RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
19 GENNAIO 2021
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Non in un Utopia, sotterrati campi,
né in qualche isola nascosta, sa il cielo dove
ma in questo mondo, che è il mondo
di noi tutti, – è il mondo dove infine
o troveremo la nostra felicità, o non la troveremo del tutto
William Wordsworth, Il preludio, Mondadori, , 1994
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SOMMARIO
Intelligenza artificiale … o no?
CINA: SORVEGLIARE E RIEDUCARE
MANK: IL CINEMA È UNA BUGIA
PER TORNARE A SPERARE DI POTER FARE L’AMORE
CASALEGGIO E MUCCIOLI
Le relazioni russo-armene
I veri costruttori? Avvocati e servizi segreti a caccia di responsabili in Senato per Conte
AGENZIA DELLE ENTRATE COME CAPITOL HILL. LA PROFEZIA SULLA RISCOSSIONE DEI CREDITI
Giuseppe Conte e Gualtieri, partite 50 milioni di cartelle esattoriali: massacro fiscale
Invito evento del 27 01 2021 – RICORDO DEGLI AMICI ANDATI OLTRE
Magistratopoli, l’affaire delle indagini incrociate
IUS SOLI, UN PROBLEMA IRRISOLTO
trasformismo
Arrivano i tagli sulle pensioni Pronto lo scippo sugli assegni
IL NOSTRO FUTURO SI SCRIVE IN CINA, “TRA DIECI MINUTI”
ZUCKERBERG IL CINESE
CONTE: TRA VINCERE E PERDERE CERCA DI SOPRAVVIVERE
I COSTRUTTORI DEL CONTE TER
La fake news di Conte sullo Spread
Auto elettrica già fuori moda? Per l’ambiente è meglio l’idrogeno
COVID: un guarito su tre torna in ospedale entro cinque mesi e uno su otto muore
EDITORIALE
Intelligenza artificiale … o no?
Manlio Lo Presti – 20 gennaio 2021
La cosiddetta intelligenza artificiale è tutta da verificare!
Più realisticamente e prosaicamente, direi che stanno tentando di abbassare e di rimodellare i comportamenti cognitivi della popolazione per conformali pedissequamente alle procedure utili per fruire della megamacchina delocalizzata operante con terminali periferici (PC, robottini che muovono le ciglia per intenerire, domotica, droni, microchip, telecamere, riconoscimento facciale, auto elettroniche che camminano da sole).
La “pesatura” dell’azione sociale degli umani viene effettuata mediante una VALUTAZIONE DI OGNI COMPORTAMENTO AVENTE CIASCUNO UN PROPRIO PUNTEGGIO CHE DETERMINA L’INTERNAMENTO DELL’ASOCIALE DENTRO APPOSITI CAMPI DI RICONDIZIONAMENTO: https://www.mentinfuga.com/dalla-cina-a-baltimora-governare-sorvegliare-e-punire/ .
Infine: filosofia cyborg, transumanesimo, intraspecismo come fase avanzata del transumanesimo, ecc. ecc. ecc.
La “quaestio” va osservata da una prospettiva rovesciata:
PRIMA si crea una immensa mandria di miliardi di umanoidi TECHGLEBA condizionandola all’uso di procedure astruse, comandi manuali stupidi numerosi e parcellizzati, costrizione ad operare 76 ore al giorno con i sistemi elettronici mediante una selva infernale e autoriproducentesi di micro-programmini detti APP.
POI – mediante una titanica filiera persuasiva (come efficacemente spiegato dall’insuperato Bernays, Propaganda, Lupetti Editore) – tutta questa sceneggiata viene spacciata per INTELLIGENZA ARTIFICIALE!
Bisogna ammettere che, dietro a tutta questa titanica impalcatura tecnotronica, c’è del genio, c’è il lavoro oscuro di migliaia di ricercatori, professori universitari, operatori psicologici, psichiatri, tecnici della sovversione, del controllo comportamentale, studiosi, forze di polizia, sezioni speciali segrete, ecc. (cfr:
Ma per favore, cerchiamo di non credere alla favolistica narrazione di una intelligenza artificiale che risolverà tutti i nostri problemi come, ad esempio, la inedita mappatura del DNA, la riforestazione, la eliminazione della criminalità, la soluzione della scarsità alimentare e via elencando.
Anche questa volta, gli umani ricadono dentro la trappola della ricerca di una fideistica SOLUZIONE-MOLOCH per poi rimanere ogni volta delusi e affannati a ricercare altri mega-feticci
(cfr: https://www.dettiescritti.com/editoriale/gli-effetti-delle-pandemie-e-la-tecnoscienza-che-incombe/ ).
AUGURI!
TEMI TRATTATI
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IN EVIDENZA
CINA: SORVEGLIARE E RIEDUCARE
15 OTTOBRE 2018
Un milione di prigionieri internati in campi di rieducazione, un territorio sorvegliato al millimetro da dispositivi di sicurezza di ultima generazione, una popolazione minacciata da uno sterminio culturale architettato alla perfezione dalla macchina repressiva più efficiente del mondo contemporaneo. Succede in Cina, nella provincia nordoccidentale del Xinjiang, dove l’etnia locale uigura è oggetto di un mastodontico esperimento di rieducazione di massa. La conferma che l’ascesa mondiale della Repubblica procede di pari passo con la messa a punto di sempre più avanzati sistemi di controllo sociale, volti a sorvegliare e rieducare.
Il destino prospettato da anni agli undici milioni di uiguri residenti in Xinjiang ricalca quello analogo che ha interessato, in passato, la comunità tibetana
Sin da prima del 1949, anno della fondazione della Repubblica popolare cinese, gli uiguri hanno manifestato volontà indipendentiste di matrice etnica, culturale, linguistica e religiosa.
L’avanzata del progresso con caratteristiche cinesi non è stata accolta senza sommosse popolari a difesa della specificità etnica locale, combaciate con l’introduzione, grazie al Patriot Act post 11 Settembre del presidente George W. Bush, dell’equazione “musulmano = terrorista”, fondativa del nuovo assetto securitario internazionale.
Dal 2009 in avanti la presenza di apparati militari cinesi in Xinjiang è aumentata esponenzialmente, tramutando l’intera provincia in uno stato di polizia.
L’introduzione di meccanismi orwelliani nell’esperimento biopolitico uiguro promosso dal Partito comunista cinese si deve al nuovo segretario (del Pcc in Xinjiang) Chen Quanguo, trasferito nel 2016 da un Tibet, grazie a lui, ormai completamente soggiogato alle volontà di Pechino.
Si tratta di un assetto che, grazie all’ingente esborso di fondi garantito dal governo al segretario Chen, in Xinjiang è già realtà e in funzione a pieno regime.
Se dovessimo prendere per buona la stima più alta, significherebbe che oggi quasi un uiguro su dieci è detenuto in uno dei 73 centri realizzati ad hoc dall’amministrazione cinese, per una spesa pari a 85 milioni di euro.
Tra le punizioni inflitte ai disobbedienti i due ex detenuti, ora in Kazakistan, hanno elencato: privazione del sonno, water boarding, obbligo di mangiare maiale e bere alcol.
Si tratta di un’ufficializzazione ex post di strutture che rappresentano l’ultimo ingranaggio di un sistema di controllo e rieducazione mai così pervasivo nella travagliata storia della Repubblica popolare.
Tra sorveglianza, incarcerazioni arbitrarie e processi di rieducazione presentata come “de-estremizzazione”, come già accaduto per la comunità tibetana, anche gli uiguri fronteggiano la minaccia di un sistematico e costante annientamento culturale, un genocidio perpetrato non più sui corpi delle minoranze etniche, ma direttamente sulle loro menti.
