RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
23 APRILE 2021
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Il giusto è assolutamente sereno.
L’ingiusto è pieno del turbamento più grande.
EPICURO, Lettera sulla felicità, La vita felice, 2010, pag. 47
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SOMMARIO
Così il Covid ci ha coperto il volto (come gli schiavi)
LAVAGGIO DEL CERVELLO IN 6 MOSSE
Profitto contro stato sociale: la crisi accelera la resa dei conti
Non ci sarà nessun “Post-Covid”
“La Rabbia si trasformerä in violenza”.
Bambini sottratti alle famiglie o comprati, scandalo in Olanda che stoppa le adozioni internazionali
Il conformismo dismorfico
Il complotto degli ultramiliardari
Non saranno moduli chilometrici e burocrazia a garantirci la nostra privacy, ma l’autodifesa
Norvegia: l’e-mail forward costa caro
FOLLIA CORONAVIRUS
Draghi non viene in pace: la condizione per il Recovery Fund è l’austerità
Media: Israele va denigrato per la sua impareggiabile campagna vaccinale
Bel tiro, Lavrov
Mysterious Weapon Knocked Out Syrian Army Battle Tank In Southern Idlib
IL DRAGO: MITO E SIMBOLO
CAVALCARE LE LEGGI DEL CAOS PER DIVENTARE SAPIENS SAPIENS SAPIENS
CAMPAGNA PER LA SALVEZZA ECONOMICA DELL’ITALIA
Spread apre in calo a 89,7 con il governo Draghi
Le carte di credito stanno per cambiare per colpa del Covid e di TikTok
La BCE bacchetta il Governo sui contanti
Mafia: De Raho, ‘criminalità organizzate operano insieme come unica entità’
TRUFFE VIA E-MAIL: IL PHISHING
Finché c’è vita vai a lavoro: l’amara ricetta dell’Unione Europea
La Palestina è uno Stato?
Netanyahu emula Churchill nel tentativo di influenzare la politica americana per tutelare la sua popolazione
Biden presidente debole e divisivo, Democratici radicalizzati. Intervista a Tom Packer
Programma Mario Draghi in 10 punti: cosa farà il nuovo Governo
I Demoni finalmente al governo!!!
Ideologia Frodi&Frodi: l’intelligenza è riducibile a un artificio?
La singolarità tecnologica ridefinirà il senso di essere umani o macchine
EDITORIALE
CERTIFICATO VACCINALE E RICATTI INCROCIATI
Manlio Lo Presti
FONTE: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2021/04/22/96/sg/pdf
Sono riusciti a far approvar il certificato vaccinale.
Tutti i dati sanitari degli italiani DOVREBBERO essere raccolti da una centrale unica.
NESSUNO MI IMPEDISCE DI PENSARE CHE I DATI SANITARI
- SARANNO INVIATI ALLE GRANDI ASSICURAZIONI, NAZIONALI E MONDIALI, PER PROFILARE LA SPERANZA DI VITA DI OGNI UMANO;
- SARANNO INVIATI AL’INPS CHE POTRA’ CALCOLARE LA MORTE NON PIU’ PRESUNTA DEGLI UMANI;
- SARANNO INVIATI AI SERVIZI SEGRETI E ALLE 7 POLIZIE NAZIONALI E AL SISTEMA FEDERALE DI SICUREZZA DELLA UE, DELLA CIA DELLA NSA.
Non si opporrà nessuno perché il 98% dei vertici politici, parlamentari, amministrativi, bancari, assicurativi, militari sono RICATTATI ESECUTIVAMENTE DIRETTAMENTE FRONTALMENTE INDIVIDUALMENTE.
Il cerchio si chiude quando COSTORO procedono alla nomina di altri ricattati ai vertici
- delle strutture centrali e periferiche dello Stato,
- dei 9000 Enti inutili (il c.d. parastato),
- delle società di altissime tecnologie,
- delle telecomunicazioni,
- dei vertici dei servizi segreti,
- della magistratura,
- dell’esercito di terra di mare di aria,
- delle 7 polizie,
- delle banche,
- delle assicurazioni,
- delle Autorità di controllo,
- dei giornali,
- delle centrali informative del web,
- ecc. ecc. ecc. ecc. ecc. ecc.
TUTTO CIO’ PREMESSO
Si fa sempre più probabile una ribellione di massa per riprendersi il PALAZZO D’INVERNO, in mancanza, L’INVERNO DELLE LIBERTA’ CIVILI ELIMINATE SARA’ LUNGO …. LUNGHISSIMO
Riferimento normativo: DL 52 del 22 04 2021 “Riaperture” – Art. 9. Certificazioni verdi COVID-19
IN EVIDENZA
RICATTO VACCINALE!
Addio libertà: da confinati a prigionieri nello Stivale (isole incluse). Obbligo e imposizione di un trattamento sanitario letale attraverso il ricatto istituzionale che annulla o sospende la libertà. Non lo vuole certo l’Europa ma l’hanno prestabilito sulla pelle di moltitudini le multinazionali del crimine, ovvero Pig Pharma, che controlla i fantocci dell’Ue.
Basta leggere la bozza dell’ultimo decretino (fuorilegge, ossia incostituzionale ed anticostituzionale) targato mister Britannia (che esegue gli ordini globali) per verificare ufficialmente l’abolizione totalitaria della democrazia in favore della tecnocrazia dittatoriale, in barba alla Costituzione repubblicana italiana (ormai carta straccia col beneplacito di Mattarella). Per uscire in libertà comunque vigilata occorre in primis il cosiddetto “certificato verde” che attesta la completa vaccinazione con prodotti tuttavia sperimentali imbottiti di incognite per la salute. Il coprifuoco è confermato alle 22. Nel provvedimento non viene fissata una data di scadenza. L’eugenetica del profitto procede senza impedimenti anche a scuola, trasformata in azienda a perdere. Infatti gli studenti il 26 aprile prossimo, saranno nuovamente ammassati in 20, 25 o anche in 30 o più in aule che misurano quanto il salotto di una media famiglia italiana. Solo che per un assembramento del genere, in una casa privata, arriverebbe la polizia di Stato o i carabinieri. Gli alunni vedranno, anzi seguiteranno a sperimentare la socializzazione diseducativa accalcati in aula alla stregua del bestiame e, insieme, costretti a star fermi e imbavagliati per cinque o sei ore al banco con le rotelle dell’Azzolina, per giunta in edifici scolastici strutturalmente insicuri e inidonei. Ai malcapitati studenti lombardi toccherà obbligatoriamente anche il tampone, per volere di un governatorista leghista accusato dalla magistratura di aver occultato ingenti fondi pecuniari all’estero.
In un tempo memorabile che sembra ormai remotissimo ma che invece arrivò incredibilmente fino a lambire l’inizio degli anni Novanta, l’Italia fu patria di cittadini creativi, coraggiosi e lungimiranti, unici al mondo. Ora di tanto splendore non rimane nulla, in compenso abbiamo sul groppone dei politicanti parassiti, analfabeti e telecomandati, organizzatori di eventi, nonché curatori d’immagine e mafiosi in doppiopetto. Davvero il Belpaese s’è ridotto a colonia anche dell’Europa e della Cina, non solo degli USA.
Riferimenti:
http://www.infoparlamento.it/tematiche/Bozze-non-ufficiali
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=vaccini
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=coronavirus
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=draghi
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2021/04/2021-campi-di-concentramento-in-italia.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=greta
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=grillo
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=coronavirus
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=vaccini
FONTE: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2021/04/ricatto-vaccinale.html#more
In Italia “le cose vanno selvaggiamente”
Il Quirinale batte golpe su golpe (Il giornale è 24 Ore).
“Abbiamo fatto due lockdown, avuto 130.000 morti comunque , e raso al suolo l’economia. Abbiamo fatto tutto quel che han chiesto. Results: per andare bene dovevamo fare più lockdown.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/in-italia-le-cose-vanno-selvaggiamente-2/
Agli uomini del potere
– Danilo Quinto
(Perché repetita juvant)
Non m’interessa vivere come avete deciso Voi che io viva, cari uomini del potere.
La mia vita non Vi appartiene. Non sono nato grazie a Voi, ma grazie a Colui che me l’ha donata, quando sono stato concepito da mio padre e da mia madre (so che questo non vi garba, perché avreste voluto che anche lei avesse abortito, come hanno fatto milioni e milioni di donne di questo Paese – già distrutto da Voi, prima del Covid-19 – in nome dell’antinatalismo che propagandate, divulgate e organizzate). Sono loro che mi hanno insegnato a distinguere il Bene dal Male. Non siete stati Voi, che non li distinguete e vivete nel delirio d’onnipotenza che deriva dall’esercizio del potere nei confronti dei Vostri simili.
Sono i miei genitori che mi hanno curato, assistito, protetto con l’aiuto di Dio, della Santissima Trinità, della Vergine Santissima, dei Santi, delle anime del Purgatorio e degli Angeli del Paradiso. Ora, non mi farò curare, assistere e proteggere da Voi, che rappresentate la quintessenza del Male. Quello stesso Male che insidiò subdolamente Cristo nel deserto e con il quale Cristo non dialogò. Lo cacciò via, nel luogo a lui destinato. Così farà con Voi, con un Suo soffio, impedendovi di attuare per intero il piano che avete preparato, che si sbriciolerà rovinosamente nelle Vostre mani.
Pagherete tutto e finirete, così, di decidere Voi della vita delle persone.
Vessandole con disposizioni arbitrarie e illegittime. Marchiandole con il numero della Bestia e assoggettandole, da cavie umane, ad una sperimentazione di massa, dietro la quale c’è un business economico gigantesco (sull’altare di Mammona si consumano tutte le nequizie dell’umanità!) e l’immoralità di un farmaco prodotto utilizzando cellule di feti abortiti, con buona pace di quei cattolici liberali e conservatori – certamente non tradizionalisti, come fanno credere di essere – che scrivono addirittura libri per propagandarlo. Proibendo la distribuzione dello Sputnik, solo perché prodotto dalla Russia cristiana di Putin. Varando un passaporto vaccinale che è contrario a tutte le leggi che Vi siete date e che avete sottoscritto. Impedendo che le persone siano curate ai primi sintomi della malattia, per evitare il ricovero in ospedale e la morte. Fornendo dati omissivi (perché non diffondete il numero dei guariti dal virus? perché non raccontate la percentuale dei falsi positivi dei Vostri tamponi, che vi servono per contare i contagiati e decidere le restrizioni o quelli reali sulla mortalità da attribuire direttamente al virus? Perché non fate conoscere la media d’età delle persone che muoiono?). Sfidando Dio, affidandovi alla Vostra Scienza. Varando progetti per intervenire sulla proprietà privata (avete bisogno di case da dare ai Vostri migranti, non è vero?) o sui risparmi (con la patrimoniale sui conti correnti volete ripianare il debito pubblico che avete prodotto con la dissennata politica economica che avete prodotto negli ultimi decenni, giusto?) o sulle modalità di fare acquisti (niente più contante, perché dovete controllare tutto, tracciare tutto e indirizzare anche i consumi) o sulle aziende che devono sopravvivere (mentre farete chiudere quelle che non sono in linea con il Vostro progetto) o con il reddito universale (una specie di mancia per la sopravvivenza). Tormentate le persone con la paura della fine, che inculcate ai Vostri sudditi 24 ore su 24 attraverso i Vostri mezzi di disinformazione.
Siete stati scoperti con le mani nella marmellata. I Vostri piani sono chiari e insieme terribili, ma a chi ama Cristo – è bene che lo sappiate – Voi non fate paura e la stessa fine non fa paura. Sapete che i santi affermano che i carnefici di Cristo furono costretti a bendarlo (Lc 22, 63-65), per il tanto amore nei loro confronti che emanava il suo sguardo luminoso? Riuscirete a sopportare lo sguardo di Cristo quando Vi giudicherà? Ve lo siete posti questo problema? La domanda è retorica. Voi vivete come se Dio non esistesse, come se i Vostri piani superassero o ignorassero quelli di Dio. Ai Suoi discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, che assistettero alla Trasfigurazione sul monte Tabor (Mt 17, 1-9) – quando “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce” e quando dalla nube, che Lo copriva mentre conversava con Mosè ed Elia, una voce disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo” – Cristo si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. Queste parole sono la chiave di chi guarda il Cielo e non si fa condizionare dai Vostri progetti, dai Vostri desideri, dai Vostri propositi, che sono terreni. Non saranno questi a salvarci. Ci sono persone – cari uomini del Potere – che, come dice san Paolo, camminano nella loro vita con la fede e sanno che solo la fede può salvare, solo la fede può guidarle attraverso le tenebre di questo mondo. Nulla dobbiamo scoprire di questa nostra vita che non ci sia già stato mostrato e vissuto da Cristo. Anche Lui ha attraversato le tenebre che uomini malvagi avevano ordito. Con sofferenza. Con dignità. Con coraggio. Perché voleva fare la volontà del Padre Suo e perché aveva assunto su se stesso tutti i peccati del mondo. Questo Cristo ci chiede di fare oggi, nelle tenebre che stiamo attraversando. Mettiamo la nostra vita nelle Sue mani. Con fiducia. Sarà al sicuro. Nessun uomo dovremo temere. Nessun uomo potrà farci del male. Cristo ha già vinto e tutto quello che permette che accada è per un nostro bene superiore. Viviamo, quindi, questo momento di grazia – perché di questo si tratta – abbandonandoci completamente alla Sua volontà. Intanto, pregheremo e offriremo le nostre miserabili carni perché Gesù Risorto si presenti alla Vostra coscienza e Vi converta a servirLo e così poterLo godere, un giorno, nell’eternità.
Cari amici,
sono disponibili le ultime copie dell’ultimo mio libro “Il disegno del diavolo – Il virus e l’uomo che vuole fare a meno di Dio”. Chi lo volesse, può scrivere a pasqualedanilo.quinto@gmail.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/agli-uomini-del-potere-danilo-quinto-2/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
Shattered Beirut 6.07
Carol Mansour è una documentarista indipendente libanese con più di vent’anni di esperienza nel campo televisivo e cinematografico. I suoi lavori sono regolarmente premiati in importanti festival dedicati al cinema e al documentario a livello internazionale. Di qualche giorno fa è la notizia che il suo ultimo lavoro “Shattered Beirut 6.07” – con scene dirette sui postumi della terribile esplosione avvenuta al porto di Beirut il 4 agosto 2020 – è stato riconosciuto come migliore documentario breve al Socially Relevant film Festival di New York ed è nella selezione ufficiale al San Diego Arab film festival previsto per il prossimo giugno. Entrambi i genitori di Carol, palestinesi cristiani, si stabilirono in Libano fuggendo dalla Palestina durante il conflitto arabo-palestinese del 1948, e in Libano Carol è nata nel 1961. Nel 2000 ha fondato la Forward Film production a Beirut e da anni lavora ai suoi documentari insieme alla collega Muna Khalidi. Con il suo lavoro ha indagato e continua ad affrontare aspetti cruciali delle società contemporanee.
Del 2007 è il suo documentario “A summer not to forget” sui 34 giorni di bombardamenti israeliani sul Libano a seguito del rapimento di due militari israeliani da parte di Hezbollah. Immagini, a volte insostenibili per lo spettatore, che mostrano il volto macabro e devastante di un conflitto e il dolore di un’intera popolazione sotto assedio. Giustizia sociale, rispetto dei diritti umani, una profonda riflessione sul concetto di malattia mentale e sul suo stigma, la possibilità di costruire una narrativa diversa per raccontare la migrazione forzata, la diaspora e l’esilio e la violenza che la storia imprime sul destino dei singoli sono temi che ricorrono nella intera produzione documentaristica di Carol Mansour e Muna Khalidi. In diversi lavori tra il 2013 e il 2018 hanno raccolto le testimonianze di diversi gruppi di rifugiati in Libano, a seguito del conflitto siriano. “Not who we are” (2013) racconta la storia di cinque donne siriane rifugiate, diverse per età, estrazione sociale, educazione e professione. La telecamera di Carol le incontra e le riprende a più riprese, le segue nei loro spostamenti quotidiani, registra le loro paure, le loro speranze, le ansie sul futuro, il dolore di non sapere cosa potrà esserne delle loro vite, rendendo il documentario una mappatura emotiva e psichica dell’esilio forzato.
Anche questo lavoro è stato premiato come miglior documentario breve al Socially Relevant Film Festival di New York nel 2014 e si è aggiudicato la menzione speciale della giuria al Fifog Festival di Ginevra nel 2013. In “We cannot go there now, my dear” (2014) affronta un tema molto poco raccontato dai media mainstream, quello della storia della comunità di esuli palestinesi che trovarono rifugio in Siria dopo essere stati obbligati a lasciare la Palestina e che si sono trovati costretti una seconda volta – a distanza di decenni dal primo esilio – a dovere abbandonare la loro comunità e il loro Paese per diventare una seconda volta rifugiati in Libano. Che cosa significa essere costretti a rivivere il trauma dell’esilio? Cosa significa dovere abbandonare il proprio mondo, materiale e affettivo, a più riprese nel corso di una vita? Cosa si prova a essere costretti a ricominciare da zero in un luogo in cui non si ha nulla, in cui il tessuto di protezione sociale e familiare è irrimediabilmente lacerato e in cui si è solo stranieri?
