RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 20 OTTOBRE 2022

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 20 OTTOBRE 2022

 

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Filosofare non è parlare di filosofia, ma vivere la propria filosofia.

MANUALE DI EPITTETO, Einaudi, 2000, pag. 205

 

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SOMMARIO

IL RAZZISMO CONTRO L’ATLETA ESOTICA FORSE È UNA “PSYOP” CONTRO UN GOVERNO RAZZISTA, FASCISTA, COMPLOTTISTA
DISORDINI IN IRAN DOPO IL VERTICE DI SAMARCANDA
RICORDARE DAPHNE CARUANA GALIZIA
11/9 Anno Venti. Oggi tutto conferma le tesi di Thierry Meyssan
Paola Egonu va a giocare in Turchia: contratto faraonico nel Paese meno etico di tutta Europa 
IL “FISHING LEGALE” DEVASTA I CONDOMINI
“Distacchi di corrente nelle case”. Cattaneo svela i piani segreti del governo: Ecco come e quando (VIDEO)
Gli Stati Uniti/NATO (con l’aiuto del WEF) spingono per una carestia globale nel Sud del mondo?
COLPIRE L’IRAN PERCHÉ È LIBERO DAL CONTROLLO DELL’ EGEMONE USA
Fra angoscia e paura
OCCHIO, TIFOSI. LA GUERRA DISTRUGGE GLI STADI
LO SCHEMA DI POTERE
Come hanno pianificato gli Stati Uniti la guerra e la crisi energetica in Europa?
I Soldi e la Roba
LA POLIZIA NOTTURNA DI GIOIA TAURO
L’Arabia Saudita entra nei BRICS
BERNANKE: UN PREMIO NOBEL SURREALE!
Il nuovo governo ha un milione di multe da cancellare, e una commissione d’inchiesta da far partire
IL LAVORO IN TEMPO DI GUERRA (incontro pubblico)
L’imperialismo dell’idiozia
Propose l’obbligo di terza dose, ora sarà ministro. Ecco chi sarà la pasdaran del vaccino che affiancherà la Meloni

 

 

 

EDITORIALE

IL RAZZISMO CONTRO L’ATLETA ESOTICA FORSE È UNA “PSYOP” CONTRO UN GOVERNO RAZZISTA, FASCISTA, COMPLOTTISTA

di Manlio Lo Presti (scrittore esperto di sistemi finanziari)

Premessa doverosa, l’immagine usata per l’articolo è tratta dal sito https://www.pensierocritico.eu/mistificazione-e-demistificazione.html (la vignetta è ormai virale nel rappresentare la la diffidenza verso le notizie).
Sostenendo che niente accade per caso, sorge il sospetto che il “caso” dell’atleta Paola Enogu possa essere un’altra tappa di una vasta “PSYOP” – Operazione Piscologica ibrida in corso contro un governo che deve ancora nascere (https://radionorba.it/paola-egonu-lascia-la-nazionale-di-volley-per-i-commenti-razzisti-solidarieta-alla-pallavolista-nel-pomeriggio-telefonata-di-malago/ ).
Lo fa pensare la sincronicità dell’accaduto in concomitanza con l’attuale situazione politica di passaggio, iniziata con la vasta diffamazione a livello internazionale lanciata contro l’onorabilità delle due persone elette: tutto questo per tutelare la credibilità italiana, tanto conclamata nel periodo Draghi, ed oggi incrinata da scritte diffamatorie e minacce contro i titolari della prima e della seconda carica dello Stato? Anche la dinamica di questo evento sembra rientrare nei fondamenti del vangelo globalista buonista, immigrazionista genderista, climatista verde con le treccine.
Come da copione, il sistema informativo nazionale e mondiale, la rete, le televisioni si è precipitato a darne notizia a tutte le ore del giorno. Seguiranno i soliti dibattiti nelle circa 20 trasmissioni politiche e di costume. Seguiranno manifestazioni di piazza con i sindacati, l’Anpi, le associazioni, le Ong. Avremo il piacere di ascoltare una apposita allocuzione del pontefice, qualche interrogazione parlamentare, ed una sessione ad hoc in sede comunitaria… La ragazza sarà poi nominata alfiere della Repubblica ecc,. ecc. ecc…
E se questa informazione fosse il seguito della storia di un’altra atleta esotica vittima di persecuzioni? Ricordate il caso della sportiva Daisy Osakune nel 2018? Costei aveva dichiarato di essere stata ferita ad un occhio dal lancio di uova da parte di un gruppo di ragazzi razzisti. Senza attendere la certificazione di prove certe, ebbe inizio una vasta campagna di genocidio mediatico per la durata di settimane e su tutti i media di terra, di mare di aria in tutte le fasce possibili d’ascolto. Quando si seppe che il raid era stato guidato dal figlio di un capetto del Pd locale, la notizia scomparve rapidamente, e nessuno ha mai chiesto scusa per il linciaggio.
Non sembra che, il procedimento d’informazione usato per il caso Paola Enogu stia seguendo con acribia gli standard delle sperimentate “rivoluzioni colorate” aventi lo scopo di creare atmosfere di odio, violenza verbale, caos? L’area dello spettacolo è la ex-italia diventata sempre più una landa desolata e deindustrializzata da terzo o quarto mondo. In fondo si tratta di una operazione facilitata in un Paese occupato da centinaia di basi atomiche americane.
Sarà anche questo spiacevole evento l’ennesima falsità teleguidata da pagatissimi esperti tecnologi del terrore e della sovversione sociale? Lo scopriremo presto.
Ed in buona compagnia della massiccia propaganda che vede i russi assassini e gli ucraini che non ammazzano: ma ci sono migliaia di soldati russi uccisi non si sa da chi, ed abbiamo anche il chiodo razziale che deve entrare forzosamente nel cervello a martellate metodiche. Lo vediamo con l’aumentata presenza di figuranti esotici nelle pubblicità di ogni merce, in film, dibattiti politici, di costume e sociali. Non c’è nesso logico né commerciale fra le origini di costoro ed alcuni dei prodotti reclamizzati, ma la macchina inclusivista deve andare avanti ad ogni costo. Il messaggio deve penetrare nel mesencefalo degli umani, obbligati ad accettare il messaggio senza avanzare dubbi o domande. Poi ci troviamo di fronte alla cosiddetta multiculturalità americana, dove esistono decine di minoranze che usano la lingua e gli usi dei Paesi di origine, senza inculturarsi fino in fondo, alla faccia della dottrina dell’inclusione.
Si tratta di un’operazione ideologica, per la quale se la realtà è differente dall’idea portata avanti è la realtà stessa ad essere spacciata per sbagliata e quindi da correggere, anche con metodi violenti.
Sorge il dubbio sul tempismo dell’evento della atleta, vero o falso che sia. Stanno accadendo troppi fatti in stretta concatenazione temporale fra loro. Nulla ci vieta di pensare che possa far parte di una strategia che ci deve preparare all’accettazione felice ed alla inclusione di milioni di africani e pakistani. Il motivo addotto è “fronteggiare il calo demografico occidentale”.
Sapremo molto presto se anche nel caso di Paola Enogu ci possa essere stata l’abile orchestrazione già vista nel 2018 (https://www.lastampa.it/torino/2018/08/03/news/daisy-il-padre-di-uno-dei-lanciatori-di-uova-consigliere-pd-il-razzismo-non-c-entra-ma-e-una-storia-devastante-1.34036430/. Attendiamo sul fiume Gange lo scorrere del cadavere della prossima notizia falsa.)

FONTE: https://www.lapekoranera.it/2022/10/19/il-razzismo-contro-latleta-esotica-forse-e-una-psyop-contro-un-governo-razzista-fascista-complottista/

 

 

 

IN EVIDENZA

DISORDINI IN IRAN DOPO IL VERTICE DI SAMARCANDA

Lisa Stanton 17 10 2022

 

In Iran, l’ondata di proteste è iniziata subito dopo il vertice SCO di Samarcanda, dove l’Iran è stato accettato come membro dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (in inglese Shanghai Cooperation Organization).

SCO è un organismo intergovernativo fondato il 14 giugno 2001 dai capi di Stato di sei Paesi: Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan cui si sono uniti India e Pakistan.

Sono stati firmati numerosi accordi con la Russia, tra cui la fornitura di gas naturale all’Iran e l’utilizzo del Paese per il transito verso il vicino Pakistan, anch’esso interessato alle risorse energetiche russe.

Anche la cooperazione nel settore delle infrastrutture e quella tecnico-militare si stanno intensificando: la comparsa di droni kamikaze iraniani nelle file dell’esercito russo che conduce l’operazione in Ucraina sta cambiando infatti la situazione sul fronte a favore della Russia.

Si è notata una normalizzazione delle relazioni anche con l’Arabia Saudita, antagonista regionale dell’Iran. L’insieme di questi fattori indica un significativo rafforzamento dell’Iran nella regione negli ultimi anni, nonostante le infinite sanzioni statunitensi dalla caduta dello Scià.

Ciò pone la domanda: chi beneficia di una crisi o di un colpo di Stato in Iran?

Ci sono attori che trarrebbero vantaggio da un’eventuale crisi in Iran: innanzitutto Israele, Gran Bretagna e Stati Uniti non sono interessati ad accrescere il ruolo e lo status dell’Iran. Israele e gli Stati Uniti hanno parlato apertamente della necessità di rovesciare il “regime degli ayatollah” in Iran: i primi lo fanno a causa della sicurezza e dei legami dei gruppi palestinesi e degli Hezbollah libanesi con il governo iraniano. I secondi lo fanno per l’idea fissa di “instaurare una democrazia liberale occidentale.”

Lo scenario iraniano somiglia agli eventi in Libia, anch’essi iniziati con un piccolo incidente e poi sviluppatisi in azioni politiche e nella guerra civile. Lo sviluppo della “crisi dello Hijab” sembra condurre ad una rivoluzione colorata simile a quella verificatasi durante le elezioni presidenziali di Mahmoud Ahmadinejad; il “movimento verde” del Paese, attraverso i social network, invitò alla mobilitazione e alle proteste di massa.

Il materializzarsi del progetto SCO significa la sconfitta di Washington, per cui si spiega l’interesse USA per gli sviluppi iraniani e si comprende come questo paese sia uno dei campi sui quali si sta giocando una partita mondiale. L’emergere di un polo asiatico integrato a livello energetico, commerciale e finanziario, in grado di estromettere il dollaro dalle proprie transazioni interne, rappresenta per l’Iran una speranza di affrancarsi dalle sanzioni USA, speranza condivisa dalla Russia.

Sotto sanzioni via via più oppressive fin dalla sua fondazione nel 1979, la Repubblica Islamica ha sempre oscillato fra Est e Ovest: il tramonto delle speranze di un’integrazione con l’Occidente ha spinto l’Iran a guardare sempre più verso l’emergente continente asiatico.

Il NYT ha chiesto di rovesciare il governo legittimo dell’Iran nell’editoriale intitolato: “Come gli Stati Uniti possono aiutare a sostenere le donne iraniane che chiedono il cambiamento”. Sopprimendo la realtà su settimane di proteste made in USA, il Times ha esortato “gli Stati Uniti e i suoi alleati” ad agire contro ciò che chiama falsamente “una teocrazia tirannica.” E Biden ha affermato che “gli Stati Uniti imporranno ulteriori costi a coloro che si macchieranno di violenze contro pacifici manifestanti”, concludendo che “continueremo… ad appoggiare il diritto degli iraniani a protestare liberamente”.

Vive negli USA l’autoproclamata leader del movimento contro l’hijab, Masih Alinejad, che da almeno 8 anni esorta dall’estero le donne iraniane a rivoltarsi contro l’uso del velo: Alinejad ha ricevuto $488,000 dal governo solo nel 2022.

Ma Washington ha un altro importante alleato in Iran: i Mojahedin-e Khalq (MEK), movimento islamo-marxista che, dopo aver preso parte alla rivoluzione del 1979, divenne nemico acerrimo della neonata Repubblica Islamica: alcuni membri del MEK sono stati addestrati dalle forze speciali USA nel deserto del Nevada a partire dal 2005 e il gruppo ha collaborato con Israele nella campagna di omicidi mirati contro gli scienziati nucleari iraniani. Oggi il MEK opera da “Camp Liberty”, una base fortificata messa a disposizione dagli USA in Albania, dalla quale vengono organizzate le operazioni contro la Repubblica Islamica (inclusa l’infiltrazione dei movimenti di protesta).

Russia, Cina, Iran: gli USA del guerrafondaio Biden riusciranno a gestire un fronte così largo?

FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/pfbid0DgEhy8RV7paHxLXoeHGY6Dn6zvNorHPwwb7X66xmrXYBnpkmMqjT1uvSWU4KV68Hl

 

 

 

RICORDARE DAPHNE CARUANA GALIZIA

Pino Cabras 13 10 2022

https://www.facebook.com/PinoCabrasAlternativa/posts/pfbid02a5RDocKdeCo4PQN7tmAHiJ6iFms3AQwCkQFZLAPKYFdYPze1rNpCyyzX5MuBmQtZl

LA VALLETTA – Proprio in questi giorni, qui a Malta, si moltiplicano le attenzioni per una ricorrenza tragica, quella dell’attentato dinamitardo che nel 2017, proprio a metà ottobre, uccise la giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia. Aggiungo un mazzo di fiori ai tanti già depositati e alle candele accese nei pressi del Monumento al Grande Assedio vicino alla Corte di Giustizia.

Daphne fu definita come una sorta di Wikileaks incarnato. Le sue rivelazioni scoperchiavano tutta la faccia oscura del potere che accompagnava alla stessa velocità il luminoso sviluppo di Malta del XXI secolo. Lo stesso Julian Assange – al quale la versione globale di quella faccia oscura del potere oggi impone torture e un percorso giudiziario killer – aveva offerto una ricompensa di 20mila dollari a chi avesse procurato informazioni utili alla condanna degli assassini di Caruana Galizia.

Tra i tanti cartelli, leggo quello che riporta una frase densa pronunciata da questa cronista coraggiosa:

“Conosci i tuoi diritti, conosci le tue libertà civili, conosci i principi fondamentali del pensiero e del comportamento democratico e non cedere mai all’autorità solo perché è autorità. Questo è il pensiero che alimenta e abilita il totalitarismo”.

Mi pare l’essenza della critica che possiamo rivolgere a tutto l’impianto della comunicazione contemporanea, che oggi si fa totalitaria a partire dalla prospettiva della guerra.

Questo coraggio può fruttificare.

FONTE: https://www.facebook.com/PinoCabrasAlternativa/posts/pfbid02a5RDocKdeCo4PQN7tmAHiJ6iFms3AQwCkQFZLAPKYFdYPze1rNpCyyzX5MuBmQtZl

 

 

 

 

11/9 Anno Venti. Oggi tutto conferma le tesi di Thierry Meyssan

Contestando la versione ufficiale degli attentati dell’11/9, Thierry Meyssan innescò un dibattito mondiale. Ma il suo libro era di più: prediceva l’evoluzione degli USA dopo quegli atti criminali

11/9 Anno Venti. Oggi tutto conferma le tesi di Thierry Meyssan

Redazione

9 Settembre 2021

di Thierry Meyssan.

A fine 2001 pubblicai una serie di articoli sugli attentati dell’11 Settembre e, a marzo 2002, un libro [1] − tradotto in 18 lingue − che metteva in discussione la veridicità della versione ufficiale, aprendo un dibattito a livello mondiale. La stampa internazionale si rifiutò però di analizzare le mie argomentazioni e lanciò una campagna denigratoria in cui mi si accusava di «dilettantismo» [2], di «complottismo» [3], nonché di «negazionismo» [4].

Il giorno stesso degli attentati, sulla rete televisiva newyorkese Canal 9, il promotore immobiliare Donald Trump definì la versione ufficiale del crollo delle torri una «menzogna». Trump è in seguito entrato in politica ed è diventato presidente degli Stati Uniti. Con l’amico generale Michael T. Flynn si è assunto l’impegno di fare piena luce sull’11 Settembre. Trump ha diviso l’opinione pubblica statunitense, ma non ha affatto conseguito l’obiettivo.

Ma, soprattutto, le autorità USA e i loro seguaci ridussero la mia ricerca alle prime pagine del libro: la contestazione della versione ufficiale degli attentati. Si trattava invece di un’opera di scienze politiche, di denuncia di quel che gli attentati sotto falsa bandiera avrebbero reso possibile: il controllo delle popolazioni occidentali e la guerra senza fine nel Medio Oriente Allargato. Ora in questo articolo passo in rassegna ciò che negli ultimi vent’anni è emerso sugli attentati, ma principalmente riscontro l’esattezza delle mie previsioni del 2002.

Sceicco Zayed, presidente degli Emirati Arabi Uniti, fece tradurre e stampare “L’incredibile menzogna”; ne regalò 5 mila copie con dedica a personalità del mondo arabo.

IL BUCO NERO DELL’11 SETTEMBRE

Se ci chiedono cos’è accaduto l’11 Settembre, tutti rivediamo le immagini degli attentati delle Twin Towers e del Pentagono. Ci siamo però dimenticati di molti altri fatti, per esempio dell’insider trading sulle azioni delle compagnie aeree colpite, dell’incendio che ha devastato l’annesso della Casa Bianca (Old Eisenhower Builging) come del crollo di una terza torre del World Trade Center.

Il fatto più stupefacente è che quasi più nessuno ricorda che, alle 10 del mattino, Richard Clarke fece scattare il Piano di Continuità del Governo [5]. Esattamente nello stesso momento il presidente Bush e il Congresso furono sospesi dalle funzioni e messi sotto protezione militare. Il presidente Bush fu portato in una base aerea del Nebraska, dove dalla sera prima si trovavano i capi delle imprese che avevano sede ai piani più alti delle Torri Gemelle [6]; i membri del Congresso furono invece portati nel mega-bunker di Greenbrier. Il potere passò al Governo di Continuità − che si trovava nel mega-bunker di Raven Rock Mountain (Sito R) [7] − e fu restituito ai civili solo a fine giornata.

Informato dallo stato-maggiore russo che un satellite aveva rilevato il lancio di un missile da un bastimento della Navy, al largo di Washington, sul Pentagono, il presidente della Federazione di Russia, Vladimir Putin, tentò di mettersi in contatto con l’omologo statunitense: non ci riuscì, non perché la rete telefonica fosse guasta, ma perché George W. Bush non era più il presidente degli USA. 

Da chi era esattamente composto il Governo di Continuità? Cosa fecero i suoi membri nelle ore in cui detennero il potere? Ancora oggi non lo sappiamo. I membri del Congresso che cercavano risposte non sono stati autorizzati a organizzare una seduta del parlamento sull’argomento.

Ovviamente la polemica sull’11 Settembre non finirà finché gli avvenimenti non saranno chiariti. La procedura messa in atto l’11 Settembre era stata concepita dal presidente Eisenhower, in un’epoca di timori di guerra nucleare: se egli stesso, i presidenti delle camere e la maggioranza dei membri del Congresso fossero stati uccisi sarebbero venuti meno i poteri costituzionali. I militari avrebbero dovuto perciò assumere la continuità di governo. Non fu in ogni caso quel che accadde l’11 Settembre: nessun parlamentare morì. Il passaggio di poteri fu perciò incostituzionale. In senso stretto si trattò di un colpo di Stato.

Jacques Chirac, presidente della Repubblica francese, si recò a New York per esprimere il proprio cordoglio alla popolazione prostrata. Alla pubblicazione de “L’incredibile menzogna”, Chirac chiese ai servizi segreti per l’estero una verifica dei dati; si rifiutò di mettere le forze armate francesi presenti in Afghanistan sotto il comando USA e di far partecipare la Francia alla “guerra senza fine” in Iraq. 

