer utilizzava nei paesi africani, per i quali ci fu un’inchiesta nel 2000 del Washington Post dove emerse che la Pfizer sperimentava i propri vaccini sui bambini in Africa senza alcun controllo.
Il pubblico ormai non esiste più: la salute e la sanità è completamente in mano ai privati. Ci sono collegamenti tra Big Pharma e le agenzie che devono approvare i farmaci (quindi l’Ema, l’FDI, la fondazione Gates e GAVI Alliance). Il cuore di tutto questo sono tre gruppi d’investimenti come Vanguard, Black Rock e State Street: ecco come si manifesta il pensiero unico. Questi tre grandi fondi si trovano in tutte le grandi multinazionali, dal cibo alla telefonia all’informazione. Tutto è estremamente collegato.
In tutto questo c’entra molto Big Pharma: sono riuscita a intercettare una conversazione tra il direttore finanziario della Pfizer e la Barclays Bank in cui si parlava dei prezzi, un colloquio che fa capire che l’obiettivo unico è massimizzare i profitti e soprattutto cogliere l’occasione straordinaria di questo momento in cui i governi hanno bisogno dei vaccini. Infatti, notizia di qualche giorno fa, la Pfizer ha aumentato del 60% il prezzo dei vaccini.
Occorre capire cosa si sta muovendo. Perché, per esempio, la Russia e la Cina stanno vaccinando poco e la situazione sta tornando alla normalità? Queste riflessioni vanno fatte nei paesi occidentali, dove adesso c’è un’ossessione sulla vaccinazione di massa, che coinvolge anche i bambini: chiedo a tutte le mamme almeno di informarsi, perché siamo nell’ambito di una sperimentazione, e non possono trattare i nostri bambini come cavie!“
Fabio Duranti: “Sentite cosa sta per accadere in Germania”
“E’ ovvio che queste persone che producono queste cose, che hanno aumentato a dismisura il loro fatturato nell’ultimo anno, cosa vuoi che ti dicano?
Vogliamo pensare che tutto il marcio sia finito con la morte dei dittatori della Seconda Guerra Mondiale? No, il male e il marcio esiste ancora purtroppo nel genere umano in persone che vogliono dominare, persone malevole, persone che hanno questo istinto e anche potere economico, allora è ovvio che noi siamo in pericolo e su questo ci deve essere un dibattito, non ci può essere un pensiero unico.
Su questo Tiziana sta facendo un ottimo lavoro per tutelare almeno i bambini, e attenzione perché in Germania il vaccino sta per essere reso obbligatorio anche per i bambini, visto che sembrerebbe un requisito per iniziare il nuovo anno scolastico“.
ECONOMIA
L’auto è ferma? Occhio all’assicurazione: cosa si rischia
14 Maggio 2021 – 07:33
L’obbligo rimane anche per i mezzi non funzionanti pure se custoditi in aree private
Rc auto obbligatoria anche per i mezzi non circolanti e custoditi all’interno di aree private: arriva la sentenza dell’Unione europea che di fatto obbliga gli Stati membri ad adeguare la normativa nazionale a riguardo.
Si fa riferimento precisamente alla sentenza emessa lo scorso 29 aprile per quanto concerne la causa C-383/19, relativa ad un fatto accaduto in Polonia. Ebbene la Corte di giustizia della Ue ha stabilito ancora una volta (il primo precedente nel 2018) che anche per i veicoli non adatti alla circolazione, pur se posteggiati in un’area privata, sussiste l’obbligo di Rca. L’unico esonero a tale norma è previsto per quei mezzi che vengono ritirati ufficialmente dalla circolazione, quindi, almeno per quanto concerne l’Italia, solo nel caso in cui siano stati cancellati dal Pra. L’obbligo di effettuare un’assicurazione, quindi, non decade anche se il mezzo non viene utilizzato o non è più funzionante, e nonostante che il proprietario decida di custodirlo in un luogo privato. Tale sentenza deriva dalla rigida applicazione dell’articolo 3 della direttiva 2009/103/CE, secondo cui la Rca è obbligatoria per ogni veicolo immatricolato in uno Stato appartenente alla Ue fino al momento in cui esso non venga ufficialmente ritirato dalla circolazione secondo quanto previsto dalla legge nazionale di riferimento.
Sono tre i punti chiave per interpretare la sentenza dello scorso 29 aprile. 1)La nozione di veicolo è oggettiva e non può essere condizionata ai fini assicurativi dall’uso che si fa del mezzo. 2)L’obbligo della Rca non è escluso solo perché in un dato momento un veicolo immatricolato è inidoneo a circolare per via delle sue condizioni (anche perché, in teoria, il mezzo potrebbe essere riparato e rimesso in circolazione). 3)La sola intenzione di demolire il veicolo non basta a far venir meno l’obbligo di assicurarlo, ma serve effettivamente procedere alla radiazione.
Cosa accadrà in Italia
Come ha spiegato in dettaglio Il Sole 24 Ore, per quanto riguarda il nostro Paese, siamo ancora in attesa della sentenza della Corte di Cassazione in merito a quanto stabilito dall’articolo 122 del Codice delle assicurazioni. Ci si riferisce, nel dettaglio, all’interpretazione da dare, vista la mutata giurisprudenza europea, alla nozione di “aree equiparate alle strade di uso pubblico”, ovvero se questa si debba riferire anche agli spazi privati entro i quali il veicolo potrebbe essere utilizzato secondo le sue funzioni abituali. Pare non essere a rischio, invece, la possibilità per un automobilista di interrompere temporaneamente l’assicurazione ad un mezzo di sua proprietà in caso di inutilizzo.
Google, 100 milioni di multa Antitrust
14 Maggio 2021
Il Garante: “Ha penalizzato una app di Enel “». La replica: “Questioni di sicurezza”
EVENTO CULTURALE
“Connessioni” di Francesca Sifola
L’autrice Francesca Sifola
Nata tra i libri e tra le parole, da sempre cerca nel linguaggio quel potere di emozionare nella ricerca della realtà, intesa come svelamento di quella libertà che solo il linguaggio intellettualmente onesto sa dare. I suoi romanzi sono creature figli di questa convinzione e spaziano dal romanzo di formazione, al romanzo intimista a quello fantascientifico e al giallo psicologico. In essi confluiscono tutte le sue esperienze di vita, dagli studi umanistici, alle performances teatrali e radiofoniche, al suo modo di vivere che non lascia adito a fraintendimenti: Francesca Sifola è per la parola che sa emozionare e trascinare dentro sé stessa i pensieri più reconditi dell’essere umano.
Connessioni
L’amore, si sa, non segue percorsi prestabiliti e scontati. È talvolta bizzarro, folle, non dà tregua e la protagonista di questa storia non ha mai rinunciato a vivere e ad amare seguendo sentimenti totalizzanti. Dopo un lungo periodo di sguardi, sospensioni e incertezze si fa avanti un uomo che, mettendo da parte le sue paure riesce, abbandonandosi, a immergersi in una storia ricca di pathos e sensualità.
Ma il romanzo di Francesca è, soprattutto, lo svelamento di un percorso interiore di forte intensità emozionale che attraversa la vita unendo fili misteriosi, intessuti di casualità che lasciano pensare ad un deciso abbraccio del Destino.
Puoi acquistare Connessioni di Francesca Sifola qui:
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GIUSTIZIA E NORME
Come comportarsi quando si viene fermati dalle forze dell’ordine
Se veniamo fermati dalle forze d’ordine dobbiamo avere un dialogo equilibrato e soprattutto rilassato. Sono uomini anche loro…
REGISTRARE TUTTO
La prima importante regola è riprendere tutta la scena col telefonino (possibilmente con data e ora, altrimenti dire a voce “Oggi (specificare data e ora)……..ci troviamo (specificare il luogo)… sono stato fermato da due agenti (specificare se polizia, vigili, carabinieri, guardia di finanza…).
Si può riprendere tutta la scena compresi i volti degli agenti perché il video serve per la propria difesa, e non deve essere divulgato.
Gli agenti NON possono impedire la registrazione e neppure toccare e/o sequestrare il telefonino: sarebbe un reato molto grave!
