RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
17 DICEMBRE 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
I soldi si fabbricano al Policlinico dello Stato
In: Mal costume mezzo gaudio. La vita secondo Totò, Rizzoli, 2017, pag. 133
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SOMMARIO
Fantascienza di Satana
Non è vero che i poveri sono poveri perché hanno preso decisioni sbagliate
Prima ti danno il cashback, poi si lamentano dello shopping nelle città! Siamo su scherzi a parte?
Un esperto patologo sostiene che COVID-19 è “La più grande truffa mai perpetrata su un pubblico ignaro”
EVVIVA I PESCATORI SONO TORNATI IN ITALIA
“Scrivere è come spiare”. Parola dell’autore-talpa
L’ipocrisia del Cavaliere Augias
Il linguaggio dei banchieri centrali
Smartworking, a rischio know-how aziendale e dati personali del lavoratore.
ZANNI: LE DECISIONI VERE ED IMPORTANTI DEVONO ESSERE UNANIMI.
Usa: Biden votato dai delegati, ma non è finita
Conte ha fallito in tutto, economia e Covid. Tocca a Draghi
Covid, paura e tecnologia…
IN EVIDENZA
Fantascienza di Satana
di Saura Plesio (Nessie) – sauraplesio.blogspot.com
Ci stanno preparando un Natale che sembra sempre di più un crudele Pesce d’Aprile. E questo è un fatto. Inoltre prossimamente con 70.000 forze della Repressione (non li chiamo più dell’Ordine) schierati contro di noi per vedere chi “sconfina” sarà un Natale “argentino” con la benedizione dell’”argentino” vestito di bianco. Ovvero l’antipapa. E i desaparicidos siamo noi. Abbiamo visto negozianti già aperti fin dall’ultima settimana di novembre, ma che fino al 11 dicembre, non possono vendere. Con praticamente quasi nessun cliente dentro perché c’erano i divieti di circolazione inter-comunale. E se la gente non circola, le boutique e i negozi non vendono. Tutto calcolato per mandare in malora alcune categorie e incentivarne delle altre (il commercio on line, i grandi outlet). Abbiamo visto con spot pubblicitari a tamburo battente come sia facile digitare sullo smart e ordinare su Amazon. Tanto vale rimanere asserragliati in casa in eterno confinamento, intanto c’è Amazon che vede e provvede a tutto. Abbiamo visto la scuola delle aule virtuali, della didattica falsa e virtuale “a distanza”, con alunni che scalpitano, genitori sull’orlo di una crisi di nervi, computer che si impallano, bambini che strillano. Insomma, un inferno. Ha bisogno di fare operazioni di bonifico bancario? Ce l’ha lo smart? Lo può fare on line. No, accidenti, ricevetemi sennò sposto via il conto/corrente – rispondo imbufalita, all’impiegata di Banca. Beh, allora venga su appuntamento. I musei? Inutile e costoso tenerli aperti: ci sono tante belle trasmissioni tv per vedere i nostri capolavori d’arte. Poi, guarda, iscriviti all’area museale on line: eviti le code e te li vedi comodamente da casa tua. E’ così comodo! Scarica l’App. I giovani non hanno più ritrovi per socializzare: i bar e i caffé sono chiusi. E allora? che c’è di male? Dovreste ringraziare il coronavirus che ora stanno tutti in casa e non fanno la movida. Iscriviteli a una chat, così si fanno la community. Ma per gli incontri sentimentali? C’è la chat. Ma per gli incontri fisici? C’è You Porn, ci sono i siti per incontri erotici virtuali. Scarica l’App. I nuovi barbari Talebani dell’eterna sottrazione, dell’eterna smaterializzazione, dell’iconoclastia e desertificazione, per mezzo della Fantascienza di Satana hanno provveduto a tutto. O quasi. Le malattie? le si può curare a casa col protocollo on line. I medici on line, provvederanno a telefonarvi ogni giorno per sapere come state. Se siete in isolamento, c’è pure lo psicologo. On line, naturalmente.
“Dottore, mi fa male qui”. “Dove? mi faccia una fotografia e me la mandi su WhatsApp”. Fatto, inviato. La diagnosi on line, la terapia pure. E che Dio ve la mandi buona. Chi è grave, non di rado, capita che stia a casa. Chi non è grave può venire ricoverato e intubato, come un marziano. E se se ne esce con le sue gambe, è fortunato.
Hai fatto l’abbonamento a una palestra e ora non puoi più esercitarti, perché l’hanno chiusa? Poco male, puoi fare gli esercizi on line, un personal trainer virtuale ti guiderà per gli esercizi. Scarica l’App. Ti sei iscritto ad una scuola di canto e rischi di perdere le lezioni a causa del virus? Contralti, bassi e soprani assemblati insieme on line possono produrre una melodia: scarica l’App. Lì vedrai in un mosaico di cui tu farai parte.
VIDEO QUI: https://youtu.be/ZPkpiaQELSA
I ballerini al tempo del coronavirus ballano da soli, magari appesi al lampadario o a fare i funamboli su un filo trasparente. Ma non in coppia, c’è il distanziamento. Lunedi 7 per il giorno di S. Ambrogio, pure la Scala si adegua con il virtuale. Ben 25 artisti lirici un po’ vicini, un po’ lontani canteranno per un pubblico che non c’è, sotto la direzione musicale di Riccardo Chailly, ma ci sarà virtualmente in tv. Del resto che male c’è? Anche le partite di calcio si fanno senza pubblico e senza tifosi. Partite smaterializzate. I calciatori passano ai tamponi prima della partita: questione di sicurezza. E dopo la partita: questione di sicurezza.
I nonni non possono vedere i nipotini, ma ci sono le videochiamate. Ehilà, piccolino, mi riconosci? Sono la tua nonnetta. Nonnina, che occhiali grossi che hai. Per vederti meglio (in monitor), bimbo mio! Del resto hanno trovato il sistema del confino comunale nei giorni di Natale. Tutti in casa a ingrassare come oche attaccati allo cellulare o alla tv.
Pure le messe si fanno in streaming. Ce lo dice l’Europa che è bene celebrarle così per ragioni di sicurezza. Natale on line: collegatevi con i parenti via skype: ve lo dice l’infettivologo Galli dell’Ospedale Sacco di MI. Pasqua fu con battenti di chiese chiusi. Vi ricordate del vescovo ortodosso che il giovedi di Pasqua della scorsa primavera si scagliò contro questa Matrix infernale? Parlò anche di 5G e di microchip ad esso collegato. Ma soprattutto parlò del Nuovo Ordine Mondiale, oggi galoppante. Riascoltiamolo, dato che a ridosso delle festività natalizie ci ritroviamo in situazione ancora peggiore che a Pasqua.
