RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 17 GENNAIO 2019

https://voxnews.info/2019/01/16/ong-seawatch-in-attesa-del-carico-a-35-miglia-da-tripoli/

RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI

17 GENNAIO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

IV Legge del Potere: Scaricare i costi

(socioeconomici delle crisi sulla popolazione)

NOAM CHOMSKY, Le dieci leggi del potere, Ponte alle grazie, 2017, pag. 55

 

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Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.

 

Tutti i numeri dell’anno 2018 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com 

 

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SOMMARIO

Solo nebbia in bottiglia

Il Giappone schiera i missili a Ishigaki e si prepara allo scontro con la Cina.. 1

Ong istruisce i clandestini: ‘piangete, vomitate, fingetevi traumatizzati’ 1

Sanremo 2019, ecco tutti i compensi: quanto incassano Baglioni, Bisio e Raffaele.. 1

“Ho fatto evadere Battisti e vi dico perché non rimarrà in carcere a lungo”. 1

La prima linea del fronte tra la Cina e il Giappone. 1

Pier Paolo Pasolini: viaggio lungo la costa.. 1

Totò raccontato dai suoi amici Peppino, Aldo Nino e Macario   1

La Cina sta usando le auto elettriche per spiare i suoi cittadini?. 1

SINDACI PD A SALVINI: “45 EURO AL GIORNO NON BASTANO PER 1 PROFUGO”. 1

ONG, SEAWATCH IN ATTESA DEL CARICO A 35 MIGLIA DA TRIPOLI 1

Migranti, il Qatar finanzia i rimpatri (e adesso lancia un segnale all’Italia) 1

Istat: Italia 2017 aumenta la povertà di concerto con il Pil. 1

Banche, agguato della Bce agli istituti italiani: ci vogliono morti, perché il sistema può saltare.. 1

LA MARCIA DEI ROTHSCHILD VERSO LA GUERRA. 1

Pensionamento forzato: cos’è e quando scatta.. 1

Epurare.. 1

Cosa rischiano Lega e 5 Stelle alle elezioni europee. 1

Giorgio Napolitano, la verità di Bersani su Re Giorgio: “Cosa accettò per far scordare il passato comunista”. 1

L’hotel più tecnologico del mondo ha licenziato metà dei suoi robot.. 1

 

 

 

EDITORIALE

Solo nebbia in bottiglia

Manlio Lo Presti – 17 gennaio 2019

 

La penisola è – come sempre – terreno di contesa fra fazioni planetarie che hanno visioni opposte sul destino della popolazione italiana. A questo disordine programmato si aggiunge da un certo tempo il fenomeno degli scempi della mafia nigeriana che ha definitivamente sdoganato l’antropofagia e lo smembramento dei corpi per commercializzarne le parti.

Continua il martellamento a reti mondiali mediante 500 giornali di carta e oltre 300 emittenti televisive più il web a favore del buonismo della immigrazione senza controllo, considerato che le elites protette da centinaia di pretoriani di milizie private, non pagheranno MAI i costi umani dei disordini sociali che cadranno, come già da tempo accade, sulla popolazione civile: una sorta di bombardamento di San Lorenzo a Roma, versione nazionale 56.35.48.21.01.0.0.

La pressione che sta aumentando ogni giorno, mostra la rabbia dei soliti noti che incassavano cifre pari a oltre 10.000.000.000 di euro per l’imbarco di c.d. immigrati nel nostro già martoriato Paese di cui non frega a nessuno dei governanti. L’affare del secolo che – a detta di altissimi esponenti di mafia capitale con registrazioni di polizia e carabinieri alla mano – faceva guadagnare più della cocaina.

La ex-italia è quindi sotto il mirino di una serie di problemi ad orologeria:

 

  • bomba crisi economica: nessuna crisi può durare così a lungo seguendo le normali dinamiche storicamente determinate e riportate in tutti i testi di economia. La durata, che ormai ha superato i 12 anni, è una vera e propria operazione di DESTABILIZZAZIONE PROGRAMMATA di un Paese che non deve MAI risanarsi per poi diventare un quarto concorrente all’interno di una c.d. unione europea a gestione anglofrancotedesca;
  • bomba delle sofferenze bancarie di cui oltre la metà degli importi sono tangenti versate a prestanomi di politici, travestite da linee di credito delle quali non è MAI rientrato un euro e gestite con l’artificio tecnico contabile del “rinnovo annuale automatico”. Tutti sanno, ma parlarne veramente, farebbe crollare un sistema che si è rotto dopo le privatizzazioni iniziate il 1992;
  • bomba dei terremoti: concentrazione casuale?
  • bomba di una rete autostradale fatiscente per l’indiscriminato e criminale ladrocinio collusivo sulle risorse per la manutenzione delle strutture;
  • bomba sanità, il cui smantellamento pianificato ha prodotto una impennata di morti superiore alle vittime dei bombardamenti di civili nella II Guerra mondiale. Aggiungiamo – con buona pace dei buonisti e della ex presidente della Camera che si foderò con una tuta integrale sulla nave Ong – il ritorno di malattie scomparse in Italia da oltre 50 anni PER COLPA DEGLI ITALIANI DEMMERDA CHE NON ACCETTANO DI FARSI 12 VACCINI PER VOLTA (motivo VERO: titanici utili per le big pharma che ci colonizzano come terzo mondo);
  • bomba pensioni: devono morire al più presto milioni di pensionati. Gente che non produce e che costa sia come reddito sia come sanità. Non è importante che sono rimasti l’ultimo architrave che garantisce la minima sopravvivenza di oltre 12.000.000 di disoccupati di cui non frega niente a nessuno. Un problema che le opposizioni non vogliono cinicamente risolvere puntando ad avere un elettorato immigrazionista che consente di aumentare la violenta e indecorosa azione di AUTORAZZISMO contro una popolazione che non li vota più e che quindi può essere tranquillamente sterminata!!!!!!!!!!!!
  • bomba della c.d. immigrazione che è ufficialmente e apparentemente rallentata e quasi ferma, ma che continua con un profluvio carsico di centinaia se non migliaia di sbarchi notturni di barchette private con massimo 7-10 individu di cui poi non si sa nullai. Un fenomeno di cui non parla gesuiticamente nessuno, neanche l’attuale governo che tuona la interruzione di ingressi. La diminuzione egli approdi delle navi delle Ong È VANIFICATA senza il blocco delle migliaia di barchette notturne che approdano indisturbate!
  • bomba SPREAD, IL CUI UTILIZZO SPIETATO è ora eclissato perché il gioco era fatto troppo sporco: molto duro e persecutorio per la ex-italia e molto indulgente o inesistente per altri Paesi aventi le stesse e spesso più pesanti infrazioni;
  • bomba di un debito pubblico ampiamente rinfacciato dai soliti germanici maestrini Rottermayer, ma di cui non vogliono veramente l’estinzione perché gli interessi vanno ad ingrassare i dividendi dei colossi bancari tedeschi;
  • bomba depopolazione dopo il massacro continuo contro la famiglia nonostante le fasulle predicazioni delle conferenze episcopali, della vecchia DC e dei governi precedenti per la sua tutela e promozione. La ex-italia ha un tasso di diminuzione demografica più alto di TUTTO IL PIANETA!!!! Questo perché le Associazioni, la Chiesa, i partiti cattolici tutelavano la famiglia e la natalità: più realisticamente, questi ambigui raggruppamenti hanno SEMPRE tutelato i propri interessi. Le conseguenze che vediamo oggi non hanno bisogno di ermeneutiche interpretazioni;
  • bomba attentati se la decimata popolazione italiana avesse la sfacciataggine di opporsi ai piani atlantici che seguiranno con la caduta di questo governo. Una nuova stagione delle bombe non sarebbe una novità per la storia disastrosa della penisola;
  • bomba secessionismo del territorio nazionale in tre tronconi: Sicilia, Sardegna e nord italia. Lo scopo è quello di manovrare più facilmente un Paese con oltre venti milioni di abitanti;
  • bomba eclisse della lingua italiana infestata da crescenti inglesismi peraltro usati male. Un’altra forma di autorazzismo suicida della nostra Alma Mater, mentre -tra lo stupore degli italici – L’ITALIANO È LA QUARTA LINGUA PIU’ STUDIATA DEL PIANETA!!!
  • bomba della crisi dell’istruzione nazionale: fin dagli anni della OPZIONE TOGLIATTI, la scuola attuale non deve insegnare nulla, né abituare a pensare. La struttura demolita con sapiente tenacia dal 68 ad oggi, deve creare solo ebeti e sorridenti robot TECHGLEBA sradicati, stile erasmus.