È la memoria, il senso di perdita e di appartenenza, che Mansour indaga in uno dei suoi lavori più premiati a livello internazionale “Stitching Palestine” (2017) vincitore del premio come miglior documentario al Palestinian Film Festival di Boston nel 2018 e al Delhi Film Festival nel 2019.
Diverse donne palestinesi, tra le quali avvocati, architetti e scrittrici, attiviste culturali e cantautrici, raccontano il loro rapporto con la Palestina collegandolo l’antica arte del ricamo palestinese, che è il trait-union dell’intero documentario. Cosa significa mettere fisicamente sulla stoffa, attraverso i punti di una tecnica tradizionale antica, una terra nella quale non si può più tornare?
Sono voci femminili, quelle che Mansour raccoglie in molte delle sue produzioni, sguardi di donne sulla memoria e sul presente, donne come portatrici della memoria famigliare e culturale di una comunità, soggetti fortemente impegnati nella costruzione di un nuovo presente e nelle battaglie che ridisegneranno il futuro, donne troppo spesso silenziate da una narrativa dominante maschile che riduce il loro ruolo a vittime rassegnate degli eventi. Quello in cui l’opera di Carol Mansour riesce è cercare e seguire punti di vista lontani dalla narrativa giornalistica mainstream, nuove possibilità di linguaggio e di racconto che possano ridisegnare gli orizzonti della narrazione documentaristica.
Ho incontrato Carol in una tarda mattina di sole sul finire di marzo, nel suo studio di Hamra, quello che è stato il cuore artistico e commerciale di Beirut, provato da una crisi economica senza precedenti nel Paese e da mesi di pandemia e di lockdown forzati.
Il 4 agosto 2020 si è verificata una devastante doppia esplosione di 2750 tonnellate di nitrato di ammonio depositato da anni in modo non sicuro nell’area portuale della città di Beirut. Ha causato la morte di 215 civili, la distruzione di interi quartieri centrali, ha lasciato più di 7mila feriti, 300.000 persone provvisoriamente senzatetto, miliardi di danni alla proprietà. Nel tuo ultimo documentario “Shattered Beirut 6.07” hai mostrato la devastazione di questo evento a Beirut e il trauma nei suoi abitanti. Eri a Beirut quando è avvenuta l’esplosione. Cosa è successo subito dopo, cosa hai provato?
Penso che tutti abbiamo avuto la stessa paura. Una paura fisica. Il tipo di emozione che provi quando ti rendi conto che le tue gambe sono troppo deboli e che non puoi più reggerti in piedi. Senti che il tuo corpo sta per collassare. Al momento dell’esplosione la cosa peggiore era non sapere cosa ci stava succedendo o cosa sarebbe potuto succedere il secondo dopo. Non riuscire a rendersi conto di quello che stava accadendo e vedere nel frattempo la distruzione intorno ci ha portato un senso di devastazione, rabbia, frustrazione, paura, ottundimento. Penso che “ottundimento” sia la parola giusta per esprimere il nostro sentimento in quel momento.
E poi, cosa hai deciso di fare?
Al momento dell’esplosione mi trovavo ad Hamra (un quartiere commerciale e culturale molto centrale di Beirut, situato nella parte occidentale del centro della città ndr). Subito dopo l’esplosione ho ricevuto una telefonata da un amico che mi diceva che un’amica comune era in ospedale perché gravemente ferita dall’esplosione. Non sapevamo in quale ospedale fosse, quindi ho preso la macchina e ho iniziato a cercarla in diversi posti. Le scene in città il giorno dell’esplosione erano così caotiche e tragiche. Persone sotto shock e terrorizzate urlavano per le strade, facevano la fila fuori dagli ospedali, chiedendo a gran voce i nomi dei loro cari nella speranza di trovarli lì. Scene di caos totale e tragedia. Poi sono andata a casa mia per vedere cosa era successo. Vivo ad Ashrafieh (un quartiere centrale e residenziale di Beirut nella parte orientale del centro della città tra i più colpiti dall’esplosione. ndr) per vedere l’ammontare dei danni. Mi sono poi recata a casa di un altro amico, sempre ad Ashrafieh e la casa era completamente distrutta. Il secondo giorno mi sono svegliata e ho cominciato a camminare per le strade di Beirut con la telecamera in mano. Sono andata nei quartieri che circondano il sito dell’esplosione al porto, Mar Mikahel, Gemmayze, Jeitawi, Qarantina (antichi quartieri residenziali e centrali della città che si trovano nella parte orientale di Beirut, a ridosso del porto, tra i più violentemente colpiti dall’esplosione. ndr). Ho visto volontari della società civile che avevano già iniziato a ripulire le strade dai vetri e dai materiali frantumati. Ho provato così tanta rabbia, perché non sarebbe dovere dei cittadini ripulire la scena dopo un’esplosione della portata di quella a cui abbiamo assistito. Ero così arrabbiata. Ho una moto quindi il giorno dopo sono andata a girare in diverse parti delle zone più colpite. Ho subito capito che non volevo girare un documentario con interviste né volevo ricostruire una descrizione approfondita delle cause dell’esplosione. Ho saputo dal primo istante che volevo realizzare qualcosa di molto breve, dritto al punto. Poi ho chiesto aiuto e fondi alla piattaforma multimediale Daraj media per la produzione del documentario breve che volevo realizzare. La voce che è presente nel film non è stata costruita appositamente per il documentario. Nel momento delle riprese stavo visitando ed entrando in quelle case devastate e stavo davvero chiedendo alle persone che incontravo come si sentissero. È stato molto difficile per me, dato che ho sempre sentito che eravamo tutti sulla stessa barca, tenere la mia voce in prima persona nel documentario. Ma i colleghi di Daraj mi hanno detto che la mia voce era importante come testimonianza oculare diretta di quanto avvenuto e che le altre voci presenti nel video chiarivano senza dubbio che quello che è successo è stato un evento che ha colpito così radicalmente in profondità noi tutti.
FONTE: https://www.doppiozero.com/materiali/shattered-beirut-607
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
Datti una regolata!
21 04 2021 – Davide Brullo
Siamo scorticati dai regolamenti: quando aprono i ristoranti, fino a che ora; come si può andare a scuola; come possiamo vivere; fino a che punto ci si può spostare, sconfinando, facendo rafting tra i pass; come si andrà in piscina o in palestra o per strada; come si indossa la mascherina, come si deve toccare il prossimo; fino a che ora durerà il coprifuoco. Il regolamento, come il regolo, falcia la nostra anodina anarchia, ci fa filare dritti: al suo cospetto siamo tutti irregolari. Il regolamento intende ideare un reggimento. La massa, altrimenti informe – ma è dal caos che sboccia, per estasi e fiamma, la rivelazione –, trova ordine: diventa ordinaria, prona agli ordini. Il regolamento insegna a rispettare, senza alcun rispetto. La massa, evoluta in reggimento, irradia geometria: organizzazione pianificata in pollaio.
Il regolamento (non chiamatele regole) è necessario nell’Era del Numero e del normato, ne distingue l’attitudine coercitiva, sapienziale. Questo, esagerato dal Covid, è il tempo in cui ogni evento – i desideri, le patologie, gli acquisti, i morti – è inscatolato in statistiche, irreggimentato nel serafico regime del numero. Siamo diventati idolatri del Numero, autentici veneratori della Cifra. Tutto, in effetti, è cifrato: cioè chiaro a chi domina il numero – o l’algoritmo, se preferite. Poiché tutto è misurabile, tutto è sotto controllo, computabile, controllato. I numeri del contagio, i numeri disponibili in un ristorante, il numero consentito in una classe, le classi, i sistemi, i gruppi; prendiamo il numero della temperatura corporea, il numero dei morti di Covid, il numero delle terapie intensive, il numero di centimetri che celebrano il ‘distanziamento sociale’; il numero dei parlamentari, dei ministri, delle squadre di calcio, degli abili a compiere alcune operazioni. Eppure, è importante soltanto ciò che valica il numero, l’innumerabile – non l’innumerevole, destinato prima o dopo a sfinirsi in misura –, lo smisurato, il soprannumero. Anche noi, in fondo, siamo pronti a pensare che ‘l’essenziale è invisibile agli occhi’, al di là dei conti, dell’etica totalitaria del numero, dall’osceno pitagorismo a contrario, sbeffeggiato – dacché non ha altro altrove che il numero –, della statistica. Nessuno di noi vuole stare nel recinto di una cifra, nell’alveo di un numero: sono i prigionieri – appunto – a essere numerati, normalizzati all’inumano. Sul delirio del numero – l’uomo che fa di conto, calibrato al proprio guadagno, possidente – grava la maledizione biblica: quando Davide vuole fare il censimento d’Israele, enumerare ciò che crede essere sua proprietà, Dio scaglia il contagio, la peste (2 Sam 24).
La massa svela la nostra iniquità – odore spurio dell’uguale –, soltanto il caos permette la rivelazione.
Il regolamento è la banalizzazione della legge, il suo avvitamento, l’avvilimento nella viltà. La legge è statuaria, sferica, intoccabile; a un regolamento ne segue un altro, poi un altro ancora: nasce per deperimento, per essere usato, abusato, esaurito. Il regolamento è una mascherina, una mascherata: chiede di essere evaso, insinua alla ribellione, è l’ipocrisia che rende felici tutti, governanti (beh, noi abbiamo fatto il regolamento!) e dissidenti (al rogo il regolamento, vogliamo regole più chiare!). La legge, sorella del numero – si instaura per codici, commi, capitoli, norme e antinorme – va adorata, in ginocchio, certi che non è ‘uguale per tutti’, dacché è sottoposta al sofisma della cifra. La legge santifica la realtà in codici e lemmi, ma ciò che è santo è fuori legge, indecifrabile, costellato di nomi.
Quanto diversa dal regolamento è la regola, che gratifica la vita nel cenobio. La regola non crea un reggimento, non rapina l’individuo, lo esalta. La clausura in un tempio e in un tempo – l’ufficio delle ore, la misura del lavoro e del perdono – addestra al volo la carne, è la marziale disciplina per l’incontro continuo, nuziale con l’invisibile. La regola non occlude il monaco in norme: lo rischiara, dischiava le sue potenzialità. La regola, pur procedendo per capitoli, è ignara del calcolo, dismette il numero in favore dello smisurato, si misura con l’intimo, con il sotterraneo dell’uomo, è un tributo all’evasione, alla rivolta dal ‘così va il mondo’; favo di luce, perimetra l’uomo con la vanga e la verità. Insegna a “rinnegare completamente se stessi”, a “non cercare le comodità”, ad “alleviare tutte le sofferenze”, a “rendersi estranei alla mentalità del mondo”, a “prospettarsi sempre la possibilità della morte”, come dice la regola di San Benedetto. La regola non crea ordine – semmai: è il collante di un ordine –, il suo vero cardine è l’armonia; non governa una massa ma una comunità; la sua statura non procede per condanne, essa sutura l’uomo al compito e disattenderla non è un reato, è una rottura. La regola è insuperabile perché non ci insidia, ci india, ed è una leccornia quando scava nella notte, nel notturno del nostro desiderio. La regola va imbracciata per imbarbarire nell’anelito perpetuo, per stare nella vita anulare, sposi al tutto, senza posa, esposti.
Non c’è comunità che non abbia la propria regola, verbo che plana sul lebbrosario del mondo. Per Francesco la regola sregola il potere nella povertà (“i frati devono grondare gioia quando sono tra i vili e gli afflitti, tra i poveri e gli inutili, tra i malati e i lebbrosi e i mendicanti”); Agostino insiste che è proprio e appropriato soltanto ciò che appartiene a tutti (“è perfetto chi cura il bene di tutti e ha annullato il proprio: la necessità è transitoria perché su tutto permane l’amore”); tra gli undici principi Sufi la Khalwat dar anjumân implica la “solitudine nella folla”: “Perfezione non è nell’esibire poteri miracolosi, ma sedersi in mezzo alla gente, vendere e comprare, sposarsi e avere figli, senza lasciare mai neanche per un istante la Presenza Divina”.
Il regolamento, servile al numero, sorregge una norma infida: se ci si consacra alla cifra, essa pretende vittime, l’ordine sfoga in ordalia. Cosa vuoi che siano 1-10-100-1000 in meno? Il numero annienta il numinoso, la cifra oblitera il volto, il pitagorico si volge in cannibale. Piuttosto, la regola s’inoltra nell’ignoto, dissoda l’inaudito, non si registra al ‘buon senso’, al ‘buon gusto’: vigile sull’insensato, prepara l’eccezione, l’eccezionale. Il regolamento atterrisce, atterra, terrorizza; la regola crea degli Alessandro Magno dello spirito.
FONTE: https://www.lintellettualedissidente.it/nemico/regola-regolamento-covid/
INIZIO DELLA FINE?
Gianni Lannes – 22 04 2021
foto Gilan |
Il totalitarismo su scala planetaria aveva preso piede il giorno in cui la Cina (al primo posto globale dopo gli USA e la Russia per crimini contro l’umanità) in collaborazione con l’OMS al soldo della Gates Foundation, aveva lasciato fuggire – appositamente – un coronavirus nuovo di zecca assemblato per la bisogna in un laboratorio strategico.
In tal modo il sistema di dominio che aveva pianificato il ritorno al Medioevo da sempre, rispolverò il suo antico passatempo: schiavizzare l’umanità entrando direttamente nel corpo delle persone a decretare la malattia e la morte. Così i politicanti telecomandati del globo terrestre si accodarono in massa all’ultimo andazzo letale.
Gli esseri umani, bambini, persino cittadini si ritrovarono tutti prigionieri trasformati fulmineamente in masse di cavie a buon mercato. A quei tempi turbe di covidioti mascherati per Carnevale tutto l’anno e televirologi domenicali inneggiavano alla marchiatura vaccinale un giorno sì e l’altro pure. Quei prezzolati furono presto accontentati, ottenendo la certificazione di demenza avanzata per seguitare a consumare prima di schiattare.
Subito dopo decollò la caccia agli eretici, vale a dire agli ultimi esseri umani liberi, combattivi, dissidenti ma soprattutto indomabili, riottosi a rinunciare alla verità evidente, refrattari alla rassegnazione. Grazie alla crassa benedizione del Bergoglio, già pappa e ciccia in Argentina ai tempi della dittatura militare, tutti quelli che non vollero piegarsi ai soprusi furono deportati in un lampo nei campi di concentramento, a partire dal Belpaese dove il famigerato mister Britannia, un tecnocrate salito alla ribalta delle cronache per la svendita dell’Italia alle multinazionali del crimine impunito, diede mandato alla Consip per l’acquisto delle prigioni a forma di container.
Un bel giorno, infine, quando nessuno se l’aspettava ormai più, grazie ai guerrieri della luce prevalsero sulla Terra l’amore e l’intelligenza, l’amicizia e la lealtà, il rispetto della vita e la giustizia. E il sole tornò a rischiarare l’irriducibile libertà con una rinascita dell’umanità nel rispetto della Natura e dell’inossidabile verità.
FONTE: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/
BELPAESE DA SALVARE
VACCINAZIONE OBBLIGATORIA PER TUTTI!
comunicato stampa (21 aprile 2021) del governo Draghi nominato ma non votato! |
di Gianni Lannes – 21 04 2021
Vaccinati a forza o confinati, comunque ostaggi e prigionieri a vita di una dittatura telecomandata dagli interessi speculativi del sistema di dominio mondiale. Il coprifuoco è confermato alle 22.
Nel provvedimento non viene fissata una data di scadenza.
Attualmente quanti sono esattamente i soggetti sintomatici al cosiddetto “Covid-19” dopo l’intero ciclo delle cosiddette “iniezioni vaccinali”?
E quanti sono gli operatori sanitari ed appartenenti alle Forze dell’Ordine e militari, sottoposti al trattamento vaccinale anti nuovo coronavirus, risultati positivi all’infezione pur dopo il predetto trattamento?
Infine, dov’è la documentazione ufficiale riportante le percentuali ed i tassi di efficacia dei sieri somministrati contro il cosiddetto “Covid-19”, nonché la documentazione scientifica relativa ai criteri utilizzati per tale rilevazione epidemiologica e statistica?
http://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-14/16679
FONTE: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2021/04/vaccinazione-obbligatoria-per-tutti.html
“Dopo lo sfregio al volto, mi ha chiamato solo Salvini. Sinistra in silenzio”
22 Aprile 2021 – 21:22
Parla Michele Dal Forno, il rider pugnalato in faccia da un minorenne: “Non mi sento un eroe, ho solo cercato di difendere una ragazza”
Si è beccato una pugnalata in faccia e ancora non riesce a realizzare. Michele Dal Forno, 21 anni, stava consegnando le pizze nella sua città, in zona Ponte Crencano, a Verona, quando si è trovato di fronte a un bivio: girarsi dall’altra parte oppure aiutare una ragazza in difficoltà. “Non potevo far finta di nulla, se le fosse successo qualcosa di brutto non me lo sarei potuto perdonare”, dice oggi a ilGiornale.it. Così Michele è intervenuto. Le conseguenze di quella decisione sono una ferita che gli arriva dal naso alla tempia. Sì, perché uno dei due minorenni con cui stava litigando la malcapitata, un sedicenne di origini albanesi, già noto alle forze dell’ordine, ha reagito alla sua intrusione pugnalandolo al viso.