VIDEO QUI: https://youtu.be/J2Qas96WRl0
Riguardatelo e tenete questo video da conto, perché lo faranno sparire o lo renderanno “non più disponibile”, poiché considerato “non compatibile con le leggi della community”. Quel vescovo ha capito tutto e ha un coraggio che le nostre gerarchie ecclesiastiche se lo sognano. A Natale, giorni precedenti, S. Stefano e Capodanno torneranno a ronzarci sulla testa i droni di Pasqua, ci saranno le Forze della Repressione (inutile gratificarli nel chiamarle “forze dell’Ordine”, vero Meloni e Salvini?) ai posti di blocco tra regioni nel caso qualcuno intendesse sconfinare, l’esercito per strada secondo l’operazione “strade sicure”. Sicure da chi? Da tutti gli italiani “delinquenti” e “criminali” che vorrebbero fare il Natale in santa pace coi loro cari.
Eccezioni fatte per le navi ong, i clandestini che sbarcheranno a legioni dall’Africa e i pusher nigeriani ammassati e senza distanziamenti. Esistono ancora i radar, i droni e le tecnologie per intercettare (o tracciare, come si dice in “informatichese”) tutti costoro?
FONTE: https://sauraplesio.blogspot.com/2020/12/fantascienza-di-satana.html
Pubblicato da Tommesh – ComeDonChisciotte.org
FONTE: https://comedonchisciotte.org/fantascienza-di-satana/
Non è vero che i poveri sono poveri perché hanno preso decisioni sbagliate
Il falso mito della meritocrazia: le disuguaglianze non dipendono dalle nostre decisioni ma dalla società iniqua in cui viviamo. Così la povertà condiziona per sempre l’esistenza di chi nasce povero, anche a livello psicologico
Il falso mito della meritocrazia: “Siete poveri perché lo meritate”
Nell’epoca dell’individualismo sfrenato e del mito del self-made-man un problema collettivo come quello della povertà viene percepito unicamente come una questione individuale: chi è povero lo è perché non si impegna abbastanza, non rischia e non si impegna. Un mito duro a morire ma falso: i poveri, il più delle volte, non sono poveri per colpa loro.
Se siete ancora poveri a 35 anni è perché lo meritate. Questa, almeno, è l’opinione di Jack Ma, fondatore di Alibaba (colosso cinese dell’e-commerce, ndr) e tra gli uomini più ricchi al mondo. Eppure, scrostata la narrativa dell’uomo che si è fatto da sé e da zero (tanto cara ai fermi sostenitori dell’esistenza di una meritocrazia perfetta), i dati parlano chiaro: l’ascensore sociale è piuttosto rallentato e nascere nella culla sbagliata, il più delle volte, ti condanna a morire in una tomba umile.
La povertà è un fenomeno collettivo che sempre più spesso viene collocato solo sull’asse del merito e che può portare le persone ad auto-colpevolizzarsi per la propria condizione economica. Ancora troppo poco sono considerati gli aspetti psicologici e i pregiudizi sociali legati a chi nasce – e spesso rimane a vita- in un contesto sociale svantaggiato.
L’effetto di questa distorsione visiva del fenomeno può essere problematico per la società e minare alla base le istituzioni democratiche. I poveri, dunque, sono poveri perché hanno preso decisioni sbagliate?
La “tassa mentale” sulle vite di chi ha di meno
Chi ha meno parte in salita e non solo sul piano delle condizioni materiali. I poveri sono meno intraprendenti, percepiscono scarsa fiducia nelle proprie capacità, scarso interesse, passività e soffrono di maggiori problemi psicologici. E non perché abbiano sbagliato qualcosa nella vita, ma perché la vita per loro è semplicemente molto diversa da chi ha di più.
Gli effetti della deprivazione subìta nelle menti di chi vive in una condizione di scarsità sono stati studiati in diversi ricerche, celebri quelli di Mullainthan e Shafir dell’Università di Princeton, e confermano quanto si sospetta da tempo: la povertà condiziona il nostro cervello a livello conscio e inconscio.
Essere poveri significa vivere con costante preoccupazione, dover prediligere la pianificazione a breve termine e non poter godere appieno delle gioie e delle soddisfazioni della vita. Nascere povero, secondo i ricercatori, significa dover pagare una tassa mentale quotidiana, che rende più difficile qualsiasi scelta e azione della propria esistenza e condanna gli individui a competere in un mondo dove i propri pari hanno il solo merito di essere dei privilegiati.
Un mondo dove la disuguaglianza è del tutto accettata e nascosta nelle insidiose pieghe della psiche umana accresce il senso di inadeguatezza e, per molti, è un duro colpo all’autostima. E no, non basta mettercela tutta.
I poveri sono percepiti come meno competenti sin da bambini
Gli stereotipi inducono chi è povero, e chi ne giudica l’operato, a svalutarne il valore. Come ben ricorda anche l’accademica italiana Chiara Volpato, considerata una dei maggiori esperti di psicologia sociale nel nostro Paese e autrice di Le radici psicologiche della disuguaglianza, “la cultura del privilegio tende, per sua natura, a normalizzare la disuguaglianza facendola percepire come naturale, scontata e ineliminabile”.
Una normalizzazione che drammaticamente si registra anche tra i banchi di scuola, già alle elementari. Crescere poveri espone a maggiori rischi per i bambini in fase di sviluppo psicologico, con altissimi costi per l’individuo e la società in generale.
A 3 anni un bambino nato in un contesto di scarsità può accumulare un gap di sviluppo cognitivo fino a 12 mesi rispetto ad un coetaneo benestante. A 4 anni comincia ad avere coscienza della propria condizione sociale e a 6 inizia a identificare i ricchi come “più competenti”, autoconvincendosi delle proprie capacità anche in relazione allo status della propria famiglia, dimostrando così di avere assorbito gli stereotipi della società in cui vive.
Chi nasce povero ha mediamente risultati scolastici peggiori già alle elementari a causa di un mix dato da contesti mediamente meno sereni e meno stimolanti ma anche dal pregiudizio che porta sulle proprie spalle e che molte volte interiorizza.
Persino nel mondo degli adulti, tra chi valuta, questo bias condiziona il metro dei propri giudizi, potenzialmente condannando chi proviene da un contesto sociale svantaggiato a essere considerato meno capace. Già da bambini, dunque, conta quanto hai, anche se non sai ancora contare.
