RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
22 MAGGIO 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
O, allora, che è il Tempo?
Se nessuno me lo domanda, lo so!
Se voglio spiegarlo a chi mi chiede, non lo so più.
AGOSTINO D’IPPONA, Pensieri, Rusconi, 1998, pag. 124
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SOMMARIO
Dalla Svezia proposta shock: il cannibalismo per salvare il pianeta
Svezia, mozione choc: “Legalizzare necrofilia e incesto”
LA METAFORA DELLA CARROZZA DI GURDJIEFF
LA FINESTRA DI OVERTON: COME RENDERE ACCETTABILE L’INACCETTABILE
Terrorismo: dal Pentagono una tecnologia per identificare le persone dal battito cardiaco
Cosa rivela iI rientro di Silvia Romano in Italia
Il Coronavirus è il disastro perfetto per il capitalismo dei disastri
Nel Congresso introdotta legge per impedire a Trump l’uscita da accordi internazionali
Attali: “Una piccola pandemia permetterà di instaurare un Governo Mondiale!”
Tecnologie dell’umano. La rivoluzione fisico-telematica
SBARCA IL TRANSUMANESIMO A MONTECITORIO
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Dalla Svezia proposta shock: il cannibalismo per salvare il pianeta
“La gente diventa un po’ conservatrice quando si tratta di provare cibi nuovi”. Se abbiamo avuto negli ultimi anni il tentativo di sdoganare gli insetti o la carne artificiale sulle nostre tavole, ora dalla Svezia progressista arriva una proposta da brividi: mangiare esseri umani per “salvare il pianeta”. | Il cannibalismo per salvare il […]
FONTE:https://revoluzione.unoeditori.com/dalla-svezia-proposta-shock-il-cannibalismo-per-salvare-il-pianeta/?fbclid=IwAR0KUE-PG7Ya-Yvvea-6GOrxe61nCvl3TRJ4eVVnHrPGC92gNVYqGdwSS2c
Svezia, mozione choc: “Legalizzare necrofilia e incesto”
I giovani del partito liberale svedese chiedono la legalizzazione dell’incesto della necrofilia: “Se vuoi che il tuo corpo sia usato in un museo o se vuoi che qualcuno ci dorma assieme, tali decisioni dovrebbero poter essere riconosciute come legali”
Il vaso di pandora è stato scoperchiato: dopo l’esempio dell‘Olanda dove alcuni partiti chiedono la legalizzazione della pedofilia, adesso la Svezia vuole abbattere un’altra barriera della morale comune.
La legge prevede che il sesso tra fratelli consenzienti di età superiore ai 15 anni e il sesso con un cadavere, se vi è un permesso scritto della persona prima di morire, siano considerati legali a tutti gli effetti di legge. Secondo uno dei promotori della mozione, che è stata approvata a all’ultimo congresso della gioventù liberale svedese, Cecilia Johnsson, una persona deve poter decidere che cosa venga fatto dei suoi resti dopo la morte: “Se vuoi che il tuo corpo sia usato in un museo o se vuoi che qualcuno ci dorma assieme, tali decisioni dovrebbero poter essere riconosciute come legali“, ha detto Johnsson. Eppure questa posizione controversa non trova tutti gli attivisti del movimento d’accordo: i responsabili del partito, infatti, hanno giudicato negativamente l’iniziativa, apostrofandoli come “Imbecilli“. L’ex deputato liberale Carl Hamilton ha aggiunto sulla sua pagina Facebook che i giovani del partito pensano solo a farsi pubblicità invece di pensare a iniziative serie che abbiano a cuore il futuro del loro Paese.
FONTE:https://www.ilgiornale.it/news/mondo/svezia-mozione-choc-necrofilia-e-incesto-legalizzati-1228419.html
CULTURA
LA METAFORA DELLA CARROZZA DI GURDJIEFF
CORPO, MENTE, EMOZIONI E ANIMA
La metafora della carrozza, proposta dal maestro esoterista George Ivanovic Gurdjieff, è la rappresentazione ideale, e ancora attualissima, dell’essere dormiente, ovvero di colui che non decide la direzione della propria vita, ma ne è succube, condizionato dalle forze esterne che influenzano il proprio percorso. Gurdjieff, nel suo libro “Vedute sul mondo reale”, paragona l’essere umano ad un veicolo destinato al trasporto di un passeggero. Un veicolo definito carrozza che rappresenta il corpo fisico, trainato da cavalli che sono le emozioni, guidato dal cocchiere che è la mente, mentre il passeggero è l’anima (o coscienza).
Gurdjieff adoperava questa metafora per spiegare agli allievi della sua scuola esoterica, il procedimento per cui la coscienza che è in ognuno di noi è assopita in un sonno indotto, descrivendo così il funzionamento del pilota automatico (mente ed emozioni) che gestisce la nostra macchina biologica (il corpo fisico). Che cosa succede, infatti, quando il passeggero (anima-coscienza) dorme e quindi il cocchiere (la mente) decide la strada, la direzione da prendere? Che cosa succede quando il cocchiere (la mente) è confuso e non sapendo dove andare, si lascia trasportare dai cavalli (le emozioni) che corrono senza una meta?
Quando il cocchiere (la mente) è confuso e non sa dove andare, la carrozza (il corpo) viene guidata dai cavalli (le emozioni) che automaticamente la trainano, senza direzione alcuna, mentre il passeggero (l’anima coscienza) dorme. E se la coscienza dorme, quanta consapevolezza possiamo avere di quello che facciamo, diciamo e decidiamo? Come può il cocchiere dare le opportune istruzioni ai cavalli se non sa dove dirigersi?!? E per sapere dove andare ha bisogno di ascoltare la voce del passeggero (anima), così da prendere in mano le redini e guidare i cavalli nella direzione desiderata.
Una metafora che serve anche per dare un’immagine visiva a quella che è la situazione di gran parte della popolazione mondiale: viviamo la nostra vita immersi in un sonno profondo, credendo erroneamente di essere svegli e consapevoli delle nostre scelte. Il grande inganno è tutto qui, ci fa vivere nell’illusione che il mondo là fuori può determinare il nostro destino e fare di noi quello che vuole. Ma funziona così solo se, appunto, sei un essere dormiente.
E la maggioranza di esseri, su questo pianeta, sono esseri dormienti, meccanici, che vivono sotto la legge dell’accidente. Quello che accade, seguendo la metafora, è l’assopimento del passeggero. La nostra coscienza non è più vigile, l’anima dorme, e così chi “comanda”, chi sceglie la strada, non siamo più noi, ma lasciamo spazio al cocchiere, la mente, che per “comodità” segue sempre la solita abitudinaria strada trainata dai cavalli, le emozioni, influenzate secondo i programmi fatti di schemi e credenze che risiedono nel nostro inconscio. E si chiama inconscio, proprio perché si verifica fuori dalla portata della nostra coscienza.