 

TUTTO CIO PREMESSO

Ciascuno di noi può intuire che la penisola va lasciata nel caos, ma non al punto di crollare. In quel caso l’asse anglofrancotedescoUSAVaticano interverrebbe a frenare il disastro per evitare effetti sistemici in europa.

Un governo si mostrerà veramente efficace e credibile quando sarà intenzionato seriamente a porre rimedio a qualcuno dei quattordici punti sopra riportati. Ciò comporterà l’azione mortale e assassina del ridetto asse infernale che ci vuole in stato catatonico e con il permesso di :

  • pagare gli interessi di un debito pubblico criticato ma che non verrà MAI risanato perché è un’arma di ricatto. I modelli FMI in Sudamerica offrono molti esempi di subalternità monetaria che ha provocato e continua a provocare milioni di morti, cocaina, traffico di organi, mafie, riciclaggio, ed altre simili amenità;
  • fornire soldati ai 26 conflitti regionali a trazione USA, voluti dal BUONISTA DEMOCRATICO presidente Nobel per la pace precedente a Trump. Guerre che hanno provocato 12.000.000 di morti e indicibili sofferenze ai civili dei quali non parla nessuno e alla faccia delle convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo. Altro che l’olocausto!
  • diventare il deposito razziale dell’europa, con la percussione mitragliante delle corazzate mediatiche di 500 emittenti, 300 giornali carta, quasi la totalità del generone dello spettacolo e dei c.d. intellettualoidi figli dell’opzione Togliatti e l’intera rete web governata da centrali USA.

P.Q.M.

Ho tantissimi dubbi che riusciremo a sopravvivere con questa classe politica, confindustriale e finanziaria corrotta fino al midollo, servile e senza idee alla guida di un treno che ha i freni fracassati.

Va fermato subito

  • lo sciame sismico di oltre diciassette trasmissioni politiche, documentari, dibattiti, sceneggiate da commedia dell’arte,
  • dichiarazioni buoniste,
  • neomaccartismo e bispensiero gestito da una nascosta PSICOPOLIZIA,
  • censura del politically correct e demolizione della lingua nazionale,
  • carità “ottriata” dall’alto (e non risultante di libere negoziazioni fra parti sociali),
  • “volontarismo” diffuso senza un piano coordinato,
  • immigrazione INCONTROLLATA come agente del caos permanente.

Smettiamo una volta per tutte di farci prendere per i fondelli: tutto questo altro non che una titanica e ben organizzata COVERT OPERATION utile a sottomettere la popolazione ad un vasto COMA COGNITIVO.

NULLA DEVE ESSERE FATTO SUL SERIO

Un mio amico tempo addietro utilizzò questa efficace espressione: SOLO NEBBIA IN BOTTIGLIA …

Con questa situazione distopica di cui non vedo spiragli a breve, cerchiamo almeno di avere la dignità di morire consapevoli e in piedi!

 

 

 

IN EVIDENZA

Il Giappone schiera i missili a Ishigaki e si prepara allo scontro con la Cina

15 febbraio 2019 – LORENZO VITA

Se deve scoppiare una guerra fra Cina e Giappone per il controllo degli arcipelaghi contesi, allora l’isola di Ishigaki potrebbe essere la prima linea del fronte. Questa è l’isola in cui il Giappone si sente più minacciato dalla Cina e il posto dove presto dispiegherà missili e truppe allo scopo di dissuadere la Cina da ogni azione che considera provocatoria. Secondo quanto ha potuto conoscere il quotidiano britannico The Independent, il governo giapponese sta finalizzando lo spiegamento di batterie missilistiche, anti-aerei e antinave, la costruzione di nuove installazioni radar e sta per far arrivare circa 600 soldati. Tutto questo nell’isola di Ishigaki. Secondo quanto sostenuto dalla testata, i missili terra-aria probabilmente includono anche i Mim-104 Patriot fabbricati negli Stati Uniti, mentre per i missili anti-nave, dovrebbe trattarsi degli Ssm-1 della Mitsubishi. 

Lo schieramento missilistico e delle forze terrestri giunge in un momento di molto delicato nel dibattito politico del Giappone, perché Shinzo Abe, da poco rieletto alla guida del governo, sta cercando di rivedere in maniera minima ma sensibile la costituzione estremamente pacifista del Giappone scaturita dalla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, per tentare di renderla più ancorata alla realtà delle sfide alla geopolitica giapponese. Un tentativo che, intanto, sta avendo i suoi frutti sul piano dei fondi per la Difesa che il governo ha aumentato dell’1,3% portandolo alla cifra record di 45,8 miliardi di dollari annuali. Un aumento significativo che una parte della popolazione giapponese approva ma che deve comunque fare i conti anche con una forte opposizione interna.

