RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 15 NOVEMBRE 2022
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Il miglior modo di prevedere il futuro è inventarlo
(F. Ford Coppola)
In: GIORGIO NARDONE, Cambiare occhi, toccare il cuore, Ponte alle Grazie, 2007, pag. 42
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SOMMARIO
Ma i bambini perché, Mattarella?
IL GESTO ARDITO DI MONTESANO E L’IGNORANZA STORICA DELLA LUCARELLI
La guerra per i bambini “transgender”: un aggiornamento sul campo di battaglia pre-elettorale
La società che non crede e non pensa
Il ministero dei Verdi raccomanda bloccanti della pubertà per potenziali “bambini trans”
Notizie di pochi minuti
In Italia 3 milioni di persone chiedono aiuto per mangiare
NON C’E’ PIU’ NIENTE DA FARE
Brennan Center: Come il Pentagono sfrutta le leggi post 11 settembre per condurre “guerre segrete” nel mondo
Distruzione di droni ucraini subacquei ed aerei vicino a Sebastopoli
La Cina presenta un numero di droni subacquei mai visto prima. Il futuro della guerra marittima davanti agli occhi
La ritirata russa da Kherson non prelude la pace
La Cia ha assoldato ISIS e Al Qaeda contro la Russia in Ucraina
Stato e anomia. Considerazioni sull’anticristo
La spia intoccabile
Cristoforo Colombo ‘assassino’,”così l’abbiamo buttato giù”: gli Woke riscrivono la Storia
La prima bomba sporca false flag era britannica
Iran, la vicenda di Mahsa Amini: Realtà vs. Disinformazione
Oltre le fake news: lo spettacolo pietoso dei media filo Nato su Elnaz Rekabi
A volte ritornano: Di Maio inviato UE nel golfo? Bruxelles-Draghi vogliono “punire” la Meloni per i migranti?
Sui soccorsi di persone migranti “non c’è differenza tra navi Ong e altre”. Commissione Ue pronta al piano d’emergenza
Scandalo FTX: la società che ha fregato 5 milioni di investitori finanziava i DEM ed era parte del WEF
Commissione di inchiesta sul covid
Russia e mondo
COSE TEDESCHE
Il “secolo delle pandemie” è iniziato?
Ucraina, ora anche tra i democratici Usa c’è chi chiede la via diplomatica.
Cara Concita De Gregorio…
Qualche domanda ai pacifisti italiani
Eurodeputati PD: “Fermare Casapound, istituire osservatorio contro estrema destra”
DARPA ha sperimentato un nuovo potente tipo di contromisura contro le malattie infettive
A 60 anni dall’uccisione di Enrico Mattei
IN EVIDENZA
Ma i bambini perché, Mattarella?
Capisco che vogliano sfoltire noi vecchi che costano in pensioni, ma i bambini perché?
https://twitter.com/ADA79991318/status/1589949280663769088
L’organo della Massoneria francese lodice chiaro:
Incolpare l’attività umana del riscaldamernto globale è Impostura centrale: il clima sta cambiando da sé, come è semèpre avvenuto.
https://twitter.com/ChanceGardiner/status/1591139825453006848
Primo vaccino nella storia umana dove ci sono prove che va ovunque nel corpo compreso il cervello, il cuore, le ghiandole surrenali, gli organi riproduttivi, il midollo osseo. Le sue impronte ci sono mesi, forse anni dopo. Niente di tutto questo va bene.
https://t.me/PeterMcCulloughMD/2342
Telegram (https://t.me/PeterMcCulloughMD/2342)
Peter A. McCullough, MD, MPH™
First vaccine in human history where there is evidence it goes everywhere in the body including the brain, heart, adrenal glands, reproductive organs, bone marrow. The fingerprints of it are there
Il potere lo ha gente così:
Secondo il nostro transumanista venezuelano di fiducia il “problema tecnico” che ci ha lasciato in eredità la coppia primordiale del Gan Eden verrà risolto entro il 2030.
E poichè la Grande Scienza ha sempre mantenuto le sue promesse, sappiamo per certo che anche stavolta non deluderà le aspettative dei nostri aspiranti alla vita eterna.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/ma-i-bambini-perche/
IL GESTO ARDITO DI MONTESANO E L’IGNORANZA STORICA DELLA LUCARELLI
Questa non è una difesa d’ufficio di Enrico Montesano, semplicemente l’esposizione dei fatti. La signora Selvaggia Lucarelli sostiene d’aver dato la notizia di “Enrico Montesano alle prove di Ballando con Le Stelle indossa la maglia nera della Decima Mas”. Lucarelli ha fatto rimbalzare foto, filmati e notizia sui social, ed a questo punto dovrebbe andare fino in fondo, chiedendo agli empori abilitati dalla Marina Militare italiana di togliere dal commercio le maglie della Decima Mas, accusando d’apologia del fascismo Marina e Stato Maggiore della Difesa. Riuscirà in questo intento la prode Selvaggia e la milite esente Rai? La Lucarelli ha detto che “la Decima Mas è nazismo”, e dovrebbe studiare la storia per comprendere che ha detto inesattezze. Poi Enrico Montesano ha indossato quella maglia solo come gesto virile e dannunziano, un inno alla forze contro la mollezza dell’incedere comune, un gesto che si rifà tanto allo spirito della Regia Marina nella Prima Guerra Mondiale (Quarta guerra d’Indipendenza) che voleva far dimenticare la brutta figura fatta dall’ammiraglio Persano nella Terza Guerra d’Indipendenza: nel 1866 l’Italia aveva navi d’acciaio ma veniva sconfitta a Lissa dalle navi di legno della flotta asburgica.
Infatti le unità operative Mas risalgono alle fasi iniziali della Prima Guerra Mondiale, quando il cantiere navale veneziano SVAN (acronimo di Società veneziana automobili navali) forniva alla Regia Marina i primi mezzi speciali denominati MAS, acronimo di “Motobarca Armata Svan”. La Regia Marina si era interessata ai motoscafi siluranti già a partire dal 1906, quando veniva avviata la definizione del progetto d’una “barca torpediniera mossa da motore a scoppio”, capace di raggiungere una velocità massima di venti nodi e con una lunghezza di circa 15 metri. Con lo scoppio della Prima Guerra mondiale anche le ditte statunitensi vagliavano i progetti Mas italiani: per esempio il prototipo Maccia Marchini ed il più quotato SVAN, da lì nasceranno i modelli di serie ordinati per la prima volta da varie nazioni cobelligeranti entro l’aprile del 1915. Modelli successivamente prodotti anche dai cantieri di altre società, come l’Isotta Fraschini e la FIAT. L’acronimo MAS passava però alla storia non con il nome del brevetto “Motobarca Armata Silurante SVAN” ma con il motto latino di Gabriele D’Annunzio (inserito nei suoi Taccuini di guerra) “Memento Audere Semper”. Ovvero “Ricordati di osare sempre”, motto del già deputato socialista Gabriele D’Annunzio, motto a cui s’ispira l’intrepido Enrico Montesano anche ballando. D’Annunzio era con l’equipaggio dei tre MAS che effettuarono la Beffa di Buccari, ed il merito alla prosecuzione delle imprese dei MAS e del successivo sviluppo tecnico è da attribuire all’allora capo di Stato Maggiore della Marina Paolo Thaon di Revel, la cui foto campeggia nei palazzi della Marina Militare: riusciranno la Lucarelli e la Rai a far togliere le foto d’un passato capo di Stato Maggiore?
Con l’armistizio dell’8 settembre 1943, la Xª Flottiglia MAS che era sotto il comando di Junio Valerio Borghese rimaneva bloccata a La Spezia dove si riorganizzava come corpo franco nella Marina Nazionale Repubblicana. Invece la Flottiglia Mas rimasta bloccata a Taranto era comandata dal Ernesto Sforza ed otteneva il rilascio dei prigionieri dai campi di prigionia angloamericani: quindi si riorganizzava con nuovo nome di “Mariassalto”, continuando le attività belliche con i nuovi alleati. Le unità di Borghese e Sforza non entrarono mai in contrasto, e nel 1954 il gruppo veniva ricostruito con il nome di Comsubin (Comando Subacquei ed Incursori).
Ecco perché s’invitano la signora Lucarelli, la Rai ed i lettori tutti a visitare il sito della Marina Militare https://www.marina.difesa.it/noi-siamo-la-marina/storia/la-nostra-storia/medaglie/Pagine/decimamas.aspx
La Decima Flottiglia MAS è per tutti questi motivi “Medaglia d’oro al Valor Militare”. E riportiamo integralmente le parole dello Stato Maggiore come sul sito: “Erede diretta delle glorie dei violatori di porti che stupirono il mondo con le loro gesta nella prima guerra mondiale e dettero alla Marina Italiana un primato finora ineguagliato, la X Flottiglia M.A.S. ha dimostrato che il seme gettato dagli eroi nel passato ha fruttato buona messe. In numerose audacissime imprese, sprezzante di ogni pericolo, fra difficoltà di ogni genere create, così, dalle difficili condizioni naturali, come nei perfetti apprestamenti difensivi dei porti, gli arditi dei reparti di assalto della Regia Marina, plasmati e guidati dalla X Flottiglia M.A.S., hanno saputo raggiungere il nemico nei più sicuri recessi dei muniti porti, affondando due navi da battaglia, due incrociatori, un cacciatorpediniere e numerosi piroscafi per oltre 100.000 tonnellate. Fascio eletto di spiriti eroici, la X Flottiglia M.A.S. è rimasta fedele al suo motto: ‘Per il Re e la Bandiera”. Mediterraneo, 1940 – 1943”.
LE IMPRESE MAS SUL SITO DELLA MARINA
Il sito della Marina italiana così continua: “In tutti i mari, in tutti i porti, la dove l’offesa era inaspettata, o dove, reso prudente da precedenti attacchi, il nemico era ben premunito, sono penetrati gli Arditi della Flottiglia MAS. Molti hanno donato la loro vita in stretta unione con l’arma che non doveva cadere in mano dell’avversario, molti non hanno trovato la via del ritorno, alcuni sono tornati per riprendere, con rinnovato ardimento la via aspra del dovere e del sacrificio. L’elenco delle vittoriose missioni costituisce l’aureo libro della Flottiglia: Baia di Suda 25 – 26 marzo 1941 Affondamento dell’incrociatore York di 8.250 tsl. e grave danneggiamento della cisterna Pericles di 8.324 tsl; Alessandria dicembre 1941 Poste fuori servizio le due navi da battaglia Queen Elizabeth e Valiant, danneggiamento della cisterna Sagona (7.750 tsl) e del C.T. Jervis; Sebastopoli 10 giugno 1942 Affondamento di una motonave da 5.000 tsl. 12 giugno 1942 Danneggiamento di un piroscafo da 10.000 tsl successivamente affondato da aerei tedeschi. 18 giugno 1942 Danneggiamento dell’incrociatore Molotov da 10.230 tsl e affondamento di due imbarcazioni armate. 19 giugno 1942 Affondamento del sommergibile Qquoka. 1 luglio 1942 Nell’occasione della capitolazione di Sebastopoli le unità della flottiglia svolsero una intensa attività di rastrellamento, sostenendo scontri con motovedette e cannoniere. Affondamento di una motovedetta. 19 maggio 1943 Danneggiamento, dopo aspro combattimento, di due motovedette sovietiche. Gibilterra luglio 1942 Danneggiamento dei piroscafi Meta (1.575 tsl), Shuma (1.494 tsl), Empire Snipe (2.497 tsl) e Baron Douglas (13.899 tsl). Maggio 1943 Grave danneggiamento dei tre piroscafi carichi Pat Harrison (7.000 tls), Mashud (7.500 tsl) e Camerata (4.875 tsl). Agosto 1943 Affondamento della petroliera Thorshov (10.000 tsl) e dei piroscafi Stanridge (6.000 tsl) e Harrison Gray Otis (7.000 tsl). Algeri dicembre 1942 Affondamento dei piroscafi Ocean Vanquisher (7.147 tsl) e Berto (1.493 tsl); danneggiamento dei piroscafi Empire Centaur (7.041 tsl) e Armattan (6.587 tsl). Alessandretta e Mersina giugno luglio e agosto 1943 Affondamento dei piroscafi Orion (7.000 tsl) e Farnplant (7.000 tsl) e danneggiamento del piroscafo Kaituna (10.000 tsl)”.
E poi i nomi degli appartenenti alla X Flottiglia MAS
Insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Militare sono sul sito della Marina:
il Sergente Cannoniere P.S. Emilio Barberi, il Capo Palombaro di 3° Classe Emilio Bianchi, il Tenente di Vascello Gino Birindelli, il Capitano di Corvetta Junio Valerio Borghese, il Sottotenente di Vascello Angelo Cabrini, il Sottotenente di Vascello Nicola Conte, il Tenente di Vascello Luigi Durand de la Penne, il Capitano Medico Bruno Falcomatà, il Sottotenente di Vascello Roberto Frassetto, il Tenente di Vascello Emilio Legnani, il Guardiamarina Gerolamo Manisco, il Sottocapo Palombaro Evelino Marcolini, il Capitano A.N. Vincenzo Martellotta, il 2° Capo Palombaro Alcide Pedretti, il Capo M.N. di 3a Classe Tullio Tedeschi, il 2° Capo Meccanico Lino Beccati, il Tenente del Genio Militare Fernando Berardini, il Sottotenente di Vascello Ettore Bisagno, il Sottotenente di Vascello Carlo Bosio, il Capo Cannoniere di 3a Classe Alessio De Vito, il Tenente di Vascello Luigi Faggioni, il Tenente d’Artiglieria Luigi Ferraro, il Capitano di Corvetta Giorgio Giobbe, il Sottocapo Palombaro Giovanni Magro, il Capitano G.N. Antonio Marceglia, il Capo Palombaro di 3a Classe Mario Marino, Capitano di Fregata Vittorio Moccagatta, il Palombaro Spartaco Schergat, il Maggiore G.N. Teseo Tesei, il Sottocapo Silurista Guido Vincon.
QUESITI A LUCARELLI, RAI E LEONI DA TASTIERA
La domanda che ora ci si pone è: riusciranno la Lucarelli e la Rai a far revocare le medaglie d’oro? Riusciranno a far cambiare il sito della Marina Militare? Dopo la crociata contro l’ardito Enrico Montesano ci aspettiamo uno scontro tra la Lucarelli ed il Ministro della Difesa.
FONTE: https://www.lapekoranera.it/2022/11/14/il-gesto-ardito-di-montesano-e-lignoranza-storica-della-lucarelli/
La guerra per i bambini “transgender”: un aggiornamento sul campo di battaglia pre-elettorale
Scritto da Ben Weingarten tramite The Epoch Times ,
L’America è alle prese con una guerra culturale e politica sull’ideologia di genere, caratterizzata da conflitti di alto profilo su qualsiasi cosa, dai programmi scolastici all’atletica, ai pronomi.
Ma tra le battaglie più esplosive che si svolgono all’interno della guerra più ampia c’è quella sui bambini transgender. In un anno elettorale inospitale per la sinistra, i Democratici, lungi dall’essere indietro, sono andati avanti su questo fronte, incluso questo autunno in California, New York e Virginia, con iniziative per frenare i diritti dei genitori.
A pochi giorni dalle elezioni, il presidente Biden ha chiarito la posizione più ampia del partito, dicendo a un attivista transgender che nessuno stato dovrebbe essere in grado di vietare “l’assistenza sanitaria di affermazione di genere” per i bambini.
Ciò può includere bloccanti della pubertà, ormoni sessuali incrociati e interventi chirurgici per rimuovere o sostituire il seno e i genitali. A promuovere tale trattamento per il numero crescente di bambini che si identificano come transgender sono, da un lato, l’amministrazione Biden; governi statali blu; molto, anche se non tutto , dell’establishment medico ; educatori ; e attivisti. Ad essi si oppongono i governi degli stati rossi che agiscono per conto di genitori indignati o preoccupati e di altri elettori, e sostenuti da medici dissenzienti.
Le divisioni si sono approfondite nonostante, come riportato di recente da Reuters , la mancanza di “prove evidenti dell’efficacia” dei trattamenti in questione e nonostante le loro possibili conseguenze a lungo termine. Ecco una cronologia dei principali sviluppi di quest’anno:
Febbraio 2022
- Il procuratore generale Ken Paxton del Texas ha emesso un parere in cui concludeva che “l’esecuzione di determinate procedure di ‘cambio di sesso” sui bambini e la prescrizione di inibitori della pubertà ai bambini è ‘abuso sui minori’ secondo la legge del Texas”.
Marzo
- Il governatore della Florida Ron DeSantis ha firmato un disegno di legge che vieta l’istruzione sull’orientamento sessuale e l’identità di genere dalla scuola materna fino alla terza elementare, una misura che gli oppositori hanno soprannominato il disegno di legge “Non dire gay”.
- La Divisione per i diritti civili del Dipartimento di Giustizia ha emesso una lettera a tutti i procuratori generali dello stato sottolineando la sua posizione secondo cui le restrizioni alle cure mediche transgender potrebbero violare le protezioni costituzionali federali.
- Dopo che la Camera dell’Idaho ha approvato un disegno di legge che vieta gli interventi chirurgici di riassegnazione di genere, i blocchi della pubertà e la terapia ormonale in relazione alla transizione, il Senato ha annullato il disegno di legge sostenendo che pregiudicava i diritti dei genitori.
- Il governatore repubblicano Doug Ducey dell’Arizona ha firmato un disegno di legge che vieta l’intervento chirurgico di riassegnazione del sesso ai minori di 18 anni.
Aprile
- Il Dipartimento di Giustizia ha contestato il Vulnerable Child Compassion and Protection Act (VCAP) dell’Alabama, che vietava ai medici di eseguire interventi chirurgici sui bambini in relazione alla transizione o di fornire ai bambini bloccanti della pubertà e ormoni. Alcuni giorni dopo l’entrata in vigore della legge, a maggio un giudice federale ha temporaneamente sospeso le disposizioni in attesa di un appello dell’Alabama sostenuto da altri 15 stati.
Maggio
- I legislatori di 19 stati si sono impegnati a introdurre i cosiddetti progetti di legge “trans rifugio” per proteggere i bambini e le famiglie transgender che devono affrontare legislazioni restrittive di altri stati.
Giugno
- Il presidente Biden ha emesso il suo ordine esecutivo sull’avanzamento dell’uguaglianza per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali , invitando il Dipartimento della salute e dei servizi umani a collaborare con gli stati per espandere l’accesso al trattamento transgender, combattendo al contempo – insieme alla Federal Trade Commission – la cosiddetta “terapia di conversione”. Ciò include una semplice terapia della parola volta ad alleviare il disagio causato dalla disforia di genere, trattamento sostenuto dagli oppositori della transizione dei minori.
- I repubblicani al Senato e alla Camera hanno introdotto atti legislativi complementari che “consentirebbero alle persone che hanno subito una procedura di transizione di genere irreversibile e potenzialmente sterilizzante da minorenni di chiedere giustizia in tribunale”.
Agosto
- Una nota del Dipartimento di Stato trapelata rivela che l’amministrazione potrebbe classificare i paesi che consentono la terapia di conversione come violatori dei diritti umani, ha riferito il City Journal .
- Il Dipartimento di Giustizia ha emesso un’ampia citazione a Eagle Forum of Alabama, un sostenitore senza scopo di lucro della contestata legge VCAP dell’Alabama, una mossa vista da alcuni come agghiacciante poiché la citazione richiedeva all’organizzazione di produrre informazioni dettagliate sulla sua promozione della legislazione. Eagle Forum ha portato il Dipartimento di Giustizia in tribunale per annullare la citazione, e il Dipartimento di Giustizia ha fatto marcia indietro , ridimensionando drammaticamente la sua citazione all’”1%” delle sue richieste originali, nelle parole del giudice che presiede il caso.
- La rappresentante repubblicana della Georgia Marjorie Taylor Greene ha introdotto una legislazione che renderebbe la fornitura di cure mediche transgender ai minori un reato punibile fino a 25 anni di carcere.
Settembre
- Il governatore democratico Gavin Newsom della California ha firmato un disegno di legge che rende il Golden State il primo “stato santuario” della nazione per i bambini che cercano un trattamento transgender senza la conoscenza o il consenso dei loro genitori. Il governatore ha anche firmato un disegno di legge co-sponsorizzato da Planned Parenthood che, secondo il California Family Council, “ vieta alle compagnie assicurative di rivelare all’assicurato   i ‘servizi sensibili’ di chiunque sia sulla loro polizza, compresi i bambini minorenni. .. ” – tali servizi compreso il trattamento transgender.
Ottobre
- Il senatore dello Stato di New York, il senatore Brad Holyman, un democratico, ha presentato un disegno di legge che renderebbe allo stesso modo New York uno stato santuario per i bambini transgender.
- La delegata dello stato della Virginia Elizabeth Guzman, democratica, ha annunciato che avrebbe introdotto una legislazione in base alla quale i genitori potrebbero essere perseguiti penalmente per abusi sui minori se si rifiutano di affermare il transgenderismo dei loro figli. Tra il contraccolpo nazionale sul disegno di legge, Guzman ha rapidamente ritrattato.
- Il governatore repubblicano del governatore Kevin Stitt dell’Oklahoma ha firmato una legge che condiziona 108,5 milioni di dollari in fondi federali di stimolo per l’ospedale pediatrico dell’Università dell’Oklahoma sulla sua cessazione del “trattamento medico di riassegnazione di genere” per i minori. Il governatore ha anche invitato l’Oklahoma a vietare “gli interventi chirurgici di transizione di genere irreversibili e le terapie ormonali sui minori” durante la sessione legislativa del 2023. Il governatore Stitt si trova in una corsa insolitamente serrata con Joy Hofmeister – il sovrintendente statale all’istruzione – che ha cambiato i partiti da repubblicano a democratico nel 2021 per sfidarlo.
- Il rappresentante dello stato repubblicano del Michigan Ryan Berman ha presentato un disegno di legge in base al quale i medici, così come i genitori o i tutori, potrebbero essere accusati di abusi sui minori se “consapevolmente o intenzionalmente acconsentono, ottengono o assistono a una procedura di transizione di genere per un bambino” – con la pena massima dell’ergastolo.
- L’American Medical Association, l’American Academy of Pediatrics e l’Associazione dell’ospedale pediatrico hanno chiesto al Dipartimento di giustizia di polizia di presunte minacce dei social media a medici e strutture mediche da parte di oppositori del trattamento transgender.
- 13 procuratori generali dello stato, guidati dal procuratore generale repubblicano del Tennessee Jonathan Skrmetti, hanno risposto alla lettera dell’AMA al dipartimento di giustizia con una lettera al procuratore generale Merrick Garland, chiedendo al dipartimento di “dimettersi e consentire alla conversazione nazionale di continuare ”, citando dati medici che mettono in discussione l’efficacia del trattamento transgender.
Contesto
- 46 stati e Washington DC consentono “cure di affermazione del genere” per i minori.
- Quattro stati – Alabama, Arkansas, Alaska e Tennessee – limitano tale assistenza ai minori.
- 24 stati e Washington DC vietano l’esclusione dei transgender dalla copertura assicurativa sanitaria, che coinvolga un minore o un adulto.
- 26 stati e Washington DC hanno politiche Medicaid che coprono tale trattamento transgender, mentre 15 stati non hanno una politica esplicita in merito a tale copertura e assistenza, ma non lo vietano.