Come stai?
“Benino dai, diciamo che ho visto giorni migliori, ma bisogna andare avanti…”
Che effetto ti fa guardati allo specchio?
“È impegnativo, penso a chi ero e a come sono adesso… mi fa impressione. Fatico a riconoscermi.”
Cosa rappresenta per te quella ferita?
“È il segno evidente che c’è qualcosa che non va nella nostra società”.
A cosa ti riferisci?
“Che non è normale che un ragazzino con almeno due denunce alle spalle se ne vada in giro armato per la città. Dove sono le famiglie? E le istituzioni?”
Raccontami di sabato scorso…
“Erano più o meno le otto e mezza di sera. Stavo tornando al motorino quando ho visto una scena che non mi piaceva affatto: c’era questa ragazza, che conosco di vista, accerchiata da due ragazzini. Litigavano. Lei aveva un’aria spaventata, così mi sono avvicinato e ho semplicemente chiesto cosa stesse succedendo…”
Poi?
“Uno dei due aveva le mani in tasca, è arrivato a un metro da me e mi ha sferrato un fendente: un colpo secco. Lì per lì credevo fosse un pugno, mai avrei pensato a una coltellata in faccia.”
Quando hai capito che era una pugnalata?
“Poco dopo, quando ho sentito scendere il sangue a fiotti.”
Cosa dice il referto?
“Un mese di prognosi e non so quanti punti di sutura sulla faccia, ho provato a contarli: solo quelli esterni sono almeno trenta. Il coltello è arrivato fino all’osso, tranciandomi un pezzo di narice.”
Cosa ti aspetta ora?
“Il percorso di guarigione è lungo, ci vorranno delle sedute di laser e forse anche un intervento di chirurgia ricostruttiva… insomma, dovrò affrontare parecchie spese e non so neppure se alla fine tornerò quello di prima.”
Sul web c’è una raccolta fondi…
“Sì, l’ha organizzata il mio datore di lavoro, al quale sono profondamente riconoscente, così come ringrazio tutti quelli che sinora hanno aderito.”
“Gli ho raccontato come sono andate le cose e abbiamo ragionato insieme sulla follia di quello che mi è accaduto.”
Ti hanno chiamato anche i leader di altri schieramenti?
“No.”
Secondo te come mai non si sono fatti vivi?
“Forse perché il mio aggressore è di origine albanese…”
E allora?
“Se fosse stato il contrario, la vittima straniera e l’aggressore italiano, avrebbero chiamato in tanti. Mi dispiace dirlo ma è così.”
Tu hai chiesto che la tua foto venisse diffusa, come mai?
“Per far conoscere la realtà.”
Hai rimpianti?
“No, la mia famiglia mi ha insegnato a non girarmi mai dall’altra parte se c’è qualcuno in difficoltà. Certo, se dovessi ritrovarmi in una situazione simile adesso, la affronterei in modo diverso, con più consapevolezza.”
Qualcuno ti definisce un eroe…
“Non mi sento un eroe, sono una persona normale, con la faccia sfregiata e l’orgoglio di aver aiutato una ragazza in pericolo.”
CONFLITTI GEOPOLITICI
La Russia ritirerà le truppe che aveva ammassato vicino al confine con l’Ucraina, ha detto il ministro della Difesa
22 APRILE 2021
Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha detto giovedì che il governo ritirerà le decine di migliaia di soldati e mezzi che aveva stanziato al confine con l’Ucraina nelle ultime settimane e che avevano fatto temere che la Russia stesse preparando una nuova operazione militare in territorio ucraino. Secondo Shoigu, le truppe stavano compiendo un’esercitazione militare, e dopo aver dimostrato «la loro capacità di fornire una difesa affidabile al paese» saranno ritirate e potranno tornare alle loro basi. Per ora il ritiro delle truppe è stato soltanto annunciato, e sapremo nei prossimi giorni se si verificherà davvero.
Secondo il governo ucraino, l’esercito russo aveva ammassato circa 100 mila soldati in varie zone non lontano dal confine, oltre che mezzi corazzati, artiglieria e aerei militari. È il più grande assembramento di truppe dai tempi dell’annessione della Crimea nel 2014, e questo aveva fatto preoccupare molto sia l’Ucraina sia i suoi alleati in Europa e gli Stati Uniti.
Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino, giovedì ha scritto su Twitter che la riduzione di truppe riduce proporzionalmente la tensione, e ha ringraziato gli alleati internazionali per il sostegno. Poche ore prima, parlando al suo annuale discorso sullo stato della nazione, il presidente russo Vladimir Putin aveva attaccato in particolare i paesi occidentali, minacciandoli di una risposta militare «asimmetrica, rapida e dura» nel caso in cui oltrepassino una «linea rossa» che sarà compito della Russia tracciare: non è chiaro cosa intendesse esattamente Putin con «linea rossa», ma molti ci hanno visto un riferimento alla crisi in Ucraina.
FONTE: https://www.ilpost.it/2021/04/22/russia-ritiro-truppe-ucraina/
Nazionalismo uiguro, Turchia e CIA
Come menzionato dalla nota informatrice Sibel Edmonds, “Arrivi a un punto in cui le cose diventano complicati, in cui riciclaggio di denaro, traffico di droga e supporto al terrorismo convergono in determinati punti divenendo una cosa sola”. Nonostante anni in cui la sua testimonianza venisse soppressa dal Privilegio dei segreti di Stato, sono le sue rivelazioni, scoperte lavorando per l’FBI, che ora spiegano il significato dell’accusa al capo religioso turco Fethullah Gulen, che vive in esilio autoimposto in Pennsylvania, facendo esplodere la politica estera nordamericana in Medio Oriente e Asia centrale con ampie implicazioni per il mondo islamico. Fethullah Gulen, mentre guida anche il movimento dietro l’attuale rinascita islamista in Turchia, è uno degli agenti chiave che difesero la CIA nella radicalizzazione dell’Asia centrale, coinvolgendo traffico di droga, riciclaggio di denaro e il mercato nero nucleare e terrorismo sotto falsa bandiera. Diverse fonti rivelano che l’organizzazione Gulen fu utilizzata dal dipartimento per le operazioni speciali delle forze di polizia turche, nato da Controquerrigli, ramo turco dell’operazione Gladio. L’Operazione Gladio fu un’iniziativa clandestina degli Stati Uniti, che dopo la seconda guerra mondiale impiegarono le SS per creare la “stay-behind” anticomunista. Fu responsabile della famigerata “strategia della tensione” in Italia negli anni ’70, utilizzando operazioni terroristiche sotto falsa bandiera, come le Brigate Rosse, per destabilizzare il Paese.
In Turchia, si crede che Controguerriglia fu responsabile di numerosi atti di violenza irrisolti esercitando una grande influenza sulla storia della Guerra Fredda, in particolare per aver provocato i colpi di Stato militari del 1971 e del 1980. Tra i documenti presentati dagli avvocati del dipartimento di Stato a favore del rigetto della domanda di visto permanente di Gulen, c’erano affermazioni sulla struttura finanziaria del movimento di Gulen, sottolineando che il suo potere economico era arrivato a 25 miliardi di dollari. Gli avvocati affermavano: “A causa della grande quantità di denaro che il movimento di Gulen utilizza per finanziare i suoi piani, si afferma che abbia accordi segreti con Arabia Saudita, Iran e governi turchi. Ci sono sospetti che la CIA sia un cofinanziatore di questi progetti. Il più grave è l’elenco dei riferimenti che Gulen diede nell’apparente tentativo di sostenere la sua domanda, vale a dire George Fidas, Graham Fuller e Morton Abramowitz. Graham Fuller appariva come uno dei ladri del Deep State nordamenricano nella Galleria dei privilegi dei segreti di Stato di Sibel Edmonds. Graham E. Fuller è autore e analista politico specializzato in “estremismo islamico”. Già vicepresidente del National Intelligence Council, fu anche capo della stazione CIA di Kabul. Un pezzo di Fuller critto per la CIA fu identificato come determinante nell’affare Iran-contra. L’affare Iran-Contra era la rete di attività con cui Israele vendeva armi all’Iran per conto dei nordamericani, per finanziare i Contras, e poi contrabbandare cocaina dal Nicaragua, usata per finanziare i mujahidin in Afghanistan. George Fidas lavorò per trentuno anni per la CIA, mentre Morton Abramowitz fu coinvolto coi mujahidin afgani e i ribelli del Kosovo. Abramowitz fu sostituito da Marc Grossman come ambasciatore in Turchia, dopo aver lavorato per lui ad Ankara per diversi anni. Durante quel periodo, gli Stati Uniti aprirono un’indagine su spionaggio nell’ambasciata che coinvolse il maggiore Douglas Dickerson, specialista nel vendere armi in Asia centrale. Dickerson e sua moglie, traduttrice dell’FBI, divennero famosi quando cercarono di reclutare Sibel per spiare tale rete criminale. Grossman riceve attualmente 1,2 milioni di dollari all’anno da Ihlas Holding, conglomerato turco collegato a Gulen.
Sui movimenti separatisti nello Xinjiang, secondo TurkPulse. “Uno dei principali strumenti che Washington utilizza in tale vicenda coinvolgendo la Turchia nella vicenda dello Xinjiang sono dei turco-americani, in primo luogo Fetullah Gulen”. Un altro turco utilizzato in tale vicenda è Enver Yusuf Turani, presente anche nella Galleria di Sibel, che è il primo ministro del “Turkistan orientale” riconosciuto solo dagli USA. Il Turkistan orientale è sede del “Movimento islamico del Turkistan orientale”, organizzazione terroristica designata dalle Nazioni Unite e finanziata da al-Qaida di Usama bin Ladin da cui ricevette addestramento, sostegno e personale assieme al regime talib dell’Afghanistan. “Uiguri sono ben 22 detenuti di Guantanamo Bay. Cinque furono liberati e alla fine inviati in Albania, tra molte polemiche. In effetti, Abramowitz e Fuller furono attori chiave nella creazione del “Turkistan orientale”, proclamando il governo in esilio in 4-5 mesi, dal maggio 2004, completando la proclamazione a metà settembre. La cerimonia si svolse a Capitol Hill sotto le bandiere nordamericane.
L’FSB, l’organizzazione dell’intelligence russa già nota come KGB, ripetutamente prese provvedimenti contro il movimento Gulen per aver agito come organizzazione di facciata della CIA. L’FSB affermò che la confraternita religiosa “Nurcus” in Turchia spiava per conto della CIA, attraverso società collegate a Fethullah Gulen. La Russia bandì tutte le madrasse di Gulen e nell’aprile 2009 bandì il movimento Nurcu. Il movimento Gulen fondò madrasse in tutto il mondo negli anni ’90, la maggior parte delle quali nelle repubbliche neoindipendenti dell’Asia centrale, Azerbaigian, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan e Russia. Le madrasse, dice uno scrittore di nome Lukery, “sembrano usate come copertura per consentire ai funzionari di CIA e dipartimento di Stato di operare sotto copertura nella regione, con molti insegnanti che operano con passaporti diplomatici”. Lukery chiamò Sibel Edmonds per chiederle di commentare le ultime rivelazioni. Disse: “Devi guardare il quadro generale. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, le superpotenze iniziarono a combattere per il controllo dell’Asia centrale, in particolare per petrolio e gas, nonché per il valore strategico della regione. Data storia e sfiducia sull’occidente, gli Stati Uniti capirono che non potevano avere il controllo diretto e quindi avrebbero dovuto utilizzare un agente per avere controllo rapidamente ed efficacemente. La Turchia era l’ascaro perfetto; alleato della NATO e regime fantoccio. La Turchia condivide la stessa eredità/razza delle popolazioni dell’Asia centrale, la stessa lingua (turco), religione (l’Islam sunnita) e, naturalmente, posizione strategica e vicinanza. Ciò avviò più di un decennio di operazioni illegali e segrete in Asia centrale da parte di un gruppetto negli Stati Uniti intento a promuovere l’industria petrolifera e il complesso industriale militare, utilizzando agenti turchi, partner sauditi e alleati pakistani, promuovendo tale obiettivo nel nome dell’Islam. Questo è il motivo per cui dissi più volte che tali operazioni segrete illegali turche e di certi statunitensi risalgono al 1996 e coinvolgono terrorismo, contrabbando di armi e narcotici, e riciclaggio di denaro, convergendo nelle stesse operazioni e coinvolgendo gli stessi attori. E voglio sottolineare che questo è “illegale” perché la maggior parte, se non tutti, i finanziamenti di tali operazioni non sono approvati dal Congresso, ma provengono da attività illegali. E un’ultima cosa, dai un’occhiata alle persone nella Galleria di Privilegi dei Segreti di Stato sul mio sito e vedrai come costoro possano essere ricondotti a Turchia, Asia centrale, Pakistan e Arabia Saudita, e le attività che interessano tali Paesi”.
CULTURA
Nabokov: Tolstoj sì, Dostoevskij no
Stati Uniti, 1940: Nabokov è da poco arrivato in America e si trova a fare lezione a studenti americani. Cosa sanno della letteratura russa i suoi studenti? Su quali traduzioni possono contare? Quali difficoltà dovranno affrontare? Nell’ultimo breve saggio delle Lezioni di letteratura russa, dopo averli condotti «attraverso il paese delle meraviglie di un secolo di letteratura», Nabokov tira le fila del suo corso ed elenca alcune difficoltà che gli studenti si troveranno di fronte: non sanno leggere il russo, hanno a disposizione traduzioni «abominevoli» e devono districarsi in una massa «amorfa e mostruosa di cose mediocri il cui unico scopo è politico». A guidarli in questa selva c’è il professor Nabokov, tra i più popolari della Cornell University, dove dal 1948 insegna come professore associato nel corso sui Maestri della narrativa europea e in quello di Letteratura russa in traduzione. Visto il successo delle lezioni, e forse anche per facilitare lo studio dei suoi studenti, Nabokov mette in cantiere la pubblicazione delle sue lectures, progetto che viene però abbandonato e ripreso, dopo la sua morte, da Fredson Bowers, curatore sia delle Lezioni di letteratura del 1980 (la cui prima edizione italiana è pubblicata da Garzanti nel 1982 e poi riedita da Adelphi nel 2018) sia delle Lezioni di letteratura russa del 1982, edite da Garzanti nel 1987 e appena ripubblicate da Adelphi, con la bella traduzione di Cristina De Lotto e Susanna Zinato. Per i suoi studenti Nabokov traduce anche l’Evgenij Onegin di Puškin, dopo aver raccolto l’esortazione della moglie Vera a tradurre lui stesso l’opera, evitando così di farsi il sangue amaro con le brutte o errate traduzioni esistenti. Se però la tanto chiacchierata traduzione dell’Onegin e il suo ponderoso commento verranno dati alle stampe nel 1964 da Nabokov stesso, dopo un meticoloso lavoro durato circa dieci anni, le lezioni di letteratura russa vengono approntate alla pubblicazione senza il suo benestare e a partire da appunti che hanno un diverso livello di compiutezza, tanto che viene da chiedersi – come fanno le curatrici nella postfazione – se Nabokov sarebbe stato felice di vederle pubblicate.
«Caotiche e sciatte» le avrebbe definite in un appunto risalente al 1972 ritrovato tra le sue carte; giudizio che tuttavia appare eccessivo se le si valuta nella veste editoriale in cui vengono proposte al lettore. Certo, manca l’impostazione uniforme e strutturata tipica del manuale o del saggio critico, e infatti non è di questo che si tratta, ma se si considera che i testi sono concepiti per essere letti o esposti in forma orale, l’eterogeneità o le ripetizioni di alcuni concetti, che sono comuni quando in una lezione si torna a ribadire ciò che si considera importante, passano in secondo piano, senza che se ne ricavi un’impressione di caos e sciatteria, come scrive Nabokov nel suo appunto. Anzi, sono anche questi aspetti a rendere le lezioni piacevoli e accessibili a un lettore che sa poco o nulla di letteratura russa e a cui non è richiesto altro sforzo se non quello di lasciarsi guidare. Cinque sono gli autori trattati: Gogol’, Turgenev, Dostoevskij, Tolstoj, Čechov e Gor’kij dei quali viene fornita una presentazione biografica e un’analisi delle opere più significative. Di queste ultime vengono riportati stralci più o meno lunghi che Nabokov commenta, permettendo al lettore di farsi un’idea dell’opera analizzata. Corredano il volume altri quattro saggi, un’appendice con alcune riproduzioni fotografiche degli appunti di Nabokov e una dettagliata postfazione delle curatrici.