La scelta della militarizzazione di Ishigaki, tuttavia, appare più una scelta necessaria del

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Ong istruisce i clandestini: ‘piangete, vomitate, fingetevi traumatizzati’

14, novembre, 2018 

ARTICOLO CHE RIPUBBLICHERO’ PROSSIMAMENTE – PER NON FAR FINTA DI NON CAPIRE

 

 

Nell’occhio del ciclone la “Advocates Abroad”, importante Ong che agisce nella Grecia settentrionale per dare assistenza a rifugiati o presunti tali. Ciò che in tanti sospettavano ha trovato esplicita conferma grazie ad un video che riprende in modo inconsapevole il direttore esecutivo dell’associazione, Ariel Ricker. La donna, con grande nonchalance, spiega dettagliatamente al suo interlocutore come ingannare ed impietosire la polizia di frontiera, tramite il racconto di traumi mai accaduti e persecuzioni inventate di sana pianta. Le immagini sono state divulgate dalla documentarista giornalista canadese Lauren Southern, e gettano nuova luce su quanto sta accadendo in questo momento in Europa (vedi video in fondo all’articolo).

“Dico loro che dobbiamo recitare la commedia, che tutto questo è teatro.”, spiega il direttore esecutivo, che regala una vera e propria lezione da seguire per esser accolti in Europa da rifugiati. “Il loro ruolo dev’essere quello di rifugiato traumatizzato, perché questi Easo (il personale che si occupa di interrogare i sedicenti profughi) sono fottutamente stupidi. Tutto ciò che sanno è solo quello che c’è scritto sul loro manuale, che spiega cos’è un rifugiato traumatizzato e le sue caratteristiche. Quindi noi addestriamo le persone a fingere quelle caratteristiche.”

video qui: https://twitter.com/twitter/statuses/1062030780422008833

Una vera e propria scuola di arte drammaturgica, a cui in tanti dicono di credere o fanno finta di credere per convenienza“Loro (cioè gli agenti di frontiera), devono tener conto dell’atteggiamento delle persone, capire se sono emotive o no. Quindi bisogna piangere, vomitare e chiedere una pausa”. Il tutorial della Ricker prosegue con dovizia di dettagli, viene spiegato proprio tutto. “…come entrare nella stanza, come presentarti, come sederti, come alzarti e come pregare”. Si, perché l’Ong insegna anche le preghiere ai migranti, per dare una stretta in più al cuore di chi deve soppesare la bontà delle loro versioni dei fatti alla frontiera. “A volte (gli agenti) chiedono ‘Quali sono

 

Continua qui: https://www.imolaoggi.it/2018/11/14/ong-istruisce-i-clandestini-piangete-vomitate-fingetevi-traumatizzati/#comment-80347

 

 

 

 

ARTE MUSICA TEATRO CINEMA

Sanremo 2019, ecco tutti i compensi: quanto incassano Baglioni, Bisio e Raffaele

Il Festival di Sanremo 2019 si avvicina. I precontratti di Claudio Bisio e Virginia Raffaele. Per Claudio Baglioni pronti 700mila euro

Claudio Cartaldo – Gio, 17/01/2019

Il Festival di Sanremo 2019 si avvicina e, puntuali, tornano anche le polemiche.

Non solo quelle sui migranti, che hanno già infiammato la vigilia della kermesse musicale più famosa d’Italia. Ma anche per i compensi che incasseranno i vari Claudio Baglioni, Virginia Raffaele e Claudio Bisio.

Per ora si tratta di voci di corridoio. Ma trattandosi di soldi della tv pubblica è ovvio che si parlerà molto.

 

Secondo quanto scrive il Corriere, sia Bisio che la Raffaele avrebbero già firmato un precontratto per solcare il palco dell’Ariston. Di quanto si sussurra nei corridoi Rai? Per lui sarebbero pronti 450mila euro e per lei 350mila.

 

Diverso il discorso per il già criticato Claudio Baglioni. Il direttore artistico l’anno scorso incassò 600mila euro, ma quest’anno il contratto dovrebbe essere rivisto in aumento per via del successo conseguito l’anno scorso. Si parla di 700mila euro, ma per ora mancano conferme ufficiali.

Certo: c’è da considerare che il Festival 2019, se si confermasse seguito come quello del 2018, porterà un buon incasso in pubblicità. Organizzare il Festival dovrebbe costare alla Rai qualcosa come 17 milioni di euro (12 per la produzione artistica e 5 da dare al Comune per tutto il resto). Gli incassi (vendita biglietti e pubblicità) invece si aggirerebbero già ora intorno ai 26

 

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ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

“Ho fatto evadere Battisti e vi dico perché non rimarrà in carcere a lungo

L’ex membro di Prima Linea che fece parte del commando per l’evasione di Cesare Battisti: “Troverà una scusa. Secondo me non starà molto in cella”

Bartolo Dall’Orto – Lun, 14/01/2019

I parenti delle vittime si aspettano di vederlo presto, e a lungo, nelle patrie galere.

Il governo lo ha promesso e nulla dovrebbe ostacolare per Cesare Battisti l’apertura delle porte di una cella. C’è un però: quanto durerà la carcerazione? Il terrorista dei Pac sconterà tutta la pena (l’ergastolo) oppure un giorno, presto o tardi, otterrà un qualche sconto che gli riconsegnerà la libertà?

C’è qualcuno che è sicuro la carcerazione di Battisti, dopo la cattura in Bolivia, non durerà per sempre. Si tratta di Pietro Mutti, ovvero l’uomo che aiutò il terrorista ad evadere dal carcere di Frosinone prima di far perdere le sue tracce in giro per il mondo. 38 anni di latitanza grazie (anche) a quella rocambolesca fuga del 4 ottobre del 1981. “Battisti ha vissuto tutta la sua esistenza

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CONFLITTI GEOPOLITICI

La prima linea del fronte tra la Cina e il Giappone

GEN 17, 2019 – DANIELE DELL’ORCO

Semmai dovesse scoppiare un nuovo conflitto nel Pacifico, di sicuro Ishigaki sarebbe la prima linea. È in corrispondenza di questo isolotto che il Giappone si sente più minacciato dalla Cina e dove si è organizzato per affrontare scontri in mare, offensive e ritorsioni.

Già durante la crisi tra Stati Uniti e Corea del Nord, il gigante cinese aveva approfittato per rafforzare la sua presenza sulla straordinaria catena di isole artificiali che sta costruendo nella parte bassa del Mar Cinese Orientale, in modo da poter sfruttare meglio quella che chiama “finestra strategica di opportunità”.

È lì che sarebbe stata fissata la “prima catena di difesa”, in un arco che si estende fino alle Isole Curili russe. Per il Giappone il punto più vulnerabile è l’arcipelago delle Senkaku, su cui Pechino ha puntato il suo occhio, in particolare su Ishigaki, a 90 miglia nautiche di distanza.

Nel corso dei mesi centinaia di pescherecci cinesi, scortati dalla guardia costiera o, a volte, da navi da guerra, si sono spinti fino a Senkaku, solcando dei mari che in più di un’occasione sono stati teatro di scontri con le imbarcazioni nipponiche.

Diplomatici, ma talvolta anche fisici. Nella prima metà del 2018, poi, si sono moltiplicate le incursioni nello spazio aereo da parte dell’aviazione di Pechino ed è comparso addirittura un sottomarino d’attacco nucleare.

Il governo giapponese ha risposto col dispiegamento di batterie di missili, antiaereo e antinave, installazioni radar e circa 600 soldati a Ishigaki.