IDENTIFICAZIONE DELLA PERSONA E DELL’AGENTE
Durante l’ambito della polizia amministrativa gli agenti non possono arrestare nessuno! Hanno sempre però la facoltà di identificare le persone, per cui basta avere in tasca un documento di identità. Attenzione il documento non è obbligatorio (a meno che non si stia guidando), ma è bene sapere che la polizia può sempre disporre il fermo per l’identificazione e quindi portare la persona in caserma facendo perdere molto tempo
Gli agenti di pubblica sicurezza devono identificarsi sempre, soprattutto quando sono a piedi e fermano una persona. Se si viene fermati in auto invece basta la divisa e la paletta. Abbiamo il diritto di chiedere nome, cognome, grado e la placchetta di riconoscimento (che dovrebbe essere sempre ben visibile sulla divisa).
Se l’agente non si identifica e non ha la placchetta visibile sulla divisa commette illeciti disciplinari!
CONTRADDITTORIO CON LA POLIZIA
E’ molto utile avere un contraddittorio pacato e tranquillo con gli agenti.
Non appena si viene fermati e ci viene contestato un illecito, mentre registriamo il video chiedere espressamente agli agenti qual è il reato che abbiamo commesso. La loro risposta sarà quasi sempre sui Dpcm… Quindi ripeteremo di nuovo: “Mi scusi agente, qual è il reato che avrei commesso?”. Sempre registrando il videoA questo punto è bene ricordare all’agente alcune cose importantissime: “Lei sa che queste norme (Dpcm) la cui violazione lei mi sta contestando, sono in contrasto con la Costituzione e con i Diritti fondamentali e inviolabili dell’uomo?”
(Art. 1: Diritto al lavoro; Art. 13: Libertà personale; Art. 16: Libertà di movimento).
“Si rende conto che Lei sta violando la Costituzione, quella su cui ha giurato?”
IL VERBALE
Se dopo il contraddittorio e aver espresso le nostre motivazioni l’agente compila il verbale, nessun problema, può farlo, ma vanno ricordate alcune cose…
Deve essere sempre redatto in DUE COPIE, una per l’agente e una per il “trasgressore”.
E’ utile ritirare il verbale? Si ma non è importante.
Nel verbale i nomi degli agenti DEVONO essere indicati chiaramente assieme ai numeri di matricola. Se non lo fanno è un ulteriore vizio, ma comunque, in fase di contestazione i nomi verranno fuori successivamente, quindi non è un problema.
Il verbale le forze dell’ordine lo devono contestare immediatamente, se ciò non viene fatto, siamo di nuovo in presenza di un altro vizio.
Firmare il verbale si può farlo senza problema perché è solo una notifica che significa che ci hanno consegnato il documento. Comunque sia non è obbligatorio firmare.
Molto utile invece è aggiungere una dichiarazione personale al verbale soprattutto per correggere delle contestazioni di situazioni non vere. Se per esempio ci contestano di non aver con noi la mascherina, ma questa l’avevamo in tasca, va scritto nel verbale “Non è vero che non avevo la mascherina. Ce l’avevo in tasca”; ”Non è vero che ero fuori dal comune…”; ”Non è vero che….”
Nel verbale infine si possono poi fare delle dichiarazioni di principio. Per esempio quello che ci viene contestato (mascherina, guida oltre l’orario di coprifuoco, ecc.) viola la Costituzione e i Trattati internazionali dei Diritti dell’uomo. Se non c’è spazio fisico per scrivere tutto, gli agenti sono obbligatia fornire un foglio aggiuntivo dove poter scrivere tutto quello che si vuole.
LA MULTA NON SI PAGA
Ovviamente la multa non si paga! Se si paga significa accettare per cui non si potrà più contestarla.
Una volta fatta la multa abbiamo 30 giorni dalla notifica per mandare al prefetto – mediante Pec o raccomandata con ricevuta di ritorno – delle osservazioni di principio (per esempio la violazione della Costituzione, dei Diritti fondamentali dell’uomo, ecc.).
La forze dell’ordine deve attendere 60 gg per il pagamento, dopodiché manderanno in automatico la multa in Prefettura.
Le osservazioni da fare non sono obbligatorie ma sarebbe opportuno e utili farle per contestare al prefetto il cosiddetto “Difetto di motivazione”. Se infatti alla fine la prefettura ci dovesse consegnare il foglio prestampato (come accade quasi sempre) dove ci impone di pagare la multa, commette una violazione amministrativa (chiamata “difetto di motivazione”) perché non ha risposto alle osservazioni che avevamo fatto!
Se alla fine nonostante tutto ci ordinano di pagare, ovviamente non si paga nulla…
Informazioni estrapolate dai video dell’avvocato Alessandro Fusillo
Art. 1 Costituzione
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Art. 13 Costituzione
“La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”
Art. 16 Costituzione
“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la LEGGE stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche”.
Art. 651 Codice Penale (sull’identità personale)
“Chiunque, richiesto da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, rifiuta di dare indicazioni sulla propria identità personale, sul proprio stato, o su altre qualità personali, è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a euro 206”.
E’ sufficiente declinare le proprie generalità, non essendo richiesto di fornire un documento attestante la propria identità personale.
Numeri di emergenza
112 CARABINIERI
113 POLIZIA
115 VIGILI DEL FUOCO
117 GUARDIA DI FINANZA
FONTE: https://disinformazione.it/2021/03/09/come-comportarsi-quando-si-viene-fermati-dalle-forze-dellordine/
Obbligo vaccinale: il No del Consiglio d’Europa al tempo delle Fake News
Abstract:
Il Consiglio d’Europa, in ossequio al principio di autodeterminazione del singolo in materia sanitaria, ha approvato una risoluzione con cui dice “No” all’obbligo vaccinale anti Covid-19, nonché alle eventuali politiche volte ad incentivare le vaccinazioni, ma discriminatorie nei confronti di chi sceglie di non immunizzarsi. E il bilanciamento tra autodeterminazione e fake news non è neppur semplice da rintracciare.
Indice:
Obbligo vaccinale: la crescente sfiducia nelle vaccinazioni e la reazione degli Stati
Obbligo vaccinale: la Risoluzione del Consiglio d’Europa del 21 Gennaio
Obbligo vaccinale: il ruolo dell’informazione. Conclusioni
Obbligo vaccinale: la crescente sfiducia nelle vaccinazioni e la reazione degli Stati
Dopo la valanga di fake news sul Covid-19, che hanno portato a comportamenti spesso sbagliati, ora è la volta delle “bufale” sul vaccino. Nei primi mesi del 2021, complice l’auspicata accelerazione nella somministrazione del farmaco, si sono susseguite numerose dichiarazioni sulle presunte – o reali – affidabilità sicurezza ed efficacia degli stessi.
Anche le dichiarazioni guardinghe di alcuni virologi hanno contribuito alla diffusione del timore (spesso ingiustificato) e delle reazioni di diffidenza in ampi settori dell’opinione pubblica, i quali esprimono non poche riserve sui tempi ristretti delle sperimentazioni del vaccino, arrivati a Dicembre 2020.
Certo, nella storia delle vaccinazioni non si era mai vista una campagna così martellante e capillare, a livello globale, ed una scoperta così rapida. Ma i dati scientifici dei primi tre mesi hanno già smentito ampiamente tali supposizioni.
È innegabile come nell’ultimo decennio, in tutta Europa, si sta assistendo ad una crescente sfiducia nei confronti dei vaccini, accusati – senza alcun fondamento – di causare danni alla salute, soprattutto se somministrati in dosi massicce e in un breve lasso di tempo. A questa sfiducia è seguita una preoccupante diminuzione del numero delle persone che decidono di accettare la somministrazione del farmaco, con la conseguenza di assistere a focolai di malattie, ormai facilmente gestibili, come il morbillo e la varicella.
Benché la competenza sanitaria, a livello comunitario, sia di competenza degli Stati membri, il Consiglio Europeo – nel 2018 – ha raccomandato soluzioni rapide ed efficaci contro «la rapida diffusione della disinformazione attraverso i social media e gli antivaccinisti in pubblico» che hanno contribuito ad alimentare «pregiudizi, nonché una maggiore diffidenza e timori nei confronti di eventi collaterali non dimostrati».
La questione, dapprima solo mediatica, ha avuto in seguito un riflesso sul piano politico, portando alla riforma delle legislazioni nazionali in materia di vaccini, innalzando il numero di quelli obbligatori per mantenere la cd. “immunità di gregge” e sfidare il crescente scetticismo.
