RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
19 LUGLIO 2019
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Non vorrei sentire la predica di un vincitore al vinto.
KHALIL GIBRAN, Sabbia e schiuma, Mondadori, 1993, pag. 95
https://www.facebook.com/Detti-e-Scritti-958631984255522/
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com
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SOMMARIO
Camilleri cattivo maestro
FRANCIA RESPINGE A VENTIMIGLIA 18.125 IMMIGRATI IN 12 MESI 1
Mistero napoletano (passando da Londra). Spunta un Caravaggio. 1
Suvvia signori! Non è mica morti Dante Alighieri
Nessuno ha denunciato questo vecchio porco?. 1
RIVOLTA GUIDONIA, PUNISCONO I ROM CHE LI HANNO DERUBATI: ARRESTATI ITALIANI 1
SINDACI PD RIFIUTANO CENSIMENTO ROM MA VOGLIONO SCHEDARE POLIZIOTTI, SALVINI: “GRAVE”. 1
Anche la Francia di Macron punta il mirino nell’Indo-Pacifico
È morto Luciano De Crescenzo, Napoli piange il suo ingegnere filosofo. 1
Le frasi, gli aforismi di Luciano De Crescenzo
L’analisi del filosofo Corrado Ocone
Bambini italiani non adottati 1
Io resto umano nonostante di social
SUORA AFRICANA RIDICOLIZZA ONG: «MA NON VEDETE CHE SBARCANO SOLO UOMINI?». 1
“Siamo al disastro perché ci siamo illusi di integrare l’islam” 1
Il ‘muro’ antistranieri di Macron. Così caccia i migranti in Italia. 1
Istat, l’industria recupera: crescita a +0,3% su maggio 2018. 1
Nomina di un criminale al F.M.I.
Von Der Leyen eletta per un pugno di voti. Dei 5 stelle purtroppo … 1
IL CASO DELL’ “ON. DELATORE DELLA REPUBBLICA” 1
La guerra mondiale contro Salvini 1
La bufala dei cambiamenti climatici spiegata dal Nobel Carlo Rubbia
Leoni per Agnelli
IN EVIDENZA
Camilleri cattivo maestro
Giulio Meotti – 18 luglio 2019
Andrea Camilleri, bravo scrittore, pessimo ideologo. A sinistra – per ideologica piaggeria e banalità culturale – era consuetudine ormai prendere per grande qualsiasi cosa scrivesse. Figuriamoci se per la sua morte, che la terra gli sia lieve, qualcuno ricorderà le idee del maestro Camilleri, cattivo maestro.
Sul comunismo in testa, cui fu sempre legato.
“Voglio precisare che i gulag non furono campi di sterminio, Solgenitsin, per fare un nome, con i nazisti non sarebbe sopravvissuto”.
“A Cuba c’è chiaramente una dittatura, ma non ci sono stati desaparecidos, cioè si sa chi fosse e chi è ancora in galera, con nome e cognome, non ci sono scomparsi perché prelevati di notte dalla polizia o dai paramilitari. Volendo, i parenti possono visitarli.
“Ci sono state fucilazioni ma vanno viste le condizioni che hanno portato a questo. Sappiamo soltanto quello che ci dice la stampa statunitense e non quella non condizionata”.
“Non c’è una persona trentenne, dai trent’anni in su, che arrivi dall’ex Unione Sovietica in Italia e che fa la modella, la cantante, la cameriera che non sia ingegnere o diplomata. Ciò significa che se il comunismo fosse continuato in Urss forse oggi l’Urss si troverebbe allo stesso livello della Cina”.
Dunque, Camilleri fu uno dei tanti scrittori italiani che hanno mentito sul totalitarismo comunista
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FRANCIA RESPINGE A VENTIMIGLIA 18.125 IMMIGRATI IN 12 MESI
18 LUGLIO 2019
Sono 18.125 gli immigrati respinti negli ultimi 12 mesi in Italia alla frontiera di Ventimiglia dalla polizia francese.
Si tratta in gran parte di cittadini di Nigeria, Mali, Costa d’Avorio, Guinea e Algeria.
Numeri che vanno ad aggiungersi a coloro che sono espulsi per via del Trattato di Dublino e riaccompagnati a Bardonecchia e in aereo da altri Paesi Ue.
E’ ridicolo. Andrebbero semplicemente presi e riportati nei paesi di provenienza,
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https://voxnews.info/2019/07/18/francia-respinge-a-ventimiglia-18-125-in-12-mesi/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
Mistero napoletano (passando da Londra). Spunta un Caravaggio
Un gruppo di studiosi attribuisce al maestro un’opera inedita: un “San Girolamo” del 1607
Andrea Dusio – 16/07/2019
Un san Girolamo napoletano per Caravaggio. È questo il titolo del saggio di Mario Marubbi che annuncia il rinvenimento di un dipinto inedito, che si presume – con una fitta rete di indizi convergenti – autografo di Michelangelo Merisi.
La tela, che raffigura il monaco autore della Vulgata in atteggiamento penitenziale, dal 2012 è entrata in una collezione privata vicina al nostro Paese, ed è stata restaurata da Valeria Merlini e Daniela Storti, sino a venir pubblicato nelle prossime settimane in un volume a più mani di Skira: Caravaggio.
Si trovava precedentemente a Londra, dove tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento figurava tra le proprietà dell’incisore, gioielliere, tipografo e libraio Garnet Terry, come si desume dalla scritta «Mr. G. Terry by 20», riportata a matita sul verso della tela. Calvinista, Garnet Terry è noto soprattutto per la pubblicazione di mappe geografiche e stradali. Vicino alle posizioni millenariste espresse nelle immagini di William Blake, non era un collezionista d’arte, ma la tolleranza religiosa di San Girolamo può averlo spinto ad acquistare un dipinto raffigurante il presbitero, la cui immagine all’epoca in Inghilterra era molto conosciuta anche in ragione della circolazione di una stampa di Hamilton che riproduce un dipinto di Guido Reni ora alla National Gallery.
Il dipinto ora atribuito a Caravaggio raffigura il santo in piedi, visibile dalle ginocchia in su, mentre si appoggia con la mano sinistra a un libro, su di un altare improvvisato. Un altro libro, forse la stessa Vulgata, è poggiato a fianco, e un terzo fa da supporto a un crocifisso, su cui Girolamo è piegato in atto di contrizione, mentre si percuote il petto con una pietra. Di fronte al mistero della morte di Cristo per lo studioso anche l’esercizio intellettuale non è altro che Vanitas: libro e crocifisso sono appoggiati a un teschio. È una sorta di estrema raffinazione dell’iconografia gerominiana in chiave ascetica. Non siamo ancora sul terreno dei Girolamo visionari e allampanati di Ribera: il tono è infatti quello delle cupe meditazioni a cui Caravaggio si abbandona nell’estate del 1606, dopo la fuga da Roma per l’assassinio in duello di Ranuccio Tommasoni. Spiega Mario Marubbi, che firma l’attribuzione: «La stesura veloce lascia supporre una datazione quanto meno successiva all’abbandono di Roma. Le stesure di colore mi ricordano il San Francesco in Meditazione della Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona. Ci sono affinità sia con
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Pubblicato il 7 Luglio 2019 di Alessandra Daniele
L’attuale contrapposizione fra europeisti e populisti ci viene raccontata come una versione semplificata della saga di Underworld, con gli europeisti nel ruolo dei vampiri, e i populisti in quello dei lycan, i licantropi.