La questione, tuttavia, è diventata di portata globale. Sono già stati avviati progetti futuri per la creazione di un sistema missilistico all’avanguardia frutto di una joint venture tra aziende nipponiche ed europee, con Mitsubishi Electric in testa che coinvolgerebbe inglesi, francesi e italiani. In più il Giappone a difesa delle Senkaku ha già incassato il pieno supporto del suo più grande alleato: gli Stati Uniti. La marina dello Zio Sam, insieme a quelle di Gran Bretagna, India e Australia si sono impegnate nel tenere manovre navali nell’area per difendere il diritto alla libertà di navigazione. E la tensione continua a salire.

Tutto per degli scogli totalmente disabitati, usati in passato da una piccola comunità giapponese che si guadagnava da vivere con la pesca del bonito e la raccolta di piume di albatros.

Il fatto che questi cinque isolotti, con una superficie totale di soli sette chilometri, siano diventati un potenziale punto di rottura tra due stati moderni può ricordare la metafora di Jorge Luis Borges, secondo cui assistere a Gran Bretagna e Argentina in guerra per le Falkland era come “vedere due uomini calvi che combattono per un pettine”.

In realtà, fino a poco tempo fa le isole non interessavano quasi a nessuno, fino a quando un’indagine internazionale del 1969 ha scoperto grandi giacimenti sottomarini di petrolio e gas naturale. L’anno successivo sia la Cina – che chiama le isole Diaoyu – che Taiwan iniziarono ad avanzare le rispettive rivendicazioni. L’arcipelago, che formalmente era dal 1900 una sorta di avamposto privato dell’imprenditore Koga Tatsushirō, rientrò sotto il controllo dell’amministrazione nipponica dopo il Trattato di pace di San Francisco del 1951 (non firmato però né dalla Cina né da Taiwan) e da quello di reversione delle Okinawa del 1969 tra Usa e Giappone. Il governo imperiale assegnò la giurisdizione delle isole al comune di Ishigaki ma, per non creare turbative con Pechino, proibì lo sfruttamento, lo sviluppo e l’accesso alle isole.

L’aggressività della Cina però sta convincendo anche gli eredi di Amaterasu che le sole forze di autodifesa non possono bastare per garantire sicurezza al sacro suolo del Giappone, un Paese obbligato dalla Costituzione post bellica a rinunciare per sempre alla guerra come diritto sovrano della nazione. Man mano che la minaccia esterna cresce, cala anche il numero di quanti sono tuttora ostili alla revisione dell’articolo 9

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CULTURA

Pier Paolo Pasolini: viaggio lungo la costa

19/01/2019

 

“La lunga strada di sabbia”, reportage di viaggio lungo le coste dello Stivale pubblicato da Pier Paolo Pasolini nel 1959 sulla rivista Successo, fu in origine un’idea di Paolo di Paolo. “Il mio editore a Milano la trovò così bella che mi chiese di tornare a Roma per chiedere a Pasolini di affiancarmi”, racconta il fotografo. Soltanto che il viaggio insieme, cominciato a Ventimiglia, si interruppe a Sabaudia: “Già diffidavo di lui perché non beveva vino. Ma avevo davanti un muro difficile da superare. Pasolini non parlava”.

 

VIDEO QUI:

https://www.arte.tv/it/videos/070792-000-A/pier-paolo-pasolini-viaggio-lungo-la-costa/?xtor=CS1-355&kwp_0=1015334&kwp_4=3415389&kwp_1=1432515&fbclid=IwAR0fYXXnyDDju6vdtdo1TyXdBCyqITBdVM61BQt5GK_V2UxEMj4NJwLlh1M

I due continuarono il viaggio separatamente, e Pasolini continuò felice con la sua Fiat 1100. Cercava l’intimità giusta per godersi i panorami, esplorare le periferie delle città di costa, incontrare i turisti stranieri che popolavano le spiagge e godersi la scoperta delle vacanze da parte dei lavoratori più umili, che le concepivano come un

 

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https://www.arte.tv/it/videos/070792-000-A/pier-paolo-pasolini-viaggio-lungo-la-costa/?xtor=CS1-355&kwp_0=1015334&kwp_4=3415389&kwp_1=1432515&fbclid=IwAR0fYXXnyDDju6vdtdo1TyXdBCyqITBdVM61BQt5GK_V2UxEMj4NJwLlh1M

 

 

 

 

Totò raccontato dai suoi amici Peppino, Aldo Nino e Macario

Francesco Mattana – Lun, 14/01/2019

Nessun albero può stare all’ombra di una quercia, fatta eccezione per quegli alberi che a propria volta sono querce maestose.

Fuor di metafora, artisti del calibro di Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi, Macario e Nino Taranto funzionavano perfettamente al fianco di Totò perché erano alla sua altezza. Il libro Totò con i quattro (Apeiron Edizioni) è un volume interamente dedicato a loro, al racconto minuzioso dell’amicizia fra il Principe e i suoi partner di scena più stellati. Di un racconto si tratta perché gli autori Ciro Borrelli e Domenico Livigni, pur riportando episodi realmente accaduti, hanno creato «location» immaginarie, al cui interno ciascuno dei quattro offre la sua personale testimonianza sul compianto amico.

Il primo a parlare è Peppino De Filippo. In un dialogo fittizio (ma attinente alla realtà) con Borrelli, Peppino fra le altre cose ricorda di quando Totò gli salvò la vita, suggerendogli di trovarsi un nascondiglio perché i fascisti erano lì lì per caricarli tutti su un treno e deportarli in Germania.

Nel secondo capitolo, Livigni porta a termine un compito difficile: immedesimarsi in

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CYBERWAR SPIONAGGIO DISINFORMAZIONE

La Cina sta usando le auto elettriche per spiare i suoi cittadini?

di Andrea Daniele Signorelli 17 GEN, 2019

 

Pechino ha vinto la corsa alla mobilità elettrica, con un settore dai ricavi miliardari: ma prima di espandersi a livello internazionale, dovrà chiarire con chi condivide le informazioni che raccoglie sulle auto

Nel 2018, in Cina sono state vendute più auto elettriche che nel resto del mondo. Nell’anno che si è da poco concluso, secondo le stime, dovrebbe essere stato tagliato il traguardo di un milione di nuove auto elettriche messe in commercio. Il boom degli Ev (electric vehicles) – guidato da produttori cinesi come BYD e Bejing Automobiles Works – è in pieno svolgimento: il mercato ha fatto registrare quasi il +100% rispetto al 2017 ed è in netta controtendenza rispetto a quello delle auto con motore a combustione (che nel 2018 è sceso del 6%, fermandosi a 22,7 milioni di auto).