Attualmente, ben 14 Paesi dell’Unione Europea, non prevedono alcun vaccino obbligatorio, tra cui Portogallo, Spagna, Irlanda, Germania e Svezia. Va precisato, però, che le autorità sanitarie tedesche, pur non obbligando alla vaccinazione, ne raccomandano fortemente la somministrazione ai minori prima dell’iscrizione alla scuola primaria, richiedendo l’esibizione del Libretto delle Vaccinazioni.
Tra i Paesi che prevedono le vaccinazioni, invece, rientrano la Lettonia – con ben 13 vaccini – e la Francia, che di recente ha aumentato il numero di quelli obbligatori per legge da 3 a 11.
In Italia, la Legge n.119/2017 (cd. Legge Lorenzin) ha reintrodotto un obbligo vaccinale mediato: non sono stati predisposti Piani di vaccinazione di massa, come negli anni ’60 del secolo scorso, ma la mancata somministrazione preclude l’iscrizione alla scuola dell’infanzia, ma non alle elementari. In quest’ultimo caso, i minori vengono segnalati all’ASL competente e i genitori possono essere passibili di sanzione amministrativa.
Quello che emerge è un quadro molto disomogeneo, ma che mostra come i Pasi Europei – con il sostegno dell’Unione – siano orientati verso una disciplina molto più stringente, con la collaborazione delle autorità locali per la segnalazione di eventuali profili di rischio.
Obbligo vaccinale: la Risoluzione del Consiglio d’Europa del 21 Gennaio
L’Assemblea del Consiglio d’Europa, lo scorso 21 Gennaio, ha approvato su proposta di Jennifer De Temmerman – deputata all’Assemblée National francese, iscritta al gruppo centrista Libertés et territoires – a larghissima maggioranza, una Risoluzione a favore del “No” all’introduzione dell’obbligo vaccinale anti-Covid, nonché il proprio parere contrario ad eventuali patentini/passaporti vaccinali.
Nella Risoluzione si legge, nello specifico, che occorre assicurare «che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno a livello politico, sociale o in altra forma può fare pressioni perché le persone si vaccinino se non lo scelgono autonomamente».
La raccomandazione è anche quella di assicurare che «nessuno venga discriminato se non vaccinato», che «si comunichi in maniera trasparente il contenuto dei contratti stipulati con i produttori» e che si individuino programmi di indennizzo per chi riporta danni alla vaccinazione. «Le misure non devono comunque violare il diritto e la libertà di ogni individuo alla propria autonomia fisica e consenso informato» e, citando la Convenzione di Oviedo, sottolinea che garantisce i diritti e la dignità «senza discriminazioni». «L’articolo 5 afferma che un intervento nel campo della salute può essere compiuto solo dopo che la persona ha fornito un consenso informato e libero. Nel caso dell’esitazione vaccinale, ciò implica che non si può imporre con la forza». In caso di eccezioni previsti dalle singole leggi nazionali, le condizioni si devono interpretare alla luce dei criteri stabiliti dalla CEDU.
È stato approvato, inoltre, un emendamento che recita: «I certificati di vaccinazione non dovrebbero essere usati come “passaporto vaccinale” (ai confini, per i viaggi aerei o per l’accesso ai servizi). Tale uso sarebbe non scientifico in assenza di dati sull’effettiva efficacia dei vaccini nella riduzione della trasmissione, sulla durata dell’eventuale immunità acquisita e della percentuale di “fallimenti” nel produrre immunità dovuti alle nuove varianti, alla carica virale e ai ritardi nelle seconde dosi. Tale uso porrebbe anche problemi di privacy e, tenendo conto della limitata disponibilità di vaccini, potrebbe perpetrare e rafforzare pratiche di esclusione e discriminazione».
Obbligo vaccinale: il ruolo dell’informazione. Conclusioni
Affinché tutto ciò possa divenir realtà, e non solo buone intenzioni, a tutela dell’autodeterminazione del singolo, è necessario che il cittadino venga correttamente informato su tutte le questioni inerenti alla vaccinazione anti Covid-19.
Il bilanciamento tra il diritto all’informazione a la tutela della salute appare alquanto problematico, considerata l’attesa messianica di questo vaccino e le reazioni che si sono registrate di fronte a manifestazioni di scetticismo sulla sua capacità di farci uscire dalla pandemia.
Un ruolo cruciale, certamente, lo giocheranno le piattaforme social: già Facebook e Twitter sono stati in grado di canalizzare i flussi informativi in una direzione predeterminata che, nel caso di specie, è quella della selezione e rimozione di contenuti ritenuti falsi o, quantomeno, non supportati da evidenze scientifiche e non riconducibili a fonti istituzionali. Stanno lavorando, inoltre, con le istituzioni di igiene pubblico come l’OMS e l’Unicef, per diffondere messaggi a favore del vaccino antinfluenzale su tutta la piattaforma, fornendo loro gli strumenti per raggiungere più persone.
In ambito nazionale, ruolo cruciale è affidato al ruolo del singolo giornalista, il quale deve evitare «nella pubblicazione di notizie su argomenti scientifici un sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o speranze infondate», come recita il testo novellato dell’Art.6 del Testo Unico dei Doveri del Giornalista, in materia di deontologia professionale.
Il ruolo dei media non è quello di alimentare pulsioni disfattiste e autodistruttive, né di legittimare comportamenti lassisti e di disimpegno rispetto alle norme dettate a protezione della nostra salute.
Invece, si è creata una polarizzazione tra due schieramenti estremisti: gli allarmisti – in servizio permanente ed effettivo – e i minimalisti, sempre pronti a trovare punti di paragone tra il Covid-19 e altre patologie del passato.
In Italia, già dopo l’inizio delle vaccinazioni, l’opinione diffusa – sia nel Governo, sia nell’opinione pubblica – si riferiva ad un vaccino “fortemente raccomandato”, piuttosto che obbligatorio. Sul punto ha preso posizione anche il Comitato Nazionale di Bioetica che, nella persona del Presidente, ha riferito come l’obbligatorietà dei vaccini sia da prendere in considerazione come extrema ratio.
Ma nel contesto descritto, anche la decisione di rendere il vaccino anti-Covid obbligatorio potrebbe rivelarsi necessaria, per superare le fasi più acute dell’emergenza. In questo caso, anche la Giurisprudenza della CEDU non sembra porre particolari limitazioni o divieti, purché una simile decisione venga adottata nel rispetto delle procedure democratiche di produzione legislativa costituzionalmente previste e sia finalizzata alla tutela della salute pubblica, sempre tenuto conto del già citato largo margine di apprezzamento di cui godono gli Stati.
FONTE: https://www.filodiritto.com/obbligo-vaccinale-il-no-del-consiglio-deuropa-al-tempo-delle-fake-news
IMMIGRAZIONI
“A bordo due scafisti…”. Salvini smonta il teorema dei pm
14 Maggio 2021
Lo scorso 10 aprile la procura di Catania ha chiesto il non luogo a procedere per l’ex ministro dell’Interno. Adesso c’è attesa per la decisione di domani
LA LINGUA SALVATA
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PANORAMA INTERNAZIONALE
Alle origini dell’intesa tra Russia e Cina
Il sistema internazionale sta venendo interessato da dei processi di deformazione tettonica di natura epocale. Perché la guerra fredda 2.0, e in esteso la competizione tra grandi potenze, condurranno inevitabilmente ad un profondo rimescolamento della divisione del potere nelle terre emerse, simile, per dimensioni e portata, a quello avvenuto all’indomani della fine della seconda guerra mondiale (crollo definitivo dell’eurocentrismo nelle relazioni internazionali) o della guerra fredda (estinzione del bipolarismo e avvio del momento unipolare).
In palio, rispetto agli episodi storici menzionati di cui sopra, non v’è l’egemonia globale: né gli Stati Uniti né la Cina, e meno che mai la Russia, invero, sono o sarebbero in grado di sostenere i gravi oneri derivanti dal mantenimento di un impero terracqueo. Il mondo è troppo caotico perché su di esso troneggi un solo re: la Casa Bianca ha appreso questa dura ed inalterabile verità nel corso del breve paragrafo unipolare post-guerra fredda, che, cominciato all’insegna delle crisi in Iraq e Iugoslavia e proseguito con Afghanistan, Guerra al Terrore (War on Terror) e inattesi ritorni di fiamma in una varietà di teatri, si trova, oggi, sul viale del tramonto a causa della resurrezione della Russia, dell’ascesa della Cina e, a latere, di una competizione tra grandi potenze che, divise dalla (geo)politica, sono accomunate dall’anelito di accelerare la transizione multipolare.