L’inconscio non usa la ragione, non può scegliere cosa imparare e cosa scartare, cosa è utile per noi e cosa non lo è. L’inconscio memorizza programmi e credenze limitanti (schemi mentali), paure, pregiudizi, modi di fare e di pensare, ricevuti durante l’educazione infantile e dall’ambiente circostante (abitudini sociali). Ed è così che la mente, come un bravo cocchiere, segue sempre gli stessi “ordini” e percorre le stesse strade, le stesse esperienze, gli stessi errori, ansie, paure, le stesse situazioni e gli stessi incontri, anche se non più desiderati o necessari. Come può cambiare il nostro essere, la nostra vita, se non cambia la nostra direzione? E come può cambiare la nostra direzione se chi deve deciderla è caduto in un sonno profondo e lascia tutto in balia del cocchiere confuso (la mente) e si lascia trainare da cavalli (le emozioni) condizionati dal mondo esterno?
Credete che non sia così? E allora riflettete su quante azioni e pensieri fate senza l’uso della coscienza. Quanti pensieri e azioni automatiche esistono nell’essere umano privo di consapevolezza, in pratica non sa nemmeno lui cosa sta facendo in quel momento o perché sta pensando quella cosa. Chi guida l’auto e anziché concentrarsi su ciò che sta facendo, vaga con la mente sul cosa mangiare, sul dove andare la sera, cosa vedere in tv, come fare l’amore e via dicendo. Chi mentre è al lavoro pensa ai ricordi passati, o sogna ad occhi aperti sul futuro più roseo possibile. Chi lava i piatti e pensa al like appena ricevuto. In parole povere, la nostra mente ci permette di pensare ad una cosa mentre il corpo ne fa un’altra. E questo è possibile perché sono due entità separate, che funzionano in maniera indipendente ma… soprattutto, in maniera automatica.
Mentre guido l’automobile non penso alle marce che sto inserendo, perché il corpo lo fa tranquillamente in maniera automatica. Lo sa fare. E sempre in maniera automatica i pensieri arrivano nella nostra mente. È lei che decide cosa pensare, non noi. È il cocchiere che sta alla guida, noi stiamo dormendo, non gli stiamo dando nessuna indicazione. Lui va in automatico. In pratica da esseri pensanti quali dovremmo essere, diveniamo degli esseri pensati! Allo stesso modo non siamo in grado di controllare le nostre emozioni ma veniamo trainati dalle emozioni stesse, per lo più quelle negative, che rendono questa società così aberrante, crudele e depressa. Anche i comportamenti sono automatici, in base all’esperienza che stiamo facendo, pensiamo una cosa, ne diciamo un’altra e poi ne facciamo un’altra ancora. Quanta consapevolezza c’è nel vivere in questo modo? Nessuna! Tutto questo è tragicomico.
Dobbiamo prendere il controllo della carrozza e l’unica maniera possibile è quella di eliminare tutto il rumore di fondo che affolla la nostra mente. Dobbiamo ricordarci chi siamo veramente. L’efficacia della metafora della carrozza di Gurdjieff è proprio quella di illustrare come funziona l’essere umano nei suoi aspetti automatici e inconsci, ossia fuori dalla portata della coscienza. Viene così evidenziata l’importanza di essere svegli e presenti a se stessi, e possiamo uscire da questa situazione di assopimento solo iniziando ad osservare quelli che sono i nostri pensieri, gli schemi mentali, le emozioni e i comportamenti automatici ben radicati nell’inconscio. Capire quanto c’è di “nostro” in tutto ciò.
E sempre tornando alla metafora della carrozza, è proprio quando il passeggero (anima-coscienza) si risveglia, che può finalmente rendersi conto se la strada intrapresa dal cocchiere e l’andatura adottata dei cavalli sono il frutto di una scelta consapevole, o del solito programma o bisogno nevrotico della mente egoica. A questo punto può avvalersi dalla propria facoltà di ragionamento e di intuito, e scegliere se proseguire o cambiare direzione. Inizia così un percorso di consapevolezza, che è il metro di misura della coscienza. Più c’è consapevolezza e più la coscienza è sveglia. Questo permette a chiunque di riappropriarsi di se stesso, vivendo così una vita “reale”, trovando equilibrio e scoprendo il centro di gravità permanente tanto decantato da Battiato (seguace degli insegnamenti di Gurdjieff). Riappropriarsi della propria direzione, del proprio cammino, della propria assertività vivendo in armonia con le emozioni, il corpo, i sentimenti, le sensazioni ed i pensieri che ne scaturiscono. Questo è ciò che possiamo definire un ESSERE extra-ordinario.
“La condizione fondamentale dell’uomo è il sonno; l’uomo è addormentato, la sua coscienza è ipnotizzata, confusa; egli non sa chi è, non sa perché agisce, è una specie di macchina, un automa, cui tutto “succede”; non ha il minimo controllo sui propri pensieri, sulle proprie emozioni, sulla propria immaginazione, sulla propria attenzione; crede di amare, di desiderare, di odiare, di volere, ma non conosce mai le vere motivazioni di questi impulsi che compaiono e scompaiono come meteore; dice “io sono”, “io faccio”, “io voglio”, credendo di avere davvero un ego unitario, mentre è frammentario in una moltitudine di centri che di volta in volta lo dominano; si illude di avere coscienza di sé, ma non può svegliarsi da sé, può soltanto sognare di svegliarsi; pensa di poter governare la propria vita, ma è una marionetta diretta da forze che ignora; trascorre l’intera esistenza nel sonno e muore nel sonno; passa tutto il tempo in un mondo soggettivo cui non può sfuggire; non è in grado di distinguere il reale dall’immaginario; spreca le proprie energie a inseguire cose superflue; e solo qualche volta si rende conto che non è soddisfatto, che la vita gli sfugge, che sta sciupando l’occasione che gli è stata offerta.” George Ivanovic Gurdjieff
È tempo di svegliarsi!
FONTE:https://www.tragicomico.it/metafora-della-carrozza-gurdjieff/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
LA FINESTRA DI OVERTON: COME RENDERE ACCETTABILE L’INACCETTABILE
Homogenitus, le nubi ‘speciali ‘dovute alle attività umane
La finestra di Overton (in lingua originale “The Overton Window”) è uno schema di comunicazione, di persuasione e di manipolazione delle masse, creato e ideato dall’attivista e sociologo statunitense Joseph P. Overton. In altre parole, attraverso questo schema è possibile attuare un’abile e quanto mai sottile forma di persuasione occulta, una sorta di ingegneria civile, messa in atto dalle menti del pensiero sociale e pubblicista, per far sì che l’atteggiamento dell’opinione pubblica rispetto a una certa idea si sposti in una determinata direzione. Attraverso la finestra di Overton, quindi, possiamo “vedere” con i nostri occhi come avviene la persuasione politica, sociale ed economica nella nostra società contemporanea, e dei meccanismi che possono essere utilizzati per tali scopi. Sulla base di questo schema, infatti, si possono costruire (e sono state costruite) campagne a favore di alcune idee non ancora accettate dalla società.
Tramite una progressione geometrica che coinvolge tv, giornali, internet, istituzioni e politica, l’inaccettabile diventa accettabile, e addirittura conforme e legalizzato. Quindi, un’idea del tutto inaccettabile qualche anno prima, diventa, dopo i vari passaggi proposti dallo schema, un’idea del tutto accettata e radicata all’interno della società, tanto da diventare Legge. Senza forzature, senza violenza fisica, la violenza, semmai, è subdola, riguarda la mente e le coscienze dell’umanità. Tutto questo “trasbordo ideologico inavvertito”, può essere attuato perché viviamo in una società che crede ciecamente a tutto ciò che proviene dai media, una società “pronta”, imbevuta di relativismo etico e che è ormai priva di valori non negoziabili.