Il grado di analisi e approfondimento degli autori e delle opere varia in base al gradimento che ciascuno incontra in Nabokov. «Sono un professore troppo poco accademico per insegnare cose che non mi piacciono» dichiara a proposito del vituperato Dostoevskij, che tuttavia include nel suo canone: per ridimensionarlo, sostiene. Del resto Dostoevskij, di cui quest’annо ricorrono i duecento anni dalla nascita, è tra i più noti scrittori russi al di fuori della Russia, godeva di un certo apprezzamento negli ambienti dell’emigrazione russa, da cui Nabokov proveniva, ed era molto popolare tra i non russi. «I lettori non-russi non si rendono conto di due cose: che non tutti i russi amano Dostoevskij come gli americani e che la maggior parte dei russi a cui piace, lo venerano come un mistico e non come un artista» dichiara in un’intervista a James Mossman nel 1969. Pur apprezzando alcune scene ben scritte, Nabokov rimprovera a Dostoevskij la mancanza di gusto e di ironia, il monotono ripetersi di situazioni simili, di trucchetti e stratagemmi triti, di procedimenti prevedibili, «da racconto poliziesco». I personaggi sono quasi solo nevrotici e folli, irreali, irritanti, tratteggiati in modo generico e senza specificità, descritti fisicamente appena vengono introdotti nella storia e poi mai più considerati nella loro fisicità. Insomma, avrebbe fatto meglio a fare il drammaturgo invece che il romanziere, conclude Nabokov che ironicamente lo immagina insieme a Saltykov-Ščedrin «in attesa alla porta del mio studio per discutere i loro voti bassi».
La specificità, il dettaglio mai menzionato per caso, è invece una caratteristica in cui è maestro Tolstoj, a cui Nabokov dedica le pagine di più ampio respiro del volume. L’analisi di Anna Karenina, che una recensione del 1984 pubblicata sulla rivista americana Slavic and East European Journal definisce deludente («disappointing»), è a mio avviso la più ricca e avvincente. Nabokov commenta accuratamente i numerosi stralci che cita dal romanzo, traccia parallelismi con Madame Bovary, descrive alcuni ambienti significativi, come lo scompartimento del treno in cui viaggia Anna da Mosca a Pietroburgo, fornisce spiegazioni culturologiche di maniera lotmaniana. Riflette poi sul tempo, che Tolstoj riesce a sincronizzare con le vite di sette personaggi che a volte sfuggono in avanti, e questo succede – nota Nabokov – nel caso dei personaggi non accoppiati che sembrano vivere più velocemente delle coppie. A proposito del ‘doppio incubo’ di Anna e Vronskij, Nabokov ha modo di ribadire la sua ostilità nei confronti di Freud, il «ciarlatano viennese». «Come qualcuno di voi può aver intuito, sono garbatamente ma fermamente contrario all’interpretazione freudiana dei sogni», scrive nelle Lezioni, mentre in un’intervista del 1968 alla BBC affermava di detestare non uno, ma ben quattro dottori: il dottor Freud, il dottor Živago, il dottor Schweitzer e il dottor Castro.
Sembrerà audace sostenere che alcuni insegnamenti che Nabokov impartisce ai suoi studenti hanno un’impronta formalista, come l’affermazione secondo cui la vera funzione della letteratura sono le immagini, la parola, l’espressione e non le idee. Anche nel saggio su Gogol’ si ravvisano echi formalisti nell’attenzione che Nabokov dedica alla forma, alla prosa, definita «quadridimensionale», alla sintassi generatrice di vita, cioè capace di introdurre personaggi periferici con delle proposizioni subordinate, procedimento che dà del filo da torcere ai traduttori inglesi. (Alcune questioni traduttologiche vengono affrontate nel saggio «L’arte della traduzione».) Insieme a Tolstoj, Gogol’ occupa la sommità del canone e c’è un aspetto della poetica gogoliana che viene ripreso da Nabokov in uno dei saggi conclusivi del volume «Filistei e filisteismo». Si tratta del concetto di pošlost’, difficilmente traducibile con un solo sostantivo italiano poiché racchiude una serie di caratteristiche che oscillano tra la volgarità e lo squallore e che sono tipiche, secondo Nabokov, del filisteismo compiaciuto. Pošlost’ è l’opposto del genuino, dello schietto, del buono, è ciò che è falsamente bello, importante, intelligente, è una «verniciatura di civiltà». Nel figurarmi una rappresentazione attuale di oggetti intrisi di pošlost’ il mio pensiero va alle unghie e alle ciglia finte (non necessariamente a chi le indossa) e alle piante e a i fiori finti usati al posto di quelli veri, in bella mostra sui pianoforti di case tirate a lucido o nei negozi di arredamento impregnati di moleste profumazioni per ambienti.
Anche Čechov è tra gli autori graditi a Nabokov, nonostante abbia il fiato corto, come Maupassant, cioè è in grado di eccellere solo nel racconto. «Genio del casuale» viene definito, per via dei piccoli dettagli incongruenti che pone sotto gli occhi del lettore e che sono metaforicamente conformi alla vita. La signora col cagnolino è considerato uno dei racconti più belli mai scritti, nonostante (o forse grazie a) la sua assenza di climax e di un punto conclusivo. «Chi preferisce Dostoevskij o Gor’kij a Čechov non sarà mai in grado di cogliere l’essenziale della letteratura russa e della vita russa e, cosa assai più importante, l’essenziale nell’arte letteraria» tuona Nabokov dalla sua cattedra, preparando il terreno alla stroncatura di Gor’kij. «Artista creativo poco importante», Gor’kij viene liquidato rapidamente come un «fenomeno colorito» e l’unica opera analizzata è il racconto La zattera, anche se non vengono risparmiati caustici giudizi al romanzo La madre, definito un’opera davvero scadente, e al racconto Ventisei e una, «fasullo e sentimentale», assimilabile alla monotona e borghese letteratura sovietica, su cui Nabokov si esprime duramente nel saggio che apre il volume «Scrittori, censori e lettori russi». Questo saggio è un’ideale introduzione al corso, che situa la letteratura russa nel contesto delle letterature europee e la osserva diacronicamente rintracciandovi delle costanti, cioè le tre forze contro cui gli scrittori russi hanno periodicamente dovuto lottare: la censura imperiale, la critica russa progressista e il regime sovietico. Con la critica russa progressista combatté a lungo Turgenev che tuttavia cercò ingenuamente di compiacerla raggiungendo comunque una grande popolarità. Nabokov considera Turgenev uno scrittore gradevole, ma non grande, dalla prosa ben modulata anche se troppo esplicita.
Si direbbe che ciascun autore trattato nelle Lezioni ispiri a Nabokov un’angolazione di analisi, categorie interpretative diverse e riflessioni generali a partire da dettagli, come la descrizione del parto di Kitty in Anna Karenina che diventa un pretesto per riflettere sulla storia della finzione letteraria. La perizia di Tolstoj nel descrivere questo evento così potentemente dilaniante viene considerata una tappa di un «processo evolutivo» assimilabile a quello scientifico. In questo processo gli scrittori che vengono dopo riescono a penetrare sempre un po’ più a fondo dei loro predecessori, come uno zoom che disvela sempre meglio la fattura delle cose: «È del tutto impossibile immaginare Omero nel nono secolo a.C., o Cervantes nel diciassettesimo secolo della nostra èra […] descrivere il parto con tali meravigliosi dettagli» scrive Nabokov, non approfondendo questo accenno di teoria che nei termini in cui è esposta potrebbe essere discutibile o quantomeno degna di essere elaborata: Tynjanov, ad esempio, negli anni ’20, dedicava almeno due interi saggi all’argomento. In questo caso è piuttosto una suggestione per far riflettere e far guardare alla letteratura in modo più complesso. E forse anche per far colpo sugli studenti, che, si sa, a Nabokov piaceva.
Il professor Nabokov abbandona l’insegnamento nel 1958. «In verità non ho mai capito come sono diventato professore» afferma in un’intervista di quello stesso anno, probabilmente facendo dell’ironia. Le Lezioni sono una testimonianza di questa attività, che amò molto, nel paese in cui si sentiva più felice che in qualsiasi altro, e permettono di conoscere un volto diverso dal romanziere, dal traduttore e per certi versi anche dal critico in senso stretto, in un momento in cui avveniva la sua transizione linguistica dal russo all’inglese. Da un punto di vista del mero intrattenimento, invece, si ha la sensazione, leggendo le Lezioni, di riguardare un vecchio film cult e ricordarne scene dimenticate, con il commento di un esperto che si siede comodo in poltrona accanto a te per condividere il suo sapere, le sue idee, i suoi gusti, anche irriverenti e dissacratori. Sorridendo ogni tanto sotto i baffi a qualche sua battuta, viene persino voglia di prendere appunti, cosa che Nabokov raccomandava caldamente di fare ai suoi studenti.
FONTE: https://www.doppiozero.com/materiali/nabokov-tolstoj-si-dostoevskij-no
Siamo uomini o Gramellini?
16 04 2021 – Alessio Mannino
Esponente máximo della Banalologia Colta, Massimo Gramellini stigmatizza una frase di Pietro Castellitto sul caso Spacey. Grazie a lui, ora sappiamo che prima di provarci dobbiamo fare richiesta scritta, mettendo in chiaro le nostre lubriche intenzioni
Massimo Gramellini è come una tisana alla valeriana: sai già cosa ci troverai dentro, e cioè la valeriana. Rilassante anche quando punge, non spiazza mai. Del resto, chiunque diventi presenza fissa in prima pagina sul “Corrierone” ha il destino segnato: non poter mai, anche in cuor suo volesse, valicare il luogo comune da salotto-bene (non è più tempo per un Pasolini corsaro sul quotidiano della borghesia, anche perché non c’è più la borghesia, per non parlare di Pasolini). Ma per il corsivista dell’ovvio il problema non si poneva: sfornava ben tornite banalità pure prima. Come tutti i docenti di Banalologia Colta, la branca di chi presume di essere originale non essendolo, nella sua rubrica giornaliera ha voluto questa volta prendere in castagna “un’affermazione un po’ banale” di Pietro Castellitto, il giovane regista e attore reso famoso dalla serie televisiva su Totti (“Se Kevin Spacey mette la mano”, 14/4). Da esperto del ramo, ha ravvisato il sintomo di conformismo là dove Castellitto, intervistato dallo stesso Corriere, ha dichiarato: “Se Kevin Spacey mi mette una mano sulla coscia, gliela sposto. Non gli rovino la vita chiedendogli pure dei soldi”. “Pigro”, “conservatore”, colpevole di frase fatta e opinione dominante: Gramellini non gliele ha mandate a dire. E non fa differenza se il reprobo ha cercato di supportare la sua posizione con una spiegazione filosofica, da “amante di Nietzsche”, forse un po’ ingenuamente alata, sì, ma non peregrina, e cioè che dietro l’“ipocrisia del Me Too” starebbe “la volontà di potenza” di chi “sfrutta questa crociata morale per ingrassarsi”. Secondo la vestale barbuta dei buoni e i giusti (l’autore di Al di là del bene e del male li considerava, a ragione, la specie più dannosa), l’improvvido discepolo di Zarathustra giustificherebbe i carnefici anziché solidarizzare con le vittime, perché ad azzerare ogni discorso ci sarebbe una verità tombale: “quella mano Kevin Spacey non la deve proprio mettere”, punto.
Al netto del disgusto che i sopraffattori penalmente perseguibili suscitano a qualsiasi animo incivilito (il produttore Harvey Weinstein che marcisce in cella è uno di questi), apprendiamo con stupore che adesso non la molestia, ma l’avance in sé è proibita dal neo-puritanesimo da posta del cuore. Non importano modo, momento, contesto, tutte cose che distinguono un approccio magari audace da un’indebita intrusione intima: uno più vecchio e con una posizione di vantaggio non può provarci, neanche lo facesse fermandosi a un eventuale diniego dell’altro. Il primo è sempre un bruto, il secondo (o la seconda) invariabilmente un agnello sacrificale, che di conseguenza, par di capire, ha il diritto e anche il dovere di denunciarlo, magari parecchi anni dopo, distruggendogli la carriera per quell’unico atto, naturalmente ammesso sia rimasto nell’alveo del consentito.
Ecco, cos’è consentito, oggi, in un corteggiamento? Secondo il Codice Gramellineo, trionfo delle frasi fatte e dell’opinione dominante, nulla che si avvicini al contatto fisico. Prima di toccarsi, bisognerà chiedere il permesso formale, inviare una richiesta scritta via email (il fax è desueto), alzare le mani e confessare le proprie lubriche intenzioni mettendo tutto a verbale, firmato e controfirmato, beninteso molto prima di essere eventualmente interrogati dal commissario di polizia. L’eros si trasforma in fatto transattivo, cerebrale, attento alla casella in cui si è inseriti nella scala sociale o nell’organigramma professionale. Ignorante di Nietzsche per sua stessa ammissione, il catechizzatore anti-mano morta ignora che era proprio Nietzsche, genio assoluto ma come persona un innocuo represso, a concepire tristemente i rapporti erotici come scontri di forza, squilibri fra uno più forte e uno più debole, senza provare una reale passione che, quando è passione, travolge paure, steccati e inibizioni. Ma Gramellini tutto questo non lo sa, batte e ribatte soltanto i dogmi dell’impalpabilmente corretto, maestrino della volontà di potenza dabbene, quella che non vede l’ora di far fuori, assieme ai porci da sbattere in galera, ciò che resta del senso della misura. Siamo uomini o Gramellini?
FONTE: https://www.lintellettualedissidente.it/sottodio/gramellini-castellitto/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
BIG TECH CENSURA CASADELSOLE.TV
(COME AVEVA PREVISTO PUTIN)
2 febbraio 2021
VIDEO QUI: https://youtu.be/mkh0hj1vFk4
Lunedì 1° febbraio YouTube ha unilateralmente deciso di sospendere, probabilmente per sempre, tutti gli abbonamenti al canale Casa del Sole. La Casa del Sole era l’ultima dimora accogliente ad ovest della Verità. E questo ai padroni dell’informazione dava evidentemente fastidio.
Esiste un padrone monopolista che accentra tutto il denaro e usa questo accentramento per decidere chi può o non può parlare. Oggi a dare fastidio siamo noi. Domani lo sarà chiunque non si allinei.
Il colpo è stato duro, ma non fatale, grazie alle migliaia di sostenitori che ci consentono di continuare a restare aperti. E ai tanti amici che ci danno la forza di non arrenderci e continuare, instancabilmente, la nostra missione di cacciatori di Verità.
Grazie. Sosteneteci qui: ☀️ https://casadelsole.tv/sostienici/
FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=mkh0hj1vFk4
EVENTO CULTURALE
Promozione del libro “CONNESSIONI” di Francesca Sifola sul web
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
Bomba Bce: alto rischio prelievo forzoso su conto corrente!
Patrimoniale alto rischio prelievo forzoso su conto corrente! I risparmi degli italiani finiti nell’occhio del ciclone. Nelle intenzioni della Bce una patrimoniale da subito. L’Europa batte cassa mettendo le mani sui nostri risparmi e questa non è una novità. Viene il dubbio che per i risparmi degli italiani non ci sia pace. In troppi vogliono mettere le mani nelle tasche o sul patrimonio. Lo shock della pandemia non ha intaccato i risparmi.
Patrimoniale alto rischio prelievo forzoso su conto corrente! I risparmi degli italiani finiti nell’occhio del ciclone. Nelle intenzioni della Bce una patrimoniale da subito. L’Europa batte cassa mettendo le mani sui nostri risparmi e questa non è una novità. Viene il dubbio che per i risparmi degli italiani non ci sia pace. In troppi vogliono mettere le mani nelle tasche o sul patrimonio.
Lo shock della pandemia non ha intaccato i risparmi. Conti e depositi viaggiano sfiorando all’incirca i 2.000 miliardi euro. D’altra parte, il paradosso della pandemia è la crescita esponenziale della liquidità, gran parte degli italiani hanno preferito lasciare i soldi “disponibili” per le emergenze sul conto corrente. Alla fin fine la patrimoniale sul conto corrente viene spalmata senza che nessuno se ne nessuno se ne dia pensiero.
La crisi economica non ha intaccato la buona abitudine degli italiani rivolta al risparmio che ha consentito un accumulo di denaro. Ecco, perché, ben presto i correntisti potrebbero ricevere una bella botta. A dire il vero, ci si aspettava una mossa strategica del Governo Draghi, che per colmare il deficit pubblico spremesse i risparmi.
Del resto la matematica non è un’opinione e prima o poi i conti andranno pagati. Negli ultimi mesi diversi deputati hanno invocato l’introduzione di una patrimoniale spalmata sui redditi alti. Proposte non andate a buon fine. A fare lo sgambetto agli italiani ci ha pensato la Bce, in modo semplice ha portato i tassi in negativo ponendo le banche nella condizione di aumentare i costi.
Le strategie della politica monetaria sono capaci di agire in modo da genare un’elasticità economica, pesando come un macigno sul conto corrente. La Banca centrale europea ha ridimensionato in negativo i tassi d’interessi, una manovra atta ad agevolare il traffico del denaro e dei prestiti. Una mossa per spingere verso lo sviluppo economico.
Cosa faranno le banche con i soldi che restano o meglio con la liquidità in eccesso? Semplice li rispediscono all’istituto di Francoforte applicando un tasso del -0,50%. Il punto? Nel caso in cui l’istituto di credito assicura ai clienti l’accesso a un mutuo agevolato a tasso zero ci perderebbe una barca di soldi. Inconcepibile pensare che le banche perdano denaro su un affare, oppure, che lavorano gratis. E, qui, scatta la strategia politica della Bce di rifarsi sul denaro presente sul conto corrente.