- Nove stati hanno politiche Medicaid che escludono esplicitamente il trattamento transgender.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/la-guerra-per-i-bambini-transgender-un-aggiornamento-sul-campo-di-battaglia-pre-elettorale/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
La società che non crede e non pensa
Marcello Veneziani
In che razza di società viviamo? Siamo nella società che non crede, che non pensa, che non sa, che non ama e ha perso la fiducia nel mondo, nel futuro e nelle classi dirigenti. Un tempo si riteneva che, dissolte le credenze, si sarebbe sviluppata la società matura al lume del pensiero autonomo che avrebbe sostituito la fede con la ragione. Invece siamo qui a constatare un esito ben diverso: la nostra società che non crede e anche una società che non pensa […] Perduta la devozione popolare verso presunte superstizioni religiose, è cresciuto il buco nero dell’ignoranza, il varco per le superstizioni e la scarsa voglia di approfondire, di pensare criticamente, con giudizi autonomi. I santi sono stati rimpiazzati dai santoni, dopo i predicatori arrivano gli influencer, disertate le istituzioni religiose ci si affida alle agenzie della rete globale. Un mix di ignoranza e presunzione. L’ignoranza nelle società dominate dalla fede e dall’autorità era perlomeno accompagnata dall’umiltà e dal rispetto verso chi sa, più esperienza, più cultura. Oggi tutti giudicano tutto in virtù di una malintesa sovranità dei cittadini; ignoranza e arroganza si sposano e trinciano giudizi sprezzanti e comportamenti conseguenti nel nome sacro della libertà e dei diritti. La perdita della fede si è abbinata alla perdita del sapere, al disprezzo per la cultura, al rifiuto della conoscenza che è un cammino difficile, spinoso, in cui si formano le inevitabili gerarchie di comprensione. Una società deperisce se non crede in niente, non pensa, non studia, non rispetta le differenze e i ruoli e i livelli di conoscenza. Un filosofo “laico” come Piero Martinetti notava che “la religione è il cardine stesso della vita” e “la vita morale non ha termine e consistenza vera che nella credenza religiosa”
(Marcello Veneziani, La Cappa – per una critica del presente, Marsilio, 2022, pag. 141
Il ministero dei Verdi raccomanda bloccanti della pubertà per potenziali “bambini trans”
13.10.2022 14:00
Dopo le massicce critiche a un testo sui bloccanti della pubertà sul “portale arcobaleno” del governo federale sul tema “giovani e transgender”, sono state apportate modifiche. “Al fine di evitare malintesi, il testo è stato ora adattato dagli editori in modo che sia chiaro che solo i medici decidono se è necessario assumere bloccanti della pubertà”, ha annunciato giovedì il ministero federale per gli affari della famiglia.
Tra l’altro, il portale diceva: “Sei ancora molto giovane? E non sei ancora nella pubertà? Quindi puoi prendere i bloccanti della pubertà. (…) Questi farmaci ti assicurano di non raggiungere la pubertà”. Da giovedì si dice con più cautela: “Sei ancora molto giovane? E non sei ancora nella pubertà? Quindi puoi chiedere al tuo medico se i bloccanti della pubertà potrebbero aiutarti.
Il ministero ha sottolineato che l’articolo sui bloccanti della pubertà era online da anni. “Fornisce informazioni in un linguaggio adatto all’età e di facile comprensione su cui i bambini, i giovani e i genitori interessati dovrebbero chiedere consiglio.” I bloccanti della pubertà sono farmaci “che possono essere prescritti da specialisti dopo un’attenta indicazione medica basata su linee guida scientifiche . Il governo federale sconsiglia l’assunzione di bloccanti della pubertà”. I medici hanno anche fornito informazioni sui rischi e sugli effetti collaterali. L’attenzione deve essere rivolta alla salute fisica e mentale dei bambini e dei giovani.
Il portale dice sui bloccanti della pubertà: “Questi farmaci assicurano che non entri nella pubertà. Ciò significa: all’inizio il tuo corpo non si sviluppa ulteriormente. Né nei confronti delle donne. Sempre verso l’uomo. Quindi hai più tempo per pensare. E puoi pensare in pace: quale corpo mi si addice?”
Il tema dell’identità trans ha ricevuto maggiore attenzione da parte dei media negli ultimi mesi. Ciò è dovuto anche al fatto che il governo federale sta lavorando per sostituire la legge sui transessuali di oltre 40 anni. Non saranno più richiesti pareri di esperti sull’identità sessuale o un certificato medico come prerequisito per modificare l’iscrizione di genere nei documenti e anche il nome. Le persone trans non si identificano con il genere loro assegnato alla nascita.
Mercoledì, Bild ha citato l’ex ministro dell’agricoltura Julia Klöckner (CDU) sul testo del portale arcobaleno: “I bloccanti della pubertà sono un intervento importante e serio nello sviluppo dei bambini. Non può essere che il governo federale raccomandi questi farmaci come pastiglie per la tosse!”
Giovedì, Klöckner ha scritto su Twitter che il portale arcobaleno in fase di modifica era “la prova che il modo di affrontare e presentare l’argomento non è poi così appropriato”. In precedenza, aveva anche twittato: “È pazzesco (…) Il governo federale raccomanda i bloccanti della pubertà a persone molto giovani e insicure”.
Il sito web “Rainbow Portal” è andato online nel maggio 2019 come “Knowledge Network of the Federal Ministry for Family Affairs” – vuole fornire informazioni sulla “diversità di genere” con articoli e video. A quel tempo, l’attuale sindaco di Berlino, Franziska Giffey (SPD), era ministro per gli affari familiari, gli anziani, le donne e i giovani. Poi hanno officiato Christine Lambrecht (SPD) e Anne Spiegel (Verdi). Lisa Paus (Verdi) è ministro per la Famiglia dal 25 aprile.
L’ufficiale verde per la diversità sessuale vede discorsi di odio contro i “bambini trans”
Sven Lehmann dei Verdi, Commissario del governo federale per l’accettazione della diversità sessuale e di genere (un nuovo incarico da quest’anno al Ministero per la famiglia), ha poi accusato Klöckner di “sporca propaganda a spese dei bambini trans”.
Nyke Slawik, membro del Bundestag di Bündnis 90/Die Grünen e, insieme alla sua compagna di partito bavarese Tessa Ganserer, la prima donna trans nel Bundestag, ha sottolineato su Twitter che l’effetto dei bloccanti della pubertà è reversibile, cioè reversibile. Inoltre, sarebbero “prescritti solo dopo una diagnosi confermata”. Ha aggiunto: “Immagina di attraversare la pubertà in un genere che non è il tuo e cosa fa alla tua psiche. E immagina, ci sono modi medici per prevenirlo e persone che vogliono vietarti di usarlo.
La vice portavoce federale dell’AfD, Mariana Harder-Kühnel, ha dichiarato: “L’obiettivo del ministero della famiglia a guida verde è chiaro: i bambini dovrebbero inibire lo sviluppo delle loro caratteristiche sessuali per poter cambiare il loro sesso biologico. Mettere tali idee nelle menti dei bambini che sono facilmente influenzabili è altamente irresponsabile e pericoloso per la loro ulteriore condizione fisica e psicologica fino all’età adulta “contro i loro genitori che potrebbero protestare”.
Bild ha citato Jakob Maske dell’associazione professionale dei pediatri: “Penso che sia sbagliato raccomandare semplicemente i bloccanti della pubertà su tutta la linea. Si tratta di farmaci molto forti, di solito ormoni, che non solo influenzano lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, ma possono anche compromettere la crescita nel suo insieme”.
FONTE: https://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/700672/Gruenes-Ministerium-empfiehlt-Pubertaetsblocker-fuer-potenzielle-trans-Kinder
Notizie di pochi minuti
Francesco Erspamer 2 11 2022
La guerra in Ucraina mi ha allontanato dai giornali, che ormai non fanno che amplificare le veline passate loro dal Pentagono tramite CNN o il New York Times, senza alcuno spazio per dubbi: gott mit uns (lo scrivo minuscolo perché si tratta del dio mercato) per cui chi si oppone alla crociata è un infedele e potenziale terrorista o, peggio, una minaccia all’edonismo obbligatorio e al consumismo compulsivo (di prodotti ma anche di idee, comportamenti, valori) che costituiscono ormai gli unici scopi esistenziali di milioni di italiani privi di memoria e di un senso di appartenenza a qualcosa (famiglia, comunità, Chiesa, Stato, patria, tutte indebolite da radicali e liberal) che trascenda la loro individualità.
Da tempo purtroppo mi sono accorto che è inutile informarsi: in un regime neoliberista verificare ed eventualmente contestare i «fatti» spacciati dall’apparato mediatico è vano; non perché non sia possibile dimostrarne, alla fine, l’eventuale mendacità, ma perché quando faticosamente ci si riesca, nel frattempo quei fatti già non contano più nulla per nessuno: il culto della novità e la pratica dell’innovazione continua, rapidissima e fine a sé stessa, ha come effetto l’oblio del passato, incluso quello recente, cancellato ancor prima che diventi passato da nuove pressanti novità che, sia pure per poche ore, assorbono tutta l’attenzione, peraltro scarsissima grazie a un sistematico addestramento, anche scolastico, alla superficialità. La gente vive di «breaking news» (anglicismo e concetto importato dagli Stati Uniti), ossia di fatti che durano al massimo pochi giorni, poi vengono rimossi e non ha più alcuna importanza che fossero stati veri o falsi; come quando il mondo si indignò per le armi di distruzioni di massa del cattivo Saddam e diede mandato all’invincibile armada dei paesi democratici e politicamente corretti di distruggerlo; ma quando poi si scoprì che quelle armi non c’erano, si indignarono in pochissimi: per gli altri gli eventi di qualche mese prima erano altrettanto remoti e indifferenti delle guerre puniche. Tant’è che gli Stati Uniti non hanno perso un briciolo della loro credibilità e possono ripetere il giochetto accusando la Russia di avere armi di distruzione di massa in Ucraina.
E allora? E allora occorre ricostruire (ci vorranno decenni) le basi sociali e culturali che rendano di nuovo possibili le discussioni e valutazioni dei fatti: a cominciare da leggi che proibiscano le concentrazioni editoriali, che pongano drastici tetti alla pubblicità e dunque alla connivenza di potere finanziario e potere mediatico, che restituiscano alla scuola una funzione di educazione del cittadino e non di preparazione della mano d’opera gradita alle multinazionali per arricchirsi e rafforzare i loro monopoli. Nel frattempo, accettare che la politica si occupi prevalentemente di fatti (ossia di ciò che i media definiscono tali) è un errore; bisogna piuttosto analizzare gli ideali, gli obiettivi, i metodi, e appassionarsi per essi. Pensate che siano facilmente manipolabili? Molto meno dei fatti. Io per esempio vorrei una società socialista, in cui i ricchi siano tassati a sangue e le multinazionali ancora di più; in cui invece che di diritti individuali (incluso quello di drogarsi con la scusa della libertà d’espressione) si parli di diritti collettivi e anche di doveri, ossia di valori condivisi; in cui i settori essenziali (sanità, istruzione, trasporti, difesa, ordine pubblico e in misura significativa l’informazione) siano gestiti direttamente dallo Stato e non da miliardari generalmente americani. Mica pretendo che la pensiate come me e so bene che pochi lo fanno ma mi piacerebbe che l’accordo e il dissenso si fondassero sulle priorità assegnate ai principii e ai propositi, non sulla pretesa di sapere cosa sia «oggettivamente» giusto o sbagliato, meglio o peggio, vero o falso.
BELPAESE DA SALVARE
In Italia 3 milioni di persone chiedono aiuto per mangiare
La stragrande maggioranza ricorre alla consegna di pacchi alimentari. Indigenti aumentati del 12 per cento nell’ultimo anno.
(tag43.it) – L’Italia sta affrontando «un’emergenza sociale senza precedenti dal dopoguerra». È la denuncia di Coldiretti nell’analisi dei dati del rapporto 2022 del Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead), diffusa in occasione della VI Giornata Mondiale dei Poveri istituita da Papa Francesco, che evidenzia nel nostro Paese un aumento del 12 per cento degli indigenti nell’ultimo anno.
L’emergenza provocata dal mix di Covid e crisi energetica
In Italia sono aumentate a quasi tre milioni le persone costrette a chiedere aiuto per mangiare con la consegna di pacchi alimentari in dono o nelle mense di carità diffuse lungo tutta la Penisola. L’emergenza, «provocata dal mix micidiale di Covid e crisi energetica», è evidenziata «dal fatto che il numero dei bambini sotto i 15 anni bisognosi di assistenza per cibarsi hanno superato quota 600 mila, praticamente un quinto del totale degli assistiti, ai quali si aggiungono 337 mila anziani sopra i 65 anni, e 687 mila migranti». Tra i nuovi poveri, continua Coldiretti, «ci sono anche coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività colpite dalle misure contro la pandemia Covid e dal balzo costi dell’energia».
La maggior parte di chi è costretto a ricorrere agli aiuti alimentari sfrutta i pacchi alimentari
La stragrande maggioranza di chi è costretto a ricorrere agli aiuti alimentari lo fa attraverso la consegna di pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) che, per vergogna, prediligono questa forma di sostegno piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli. Contro la povertà, sottolinea Coldiretti, «è cresciuta anche la solidarietà che si è estesa dalle organizzazioni di volontariato alle imprese e ai singoli cittadini a partire dall’esperienza della Spesa sospesa di Campagna Amica con i mercati contadini in tutta Italia», dove è possibile sostenere le famiglie in difficoltà sul modello dell’usanza campana del “caffè sospeso”. Grazie a questa opportunità «sono stati raccolti oltre sei milioni di chili di frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, vino e olio 100 per cento italiani, di alta qualità e a chilometri zero, donati ai più bisognosi».
FONTE: https://infosannio.com/2022/11/14/in-italia-3-milioni-di-persone-chiedono-aiuto-per-mangiare/
NON C’E’ PIU’ NIENTE DA FARE
Tonio De Pascali 10 11 2022
Dunque:
Centinaia di medici sono stati sospesi dal servizio perchè contrari al vaccino imposto a tutti gli Italiani dal Governo, pena la cancellazione dalla vita.
Bastano pochissimi medici, invece, per stabilire che tutti, ripeto, tutti, gli imbarcati sulle navi di salvataggio farlocco, abbiano necessità di cure mediche o, male che vada, psicologiche. E che dunque debbano scendere, tutti, ripeto, tutti, dalle navi.
Che com’è noto, la necessità di cure psicologiche, in Italia, è la “via di fuga mafiosa, vergognosa e infame” con medico compiacente di quando un impiegato, a stipendio inviolato, vuole stare a casa, o anche passeggiare, e non andare al lavoro a spese di tutti gli Italiani e in beffa a quelli che lavorano veramente.
Questo a raccontare l’attendibilità e la serietà deontologica nonchè professionale di “alcuni” medici.
O comunque a raccontare che la professionalità di un medico è tale solo se opera nel rispetto di alcune volontà politiche.
Ora:
quale attendibilità possiede e di quale credito gode un Governo dove basta un medico, o un magistrato che annulla i sequestri delle navi-salvataggio, a farsi beffe del Governo stesso, un Governo, tra l’altro, eletto democraticamente dagli Italiani a monte di un preciso programma politico presentato in fase pre-elettorale?
Zero, ovviamente.
Pertanto: un medico è un bandito criminale se è contrario ai vaccini e di conseguenza sospeso dall’Ordine.
Pertanto: un medico è un eroe acclamato e giustificato se si oppone alle direttive del Governo in materia di clandestini.
Cioè oggi in Italia si è professionisti buoni o cattivi non se rispetti la legge ma solo se rispetti i dettami del pensiero Unico.
Oggi in Italia il Governo eletto dal popolo non conta più un cazzo.
Contano la magistratura, gli ordini professionali, i sindacati e tutti quei gangli intermedi che, se vogliono, possono bloccare una nazione nel rispetto della legge ed in barba alla volontà elettorale del popolo italiano.
Per questo i comunisti, pian piano, in 70 anni, si sono impossessati di questi gangli: magistratura, scuola, sanità etc etc.
Ed hai voglia a vincere le elezioni se poi questi gangli ti remano contro.
Un medico ed un magistrato ti mettono a terra e non puoi fare niente. Con lo sberleffo dei media e della cultura, da sempre dominio delle Sinistre.
E l’assurdo è che non puoi fare niente.
Perchè siamo una democrazia avanzata.
Perchè la nostra Costituzione è la più bella del mondo.
E perchè un Governo, con semplici dpcm, mica leggi, può stravolgere un sistema eccezionalmente democratico e costituzionale ed espellere i medici che non si inchinano, mentre altri medici, nel rispetto del pensiero Unico, senza leggi e dpcm, possono inchiappettarsi lo Stato.
CONFLITTI GEOPOLITICI
Brennan Center: Come il Pentagono sfrutta le leggi post 11 settembre per condurre “guerre segrete” nel mondo
Uno studio pubblicato la scorsa settimana dal Brennan Center for Justice della New York University School of Law descrive in dettaglio come il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) è stato autorizzato a schierare di nascosto truppe e condurre guerre segrete negli ultimi due decenni in decine di paesi in tutto il mondo .
Tra le nazioni dell’Asia occidentale colpite da queste cosiddette “autorità di cooperazione per la sicurezza” ci sono Libano, Iraq, Siria e Yemen; tuttavia, includono anche molte nazioni africane e latinoamericane.
Conosciute come “autorità di cooperazione per la sicurezza”, sono state approvate dal Congresso degli Stati Uniti negli anni successivi agli attacchi dell’11 settembre e sono una continuazione dell’autorizzazione all’uso della forza militare (AUMF) del 2001, un atto legislativo che è stato ampliato da quattro amministrazioni successive.
Secondo lo studio, l’AUMF copre “un vasto assortimento di gruppi terroristici, l’elenco completo dei quali il ramo esecutivo si è a lungo nascosto dal Congresso e continua a nasconderlo al pubblico”.
Seguendo questa tradizione, le “autorità di cooperazione per la sicurezza” oggetto di abusi da parte del Pentagono sono la Sezione 333 e la Sezione 127e del Titolo 10 del Codice degli Stati Uniti (USC).
La sezione 333 autorizza l’esercito statunitense ad “addestrare ed equipaggiare le forze straniere in qualsiasi parte del mondo”, mentre la sezione 127e autorizza il Pentagono a “fornire supporto a forze straniere, paramilitari e privati ??che a loro volta supportano le operazioni antiterrorismo statunitensi”, con un limite di spesa di 100.000.000 miliardi di dollari per anno fiscale.
Tuttavia, grazie alla vaga definizione di ‘sostegno’ e ‘formazione’ nel testo di queste leggi, sia i programmi della Sezione 333 che della Sezione 127e sono stati usati per prendere di mira gruppi “avversari” sotto un’interpretazione forzata dell’autodifesa costituzionale; hanno anche consentito all’esercito statunitense di sviluppare e controllare forze per procura che combattono per conto – e talvolta al fianco – del proprio.
Di conseguenza, in decine di paesi, questi programmi sono stati utilizzati come trampolino di lancio per le ostilità, con il Pentagono che spesso si rifiuta di informare il Congresso o l’opinione pubblica statunitense sulle loro operazioni segrete con la giustificazioni che sono “troppo lievi per innescare obblighi di rendicontazione di legge”.
“Ricercatori e giornalisti hanno scoperto i programmi della Sezione 127e non solo in Afghanistan e Iraq, ma anche in Camerun, Egitto, Kenya, Libano, Libia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Somalia, Siria, Tunisia e Yemen”, si precisa nello studio.
I ricercatori sottolineano anche che le autorità di difesa “hanno dato poche indicazioni su come [loro] interpretano le sezioni 333 e 127e”.
Ancora più preoccupato e ignorando i danni causati da queste leggi “anti-terrorismo”, il Congresso degli Stati Uniti ha recentemente ampliato le autorità di cooperazione alla sicurezza del Pentagono, in particolare con la Sezione 1202 del National Defense Authorization Act (NDAA).
La sezione 1202 consente all’esercito nordamericano di consentire “operazioni di guerra irregolari” contro “stati canaglia” come l’Iran o la Corea del Nord, o “vicini”, come Russia e Cina.
Questa inchiesta arriva in un momento in cui l’esercito nordamericano e le sue milizie per procura sono accusati di occupare illegalmente vaste regioni della Siria e dello Yemen, saccheggiando petrolio dai paesi dilaniati dalla guerra, poco più di un anno dopo la fine della loro brutale occupazione dell’Afghanistan.
A tal proposito, proprio martedì scorso, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Bolton ha rivelato che “l’opposizione iraniana” è ora fornita di armi introdotte di contrabbando nel paese dalla regione del Kurdistan iracheno, elogiando l’uso della forza contro le forze di sicurezza iraniane.
FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-brennan_center_come_il_pentagono_sfrutta_le_leggi_post_11_settembre_per_condurre_guerre_segrete_nel_mondo/8_47842/
Distruzione di droni ucraini subacquei ed aerei vicino a Sebastopoli
Lisa Stanton 29 10 2022
I russi hanno identificato un drone da ricognizione americano RQ-4B Global Hawk, decollato dalla Sicilia, che ha sorvolato per diverse ore le acque internazionali del Mar Nero vicino alla Crimea.
Stamattina hanno poi pubblicato alcuni video che riprendevano la distruzione di droni ucraini subacquei ed aerei vicino a Sebastopoli
Il raid in città è stato per il momento bloccato, traghetti e barche non hanno attraversato la baia fin quando la Marina russa non ha eliminato la minaccia. Si legge che alle 4:20 il regime di Kiev ha effettuato un attacco terroristico contro navi della flotta del Mar Nero e navi civili nella base di Sebastopoli. Nell’attacco sono stati coinvolti nove aerei senza pilota e sette droni subacquei autonomi.
Le navi della Flotta del Mar Nero avrebbero distrutto tutti i bersagli ma lievi danni sarebbero stati inferti al dragamine russo Ivan Golubets ed alla barriera nella baia di Yuzhnaya.
Le navi della flotta del Mar Nero sarebbero impegnate nel garantire la sicurezza del ‘corridoio del grano” nell’ambito dell’iniziativa internazionale per esportare prodotti agricoli e fertilizzanti dai porti ucraini. In particolare, si è appreso ieri che 300.000 tonnellate di fertilizzanti russi per i paesi in via di sviluppo siano fermi nelle acque territoriali olandesi e dei paesi del Baltico in attesa di autorizzazione.
Secondo fonti russe, la preparazione dell’attacco e l’addestramento del personale militare del 73° Centro speciale ucraino per le operazioni marittime avvengono sotto l’egida di specialisti britannici situati nella città di Ochakov, nella regione di Nikolaev. Sono i rappresentanti dell’unità della Marina britannica coinvolti nella pianificazione, fornitura e attuazione dell’attacco nel Mar Baltico del 26 settembre scorso e l’esplosione dei gasdotti NordStream1 e NordStream2.
Sorge una domanda al ministro Crosetto: qualcuno ha informato gli italiani che sono in guerra con la Russia o la classe politica pensa di ripetere quello che ha permesso a Francia ed USA con la Libia di Gheddafi?
FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/pfbid0V7197pUpMsjv2tWj3m2u17kDxarm6Fu6xCWjfkdBXeLFFUaUB2nZYPve2BSzBMALl
La Cina presenta un numero di droni subacquei mai visto prima. Il futuro della guerra marittima davanti agli occhi
L’air show di Zhuhai di quest’anno, il più grande evento cinese dedicato all’aviazione e al commercio aerospaziale, ha offerto anche un raro sguardo ai suoi più recenti veicoli marittimi senza equipaggio, diventando uno show aereo marino.
Anche se poco appariscenti questi sistemi marittimi possono anche svolgere compiti di ricognizione e sorveglianza, oltre che di attacco di precisione, e quindi giocare un ruolo militare significativo.
Secondo l’agenzia di stampa digitale cinese The Paper, il mega conglomerato China State Shipbuilding Corporation (CSSC) ha esposto una serie di veicoli subacquei senza equipaggio (UUV) all’air show, in numero di gran lunga superiore a quelli presentati nelle precedenti edizioni dell’evento biennale.
L’air show di Zhuhai di quest’anno, il più grande evento cinese dedicato all’aviazione e al commercio aerospaziale, ha offerto anche un raro sguardo ai suoi più recenti veicoli marittimi senza equipaggio, diventando uno show aereo marino.
Anche se poco appariscenti questi sistemi marittimi possono anche svolgere compiti di ricognizione e sorveglianza, oltre che di attacco di precisione, e quindi giocare un ruolo militare significativo.
Secondo l’agenzia di stampa digitale cinese The Paper, il mega conglomerato China State Shipbuilding Corporation (CSSC) ha esposto una serie di veicoli subacquei senza equipaggio (UUV) all’air show, in numero di gran lunga superiore a quelli presentati nelle precedenti edizioni dell’evento biennale.