I poveri sono poveri perché prendono decisioni sbagliate?
Viene da chiedersi che colpa possa avere un bambino delle elementari di essere nato povero e per questo di avere maggiori difficoltà. E neppure più avanti nel percorso di crescita dei cittadini le istituzioni sembrano essere in grado di colmare i gap, tanto che pochi giorni fa da Pisa, alla Normale, è partito un preoccupante allarme per bocca di Luigi Ambrosio: “Troppi nostri allievi sono di classi agiate”.
Chi nasce povero, il più delle volte, ci resta. Chi nasce ricco o super ricco molto raramente incontra le stesse difficoltà.
Il pensiero egemone ci impone di pensare che, tutto sommato, possa andare bene così. La scarsità è un fardello cognitivo che ha riflessi sulle prestazioni, sulla carriera e nei processi di problem solving, ma il fenomeno è ancora troppo valutato, forse per ideologia, come una questione di merito individuale.
E benché la nostra Costituzione, all’articolo 3, obblighi chi governa a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, sembrano ancora troppo pochi gli investimenti in misure che favoriscano l’ascensore sociale, spesso bollate come assistenzialismo nella sua accezione dispregiativa.
Sullo sfondo il divario tra ricchi e poveri cresce, alimentando risentimento e derive autoritarie tra un popolo sempre più disilluso e lontano dalle élite. Come diceva Zadie Smith in Swing Time, per rispondere infine alla domanda che apre questa riflessione, probabilmente la gente non è povera perché ha preso decisioni sbagliate ma prende decisioni sbagliate perché è povera. Non porre rimedio al fenomeno è una decisione politica quotidiana. Va anche detto questo.
Leggi anche:
1. In Italia per la crisi Covid ci sono 5 milioni e mezzo di nuovi poveri /
2. L’Italia post-Covid si risveglia povera e gli italiani hanno fame: reportage da Brescia
FONTE: https://www.tpi.it/economia/disuguaglianze-meritocrazia-poveri-non-per-decisioni-sbagliate-20201216714046/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME
Prima ti danno il cashback, poi si lamentano dello shopping nelle città! Siamo su scherzi a parte?
L’idea che forse al timone non abbiamo gente troppo sveglia spesso mi sfiora. Se poi ci contiamo che siamo nel periodo più difficile per il nostro paese da 70 anni a questa parte, la paura di avere il timoniere sbagliato diventa sempre più grande. Perchè se prima dai il cashback (rigorosamente di Stato) e lo vincoli ad acquisti fatti in un qualsiasi negozio fisico, poi dopo non ti puoi lamentare che nei weekend che precedono il Natale la gente si riversa nelle vie dello shopping. C’è gia qualche genio dell’Internet che cianciano di libertà senza capirne una mazza. Il loro discorso è questo: il Governo gentilmente ti concede la libertà (dobbiamo dire anche “grazie signore” per caso?) e le pecore vanno subito in massa a fare acquisti. Cosa si aspettavano le menti dietro il cashback, che i cittadini sarebbero usciti in ordine alfabetico? O che si sarebbero organizzati via Facebook per chi doveva uscire prima? Si sfiora il ridicolo. Ovviamente la maggioranza, non appena ha visto due o tre foto di assembramenti in grandi città, è andata subito in panico. Subito con le minacce e i dietro front? Ce ne fosse stato uno che avesse detto candidamente che era ovvio, che gli uomini e le donne sono affamati di libertà, e che la corsa allo shopping ne sarebbe stata la logica conseguenza. Allora qualche “intellettuale”, dal suo salottino, potrebbe dire: perchè tutti nel weekend sono andati? Te lo spiego subito, caro il mio genio: perchè nei giorni feriali la gente lavora fino a pomeriggio inoltrato, e non ha nessuna voglia poi di girare per fare shopping. Ma era tanto difficile capire queste cose? Serviva per caso uno strano algoritmo di intelligenza artificiale per capire che sarebbe andata così?
FONTE: https://blog.ilgiornale.it/giordani/2020/12/16/prima-ti-danno-il-cashback-poi-si-lamentano-dello-shopping-nelle-citta-siamo-su-scherzi-a-parte/
BELPAESE DA SALVARE
Un esperto patologo sostiene che COVID-19 è “La più grande truffa mai perpetrata su un pubblico ignaro”
LifeSiteNews, 20 novembre 2020.
Qui l’intervista al Dr. Hodkinson (in inglese)
AGGIORNAMENTO, da LifeSite News, 20 novembre 2020 16:55 Est: Subito dopo aver pubblicato questo video su YouTube, YouTube lo ha cancellato e ha sospeso l’account di LifeSite per 1 settimana. Leggi i dettagli QUI.
(Nota di CptHook: Summit News, da cui avevamo originariamente ripreso l’articolo, aveva profeticamente scritto: In caso youtube cancellasse il video, una copia su bitchute è disponibile qui)
Di seguito LifeSiteNews presenta la trascrizione completa dei commenti del Dr. Roger Hodkinson, MA, MB, FRCPC, FCAP, CEO e direttore medico di Western Medical Assessments. Il Dr. Hodkinson ha fatto questi commenti in una riunione pubblica in una città del Canada occidentale la scorsa settimana, definendo le maschere “del tutto inutili” e dicendo che il coronavirus “non è Ebola”.
“Grazie a tutti. Apprezzo molto l’opportunità di rivolgermi a voi su questo importante argomento. Vi parlerò in un linguaggio piano e schietto. È contro la narrazione attuale; vi prego quindi di non pensare subito che io sia un ciarlatano. Vi illustrerò brevemente le mie credenziali, in modo che possiate capire da dove vengo in termini di conoscenze di base in tutto questo.
Sono un medico specialista in patologia che comprende la virologia. Ho studiato all’Università di Cambridge, in Gran Bretagna. Sono stato presidente della sezione di patologia dell’Associazione Medica. In precedenza sono stato assistente alla Facoltà di Medicina e Chirurgia e ho insegnato per molto tempo. Sono stato presidente della commissione d’esame del Royal College of Physicians of Canada e della Patologia del Canada a Ottawa, ma più che altro sono attualmente presidente di una società di biotecnologie in North Carolina che produce test per COVID-19.
Penso [testo incomprensibile] di poter affermare che conosco questa materia. Il punto è semplicemente questo: c’è un’isteria pubblica assolutamente infondata, guidata dai media e dai politici. È scandaloso. Questa è la più grande truffa mai perpetrata ai danni di un pubblico ignaro.