La mossa della Bce sul conto corrente: arriva la patrimoniale occulta
Pensare a un conto corrente a costo zero non è nemmeno più una fantasia. Gli istituti di credito applicano sul conto corrente sempre più tasse. Tanto che la notizia di una patrimoniale occulta non angoscia più. La Banca centra Europea (Bce) ha adotto una politica economica che introduce una patrimoniale mascherata da spese che penzola sui clienti delle banche. Il corto circuito innescato dalla Bce sui tassi d’interessi in negativo per spingere a una maggiore circolazione di denaro al fine di stimolare l’economia, manda in tilt il sistema. Non si può mettere spalle a muro le banche. Ma, i titolari dei conti correnti sì.
Un’indagine promossa dalla Bankitalia realizzata nel 2020, ha rilevato il maggior incremento dei costi di un conto. In media un conto corrente è aumentato di circa 88,5 euro annui in considerazione ai costi del 2019. Nello specifico, è lievitata la voce “spese fisse”, ossia quella riferita a prelievi bancomat, canoni annui, assegni e così via. Solo all’incirca un terzo degli aumenti giunge dalla voce “spese variabili”.
A chi tocca pagare la nuova patrimoniale sul conto corrente?
Avere un conto corrente attivo non è un’opportunità. Una bella fetta di liquidità può rappresentare uno svantaggio si espone il denaro a un maggiore attecchimento dei costi. Un cliente con un conto corrente corposo, bello “ricco” rapportato ai costi attuali rischia di perdere solo denaro. D’altra parte se nel conto non è presente un bel gruzzoletto o viene depositato poco, il titolare del conto corrente rischia di andare in “rosso”, in gergo comune rischia di andare sotto con il conto corrente.
Non è un caso che dal 2022 entrano in vigore nuove norme sui contanti. In particolare, dal prossimo anno il problema potrebbe addirittura peggiorare, in quanto, non saranno più ammessi i pagamenti in contanti, quindi viene fermata la circolazione del denaro per un valore massimo di non oltre 999,99 euro. Cosa cambia per i correntisti? Un aumento sproporzionato di spese fisse, in particolare quelle legate ai prelievi presso lo sportello, Bancomat, canoni annui e così via. C’è poco da stare allegri, dal prossimo anno i correntisti potrebbero affrontare nuovi costi sul conto corrente.
E, chi non usa il denaro per le operazioni bancarie? Non viene graziato dalla patrimoniale. Se aumentano i costi lievitano anche le commissioni sui bonifici, assegni e così via.
E, per chi paga ad esempio le tasse come Tari, bollo auto e così via, cosa cambia? Verrebbe applicata una commissione allo sportello del valore che oscilla tra 1,50 e sino a 3,50.
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Dalla patrimoniale sul conto corrente all’investimento in titoli
Insomma, vengono introdotte nuove tasse per supportare la Banca centrale europea. È possibile, che in questa strategia politica economica venga introdotto un nuovo orientamento per il correntista.
Per incoraggiare la crescita degli strumenti finanziari, il cliente viene convogliato a girare i propri risparmi dal conto corrente per un favorire un investimento in titoli. Una mossa che andrebbe immediatamente a ridurre la liquidità in deposito alle banche un valore di circa 1.745 miliardi di euro, che in termini di denaro non frutta o rende poco e nulla.
Una patrimoniale sul conto corrente bella è servita alla voce maggiori “costi”.
Una patrimoniale insidiosa che si nasconde nelle voci delle spese del conto corrente. Da Bankitalia è giunto lo studio sull’aumento costi medi dei conti correnti lievitati sino a toccare il valore di 88,5 euro paragonato all’anno 2019.
In altre parole, secondo la ricerca condotta dalla Banca d’Italia senza che nessuno si sia almeno indispettito, in meno di due anni sono aumentate le spese del conto corrente. La strategia politica economica della Bce rischia di far perdere solo denaro ai correntisti.
Se sul conto corrente vengono lasciati i risparmi viene applicata la patrimoniale occulta, in sostanza, va a incrementare le spese giù esistenti. Nel caso in cui non si lasciano soldi sul conto corrente si rischia di andare sotto per colpa delle spese. In entrambi i casi i correntisti perdono denaro.
Ad esempio, dal 1 °gennaio 2022 con l’entrata in vigore della norma sul blocco dei pagamenti del valore di oltre 999,99 euro potrebbero aumentare i costi delle operazioni bancarie. Chi preleva piccole somme di denaro dal proprio conto corrente per i bisogni giornalieri, rischia di pagare più spese di commissione. Nello stesso momento, chi non usa il denaro contante non viene graziato, in quanto, se aumentano le spese delle operazioni bancarie, si paga di più per bonifici, assegni e così via.
La patrimoniale sul conto corrente camuffata da spese
Parlare dell’ingresso di una patrimoniale sul conto corrente non è semplice. Anzi, si rischia inevitabilmente di scatenare l’ira dei lettori e non solo. D’altra parte, se non ne facessimo alcun cenno tutto passerebbe sottobanco. La questione è molto delicata, la Bce si muove in un modo tale che la banca non può fare altro che applicare ulteriori costi.
Di cosa parliamo realmente di patrimoniale o spese? Si, fondamentalmente, si tratta dell’aumento delle spese sul conto corrente. Gli istituti di credito vengono costretti ad aumentare i costi del conto corrente, perché la Bce non può perdere denaro.
In particolare, con quest’ultima strategia i correntisti con i propri risparmi sono costretti a promuovere investimenti. Quanto basterebbe un’operazione opposta, ossia incrementare i tassi d’interesse al minimo di un punto percentuale. La Banca centrale europea non ha interesse di perseguire quest’ultima opzione.
A dirla tutta, delle due strade una porta al Paradiso e l’altra all’Inferno. Di conseguenza, difficile prevede se la Bce opererà su un cambio di rotta. Non impossibile che decida di aumentare il denaro in circolazione facendo slittare la norma sui pagamenti del 1° gennaio 2022.
È più fattibile che la Banca centrale europea persegua la sua strategia politica economica riducendo in negativo i tassi d’interessi, per permettere una maggiore circolazione di denaro, per dare una spinta all’economia. Con la liquidità in eccesso o che resta le banche applicano un tasso del -0,50% e la rimandano a Francoforte. Il che si traduce in un aumento di spese sul conto corrente, ossia la patrimoniale truccata sotto forma di costi.
ANTONELLA TORTORA
Analista contabile, classe 1971.
Ottenuto il diploma di specializzazione di Analista Contabile, presso l’Istituto Professionale per il Commercio S. Rosa di Nola, ho collaborato con vari quotidiani. Attualmente sono una redattrice d’informazione di carattere generale sulle tematiche di previdenza, attualità, fisco e lavoro. Posseggo un puro orientamento sulle tematiche fiscali ed ho scelto di aiutare i lettori, con le mie parole, a trovare una strada semplice nel complesso labirinto della normativa. La verità! Adoro scrivere, ogni notizia è degna di essere raccontata, con cuore, emozione e passione.
Il mio motto è? “Il valore di una persona risiede in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere”.
FONTE: https://www.trend-online.com/fisco-tasse/prelievo-conto-corrente-bce-patrimoniale/
GIUSTIZIA E NORME
Art. 9. Certificazioni verdi COVID-19
DL 52 del 22 04 2021 “Riaperture”
Art. 9. Certificazioni verdi COVID-19
- Ai fini del presente articolo valgono le seguenti definizioni: a) certificazioni verdi COVID-19: le certificazioni comprovanti lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2 o guarigione dall’infezione da SARS-CoV-2, ovvero l’effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus SARS-CoV-2; b) vaccinazione: le vaccinazioni anti-SARSCoV-2 effettuate nell’ambito del Piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2; c) test molecolare: test molecolare di amplificazione dell’acido nucleico (NAAT), quali le tecniche di reazione a catena della polimerasi-trascrittasi inversa (RT-PCR), amplificazione isotermica mediata da loop (LAMP) e amplificazione mediata da trascrizione (TMA), utilizzato per rilevare la presenza dell’acido ribonucleico (RNA) del SARS-CoV-2, riconosciuto dall’autorità sanitaria ed effettuato da operatori sanitari; d) test antigenico rapido: test basato sull’individuazione di proteine virali (antigeni) mediante immunodosaggio a flusso laterale, riconosciuto dall’autorità sanitaria ed effettuato da operatori sanitari; e) Piattaforma nazionale digital green certificate (Piattaforma nazionale-DGC) per l’emissione e validazione delle certificazioni verdi COVID-19: sistema informativo nazionale per il rilascio, la verifica e l’accettazione di certificazioni COVID-19 interoperabili a livello nazionale ed europeo.
- Le certificazioni verdi COVID-19 sono rilasciate al fine di attestare una delle seguenti condizioni: a) avvenuta vaccinazione anti-SARS-CoV-2, al termine del prescritto ciclo; b) avvenuta guarigione da COVID-19, con contestuale cessazione dell’isolamento prescritto in seguito ad infezione da SARS-CoV-2, disposta in ottemperanza ai criteri stabiliti con le circolari del Ministero della salute; c) effettuazione di test antigenico rapido o molecolare con esito negativo al virus SARS-CoV-2.
- La certificazione verde COVID-19 di cui al comma 2, lettera a), ha una validità di sei mesi a far data dal completamento del ciclo vaccinale ed è rilasciata, su richiesta dell’interessato, in formato cartaceo o digitale, dalla struttura sanitaria ovvero dall’esercente la professione sanitaria che effettua la vaccinazione e contestualmente alla stessa, al termine del prescritto ciclo, e reca indicazione del numero di dosi somministrate rispetto al numero di dosi previste per l’interessato. Contestualmente al rilascio, la predetta struttura sanitaria, ovvero il predetto esercente la professione sanitaria, anche per il tramite dei sistemi informativi regionali, provvede a rendere disponibile detta certificazione nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato.
- La certificazione verde COVID-19 di cui al comma 2, lettera b) , ha una validità di sei mesi a far data dall’avvenuta guarigione di cui al comma 2, lettera b) , ed è rilasciata, su richiesta dell’interessato, in formato cartaceo o digitale, dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero del paziente affetto da COVID-19, ovvero, per i pazienti non ricoverati, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta, ed è resa disponibile nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato. La certificazione di cui al presente comma cessa di avere validità qualora, nel periodo di vigenza semestrale, l’interessato venga identificato come caso accertato positivo al SARS-CoV-2. Le certificazioni di guarigione rilasciate precedentemente alla data di entrata in vigore del presente decreto sono valide per sei mesi a decorrere dalla data indicata nella certificazione, salvo che il soggetto venga nuovamente identificato come caso accertato positivo al SARS-CoV-2.
- La certificazione verde COVID-19 di cui al comma 2, lettera c), ha una validità di quarantotto ore dall’esecuzione del test ed è prodotta, su richiesta dell’interessato, in formato cartaceo o digitale, dalle strutture sanitarie pubbliche da quelle private autorizzate o accreditate e dalle farmacie che svolgono i test di cui al comma 1, lettere c) e d) , ovvero dai medici di medicina generale o pediatri di libera scelta.
- Le certificazioni verdi COVID-19 rilasciate ai sensi del comma 2 riportano esclusivamente i dati indicati nell’allegato 1 e possono essere rese disponibili all’interessato anche con le modalità di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 agosto 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 243 del 16 ottobre 2013. 7. Coloro che abbiano già completato il ciclo di vaccinazione alla data di entrata in vigore del presente decreto, possono richiedere la certificazione verde COVID-19 alla struttura che ha erogato il trattamento sanitario ovvero alla Regione o alla Provincia autonoma in cui ha sede la struttura stessa.
- Le certificazioni verdi COVID-19 rilasciate in conformità al diritto vigente negli Stati membri dell’Unione europea sono riconosciute, come equivalenti a quelle disciplinate dal presente articolo e valide ai fini del presente decreto se conformi ai criteri definiti con circolare del Ministero della salute. Le certificazioni rilasciate in uno Stato terzo a seguito di una vaccinazione riconosciuta nell’Unione europea e validate da uno Stato membro dell’Unione, sono riconosciute come equivalenti a quelle disciplinate dal presente articolo e valide ai fini del presente decreto se conformi ai criteri definiti con circolare del Ministero della salute.
- Le disposizioni di cui al presente articolo sono applicabili in ambito nazionale fino alla data di entrata in vigore degli atti delegati per l’attuazione delle disposizioni di cui al regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio su un quadro per il rilascio, la verifica e l’accettazione di certificazioni interoperabili relativi alla vaccinazione, ai test e alla guarigione per agevolare la libera circolazione all’interno dell’Unione Europea durante la pandemia di COVID-19 che abiliteranno l’attivazione della Piattaforma nazionale – DGC.
- Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato di concerto con i Ministri della salute, per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale e dell’economia e delle finanze, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, sono individuate le specifiche tecniche per assicurare l’interoperabilità delle certificazioni verdi COVID-19 e la Piattaforma nazionale -DGC, nonché tra questa e le analoghe piattaforme istituite negli altri Stati membri dell’Unione europea, tramite il Gateway europeo. Con il medesimo decreto sono indicati i dati che possono essere riportati nelle certificazioni verdi COVID-19, le modalità di aggiornamento delle certificazioni, le caratteristiche e le modalità di funzionamento della Piattaforma nazionale -DCG, la struttura dell’identificativo univoco delle certificazioni verdi COVID-19 e del codice a barre interoperabile che consente di verificare l’autenticità, la validità e l’integrità delle stesse, l’indicazione dei soggetti deputati al controllo delle certificazioni, i tempi di conservazione dei dati raccolti ai fini dell’emissione delle certificazioni, e le misure per assicurare la protezione dei dati personali contenuti nelle certificazioni. Nelle more dell’adozione del predetto decreto, le certificazioni verdi COVID-19 rilasciate a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto dalle strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta ai sensi dei commi 3, 4 e 5, assicurano la completezza degli elementi indicati nell’allegato 1.
- Dal presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e le amministrazioni interessate provvedono alla relativa attuazione nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente.
FONTE: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2021/04/22/96/sg/pdf
IMMIGRAZIONI
Ecco la maxi inchiesta che inchioda le Ong sui migranti in Italia
22 Aprile 2021
La relazione conclusiva della procura di Trapani ha fatto luce sul costante modus operandi degli attivisti umanitari nel Mediterraneo. Tra segnalazioni agli scafisti e appuntamenti in mare, ecco come agevolano l’invasione
Contatti e accordi con i trafficanti di uomini, appuntamenti in mare mascherati da soccorsi, segnalazione agli scafisti sulle posizioni delle navi, gommoni trainati dalle acque libiche, riconsegna di barchini, motori fuoribordo o di giubbotti di salvataggio per fare arrivare nuovi migranti.
La poderosa inchiesta della procura di Trapani, durata 4 anni, ha scoperto un «costante modus operandi» dei talebani dell’accoglienza tedeschi di Jugend Rettet e di grandi Ong come Medici senza frontiere e Save the children per portare i migranti in Italia. Gli inquirenti, nelle 653 pagine dell’informativa finale sull’inchiesta, scrivono che «le numerose condotte di cui con la presente indagine si intende dimostrare l’illegalità, sono state messe in atto» dai 24 indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e altro «con un costante modus operandi caratterizzato da connotati ricorrenti e quasi sempre coincidenti».
Un sistema descritto nei dettagli, che in parte, ma in maniera meno plateale esiste ancora oggi con le Ong rimaste in mare. Il modus operandi è diviso in varie fasi. «Talvolta la nave (degli umanitari, nda) era a conoscenza dell’avvenuta partenza di unità nautiche (gommoni o barchini, nda) con migranti a bordo – si legge nelle carte – o talvolta intratteneva contatti di vario tipo (con i trafficanti, nda) anche al mero fine di indicare la propria presenza in zone di mare prossime al limite delle acque territoriali libiche».
Veri e propri appuntamenti come nel caso di Vos Hestia, la nave noleggiata da Save the children, che nel luglio 2017 si piazzava «in acque internazionali antistanti le coste libiche, accogliendo a bordo numerosi migranti alla costante presenza di trafficanti che li avevano scortati mediante varie imbarcazioni e che sorvegliavano le operazioni finalizzate al trasbordo». Non solo: i «trafficanti al termine delle operazioni rientravano verso la Libia con le unità precedentemente impiegate per trasportare i migranti, rendendo così possibile il reimpiego dei mezzi per successivi trasporti. In tal modo procedendo ad una vera e propria consegna concordata di migranti». E nel 2017, quando sono sbarcati 119.310 migranti in Italia, «talvolta gli equipaggi delle navi in uso alle Ong trainavano le unità con i migranti a bordo dalle acque territoriali libiche fino alle acque internazionali». Il 23 maggio 2017 il comandante Marco Amato e Cristina Gillian Moyes team leader di Save The Children «disponevano l’ingresso di due battelli di servizio (gommoni veloci, nda) della nave stessa all’interno delle acque territoriali libiche al fine di trainare verso l’alto mare un gommone con a bordo dei migranti () imbarcando 120 migranti sulla Vos Hestia». Il 26 giugno dello stesso anno sempre Vos Hestia accoglieva «a bordo circa 1.066 migranti alla costante presenza di più imbarcazioni di piccole dimensioni con varie persone a bordo che gestivano e controllavano l’andamento delle operazioni anche restituendo ai soccorritori i giubbotti di salvataggio dapprima forniti ai migranti».