Tra questi, l’Haishen 6000 (Poseidon 6000), un UUV lungo 7,6 metri con un dislocamento di 3 tonnellate, una profondità massima di lavoro di 6.000 metri (19.700 piedi) e in grado di raggiungere una velocità di 4 nodi. I sensori multipli a bordo possono aiutarlo a rilevare le mine e può anche trasportare esche acustiche rimorchiate che utilizzano segnali sonar per deviare i siluri attivi.
È stato inoltre presentato per la prima volta l’EA63, un veicolo a comando remoto costruito per essere posizionato su navi di superficie per l’azione di dragamine, in grado di rilevare e neutralizzare le mine marine sia in profondità che sul fondo marino.
Secondo quanto riportato dal tabloid nazionalista Global Times, sono state esposte anche due navi da difesa costiera senza equipaggio, la L30 Watcher e la M75 Protector. Entrambe sono prodotte da Yunzhou, un’azienda tecnologica di Zhuhai specializzata nello sviluppo di imbarcazioni senza equipaggio.
L’L30 Watcher, di 7,5 metri per 2,6, è un’imbarcazione di sicurezza e pattugliamento senza equipaggio, con una velocità massima di 35 nodi e un raggio d’azione fino a 220 miglia nautiche. Può servire sia per scopi civili che militari, come la ricognizione, l’inseguimento e l’allarme, oltre che per operazioni antiterrorismo, anti contrabbando e di emergenza e soccorso.
L’M75 Protector, che misura 5,3 metri per 1,7 metri, può trasportare rifornimenti e condurre pattugliamenti lungo gli oleodotti.
A giugno, la prima nave di superficie senza equipaggio (USV) da 200 tonnellate sviluppata a livello nazionale ha completato la sua prima prova autonoma in mare al largo della provincia di Zhejiang, nella Cina orientale.
Le piattaforme marittime senza equipaggio saranno un mezzo importante per la ricognizione, la sorveglianza, il rilevamento, la raccolta di informazioni, l’attacco di precisione e i compiti speciali nelle future operazioni navali, ha affermato la rivista militare cinese Ordnance Industry Science Technology in un recente articolo.
L’applicazione massiccia di piattaforme da combattimento senza equipaggio in mare porterebbe inevitabilmente a profondi cambiamenti nel modo di condurre la guerra navale, ha aggiunto.
Questi sistemi consistono principalmente in USV, veicoli subacquei dotati di propulsione, e alianti subacquei spinti dalle correnti.
I costi di manutenzione non sono elevati e la minaccia per la sicurezza dell’equipaggio è ridotta, con l’ulteriore vantaggio di una maggiore manovrabilità e dispiegabilità in acque poco profonde.
Scienziati cinesi sviluppano un sottomarino volante senza equipaggio
La Cina potrebbe gradualmente sostituire le tradizionali piattaforme di guerra navale, come i sottomarini, con sistemi senza pilota, per effettuare pattugliamenti antisommergibile, ricognizioni ravvicinate e persino attacchi a fuoco vivo, il tutto in modo molto meno costoso rispetto ai mezzi con pilota umano.
“È prevedibile che le piattaforme senza pilota diventino gradualmente la forza principale nel confronto marittimo. E diventeranno la chiave per conquistare la superiorità delle informazioni, attuare attacchi precisi e completare missioni di combattimento speciali nella guerra
FONTE: https://scenarieconomici.it/la-cina-un-numero-di-droni-subacquei-mai-visto-prima-il-futuro-della-guerra-marittima-davanti-agli-occhi/
La ritirata russa da Kherson non prelude la pace
(Maurizio Vezzosi – lafionda.org) – A monte della ritirata russa da Kherson c’è una decisione di peso, sotto il profilo militare e politico. Abbandonare il capoluogo di una regione poche settimane dopo averne ratificato l’ingresso nella Federazione Russa non è certo il massimo, nonostante le rassicurazioni del Cremlino che hanno rimarcato di considerare Kherson territorio russo. La ritirata rischia di fomentare le posizioni ucraine più oltranziste, anziché le posizioni più propense al dialogo, già fortemente marginalizzate e represse. Da un punto di vista simbolico e comunicativo, la ritirata russa da Kherson si presta inoltre al tentativo di dare contezza della presunta debolezza militare di Mosca.
Non va dimenticato che le ritirate ed i riposizionamenti fanno parte delle guerre di lunga durata, come quella che si sta combattendo in Ucraina. Vengono in mente la ritirata di Slavijansk e quella di Mariupol del 2014, nei primi mesi della guerra d’Ucraina, quando le forze di Donetsk abbandonarono le due città senza combattere. Senza l’accordo che nel 2014 riconsegnò Mariupol all’esercito ucraino Mosca ne avrebbe avuto il controllo – indiretto o diretto – senza dover cominciare, otto anni dopo, una battaglia di due mesi costata migliaia di vittime.
Paradossi della politica, e della guerra.
Sul piano militare, la ritirata di Kherson ha probabilmente evitato un massacro che forse non avrebbe cambiato il risultato nel breve periodo: vista la sua peculiare collocazione, la città sarebbe stata infatti molto difficilmente difendibile dalle forze russe di fronte ad un’offensiva ucraina su larga scala come quella che sembrava pronta a cominciare.
Da rilevare è anche l’appoggio alla decisione di Mosca esplicitato in questo caso anche da figure solitamente poco inclini al dialogo politico, come Evgenij Prigozhin e Ramzan Kadyrov: entrambi avevano portato critiche durissime verso i vertici militari russi dopo la ritirata da Izyum,
Da parte russa risulta evidente la volontà di evitare una nuova Mariupol – guerra urbana – e di scongiurare perdite ingenti sia tra i civili che tra i propri militari. Considerando le informazioni diffuse dalle fonti ucraine, a Kherson le operazioni di rastrellamento e di repressione non hanno tardato a cominciare nei confronti di chiunque, a torto o ragione, venga tacciato di aver collaborato con le forze russe, o anche solo di aver espresso una qualche simpatia nei confronti di queste. A velocizzare queste operazioni ci sono liste pubbliche corredate di fotografie e dati personali delle persone accusate di essere nemiche della compagine politica ucraina.
Poche ore prima che la ritirata venisse ufficializzata dal Ministero della Difesa russo, Kirill Stremousov, sanguigno vicecapo dell’amministrazione regionale – russa – di Kherson, è morto in un incidente d’auto. Questa almeno la versione ufficiale dell’accaduto. Negli ultimi giorni Kirill Stremousov aveva annunciato che da Kherson sarebbero partite a breve le operazioni per la conquista di Nikolaev e di Odessa, mentre in occasione della ritirata di Izyum dello scorso settembre aveva suggerito alle alte sfere della difesa russa di “spararsi in testa”.
Il controllo ucraino su Kherson rende per il momento impossibili alle forze russe manovre terrestri da oriente verso Nikolaev e Odessa. Non preclude, però, la prosecuzione dell’utilizzo dell’artiglieria a lungo raggio, della flotta e dell’aviazione, o una combinazione di queste. Il controllo ucraino su Kherson aumenta in modo rilevante l’esposizione al tiro della fascia meridionale sotto controllo russo – Melitopol, Berdiansk, ecc – e della Crimea: restano sconosciute, al momento, le contromisure che Mosca intenderà assumere.
Il fatto che la scelta del ritiro da Kherson sia stata mossa anche da motivazioni politiche sembra evidente: l’obiettivo quello di favorire un’intesa con gli Stati Uniti almeno sulla ripresa a pieno del trattato New START, di cui si dovrebbe discutere a Il Cairo tra qualche settimana. A conferma di questa ipotesi ci sono alcuni elementi, come la rinuncia alla possibilità di bandire i metalli russi dal banco di Londra (LBM), la ripresa delle forniture destinate alla Federazione russa da parte di alcune importanti aziende dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti, il rifiuto statunitense – momentaneo – di fornire all’Ucraina alcune tecnologie militari particolarmente avanzate – come i droni l’MQ-1C –, la decisione statunitense di sospendere le sanzioni economiche nei confronti delle missioni diplomatiche russe. Quella forse in divenire è dunque un’intesa relativa tra Washington e Mosca, le cui avvisaglie si scorgevano già durante la scorsa estate: rispetto a questa intesa in divenire dovranno essere considerati anche gli effetti relativi alle elezioni statunitensi di medio termine. Il fattore interno di maggior rilievo appare tuttavia costituito dalle divergenze tra parte dei vertici militari e politici statunitensi sul tema della guerra in Ucraina. Almeno una parte dei militari statunitensi sembra spingere per la trattativa – su tutti, il Generale Mark Milley – mentre nel complesso i vertici politici statunitensi non sembrano affatto voler imporre all’Ucraina un accordo con Mosca. A conferma di ciò, ci sono le dichiarazioni del Segretario di Stato Antony Blinken.
Se gli Stati Uniti nel loro complesso desiderassero la pace in Europa non esiterebbero un istante ad imporla all’attuale compagine ucraina, facendo il possibile per mettere da parte qualunque eventuale ostacolo.
In molte aree d’Europa, insieme alle proteste contro l’invio di armi in Ucraina ed il carovita, continua intanto a crescere la distanza tra popoli ed istituzioni, non di rado incapaci di gestire adeguatamente le istanze del presente e persino di immaginare quelle del futuro prossimo.
Nel frattempo, seppur in sordina, sul fronte di Donetsk gli avanzamenti delle forze russe proseguono lenti, ma costanti. Ancora una volta il tempo gioca a favore di Mosca: dilatandolo, Mosca potrà infatti rendere operativi migliaia di uomini – mobilitati e volontari – attualmente in addestramento, migliorare la propria logistica e dislocare sul nuovi equipaggiamenti. Facendo soprattutto forza sui problemi energetici dell’Europa occidentale e dell’Ucraina acuiti dal periodo invernale, e sulle inevitabili conseguenze politiche di questi. Ben poco fa insomma assomigliare la ritirata di Kherson e l’accenno di dialogo russo-statunitense al preludio della pace.
FONTE: https://infosannio.com/2022/11/14/la-ritirata-russa-da-kherson-non-prelude-la-pace/
La Cia ha assoldato ISIS e Al Qaeda contro la Russia in Ucraina
Terrorismo “Islamico” made in USA entra in Europa
L’articolo del Washington Standard che lo rivela:
Ucraina e la Nuova Al Qaeda
L’esplosione della guerra tra Russia e Ucraina sembra aver fornito alla CIA il pretesto per lanciare un’insurrezione pianificata da tempo nel paese, pronta a diffondersi ben oltre i confini dell’Ucraina .
Poiché il conflitto tra Ucraina e Russia continua a intensificarsi e a dominare l’attenzione del mondo, la crescente evidenza che la Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti stia e abbia lavorato per creare e armare un’insurrezione nel paese ha ricevuto molta poca attenzione considerando la sua probabile conseguenze. Ciò è particolarmente vero dato che ex funzionari della CIA e un ex Segretario di Stato ora affermano apertamente che la CIA sta seguendo i “modelli” delle passate insurrezioni sostenute dalla CIA in Afghanistan e in Siria per i suoi piani in Ucraina. Dato che quei paesi sono stati devastati dalla guerra come diretta conseguenza di quelle insurrezioni, questo fa ben sperare per l’Ucraina.
Tuttavia, questa insurrezione è pronta ad avere conseguenze che vanno ben oltre l’Ucraina. Sembra sempre più che la CIA consideri l’insurrezione che sta creando più che un’opportunità per portare la sua guerra ibrida contro la Russia sempre più vicino ai suoi confini. Come mostrerà questo rapporto, sembra che la CIA sia determinata a manifestare una profezia propagata dai suoi stessi ranghi negli ultimi due anni.
Questa previsione di ex e attuali funzionari dell’intelligence risale almeno all’inizio del 2020 e sostiene che una “rete transnazionale di suprematisti bianchi” con presunti legami con il conflitto ucraino sarà la prossima catastrofe globale che si abbatterà sul mondo quando la minaccia di Covid-19 si allontana.
Secondo queste “predizioni”, questa rete globale di suprematisti bianchi – presumibilmente con al centro un gruppo legato al conflitto nella regione ucraina del Donbas – diventerà la nuova minaccia in stile Stato Islamico e sarà senza dubbio usata come pretesto per lanciare l’infrastruttura ancora dormiente istituita l’anno scorso dal governo degli Stati Uniti sotto il presidente Biden per una “guerra al terrore interno” orwelliana.
Dato che questo sforzo guidato dalla CIA per costruire un’insurrezione in Ucraina è iniziato nel lontano 2015 e che i gruppi che ha addestrato (e continua ad addestrare) includono quelli con evidenti legami neonazisti, sembra che questa “imminente insurrezione ucraina, ” come è stato chiamato di recente, è già qui. In tale contesto, ci rimane la possibilità snervante che questa ultima escalation del conflitto Ucraina-Russia sia semplicemente servita come atto di apertura per l’ultima iterazione dell’apparentemente infinita “Guerra al terrorismo”.
Insurrezione in aumento
Subito dopo che la Russia iniziò le operazioni militari in Ucraina, Foreign Affairs – il braccio mediatico del Council on Foreign Relations (CFR) – pubblicò un articolo intitolato ” The Coming Ukrainian Insurgency “. Il pezzo è stato scritto da Douglas London, un autodefinito “ufficiale operativo della CIA di lingua russa in pensione che ha servito in Asia centrale e ha gestito le operazioni di controinsurrezione dell’agenzia”. Ha affermato nell’articolo che “Putin dovrà affrontare una lunga e sanguinosa insurrezione che si estenderà attraverso più confini” con il potenziale di creare “un’irrequietezza crescente che potrebbe destabilizzare altri paesi nell’orbita della Russia”.
Altre dichiarazioni degne di nota fatte da Londra includono la sua affermazione che “gli Stati Uniti saranno invariabilmente una fonte importante ed essenziale di sostegno per un’insurrezione ucraina”. Afferma inoltre che “Come gli Stati Uniti hanno appreso in Vietnam e Afghanistan, un’insurrezione che ha linee di rifornimento affidabili, ampie riserve di combattenti e rifugio oltre il confine può sostenersi indefinitamente, indebolire la volontà di combattere di un esercito occupante ed esaurire il sostegno politico per l’occupazione a casa”. Londra fa esplicito riferimento a modelli per questa rivolta ucraina apparentemente imminente come le insurrezioni sostenute dalla CIA in Afghanistan negli anni ’80 e i “ribelli moderati” in Siria dal 2011 ad oggi.
Londra non è la sola a promuovere queste passate insurrezioni sostenute dalla CIA come modello per l’aiuto “segreto” degli Stati Uniti all’Ucraina. L’ex Segretario di Stato Hillary Clinton, il cui Dipartimento di Stato ha contribuito a creare l’insurrezione dei “ribelli moderati” in Siria e ha supervisionato la distruzione della Libia sostenuta dagli Stati Uniti e dalla NATO, è apparso su MSNBC il 28 febbraio per dire sostanzialmente lo stesso. Nella sua intervista, Clinton ha citato l’insurrezione sostenuta dalla CIA in Afghanistan come “il modello a cui le persone [nel governo degli Stati Uniti] stanno ora guardando” rispetto alla situazione in Ucraina. Nella stessa intervista fa anche riferimento all’insurrezione in Siria in modo simile. Vale la pena notare che l’ex vice capo di stato maggiore della Clinton quando era Segretario di Stato, Jake Sullivan, è ora consigliere per la sicurezza nazionale di Biden.
L’insurrezione in Afghanistan, inizialmente sostenuta dagli Stati Uniti e dalla CIA a partire dalla fine degli anni ’70 sotto il nome di Operazione Cyclone, ha successivamente generato i presunti nemici mortali dell’impero statunitense – i talebani e Al Qaeda – che avrebbero continuato ad alimentare il dopo 9/11 ” Guerra al terrore”. La campagna degli Stati Uniti contro i discendenti dell’insurrezione che un tempo aveva sostenuto ha portato a un’orribile distruzione in Afghanistan e a una litania di morti e crimini di guerra, nonché alla guerra e all’occupazione più lunghe (e quindi più costose) nella storia militare americana. Ha anche provocato bombardamenti e distruzione di molti altri paesi insieme alla riduzione delle libertà civili a livello nazionale. Allo stesso modo, in Siria, il sostegno degli Stati Uniti e della CIA ai “ribelli moderati” è stato e rimane incredibilmente distruttivo per il paese che presumibilmente vuole semplicemente “liberare” dal governo di Bashar al-Assad. L’esercito americano continua ad occupare aree critiche di quel paese.
Con questi apertamente pubblicizzati come “modelli” per la “imminente insurrezione in Ucraina”, che ne sarà dell’Ucraina, allora? Se la storia delle insurrezioni sostenute dalla CIA è un indicatore, annuncia significativamente più distruzione e sofferenza per il suo popolo rispetto all’attuale campagna militare russa. L’Ucraina diventerà uno stato fallito e un campo di sterminio. Coloro che in Occidente esultano per il sostegno dei loro governi alla parte ucraina del conflitto farebbero bene a rendersene conto, in particolare negli Stati Uniti, poiché porterà solo all’escalation di un’altra guerra mortale per procura.
Tuttavia, oltre a quanto sopra, dobbiamo anche considerare la realtà molto inquietante che questa insurrezione ucraina ha iniziato a essere formata dalla CIA almeno diversi mesi, se non diversi anni, prima della campagna militare attualmente in corso della Russia in Ucraina. Yahoo! Notizie riportate a gennaio che la CIA ha supervisionato un programma di addestramento segreto per agenti dell’intelligence ucraina e forze di operazioni speciali dal 2015. Il loro rapporto cita esplicitamente un ex funzionario della CIA a conoscenza del programma dicendo che la CIA ha “addestrato un’insurrezione” e ha condotto questo addestramento in una base militare statunitense non rivelata. Questa formazione di “ribelli” ucraini è stata supportata dalle amministrazioni Obama, Trump e ora Biden, con le ultime due che hanno ampliato le sue operazioni. Mentre la CIA ha negato a Yahoo! che stava addestrando un’insurrezione, un rapporto del New York Times pubblicato anche a gennaio affermava che gli Stati Uniti stanno valutando il sostegno a un’insurrezione in Ucraina se la Russia invadesse.
Dato che la CIA, in quel momento e prima di quest’anno, ha avvertito di un’imminente invasione russa dell’Ucraina fino a quando non si è verificata l’attuale escalation delle ostilità, vale la pena chiedere se il governo degli Stati Uniti e la CIA hanno aiutato a “premere il grilletto”. ” attraversando intenzionalmente le “linee rosse” della Russia rispetto all’invasione della NATO in Ucraina e all’acquisizione di armi nucleari da parte dell’Ucraina dopo il 2014, quando è diventato chiaro che le ripetute previsioni della CIA su un’invasione “imminente” non si sono concretizzate. Le linee rosse della Russia con l’Ucraina sono state dichiarate chiaramente – e ripetutamente violate dagli Stati Uniti – per anni. In particolare, gli sforzi degli Stati Uniti per fornire aiuti letali all’Ucraina hanno coinciso con la fine del suo supporto letale ai “ribelli” siriani, suggerendo che l’apparato bellico e di intelligence degli Stati Uniti ha visto da tempo l’Ucraina come la “successiva” nella sua lista di guerre per procura.
Tuttavia, più recentemente, gli avvertimenti della CIA di un’imminente invasione dell’Ucraina sono stati derisi, non solo da molti analisti americani, ma anche apparentemente dagli stessi governi russo e ucraino. Si sostiene che tutto questo sia cambiato, almeno dal punto di vista russo, in seguito all’affermazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco che il suo governo avrebbe cercato di fare dell’Ucraina una potenza nucleare in violazione del Memorandum di Budapest del 1994. Sicuramente, Zelensky e i suoi sostenitori a Washington DC e Langley, in Virginia, avrebbero saputo che un’affermazione così estrema da parte di Zelensky avrebbe suscitato una risposta dalla Russia. Basti pensare ai riverberi che seguono ogni Paese che annuncia le sue intenzioni di diventare una potenza nucleare sulla scena mondiale. Da allora la leadership russa ha affermato di essersi sentita obbligata ad agire militarmente dopo che l’Ucraina, che ha regolarmente attaccato i separatisti lungo il confine con la Russia con unità paramilitari incorporate che hanno chiesto lo ” sterminio ” dei russi etnici che vivono in quelle regioni, ha annunciato prevede di acquisire armi nucleari.
Inoltre, dati i crescenti legami dell’Ucraina con la NATO e il suo desiderio di integrarsi in tale alleanza, queste armi nucleari teoriche sarebbero armi nucleari controllate dalla NATO al confine con la Russia. Zelensky, gli Stati Uniti e gli altri loro alleati sapevano sicuramente che questa intenzione, in particolare la sua ammissione in pubblico, avrebbe spinto una situazione già tesa al livello successivo. Naturalmente, questa dichiarazione di Zelensky ha seguito un trasporto aereo di armi guidato dagli Stati Uniti in Ucraina all’inizio del mese scorso, settimane prima dell’attuale campagna militare russa. L’aiuto letale degli Stati Uniti all’Ucraina è stato precedentemente descritto come equivalente a una “dichiarazione di guerra” alla Russia da parte degli Stati Uniti, secondo i membri del Ministero della Difesa russo già nel 2017.
Vale la pena considerare che queste linee rosse e il potenziale per attraversarle sono state discusse da Zelensky e rappresentanti dei servizi di intelligence ucraini quando hanno incontrato il capo della CIA, William Burns, a gennaio. La CIA, a quel tempo, stava già affermando che un’invasione russa dell’Ucraina era imminente. Dati gli eventi sopra descritti, è possibile che la CIA abbia voluto realizzare l’insurrezione per la quale si stava preparando, potenzialmente dal 2015? Lo avrebbero fatto spingendo i loro alleati nel governo ucraino a manifestare le condizioni necessarie per iniziare quell’insurrezione, cioè spingendoli ad attraversare le “linee rosse” della Russia per suscitare la reazione necessaria per lanciare un’insurrezione pre-programmata? Con la CIA che addestra anche gli agenti dell’intelligence ucraina per quasi sette anni, la possibilità è sicuramente da considerare.
Se questa teoria è più che plausibile e vicina alla verità su come siamo arrivati qui, ci restano altre domande, principalmente: perché la CIA dovrebbe cercare di lanciare questa rivolta in Ucraina e perché ora?
L’apparente risposta potrebbe sorprenderti.
L’invenzione del Suprematismo Bianco come “terrorismo interno”
A maggio 2020 Politico ha pubblicato un articolo intitolato “ Gli esperti sapevano che stava arrivando una pandemia. Ecco di cosa sono preoccupati per il prossimo “. L’articolo è stato scritto da Garrett Graff, ex redattore di Politico , professore al programma di giornalismo e pubbliche relazioni di Georgetown e direttore delle iniziative informatiche presso l’Aspen Institute, un think tank “apartitico” finanziato in gran parte dal Rockefeller Brothers Fund, il Carnegie Corporation e la Bill & Melinda Gates Foundation.
L’introduzione di Graff al pezzo afferma quanto segue:
“ Ogni anno, la comunità dell’intelligence pubblica il Worldwide Threat Assessment , un distillato di preoccupanti tendenze globali, rischi, punti problematici e pericoli emergenti. Ma quest’anno l’udienza pubblica sulla valutazione, che si tiene solitamente a gennaio o febbraio, è stata annullata , evidentemente perché i leader dell’intelligence, che di solito testimoniano in una rara udienza aperta insieme, erano preoccupati che i loro commenti avrebbero aggravato il presidente Donald Trump. E il governo non ha ancora pubblicato pubblicamente un rapporto sulle minacce del 2020. “
Nel 2020, la CIA non ha rilasciato una valutazione delle minacce “mondiale” per la prima volta da quando ha iniziato a rilasciarle annualmente decenni fa. Questo articolo pubblicato da Politico era inteso da Graff per fungere da “valutazione della minaccia domestica” in assenza della valutazione mondiale delle minacce della CIA ed è definito come una “lista degli eventi più significativi che potrebbero avere un impatto sugli Stati Uniti” in breve, medio e lungo termine. Graff ha creato questo documento di valutazione delle minacce dopo aver intervistato “più di una dozzina di leader del pensiero”, molti dei quali erano “ufficiali della sicurezza nazionale e dell’intelligence attuali ed ex”. Pochi mesi dopo, il Department of Homeland Security, per la prima volta dalla sua creazione nel 2003, avrebbe pubblicato la propria valutazione delle minacce “Homeland” nell’ottobre di quell’anno. Come ho notato all’epoca, questo ha segnato un importante spostamento all’interno dell’apparato di sicurezza/intelligence nazionale degli Stati Uniti dal “terrore straniero”, il suo obiettivo apparente dall’11 settembre, al “terrore domestico”.