Secondo Overton quindi, qualsiasi idea, anche la più incredibile, per potersi sviluppare e instaurare nella società, possiede una sua finestra di opportunità. Il semplice apparire di questa idea, sempre attraverso la finestra di Overton, permette il passaggio dallo stadio di “impensabile” a quello radicale, di un pubblico dibattito, prima dalla sua adozione da parte della coscienza di massa e il suo successivo inserimento nella legge. Ovviamente il tutto diventa fattibile attraverso le tecniche più sottili di manipolazione, efficaci e coerenti, si tratta di portare il dibattito dell’idea stessa fino al cuore della società, per fare sì che il cittadino comune si appropri di una certa idea e la faccia sua.
Spesso possiamo assistere a delle vere e proprie azioni teatrali, dove è sufficiente che un personaggio pubblico, un personaggio famoso o un politico promuova un’idea in modo caricaturale ed estremo, e che poi il resto della classe sociale e politica smentisca con grande foga. Ma ecco, l’idea è nata, e secondo lo schema di Overton, una finestra è già pronta e la danza dei furbetti può cominciare. Le idee, sempre secondo lo schema, attraversano le seguenti fasi: impensabili (inaccettabile, vietato) -> radicali (vietato ma con delle eccezioni) -> accettabili -> sensate (razionali) -> diffuse (socialmente accettabili) -> legalizzate (consacrazione nella politica statale).
Dovete sapere che Joseph P. Overton era l’ex vice-presidente del centro d’analisi americano Mackinac Center for Public Policy, un istituto che oggi possiamo definire come “think tank”, ovvero, secondo Wikipedia: “..una società o un gruppo, tendenzialmente indipendente dalle forze politiche (anche se non mancano think tank governativi), che si occupa di analisi delle politiche pubbliche e quindi nei settori che vanno dalla politica sociale (social policy) alla strategia politica, dall’economia alla scienza e la tecnologia, dalle politiche industriali o commerciali alle consulenze militari.”. Sempre secondo Wikipedia: “Overton morì il 30 giugno 2003 all’aeroporto di Caro a seguito delle ferite riportate in un incidente aereo occorso durante il suo primo volo con un mono-posto ultra-leggero, assistito dall’istruttore di volo a terra. Le cause dell’incidente non furono immediatamente chiare.” Piccola partentesi per dare un accenno di identità al nome di Overton.
Temi come matrimoni tra le persone dello stesso sesso, oppure l’eutanasia, hanno semplicemente percorso l’intero processo “tecnologico” di trasformazione da “inaccettabili” fino alla “legalizzazione”. Attenzione, non sto dicendo che io sia favorevole all’una o contrario all’altra, vi sto semplicemente mostrando come la finestra di Overton è realtà, tangibile, sotto i vostri occhi. In passato, lo stesso schema è stato adottato per l’aborto, per l’omosessualità, le guerre. Ripeto, nulla di favorevole o contrario, io osservo e basta. E in futuro? Ovviamente, l’esempio potrebbe essere differente e riguardare altri argomenti come il lavoro gratuito, il divieto di manifestare, l’abolizione dei sindacati e del concetto di tutela sociale, l’accettazione acritica del proprio status sociale subordinato, la psicopolizia, la pedofilia, il razzismo, il fascismo, la tortura, fino all’accettazione di un sistema dittatoriale!
Il regista russo Nikita Mihalkov nel suo videoblog Besogon.TV propone in maniera provocatoria (ma non troppo!) lo schema di questo processo sull’esempio di un fenomeno finora impensabile e inaccettabile nella società: il cannibalismo. Del resto uno dei trucchi previsti consiste nel cambiare nome a quel concetto, per farlo apparire da subito “più bello”. Lo scopo è di staccare nella coscienza collettiva la forma della parola dal suo contenuto. Molte guerre sono diventate missioni di pace, gli omosessuali oggi vengono chiamati gay, e i cannibali un giorno verranno chiamati, ad esempio, “antropofili”, “amanti del genere umano”. Spunterà un nuovo slogan: “Non si deve vietare l’antropofilia!”. Si approva la legge, l’argomento arriva nelle scuole e negli asili nido e una nuova generazione già non sa che si può pensare diversamente.
VIDEO QUI: https://youtu.be/kXkY55AwBHg
Funziona così, ognuno è libero di associarsi o dissociarsi dall’idea, ma quell’idea, sia ben chiaro, non arriva dal nulla, ma fa parte di un progetto ampio, studiato a tavolino. Lo dico perché la maggioranza dei nostri contemporanei pensa che i cambiamenti sociali in atto siano la naturale e ineluttabile conseguenza del “Progresso” che, come ripetono alla lettera, non si può fermare. Ormai le “finestre” aperte sul concetto gender, sul microchip sottocutaneo, il ritiro del contante, gli uteri in affitto, i vaccini obbligatori, la manipolazione atmosferica, lasciano già presagire quale sarà il fine ultimo. E tante altre “idee” sono ancora in una fase intermedia, ma un giorno si ritroveranno ad essere “legalizzate”.
Un metodo, questo di Overton, che si allinea molto con il “principio della rana bollita” citato da Noam Chomsky, uno dei grandi intellettuali della nostra epoca; un principio per mostrarci cosa c’è nel mare della manipolazione mentale in atto: la “strategia della gradualità”. Per far accettare una misura inaccettabile, oltre a seguire lo schema di Overton, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi… FONTE
FONTE:https://www.tragicomico.it/la-finestra-di-overton/
Terrorismo: dal Pentagono una tecnologia per identificare le persone dal battito cardiaco
26 LUGLIO 2019
“Dai latini verum e factum sono usati scambievolmente o, come si dice comunemente nelle scuole, si convertono”;
detto altrimenti
“il vero è il fatto stesso”.
Sono parole di Giambattista Vico (De Antiquissima Italorum Sapientia, 1710), il più grande filosofo italiano di tutti i tempi.
Con questa considerazione, secondo cui non vi sarebbe differenza di significato tra vero e fatto, Vico radica la conoscenza nel mondo nelle cose, per poi proiettarla dal terreno all’ultraterreno escatologico e alla metafisica, la più peculiare delle scienze filosofiche.
E’ una rivoluzione scientifica del pensiero umano: la “Scienza Nuova” del pensatore napoletano segnerà tutta la modernità e la gnoseologia dell’assoluto: quest’ultimo, da principio dal quale far discendere la materialità è capovolto in destinazione finale del pensiero “storico” dell’ “hic et nunc”.
Contro questo “mondo rovesciato” della modernità ha resistito, con tutto il suo apparato coercitivo-terrifico, la giustizia, fare pratico del diritto.