Non c’è assolutamente nulla che si possa fare per contenere questo virus, a parte proteggere le persone più anziane e vulnerabili. Dovrebbe essere considerato come niente di più che una brutta influenza stagionale.
Questo non è Ebola. Non è SARS. Sono i politici che giocano al dottore, ed è un gioco molto pericoloso.
Non c’è bisogno di alcun tipo di azione se non quanto abbiamo fatto l’anno scorso, quando ci siamo sentiti poco bene. Siamo rimasti a casa, abbiamo preso la zuppa di spaghetti di pollo, non siamo andati a trovare la nonna e abbiamo deciso quando saremmo tornati al lavoro. Non avevamo bisogno di nessuno che ce lo dicesse.
Le mascherine sono del tutto inutili. Non vi è alcuna prova della loro efficacia. Le mascherine, di carta o di tessuto, sono semplicemente un segnale di virtuosità. La maggior parte delle volte non sono nemmeno indossate in modo efficace. È assolutamente ridicolo vedere queste persone sfortunate e ignoranti – non lo dico in senso dispregiativo – vedere queste persone che vanno in giro come dei lemming, che obbediscono senza alcuna conoscenza di base, che si mettono la mascherina sul viso.
Anche il distanziamento sociale è inutile, perché il COVID è diffuso da aerosol che viaggiano per circa 30 metri prima di cadere al suolo. Le chiusure hanno avuto conseguenze terribili ed impreviste. Bisognerebbe riaprire ovunque da domani, come è stato affermato nella Dichiarazione di Great Barrington che ho fatto circolare prima di questo incontro.
E una parola sui test: voglio sottolineare che io lavoro nel campo dei test per il COVID. Voglio sottolineare che i risultati positivi dei test non significano – sottolineo il non – un’infezione clinica. Si tratta semplicemente di isteria pubblica: tutti i test dovrebbero cessare, se non su chi si presenti all’ospedale con qualche problema respiratorio.
Tutto ciò che si dovrebbe fare è proteggere i soggetti vulnerabili e e somministrare giornalmente a tutti quelli che si trovano nelle case di cura che sotto il vostro controllo, da 3.000 a 5.000 unità internazionali di vitamina D, che ha dimostrato di ridurre radicalmente le probabilità di infezione.
E vorrei ricordare a tutti voi che, secondo le statistiche della provincia, il rischio di morte sotto i 65 anni in questa provincia è uno su 300.000. Fatevene una ragione.
La portata della risposta che state portando avanti senza alcuna prova valida è assolutamente ridicola, date le conseguenze degli interventi che state proponendo. Di tutti i tipi, dai suicidi alla chiusura di attività – funerali, matrimoni, ecc. È semplicemente oltraggioso! È solo un’altra brutta influenza e dovete accettare questa idea.
Lasciate che la gente prenda le proprie decisioni. Dovete restare completamente fuori dal campo della medicina. State scendendo precipitosamente questa china seguendo le istruzioni del responsabile sanitario di questa provincia.
Sono assolutamente indignato che si sia raggiunto questo livello. Dovrebbe finire tutto domani.
Molte grazie a voi tutti.”
Le credenziali di Hodkinson sono fuori discussione, con il sito web di MedMalDoctors che conferma la sua credibilità.
“Ha conseguito la laurea in medicina generale presso l’Università di Cambridge nel Regno Unito (M.A., M.B., B. Chir.) ed è stato un ricercatore del Corpus Christi College. Dopo la permanenza presso l’Università della British Columbia è diventato patologo generale certificato dal Royal College (FRCPC) e anche membro del College of American Pathologists (FCAP)”.
“È in buoni rapporti con il College of Physicians and Surgeons of Alberta, ed è stato riconosciuto dalla corte del Queen’s Bench dell’Alberta come esperto in patologia”.
Traduzione dell’articolo originale su Summit News di Mer Curio per ComeDonChisciotte
Traduzione finale da LifeSiteNews di Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte
FONTE: https://comedonchisciotte.org/covid-vaccini-e-truffe/
CONFLITTI GEOPOLITICI
EVVIVA I PESCATORI SONO TORNATI IN ITALIA dopo 107 giorni, ed a che prezzo?
Una domanda interessante è proprio: chi ha fatto liberare i 18 marinai? Perchè pare proprio che la Farnesina c’entri molto poco, ma invece c’entrino molto i Servizi esteri, cioè l’AISE:
quindi secondo il COPASIR, cioè l’organo più informato in materia in Italia in quanto demandato al controllo dei servizi segreti, il merito sarebbe proprio delle nostre Barbe Finte. Il che, però, ha anche dei risvolti non proprio gratuiti…
Quindi la Farnesina fallisce, se mai ci ha provato, quindi subentra l’AISE che chiude tutto all’italiana, con la soluzione alla “Silvia Romano”: un po’ di milioni e via . Quanti ? Non lo sapremo mai , perchè il budget destinato dalla Presidenza del Consiglio per la materia Servizi è segreto, e ci mancherebbe fosse diversamente. Ora saremo cattivissimi: certo che a fine anno i bilanci si chiudono ed un ramo della Pubblica Amministrazione che non usa tutta la disponibilità ci fa proprio una brutta figura. Magari si sono presi due piccioni con una fava..
Comunque l’importante è che i marinai tornino a casa: in ritardo, ma meglio tardi che mai.
FONTE: https://scenarieconomici.it/evviva-i-pescatori-sono-tornati-in-italia-dopo-107-giorni-ed-a-che-prezzo/
CULTURA
“Scrivere è come spiare”. Parola dell’autore-talpa
Lo scrittore britannico è morto a 89 anni. Nei suoi thriller, l’opposto di 007: l’agente Smiley
John Le Carré, morto sabato notte all’età di 88 anni, era nato nel 1931, nel Dorset. Lo scrittore è deceduto a causa di una polmonite al Royal Cornwall Hospital, a Treliske.
La malattia, si legge in un comunicato della sua agenzia letteraria, non era collegata al Covid-19.
Lascia la moglie Jane e 4 figli. «Per sei decenni – si legge nella nota – John Le Carré ha dominato le classifiche dei bestseller con il suo monumentale corpus di opere». In effetti Le Carré ha scritto 25 romanzi e un’autobiografia. In tutto il mondo sono state vendute più di 60 milioni di copie dei suoi libri. Nel 1965 il regista Martin Ritt dirige il primo di una lunga serie di adattamenti cinematografici dei suoi romanzi, scegliendo La spia che venne dal freddo, attore protagonista Richard Burton.