Pochi mesi dopo la pubblicazione di questo Homeland Threat Assessment, la guerra al terrore interno sarebbe stata lanciata sulla scia degli eventi del 6 gennaio , a quanto pare previsto dall’allora funzionario del DHS Elizabeth Neumann. All’inizio del 2020, Neumann aveva dichiarato preveggentemente: “Sembra che siamo alle porte di un altro 11 settembre – forse non qualcosa di così catastrofico in termini di immagini o numeri – ma che possiamo vederlo crescere, e non lo facciamo” Non so bene come fermarlo.
In effetti, quando si è svolto il 6 gennaio , non è stato fatto alcuno sforzo reale dalla Polizia del Campidoglio o da altre forze dell’ordine presenti per fermare la cosiddetta “rivolta”, con un sacco di filmati dell’evento che mostrano invece le forze dell’ordine che salutano i presunti “insurrezionisti” nel Campidoglio. Questo, tuttavia, non ha impedito a politici di spicco e funzionari della sicurezza nazionale di etichettare il 6 gennaio come “l’altro 11 settembre” che Neumann aveva apparentemente previsto. In particolare, il primo Homeland Threat Assessment del DHS, l’avvertimento di Neumann e la successiva narrazione ufficiale sugli eventi del 6 gennaio erano tutti fortemente incentrati sulla minaccia di “attacchi terroristici della supremazia bianca” alla patria degli Stati Uniti.
Tornando all’articolo di Politico di maggio 2020 , Graff osserva che molti presunti ” esperti ” di pandemie, che – secondo Graff – includono Bill Gates e i funzionari dell’intelligence statunitense James Clapper e Dan Coats, avevano “proiettato la diffusione di un nuovo virus e le sue ripercussioni economiche porterebbe anche “dettagli sulle sfide specifiche” che gli Stati Uniti dovrebbero affrontare durante la fase iniziale della crisi del Covid-19. Graff poi chiede “Quali altre catastrofi stanno arrivando che non stiamo pianificando?” Secondo i “leader del pensiero” che ha consultato per questo pezzo, che includeva diversi funzionari dell’intelligence attuali ed ex, la “minaccia a breve termine” più immediata che potrebbe sconvolgere la vita negli Stati Uniti e oltre dopo il Covid è stata “la globalizzazione della supremazia bianca. ”
Discutendo di questa minaccia imminente, Graff scrisse:
“Il ‘Terrorismo’ oggi evoca immagini di combattenti dell’ISIS e kamikaze. Ma se chiedi ai funzionari della sicurezza nazionale qual è la principale minaccia terroristica a breve termine sul loro radar, quasi universalmente indicano il problema crescente della violenza dei nazionalisti bianchi e il modo insidioso in cui i gruppi che in precedenza esistevano a livello locale si sono uniti in una rete globale del suprematismo bianco . Nelle ultime settimane, il Dipartimento di Stato, per la prima volta, ha formalmente designato un’organizzazione suprematista bianca, il Movimento Imperiale Russo , come organizzazione terroristica, in parte perché sta cercando di formare e seminare aderenti in tutto il mondo, ispirandoli a compiere azioni terroristiche attacchi…” (enfasi aggiunta)
Graff aggiunge poi che “Ci sono avvertimenti seri ed espliciti su questo provenienti dal governo degli Stati Uniti e da funzionari stranieri che fanno stranamente eco agli avvertimenti emersi per al Qaeda prima dell’11 settembre”. Quindi cita il direttore dell’FBI Christopher Wray affermando:
“Non è solo la facilità e la velocità con cui possono verificarsi questi attacchi, ma la connettività generata dagli attacchi. Un attore instabile e disamorato si è accucciato, da solo, nel seminterrato di sua madre in un angolo del paese, sempre più infiammato da persone simili dall’altra parte del mondo. Ciò aumenta la complessità dei casi di terrorismo interno che abbiamo in un modo davvero impegnativo”.
Questa citazione di Wray è stata pubblicata per la prima volta in un pezzo che Graff aveva scritto un mese prima della pubblicazione del suo pezzo Politico . Il focus di quell’intervista era incentrato sul terrorismo interno negli Stati Uniti, con un’ampia discussione sull’attentato di Oklahoma City del 1995 e sul Movimento Imperiale Russo. In quell’articolo, pubblicato su Wired , il coordinatore del Dipartimento di Stato per l’antiterrorismo, Nathan Sales, ha definito quel movimento “un gruppo terroristico che fornisce addestramento in stile paramilitare a neonazisti e suprematisti bianchi, e svolge un ruolo di primo piano nel tentativo di radunarsi europei e americani che la pensano allo stesso modo in un fronte comune contro i loro presunti nemici”.
Questo movimento imperiale russo, o RIM, sostiene il ristabilimento dell’impero russo precedente al 1917, che eserciterebbe un’influenza su tutto il territorio abitato da etnia russa. La loro ideologia è descritta come suprematista bianca, monarchica, ultranazionalista, filorussa ortodossa e antisemita. Non sono considerati neonazisti, ma hanno lavorato per costruire legami con altri gruppi di estrema destra con connessioni neonaziste.
RIM sarebbe stato responsabile dell’addestramento di un attentatore le cui azioni non hanno provocato morti in Svezia dal 2016 al 2017. L’attentatore, Victor Melin, non era un membro attivo del RIM, ma secondo quanto riferito è stato addestrato da loro e ha condotto 2 dei suoi 3 attentati con un individuo completamente estraneo al RIM. Melin, tuttavia, all’epoca era un membro del Movimento di resistenza nordico.
Alcuni anni dopo, nell’aprile 2020, RIM è diventato il primo gruppo di “suprematisti bianchi” ad essere etichettato dagli Stati Uniti come entità terroristica globale designata in modo speciale (SDGT), nonostante non sia legato a un atto terroristico dal 2017 e nonostante quegli atti precedenti con conseguente nessun decesso. Gli atti di terrore citati come giustificazione dall’allora segretario di Stato Mike Pompeo furono quelli perpetrati da Melin. Tuttavia, il Nordic Resistance Movement, di cui Melin era un membro attivo al momento degli attentati, non ha ricevuto l’etichetta SDGT, anche se è significativamente in gran parte in termini di appartenenza e portata rispetto al RIM. La decisione di etichettare RIM in questo modo era considerata ” senza precedenti ” all’epoca.
Da allora è stato affermato che il gruppo ora conta “diverse migliaia” in tutto il mondo, sebbene esistano poche prove pubblicamente disponibili a sostegno di questa statistica e quella statistica in particolare è emersa solo circa un mese dopo la designazione del terrorismo statunitense e proveniva da un istituto con sede negli Stati Uniti . Non ci sono nemmeno statistiche disponibili sul numero di individui che avrebbero addestrato tramite il loro braccio paramilitare, noto come Legione Imperiale.
Secondo il governo degli Stati Uniti, la portata di RIM è globale e si estende agli Stati Uniti. Tuttavia, i suoi legami con gli Stati Uniti si basano su dubbie accuse di una relazione con l’affiliata russa della divisione Atomwaffen e una “relazione personale” con l’organizzatore del raduno “Unite the Right” del 2017 Matthew Heimbach. Tuttavia, anche questo si basa sulle accuse (non prove dirette) secondo cui Heimbach ha ricevuto fondi da RIM. Il gruppo di Heimbach, il Partito dei lavoratori tradizionalisti, è inattivo dal 2018, due anni prima della designazione dell’SDGT statunitense per RIM. Si sostiene anche che RIM si sia offerto di formare altre figure di “Unire la destra”, sebbene RIM e i “suprematisti bianchi” che avrebbero ricevuto questa offerta neghino le notizie. Inoltre, non rimangono prove che alcun cittadino statunitense abbia mai partecipato all’addestramento paramilitare con RIM. Ciò contraddice l’affermazione di aprile 2020 di Nathan Sales che RIM svolge “un ruolo di primo piano nel tentativo di radunare europei e americani che la pensano allo stesso modo in un fronte comune contro i loro presunti nemici”. Nonostante la mancanza di prove, i gruppi di riflessione di sinistra, apartitici e di destra hanno continuato a utilizzare RIM come prova di una ” grande rete interconnessa e transnazionale ” di suprematisti bianchi violenti.
Sembra strano che un gruppo apparentemente piccolo e molto limitato in termini di presenza negli Stati Uniti e responsabile di nessun attacco terroristico mortale si guadagnerebbe l’onore di diventare la prima entità terroristica globale appositamente designata per la supremazia bianca progettata dagli Stati Uniti. Ciò è particolarmente vero quando gli atti citati come giustificazione per la designazione SDGT sono stati commessi da un membro di un gruppo diverso e più ampio, un gruppo che non ha ricevuto questa designazione all’epoca o negli anni successivi. Tuttavia, nel contesto dell’attualità in Ucraina, la designazione 2020 di RIM inizia ad avere più senso, almeno dal punto di vista della sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Si presume che RIM sostenga i separatisti nelle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk dal 2014 ed è stato descritto dagli Stati Uniti come “anti-ucraino”. Queste regioni sono al centro dell’attuale conflitto e della sua più recente escalation il mese scorso. Il governo degli Stati Uniti ei gruppi di riflessione filo-occidentali elencano il “ primo attacco ” di RIM come il suo coinvolgimento nel conflitto nell’Ucraina orientale. Secondo Il Center for International Security and Cooperation (CISAC) della Stanford University, il numero di combattenti inviati o addestrati da RIM nell’Ucraina orientale è sconosciuto, anche se un rapporto afferma che RIM ha inviato “gruppi da cinque a sei combattenti” dalla Russia all’Ucraina orientale a metà Giugno 2014. Il braccio paramilitare del RIM, la Legione Imperiale, non è attivo in Ucraina da gennaio 2016. Tuttavia, alcuni rapporti hanno affermato che “alcuni individui hanno scelto di rimanere e continuare a combattere”. Negli ultimi anni sono state anche avanzate affermazioni secondo cui i membri del RIM hanno combattuto nel conflitto siriano e in Libia al fianco del generale Haftar.
A seguito di questo “primo attacco”, la CISAC di Stanford afferma che , dal 2015 al 2020, hanno “costruito una rete transnazionale”, sebbene, come notato in precedenza, il loro successo in tale impresa si basi su rapporti di dubbia autenticità e/o significato, in particolare negli Stati Uniti. Tuttavia, il loro presunto ruolo dalla parte dei separatisti nel Donbass è stato utilizzato dai think tank statunitensi per sostenere che il RIM promuove gli obiettivi politici di Mosca, che secondo loro includono “cercare di alimentare l’estremismo suprematista bianco in Europa e negli Stati Uniti”.
Alcuni gruppi di esperti negli Stati Uniti, come Just Security, hanno utilizzato RIM per sostenere che il governo russo svolge un ruolo importante nella “supremazia bianca transnazionale” a causa di “un affetto reciproco tra i suprematisti bianchi occidentali e il governo russo”. Affermano che poiché la Russia “tollera” la presenza del RIM a livello nazionale, “il Cremlino facilita la crescita dell’estremismo di destra in Europa e negli Stati Uniti che esacerba le minacce alla stabilità dei governi democratici”.
Tuttavia, ciò che Just Security non menziona è che RIM si è apertamente opposto e protestato contro il governo di Putin, è stato etichettato come un gruppo estremista dal governo russo e ha persino fatto irruzione nei suoi uffici dalla polizia russa a causa della loro opposizione alla leadership di Putin. In particolare, i consulenti di Just Security includevano l’ex vicedirettore della CIA e partecipante all’Event 201, Avril Haines, così come l’ex vice capo di stato maggiore di Hillary Clinton presso il Dipartimento di Stato, Jake Sullivan. Haines e Sullivan ora servono rispettivamente come Direttore dell’intelligence nazionale di Biden (vale a dire il più alto funzionario dell’intelligence del paese) e consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, rispettivamente.
L’alba del “terrore domestico”
Come risultato dell’attuale escalation degli eventi in Ucraina, sembra inevitabile che lo sforzo di utilizzare il RIM per dipingere la Russia come una forza trainante del “suprematismo bianco transnazionale” debba riemergere. Questo sforzo sembra avere come uno dei suoi obiettivi la minimizzazione del ruolo che i gruppi neonazisti come il Battaglione Azov, l’unità paramilitare neonazista incorporata nella Guardia nazionale ucraina, stanno attivamente svolgendo nelle ostilità attuali.
Nel gennaio di quest’anno, Jacobin ha pubblicato un articolo sugli sforzi della CIA per seminare un’insurrezione in Ucraina, osservando che “tutto ciò che sappiamo indica la probabilità che [i gruppi addestrati dalla CIA] includano neonazisti che ispirano terroristi di estrema destra attraverso il mondo.” Cita un rapporto del 2020 di West Point in cui si afferma che: “Un certo numero di personalità di spicco tra i gruppi estremisti di estrema destra negli Stati Uniti e in Europa hanno attivamente cercato relazioni con i rappresentanti dell’estrema destra in Ucraina, in particolare il Corpo nazionale e la sua milizia associata, il reggimento Azov. Aggiunge che “individui con sede negli Stati Uniti hanno parlato o scritto di come la formazione disponibile in Ucraina potrebbe aiutare loro e altri nelle loro attività in stile paramilitare a casa”.
Anche l’FBI, sebbene più pubblicamente preoccupato per RIM, è stato costretto ad ammettere che i suprematisti bianchi con sede negli Stati Uniti hanno coltivato legami con il gruppo, con l’Ufficio di presidenza che ha affermato in un atto d’accusa del 2018 che Azov “si ritiene abbia partecipato all’addestramento e alla radicalizzazione di United Organizzazioni di supremazia bianca con sede negli Stati”. Al contrario, non rimane alcuna prova di legami concreti di un singolo cittadino statunitense con RIM.
Con la CIA che ora sostiene un’insurrezione che eminenti ex funzionari della CIA affermano si “diffonderà attraverso più confini”, il fatto che le forze addestrate e armate dall’agenzia come parte di questa “insurrezione in arrivo” includano il battaglione Azov è significativo. Sembra che la CIA sia determinata a creare l’ennesima profezia che si autoavvera, allevando la stessa rete di “supremazia bianca globale” che i funzionari dell’intelligence hanno affermato essere la “prossima” grande minaccia dopo che la crisi del Covid-19 è svanita.
Anche l’inserimento del gruppo RIM nella narrazione dovrebbe essere motivo di preoccupazione. Sembra plausibile, data la designazione terroristica prebellica per il gruppo e i suoi presunti legami passati con il conflitto ucraino, che un ribelle ucraino addestrato dalla CIA, forse di un gruppo come Azov o un equivalente, si attesti volentieri a membro del RIM , consentendo a RIM di essere etichettata come la “nuova Al Qaeda”, con la sua base operativa situata convenientemente in Russia e la sua presenza lì “tollerata” da Mosca. Certamente sarebbe utile alla narrativa ora, piuttosto pervasiva, che identifica Putin con Adolf Hitler sulla scia della decisione della Russia di lanciare la sua campagna militare in Ucraina. Servirebbe anche per lanciare, sul serio, la Guerra al terrorismo interno, finora in gran parte sopita, la cui infrastruttura era lanciato dall’amministrazione Biden solo lo scorso anno .
Mentre il 6 gennaio è stato utilizzato per equiparare il sostegno all’ex presidente Donald Trump con il neonazismo e il suprematismo bianco, articoli recenti che hanno seguito la recente campagna militare della Russia contro l’Ucraina collegano deliberatamente questa narrativa di “Putin come Hitler” con i repubblicani statunitensi. Negli ultimi anni i conservatori statunitensi sono stati a lungo al centro della paura del “terrore domestico” (sono anche, per inciso, la maggior parte dei proprietari di armi).
Un editoriale di Robert Reich pubblicato su The Guardian il 1 ° marzo afferma che “il mondo è spaventosamente bloccato in una battaglia all’ultimo sangue tra democrazia e autoritarismo”. Reich prosegue affermando che l’incursione della Russia in Ucraina “è una nuova guerra fredda… La più grande differenza tra la vecchia guerra fredda e la nuova è che il neofascismo autoritario non è più solo una minaccia esterna per l’America e l’Europa. Una sua versione sta crescendo anche nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti. Ha persino rilevato uno dei principali partiti politici americani. Il partito repubblicano guidato da Trump non sostiene apertamente Putin, ma l’animo del partito repubblicano nei confronti della democrazia si esprime in modi familiari a Putin e ad altri autocrati”. Altri articoli che fanno affermazioni simili sono apparsi in Il New York Times e The Intercept , tra gli altri, solo nell’ultima settimana.
Il 2 marzo Salon ha seguito il pezzo di Reich con un editoriale simile intitolato “Come la supremazia bianca alimenta la relazione amorosa repubblicana con Vladimir Putin”, che si conclude con l’affermazione che “il Partito Repubblicano di oggi è la più grande organizzazione di supremazia bianca e identità bianca d’America e del mondo” e “quel “conservatorismo” e il razzismo ora sono completamente la stessa cosa qui in America”.
Con l’intensificarsi di questo confondere le acque per quanto riguarda le relazioni tra Putin, il Partito Repubblicano degli Stati Uniti e il suprematismo bianco, abbiamo anche agenzie di intelligence in Europa e negli Stati Uniti che collegano sempre più l’opposizione alle misure Covid, come blocchi e mandati di vaccini, al neonazismo, suprematismo bianco e estrema destra, spesso con poche o nessuna prova. Ciò è accaduto di recente con il Freedom Convoy in Canada e, più recentemente, le agenzie di sicurezza e i funzionari tedeschi hanno affermato pochi giorni fa di non poter più distinguere tra “radicali di estrema destra” e coloro che si oppongono ai mandati dei vaccini e alle restrizioni Covid. Tuttavia, questi sforzi per collegare l’opposizione alle misure Covid con il “terrorismo interno” e l’estrema destra risalgono al 2020.
Oltre a queste tendenze, sembra anche inevitabile che l’etichetta di “disinformazione russa”, usata e abusata negli ultimi anni, tanto che qualsiasi narrativa dissenziente è stata spesso etichettata in origine “russa”, è probabile che faccia ritorno in questo contesto e fornire la giustificazione per una zelante campagna di censura online e in particolare sui social media, da cui si dice che questa “rete transnazionale di suprematisti bianchi” dipenda dal suo presunto successo.
L’imminente minaccia terroristica del “suprematista bianco globale”, se dobbiamo credere ai nostri funzionari dell’intelligence insolitamente preveggente, sembra essere la “prossima cosa” che accadrà nel mondo mentre la crisi del Covid svanisce. Sembra anche che la CIA si sia incoronata levatrice e abbia scelto l’Ucraina come luogo di nascita di questa nuova “minaccia terroristica”, che creerà non solo la prossima guerra per procura tra l’impero statunitense e i suoi avversari, ma anche il pretesto per lanciare la ” Guerra al terrorismo interno ” in Nord America ed Europa.
Articolo pubblicato con il permesso di Whitney Webb
Whitney Webb
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/la-cia-ha-assoldato-isis-e-al-qaeda-contro-la-russia-in-ucraina/
CULTURA
Stato e anomia. Considerazioni sull’anticristo
Il termine «anticristo» (antichristos) appare nel Nuovo testamento soltanto nella prima e nella seconda lettera di Giovanni. Il contesto è certamente escatologico (paidia, eschate hora estin, vulg. filioli, novissima hora est, «figlioli, è l’ultima ora»), e il termine appare significativamente anche al plurale : «come avete udito che l’anticristo viene e ora molti sono diventato anticristi». Non meno decisivo è che l’apostolo definisca l’ultima ora come l’«adesso (nyn)» in cui egli stesso si trova: «l’anticristo viene (erchetai, presente indicativo)». Poco dopo si precisa, se ce ne fosse bisogno, che l’anticristo «è ora nel mondo (nyn en to kosmoi estin)”. È bene non dimenticare questo contesto escatologico dell’anticristo, se è vero – come Peterson, e Barth prima di lui, non si stancano di ricordare – che l’ultimo momento della storia umana è inseparabile dal cristianesimo («un cristianesimo ¬– scrive Barth – che non è tutto e integralmente e senza residui escatologia, non ha integralmente e senza residui nulla a che fare con Cristo»). L’ anticristo è per Giovanni colui che nell’ultima ora «nega che Gesù è il Cristo» (cioè il messia) e anticristi sono pertanto i «molti» che, come lui, «uscirono da noi, ma che non erano da noi», il che lascia intendere, non senza ambiguità, che l’anticristo esce dal seno dell’ekklesia, ma non appartiene veramente ad essa. Come tale, egli è definito più volte «ingannatore» (planos, letteralmente «colui che svia», vulg. seductor).
Il luogo sul quale si è concentrata per secoli l’esegesi dei padri e dei teologi sull’anticristo, non è, però, nelle lettere di Giovanni, ma nella seconda lettera paolina ai Tessalonicesi. Anche se il termine non vi compare, l’enigmatico personaggio che la lettera presenta come «l’uomo dell’anomia» (ho anthropos tes anomias) e il «figlio della perdizione» (ho uios tes apoleias) è stato identificato già da Ippolito, Ireneo e Tertulliano e poi da Agostino con l’anticristo. Paolo dice infatti di lui, che definisce anche «senza legge» (anomos), che «si drizza contro tutto ciò che è chiamato Dio o oggetto di venerazione, al punti di sedersi nel tempio di Dio, proclamando di essere Dio». L’anticristo è un potere mondano (una tradizione lo identificava con un Nerone redivivo) che cerca di imitare e contraffare nel tempo della fine il regno di Cristo.
Nella lettera ai Tessalonicesi, tuttavia, l’uomo senza legge è posto in stretta relazione con un’altra enigmatica figura, il catechon, ciò che trattiene (anche nella forma maschile: «colui che trattiene»). Ciò che viene trattenuto è «la parusia di nostro Signore Gesù Cristo e la nostra riunione con lui»: il contesto della lettera è, dunque, esattamente come nella lettera di Giovanni, escatologico (poco prima, l’apostolo evoca «il giusto giudizio di Dio… nella rivelazione del Signore Gesù con gli angeli della sua potenza»). Già al tempo di Agostino, questo potere che trattiene l’avvento finale di Cristo era identificato con l’impero romano (che Paolo, secondo le parole di Agostino, avrebbe omesso di nominare esplicitamente «per non incorrere nell’accusa di vilipendio, augurando il male all’impero che tutti ritenevano eterno») o con la stessa chiesa romana, come sembrava suggerire la lettera di Giovanni, menzionando gli anticristi che «usciranno da noi». In ogni caso, che si tratti dell’impero romano o della chiesa, il potere che trattiene è quello di un istituzione fondata su una legge o una costituzione stabile (anticipando la nostra nazione di «stato», Tertulliano dice: status romanus, che ai suoi tempi significava «la condizione di stabilità dell’impero romano»).
Decisivo è comprendere la relazione fra il potere che trattiene e «l’uomo dell’assenza di legge». Essa è stata a volte interpretata come un conflitto fra due poteri, in cui il senza legge o l’anticristo «toglie di mezzo» il potere che trattiene. L’espressione ek mesou genetai («finché colui che trattiene sia tolto di mezzo») non implica in alcun modo che a farlo sia l’uomo dell’anomia: come la traduzione della vulgata (donec de medio fiat) suggerisce, a togliersi di mezzo è lo stesso potere che trattiene (sia esso l’impero o la chiesa). Il testo che segue immediatamente è in questo senso perfettamente chiaro: «e allora sarà rivelato il senza legge». La relazione fra il potere istituzionale del catechon e l’uomo dell’assenza di legge è la successione fra due poteri mondani, uno dei quali si toglie ed è sostituito – o trapassa – nell’altro. Questo è, nelle parole di Paolo, «il mistero dell’anomia che è già in atto» e che trova alla fine il suo svelamento, quasi che, come il termine «mistero» sembra suggerire, il «senza legge» esibisse finalmente in piena luce la verità del potere che lo precede.