La similitudine è calzante: i vampiri sono aristocratici crudeli e corrotti, i lycan, a lungo asserviti ai vampiri e sfruttati come cani da guardia, hanno ragione di ribellarsi, ma sono comunque lupi, belve, che pure nella loro forma umanoide continuano a seguire le brutali e ferine logiche del branco.
Nella realtà però, e nella stessa saga di Underworld, le cose sono più complicate, ci sono ibridi vamp-lycan, doppiogiochisti e voltagabbana d’ogni specie.
Inoltre, nel mondo reale il vero capobranco dei populisti mannari è indubbiamente un vampiro, Vladimir Putin, che li adopera come truppe di terra contro la rivale casata vampira di Aquisgrana, presieduta da Merkel e Macron, che però ha comunque vinto 4 a zero la partita delle nomine europee anche con la complicità del governo Grilloverde, che in cambio ha temporaneamente evitato la procedura d’infrazione. Perché i populisti mannari nostrani hanno tutto dei canidi, tranne la fedeltà.
Rispetto alla saga, nel nostro mondo non ci sono nobili ribelli alla Selene, né tanto meno eroi messianici alla Lucian, ma i doppiogiochisti abbondano sempre più aggrovigliati negli inciuci come un Laocoonte, non di marmo,
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https://www.carmillaonline.com/2019/07/07/underworld/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
SUVVIA SIGNORI! NON E’ MICA MORTO DANTE ALIGHIERI !
Danilo Bonelli 18 07 2019
Per una sorta di beffa del destino nell’arco di appena un mese abbiamo assistito prima alla scomparsa di Franco Zeffirelli ed ora a quella di Andrea Camilleri……ed anche se un principio del diritto romano recita che “mors omnia solvit” viceversa stiamo toccando con mano quanto anche la morte divida e contrapponga sul piano dell’ideologia, creando una classifica assurda tra morti buoni e morti cattivi.
Il maestro Zeffirelli non era di sinistra e quindi da quelle parti non solo non si sono strappati i capelli ma qualche compagno si è addirittura compiaciuto, arrivando vigliaccamente ad infamarlo post mortem come ha fatto quel miserabile di Tomaso Montanari.
Ma ieri è deceduto Andrea Camilleri ed ecco che la morte di un signore di 94 anni è passata da essere un evento del tutto naturale ad un’autentica tragedia nazionale.
Inutile chiedersi il perché di questa opposta espressione del cordoglio. Perché Camilleri in tarda età era diventato un’icona del pensiero di sinistra, uno che con quella voce arrochita dal tabagismo non perdeva occasione per lanciare strali velenosi contro Berlusconi e contro Salvini, mentre invece stendeva l’elogio dell’accoglienza.
Camilleri nei suoi giudizi era stato sprezzante ed offensivo. Ma non solo nei
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https://www.facebook.com/100003288967951/posts/2340283809424562/
Marcello Veneziani – 17 luglio 2019
Quando muore un personaggio pubblico bisogna rispettare la memoria e difenderlo dai suoi impietosi detrattori ma anche dai suoi esagerati incensatori. Andrea Camilleri era uno scrittore televisivo che vendeva libri, che intrigava con le sue trame e il suo linguaggio fantasiculo; che sapeva gigioneggiare dall’alto dei suoi novant’anni, recitando un ruolo ironico-profetico da oracolo televisivo che parodiava bene Fiorello.
E poi, per compiacere la Ditta, Camilleri andava sul sicuro, faceva l’antifascista,
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http://www.marcelloveneziani.com/articoli/camilleri-senza-esagerare/
Nessuno ha denunciato questo vecchio porco?
3, dicembre, 2014 RILETTURA E RIASCOLTO PER NON DIMENTICARE
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Belle e innocenti.
Così Andrea Camilleri racconta bambine di due anni al massimo della loro capacità seduttiva.
Lo scrittore parla del suo nuovo libro, ospite di Fabio Fazio su Rai3.
“A due anni le donne raggiungono il massimo della loro bellezza
che è una seduzione straordinaria come potenza”
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C’era da creare l’identità nuova di un quartiere culturale nella città globale e creativa
C’era una ragazza. Lavorava come cameriera in un buco infame di quelle strade indicate da lettere, invece che da un numero come nel resto di Manhattan. La Columbia University, il mio PHD, quello che sarebbe stato, l’ovvia irresistibile ascesa del WASP Derek Morgan ai vertici di una grande banca d’affari, tutto svaniva non appena iniziavo a camminare per quelle strade. Una storia da ventenni. Una storia di trent’anni fa. Era il 1983, e ad Alphabet City ci andavo per lei. Le cose giravano bene. Per me e per il Paese. Reagan era stato eletto presidente due anni prima. La rovinosa parentesi di Jimmy Carter alla Casa Bianca era finita, ed era finito anche il tempo in cui avevo creduto nei democratici. Non era possibile che un Morgan di Boston stesse coi democrats Mio padre lo ripeteva sempre. Non volevo crederci. Aveva ragione lui. Sapevo di essere un vincente, lo sapevo come se qualcuno mi avesse letto le carte. Ma non mi facevo raccontare il futuro, anche se avevo vent’anni e per una ragazza andavo a cacciarmi dalle parti di Tompkins Square. Dalla Columbia non erano neanche dieci miglia, eppure non sembrava di essere a New York. E tantomeno a Manhattan. Sembrava tutto quello che il mio futuro già scritto non doveva incrociare. Un’avventura.