L’inchiesta ha scoperto «contatti e comunicazioni intraprese dagli indagati con i trafficanti di esseri umani, che manifestano connotati atti a delineare un complessivo accordo preordinato tra trafficanti e Ong. Di fatto, secondo le emergenze investigative, si costituivano i presupposti per un pressoché regolare svolgimento del traghettamento dei migranti dalle coste libiche di provenienza verso le navi Ong pronte ad attenderli». Il 18 giugno 2017 gli umanitari tedeschi di Jugend Rettet «si incontravano in acque internazionali con trafficanti libici a bordo delle rispettive imbarcazioni, quindi facevano momentaneo ritorno presso la motonave Juventa (mentre i trafficanti si dirigevano verso le acque libiche), e, da ultimo, si incontravano nuovamente con i trafficanti, che questa volta scortavano un’imbarcazione con a bordo dei migranti che venivano poi trasbordati sulla motonave». E come se non bastasse «al termine delle operazioni i trafficanti prelevavano dall’imbarcazione utilizzata dai migranti il motore e facevano ritorno in acque libiche. In tal modo procedendo ad una vera e propria consegna concordata di complessivi 264 migranti». Secondo gli inquirenti esisteva «un tacito accordo» con i trafficanti, che coinvolgeva anche nave Vos Hestia e Vos Prudence di Msf. «Nell’ indagine sono emersi chiari elementi circa il fatto che i trafficanti di esseri umani presenti in Libia e implicati nella relativa tratta verso l’Italia avevano l’abitudine (nota alle Ong presenti a bordo delle navi) di mantenere sotto controllo i siti web specializzati e gli strumenti Ais (sistema automatico di identificazione satellitare, nda) atti a rilevare la presenza in mare delle navi».
Così i trafficanti, come fanno ancora oggi, lanciavano i gommoni verso le imbarcazioni con la certezza che i migranti sarebbero stati recuperati e portati in Italia.
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/politica/relazione-conclusiva-procura-trapani-ha-fatto-luce-sul-1940854.html
PANORAMA INTERNAZIONALE
L’Australia cancellerà gli accordi che lo stato di Victoria aveva stipulato con la Cina nell’ambito della Belt and Road Initiative
22 04 2021
La ministra degli Esteri australiana Marise Payne ha cancellato due accordi che lo stato di Victoria (quello a sud, con capitale Melbourne) aveva stipulato con la Cina: entrambi rientravano nella Belt and Road Initiative, l’ampio progetto cinese che prevede grandi investimenti su infrastrutture in tutto il mondo (spesso chiamato anche “nuova via della seta”). La cancellazione è possibile sulla base di una nuova legge australiana, approvata nel 2020, che permette al ministro degli Esteri di porre il veto su accordi internazionali stipulati da stati, governi locali e università pubbliche.
I due accordi erano stati firmati dal premier dello stato di Victoria, Daniel Andrews, nel 2018 e nel 2019, ed erano l’uno la conseguenza dell’altro, anche se ancora non specificavano su quali infrastrutture la Cina avrebbe collaborato con lo stato di Victoria. L’ambasciata cinese in Australia ha criticato la decisione di cancellarli, definendola «un’altra mossa irragionevole e provocatoria» da parte dell’Australia. La Cina ha avvertito che provocherà «un grave danno» alle relazioni tra i due paesi, che nell’ultimo anno sono molto peggiorate: ad aprile del 2020 l’Australia aveva chiesto un’indagine internazionale per accertare le responsabilità cinesi sulla pandemia da coronavirus, e la Cina aveva risposto con l’imposizione di nuove tariffe commerciali e la sospensione di alcune importazioni dall’Australia, tra cui quelle di vino e di carne di manzo.
FONTE: https://www.ilpost.it/2021/04/22/australia-accordi-victoria-cina-belt-and-road-initiative/
Biden, il presidente assassino
Al di là dell’assassinio di individui, Biden supera Trump nella brama di guerra e sangue con la rapida escalation di ostilità verso Russia e Cina, e l’acuirsi della propaganda contro entrambi per demonizzarli nel pubblico occidentale. La situazione si è finora deteriorata a causa delle provocazioni nordamericane, e la Cina avvertiva di essere pronta a combattere Stati Uniti e Giappone se questo proteggerà i suoi diritti sovrani su Taiwan, e la Russia richiamava l’ambasciatore da Washington a marzo ed essenzialmente disse all’ambasciatore degli Stati Uniti di lasciare Mosca e, nonostante la spavalderia sul non partire, se n’era andato. Normalmente tale meritata umiliazione degli Stati Uniti sarebbe una notizia in prima pagina in occidente, ma non compare quasi nulla, né sui complotti statunitensi contro la Bielorussia smascherati. Ai popoli nordamericano e alleati non è permesso conoscere la verità se imbarazza i loro capi smascherandoli per ciò che sono.
Una storia oggettiva degli USA fin dall’inizio lo etichetterebbe come nazione assassina, poiché i suoi capi e popoli sono contenti solo quando uccidono altri per arricchirsi, e si uccidono a vicenda mentre la loro società brutale scende tra record quotidiani di stragi e terrorismo poliziesco contro la popolazione nera, contro cui Biden non fa assolutamente nulla. Il popolo non è protetto perché il suo governo sa, e peggio ancora, non vuole farlo. Ma cosa possiamo aspettarci da Biden quando sostenne con entusiasmo ogni guerra che i nordamericani iniziarono da quando sempre; chiese con entusiasmo la morte di milioni di persone per promuovere gli interessi nordamericani. E ora rischia la Terza Guerra Mondiale, una guerra nucleare che cancellerà la sua nazione insieme a tutti noi, se mantiene retorica ed azioni ostili contro le nazioni che si rifiutano di inchinarsi ai diktat statunitensi. Una volta a Mosca mi fu detto che i nordamericani sono visti come completamente pazzi e quindi pericolosi. Vivono in un mondo di illusioni, credono che le loro illusioni siano realtà e sono convinti di essere invulnerabili. Forse è questo che li portò all’errore fondamentale di volere combattere guerre su più fronti contemporaneamente, contro Russia, Cina, Iran, Corea democratica che possono infliggergli danni fatali se scoppiasse la guerra, ma se accade sarà anche la fine dell’umanità. Russia, Cina, Iran, Corea democratica invocano pace, dialogo, rispetto del diritto internazionale, riduzione degli armamenti, ordine mondiale giusto e non un brutale ordine mondiale nordamericano. Ma questo appelli vengono respinti a priori e accolte con maggiori richieste di obbedienza agli Stati Uniti, come se tale nazione, fondata su schiavitù e genocidio, avesse l’autorità morale di dire qualcosa a qualcuno. Russia, Cina e altre nazioni hanno la verità dalla lor, ma come scrisse Clausewitz ne Della Guerra, “La verità in sé è raramente sufficiente per far agire gli uomini… La più potente fonte di azione nell’uomo risiede nelle sue emozioni”. Questa, ovviamente, è la chiave della guerra di propaganda condotta dagli Stati Uniti diffondendo false “verità” ma dal contenuto emotivo sufficiente ad istigare la loro gente a sostenere l’aggressione che pianificano. Le nazioni che resistono hanno la verità, ma sono limitate nella capacità di influenzare pensiero ed azione dei popoli occidentali a causa del totale controllo sui media occidentali.
Gli obiettivi politici di nordamericani e vassalli della NATO usano la violenza per raggiungere i loro fini. Questo non è facile da determinare basandosi solo su retorica e parole, e quindi va determinato dalle loro azioni, da ciò che fanno invece da ciò che dicono. I nordamericani affermano di essere per la pace e la democrazia eppure vivono di guerra e distruzione della democrazia. Affermano di essere a favore dei “diritti umani” ma non ne riconoscono alcuno se non imposta da essi e che usano come esca per trascinare gli sprovveduti in guerra. Affermano di avere a cuore il piccolo Navalnij, ma vogliono la distruzione della Russia, proprio come Hitler e i suoi nazisti, mentre il loro prigioniero politico, Leonard Peltier, langue da decenni in prigione a Ft. Leavenworth. Non sono diversi dagli hitleriani, usano gli stessi metodi, fanno le stesse minacce, non gli importa nulla di legge o moralità. Affermano di volere la stabilità in Europa ma ammassano i loro eserciti ai confini della Russia, che circondano con sistemi missilistici progettando una guerra nucleare. Fanno lo stesso con la Cina. La loro folle logica li spinge nell’abisso. La loro società cade a pezzi. Il mondo lo vede e lo sa. Se non avessero armi nucleari nessuno penserebbe a loro, se non come triste e tragico esempio di come una società, basata su egoismo e illimitata diritto dell’individuo di sfruttare gli altri, porti a un inferno in terra.
Siamo ora al minimo delle relazioni politiche tra Russia e Stati Uniti. Non hanno più ambasciatori nelle rispettive capitali. Il dialogo, che i russi sollecitano da anni, si è interrotto perché dagli Stati Uniti non arriva alcuna buona volontà, ma solo insulti, minacce e preparativi alla guerra. Non si può parlare a un cane pazzo. Possiamo sperare che voci ragionevoli appaiano a Washington, ma è una debolissime speranza poiché tutte le fazioni di entrambi i loro partiti cercano di dominare il mondo e sempre desiderano la guerra. Possiamo sperare che la Russia continui a prevalere, ma l’altra parte non conosce regole e tutto è possibile. I governi russo e cinese, e delle altre nazioni minacciate dagli USA sanno cosa devono affrontare. Ma i popoli nel mondo capiscono cosa riserva il futuro se la situazione non migliorerà? Non credo che lo facciano o lo prendano sul serio se lo facessero. Quindi, mi pare che dovremo invocare la difesa internazionale dei popoli di Russia, Cina e altre nazioni vittime, coll’obiettivo di svelare le bugie, gli obiettivi delle bugie e i rischi di annientamento che affrontiamo se nordamericani e loro marionette non vengono fermati. Perché se li fermiamo, siamo perduti.
Vladimir Putin su piccoli sciacalli e questioni internazionali
Il Presidente Vladimir Putin pronunciava il suo discorso annuale all’Assemblea federale. La maggior parte del discorso riguardava questioni domestiche ed economiche. Alla fine fece alcune osservazioni sugli sviluppi internazionali e altri governi. Gli avvertimenti che diede sembrano più forti del solito. Ecco alcuni frammenti:
Impostazione del tono generale:
La Russia ha certamente i suoi interessi che difendiamo e continueremo a difendere nel quadro del diritto internazionale, come fanno tutti gli altri Stati. E se qualcuno rifiuta di capire questa cosa ovvia o non vuole il dialogo e sceglie con noi un tono egoista e arrogante, la Russia troverà sempre modo per difendere la propria posizione.
Sul tentativo di colpo di stato in Bielorussia che sembra essere stato pianificato con attori esterni:
Sentie, potete pensare quello che volete, diciamo, del presidente ucraino [Viktor] Janukovich o [Nicolas] Maduro in Venezuela. Ripeto, possono piacervi o no, come Janukovich che fu quasi ucciso e rimosso dal potere con un colpo di Stato armato. Potete avere la vostro opinione sulla politica del Presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko. Ma la pratica di organizzare colpi di Stato e pianificare omicidi politici, compresi di alti funzionari, beh, questo è troppo. È oltre ogni limite. Basti menzionare l’ammissione fatta dai detenuti partecipi della cospirazione su un assedio pianificato di Minsk, compresi i piani per bloccare le infrastrutture e comunicazioni della città e l’arresto completo dell’intero sistema elettrico nella capitale della Bielorussia! Ciò significava che in realtà preparavano un massiccio attacco informatico. Cos’altro poteva essere? Sapete, non potete fare tutto con un solo interruttore… E se ci fosse stato un vero tentativo di colpo di Stato in Bielorussia? Dopotutto, questo era l’obiettivo. Quante persone sarebbero state ferite? Che ne sarebbe stato della Bielorussia? Nessuno ci pensa. Così come nessuno pensava al futuro dell’Ucraina nel colpo di Stato in quel Paese.
Un’osservazione sui cagnetti molesti nella scena internazionale ascari degli Stati Uniti:
Nel frattempo, anche le ostilità verso la Russia continuano senza sosta. Alcuni Paesi hanno intrapreso la routine sconveniente di attaccare la Russia per qualsiasi motivo, il più delle volte, senza motivo. È una specie di nuovo sport a chi grida di più. A tal proposito ci comportiamo in maniera estremamente contenuta, direi modestamente, e lo dico senza ironia. Spesso preferiamo non rispondere affatto, non solo a mosse ostili, ma anche a vera e propria maleducazione. Vogliamo mantenere buoni rapporti con tutti coloro che partecipano al dialogo internazionale. Ma vediamo cosa succede nella realtà. Come detto, ogni tanto se la prendono con la Russia, senza motivo. E naturalmente, tutte le piccole pesti gli scodinzolano intorno come Tabaqui faceva le feste a Shere Khan, come nel libro di Kipling, ululando per rendere felice il loro padrone Kipling fu un grande scrittore.
Un chiaro avvertimento. Probabilmente mirato ai piani statunitensi di isolare la Russia dal sistema di messaggistica bancario internazionale SWIFT:
Vogliamo davvero mantenere buoni rapporti con tutti coloro impegnati nella comunicazione internazionale, inclusi, tra l’altro, quelli con cui non siamo d’accordo ultimamente, per usare un eufemismo. Non vogliamo bruciare ponti. Ma se qualcuno scambia le nostre buone intenzioni per indifferenza o debolezza e intende bruciare o addirittura far saltare questi ponti, deve sapere che la risposta della Russia sarà asimmetrica, rapida e dura. Chi è dietro le provocazioni che minacciano gli interessi centrali della nostra sicurezza si pentiranno di ciò che fanno, come non si sono mai pentiti da molto tempo.
Seminare dubbi in chi pensa di poter prevedere le reazioni della Russia ai suoi piani nefasti:
Allo stesso tempo, devo solo chiarire, abbiamo abbastanza pazienza, responsabilità, professionalità, fiducia in noi stessi e certezza nella nostra causa, così come buon senso, quando prendiamo una decisione di qualsiasi tipo. Ma spero che nessuno pensi a oltrepassare la “linea rossa” con la Russia. Decideremo noi in ogni caso specifico dove verrà tracciata.
Putin (di nuovo) offre colloqui strategici di vasta portata (nucleari e non nucleari (!)) cogli Stati Uniti e altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite:
In qualità di leader nella creazione di sistemi di combattimento di nuova generazione e nello sviluppo di moderne forze nucleari, la Russia esorta ancora una volta i partner a discutere sugli armamenti strategici e la garanzia della stabilità globale. L’argomento e l’obiettivo di questi colloqui potrà essere la creazione di un ambiente per una convivenza priva di conflitti e basata sull’equazione della sicurezza, che includa non solo armamenti strategici tradizionali, come missili balistici intercontinentali, bombardieri pesanti e sottomarini, ma, vorrei sottolinearlo, tutti i sistemi offensivi e difensivi in grado di raggiungere obiettivi strategici comunque.
Questa è un’offerta che Biden dovrebbe, e probabilmente, accetterà. Putin ripeteva l’offerta per un accordo sulle armi cibernetiche. Nuovamente propose una riunione dei cinque membri permanenti dell’UNSC. Purtroppo è probabile che gli Stati Uniti l’ignorino.
FONTE: http://aurorasito.altervista.org/?p=16711
Discorso del presidente Putin all’Assemblea Federale: “la risposta della Russia sarà asimmetrica, rapida e dura”
Luca Leonardo D’Agostini 22 04 2021
Di seguito un estratto del monito e delle dichiarazioni rilasciate poco fa (21 aprile 2021) dal presidente Putin durante il suo discorso annuale ai parlamentari di entrambe le camere dell’Assemblea Federale, il Parlamento russo.
“Mosca troverà modi asimmetrici per difendere i suoi interessi nazionali se altre nazioni rifiuteranno il dialogo.”
“La pratica di organizzare colpi di Stato e tentativi di organizzare omicidi di capi di Stato è semplicemente troppo. Tutti i limiti sono stati superati!“, ha dichiarato il presidente Putin riferendosi alla recente scoperta da parte dei servizi segreti russi del meschino e vile complotto messo in atto per assassinare il presidente bielorusso Aleksandr Lukašėnko e i membri della sua famiglia e per compiere un colpo di stato in Bielorussia.
La pianificazione dell’attentato è stata scoperta pochi giorni fa dall’FSB e i servizi segreti bielorussi hanno subito dopo arrestato diverse persone ritenute sostenute dai servizi segreti statunitensi.
A tal proposito, oggi ha affermato il presidente Putin: “Vale la pena sottolineare le confessioni dei detenuti partecipanti al colpo di stato che si stava preparando a Minsk, comprese le infrastrutture cittadine e le comunicazioni nonché la chiusura completa dell’intera rete elettrica della capitale bielorussa. Questo indica anche preparativi per un massiccio attacco informatico. E questa non è qualcosa che possa essere eseguita con un solo interruttore. A quanto pare, non è un caso che i nostri colleghi occidentali abbiano ostinatamente rifiutato numerose proposte da parte russa di stabilire un dialogo internazionale nel campo dell’informazione e della sicurezza informatica“.