 

GLI ATTENTATI DELL’11 SETTEMBRE

Nel mio libro, nonché in seguito, avanzo un’ipotesi su quanto realmente accadde quel giorno, irrilevante però per quanto voglio dimostrare. Chi ha perpetrato questo crimine voleva provocare uno shock simile a quello di Pearl Harbor − come scrissero tempo addietro i membri del Project for a New American Century − per cambiare la vita e il funzionamento degli Stati Uniti. Così ci hanno raccontato un’inverosimile storia, che ci siamo bevuti senza battere ciglio. Ma:

 A oggi non esiste prova della presenza dei 19 pirati dell’aria che si sostiene fossero a bordo degli aerei dirottati. Costoro non figuravano sulle liste dei passeggeri diffuse il giorno stesso dalle compagnie aeree. I video dei pirati dell’aria in aeroporto non sono stati girati a New York, ma in altri aeroporti di transito.

 A oggi non esiste prova della reale esistenza delle 35 telefonate dei passeggeri dei voli dirottati [8]. Questo vale sia per la conversazione attribuita al coraggioso passeggero che avrebbe attaccato i pirati dell’aria del volo UA93, sia per la telefonata ricevuta dal Procuratore Generale degli Stati Uniti, Theodore Olson, dalla moglie a bordo del volo AA 77. Anzi, durante il processo di Zacarias Moussaoui (accusato di essere il ventesimo pirata dell’aria che non si sarebbe imbarcato) l’FBI testimoniò che i sedili degli aerei non erano dotati di telefono, quindi i passeggeri avrebbero dovuto usare telefoni cellulari, che però all’epoca non funzionavano a un’altitudine superiore a 5 mila piedi; dichiarò inoltre che i tabulati forniti dalle compagnie telefoniche non riportavano alcuna delle comunicazioni in questione, compresa quella ricevuta dal Procuratore Generale Olson.

 A oggi non esiste alcuna spiegazione fisica del crollo sulle fondamenta (ossia verticalmente) delle tre torri del World Trade Center. Le Torri Gemelle colpite dagli aerei non hanno vacillato. Tuttavia il carburante sarebbe colato lungo i pilastri e li avrebbe fatti fondere. La terza torre sarebbe stata destabilizzata dal crollo delle due a fianco. Anch’essa si sarebbe afflosciata, ma non lateralmente, bensì verticalmente. Si noti che nessuna spiegazione è stata data delle esplosioni laterali udite dai pompieri e ampiamente documentate da filmati, né dai piastri verticali sezionati invece che fusi; due prove che attestano una demolizione non accidentale, bensì controllata. Si noti peraltro che mai, né prima né dopo l’11 Settembre, è avvenuto il crollo di un grattacielo a causa di un incendio di grandi dimensioni… e che nessuno ha tratto insegnamento dall’11 Settembre e, onde evitare analoghe catastrofi, ha cambiato il metodo di costruzione di questo tipo di edifici. Infine, le fotografie dei pompieri delle “piscine” d’acciaio fuso, nonché quelle della FEMA (l’agenzia incaricata della gestione delle catastrofi) della fusione delle rocce in cui erano costruite le fondamenta sono inesplicabili secondo alla luce della versione ufficiale.

 A oggi non esiste prova che un aereo di linea abbia colpito il Pentagono. Già l’indomani, in una conferenza stampa al Pentagono, i pompieri affermarono di non aver trovato niente che potesse appartenere a un aereo. Le autorità, che si erano premurate di emettere un comunicato livoroso contro il mio libro, diedero l’annuncio del ritrovamento di molti rottami dell’aereo che sarebbero serviti a ricostruirlo in un hangar: non se n’è più parlato. Del resto, alcune famiglie dei passeggeri, dapprima scandalizzate per le mie affermazioni, hanno cambiato idea quando sono state loro restituite urne funerarie, garantendo che i corpi erano stati identificati per mezzo delle impronte digitali (che però in un incendio a tali temperature sarebbero state completamente distrutte). Alcune famiglie hanno rifiutato l’impegno alla riservatezza a cospetto di un cospicuo indennizzo.

Fidel Castro, comandante della Rivoluzione cubana, ha difeso le tesi di Thierry Meyssan. 

 

SORVEGLIANZA GENERALIZZATA DELLE POPOLAZIONI OCCIDENTALI

Nei giorni successivi agli attentati l’amministrazione Bush ha fatto votare al Congresso una normativa contro il terrorismo, l’USA Patriot Act. Un testo molto voluminoso, redatto nei due anni precedenti dalla Federalist Society (di cui il Procuratore Generale Theodor Olson e il ministro della Giustizia John Ashcroft erano membri), che sospende la Dichiarazione dei Diritti (Bill of Rights) nelle vicende di terrorismo.

Gli Stati Uniti nascono dallo scontro di due fazioni. La prima, guidata da Alexander Hamilton, redasse una Costituzione che istituiva un sistema simile alla monarchia britannica, ma con i governatori in luogo dei nobili. La seconda, attorno a Thomas Jefferson e James Madison, accettò la Costituzione soltanto dopo gli emendamenti finalizzati a prevenire ogni uso della Ragion di Stato. La sospensione di questi dieci emendamenti, chiamati la “Dichiarazione dei Diritti”, altera l’equilibrio sul quale gli Stati Uniti furono fondati, attribuendo maggiori poteri al primo gruppo, i discendenti dei Padri Pellegrini, puritani esiliati dall’Inghilterra. Il presidente Bush è discendente diretto di uno dei 41 firmatari del Patto del Mayflower (1620).

Per l’applicazione dell’USA Patriot Act fu istituito un nuovo ministero, il dipartimento per la Sicurezza della Patria (Homeland Security Departement), che ha assorbito alcuni organismi già esistenti. Si è dotato di una polizia politica, in grado di spiare ogni cittadino. Secondo la rivelazione del 2011 del Washington Post, ne fanno parte 835 mila funzionari, di cui 112 mila in incognito [9]: una spia ogni 370 abitanti. Gli Stati Uniti sono il Paese più orwelliano del pianeta. La modalità operativa di questo dipartimento è stata rivelata nel 2013 da Edward Snowden, il quale non si è accontentato d’informazioni sul sistema di intercettazioni nella NSA all’estero, ha soprattutto divulgato informazioni sul sistema di sorveglianza di massa interna agli Stati Uniti. Oggi Snowden è un rifugiato politico che vive in Russia.

Sebbene sia un fatto meno documentato, questo sistema si è esteso progressivamente a tutti gli Stati occidentali, attraverso i Cinque Occhi [10] e la NATO.

Hugo Chávez, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, ha fatto votare dal parlamento una mozione a sostegno della tesi dell’Incredibile menzogna. 

 

LA «GUERRA SENZA FINE»: DALL’11 SETTEMBRE ALLA CADUTA DI KABUL

Un mese e mezzo dopo gli attentati, il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld istituiva l’Ufficio per la Trasformazione della Forza (Office of Force Transformation) e lo affidava all’ammiraglio Arthur Cebrowski. L’obiettivo era cambiare la funzione stessa delle forze armate. La dottrina Rumsfeld/Cebrowski [11] è una riforma importante quanto l’istituzione del Pentagono dopo la crisi del 1929. La sfida è ora l’adattamento al capitalismo finanziario: gli Stati Uniti non vorranno più vincere le guerre, cercheranno invece di farle durare il più a lungo possibile. Questo è il significato dell’espressione «guerra senza fine» usata dal presidente Bush. L’obiettivo sarà distruggere le strutture statali locali per poter sfruttare le ricchezze naturali senza dover incorrere in un controllo politico; obiettivo efficacemente sintetizzato dal colonnello Ralph Peters: «La stabilità è il nemico dell’America» (Stability: America’s ennemy) [12].

È esattamente quanto accaduto in Afghanistan. La guerra è iniziata subito dopo l’11 Settembre. Doveva durare poche settimane, ma non si è mai interrotta. La recente vittoria dei talebani è stata organizzata dagli stessi Stati Uniti per prolungare ulteriormente il conflitto. Infatti il presidente Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti non sono andati in Afghanistan per costruire uno Stato, a differenza di quanto fecero alla fine della seconda guerra mondiale in Germania e Giappone. Nell’incontro a Ginevra con Vladimir Putin, Biden aveva respinto il concetto di guerra senza fine; ora però l’ha rilanciata, allineandosi, come Barack Obama, alla dottrina Rumsfeld/Cebrowski.

Nessun conflitto iniziato dopo l’11 Settembre è terminato: l’instabilità domina in Iraq, Libia, Siria, Yemen e Libano. Si possono definire questi conflitti “guerre civili” e accusare i leader di questi Paesi di essere dittatori, oppure rinunciare a qualsiasi spiegazione, ma è innegabile che, prima dell’intervento occidentale, erano Paesi stabili e che, quando ebbero inizio le loro disgrazie, la Libia di Gheddafi e il Libano di Aoun erano alleati degli Stati Uniti.

Il vicepresidente Dick Cheney costituì alla Casa Bianca un gruppo segreto, incaricato di delineare l’evoluzione della politica nazionale per l’energia (National Energy Policy Development). Cheney era convinto che nel medio termine ci sarebbe stata penuria di petrolio. Ed è questo il motivo che ha indotto gli Stati Uniti a distruggere altri Stati: per poterne sfruttare a termine il petrolio; a scadenza, non immediatamente. La dottrina Rumsfeld/Cebrowski afferma anche che non bisogna combattere le potenze globalizzate, quali Russia e Cina. Bisogna invece consentir loro di accedere alle ricchezze naturali conquistate, costringendole però a versare diritti di sfruttamento agli Stati Uniti.

Pubblicando moltissimi rapporti interni delle forze armate USA, Julian Assange non ha rivelato informazioni sensibili, però dall’insieme emerge che il Pentagono non ha mai voluto vincere le guerre post-11 Settembre. Assange è stato perseguitato sino a perdere la ragione.

Per gestire bene queste guerre il Pentagono si è segretamente dotato di Forze Speciali clandestine: 60 mila soldati senza uniforme [13] in grado di uccidere senza lasciare traccia chiunque e ovunque si voglia. Bob Woodward ha rivelato l’operazione “Matrice dell’attacco mondiale”, decisa tre giorni dopo gli attentati [14]. Wayne Madsen ha pubblicato il nome delle prime vittime in Papuasia, Nigeria, Indonesia e Libano [15].

Alla tribuna delle Nazioni Unite, il presidente della Repubblica Islamica d’Iran, Mahmoud Ahmadinejad, ha spiegato che, poiché l’11 Settembre era pretesto per fare guerre, non poteva più essere considerato affare interno degli USA. Evitando di schierarsi, ha però chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta internazionale per far luce su quanto accadde.

CONCLUSIONE

La storia degli ultimi vent’anni conferma tutte le mie previsioni. Purtroppo sono rari coloro che hanno compreso l’evoluzione del mondo. La maggior parte delle persone rifiuta di collegare le singole rivelazioni e di prendere atto della responsabilità delle democrazie occidentali nei crimini compiuti nel Medio Oriente Allargato.

Il problema è sempre lo stesso: non vogliamo ammettere che il criminale sia così vicino a noi.

Traduzione
Rachele Marmetti

NOTE:

[1L’incredibile menzogna. Nessun aereo è caduto sul Pentagono, di Thierry Meyssan, Fandango Libri, 2002. Seconda edizione riveduta e corretta L’Effroyable imposture suivie de Le Pentagate con la prefazione del generale Leonid Ivashov, che l’11 settembre 2001 rivestiva la carica dicapo di stato maggiore ad interim delle forze armate russe l’11 settembre 2001, Demi-Lune, 2006.

[2Secondo i miei detrattori non mi sono recato sul luogo degli attentati, come avrebbe dovuto fare un vero giornalista. Ebbene, le tre scene del crimine furono immediatamente dichiarate “segreto militare”. Per anni nessun giornalista di nessun giornale fu autorizzato ad accedervi. L’epiteto di “dilettantismo” dovrebbe perciò valere non solo per me, ma per tutti coloro che esercitano la mia professione.

[3Il termine “complottismo” si riferisce a chi mette in discussione la teoria ufficiale del tiratore solitario che avrebbe ucciso il presidente Kennedy. Denunciano invece un complotto per eliminare il presidente.

[4Io nego in effetti la versione ufficiale. Ma il termine “negazionismo” si riferisce a una corrente di estrema destra, le cui idee non ho mai smesso di combattere, che nega la volontà dei nazisti di compiere il genocidio degli ebrei d’Europa.

[5Against All Enemies, Inside America’s War on Terror, Richard Clarke, Free Press, 2004.

[6Come ogni anno Warren Buffet (all’epoca l’uomo più ricco del pianeta) organizzava una cena di beneficienza in Nebraska. La cena, diversamente da quelle dei due anni precedenti, non si tenne in un grande hotel, ma in una base militare. I capi d’impresa invitati misero in congedo la maggioranza dei dipendenti di New York. Questo spiega il numero relativamente basso dei morti nel crollo delle prime due torri.

[7A Pretext for War: 9/11, Iraq and the abuse of America’s intelligence agencies, James Bamford, Anchor Books (2004).

[811/09, chi ha inventato le false telefonate dagli aerei?”, di Giulietto Chiesa, Megachip-Globalist (Italia) , Rete Voltaire, 23 luglio 2013.

[9Top Secret America : The Rise of the New American Security State, Dana Priest & William M. Arkin, Little, Brown and Company (2011).

[10I “Cinque Occhi” sono l’alleanza dei servizi d’intercettazione e di localizzazione di Australia, Canada, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Regno Unito, creata nel 1941 dalla Carta Atlantica.

[11La dottrina Rumsfeld/Cebrowski”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 25 maggio 2021.

[12“Stabiliy American’s Ennemy”, col. Ralph Peters, Parameters #31-4 (winter 2001).

[13“Exclusive : Inside the Military’s Secret Undercover Army”, William M. Arkin, Newsweek, May 17, 2021.

[14Saturday, September 15, At Camp David, Advise and Dissent, Bob Woodward & Dan Balz, Washington Post, January 31, 2002.

[15«J’accuse – Bush’s Death Squads», Wayne Madsen, Makingnews.com, January 31, 2002.

Fonte: https://www.voltairenet.org/article213885.html

FONTE: https://megachip.globalist.it/zero-11-settembre/2021/09/09/11-9-anno-venti-oggi-tutto-conferma-le-tesi-di-thierry-meyssan/

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Paola Egonu va a giocare in Turchia: contratto faraonico nel Paese meno etico di tutta Europa 

Neanche il tempo di piangere per i presunti “insulti razzisti” che le sono stati rivolti alla fine della finale per il terzo posto poi vinta contro gli Stati Uniti che Paola Egonu ci ricasca: o per meglio dire è caduta in piedi. La giovane pallavolista italiana considerata la più forte del mondo andrà a giocare in Turchia, e come tale verrà pagata con un contratto faraonico, circa un milione di euro, più del doppio dei 400.000 che guadagna oggi. Nulla di male se non che la Turchia è al penultimo posto tra i Paesi europei in termini di diritti LGBT.

Neanche il tempo di piangere per i presunti “insulti razzisti” che le sono stati rivolti alla fine della finale per il terzo posto poi vinta contro gli Stati Uniti che Paola Egonu ci ricasca: o per meglio dire è caduta in piedi. La giovane pallavolista italiana considerata la più forte del mondo andrà a giocare in Turchia, e come tale verrà pagata con un contratto faraonico, circa un milione di euro, più del doppio dei 400.000 che guadagna oggi. Nulla di male se non che la Turchia è al penultimo posto tra i Paesi europei in termini di diritti LGBT.

Paola Egonu in Turchia, nel Paese meno etico d’Europa

Un controsenso ripensando alla sua sfuriata di qualche giorno fa che le è valsa una chiamata dalll'(ex) premier Mario Draghi che l’ha definita orgoglio nazionale e il supporto di Enrico Letta, sempre alla ricerca di un nuovo leader in vista del nuovo congresso del Pd. La giovane Egonu andrà a giocare tra le fila del VakifBank, ad Istanbul, prendendosi una pausa dalla Nazionale su cui prenderà una decisione a gennaio, ha detto.

Lascerà Conegliano, la squadra dove gioca attualmente per andare nella vera e propria corazzata d’Europa guidata da un italiano, Giovanni Guidetti. Quest’ultimo in merito alla decisione ha detto: “Questa esperienza sarà perfetta per lei. Riscoprirà il piacere di fare la spesa o mangiare una pizza con gli amici, senza essere infastidita. Credo che sia il posto giusto per lei“. La sua squadra negli ultimi cinque anni ha vinto tutto in patria come in Europa fino al trionfo iridato del Mondiale per Club.

I turchi hanno vinto la Champions League nell’ultima annata agonistica ed il 29 ottobre saranno attesi dal derby col Fenerbahce, primo banco di prova per Egonu, che di certo ha dimostrato di saper reggere la pressione, meno fuori dal campo. Guidetti ha anche aggiunto: “Siamo abituati a gestire fenomeni mediatici. So che Paola non sta passando un periodo facile, purtroppo lo sport è così. La posso capire benissimo, sta accadendo anche a me con la Turchia, dopo il Mondiale”.