Alphabet City, adesso che ci cammino in un giorno di primavera del 2015, è semplicemente un altro posto. Non è sporco, non è più pericoloso. Non ha più niente dell’avventura. È un quartiere allegro, riconciliato, un posto tranquillo dove spingere passeggini e fare picnic sui prati. Lungo il muro che costeggio, fra i colori vivaci che lo dipingono, una scritta dice: “We’re all a family, under one sky”. Trent’anni fa questo stesso muro era sgretolato, dall’altro lato della strada vedevo qualche reietto appoggiarci la schiena per tenersi dritto. Quelle case popolari erano ancora aliene all’interesse del capitale, una frontiera invalicabile di cui mi sentivo l’unico pioniere, il Wild West nel cuore di New York City, nell’East Village. Per la Avenue D mi sfrecciano ai lati dei ragazzi in skate, portano vestiti streetwear che costano un occhio. Si sente l’odore del fiume, che un tempo non si sentiva. Quello era il retro del posto dove lavorava la ragazza. Proprio a quest’angolo aspettavo che uscisse alla fine del turno. Mi guardavo attorno di continuo. Da lì in poi era una distesa terrosa, disseminata di erbacce, siringhe, bottiglie e lattine per il crack. Ora ci hanno allestito un orto urbano, che gli abitanti della zona vengono a coltivare. Quando si dice “il valore del suolo” … Così posso stare con le mani in tasca, adesso, a osservare il terriccio e i germogli. Posso ragionare, senza guardarmi attorno, di come la città sia diventata una terra di conquista. Accadde quando il modo di produzione cambiò e tutto fu messo a valore: il tempo di vita, le relazioni sociali, le intelligenze, i saperi. Tutto.
Il territorio si sostituì alla catena di montaggio, diventò lo spazio di una fabbrica sociale e invisibile in cui operai senza tuta blu cominciarono a lavorare in un ciclo continuo coincidente con la vita stessa. Fu un salto di paradigma. Qualcuno lo chiamò postfordismo. Se alzo la testa e osservo i palazzi ristrutturati, i negozietti alternativi alla moda, le maniere di una tranquilla bohème newyorkese
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https://www.idiavoli.com/it/article/gentrification
BELPAESE DA SALVARE
RIVOLTA GUIDONIA, PUNISCONO I ROM CHE LI HANNO DERUBATI: ARRESTATI ITALIANI
Dopo la rivolta contro i rom del campo dell’Albuccione a Guidonia, invece di arrestare gli zingari che razziavano auto e case, sono stti arrestati due protagonisti del raid punitivo contro i nomadi ladri.
Fantastico.
Non solo lo Stato tollera i campi nomadi che infestano le nostre città, ma ti mette in galera se provi a risolvere da solo la situazione:
Due persone sono state arrestate mercoledì sera dai carabinieri di Tivoli (vergognatevi) in seguito alla rivolta contro i rom dell’Albuccione, quartiere nel comune di Guidonia, alle porte della Capitale.
Ai due viene contestato di essere entrati nella “casa” (e già fa ridere così) di una famiglia nomade.
Secondo quanto si apprende, le due persone coinvolte si sarebbero presentate al campo rom lamentando di aver subito un furto e, dopo essere state allontanate, si sarebbero dirette verso un appartamento privato (popolare) abitato da un nucleo familiare di rom. I due sono entrati nella casa e hanno aggredito i rom salvati dall’intempestivo intervento dei carabinieri.
Le accuse nei confronti degli arrestati sono: violazione di domicilio, violenza privata e tentata estorsione.
Nel corso dell’intervento, militari e agenti di polizia hanno identificato circa 150 persone. Al vaglio degli investigatori le immagini delle videocamere di sorveglianza di zona che serviranno per accertare le singole responsabilità.
La procura di Tivoli chiederà nella giornata di oggi al gip di convalidare i due arresti
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SINDACI PD RIFIUTANO CENSIMENTO ROM MA VOGLIONO SCHEDARE POLIZIOTTI, SALVINI: “GRAVE”
I sindaci del Pd non vogliono censire i Rom, vogliono continuare a mantenerli a spese degli italiani.
Salvini ha inviato ai prefetti la circolare nella quale chiede una relazione, entro due settimane, sulla presenza di insediamenti rom, sinti e camminanti in Italia. L’obiettivo del titolare del Viminale è quello di avere un quadro chiaro sui campi abusivi per predisporre un piano di sgomberi.
Ma i comuni piddini, tipo Bibbiano, si oppongono: “È grave che alcuni sindaci di sinistra si oppongano al censimento delle presenze nei campi rom, regolari o abusivi, visto che per queste realtà vengono spesi (quasi sempre male) milioni di euro di fondi pubblici al mese”.
Comuni come quello di Milano, che fa sapere: “Se arriveranno, come pare, richieste dal Ministero dell’Interno, riguardanti la necessità di organizzare il censimento su base etnica volto a organizzare sgomberi generalizzati, io non darò minimamente il mio contributo e sono certo che l’Amministrazione comunale in futuro, allo stesso modo, non si presterà”.
Sala: “Bisognerà capire innanzitutto a che scopo si fa il censimento: se il censimento lo si fa per chiudere i campi, io mi chiedo poi come gestiamo la questione. A furia di chiudere o di limitare, come nel caso degli Sprar, l’accesso di persone che non hanno un luogo dove stare, questi luoghi poi ce li troviamo in giro per la città. Il mio terrore è che i milanesi vedano più nomadi in giro per la città e che le lamentele aumentino. Non ho mai detto di essere contrario alla chiusura dei campi rom, però bisogna trovare le soluzioni. Il punto è: il censimento perché?”.
Come dire che per non vedere zingari e clandestini in giro, li dobbiamo mantenere. Invece no: perché se li sgomberi, cambiano aria e vanno in un Paese meno ostile, visto che non ci sono frontiere. Pensateci: senza frontiere i criminali e i parassiti scelgono il Paese più ospitale. E l’Italia del Pd lo era.
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CONFLITTI GEOPOLITICI
Anche la Francia di Macron punta il mirino nell’Indo-Pacifico
Davide Bartoccini – 18 LUGLIO 2019
La Francia non vuole perdere il suo status di potenza e intende proiettare, in linea con le altre potenze globali, la sua presenza nell’Indo-Pacifico; impegnandosi, come Stati Uniti e Gran Bretagna, a svolgere il suo “compito” per mantenere la stabilità nella regione.
Per questo motivo all’Eliseo si è a lungo discusso sull’opzione di schierare la portaerei nucleare Charles de Gaulle nei mari orientali, dove è già destinata la nuova portaerei britannica Hms Queen Elizabeth e dove incrociano le unità d’alto mare della Settimana Flotta dell’Us Navy: a cui presto si unirà anche la più grande ed efficiente nave per operazioni anfibie della flotta statunitense. Parigi ritiene sia anche sua responsabilità garantire una presenza nella regione per far fronte a “elementi costitutivi di un confronto globale”, ma essenzialmente dimostra la necessità di mantenere una posizione di rilievo nel Pacifico per proteggere gli interessi nazionali nel mondo; proteggendo al contempo le regole e i diritti internazionali fondamentali che stanno richiamando un’adunanza in funzione anti-cinese.