Se questo è vero, allora la lettera contiene una dottrina sul destino di ogni potere istituzionale che non bisogna lasciarsi sfuggire. Secondo questa dottrina, il potere istituzionale stabilmente fondato cede necessariamente alla fine il posto a una condizione di anomia, in cui al sovrano costituzionalmente fondato subentra un sovrano «senza legge», che esercita arbitrariamente il suo governo. La lettera contiene allora un messaggio che ci riguarda da vicino, perché è proprio un simile «mistero dell’anomia» che stiamo vivendo. Il potere statale fondato sulle leggi e le costituzioni cosiddette democratiche si è andato trasformando – attraverso un processo inarrestabile iniziato da tempo, ma che giunge solo ora alla sua crisi definitiva – in una condizione anomica, in cui la legge è sostituita da decreti e misure del potere esecutivo e lo stato di emergenza diventa la forma normale di governo. Resta – è bene non dimenticarlo – che la lettera afferma che una volta che il potere del «senza legge» è stato svelato, «il Signore lo sopprimerà col fiato della sua bocca e lo disattiverà con l’apparizione della sua presenza». Il che significa che quel che ci resta da pensare nella condizione apparentemente senza uscita che stiamo attraversando è la forma di una comunità umana che si sottragga tanto al «potere che trattiene» con la sua apparente stabilità istituzionale che all’anomia emergenziale in cui esso fatalmente si converte.
Giorgio Agamben
La spia intoccabile
Cristoforo Colombo ‘assassino’,”così l’abbiamo buttato giù”: gli Woke riscrivono la Storia
31 Ottobre 2022
Se fino a non molti anni fa Colombo era per tutti un simbolo, un eroe. Oggi per gli americani del movimento ‘Woke’ è invece un mostro, uno schiavista. E a filmare gli abbattimenti e l’ideologia alla base dei movimenti c’è la telecamera del regista italiano Valerio Ciriaci, che vive a New York e che per anni ha seguito i movimenti americani che vogliono riscrivere la storia e spazzare via le statue. Ne ha fatto il documentario ‘Stonebreakers’, che sarà presentato in anteprima mondiale nell’ambito della 63esima edizione del Festival dei Popoli di Firenze
FONTE: https://video.ilriformista.it/cristoforo-colombo-assassino-cosi-labbiamo-buttato-giu-da-eroe-a-mostro-da-simbolo-a-schiavista-gli-woke-riscrivono-la-storia-30556/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
La prima bomba sporca false flag era britannica
Il ministro Difesa russo Shoigu Shoigu da le prove della “bomba nucleare sporca” dell’imminente false flag preparata da Ucraina su indicazione NATO. Su questo ha informato multiple volte, al telefono, i ministri della difesa di Francia, Regno Unito, USA, Turchia, evidentemente comunicando le prove in suo possesso .
Domenica scorsa, RIA Novosti ha citato “fonti di diversi Paesi, tra cui l’Ucraina”, secondo cui Kiev si sta preparando a far esplodere “una bomba sporca o un’arma nucleare a basso potenziale” sul proprio territorio. Secondo l’agenzia di stampa russa, l’obiettivo sarebbe quello di accusare Mosca di usare armi di distruzione di massa in uno stratagemma per “lanciare una potente campagna anti-Russia”.
Il rapporto sostiene che due istituzioni ucraine sono già state incaricate di fabbricare una “bomba sporca” e che il lavoro è ormai “nelle fasi finali”. Nel frattempo, l’amministrazione del presidente ucraino Vladimir Zelensky sarebbe impegnata in colloqui dietro le quinte con funzionari britannici nel tentativo di assicurare il trasferimento di componenti di armi nucleari a Kiev.
I “funzionari britannici “ già sono probabilmente le menti dietro un precedente tentativo di fabbricare una bomba sporca radioattiva compiuto nel 2006 da “ceceni di Londra” (sic) o comunque jhadisti al servizio dell’Occidente contro la Russia. Che fallì perché il trasportatore della sostanza radioattiva si auto-avvelenò senza volere.
Ricordate Litvinenko? L’ex agente Kgb poi passato all’Ovest, più precisamente al servizio del miliardario ebreo Boris Abramovic Berezowski, stabilitosi a Londra da cui accusava Putin di aver commesso tutti gli attentati a firma cecena avvenuti in Russia nell’estate del 1999 e fecero oltre trecento morti.
Il 23 novembre 2006 Litvinenko è morto a causa di un avvelenamento da radiazione da polonio-210, un isotopo radioattivo del polonio. Prima di morire, Litvinenko ha accusato pubblicamente il presidente russo Vladimir Putin di essere il responsabile del suo avvelenamento, il mandante dell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaja e per far buon peso, di essere un pedofilo. Fatto istruttivo questa ultima accusa Litvinenko la postò nel luglio precedente la sua morte , e pubblicato online su un organo del terrorismo ceceno, chiamato Zakayev’s Chechenpress.
Inutile dire che la narrativa “ha stato Putin” ad uccidere Litvinenko col Polonio 210 (e la Politkovskaia) è stata adottata dai media mainstream. Ma nel 2006, vari articoli russi anche in lingua inglese davano una ben altra versione sulla morte di Litvinenko. Erano gli anni del terrorismo ceceno, ferocissimo e sanguinoso, e i russi erano preoccupati che questi potessero ottenere materiali.
Ma il grande giornalista investigativo Wayne Madsen scriveva:
— È stato riferito da fonti londinesi e cecene che l’ex spia russa del KGB e dell’FSB Alexander Litvinenko non era solo un convertito all’Islam ma un sostenitore dei mujaheddin ceceni e del Caucaso, un movimento che è stato collegato al cosiddetto ” Al Qaeda”, un’organizzazione che sembra sempre più un espediente dei neoconservatori e dei loro amici della criminalità organizzata per creare uno stato di guerra costante in Medio Oriente, Asia centrale, Russia e oltre per massimizzare il guadagno politico e finanziario. La conversione di Litvinenko all’Islam ha gettato una nuova piega nel rapporto di Litvinenko con Boris Berezovsky e Alex Goldfarb, entrambi emigrati ebrei russi. Il seguente messaggio è arrivato da Chechenpress.org, un sito web di notizie ceceno, il 24 novembre:
“La comunicazione da Londra del giorno prima di notte ci è arrivata dell’avvelenamento e della morte di Aleksandr Litvinenko. A. Litvinenko è stato avvelenato il 1 ° novembre. I medici hanno lottato per la vita di A. Litvinenko, tuttavia è stato impossibile salvarlo . Nel frattempo, tempo fa Litvinenko ha accettato l’Islam e tutti i riti musulmani sono stati eseguiti prima della sua morte. Un mullah appositamente invitato ha letto sul morente Litvinenko la “Sura Yasin” [passaggio chiave del Corano]. Aleksandr Litvinenko sarà sepolto in un musulmano cimitero, con l’osservanza di tutti i rituali appropriati. Avvicinandosi alla morte, e comprendendo che i suoi assassini sono Putin e la sua cricca criminale, Aleksandr Litvinenko ha chiesto di trasmettere ai Mujaheddin della Cecenia e del Caucaso che lo considerassero il loro fratello nell’arma [enfasi aggiunta ] e chiese all’Altissimo Allah per sé il futuro del martire (insha Allah).”
I media europei stanno ora riportando che Litvinenko era coinvolto nel contrabbando di materiale nucleare dalla Russia a Zurigo nel 2000 e che potrebbe aver continuato il suo coinvolgimento nel contrabbando di armi nucleari. Alcuni rapporti, compresi i recenti commenti alla BBC dell’amico di Litvinenko, l’”esperto di sicurezza” italiano Mario Scaramella, suggeriscono che Litvinenko fosse coinvolto nel contrabbando di materiale radioattivo.
Un incidente coinvolto nel contrabbando di materiali nucleari potrebbe aver provocato l’avvelenamento di Litvinenko da polonio-210 radioattivo. Il coinvolgimento di Litvinenko con i Mujaheddin ceceni, che si dice sia alleato della cosiddetta “Al Qaeda”, i suoi legami con le stesse reti di contrabbando della criminalità organizzata europea che sono state oggetto di sorveglianza da parte dell’agente della CIA Valerie Plame Wilson e del suo Brewster Jennings & Associates società di copertura segreta della CIA, e i suoi legami con i gangster russi con sede in Israele si aggiungono a un mucchio crescente di prove dei legami di “Al Qaeda” con la mafia russo-israeliana.
Il riferimento al comunicato stampa ceceno all’”arma” potrebbe alludere a un progetto di Litvinenko per costruire una “bomba sporca” radioattiva. Lo ha ipotizzato l’Observer di Londra in un rapporto del 3 dicembre: “Tra le teorie che rimangono aperte c’è che gli avvelenamenti siano stati un incidente accaduto mentre Litvinenko ha cercato di assemblare una bomba sporca per i ribelli ceceni. Chi lo conosce crede che fosse abbastanza pazzo da tentare una cosa del genere e, nella scorsa settimana, alcuni lo hanno coinvolto nel contrabbando di materiale nucleare dalla Russia”.
Interessante anche la visita di Litvinenko all’ufficio londinese dell’appaltatore militare privato britannico Erinsys, Ltd., che è stato collegato all’agente di influenza neocon del Congresso nazionale iracheno Ahmad Chalabi. Erinsys ha operazioni in Gran Bretagna; Iraq; Sud Africa; la regione del delta nigeriano e Houston, in Texas.
Un recente rapporto su Muckrakerreport.com rivela che un veterano delle forze di difesa israeliane ha sentito per caso una conversazione a tre in ebraico in un cimitero ebraico di Newark, New Jersey, nell’ottobre 2000 in cui si affermava che “i gemelli” sarebbero stati attaccati dagli aerei il settembre successivo e poi gli americani avrebbero “imparato cosa significa vivere con i terroristi”. Il veterano militare israeliano che ha espresso le sue preoccupazioni all’FBI, ha ricevuto la visita degli agenti speciali dell’ufficio di Newark Field Office Robyn Gritz e Andrew Stengel e ha fornito documentazione di supporto al sito Web di cui sopra.
© 2006 WayneMadsenReport.com.Tutti i diritti riservati. Wayne Madsen è un giornalista investigativo con sede a Washington, DC e editorialista distribuito a livello nazionale. È autore del libro di prossima uscita, “Jaded Tasks: Big Oil, Black Ops & Brass Plates”. È editore ed editore del Wayne Madsen Report .
Incidente del polonio: una prova per una bomba sporca?
14/12/2006
MOSCA. ( RIA Novosti, Tatyana Sinitsyna) – Il rumore intorno all’incidente del polonio a Londra ha una certa stranezza che trovo fastidiosa. Perché tutti parlano di dettagli di secondaria importanza, quando c’è qualcosa di molto più importante di cui preoccuparsi?
Il fisico nucleare Alexander Borovoi, professore presso il centro di ricerca dell’Istituto Kurchatov, ha individuato il vero motivo di preoccupazione: “La parte peggiore della storia è che era come una prova per una bomba sporca. L’incidente mostra che qualcosa di pericoloso si sta cucinando nella cucina terrorista cecena.
“Litvinenko o uno dei suoi amici più stretti si sono in qualche modo impadroniti del polonio”, ha detto Borovoi. “Da loro possiamo tracciare una connessione con coloro il cui sogno è entrare in possesso di una bomba sporca: i terroristi”.
È un dato di fatto che il terrorista numero uno, Osama bin Laden, una volta comprò da loschi trafficanti d’armi tre container con materiali fissili per armi. Il mondo si salvò allora solo perché gli spacciatori imbrogliarono bin Laden vendendogli rifiuti sanitari, che fecero esplodere anche il contatore Geiger.
Probabilmente siamo stati fortunati anche quest’autunno, perché a Londra a quanto pare qualcosa è andato storto. Il polonio non perdona gli atteggiamenti rilassati.
Il professor Borovoi ha detto che le persone incapaci di lavorare con il polonio-210 professionalmente probabilmente hanno gestito la fiala. “Non credo che il polonio sia stata una scelta casuale”, ha detto Borovoi. “Credo che uno specialista di prim’ordine stia consigliando i terroristi”.
A proposito del presunto coinvolgimento dei servizi di sicurezza nell’incidente di Litvinenko, Borovoi ha dichiarato: “Nessun servizio di sicurezza sarà coinvolto in una bomba sporca e non vedo alcun motivo per cui lo farebbero. Tali metodi sono inammissibili nella politica statale perché equivalgono all’uso di armi nucleari”.
Se qualcuno avesse voluto farla finita con Litvinenko, non avrebbe usato un’arma così pericolosa e costosa come il polonio, ha detto il fisico.
“Secondo me, questo è un avvertimento per noi”, ha detto. “I terroristi potrebbero aver acquisito un’arma orribile. Dobbiamo svegliarci alla realtà, vedere la minaccia, esercitare la massima cautela e adottare misure di emergenza per fermare il terrorismo radioattivo”.
Altro articolo dell’epoca –
Berezovsky-Zakayev-Litvinenko: Bomba sporca radioattiva di Al-Qaeda?
lun, 04 dic 2006
http://www.vor.ru/index_eng.phtml?view=news4_eng&id=838
Voce della Russia
Probabilmente Litvinenko ha lavorato per Al-Qaeda
L’ex ufficiale russo del KGB Alexander Litvinenko, che morto il 23 novembre in un ospedale di Londra, avrebbe potuto impegnata nella fornitura di materiali radioattivi a terroristi e probabilmente ha lavorato per al-Qaeda gruppo estremista internazionale.
La polizia britannica sta indagando su questa versione come, dopo il professor Mario Scaramella, un contatto italiano del signor Litvinenko, ha detto che Litvinenko ha partecipato al contrabbando di materiale radioattivo dalla Russia alla Svizzera nel 2000, “The Sunday Express” ha riportato.
http://www.itar-tass.com/eng/level2.html?NewsID=11047886&PageNum=0
Itar Tass
4 dicembre 2006
Scaramella dice che Litvinenko era coinvolto nel contrabbando radioattivo
LONDRA – La polizia britannica sta conducendo un intensivo sondare una versione che suggerisce che l’ex ufficiale di il Servizio di sicurezza federale russo (FSB) Alexander Litvinenko, morto in un ospedale di Londra a novembre 23 erano stati coinvolti nei tentativi di Al Qaeda di creare una cosiddetta “bomba radioattiva sporca”, la domenica Express settimanale riportato nell’ultimo numero.
Secondo la pubblicazione, un contatto di Litvinenko Professore italiano Mario Scaramella che è attualmente la permanenza in un ospedale di Londra ha detto agli inglesi autorità che nel 2000 Litvinenko ha contribuito a organizzare una fornitura di contrabbando di un lotto di radioattivo materiali dalla Russia a Zurigo, Svizzera.
La polizia britannica ha contemporaneamente ottenuto un conferma che non molto tempo prima della sua morte Litvinenko convertito all’Islam. Essendo in punto di morte ha letto il Corano nel ospedale e ha chiesto alla moglie di seppellirlo presso un cimitero musulmano”.
Come infatti è avvenuto: Litvinenko si era conve
Il settimanale riporta che le autorità britanniche lo sono attualmente cercando di scoprire se Litvinenko lo avesse fatto contatti con Al Qaeda.
La Gran Bretagna resuscita il piano della “bomba sporca”.
11 dicembre 2006 12:00
Articolo tratto da: Agence France-Presse
Secondo quanto riportato oggi dal Times, i piani elaborati dai servizi di emergenza britannici per far fronte a un cosiddetto attacco “bomba sporca” devono essere riesaminati alla luce dell’avvelenamento dell’ex spia russa Alexander Litvinenko.
Citando fonti della polizia, il giornale afferma che gli agenti di polizia non sono stati adeguatamente informati dei rischi connessi alla gestione del polonio-210, di cui grandi quantità sono state trovate nelle urine del signor Litvinenko, poiché due agenti di polizia che lavorano al caso sono stati contaminati da avvelenamento radioattivo.
Le autorità britanniche sono preoccupate che i terroristi possano rilasciare una bomba sporca, che mescola un ordigno esplosivo con sostanze radioattive di basso livello.
“Pensavamo di avere un piano di gioco”, ha detto il Times ha citato una fonte di polizia senior senza nome.
“Chiaramente questo episodio ha mostrato che ci sono delle carenze. Dobbiamo ripensare a come i servizi di emergenza dovrebbero trattare uno spavento radiologico, alla formazione richiesta dai servizi di emergenza e a come allertare il pubblico senza causare panico”, ha affermato la fonte.
Nel frattempo, il quotidiano ha anche riferito che la polizia britannica a Mosca per continuare le indagini sull’omicidio di Litvinenko ha raggiunto una situazione di stallo con le autorità russe, che hanno chiesto che gli investigatori russi possano intervistare importanti dissidenti russi in Gran Bretagna.
Secondo The Times, i diplomatici britannici hanno affermato che non possono costringere disertori russi di alto profilo come l’uomo d’affari miliardario Boris Berezovsky e il separatista ceceno Akhmed Zakayev a collaborare con le indagini
Alex Goldfarb, che ha legami con Berezovsky ed è diventato il portavoce dei media di Litvinenko mentre giaceva morente in ospedale per avvelenamento da radiazioni, domenica ha detto all’agenzia di stampa nazionale britannica di aver parlato con entrambi gli uomini e la vedova del suo amico, Marina Litvinenko.
“Nessuno di loro si fida di un’indagine russa. Parleranno con i russi a Londra solo se gli inglesi lo richiedono o per aiutare gli inglesi ad avere accesso ai testimoni. Quindi acconsentiranno a parlare con loro.
“Ma ci sono delle condizioni. Una è che qualsiasi incontro non dovrebbe aver luogo nell’ambasciata russa e dovrebbe esserci la protezione della polizia.
“La seconda è che gli inglesi dovrebbero garantire che gli investigatori russi sono stati sottoposti a screening per qualsiasi tipo di possibile avvelenamento”.
Qui sotto un articolo dove la vedova di Litvinenko dichiara
“Mio marito era un agente britannico stipendiato”
https://www.rt.com/news/litvinenko-british-intelligence-lugovoy-979/
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/la-prima-bomba-sporca-false-flag-era-britannica/
Iran, la vicenda di Mahsa Amini: Realtà vs. Disinformazione
23 10 2022
Sulla vicenda della ventiduenne iraniana, Mahsa Amini, utilizzata a pretesto per un nuovo tentativo di rivoluzione colorata contro un paese ostile ai diktat degli Stati Uniti, rilanciamo un estratto – tradotto in italiano – dell’articolo di Fatemeh Saberi pubblicato sul Tehran Times lo scorso 19 ottobre 2022. L’autore offre un quadro completo dei fatti e dei tentativi di destabilizzazione in atto contro l’Iran.
“Mahsa story”: Realtà contro Disinformazione
di Fatemeh Saberi
Questa narrazione ha generato novantatre milioni di voci in Google in una settimana e l’hashtag “Mahsa Amini” è stato promosso è reso virale dagli utenti di Twitter! E con l’afflusso di narrazioni fuorvianti da parte di numerosi media nazionali e stranieri, i “sentimenti” della società iraniana sono stati infiammati e le persone sono state indotte a riversarsi nelle strade. Secondo gli studi forensi ufficiali, la morte di Mahsa Amini non è imputabile a un colpo subito alla testa.Sfortunatamente, all’età di otto anni, Mahsa ha sofferto di insufficienza ormonale e cerebrale a causa di un intervento chirurgico per tumore al cervello, condizioni pregresse correlate allo svenimento nella stazione di polizia. E a causa della mancanza di una rianimazione efficace nei primi momenti, ha subito la morte cerebrale e poi un arresto cardiaco.
Pertanto, una domanda importante che può essere posta in relazione agli eventi che si sono verificati dopo la morte di Mahsa Amini è : “perché quando le indagini preliminari non erano ancora state condotte e non era stato determinato nulla, ci sono state reazioni e proteste sensazionali all’interno e all’esterno dell’Iran?! “
Perché il presidente degli Stati Uniti ha espresso sostegno ai rivoltosi a cui ha detto: “Voglio che si sappia che siamo con i cittadini”.
Anche il consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, Jake Sullivan, ha affermato: “Continuiamo a stare con loro, non solo con le parole, ma nei fatti”. Inoltre, un gruppo bicamerale di membri del Congresso americano ha sposato una risoluzione a sostegno dei manifestanti in Iran. Queste espressioni di sostegno sono esempi di doppi standard e ipocrisia da parte dell’Occidente. Esaminare le varie dimensioni che circondano questo incidente, insieme alla vera storia della morte della giovane ragazza che ha spezzato i cuori, mostra che l’incidente di Amini e gli eventi che lo circondano non erano normali.”
Perché è morto Mahsa Amini? La sua morte era davvero dovuta alla brutalità della polizia?
Una tac del cervello e dei polmoni di Mahsa Amini, un esame fisico del cadavere e un’autopsia e test patologici mostrano che la sua morte non era dovuta a un trauma cranico o a un colpo agli organi vitali. Il rapporto dell’Organizzazione di Medicina Legale affermava: Amini è stato sottoposta a chirurgia craniofaringoma all’età di otto anni, che ha portato a disturbi nell’ipotalamo e nella ghiandola pituitaria, e la giovane stava usando idrocortisone, levotiroxina e desmopressina come medicina.
“Ribellione nel cyberspazio: prove che sconfiggono i sentimenti!”
Oltre le fake news: lo spettacolo pietoso dei media filo Nato su Elnaz Rekabi
di Maria Morigi
E niente, i media telecomandati fanno scoppiare il caso Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che ha disputato i Campionati asiatici di arrampicata senza indossare l’hijab. Ci raccontano in ogni Tiggì favole immaginate, cioè che Elnaz avrebbe subito carcere e conseguenze per il suo gesto. Anzi che era SCOMPARSA.
Due giorni dopo, tutto è smentito dall’ambasciata iraniana di Seul e dalla stessa atleta.
Funzionano così linciaggio + propaganda e adesso è il turno dell’Iran. Anche se la pratica di coprire la testa col velo c’è, declinata in modi diversi, in ogni Paese islamico.P.s. Al suo ritorno a Teheran l’atleta ha rilasciato queste dichiarazioni chiare e senza possibilità di interpretazione: ““Sono stata chiamata per gareggiare quando non me l’aspettavo, mi sono ritrovata impigliata nella mia attrezzatura tecnica. Per questo non ho fatto attenzione al velo che avrei dovuto indossare”, ha dichiarato alla stampa l’atleta in un’intervista all’aeroporto, apparendo davanti alle telecamere, di fatto, ancora senza il velo ma coprendosi il capo con un cappellino da baseball e il cappuccio della felpa nera che indossava. “Sono tornata in Iran in pace, in perfetta salute e secondo il programma previsto. Mi scuso con il popolo iraniano per le tensioni che si sono create”, ha detto la sportiva, aggiungendo che non aveva “alcuna intenzione di abbandonare la nazionale”.
DIRITTI UMANI IMMIGRAZIONI
A volte ritornano: Di Maio inviato UE nel golfo? Bruxelles-Draghi vogliono “punire” la Meloni per i migranti?
Di Maio inviato nel golfo e il ruolo del commissario per gli affari economici Ue, Paolo Gentiloni
Di Giuseppe Vatinno – Sabato, 12 novembre 2022
Di Maio potrebbe essere nominato inviato Speciale dell’Unione Europea per la Regione del Golfo Persico
A volte (purtroppo) ritornano. Così si potrebbe dire parafrasando il titolo di un noto film dell’orrore. La notizia è di quelle che ti saresti aspettato nella Prima Repubblica, quando nomine, nominucce, e strapuntini compensatori erano all’ordine del giorno. Luigi Di Maio, ex ministro degli Esteri, potrebbe essere nominato inviato Speciale dell’Unione Europea per la Regione del Golfo Persico. Infatti è entrato in una “short list” insieme al greco Dimitris Avramopoulos (ex ministro ed ex commissario europeo), al cipriota Markos Kiprianou (ex ministro degli Esteri) e ad un ex ministro degli esteri slovacco.