FONTE: https://www.idiavoli.com/it/article/cina-sorvegliare-e-rieducare
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
MANK: IL CINEMA È UNA BUGIA
17 12 2020
Girato in un bianco e nero digitale tanto splendido quanto falso, “Mank”, l’ultimo film di David Fincher rilasciato da Netflix, sembra essere un omaggio alle vecchie pellicole, ai proiettori e alle sale per la visione collettiva. In realtà è un film contro il cinema, inteso come apparato ideologico nell’epoca in cui, sotto il dominio del capitalismo delle piattaforme, il cinema stesso muore.
FONTE: https://www.idiavoli.com/it/article/mank-il-cinema–una-bugia
ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME
PER TORNARE A SPERARE DI POTER FARE L’AMORE
Chi non lavora, non fa l’amore cantava Adriano Celentano negli anni Settanta. A lavorare passiamo gran parte della nostra giornata. Al lavoro dedichiamo gran parte delle nostre energie psico-fisiche. È grazie al lavoro che riusciamo a guadagnare il denaro che ci permette di vivere, di realizzare i nostri sogni, di occuparci delle nostre esigenze e delle esigenze della nostra famiglia. Quando manca il lavoro è come se ci mancasse la terra sotto i piedi. Il lavoro ci gratifica e ci rende vivi. La mancanza di lavoro ci fa sentire dei falliti, senza meta e senza dignità. Disoccupato, esodato, licenziato: termini che in tempi pandemici ricorrono frequentemente. Termini che sottintendono una condizione psichica di ansia, depressione, disperazione. Senza lavoro ci si sente senza dignità, senza valore. Ivano, Marco, Giovanna, Sabrina sono solo alcuni nomi della moltitudine, di uomini e donne, che oggi invocano la possibilità di avere un lavoro, che gridano forte la loro disperazione e il bisogno di poter dimostrare a se stessi e agli altri di essere utili, capaci, affidabili. Chi è senza lavoro ha certamente il portafoglio vuoto ma è soprattutto il vuoto interiore che genera il vissuto di “povertà”.
Negli anni Novanta il regista Peter Cattaneo mise in scena gli effetti della crisi economica in Gran Bretagna nel film “Full monty”. Cattaneo pose l’accento sulla negazione come meccanismo di difesa che la mente mette in atto per non affrontare la cruda realtà. Mentre gli operai si disperavano per il quotidiano, ma in qualche modo facevano resistenza alla depressione, il loro capo, un colletto bianco, usciva ogni giorno di casa in giacca e cravatta e non osava dire alla moglie che non aveva più un lavoro. Se ne vergognava, come se fosse colpa sua. La vergogna contribuisce a creare il senso di spaesamento, di emarginazione che spesso accompagna il vissuto psichico di chi si trova a vivere la disperata condizione di vuoto lavorativo. Vergogna, senso di colpa, solitudine e sentimenti di rivalsa e vendetta, sono i vissuti dolorosi di chi non trova una prima occupazione o di chi la perde. Oggi la disoccupazione può essere vista alla stregua di una vera emergenza sanitaria, non è soltanto un problema di bilanci o conti pubblici ma, come dimostrano recenti studi di psicologia sociale, è altissima la correlazione tra inoccupazione, lavoro precario e l’insorgenza di ansia, depressione, attacchi di panico, abuso di sostanze, condotte devianti e auto-distruttive, disturbi nella sfera affettiva e relazionale.
Troppo spesso le pagine dei giornali e le notizie dei telegiornali ci presentano storie drammatiche che hanno come protagonisti il dolore e la disperazione di persone che hanno perso il lavoro e che non riescono più a tollerare la frustrazione di percepirsi ed essere percepiti dei “parassiti”, dei “nullafacenti”, dei “pesi per la società”. Se chi è senza lavoro riuscisse a concepire che la disoccupazione rappresenta un vissuto emotivo simile ad un lutto, forse riuscirebbe a chiedere aiuto, a farsi aiutare ad elaborare i sentimenti di angoscia, disperazione, impotenza, vergogna e colpa che soffocano la speranza e la fiducia nelle proprie capacità. La fiducia è elemento indispensabile per poter tornare a sperare, è elemento indispensabile per poter tornare ad ascoltare i propri bisogni e a ridare vitalità alle proprie risorse ed energie. Risorse ed energie che l’imprenditore milionario Chris Gardner non esitò a mettere in campo quando, negli anni Ottanta, visse giorni di intensa povertà, senza casa e con un figlio a carico. La storia del milionario disperato è stata riprodotta nel film “La ricerca della felicità”. Una ricerca difficile ma anche possibile se si seguono le orme di Chris e se si sceglie di “combattere” e non di soccombere, se si sceglie di condividere e non di isolarsi, se si sceglie di affrontare e non di far finta di niente, se si sceglie di andare e non di rimanere fermi, se si sceglie di concepire che “non vi è alcun sentiero verso la felicità: la felicità è il sentiero” (Buddha). Il sentiero che una società può provare a tracciare in questo momento pandemico potrebbe essere quello di creare opportunità di sostegno psicologico, che possa fornire alle donne e agli uomini in difficoltà lavorativa un contesto di condivisione e scambio. Prendersi cura della salute mentale dei lavoratori in difficoltà è creare le basi per promuovere un circuito virtuoso, di speranza e fiducia, contro l’isolamento e la disperazione.
(*) Psicoanalista e docente universitario di Psicologia generale
FONTE: http://opinione.it/societa/2021/01/19/maura-ianni_adriano-celentano-disoccupato-depressione-negazione-denaro-parassiti-nullafacenti-rivalsa-emergenza/
BELPAESE DA SALVARE
FONTE: https://www.facebook.com/rosanna.spadini/posts/4196016133759861
Le relazioni russo-armene
L’Armenia è considerata il principale alleato della Russia nel Caucaso del Sud. Le posizioni della Federazione Russa e dell’Armenia riguardo la maggior parte dei principali problemi internazionali coincidono o sono molto vicine. L’Armenia condivide gli approcci della Russia per rafforzare l’Unione Economica Eurasiatica. La cooperazione dell’Armenia nell’Organizzazione per il Trattato della Sicurezza Collettiva, dal punto di vista armeno, è ritenuto un elemento essenziale della sua sicurezza nazionale. Tra i trattati e gli accordi che definiscono le relazioni interstatali vi sono il Trattato di Amicizia, l’accordo per la cooperazione e l’assistenza reciproca stipulato il 29 agosto 1997 e una serie di documenti che regolano la presenza di unità e formazioni militari russe nel territorio dell’Armenia.
La bilancia commerciale è sistematicamente positiva per la Russia. La Federazione Russa rappresenta il maggior investitore straniero nell’economia armena. Il volume principale degli investimenti è definito dal settore energetico, cui seguono quello bancario, metallurgico, delle costruzioni e dell’industria delle comunicazioni.
Nel 2016, le esportazioni della Federazione Russa verso l’Armenia, hanno subito un incremento del 70%. Nel 2017 è stata firmata una serie di importanti documenti commerciali sulla cooperazione reciproca.1
Tra le società russe che operano nel settore energetico dell’Armenia, il ruolo più significativo è assunto da Gazprom, che possiede tutti i sistemi di trasporto e distribuzione del gas naturale in Armenia.