FONTE: https://www.ilgiornaleditalia.it/news/cronaca/416695/paola-egonu-turchia-contratto-paese-meno-etico-europa.amp

 

 

BELPAESE DA SALVARE

IL “FISHING LEGALE” DEVASTA I CONDOMINI

di Ruggiero Capone

Sappiamo bene che c’è stato un inizio di società organizzata, secondo la vulgata sarebbe cominciato tutto con la tribù. Quest’ultima, in caverna od in tenda, comunque non era esente da liti tra i propri componenti. L’uomo di fatto è competitivo, egoista e litigioso. “Homo homini lupus” sentenzierebbe il buon Plauto. Come dare torto all’antica saggezza? Anzi si è un po’ tutti tentati dall’auspicare che il nuovo Parlamento metta finalmente fine alla litigiosità giudiziaria degli italiani, perché oltre ai nemici internazionali (quelli che vorrebbero depredare i cittadini di risparmi ed immobili) ci sono anche quelli interni, ovvero: tribunali, avvocati, amministrazioni condominiali ed agenzie immobiliari specializzate nel creare contenziosi. Così oltre alle tasse sulla rendita degli immobili (eventualmente affittati), all’Imu, alla Tari, alle spese di manutenzione (ordinaria e straordinari), al condominio ed alle utenze, da vari anni sono cresciute in maniera esponenziale le spese legali. Queste ultime affliggerebbero secondo le ultime stime la metà dei condomini italiani, ovvero circa il cinquanta per cento degli edifici con più di dieci condòmini. E non va certo meglio a chi vive in soluzione indipendente: anche ville e proprietà rurali hanno visto incrementare le liti tra confinanti, che si aggiungono nei tribunali ai vecchi contenziosi che si rinnovano da decenni. E perché basta un atto, anche una semplice notifica, perché la lite tra confinanti si reiteri nel tempo, di decennio in decennio. Ne sanno qualcosa i vecchi avvocati che hanno mantenuto gli studi grazie alle liti tra agricoltori, che invece di trovare un logico accordo preferivano impuntarsi su labili servitù di passaggio o su discutibili confini fatti con siepi e pietre messe lì dalla notte dei tempi. La versione aggiornata, cibernetica ed urbana del vecchio avvocato di paese e di campagna è rappresentata da professionista del “fishing legale”. Ma andiamo con ordine, sperando che qualche deputato volenteroso possa lavorare ad una legge che sgombri i tribunali dalle liti: anche questo darebbe pace agli italiani.
Iniziamo col dire che, il “phishing” (o “fishing”) finanziario fa pesca a strascico di risparmiatori ed investitori, quello informatico dei dati degli utenti e dei loro gusti in rete, mentre quello legale è operato soprattutto dagli studi legali specializzati nel creare liti condominiali. Fino ad una decina d’anni fa c’erano studi legali che avevano trovato grandi fonti di guadagno nell’infortunistica stradale, incidenti, tamponamenti e risarcimento danni che davano da vivere (ed arricchivano) avvocati e tutta una sequela di addetti ai lavori. Poi le assicurazioni hanno alzato la guardia, e messo in campo una lunga serie di antidoti. Oggi lucrare sui sinistri stradali è diventato arduo, perché le assicurazioni sono un grosso pescecane, mentre i tanti avvocati a caccia di sinistri un esercito di lillipuziani. Ma con la riforma del condominio d’una decina d’anni fa le attenzioni di chi crea e vive di liti si sono spostate sui condomini. In meno d’un decennio si sono centuplicate le spese legali nelle cause tra condominio e condòmini, tra condòmini e condòmini e tra condomini e confinanti. Del resto la giustizia (tribunali ed avvocati) si deve sostenere, e bussare alle porte della giustizia ha sempre avuto un costo, che negli ultimi anni è esploso. In genere chi si rivolge al tribunale è tenuto ad anticipare spese di giustizia sotto forma di contributi unificati, marche da bollo, notifiche, parcelle legali. Il singolo potrebbe anche decidere d’evitare spese e lungaggini, mentre nei condomini è sufficiente una società specializzata in amministrazioni che il problema legale viene fatto spuntare dal nulla, quindi ingigantito: lo studio legale pronto ad affrontare il problema viene presentato direttamente alla prima riunione di condomino in calendario.
Così una lite bonaria, di quelle che un tempo si risolvevano col buonsenso, viene per “dovere della corretta amministrazione” trascinata nelle aule di giustizia, ed i condòmini ob torto collo costretti a pagare le spese previste dalla legge. Ovviamente le società specializzate in amministrazioni mandano nelle assemblee i loro migliori conferenzieri (che quasi sempre sono giovani avvocati) che spiegano come le spese legali anticipate verrebbero un dì recuperate grazie al meccanismo della soccombenza: è una legge italiana (art. 92 c.p.c.) secondo la quale chi perde paga anche le spese legali della controparte, nonché tutti gli eventuali costi accessori sopportati negli anni. Ma il più delle volte il giudice ritiene che le ragioni della parte soccombente non siano del tutto infondate, così compensa le spese: svanisce il sogno di non dover pagare il proprio avvocato in forza della ragione sciorinata nella varie riunioni di condominio. Di fatto in ogni processo la soccombenza è reciproca, e le uniche cause vinte sono quelle che non s’iniziano mai.
Il problema è che sempre più spesso le cause non nascono per eventuali recuperi di crediti condominiali, ma per motivi inventati e trasformati in essenziali da abilissimi avvocati amici delle amministrazioni. Così in metropoli come Roma capita che il nuovo amministratore trovi conveniente far intervenire un proprio avvocato di fiducia per far causa alla vecchia amministrazione, come anche avviare liti tra la scala A e la scala B, e perché l’una possa accusare l’altra (e viceversa) di non avere a norma ascensore, grondaie, caditoie, e chi più ne ha più ne metta. Viene detto ai condomini che la nuova amministrazione porterà loro una ventata di legalità, che il vecchio amministratore verrà chiamato a rendere il maltolto e, soprattutto, che finalmente è iniziata la guerra santa tra scala A e scala B. I condomini ci credono, seguono i dettami dell’amministrazione come pecore il pastore. Anzi, aumentano anche le telefonate di delazione all’amministrazione, per riferire che il signore del terzo piano monta in ascensore senza mascherina o che la signora del piano terra oltre al cagnolino ha adottato anche un enorme gatto.
Ultimamente, in forza del famigerato “110%” e dei vari aiutini e contributi pubblici, sono numerosi anche i casi di condomini che fanno causa ai singoli condòmini che si sono opposti alle agevolazioni ed ai lavori d’efficientamento energetico. Così pacifici condomini sono assurti a campi di Marte. E vengono indette riunioni straordinarie di condominio per valutare con ingegneri ed avvocati il danno recato all’intera comunità condominiale dal singolo che s’è opposto al “110%” o, peggio, che non ha permesso l’accesso del palazzo al beneficio perché cittadino non in regola fiscalmente e giudiziariamente, con debiti verso banche e, soprattutto, con casa catastalmente difforme. Durante le riunioni condominiali al tapino sarà stato augurato di tutto, dall’ergastolo alla pena di morte o, più semplicemente, “che il Covid se lo porti via”.
Ovviamente nelle controversie tra condominio e singolo condòmino si viene a creare una situazione del tutto particolare: perché l’intero condominio ricorre in tribunale contro un componente dello stesso ente, così sul condòmino bastian contrario peseranno anche le spese legali della causa contro lui intentata. E quando si finisce in giudizio, condòmino e condominio finiscono per diventare due parti processuali distinte e separate. La legge è severa e parla chiaro, perché nel momento in cui il condòmino si distacca dalla volontà assembleare (anzi si pone contro di essa) per la giustizia diventa una parte del tutto diversa dal condominio, anzi un vero e proprio nemico della volontà assembleare. Un autonomo centro di interessi che si contrappone al progresso condominiale, al “110%”, alla messa a norma europea del palazzo, che certamente vive non confortato da elettrodomestici in giusta classe energetica ed euro… insomma un anarchico che rema contro l’omologazione ed il conformismo condominiale.
Ultimamente le liti per i motivi succitati hanno numericamente raggiunto la percentuale dei recuperi crediti condominiali per quote, riscaldamento, pulizia e manutenzioni ordinarie. Ma tutto fa brodo, tutto assurge ad illecito civile: questo permette a Stato e legali di lucrare sulla casa, già devastata da tantissimi oneri e balzelli. Molte case gravate da cause diventano invendibili: perché i proprietari perdono il controllo delle scadenze, dei vari iter burocratici, anche l’Agenzia delle Entrate fa la sua parte e, naturalmente, l’amministrazione condominiale fa presente ad eventuali acquirenti la presenza di contenziosi legali. Ovviamente l’amministratore non rilascia liberatorie per via delle cause in essere, ed i notai stipulano con difficoltà o sconsigliano l’acquisto. Eppure la maggior parte dei contenziosi condominiali nasce per futili motivi, liti temerarie e proditorie. Eppure un colpo di spugna, una volontà politica, potrebbe liberare i tribunali italiani da tutto questo ciarpame. Perché non può essere che nei tribunali non vengano ammesse le parti civili per stragi e disastri (Ponte Morandi e rogo di Viareggio) ed invece milioni di cittadini innocui debbano subire torture economiche per presunte molestie od incomprensioni varie. Di quanto è narrato L’Opinione ne aveva parlato con Alfredo Biondi che, giurista e già ministro della Giustizia, considerava questo tipo di liti tra gli inutili pesi sul cittadino. Ci aspettiamo dal prossimo governo una stretta sulle liti temerarie, sulla pesca a strascico subita dall’uomo di strada. Un governo di pacificazione dovrebbe chetare le pretese erariali e giudiziarie.

FONTE: https://www.lapekoranera.it/2022/10/19/il-fishing-legale-devasta-i-condomini/

 

 

 

“Distacchi di corrente nelle case”. Cattaneo svela i piani segreti del governo: Ecco come e quando (VIDEO)

Pubblicato il 19/10/2022

Flavio Cattaneo, fondatore e vicepresidente di Italo, è stato ospite a “DiMartedì“ (https://www.la7.it/dimartedi/video/lintervista-a-flavio-cattaneo-19-10-2022-456307), il programma condotto da Giovanni Floris su LA7, martedì 18 ottobre. E ha lanciato un allarme che ha fatto sobbalzare sulla sedia tutti i telespettatori: “Ci saranno possibili distacchi di energia”. In che senso? Cattaneo svela i piani segreti del governo per i mesi invernali. Il dirigente aziendale ha spiegato che le bollette dell’energia elettrica aumentano in proporzione all’aumento del gas, anche se si produce energia elettrica rinnovabile, perché il prezzo sul mercato è fatto su quello del gas che prima aveva un costo basso, adesso alto. “Essenzialmente il mercato sconta una carenza legata alla guerra” ha sottolineato l’imprenditore ribadendo che il punto è sempre l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le sanzioni decise da Europa e Italia che stanno aggravando l’approvvigionamento energetico. Ma c’è di più.

Cattaneo parla di possibili blackout e fa capire di non essere sereno per i mesi più freddi: “Abbiamo di fronte a noi l’inverno e non è detto che non ci sia una riduzione ulteriore delle forniture russe che potrebbero portare a una mancanza di gas. È per questo che sono stati fatti piani di emergenza. Se le forniture diminuiscono ancora diventando insufficienti a soddisfare la domanda, bisogna consumare meno e arrivare ai razionamenti”. Lo scenario peggiore, ma possibile. “I distacchi programmati, tecnicamente si chiamano PES – ha rivelato Cattaneo – Quindi la gente a casa avrà o un’energia più debole come negli anni ’70 o ’60 oppure i distacchi che è l’ultima ratio: l’energia presente in determinate ore e in altre no”.

Il conduttore Floris ha avuto un sussulto di preoccupazione: “Addirittura niente energia nelle case?”, Cattaneo risponde: “È un elemento al limite, ma previsto nei piani perché il Paese deve andare avanti. Si salvaguardano le situazioni di carattere sociale, sanitario e industriale e si leva ad altri – ha dichiarato -. O usiamo il forno o ci asciughiamo i capelli. Stiamo parlando di un’ipotesi, vedremo”.

E quando potrebbe succedere? A gennaio e febbraio: dipenderà se gli stoccaggi risulteranno sufficienti o no a coprire il fabbisogno. Flavio Cattaneo ha infatti avvertito: “Quando sui giornali si leggono le quantità di gas presenti negli stoccaggi non si deve pensare che siano tutte effettivamente disponibili. Una parte non è utilizzabile perché serve a dare pressione a quella disponibile”. È allarme rosso, prepariamoci.

FONTE: https://www.ilparagone.it/attualita/cattaneo-blacout-distacchi-corrente/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

Gli Stati Uniti/NATO (con l’aiuto del WEF) spingono per una carestia globale nel Sud del mondo?

Gli Stati Uniti/NATO (con l’aiuto del WEF) spingono per una carestia globale nel Sud del mondo?

La guerra per procura in Ucraina sta anticipando qualcosa di più grande, vale a dire una carestia mondiale e una crisi dei cambi per i paesi con deficit alimentare e petrolifero?  

Dato che carestie e sconvolgimenti economici rischiano di far morire molte più persone che la guerra in Ucraina, è lecito chiedersi se questa guerra per procura non sia parte di una strategia più ampia per mantenere il controllo degli Stati Uniti sul commercio e sui pagamenti internazionali.  Stiamo assistendo a una presa di potere che si basa sulla strumentalizzazione finanziaria da parte dell’area del dollaro statunitense contro il Sud del mondo e l’Europa occidentale.  Senza il credito in dollari degli Stati Uniti e del Fondo Monetario Internazionale (sua emanazione), com’è possibile che gli Stati possano restare a galla? Fino a che punto si spingeranno per impedire la de-dollarizzazione e impedire a quegli stati di uscire dall’orbita economica degli Stati Uniti d’America?

Non è solo la strategia americana da Guerra Fredda a voler strumentalizzare le carestie e le crisi petrolifere e delle bilance dei pagamenti. Il World Economic Forum di Klaus Schwab è preoccupato dalla sovrappopolazione mondiale (leggasi sovrappopolazione del tipo “sbagliato” di persone). Bill Gates, il filantropo di Microsoft (eufemismo per rentier monopolista) ha spiegato che “la crescita della popolazione in Africa è una sfida”. Già nel 2018 la sua fondazione di lobbying spiegava nel rapporto “Portieri” che “secondo i dati delle Nazioni Unite, l’Africa dovrebbe rappresentare oltre la metà della crescita della popolazione mondiale tra il 2015 e il 2050. Le proiezioni indicano il raddoppio della popolazione entro il 2050”, e che “nelle sole Repubblica Democratica del Congo e Nigeria ci sarà oltre il 40% della popolazione mondiale in condizioni di povertà estrema…”.[1]

Gates intenderebbe ridurre l’incremento demografico del 30% facilitando l’accesso alla contraccezione e all’istruzione, in modo da “consentire a più ragazze e donne di frequentare la scuola più a lungo e di avere figli più tardi”. Ma, con le previste crisi petrolifere e alimentari sullo sfondo, che graveranno sui bilanci statali, è veramente possibile mettere in atto politiche di questo genere?

I modelli neoliberisti dell’economia non tengono conto del crollo demografico causato dalle loro politiche. Ma la tendenza è così universale e simile che ovviamente fa parte del danno collaterale della politica statunitense. La domanda è: è più di una semplice “negligenza benigna”? A che punto la politica di spopolamento prende coscienza? Basta guardare al disastro del Baltico. Dal 1991 le popolazioni di Lettonia, Estonia e Lituania sono diminuite di oltre il 20%, principalmente perché la popolazione in età lavorativa ha dovuto emigrare nel resto d’Europa per trovare lavoro. La politica neoliberista uccide – come il mondo ha visto in Russia dopo il 1991, è poi accaduto anche in Ucraina.

Sia in America Latina che in diversi paesi asiatici c’è il problema dell’aumento dei prezzi delle importazioni, causato dalla pretesa della NATO di isolare la Russia. Il capo di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, ha recentemente fatto notare ai partecipanti ad una conferenza di investitori di Wall Street che le sanzioni causeranno un “uragano economico” globale [2]. L’avvertimento echeggia quello dell’amministratrice delegata del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, dello scorso aprile, secondo la quale “siamo di fronte ad una crisi sopra un’altra crisi”. Rilevando che la pandemia da Covid è culminata con l’inflazione, e che la guerra in Ucraina “ha peggiorato le cose e minaccia di aumentare ulteriormente la disuguaglianza”, ha poi concluso che “le conseguenze economiche della guerra si sono fatte sentire velocemente e lontano, ben oltre i paesi circostanti, e sta colpendo più duramente le persone più vulnerabili del mondo. Già prima c’erano centinaia di milioni di famiglie alle prese con redditi sempre più bassi e prezzi sempre più alti dell’energia e del cibo”. [3]

L’amministrazione Biden ha accusato la Russia di avere compiuto un’aggressione non provocata. Ma è stato il suo governo, con le pressioni sui satelliti NATO e dell’area del dollaro, che ha bloccato le esportazioni russe di grano, di petrolio e di gas. Molti paesi in deficit petrolifero e alimentare ritengono di essere principalmente vittime dei “danni collaterali” causati dalle pressioni USA/NATO.

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La carestia mondiale e la crisi della bilancia dei pagamenti sono una precisa strategia USA/NATO?

Il 3 giugno, il capo dell’Unione Africana Macky Sall, Presidente del Senegal, si è recato a Mosca per stabilire un piano che possa evitare il blocco del commercio di cibo e petrolio in Africa, senza però cadere vittima delle sanzioni USA/NATO. Il Presidente Putin ha osservato che nel 2022 per il momento “il nostro interscambio sta crescendo. Nei primi mesi di quest’anno è aumentato del 34 percento”[4]. Ma il Presidente del Senegal Sall ha espresso preoccupazione perché “le sanzioni antirusse hanno fatto  precipitare la situazione e l’accesso al grano russo, in particolare al frumento, è bloccato. E, ancora più importante, non abbiamo accesso ai fertilizzanti”.

La diplomazia americana sta costringendo a scelte di campo, per parafrasare George W. Bush, pone di fronte ad un “con noi o contro di noi”.La cartina di tornasole è se i governi sono disposti a far morire di fame i loro popoli e ad ammazzare le loro economie per via della mancanza di cibo e petrolio causati dal blocco del commercio con il nucleo eurasiatico: Cina, Russia, India, Iran e i loro vicini.

Secondo i principali media occidentali le sanzioni avrebbero lo scopo ultimo di rovesciare il governo russo. Si era contato sul fatto che il blocco delle esportazioni di petrolio, gas, cibo e altro tipo avrebbe abbassato il tasso di cambio del rublo e “fatto urlare di dolore la Russia” (così come si era cercato di fare nel Cile di Allende per preparare il terreno al colpo di Stato militare di Pinochet). L’esclusione dal sistema di compensazione bancaria SWIFT avrebbe dovuto interrompere il sistema di pagamento e le vendite della Russia, mentre il sequestro delle riserve russe di 300 miliardi di dollari in valuta estera detenute in Occidente avrebbe dovuto far crollare il rublo, e così impedire ai consumatori russi di acquistare i loro beni occidentali preferiti. L’idea (che a posteriori palesa tutta la sua stupidità) era che i russi si sarebbero ribellati a causa dell’aumento dei prezzi delle importazioni dei beni di lusso occidentali. Non solo il rublo non è affondato, ma è addirittura schizzato alle stelle, e la Russia ha subito rimpiazzato lo SWIFT con un proprio sistema collegato a quello della Cina. In più, i russi hanno iniziato a risentirsi dell’inimicizia aggressiva dell’Occidente.

A questo punto pare del tutto evidente che c’è qualcosa di sbagliato nei modelli elaborati dai gruppi di esperti dell’apparato di sicurezza nazionale statunitense. Ma quando si tratta di carestia globale, è forse all’opera una strategia più coperta e perfino a più ampio spettro? Sta cominciando ad apparire che, per tutto questo tempo, l’obbiettivo principale della guerra statunitense in Ucraina fosse quello di usarla da catalizzatore, come scusa per imporre sanzioni miranti a stravolgere il commercio mondiale di energia e cibo, e gestire la crisi risultante in modo da, non solo imprigionare l’Europa occidentale, ma anche porre di fronte alle nazioni del Sud globale la scelta “La vostra lealtà e dipendenza neoliberale, o la vostra vita” e, nel mentre, “assottigliare” quella popolazione mondiale non bianca che tanto preoccupa il signor Gates e il World Economic Forum?

Il ragionamento deve essere stato il seguente: la Russia rappresenta il 40% del commercio mondiale dei cereali e il 25% dei fertilizzanti (il 45% se si calcola anche la Bielorussia), e pertanto il ritiro dal mercato di un tale volume di cereali e fertilizzanti provocherà un aumento dei prezzi, proprio come accaduto per il petrolio e il gas. La posa di mine nei canali di uscita dai porti ucraini e nel Mar Nero, il blocco dei pagamenti verso la Russia in dollari o nelle sue valute satelliti, e l’imporre sanzioni ai paesi che commerciano con la Russia, causa ovviamente violente oscillazioni nei prezzi mondiali di granaglie ed energia.

Alla minaccia d’insolvenza nella bilancia dei pagamenti dei paesi importatori, si somma anche l’aumento del prezzo dei dollari per pagare gli obbligazionisti stranieri e le banche per i debiti in scadenza. La stretta sui tassi d’interesse operata dalla Federal Reserve ha causato un aumento del tasso di cambio del dollaro contro euro, sterlina e le valute del Sud del mondo.

Dato che l’economia globale è un sistema interconnesso, pare inconcepibile che non siano state prese in considerazione le conseguenze per i paesi al di fuori degli Stati Uniti e dell’Europa. La maggior parte delle perturbazioni si attestano nella fascia tra il 2 ed il 5 percento, ma le attuali sanzioni USA/NATO sono così diverse dai precedenti storici che gli aumenti dei prezzi saranno molto più grandi di quanto avvenuto in precedenza. Non c’è memoria di niente di simile nei tempi recenti.

Ben che vada, si tratta di un caso di grave negligenza. Ma, a un certo punto, la negligenza da benigna diventa maligna. C’è l’obbligo per le nazioni di pensare alle conseguenze delle loro politiche bellicose, esiti che devono essere ritenuti intenzionali se sono abbastanza ovvi. Nella pratica legale, la negligenza grave è punita come l’aver effettivamente provocato il danno.

I politici americani fanno piani per evitare ogni segno di riconoscere i danni collaterali (“economie esterne”) delle loro politiche. Ma tale negligenza è un pericolo per il mondo. Se il comportamento di una nazione danneggia sempre le altre nazioni, l’effetto risultante è come se lo si avesse voluto. Questo è il caso con le politiche della Guerra Fredda 2.0 americana, e con l’economia neoliberale in generale.