All’epoca si chiamava David John Moore Cornwell. Dopo essersi laureato in letteratura tedesca al Lincoln College, a Oxford, viaggia per la Svizzera, per perfezionare la pronuncia. Viene avvicinato per la prima volta dai servizi segreti. In seguito è docente di lingue a Eton. Negli anni Cinquanta, è reclutato dal Foreign Office. Trasferito al Consolato d’Amburgo, diventa agente del servizio segreto MI6. Dal tranquillo insegnamento in università elitarie del Regno Unito al rischio di beccarsi una pallottola dai sovietici. Un bel salto. Tre anni fa, aveva spiegato la sua decisione con queste parole: «Non so perché sono diventato una spia. Magari per assaporare quell’infanzia felice che non ho avuto». Il padre Ronnie era un truffatore di professione, galeotto e sospettato di essere un agente della Stasi: «Tanti indizi mi fanno credere che lo fosse, ma resterà un mistero. Di certo è stato lui ad avvicinarmi ai servizi segreti, conosceva bene quel mondo». Nel 1964, è costretto a lasciare a causa dell’infiltrato più famoso di tutti i tempi, Kim Philby, un agente di alto profilo, peccato fosse un uomo del KGB sotto copertura dal 1936.
Nel frattempo Le Carré ha scritto il suo primo romanzo nel 1961, Chiamata per il morto (in Italia uscì per Feltrinelli nel 1965). Nel 1963 pubblica il romanzo che lo consacra come bestsellerista e scrittore di caratura mondiale: La spia che venne dal freddo (prima edizione italiana, Longanesi, 1964). Insomma, l’addio ai servizi non lo trova impreparato. Il caso Philby finisce al centro de La talpa (Mondadori, 1974), forse il romanzo di Le Carré oggi più noto. Il protagonista è l’agente George Smiley, timido, dimesso, tradito dalla moglie, insomma il contrario di James Bond, altra creatura di uno scrittore, Ian Fleming, dai trascorsi nei servizi britannici. Le Carré: «È il meglio di me, ammiro il suo senso del dovere, il suo impegno e la responsabilità che sente verso il prossimo. Siamo cresciuti assieme, io e Smiley, era presente nella prima pagina del mio primo romanzo. Ma quando è diventato troppo famoso, l’ho accantonato». Smiley torna in Un passato da spia (Mondadori, 2017).
Come scrittore, Le Carré esalta due fattori fondamentali. Il primo: la routine: «Fa parte della mia quotidianità. Quando termino un libro, comincio subito quello successivo. Inizia tutto dai due o tre personaggi che ho in testa. Posso avere un’idea generale, mentre la trama nel suo dettaglio emerge solo durante la scrittura. Ma fin da subito conosco l’immagine finale che voglio raggiungere con il libro, e la ricerco attraverso la storia». Secondo: l’informazione: «Sono stato ovunque per raccogliere informazioni per i miei libri. Ho incontrato chiunque avesse qualcosa da dirmi, millantatori o capi. Sempre a disposizione, a qualsiasi ora del giorno e della notte. La regola era trascrivere tutto, il prima possibile, per non dimenticare nulla. D’altronde essere una spia non è poi così diverso dallo scrivere libri».
Niente di strano, eppure Le Carré riesce a essere inimitabile. Nei suoi libri, spesso, la trama è affidata al dialogo serrato tra pochi personaggi, che ricordano, spiegano, depistano, cercano di ingannarsi… Di fatto la storia è già avvenuta o sta avvenendo altrove. Eppure, la bravura di Le Carré è tale da sopperire alla mancanza di azione in presa diretta (in alcuni romanzi echeggia al massimo un colpo di pistola). I dialoghi sono elettrizzanti, tengono sulla corda, sottintendono raffinatezza psicologica ed esprimono una fantastica ironia british.
Legato al mondo della guerra fredda, Le Carré ha saputo descrivere anche la lotta al terrore e il nuovo mondo ultraviolento dei mercenari. Era rimasto aggiornato: «Non sono un vecchio con il vizio di rimpiangere il passato. Ma ho avuto la fortuna di vivere lo spionaggio non violento. Oggi è tutto cambiato, il mondo è più inquieto di prima, è più difficile distinguere i buoni dai cattivi. Il maggiore rischio oggi non è una nuova Guerra fredda, ma il fattore imprevedibilità. Come la Corea del Nord, e per certi versi anche l’Isis, che sfugge alle logiche d’ingaggio di un tempo. Minacce terribili, perché ogni sforzo, militare o diplomatico che sia, rischia di risultare inutile».
Radical chic, ospite fisso alle proiezioni di casa Kubrick, Le Carré ogni tanto eccedeva nelle dichiarazioni politiche. Fece molto discutere la sua presa di posizione su Salman Rushdie ai tempi della fatwa scagliata da Khomeini contro lo scrittore dei Versi satanici (1989). La ex-spia definì Rushdie un «cretino» prima di lanciarsi in un’aperta polemica contro lo scrittore rivale: «Non esiste una legge di natura o dello Stato secondo la quale le grandi religioni possono essere insultate impunemente». E aggiunse che la maggior preoccupazione di Rushdie erano i «diritti d’autore». Iniziava così una delle faide letterarie più lunghe di tutti i tempi: «Rushdie piega la verità ai propri comodi» diceva Le Carré; «Le Carré è un inutile borioso ignorante» rispondeva Rushdie. La pace fu suggellata soltanto nel 2012.
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/scrivere-spiare-parola-dellautore-talpa-1909705.html
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
L’ipocrisia del Cavaliere Augias
Dal salottino della Bignardi ha dichiarato che Berlusconi non può tenersi il titolo. Ma deve spiegare chi era l’agente Donat
Corrado Augias è stato netto e perentorio: dal salottino tv di Daria Bignardi ha dichiarato, con il suo solito stile british con il quale dissimula le prediche, che “Berlusconi è un interdetto e un condannato quindi non può tenersi il titolo di Cavaliere”.
Augias è uomo di grande morale, anzi di grande moralismo; è da sempre un fustigatore del berlusconismo, che osserva con la solita superiorità antropologica degli intellettuali radical-chic. Da moralista dell’Italia migliore, a Corrado Augias non basta che Berlusconi si sia autosospeso: vuole che gli venga tolto con ignominia quel titolo di Cavaliere del Lavoro che si è guadagnato grazie alla sua straordinaria attività di imprenditore di successo.