Secondo un accordo concluso nel 2013, l’Armenia si impegna a garantire una redditività a Gazprom almeno pari al 9%.2 Nel 2019, Gazprom vanta verso il governo armeno, un credito pari a 30 milioni di dollari in relazione al gas venduto.3 Per il 2020, Gazprom ha varato un aumento del prezzo delle forniture di gas, pari all’11%.4
Anche le attività della società russa “Tashir ” svolgono un ruolo di importanza sistemica, in quanto questa società possiede e gestisce i sistemi di distribuzione dell’energia in Armenia, la cascata Sevan-Hrazdan e la più grande centrale termica armena (Hrazdan TPP).
Nel 2008, le Ferrovie russe hanno rilevato la gestione delle concessioni delle disastrate ferrovie armene, ma nonostante gli investimenti delle Ferrovie russe, il disastroso stato in cui versavano le ferrovie armene, non consente ancora di poter raggiungere una sostanziale efficienza nelle condizioni delle ferrovie e del materiale rotabile in Armenia. Inoltre, non è stata ancora terminata la diramazione Vanadzor-Fioletovo, che consentirà di ridurre di 150 km la lunghezza del percorso ferroviario verso la Russia.
In Armenia sono presenti sei filiali delle università russe che forniscono corsi di laurea in: relazioni politiche ed economiche internazionali, gestione del turismo e dei servizi, economia, statistica, informatica, giurisprudenza e scienze umanistiche. Tramite l’intervento del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, frequentemente sono fornite borse di studio statali russe ai cittadini armeni.
In Armenia, le trasmissioni televisive e radiofoniche russe sono molto popolari. Diffusa è anche la distribuzione di libri, quotidiani e riviste periodiche pubblicate in Russia e in lingua russa. Le agenzie di stampa RIA Novosti e Regnum operano attivamente nel mercato dei media armeno ed è stata istituita l’agenzia Novosti-Armenia.
Secondo l’ambasciata russa in Armenia, nella repubblica armena vivono non più di 1.500 (millecinquecento) russi (circa lo 0,5% della popolazione residente in Armenia).
Stretta è la cooperazione militare russo-armena, la quale mira a garantire la sicurezza di entrambi gli stati e la stabilità nel Caucaso del Sud. Le forze armate armene partecipano al servizio di combattimento nel quadro del sistema di difesa aerea congiunta. Inoltre, in Armenia è presente la 102° base militare russa la quale ospita anche un raggruppamento militare misto russo-armeno.
Luca D’Agostini
Fonti
1) Российско-армянские переговоры
2) Армения
3) Газпром
4) газ
6) Сергей Шойгу
FONTE: http_www.madrerussia.com/?url=http%3A%2F%2Fwww.madrerussia.com%2Fle-relazioni-russo-armene%2F
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
I veri costruttori? Avvocati e servizi segreti a caccia di responsabili in Senato per Conte
Sopra all’imponente portone di piazza Cairoli 6, a Roma, sventola la bandiera russa. La sede dell’ufficio culturale russo, distaccamento diplomatico dell’ambasciata di Mosca, sta al piano nobile del palazzo. Dietro alla bandiera, disposti su due piani, gli uffici dove per anni ha esercitato l’avvocato Giuseppe Conte, ora divisi tra Studio Alpa e Studio Di Donna. Due studi legali diversi, formalmente. Ma quando lo cerchiamo, scopriamo che c’è uno stesso numero di telefono per Guido Alpa e per Luca Di Donna, l’avvocato che starebbe effettuando per conto del presidente del Consiglio qualche telefonata di sondaggio, chiamiamolo così, con i senatori ancora indecisi, in quella terra di mezzo che per Conte può diventare Terra promessa. È da quelle stanze che si tirano le reti per la pesca miracolosa della fiducia a Palazzo Madama.
Abbiamo cercato Di Donna. La segretaria che risponde al telefono chiede per quale pratica stiamo chiamando: l’avvocato è sempre impegnato al telefono. Per l’appunto. Quando diciamo di essere giornalisti però ci liquida: “Scriva una mail”. Scriviamo, senza esito.
Hanno calato l’elmetto, nella trincea di piazza Cairoli. Impossibile parlare con il mentore di Conte, Alpa. Il giurista e dominus dello studio è stato a lungo a capo del Consiglio nazionale forense, la potente cabina di regìa dell’avvocatura italiana. Molte voci lo tirano in ballo ancora in questi giorni: il suo rapporto con il premier è sempre stato stretto. Già a bottega da Alpa, Conte sostenne nel 2002 un concorso a cattedre come ordinario per l’Università di Caserta, e nella commissione giudicante si ritrovò a dimostrare quanto appreso nello studio Alpa davanti al titolare del medesimo. Il coordinatore dell’Organismo congressuale forense, Giovanni Malinconico precisa il perimetro di gioco: «Potrebbero esserci stati movimenti, non lo escludo. Ma Alpa e Mascherin, va precisato, non rappresentano più i vertici dell’avvocatura. Chi oggi alza il telefono, lo fa a titolo personale».
«Quello che si legge sui giornali lascia senza parole», dice Michele Anzaldi. «In questo finale di partita ci sono già troppe ombre, a partire dalla inquietante vicenda dell’hackeraggio che avrebbe subìto il presidente del Consiglio sui canali social, circostanza che Facebook Italia ha smentito». Sul punto il deputato di Italia Viva ha presentato una interrogazione parlamentare. «Trovo anche molto inquietante leggere che vi sarebbero ambienti vicini ai vertici della Finanza dietro a qualche pressione. Sarebbe opportuno che sulla questione venisse convocato subito il Copasir». Le barbe finte sarebbero già in campo, a leggere in giro. Perfino il Prefetto Gennaro Vecchione, capo del Dis, sarebbe nella war room, secondo voci insistenti. Tra lui e Conte c’è più di una collaborazione istituzionale. Di sicuro c’è una grande amicizia anche personale, facilitata dalla consuetudine tra le consorti. E agli atti c’è la scivolosa frequentazione da parte del Generale della Link Campus, l’università vicina ai Cinque Stelle da cui provengono almeno due dei ministri di Conte. Lo fa notare chi punta sull’insistenza del premier a tenere stretta la delega ai servizi, delega che solo ieri Conte avrebbe deciso di destinare; non c’è ancora ufficialità, ma dovrebbe andare al segretario generale della Presidenza, Roberto Chieppa. La GdF smentisce tutto: «Il presunto coinvolgimento di generali della Finanza per allargare la maggioranza è privo di fondamento». Tutto infondato, tutto inesistente: ma i telefoni dei Senatori “conquistabili” squillano in continuazione. Le ombre si allungano, i misteri si confondono. Le profferte di posti di potere si sovrappongono. «Ricostruire il Paese? Saranno utili i compassi, per la sua ricostruzione», accenna malignamente Giorgia Meloni in aula, guardando Conte negli occhi.
FONTE: https://www.ilriformista.it/i-veri-costruttori-avvocati-e-servizi-segreti-a-caccia-di-responsabili-in-senato-per-conte-189610/
ECONOMIA
AGENZIA DELLE ENTRATE COME CAPITOL HILL
LA PROFEZIA SULLA RISCOSSIONE DEI CREDITI
Solo una decina di giorni di tregua, di respiro, prima che la valanga di cartelle esattoriali (ed atti giudiziari vari) investano inesorabilmente gli italiani. Una sorta di soluzione finale, di regolamento di conti tra Stato e partite Iva, che dovrebbe definitivamente condurre alla chiusura le attività che barcollavano già prima della pandemia. Come anche l’ultimo spintone, per far cascar giù definitivamente tutti quei cittadini indebitati e che, con affanno, pagano mutui ed adempiono alle tante incombenze familiari e personali. Uno staccar la spina ai cittadini malconci per salvare quelli ancora economicamente in normali o buone condizioni? Sembrerebbe così. E ben sappiamo che questi provvedimenti vengono solo firmati da Governi e ministri: i veri ispiratori sono i conciliaboli tra giuristi, alti dirigenti di stato e poteri economici.