Nonostante questo, il rapporto tra la Cina e i veicoli elettrici ha origini abbastanza lontane. Per la precisione, inizia nel 1999; quando le autorità decisero che i veicoli elettrici a due ruote la cui velocità non superava i 20 chilometri orari potevano essere equiparati alle biciclette. E quindi essere utilizzati senza patente e con il permesso di circolare sulle piste ciclabili; limitando contemporaneamente la libertà di circolazione dei motorini tradizionali nelle parti centrali delle città.

Risultato? Oggi nel mondo ci sono 250 milioni di scooter elettrici; il 99% di questi si trova in Cina

Continua qui: https://www.wired.it/attualita/tech/2019/01/17/cina-auto-elettriche-sorveglianza-cittadini/

 

 

 

 

 

DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI

SINDACI PD A SALVINI: “45 EURO AL GIORNO NON BASTANO PER 1 PROFUGO”

11 gennaio 2019

Alla discussione hanno preso parte praticamente solo sindaci Pd, perché l’Anci è diventata questo: una discarica dei sindaci PD.

Basti pensare che la guida dal Decaro, sindaco a tempo perso di Bari. Uno che pensa solo agli immigrati: “Ho ricevuto il mandato pieno dal direttivo dell’associazione – ha riferito Decaro – di presentare tre approfondimenti tecnici per ridurre l’impatto sui territori dell’applicazione del provvedimento”.

I soldi. Secondo l’Anci va fatta chiarezza sulla questione dei rimborsi assegnati ai Comuni per la gestione dei minori stranieri non accompagnati (i sedicenti minorenni) perché con 45 euro non è possibile coprire i costi da parte dei

 

Continua qui:

https://voxnews.info/2019/01/11/sindaci-pd-a-salvini-45-euro-al-giorno-non-bastano-per-1-profugo/?fbclid=IwAR2rk2-3_mB5NNTlpi6OpwjrdXN-YSLsDqzQRp9S4k4dggjXvGNllCunsiM

 

 

 


ONG, SEAWATCH IN ATTESA DEL CARICO A 35 MIGLIA DA TRIPOLI

16 gennaio 2019

L’Ong tedesca – con nave battente bandiera olandese – è di nuovo in acque di competenza libica in attesa del nuovo carico di afroislamici con cui ricattare l’Europa:

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Informazioni e privacy per gli annunci di Twitter

 

Informazioni e privacy per gli annunci di Twitter

E’ intollerabile che i Paesi Bassi non abbiano tolto la bandiera a questi trafficanti umanitari, consentendo così il prosieguo del traffico umanitario.

E, nonostante questo, si sono presi solo 8 dei clandestini della SW, mentre noi, fino al no di Salvini

Continua qui: https://voxnews.info/2019/01/16/ong-seawatch-in-attesa-del-carico-a-35-miglia-da-tripoli/

 

 

 

Migranti, il Qatar finanzia i rimpatri (e adesso lancia un segnale all’Italia)

Che qualcosa bolle, nel pentolone del confronto tra anti e filo Fratelli Musulmani, lo si vede in Libia soprattutto, oramai principale terreno di scontro in tal senso, ma in generale nelle ultime manovre politiche di sostenitori e detrattori internazionali della fratellanza. E adesso, all’interno della partita tra i due fronti, entra anche la questione dell’immigrazione. Ed è il Qatar a tirare fuori maggiormente gli artigli, ma soprattutto i soldi: da Doha si annunciano milioni di investimenti per favorire i rimpatri dalla Libia.

Un favore ad Al Sarraj 

La svolta arriva nei giorni scorsi, durante la visita del segretario della Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, nel piccolo emirato del Golfo. È in quella sede che il ministro degli esteri del Qatar, Mohammed Bin Abdulrahman Bin Jassim Al Thani, annuncia lo stanziamento di venti milioni di dollari per favorire, assieme alla stessa Unione Africana, i rimpatri dei migranti presi in Libia nei propri paesi di origine. Si tratterebbe, in particolare, di un programma volto a rintracciare coloro che dai paesi del Sahel arrivano nel martoriato paese nordafricano e favorire un loro rientro in patria. Ma non solo: assieme all’Unione Africana si potrebbero mettere a punto dei programmi di reinserimento sociale nei paesi da cui si è partiti, tramite formazione scolastica e lavorativa. Una prospettiva, quella del finanziamento qatariota, che piace allo stesso numero uno dell’Unione Africana. In una conferenza stampa congiunta tenuta a Doha infatti, Moussa Faki Mahamat si dichiara entusiasta dell’apporto del Qatar, rivendicando anche i successi che questo programma già prima risulta aver ottenuto: si parla, in particolare, di qualcosa come trentamila migranti rimpatriati nei paesi di origine negli ultimi anni.

La mossa di Doha sembra un assist ad Al Sarraj. Il suo governo, attualmente attraversato da beghe interne ed indebolito dallo spettro di nuovi scontri a Tripoli, ha nella questione relativa ai migranti presenti nel paese uno dei principali temi in discussione. La pressione migratoria indebolisce specialmente nel sud le già fragili (per non dire inesistenti) istituzioni libiche: per via dei gruppi di criminali che si arricchiscono grazie al traffico di esseri umani, così come per l’evidente difficoltà di controllare i confini con il Niger, Al Sarraj appare in forte difficoltà a livello interno ed internazionale. L’aiuto del Qatar al programma di rimpatrio quindi, può essere letto come la mano

Continua qui: http://www.occhidellaguerra.it/il-qatar-finanzia-i-rimpatri-dei-migranti-e-lancia-un-segnale-all-italia/

 

 

 

ECONOMIA

Istat: Italia 2017 aumenta la povertà di concerto con il Pil

02/07/2018 di Andrea Vento                RILETTURA DI QUANTO NON E’ CAMBIATO

 

Continuano gli effetti distortivi delle politiche di austerità fiscale e restrittive di bilancio. Occorre cambiare rotta per fermare le derive sovraniste e xenofobe e varare un nuovo modello sociale europeo

L’Istat ha confermato ad inizio marzo che il prodotto interno lordo italiano è cresciuto nel 2017 dell’1,5%. Il rapporto deficit/pil si attesta all’1,9% mentre il rapporto debito/Pil dell’Italia è risultato pari al 131,5%, in lieve riduzione rispetto al 132,0% del 2016. L’avanzo primario (la differenza fra entrate ed uscire dello stato al netto degli interessi sul debito) si attesta all’1,9% confermando come lo stato italiano incassi di più rispetto a quanto spenda per il mantenimento della macchina statale, per i servizi alla collettività e per gli investimenti produttivi.

Il quadro macroeconomico nazionale tracciato dall’Istat sembra dunque indicarci un miglioramento dei conti dello stato e un consolidamento del la congiuntura economica positiva iniziata nel 2015 dopo la lunga recessione causata dalla crisi economica mondiale esplosa nel 2008, seppur ancora oggi non completamente recuperato, appurato che è lo stesso Istituto Nazionale di Statistica ad indicarci che a fine 2017 eravamo ancora di ben 5,7 punti percentuali al di sotto del livello di ricchezza prodotta nel primo trimestre del 2008, vale a dire prima della deflagrazione della crisi stessa.