Addirittura, la giustizia, che dovrebbe essere il lato pratico ed empirico del diritto (fatto di precetti generali e astratti) è talmente potente da scippare la sacralità al diritto, sostituendosi a esso sul trono del dogma metafisico, eterno ed immutabile. Una sorta di transustanziazione laica: come il sacerdote, quando il giudice “celebra la giustizia non può non disvelarsi, non transustanziarsi, non compiersi. Prima il giudice può macerarsi, arrovellarsi, dirsi non sei degno…ma, nel momento in cui celebra, non più…E tanto meno dopo” (Sciascia, “Il Contesto”).
La giustizia, però, Vico ed il suo “il vero è il fatto stesso”. E lo fa con subdola malizia, mediante un sofisticato marchingegno intellettuale che vuole addirittura far crede esattamente l’opposto e cioè che il giudice sarebbe il cantore più autorevole del reale. Ma è pura illusione.
La giustizia non conosce il reale, è pura finzione empirica. Il giudice decide in ragione di ciò che il tempo, l’investigatore, le regole processuali ovvero ogni altro incidente “umano troppo umano” si frappone tra “il fatto” ed il “vero”. Così creando un nuovo rapporto cognitivo, costruito sulla “finzione del fatto” e sulla “finzione del vero”. In questo senso la giustizia riproduce la coppia ontologica vichiana sostituendone gli elementi con la loro finzione. Il fare giudiziario, per farsi accettare dalla natura essenzialmente critica del pensiero umano, deve così divinizzarsi e dunque, come descritto da Sciascia, rendere divino e dogmaticamente certo ciò che è parziale ed irreale.
Nonostante questa “hybris” angelica della giustizia, coloro che ne sono i soldati e i cantori (i magistrati) – consapevoli della distanza tra “fatto” e “vero” – hanno reso, nelle diverse epoche, il processo, tempio religioso del teatro delle finzioni cognitive e dell’irrealtà, traboccante di contenuti sempre più nuovi, scientifici, post-scientifici o anche solo apparentemente scientifici; e ciò per superare il mai confessato fallimento della “transustanziazione in toga”. E’ una rincorsa affannosa, secolare, continua, ossessiva, compulsiva, affannata verso la coppia cognitiva vichiana di fatto e verità, destinata però ad essere “un cimitero di errori” (secondo la definizione popperiana sulla scienza).
Ogni epoca ha la sua “grande narrazione” di certezza e verità: il popolo o la giuria (“Uscì di nuovo e disse loro: io non trovo colpe in lui…ma voi avete l’usanza che io vi liberi uno per la Pasqua…allora gridarono, non costui ma Barabba” Giovanni 18;21); i carboni ardenti o la tortura; il calcolo algebrico delle prove (il sistema definito della prova legale dell’epoca positivista) fino ad arrivare, ai nostri giorni, al DNA (nessuno ha un codice genetico uguale ad un altro soggetto, ad eccezione del gemello omozigote).
Sono tutti elementi utilizzati sfruttando una loro verità potenziale e metafisica (sacra ed immutabile) e mai prendendo atto della loro fallacia empirica e “del caso concreto” (come ammonisce una illuminante giurisprudenza della Corte Suprema degli Stati Uniti con riferimento ai possibili trabocchetti cognitivi insiti nell’uso forense della prova genetica). Così ogni tentativo di avvicinare il fatto al vero si è rivelato fallimentare, ambiguo ed incapace di fornire linfa e fede incrollabile al sacramento della transustanziazione giuridica. L’ultima trovata è assai avvenieristica.
Il Pentagono ha realizzato una tecnologia che permette di identificare le persone attraverso il battito cardiaco, il cui pulsare sarebbe diverso da individuo a individuo e quindi riconoscibile come una “firma” che non si può falsificare. Il sistema funziona utilizzando un raggio laser a infrarossi. (“Il cuore del Terrorista”, Corriere Innovazione, 26.7.2019).
L’idea è quella di individuare e scovare i terroristi in modo più certo e decisivo. Secondo Candice Tresch, portavoce del Dipartimento della Difesa degli USA,
“Questa tecnologia permette di registrare un battito cardiaco durante una raccolta di informazioni di intelligence, per esempio quando un terrorista sta piazzando un congegno esplosivo. Quando questo soggetto viene poi catturato ed i suoi battiti cardiaci possono essere comparati per essere certi dell’identificazione” (con quelli rilevati sull’attentatore vero, ndr.).
Il karma della giustizia è proprio questa ricerca di “paramenti divini” per coprire la propria peccaminosità e fallacia. La giustizia, al contrario, sarebbe realmente divina qualora riuscisse ad escogitare un sistema in ragione del quale essere in grado di garantire il rispetto delle norme sulla valutazione della prova, accettando che una certa prova, che si reputa decisiva, possa non offrire alcuna forma utile e legalmente corretta di accertamento. Il sacro va dunque spostato dalla fonte di prova alla sua valutazione giudiziaria secondo le regole di logica giuridica.
L’intelligenza artificiale e l’algoritmo sono la sola speranza per dirimere correttamente il contrasto giudiziario tra mezzi di prova oramai desunti da “membra umane”.
Codice genetico contro battito cardiaco; macchina della verità contro inconscio e ipnosi; impronta digitale contro analisi fonica.
Non c’è più limite nella decostruzione del corpo umano per processare l’uomo stesso, in una sorta di autopsia processuale ove l’unico soggetto umano che assume i connotati angelici ed indistruttibili (perché divini) è il giudice. Una strada curiosa può essere tracciata da questa nuova e bizzarra prova del battito cardiaco: se è realmente identificativa del soggetto che ha “quel ritmo e solo quello” sarebbe interessante associare questo dato, non tanto (e non solo) con quello del reo ma con l’impronta del cuore del magistrato che ha emesso le decisioni. Si potrebbe scoprire che certi battiti corrispondono a determinate pulsioni cognitive e dunque a specifiche modalità di decisione. Oppure l’indossamento della toga modifica la “targa” del battito cardiaco?
Nei testi antichi e in molte tradizioni orali si trovano svariati riferimenti all’esistenza di un luogo segreto all’interno del cuore capace di influenzare l’agire umano (“vasto come questo spazio esterno è il minuscolo spazio dentro al nostro cuore: in esso si trovano il cielo e la terra, il fuoco e l’aria, il sole e la luna, la luce che illumina e le costellazioni, qualunque cosa quaggiù vi appartenga e tutto ciò che non vi appartiene, tutto questo è raccolto in quel minuscolo spazio dentro al vostro cuore”, Chandogya Upanishad).
FONTE:https://revoluzione.unoeditori.com/terrorismo-dal-pentagono-una-tecnologia-per-identificare-le-persone-dal-battito-cardiaco/
Cosa rivela iI rientro di Silvia Romano in Italia
Dopo 18 mesi che non debbono essere stati affatto facili, è rientrata in Italia con un volo di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri la cooperante volontaria Silvia Romano, che era stata rapita in Kenya nel novembre del 2018.
A quanto è stato dato di capire, la Romano era stata sequestrata da un gruppo di armati riconducibili al gruppo jihadista degli al-Shabaab, sorto dal movimento somalo delle Corti Islamiche e già resosi responsabile di una corposa sequela di sanguinosi attentati.
Le modalità del ritorno e le speculazioni su ciò che lo ha reso possibile sono stati all’origine di aspre polemiche nel Bel Paese. Molti italiani sono stati sinceramente contenti di vedere la giovane restituita ai propri affetti familiari, altri invece non hanno gradito l’ostentazione dei segni della sua conversione all’Islam.