Intanto il 2021 è appena iniziato ma economicamente è già finito. Almeno per quel sessanta per cento della base imponibile che trae reddito dal cosiddetto pulviscolo imprenditoriale: ovvero attività commerciali ed artigianali con meno di cinque dipendenti, fatturato annuo pre-Covid sotto i duecentomila euro, costi fissi per mutui, affitti e rate per macchinari e strumenti vari di produzione. Si tratta della maggior parte dei negozianti, artigiani e professionisti che hanno già vissuto l’incubo del film di terrore “non aprite quel cassetto”, direttamente ispirato dalla trovata del “cassetto fiscale”: infatti commercialisti e tributaristi d’esperienza raccomandavano la clientela di non farsi prendere dalla curiosità, perché l’apertura del cassetto avrebbe interrotto i termini prescrizionali di ogni pendenza presso l’Agenzia delle Entrate. Perché quest’ultima funge da bacino di raccolta di tutti i contenziosi in danaro tra cittadino ed enti locali, Stato centrale e spese varie tra giustizia civile ed amministrativa. Ora il vicolo cieco per milioni d’italiani è bello e costruito: da un lato si blocca emostaticamente l’economia per tutto il 2021, dall’altro l’alta dirigenza di stato chiede che non vi siano rinvii nel recapito delle cartelle esattoriali, e sono più di cinquanta milioni di atti per una cifra a dir poco astronomica. Di fatto, questa situazione rompe la pace fiscale tra cittadini non pubblici dipendenti e stato, rendendo risibili eventuali aiuti che il governo avrebbe già stanziato per l’emergenza Covid. Di fatto il 2021 si apre con l’obbligo alla ripresa dell’attività dell’Agenzia delle Entrate: entro il 31 gennaio 2021 verranno recapitate più del trenta per cento delle cartelle in pancia all’Agenzia. L’obbligo è chiaro per i contribuenti: regolarizzare la propria posizione nei confronti del Fisco (dopo la sospensione approvata a marzo 2020, e fino al 31 dicembre 2020) entro sessanta giorni dalla notifica; in caso contrario scattano i pignoramenti veloci, con loro tutte le limitazioni europee (introdotte su input della Banca centrale europea) sull’uso di conti correnti e sul blocco di castelletti bancari, fidi e prestiti. Di fatto è finita la moratoria approvata in emergenza Covid con l’obiettivo di far tirare un sospiro di sollievo alle imprese colpite negli incassi dai ripetuti lockdown. Tecnicamente le attività di invio delle cartelle esattoriali (e di tutti gli atti di notifica di Agenzia delle Entrate ed enti vari) sono già riprese dai primi di gennaio, ma la riscossione effettiva ha inizio dal 31 gennaio 2021.
A conti fatti, l’Agenzia ha censito in invio cinquanta milioni di atti. La notifica riguarderà tutti i contribuenti che hanno una posizione debitoria nei confronti dell’Erario, compresi quelli che rientravano nella moratoria 2020 approvata durante l’emergenza Covid. Dei 50 milioni di atti inviati dall’Agenzia delle Entrate, ben 35 milioni sono atti di riscossione (cartelle, ipoteche, fermi amministrativi) sospesi nel corso del 2020. Altre quindici milioni di cartelle sono state lavorate a gennaio 2021, e riguardano accertamenti, lettere di sollecito e sospetti di morosità: anche queste verranno notificate dal 31 gennaio. Di fatto, il rinvio al 31 gennaio è una mancata sospensione di cartelle esattoriali e notifiche da parte dell’Agenzia: anche in considerazione del prolungamento dello stato d’emergenza e dell’introduzione di nuove restrizioni col “decreto gennaio”. Il Governo, prima delle difficoltà politiche, era intenzionato a correre ai ripari con una nuova rottamazione. Ma questa scelta non godrebbe il placet d’una parte delle sinistre e dell’alta dirigenza di Stato: in molti vedono nella rottamazione “saldo e stralcio” una sorta di condono tombale sui debiti pregressi contratti con la pubblica amministrazione dagli imprenditori. Ne deriva che, difficilmente l’approvazione del decreto “Ristori 5” potrebbe contenere una nuova rottamazione. Perché molti vertici influenti della burocrazia non ravvedono la necessità di far pagare i debiti all’Erario, tramite un piano a rate: un saldo e stralcio che ricorderebbe non poco le “cartelle zoppe” in uso alle esattorie comunali fino agli anni Ottanta. Ne deriva che tra burocrazia e cittadini è ormai gelo, e la stagione non aiuta in tutti i sensi. Questo per molti osservatori è il tallone d’Achille della governabilità: Capitol Hill d’Italia potrebbero rivelarsi (dopo il 31 gennaio) i vari uffici pubblici di riscossione, soprattutto le sedi dell’Agenzia delle Entrate.
FONTE: http://opinione.it/economia/2021/01/18/ruggiero-capone_capitol-hill-pandemia-governi-partite-iva-cartelle-esattoriali-covid-notifica/
Giuseppe Conte e Gualtieri, partite 50 milioni di cartelle esattoriali: massacro fiscale
La pandemia non salva gli italiani dalle cartelle esattoriali. E così alla preoccupazione per il virus si aggiunge quella per il Fisco. Durante quella che è stata definita una crisi socioeconomica senza precedenti, con i ristori che tardano ad arrivare e tasse sempre puntuali, L’Agenzia delle Entrate ha inviato 50 milioni di cartelle esattoriali. Come spiega il Giornale, da una parte ci sono gli atti di riscossione – 35 milioni – e dall’altra accertamenti e lettere di compliance, ovvero comunicazioni bonarie con cui l’ amministrazione finanziaria comunica al contribuente alcune irregolarità, per invitarlo a regolarizzare la sua posizione con il Fisco. Finora era stato dato un po’ di respiro agli italiani, adesso la tregua è finita. E mentre la maggioranza non sa ancora cosa fare – i 5 stelle parlano da settimane di una rottamazione quater – l’opposizione si scatena contro il governo. “Pace fiscale, rottamazione, saldo e stralcio. Basta con litigi e chiacchiere, se c’ è un governo governi e aiuti gli italiani, se non sono capaci si facciano da parte”, ha dichiarato Matteo Salvini. Forza Italia, invece, propone la sospensione delle cartelle esattoriali per tutto il 2021. Intanto è già stata prevista la possibilità di rateizzare gli importi, ma è chiaro che a molti non basta. Un nuovo rinvio delle scadenze poteva essere inserito nella legge di Bilancio, ma ci si è limitati a fare questa concessione fino a fine 2021 solo alle zone terremotate.
FONTE: https://www.liberoquotidiano.it/news/economia/25740393/giuseppe-conte-gualtieri-fisco-50-milioni-cartelle-esattoriali-1-gennaio.html
EVENTO CULTURALE
Invito evento RICORDO DEGLI AMICI ANDATI OLTRE
GIUSTIZIA E NORME
Magistratopoli, l’affaire delle indagini incrociate
Ricapitolando. La Procura di Roma, nel 2016, indaga alcuni professionisti che hanno legami molto stretti con diversi magistrati. Fra loro c’è l’avvocato Pietro Amara, uno dei principali protagonisti del “Sistema Siracusa”, il sodalizio di magistrati e avvocati finalizzato a pilotare le sentenze al Consiglio di Stato e ad aggiustare i processi, e l’imprenditore Fabrizio Centofanti. Quest’ultimo, grande organizzatore di eventi formativi per le toghe, viene accusato di aver messo a libro paga Luca Palamara: in cambio di viaggi e cene l’ex presidente dell’Anm sarebbe stato a disposizione per nomine ed incarichi al Csm.