Il Presidente ha poi continuato: “Le azioni ostili nei confronti della Russia non cessano. In queste circostanze, ci comportiamo con totale moderazione, si può anche dire umilmente, spesso lasciando senza risposta non solo azioni ostili ma anche sfacciata maleducazione… Ma in alcuni paesi, ha messo radici una brutta usanza: accusare la Russia sfruttando qualsiasi pretesto. È come una specie di sport … Non vogliamo davvero bruciare ponti e vogliamo avere buoni rapporti con tutti i membri della comunità internazionale. Ma se qualcuno percepisce la nostra buona volontà come indifferenza o debolezza, e i ponti è pronto a bruciarli completamente, o addirittura farli saltare in aria, allora la risposta della Russia sarà asimmetrica, rapida e dura!… Spero che nessuna nazione straniera voglia tentare di oltrepassare alcuna delle linee rosse stabilite dalla Russia.”
FONTE: http_www.madrerussia.com/?url=http%3A%2F%2Fwww.madrerussia.com%2Fdiscorso-del-presidente-putin-allassemblea-federale-la-risposta-della-russia-sara-asimmetrica-rapida-e-dura%2F
Confini: i nuovi spettri dei Balcani
14 Ottobre 2020
Una conversazione con il politologo Filippo Romeo per capire che cosa sta accadendo tra le comunità rom dei Balcani, dalle rivolte alla radicalizzazione religiosa.
AUDIO QUI: https://www.lintellettualedissidente.it/v2/wp-content/uploads/2020/10/puntata.mp3
FONTE: https://www.lintellettualedissidente.it/radio-malaparte/confini-i-nuovi-spettri-dei-balcani/
Vladimir Putin: “Se provocati dagli Stati Uniti e dai suoi alleati reagiremo”
Trasmesso in anteprima il giorno 22 apr 2021
VIDEO QUI: https://youtu.be/jxGdvKVPiJs
Nel corso di un lungo interventi all’Assemblea Federale Putin, dopo avere affrontato lungamente temi di politica interna, lancia un pesante invito agli occidentali: “Consiglio a tutti di non oltrepassare la linea rossa”
FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=jxGdvKVPiJs
POLITICA
“Avete letto il Financial Times?”. La frase di Draghi che spiazza tutti
23 Aprile 2021 – 10:19
“Ha messo all’angolo Speranza sulle riaperture e ha detto che la sanità è tutta da rifare”. Cosa si nasconde dietro il riferimento del premier alla prima pagina del quotidiano britannico
Non è stato il classico Consiglio dei ministri infuocato a cui siamo stati abituati negli ultimi tempi, in cui il premier si è dovuto adoperare per trovare un punto di intesa nel corso di vertici fiume e complicati. Nell’ultimo Cdm il presidente del Consiglio Mario Draghi ha tenuto il polso e non ha concesso pericolose fughe in avanti. “È un precedente grave. Prendiamo atto, è molto grave“, si sarebbe limitato a dire dopo l’astensione della Lega sul decreto relativo alle riaperture. La situazione non ha preso pieghe pericolose anche grazie all’intervento di Giancarlo Giorgetti, che si è immediatamente azionato per spegnere l’incendio tra Palazzo Chigi e la Lega riuscendo a far scemare la tensione. Dunque nel corso dell’incontro tra i ministri non è andata in scena una dura battaglia tra le varie posizioni: il Carroccio non ha dato voto favorevole al decreto, auspicando maggiore coraggio per la ripartenza del Paese.
Quella frase di Draghi
Il premier è stato colto di sorpresa, non se l’aspettava. Ma in realtà a far rimanere tutti spiazzati è stata un’altra frase: “Avete visto il Financial Times?“. L’avrebbe pronunciata Draghi, riferendosi al quotidiano britannico che ha dedicato il titolo principale della prima pagina al piano da 221 miliardi che il governo italiano dovrà partorire “per ricostruire l’economia italiana devastata dalla recessione“. Un modo per ribadire le priorità e indicare il Recovery Fund come traguardo da non fallire assolutamente. Così ha voluto inoltre tenere ben distanti due mondi: da una parte quello delle tattiche politiche dei partiti; dall’altra l’azione strategica del governo per il Piano di ripresa e la campagna vaccinale. Consapevole che il tempo corre e gli ostacoli non rendono affatto facile il percorso. “Di questo parleremo un’altra volta. Anche perché non si sa mai, non vorrei che tra qualche giorno mi ritrovassi immerso nel pantano“, avrebbe detto a chi gli ha proposto scenari troppo proiettati sul futuro.
“Ha messo all’angolo Speranza”
Ma cosa si nasconde dietro la frase di Draghi in riferimento alla prima pagina del Financial Times? Lo ha rivelato Francesco Verderami sulle colonne del Corriere della Sera: un autorevole ministro ha spiegato che a Salvini non è stato concesso troppo sulle riaperture perché Draghi “dopo aver messo all’angolo Speranza sulle riaperture e aver detto che la sanità è tutta da rifare, non aveva intenzione di assecondare richieste fuori sacco e alimentare polemiche“. Va anche detto che la Lega non ha voluto accelerare eccessivamente: l’obiettivo è riunirsi nuovamente a metà maggio per modificare il decreto e, dati permettendo, abolire il coprifuoco e riaprire alcune attività economiche al chiuso.
FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/politica/avete-letto-financial-times-frase-draghi-che-spiazza-tutti-1941251.html
Draghi ignora l’attacco di Salvini: parliamo di vaccino e Recovery
In Consiglio dei ministri, quando Giorgetti ha annunciato l’intenzione della Lega, Draghi ha commentato laconicamente: «Bene», prima di proseguire: e solo dopo la richiesta di Franceschini ha commentato definendo la posizione del Carroccio «grave». Il premier preferisce parlare del Recovery e dei vaccini
«Avete visto ilFinancial Times?». Quando ieri il premier ha posto l’interrogativo, i suoi interlocutori hanno capito che non era una domanda ma un messaggio politico.
Con i media nazionali concentrati sull’attacco di Salvini al governo per l’orario del coprifuoco, c’è un motivo se il presidente del Consiglio ha indicato il quotidiano della City, che ha dedicato il titolo principale della prima pagina al piano da 221 miliardi di cui Draghi si servirà «per ricostruire l’economia italiana devastata dalla recessione».
È stato un modo per ribadire quali sono le sue priorità. Cosa che peraltro era parsa già chiara la sera prima in Consiglio dei ministri. Quando Giorgetti aveva annunciato che la Lega non avrebbe votato il decreto sulle riaperture — «e non lo sto a spiegare perché tanto li leggete i giornali» — il premier si era limitato a un laconico «bene» prima di dare la parola a un altro ministro per andare avanti con l’ordine dei lavori. E il dibattito sarebbe proseguito come nulla fosse, se il titolare della Cultura non avesse chiesto d’intervenire per sottolineare quanto fosse «grave» la decisione del Carroccio.
A quel punto, siccome non poteva più esimersi dal farlo, Draghi si era espresso brevemente sul tema. E dopo aver citato per tre volte lo stesso aggettivo di Franceschini, aveva chiuso l’argomento. Senza caricare di enfasi lo strappo di Salvini, senza concedere spazio alla retorica dell’indignazione. Sapendo di avere già in tasca il compromesso, e cioè la modifica del decreto a metà maggio se i dati sulla pandemia miglioreranno. E se il premier non ha concesso altro al capo della Lega, è perché — racconta un autorevole ministro — «dopo aver messo all’angolo Speranza sulle riaperture e aver detto che la Sanità è tutta da rifare, non aveva intenzione di assecondare richieste fuori sacco e alimentare polemiche». Il caso per Draghi è chiuso.
Così riesce a tenere separati due mondi: da una parte la politique d’abord, con le tattiche dei partiti e le diatribe quotidiane; dall’altra l’azione del governo e la strategia d’intervento su quelle che considera le uniche priorità. È sul piano vaccinale e sul Pnrr che il premier concentra le energie, conscio dei molti rischi e del poco tempo a disposizione. Infatti, quando gli propongono scenari troppo proiettati sul futuro, interrompe la discussione e dice sorridendo: «Di questo parleremo un’altra volta. Anche perché non si sa mai, non vorrei che tra qualche giorno mi ritrovassi immerso nel pantano».
Per evitarlo deve trasformare il Recovery plan da pensieri in opere senza omissioni. Ieri si è compiaciuto per la bozza «complessa e fatta molto bene», che si regge su due pilastri: la digitalizzazione e la transizione ecologica. «È importante — ha commentato al termine del vertice — che emerga il disegno di ripartenza e crescita del Paese». Se oggi il Consiglio dei ministri discuterà il progetto senza votarlo, non è solo perché il premier attende di verificare eventuali richieste di implementazione da parte dei rappresentanti di governo. È anche per una forma di attenzione e di rispetto verso il Parlamento, che la prossima settimanaesaminerà il Pnrr nelle Aule di Camera e Senato.
Sull’altro fronte, il piano vaccinale, Draghi continua a essere rassicurato sulla piena riuscita dell’operazione che sta completamente nelle mani del generale Figliuolo. Su questo punto con le Regioni c’è stato ormai un definitivo chiarimento, se è vero che la struttura commissariale ha inviato la direttiva sulle vaccinazioni accompagnandola con la sentenza della Consulta dello scorso febbraio, lì dove viene spiegato che «spetta allo Stato determinare le misure necessarie al contrasto della pandemia» provocata dal virus cinese.
Piuttosto è sul rifornimento delle dosi che prosegue una battaglia quotidiana. Si attende ormai con impazienza che AstraZeneca proceda alla consegna già pattuita di due milioni e mezzo di dosi. Fonti qualificate spiegano che la multinazionale biofarmaceutica continui a tardare opponendo motivazioni che paiono «inaccettabili». Per esempio, se la società anglo-svedese ha sette stabilimenti in Europa, non si capisce perché attribuisca il ritardo a problemi avuti in un suo stabilimento in India. E cosa c’entri l’attesa di un’autorizzazione dell’Ema per una fabbrica in Cina, dove la struttura commissariale ha scoperto che l’azienda non produce fiale ma solo la materia prima del vaccino. La minaccia di una pesante azione risarcitoria è un modo per accelerare la consegna delle dosi e assicurare la riuscita del piano vaccinale. Ecco cosa interessa davvero a Draghi per evitare «il pantano».
FONTE: https://www.corriere.it/politica/21_aprile_23/draghi-ignora-l-attacco-salvini-parliamo-vaccino-recovery-45330c42-a3a8-11eb-8b99-a42a4f90039f.shtml
Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 14
21 Aprile 2021
Il Consiglio dei Ministri si è riunito mercoledì 21 aprile 2021, alle ore 18.15 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Mario Draghi. Segretario, il Sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli.
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DECRETO “RIAPERTURE”
Misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19 (decreto-legge)
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19.
Il testo delinea il cronoprogramma relativo alla progressiva eliminazione delle restrizioni rese necessarie per limitare il contagio da virus SARS-CoV-2, alla luce dei dati scientifici sull’epidemia e dell’andamento della campagna di vaccinazione. Il decreto prevede che tutte le attività oggetto di precedenti restrizioni debbano svolgersi in conformità ai protocolli e alle linee guida adottati o da adottare da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sulla base dei criteri definiti dal Comitato tecnico-scientifico.
Di seguito le principali previsioni.
Proroga dello stato d’emergenza
Il decreto prevede la proroga fino al 31 luglio dello stato d’emergenza connesso all’emergenza sanitaria in atto, già deliberato il 31 gennaio 2020. La proroga è stata decisa su proposta della Protezione civile e su indicazione del Cts che ritiene esistano le condizioni per il mantenimento delle misure contenitive e precauzionali adottate con la normativa emergenziale.
Certificazioni verdi
Il decreto prevede l’introduzione, sul territorio nazionale, delle cosiddette “certificazioni verdi Covid-19”, comprovanti lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2 o la guarigione dall’infezione o l’effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo.
Le certificazioni di vaccinazione e quelle di avvenuta guarigione avranno una validità di sei mesi, quella relativa al test risultato negativo sarà valida per 48 ore. Le certificazioni rilasciate negli Stati membri dell’Unione europea sono riconosciute come equivalenti, così come quelle rilasciate in uno Stato terzo a seguito di una vaccinazione riconosciuta nell’Unione europea.
Zone gialle
Le zone gialle tornano ad essere sottoposte alle misure per esse previste e a quelle introdotte dal presente decreto.
Spostamenti
Dal 26 aprile 2021 sono consentiti gli spostamenti tra le Regioni diverse nelle zone bianca e gialla. Inoltre, alle persone munite della “certificazione verde”, sono consentiti gli spostamenti anche tra le Regioni e le Province autonome in zona arancione o zona rossa.
Dal 26 aprile al 15 giugno 2021, nella zona gialla, è consentito lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata una volta al giorno, dalle 5 alle 22, a quattro persone oltre a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione. Le persone che si spostano potranno portare con sé i minorenni sui quali esercitino la responsabilità genitoriale e le persone con disabilità o non autosufficienti conviventi.
Lo stesso spostamento, con uguali limiti orari e nel numero di persone, è consentito in zona arancione all’interno dello stesso comune. Non sono invece consentiti spostamenti verso altre abitazioni private abitate nella zona rossa.
Scuola e università
Dal 26 aprile e fino alla conclusione dell’anno scolastico 2020-2021, è assicurato in presenza sull’intero territorio nazionale lo svolgimento dei servizi educativi per l’infanzia, della scuola dell’infanzia, della scuola primaria (elementari), della scuola secondaria di primo grado (medie), e, per almeno il 50 per cento degli studenti, della scuola secondaria di secondo grado (licei, istituti tecnici etc.).
Nella zona rossa, l’attività didattica in presenza è garantita fino a un massimo del 75 per cento degli studenti ed è sempre garantita la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. Nelle zone gialla e arancione, l’attività in presenza è garantita ad almeno il 70 per cento degli studenti, fino al 100 per cento.
Dal 26 aprile al 31 luglio nelle zone gialle e arancioni le attività delle Università si svolgono prioritariamente in presenza. Nelle zone rosse si raccomanda di favorire in particolare la presenza degli studenti del primo anno.
Bar e ristoranti
Dal 26 aprile 2021, nella zona gialla sono consentite le attività dei servizi di ristorazione con consumo al tavolo esclusivamente all’aperto, a pranzo e a cena, nel rispetto dei limiti orari agli spostamenti in vigore. Resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati.
Spettacoli aperti al pubblico
Dal 26 aprile 2021, in zona gialla gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, live-club e in altri locali o spazi anche all’aperto sono svolti esclusivamente con posti a sedere preassegnati e a condizione che sia assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, sia per il personale. La capienza consentita non può essere superiore al 50 per cento di quella massima autorizzata e il numero massimo di spettatori non può comunque essere superiore a 1.000 per gli spettacoli all’aperto e a 500 per gli spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala. Le attività devono svolgersi nel rispetto delle linee guida vigenti. Restano sospesi gli spettacoli aperti al pubblico quando non è possibile assicurare il rispetto di tali condizioni. In relazione all’andamento epidemiologico e alle caratteristiche dei siti, si potrà autorizzare la presenza anche di un numero maggiore di spettatori all’aperto, nel rispetto delle indicazioni del Cts e delle linee guida.
Competizioni ed eventi sportivi
A decorrere dal 1° giugno 2021, in zona gialla, le disposizioni previste per gli spettacoli si applicano anche agli eventi e alle competizioni di livello agonistico e riconosciuti di preminente interesse nazionale con provvedimento del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e del Comitato italiano paralimpico (CIP), riguardanti gli sport individuali e di squadra, organizzati dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva ovvero da organismi sportivi internazionali. La capienza consentita non può essere superiore al 25 per cento di quella massima autorizzata e, comunque, il numero massimo di spettatori non può essere superiore a 1.000 per impianti all’aperto e a 500 per impianti al chiuso. E’ possibile inoltre, anche prima del 1° giugno, autorizzare lo svolgimento di eventi sportivi di particolare rilevanza. Le attività devono svolgersi nel rispetto delle linee guida vigenti. Quando non è possibile assicurare il rispetto di tali condizioni, gli eventi e le competizioni sportivi si svolgono senza la presenza di pubblico.
Sport di squadra, piscine, palestre
Dal 26 aprile 2021, in zona gialla, nel rispetto delle linee guida vigenti, è consentito lo svolgimento all’aperto di qualsiasi attività sportiva anche di squadra e di contatto. Inoltre, dal 15 maggio 2021, sempre in zona gialla, sono consentite le attività delle piscine all’aperto e, dal 1° giugno, quelle delle palestre.
Fiere, convegni e congressi
Dal 15 giugno in zona gialla, è consentito lo svolgimento in presenza delle fiere. Dal 1° luglio 2021, dei convegni e dei congressi. E’ consentito, inoltre, svolgere, anche in data anteriore, attività preparatorie che non prevedono afflusso di pubblico. L’ingresso nel territorio nazionale per partecipare a fiere di cui al presente comma è comunque consentito, fermi restando gli obblighi previsti in relazione al territorio estero di provenienza.
Centri termali e parchi tematici e di divertimento
Dal 1° luglio 2021 sono consentite in zona gialla le attività dei centri termali e quelle dei parchi tematici e di divertimento.
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ASSUNZIONI
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e del Ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, ha deliberato l’autorizzazione al Ministero dell’università e della ricerca, per l’anno accademico 2019/2020, ad assumere a tempo indeterminato 119 unità di personale, di varie qualifiche, per le esigenze delle Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM).