Già durante l’importante forum di difesa dell’Asia orientale ospitato lo scorso mese a Singapore, il ministro della Difesa francese Florence Parly , ha accennato in maniera velata a questa necessità di presenziare in quei mari dove viene messa a rischio la libertà di navigazione – tirando in ballo le tensioni che si sono registrate negli ultimi mesi e il bisogno di sicurezza e stabilità nella regione. “L’operazione è più che mai necessaria”, aveva detto il ministro francese in quell’occasione, “dato l’ordine di sicurezza in evoluzione dell’Asia e le sue sfide, appaiono chiari gli elementi costitutivi di un confronto globale che prende forma (qui) in Asia. Lo vediamo nelle guerre commerciali, come negli scontri di parole e negli occasionali scontri che tra due aerei o due navi. E questo è solo l’inizio”, aveva concluso.
La Francia, che in passato vantava vasti possedimenti coloniali in Asia orientale – prima di essere sconfitta durante la Guerra dell’Indocina che la portò al graduale ritiro dai protettorati di Laos, Cambogia, e dal Vietnam – ha mantenuto in epoca post-coloniale numerosi interessi territoriali e nazionali. Il ministro Parly ha spiegato come: “la Francia non stia andando da nessuna parte” poiché è sempre stata parte della regione. “Abbiamo territori qui; e più di 1,6 milioni di abitanti, molte isole con statuti diversi, vaste aree economiche esclusive e la responsabilità che va con il territorio “. Per questo, nonostante non possa vantare la stessa potenza e flessibilità dell’enorme apparato militare degli Stati Uniti, l’Eliseo non vuole comunque lasciare scoperto, per quanto possibile, quel remoto e distante “fianco” orientale.
Parigi ha delineato le cinque sue priorità nell’Indo-Pacifico, citando la protezione degli interessi sovrani, dei cittadini francesi, dei territori e delle zone economiche esclusive. L’obiettivo – o la giustificazione della sua presenza – è quella di promuovere la stabilità regionale attraverso la cooperazione militare e di sicurezza con il fine di preservare l’accesso libero e aperto alle linee di comunicazione marittime
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CULTURA
È morto Luciano De Crescenzo, Napoli piange il suo ingegnere filosofo
Marco Perillo – 18 Luglio 2019
Se ne va uno degli ultimi miti della napoletanità. Se ne va un gigante del mondo della cultura, che alla città partenopea, al suo pensiero, alla sua filosofia, alla sua unicità, ha dedicato un’intera vita e un’intera opera. L’ingegnere filosofo Luciano De Crescenzo è morto oggi a Roma, all’età di 90 anni. Da tempo le sue condizioni di salute – lui che da anni soffriva di una malattia neurologica – non erano delle migliori. A portarlo via, le conseguenze di una polmonite. Nonostante un lieve miglioramento nella giornata di ieri, oggi la più triste delle notizie.
Ci lascia però un’eredità immensa, da tener conto per le generazioni a venire. Oltre cinquanta libri, 18 milioni di copie vendute nel mondo, di cui 7 milioni in Italia. Le sue opere sono state tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 paesi. Per non parlare di pellicole indimenticabili come «Così parlò Bellavista» (1984) e «32 dicembre» (1988).
De Crescenzo era nato a Napoli, nel quartiere di Santa Lucia, il 28 agosto del 1928. Suo padre aveva un negozio di guanti a Napoli in via dei Mille. In uno dei suoi libri racconta di un colloquio immaginario in paradiso: il padre chiede subito notizie sull’andamento del mercato dei guanti. Naturalmente non riesce a credere che adesso i guanti non li porta più nessuno.
Il piccolo Luciano frequentò le elementari assieme a Carlo Pedersoli, suo vicino di casa, alias Bud Spencer.
Durante la Seconda guerra mondiale si spostò a Cassino, poiché il padre riteneva che questo luogo sarebbe stato più sicuro di altri. Invece le cose andarono diversamente, infatti Cassino fu rasa al suolo.
Sposatosi nel 1961 e poi separato, ebbe una figlia, Paola, che è rimasta fino all’ultimo istante al suo fianco. Si laureò in Ingegneria idraulica col massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e fu allievo del grande genio Renato Caccioppoli. Ma nel 1976 scoprì la sua vera vocazione, quella di scrittore divulgatore, motivo per il quale, dopo l’immenso successo del suo libro d’esordio, «Così parlò Bellavista», decise di lasciare la Ibm per la quale lavorare e intraprendere la carriera di scrittore. Fu Maurizio Costanzo a lancialo; anche grazie alla sua partecipazione al talk show «Bontà loro» condotto da Costanzo, fra il 1976 e il 1977 il libro vendette più di 600.000 copie e
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Le frasi e gli aforismi di Luciano De Crescenzo
Ida Artiaco – 17 luglio 2019
Da Così parlò Bellavista a 32 dicembre, da Il dubbio a Storia della filosofia greca: ecco le 15 frasi più celebri di Luciano De Crescenzo, il poliedrico filosofo-scrittore-regista-attore, tratte dai suoi film e libri più belli. La sua attività divulgativa l’ha portato ad essere tra gli scrittori italiani più letti nel mondo.
Luciano De Crescenzo è stato sicuramente uno degli artisti più amati di Napoli. Scrittore, poeta, regista e attore, alcune delle frasi contenute nei suoi libri e nei suoi film sono diventate celebri in tutta Italia, addirittura alcune sono state stampate su magliette o sono finite nei classici foglietti che incartano i Baci Perugina. Da Così parlò Bellavista a Il dubbio, da 32 settembre a Il caffè sospeso, ecco frasi più amate dai suoi fan tratte dai libri o aforismi o battute taglienti che sono emerse nel corso degli anni da interviste o discorsi del filosofo-scrittore-ingegnere napoletano e che rappresentano la sua filosofia di vita.
Gli uomini sono angeli con un’ala sola. Possono volare solo abbracciati (Dal film Così parlò Bellavista).
A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l’ultima speranza che resta alla razza umana (Dal film Così parlò Bellavista).
La lunghezza effettiva della vita è data dal numero di giorni diversi che un individuo riesce a vivere. Quelli uguali non contano (Dall’opera Panta rei).
La parola esagerazione non esiste nel vocabolario dell’amore (Dal libro Così parlò Bellavista).
Molti studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla (Dal film 32 dicembre).
Io non sono te e tu non sei me. Però, tutti e due siamo noi (Dal libro I pensieri di Bellavista).
In ogni storia d’amore c’è sempre uno che si annoia e uno che soffre. Il fatto è
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https://napoli.fanpage.it/le-15-frasi-indimenticabili-di-luciano-de-crescenzo/
L’analisi del filosofo Corrado Ocone.