La candidatura dell’ex M5S sarebbe la più plausibile perché l’Italia è il Paese più grande dei quattro. Ricordiamo che Di Maio non è stato rieletto in Parlamento e neppure è più nei Cinque Stelle, dopo esserne rovinosamente fuoriuscito con un gruppetto di parlamentari che credevano, insieme a lui, di farsi così qualche mese in più di legislatura, con relativo sontuoso stipendio. Alla fine della vicenda l’unico che realizzò i suoi desiderata fu lo scaltro Bruno Tabacci che sfruttò l’ingenuità del giovane partner per restare, dopo decenni, ancora in Parlamento.
A quel punto per il povero Giggino si era palesato lo spettro di tornare al San Paolo (ora stadio Maradona) di Napoli a vendere le bibite come faceva prima di essere stato toccato dalla magica bacchetta di Fata Populina, la santa patrona dei populisti. Ma ora la notizia di un suo possibile incarico – che per lui, senza lavoro, sarebbe una sorta di “reddito di cittadinanza europeo”- riapre i giochi e ci permette di fare qualche considerazione.Se questa nomina prestigiosa andrà in porto sarà il compenso per aver tentato inutilmente di “salvare” il governo Draghi, quando Di Maio, appunto, con il suo gruppetto di illusi fondò una cosa tipicamente italiana, Impegno Civico, un partito inesistente ma solo formale che aveva il compito di far mantenere la cadrega al giovane napoletano. Poi sappiamo tutti come è andata finire con una solenne gengivata elettorale e numeri da prefisso telefonico.
Di Maio inviato UE nel golfo? Bruxelles-Draghi e Gentoloni…
A questo punto la vicenda diventa però interessante. Il Nostro sparì subito dopo da tutti i social e di lui si persero le tracce. Assodato comunque che i veri motivi per cui Draghi ha finto di essere sfiduciato, infatti è stata una sua decisione precisa, perché i numeri per governare c’erano in abbondanza, non sono ancora noti, la notizia del Di Maio “sceicco di Bruxelles” non ha solo l’ovvia interpretazione di un moto di umana gratitudine che l’ex banchiere centrale ha avuto nei confronti di chi ha tentato, sia pur goffamente, di aiutarlo, ma anche di uno sgarbo a Giorgia Meloni, suo successore a Palazzo Chigi.
Infatti, la vicenda sembra voler dire, “guarda cara Giorgia che a Bruxelles comandiamo ancora noi” e per “noi” intendiamo la cricca plutocratica, con asse Francia – Germania, con cui la Meloni stessa si è scontrata già diverse volte in questi primi tempi di governo.E non è da escludere che il “messaggio” recapitato ieri al governo abbia a che fare con la vicenda delle navi dei migranti e le conseguenti note tensioni tra Roma e Parigi.
A questo punto il mandante non sarebbe neppure Draghi ma direttamente i vertici UE e chissà che il “gatto mammone” Paolo Gentiloni, commissario per gli affari economici, non ne sappia qualcosa.
FONTE: https://www.affaritaliani.it/politica/di-maio-inviato-ue-nel-golfo-bruxelles-draghi-vogliono-punire-la-meloni-per-i-migranti-825371.html
Sui soccorsi di persone migranti “non c’è differenza tra navi Ong e altre”. Commissione Ue pronta al piano d’emergenza
Dopo l’escalation di tensione tra Italia e Francia sulla redistribuzione dei 234 naufraghi a bordo della nave Ocean Viking, il gabinetto von der Leyen presenterà una proposta di mediazione complessiva a un Consiglio Affari Interni straordinario da convocare prima di dicembre
Bruxelles – Solo due settimane dall’insediamento del governo Meloni e tra Italia e Francia i rapporti si sono deteriorati come solo durante la crisi dei gilet gialli del 2019, con le istituzioni comunitarie costrette a intervenire per mettere una pezza a una crisi che – dati alla mano – non esiste. “Non c’è differenza tra le navi delle Ong o le altre navi, quello di salvare le vite dei migranti in mare è un obbligo chiaro e inequivocabile”, ha messo in chiaro la portavoce della Commissione Ue responsabile per gli Affari interni, Anitta Hipper, nel punto quotidiano con la stampa di oggi (lunedì 14 novembre).
È questa la reazione da Bruxelles all’ultimo capitolo di una vicenda che si trascina da due settimane e che ha visto un’ulteriore escalation nel fine settimana. Sabato (12 novembre) i Med5 meno la Spagna (Italia, Grecia, Malta e Cipro) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui non solo sostengono che l’onere della gestione migratoria nel Mediterraneo deve essere “ripartito equamente tra tutti gli Stati membri” – con implicito riferimento alla Francia – ma soprattutto in cui accusano le navi Ong che soccorrono le persone migranti in mare di aggravare il problema, dal momento in cui “agiscono in totale autonomia dalle autorità statali competenti”, rendendo il sistema “non coordinato”.
A scatenare la tensione sulla questione migratoria è stata l’esacerbarsi dei rapporti tra Roma e Parigi nel corso della scorsa settimana, dopo che l’esecutivo italiano di destra aveva negato alla nave Ocean Viking di Sos Mediterranée (con 234 persone migranti a bordo) l’accesso a qualsiasi porto del Sud del Paese, in violazione del diritto di accesso al territorio comunitario per i richiedenti asilo e del principio di non respingimento sancito all’articolo 78 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (Tfue). Inizialmente Parigi si era detta disponibile ad aprire il porto di Marsiglia, ma poi aveva fatto un passo indietro denunciando il “comportamento inaccettabile” del nuovo governo dell’Italia, “contrario al diritto del mare e alla solidarietà europea”.
Persone migranti a bordo della nave Ocean Viking di Sos Mediterranée (credits: Vincenzo Circosta / AFP)
Già mercoledì scorso (9 novembre) la Commissione Ue era dovuta intervenire con un comunicato in cui esortava a “far sbarcare nel porto sicuro più vicino” tutte le persone migranti a bordo della Ocean Viking, che due giorni più tardi (venerdì 11 novembre) ha ricevuto l’autorizzazione ad attraccare nel porto di Tolone. Allo stesso tempo, però, il ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, ha annunciato la sospensione del ricollocamento di 3.500 rifugiati attualmente in Italia – previsto secondo l’accordo sul meccanismo di solidarietà per la redistribuzione volontaria delle persone migranti firmato a giugno – e ha esortato gli altri partecipanti a fare lo stesso.
Oltre a Italia e Francia, nel meccanismo sono coinvolti altri 16 Paesi membri Ue (Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania e Spagna) e 4 extra-Ue (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Come ha ricordato oggi la stessa portavoce della Commissione Ue, “l’Italia è il primo beneficiario dello schema, Francia e Germania hanno provveduto a immediati ricollocamenti” nel quadro di 10 mila complessivi entro l’estate del 2023. A gettare acqua sul fuoco sono intervenuti questa mattina i presidenti italiano, Sergio Mattarella, e francese, Emmanuel Macron, che in una conversazione telefonica hanno ribadito “la grande importanza della relazione” tra i due Paesi e hanno “condiviso la necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione Europea”.
La Commissione Ue e le tensioni sulle persone migranti
La situazione però rimane particolarmente tesa ed è per questo che a Bruxelles si sta ragionando su come arrivare a una distensione dei rapporti, per non compromettere definitivamente un meccanismo su cui le presidenze di turno ceca, svedese (dal primo gennaio 2023) e spagnola (dal primo luglio 2023) del Consiglio dell’Ue stanno scommettendo, per raggiungere un’intesa più strutturata all’interno del Patto Ue sulla migrazione e l’asilo. La Commissione Europea sta elaborando un “piano d’azione d’emergenza” da presentare a un Consiglio Affari Interni straordinario (prima di quello ordinario previsto a dicembre): “È arrivato il momento, serve una discussione aperta tra gli Stati membri” sulla gestione delle persone migranti nel Mediterraneo, ha commentato il portavoce-capo del gabinetto von der Leyen, Eric Mamer, rispondendo alle domande della stampa europea sulle anticipazioni a Politico del vicepresidente Margaritis Schinas.
“La Commissione non rinuncia mai agli strumenti per far avanzare le discussioni” tra i Ventisette, ha precisato Mamer, ricordando però con forza che “dietro a tutte le soluzioni temporanee c’è la necessità imperativa di fare progressi nell’adozione delle diverse proposte del pacchetto” presentato nel settembre 2020. “Le misure contenute nel Patto sono solide e strutturali”, gli ha fatto eco la portavoce Hipper: “I Paesi membri devono adottarle il più velocemente possibile”.
In attesa dei dettagli del piano d’azione d’emergenza, ciò che ha rivelato Schinas è che l’esecutivo Ue si concentrerà sulle partenze delle persone migranti e sui rapporti di vicinato nel Nord Africa, ma anche sulla responsabilità e la solidarietà tra Paesi membri in tutte le fasi della gestione del fenomeno migratorio: “Non possiamo permettere che due Stati membri si scontrino in pubblico e che si crei un’altra mega-crisi politica sulla migrazione”.
Nell’intervista a Politico il vicepresidente Schinas ha criticato esplicitamente l’Italia, riferendosi ad “alcuni degli Stati membri che vogliono che interveniamo nella crisi attuale”, che “sono quelli che bloccano costantemente i progressi del Patto”. Proprio oggi a Bruxelles è in corso un Consiglio Affari Esteri in cui il ministro italiano, Antonio Tajani, ha sollevato la questione con i 26 colleghi Ue (non prevista dall’agenda del vertice). Un segnale dell’intenzione di Roma di tenere alta l’attenzione sul tema della gestione delle persone migranti in arrivo lungo la rotta del Mediterraneo Centrale.
FONTE: https://www.eunews.it/2022/11/14/migranti-consiglio-interni-straordinario/
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
Scandalo FTX: la società che ha fregato 5 milioni di investitori finanziava i DEM ed era parte del WEF
Il CEO Bankman-Fried ha profondi legami con il WEF e con le varie élite globali e si è dedicato alla diffusione del cosiddetto ‘”altruismo efficace”
Dopo i conti dell’exchange FTX passiamo agli scandali politici e ideologici che circondano il fallimento del gruppo finanziario che ha colpito cinque milioni di investitori e che mette in evidenza una gestione personalistica dei soldi dei risparmiatori in completo disprezzo delle più banali norme di gestione aziendale.
I legami politici di FTX con i poteri forti della sinistra finanziaria, World Economic Forum, sono evidenti e pubblici. Il CEO Bankman- Fried ha profondi legami con il WEF e con le varie élite globali e si è dedicato alla diffusione del cosiddetto ‘”altruismo efficace“, molto simile allo Stakeholder Capitalism di Klaus Schwab. Del resto il CEO aveva anche preso parte al WEF, parlando di sostenibilità: chissà se intendeva con questo anche NON fallire.
Il WEF elenca FTX come “partner” e partecipante aziendale, il che significa che l’azienda deve soddisfare gli standard dell’organizzazione globalista per il Capitalismo degli Stakeholder, un modello economico socialista che decostruisce le basi del libero mercato di Adam Smith e Milton Friedman.
Milton Friedman sosteneva che l’unica responsabilità delle imprese dovrebbe essere la crescita e il profitto (entro i limiti della legge) con l’interesse degli azionisti in mente. Il WEF insiste sul fatto che la filosofia di Friedman debba essere abbandonata e che il compito delle élite ricche e delle aziende sia quello di utilizzare i profitti come strumento per gestire la società (i cosiddetti “stakeholder”). In altre parole, i leader delle aziende dovrebbero diventare leader culturali e politici che realizzano obiettivi ideologici più ampi, tutti di origine decisamente socialista/marxista e dimenticando che le società dovrebbero massimizzare gli utili per gli azionisti, ridotti, come gli altri, a servi della gleba.
Lo Stakeholder Capitalism diventa un modo per ingannare il pubblico e indurlo a investire la propria fiducia nella leadership aziendale, perché queste aziende non sono più semplicemente “in gioco per i soldi”, ma per la sopravvivenza del mondo e della specie. In realtà gli utili sono crudi numeri, ma mostrano una quantificabile verità, mentre il fatto di essere “Buoni” è soggettivo e legato alla comunicazione. Tutto questo poi è coerente con la visione del futuro del WEF, dove la persona media “non possiederà nulla, non avrà privacy e ne sarà felice”, mentre le élite aziendali, in collaborazione con i governi, microgestiranno tutta la produzione, la distribuzione e la finanza.
Un esempio in corso delle prime fasi di questo modello è ESG, un sistema di credito in cui i prestiti vengono concessi ad aziende e individui in base al loro punteggio ESG, derivato da quanto sono dediti alle cause globaliste. Nel prossimo futuro, se non promuovete l’ideologia della giustizia sociale e non sostenete le rivendicazioni dell’establishment sul cambiamento climatico, potreste non essere in grado di ottenere un prestito dalla banca per la vostra attività. Il più grande esperimento di esproprio e sottomissione dei singoli ai voleri ESG accadrà proprio in Italia a partire dal 14 dicembre, quando saprete che oltre 80% delle case italiane scomparirà come valore dal 2027-30 e sarete felici, perché nessuno vi dirà nulla.
Tornando al caso specifico, FTX e Bankman-Fried si sono affidati a società di investimento come Blackrock, che è una componente importante della diffusione dell’ESG. Questo potrebbe essere il motivo per cui FTX annunciava regolarmente la propria dedizione a progetti di giustizia sociale e climatica, per entrare nelle grazie dei signori dell’ESG. Il circolo si è chiuso, ma alla fine Milton Friedman si è vendicato: la società è stata gestita in modo “Woke”, senza preparazione tecnica, affidandola a un gruppo di ambiziosi ragazzotti, e ha reso reale il saggio motto “Get woke, go broke”, è fallita miseramente. Cinque Milioni di persone verificheranno il sogno del WEF: non avranno nulla, ma dubito che saranno felici.
Per completare poi in pratica l’allineamento politico di FTX ricordiamo che il CEO Sam Bankman-Fried era diventato il sesto più grande donatore delle elezioni di midterm di quest’anno, donando circa 40 milioni di dollari a candidati e cause prevalentemente democratiche. Secondo Forbes è stato il secondo donatore dopo Soros dei candidati democratici. Quindi il cerchio si chiude…
FONTE: https://scenarieconomici.it/scandalo-ftx-la-societa-che-ha-fregato-5-milioni-di-investitori-finanziava-i-dem-ed-era-parte-del-wef/
GIUSTIZIA E NORME
Commissione di inchiesta sul covid
Alfonso Luigi Marra 31 10 2022
Se la commissione di inchiesta sul covid farà il suo dovere emergeranno mostruosità senza precedenti e sarà la tomba, da un punto di vista morale, giuridico e politico, della sinistra sia italiana che europea che mondiale, che è tutta coinvolta, a cominciare, com’è noto, da von der Leyen, Draghi, Arcuri e chi lo ha sostenuto e quant’altri. Hanno infatti letteralmente ucciso un numero altissimo di persone ed hanno causato enormi danni alla salute pubblica, alla società e all’economia, e lo hanno fatto per fini di speculazione economica, carrieristica e politica. 31.10.22, ALM
PANORAMA INTERNAZIONALE
Russia e mondo
I contenuti di questo articolo sono tratti dal blog Edward Slavsquat, che invito i lettori a leggere e a sostenere con una sottoscrizione, se interessati.
In questi giorni molti nostri connazionali si sforzano di spiegare ai loro interlocutori stranieri che no, dopo le ultime elezioni non è tornato il «fascismo» in Italia. E neanche sta per insediarsi, con ogni evidenza, un governo «disobbediente» che darà filo da torcere ai poteri atlantici e sovranazionali mettendosi a capo di una qualche controrivoluzione mondiale. Giudizi così iperbolici e semplificati non colpiscono solo il nostro Paese. La Russia di Vladimir Putin, complici l’informazione e la controinformazione martellanti degli ultimi mesi, è forse il Paese che più di tutti ha eccitato in chi non ci vive un’immaginario estremo degno di una titanomachia antica: ora è demone, ora redentore; ora minaccia per la coesistenza pacifica dell’umanità, ora ultimo trattenitore dei progetti di un’elite malvagia. È difficile per chi segue dall’esterno cogliere nel chiasso delle opposte tifoserie una voce ponderata e documentata.
Tra queste voci, una delle più originali è quella di Riley Waggaman, in arte Edward Slavsquat, che da un paio d’anni si dedica a ridimensionare il mito buono o cattivo, secondo i punti di vista, di un Cremlino schiettamente avverso all’Occidente e alle sue agenzie globali, riportandolo nei termini della più sfumata realtà. Nato in California e cresciuto in Massachusetts, Waggaman incomincia a scrivere come commentatore politico per Huffington Post e Wonkette. Nel 2013 si trasferisce in un sobborgo di Mosca e lì lavora per Russia Insider, l’iraniana Press TV e soprattutto Russia Today (RT), il network televisivo in lingua inglese controllato dal Cremlino oggi oscurato in molti Paesi, di cui diventa senior editor. Sempre più deluso dalla linea editoriale dei nuovi committenti, dopo alcuni anni si dimette, apre il blog Edward Slavsquat e collabora come opinionista e autore ai portali di informazione alternativa Off-Guardian, Anti-Empire e altri. Vive tuttora a Mosca con la moglie e un figlio, entrambi di cittadinanza russa.
La tesi di Waggaman, sostenuta da fitti rimandi alla stampa locale e a documenti ufficiali, è che ad oggi il governo russo non avrebbe i requisiti per definirsi ostile o anche semplicemente estraneo al «Grande Reset», il progetto di rinnovamento socioeconomico teorizzato dai tecnici del World Economic Forum e simultaneamente abbracciato nei suoi principi da quasi tutti i governi del mondo. Né si sia sempre preoccupato di difendere in casa propria quella libertà dai diktat dei decisori globali tante volte invocata nei trascinanti discorsi pubblici del suo presidente. Che, come minimo, certi poteri che incombono sul mondo contemporaneo non si lascino così nettamente imbottigliare dai confini amministrativi e dagli schieramenti ufficiali. Per giungere a questa conclusione il blogger adotta un criterio che tutti gli analisti dovrebbero fare proprio, di non concentrarsi cioè sulle divergenze e i conflitti tra i contendenti, già fin troppo esasperati dai rispettivi organi di stampa, ma piuttosto su ciò che li accomuna. La prima di una serie di stonature che lo ha colpito è stata la sostanziale indistinguibilità delle politiche russe e occidentali nella controversa gestione dell’epidemia di Covid-19. Considerate da molti come fatti tecnici privi di rilevanza politica, le contromisure adottate per arginare la nuova malattia hanno in realtà sortito un impatto senza precedenti sulla struttura giuridica e sociale delle comunità introducendo limitazioni ai diritti più elementari, sistemi elettronici di premialità e sorveglianza di massa e la sinistra novità di una «scienza di Stato». La sincronia e la ripetitività di questi provvedimenti nei più diversi luoghi e contesti del pianeta ha rappresentato a ogni effetto il tentativo sinora più riuscito di imporre un prodromico governo globale.
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Slavsquat demolisce senza pietà (e non senza un certo piacere) le aspettative di chi si immaginasse una Russia scettica e defilata nelle fasi più estreme di questo esperimento recente. «I media alternativi hanno creato una realtà alternativa sulla Russia», scrive, ma in realtà «il Cremlino ha adottato le stesse misure traumatizzanti di “salute pubblica” che stanno terrorizzando i Paesi occidentali». Le cronache del blog restituiscono in effetti una dettagliata fotocopia in cirillico di tutto ciò che abbiamo vissuto nel nostro Paese e altrove. Raccontano una storia dove cambiano gli attori, ma non i personaggi e le trame.
Durante la prima ondata della malattia anche il governo russo sarebbe diventato un «discepolo zelante del Culto Ermetico della Capacità Ospedaliera, la nuova religione esoterica che ha conquistato il mondo» in cui «il significato della vita è quello di preservare i letti d’ospedale». Allora e in seguito gli ammalati furono isolati nelle «zone rosse» dei nosocomi nazionali dove alcuni di loro, secondo quanto riportato dai parenti e dalla stampa locale, sarebbero stati maltrattati o lasciati morire nell’incuria. «In Russia», spiega il blogger, è consuetudine che i parenti portino bende e altri beni necessari ai famigliari ricoverati. Quindi che cosa può accadere quando non si può più fare visita ai propri cari che non possono badare a sé stessi? Sembra che qui abbiamo la risposta». Nella gestione ospedaliera dell’epidemia non ha nemmeno aiutato il fatto che nel quinquennio precedente il numero dei giovani medici sarebbe «diminuito del 64%: da 687 a 265 mila». Mentre i rappresentanti della categoria e alcuni politici puntano il dito contro i continui tagli al servizio sanitario, Waggaman fa notare che paradossalmente i fondi destinati alla sanità sono invece raddoppiati tra il 2019 e il 2020 e si chiede: «dove è andato a finire questo denaro? Non siamo sicuri di volerlo sapere [you don’t want to know]».
Come ha documentato l’agenzia Nakanune, nel 2020 (l’anno dell’emergenza) e più ancora nel 2021 (l’anno delle vaccinazioni) l’eccesso di mortalità in Russia ha raggiunto livelli inauditi. Nello stesso periodo più di un quarto dei russi nati prima della seconda guerra mondiale è scomparso facendo precipitare una crisi demografica già in corso. Sempre secondo gli analisti interpellati da Nakanune, siccome solo una piccola parte di questi decessi è direttamente correlabile alla nuova malattia, molti di essi sarebbero da attribuire al fatto che durante l’emergenza «le ospedalizzazioni dei pazienti non-Covid sono state rimandate con il pretesto di un aumento dell’incidenza del Covid» ottenendo come risultato di «lasciare senza assistenza medica programmata coloro che ne avevano davvero bisogno». Più in generale, si sarebbe avverato ciò che l’epidemiologo Igor Gundarov denunciava da tempo, che cioè la gestione terroristica e politicizzata dell’emergenza avrebbe reclamato un tributo abnorme di vite: «ictus, infarti, diabete, tumori… stress terribile, panico, isolamento, disperazione: tutto ciò influisce sulle riserve di salute e sulla mortalità…. La sanità è nel caos più totale. Gli scienziati sono stati messi da parte, i politici governano su tutto, non ci sono dati affidabili sulla cui base sarebbe possibile prendere decisioni giuste».
Nell’agosto 2021 il Ministero russo della Salute depositava il brevetto dello Sputnik V, il primo vaccino al mondo contro il nuovo Coronavirus. Waggaman dedica molte pagine a questo farmaco e alle sue implicazioni sanitarie, politiche, diplomatiche e industriali. Sviluppato a tempo di record nei laboratori del centro di ricerca statale Gamaleya, lo Sputnik V è stato salutato da molti come il prodotto «anti-imperialista» e «sovrano» par excellence da contrapporre agli intrugli della Big Pharma «globalista». Nella realtà, spiega e documenta il blogger, sono innumerevoli i fili che collegano l’impresa russa alla concorrenza occidentale. Innanzitutto ad Astrazeneca, produttrice di un vaccino la cui tecnologia adenovirale è stata definita dallo stesso direttore di Gamaleya, Aleksader Ginzburg, «molto simile» a quella della sua invenzione. Il colosso farmaceutico russo R-Pharm, che dal giugno 2020 ha fornito supporto al governo russo per lo sviluppo e la messa in produzione dello Sputnik V, è lo stesso che un mese dopo avrebbe stretto un accordo con Astrazeneca per la produzione e l’esportazione del futuro vaccino anglosvedese, sicché da più di un anno l’azienda fabbrica e commercializza entrambi i vaccini nei suoi stabilimenti russi. Nel dicembre dello stesso anno Astrazeneca e Gamaleya siglavano un memorandum di collaborazione per testare la possibilità di combinare il vaccino russo con quello britannico. L’accordo fu salutato da Vladimir Putin come «un esempio convincente di integrazione di forze scientifiche, tecnologie e investimenti in vista di un obiettivo comune». Ancora un anno dopo, alla vigilia dell’operazione in Ucraina, l’ex presidente e oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza Medvedev deplorava il «nazionalismo vaccinale» in un lungo documento che è una summa theologica di tutto il credo covidista e vaccinista globale.