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NOMINE
Il Consiglio dei Ministri ha deliberato:
- su proposta del Presidente Mario Draghi, la nomina a Presidente aggiunto del Consiglio di Stato del Presidente di sezione Franco Frattini (la nomina è perfezionata con decreto del Presidente della Repubblica).
- su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, l’avvio della procedura per la conferma dell’avv. Ernesto Maria Ruffini quale direttore dell’Agenzia delle entrate e del dott. Marcello Minenna quale direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.
- su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, l’avvio della procedura per il conferimento alla dott.ssa Alessandra dal Verme, dell’incarico di Direttore dell’agenzia del demanio.
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LEGGI REGIONALI
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini, ha esaminato dieci leggi delle Regioni e ha deliberato di non impugnare: la legge della Regione Sardegna n. 4 del 25/02/2021 (Legge di stabilità 2021); la legge Regione Sardegna n. 5 del 25/02/2021 (Bilancio di previsione triennale 2021-2023), la legge della Regione Liguria n.1 del 24/02/2021 (Disposizioni di carattere finanziario), la legge della Regione Campania n. 1 del 04/03/2021 (Rendiconto generale della Regione Campania per l’esercizio finanziario 2019), la legge della Regione Lazio n. 3 del 08/03/2021 (Anagrafe pubblica dei rifiuti), la legge della Regione Toscana n. 7 del 03/03/2021 (Interventi di riqualificazione del patrimonio storico e di pregio degli enti locali toscani), la legge della Regione Toscana n. 8 del 03/03/2021 (Interventi di sostegno per le città murate e le fortificazioni della Toscana), la legge della Regione Toscana n. 9 del 03/03/2021 (Riconoscimento della legittimità del debito fuori bilancio derivante dalla sentenza esecutiva del Tribunale amministrativo regionale del Lazio n. 9170/2020), la legge della Regione Toscana n. 10 del 05/03/2021 (Celebrazione della Festa dell’Europa. Modifiche alla l.r. 26/2009), la legge della Regione Marche n. 5 del 08/03/2021 (Modifiche alla legge regionale 6 agosto 2018, n. 33 – ‘Disposizioni regionali per favorire la riduzione in mare e sulle spiagge dei rifiuti plastici’”).
Inoltre, il Consiglio dei ministri ha deliberato di rinunciare alle seguenti impugnative, in quanto la Regione siciliana e la Regione Abruzzo, con successive leggi regionali, hanno apportato modifiche alle disposizioni oggetto di impugnativa che consentono di ritenere superate le censure di illegittimità rilevate:
- legge della Regione siciliana n. 19 del 13/08/2020, “Norme per il governo del territorio”;
- legge della Regione Abruzzo n. 31 del 06/11/2020, “Riconoscimento della legittimità dei debiti fuori bilancio derivanti da acquisizione di beni in assenza del preventivo impegno di spesa per le attività relative all’escavazione del porto di Pescara, ai sensi dell’articolo 73, comma 1, lettera e) del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 (Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli Enti locali e loro Organismi, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 5 maggio 2009, n. 42) ed ulteriori disposizioni”;
- legge della Regione Abruzzo n. 32 del 20/11/2020 “Provvedimenti di cui all’articolo 109, comma 2-bis, lett. b), D.L. 18/2020 e s.m.i., per interventi finalizzati alla ripresa post COVID-19 delle attività produttive e turistiche del territorio e ulteriori disposizioni”.
Infine, il Consiglio dei ministri ha deliberato di rinunciare, in modo parziale, all’impugnativa della legge della Regione Abruzzo n. 3 del 28/01/2020, “Disposizioni finanziarie per la redazione del bilancio di previsione finanziario 2020-2022 della Regione Abruzzo (legge di stabilità regionale 2020)” in quanto la Regione, con successiva legge regionale, ha apportato modifiche alle disposizioni oggetto di impugnativa che consentono di ritenere superate le censure di illegittimità rilevate.
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Il Consiglio dei Ministri è terminato alle ore 18.43.
FONTE: https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-14/16679
SCIENZE TECNOLOGIE
INTELLIGENZA ARTIFICIALE: VIA LIBERA UE!
Macchine, non più esseri umani. Ecco il primo passo ufficiale per implementare ulteriormente il controllo elettronico degli esseri umani. Tutti i sistemi di identificazione biometrica sono considerati ad alto rischio e dunque, pur non venendo vietati, saranno soggetti a una serie di requisiti a tutela della privacy, secondo quanto prevede il pacchetto di regole proposte dalla Commissione europea per introdurre un quadro giuridico che metta ordine nel mondo dell’AI (Artificial intelligence). Nel documento, l’esecutivo Ue classifica le nuove tecnologie per livelli di rischio: inaccettabile, alto, limitato, minimo.
“I sistemi di AI considerati una chiara minaccia alla sicurezza, ai mezzi di sussistenza e ai diritti delle persone saranno vietati”, è la decisione di Bruxelles. Tra questi rientrano le macchine “che manipolano il comportamento umano per eludere il libero arbitrio degli utenti”, come i giochi per minori che utilizzano l’assistenza vocale e capaci di incoraggiare comportamenti pericolosi, ma anche i programmi che assegnano un punteggio sociale ai cittadini in funzione dei loro comportamenti.
L’utilizzo dei sistemi di identificazione biometrica, se verrà approvata questa proposta, sarà comunque soggetto all’autorizzazione giudiziaria o di altro organo indipendente e limitato ad opportuni limiti di tempo, portata geografica e banche dati.
Tra gli altri sistemi ritenuti ad alto rischio, e per questo soggetti a requisiti e controlli periodici, ci sono le tecnologie usate nel settore dei trasporti “che potrebbero mettere a rischio la vita e la salute dei cittadini”, meccanismi di assistenza nella formazione scolastica o professionale “che possono determinare l’accesso all’istruzione e al percorso professionale”, ma anche programmi di gestione dei lavoratori e accesso al lavoro (ad esempio i software di smistamento dei Cv dei candidati a un posto di lavoro).
La Commissione ritiene tecnologia a rischio limitato tutti i sistemi soggetti a soli obblighi di trasparenza. Si tratta, ad esempio, dei sistemi di intelligenza artificiale come i chatbot, per i quali gli utenti devono essere consapevoli che stanno interagendo con una macchina anziché con un umano.
Videogiochi abilitati per l’intelligenza artificiale e filtri antispam rientrano invece sotto la categoria del rischio minimo, sui quali la Commissione ha scelto di non intervenire con nuove regole poiché “questi sistemi di AI rappresentano solo un rischio minimo o nullo per i diritti o la sicurezza dei cittadini”.
Riferimenti:
Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO, Draco edizioni, Modena, 2012.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=robot
FONTE: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2021/04/intelligenza-artificiale-via-libera-ue.html
Non voglio vivere in una Smart City
31 03 2021 – Lorenzo Vitelli
Qualcuno diceva che la tecnologia, arrivata a un sufficiente grado di sviluppo, è indistinguibile dalla magia. Circondati da televisori intelligenti, cellulari intelligenti, frigoriferi intelligenti, lavastoviglie intelligenti, macchine intelligenti, abitiamo un mondo che assomiglia sempre di più a un grande gioco di prestigio. A breve anche le città diventeranno integralmente smart. È questo il sogno di tutti quei tecno-ottimisti che pensano di poter risolvere i problemi di grandi e piccoli centri urbani con un’App e di quelle amministrazioni locali che sperano di riscuotere qualche milione di euro dalla Commissione Europea. Nello spazio Schengen infatti, le giunte comunali fanno a gara per presentare progetti volti a “migliorare la vita urbana attraverso soluzioni integrate più sostenibili”. L’Ue si è dimostrata molto generosa sul tema Smart City e ha messo a disposizione diversi miliardi in bilancio per quanti si impegnano a ottimizzare le reti e i servizi tramite l’uso di tecnologie digitali. Per Smart City si intende una città in cui l’economia, l’ambiente, la mobilità, la cittadinanza e la governance si compenetrano con le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Città efficienti, dunque, tecnologicamente avanzate, verdi e socialmente inclusive oltre che business oriented, capaci di attrarre investimenti e giganti dell’High Tech. È il caso, ad esempio, della partnership avviata tra il colosso IBM, tra i primi sviluppatori di sistemi di raccolta dati e gestione della pubblica amministrazione, e le città di New York, Chicago, Madrid e Genova sui temi della sicurezza urbana, della sanità e dell’energia.
Ad oggi l’utopia delle Smart City, almeno qui in Italia, ci ha messo a disposizione monopattini, biciclette e macchine elettriche in sharing, senza per questo elaborare un piano rigoroso sulla viabilità cittadina. Ha dotato le scuole di migliaia di dispositivi elettronici (tablet, computer) per migliorare la didattica ma le aule e gli istituti rimangono ancora fatiscenti, così pure la didattica non gode di buona salute. Ha progettato i cestini “intelligenti” con microchip che segnalano il livello di immondizia in città che non hanno sistemi efficienti per lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti. Ci ha messo a disposizione App culturali per poter monitorare le offerte di cinema, teatri e musei, ma il contenuto dell’offerta è sempre più scadente. Ci fornisce sistemi di identificazione digitale (come SPID) per accedere a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione ma non sfoltisce le procedure burocratiche, invita a scaricare App (come Shelly) per permettere ai residenti di segnalare eventuali problemi di utilità pubblica, scaricando sul cittadino un compito che prima era di competenza istituzionale, sostituendo alla manutenzione costante l’intervento a posteriori. La consegna di cibo a domicilio, prima piacevole eccezione domenicale, attraverso l’immediatezza delle piattaforme di delivery oggi è diventata la regola, stravolgendo un intero settore e creando una nuova categoria di lavoratori sfruttati, i rider. Le app di incontri, come Tinder e Grindr, sopperiscono al problema dell’anoressia sociale che affligge le grandi metropoli, alimentandolo. A questi mutamenti che avvengono nella città, se ne aggiungono di più profondi e meno evidenti, come l’installazione di sistemi di sorveglianza reticolari e di riconoscimento biometrico facciale, la georeferenziazione dei consumi e la geolocalizzazione degli utenti: la Smart City è un dispositivo di potere che si basa sulla pianificazione integrale della vita cittadina, in cui le infrastrutture dello Stato si incorporano con quelle dei nuovi player (sic!) digitali opacizzando il confine tra sicurezza e controllo, tra pubblico e privato, tra benefici e svantaggi. L’amministrazione potrà raccogliere e monitorare costantemente i dati degli utenti, sondare gli umori della popolazione, mentre tecnici, consulenti e aziende private potranno offrire tutta una serie di servizi di cui non avevamo mai sentito davvero il bisogno, cambiando consuetudini radicate nel tempo, usi, riti e costumi, standardizzando tutte le città a cui questo modello si applica. Insomma la Smart City non è un’alternativa di sviluppo neutra e necessaria, ma un progetto biopolitico, attuato in partnership con i privati, che si presenta come un destino ineluttabile per quelle città che vogliono concorrere sul mercato attirando investitori. Con la scusa di modernizzare lo spazio urbano e di migliorare la qualità di vita dei residenti, le amministrazioni che si avvalgono degli strumenti messi a disposizione dai colossi del digitale, e viceversa, avviano un processo di pianificazione della città da cui il cittadino è escluso. Non convince infatti l’idea di una Smart City che coinvolge i suoi abitanti attraverso consultazioni online, focus group, co-progettazione delle modifiche ai servizi e partecipazione ai processi decisionali attraverso meeting online (tutte cose che già accadevano senza la necessità del medium tecnologico): invero la Smart City modifica radicalmente le geometrie del potere, e quindi anche le tecniche del conflitto sociale e della partecipazione politica. Niente più insurrezioni o resistenze contro gli assemblaggi politico-tecnologici, ci limiteremo individualmente ad inviare un feedback negativo a un servizio. Lo dice chiaramente la stessa IBM sul suo sito: l’obiettivo è quello di “andare oltre le decisioni basate sulla politica per rimodellare le città con approfondimenti ottenuti dai dati”. Come se la città fosse un faldone di statistiche, grafici e numeri, e non il risultato irripetibile e incalcolabile della vita di una comunità di persone. È chiaro quindi che la Smart City impone per sua natura una deterritorializzazione del potere, che opera senza più un centro ma in una logica di network, dove pubblico e privato si compenetrano e si scambiano stock di informazioni, strumenti, analisi, previsioni, ma dove le varie possibilità di esistenza sono dettate direttamente da soggetti privati, dai giganti dell’Hi-Tech soprattutto, che proponendo soluzioni e prestazioni, finiscono per amministrare le nuove forme di socialità, le nuove abitudini di consumo, uniformando gli stili di vita attraverso tante piccole soft law, istituendo un canone identico in ogni latitudine, che oltre a estromettere tutti gli analfabeti tecnologici, quindi i poveri e gli anziani, non lascia alla città la libera espressione delle sue forze vive e del suo genio particolare. La cittadinanza assiste da spettatrice, a volte entusiasta, altre volte indifferente, sicuramente impotente al divenire cyborg della città.
A renderci sospetta questa pianificazione, tra l’altro, è il modello implicito che promuove, una morfologia esistenziale che ha molte più affinità con lo stile di vita nordico, scandinavo e anglosassone che non con quello mediterraneo, latino e orientale. Le città del Sud, votate a una certa informalità nel loro sviluppo, a uno spontaneismo nell’auto-organizzazione e a una scarsa articolazione della “società civile” (quindi l’esatto opposto della smart citizenship) sono considerate “deviate” e in ritardo nella graduatoria delle città più intelligenti, stabilita in Italia al PA Forum con il nome di ICity Rank, un elenco che invita le amministrazioni comunali a concorrere nel raggiungimento di tutti gli standard della Smart City. Nella classifica italiana, ad esempio, tra le prime dieci città “più smart”, neanche una si trova a Sud di Firenze. Stiamo parlando di un modello esogeno alla nostra varietà urbanistica, culturale e antropologica, che qualsiasi amministrazione dovrebbe rifiutare, un modello top-down, calato dall’alto, che offre soluzioni identiche su scala planetaria, con qualche piccola variazione, e che obbliga le città a rinunciare ai loro antichi retaggi, al vivaio di simboli che custodiscono, a tutte quelle pratiche condivise che, sebbene contrarie ai valori dell’efficienza, della produttività e dell’innovazione, sono proprie del popolo che le esprime. Per un eccesso di provincialismo siamo indotti ad accogliere con gratitudine tutte le utopie (e le cianfrusaglie annesse) che ci vengono spacciate da oltre confine, specie da Oltreoceano, e celebriamo un po’ per cieca fede, un po’ per pigrizia, l’adeguatezza della tecnologia prima di valutare nel concreto le conseguenze del suo operato, persuasi che per amministrare una città bastino una manciata di statistiche, indicatori, monopattini e telecamere: persuasi che bastino delle soluzioni. Ma amministrare una città non vuol dire pianificare, organizzare, costruire e connettere un agglomerato urbano di cemento e acciaio nel modo più efficiente possibile, non vuol dire risolvere la vita delle persone, la città non è un riformatorio, non è un centro di recupero, non è un istituto correzionale, una casa di riposo o un carcere. Amministrare significa auscultare il corpo sociale della città, il cui metabolismo è iscritto nel suo tessuto genetico, storico, culturale e fare in modo che possa dispiegarsi secondo le sue inclinazioni. Di fronte a questo tessuto dalla trama diversa in ogni luogo, il modello Smart City appare come un’irruzione, una scelta di sviluppo che minaccia la sua spontaneità, ossia le espressioni caratteristiche dei suoi abitanti, gli attori protagonisti del grande teatro cittadino che danno forma agli edifici a cui poi finiscono per assomigliare, che intrattengono un dialogo, e non solo delle transazioni, con lo spazio in cui dimorano. Nella città cyborg il cittadino è ridotto a utente-utilizzatore, perennemente disponibile alla sua profilazione all’interno del database di una metropoli cablata, una città che diventa un network di risoluzione di problemi spesso irrilevanti e che al contempo ne camuffa di più profondi e ne genera una coda lunga infinita sui temi della sorveglianza, del controllo, della privacy, della standardizzazione antropologica. Noi non vogliamo vivere in queste giungle di monitor e di silicio, sapendo con precisione l’istante in cui arriveremo da un punto A a un punto B, non è l’arrivare puntuali in ufficio che stabilisce la felicità di un popolo, non è un’intelligenza solo razionale quella che può presiedere alla vita di una città, e regolarne il tempo, non è dal bilancio del suo rendimento economico che potremo valutarne la vivibilità. Una città è qualcosa di più della somma dei suoi ospedali, tribunali, viadotti, scuole e parchi, assomiglia a uno stato d’animo, a una lingua. E nessuna lingua viene inventata da un vocabolario, ma è il vocabolario che la trova tra i parlanti e la trascrive. La lingua precede ed eccede il vocabolario, così come una città non si fa con un libretto di istruzioni, né si monta come un tavolo di Ikea: per quanto perfetta sarà la mappa disegnata dai cartografi dell’impero essa sarà sempre infedele. Perché la città ha “regole assurde, prospettive ingannevoli”, come dice Calvino, e di essa non si godono “le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. Qualsiasi Smart City, alla stessa domanda, fornirà sempre la stessa risposta.
FONTE: https://www.lintellettualedissidente.it/inattuali/non-voglio-vivere-in-una-smart-city/
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