Considerando le incombenti interruzioni del commercio e dei pagamenti, tutto questo suggerisce che quello che a febbraio sembrava una guerra tra la Russia e l’Ucraina, possa essere in realtà l’innesco per la ristrutturazione dell’economia mondiale, tra l’altro progettata in modo da assicurare il controllo americano sull’Europa occidentale e sul Sud globale. Da un punto di vista geopolitico, la guerra per procura in Ucraina è stata anche una scusa perfetta per contrastare la Belt and Road Initiative (BRI) cinese.

Il Sud globale si trova a dovere scegliere tra: morire di fame per pagare gli obbligazionisti e i banchieri stranieri; oppure ricorrere ad un nuovo principio basilare del diritto internazionale così formulato: “Come paesi sovrani, anteponiamo la nostra sopravvivenza all’arricchimento dei creditori stranieri che hanno emesso prestiti che poi sono andati a male perché gli stessi hanno scelto di intraprendere una nuova Guerra Fredda. In quanto ai consigli nefasti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, i loro piani di austerità sono stati distruttivi invece che di aiuto. Per questo i loro prestiti sono andati a male e per questo sono diventati odiosi e noi non li ripagheremo”.

La politica della NATO non ha dato ai paesi del Sud del mondo altra scelta che respingere il tentativo di stabilire una morsa alimentare sul Sud del mondo da parte degli Stati Uniti, mediante il blocco della concorrenza russa, e quindi imponendo un monopolio sul commercio dell’energia e del grano. Il principale esportatore era il settore agricolo americano pesantemente sovvenzionato, seguito dall’altrettanto sovvenzionata Politica Agricola Comune (PAC) europea. Questi erano i maggiori esportatori di grano prima che la Russia diventasse parte del gioco. La pretesa di Stati Uniti/NATO è di ritornare alla dipendenza dall’area del dollaro e dei suoi satelliti dell’Eurozona.

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L’implicito contro-piano russo e cinese

Ciò che è necessario affinché la popolazione mondiale non statunitense/NATO sopravviva è un nuovo sistema commerciale e finanziario mondiale. L’alternativa è la carestia per la gran parte del mondo. Moriranno più persone per effetto delle sanzioni di quante non stiano morendo nella guerra in Ucraina. Le sanzioni finanziarie e commerciali sono distruttive quanto un conflitto militare. Quindi il Sud del mondo è moralmente giustificato nell’anteporre i propri interessi sovrani a quelli di chi brandisce delle vere e proprie armi finanziarie e commerciali internazionali.

Per prima cosa, bisogna rigettare le sanzioni e riorientare il commercio verso Russia, Cina, India, Iran e gli altri membri della Shanghai Cooperation Organization (SCO). Il problema è come pagare quelle importazioni, soprattutto nel caso in cui gli Stati Uniti estendano le sanzioni a tali commerci. Non c’è modo che i paesi del Sud del mondo possano pagare petrolio, fertilizzanti e cibo da questi paesi e contemporaneamente pagare i debiti in dollari, che sono l’eredità della politica commerciale neoliberista spinta dagli Stati Uniti, e soggetta al protezionismo degli Stati Uniti e dell’Eurozona.

Di conseguenza, la seconda necessità è dichiarare una moratoria, in effetti un ripudio, dei debiti da prestiti andati a male. Si tratterebbe di un atto analogo alla sospensione del 1931 delle riparazioni tedesche e dei debiti degli alleati verso gli Stati Uniti. In pratica, il pagamento dei debiti odierni del Sud del mondo costringe, di fatto, alla carestia e all’austerità.

Un terzo corollario che deriva da questi imperativi economici è quello di sostituire la Banca Mondiale e la sua politica filo-americana di dipendenza commerciale e sottosviluppo con una vera e propria Banca per l’Accelerazione Economica. Questa deve essere accompagnata da un quarto corollario, un nuovo fratello della banca che rimpiazzi il Fondo Monetario Internazionale, sia depurato dalla spazzatura economica dell’austerità e non sovvenzioni le oligarchie clientelari americane o le incursioni valutarie in quei paesi che resistono alle acquisizioni via privatizzazioni e finanziarizzazione da parte degli Stati Uniti.

Il quinto requisito è, per le nazioni, l’unione a un’alleanza militare alternativa alla NATO che permetta loro di proteggersi e di evitare di essere trasformate in un altro Afghanistan, un’altra Libia, un altro Iraq o Siria o Ucraina. Il principale deterrente a questa strategia non è il potere degli Stati Uniti, avendo questi dimostrato di essere una tigre di carta. Il problema sta solo nella consapevolezza economica e nella volontà.

 

Riferimenti

 

  1. “Bill Gates has a warning about population growth,” World Economic Forum/Reuters, September 19, 2018. https://www.weforum.org/agenda/2018/09/africas-rapid-population-growth-puts-poverty-progress-at-risk-says-gates.
  2. Lananh Nguyen, “‘It’s a hurricane.’ Bank chiefs warn of a weakening economy,”The New York Times, June 1, 2022.
  3. Kristalina Georgieva, IMF Managing Director, “Facing Crisis Upon Crisis: How the World Can Respond” April 14, 2022. https://www.imf.org/en/News/Articles/2022/04/14/sp041422-curtain-raiser-sm2022.
  4. “Putin meets with African Union Chairperson at Sochi, June 3, 2022.” Il president Sall era accompagnato da Moussa Faki Mahamat, president della Commissione dell’Unione Africana.http://en.kremlin.ru/events/president/news/68564. Per una interessante discussione sulle sanzioni, si veda https://www.nakedcapitalism.com/2022/06/sanctions-now-weapons-of-mass-starvation.html.

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 Articolo di  Michael Hudson pubblicato su Michael Hudson blog il 6 giugno 2022
Traduzione in italiano di DS per SakerItalia

FONTE: https://sakeritalia.it/economia/gli-stati-uniti-nato-con-laiuto-del-wef-spingono-per-una-carestia-globale-nel-sud-del-mondo/

 

 

 

COLPIRE L’IRAN PERCHÉ È LIBERO DAL CONTROLLO DELL’ EGEMONE USA

di Stephen Lendman

Operando come portavoce delle forze oscure dei Dem imperiali e non democratiche degli Stati Uniti, il NYT ha praticamente chiesto di rovesciare il governo legittimo dell’Iran in un editoriale intitolato: “Come gli Stati Uniti possono aiutare a sostenere le donne iraniane che chiedono il cambiamento”

Sopprimendo la realtà su settimane di proteste made in USA, in seguito alla tragica morte della 22enne Mahsa Amini – una giovane donna non maltrattata mentre era in custodia di polizia – il Times ha esortato “gli Stati Uniti e i suoi alleati” ad agire contro ciò che chiamò falsamente “una teocrazia tirannica (sic).”

Ha mentito accusando l’Iran di “violenza… sulle donne dopo” la sua rivoluzione di liberazione del 1979 – ponendo fine a una generazione di tirannia fascista installata dagli Stati Uniti (la cosa reale), il suo regno del terrore sostenuto dal Times e da altri MSM statunitensi/occidentali.

E questa la spazzatura del Times:

La Repubblica islamica “considera l’inimicizia con gli Stati Uniti e il mantenimento delle donne al loro posto come un fattore critico per la loro sopravvivenza al potere (sic).”
Più spazzatura:

“La minaccia (inventata) di un regime virulentemente antiamericano e anti-israeliano di ottenere armi nucleari è reale (sic).”

Non un briciolo di prova credibile suggerisce sforzi, o un interesse, da parte dell’Iran per sviluppare e produrre armi nucleari.

L’attuale governo della Repubblica Islamica e i suoi predecessori meritano grandi elogi per essersi apertamente opposti alla guerra globale egemonica degli Stati Uniti contro l’umanità – così come al terrore di stato dell’apartheid Israele contro milioni di palestinesi – quella che il Times e altri media MSM sostengono e incoraggiano.

Ragazze iraniane

Da quando ha liberato l’Iran dal dominio tirannico controllato dagli Stati Uniti 43 anni fa, le sue autorità al potere hanno dato priorità alla pace, alla stabilità, alle relazioni di cooperazione con altre nazioni e al rispetto del diritto internazionale.

Le azioni della Repubblica Islamica sulla scena mondiale sono opposte al modo in cui operano i regimi della NATO dominati dagli Stati Uniti: violentare e distruggere un nemico inventato dopo l’altro per controllarlo, operando in modo che le loro risorse vengano saccheggiate, la loro gente sfruttata come servi.

Un’altra grande bugia scoperta del Times:

Da quando Trump ha abbandonato l’accordo nucleare JCPOA adottato all’unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – in flagrante violazione del diritto costituzionale internazionale e statunitense – affermare che il regime di Biden e i suoi vassalli occidentali P2+1 “hanno cercato di rianimarlo” contrasta con le loro tattiche ostruzionistiche per uccidere l’affare storico una volta per tutte.

E questa spazzatura del Times:

Spetta “all’Iran scegliere se rilanciare il” JCPOA (sic).
Ignorato dal Times è quello adottato nel luglio 2015 e attuato nel gennaio 2016, l’Iran ha rispettato le sue disposizioni.

In netto contrasto, il regime Obama/Biden ha palesemente violato l’accordo prima che il suo inchiostro si asciugasse.

Ulteriori violazioni sono seguite dal regime antidemocratico dei Dem fino a quando Trump non lo ha abbandonato del tutto.

Quella che il Times ha definito “sofferenza economica del popolo iraniano” non è riuscita a spiegare oltre quattro decenni di sanzioni statunitensi contro il paese e altri sporchi trucchi, comprese le precedenti proteste orchestrate per il cambio di regime, sventate da Teheran.

E questa spazzatura del Times:

Ignorando l’armata nucleare e il pericoloso Israele, i suoi redattori hanno chiesto “continuare gli sforzi (per) ridurre il programma di armi nucleari (inesistente) dell’Iran”.

E i cosiddetti “dissidenti iraniani” sono stati costruiti negli Stati Uniti come parte di una politica di cambio di regime di lunga data, ciò che si applica a tutte le nazioni libere dal controllo USA.

Nel caso della Repubblica Islamica, l’egemone USA cerca il controllo delle sue vaste risorse di idrocarburi.

L’Iran ha la quarta più grande riserva mondiale di petrolio e la seconda più grande di gas naturale.

È anche il principale rivale regionale dell’apartheid Israele, una nazione che Washington vorrebbe suddivisa in mini-stati per un facile controllo.

Il Times ha citato l’interventista Blinken, dicendo che il regime di Biden intende “aiutare a garantire che il popolo iraniano non sia tenuto isolato e all’oscuro (sic)”.

Insieme all’orchestrazione di violente proteste di strada dal mese scorso, l’osservazione di cui sopra è un linguaggio in codice per il cambio di regime cercato a tutti i costi.

Sostenendo la violenza di strada con questo obiettivo in mente, il Times ha anche chiesto di “imporre al paese più sanzioni (illegali) di quante ne abbia già – per danneggiare la sua gente più di quanto non lo sia già.

Fino a quando la Russia non ha lanciato il suo SMO di liberazione, l’Iran era la nazione più illegalmente sanzionata dall’egemone USA e dai suoi vassalli occidentali.

La Federazione Russa ora la supera con un ampio margine.

Il filo comune tra le nazioni sanzionate dagli Stati Uniti è la loro indipendenza, la loro riluttanza a svendere la loro sovranità e le loro anime all’impero delle bugie e alle guerre per sempre contro nemici inventati.

Il Times e altri MSM sostengono ciò che richiede condanna e resistenza totale.

È una macchina mediatica bugiarda in guerra contro il giornalismo come dovrebbe essere, a sostegno dell’autodichiarato padrone dell’universo USA.

Un commento finale

Mercoledì, l’Ayatollah Khamenei ha definito le proteste made in USA “goffe (e) sciocche”, aggiungendo:

“La nazione iraniana ha fatto grandi mosse in un breve lasso di tempo, che erano 180 gradi contrari alle politiche dell’arroganza globale, ei regimi USA/occidentali sono stati costretti a reagire” con la loro consueta violenza in violazione del diritto internazionale.

Venerdì, il presidente Ebrahim Raeisi ha dichiarato quanto segue:

“I nemici dell’Iran stavano cercando di causare problemi al paese in rivolte (di strada), ma come in passato, il popolo (iraniano) li ha sconfitti con pazienza e resistenza”.

Separatamente venerdì, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha sottolineato che la Repubblica islamica è il cardine della stabilità e della sicurezza regionale.

Il suo programma in conformità con il diritto internazionale è in netto contrasto con le guerre per sempre della NATO dominata dagli Stati Uniti e il terrore di stato israeliano dell’apartheid contro i palestinesi longanimi e la vicina Siria.

L’Iran non è una “terra per il velluto o altri colpi di stato (rivoluzione colorata)” – una specialità degli Stati Uniti contro nemici non belligeranti e non minacciosi.

Dalla sua rivoluzione di liberazione del 1979, l’Iran ha sventato molteplici tentativi di colpo di stato, una guerra lampo di sanzioni illegali e quasi ogni sporco trucco immaginabile nel tentativo di sostituire i suoi governi legittimi con un governo tirannico controllato dagli Stati Uniti.

Ciò che è fallito prima, ora viene sventato di nuovo.

Fonte: Stephen Lendman

Traduzione: Luciano Lago

 

 

 

CULTURA

Fra angoscia e paura

di Flores Tovo – 06/10/2022

Fra angoscia e paura

Fonte: Flores Tovo

Quasi sempre si confonde l’angoscia con la paura. Trattasi invece di due stati d’animo completamente diversi. Come comprese per primo il filosofo S. Kierkegaard, la paura, o timore, è un istinto determinato da una minaccia reale più o meno incombente: un istinto strettamente legato alla propria sopravvivenza (principium conservationis). Successivamente Heidegger individuò nella sua opera “Essere e tempo” tre tipi di paura, che sono lo spavento (una paura inaspettata ed improvvisa),  l’orrore (una paura dovuta ad una minaccia che si sente essere presente) e il terrore (che è la sintesi delle prime due, e cioè inaspettata e permanente). L’angoscia è invece un sentimento, che però non è determinato da un alcunché di individuabile. Essa non scaturisce da una minaccia determinata,  ma è piuttosto un’ansia indefinita che ci spinge a decidere su una possibilità che la vita ci presenta: possibilità che sì, possibilità che no. Una possibilità che implica una libertà di scelta su fatti reali che ci condizionano.

Si può allora cercare di analizzare, nei limiti di un breve scritto, cos’è l’angoscia, distinguendola, come s’è detto, dalla paura. Essa è appunto un sentimento che genera un’ansia scaturente da un senso di inquietudine o spaesamento che può provocare uno stato di sofferenza sia individuale che collettivo. Addirittura, affermano molti psichiatri, un’ansia normale può diventare in taluni casi anche patologica, che può degenerare in forme esistenziali paralizzanti, come, tanto per fare un esempio, l’asino di Buridano. Kierkegaard, in suo capolavoro, “Il concetto di angoscia”, la esaminò come una oppressione spirituale dettata dal senso di precarietà nei confronti col mondo.  Egli scrisse a riguardo:

“L’angoscia è una determinazione dello spirito sognante e come tale appartiene alla psicologia. Nella veglia la differenza tra l’io e l’altro da me è posta; nel sogno è sospesa… La realtà dello spirito si mostra come una figura che tenta la sua possibilità, ma appena egli cerca di afferrarla, essa si dilegua… Il concetto di angoscia è completamente diverso da quello del timore e  da simili concetti che si riferiscono a qualcosa di determinato, mentre invece l’angoscia è la realtà della libertà come possibilità per la possibilità” (1).

Va da sé che Kierkegaard, essendo un teologo cristiano, ritenne che la comparsa nell’animo umano di questo sentimento nacque col divieto divino  di mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male.  Tale divieto fece sorgere in Adamo (l’Uomo) la situazione emotiva del possibile e del poter scegliere. Da qui l’inquietudine angosciante che poi lo spingerà a scegliere il peccato, che altro non è, come ben comprese S. Paolo, il massimo atto di superbia da parte dell’uomo di volersi sostituire a Dio. L’angoscia non è perciò né una necessità, né una libertà astratta priva di condizionamenti, ossia non è libero arbitrio: essa è apertura verso una libertà finita, una libertà limitata e impastoiata che rivela tuttavia la possibilità prometeica da parte dell’uomo. In effetti Adamo e Prometeo costituiscono i miti basilari della storia umana.

Dal pensiero di Kierkegaard si svilupparono più tardi le opere di grandi teologi del ‘900, quali K. Barth (il commentario all’epistola di S. Paolo “Lettera ai Romani” è un’opera notevolissima), R. Bultmann, D. Bonhoeffer ed altri.  Ma fu M. Heidegger che più di ogni altro analizzò la situazione emotiva dell’angoscia, non più solo da una posizione teologico-cristiana, ma anche spiccatamente esistenziale, che riguarda il singolo uomo (l’esserci), nel suo rapporto con la morte. L’uomo è un poter-essere aperto al mondo e agli altri, epperò questa apertura si chiude con la morte, di fronte alla quale l’esserci umano individuale viene interamente isolato con se stesso: la morte è una possibilità insormontabile, scrive Heidegger, in quanto stabilisce la rinuncia ad una qualsiasi possibilità. Per cui di fronte a questo limite invalicabile gli uomini possono provare o paura o angoscia: se si è dominati dalla paura si fugge dalla morte perdendo se stessi nella dimensione del Si passivante e nello stordimento di sè, mentre se si accetta l’angoscia si vive per la morte, ossia  si aderisce con  convinzione al proprio destino sia individuale che storico attraverso, come lui la definisce, “una decisione anticipatrice”.

Questi sintetici chiarimenti filosofici ci sono serviti almeno parzialmente ad indicare  il che cosa sono  angoscia e paura, i cui significati vengono comunemente, si diceva, usati senza tener conto delle loro differenze specifiche, pur essendo entrambe le due principali situazioni emotive umane.

Di solito gli uomini sanno trarre fuori il meglio di se stessi quando il pericolo è estremo. Ebbene la soglia su cui si corre prima di cadere in un precipizio senza fondo, pare sia stata raggiunta: ma il pertugio da cui uscirne non si scorge. Anzi gli umani presenti  barcollano, come non mai, nel fitto della nebbia dirigendosi verso l’abisso. Essi sono come l’alcolizzato, che prima di essere travolto da un delirium tremens fatale, si aggrappa al collo della bottiglia per bere l’ultimo sorso. Eppure ci si trova davvero sull’orlo di un vulcano che invece di eruttare lapilli, gas e lava incandescente, probabilmente sputerà fuori bombe a fusione nucleare che possono raggiungere, una volta esplose, circa i 10 milioni di gradi. Si osserva però con un certo stupore che quasi nessuno sembra preoccuparsene. Gli unici intimoriti che si possono notare in giro sono coloro che ancora indossano la mascherina ovunque, dopo più di due anni di una presunta pandemia convidiana terrificante. La quale, invece, come ben ora si constata, si è palesata come una epidemia influenzale di diversa tipologia, che ha causato poco più o poco meno lo stesso numero di morti di quella del 2017,  ma che ancora genera ancora un senso di paura maggiore a quella di un possibile, ahimè, molto possibile, olocausto atomico: e questo perché i più degli umani sono quasi del tutto indifferenti rispetto al pericolo di una guerra nucleare, poiché esso non è sentito come una minaccia reale. Nessuno si mobilita, nessuno si organizza per contrapporsi a tale terribile rischio. L’unica preoccupazione consiste e consisterà sempre più nel dover pagare le bollette troppo care, o,  in prospettiva, di perdere il posto di lavoro (che comunque sono aspetti assai rilevanti per la vita quotidiana).  Sul pericolo mortale che si manifesta sempre più, nessun segnale di risposta attiva, nessuna contestazione, nessuna battaglia culturale, tranne quella portata avanti dai soliti quattro gatti.  La bomba non è avvertita come un pericolo mortale. Come è possibile tutto questo?