Nel corso del 2021 il fondo di investimento sovrano RDIF (Russian Direct Investment Fund) da cui dipende finanziariamente l’istituto Gamaleya ha promosso studi congiunti anche con Pfizer e Moderna per indagare l’efficacia della somministrazione combinata dei rispettivi prodotti con lo Sputnik V. L’amministratore delegato di RDIF Kirill Dmitriev, già borsista della Fondazione Soros a Harvard, già Young Global Leader del World Economic Forum e già banchiere in McKinsey e Goldman Sachs, non aveva dubbi: «si tratterà di una combinazione molto ben riuscita». Per chiudere il cerchio, è di pochi giorni fa la notizia che l’istituto Gamaleya svilupperà un proprio vaccino a mRNA made in Russia. Dopo avere lodato l’efficacia dei prodotti di Pfizer e Moderna, il vicedirettore dell’istituto ha spiegato ai giornalisti della TASS che «i vaccini con tecnologia a RNA messaggero hanno un vantaggio molto importante: di poter essere somministrati una volta al mese».
Anche in Russia, come nel resto del mondo, l’efficacia delle vaccinazioni contro il Covid è un dogma. Anche in Russia, come altrove, i medici che non aderiscono al dogma rischiano sanzioni e punizioni esemplari . E anche in Russia il dogma si può aggiustare alla bisogna:
Il governo russo – scrive Waggaman – continua a sostenere che lo Sputnik V è altamente efficace nel prevenire i casi gravi della malattia. Nell’aprile 2021 Ginzburg diceva che avrebbe conferito un’immunità senza limiti. Un mese dopo ha corretto il tiro spiegando che la protezione sarebbe durata due anni. In giugno ha annunciato che i russi avrebbero avuto bisogno di un booster sei mesi dopo la vaccinazione. Infine, il 19 dicembre raccomandava di rivaccinarsi un numero «infinito» di volte ogni sei mesi.
Per nulla scoraggiato dal fatto che anche le persone vaccinate contraevano il Covid in forma grave, in ottobre ribaltava l’accusa sulle vittime dichiarandosi certo che almeno l’ottanta per cento di loro si fosse procurato un certificato di vaccinazione fasullo. Nella stessa occasione rivelava ai giornalisti che lo status vaccinale delle persone poteva essere verificato grazie a non meglio specificati «marker farmaceutici» inclusi nel preparato.
Aleksander Ginzburg, il Fauci delle steppe, non è che l’esponente più illustre di un pantehon di virostar che spopolano anche nei palinsesti russi. Un po’ scienziato, un po’ imprenditore e un po’ riformatore sociale, ha sostenuto tutte le proposte più drastiche per castigare i nemici delle sacre fiale, dalla radiazione dei medici dubbiosi alla segregazione sociale dei renitenti mediante un passaporto elettronico che «delimiti rigidamente le opportunità di interazione tra vaccinati e non vaccinati». Dopo una vita spesa nei laboratori di Gamaleya, il cui «padiglione vaccini» è descritto dal blogger come una topaia squallida e pericolante («a condemned rape dungeon») e i cui tentativi passati di fare approvare all’estero un proprio vaccino sarebbero finiti nel nulla o peggio, ha trovato gloria e ricchezza dopo l’immissione in commercio della sua ultima creatura. Nel novembre dell’anno scorso Putin gli ha appuntato la croce dell’Ordine di Aleksandr Nevskij e negli stessi giorni il Congresso russo ebraico lo ha insignito dell’onorificenza Global Influence Award perché «come Mosè, ci aiutati a uscire dalla quarantena e a tornare liberi».
Anche il percorso di approvazione del vaccino russo è stato segnato da numerose forzature concesse o condonate sotto il pungolo dell’emergenza. Ma anche in Russia ciò non inficia il secondo dogma: quello della sua sicurezza. Lo stesso Putin ha garantito che «i servizi sanitari non hanno registrato un singolo esito letale in seguito all’utilizzo di questo farmaco». Il che, concede Waggaman, è tecnicamente vero perché a differenza di Stati Uniti, Italia e altri Paesi, la Russia non ha una piattaforma di segnalazione degli eventi avversi e quindi… non li registra. L’osservazione del fenomeno resta affidata a canali informali dove medici e cittadini raccolgono testimonianze di malesseri, invalidità e decessi sospetti. Ma siccome per il ministro della Salute la pubblicazione di questi dati è «inappropriata» e «può provocare un atteggiamento negativo nei confronti della vaccinazione», il gennaio scorso le autorità hanno oscurato uno di questi canali, il sito Стоп Вакцизм («fermate il vaccinismo», comunque consultabile sul dominio di backup stopvaczism.org). Dati più ufficiali sulla sicurezza dello Sputnik V sono pubblicati dalle autorità sanitarie di alcuni Paesi che lo hanno adottato, come ad esempio quella argentina, nella cui ultima informativa di vigilanza sulla sicurezza dei vaccini (giugno 2022) il prodotto russo risulta essere quello di gran lunga caratterizzato da una maggiore incidenza di «eventi presumibilmente attribuibili alla vaccinazione».
Waggaman è particolarmente esasperato dal «negazionismo» di chi in Occidente ritiene che in Russia la vaccinazione anti-Covid non sia mai stata obbligatoria o che, comunque, lo sia stata solo in teoria. Nella realtà, durante lo scorso autunno e inverno la federazione asiatica ha adottato le stesse ricette «persuasive» a base di ricatto lavorativo, segregazione e lasciapassare digitali già praticate in Italia e altrove. Pur scontando l’iniziale e poi più ondivaga contrarietà del Cremlino, la regione di Mosca apriva le danze dell’obbligo già all’inizio dell’estate 2021 con una legge che imponeva a una lunga serie di categorie lavorative «a rischio» (commercio, ristorazione, istruzione, sanità, trasporti, spettacolo, uffici pubblici ecc.) di raggiungere una copertura vaccinale del 60% (poi portata all’80%) per azienda. Negli stessi giorni il ministro del lavoro Anton Kotyakov autorizzava i datori di lavoro a sospendere i dipendenti non vaccinati per tutta la durata dell’obbligo. Di lì a qualche mese tutti gli oblast della Federazione e persino le repubbliche di Donetsk e Luhansk avrebbero seguito l’esempio moscovita e introdotto obblighi analoghi o più stringenti, in molti casi avvalendosi di un «QR code» del tutto identico al nostro green pass sia negli usi (posto di lavoro, università, luoghi pubblici ecc.) sia nei modi per ottenerlo (vaccinazione, guarigione entro sei mesi, PCR entro settantadue ore).
A livello federale, in giugno il Ministero della Difesa aveva già reso obbligatoria la profilassi per il proprio personale e i coscritti, quello della Salute lavorava per introdurre la vaccinazione anti-Covid tra quelle obbligatorie previste dal piano nazionale di immunizzazione e il Parlamento discuteva l’approvazione di un testo unico nazionale sul QR code. Una legge che, per la forte avversione di quasi tutti i cittadini russi e anche di molti deputati, non avrebbe mai visto la luce e il cui disegno sarebbe stato ritirato nel gennaio di quest’anno. Forse, ipotizza Waggaman, per far ricadere la sua impopolarità sulle regioni che l’avevano già implementata a livello locale e riservare al governo la successiva integrazione delle piattaforme con un più semplice intervento tecnico. All’inizio dell’operazione ucraina anche in Russia, come più o meno ovunque nello stesso periodo, le restrizioni, gli obblighi e i lasciapassare digitali sono stati revocati quasi del tutto lasciando aperto lo stesso interrogativo valido ovunque circa la possibilità, i tempi e le forme del loro ritorno. L’ultimo colpo di coda segnalato sul blog è stata la notizia che tutti i cittadini richiamati alle armi per la «grande mobilitazione» in Ucraina avrebbero dovuto essere obbligatoriamente vaccinati contro il Coronavirus. Successivamente il Ministero della Difesa ha tuttavia chiarito che «sulla base della situazione epidemiologica attuale» l’immunizzazione contro il Covid non è tra quelle richieste ai cittadini mobilizzati.
Non manca proprio nulla nel fotoromanzo appena concluso (o sospeso) della covidmania in salsa russa raccontato da Riley Waggaman. Ci sono i guru in camice bianco come il primario della rianimazione del Kommunarka di Mosca Denis Protsenko, che nel 2020 denunciava le troppe morti da sovrainfezioni ospedaliere falsamente attribuite al Coronavirus, ma nel 2021 diventava un aedo della vaccinazione obbligatoria e subito dopo riceveva da Putin l’invito a candidarsi nel suo partito. Ci sono le pasionarie dell’informazione come Margarita Simonyan, la caporedattrice di Russia Today che accusava i non vaccinati di uccidere i bambini e si augurava di vederli morire strisciando. Ci sono i parlamentari che danno il buon esempio, come il leader ultranazionalista Vladimir Zhirinovsky che il dicembre scorso annunciava la sua ottava dose in poco più di un anno (quattro mesi dopo è morto di Covid). Ci sono i tecnici bene introdotti come Veronika Skvortsova, già ministro della Salute e oggi direttrice dell’Agenzia federale medico-biologica (l’equivalente russo del nostro Istituto superiore di sanità), ma al tempo stesso membro con Anthony Fauci e Chris Elias (Bill & Melinda Gates Foundation) del Global Preparedness Monitoring Board che nel 2019 aveva annunciato «una minaccia molto concreta di una pandemia altamente contagiosa e letale di tipo respiratorio». E ci sono i governatori regionali più zaristi dello zar che fanno a gara a chi discrimina meglio e di più, come il pietroburghese Alexander Beglov che ha «tormentato» i suoi concittadini estendendo ovunque l’uso del QR code e promettendo loro che la città «non tornerà alla vita di prima».
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Sì, i vertici russi cantano nello stesso coro di Speranza e Trudeau, di Fauci e del miliardario di Seattle. Ma quanto sono stati capaci di convincere o costringere la popolazione a seguirli? Qui i pareri discordano. Per il più pessimista Waggaman, che si concentra su notizie e dichiarazioni ufficiali, molto. Eppure i numeri dimostrano che quello russo resta tra i popoli più diffidenti e più allergici ai dettami sanitari globali. Mentre scrivo, i russi che hanno completato il ciclo vaccinale prescritto sono poco più della metà del totale interessato, contro ad esempio l’ottanta per cento degli italiani: un numero ufficiale già ben al di sotto delle aspettative delle autorità ma che a sua volta potrebbe essere sovrastimato, se è vero che nel periodo pandemico «la vendita di falsi certificati vaccinali è stata la forma di truffa online più diffusa» in Russia. Che, detto nella patria dell’hacking, darebbe una certa idea del fenomeno.
Alcune persone che risiedono o hanno recentemente viaggiato nel Paese riferiscono al sottoscritto che anche i controlli per imporre l’uso dei dispositivi di protezione, l’isolamento e i lasciapassare digitali sono stati decisamente più «rilassati» che altrove. Queste testimonianze sembrano confermate da ciò che scrive Slavsquat sull’insofferenza quasi universale dei russi verso le nuove politiche sanitarie e dai sondaggi che cita, dove ad esempio emerge che oltre il 90% dei cittadini sarebbe stato contrario all’introduzione di un green pass nazionale. In pratica, riassumeva il blogger, «Russia Unita [il partito presidenziale promotore del QR code] e il suo asse di leccapiedi stanno votando contro la volontà dell’intero Paese». Percentuali di avversione così esorbitanti devono evidentemente includere non solo i controllati, ma anche buona parte dei controllori – forze dell’ordine, funzionari, esercenti, datori di lavoro ecc. – con ricadute prevedibili sui livelli di enforcement.
L’alterità del caso russo così energicamente smentita da Slavsquat si riaffaccerebbe dunque nella verticalità dei rapporti di potere e si salderebbe con il pur più debole dissenso di altri popoli, attraversando e rendendo labili le contrapposizioni tra blocchi politici. L’analisi così integrata restituirebbe la cronaca di un esperimento di globalizzazione al limite che deve scontare non solo la resistenza fuori dal comune di un popolo già vaccinato – quello sì – dagli eccessi di un totalitarismo recente, ma anche l’esigenza di reggere il ruolo dell’antagonista, dell’eccezione che dannerà o salverà il mondo. La stessa ambivalenza di Putin rifletterebbe lo sforzo di tenere insieme gli opposti poli di un vertice inzuppato dai globalisti e di un’aspirazione nazionale identitaria e multipolare, replicando in scala più estrema gli affanni di altri leader «sovranisti». La guerra e la successiva chiamata alle armi, come già le sanzioni, leniranno anche questi attriti con i balsami del patriottismo e dell’odio straniero. Resta da capire se offriranno anche l’occasione di una resa dei conti interna segnando l’inizio di un’emancipazione non solo retorica o se, al contrario, serviranno a coprire sotto il fracasso delle armi e lo sventolio delle opposte bandiere un’accelerazione delle convergenze in corso. Per rispondere occorrerà ancora una volta distogliere gli occhi dalla confusione del fronte e tenerli fissi sulle direttrici comuni, ignorare l’albero e considerare i frutti di cui la vicenda virale e i suoi corollari di biosecurity non sono gli unici esempi.
FONTE: http://ilpedante.info/post/russia-e-mondo
COSE TEDESCHE
Flavio Piero Cuniberto 31 10 2022
(Veduta del centro di Monaco dal Viktualienmarkt: a sinistra la grande torre-campanile della chiesa di S.Pietro).
La cura maniacale con cui i Tedeschi provvedono a restaurare i monumenti, a rifare (di continuo) gli intonaci, conferendo agli edifici e a interi centri abitati quell’aspetto «finto», da modellino artificiale, è una drastica lotta all’entropia. A quel degrado, dovuto ad agenti atmosferici e umani, che è l’effetto appunto naturale del tempo storico. E’ per questo che i centri storici tedeschi, anche i pochi non distrutti dalla guerra, non conoscono la «patina», che viene anzi chirurgicamente asportata da restauri decorticanti, col singolare effetto di azzerare la percezione stessa del tempo storico, facendo apparire edifici millenari come se si muovessero in uno spazio atemporale, asettico, immune da agenti corrosivi.
Osservando le immagini «storiche» della Germania d’anteguerra, sorge però il sospetto che, prima del ’45, anche in Germania il fenomeno della «patina» non fosse del tutto sconosciuto. E al sospetto si accompagna un’ipotesi: che la maniacale cura conservativa della Germania post-bellica sia una reazione inconscia, corale, alle distruzioni immani, senza confronti, causate dalla guerra. Il bulldozer della Storia – rappresentata qui dai suoi agenti angloamericani – si è abbattuto con una tale mostruosa violenza sulle città tedesche da provocare una sorta di reazione allergica, un tentativo di neutralizzare sul nascere gli effetti dell’entropia. Se vedere nell’entropia il Male assoluto è una devianza patologica, uno sguardo alla storia tedesca aiuta insomma a capire perché l’entropia viene caricata di un significato così pesantemente negativo (metafisico). Potenzialmente annientante.
E’ una reazione non troppo diversa da quella che porta i Tedeschi a individuare nell’inflazione il nemico assoluto: reazione motivata dal trauma indicibile della Grosse Inflation degli anni ’20 (le famose carrette piene di banconote per fare la spesa). Aggredita da fattori storici di sconcertante violenza – il primo fu la Guerra dei Trent’anni -, la Germania, consapevole della propria diversità, si costruisce solide armature che possono apparire patologiche e ingiustificate solo a un superficiale sguardo dall’esterno.
P.S. Ma il lavoro di scavo, l’archeologia (mentale) non finisce mai. Questa doppia, nevrotica reazione ai traumi del moderno (inflazione, distruzione) non nasce forse da una radicale estraneità della Germania al Moderno ? dal fatto che la Germania – il paese dove il Gotico non finisce mai – è stata in certo modo costretta a condividere le sorti della modernità occidentale – liberalcapitalista – senza in realtà appartenerle, essendo la sua «misura» propria l’Impero, e non la statualità moderna ? (E non è una vicenda analoga a quella del Giappone, orgogliosamente chiuso nel suo «medioevo eterno» fino alla seconda metà dell’800, col suo Imperatore Figlio del Cielo e le sue corporazioni, fino a un male assimilato «inghiottimento» da parte degli imperi marittimi occidentali ?). Se la Germania (Michelet) è un «colosso asiatico» piantato nel cuore dell’Europa, il Giappone è (come per altri versi la Cina) un Impero tradizionale che i vortici della Storia sembrano trascinare verso l’Occidente nichilistico. Sembrano, e non è detta l’ultima parola.
FONTE: https://www.facebook.com/flaviopiero.cuniberto/posts/pfbid031eAwQhWf51Gai2cL7GTTjZzaFXq4qtgZy4nhK3PyWcz8Yrm4Gc6V45Y8zEPBjN5Xl
Il “secolo delle pandemie” è iniziato?
Il Covid-19, “virus acceleratore” delle dinamiche globali, è un’importante sfida globale che le società del pianeta hanno dovuto affrontare negli ultimi tre anni. Prima pandemia dell’era globalizzata, causa della morte di 6 milioni di persone dal 2020 a oggi, il Covid-19 non è stata la prima e non sarà l’ultima delle epidemie di massa che hanno caratterizzato la storia umana.
The Century of Pandemics?, diciassettesimo numero del magazine inglese di InsideOver, si chiede fin dal titolo una domanda fondamentale: siamo entrati nel “secolo delle pandemie” in cui fenomeni di questo tipo saranno sempre più frequenti?
Il magazine, disponibile completamente sulle nostre colonne, si apre con una riflessione dell’uomo che per primo ha previsto la possibilità della trasmissione da animale a uomo di un virus respiratorio potenzialmente capace di essere una fonte pandemica: il biologo David Quammen, che ci ricorda nel suo articolo come mai siamo ancora in lotta contro il Covid-19. La pandemia di Covid-19 – ricorda Quammen – è stata una lezione di velocità: ci ha permesso di studiare la velocità con cui un nuovo virus tra gli esseri umani può diffondersi, la velocità con cui può accumulare vittime e paralizzare le economie, la velocità con cui i vaccini possono essere progettati e prodotti, la velocità con cui la disinformazione può minare la salute pubblica. In mezzo a tutta quella rapidità c’è un diverso tipo di velocità, che guida il resto, come in un carosello: la velocità dell’evoluzione virale. Da cui dobbiamo prendere esempio per non farci trovare impreparati da recrudescenze pandemiche.
Lo storico David Abulafia ci ricorda poi come il Covid-19 non è stato un unicuum storico. E che la realtà è che le pandemie sono una caratteristica ricorrente, persino normale, della storia umana, vista attraverso i millenni. Molto spesso in grado di spronare miglioramenti sociali. E per Abulafia, guardando a casi come la Peste Nera, la storia parla della tendenza di ogni pandemia all’endemia: un batterio o un virus che vuole sopravvivere non può rischiare una mortalità eccezionalmente pesante per un lungo periodo. In questi casi uccide non solo le persone, ma in ultima analisi anche se stesso, poiché la presenza di molte meno persone significa che perde l’opportunità di diffondersi.
C’è nel frattempo la necessità di imparare a convivere col virus. E per l’accademico israeliano Eyal Zisser un modello può essere proprio, in tal senso, lo Stato ebraico. Con preparazione emergenziale, giusto mezzo tra controlli sanitari e attenzione alla società e all’economia, Israele ha governato con efficacia le varie ondate. La solidità dei sistemi statali, i loro punti di forza e la loro esperienza hanno aiutato la leadership israeliana a prendere decisioni efficaci. La rapida ripresa economica dalla pandemia e il ritorno alla normalità ne sono la prova. Israele – come società e come paese – è stato quindi in grado di affrontare con successo la sfida del virus del Covid-19.
Infine, Gilles Gressani, fondatore di Le Grand Continent, analizza le eredità politiche, economiche e strategiche del mondo “virato” non solo perché colpito dal Covid ma anche perché sconvolto nella governance e nelle priorità dei decisori. Tanto da portare anche i governi moderati e tecnocratici a riscoprire la sfera politica della protezione e della sicurezza nazionale. Gilles Gressani parla di “tecno-sovranismo” guardando, in tal senso, anche al passaggio di consegne italiano tra Mario Draghi e Giorgia Meloni come a un esempio di cambi di paradigmi. Un’altra delle conseguenze indirette di una corsa pandemica che ha fortemente ristrutturato le scale di priorità politiche e sociali. Come avvenuto in molti casi del passato.
FONTE: https://insideover.ilgiornale.it/societa/il-secolo-delle-pandemie-e-iniziato.html
Ucraina, ora anche tra i democratici Usa c’è chi chiede la via diplomatica. Lettera di 30 deputati: “Cerchi un dialogo con la Russia”
POLITICA
Cara Concita De Gregorio…
(Alessandro Orsini) – Cara Concita De Gregorio, siccome oggi mi attacca frontalmente, le rispondo gentilmente.
Se lei pensa che l’esercito russo si sia ritirato da Kherson perché è “un’armata disastrata”, o perché non ha voglia di combattere, allora non ha capito niente della guerra in Ucraina. Semplicemente non ha capito quale sia l’epicentro strategico del problema a Kherson. Se lei facesse il suo lavoro di giornalista con un minimo di spirito critico, avrebbe prestato attenzione alle dichiarazioni di Zelensky, che teme una “trappola”, o quelle del comandante dell’esercito americano, Mark Milley, che invita alla diplomazia con la Russia.
Gentile De Gregorio, come si concilia la sua tesi dell’esercito russo come esercito di morti di sonno con l’invito alla diplomazia di Milley o con i timori di Zelensky di una trappola? Lei avrebbe paura della trappola di un morto di sonno? Aprirebbe una trattativa diplomatica con un’“armata disastrata”? Le sia noto che il massacro di Kherson potrebbe avvenire più avanti, purtroppo, poiché i russi hanno i cannoni puntati sulla città. Dia tempo al tempo: la sua parte politica è piena di uomini che lavorano per il sangue e potrebbe pentirsi presto della sua sicumera.
Svolta questa premessa, cerchiamo di capire la tecnica che lei utilizza per fare propaganda.
Lei dice: “Cari lettori, guardate quale strabiliante successo l’esercito ucraino ha conseguito a Kherson!”. La conclusione della sua parte politica è di mandare più armi per ulteriori successi e opporsi alla diplomazia.
Questo è quel che dice per creare consensi intorno alle politiche di morte in Ucraina.
Che cosa lei non dica glielo dico io.
Non dice che l’Unione Europea, la Nato e Biden, hanno voluto fare il muro contro muro con la Russia con i seguenti risultati.
L’Ucraina è un lago di sangue, dove sono morti almeno centomila soldati ucraini.
L’Ucraina è un Paese devastato: le sue infrastrutture energetiche sono al collasso e milioni di ucraini sono senza luce, né acqua, al punto che Zelensky ha dovuto mettere a punto un piano per l’evacuazione di tre milioni di persone da Kiev ove la Russia riprenda a bombardare la città. L’Ucraina è un Paese in bancarotta, dipendente dall’Occidente per i soldi, le armi, l’addestramento e pure internet.
L’invasione russa finora è costata all’Ucraina più di 600 miliardi di dollari, intere città rase al suolo e milioni di profughi. C’ha fatto caso?
L’Ucraina è un orfanotrofio a cielo aperto: la morte di centomila soldati ucraini significa un’infinità di orfani. C’ha mai pensato?
L’Ucraina è un infanticidio permanente: almeno 450 bambini ucraini sono stati uccisi finora e circa 850 sono stati feriti. L’ha mai saputo?
L’Ucraina rischia di essere colpita dalle armi nucleari: un pericolo tutt’altro che svanito.