D’altro canto anche Corrado Augias è un Cavaliere; per la precisione è Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, onorificenza e titolo che condivide con un altro illustre Cavaliere al Merito: tale Josip Broz, meglio conosciuto come Maresciallo Tito. Eh sì, perché Augias, che si scandalizza perché Berlusconi è Cavaliere, non si scandalizza del fatto che l’onorificenza di cui lui si fregia sia la stessa conferita, nel 1969, ad uno dei più feroci dittatori comunisti della storia, responsabile delle foibe e della pulizia etnica di decine di migliaia di italiani in Istria e Dalmazia.
Ora, la prima questione è capire come sia possibile che la Repubblica Italiana abbia conferito la sua più importante onorificenza ad un massacratore di italiani.
La seconda questione è che, come tutti i moralisti, Augias tende a moralizzare la vita degli altri per non affrontare la moralità della propria. Nell’intervista alla Bignardi lui stesso ha cercato di banalizzare, ridendoci sopra, una storia emersa quattro anni fa da un interessantissimo libro del giornalista d’inchiesta Antonio Selvatici e costruito studiando scrupolosamente gli archivi della StB (la polizia segreta cecoslovacca); la storia riguarda un intero dossier, ritrovato negli archivi, dedicato all’informatore italiano Corrado Augias, nome in codice “Donat”. In 135 pagine si elencavano gli incontri, i rapporti, i resoconti che tra il 1963 ed il 1967 interessavano il giovane Augias, allora funzionario Rai.
Ovviamente all’inizio Augias ha negato, annunciando querele mai presentate e dovendo poi ammettere che quei contatti c’erano stati sotto forma di “blande frequentazioni”. Rimane sorprendente la capacità camaleontica di molti intellettuali e corposi pensatori della sinistra italiana di nascondere la propria storia e le proprie responsabilità rispetto ad un passato ingombrante. Coloro che hanno giustificato gulag, Pol Pot, foibe, dittature caraibiche, rivoluzioni proletarie, che sono stati “frequentatori” di apparati stranieri non certo alleati dell’Italia, sono riusciti a cambiarsi d’abito alla velocità della luce, inserendosi tranquillamente nei gangli del potere. È la stessa capacità camaleontica che consentì a Berlinguer di denunciare la “questione morale” in politica, dimenticando la “doppia morale” del PCI. Il caso del cavalierato di Berlusconi va oltre la miseria della polemica politica e riguarda l’ipocrisia di un paese che non fa mai i conti con la propria storia.
Ora ci aspettiamo due cose: primo, che la Presidenza della Repubblica revochi la vergognosa onorificenza di Cavaliere al Maresciallo Tito. Secondo, che Corrado Augias, il grande moralizzatore, si autosospenda da Cavaliere al Merito in attesa di spiegarci per filo e per segno chi era l’agente Donat. Se, come lui ha detto, “uno che è condannato per frode fiscale non può essere Cavaliere”, allora non lo può essere neppure uno che “frequentava” i servizi segreti nemici.
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/interni/lipocrisia-cavaliere-augias-1003291.html
LA LINGUA SALVATA
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Smartworking, a rischio know-how aziendale e dati personali del lavoratore.
Molte aziende italiane ancora indietro nella digitalizzazione e messa in sicurezza degli strumenti
Avv. Rita Santaniello (Rödl & Partner): “Fondamentale formare e responsabilizzare i lavoratori sull’uso degli strumenti informatici, sui rischi e sulle misure di prevenzione, ma anche fornire gli strumenti che già contengano garanzie di sicurezza superiori rispetto a quelli ‘privati’ del dipendente”
“Ma i rischi non provengono solo dall’esterno – spiega Rita Santaniello, partner di Rödl & Partner, avvocato esperto in diritto del lavoro e data protection – bensì, molto spesso, dall’interno, da un uso degli strumenti, quali laptop e smartphone, non adeguatamente consapevole e informato da parte dei lavoratori. Di queste fragilità approfittano non solo gli hacker ma anche i concorrenti sleali, per impossessarsi di informazioni e know-how aziendale, mettendo a rischio entrambe le parti del rapporto di lavoro: il datore di lavoro ed il suo patrimonio, da un lato, i lavoratori, la loro sfera personale e i loro dati personali, dall’altro”
Occorre quindi apprestare idonee misure di tutela, adeguate alle nuove forme e al mutato contesto di svolgimento dell’attività di lavoro, considerando non solo i rischi prettamente informatici ma anche i rischi fisici, in particolare quando si tratta di una abitazione privata, spesso inadeguata e priva delle più elementari misure di sicurezza.
“In questo scenario la formazione riveste un ruolo fondamentale nella prevenzione di incidenti – chiarisce l’avv. Santaniello – Occorre innanzitutto formare e responsabilizzare i lavoratori sull’uso degli strumenti informatici, sui rischi e sulle misure di prevenzione. Di sicuro il modo migliore per prevenire questi rischi consiste innanzitutto nel dotare i lavoratori di strumenti che già contengano garanzie di sicurezza superiori rispetto a quelli “privati” del dipendente. Infatti, la politica del cosiddetto BYOD (Bring Your Own Device) espone l’azienda a rischi maggiori”.
Per rendere più sicuro l’utilizzo dello strumento personale è possibile utilizzare strumenti tecnologici di controllo e di intervento da remoto. Poiché, tuttavia, si tratta di strumenti personali del lavoratore, l’installazione e l’uso di tali strumenti presuppone, per essere lecito, un’idonea informativa ai sensi della legge privacy.
“Soprattutto per talune mansioni critiche, perché a contatto con dati e informazioni particolarmente preziose, riservate o sensibili, è opportuno privilegiare la messa a disposizione di strumenti aziendali, già adeguatamente protetti – conclude l’avv. Rita Santaniello di Rödl & Partner – Da questo punto di vista molte aziende italiane hanno ancora del lavoro da fare nella digitalizzazione e nella messa in sicurezza degli strumenti, nella formazione e nella adeguata regolamentazione del lavoro in modalità smart”
FONTE: https://www.tpi.it/economia/lavoro/smartworking-a-rischio-know-how-aziendale-e-dati-personali-del-lavoratore-20201211711758/
PANORAMA INTERNAZIONALE
ZANNI: LE DECISIONI VERE ED IMPORTANTI DEVONO ESSERE UNANIMI.
C’è una mania di onnipotenza nell’Unione
Interessante intervento di Marco Zanni sul tema dell’approvazione del bilancio europeo e del cosiddetto “Regolamento dello stato di diritto”, cioè un insieme di norme confuse che, in realtà, servono solo a punire, almeno in teoria, quei paesi che si allontanano troppo dal sentire politico di Bruxelles. Un mezzo di oppressione delle volontà democratiche dei singoli paesi in realtà.