Ecco che allora i distinti significati di paura e angoscia ci tornano necessari per rispondere, almeno parzialmente, a questa domanda. La paura, alimentata ad arte dai media posseduti dai grandi gruppi finanziari proprietari pure delle grandi industrie farmaceutiche, veniva e  viene diffusa con sadica perizia dai mass-media, con la cui complicità  facevano vedere per mesi  carovane di morti, oppure ospedali e case di riposo piene di malati gravi. La paura è in effetti, più che un sentimento, un istinto primordiale di conservazione, che, fra l’altro è comune a tutti gli esseri viventi, virus compresi. Se poi viene propagandata in modo universalmente pervasivo, con celati fini politico-economici, essa diventa terrore. Per questo tutta la vicenda “pandemica” è stata un enorme atto terroristico. Cosicchè  quasi tutta l’umanità  è stata  penetrata da una paura profonda,  tramite la quale ogni forma di pensiero razionale  sparisce. Si è giunti al punto che era inutile spiegare anche a professori universitari o a persone  qualificate in senso intellettuale, come per esempio è la stragrande maggioranza dei medici, che le statistiche riguardanti la mortalità causata dal virus era nella norma degli ultimi decenni. Il terrore obnubila totalmente il pensiero. Sette milioni circa di morti in due anni su otto miliardi di umani è un dato incontrovertibile:  il tasso di letalità è stato bassissimo.  Questo, a rigore, dimostra come la paura abbia ben poco da spartire con ogni forma di razionalità, se non quella  atta alla salvaguardia di se stessi. Essa è stata vissuta come il si salvi chi può. La paura non fa pensare.

Ben più complessa è l’analisi sull’angoscia.

Se si rilegge il brano di Kierkegaard sopra riportato, troviamo scritto che l’angoscia è “la realtà della libertà intesa come possibilità per la possibilità”. Questo significa che nell’uomo Adamo si “sostantifica”, sia come dono che come dannazione, la libertà di scelta, che, sebbene realizzabile solo empiricamente, è pur sempre la nostra libertà fondamentale. Essa comporta necessariamente in sé una riflessione interna sul che cosa decidere: l’angoscia ci obbliga a pensare. Non si può scegliere alcunchè senza una riflessione. Per questo siamo dei poter-essere, cioè degli esserci che hanno, ripetiamo, nella libertà di scelta il loro fondamento sia pure nell’ambito della finitudine, e che Heidegger chiamava invero con la sua propria terminologia un nullo-fondamento, poiché caratterizzato dalla morte come possibilità invalicabile. Ma, a parte queste disquisizioni, possiamo trarre la conclusione che l’angoscia implica un legame indissolubile con un’autocoscienza che sa di pensare e che essa è del tutto differente dalla paura, che invece annienta ogni possibilità di pensiero, in quanto essa è rifiuto di ogni possibilità, il  che genera, come conseguenza, una  fuga inane dalla morte, che diventa sempre la morte degli altri. D’altra parte si potrebbe affermare che l’angoscia, essendo un sentimento, si esprime con  giudizi riflettenti sentimental-esistenziali concernenti la possibilità, simili a quelli di cui parlava Kant riguardo l’estetica, cioè riguardo il bello ed il sublime.

Gli uomini attuali, in grande maggioranza, sono caduti nella dimensione della paura terrifica. G. Anders scrisse, nel suo più importante libro “L’uomo è antiquato” (2), che l’uomo attuale è  “un analfabeta dell’angoscia”, in particolare rispetto al pericolo atomico. Una definizione apparentemente difficile da commentare, poiché se si accoglie la definizione così com’è alla lettera, si prende atto che l’uomo storico vivente non prova più angoscia, o che perlomeno l’ha tolta da sé come situazione emotiva. In realtà Anders aveva capito che la stragrande maggioranza degli esserci umani non sceglie più, e che quindi non riflette più. Essa vive totalmente dentro la propria alienazione dovuta ad una esistenza inautentica, ripetitiva e senza futuro.

Oggi soprattutto la popolazione occidentale è soggiogata dalla paura e non comprende più il senso dell’angoscia riflettente. A causa di ciò essa non sa riconoscere i veri pericoli, in quanto nessuno pensa più in modo profondo. Il dio denaro del capitalismo  ha corrotto integralmente ogni nobile aspetto umano: non c’è più il vero, il giusto, il bello, il sacro, l’etica, il senso di comunità. Alla fine ci ha privato persino del senso dell’angoscia, e con ciò ogni possibilità di essere liberi.

Ormai l’Essere, inteso come pensiero o come coappartenenza con esso da parte dell’esserci, ci ha abbandonato, per cui siamo diventati naufraghi senza nessuna isola su cui  poter approdare (3).

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Note:

1)     S. KIERKEGAARD, Il concetto di angoscia, sta in “Opere” p.130, a cura di Cornelio Fabro, Sansoni editore, Milano 1993.

2)     G. ANDERS, L’uomo è antiquato, parte quarta “L’uomo è inferiore a se stesso, pp.248-253, ed. Bollati Beringhieri, Torino 2014.

3)      Si veda  F. TOVO , L’abbandono dell’essere, ivi pubblicato in aprile 2018.

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Rovigo, 5-10-2022.

Flores Tovo

FONTE: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/fra-angoscia-e-paura

 

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

OCCHIO, TIFOSI. LA GUERRA DISTRUGGE GLI STADI
Pino Cabras 10 10 2022
Fra i tanti bersagli colpiti stamane dai russi in Ucraina, desta impressione uno che in apparenza non riveste valenza strategica: un magazzino di una ditta di cosmetici di Kiev.
In una loro pagina, pochi giorni fa, esultavano per l’attentato che aveva danneggiato il mega-ponte di Kerč.
Il magazzino è stato distrutto da un missile “di precisione” non poi così “preciso”? Chissà.
O forse era proprio un atto deliberato, usato per dare un segnale a chi tratta con superficialità e stupido trionfalismo la “gravitas” della guerra?
Perché proprio questo è il punto che non colgono quei tanti irresponsabili che guardano con fanatismo, sussiego e superiorità a una cosa che invece i dirigenti russi hanno costantemente spiegato loro da quindici anni in qua, senza tregua: a Mosca fanno sul serio.
Gli interessi che rivendicano i governanti russi possono non piacere alle cancellerie occidentali, ma non sono cose che si aggirano proponendo il “regime change” e la guerra totale per sloggiare la Russia da qualsiasi funzione dirigente negli equilibri europei.
Compromettere i gasdotti, colpire e irridere un’infrastruttura a cui la Federazione Russa tiene tantissimo, farlo con il tono dei tifosi spavaldi appena ai primi minuti di una partita, e dire – magari dalle pagine pesanti di ex autorevoli giornali – che il Nemico è già a terra: tutto questo e altro ancora fa la macchina belligerante e la sua propaganda, che va a colpire milioni di cittadini-target.
È un inganno drammatico di tanti apprendisti stregoni che non hanno ancora capito – a danno di noi tutti, a carico della nostra stessa sopravvivenza, loro compresi – che la Russia non cede a sanzioni, minacce, attacchi, escalation, come propongono l’onomatopeico Stoltenberg e i pupazzi che “guidano” l’Unione Europea.
Ogni grado più alto di coinvolgimento nella guerra può portare solamente a risposte che non si arresteranno fino alla mutua distruzione assicurata.
Ma anche le condizioni di sicurezza ordinaria, a partire da quella energetica ed economica, diventano già ora illusorie. La Francia pensava di ovviare alle penurie di energia facendo lavorare al massimo le centrali nucleari. Ma il loro rafforzamento dipende dall’acciaio ucraino. La distruzione dell’infrastruttura energetica ucraina compromette la produzione di acciaio. E così via.
È folle, semplicemente folle, pensare che le condizioni di sicurezza in Europa – totalmente “interdipendenti” – possano essere decise puntando su una vittoria bellica.
Solo un negoziato che contemperi gli interessi geostrategici di tutti può salvarci dalla catastrofe.
I tifosi vanno messi in condizioni di non nuocere. E i “generici” difensori della pace contro la guerra devono finire di completare l’asilo. Non è il momento di appelli generici ma di proposte. Noi le presentiamo sin dall’inizio.
Basta con il meccanismo delle sanzioni, l’arma suicidiaria esibita e subita dal continente europeo e presentata come risolutiva delle controversie con la Federazione Russa, in realtà uno strumento di soggiogamento all’anglosfera e di demolizione delle classi medie e della base delle moderne democrazie.
Basta con l’invio di armi, che ci trascina verso la guerra nucleare e la distruzione.
Sì a una smilitarizzazione dello spazio geografico ucraino, con la definizione di nuovi confini internazionalmente riconosciuti, la neutralità della nuova Ucraina, la stipula di un trattato sulla sicurezza dei confini post-sovietici e di un nuovo trattato sul disarmo nucleare.
Basta con la logica dei blocchi militari, sia quella della NATO sia quella del suo fratello sciocco, la UE. Queste due organizzazioni sono totalmente asservite agli interessi di una cerchia ristretta di potentati che vedono tutte le costituzioni e ogni forma di sovranità popolare come un ostacolo da abbattere nel più breve tempo possibile. Solo quest’anno gli USA hanno investito nella guerra ucraina 66 miliardi di dollari, cioè quanto l’intera spesa militare globale della Russia su tutti i quadranti. Siamo cioè già in ambito di una guerra diretta e caldissima fra le superpotenze.
L’ostacolo alla pace oggi è rappresentato da quella parte delle classi dirigenti anglosassoni (e delle classi dirigenti europee sottoposte) che vede nella guerra l’unica via d’uscita per ricompattare il campo occidentale, che si stava disallineando per effetto del nuovo centro di gravità economico, politico, tecnologico e infrastrutturale, che da anni si spostava sempre di più verso Oriente. Sulla nostra pelle vogliono condurre il nuovo Grande Gioco. Chi non vede l’ostacolo, per insistere sul solo concetto della difesa dell’Ucraina aggredita, o è in malafede o è incredibilmente ignaro, ma non se lo può più permettere.
Ecco la piattaforma su cui costruire un grande movimento per la pace. Astenersi perditempo e tifosi guerrafondai.
FONTE: https://www.facebook.com/PinoCabrasAlternativa/posts/pfbid02MTpWPwMQVhNXz2AytbxwWLjGwjwXQQHFNkgneiUbmAcM7UJ3VR5Rj9GyE3CaxZRkl

 

 

 

LO SCHEMA DI POTERE
Giorgio Bianchi – Dalla bacheca di Giacomo Gabellini.
Il 21 marzo 1994, un imprenditore sorrentino si presenta presso il comando dei carabinieri di Vico Equense per denunciare il furto di un’auto. Nel corso delle indagini, gli investigatori si accorgono che da quel banalissimo reato si diramano numerosissimi collegamenti ad un oscuro vortice di affari illegali e allertano immediatamente la procura di Torre Annunziata, che sotto la guida dei sostituti Paolo Fortuna e Giancarlo Novelli predispone intercettazioni telefoniche, pedinamenti e accertamenti focalizzati su determinati conti bancari da cui emerge un incredibile spaccato di traffici di denaro, armi e materiali preziosi. Dopo oltre due anni di lavoro, l’inchiesta, denominata “Cheque to cheque”, culmina con l’emissione di una trentina di ordinanze di custodia cautelare che conducono all’incarcerazione di svariati cittadini sia italiani che stranieri con l’accusa di associazione a delinquere, traffico d’armi e di materiale radioattivo, oro e titoli di credito, riciclaggio di denaro e intermediazione valutaria abusiva. Nel corso dell’operazione dei carabinieri vengono eseguite oltre 200 perquisizioni in tutta Italia e inviate oltre 20 avvisi di garanzia. Nel novero dei destinatari figurano Licio Gelli, l’amministratore delegato della società Shifco (collegata al duplice omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin) Omar Said Mugne, l’arcivescovo di Barcellona Ricard Maria Charles, il notaio svizzero Hans Keung, l’agente Cia Roger D’Onofrio e il leader dei nazionalisti russi Vladimir Žirinovskij.
Il punto di svolta nell’inchiesta “Cheque to cheque” coincide con le rivelazioni rese all’autorità giudiziaria da Francesco Elmo, faccendiere siciliano appartenente a Gladio che a partire dalla prima metà degli anni ’80 aveva instaurato un rapporto di stretta collaborazione sia con il Sisde che con il Sismi. Seguendo le sue indicazioni, gli inquirenti di Torre Annunziata accertano l’esistenza di un florido traffico d’armi diretto verso la Somalia e la Jugoslavia e gestito dallo sloveno Nicholas Oman, console onorario della Liberia di cui i titolari dell’inchiesta “Cheque to cheque” hanno sottolineato «i rapporti personali finalizzati al traffico di armi con il leader nazionalista russo Vladimir Žirinovskij e con Aleksandr Kuzin, trafficante d’armi ma anche importante esponente dell’ex Kgb legato al presidente sloveno Milan Kučan; Oman intrattiene, poi, complessi rapporti con personaggi legati invece all’ambiente dei servizi di sicurezza di vari Paesi occidentali», tutti rigorosamente accomunati dall’appartenenza a diverse logge massoniche coperte.
Quanto al teatro italiano, gli stessi inquirenti evidenziano che «il rapporto tra due personaggi, Umberto Bossi e Vladimir Žirinovskij, risultava originariamente suffragato soltanto dalle dichiarazioni di Francesco Elmo», ma in seguito erano stati trovati «numerosi riscontri che legavano alcune parti del movimento di Bossi ai nazionalisti sloveni. Questi ultimi erano, del resto, come si è visto attraverso la figura di Oman, strettamente legati a Vladimir Žirinovskij e ai nazionalisti russi. Una prima conferma dunque di tale collegamento tra Lega Nord e nazionalisti russi era stato rilevato, se pur attraverso l’intermediazione politico-finanziaria del nazionalismo sloveno. Del resto una presenza di uomini […] legati allo stesso Žirinovskij, i fratelli Kuzin, è stata individuata anche nel nord-est, dove sono state collocate le sedi italiane del Kuzin International Group. Ecco, pertanto, che, a solo titolo esemplificativo, le indagini consentono di delineare un rapporto politico-affaristico che lega il fondatore della P2 Licio Gelli con Oman e, per il tramite di quest’ultimo […], al mondo dei servizi occidentali deviati, all’ex Kgb, al traffico illecito di armi, titoli falsificati, valuta e materiale radioattivo». Si tratta di notizie di enorme rilievo in relazione al progetto di balcanizzazione dell’Italia avviato nel 1992 con le stragi di stampo mafioso “commissionate” più o meno indirettamente dai soliti “servizi deviati” (sic!) e la proliferazione delle leghe meridionali.
Un piano strategico descritto nel dettaglio all’interno dell’inchiesta “Sistemi criminali” realizzata dalla procura di Palermo sulla base di alcune informative redatte dalla Direzione Investigativa Antimafia in cui si sosteneva che Cosa Nostra, «in base alle risultanze di numerose indagini, va ormai considerata l’asse portante di un autentico “sistema criminale” in cui vengono a convergere le altre più pericolose consorterie di stampo mafioso e non». Si ipotizzava in altri termini che «numerose organizzazioni criminali di diversa origine, legate reciprocamente a causa della sempre più frequente comunanza di interessi, si siano raccolte – sul piano tattico – in una sorta di “sistema criminale” in grado di agire in tutte le direzioni e all’interno di tutti gli ambienti, e potenzialmente in grado di esprimersi anche sul piano strategico». Erano stati la “tempistica” degli attentati, le relative modalità esecutive e la natura degli obiettivi designati a indurre gli inquirenti a ritenere che la strategia stragista perseguisse finalità che andavano ben oltre interessi esclusivi di Cosa Nostra, o che risultassero quantomeno convergenti con altri gruppi criminali di diversa estrazione che avevano operato in sintonia con la consorteria mafiosa siciliana, come la ‘Ndrangheta (a cui vanno ricondotti gli attentati ai carabinieri perpetrati tra il 1993 e il 1994), la Camorra (a cui va ricondotto l’assassinio dell’agente carcerario Pasquale Campanello, perpetrato nel 1993), i movimenti di spicco della destra eversiva e i servizi segreti sia nazionali che stranieri – ma immancabilmente “deviati” (sic!). Lo suggerisce la stessa storia criminale di molti dei personaggi coinvolti nelle stragi, a partire da Pietro Rampulla, artificiere della strage di Capaci con trascorsi in Ordine Nuovo, e dall’avvocato Rosario Pio Cattafi, anch’egli esponente di Ordine Nuovo indagato per traffico internazionale di armi e quindi tratto in arresto per i suoi legami con Cosa Nostra. Stesso discorso vale per Paolo Romeo, avvocato massone dotato di solidi legami con la ‘Ndrangheta che scalò le gerarchie del Psdi fino a raggiungere il ruolo di deputato pur avendo precedentemente difeso il principe Junio Valerio Borghese e militato nel Fuan e nel Msi.
Nell’inchiesta “Sistemi criminali”, gli inquirenti palermitani sottolineano anche la concomitanza tra l’attivismo stragista di stampo mafioso e il fermento politico manifestato all’epoca da Licio Gelli, in contatto costante sia con elementi di raccordo tra imprenditoria e criminalità organizzata, sia con esponenti di spicco della destra eversiva quali Stefano Delle Chiaie, attorno a progetti di ispirazione secessionista sviluppatisi nell’Italia centro-meridionale in grado di «poter coniugare perfettamente le molteplici aspirazioni provenienti da quel composito mondo nel quale gruppi criminali con finalità politico-eversive si affiancano a lobby mafiose e affaristiche». Lo stesso faccendiere e “mistificatore di professione” Elio Ciolini, del resto, aveva parlato di un’imminente offensiva di carattere politico, economico e istituzionale diretta contro lo Stato italiano organizzata da forze sia nazionali che straniere già nel febbraio 1992, anticipando gli attentati mafiosi contro Salvo Lima, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, l’affossamento della “Prima Repubblica” ad opera della procura milanese e l’attacco speculativo portato da Soros e soci contro la lira prodromico alla privatizzazione a prezzi di saldo dell’industria e del settore bancario di Stato presumibilmente concordato a bordo del panfilo Britannia il 2 giugno di quell’anno.
Per redigere l’inchiesta “Sistemi criminali”, gli inquirenti palermitani attingono corposamente al contributo dichiarativo di Franceso Elmo, che ai magistrati trapanesi fornisce notizie riguardanti l’assassinio di Vincenzo Li Causi, punta di lancia del Sismi e membro di Gladio caduto in circostanze a dir poco misteriose in Somalia, oltre che, come rilevato dal procuratore Gianfranco Garofalo, «un traffico di stupefacenti e di armi che sarebbe stato gestito dalla mafia, dalla massoneria e da elementi dei servizi, l’attività di copertura di alcuni latitanti della destra extraparlamentare, diversi episodi di stragismo ed omicidi eccellenti».
Parla inoltre del pesante coinvolgimento di Gladio nella strage di Pizzolungo, nella misteriosa vicenda dell’Addaura, e negli attentati del 1992-1993, racconta dell’esistenza di alcuni campi di addestramento (due dei quali situati in Sicilia) costituiti per formare non soltanto agenti operativi della struttura facente capo alla Nato, ma anche terroristi mediorientali, killer di Cosa Nostra ed estremisti della destra eversiva come Pierluigi Concutelli, esponente di Ordine Nuovo e autore dell’omicidio del giudice Vittorio Occorsio dotato di comprovati legami sia con Cosa Nostra, sia con la ‘Ndrangheta, sia, stando alla ricostruzione resa alla procura di Caltanissetta dal consulente finanziario Francesco Marullo, con un esponente dei servizi segreti «dal volto deturpato» – trattasi di Giovanni Aiello, meglio noto come “faccia da mostro” – legato al capocentro del Sisde di Palermo Bruno Contrada. Il faccendiere indica quindi la città di Trapani, in cui sorgeva il Centro Scorpione, distaccamento locale di Gladio, come fondamentale crocevia dei traffici di rifiuti tossici e radioattivi, ma soprattutto d’armi. Ad avvalersene era soprattutto Monzer al-Kassar, noto trafficante siriano coinvolto nell’affare Iran-Contras e collegato alla cosca catanese facente capo a Benedetto Santapaola, oltre che principale fornitore internazionale del tipo di ingredienti esplosivi di cui si componevano gli ordigni utilizzati per perpetrare le stragi mafiose del 1992 e del 1993.
Elmo spiega infine che, quantomeno in riferimento all’area siciliana, la struttura Stay Behind operava su tre livelli già dal 1983: «un primo livello, composto da civili, tra cui me stesso, reclutati tra coloro che erano decisamente anticomunisti e avevano simpatie per le forze dell’ordine; un secondo livello composto da massoni di medio grado e militari del tipo sottufficiali; un terzo livello, la vera e propria Gladio, composto da ufficiali in possesso del Nulla Osta di Segretezza (Nos) anche a livello Nato, e da massoni d’alto livello. Il primo livello operava in diversi settori, tra cui quello universitario, ci cui io facevo parte. Del secondo livello facevano parte, ad esempio, Vincenzo Li Causi ed Emanuele Piazza. Io avevo il compito di infiltrarmi nelle cellule dell’estrema sinistra per effettuare attività di sorveglianza e informazione. I miei referenti del livello superiore erano il colonnello del Sismi Mario Ferraro ed Emanuele Piazza, il quale faceva capo, all’epoca, direttamente a Bruno Contrada, a sua volta collegato direttamente a Vincenzo Parisi».
Il 16 marzo del 1990, Emanuele Piazza, collaboratore esterno del Sisde, viene rapito nella sua abitazione di Sferracavallo dal killer mafioso Francesco Onorato, per essere strangolato e sciolto nell’acido.
Il 6 luglio del 1995, il corpo senza vita del colonnello Mario Ferraro viene rinvenuto dalla compagna nel bagno della sua casa impiccato al portasciugamani con il cordone dell’accappatoio stretto intorno al collo e i piedi che toccano terra.
Francesco Elmo vive a tutt’oggi in località protetta.
FONTE: https://www.facebook.com/giorgio.bianchi.100/posts/pfbid025zSXKrLPvLvF9DfUeD1tbWhHDdgL1SJwZ4ZmQHMiyB2qfXT66pK4uvWxu8Eo5sFZl

Come hanno pianificato gli Stati Uniti la guerra e la crisi energetica in Europa?

di Fhilippe Rosenthal – 19/10/2022

Come hanno pianificato gli Stati Uniti la guerra e la crisi energetica in Europa?