La sua parte politica può scegliere tutti i giorni tra la via della diplomazia e quella della guerra, e tutti i giorni sceglie la seconda, rendendosi in tal modo corresponsabile di un simile massacro.
Infine, a differenza di quel che scrive, la ragione per cui molti seguono ciò che dico sulla guerra in Ucraina, mentre nessuno ascolta lei, è perché tante persone hanno capito che lotto contro tutti i tipi di propaganda, compresa la sua. Capisco la sua difesa del giornalismo “mainstream”: lei ne è un prodotto.
Chi vuole bene all’Ucraina chiede di fermare la guerra subito.
FONTE: https://infosannio.com/2022/11/13/cara-concita-de-gregorio/
Qualche domanda ai pacifisti italiani
Il Bloc Notes di Michele Magno
[…]Immaginiamo che si arrivi a un cessate il fuoco, magari grazie a una tiratina d’orecchi di Xi Jinping al suo omologo del Cremlino, che non cessa di agitare lo spettro di un conflitto planetario. L’Ucraina resterebbe con le sue rovine urbane e industriali, le sue infrastrutture civili distrutte, il suo territorio devastato, le sue migliaia di morti, le sue famiglie smembrate, i suoi giganteschi problemi di ricostruzione. In questo quadro, quali sono le condizioni di una pace giusta? Qui casca l’asino. Possono prescindere dal ritiro dell’esercito invasore dalle oblast’ annesse con referendum farsa e dalla riparazione dei danni di guerra? Possono, ma solo se si consente con l’adagio di Erasmo da Rotterdam, secondo cui “la pace più ingiusta è migliore della guerra più giusta” (Querula pacis, 1517).
Non bisogna menarne scandalo. L’alba del nuovo movimento pacifista in Italia vide simbolicamente la luce il 24 settembre 1961. In quel giorno si svolse la prima “Marcia per pace e la fratellanza fra i popoli” da Perugia ad Assisi. Ideata e organizzata da Aldo Capitini, intendeva unire con il verbo del gandhismo le tre culture storiche del pacifismo novecentesco: socialcomunista, cattolica e radicale. Dalle lotte per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza, poi introdotta per legge nel 1972, fino al sostegno dei movimenti no global nel passaggio del secolo, la sua stella polare è sempre stata la stessa: tutte le guerre sono l’altra faccia del neoliberismo e “la minaccia nucleare incombe sul pianeta”, come si legge nella piattaforma della manifestazione. Già, ma chi è oggi che minaccia? Il suo nome non viene mai pronunciato. D’altra parte, si può credere sul serio che, cedendo al ricatto di un tiranno, costui diventerebbe più indulgente? Accadrebbe esattamente il contrario, e i paesi che hanno conosciuto il tallone dell’Urss lo sanno bene.
“Vim vi repellere licet”, è lecito respingere la violenza con la violenza, è un principio presente già nel Digesto di Giustiniano (533). È accettato da ogni ordinamento giuridico e da ogni dottrina morale, tranne appunto dalle dottrine della nonviolenza. Con una sua interpretazione perfino estensiva, è stato accolto anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica, voluto nel 1992 da Giovanni Paolo II come espressione del magistero conciliare. “Opus iustitiae, pax” (Isaia 32,17) era il suo motto episcopale. E, poiché la pace può nascere solo dalla giustizia, papa Wojtyla arriverà a dire che “ci sono casi in cui la lotta armata è un male inevitabile a cui, in circostanze tragiche, non possono sottrarsi neanche i cristiani (Omelia sulla Heldenplatz di Vienna, 10 settembre 1983). Dal canto suo, un campione del pensiero laico come Norberto Bobbio, anche negli anni in cui denunciava con angoscia la corsa agli armamenti nucleari, ricordava che “pacifismo non è soltanto invocare la pace, pregare per la pace, dare testimonianza di volere la pace […]. Questo è il pacifismo etico-religioso, che si ispira consapevolmente all’etica delle buone intenzioni. Opporre la nonviolenza assoluta in ogni forma, anche la più piccola, di violenza. Offrire l’altra guancia. Meglio morire come Abele che vivere come Caino. Non è più possibile distinguere guerre giuste da guerre ingiuste. Tutte le guerre sono ingiuste. [Ma] non è forse vero che l’impotenza dell’uomo mite finisce per favorire il prepotente? In una situazione in cui, per osservare il principio della nonviolenza tutti gli stati fossero disposti a gettare le armi, l’unico che si rifiutasse di farlo diventerebbe il padrone del mondo” (Il problema della guerra e le vie della pace, prefazione alla quarta edizione, il Mulino 1997).
La concezione della nonviolenza di Gandhi, a cui si riferiva il filosofo torinese, ha ricevuto nel corso del tempo interpretazioni disparate. Fu accolta con entusiasmo (oltre che da Capitini) da Giorgio La Pira. Fu invece liquidata come utopica da Jean Paul Sartre e Franz Fanon, e perfino come reazionaria da Herbert Marcuse. Ma di quale nonviolenza stiamo parlando? La domanda è cruciale. Il Mahatma ha sempre distinto la non violenza come convinzione (“non-violence as a creed”) dalla nonviolenza come scelta tattica (“non-violence as a policy”). La prima è quella del forte (o “satyagraha”), che si basa sulla ripulsa morale della violenza e che richiede audacia, abnegazione, disciplina e una fede profonda nella bontà della propria causa. La seconda è quella del debole (o resistenza passiva), a cui ricorre chi non si sente abbastanza risoluto da impugnare le armi. Quest’ultima, a sua volta, non va confusa con la nonviolenza del codardo, frutto di pura vigliaccheria o di meschini interessi egoistici. Nonostante -scrive nella sua Autobiografia- “la violenza non sia lecita, quando viene usata per autodifesa o a protezione degli indifesi essa è un atto di coraggio, di gran lunga migliore della codarda sottomissione” (AliRibelli Edizioni, 2019). In tal senso, la posizione di Gandhi, come aveva ben intuito Marco Pannella, che pure assunse come simbolo dei radicali la sua effigie, non può essere identificata con il pacifismo assoluto di Lev Tolstoj, che contemplava perfino “il rifiuto di uccidere i propri simili”. Del resto, gli faceva eco Hannah Arendt, se la pratica nonviolenta di Gandhi “si fosse scontrata con la Russia di Stalin, la Germania di Hitler, il Giappone anteguerra, invece che con l’impero britannico, il suo esito sarebbe stato non la decolonizzazione, ma un massacro” (Sulla violenza, 1970).
Quando sono in gioco i valori sommi della democrazia e della libertà non dovrebbe esserci spazio per posizioni terziste. Bisogna scegliere da che parte stare: o di qua o di là. Per riprendere una metafora cara a Julien Benda, tra Michelangelo che rinfaccia a Leonardo la sua indifferenza alle sventure di Firenze, e Leonardo che risponde che lo studio della bellezza occupa tutto il suo cuore, i partigiani della pace non dovrebbero avere dubbi a schierarsi con lo scultore della Pietà. Un caustico e disincantato aforisma di Giuseppe Prezzolini recita: i cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi. Nel nostro caso, i fessi sono coloro i quali ritengono che la pace non può essere il “cimitero della libertà” (Kant). I furbi sono coloro i quali asseriscono che sull’altare della pace futura può essere “sacrificata [temporaneamente] anche la libertà di un popolo” (Robespierre). Tra i fessi e i furbi oggi ci sono i “neneisti”, una terza categoria non prevista da Prezzolini.
Il termine “neneismo”, coniato da Roland Barthes, consiste nello stabilire due contrari e nel soppesarli l’uno con l’altro in modo da rifiutarli ambedue: non voglio né questo né quello. Si tratta di un procedimento magico, spiega il principe dei semiologi francese, attraverso cui si equipara quanto è imbarazzante scegliere per liberarsi di una realtà che non corrisponde ai propri pregiudizi. Dal “né con lo Stato né con le Br” di ieri al “né con la Nato né con Putin” di oggi, la nostra storia più recente è piena di neneisti. Pallide controfigure del Romain Rolland autore, poco dopo l’inizio della Grande guerra, di Au-dessus de la mêlée (“Al di sopra della mischia”), non hanno il coraggio di assumersi la principale responsabilità che sempre Bobbio imputava agli intellettuali: quello di impedire che il monopolio della forza divenga anche il monopolio della verità. Al contrario, spesso predicano il “né di qua né di là”, ritengono che il loro compito sia quello di non sporcarsi le mani, di guardare con aristocratico disdegno i cani che si azzuffano; e magari di continuare a speculare, pronosticando sventure, sull’esito della “operazione militare speciale”. Sono quegli studiosi che, professandosi neutrali, credono “di galleggiare sui flutti come i signori della tempesta, e sono respinti, senza che se ne accorgano, in una isola disabitata” (Il dubbio e la scelta, La Nuova Italia, 1993).
C’è un lontano episodio che racconta molto dell’odierno pacifismo “neneista”. Vietnam, villaggio di My Lai,16 marzo 1968: una compagnia di fucilieri americani stermina alcune centinaia di civili inermi, soprattutto anziani, donne e bambini. I soldati si abbandonarono anche alla tortura e allo stupro degli abitanti. Il comandante della compagnia, il tenente William Calley, fu condannato nel 1971 ai lavori forzati a vita (pena commutata dal presidente Nixon nella detenzione in un carcere federale). Il massacro di My Lai indignò l’opinione pubblica degli Stati Uniti, che reagì con imponenti manifestazioni di massa per il ritiro delle sue truppe dai territori occupati. La differenza tra una democrazia e una dittatura sta qui. Anche la prima può macchiarsi di crimini orrendi, ma ha gli anticorpi, a partire da una libera informazione, per contrastare il virus della violenza e dell’infamia. Ma c’è anche una differenza tra allora e adesso. Allora i pacifisti (sia socialcomunisti che cattolici) si battevano strenuamente contro l’imperialismo americano, e chiedevano come condizione della fine della guerra la resa degli aggressori. Adesso i pacifisti (sia ex socialcomunisti che cattolici) non si battono, o si battono molto tiepidamente, contro l’imperialismo russo, e chiedono come condizione della fine della guerra la resa degli aggrediti. Insomma, fuori dai denti: il pacifismo senza se e senza ma è mosso anzitutto da amore per la pace, oppure da odio per l’occidente?
Lo comunità dei credenti non è un monolite. Dall’invasione del Donbass è stato sorpreso lo stesso pontefice. Da quando è scattata, il suo messaggio è passato dall’enunciazione di un pacifismo radicale al vessillo ucraino sventolato in Piazza San Pietro, fino alla “amara necessità” della resistenza armata ammessa dal cardinale Pietro Parolin. Nel Vaticano come nel popolo delle parrocchie, si ripresenta così quel dilemma tra resistenza e resa che il pastore protestante Dietrich Bonhoeffer sciolse scegliendo la prima e pagandone il prezzo nel lager di Flossenburg. Altri fedeli, invece, sono favorevoli alla seconda. Questa tensione tra cristiani pacifisti che accusano altri cristiani di essere “bellicisti” non è però inedita.
Nell’ottobre del 1939, Emmanuel Mounier pubblicò sulla rivista Esprit un saggio intitolato “Les Chrétiens devant le problème de la paix”. Edito per la prima volta in Italia nel 1958, è stato appena ristampato da Castelvecchi (I cristiani e la pace, introduzione di Giancarlo Galeazzi, introduzione di Stefano Ceccanti). Merita di essere riepilogato brevemente il suo contesto, perché “de nobis fabula narratur”. Il 29 settembre 1938 Hitler incontrò a Monaco il premier inglese Neville Chamberlain, il Primo ministro francese Édouard Daladier e Benito Mussolini. Il mattino seguente firmarono un accordo che permetteva all’esercito tedesco di completare l’occupazione della regione dei Sudeti. Gran Bretagna e Francia comunicarono al governo cecoslovacco che poteva resistere da solo all’invasione nazista o arrendersi e accettare l’accordo. Abbandonata dai suoi alleati, la Cecoslovacchia gettò la spugna rapidamente. Al loro ritorno in patria, Chamberlain e Daladier furono accolti da folle esultanti, convinte che era stato evitato un conflitto militare disastroso con il Terzo Reich e di avere placato le sue ambizioni egemoniche in Europa. Nel marzo del 1939 Hitler ruppe l’accordo annettendosi l’intera Boemia e la Moravia.
Con una palese allusione al “tradimento di Monaco”, il filosofo cattolico del “personalismo” scrive: “Questo pacifismo, nel settembre del 1938 non aveva a cuore la giustizia dei Sudeti, né quella dei Cechi, né quella dei Trattati, né quella delle loro vittime, né l’ingiustizia della guerra, ma aveva una sola ossessione: che non si interrompessero i suoi sogni di pensionato. […] La pace è compromessa non solo dai guerrafondai ma anche dagli imbelli […]. È forse questo il comportamento che si addice ai fedeli di una religione la cui pietra angolare è costituita da un Dio fattosi uomo sulla terra?”. Sono parole nobili, espressione di un “realismo cristiano” sideralmente distante dal realismo politico esibito in fantasiosi piani di pace da taluni maître à penser domestici. Per uno dei tanti paradossi di cui è piena la storia repubblicana, è toccato a una donna postfascista sottolineare che “sbaglia chi crede sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità” (Giorgia Meloni, discorso d’insediamento alle Camere).
*Il Foglio
FONTE: https://www.startmag.it/mondo/qualche-domanda-ai-pacifisti-italiani/
Eurodeputati PD: “Fermare Casapound, istituire osservatorio contro estrema destra”
L’iniziativa degli italiani del gruppo dei socialdemocratici. Chiesto un incontro con la presidente del Parlamento UE. “Fermare questo scempio alla libertà e alla democrazia”
Bruxelles – “Fermare Casapound e istituire un osservatorio europeo sui fenomeni di estrema destra in Europa“. Richiesta chiara quella della delegazione PD in Parlamento europeo. I membri del Partito democratico a Bruxelles e Strasburgo vogliono un cambio di passo vero, deciso, che serve per il bene di tutti. “Fermare questo scempio alla libertà e alla democrazia” deve essere il nuovo compito dell’Unione, tema che verrà sollevato in occasione dell’incontro chiesto alla presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, una volta che avrà luogo. C’è un problema crescente che richiede una risposta, e gli italiani del gruppo S&D dettano la linea. “Poiché i rigurgiti neofascisti e neo nazisti sono diffusi in tutta Europa dobbiamo mobilitarci concretamente”.
Non è la prima volta che la questione dei movimenti di estrema destra e delle sue frange violente entra in Parlamento europeo. Già nel 2007 la risoluzione dei socialisti europei metteva in guardia dalla “rinascita delle organizzazioni di estrema destra”. Poi, nel 2018, la risoluzione sull’aumento della violenza neofascista in Europa inchioda anche Casapound. E’ qui che si “condanna, con fermezza, in particolare la recente aggressione da parte di squadre fasciste di CasaPound contro Eleonora Forenza, deputata al Parlamento europeo, il suo assistente Antonio Perillo e altri che hanno partecipato a una manifestazione antifascista e antirazzista il 21 settembre 2018 a Bari, Italia”.
Adesso per il PD in Parlamento europeo è giunto il momento di andare oltre dibattiti e risoluzioni, e incalza ministero dell’Interno, Prefettura di Roma e autorità cittadine perché “impediscano il raduno illegale di un’associazione che si richiama apertamente al fascismo”. Si contesta nello specifico la manifestazione promossa da Casapound per il 28 maggio. “Lo fa tornando ad attaccare il giornalista italiano Paolo Berizzi, unico in Europa sotto scorta da anni per le minacce degli estremisti di destra, affermando ‘chi non partecipa è un Berizzi’”, sottolineano i firmatari dell’iniziativa, in quella che da denuncia si trasforma in vera e propria condanna e il nuovo invito a fermare Casapound.
FONTE: https://www.eunews.it/2022/05/19/eurodeputati-pd-fermare-casapound/
SCIENZE TECNOLOGIE
DARPA ha sperimentato un nuovo potente tipo di contromisura contro le malattie infettive
Lisa Stanton
<Negli ultimi anni, DARPA ha sperimentato un nuovo potente tipo di contromisura contro le malattie infettive, chiamata “anticorpi codificati dal gene.” Essi funzionano fornendo alle cellule istruzioni genetiche per la produzione di uno o più anticorpi altamente protettivi contro una determinata minaccia alla salute.
Dopo la somministrazione aa una persona, queste contromisure funzionano rapidamente; le cellule iniziano a produrre e secernere anticorpi in poche ore, fornendo una protezione quasi istantanea contro l’esposizione alla malattia.
Inoltre, è possibile produrre rapidamente quantità significative di questi “progetti” di acido nucleico, fornendo contromisure in scala e al ritmo necessari per evitare che un focolaio diventi un’epidemia.
Nell’ambito di questo lavoro, avviato col programma ADEPT, la DARPA ha avviato una condivisione dei costi con Moderna per perseguire lo sviluppo e il test dell’mRNA-1944, un anticorpo codificato dal gene che protegge dal virus della chikungunya.
Ieri Moderna ha annunciato il dosaggio ad un primo soggetto in uno studio clinico di Fase1 per valutare la sicurezza e a tollerabilità di dosi crescenti di mRNA-1944 tramite infusione endovenosa in adulti sani. Questa è la prima volta che un anticorpo codificato con mRNA è stato testato sull’uomo!
DARPA ha finanziato la produzione di mRNA-1944 insieme a studi preclinici; Moderna finanzia la sperimentazione clinica di Fase1. L’anticorpo è stato scoperto dal dottor James Crowe presso VUMC Health, che lavora come parte del team guidato da Moderna al programma ADEPT.
Nei prossimi mesi, la sperimentazione clinica genererà dati critici sulla sicurezza e sui profili di espressione anticorpale per informare lo sviluppo futuro dell’mRNA-1944 e di altri anticorpi codificati dal gene. L’annuncio di Moderna è disponibile sul sito web dell’azienda: https://www.modernatx.com/. Le informazioni sul programma ADEPT di DARPA sono disponibili su: https://www.darpa.mil/…/autonomous-diagnostics-to…>
Correva il 6 febbraio 2019 quando DARPA pubblicava questa notizia sul suo sito, dopo qualche mese Bill acquistava le azioni di ModeRNA e da allora l’mRNA ne ha fatta di strada. Purtroppo i topi costavano troppo tempo e fatica e Lascienzah richiedeva velocità, così hanno deciso di sperimentare gli “anticorpi codificati dal gene” direttamente su di voi.
FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/pfbid032To1qbAuS2g5JFTardL8wx4QzyUj77n6F19Dc942gzokPPPi93rH3U9m2LAD4v2wl
STORIA
A 60 anni dall’uccisione di Enrico Mattei
Lisa Stanton 27 10 2022
A 60 anni dall’uccisione di Enrico Mattei, vi riporto alcuni elementi pubblicati anni addietro da Wikileaks ed ignorati dal grande pubblico:
In sede di Commissione Mitrokhin c’è l’audizione del Colonnello del KGB Leonid Kolosov, il quale riferisce che Mattei è stato ucciso perchè voleva rendere più strette le relazioni tra UnioneSovietica ed Italia. Disse a Kolosov: “Confindustria ed i nostri padroni non sono molto contenti delle mie iniziative con l’oleodotto”
Il Dipartimento di Stato USA ha più volte segnalato il problema inerente a Mattei sulla sua “apertura a sinistra”.
history.state.gov/search?q=Mattei
Don Sturzo, il braccio politico-ecclesiale USA in Italia, attaccò il Presidente dell’ENI con un interrogazione su chi lo avesse autorizzato a costituire una società petrolifera in partnership con l’Egitto. Mattei rispose al Ministro delle Finanze Andreotti che non aveva bisogno di nessuna autorizzazione. Joseph Calderon, agente dell’OSS-CIA e collaboratore di Don Sturzo, era il canale principale della struttura segreta ecclesiastica in chiave anticomunista, finanziata e creata dalla CIA nel 1955 con avallo della CEI, una specie di Gladio Vaticana nel mondo cattolico.
Il Segretario Gen. del Ministero Affari Esteri marchese Fabrizio Rossi Longhi in quegli anni tradì Enrico Mattei consigliando ai britannici di assumere la linea dura per piegare Mattei. (Confidential, 1957)
Mattei puntava a liberarsi dalla dipendenza delle importazioni britanniche ed americane. L’UK lo indicava come un uomo vanitoso, con modi da dittatore. (Sir Ashley Clarke Ambasciatore UK a Roma 9 Marzo 1957, Confidential)
“[…] Mattei punta in alto. A nostro parere, è un manager tosto e un
uomo potente nonché pericoloso. […].” (Denis Wright – FO, London – all’Ambasciatore UK a Washington), 1957, Confidential)
La Gran Bretagna scrive che Mattei viola il principio del 50%-50% e che il governo italiano dovrebbe consultarsi con loro e gli Usa prima di approvare qualsiasi accordo in Medio Oriente. (Confidential 1957)
Mattei ha informato l’Ambasciatore UK a Roma che è intenzionato a trasformare l’ENI in un produttore di petrolio su larga scala internazionale a qualunque costo. (SECRET FO 1957)
L’Ambasciatore d’Italia a Londra Renato Prunas tradisce Enrico Mattei dicendo ai britannici che, se non affrontato in maniera appropriata, Mattei potrebbe diventare pericoloso. (Confidential 1957)
L’Eni di Mattei si sta espandendo a macchia d’olio. Marocco, Libia, Ghana, Sudan, Kuwait e con i russi… l’oligarchia UK è preoccupata e vuole sapere dalle 2 sorelle Bp e Shell se considerare Mattei pericoloso per i loro interessi e la GB (Confidential 1960)
Le 2 sorelle UK BP e Shell sono preoccupate per la loro posizione in Italia.. e se si aggiunge che l’Eni acquista il petrolio russo a buon prezzo, in futuro Mattei si troverà in una posizione di vantaggio. (1960 Confidential)
Mattei è una potenza con la quale è necessario fare i conti sullo scenario petrolifero internazionale…potrebbero sorgere ripercussioni politiche rilevanti se dovesse verificarsi uno stato di guerra virtuale tra l’Eni e le compagnie petrolifere angloamericane (SEGRETO 1960)
Il contratto di Mattei con Mosca per 12milioni di tonnellate di greggio in 4anni (protesta USA) e la sua possibile ulteriore espansione in Cina per fornirgli tutto il petrolio che vuole sono fonte di preoccupazione per la GB (SEGRETO 1961)
Enrico Mattei non si ferma più e vuole anche la Gran Bretagna, Mattei è intenzionato a costruire una raffineria a Shannon (Irlanda), come primo passo nella conquista del mercato petrolifero anglosassone. (Confidential FO 1961)
Lolli, alto dirigente BNL, spia Mattei e comunica al Foreign Office UK “A mio parere, l’attuale anti-americanismo di Mattei nasce dalle conclusioni del gruppo di studio della Nato sul petrolio sovietico, nonché dalle proteste avanzate dall’ambasciata USA in Italia” (Peter J. Male London FO – Confidential 1961)
Il Governo Fanfani ha bloccato Mattei in Iraq su pressione di Sua Maestà…la Regina Elisabetta di UK (Confidential 27 Settembre 1961)
https://threadreaderapp.com/thread/1318983118347505665.html
Mattei avrebbe detto “Ci ho messo 7anni per condurre il Governo italiano verso una apertura a sinistra. E posso dirle che mi ci vorranno meno di 7anni per far uscire l’Italia dalla NATO e metterla alla testa dei paesi neutrali”. (Cablo UK Strictly Confidential Agosto 1962).
Si tratta di 37 Cabli di UK dal 1957 al 1961 sul pericolo Mattei ed ENI che stava conquistando spazio in Africa, M.O ed Europa…
(Doc raccolti da MarioJ Cereghino 2008)
https://threadreaderapp.com/thread/1584888750395781125.html
https://www.youtube.com/watch?v=Q_CL6h0a9DE
FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/pfbid02GsFCoTZMTVUwYTrmHYY2r5xWuhNxEK5Nc1rs47p8n548RcVq7gomN5yvbBJhHgHSl
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