I pm di Roma trasmettono per competenza a maggio del 2018 il fascicolo a Perugia. Perugia iscrive Palamara per corruzione. Secondo una testimonianza avrebbe ricevuto 40mila euro per nominare Giancarlo Longo procuratore di Gela. La nomina non avverrà, l’accusa finirà nel cestino, ma tanto basta per intercettarlo con il trojan. Nel frattempo il pm romano Stefano Rocco Fava, a marzo del 2019, presenta un esposto al Csm per il modo in cui alcuni fascicoli vengono trattati dal procuratore Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Paolo Ielo. Si parla di mancate astensioni.
Una fuga di notizie fa saltare l’indagine di Perugia e la nomina del nuovo procuratore di Roma, votata in Commissione per gli incarichi direttivi il 23 maggio 2019, di Marcello Viola, procuratore generale di Firenze. Viola viene votato anche da Piercamillo Davigo che poi cambierà idea.
Il 29 maggio successivo, Repubblica, Corriere e Messaggero aprono sull’inchiesta di Perugia a carico di Palamara con tre pezzi identici: Repubblica titola: “Corruzione al Csm: il mercato delle toghe”; il Corriere: “Una inchiesta per corruzione agita la corsa per la Procura di Roma”; il Messaggero: “L’accusa al pm Palamara complica i giochi per la Procura di Roma”.
Il seguente sequestro del telefono di Palamara permette la conoscenza del contenuto delle ormai celebri chat: centinaia di magistrati che chiedevano nomine e favori di ogni genere. Palamara viene espulso dalla magistratura dopo un turbo processo, sei consiglieri si dimettono, i rapporti di forza fra le correnti al Csm cambiano. Abbandonato dai suoi ex fedelissimi, Palamara si rivolge alla Procura di Firenze per far luce sulla fuga di notizie dell’indagine di Perugia.
La fuga è avvenuta quando le indagini erano in corso. Saranno chiuse, infatti, solo l’anno dopo.
Il procuratore di Firenze, competente per gli illeciti eventualmente commessi dai colleghi di Perugia, però, finisce a sua volta sotto inchiesta.
Giuseppe Creazzo, che sta conducendo in questo periodo una delle indagini più importanti, quella sulla fondazione Open che vede indagato tutto il Giglio magico, da Matteo Renzi a Maria Elena Boschi, è oggetto di una segnalazione da parte della pm della Dda di Palermo Alessia Sinatra.
Finita nelle chat, la dottoressa Sinatra aveva scritto a Palamara che Creazzo era un “porco”. Interrogata avrebbe affermato di essere stata oggetto di avances da parte del numero uno della Procura toscana mentre si trovava con lui in un ascensore. La magistrata non aveva sporto querela ma il comportamento tenuto da Creazzo sarebbe comunque oggetto di valutazione da parte del Csm e della Procura generale della Cassazione.
Tutto ciò avviene a pochi giorni dalle decisione del Tar del Lazio sul ricorso contro la nomina di Michele Prestipino a procuratore di Roma, presentato da Creazzo, Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo e “prima scelta” di Pignatone come suo successore, e Viola.
Le perplessità su alcune modalità di conduzione delle indagini di Perugia da parte del Riformista hanno spinto la scorsa settimana Raffaele Cantone, capo della Procura umbra, a richiedere al Csm una pratica a tutela. Sul fronte nomine al Csm proseguono le note dinamiche correntizie ed il giudice amministrativo continua con gli annullamenti. L’ultimo caso clamoroso riguarda i componenti della Scuola superiore della magistratura. E per concludere, sempre dal fronte Csm, dopo oltre un anno e mezzo dallo scoppio del Palamaragate, non risultano esserci ancora criteri univoci per valutare le condotte dei magistrati che chattavano con Palamara.
In questo caos totale, la prossima settimana si inaugura l’anno giudiziario 2021 in Cassazione alla presenza del capo dello Stato.
FONTE: https://www.ilriformista.it/magistratopoli-laffaire-delle-indagini-incrociate-189523
IMMIGRAZIONI
IUS SOLI, UN PROBLEMA IRRISOLTO
Anna D`Amicis – 19 01 2021
Ad inaugurare l’avvento dell’anno nuovo è intervenuto il dibattito, riaperto con lo slogan “No allo ius soli“.
L’Italia è chiamata nuovamente ad affrontare il tema del riconoscimento della cittadinanza, per i nati nel territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori.
Occorre anticipare che tra i modi di acquisto della cittadinanza, la Legge n. 91 del 1992 contempla lo ius soli come modo d’acquisto automatico della cittadinanza, ancorché limitato ai figli di ignoti, di apolidi, o ai figli che non seguono la cittadinanza dei genitori. Tuttavia, un provvedimento varato dal Consiglio dei ministri, nel 2006, ha introdotto una nuova ipotesi di ius soli ammettendo la previsione dell’acquisto della cittadinanza italiana da parte di chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui uno almeno sia residente legalmente in Italia, senza interruzioni da cinque anni al momento della nascita.
Ma come viene normativamente descritto lo ius soli, in termini di “appartenenza” ad un territorio e in che modo il nostro Stato tutela i suoi cittadini?
L’articolo 1, della L.n.91 del 92 “Nuove norme sulla cittadinanza“, integra le disposizioni vigenti in materia di acquisizione di diritto della cittadinanza, ampliando il novero dei casi in cui la cittadinanza è attribuita in base al criterio dello ius soli.
L’ordinamento italiano riconosce il criterio di acquisizione della cittadinanza basato sullo ius soli, in via residuale nei seguenti casi:
– per coloro che nascono nel territorio italiano e i cui genitori siano da considerarsi o ignoti (dal punto di vista giuridico) o apolidi (cioè privi di qualsiasi cittadinanza) (art. 1, co. 1, lett. b);
– per coloro che nascono nel territorio italiano e che non possono acquistare la cittadinanza dei genitori in quanto la legge dello Stato di origine dei genitori esclude che il figlio nato all’estero possa acquisire la loro cittadinanza (art. 1, co. 1, lett. b);
– per i figli di ignoti che vengono trovati (a seguito di abbandono) nel territorio italiano e per i quali non può essere dimostrato, da parte di qualunque soggetto interessato, il possesso di un’altra cittadinanza (art. 1, co. 2).
In altri casi, alla nascita sul territorio deve accompagnarsi la residenza legale ininterrotta fino alla maggiore età per poter acquistare la cittadinanza, facendone richiesta entro un anno dal compimento della maggiore età (art. 4, co. 2).
L’acquisto della cittadinanza per nascita, dunque, contempla due ipotesi sostanziali.
In primo luogo lo ius soli contempla l’ipotesi di chi sia nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno è regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno. Tale requisito deve sussistere al momento della nascita del figlio (art. 1, comma 1, lett. a)) e la norma considera che il periodo di soggiorno regolare decorra dalla data di rilascio del permesso di soggiorno.
In secondo luogo, un’altra ipotesi prevede che l’acquisto della cittadinanza per nascita, sia riservato a chi sia nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno nato in Italia. Questa seconda ipotesi, non contempla alcun requisito aggiuntivo (soggiorno, residenza, ecc.), ma richiede degli estremi da cui si evinca l’esistenza di un rapporto inscindibile con il territorio.