Fonte: controinformazione

Il think tank Rand Corporation, che ha 1.850 dipendenti e un budget di 350 milioni di dollari, ha l’obiettivo ufficiale di “migliorare le politiche e il processo decisionale attraverso la ricerca e l’analisi”. È principalmente legato al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti [Pentagono] ed è famoso per essere stato influente nello sviluppo di strategie militari e di altro tipo durante la Guerra Fredda.
La Rand Corporation ha denunciato le accuse di aver rivelato il piano organizzato per la distruzione della Germania.

Falso rapporto della Rand Corporation sull’”indebolimento della Germania”? La Rand Corporation ha rilasciato un comunicato stampa negando che il rapporto provenisse da loro. Non è stato fatto alcun commento su quali parti del rapporto siano sbagliate o giuste. La Rand Corporation ha deciso di limitarsi solo specificando che i contenuti sono “bizzarri” e che il documento è “falso”: “Un presunto rapporto trapelato della Rand [Corporation] su uno strano complotto americano per “indebolire la Germania” è sbagliato”.

Il media svedese, Nya Dagbladet, che è all’origine di questo comunicato stampa della Rand Corporation, ha affermato che il documento della Rand Corporation era trapelato e, tuttavia, ha prodotto un primo articolo su questo file senza timore di dover affrontare denunce da parte delle autorità statunitensi .

Il Nya Dagbladet ha pubblicato un resoconto dettagliato della strategia statunitense per sfruttare la crisi energetica in Europa. Tutto nasce, dunque, da un documento firmato dalla Rand Corporation intitolato “Indebolire la Germania, rafforzare gli Stati Uniti”. Il documento pubblicato da Nya Dagbladet suggerisce che c’è un “bisogno urgente” di un afflusso di risorse esterne per sostenere l’intera economia statunitense, ma “soprattutto il sistema bancario”. “Solo i paesi europei vincolati dagli impegni dell’UE e della NATO possono fornirceli senza significativi costi militari e politici per noi”.

Il quotidiano svedese, sotto la penna di Markus Andersson e Isac Boman, afferma che, secondo la Rand Corporation, il principale ostacolo a questa ambizione è la crescente indipendenza della Germania. Il documento insiste sul fatto che la Brexit ha dato alla Germania una maggiore indipendenza e ha reso più difficile per gli Stati Uniti influenzare le decisioni dei governi europei. Un obiettivo chiave, che permea questa cinica strategia, è, in particolare, la distruzione della cooperazione tra Germania e Russia, nonché la cooperazione tra Germania e Francia, considerata la più grande minaccia economica e politica per gli Stati Uniti. “Se verrà attuata la cooperazione Francia-Germania-Russia, questo scenario finirà per rendere l’Europa non solo un concorrente economico, ma anche politico degli Stati Uniti.

Un solo modo: “Attrarre entrambe le parti nella guerra contro l’Ucraina”. Per schiacciare questa minaccia politica, viene presentato un piano strategico, incentrato principalmente sulla distruzione dell’economia tedesca. “L’interruzione delle consegne russe potrebbe creare una crisi sistematica che sarebbe devastante per l’economia tedesca e indirettamente per l’Unione europea nel suo insieme”, afferma il documento, affermando che la chiave è trascinare i paesi europei in guerra. “L’unico modo possibile per garantire che la Germania rifiuti le forniture energetiche russe significa trascinare entrambe le parti nel conflitto militare in Ucraina. Le nostre continue azioni porteranno inevitabilmente a una risposta militare dalla Russia. Chiaramente la Russia non rinuncerà alla massiccia pressione esercitata dall’esercito ucraino sulla Repubblica popolare di Donetsk senza una risposta militare. Questo permetterebbe di presentare la Russia come la parte aggressiva, e quindi di attuare l’intero pacchetto di sanzioni, che è già stato redatto”.

I partiti [verdi] costringeranno la Germania a “cadere nella trappola”. I partiti [verdi] in Europa sono descritti come particolarmente facili da manipolare dagli Stati Uniti. “Il presupposto perché la Germania cada in questa trappola è il ruolo dominante dei partiti [verdi] e delle ideologie europee. Il movimento ambientalista tedesco è un movimento altamente dogmatico, persino fanatico, il che rende abbastanza facile indurli a ignorare le argomentazioni economiche”, riporta il documento – descritto come falso dalla Rand Corporation –, citando – come esempi di questo tipo di [ leader politici – l’attuale ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, e il vicecancelliere e ministro federale dell’Economia e del clima, Robert Habeck.
Per gli strateghi statunitensi, caratteristiche personali e mancanza di professionalità fanno presumere che sia impossibile per loro riconoscere i propri errori nel tempo. Basterebbe quindi formare rapidamente un’immagine mediatica della guerra di aggressione di Putin – e rendere gli ambientalisti ardenti e tenaci sostenitori delle sanzioni – un “partito di guerra”. Ciò consentirà di “imporre le sanzioni senza alcun ostacolo”.

Annalena] Baerbock, Ministro Esteri Germania verde e russofona

[Annalena] Baerbock è, tra l’altro, nota per aver dichiarato che continuerà con la sospensione del gas russo anche durante l’inverno, indipendentemente da ciò che i suoi elettori pensano della questione e delle conseguenze per la popolazione tedesca. “Staremo con l’Ucraina e ciò significa che le sanzioni saranno mantenute in inverno, anche se sarà molto difficile per i politici”, ha detto di recente in una conferenza a Praga.
“Idealmente: una chiusura completa delle forniture.” Gli autori (del documento) contano sulla speranza che il danno tra Germania e Russia sarà così grande che sarà impossibile per i paesi ripristinare in seguito le normali relazioni: “Una riduzione delle forniture energetiche russe – idealmente, una completa cessazione queste forniture – porterebbero a risultati disastrosi per l’industria tedesca. La necessità di deviare quantità significative di gas russo per il riscaldamento invernale aggraverà ulteriormente le carenze. I blocchi nelle imprese industriali porterebbero a carenza di componenti e pezzi di ricambio per la produzione, interruzione delle catene di approvvigionamento e, in definitiva, un effetto domino”.

In definitiva, secondo il documento trapelato, un collasso economico totale in Europa è considerato sia probabile che auspicabile. “Non solo questo affare sarà un colpo devastante per l’economia tedesca, ma l’intera economia dell’intera UE crollerà inevitabilmente”.

Il documento sottolinea inoltre che i vantaggi logistici e il deflusso di capitali dell’Europa significherebbero che potrebbe contribuire da 7 trilioni a 9 trilioni di dollari all’economia statunitense e che molti giovani europei istruiti saranno quindi costretti a immigrare negli Stati Uniti.

Ciliegina sulla torta, il quotidiano svedese continua ad accusare la Rand Corporation in altri articoli. Il Nya Dagbladet ha rivelato che Carl Bildt, l’ex primo ministro svedese, dichiara il documento “falsificato”, “pur essendo un consigliere dell’organizzazione”. Lui stesso è citato in un comunicato stampa della Rand Corporation che lo presenta come membro del consiglio di amministrazione.

Invece di fare una pausa, Nya Dagbladet ha pubblicato un altro articolo che citava “funzionari statunitensi a cui era indirizzato il documento [Rand Corporation]”: il segretario di Stato americano Antony Blinken, il capo di stato maggiore della Camera Blanche Ron Klain, il direttore della CIA William Burns, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e il direttore della NSA Paul Nakasone.

Quindi documento falso o reale? Gli Stati Uniti mirano alla distruzione dell’Europa, della Francia, della Germania per aver provocato un conflitto in Ucraina per attivare un confronto dei paesi europei contro la Russia? Il Nya Dagbladet, in ogni caso, non ha ancora ritirato i suoi articoli accusando la Rand Corporation e il suo rapporto.

fonte: Continental Observer

Traduzione: Gerard Trousson

Ucraina: Il mondo al bivioUcraina: Il mondo al bivio – Libro

FONTE: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/come-hanno-pianificato-gli-stati-uniti-la-guerra-e-la-crisi-energetica-in-europa

 

 

 

 

I Soldi e la Roba

di Pier Paolo Dal Monte – 19/10/2022

I Soldi e la Roba

Fonte: Frontiere

Un raccontino di Giovanni Verga, contenuto nella raccolta “Novelle rusticane”, narra la storia di un certo Mazzarò, il quale, pur provenendo da una condizione di estrema miseria, era riuscito ad accumulare un enorme fortuna: latifondi a perdita d’occhio, granai, frutteti, migliaia di capi di bestiame. Insomma, una cornucopia di “roba”.

Nonostante tutta questa ricchezza, Mazzarò era rimasto, come si suol dire, coi “piedi per terra” e non era montato in superbia, continuando a badare assai più alla sostanza che alla forma, spregiando i titoli onorifici che gli altri parevano in dovere di tributare a chi fosse in possesso di cotante fortune.

Poiché egli aveva pensato a lungo al “significato della roba”, egli sdegnava il denaro, ben conscio del fatto ch’esso non fosse roba ma, tutt’al più, un astratto segno della roba, roba virtuale (se così si può dire) ed adoperava tutto il denaro di cui veniva in possesso per acquistare terreni ed armenti.

In questo, l’immaginario Mazzarò era simile ad un altro personaggio, questo realmente esistito, ovvero Serafino Ferruzzi, il quale, quando gli fu rivolta la domanda su come egli investisse il suo denaro (ciò che quelli à la page definirebbero “liquidità) egli rispose che lo investiva acquistando terreni, “perché di terra non ne fanno più”

Il mondo di ieri e quello di poc’anzi conservavano contezza di quella sorta di assolutismo termodinamico che la roba reca con séNon aveva ancora trionfato la dittatura del segno, il feticismo della notazione, l’idolatria della sineddoche monetaria, che avrebbe portato a confondere l’esistente con la sua metafora creando una sorta di ontologia surrogata che ha annichilito la percezione de “lo gran mare dell’essere”.

Il mondo esibito, quello che permea i nostri giorni, ha nutrito quest’illusione, mescolandola ai sogni di pristina purezza, i quali, tramite varie distopie tecno-illuminate (dal famigerato Club di Roma in poi) hanno gettato i semi della delirante illusione di poter continuare, secondo gli stessi criteri e gli stessi scopi e, al contempo, cambiare tutto.

“Tutto cambi, affinché nulla cambi”.

Da lungo tempo, il mondo delle fiabe ha preso il posto della realtà, dando luogo a quel regno incantato, lastricato dalle luccicanti illusioni del progresso, nel quale si crede alla realizzazione di un’utopia economica che possa prescindere da qualsivoglia base tangibile e, distillata dalla brutale concretezza della materia, possa divenire pura quintessenza, un lapis philosophorum che abbatterà ogni limite, moltiplicando il denaro con il denaro nella sua immateriale ed aritmetica purezza e, affrancando il segno dalla barbara fisicità, potrà realizzare lo stato edenico, nel quale scorreranno immateriali fiumi di latte e miele e l’immateriale lupo pascolerà con l’immateriale agnello.

Perché, dunque, affidarsi alla produzione di beni materiali, questo relitto del passato, dato che lo scopo di quest’operazione è la mera moltiplicazione del segno?

Non è, forse, meglio ottenere questa moltiplicazione attraverso la magia finanziaria?

Non è, forse, più elegante liberarsi della prosaica materia ed ottenere quel profitto, da tutti agognato, attraverso la mera moltiplicazione dei numeri, la forma quintessenziale dell’economia, quella che risiede nel mondo delle idee platoniche dove il denaro distillato e smaterializzato, potrà crescere indefinitamente attraverso processi autopoieticiNon è forse più signorile emanciparsi dall’arretratezza della sfera produttiva, dalla sua avvilente trivialità, fatta di ingranaggi, frastuono, macchine trasudanti olio, maestranze sudate, insoddisfatte e riottose, e volare verso l’empireo della finanza, con la sua promessa di ricchezza senza fine?

E così, negli ultimi decenni, la struttura economica, dei paesi industrializzati, si è progressivamente ritirata dalle tradizionali attività produttive per affidarsi, in misura sempre maggiore, a questo tipo di economia quintessenziale, baloccandosi nell’illusione che essa potesse diventare indipendente dalla materia e dai problemi che questa comporta (esaurimento delle risorse, inquinamento, ecc.), nella beata illusione che il sistema potesse reggere e prosperare creando valore di scambio con attività fantomatiche: le varie  “new economies”.

Purtroppo, “la materia ha la testa dura” e non esiste alcun pasto che sia gratis, almeno dal punto di vista termodinamico e, anche se, oggi, la rappresentazione del mondo è fatta di eggregore e fantasmi, non lo è affatto nella più prosaica fattualità,  perché, ogni consorzio umano è, in primo luogo, una struttura materiale, popolata da esseri viventi che interagiscono in  modo complesso e, per ciò stesso, è soggetta ad un processo metabolico che non è riducibile ad un modello econometrico, ma si manifesta nel modo illustrato dalla seguente figura, nella quale, le frecce perpendicolari rappresentano il processo metabolico, propriamente detto, ovvero le componenti materiali ed energetiche necessarie per il “metabolismo sociale”, mentre le frecce orizzontali ne sono la mera rappresentazione economica, ovvero la metafora del processo, in termini di valore di scambio.

La così detta “civiltà occidentale avanzata”, locuzione che allude al suo considerarsi l’avamposto del moto del progresso materiale e sociale, una sorta di battistrada verso il “sol dell’avvenire”, ha, in tempi recenti, dovuto sottostare ad una serie di bruschi risvegli.

L’ultimo di questi determinato, peraltro, dalla sua hybris pasticciata, è stata l’illusione di “affamare la bestia”, nella fattispecie l’orso, comminando, alla Russia, sanzioni, la cui natura principalmente monetaria[1], aveva scopo di provocare una condizione di miseria e morte, che avrebbe dovuto portare alla cacciata del despota cattivo. Tuttavia, questo intento, è rimbalzato siccome una palla elastica scagliata contro un muro.

Anche un infante, non particolarmente dotato, può comprendere che, per riuscire ad “affamare” qualsivoglia entità, individuale o collettiva che sia, bisogna privarla del grano, del burro e, possibilmente, dei cannoni; chiudere i rubinetti delle fonti energetiche e di approvvigionamento dei beni essenziali, in breve, ostacolarne, fino a bloccarlo, il processo metabolico necessario per la sopravvivenzae non, come è avvenuto, cambiare di segno a delle notazioni contabili[2] o rapinare, sic et simpliciter, le riserve monetarie depositate in banche estere.

Quale bizzarro processo mentale ha portato a pensare che si potesse ridurre alla fame chi dispone del 12% delle terre emerse e ha i granai pieni, i depositi ricolmi di burro e cannoni e dovizia di ogni bene sul suolo e sotto il suolo (beni che, incidentalmente, sono necessario al metabolismo sociale di coloro i quali hanno imposto le sanzioni)?

Queste vicende ci forniscono un esempio, in corpore vili, circa la natura della crisi che stiamo attraversando che, come scrivemmo in quest’articolo ha un’origine diversa e assai precedente rispetto agli eventi “bellici” di questi ultimi mesi, ed è il risultato di tante illusioni epistemiche annidate nella visione del mondo della modernità.

Una di queste è, senza dubbio riconoscibile nel feticismo del segno, al quale abbiamo accennato, che si manifesta in maniera totalizzante, tanto da aver sostituito ogni altro criterio di interazione col mondo.

Esso si manifesta, in maniera assai evidente, nel linguaggio: nei tempi moderni, si usa definire il “ben-essere” in termini di ricchezza e, quest’ultima, in termini esclusivamente monetari. Quest’equivoco origina dalla cosiddetta “scienza economica”, scienza quanto mai triste e dai caratteri assai poco scientifici, la cui versione moderna si manifestò in ambiente anglosassone, che ne impose il lessico al resto del mondo e alle diverse lingue, che, per lo più, si limitarono a traslare i significati dei termini inglesi di riferimento, in maniera piuttosto semplicistica.

Il termine italiano “ricchezza”, in inglese suona come “wealth” (”riches” è piuttosto desueto), il cui significato primario è “stare bene”, così come “health” indica l’essere sano.

In una società più semplice della nostra, come quella di Mazzarò, nella quale il contatto con la materia (inclusi quei tipi di materia dai quali si ricava un flusso di energia) era più “diretto”, ciò che era considerato ricchezza, era costituito dai beni indispensabili e utili per la conservazione ed il miglioramento delle condizioni di vita.

La nostra civiltà moderna, è sempre stata dominata dal feticcio quantitativo che, muovendo dalle “qualità primarie” galileiane, ha compiuto una totale reductio ad mathematicam dell’esistenteDalle qualità primarie al dominio totale del valore di scambio, il passo fu breve e, da allora, la quantità ha dominato il mondo: la disponibilità di simboli equivalenti di ricchezza, il tanto avere, in termini di cifre, è diventato segno della compiutezza dell’essere (il fatidico ben-essere).