Come spesso accade in queste circostanze, è altresì affiorato il sospetto del pagamento di un ingente riscatto, mentre ha generato molta curiosità l’ipotesi che alla liberazione della Romano possano aver concorso anche i servizi di sicurezza della Turchia.
Ne è derivato un dibattito piuttosto acceso che, seppure non particolarmente raffinato, anzi a tratti decisamente becero, ha permesso di porre in luce alcune realtà con le quali gli italiani dovranno misurarsi nel prossimo futuro.
Naturalmente, non si saprà mai se il Governo italiano abbia o meno offerto una contropartita ai sequestratori della Romano per ottenerne il rilascio. Non sarebbe tuttavia strano: in realtà accade molto più spesso di quanto comunemente si crede, e non soltanto da parte dell’Italia. A volte, hanno negoziato degli scambi persino gli americani, che passano per essere i più intransigenti sostenitori dell’inopportunità di intavolare trattative con i terroristi.
Non è una cosa bella da farsi, ma il grosso del pubblico italiano accetta che si possa dover pagare per salvare delle vite.
Adesso si pone però il problema di come evitare che i rapimenti si intensifichino, una questione la cui urgenza si comprende più facilmente se si pensa che del mondo della cooperazione italiana fanno parte non meno di 40mila persone, soltanto la metà delle quali lavora per organizzazioni non governative strutturate e di una certa consistenza.
A fianco dei professionisti del settore ci sono infatti molti “cooperanti fai da te”, giovani idealisti che vengono facilmente reclutati da associazioni di dubbia solidità, facendo appello ai loro buoni sentimenti e al desiderio di avventura che ne anima tanti: volontari a buon mercato, che corrono spesso rischi importanti, com’è successo a Silvia Romano. Cercare di moderarne gli entusiasmi per ridurre i rischi non è facile.
Rispondendo in Parlamento a chi gli chiedeva se il Ministero degli Affari Esteri possa in qualche modo esercitare una forma di persuasione morale sul volontariato, per indurlo ad evitare i teatri più critici, il 13 maggio scorso Luigi Di Maio ha ammesso i limiti che il Governo italiano incontra nell’arginare il fenomeno con l’attuale strumentazione normativa.La Costituzione italiana riconosce a tutti i cittadini la pienezza della libertà di movimento e non esiste quindi un modo diretto d’impedirne i viaggi verso destinazioni pericolose.
Un tentativo, fatto nel 2015, di introdurre dei paletti non ha in effetti sortito effetti significativi: all’indomani della strage del Bataclan, in un decreto che disponeva la proroga delle missioni internazionali delle Forze Armate italiane fu inserita una norma che esonerava lo Stato da qualsiasi responsabilità per gli eventuali atti ostili di cui i cittadini del Bel Paese fossero rimasti vittime in un paese ritenuto ad alto rischio. Ma la disposizione rimase priva di un apparato sanzionatorio, circostanza che ne determinò la sostanziale inefficacia.
È chiaro che a Roma si dovrà ora metter mano ad un sistema di disincentivazione. Vedremo che forma avrà e se sarà possibile coagulare il consenso necessario a dargli la forza della legge.
Lo Stato, ovviamente, non potrà disinteressarsi dei cittadini che verranno a trovarsi in pericolo di vita, ma dovrà essere studiato un meccanismo che induca sempre meno persone a mettere la propria esistenza inutilmente a repentaglio.
Dovranno anche cambiare le modalità di gestione dei rimpatri. Le vistose celebrazioni che hanno accompagnato il rientro di Silvia Romano sono state uno spot straordinario per i jihadisti che l’hanno prima fatta rapire e poi liberata.
È stato purtroppo creato un pericoloso precedente, perché dopo quanto è successo a Ciampino e nei giorni seguenti, non è da escludere che cresca fortemente la tentazione di sequestrare degli italiani anche solo per beneficiare dell’effetto propagandistico connesso alla mediatizzazione dei rientri. Gli al-Shabaab sono oggi molto più famosi di quanto lo fossero un mese fa.
Che i servizi italiani possano aver cercato l’interlocuzione con quelli turchi non è quindi strano, considerata la forte influenza che Ankara esercita in Somalia, dove la Turchia ha allestito anche una base militare, che è certamente protetta da una rete informativa e di sicurezza piuttosto estesa.
Lo scandalo prodottosi in alcuni settori del sistema politico e dell’opinione pubblica italiana su questo specifico aspetto della vicenda dipende in larga misura da un pregiudizio, che ha impedito a molti di prendere atto della straordinaria crescita geopolitica fatta registrare dalla Turchia negli ultimi 20 anni.
Questo dato si avverte fortemente anche in Libia, paese in cui tanto Roma quanto Ankara sostengono Fayez al Serraj, ma la seconda lo fa anche con concreti supporti militari, che invece l’Italia lesina, temendo di essere coinvolta in una guerra che non desidera combattere.
Non pochi analisti temono in effetti che il Governo italiano possa aver promesso a quello turco una qualche ricompensa sul dossier libico in cambio della collaborazione ottenuta sul caso della cooperante rapita.
Francamente, sembra però una preoccupazione fuori luogo, o quanto meno tardiva, dal momento che in Libia ormai l’Italia non ha più molto da offrire alla Turchia, che si è già ritagliata autonomamente un ruolo di primo piano non soltanto nell’ex “Quarta Sponda” del Bel Paese, ma più in generale in tutto il Mediterraneo centro-orientale.Magari è vero l’opposto: la cooperazione ottenuta dall’intelligence turca potrebbe infatti essere stata facilitata dalla sostanziale accettazione italiana della maggior forza che Ankara si è conquistata in alcune delle aree di maggior interesse reciproco.
Se le cose stessero così, l’Italia non dovrebbe sdebitarsi con i turchi, ma limitarsi a riconoscere i vantaggi della partnership che si è già realizzata, malgrado comporti l’evidente subalternità di Roma in alcuni teatri. Del resto, questi sono al momento i rapporti di forza tra i due paesi.
FONTE:https://it.sputniknews.com/opinioni/202005169089063-cosa-rivela-ii-rientro-di-silvia-romano-italia/
ECONOMIA
Il Coronavirus è ufficialmente una pandemia globale che finora ha infettato un numero di persone dieci volte superiore a quello che venne colpito dalla Sars. Negli Stati Uniti scuole, sistemi universitari, musei e teatri stanno chiudendo e presto potrebbero farlo anche intere città. Gli esperti avvertono che alcune persone che sospettano di aver contratto la malattia, anche nota come Covid-19, stanno proseguendo le loro attività quotidiane o perché sul lavoro non hanno accesso a permessi retribuiti o per via delle falle sistemiche del nostro sistema sanitario privatizzato. Molti di noi non sono sicuri di cosa fare o di chi ascoltare. Il presidente Donald Trump ha contraddetto le raccomandazioni del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, e questi messaggi confusi hanno limitato la finestra temporale che avevamo a disposizione per riuscire a mitigare il danno di un virus altamente contagioso. Sono le condizioni perfette perché governi ed elite globali realizzino programmi politici che altrimenti incontrerebbero una forte opposizione se non fossimo tutti così disorientati. Questa catena di eventi non contraddistingue solo la crisi esplosa con il Coronavirus; è lo schema che politici e governi hanno seguito per decenni e che è noto come “dottrina dello shock”, un’espressione coniata dall’attivista e scrittrice Naomi Klein in un libro del 2007 che andava sotto quel titolo.