Questo regolamento è stato messo da parte dopo il veto posto da Ungheria e Polonia al bilancio. Il Consiglio lo ha depotenziato, rinviandone l’applicazione e quindi limitandolo e sottoponendolo ad una revisione. Il Parlamento però irride queste modifiche in modo quasi violento, come se volesse opporsi alle vere uniche democratiche volontà espresse: quelle die governi dei singoli stati.
A questa Hubrys parlamentare si oppone Zanni che richiama ai valori fondament ali che hanno creato quel poco di pace e benessere che ci sono ora in Europa
Buon ascolto e ringraziamo inriverente
VIDEO QUI: https://youtu.be/bMj70Z41S-8
FONTE: https://scenarieconomici.it/zanni-l-e-decisioni-vere-ed-importanti-devono-essere-unanimi-ce-una-mania-di-onnipotenza-nellunione/
Usa: Biden votato dai delegati, ma non è finita
16 dicembre 2020
Martedì i delegati eletti nelle presidenziali hanno votato Joe Biden come futuro presidente Usa. Sembra così chiudersi la querelle sulle elezioni, anche se Trump prosegue la sua battaglia.
Pervicacia la sua, ma anche no. Per la stragrande maggioranza dei suoi elettori le elezioni sono state falsate da brogli e pertanto non riconoscono Biden come presidente degli Stati Uniti d’America, dizione che stride con la disunità ormai manifesta.
Il tentativo di Trump
Come contromossa, i repubblicani hanno deciso di non riconoscere i delegati ufficialmente eletti negli Stati chiave e di procedere a una votazione parallela con i propri delegati (Washington Times).
L’iniziativa mira a portare al Congresso due nomine a presidente degli Stati Uniti, chiamando l’assise a decidere. Infatti, la votazione dei delegati di lunedì è solo un passo del processo che termina il 6 gennaio, quando il Congresso, in una riunione plenaria, deve procedere all’investitura ufficiale del presidente.
E serve a guadagnare tempo per nuovi ricorsi, sia a livello locale che alla Corte Suprema, nella speranza che almeno uno vada in porto.
Se Trump riuscirà a trovare un Tribunale che constatati l’irregolarità del voto, aprirà una breccia nel muro innalzato a scudo protettivo della vittoria di Biden. Difficile, ma vuole tentare.
In realtà, gli sarebbe più comodo trattare col nemico, pattuire la concessione della vittoria in cambio di una pax futura, evitando così le inchieste che i democratici si preparano ad aprirgli contro.
Ma non cede ed evidentemente non sta giocando solo per se stesso: c’è tutto un mondo che lo sostiene. Non solo i suoi elettori, ma anche un ambito politico-economico-finanziario che gli sta chiedendo di andare avanti.
I media mainstream si limitano a derubricare a boutade le richieste di Trump, ignorando tutto il mondo che a lui fa riferimento, squalificato con il nefasto epiteto di “suprematisti”.
Una generalizzazione scorretta: se vero che tra questi esistono frange estreme, come d’altronde nella sinistra radicale, tale identificazione è esercizio indebito e non aiuta a porre rimedio alla lacerazione della società americana, anzi la alimenta.
I media che denunciano brogli
Tale variegato ambito legge e guarda media dal mainstream, che denunciano nel dettaglio frodi elettorali, che l’oblio mediatico, piuttosto che smorzare, amplifica.
Media come il Washington Times, che descrive come un audit ordinato da un tribunale del Michigan ha riscontrato che nel sistema usato per lo scrutinio (il Dominion Votyng Systems, usato in vari Stati) c’era un tasso di errore del 68% (!).
La Dominion nega che la falla e parla di errore umano, ma la scoperta ha spinto l’Arizona a un riscontro analogo, con esiti da attendere.
Si tratta solo di uno dei tanti rilievi dello scontro in corso. Un altro è stata segnalato da un esperto di informatica, Jovan Hutton Pulitzer, il quale ha spiegato che il sistema Dominion valuta schede a partire da un’immagine, cosa che pone una criticità, cioè la possibilità di creare immagini virtuali tali da ingannare la macchina.
Ma le schede reali hanno tracce inconfondibili, cioè le pieghe causate dalle manipolazione. Da qui la possibilità di un riscontro delle schede votate, che ovviamente i repubblicani chiedono sia effettuato.
Se i media mainstream si limitano a dare a tali rilievi il peso di un fastidioso rumore di fondo alimentato da sciocchi millantatori, lo stesso non avviene in parte della pancia del popolo americano, quella che ha votato Trump, che chiede verifiche reali, cosa finora non avvenuta, dato che i tribunali per lo più si sono limitati a respingere le cause intentate.
I liberal sugli scudi, i progressisti fuori
Limitarsi a derubricare le richieste di Trump e dell’ambito che lo sostiene a sciocca pervicacia non aiuterà Biden, che peraltro prima o poi rischia a sua volta di andare a sbattere sugli scogli dello scandalo che ha quasi travolto il figlio Hunter, obliato prima delle elezioni, ma che tornerà utile dopo a quanti, tra i democratici, sono pronti a salutare la sua dipartita in favore della vicepresidente Kamala Harris.
Di oggi una nota di Thomas Frideman, penna di punta del New York Times, che chiede un incarico “più importante” per lei. Così nel testo: “La Harris è troppo intelligente ed energica per essere solo il vice presidente, una posizione con poche responsabilità ufficiali”.
Anche Pete Buttegieg è stato chiamato nella squadra di governo, rinfoltendo la pattuglia liberal, mentre l’ala più progressiva sembra fuori dai giochi, nonostante abbia un largo seguito tra gli elettori dei democratici.
Utili al momento del voto, ma evidentemente invisi all’establishement del partito che non accedono a nessun compromesso. Particolare che aiuta a capire tante cose.
Intanto Putin è stato tra i primi a congratularsi con Biden, subito dopo la sua investitura ufficiale, chiedendo alla prossima presidenza un approccio collaborativo con Mosca.
L’appello stato raccolto dal New York Times, il giornale più vicino a Biden, che pubblica una nota firmata da Jennifer Steinhauer e
Nella nota, Fiona Hill, autorevole assistente del Consiglio nazionale di Trump, che pur rilevando l’usuale minaccia Russa, invita a non chiudere porte.
Anche Xi Jinping ha salutato Biden come nuovo presidente Usa, chiedendo “rispetto reciproco” (sul tema, vedi nota precedente).