Per quanto riguarda il procedimento, la cittadinanza si acquista mediante dichiarazione di volontà espressa da un genitore ma non necessariamente del genitore che risponde ai requisiti richiesti; talvolta viene valutata l’opportunità di estendere il potere di dichiarare la volontà del minore, in mancanza del genitore, a chi esercita la responsabilità genitoriale (analogamente a quanto disposto all’art. 2).
Sebbene la normativa appaia ormai chiara e ben convinta di ammettere la cittadinanza italiana, nei termini e modi esposti innanzi, l’opinione pubblica è frequentemente interessata da episodi di particolare natura, che tengono vivo il dibattito tra chi richiede un riconoscimento automatico e chi, fermamente, dice “No allo Ius Soli”. Il dì 1 gennaio 2021, infatti, ha inaugurato l’arrivo del nuovo anno con le parole di un esponente della regione Liguria che non ammette la possibilità di “definire italiano, né ligure, chi nasce sul nostro territorio da genitori stranieri” ribadendo che “per essere italiani e liguri sia necessario intraprendere un percorso ben definito e quindi richiedere successivamente la cittadinanza, secondo quanto previsto dalle norme vigenti”.
Sicché, mentre in punto di diritto il legislatore e la giurisprudenza continuano a delineare minuziosamente il profilo dell’avente diritto allo ius soli, nella pratica quotidiana la prospettiva di un abbraccio tra la terra Italiana e i suoi abitanti, cittadini e non, appare ancora lontana.
FONTE: http://www.salvisjuribus.it/ius-soli-un-problema-irrisolto/
LA LINGUA SALVATA
trasformismo
trasformismo Termine con cui la pubblicistica italiana definì la prassi politica, inaugurata da A. Depretis, consistente nel formare di volta in volta maggioranze parlamentari intorno a singole personalità e su programmi contingenti, superando le tradizionali distinzioni tra destra e sinistra. Di tipo trasformistico fu considerata anche la concessione di favori alle consorterie locali in cambio del sostegno parlamentare praticata da F. Crispi e G. Giolitti.
Con riferimento alla politica contemporanea, il termine è stato assunto a significare, con tono spregiativo o comunque polemico e negativo, sia ogni azione spregiudicatamente intesa ad assicurarsi una maggioranza parlamentare o a rafforzare la propria parte, sia la prassi di ricorrere, invece che al corretto confronto parlamentare, a manovre di corridoio, a compromessi, a clientelismi, senza più alcuna coerenza ideologica con la linea del partito.
FONTE: https://www.treccani.it/enciclopedia/trasformismo/
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Arrivano i tagli sulle pensioni Pronto lo scippo sugli assegni
In arrivo le prime erogazioni pensionistiche del 2021 ma c’è la grande “botta”: tagli fino a 170 euro per alcune categorie di pensionati a causa dei nuovi coefficienti di calcolo. Vediamo quali
A giorni saranno pagate le prime pensioni del nuovo anno ma le notizie non sono buone: secondo i calcoli della Uil (Unione Italiana del Lavoro), sono previsti tagli tra 100 e 170 euro per il rateo mensile a causa del coefficiente di trasformazione su cui si basa il sistema contributivo integrale.
Come funziona
Qualche giorno fa, sul Giornale.it (clicca qui per il pezzo), ci siamo occupati della vicenda spiegando come siano a rischio tutti quei pensionati che godranno di una pensione calcolata integralmente con il sistema contributivo. Ed ecco dunque le cifre: la stangata si aggira su una riduzione dello 0,33% e dello 0,72% sui valori dei coefficienti. A rischiare maggiormente sono coloro i quali hanno scelto l’uscita dal mondo del lavoro con l’opzione donna: a 67 anni, ad esempio, si rischia un taglio di 101 euro. In questo modo, l’importo totale (con una pensione di 1500 euro lordi) che per il 2020 era di 19.614 euro, passerebbe a 19.513.
Ovviamente, con l’aumentare dell’importo mensile lievita anche la quota “scippo”. Infatti con un assegno di circa 2000 euro lordi mensili si rischia una stangata di 136 euro sull’importo complessivo previsto per il 2021 se rapportato a quello del 2020. Andando avanti con i calcoli, come sottolinea la Uil, con un assegno di 2500 euro lordi mancherebbero all’appello su base annuale circa 170 euro. Il tutto considerando sempre un addio al lavoro a 67 anni nel 2021.
Tagli immediati
Oltre al danno la beffa: l’Inps ci dice che il taglio alle pensioni può arrivare anche già a gennaio e febbraio 2021 per tutti coloro per i quali le ritenute erariali al 2020 siano state inferiori a quanto dovuto. “Laddove le trattenute siano state effettuate in misura inferiore rispetto a quanto dovuto su base annua, le differenze a debito saranno recuperate, come di consueto, sulle rate di pensione di gennaio e febbraio 2021. Nel solo caso di pensionati con importo annuo complessivo dei trattamenti pensionistici fino a 18mila euro, per i quali il ricalcolo dell’ IRPEF ha determinato un conguaglio a debito di importo superiore a 100 euro, la rateazione viene estesa fino alla mensilità di novembre (articolo 38, comma 7, legge 30 luglio 2010, n. 122)”, spiega un’analisi di Pensionipertutti.
La gestione pubblica
All’interno della comunicazione Inps sono riportati anche i tagli alle pensioni 2021 che riguardano la Gestione pubblica. “A seguito della verifica reddituale delle prestazioni collegate al reddito corrisposte in via provvisoria nel 2018, nel caso in cui, sulla base dei redditi esaminati, è risultato che sono stati corrisposti importi per prestazioni collegate al reddito superiori a quelli spettanti, è stato impostato a livello centrale il recupero a partire dalla rata di gennaio 2021“, si legge.
Il calendario
Dalle notizie negative a quelle piacevoli: nonostante i tagli, i pensionati potranno cominciare a ritirare le loro somme negli uffici postali a partire dal 25 gennaio ed in rigoroso ordine alfabetico per limitare il più possibile gli assembramenti in tempo di pandemia. La stessa cosa, ovviamente, avverrà anche a febbraio con il ritiro scaglionato su diversi giorni. Bisognerà consultare il calendario con la divisione per l’iniziale del cognome:
A-B lunedì 25 gennaio;
C-D martedì 26 gennaio;
E-K mercoledì 27 gennaio;
L-O giovedì 28 gennaio;
P-R venerdì 29 gennaio;
S-Z sabato 30 gennaio.
Chi, invece, aspetta l’accredito della pensione direttamente in banca, l’importo arriverà nel primo giorno utile bancabile del mese, in questo caso Lunedì 1 febbraio 2021. Per visionare l’esatto importo della pensione basterà collegarsi al portale Inps utilizzando il Pin, la carta nazionale dei servizi (CNS), la carta d’identità elettronica o lo Spid e cliccando poi su “prestazioni e servizi” e poi “cedolino Pensione”.
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/economia/pensioni-2021-ecco-tutti-i-tagli-arrivo-1916736.html
PANORAMA INTERNAZIONALE
IL NOSTRO FUTURO SI SCRIVE IN CINA, “TRA DIECI MINUTI”
19 MAGGIO 2020
“Red Mirror” di Simone Pieranni indaga il capitalismo di sorveglianza cinese portandone a galla radici storiche e contraddizioni del presente. E a partire dalla Cina, dipana una riflessione urgente e globale sui dispositivi di controllo che stanno rimodellando le odierne società e mutando le esistenze di tutti noi. L’autore del libro, per dirla con Charlie Brooker, ci racconta «il nostro presente tra dieci minuti».