Tuttavia questi segnali economici incoraggianti contrastano con la situazione sociale che continua mostrare evidenti segnali di sofferenza. Abbiamo avuto già occasione di segnalare nell’autunno del 2017 (https://cambiailmondo.org/2017/12/12/italia-aumentano-la-poverta-e-le-disuguaglianze-nonostante-cresca-la-ricchezza-prodotta/) come nel 2016 le divergenti  tendenze in atto nel nostro paese continuavano a registrare da un lato una ripresa economica e dall’altro un aumento della sofferenza sociale a causa soprattutto dell’incremento della povertà e dell’esclusione sociale.

Il nuovo report dell’Istat “La povertà in Italia” diffuso dall’Istat il 25 giugno scorso continua a confermare questa pericolosa dicotomia in atto: le politiche di austerità fiscale e restrittive di bilancio imposte agli stati membri dell’eurozona (che peraltro continuano a crescere a un tasso inferiore rispetto agli altri paesi Ue ma con proprie monete nazionali) producono nel lungo periodo effetti positivi solo in termini macreconomici provocando tuttavia pesanti effetti sociali che continuano ad aggravarsi in modo preoccupante.

Riportiamo di seguito un breve  estratto dal suddetto report che inquadra in modo puntuale la grave crisi sociale che sta attanagliando il nostro paese ormai da un decennio.

La povertà in Italia nel 2017[1](https://www.istat.it/it/archivio/217650)

“Nel 2017 si stimano in povertà assoluta 1 milione e 778 mila famiglie residenti in cui vivono 5 milioni e 58 mila individui; rispetto al 2016 la povertà assoluta cresce in termini sia di famiglie sia di individui.

L’incidenza di povertà assoluta è pari al 6,9% per le famiglie (da 6,3% nel 2016) e all’8,4% per gli individui (da 7,9%). Entrambi i valori sono i più alti della serie storica, che prende avvio dal 2005.

Nel 2017 l’incidenza della povertà assoluta fra i minori permane elevata e pari al 12,1% (1 milione 208 mila, 12,5% nel 2016); si attesta quindi al 10,5% tra le famiglie dove è presente almeno un figlio minore, rimanendo molto diffusa tra quelle con tre o più figli minori (20,9%).

L’incidenza della povertà assoluta aumenta prevalentemente nel Mezzogiorno sia per le famiglie (da 8,5% del 2016 al 10,3%) sia per gli individui (da 9,8% a 11,4%), soprattutto per il peggioramento registrato nei comuni Centro di area metropolitana (da 5,8% a 10,1%) e nei comuni più piccoli fino a 50mila abitanti (da 7,8% del 2016 a 9,8%). La povertà aumenta anche nei centri e nelle periferie delle aree metropolitane del Nord.

L’incidenza della povertà assoluta diminuisce all’aumentare dell’età della persona di riferimento. Il valore minimo, pari a 4,6%, si registra infatti tra le famiglie con persona di riferimento ultra sessantaquattrenne, quello massimo tra le famiglie con persona di riferimento sotto i 35 anni (9,6%).

A testimonianza del ruolo centrale del lavoro e della posizione professionale, la povertà assoluta diminuisce tra gli occupati (sia dipendenti sia indipendenti) e aumenta tra i non occupati; nelle famiglie con persona di riferimento operaio, l’incidenza della povertà assoluta (11,8%) è più che doppia rispetto a quella delle famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro (4,2%).

Cresce rispetto al 2016 l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie con persona di riferimento che ha conseguito al massimo la licenza elementare: dall’8,2% del 2016 si porta al 10,7%. Le famiglie con persona di riferimento almeno diplomata, mostrano valori dell’incidenza molto più contenuti, pari al 3,6%.

Anche la povertà relativa cresce rispetto al 2016. Nel 2017 riguarda 3 milioni 171 mila famiglie residenti (12,3%, contro 10,6% nel 2016), e 9 milioni 368 mila individui (15,6% contro 14,0% dell’anno precedente).

Come la povertà assoluta, la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (19,8%) o 5 componenti e più (30,2%), soprattutto tra quelle giovani: raggiunge il 16,3% se la persona di riferimento è un under35, mentre scende al 10,0% nel caso di un ultra sessantaquattrenne.

L’incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per le famiglie di operai e assimilati

 

Continua qui: https://cambiailmondo.org/2018/07/02/istat-italia-2017-aumenta-la-poverta-di-concerto-con-il-pil/#more-36634

 

 

 

 

FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI

Banche, agguato della Bce agli istituti italiani: ci vogliono morti, perché il sistema può saltare

16 Gennaio 2019 di Giuliano Zulin

 

BOMBA DA 15 MILIARDI

 

Quelle italiane sono fra le migliori banche europee, eppure la Bce vuole metterle in ginocchio. Con tutto quello che ne consegue. Per ora i drammi si vivono in Borsa (ieri perdite fino a -8% per i titoli del credito), ma ben presto potremmo soffrire noi per scelte incomprensibili e dannose.

Spieghiamo quello che sta succedendo. La Banca Centrale europea sarebbe orientata a imporre l’azzeramento dei crediti marci a ogni istituto del Vecchio Continente entro sette anni. Ovviamente sbarazzarsi delle cosiddette sofferenze ha un costo: se tu banca azzeri il valore dei prestiti non restituiti, si forma un buco nel bilancio. Foro che va riempito con soldi freschi, attraverso aumenti di capitali. Di chi? O degli attuali azionisti o con i quattrini di nuovi soci, che probabilmente saranno stranieri dato che nel Belpaese non esistono più grandi capitalisti “samaritani”. Il problema non è la nazionalità dei soldi, ci mancherebbe Solo che a un grande investitore francese, americano, inglese o cinese non interessa nulla prestare denaro a una piccola impresa, a una ditta, a un’azienda agricola: aspira solamente a fare utili. Attraverso le commissioni. Punto.

 

Leggi anche: Borghi umilia Parenzo sul caso Carige

 

Ecco dove sta il guaio: se la Bce chiede alle nostre banche di tirar fuori – secondo i calcoli di Mediobanca e di Salvini – qualcosa come 15 miliardi, significa che c’ è il forte rischio di veder svanire definitivamente l’italianità dei nostri istituti. Con effetti pericolosi sul tessuto economico tricolore. E dire, appunto, che le banche dello Stivale sono fra le migliori d’ Europa.

1) Sono quelle che stanno macinando più utili di tutte, segno di vitalità e forza. I crediti marci, tra l’altro, stanno diminuendo a vista d’ occhio rispetto soltanto a un paio di anni fa.

2) Lo Stato italiano è in Europa quello che ha messo meno quattrini pubblici per coprire le porcate dei manager. La Germania, patria del rigorismo, ha speso oltre 300 miliardi, tra interventi diretti e garanzie, per tappare i buchi dietro lo sportello.