Il tipo di ricchezza materiale così pregiata da Mazzarò (“tutti i beni preziosi e deliziosi”)[3]fu sostituito dalla mera notazione numerica che, della ricchezza, era metafora contabile. Quest’ultima, mediante l’allucinazione finanziaria, si è, via, via, moltiplicata, per gemmazione, dando vita ad una sinistra progenie che ha partorito simboli di simboli e metafore di metafore(ovvero i famosi e famigerati derivati: futures, CDO, CDS, ecc.).

Questo universo di allucinazioni non è altro che un modo assai complicato di significare una congerie di astrazioni (titoli di vario genere) che, alla fin fine, conferiscono il potere legale di rivendicare una quantità di beni di corrispondente valore. Come scrisse George Simmel:

Il denaro è solo una rivendicazione nei confronti della società. Una nota di credito sulla quale manca il nome del debitore […] La liquidazione di ogni obbligazione privata in denaro, significa che la comunità si assume questa obbligazione nei confronti del creditore[4]

Frederick Soddy, premio Nobel per la chimica nel 1921, per la scoperta dell’isotopia, introdusse la definizione di “ricchezza virtuale”[5] intendendo, con essa, la quantità di ricchezza “reale” (materiale o immateriale)[6] che gli individui e la comunità si astengono dal possedere (o dal fruire), allo scopo di disporre del simbolo di questa.

Dall’altro lato, la comunità, nel suo insieme, è legalmente vincolata a fornire, al portatore di denaro, beni o servizi equivalenti al valore nominale di quest’ultimo (materia futura, energia futura, tempo futuro).

Se riflettiamo in termini termodinamici o, per dirlo in maniera più semplice, in termini materiali, questo ragionamento suggerisce che il denaro non rappresenti una quantità di ricchezza positiva ma negativa, siccome un carico che, pur essendo misurato dalla bilancia secondo il peso che è in grado di sollevare, cionondimeno, imprime una spinta verso il basso.

Se trasponiamo questo concetto al binomio denaro/ricchezza, possiamo constatare che, nel momento in cui si effettua uno scambio, il titolo che dà diritto ad una generica rivendicazione di beni, passa dal compratore al venditore, quindi, questo titolo, continua a circolare indefinitamente: esso rappresenta un credito, un pagherò, in termini di beni e servizi, che è dovuto, dalla comunità, nel suo assieme, al portatore del titolo. Pertanto, il denaro, ben lungi dal poter essere considerato come ricchezza, dovrebbe, viceversa, essere valutato come un debito espresso in beni materiali di valore equivalente.

Questo aspetto che, di primo acchito, potrebbe risultare un po’ criptico, diventa assai evidente nei casi, nei quali, vi è una relativa carenza di beni da acquistare, ovvero le situazioni nelle quali si viene a determinare l’inflazione da carenza di offerta che, nei casi peggiori, può sfociare in iper-inflazione. Queste evenienze possono essere illustrate con un esempio tratto dalla fisiologia: nelle situazioni nelle quali vi è una scarsa pressione parziale di ossigeno (altitudine), è facile che l’organismo vada in “debito di ossigeno”, anche se l’apparato respiratorio è perfettamente in grado di effettuare scambi gassosi efficaci. Il mezzo di scambio (polmoni) rimane inalterato ma la materia, oggetto dello scambio, è scarsa (in senso relativo)[7].

In un’epoca di scarsità indotta, in termini di materia ed energia, come quella che viviamo attualmente[8], non è particolarmente importante la quantità di denaro che viene scambiata (che, peraltro è alla basse del concetto di “Prodotto Interno Lordo”)[9], specie nel momento, in cui, la più parte degli scambi, consiste in prestazioni “immateriali” (il tanto celebrato “terziario avanzato”), perché le basi di qualunque processo economico -e dell’esistenza stessa di qualunque sistema umano- sono rappresentate dal processo metabolico illustrato dalla figura, di cui sopra.

Questa “ricchezza metabolica”, che è ciò che consente la sopravvivenza del sistema, è essenzialmente il prodotto della trasformazione dell’energia disponibile in forme utili per sostenere il metabolismo sociale, ovvero le condizioni di esistenza della comunità e del singolo.

Da questo punto di vista, il denaro non è altro che il dispositivo che consente questo tipo di relazione[10]: esso, in quanto equivalente universale di ciò che è disponibile sul mercato, suprema sineddoche dell’esistente, è anche ciò che determina le aberrazioni della moderna ontologia sociale, in quanto rappresenta un dispositivo, la cui disponibilità dipende dall’indirizzo stabilito dai rapporti di forza dominanti e, pertanto, determina anche le sperequazioni esistenti, non solo per ciò che riguarda il “funzionamento” sociale, ma anche nello stabilire la divisione del potere tra “dominanti” e “dominati”, nonostante le illusioni di democrazia sfoggiate nel discorso pubblico.

I moderni feudatari non necessitano di milizie in armi (se non, eventualmente, di quelle di cui dispongono coloro che detengono il “monopolio della forza”) dato che, le loro milizie sono, de facto, costituite dal potere d’acquisto.

Se osserviamo il corso della storia, dal punto di vista “termodinamico”, possiamo constatare che, in misura preponderante, essa è mossa dall’esigenza di assicurarsi le risorse per la sopravvivenza individuale e della comunità di riferimento.

Le civiltà complesse hanno avuto la possibilità di sorgere solo nel momento in cui la disponibilità di risorse, della comunità, consentì che, una parte della popolazione, potesse occuparsi di attività che non fossero direttamente implicate nel sostenere il “metabolismo sociale” (fondamentalmente, fornire cibo e fonti energetiche per la cottura e il riscaldamento), onde poter creare gli apparati amministrativi indispensabili per la gestione di una società di quel tipo (governo, burocrazia, edilizia, manifattura), della creazione di “grandi opere” collettive (canali di irrigazione, strade, città) e di sostenere il commercio su lunghe distanze (approvvigionamento e distribuzione di materie prime non presenti nella zona), in breve:  di organizzare la divisione del lavoro.

Questo, oltre alla specializzazione, ha condotto anche ad una “stratificazione sociale”, la cui conseguenza è stata la “cristallizzazione” della tendenza, da parte delle classi dominanti, di “estrarre” ricchezza da coloro che la producono, tramite l’esazione di tributi, di vario genere, o lo sfruttamento, più o meno coatto (schiavitù, servitù), del lavoro altrui, tramite il controllo dei mezzi di produzione[11].

Nel quadro cognitivo e normativo del capitalismo -sistema quanto mai complesso-  ancorché il denaro sia una necessità imprescindibile, esso rappresenta il dispositivo che consente di realizzare questo sfruttamento, senza bisogno di mezzi di coercizione fisica (come nel caso dei feudatari o della criminalità organizzata), in quanto aliena dal produttore il diritto di usufruire di ciò che produce, in cambio di un generico titolo di rivendicazione, il cui valore e la cui “produzione” sono definiti in un quadro normativo e da un “mercato” (la cui mano è invisibile solo perché non la si vede), determinati dai rapporti di forza di cui sopra e, dunque, apre la strada ad ogni tipo di abuso, tra i quali, il più importante è quella sorta di schiavitù, determinata dal “potere monetario” (latu sensu), alla quale è soggetta la più parte della popolazione.

Il braccio armato di questo potere, ovvero ciò che è conosciuto, sotto il nome di “finanza”, è il principale attore nel definire l’allocazione di mezzi monetari, anche tramite la creazione di “bolle”, mediante le quali si trasferiscono ingenti quantità di “denaro virtuale” a vantaggio di entità che, coloro che controllano i meccanismi speculativi, hanno scelto di privilegiare[12]. Questo denaro, ancorché virtuale, in fase di creazione, possiede, comunque, il proprio valore di acquisto, nei confronti di beni reali (materia, energia, tempo) presenti nel mondo.

Da questo punto di vista, il “vecchio” Serafino Ferruzzi e il “nuovo” Bill Gates, sono accomunati dalla passione per ciò che di più materiale esiste: la terra, avendo convertito buona parte del loro potere d’acquisto virtuale in ingenti estensioni di terreno reali.

Tuttavia, vi è anche un altro aspetto, da tenere in considerazione: il feticismo del valore di scambio, non riguarda solo questi aspetti, per così dire, “concreti”, ma consiste in una vera e propria relazione allucinatoria tra il mondo dell’essere e quello del divenire, nella quale l’essente è sostituito dal possibile che, come qualunque possibile, non è mai reale, bensì, virtuale. Non è mai certo che l’uovo di oggi possa trasformarsi nella gallina di domani: le uova, si sa, sono materia fragile, così come lo sono le promesse che il denaro incarna. È dunque esiziale che, ciò che era nato, semplicemente, allo scopo di costituire «una misura comune»[13], ovvero un criterio intersoggettivo di valore, per consentire gli scambi, abbia conquistato il dominio totale sulla produzione e riproduzione della vita. Come scrisse John Ruskin, descrivendo, ironicamente, una sorta di paradiso (o inferno) crematistico:

Il capitale non produce nulla se non altro capitale, come un bulbo che produca solo bulbi e mai un tulipano, come un seme che diventi seme e mai pianta[14]

Il breve excursus che riguardava le “sanzioni” alla Russia, dovrebbe aver reso chiaro che la ricchezza materiale  e quella monetaria (ancorché si pretenda che, la seconda, possa essere sineddoche perfetta della prima), costituiscono domini descrittivi non equivalenti e, in gran parte, incommensurabili (anche se si dà per scontato che si possa sempre commensurarli), poiché la ricchezza materiale obbedisce sempre alle leggi della termodinamica, che, molte volte, si contrappongono, in modo piuttosto evidente a quelle che governano il mondo virtuale del valore di scambio. Un esempio particolarmente eclatante, di questa contrapposizione, è quello che, da una parte vede l’incremento “spontaneo” del debito virtuale, che sottostà all’emissione di moneta (esogena o endogena che sia) e, dall’altra, l’aumento spontaneo di entropia.

Tuttavia, vi è un altro aspetto, da tenere in considerazione, forse quello più importante, per ciò che riguarda quella comunità estremamente complessa che è il sistema-mondo. Come abbiamo visto, poiché il denaro è fondamentalmente un indicatore di valore astratto e, come tale, soggetto all’arbitrio di varie entità, tra le quali, il “mercato”, i vari quadri normativi che ne regolano l’esistenza e il flusso, la speculazione (che non è altro che la fattispecie essenziale[15] del mercato), esso non solo è soggetto ai rapporti di forza, ma li crea, così come genera abbondanza e carestia.

Quello che era l’equivalente universale, atto a consentire gli scambi, è diventato il supremo arbitro dell’esistenza e, forse, è un bene, almeno dal punto di vista cognitivo, che, in questi tempi ultimi, almeno in quella parte di mondo che si identifica con la definizione di “occidente collettivo” (che, di fatto, è costituito dai paesi della NATO, della UE e dell’anglosfera) sia stato sottoposto ad un “bagno di realtà”, il quale ha mostrato, in corpore vili, che il significato basilare del sintagma “valore di scambio” si manifesta, appunto, nello scambio.

Se non vi è abbastanza “roba” da scambiare il valore dell’equivalente universale si riduce drasticamente, se non vi è nulla da scambiare, esso viene magicamente ad annullarsi.


[1] Questo comprende anche la rapina delle riserve russe depositate nelle banche occidentali

[2] O inibire la fruizione di servizi fantasmatici che, oggi sono il perno dell’economia della fuffa (Amazon, Netflix e simili idiozie)

[3] Proverbi: 24,3-4

[4] George Simmel, Philosophy of money, London 1978 (Leipzig, 1900)

[5] Cfr. Frederick Soddy, Wealth, Virtual Wealth and Debt, Britons Publishing Company, London 1931

[6] Come, ad esempio, il tempo lavorativo

[7] La scarsità è sempre da intendersi in senso relativo, ovvero come carenza di beni nel momento e nel luogo in cui se ne ha bisogno.

[8] Ma, in fondo, tutta la storia del capitalismo è una storia di scarsità indotta, in misura piò o meno severa

[9] Nonché dell’imposizione fiscale diretta

[10] Che implica il rendere disponibile l’energia, laddove serva, ossia acquistarne le fonti e distribuirne il flusso.

[11] Tra questi vi è il possesso della terra che, un tempo, costituiva l’unico mezzo di produzione.

[12] Si pensi, ad esempio ai miliardari della “new economy” i quali dispongono di un valore che è, fondamentalmente il frutto di mere “bolle”, dei quali i casi “Amazon” (nato come una sorta di “Postal Market” informatico) e Tesla, sono solo gli esempi più eclatanti

[13] Aristotele, Etica Nicomachea, 1133 a.

[14] John Ruskin, Unto this last. Essay IV: Ad Valorem, Ward Lock and C., London, 1912

[15] Inteso nel senso di “relativo all’essenza”.

FONTE: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/i-soldi-e-la-roba

 

 

 

DIRITTI UMANI

LA POLIZIA NOTTURNA DI GIOIA TAURO

Pino Cabras 18 10 2022

 

Perché è grave, questa strana visita notturna al giornalista Giorgio Bianchi, una delle personalità che con più impegno e argomenti vuole sottrarci alla narrazione bellicista dominante?

I fatti. Le forze dell’ordine (quale ordine?) la notte del 15 ottobre si sentono in dovere di interrompere addirittura il suo sonno alle tre di notte in un albergo di Gioia Tauro.

Cos’è tutta questa fretta? E’ per salvare vite urgentemente? Per cogliere un flagrante reato onirico? No, gli rompono le scatole per chiedergli genericamente delle “informazioni”. Non possono attendere, che so, le sette del mattino? A Gioia Tauro non è la prima volta che il comportamento di certi funzionari si fa strano, come quando avevano visitato la sede di Visione TV per rivolgere a Francesco Toscano domande per le quali bastava consultare i database Cerved. Era una specie di “territorial pissing”: stai invadendo il nostro campo e vogliamo farti sentire il nostro odore atlantico.

Questi metodi sono ormai un volo d’avvoltoi che si stringe concentricamente. Sono metodi che rivelano un’infezione che sta diffondendosi nello spazio pubblico europeo. Nel 2016 un dirigente di un partito polacco che contestava un imminente vertice NATO, Mateusz Piskorski, venne arrestato e tenuto in prigione fino al 2019 senza un processo, a lungo senza poter leggere una carta, accusato di chissà che accordi con potenze straniere, e rilasciato su cauzione. Prima ancora, nel dicembre 2014, il giornalista Giulietto Chiesa venne fermato in Estonia giusto il tempo di impedirgli di tenere una conferenza sgradita al governo di Tallinn.

In mezzo, e da anni, si moltiplicano le liste di proscrizione: in Polonia, nei paesi baltici e in Ucraina queste liste si sono via via trasformate in persecuzioni. Alla latitudine di Kiev in esecuzioni sommarie di voci sgradite, nel silenzio dei nostri media.

L’infezione non si è fermata a Est. Nel cuore nero del nuovo atlantismo intollerante è avvenuta una mutazione profonda che ha infettato anche il resto dell’atlantismo. Non è stata europeizzata l’Ucraina. E’ stata ucrainizzata l’Europa, dove le libertà cedono il passo ad azioni e concetti prima quasi impensabili. Un Gramellini che esalta un nazista dell’Azov può così dominare indisturbato i salotti televisivi tutti appaltati al circo dei guerrafondai. Un Bianchi che milita per aggiungere facce nascoste al prisma della verità viene invece trattato con le carinerie poliziottesche riservate a un attivista dell’Alabama nel 1960.

Capite che tutto questo è grave? Che tutto questo è inaccettabile? Che tutto avviene in un’epoca in cui la politica occidentale non batte ciglio di fronte alla vicenda che più di tutte riassume la corsa a estinguere le libertà, ossia la prigionia e la tortura di Julian Assange?

Massima solidarietà a Giorgio Bianchi. Massimo sostegno alla sua più piena libertà di espressione.

 

FONTE: https://www.facebook.com/PinoCabrasAlternativa/posts/pfbid02DkpgaRDrgD1LeUH7E8VzmxgafH7LvkK8hgyirqjQzjZ7CotwQTxmiCv3WcXq5kW2l

 

 

 

ECONOMIA

L’Arabia Saudita entra nei BRICS

Paolo Borgognone  18 10 2022

L’Arabia Saudita  ha espresso ufficialmente la volontà di entrare nei BRICS. Bene, immaginate cosa potrà accadere al gigantesco debito americano nel momento in cui Riyad dirà alla Cina  “potete pagarci il nostro petrolio con la vostra valuta nazionale”. Il debito americano crollerà se non potrà più essere rifinanziato dai petrodollari. Capite le cause della guerra? Gli americani devono fare presto perché il processo di dedollarizzazione in corso rischia di provocare il crack della loro egemonia e la fine della loro economia basata sull’esportazione di dollari. L’Europa non va a morire per Melitopol o Berdyansk ma per salvare gli USA dalla gigantesca bolla di debito su cui sono seduti. Una vera bomba a orologeria piazzata sotto il loro sedere e di cui il detonatore è posseduto da Stati che stanno digrignando i denti di fronte al padrone. Come fanno gli USA, così indebitati, a finanziare la loro guerra contro il tempo? Sfruttano il più possibile, fino a eroderle del tutto, le risorse e le ricchezze dei loro alleati europei. La posta in gioco in questa guerra di egemonia non è costituita da qualche centinaio di km2 della steppa ucraina ma dalla dedollarizzazione.

FONTE: https://www.facebook.com/paolo.borgognone.395/posts/pfbid02zTudKoHhiy8PVskmGmpszSMXfdP3V3hADLayaQ7trBY5aCiSVaapTUW72dBu7FU5l

 

 

 

BERNANKE: UN PREMIO NOBEL SURREALE!

Scritto il  alle 09:31 da icebergfinanza
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BERNANKE E LA FEDERAL RESERVE: IL PRINCIPIO DI PETER! - icebergfinanza

Solo poche parole, non vale la pena spenderne di più, ma dopo il premio Nobel per la pace a Obama, il presidente americano più guerrafondaio degli ultimi 100 anni, il premio Nobel a Bernanke per l’economia è la ciliegina sulla torta che ci mancava!

 

Il premio Nobel a chi ha contribuito con la sua superficilaità a distruggere l’economia americana!

Non serve commentare la motivazione, basta solo ricordare che per Bernanke, il sistema finanziario era fondamentalmente solido e il fenomeno subprime, un barzelletta che circolava per l’America prima del 2007.

Un intero capitolo del nostro libro è dedicato alle performance di questi uomini che ignorano la crisi subprime, nonostante sapessero benissimo cosa stava accadendo.

Avrei tante citazioni da ricordare agli amici di Icebergfinanza, ma il principio di Peter, basta e avanza…

Magnifica caricatura del mondo delle aziende scritto da Laurence Peter e Raymond Hull ben 40 anni fa, quel piccolo capolavoro torna a essere di attualità esplosiva. Il teorema di base, detto appunto il principio di Peter, è questo:

“In una gerarchia, ognuno tende a salire fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza”.

Secondo Sutton serve a illustrare l’ascesa al potere della Superclasse che governa il capitalismo mondiale. “Avendo conquistato posizioni nelle quali sono destinati a fallire – sostiene Sutton – cominciano a usare un arsenale di tattiche per dissimulare la loro incompetenza.

Distraggono l’attenzione dai loro errori spostando sistematicamente la colpa su altri.

L’inganno diventa lo strumento per creare l’illusione di un progresso.

Oggi noi siamo sommersi da una marea di imposture, create da quel modo di pensare e di agire”.

Basterebbe questo articolo per capire chi sono i banchieri centrali e a cosa servono, ma non vale la pena perderci altro tempo.

Oggi funziona cosi, gli incompetenti prendono il premio Nobel e vanno ad insegnare in giro per il mondo, Dio non voglia nelle aule ai nostri figli, ma temo che sarà sempre così.