La storia è una cronaca di “shock” – gli shock delle guerre, dei disastri naturali, delle crisi economiche – e delle loro conseguenze. Queste ultime sono contraddistinte dal “capitalismo dei disastri”: “soluzioni” calcolate, di libero mercato a crisi che sfruttano ed esacerbano le diseguaglianze esistenti. Klein afferma che stiamo già assistendo al capitalismo dei disastri a livello nazionale: in risposta al Coronavirus, Trump ha proposto un pacchetto di stimoli per 700 miliardi di dollari che include tagli alle tasse (devastanti per la sicurezza sociale) e offre assistenza alle industrie che perderanno terreno come risultato della pandemia. “Non lo stanno facendo perché pensano che questo sia il modo più efficace per alleviare le sofferenze durante una pandemia, hanno queste idee e vedono semplicemente un’opportunità per realizzarle”, sostiene Klein. Vice ha parlato con Klein di come lo “shock” del Coronavirus stia dando avvio alla catena di eventi che lei ha descritto più di un decennio fa nel libro Shock Economy: l’ascesa del capitalismo dei disastri (tradotto e pubblicato in Italia da Rizzoli, ndr).
Vice Iniziamo dai fondamentali. Che cos’è il capitalismo dei disastri? Che tipo di rapporto ha con la “dottrina dello shock”?
Klein Il modo in cui definisco il capitalismo dei disastri è veramente netto: è la modalità in cui le industrie private operano per trarre direttamente profitto dalle crisi di larga scala. Trarre profitto dai disastri e dalla guerra non è un concetto nuovo, ma si è davvero radicato durante l’amministrazione Bush a seguito dell’11 Settembre, quando il governo dichiarò questa sorta di crisi infinita della sicurezza e contemporaneamente la privatizzò ed esternalizzò sia sul fronte domestico che su quello estero con l’invasione e l’occupazione (affidate a privati per l’appunto) dell’Iraq e dell’Afghanistan. La “dottrina dello shock” è la strategia politica che consiste nell’utilizzare le crisi di larga scala per portare avanti politiche che sistematicamente acuiscono le diseguaglianze, arricchiscono le elite e tagliano dal basso tutti gli altri. Nei momenti di crisi, le persone tendono a concentrarsi sulle emergenze quotidiane per sopravvivere alla crisi stessa, qualunque essa sia, e ad attribuire troppa fiducia a coloro che detengono il potere. Nei momenti di crisi siamo portati a distrarci.
Vice Da dove viene questa strategia politica? Come ricostruisci la sua storia nella politica americana?
Klein La strategia della dottrina dello shock fu una reazione al New Deal di Franklin Delano Roosevelt. L’economista Milton Friedman è convinto che in America con il New Deal tutto andò nel verso sbagliato: come risposta alla Grande Depressione e al Dust Bowl (tempeste di sabbia che colpirono Canada e Stati Uniti tra il 1931 e il 1939, ndr), emerse un governo molto più attivo che fece sua la missione di risolvere direttamente la crisi economica creando occupazione pubblica e offrendo un sostegno diretto. Se sei un economista che sostiene il libero mercato duro e puro sai che quando i mercati falliscono, il loro fallimento si presta a un cambiamento progressista in modo molto più organico di quanto non accada con politiche deregolamentatorie favorevoli alle grandi corporations. Così la dottrina dello shock è stata sviluppata per evitare che le crisi dessero la stura a momenti organici di affermazione di politiche progressiste. Le elite politiche ed economiche sanno che i momenti di crisi costituiscono la loro occasione per portare avanti la loro lista dei desideri fatta di politiche impopolari che polarizzano ulteriormente la ricchezza in questo Paese e nel mondo.
Vice Al momento sono in corso molteplici crisi: una pandemia, un’assenza di infrastrutture in grado di gestirla e il crollo del mercato azionario. Può spiegarci come ciascuno di questi elementi si inserisce nello schema che lei ha delineato in Shock Economy?
Klein Lo shock, in realtà, è il virus in sé. Ed è stato gestito in un modo che massimizza la confusione e minimizza la protezione. Non penso che si tratti di una cospirazione, ma è solo l’approccio completamente sbagliato con cui il governo statunitense e Trump hanno affrontato la crisi. Trump finora l’ha trattata non come una crisi sanitaria, ma come una crisi di percezione e un potenziale problema per la sua rielezione. È lo scenario peggiore, specialmente se unito al fatto che gli Stati Uniti non dispongono di un programma sanitario nazionale e le tutele per i lavoratori sono infinitesimali. Questa combinazione di elementi ha procurato uno shock massimo. Verrà sfruttata per salvare industrie che sono nel vortice delle crisi più estreme che ci troviamo davanti, come quella climatica: l’industria aerea, quella di gas e petrolio, quella crocieristica, vogliono sostenere tutto questo.
Vice Si tratta di un film già visto?
Klein In Shock economy descrivevo come tutto ciò fosse accaduto dopo l’uragano Katrina. I think tank di Washington come l’Heritage Foundation si trovarono ed elaborarono una lista di desideri fatta di soluzioni filo-liberiste. Possiamo stare certi che esattamente gli stessi tipi di incontri avverranno ora: in effetti, la persona che presiedette il gruppo di studi su Katrina fu Mike Pence (attuale vicepresidente degli Stati Uniti, ndr). Nel 2008, il copione si ripeté con i salvataggi finanziari e con Paesi che firmarono assegni in bianco alle banche per un totale di molti triliardi di dollari. Ma il costo reale di tutto questo fu pagato sotto forma di austerità economica (successivamente con tagli ai servizi sociali). Perciò non si tratta solo di cosa sta accadendo adesso, ma anche di come verrà pagato il conto quando sarà il momento.
Vice C’è nulla che le persone possono fare per mitigare i danni del capitalismo dei disastri a cui stiamo già assistendo in risposta al Coronavirus? Ci troviamo in una posizione migliore o peggiore rispetto a quella in cui eravamo durante l’uragano Katrina o durante l’ultima recessione globale?
Klein Quando veniamo sottoposti alla prova della crisi o regrediamo e cadiamo a pezzi, o cresciamo e troviamo riserve di energie e compassione di cui non sapevamo di essere capaci. Questa sarà una di quelle prove. La ragione per cui nutro qualche speranza sul fatto che noi potremmo optare per un’evoluzione è che – a differenza del 2008 – abbiamo una concreta alternativa politica che sta proponendo una diversa risposta alla crisi arrivando a individuare le cause alla radice della nostra vulnerabilità, alternativa che è sostenuta da un più ampio movimento politico. Tutto il lavoro attorno al Green New Deal è ruotato attorno a questo: prepararsi per un momento come quello che stiamo vivendo. Non possiamo perdere il nostro coraggio; dobbiamo lottare con più durezza che mai per un sistema sanitario universale, per l’assistenza all’infanzia universale, per i permessi retribuiti di malattia … è tutto profondamente connesso.