Sisto Ceci 18 07 2019
“Le tranquille città europee non esistono più. Prendiamone atto. Nizza è come Beirut o una qualsiasi città del Medio Oriente. Il nemico è dietro l’angolo, gira fra di noi, inafferrabile perché si confonde con noi ed è imprevedibile. È la fine della modernità, con la divisione lineare fra un esterno e un interno, fra nemici e amici. A poco servono le attività di intelligence e di prevenzione dove ci sono organizzazioni senza struttura, senza logica, con uomini non solo disposti a morire ma che più radicalmente cercano la morte, con azioni improvvisate o comunque imprevedibili.
Con la modernità muore soprattutto il “progetto illuministico”, la credenza cioè che tutte le civiltà, anche quella diverse dalla nostra, avrebbero fatalmente ripercorso il tragitto che porta dalla religione, identificata con il mito o la superstizione, al pieno dispiegamento della ragione. La convinzione, anzi, che civiltà diverse dalla nostra potessero in qualche modo percorrere il cammino di “laicizzazione” e secolarizzazione, o se si preferisce di “disincanto” o “morte di Dio”, in modo più rapido o accelerato, per semplice contatto e contaminazione emulativa con la nostra civiltà.
Lo schema illuministico lo vediamo oggi all’opera in chi pretende di dialogare e essere “inclusivo” nella fede non espressa che la Ragione si dispiegherà da sola. Ma è possibile dialogare con chi non vuole essere incluso e che, soprattutto, è in schiacciante predominio numerico e forse finanziario? Come dice giustamente Ernesto Galli Della Loggia, in un riuscito e a suo modo “definitivo” articolo ieri sul Corriere della Sera, il problema è culturale. E chiama in causa, rima di tutti, i cosiddetti “intellettuali”. Ciò che prima di tutto era sbagliato nello schema illuministico o moderno, di cui il marxismo ha rappresentato la sottospecie “rivoluzionaria”, era proprio l’idea che la civiltà
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DIRITTI UMANI – IMMIGRAZIONI
Sisto Ceci 14 07 2019
Ci sono decine, forse centinaia, di migliaia di Italiani che hanno fatto le adozioni a distanza, soprattutto in Africa, dimenticando che ci sono in Italia quasi 1.500.000 (un milione cinquecentomila) bambini italiani IN POVERTA’ ASSOLUTA (ULTIMO DATO ISTAT).
Non sanno costoro che migliaia di bambini adottati a distanza, cresciuti bene, alti e muscolosi, sono sbarcati e continueranno a sbarcare con i gommoni sulle nostre coste?
Sono venuti per conoscere le famiglie adottive e reclamare, oltre al calore familiare, anche la loro parte di eredità.
I figli so’ piezze e core, come potranno, a questo punto, i genitori adottivi
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I bambini nazionali non interessano alle ong?
Walter Buscema 14 07 2019
Save The Children si è mossa per il caso dei bambini strappati dalle famiglie o non è interessato ai bambini nei confini nazionali?
Una sorta di razzismo al contrario???
Le varie associazioni che si prefiggono di risolvere un determinato problema sociale, sono tutte mosse da una smania esterofila dimenticando o mettendo in secondo piano le piaghe sociali che sono pure presenti nel nostro paese….
Ad esempio, i Rotary Club d’Italia, sono molto attivi nella lotta contro la Polio, ma meno attivi per le problematiche che affliggono le fasce più deboli della nostra popolazione.
Va bene che è più figo aiutare gli Stati più deboli e le fasce della popolazione più debole nei Paesi del Terzo Mondo.Ma se vai in certe zone di Roma o in certe periferie, il Terzo Mondo lo troviamo a pochi km da casa nostra.
Il mio non è un discorso di razzismo …. ma di equilibrio e di buon
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Io resto umano nonostante i social o social’s
David Gramiccioli Due 9 07 2019
Quest’uomo è Federico Scotta, uno al quale questo stato ha tolto tutto, 3 figli, la vita. Accusato di pedofilia, l’orrore, il reato più infame di tutti, avrebbe abusato dei figli, siamo oltre l’infamia.
Lui però è innocente, ieri sera in redazione dicevano: basterebbe guardarlo negli occhi per capirlo. Io vado oltre la suggestione, le impressioni, il sesto senso e dico che è innocente perché lo dicono le carte processuali. In carcere non gli hanno tolto un capello nonostante il reato per il quale si trovasse li, i carcerati hanno un loro codice, ti studiano, osservano, ascoltano. Quel ragazzo buono al quale avevano tolto la vita con gli occhi pieni di lacrime, solo e spaesato venne assolto dai vecchi detenuti dopo aver letto le carte.
Che paese incredibile il nostro, a volte il giusto processo è quello celebrato in carcere dai detenuti. Sono storie queste che spezzano il cuore e fanno montare una rabbia incredibile, verrebbe voglia di spaccare il mondo, ma sarebbe peggio, ci rimetterebbero solo quelli come Federico e francamente sarebbe un’ulteriore atrocità, hanno pagato già troppo, tutto. Le tv nazionali ti sfruttano al momento, poi spente le luci della ribalta, l’effetto della notizia ti scaricano come un piatto di carta sporco.
Non aveva neppure cenato ieri sera, non avrebbe neppure mangiato se Angela e Michele non avessero chiamato un ristorante e chiesta la cortesia, vista l’ora, di cenare. Gli hanno tolto tutto questi CRIMINALI, ma non la sua dignità. Le storie come la sua, il mondo ne è pieno, come quella di Sagliano Micca, di Bibbiano provocano spesso reazioni scomposte, istintive e il più
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SUORA AFRICANA RIDICOLIZZA ONG: «MA NON VEDETE CHE SBARCANO SOLO UOMINI?»
18 luglio 2019
Non ci sono solo le monache di Monza disposte ad ospitare i clandestini. Rosemary Nyirumbe è una suora dell’Uganda che nel libro “Cucire la speranza” raccontò le storie delle bambine -soldato che lei aiuta ogni giorno dal 2002. Vittime vere. E non è mai arrivato nessun clandestino, dall’Uganda.
L’anno scorso, durante un incontro nelle Dolomiti, venne intervistata dal Corriere del Veneto anche sul tema dell’invasione africana dell’Italia.
«Queste persone vengono in Europa in cerca di una condizione migliore. Ma non dobbiamo dimenticare che più ne arrivano, più ci saranno problemi. Sono strappati dalle loro radici: è tutto diverso, un altro pianeta. E poi: perché vengono solo giovani uomini? Dove sono le loro donne? E per quanto tempo le società che li accolgono saranno
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“Siamo al disastro perché ci siamo illusi di integrare l’islam”
Il politologo Giovanni Sartori sul politicamente corretto: “La sinistra non ha il coraggio di affrontare il problema”
Luigi Mascheroni – 17/01/2016 RILETTURA NECESSARIA
Giovanni Sartori, fiorentino, 91 anni (quasi 92), considerato fra i massimi esperti di scienza politica a livello internazionale, da anni è attento osservatore dei temi-chiave di oggi: immigrazione, Islam, Europa.