3) Nessun big italiano del credito è stato mai coinvolto in grandi scandali internazionali

 

Continua qui: https://www.liberoquotidiano.it/news/economia/13419842/banche-italiane-bce-azzerare-crediti-marci-servono-15-miliardi.html

 

 

 

 

LA MARCIA DEI ROTHSCHILD VERSO LA GUERRA

 29 Marzo 2018 di Dean Henderson   RILETTURA, PER RICORDARE E CAPIRE

 

Proprio come l’inchiesta fasulla dell’implicato nella BCCI Robert Mueller, i servitori nell’MI6 dei Rothschild hanno inventato uno strumento di propaganda ancora più efficace con cui attaccare la Russia. Il presunto avvelenamento di Sergej Skripal ha rapidamente finito per dominare i principali titoli dei media.

 

Chiunque osi mettere in discussione il coinvolgimento russo viene rapidamente tacciato da nemico dello stato. Testimone la caricatura creata dal servizio fotografico della BBC del leader laburista inglese Jeremy Corbyn sovrapposta al Cremlino. Poi il Mossad inviava le sue forze nella City di Londra per ritrarre Corbyn come antisemita.Negli Stati Uniti, mentre repubblicani e democratici urlavano che si doveva correre in difesa della corona, il “folle” Trump si astenne dal criticare la Russia fin quando non avesse visto le prove. Si era perfino spinto a congratularsi con Putin per la vittoria elettorale a Mosca. Di nuovo la “gente sana di mente” ululò e arrivò il turno di Stormy Daniels in 60 Minutes di follie.

Il giorno dopo Trump fu preso a pugni e messo sul carro dei Rothschild, espellendo diplomatici russi in tandem con circa 20 nazioni dell’UE. Putin ha vinto le elezioni con una maggioranza del 77% del 67% dei russi che aveva votato. Gli osservatori internazionali avevano verificato immediatamente i risultati.

Gli Illuminati non possono odiare di più Vladimir Putin senza includere, chiaramente, i “deprecabili” russi che videro il saccheggio del proprio Paese da parte di Goldman Sachs & Co. nel 1998. Quell’anno circa 70 milioni di russi furono gettati sul lastrico. Nel 1989, prima che la CIA e il loro agente Boris Eltsin smantellassero lo Stato russo, solo 2 milioni di russi erano classificati poveri.
Alla guida del treno della guerra russofoba dei Rothschild troviamo il Consiglio Atlantico, i cui membri urlavano alla radio ribadendo con forza la menzogna sugli Skripal. Il Consiglio Atlantico è l’ultima incarnazione dell’Unione Atlantica.

L’Unione Atlantica (AU) era affiliata al RIIA (Royal Institute of International Affairs). La filiale del RIIA negli Stati Uniti è il Council on Foreign Relations. Fondato da Cecil Rhodes, il cui sogno enunciato nelle sue ultime volontà era il ritorno degli Stati Uniti alla Corona inglese, AU aprì i primi uffici negli USA nello spazio donato da Nelson Rockefeller al 10 E 40th. St di New York City. Ogni anno, dal 1949 al 1976, una risoluzione dell’UA fu presentata al Congresso chiedendo l’abrogazione della Dichiarazione d’Indipendenza e il “nuovo ordine mondiale”. Due anni dopo, nel 1941, si verificò l’attacco sotto falsa bandiera di Pearl Harbour. Prima di quell’evento cruciale, la stragrande maggioranza degli statunitensi si opponeva all’ingresso nella Seconda guerra mondiale.

In seguito, Churchill e i suoi padroni della Corona furono salvati quando l’opinione pubblica statunitense cambiò radicalmente e gli Stati Uniti entrarono in guerra. C’è una storia simile sulla Prima guerra mondiale, quando il presidente Woodrow Wilsonfu spinto ad entrarvi dalla banda della Federal Reserve di recente costituzione (1913), guidata da Jack Morgan, figlio di JP Morgan, una talpa dei Rothschild, e dalla Carnegie Foundation.Come scrisse Charles Tansill nel libro America Goes to War, “Anche prima dello scontro armato, la società francese dei Rothschild

 

Continua qui: https://www.controinformazione.info/la-marcia-dei-rothschild-verso-la-guerra/

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

Pensionamento forzato: cos’è e quando scatta

La legge prevede logiche diverse per dipendenti pubblici e privati. Ecco come funziona in entrambi i settori

 

10 gennaio 2019

 

La pensione rimane per molti un vero e proprio miraggio. Per altri, invece, può diventare un’imposizione poiché in alcuni casi scatta il pensionamento forzato o il licenziamento per sopraggiunti limiti di età.

Ma in quali casi il dipendente pubblico e quello privato deve accettare obbligatoriamente l’uscita dal lavoro?

La legge dice che i dipendenti del settore privato possono restare volontariamente al lavoro fino a 71 anni di età compiuti. Per il pubblico, invece, il limite può arrivare prima, così come l’uscita forzata dal posto di lavoro. In alcuni casi, infatti, i dipendenti del settore pubblico possono dover accettare il licenziamento forzato già a 62 anni.

Se nel privato la legge incentiva, in un certo senso, la permanenza del dipendete, nel pubblico impiego la tendenza è diametralmente opposta e si incoraggia, di fatto, l’uscita del lavoratore dal proprio impiego, poiché è abolito quello che comunemente si definisce istituto del trattenimento in servizio’. Ma vediamo nel dettaglio come funziona il pensionamento forzato in entrambi in casi.

Pensionamento forzato: dipendenti privati

Compiuti 67 anni, il datore di lavoro del settore privato può imporre al proprio dipendente il “licenziamento ad nutum”, cioè il licenziamento libero. Egli può farlo senza fornire alcuna motivazione per raggiunti limiti di età. Resta comunque valido il requisito contributivo che deve essere pari a 20 anni di contributi versati, fermo restando che se c’è intesa tra le parti il

 

Continua qui: https://quifinanza.it/pensioni/pensionamento-forzato/248813/

 

 

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Epurare

e-pu-rà-re

SIGNLiberare dall’impurità, rimuovere persone da un ufficio per questioni politiche o di affidabilità

dal francese épurer, derivato di pur ‘puro’.

A vederla spogliata dall’etimologia pare una parola normale, solita; ma la piega che ha preso sa essere raggelante.

Si tratta di un francesismo. A dire il vero il verbo epurer (con varianti come espurer) è attestato fin dagli inizi del Duecento, ma è solo alla fine del Settecento che prende i caratteri che conosciamo – e a quel punto l’italiano lo recepisce quasi subito, nel giro di pochi anni. Ma via, potrà mai essere così diversa dal purificare o dal depurare? Ebbene sì, e in modo abissale, e per un motivo molto semplice: si epura qualcuno, o qualcosa da qualcuno. L’impurità tolta con l’epurare è sempre una persona.