C’è una frase di cui non ricordo l’autore a quel tempo che è la sintesi migliore di questa tragedia che oggi è il premio Nobel all’Economia…

È come attribuire a un medico responsabile di un errore nella diagnosi il merito di aver inventato una cura miracolosa. Forse il paziente ha bisogno di un nuovo medico. 

Bernanke, dopo la crisi fu riconfermato alla guida della Fed per tanti anni ancora!

Nel fine settimana ci occuperemo di quello che sta succedendo nei mercati obbligazionario sovrani di mezzo mondo, dove le banche centrali a partire da quella inglese stanno cercando di metterci una pezza.

Sembra essere tornati al 2019, quel tragico settembre nel quale il sistema monetario americano stava letteralmente per saltare.

Ormai è tutto così, uno shock dietro l’altro, una pezza dietro l’altra, non importa cosa pensate nel breve, il debito distrugge l’economia, c’è troppo debito in circolazione, il Giappone e l’Europa insegnano cosa significa deflazione da debiti che resta il principale trend secolare in corso.

I prezzi delle case stanno nuovamente scendendo in America, un mondo oscuro di garanzie si basa su questa illusione, garanzie sul nulla, sul fatto che i prezzi delle case non possono che salire.

Questa storiella, l’abbiamo già sentita nel 2007, speriamo che questa volta non ci siano anche frodi bancarie dietro l’angolo, mai io sono pronto a scommetterci sopra che prima o poi usciranno, qualche prodotto sintetico e strutturato, qualche scommessa sbagliata.

Come avevamo suggerito nell’ultimo Machiavelli lo spread sta sensibilmente calando, i tassi sui nostri titoli, continuano ad offrire opportunità nella forchetta di rendimento condivisa.

Ci sono tante cose da osservare la fuori, tante notizie, qualche spiraglio per una pace che non arriva, si naviga a vista, i mercati stanno mettendo a prova gli ultimi supporti, poi il vuoto!

Ci sono hedge fund e banche in grave difficoltà, ma come sempre tutto è messo a tacere, nulla deve trapelare. Le banche centrali coinvolte e la Fed sono al lavoro.

Domani il dato sull’inflazione al consumo in America, ma ad ottobre dopo il movimento del petrolio tutto tornerà a salire. Buone notizie dal gas, soprattutto europeo ma stiamo a vedere, la pausa è dovuta agli stoccaggi ormai ai massimi livelli quasi ovunque.

Inoltre iniziano le trimestrali!

Appuntamento nel fine settimana con una nuova puntata del nostro Machiavelli!

FONTE: https://icebergfinanza.finanza.com/2022/10/12/bernanke-un-premio-nobel-surreale/

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

Il nuovo governo ha un milione di multe da cancellare, e una commissione d’inchiesta da far partire

Ottobre 19, 2022 posted by Giuseppina Perlasca

I giornali giocano con il toto- ministri, una passione che interessa a qualche migliaio di italiani, soprattutto dipendenti ministeriali, ma che lascia freddo, e speriamo non al freddo, il 99% dei cittadini italiani. Eppure, fin da subito, dovrà compiere delle scelte che ne segneranno la capacità di distacco morale dai governi precedenti.

Prima di tutto bisogna cancellare l’ultimo, vergognoso, atto del “governo Speranza”: le multe ai non vaccinati. Il quasi ex ministro ha mandato un milione di nominativi di ultra cinquantenni che non si sono vaccinati, o che esentati sono vittime della burocrazia, e che dovrebbero ricevere la ridicola, inutile e oppressiva multa da 100 euro. Non si tratta di una questione legata alla cifra, il cui incasso probabilmente non copre i costi di tutta l’operazione, ma della necessità di restaurare un rapporto di fiducia dei cittadini basato sul rispetto dei loro diritti personali da parte dello Stato. Il corpo dei cittadini è loro e lo Stato, salvo pochissimi, accertati e giudizialmente tutelati, casi, non ha il diritto di impossessarsene. Il nuovo governo rompa con il passato e confermi questo principio cancellando l’assurdo e ingiusto balzello.

Quindi c’è la necessità di chiarire tutto quello che è successo nella gestione dell’emergenza Covid, sulla sua gestione, sulla correttezza dei limiti posti alle libertà personali dei cittadini, su come siano stati fatti gli acquisti emergenziali e sulla gestione della sanità. Ne hanno già parlato diversi esponenti politici, fra cui la Gardini che apertamente ha parlato di commissione parlamentare sulla gestione epidemica, e si tratta di un passo necessario per capire cosa si poteva fare di meglio, quali danni siano da riparare e quali responsabilità siano da individuare. Perché non possiamo rischiare di compiere i medesimi errori due volte.
FONTE: https://scenarieconomici.it/il-nuovo-governo-ha-un-milione-di-multe-da-cancellare-e-una-commissione-dinchiesta-da-far-partire/

 

 

 

LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI

IL LAVORO IN TEMPO DI GUERRA (incontro pubblico)

 posted by 

Nell’odierna economia di guerra quali sviluppi aspettarsi?

Quali soluzioni per i nostri risparmi?

Quali prospettive e soluzioni per le imprese?

Organizzato da Mondi Possibili, arriva l’incontro con tre esperti di economia, lavoro e impresa. Un’occasione molto importante per conoscere le prospettive a breve e medio termine e, soprattutto le proposte concrete per affrontare il prossimo periodo direttamente dalla bocca degli esperti del settore.

IL LAVORO IN TEMPO DI GUERRA

Ne parliamo con:  Nino Galloni: economista, Federico Marcon: consulente finanziario indipendente, Andrea Ivan Costenaro: consulente per lo sviluppo delle imprese.

Modera Carlo Savegnago: dal canale web “IL VASO DI PANDORA”

In collaborazione con economiaspiegatafacile.it


Incontro previsto presso:

Sala Teatro parrocchiale “don Gianni Mattiello”

Piazza Prandina, 9 – 35010 San Pietro In Gu (PD)

Domenica 6 novembre a partire dalle ore 16,30

Contributo spese, 12€

Prenotazioni via sms/whatsapp/telegram: Fedora Rover Tel. 328 3515101

FONTE: https://scenarieconomici.it/il-lavoro-in-tempo-di-guerra/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

L’imperialismo dell’idiozia

L’imperialismo dell’idiozia

Nessun evento promettente ha fallito completamente nel mantenere le sue promesse quanto l’ottimistica Primavera Araba. Dieci anni fa, massicce dimostrazioni di protesta, che hanno preso il via in Tunisia e sono rapidamente arrivate in Egitto, sono state accolte come foriere di una democrazia che investe il Medio Oriente come un grande blitz della storia.

Non è andata così. Il risultato è stato avvilimento in Tunisia, regime militare imposto in Egitto, la distruzione della Libia come nazione vitale, guerra infinita e fame in Yemen, Siria in rovina, ma neanche un graffio alle nazioni più autocratiche della regione, a partire dall’Arabia Saudita e dal Qatar.

La Libia ha dato la prova decisiva che “sbarazzarsi di un dittatore” non trasforma automaticamente un paese in una nuova Svizzera.

Una lezione da trarne è che, quando si tratta di provare ad unificare e modernizzare stati nazionali relativamente nuovi (specialmente nel contesto ostile del Medio Oriente), i difetti dei modi di governo in via di sviluppo devono qualche volta affrontare gruppi antagonisti, tribali, etnici e religiosi. Se il guscio si rompe, quello che viene fuori può essere il caos al posto delle ordinate e pacifiche rivalità di partito della democrazia rappresentativa occidentale (una prassi politica piuttosto recente nella storia umana).

Democrazia & Rivoluzione

Tale prassi è stata più un prodotto della crescita evolutiva del potere e dell’influenza economica della borghesia nella società occidentale che una rivoluzione violenta, sebbene il processo abbia implicato violente rivolte in Francia e nelle colonie americane dell’Impero Britannico. Ma per tutto il XX secolo, la rivoluzione non è stata associata all’istituzione dei sistemi elettorali (la democrazia come viene intesa attualmente) ma piuttosto all’andare oltre tale “democrazia formale” al fine di introdurre un cambiamento nel sistema economico, vale a dire il socialismo.

Questo era quello che avevano in mente i movimenti rivoluzionari, in particolare quelli etichettati come anarchici e trotskisti. In realtà, una rivoluzione vera e propria non è un evento che capita spesso. Dato che in Occidente la prospettiva di una tale rivoluzione sociale è svanita, i rivoluzionari occidentali hanno cominciato a salutare ogni movimento contro gli esistenti Stati non-occidentali come rivoluzionari, progressisti e, se non socialisti, almeno “democratici”.

Questi rivoluzionari, spesso accademici, formano una tifoseria che incoraggia una rivolta antigovernativa dietro l’altra: per i “Kosovari” in Serbia, per i Curdi ovunque, per i Ceceni quando questi facevano saltare in aria i teatri e le scuole in Russia, per i manifestanti libici di Bengasi (che di fatto erano dei fondamentalisti islamici, contrariamente a quanto riportato al tempo), per gli Uiguri oggi.

Il 27 marzo la tifoseria rivoluzionaria delegata ha celebrato il 10° anniversario della guerra in Siria sostenendo una dichiarazione [in inglese] di 65 esiliati siriani, molti dei quali accademici di università occidentali, oppositori di lunga data del partito Baath al governo in Siria.

Gilbert Achcar nel 2014. (Tiq, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)

L’accademico franco-libanese Gilbert Achcar ha guidato la raccolta di più di 300 firme di sostenitori provenienti da numerosi paesi. L’essenza del messaggio era di condannare gli scrittori indipendenti americani e di altri paesi occidentali contrari alla guerra, che non hanno sostenuto la rivoluzione siriana che non è mai iniziata.

Perché, in effetti, la rivoluzione democratica siriana con cui questi esiliati si identificano, non è mai avvenuta. Manifestazioni e repressione non fanno una rivoluzione. Quegli eventi scatenanti all’inizio del 2011 sono stati rapidamente dirottati da ribelli armati, sostenuti da una serie di poteri esterni che aspiravano ad utilizzare i disordini per fare a pezzi la Siria, un obiettivo politico a lungo termine di Israele che non incontra l’opposizione di Arabia Saudita, Qatar, Turchia… o di altri amici di Washington. Il regime nazionalista arabo in Siria è nella loro lista nera da decenni.

I 65 firmatari siriani vivono in paesi occidentali. Il loro testo presenta chiaramente la Siria come una dicotomia tra loro stessi (che si oppongono al regime) e Bashar al Assad. Accusano gli scrittori contrari alla guerra di sostenere Assad e di “disumanizzare” il popolo siriano ignorando loro stessi, individui che in passato si sono opposti al regime di Assad e ne hanno pagato le conseguenze.

Ma il vero conflitto che c’è oggi in Siria non è tra Bashar al Assad e i 65 intellettuali in esilio. Proclamare “sostegno” agli intellettuali occidentalizzati oppositori di Assad è totalmente irrilevante nell’attuale situazione. Gli esuli potrebbero a ragione dare la colpa alla CIA, che ha speso miliardi di dollari ogni anno, in combutta con l’Arabia Saudita, nell’operazione segreta Timber Sycamore, armando e addestrando i ribelli islamici contrari al secolarismo del partito Baath, i quali hanno fatto dell’opposizione ad Assad la loro unica causa.

Marines americani e soldati dell’esercito giordano mentre collaborano ad Amman (Giordania) nell’Operazione Timber Sycamore, settembre 2016 (U.S. Military, Wikimedia Commons)

La Siria ancora sotto attacco

Delle parti della Siria oggi sono ancora sotto l’ostile occupazione degli islamisti sostenuti dai Turchi nelle aree intorno a Idlib nel nord-ovest, degli Stati Uniti nelle regioni produttrici di petrolio nel nord-est, e di Israele nelle alture del Golan. Per sicurezza, di tanto in tanto Israele bombarda la Siria.

Il paese viene strangolato di proposito dalle sanzioni americane.

Niente di tutto questo viene menzionato dagli esuli siriani, che si sentono offesi dagli scrittori “sedicenti anti-imperialisti” che invocano la fine delle sanzioni che privano di cibo, di medicine e di altri generi necessari per vivere i Siriani che vivono nel loro paese.

La democrazia può essere portata in una nazione solo dal suo stesso popolo. Tuttavia, in molti paesi figure di opposizione vengono incoraggiate dal National Endowment for Democracy e da canali meno scoperti a farsi piacere il fatto che il sostegno americano possa aiutarle a sbarazzarsi dei governanti che odiano, e persino a dargli un ruolo nel nuovo regime. Tali figure erano attive durante l’invasione dell’Iraq e nella distruzione della Libia. Nell’attuale situazione, la cosa principale che possono fare questi esuli siriani filo-occidentali per richiedere questo sostegno, è usare il loro status di vittime per attaccare i critici della politica estera americana.

Hanno permesso di farsi radunare a tale scopo, e hanno dato il via ad una diatriba prendendo di mira molti dei più integri e informati critici della politica di guerra degli Stati Uniti. Il testo iniziale citava i nomi di chi fa giornalismo d’inchiesta, come Max Blumenthal, Aaron Maté, Ben Norton, Rania Khalek, Caitlin Johnstone, Jimmy Dore, Antiwar.com, Kim Iversen, Mint Press News, Consortium News e molti altri. Questi nomi sono stati cancellati da Achcar per fare in modo che Noam Chomsky aggiungesse la sua prestigiosissima firma. 

Aarom Maté di The GrayZone racconta che Chomsky ha difeso il fatto di aver firmato dicendo che senza i nomi la lettera è semplicemente “un’astratta dichiarazione di principio” ed “esprime un sostegno generale al popolo”.

Ma quale popolo? Riducendo la Siria ad una questione tra loro e Assad, gli intellettuali in esilio liquidano come insignificanti milioni di Siriani che vivono in Siria, i quali, seppur critici nei confronti del loro governo, lo sostengono, preferendolo al caos o alla presa del potere di fanatici islamisti. Il sostegno a questi esuli siriani implica un attacco agli scrittori che stanno facendo proprio ciò che storicamente faceva Chomsky: dare la precedenza alla critica del proprio governo, su cui si può in teoria esercitare influenza, invece di tentare di influenzare la politica di paesi stranieri.

Questa lettera dichiara che le critiche sul coinvolgimento americano in Siria sono 1) motivate dal “sostegno ad Assad” e 2) influenzate in qualche modo dall’allineamento con Russia e Cina. Nessuna prova o esempio viene fornito a sostegno di queste affermazioni totalmente inverosimili. Non si fa alcun accenno a Turchia, Arabia Saudita e Qatar, mentre viene minimizzato il coinvolgimento americano:

“Ma l’America non è rilevante in ciò che è accaduto in Siria, nonostante le dichiarazioni di queste persone. L’idea che lo sia in qualche modo, malgrado tutte le prove contrarie, è un effetto collaterale di una cultura politica provinciale che insiste sia sulla rilevanza del potere americano a livello globale sia sul diritto imperialista di identificare chi siano i “buoni” e i “cattivi” in ogni dato contesto”.

Questa è una affermazione straordinariamente priva di senso. Gli Stati Uniti siedono sul petrolio siriano, lasciano che venga travasato in Turchia, fanno di tutto per impedire la ricostruzione, ma non sono “rilevanti” in quello che è accaduto in Siria. E, a quanto pare, ci vuole una “cultura politica provinciale” per notare la “rilevanza del potere americano a livello globale”.

E qual è il “principio” che qui viene difeso? Gli scrittori cattivi vengono accusati di sostenere “uno status quo disfunzionale e di impedire lo sviluppo di un approccio verso la politica globale realmente progressista e internazionale, così disperatamente necessario, date le sfide planetarie nel dare risposta al riscaldamento globale”.

Eh? Cosa diavolo significa? Cos’è questo “approccio verso la politica globale realmente progressista e internazionale” che desiderano così tanto?  Che cosa otterrebbero e come? Non ne ho idea.

La diatriba si chiude con:

Questo è l’“anti-imperialismo e la “sinistra” di chi è senza principi, degli apatici e degli sciocchi, che appoggia il disfunzionale stallo internazionale mostrato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Speriamo che i Iettori di questa lettera si uniscano a noi nell’opporvisi”.

Questo attacco disonesto e incoerente ai veri scrittori indipendenti e anti-imperialisti arriva in un momento in cui l’aggressività di Washington sta raggiungendo nuovi livelli di intensità, e molti scrittori contrari alla guerra affrontano sempre più frequenti tentativi di marginalizzazione e anche di censura. E’ proprio il momento di marchiarli con l’etichetta di “anti-imperialismo degli sciocchi”.

Per rispondere agli etichettatori nella loro lingua, lasciatemi dire che i promotori di questa spregevole lettera si stanno cimentando nell’imperialismo degli idioti. Lo stratagemma è ingannare le persone mostrandogli l’imperialismo in così tanti luoghi da non fare più effetto. Gli Stati Uniti hanno un budget per spese militari superiore a quello di tutti i suoi maggiori avversari e alleati messi insieme, hanno quasi un migliaio di basi in tutto il mondo, distruggono paesi uno dietro l’altro attraverso sanzioni e sovversione, vogliono chiaramente cambiare i regimi in Russia e in Cina e giocano alla guerra nucleare ai loro confini. Le loro pretese egemoniche nel mondo sono sfacciate e spaventose.

Se però una nazione resiste a questo attacco globale, deve essere anche imperialista. Quindi, per essere un anti-imperialista approvato da Achcar, tu puoi dire cose cattive sugli Stati Uniti, ma devi ugualmente dire cose cattive su qualsiasi nazione che ha la capacità e la volontà di resistere, perché anch’essa deve essere “imperialista”. Così ti puoi congratulare con te stesso per essere un “anti-imperialista” perfettamente puro e assolutamente inutile.

No, non siamo così stupidi.

 *****

Articolo di Diana Johnstone pubblicato su Consortium News il 7 aprile 2021
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia.

FONTE: https://sakeritalia.it/medio-oriente/siria/limperialismo-dellidiozia/

 

 

 

POLITICA

Propose l’obbligo di terza dose, ora sarà ministro. Ecco chi sarà la pasdaran del vaccino che affiancherà la Meloni

Gloria Saccani Jotti sarà ministro dell’Università. Lo ha detto direttamente Silvio Berlusconi mentre lasciava la Camera. Ma chi è Gloria Saccani Jotti? E perché è grave che proprio lei ricopra l’incarico di ministro (e per giunta in un governo Meloni che si proponeva come antisistema)? Nata a Reggio Emilia nel 1956 e già stata deputata nella scorsa legislatura, sempre nelle liste di Forza Italia, ed è stata rieletta in questa tornata nel collegio di Forlì-Cesena (seppur con qualche polemica, essendo stata bollata come “paracadutata” in un territorio con il quale non risulta avere particolari legami). Dal giorno della sua entrata in Parlamento e fino al termine della legislatura ha fatto parte della VII commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati. La notizia della sua ormai certa nomina a ministro dell’Università ha fatto sobbalzare sulla sedia chi – come noi – fin dall’inizio della pandemia ha provato a fare controinformazione. E a sobbalzare sulla sedia sono stati anche i colleghi di Eventi Avversi che hanno ricordato il profilo della prescelta di Berlusconi. Cosa ha fatto e detto sull’obbligo vaccinale? 

Ricostruisce il sito: “Laureata in medicina e specializzata in anatomia patologica, Gloria Saccani Jotti vive a Milano e insegna patologia clinica come professoressa ordinaria all’Università di Parma. Dal 2009 al 2013 ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ed è stata componente del consiglio di amministrazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Il 17 novembre 2021 la Camera aveva approvato un suo ordine del giorno, presentato anche vicepresidente dell’Assemblea Andrea Mandelli, entrambi di Forza Italia, che impegnava il Governo a considerare l’opportunità di prevedere l’estensione dell’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari con riferimento alla terza dose di vaccino contro il Covid”.

FONTE: https://www.ilparagone.it/attualita/saccani-jotti-obbligo-vaccinale-ministra-meloni/

 

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