POLITICA
CONTE: TRA VINCERE E PERDERE CERCA DI SOPRAVVIVERE
Osservando bene la metodologia posta in campo da parte del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per affrontare questa crisi governativa e ripercorrendo a ritroso il percorso della sua azione, da quando è balzato alla ribalta della cronaca politica, non si può fare a meno di notare la mediocrità che ne ha contraddistinto e ne sta continuando a caratterizzare la rotta. Per cercare di capire e spiegare il metodo, per così dire contiano, basta considerare che esso è basato su di un presupposto cardine, molto più semplice di quello che si possa pensare, che si richiama banalmente a una citazione di Leon C. Megginson: “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”. Il premier sembra aver fatto sua questa indicazione, riuscendo anche ad applicarla al meglio, almeno se si guarda ai fatti, basti pensare al Governo nato dapprima con la Lega e in seguito con il Partito Democratico, insieme ad Italia Viva. La conseguenza è che questa strategia può portare a dei risultati personali, in fondo anche di piccolo cabotaggio, ma è da chiedersi quanto questa poi porti seriamente a ciò che necessita, alla nostra nazione, per un rilancio serio e intelligente che ci consentirebbe di sopravvivere alla crisi economica italiana pregressa poi aggravata dal Covid-19. Il premier Conte avrebbe fatto meglio ad uscire da una strada politica lastricata solo da personalismi e conferenze stampa show da fine settimana, aprirsi al dibattito, anche sul Recovery, con tutti, anche con le imprese, perché ciò che troppe volte si dimentica è che proprio da queste si può rilanciare e far crescere l’Italia, scongiurando il rischio, sempre dietro l’angolo, di rimanere fermi al palo, con tutte le conseguenze che tutto questo comporterebbe, compreso l’eventuale dramma sociale sotto l’aspetto dell’occupazione. In tutto questo bailamme, al quale stiamo assistendo inermi, è interessante registrare chi, come Luigi Di Maio, oggi ministro degli Esteri, si lancia in rimbrotti che hanno, purtroppo, il sapore amaro, di quella doppia moralità che fa capolino solo in taluni tipici individui, di cui l’ex capo politico del M5S sembra esserne degno rappresentante, che applicano un metro di giudizio differente a seconda che si parli di sé stessi o della propria parte politica, o degli altri. Sostiene: “Mi fa rabbia perder tempo con inutili crisi politiche che danneggiano l’Italia e i cittadini. Lunedì (oggi per chi legge) e martedì verrà presentato un progetto concreto e lungimirante, con una visione ambiziosa del nostro futuro. E proprio su questo progetto chiederemo il sostegno di chi crede di poter offrire il suo contributo alla ricostruzione dell’Italia. Ora è il momento di scegliere da che parte stare.Da un lato i costruttori, dall’altro i distruttori”.
Stando a queste parole, solo adesso, esisterebbe un “progetto concreto e lungimirante”, questo sconfesserebbe quanto finora fatto da questo Governo, starebbe a significare, in parole povere, che non vi era stata fino a questa fase nessuna strategia per il rilancio della nazione, ma solo una rincorsa sfrenata a far vedere agli italiani che comunque qualcosa si muoveva. Una precisazione è d’obbligo farla, di quale ricostruzione dell’Italia si parla, quando probabilmente agli italiani basterebbe che funzionasse meglio ciò che già c’è, senza grandi proclami, sviluppando i decreti attuativi che servono a dar seguito ai decreti emanati in precedenza, naturalmente tutto accompagnato da una visione di Paese che non da oggi, ma da ieri si doveva avere. Inoltre, forse, andrebbe spiegato a Di Maio che chi non la pensa come lui o Conte, non necessariamente deve essere lapidato nelle piazze e annoverato nella categoria dei “distruttori”. A rigor di logica, chi pone sul tavolo delle questioni, al di là del colore politico, probabilmente intende avvalersi di un diritto, tra l’altro anche ben conosciuto nelle democrazie occidentali, che corrisponde al diritto di critica, se questa critica poi non viene compresa, allora ci se ne fa una ragione, si ha tutta la piena libertà di questo mondo nel decidere di non condividere più un cammino insieme a qualcun altro. Può darsi che il senso di rabbia, al quale fa riferimento il ministro degli Esteri, sia la consapevolezza che qualcosa potrebbe scivolar di mano, con il triste epilogo che saltino equilibri politici e incarichi tanto agognati – anche questo sempre nell’interesse degli italiani – che fino ad oggi sono rimasti salvaguardati. Difatti, una eventuale conta al Senato, che non porterebbe l’attuale Governo a superare i numeri necessari per una maggioranza, metterebbe tutto in seria discussione.
Un fatto è certo, Conte non può “andar in Paradiso a dispetto dei Santi”, questo lo dovrebbe ben sapere. Può darsi che confidi nel cielo, auspicando un miracolo che faccia, in questo caso, moltiplicare i numeri e non i pesci. Chissà? Però per i numeri si lascia il cielo e subentra un altro fattore, quello terrestre, la materia della matematica, ma si sa, si dice che questa non sia un’opinione. Il riferimento alla matematica era puramente casuale e non si voleva mettere il dito nella piaga del presidente del Consiglio, facendo riferimento al suo ex ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, in quota a Italia Viva, che ha abbandonato il governo e che, per uno strano gioco del destino, ha a che fare proprio con i numeri, essendo laureata in matematica. Eppure, il premier la soluzione l’avrebbe in tasca, da studente ha frequentato l’ottimo collegio universitario di Villa Nazareth il cui motto è “ut unum sint”, che significa “affinché siano una cosa sola”, gli basterebbe evitare cattivi consiglieri, chiamare Matteo Renzi ed applicare semplicemente le parole che recita la massima succitata, dando almeno un senso a quanto detto da Luigi Di Maio, “ora è il momento di scegliere da che parte stare”. Altrimenti è sola fuffa.
FONTE: http://opinione.it/editoriali/2021/01/18/alessandro-cicero_conte-pd-italia-viva-renzi-crisi-economica-covid-m5s-paese/
FONTE: https://www.facebook.com/rosanna.spadini/posts/4196281623733312
La fake news di Conte sullo Spread
“È salito, danni notevoli”, e invece solo oscillazioni minime
Giuseppe Conte agita lo spettro dello spread sulla crisi di governo. Una crisi da irresponsabili, da incoscienti, fuori luogo insomma. “Questa crisi ha provocato profondo sgomento nel Paese – aveva detto ieri nel suo discorso alla Camera dei Deputati – rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha fatto salire lo spread ma ancor più perché ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere”. E invece non è così. Il governo ha ottenuto la fiducia a Montecitorio. La partita vera è però quella che si giocherà oggi a Palazzo Madama. Se i voti ballano però lo spread non fa una piega.
Come se i mercati non avessero creduto davvero alla crisi dell’esecutivo in Italia e aperta dalle dimissioni delle ministre dell’Agricoltura Teresa Bellanova e delle Pari Opportunità Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto. E a provarlo è proprio lo spread. Che cos’è, innanzitutto, lo spread? È il differenziale di rendimento tra i Btp italiani e i Bund tedeschi, simbolo dell’affidabilità politica e della fiducia nei suoi confronti degli investitori internazionali. Uno spettro e un termometro allo stesso tempo.