Vice Se i nostri governi e l’elite globale sfrutteranno questa crisi per i propri fini, che cosa possono fare le persone per prendersi cura le une delle altre?
Klein “Mi prenderò cura di me stesso e dei miei, possiamo ottenere la migliore assicurazione che c’è, e se tu non puoi averla probabilmente è colpa tua, non è un mio problema”: questo è ciò che l’economia del chi-vince-prende-tutto produce nelle nostre teste. Quello che un momento di crisi come questo svela è la nostra porosità reciproca. Vediamo in tempo reale che siamo molto più interconnessi gli uni agli altri di quanto il nostro piuttosto brutale sistema economico ci lascia intendere. Potremmo pensare che saremo salvi se abbiamo una buona copertura sanitaria, ma se la persona che prepara il nostro cibo, o ce lo consegna o lo inscatola non ha accesso alla sanità e non può permettersi un tampone (per non dire restare a casa dal lavoro perché non ha giorni di malattia) non saremo sicuri. Se non ci prendiamo cura gli uni degli altri, nessuno sarà curato. Siamo invischiati gli uni agli altri. Modi diversi di organizzare la società mettono in luce diverse parti di noi stessi. Se sei in un sistema che sai che non si prende cura delle persone e non distribuisce le risorse in modo equo, allora si illuminerà la parte di te che tira su steccati. Perciò bisogna essere consapevoli di questo e pensare a come, invece di alzare steccati e prendersi cura di se stessi e della propria famiglia, si può fare da perno nella condivisione con i propri vicini e nell’assistenza delle persone più vulnerabili.
(traduzione di Martina Toti)
FONTE:https://www.rassegna.it/articoli/il-coronavirus-e-il-disastro-perfetto-per-il-capitalismo-dei-disastri
PANORAMA INTERNAZIONALE
Nel Congresso introdotta legge per impedire a Trump l’uscita da accordi internazionali
Due membri democratici del Congresso hanno presentato una legge per impedire al presidente Donald Trump di ritirarsi dai trattati internazionali senza l’approvazione dei legislatori statunitensi.
Oggi il presidente Donald Trump ha confermato che la sua amministrazione ritirerà gli Stati Uniti dal Trattato sui Cieli Aperti, ma ha aggiunto che l’accordo potrebbe essere ripristinato o sostituito con un nuovo documento.
“Il senatore Edward J. Markey e il membro della Camera dei Rappresentanti Jimmy Panetta hanno presentato oggi la legge sulle azioni preventive che compromettono la sicurezza senza approvazione (PAUSE), per impedire al presidente degli Stati Uniti di ritirarsi dai trattati internazionali senza l’approvazione del Congresso”, afferma una dichiarazione del senatore Markey.
Nella dichiarazione Markey affermava che il ritiro “spericolato” di Trump avrebbe ostacolato gli sforzi degli Stati Uniti per contenere l’esercito russo e avrebbe avuto un effetto negativo sugli interessi degli Stati Uniti e degli alleati per il prossimo futuro.
Oggi il New York Times aveva scritto con riferimento a fonti dell’amministrazione Trump che Washington avrebbe comunicato a Mosca venerdì l’intenzione di recedere dal Trattato sui Cieli Aperti. La Casa Bianca giustifica la sua decisione sostenendo che la Russia non rispetterebbe gli impegni previsti dal Trattato.
Mosca respinge qualsiasi tentativo di giustificare l’uscita dal Trattato sui Cieli Aperti usando come pretesto alcune questioni tecniche, ha aggiunto il viceministro degli Esteri.
A marzo il direttore del Pentagono Mark Esper aveva dichiarato che gli Stati Uniti erano preoccupati dal trattato “così com’è si presenta ora”, in particolare per i vincoli al sorvolo dei confini russi vicino le regioni dell’Abcasia e dell’Ossezia del Sud, due repubbliche separatiste della Georgia la cui indipendenza è stata riconosciuta da Mosca ma non da Washington.
Il Trattato sui Cieli Aperti è stato firmato nel 1992 ed è diventato un punto fermo nel rafforzamento del clima di fiducia in Europa dopo la fine della guerra fredda. In vigore dal 2002 consente ai Paesi firmatari di raccogliere apertamente informazioni sulle reciproche forze armate e attività militari. L’accordo è stato firmato da 34 Stati, tra cui Italia.
FONTE:https://it.sputniknews.com/politica/202005219114216-nel-congresso-introdotta-legge-per-impedire-a-trump-luscita-da-accordi-internazionali/
Attali: “Una piccola pandemia permetterà di instaurare un Governo Mondiale!”
Titolo originale: Attali : une petite pandémie permettra d’instaurer un gouvernement mondial!
traduzione di Giuditta di TUTTOUNO e di Corrado di La Scienza Marcia e la Menzogna Globale
13 maggio 2009 (Nouvelle Solidarité) –
Avevamo bisogno di Jacques Attali per pensarci!
Nella sua rubrica della rivista l’L’Express del 3 maggio, il vecchio sherpa di François Mitterrand rivela alcuni intimi fantasmi del mondo oligarchico. In breve: là dove il crack finanziario è fallito, finora, un buona piccola pandemia potrebbe costringere i nostri dirigenti ad accettare la realizzazione di un governo mondiale!
“La storia ci insegna che l’umanità evolve significativamente soltanto quando ha realmente paura: allora essa inizialmente sviluppa meccanismi di difesa; a volte intollerabili (dei capri espiatori e dei totalitarismi); a volte inutili (della distrazione); a volte efficaci (delle terapeutiche, che allontanano se necessario tutti i principi morali precedenti). Poi, una volta passata la crisi, trasforma questi meccanismi per renderli compatibili con la libertà individuale ed iscriverli in una politica di salute democratica.”
Per Attali, “La pandemia che sta iniziando potrebbe far scatenare una di queste paure strutturanti”, poiché essa farà emergere, “meglio di qualsiasi discorso umanitario o ecologico, la presa di coscienza della necessità di un altruismo, quanto meno interessato.”
“E, anche se, come bisogna ovviamente sperare, questa crisi non sarà molto grave, non bisogna dimenticare, come per la crisi economica, di impararne la lezione, affinché prima della prossima crisi – inevitabile – si mettano in atto meccanismi di prevenzione e di controllo, come anche processi logistici di un’equa distribuzione di medicine e di vaccini. Si dovrà per questo, organizzare: una polizia mondiale, un sistema mondiale di stoccaggio (delle risorse) e quindi una fiscalità mondiale. Si arriverebbe allora, molto più rapidamente di quanto avrebbe permesso la sola ragione economica, a mettere le basi di un vero governo mondiale.”
“È del resto con la creazione dell’ospedale che è cominciata in Francia, al XVII secolo, la realizzazione di un vero e proprio Stato”, afferma per concludere.
Tuttavia, con la legge Bachelot e le altre “riforme” che ha imposto il suo “amico Nicolas”, (Sarkozy) è precisamente l’ospedale che stanno smantellando.
FINE.