Fondamentale è il ruolo che sta venendo giocato da Russia e Cina all’interno di questo contesto altamente conflittuale e dalle implicazioni potenzialmente epocali. Le due potenze egemoni dell’Eurasia, approfittando del fatto che gli Stati Uniti abbiano avuto gli occhi puntati sulla Guerra al Terrore per un’intera decade, hanno lentamente guadagnato terreno nel continente (e oltre) e istituzionalizzato la loro visione di lungo termine per tramite di un partenariato strategico che con lo scorrere del tempo ha dato vita ad un asse adamantino. Ed è così che, nel periodo compreso tra Euromaidan e l’inizio dell’era Trump, l’Orso e il Dragone hanno messo da parte le ultime diffidenze e rivalità, tenendo a mente la lezione del tranello Kissinger, inaugurando ufficialmente l’avvio della nuova guerra fredda tra Occidente e Oriente.
Le ragioni del Cremlino
Euromaidan è stato per gli anni 2010 quello che gli attentati dell’11 settembre sono stati per i primi anni 2000: uno spartiacque. Perché la riapertura ufficiale del confronto egemonico tra Russia e Occidente si deve precisamente alla rivoluzione colorata più celebre del nuovo secolo, che ha comportato la transizione subitanea e traumatica dell’Ucraina dalla sfera d’influenza russa a quella occidentale – traslando in realtà i sogni di Zbigniew Brzezinski – e che è stata seguita dall’invasione-per-annessione della Crimea da parte del Cremlino e dall’introduzione di un regime sanzionatorio antirusso da parte del blocco euroamericano.
Ed è a quel punto, in occasione dell’annuncio di un regime sanzionatorio avente come obiettivo il tracollo economico della Russia, che Vladimir Putin opta l’incamminamento in una strada battuta in passato e terminata rovinosamente: l’asse antiegemonico con il Celeste impero. L’amalgamazione è tanto rapida quanto estesa: non v’è settore che le due potenze escludano dalla cooperazione avanzata, dai più intuibili (come lo scambio di beni energetici e il turismo) ai più imprevedibili (come Artico, telecomunicazioni e difesa).
A questo punto sorge un “però”. La fusione tra le due potenze è avvenuta troppo rapidamente perché possa essere giustificata da una delle tante rivoluzioni colorate, e da una delle molteplici e periodiche crisi tra Russia e Occidente. È vero: la differenza tra Euromaidan e la rivoluzione delle rose in Georgia è immane, ma perché rivolgersi proprio alla Cina?
La verità è che le due potenze, legate da un trattato di amicizia e buon vicinato siglato nel 2001, stavano ponderando la costruzione di un asse antiegemonico da molto tempo. Entrambe erano state toccate direttamente dal dramma delle guerre iugoslave – con Mosca testimone inerme della disgregazione di Belgrado e con Pechino spettatrice del bombardamento della propria ambasciata, ufficialmente avvenuto per errore ma ufficiosamente condotto per punire gli scambi di intelligence con i serbi – ed entrambe avevano appoggiato con riluttanza i cambi di regime nell’Iraq di Saddam Hussein e nella Libia di Muammar Gheddafi, sullo sfondo di rivoluzioni colorate nello spazio postsovietico e di un crescente protagonismo militare occidentale nell’Indo-Pacifico.
Euromaidan, in sintesi, ha svolto la funzione della classica goccia che fa traboccare il viso: vaso che, lungi dall’essere stato riempito nel corso del 2014, era stato saturato da oltre un decennio di operazioni di polizia globale da parte della Casa Bianca. Non a caso, dapprima che la Cina intervenisse in soccorso della Russia nel dopo-regime sanzionatorio, le due nazioni avevano dato prova di una volontà collaborativa in Siria e in Venezuela.
Le ragioni di Pechino
Quella tra Russia e Cina è la più classica delle alleanze strategiche possibili e immaginabili. Per capirlo, e senza scendere troppo nel dettaglio, basta focalizzare l’attenzione sui principali punti di forza dei due attori in campo:
- Mosca ha da sempre prediletto l’apparato militare, puntando sullo sviluppo di armi e strumenti sempre più potenti e, al tempo stesso, relegando l’economia in secondo piano. Ancora oggi, infatti, il governo russo continua a dipendere eccessivamente dall’esportazione di gas e risorse naturali, risultando troppo sensibile a fattori esterni avversi (e non parliamo soltanto delle sanzioni economiche).
- Pechino ha puntato tutto sulle riforme economiche. Dal 1979, in maniera “graduale e progressiva”, come amano ripetere i funzionari cinesi, la Cina si è aperta al mondo esterno mettendo a disposizione degli altri prima la sua immensa forza lavoro, poi il suo enorme mercato interno. È così che il Dragone ha frantumato ogni record, arrivando oggi a insidiare gli Stati Uniti per ciò che riguarda gli indicatori economici più rilevanti.
Per quanto riguarda l’esercito, Xi ha modernizzato le forze armate imitando, non a caso, la Russia. L’Esercito Popolare di Liberazione cinese (EPL), ovvero il braccio armato del Partito Comunista cinese, è stato ridimensionato tanto dal punto di vista numerico che nell’intera struttura di comando. Marina e Aeronautica hanno eroso spazi di importanza alle forze di terra, ora ridimensionate e ridotte. L’Epl ha, di fatto, assorbito la dottrina militare di Mosca, sia per ristrutturare l’esercito che per modernizzare l’equipaggiamento. Xi Jinping ha poi “imitato” Putin, usando le suddette riforme militari per stabilire un fermo controllo sull’esercito.
Non solo: strateghi e ufficiali cinesi continuano a essere istruiti nel pensiero russo della cosiddetta New Generation Warfare, ovvero nella guerra di nuova generazione. Questo punto di contatto ha cementato un patto d’acciaio tra russi e cinesi sfociato in esercitazioni terrestri, marittime e aree. Tutte esercitazioni congiunte, affiancate ad altre operazioni in aree altamente sensibili come l’informazione e la tecnologia antimissile. Possiamo dunque dire che la Russia ha messo sul tavolo le proprie conoscenze militari, mentre la Cina ha risposto con una notevole spinta economica.
Considerando che i progetti inerenti alla Belt and Road Initiative hanno un valore totale di 575 miliardi di dollari, e che l’investimento in campo energetico vale, da solo, il 45% del pacchetto, la Russia è ben felice di prestarsi a una sorta di relazione win-win. Non solo: stando alle ultime statistiche, al termine del primo trimestre del 2020, Mosca ricopre il ruolo di maggior beneficiario della BRI, con 126 progetti all’attivo e un valore di 296 miliardi di dollari. Facile, dunque, intuire già così le ragioni dell’alleanza russo-cinese. Siamo di fronte a un rapporto complementare, un asse calibrato al dettaglio per garantire un mondo multipolare e opporsi, in più ambiti, all’egemonia incarnata dagli Stati Uniti.
Appurate le ragioni della partnership russo-cinese, è interessante dare un’occhiata alle origini di questa vicinanza. Iniziamo subito col dire che le relazioni tra Mosca e Pechino sono migliorate dal 1991 in poi, ossia dopo il crollo dell’Unione Sovietica. In seguito alla caduta dell’Urss, infatti, la Cina iniziò a specchiarsi nella Federazione Russa, lasciando in secondo piano la sponda americana. Ricordiamo che quelli erano gli anni in cui l’opinione pubblica statunitense riteneva plausibile trascinare il Dragone nell’alveo delle democrazie occidentali soltanto appoggiando le sue riforme economiche e coinvolgendolo nelle organizzazioni internazionali, tra cui l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Nel 1992 Russia e Cina affermarono di star perseguendo una partnership costruttiva, mentre nel 1996 si parlò di partnership strategica. Nel 2001, invece, le due potenze firmarono un trattato di amicizia e cooperazione.