Professore su queste parole si gioca il nostro futuro.
«Su queste parole si dicono molte sciocchezze».
Su queste parole, in Francia, intellettuali di sinistra ora cominciano a parlare come la destra. Dicono che il multiculturalismo è fallito, che i flussi migratori dai Paesi musulmani sono insostenibili, che l’Islam non può integrarsi con l’Europa democratica…
«Sono cose che dico da decenni».
Anche lei parla come la destra?
«Non mi importa nulla di destra e sinistra, a me importa il buonsenso. Io parlo per esperienza delle cose, perché studio questi argomenti da tanti anni, perché provo a capire i meccanismi politici, etici e economici che regolano i rapporti tra Islam e Europa, per proporre soluzioni al disastro in cui ci siamo cacciati».
Quale disastro?
«Illudersi che si possa integrare pacificamente un’ampia comunità musulmana, fedele a un monoteismo teocratico che non accetta di distinguere il potere politico da quello religioso, con la società occidentale democratica. Su questo equivoco si è scatenata la guerra in cui siamo».
Perché?
«Perché l’Islam che negli ultimi venti o trent’anni si è risvegliato in forma acuta – infiammato, pronto a farsi esplodere e assistito da nuove tecnologie sempre più pericolose – è un Islam incapace di evolversi. È un monoteismo teocratico fermo al nostro Medioevo. Ed è un Islam incompatibile con il monoteismo occidentale. Per molto tempo, dalla battaglia di Vienna in poi, queste due realtà si sono ignorate. Ora si scontrano di nuovo».
Perché non possono convivere?
«Perché le società libere, come l’Occidente, sono fondate sulla democrazia, cioè sulla sovranità popolare. L’Islam invece si fonda sulla sovranità di Allah. E se i musulmani pretendono di applicare tale principio nei Paesi occidentali il conflitto è inevitabile».
Sta dicendo che l’integrazione per l’islamico è impossibile?
«Sto dicendo che dal 630 d.C. in avanti la Storia non ricorda casi in cui l’integrazione di islamici all’interno di società non-islamiche sia riuscita.
Pensi all’India o all’Indonesia».
Quindi se nei loro Paesi i musulmani vivono sotto la sovranità di Allah va tutto bene, se invece…
«…se invece l’immigrato arriva da noi e continua ad accettare tale principio e a rifiutare i nostri valori etico-politici significa che non potrà mai integrarsi. Infatti, in Inghilterra e Francia ci ritroviamo una terza generazione di giovani islamici più fanatici e incattiviti che mai».
Ma il multiculturalismo…
«Cos’è il multiculturalismo? Cosa significa? Il multiculturalismo non esiste. La sinistra che brandisce la parola multiculturalismo non sa cosa sia l’Islam, fa discorsi da ignoranti. Ci pensi. I cinesi continuano a essere cinesi anche dopo duemila anni, e convivono tranquillamente con le loro tradizioni e usanze nelle nostre città. Così gli ebrei. Ma i musulmani no. Nel privato possono e devono continuare a professare la propria religione, ma politicamente devono accettare la nostra regola della sovranità popolare, altrimenti devono andarsene».
Se la sente un benpensante di sinistra le dà dello xenofobo.
«La sinistra è vergognosa. Non ha il coraggio di affrontare il problema. Ha perso la sua ideologia e per fare la sua bella figura progressista si aggrappa alla causa deleteria delle porte aperte a tutti. La solidarietà va bene. Ma non basta».
Cosa serve?
«Regole. L’immigrazione verso l’Europa ha numeri insostenibili. Chi entra, chiunque sia, deve avere un visto, documenti regolari, un’identità certa. I clandestini, come persone che vivono in un Paese illegalmente, devono essere espulsi. E chi rimane non può avere diritto di voto, altrimenti i musulmani fondano un partito politico e con i loro tassi di natalità micidiali fra 30 anni hanno la maggioranza assoluta. E noi ci troviamo a vivere sotto la legge di Allah. Ho vissuto trent’anni negli Usa. Avevo tutti i diritti, non quello di voto. E stavo benissimo».
E gli sbarchi massicci di immigrati sulle nostre coste?
«Ogni emergenza ha diversi stadi di crisi. Ora siamo all’ultimo, lo stadio della guerra – noi siamo gli aggrediti, sia chiaro – e in guerra ci si difende con tutte le armi a disposizione, dai droni ai siluramenti».
Cosa sta dicendo?
«Sto dicendo che nello stadio di guerra non si rispettano le acque territoriali. Si
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Il ‘muro’ antistranieri di Macron. Così caccia i migranti in Italia
Parigi considera “inaccettabile” il comportamento di Salvini su porti chiusi e migranti, ma poi barrica la Francia
Giuseppe De Lorenzo – 19/07/2019
La stazione di Ventimiglia è la casa di molti migranti. Mangiano e dormono per strada o sui sassi tra le rotaie.
Gli occhi fissi sui tabelloni dei treni diretti oltralpe. La direzione è solo una: la Francia.
Sono a centinaia gli immigrati che, ogni giorno, arrivati dalla rotta del Mediterraneo o da quella balcanica marciano compatti fino a Ventimiglia, per provare a valicare il confine e dirigersi dall’altra parte d’Europa. Non è facile. Superare la prima stazione “straniera” e proseguire per la terra promessa è ormai diventata un’impresa. Non appena il treno si ferma, a Mentone, la polizia francese sale a bordo a caccia di migranti sospetti. Inizia a cercare chi, su quel treno, non ci può stare. L’obiettivo dei gendarmi sono sempre loro, gli immigrati senza passaporto. In base “ai tratti somatici” gli agenti iniziano a fare il controllo dei documenti, poi li trascinano sulla banchina e il loro viaggio termina lì. Loro lo sanno. Sanno che, una volta beccati, verranno rispediti subito in Italia.
La Francia in un solo anno ne ha mandati indietro 18.125.
Quasi tutti provenienti da Nigeria, Mali, Costa d’Avorio, Guinea e Algeria.
Numeri che si sommano ai migranti espulsi per via del Trattato di Dublino e riaccompagnati a Bardonecchia e in aereo da Germania, Austria e Olanda.
VIDEO QUI: http://www.ilgiornale.it/video/cronache/muro-anti-migranti-macron-non-ci-lascia-passare-1728198.html
Il muro anti-migranti di Macron
Giuseppe De Lorenzo Costanza Tosi Mer, 17/07/2019 – 16:14
La Francia di Emmanuel Macron respinge i migranti che cercando di raggiungere Mentone. Il governo francese critica
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ECONOMIA
Istat, l’industria recupera: crescita a +0,3% su maggio 2018
Il giro di affari segna +1,6% su base mensile e la crescita a livello tendenziale arriva a +0,3%. Record per l’elettronica, giù la farmaceutica.