UNA PANDEMIA DA AGGIUNGERE ALLA STRATEGIA DELLO SHOCK:
FONTE:https://www.altrainformazione.it/wp/2009/07/24/attali-una-piccola-pandemia-permetter-di-instaurare-un-governo-mondiale/
SCIENZE TECNOLOGIE
Tecnologie dell’umano. La rivoluzione fisico-telematica
VIDEO QUI: http://www.radioradicale.it/scheda/559391/tecnologie-dellumano-la-rivoluzione-fisico-telematica
SBARCA IL TRANSUMANESIMO A MONTECITORIO
Questi mondi virtuali del 2060, nei quali innumerevoli esseri umani sacrificheranno le forze della loro anima, non saranno costituiti da un insieme di multi scenari inventati da programmatori di software, come accade ora per i video-giochi. Verranno programmati in tempo reale dai super computer, che adegueranno, in tempo reale, le scene e le trame di gioco secondo i pensieri e le risposte emozionali del giocatore. Ogni giocatore vivrà nel proprio mondo. Sarà la divisione ultima dell’umanità.
Paul Emberson (‘Tra 50 Anni’)
La mentalità transumanista definita singolarità è sbarcata al senato.
A Montecitorio e in Senato parlavano di transumanesimo, salti quantici e nuova umanità OGM.
Secondo Albert Cortina
Il Transumanesimo è un’ideologia, o una corrente di pensiero che sostiene la causa della transizione dell’essere da umano a postumano. Questa ideologia non è un umanesimo, ma un’altra cosa. L’associazione mondiale transumanista (World Transhumanist Association), che è un movimento globale, definisce il transumanesimo come una forma di pensare il futuro. Una nuova forma in cui l’essere umano cessa di evolvere biologicamente e culturalmente e, a partire già da ora, l’evoluzione sarà biotecnologica, grazie all’utilizzo di tecniche applicate in diverse discipline scientifiche, che permettono il controllo sulla natura, sulla biologia e su altre realtà. Questo significa trasformare la specie umana, ibridandola con elementi tecnologici per farla diventare un prodotto artificiale. Sarà indipendente dalla natura e arriverà a disegnare se stessa come vorrà.
Sinteticamente, quello che la definizione di transumanesimo di tale associazione sottintende è che possiamo fare tutto, siamo dei. E qualcosa in più: “Avremo l’obbligo morale di cambiarci”, ovvero, non è solo per coloro che vogliono ma per tutti. Questa è una caratteristica propria delle ideologie: iniziano a introdursi sottilmente, sotto le sembianze di bene, come il miglioramento della salute e altre questioni che richiedono un’accettazione volontaria, per poi trasformarsi in totalitarie e obbligatorie per tutti.
Può sembrare fantascienza, ma è già in moto il progetto 2045, nel quale si sta investendo moltissimo denaro e che tocca l’aspetto dell’immortalità cibernetica e di come se il nostro essere materia intangibile, la nostra identità, potrebbe trasferirsi a un ologramma, un cyborg o a un robot, al fine di raggiungere l’immortalità….
Huxley, nel suo libro “Il mondo nuovo”, affermò cose molto serie nell’anno 1932. Disse: “La scienza e la tecnica al servizio degli interessi di potere condurranno il mondo a forme sociali di dominazione assoluta, a istituzioni oppressive, che coinvolgeranno inevitabilmente tutti e alle quali nessuno potrà sfuggire”. “Una dittatura perfetta avrà le sembianze della democrazia, ma sarà come una prigione senza muri, in cui tutti i prigionieri nemmeno si sogneranno di scappare, sarà essenzialmente un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumo e all’intrattenimento, gli schiavi ameranno la loro condizione servile”. Nessuno nel 1932 capiva queste parole, ma ora iniziamo a comprendere: realtà virtuale, videogiochi, cyborgs…
La tecnologia in sé non è un male, porta molti benefici, ma bisogna stabilire una serie di limiti che ancora non sono stati stabiliti…dal momento che questo è come un vaso di Pandora è necessario determinare eticamente se sia conveniente o meno continuare ad aprire porte e fino a che punto.
Intervista completa
FONTE https://www.focolaredellamadre.org/it/rivista-hm/articoli/interviste/9159-transumanesimo
Le porte di Montecitorio si sono aperte.
All’inizio è stata la fantascienza, come spesso accade, a metterci di fronte al tema delle intelligenze artificiali e della cosiddetta “singolarità tecnologica”.
TRASGREDIRE L’UMANO
La mentalità transumanista definito singolarità è sbarcata al senato. Ed è stata applaudita.
Marco Antonio Attisani, fondatore e CEO di Watly ricevuto al Senato
L’evento si era svolto presso il Palazzo dei Gruppi Parlamentari
13° seminario nell’ambito del ciclo di incontri “Parole Guerriere – Seminari Rivoluzionari”.
Convegno “Tecnologie dell’umano. La rivoluzione fisico-telematica”, registrato a Roma giovedì 6 dicembre 2018 alle ore 17:30.
L’evento è stato organizzato da MoVimento 5 Stelle.
Orgogliosamente transumanista, Marco Antonio Attisani intende attraverso la tecnologia e la trascendenza umana, cambiare il mondo ‘per il meglio di tutti i suoi abitanti’.
Le 4 forze che ci ‘evolvono’ verso la Singolarità secondo lui sono
Genetica
Robotica
Nanotecnologia
Intelligenza Artificiale
Attisani sottoliena un aspetto ‘interessante’ la genetica: Le forze che spingeranno questa disciplina promuoveranno sicuramente l’eugenetica, la ricerca di una razza raffinata, superiore secondo i parametri e i valori che in quel periodo storico riterremmo legittimi. Più belli, più sani, più forti più longevi diventeremmo OGM, organismi geneticamente modificati.
Ascoltate cosa ha da dire.
VIDEO QUI: https://youtu.be/zLh1z80F2fM
Marco A. Attisani è Singolaritariano e Transumanista. Evangelista della singolarità tecnologia, crede nell’avvento futuro del Genere Umano Specie 2.0, una versione migliorata della Homo sapiens sapiens. Futurologo ed esperto di Industria 4.0 e tecnologie smart tra le quali robotica, genetica e nanotecnologie. Divulgatore del concetto di Energynet e di Computer Termodinamico, è inoltre un imprenditore visionario e public speaker internazionale. Crea aziende che saranno presto gestite da entità Artificiali Intelligenti a beneficio dell’uomo e dell’ambiente. Desidera che cadano presto nell’oblio le aziende che stanno creando la loro ricchezza distruggendo l’ambiente e minacciando la salute pubblica. Vegetariano ed animalista difende i diritti di libertà e vita di tutti gli esseri coscienti. Crede nell’essere umano per quello che ancora può diventare piuttosto che quello che già é diventato. Convinto che esista un destino per noi tutti come entità trascendenti, avremo la possibilità di ricostruire ciò che abbiamo distrutto ed eventualmente, renderlo persino migliore. FONTE
VEDI ANCHE
Singularity: il punto di non ritorno dell’evoluzione umana
Pubblicato il 4 ott 2016
Arriverà un momento in cui non comprenderemo le scelte delle intelligenze artificiali che avremo creato. Questo momento ha il nome di Singularity: https://goo.gl/AakIWo
VIDEO QUI: https://youtu.be/iSeeEfQpaEg
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