La SCO, un esempio di successo
La punta dell’iceberg della partnership russo-cinese può essere rappresentata dall’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO). Siamo di fronte al segno più evidente di una svolta eurasiatica nelle alleanze globali, realizzabile in molteplici campi d’azione: dalla cooperazione economica e militare alla lotta al terrorismo, dalle esercitazioni congiunte a una spiccata convergenza negli atteggiamenti politici e dei valori perseguibili.
Alcuni analisti hanno definito la SCO una sorta di Nato asiatica, visto e considerando che questo organismo intergovernativo è stato fondato nel giugno 2001 da sei capi di Stato – Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan – sulle ceneri del precedente Gruppo di Shanghai. Oggi si sono aggiunti altri Paesi, Pakistan e India, oltre che Afghanistan, Bielorussia, Iran e Mongolia nei panni di osservatori e Azerbaigian, Cambogia, Nepal, Turchia, Sri Lanka ed Armenia nelle vesti di partner di dialogo.
La SCO, utile sia alla Cina che alla Russia, è operativa per quanto concerne la cooperazione in sicurezza, economia e cultura. La sua efficacia potrebbe tuttavia essere indebolita dall’asimmetria insita nella relazione sino-russa, ben visibile in ambito economico. Il Pil della Russia non raggiunge neppure quello della provincia cinese del Guandong, mentre la sua spesa per la difesa, come ha sottolineato ISPI, è appena un terzo rispetto a quella cinese.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/russia-e-cina-alle-origini-dell-intesa-cordiale-del-21esimo-secolo.html
LA VERITÀ SULL’INDIA IN 3 MINUTI: VE LA DIMOSTRO CON UNA VIGNETTA… È DA RIDERE! ▷ Duranti
13 maggio 2021
Si sono sprecati i titoli sul #Covid in #India in questi ultimi giorni: “India, catastrofe Covid: strade trasformate in forni crematori a cielo aperto, record di morti”, “Covid, India al collasso. Ancora 300mila #contagi al giorno e corpi cremati in strada”, “India, troppi #morti per Covid: le #cremazioni vengono fatte nel parcheggio”. A leggere i giornali si potrebbe pensare che in India si stia consumando un dramma degno del più epico dei film apocalittici. Ma cosa accade se con una semplice equazione si confronta quello che sta succedendo in India con quello che è successo in #Europa o in #Italia? Che semplicemente è l’opposto di quanto vi stanno raccontando. Ecco una vignetta che esplica molto bene il gioco di numeri su cui si basano i titoli dei giornali, con il commento di Fabio #Duranti e Francesco Vergovich. ▷ ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE YOUTUBE: https://bit.ly/2MeYWI7 ▷ ULTERIORI APPROFONDIMENTI SU: https://www.radioradio.it/ “C’è una vignetta molto interessante: Europa contro India. Nei giorni scorsi si è parlato dell’olocausto indiano, in questa vignetta si vede la differenza tra Europa e india. In Europa ci sono 748 milioni di persone e abbiamo oltre un milione di morti, con l’Italia leader. L’India con un miliardo e trecento milioni di persone ha duecentotrentamila morti. Noi abbiamo vissuto molto di peggio, i loro tremila o quattromila morti al giorno non sono niente in confronto ai nostri mille morti al giorno. Dove è l’olocausto? L’olocausto è qua, non là. Quindi la narrazione che ci ha fatto percepire l’olocausto indiano è una follia generale.
Di cosa stiamo parlando?”.
VIDEO QUI: https://youtu.be/RUQe2l2bI3k
FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=RUQe2l2bI3k
POLITICA
Un linguaggio aggregatore per il “Fronte del Dissenso”
Di Raffaele Varvara, ComeDonChisciotte.org
Dopo l’assemblea tenutasi sabato 24 aprile a Roma, le centinaia di associazioni, comitati, movimenti, collettivi che in questi mesi hanno organizzato manifestazioni in tutta Italia, hanno dato ufficialmente vita nella serata di lunedì 10 maggio al “Fronte del Dissenso”, un coordinamento nato per unire e incanalare le energie verso un percorso condiviso di liberazione. Un’ impresa per nulla facile, anche se l’unione viene invocata da più parti ma c’è bisogno di costruire un comune denominatore per tenere salde le varie anime e le varie sensibilità del Fronte.
Le buone intenzioni ci sono, tuttavia manca un linguaggio, un’idea guida, un pensiero che unisca le persone a livello intimo e profondo. Urge trovare un motivo serio, un ideale attorno al quale radunarci per incidere nuovamente nella storia. Per unirci serve trovare una buona colla per ricostruire l’estrema frammentazione creatasi dopo 40 anni di neoliberismo che ci ha sbiciolati tutti nel nostro io egocentrato. Il collante è una parola, un nuovo linguaggio perché il linguaggio è procreatore della nuova realtà. Per questo occorrono chiavi di lettura diverse, perché le chiavi della scienza, della medicina e dell’epidemiologia, dell’immunologia non colgono la complessità del presente. Servono chiavi di lettura storiche, sociali, politiche e culturali poiché ci accingiamo a contestare un intero sistema arrivato ormai alla frutta, e non (solo) le conseguenze dell’epidemia.
Per innalzare il livello della rivendicazione bisogna ricontestualizzare le parole come disaccordo, protesta, contestazione, defezione, insubordinazione, ammutinamento, rivolta, insurrezione, ribellione, sollevazione, rivoluzione. Solo dando una nuova forma a questo linguaggio, le manifestazioni diventeranno un atto politico forte, radicale, allegro, pacifico e non violento, altrimenti ha ragione chi sostiene che le manifestazioni, così come sono condotte oggi, servono a nulla.
Il primo appuntamento per passare al capitolo successivo di questo libro di storia contemporanea che stiamo scrivendo insieme è a Roma dal 18 maggio in poi a Montecitorio. Fate il massimo per convergere nella capitale, nella settimana in cui il DL sarà discusso e convertito in legge.
Ma attenzione, non è una tragedia se l’obbligo verrà convertito in legge. Anzi, dopo questa ennesima violenza perpetrata ai danni del popolo italiano, il nostro anelito di liberazione sarà ancora più forte e servirà per combattere decisi il protrarsi di questa dittatura.
Restate sintonizzati: è solo l’inizio di una primavera e di un’estate rovente.
frontedeldissenso@gmail.com per salire a bordo della divertente giostra della rivoluzione contemporanea!
FONTE: https://comedonchisciotte.org/un-linguaggio-aggregatore-per-il-fronte-del-dissenso/
SCIENZE TECNOLOGIE
Proponiamo ai nostri lettori questo articolo per mostrare le continue incongruenze e contraddizioni a cui si presta il mainstream.
Nonostante non esistano studi che possano garantire l’efficacia delle mascherine nella prevenzione del contagio, in questo articolo, dove vengono riportate informazioni allarmanti riguardo l’effetto negativo che le mascherine posso avere sulla nostra salute e, più in generale, sulla salute del nostro pianeta, a causa della presenza di metalli pesanti e microplastiche che, da oltre un anno, a tonnellate vanno a finire nei nostri mari e oceani, in questo articolo appunto le mascherine vengono comunque descritte come utili, addirittura “essenziali per porre fine alla pandemia”.
Siamo di fronte ancora una volta alla più palese dimostrazione di cosa resta al giorno d’oggi dell’informazione italiana. Chiunque non abbia ancora compreso l’impatto negativo che queste mascherine avranno nel medio/lungo termine o è colluso o è ignorante. Ciò che resta di questo articolo è la spaventosa dimostrazione della presenza di metalli pesanti ed inquinanti tossici nelle mascherine, un fatto di cui tutti devono essere messi a conoscenza.
Al termine dell’articolo vi alleghiamo lo studio italiano in peer review sulla degradazione delle mascherine chirurgiche nell’ambiente. Buona lettura!
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ilsalvagente.it
di Ettore Cera
La presenza di metalli pesanti e il rilascio di microfibre dalle mascherine minacciano la salute dei cittadini e quella dell’ambiente. L’allarme arriva da due distinte ricerche condotte rispettivamente dall’Università di Swansea, nel Galles, e dall‘Università di Milano-Bicocca.