FONTE: https://piccolenote.ilgiornale.it/48600/usa-biden-votato-dai-delegati-ma-non-e-finita
POLITICA
Conte ha fallito in tutto, economia e Covid. Tocca a Draghi
E’ difficile dire se questa sorta di verifica di governo avrà buon esito: la situazione è molto fluida e nel frattempo è emersa una novità rappresentata dalla disponibilità espressa sia da Salvini che da Berlusconi al sostegno di un nuovo esecutivo. Del resto vi sono almeno tre segnali sull’inadeguatezza di quello attuale. Il primo riguarda la fallimentare gestione della pandemia. Non solo per come si è arrivati impreparati alla seconda ondata e come si è ancora ondivaghi sulle restrizioni relative ai giorni festivi, ma anche per come si sta predisponendo il piano di vaccinazioni anti-Covid. Al di là della campagna di comunicazione con la primula e i padiglioni nelle piazze ideata da Boeri, non sappiamo molto dei più cruciali aspetti organizzativi. Per fare un esempio, non sappiamo, visto che non c’è alcuna legge al riguardo, se in questa situazione di emergenza si possa procedere con contratti senza gare di appalto o meno. Come si assumeranno le persone che dovranno fare i vaccini? Si useranno le procedure lente e complicate o saranno invece rapide? Il secondo segnale è lo spettro di un’imposta patrimoniale.
Forse non è ben chiaro, l’effetto a catena dannoso che può avere l’emendamento alla legge di bilancio targato Leu-Pd. Per non superare la soglia oltre la quale si verrebbe tassati, infatti, si sarà portati a trasformare parte dei depositi bancari in spese o forme di investimento come polizze, oppure a vendere immobili, il cui valore potrebbe quindi scendere. In entrambi i casi a risentirne, in un momento già per loro non facile, sarebbero le banche, visto che hanno molti immobili come garanzia. Questo pericolo andrebbe subito sventato. Il terzo segnale è l’uso delle risorse del Recovery Fund. Al di là dello scontro sulla “cabina di regia”, il vero punto critico è che il governo prevede di usare molte risorse per finanziare progetti già esistenti, non per avviarne di nuovi. Un uso sostitutivo delle risorse, quindi, per risparmiare sugli interessi, ma che riduce il potenziale di crescita del paese che si avrebbe usando i fondi per investimenti aggiuntivi. Questi tre che ho elencato sono elementi validi per chiedere che ci sia un nuovo governo, frutto di una sorta di “ribaltone”, che si avrebbe anche per quel che riguarda l’elezione del nuovo capo dello Stato. Forza Italia e Lega, del resto, sono forti anche nelle Regioni, le quali hanno un ruolo in questa votazione.
Oltre a Lega e Forza Italia, chi dovrebbe far parte della nuova maggioranza? Credo che l’idea possa essere quella di spostare il baricentro dell’attuale maggioranza più al centro. Chiaramente i 5 Stelle, che si stanno già spappolando, non ci sarebbero tutti, e forse non ci sarebbe nemmeno Leu. Si potrebbe creare una coalizione tra i partiti “produttivisti”. Il nuovo esecutivo potrebbe avere un sostegno anche dai sindacati, più da Cisl e Uil che dalla Cgil. Non capisco perché la Meloni sia così contraria all’ipotesi di un nuovo governo. In questo modo si isola, come del resto sta facendo a livello europeo il Partito dei conservatori e riformisti, di cui è presidente. Questo governo sicuramente resterebbe in carica per tutto il 2021, visto che inizierà anche il semestre bianco. Credo che dopo l’elezione del capo dello Stato sarebbe quasi naturale arrivare fino al 2023. Secondo me, è un governo che può condurre il paese alle elezioni a fine legislatura, e che al Quirinale riconferma Mattarella oppure elegge una figura di centrodestra.
Se in questo Governo ci fossero il Pd, Italia Viva e Forza Italia, la Lega non sarebbe predominante. E poi vi sono diversi esponenti del Carroccio che non verrebbero certo malvisti dall’Europa, come Giorgetti e Zaia. Chi sarebbe il premier? Chiaramente dovrebbe essere una personalità terza, esterna ai partiti, e non si potrebbe trattare più di Conte. Inoltre, dovrebbe essere in grado di dialogare con l’Ue per due temi in particolare che stanno a cuore a Bruxelles: che l’Italia faccia bene la campagna vaccinale anti-Covid; che le risorse del Recovery Fund vengano usate bene. L’unico nome che riesco ad associare a questo profilo è quello di Draghi, ma non so se sarebbe disponibile. In alternativa va scelta una personalità carismatica del mondo manageriale-industriale. La scelta deve essere tra un leader operativo oppure tra un mediatore, capace di far convivere anime della maggioranza piuttosto variegate.
(Francesco Forte, dichiarazioni rilasciate a Lorenzo Torrisi per l’intervista “Dai vaccini al Recovery, ora all’Italia serve il governo Draghi”, pubblicata dal “Sussidiario” il 15 dicembre 2020. Francesco Forte è stato ministro delle finanze e delle politiche comunitarie).
FONTE: https://www.libreidee.org/2020/12/conte-ha-fallito-in-tutto-economia-e-covid-tocca-a-draghi/
SCIENZE TECNOLOGIE
Covid, paura e tecnologia…
Ci fanno credere che è tutto casuale, ma davvero pensate che non ci sia qualcuno dietro ciò che accade?
“L’anziano professore sorriderà con fare paziente. Lei consideri che attorno all’anno mille al mondo c’erano forse 250 milioni di persone, diventati 500 milioni attorno al 1650 e circa un miliardo ai primi dell’800. E ai tempi in cui fu scritto il libro? Poco più di 7 miliardi”.
Ecco questo è un brano che io vi leggo dal mio romanzo “Futura“, che sta scalando le classifiche. Io vi sto leggendo alcune teorie di economia eretica. Cioè, quando io vedo cosa succede con il coronavirus, con le borse, con l’uso della tecnologia e della paura, comincio a pensare che non sia tutto casuale come ci vogliono far credere.
Ora, la domanda che io mi pongo è questa: ma veramente pensiamo che non ci sia qualcuno che si ponga degli interrogativi circa la crescita della popolazione, circa l’uso delle risorse del pianeta e circa il modo di accaparrarsi tali risorse a livello planetario, gestendo le borse, occupando i centri di potere, usando la politica con finti teatrini democratici e mettendo persone che per salvare il culo in Parlamento venderebbero forse la propria madre.
Beh, io mi chiedo se tutto questo non sia uno scenario possibile.
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