Conte ha agitato lo spread nell’ambito del riscoperto europeismo che il premier ha trovato, con il Movimento 5 Stelle, sulla via del passaggio dal governo con la Lega a quello del Partito Democratico. Lo spread, in verità, ha conosciuto oscillazioni davvero minime, irrilevanti. Il punto più basso registrato di recente è il 101,1 dell’8 gennaio. Il giorno del ritiro di Italia Viva dalla maggioranza, il 13 gennaio, è al 108,4, fino al 112,9 di ieri 18 gennaio. Dal 12 al 14 gennaio lo scarto è aumentato di circa lo 0,05%. I rendimenti sono da tempo ai minimi, intorno allo 0,6% per i titoli a dieci anni, un terzo circa rispetto al maggio del 2020. Niente di esiziale. Neanche paragonabile ai picchi registrati durante la prima fase della pandemia e neanche della scorsa estate (quando ha sfiorato diverse volte quota 160).
Solo minime oscillazioni al momento dunque. A sostegno di qualsiasi governo c’è infatti in questo momento la Banca Centrale Europea, e il Pandemic Emergence Purchase Plan, ovvero un trilione di euro a sostegno dei titoli di Stato dei Paesi membri. Una garanzia di stabilità. Le grandi banche d’affari, da Citigroup a Goldman Sachs, non escludono l’eventualità di un impennata in caso di caduta dell’esecutivo e di ricorso alle elezioni. Comunque non è ancora quel momento. Per il momento lo spread non è un fattore di criticità.
FONTE: https://www.ilriformista.it/la-fake-news-di-conte-sullo-spread-e-salito-danni-notevoli-e-invece-solo-oscillazioni-minime-189634/
SCIENZE TECNOLOGIE
Auto elettrica già fuori moda? Per l’ambiente è meglio l’idrogeno
Oltre a quelle legate all’emergenza sanitaria, tra le parole che ricorderemo di questo 2020 ci saranno sostenibilità, economia verde ma soprattutto idrogeno. La risorsa – completamente pulita visto che viene prodotta da fonti rinnovabili (eolico e solare) – che rivoluzionerà presto gran parte del nostro mondo. Anche quello dell’auto. Insomma quando ci sembrava di esserci quasi abituati alla transizione dai veicoli a benzina (sempre più puliti certo, ma pur sempre di benzina si tratta) a quelli elettrici, ecco farsi avanti l’ultima novità.
Proprio l’idrogeno, nel giro di qualche anno, potrebbe lasciare definitivamente ai box persino le tanto citate auto elettriche. E c’è già chi ha persino fissato al 2025 la data del funerale delle vetture “silenziose”: parliamo di Matthias Zink, Ceo Automotive presso il fornitore automobilistico e industriale tedesco Schaeffler: «Anche tra cinque anni, le auto elettriche non saranno competitive in termini di prezzo coi tradizionali veicoli a combustione. Oggi le crescenti vendite sono dovute per lo più agli incentivi». Ed è lo stesso manager a spronare politici a non concentrarsi troppo sull’elettromobilità a scapito di altre tecnologie di trazione basate sugli e-fuels e idrogeno: «Ci vuole molto tempo» ha precisato, «per ridurre le emissioni di CO 2 puntando solo sui nuovi veicoli elettrici».
A differenza di quelle elettriche, le auto a idrogeno hanno già notevoli vantaggi competitivi: dalla velocità di rifornimento – 4-5 minuti per un pieno da mille km – all’essere completamente pulite. Tra gli svantaggi, (che però non hanno impedito a colossi come Honda, Toyota e Gm di lavorare già a diversi modelli) il fatto che un motore a idrogeno oggi costa molto più di uno elettrico e che il prezzo dell’idrogeno è ancora elevato. Ma ora tutto può cambiare visto che proprio l’idrogeno è il settore al centro delle politiche energetiche della Ue che si è data l’obiettivo della neutralità carbonica (emissioni zero) entro il 2050. Non è quindi un caso se gran parte dei progetti (anche quelli italiani) legati al Recovery Fund puntino su questa risorsa.
Così come non è certo una coincidenza la corsa dei grandi gruppi industriali energetici mondiali a scommettere ed investire sull’idrogeno che da qui ai prossimi anni godrà di finanziamenti pubblici che sfioreranno i 500 miliardi. Proprio ieri, ad esempio, 7 grandi aziende leader mondiali hanno annunciato la creazione di un consorzio (Green Hydrogen Catapult) che punta ad accelerare la scala e la produzione di idrogeno verde di circa 50 volte nei prossimi sei anni e contribuire a decarbonizzare alcuni dei settori a più elevate emissioni di CO2. L’iniziativa vede protagonista anche l’italiana Snam. Nelle intenzioni del consorzio c’è anche il dimezzamento gli attuali costi dell’idrogeno, portandoli sotto i 2 dollari al kg. Prezzo che rappresenterebbe il punto di svolta per renderlo ideale per vari settori – dalla produzione di acciaio a quella di fertilizzanti, dalla generazione elettrica fino alla navigazione.
Sempre Snam, pochi giorni prima aveva ufficializzato l’avvio di progetti legati ai treni green d’intesa con Fs e Alstom. Ed è merito dell’idrogeno se per la prima volta lEni ed Enel collaboreranno per sviluppare elettrolizzatori. Anche Edison si è messa in mostra grazie all’efficientissima super turbina Monte Bianco, realizzata da Ansaldo per l’impianto di Marghera (Ve): sarà alimentata da a gas metano e da una rivoluzionaria miscela a base di metano e idrogeno. Si stima che l’idrogeno possa coprire fino al 25% della domanda energetica mondiale entro il 2050 diventando un mercato da 10 trilioni di dollari. Solo in Italia potrebbe avere un impatto sul Pil fino a 40 miliardi al 2050 e creare circa 500mila nuovi posti di lavoro.
FONTE: https://www.liberoquotidiano.it/news/economia/25487940/auto-elettrica-gia-fuori-moda-ambiente-meglio-idrogeno.html
COVID: un guarito su tre torna in ospedale entro cinque mesi e uno su otto muore
La statistica non conosce pietà. E quella prodotta dalla Leicester University e dall’Office for National Statistics (NS, equivalente britannico del nostro ISTAT), sentenzia l’impressionante dato secondo il quale almeno un terzo delle persone ricoverate per Covid-19 finiscono con il fare ritorno nelle strutture ospedaliere nel giro di cinque mesi e che il 12,13% del campione considerato non sopravvive.
Lo studio effettuato su 47.780 soggetti regolarmente dimessi lascia impressionati e non è certo rassicurante il pensiero che questi individui, dopo una media di 140 giorni, abbiano manifestato problemi di salute tali da determinare un rientro in nosocomio.
La circostanza ha permesso ai ricercatori di ritenere fondamentale il monitoraggio delle persone guarite (dalle nostre parti nessuno ne parla o quanto meno non lo fanno né il Commissario Straordinario Domenico Arcuri, né altri rappresentanti istituzionali impegnati su questo fronte) perché il rischio di ricaduta potrebbe rivelarsi fatale.
Il professor Khunti ha fatto presente che il suo team è stato sorpreso di scoprire che molte persone tornavano con una nuova diagnosi e parecchi soggetti avevano sviluppato problemi al cuore, ai reni e al fegato, oltre al diabete.
Non è ancora chiaro cosa succeda: il luminare dice che non si sa se il Covid-19 distrugga le cellule beta che producono insulina e favorisca l’insorgere di diabete di tipo 1, oppure se provoca insulino-resistenza e sviluppi diabete di tipo 2, ma sarebbe certo che le patologie cardiache ed epatiche vengono amplificate significativamente con riverberazioni non trascurabili su chi già ne soffre.
FONTE: https://www.infosec.news/2021/01/19/wiki-wiki-news/covid-un-guarito-su-tre-torna-in-ospedale-entro-cinque-mesi-e-uno-su-otto-muore/
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