Partiamo dai metalli pesanti rilasciati dai dispositivi di protezione, che a contatto con l’acqua, diventerebbero un veicolo pericoloso di inquinamento e rappresenterebbero una seria minaccia per la salute umana. I ricercatori britannici hanno scoperto che le mascherine, fondamentali per proteggerci dal Covid, rilasciano nell’ambiente piombo, antimonio, cadmio e rame.
Inquinanti tossici
I test effettuati dall’università gallese, come riporta il quotidiano La Repubblica, hanno rilevato la presenza di “livelli significativi di inquinanti in tutte le mascherine testate”, con la presenza di “micro e nano particelle e metalli pesanti rilasciati nell’acqua durante tutti i test”. Questi hanno “un impatto ambientale sostanziale” con danni per la salute pubblica, e anche a basse dosi possono rivelarsi tossici. “L’esposizione ripetuta potrebbe essere pericolosa poichè le sostanze trovate hanno legami noti con la morte cellulare, la genotossicità e la formazione del cancro“, viene spiegato nella ricerca. Inoltre questi inquinanti tossici hanno proprietà bioaccumulative minacciando la catena alimentare e quindi l’uomo.
Il professor Sarper Sarp, capo del progetto, ha dichiarato che “tutti noi dobbiamo continuare a indossare le mascherine perché sono essenziali per porre fine alla pandemia. Ma abbiamo anche urgente bisogno di più ricerca e regolamentazione sulla loro produzione, in modo da ridurre i rischi per l’ambiente e la salute umana”.
Una chirurgica rilascia in mare fino a 173mila microfibre al giorno
L’altra allerta arriva da uno studio dell’Università di Milano-Bicocca: una mascherina chirurgica nell’ambiente marino rilascia fino a 173mila microfibre al giorno. La ricerca evidenzia i rischi ambientali dovuti allo smaltimento non corretto dei dispositivi di protezione anti-Covid.
Il risultato della ricerca condotta da un team di chimici del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della terra dell’ateneo milanese dal titolo “The release process of microfibers: from surgical face masks into the marine environment” con autori Francesco Saliu, Maurizio Veronelli, Clarissa Raguso, Davide Barana, Paolo Galli, Marina Lasagni, è stato recentemente pubblicato sulla rivista Environmental Advances.
Lo studio ha approfondito il meccanismo di degradazione foto-ossidativa delle fibre di polipropilene presenti nei tre strati delle mascherine chirurgiche e ha fornito un primo dato quantitativo relativo alla cessione di microplastiche. Per le mascherine, infatti, così come succede per molti altri oggetti di uso quotidiano, il dato relativo alla stabilità oltre il limite di utilizzo non era disponibile in letteratura.
Il lavoro sperimentale è stato condotto sottoponendo mascherine usa e getta disponibili commercialmente ad esperimenti di invecchiamento artificiale, designati per simulare ciò che avviene nell’ambiente, quando una mascherina abbandonata inizia a degradarsi a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici e, in particolare, alla radiazione solare. Un processo che può durare diverse settimane prima che il materiale giunga al mare, dove è poi sottoposto a stress meccanici prolungati indotti dal moto ondoso. È qui che avviene il maggior rilascio di microfibre. Le misure condotte con tecniche di microscopia elettronica e microspettroscopia infrarossa hanno evidenziato come una singola mascherina chirurgica esposta alla luce UV-A per 180 ore sia in grado di rilasciare centinaia di migliaia di particelle del diametro di poche decine di micron.
Gli effetti di queste microfibre sugli organismi marini sono ancora da determinare. A questo proposito è in corso una collaborazione con i ricercatori del MaRHE center, il centro di ricerca e alta formazione dell’Ateneo alle Maldive. Come già acclarato per altre tipologie di microplastiche, quali ad esempio quelle prodotte dalla degradazione dei materiali utilizzati per il confezionamento di alimenti o generate durante il lavaggio di tessuti sintetici in lavatrice, sono possibili sia danni da ostruzione in seguito ad ingestione, sia effetti tossicologici dovuti alla veicolazione di contaminanti chimici e biologici. Preoccupa inoltre la presenza di frazioni sub-micrometriche, potenzialmente capaci di attraversare le barriere biologiche.
“Speriamo che questo nostro lavoro possa sensibilizzare verso un corretto conferimento delle mascherine a fine utilizzo e promuovere l’implementazione di tecnologie più sostenibili”, hanno commentato Francesco Saliu e Marina Lasagni, rispettivamente ricercatore e docente del dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della terra di Milano-Bicocca.
Mike Whitney
unz.com
“Ora abbiamo abbastanza prove per vedere una chiara correlazione tra l’aumento dei decessi per Covid e le campagne di vaccinazione. Questa non è una coincidenza. È uno sfortunato effetto indesiderato dei vaccini. Non dobbiamo chiudere un occhio e fingere che questo non stia accadendo. Dobbiamo fermare immediatamente ogni somministrazione di vaccino Covid, prima di creare una vera pandemia che non saremo in grado di controllare…” Dr. Janci Lindsay, Ph.D.
Perché qualcuno dovrebbe farsi iniettare una sostanza i cui effetti avversi a lungo termine sono completamente sconosciuti?
È estremamente pericolosa. Eppure, milioni di persone in tutto il mondo sono già state inoculate con un ibrido intruglio che non è stato approvato dalla FDA, non soddisfa i rigorosi standard di sicurezza dei vaccini precedenti ed è enormemente più letale di qualsiasi vaccino dei tempi moderni.
Perché? Perché così tante persone si sottopongono a questo esperimento?
È un mistero, vero?
Tutta la gamma dei vaccini Covid-19 non è stata adeguatamente testata, non ha concluso le prove di fase 3 e non è sicura. E qui non stiamo parlando nemmeno degli effetti “a breve termine.” Per quanto tragici possano essere i decessi e i gravi effetti collaterali degli ultimi giorni, questi impallidiscono in confronto alla strage a cui potremmo assistere nel prossimo futuro, quando i destinatari del vaccino scopriranno che i loro sistemi immunitari, ormai compromessi, non saranno più in grado di combattere le nuove infezioni o i ceppi naturali del virus. Questo stesso fenomeno era emerso anni fa in esperimenti su animali, dove ad alcuni furetti era stato iniettato un siero sperimentale che avrebbe dovuto aiutarli a sviluppare una “risposta anticorpale duratura” all’infezione. Sfortunatamente, qualche tempo dopo, quando i furetti erano stati esposti al virus selvaggio, erano morti tutti. Tutti quanti.
È questo il nostro futuro? È questo che possiamo aspettarci tra qualche anno, quando le comuni infezioni respiratorie e l’influenza stagionale spazzeranno il Paese, lasciando milioni di persone gravemente malate o morte?
È vero, i vaccini sembrano fornire un certo grado di immunità temporanea, ma a quale costo? Avete esaminato i rapporti sugli eventi avversi o vagliato la possibilità che queste iniezioni possano provocare danni a lungo termine al vostro sistema vascolare, al vostro cuore o alle vostre capacità cognitive? I critici dei vaccini enfatizzano tipicamente la lunga lista di lesioni e decessi legati ai vaccini, ma questo è un errore. [Quello che spaventa] non sono le morti e le lesioni già avvenute, ma l’oceano di morbilità che potremmo dover affrontare in futuro, quando le malattie a lunga incubazione cominceranno ad emergere, travolgendo un sistema sanitario pubblico sovrasaturo e lasciando molti a cavarsela da soli.
È possibile un tale scenario?
Sì, è possibile, forse, anche probabile.
Avete un’idea di cosa faranno questi vaccini una volta entrati nel vostro corpo? Vi rendete conto che si diffonderanno nel vostro flusso sanguigno e arriveranno ovunque, cevello compreso? Vi rendete conto dei pericoli che questo comporta per la salute e la sopravvivenza in generale? Il professor Sucharit Bhakdi, M.D. ha prodotto una serie di video che spiegano la biologia di base di queste nuove iniezioni basate sulla terapia genica. Chiunque stia pensando di farsi vaccinare dovrebbe considerare ciò che dice:
“Il vaccino entra nel vostro flusso sanguigno… State inserendo un gene virale nel vostro flusso sanguigno e questo circolerà… Ora, il vostro flusso sanguigno è un sistema chiuso di tubi. Una volta che quei pacchetti saranno nel flusso sanguigno, quei milioni di pacchetti di geni non ne usciranno più, perché sono intrappolati. E le prime cellule in cui entreranno, saranno le cellule che rivestono i vasi sanguigni…. Queste cellule rivestono i vasi sanguigni in tutto il corpo e in tutti gli organi.