Ordini dell’industria in netto recupero a maggio: secondo i dati Istat sono aumentati su base mensile del 2,5% e dello 0,2% su base trimestrale. In termini tendenziali, però l’indice grezzo degli ordinativi segna – 2,5%, con una flessione dello 0,8% sul mercato interno e una marcata contrazione del 5,0% su quello estero. La maggiore crescita tendenziale si registra nelle apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+8,9%); il peggior risultato si rileva nella farmaceutica (-7,1%).
A MAGGIO FATTURATO DELL’INDUSTRIA IN CRESCITA DELL’1,6%
A maggio torna a crescere il fatturato dell’industria su base mensile, recuperando ampiamente il calo registrato il mese precedente. Secondo i dati Istat l’aumento è dell’1,6% sul mese precedente e dell’1,3% rispetto ai tre mesi precedenti. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 come a maggio 2018), il fatturato totale cresce dello 0,3% rispetto a maggio 2018, sintesi di un incremento dell’1,1%
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https://www.lettera43.it/dati-istat-industria-maggio-2019/?refresh_ce
PANORAMA INTERNAZIONALE
Nomina di un criminale al F.M.I.
Francesco Amodeo – 18 luglio 2019
Sta per iniziare una nuova sceneggiata. Ora tutti si fingeranno indignati per la possibile nomina del criminale DIJSSELBLOEM al Fondo Monetario Internazionale sostenuto da tutti i ministri delle finanze UE (tra cui anche il nostro).
Però nessuno al Governo che si assumerà la responsabilità di denunciare agli italiani l’esistenza di un Cartello finanziario internazionale che sta pilotando tutte le nomine.
I costituzionalisti nostrani torneranno ad abusare della parola incostituzionale perché per avere ragione di esistere devono fingere che ci sia ancora una Costituzione.
I sovranisti torneranno ad appellarsi al cambiamento da dentro, poi ai
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Von Der Leyen eletta per un pugno di voti. Dei 5 stelle purtroppo …
Antonio Angelini 16 luglio 2019
Come possono i 5 stelle aver votato la Von Der Leyen? Siamo alle solite. Incoerenza pura. La stessa che portò dalla alleanza con Farage al tentativo di entrare in ALDE.
Da un lato Forza Italia che fa parte del PPE e vota contro i candidati italiani della LEGA e a favore di candidati tedeschi o filo tedeschi, dall’ altra i 5 stelle che votano come Presidente della Commissione Tedesca pardon Europea. Una candidata ultraeuropeista e immigrazionista (le vite si salvano … ma in Italia).
Come si può avere due partiti, uno alleato alle elezioni di Salvini-Meloni e l’altro alleato di governo di Salvini, così incoerenti?
La neopresidente è stata eletta per 9 voti,
i 5 stelle che hanno votato per LEI contano 15 parlamentari.
Ma avete idea di che salvataggio hanno fatto? E tutto per il posto di Castaldo? o per che altro? Immaginate le risse nella risicatissima maggioranza se non fosse passata per pochi voti, Una occasione incredibile persa per un “tradimento” pentastellato.
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POLITICA
IL CASO DELL’ “ON. DELATORE DELLA REPUBBLICA”
18 luglio 2019 – Mauro Melini
E’ scoppiato (si fa per dire: anche alle bombe la stampa sa applicare, in certi casi, la sordina) il caso nientemeno che di una nostra vecchia conoscenza, l’attuale Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, il Senatore (ma, come vedremo, dovremmo dire l’”On. Delatore della Repubblica”) Nicola Morra del Collegio di Cosenza.
Avevamo già parecchio tempo fa segnalato la sconcezza di una perenne presenza del Prof. Morra nei locali della Procura della Repubblica di Cosenza ed in particolare negli Uffici di taluni Magistrati.
Che cosa avesse da fare, con tanta assiduità, noi che non abbiamo accesso alle intercettazioni lecite (accesso illecito) né avevamo sistemi illeciti di intercettazioni illecite, non potevamo certo dire. Ma molti elementi comprovavano già allora che tale presenza non era imposta da convocazioni, ma espressione di rapporti di particolare amicizia e collaborazione e, magari, di petulanza.
Oggi leggiamo su vari giornali e ripetutamente che il suddetto Prof. Morra, eletto Senatore, si direbbe per meriti di contiguità, manco a dirlo, nel partito di Casaleggio S.r.l., detto Cinquestelle, a quello dei Magistrati, avrebbe costituito una sorta di rete di indagini su tutte le amministrazioni della Provincia, in particolare quelle non in mano dei Casaleggesi.
La sua presidenza dell’Antimafia, quindi, si inquadrerebbe piuttosto nel suo mestiere di mendicante di colloqui con i magistrati della Procura piuttosto che con una sua approfondita ed oggettiva visione del fenomeno mafia. Che di rapporti da leccapiedi di magistrati, alla ricerca del piede giusto ha antica e, magari, non sparita tradizione.
Scrivevamo già allora, quando il Nostro non era ancora Senatore, che se anche in Calabria si dovesse applicare la legge anticorruzione della Regione Siciliana, allora ci si troverebbe di fronte ad un caso in cui sarebbe stata imposta
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http://www.lavalledeitempli.net/2019/07/18/caso-dell-delatore-della-repubblica/
La guerra mondiale contro Salvini
Marcello Veneziani, La Verità 16 luglio 2019
Come reagiranno gli italiani alla guerra mondiale contro Salvini? Resisteranno stringendosi intorno a lui, nei rifugi antiatomici dei social, anzi cresceranno a dispetto dell’assedio e del bombardamento, proprio per reagire indignati all’attacco concentrico e permanente contro di lui; oppure alla fine si stancheranno, cederanno alla pressione potente e multitasking e si rassegneranno all’impossibilità d’incidere, cominciando a trovare nel loro beniamino limiti, errori e difetti? È la scommessa dell’estate e siamo curiosi e ansiosi di saperlo.
Andiamo con ordine. Diciamo guerra mondiale contro Salvini non per il gusto di esagerare ma con precisa cognizione di causa. L’America e la Russia, l’Unione europea e molti suoi stati membri, per non dire l’Africa e i migranti, sono trascinati, mobilitati o coinvolti per castigare Matteo Salvini. Ogni punto in più da lui registrato nei sondaggi è un nemico in più che sorge, un nuovo fronte d’attacco che si apre, un dossier in più contro di lui e il suo partito.