Qui si sente quanto sia affilato il doppio taglio del metro morale, che è sempre relativo: se si parla della necessità di epurare l’amministrazione pubblica da persone compromessecon la criminalità organizzata siamo tutti d’accordo (tranne quelli della criminalità organizzata), ma quando si inizia a parlare di epurazioni su base politica ecco già il sudore freddo – e non si parla ancora delle epurazioni compiute da Stati autoritari, totalitari.

Il richiamo alla purezza ha un magnetismo ineluttabile, ma a seconda del

Continua qui: https://unaparolaalgiorno.it/significato/E/epurare

 

 

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

Cosa rischiano Lega e 5 Stelle alle elezioni europee.

Parla Giannuli

Simona Sotgiu  – 16 gennaio 2019

 

 

È difficile prevedere come andranno le prossime elezioni europee per le due forze di governo, ma è certo che entrambe hanno davanti una prova non semplice da superare. Conversazione con Aldo Giannuli

Elezioni regionali, europee e misure chiave. Lega e Movimento 5 Stelle, le due forze di governo, si trovano a fare i conti con il gradimento dei cittadini e il governo del Paese. A lato, le possibili nuove alleanze – il dialogo della Lega con il Partito democratico alla cena organizzata dall’associazione “Fino a prova contraria” ne è forse il più recente esempio – che sottolineano un dato di fatto: il Movimento 5 Stelle è solo, mentre la Lega dialoga con le diverse forze politiche. Formiche.net ne ha parlato con Aldo Giannuli, in passato molto vicino a M5S, ora attento osservatore degli equilibri di governo e interni alla creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Professore, il Movimento 5 Stelle è isolato?

Tenga presente una cosa, il Movimento 5 Stelle è un partito relativamente giovane, ha cominciato a formarsi una decina di anni fa, 5-6 anni fa la prima prova elettorale, però in realtà ha un’esperienza istituzionale che si riduce a 5 anni in Parlamento, più quest’anno. La Lega, nonostante sia riuscita a far passare il messaggio di essere un partito nuovo, popolare, esiste da più di trent’anni e va per i quaranta, ma non solo. È stato un partito di governo con ministri, con strutture da partito tradizionale, ossia sezioni, comitati provinciali, un partito molto più abituato alla manovra di palazzo. Non dimentichiamo quando Bossi fece cadere il governo Berlusconi e al congresso della Lega presentò D’Alema dicendo: “Questo è l’uomo che ha creduto nella Lega”. È gente molto più spregiudicata, più abituata al gioco istituzionale. I 5 Stelle questo non ce l’hanno, forse per un eccesso di ingenuità, ma obiettivamente è un problema reale.

Insomma, la Lega sa giocare su più fronti…

Nella Lega c’è l’ala che strizza l’occhio a Berlusconi, l’ala che strizza l’occhio ai 5 Stelle, l’ala che strizza l’occhio a quello che passa. Il Movimento 5 Stelle ha Di Maio, punto e basta. M5S ha fatto il governo con la Lega perché preso dalla smania di andare al governo, perché questa era la grande occasione in cui avevano preso un sacco di voti. L’alleanza con la Lega era la soluzione più probabile ci si sono buttati, perché dovevano andare al governo. Però in realtà un’alleanza come questa, che non si è mai vista in 60 anni di vita repubblicana, una coalizione di governo più scombinata di questa non me la ricordo.

Queste elezioni europee saranno una prova per le forze di governo, ma principalmente per il Movimento 5 Stelle. Se andassero male, la leadership di Di Maio sarebbe a rischio?

Intanto non sappiamo se il governo cadrà prima, perché ci sono una serie di possibili incidenti di percorso che dobbiamo mettere in conto, ma diciamo per ipotesi che il governo reggerà fino alle europee. Il risultato è impossibile da prevedere, perché ci sono troppe variabili: non sappiamo né quanti né quali partiti si presenteranno. Ce ne sono otto in preparazione e anche se non si presenteranno tutti, almeno 3 riusciranno a presentarsi. Bisognerà vedere chi sono e a chi prenderanno i voti. Poi c’è il problema dell’astensionismo di cui non si può non tenere conto. Inoltre, sarà una prova per il Movimento 5 Stelle, ma anche per la Lega.

La Lega che però è in crescita nei sondaggi…

L’aumento della Lega è evidente, ma bisognerà vedere quale sarà la somma algebrica fra i voti in più che Salvini sicuramente prenderà al sud saccheggiando Forza Italia e i voti che corre il rischio di perdere al nord dove c’è molto malumore, perché l’elettore leghista pensa che questo sia un governo a trazione 5 Stelle. Pensi alla storia della Tav, dove non c’è mediazione possibile perché ciascuno dei due deve tenere il punto. L’unica mediazione possibile, in questo caso, è rinviare a dopo le europee, ma non è detto che

Continua qui: https://formiche.net/2019/01/lega-5-stelle-europee-giannuli/

 

 

 

POLITICA

Giorgio Napolitano, la verità di Bersani su Re Giorgio: “Cosa accettò per far scordare il passato comunista”

17 Gennaio 2019

 

IL GOLPE DEL 2011

 

 

Il mea culpa di Jean-Claude Juncker dopo anni di politiche di austerity, anche contro l’Italia, sono suonate alle orecchie di Pierluigi Bersani, e chissà di Silvio Berlusconi, come l’ultima e più vergognosa beffa arrivata da Bruxelles negli ultimi anni.

 

Il ricordo di quei giorni drammatici del 2011, quando fu abbattuto il governo Berlusconi sotto i colpi dello spread, è ancora fortissimo.

 

Lo è anche nella memoria dell’ex segretario del Pd, che tra i corridoi del Parlamento si è tolto più di un sassolino dalla scarpa, soprattutto su certi protagonisti dei fatti dell’epoca come il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

 

In un retroscena di Augusto Minzolini sul Giornale, Bersani ricorda benissimo le

 

Continua qui:

https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/13420130/giorgio-napolitano-pierluigi-bersani-passato-comunista-golpe-2011-mario-monti.html

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

L’hotel più tecnologico del mondo ha licenziato metà dei suoi robot

Gli impiegati automatizzati dell’hotel giapponese Henn-na non si sono dimostrati efficienti in alcune mansioni e non saranno sostituiti da versioni aggiornate

 

È considerato uno degli hotel più tecnologici del mondo, ma la sua posizione nella classifica è appena scesa di diverse posizioni.

L’hotel giapponese Henn-na, diventato immediatamente famoso un paio di anni fa per la sua squadra di dipendenti composta da più di duecento robot, in questi giorni si è liberato di metà della forza lavoro automatizzata. Dal momento che i dispositivi in questione hanno già qualche anno sulle spalle in realtà si tratta di un pensionamento anticipato più che di un licenziamento, ma le ragioni sono chiare: i robot selezionati non si sono dimostrati particolarmente competenti nelle mansioni affidate loro.

È il caso di Churi, una bambola con funzioni di assistente presente in ogni stanza dell’albergo

Continua qui: https://www.wired.it/gadget/domotica/2019/01/16/hotel-licenzia-robot/

 

 

 

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