Queste cellule assorbiranno il gene e inizieranno a produrre la proteina spike (che verrà riversata poi nel flusso sanguigno) Allo stesso tempo, la sintesi di questa proteina creerà rifiuti…. Quindi, ora c’è la proteina spike e ci sono i rifiuti. …La proteina spike ha la capacità di attrarre le piastrine, che attivano la coagulazione del sangue. Nel momento in cui le piastrine entrano in contatto con la proteina spike, le piastrine si attivano e iniziano a coagulare il sangue….
Purtroppo, ci sono altre cellule che vengono attirate dai rifiuti. Queste cellule sono i linfociti killer e questi linfociti killer sono programmati per riconoscere la spazzatura prodotta dai virus e quindi uccidere le cellule dove si stanno replicando i virus, quelle che rivestono le pareti dei vostri vasi sanguigni. Questo può accadere ovunque (nel corpo).
… Andiamo ora a vedere quali cellule che rivestono i vostri vasi sanguigni stanno per assorbire questi pacchetti e far produrre loro (proteine spike e spazzatura), cosa che le farà poi attaccare e distruggere dal vostro stesso sistema immunitario…
Qual è il primo sintomo che la gente presenta dopo la vaccinazione? Mal di testa, giusto? Mal di testa, nausea, vertigini, dolori muscolari, perdita del controllo motorio, ecc…
Mi sono chiesto: qual è il denominatore comune tra tutti questi sintomi?
Beh, abbiamo previsto che ci sarebbero stati eventi trombotici molto gravi…soprattutto un forte mal di testa, che è il tipico segno che il sangue si sta coagulando nelle vene del cervello. …Ogni formazione di coaguli nel cervello è potenzialmente letale. E, se si formano coaguli nelle gambe, diventano embolie polmonari che possono anche essere fatali.
… E quando i fattori della coagulazione (piastrine) si esauriscono, la gente può sanguinare. Perché la gente non pensa a queste cose?” (“Interview with Professor Sucharit Bhakdi, M.D on Covid Vaccine”, New American: dal minuto 18). Sottotitolato in italiano qui.
Riassumiamo: Il vaccino viene iniettato in un muscolo del braccio ma il liquido entra rapidamente nel flusso sanguigno, dove rimane intrappolato. Una volta nel flusso sanguigno viene preso (assorbito) dal sottile strato di cellule che rivestono i vasi sanguigni (cellule endoteliali) Le cellule che hanno assorbito la sostanza iniziano a produrre proteine spike e rifiuti. La proteina spike attiva le piastrine, che provocano coaguli di sangue che possono bloccare il flusso di sangue agli organi vitali. Allo stesso tempo, l’uso eccessivo [e il conseguente esaurimento] delle piastrine – che innescano la cascata della coagulazione ematica – può portare ad un’emorragia interna. Queste condizioni apparentemente contrastanti – coagulazione e sanguinamento – hanno attirato l’attenzione di numerosi ricercatori, come il dottor Mike Williams, che ha trattato l’argomento in un recente articolo intitolato: “Clotting and Covid Vaccine ‘Science’.“ Eccone un estratto:
“Effettivamente, qui ci troviamo di fronte a due problemi opposti: la trombosi, che forma un coagulo che può bloccare un vaso che fornisce sangue ad un organo, e la trombocitopenia, che riduce il numero di piastrine necessarie a formare un coagulo, causando sanguinamenti ed emorragie. Entrambi questi problemi possono essere molto difficili da gestire ed estremamente pericolosi, persino letali per il paziente, ma, averli entrambi allo stesso tempo, è incredibile!
La trombosi e la trombocitopenia combinate e correlate alla vaccinazione Covid vengono considerate come un qualcosa di nuovo e di molto raro e, se la coagulazione avviene in un organo vitale… beh, ne stiamo vedendo i risultati: giovani che non dovrebbero morire, muoiono.” (“Clotting and Covid Vaccine “Science”” UK Column). Tradotto su CDC.
Infatti, “i giovani non dovrebbero morire,” ma stanno morendo perché è stata loro iniettata una sostanza che probabilmente li ha uccisi. C’è qualcuno in grado di confutare una cosa del genere? E i casi di emorragia e di ipercoagulazione sono solo due dei problemi di queste iniezioni. Ci sono anche i “rifiuti” a cui si riferisce Bhakdi. Le scorie attirano i linfociti killer, i globuli bianchi, le cellule immunitarie forse più importanti del nostro organismo. Questi linfociti attaccano le cellule del rivestimento dei vasi sanguigni causando danni al sistema vascolare e agli organi vitali. Per definizione, questo è il sintomo di una malattia autoimmune, quella in cui in cui un sistema immunitario sovrastimolato e iper-aggressivo attacca il suo stesso organismo.
Ancora dall’articolo del Dr. Williams:
“Se dovessimo fare affidamento sulle notizie mainstream e sui rapporti governativi, potremmo essere portati a credere che i problemi di coagulazione con i vaccini Covid fossero del tutto inaspettati e rari. Eppure, i primi avvertimenti sui disturbi della coagulazione causati dal vaccino di Astrazeneca erano già noti prima che il preprint (di cui sopra) fosse pubblicato e molto prima che si iniziassero a produrre gli attuali “vaccini” Covid. Erano noti da oltre un decennio, per essere precisi.
È stata costantemente riportata trombocitopenia in seguito alla somministrazione di vettori di trasferimento genico adenovirale …Nel 2007 si sapeva che il medesimo vettore attualmente usato in molti vaccini Covid causava costantemente trombocitopenia. . .Nel settembre 2020 era stato pubblicato un altro documento dal titolo: SARS-CoV-2 binds platelet ACE2 to enhance thrombosis in COVID-19, che aveva sottolineato un problema con il SARS COV2: :…(Nota: in altre parole, le aziende farmaceutiche sapevano dei problemi di coagulazione e di sanguinamento già dal 2007)
Il SARS-CoV-2 e la sua proteina spike stimolavano direttamente le piastrine e facilitavano il rilascio di fattori della coagulazione, la secrezione di fattori infiammatori e la formazione di aggregati leucocitari-piastrinici.
Questo studio identificava una proteina spike come fattore scatenante la coagulazione. E, naturalmente, una proteina spike è ciò che viene prodotto dalla maggior parte dei vaccini Covid. I regolatori avrebbero già dovuto sentire i campanelli d’allarme, ma non era stato fatto nulla. …. Gli autori avevano brillantemente dimostrato che, nei piccoli vasi sanguigni, la proteina spike, da sola, può indurre la coagulazione interferendo con vari tipi di tessuto.
Il punto chiave di questo studio relativo ai vaccini Covid è che la proteina spike, priva di RNA virale può arrivare nei microvasi cerebrali e provocare una ipercoagulazione. Ancora una volta, nel caso ve lo debba ricordare, i vaccini Covid producono una proteina spike del genere
Un altro lavoro di Nuovo et al, intitolato Endothelial cell damage is the central part of COVID-19 …
In poche parole: ci sono prove schiaccianti che la proteina spike del SARS-CoV-2 [che è anche prodotta sinteticamente dai vaccini Covid] gioca un ruolo centrale nei meccanismi di morbilità e mortalità del SARS-CoV-2; pertanto, il vaccino comporta il medesimo rischio. Per quanto riguarda la coagulazione, questo rischio è maggiore se si riceve un vaccino.
I dati indicano chiaramente che l’ultima cosa che si dovrebbe fare è assumere un vaccino che produce una proteina spike. Come la letteratura ha dimostrato senza ombra di dubbio, questo potrebbe causare danni significativi, inclusi coaguli cerebrali e morte. E quella letteratura era, per la maggior parte, disponibile ancor prima del rilascio al pubblico dei vaccini Covid.” (“Clotting and Covid Vaccine “Science”, Dr Mike Williams, UKColumn)
Capito il quadro?