Papi, ong, preti da sbarco e carole da imbarco agiscono compatti con sindacati, partiti e istituzioni per dare la caccia a Salvini senza quartiere. In Italia è una mobilitazione permanente senza precedenti di poteri forti, siluri bassi, indagini di magistrati, perfino ministri degli esteri e della difesa sparati contro di lui in tema di accoglienza e sbarchi, più processi di piazza e prediche da passeggio. Come chiamare tutto questo se non la guerra mondiale contro Salvini? Troppa grazia, vorrei dire, per un Matteo che non è Napoleone. Ma si è creato un fronte che evoca il Congresso di Vienna, la Restaurazione, contro un leader che è appena vicepremier, mica imperatore. Si è sviluppato perfino un romanzo mediatico, una trama narrativa, intorno a Moscopoli, ai leggendari intrecci russo-padani e alla figura mefistofelica di Savoini,
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https://www.marcelloveneziani.com/articoli/la-guerra-mondiale-contro-salvini/
SCIENZE TECNOLOGIE
La bufala dei cambiamenti climatici spiegata dal Nobel Carlo Rubbia
Nicola Porro – marzo 2019
VIDEO QUI: https://youtu.be/4_T1QNRtToc
Cambiamenti climatici: l’intervento del premio Nobel per la fisica e senatore a vita Carlo Rubbia, dinanzi alle commissioni riunite Affari esteri e Ambiente-territorio di Camera e Senato il 26 novembre 2014.
Sono una persona che ha lavorato almeno un quarto di secolo sulla questione dell’energia nei vari aspetti e, quindi, conosco le cose con grande chiarezza. Vorrei esprimere alcuni concetti rapidamente anche perché i tempi sono brevi. La prima osservazione è che il clima della Terra è sempre cambiato. Oggi noi pensiamo (in un certo senso, probabilmente, in maniera falsa) che se non facciamo nulla e se teniamo la CO2 sotto controllo, il clima della Terra resterebbe invariato. Questo non è assolutamente vero.
Vorrei ricordare che durante l’ultimo milione di anni la Terra era dominata da periodi di glaciazione in cui la temperatura era di meno 10 gradi, tranne brevissimi periodi in cui c’ è stata la temperatura che è quella di oggi. L’ ultimo è stato 10.000 anni fa, quando è cominciato il cambiamento climatico che conosciamo con l’agricoltura, lo sviluppo, che è la base di tutta la nostra civilizzazione di oggi. Negli ultimi 2.000 anni, ad esempio, la temperatura della Terra è cambiata profondamente. Ai tempi dei Romani, ad esempio, Annibale ha attraversato le Alpi con gli elefanti per venire in Italia. Oggi non ci potrebbe venire, perché la temperatura della Terra è inferiore a quella che era ai tempi dei Romani. Quindi, oggi gli elefanti non potrebbero attraversare la zona dove sono passati. C’è stato un periodo, nel Medioevo, in cui si è verificata una piccola glaciazione; intorno all’ anno 1000 c’ è stato un aumento di temperatura simile a quello dei tempi dei Romani (ricordiamo che ai tempi dei Romani la temperatura era un grado e mezzo più alta di quella di oggi). Poi c’è stata una mini-glaciazione durante il periodo 1500-1600 che riguardo il Nord con i vichinghi hanno avuto degli enormi problemi di sopravvivenza a causa di questa mini-glaciazione, che si è sviluppata con cambiamenti di temperatura sostanziali.
Se restiamo nel periodo degli ultimi 100 anni, ci sono stati dei cambiamenti climatici sostanziali, che sono avvenuti ben prima dell’effetto antropogenico, dell’effetto serra e così via. Per esempio, negli anni Quaranta c’è stato un cambiamento sostanziale. Poi c’è stato un cambiamento di temperatura che si collega all’uomo (non dimentichiamo che quando sono nato io, la popolazione della Terra era 3,7 volte inferiore a quella di oggi e che il consumo energetico primario è aumentato 11 volte). Questi cambiamenti hanno
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STORIA
LEONI PER AGNELLI – IL VERO FONDATORE DELLA FIAT NON È GIOVANNI AGNELLI, MA “IL CONTE ROSSO” EMANUELE CACHERANO DI BRICHERASIO
IL NONNO DELL’AVVOCATO ARRIVO’ DUE MESI DOPO E LO BUTTO’ FUORI DALLA FIAT – RAMPOLLO DI SIMPATIE SOCIALISTE DI UN ANTICO CASATO SABAUDO, MORÌ IN CIRCOSTANZE MISTERIOSE IL 10 OTTOBRE DEL 1904, SUICIDA CON UN COLPO DI PISTOLA. MA IL VISO E LE TEMPIE ERANO INTATTI…
24 giugno 2019
Massimo Novelli per “il Fatto Quotidiano”
EMANUELE CACHERANO DI BRICHERASIO
A ricordarlo con convegni, spettacoli e mostre, a 150 anni dalla nascita, è soltanto il comune di Fubine Monferrato, in provincia di Alessandria, dove è sepolto nella cappella di famiglia. Nessun altro, a cominciare da Torino, lo rammenta. Eppure, il conte Emanuele Cacherano di Bricherasio, nato a Torino il 25 agosto del 1869 e morto in circostanze oscure (forse un suicidio, oppure, come pure si ipotizza, addirittura un omicidio) ad Agliè (Torino) il 10 ottobre del 1904, dovrebbe essere celebrato come uno dei grandi pionieri dell’automobile. E fu soprattutto il vero fondatore della Fiat.
Nel 1899 “era stato Bricherasio”, scrive Valerio Castronovo nella biografia di Giovanni Agnelli, “ad avanzare l’idea in febbraio di un moderno complesso industriale in grado di integrare le lavorazioni meccaniche a quelle di carrozzeria. Il futuro senatore Agnelli, il nonno dell’Avvocato, si era associato alla combinazione due mesi dopo”.
Nel luglio del 1899, in ogni caso, proprio nel torinese Palazzo Bricherasio il conte Emanuele e altri otto soci, tra i quali Agnelli, fondarono la Fiat. Conscio dell’importanza del momento, come racconta Donatella Biffignandi, del Centro di documentazione del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, in un suo bello scritto sul nobiluomo, Bricherasio “commissiona al pittore Lorenzo Delleani il compito di rappresentare quell’ istante, eternando i volti dei nove padri fondatori”.
Gli “otto si stringono intorno alla figura centrale del Bricherasio, l’unico in posizione dominante sugli altri, l’unico ad essere vestito di bianco, mentre tutti gli altri sono in grigio o in scuro, l’unico ad essere ripreso proprio all’ atto della firma. C’ è chi guarda Bricherasio, come Biscaretti, c’ è chi fissa lo spettatore; il più impassibile di tutti è Agnelli, che non guarda in faccia nessuno e che, seppure messo da Delleani in seconda fila e seduto, spicca per avere lo stesso atteggiamento eretto e il volto alla stessa altezza del conte Emanuele”. D’ altronde, narra Castronovo, fin dall’ inizio Agnelli “si era posto in luce per un certo impaziente dinamismo e per la rapidità con la quale affermava la sostanza
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