In altre parole, i ricercatori sapevano da molto tempo che questi tipi di proteine causano problemi di coagulazione, sanguinamento e autoimmunità, che sono esattamente i problemi che stiamo vedendo attualmente. Ed è per questo che pensiamo che la nostra principale area di preoccupazione non dovrebbero essere gli effetti avversi a breve termine e le lesioni, ma il profilo di sicurezza a lungo termine. In breve, qual è la probabilità che i milioni di persone che hanno ricevuto queste iniezioni possano essere seriamente danneggiati in futuro da queste condizioni? Abbiamo bisogno di saperlo.
Ora leggete questo estratto da una lettera aperta di Doctors for Covid Ethics all’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) datata 1 aprile 2021:
“Le nostre preoccupazioni derivano da molteplici evidenze, compreso il fatto che la “proteina spike” della SARS-CoV-2 non è una proteina di aggancio passivo, ed è probabile che sia la sua produzione ad avviare la coagulazione ematica attraverso molteplici meccanismi….. la CSVT, trombosi venosa cerebrale, è sempre una condizione pericolosa per la vita, che richiede un trattamento medico immediata. Il numero di casi da voi stessi ammesso può rappresentare solo la punta di un enorme iceberg. Come saprete, i sintomi più comuni della TVP sono mal di testa lancinante, visione offuscata, nausea e vomito. Nei casi più gravi, si verificano sintomi simili all’ictus, tra cui compromissione della parola, della vista e dell’udito, intorpidimento generale, debolezza, diminuzione della vigilanza e perdita del controllo motorio. Sicuramente non siete all’oscuro del fatto che innumerevoli individui hanno sofferto proprio di questi sintomi direttamente dopo le “vaccinazioni” a base di terapie sperimentali basate sul gene.
…
Dato che c’è una spiegazione meccanicamente plausibile per queste reazioni avverse di tipo tromboembolico, vale a dire che i prodotti basati sul gene inducono le cellule umane a produrre proteine spike potenzialmente pro-trombotiche, l’assunzione ragionata e responsabile deve ora essere che questo può essere un effetto dell’intera classe. In altre parole, devono essere esclusi i pericoli per tutti i vaccini a base di geni con autorizzazione di emergenza, non solo per il prodotto di AZ.” (“Open Letter to the EMA from Doctors for Covid Ethics”, Doctors for Covid Ethics”)
In conclusione: La coagulazione ematica, le embolie polmonari, il consumo di piastrine, la diatesi emorragica e le emorragie sono tutte legate alla produzione di proteine spike, lo stesso tipo di proteine che i vaccini inducono le vostre cellule a produrre. Naturalmente, a questo punto, l’azione responsabile sarebbe quella di interrompere immediatamente la campagna di vaccinazione di massa fino a quando questi problemi non saranno risolti e la sicurezza dei pazienti garantita. Ma non trattenete il respiro, perché non succederà.
La biologa molecolare e tossicologa Dr. Janci Chunn Lindsay, Ph.D., è arrivata alla stessa conclusione in un commento pubblico che ha indirizzato al CDC. Ecco un estratto della sua dichiarazione:
“A metà degli anni ’90, avevo collaborato allo sviluppo di un vaccino contraccettivo umano temporaneo, che aveva poi finito per causare distruzione autoimmune involontaria delle ovaie e sterilità negli animali da esperimento, nonostante gli sforzi per eliminare questo [effetto avverso] e le analisi di sequenza [genica] che non lo prevedevano. Sono fermamente convinta che tutti i vaccini di terapia genica debbano essere fermati immediatamente a causa dei loro problemi di tollerabilità su diversi fronti….
In primo luogo, c’è una ragione credibile per pensare che i vaccini Covid reagiranno in modo crociato con la sincitina e le proteine riproduttive nello sperma, negli ovuli e nella placenta, portando a una fertilità compromessa e a risultati riproduttivi e gestazionali alterati. …
Abbiamo visto 100 perdite di gravidanza segnalate in VAERS a partire dal 9 aprile. E ci sono stati [anche] rapporti di spermatogenesi e situazioni placentari alterate in casi di infezione naturale, in persone vaccinate e in modelli animali con syncytin knockout con patologia placentare simile e la cosa implica che la sincitina abbia un ruolo in questi esiti…. Inoltre, abbiamo sentito di molteplici segnalazioni di irregolarità mestruali in donne vaccinate. Questi fatti devono essere indagati.
Semplicemente, non possiamo iniettare questi [vaccini] nei nostri bambini, che hanno lo 0.002% di rischio di mortalità Covid, se infettati, o in qualsiasi altra popolazione in età fertile senza indagare a fondo la questione.
Se lo facciamo, potremmo sterilizzare un’intera generazione. La speculazione che questo non si verificherà e alcuni rapporti aneddotici di gravidanze all’interno della sperimentazione non sono una prova sufficiente che tutto questo non avrà un impatto a livello di popolazione….
In secondo luogo, tutte le terapie geniche stanno causando coagulopatie…. Questo fenomeno non riguarda un solo produttore. E non è limitato ad un gruppo di età. Stiamo vedendo morti per coagulopatia in giovani adulti sani senza comorbidità secondarie…
Ci sono principi meccanicistici nei due sensi che spiegano come mai accada tutto questo. È noto che l’infezione naturale può dare origine a coagulopatie proprio a causa della proteina spike. Tutti i vaccini a base di terapia genica costringono l’organismo a produrre la proteina spike….
La proteina spike incubata in vitro con sangue umano ha anche causato lo sviluppo di coaguli di sangue resistenti alla fibrinolisi. La proteina spike sta causando eventi trombotici, che non possono essere risolti con mezzi naturali. E tutti i vaccini devono essere bloccati nella speranza che possano essere riformulati e non causare più questo effetto avverso….
Ora abbiamo abbastanza prove per vedere una chiara correlazione tra l’aumento dei decessi per Covid e le campagne di vaccinazione. Questa non è una coincidenza. È uno sfortunato effetto indesiderato dei vaccini. Non dobbiamo chiudere un occhio e fingere che non stia accadendo nulla. Dobbiamo fermare immediatamente tutte le somministrazioni dei vaccini Covid, prima di creare una vera pandemia che non saremo in grado di controllare….” (“Halt Covid Vaccine, Prominent Scientist Tells CDC“, jennifermargulis.ne)
Questo è un buon consiglio, ma c’è qualcuno in ascolto?
Mike Whitney
Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/mwhitney/the-covaxx-19-scorecard-bleeding-blood-clots-and-the-whole-nine-yards/
FONTE : https://comedonchisciotte.org/vaccini-covid-trombi-emorragie-e-tutto-il-resto/
Dr. Cole on Covid Jabs: “We’ve Seen More Deaths From This Shot Than All Vaccines in the Last 20 Years Combined”
STORIA
LA VERITÀ SUL TERRORISMO (VIDEO)
Potito Perruggini, nipote del brigadiere Giuseppe Ciotta ucciso da Prima Linea, chiede attraverso “Buona parola a tutti” la verità per le vittime del terrorismo. Una verità condivisa, ed a pochi giorni dal 9 maggio, giornata in memoria delle vittime degli “anni di piombo”. Ruggiero Capone intervista Perruggini alla luce dell’estradizione dei terroristi concessa dalla Francia, per omicidi di quasi cinquant’anni fa. Perruggini presiede “Anni di piombo, osservatorio nazionale per la verità storica“.
Durante l’intervista Perruggini racconta la vicenda di suo zio, Giuseppe Ciotta, ucciso il 12 marzo del 1977. Spiega come una verità condivisa possa contribuire a svelare obiettivi e veri mandanti. Perché nell’arco di quattro anni vennero uccisi, dopo Ciotta, tutti i componenti del “nucleo speciale di polizia giudiziaria”: Giuseppe Ciotta, Rosario Berardi, Antonio Esposito e Sebastiano Vinci. Una squadra agli ordini diretti del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Una conseguenza della perquisizione che aveva condotto al gruppo di Marco Donat Cattin? Un mistero che gli anziani terroristi potrebbero oggi rivelare: specie alla luce della rinuncia della giustizia italiana a perseguirli. Una verità che attende anche la famiglia di Aldo Moro, dopo che è risultato come i covi delle Brigate rosse fossero fittati ai terroristi da anonimi dipendenti dei Servizi segreti.
VIDEO QUI: https://youtu.be/go1BDWYQz_g
FONTE: http://opinione.it/societa/2021/05/13/redazione_buona-parola-a-tutti-intervista-potito-perruggini-vittime-terrorismo-francia-br-anni-di-piombo/
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