RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 23 MAGGIO 2022
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Sogliono el più delle volte coloro che desiderano acquistare grazia appresso uno Principe, farseli incontro con quelle cose che infra le loro abbino più care
NICCOLO’ MACHIAVELLI, Il Principe, Einaudi, 1966, pag. 3
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SOMMARIO
UNDICI INTERROGATIVI PER IL MONTE DEI PASCHI DI SIENA
LA FINE BEFFARDA PER MANO RUSSA DEI VIGLIACCHI TAGLIAGOLE DEL BATTAGLIONE UCRAINO AZOV.
DRAGHI VUOLE NUOVE RENDITE, PER FARCI CEDERE CASA AI FONDI
La funzione del falso binario
PAURA E STATO DI EMERGENZA
Colpo di stato dell’OMS per dettare l’agenda sanitaria globale di Gates, Big Pharma
Vaiolo delle scimmie, tira aria di restrizioni: “Misure come quelle del Covid”
In Germania, hanno proposto di entrare in conflitto tra NATO e Turchia
La diretta della guerra | Infuria la battaglia nel Donbass, Pentagono potrebbe inviare truppe a Kiev
La guerra lampo al rallentatore della NATO verso est
I musicisti italiani si sono rifiutati di esibirsi al prestigioso concorso di violino a causa dell’allontanamento dei russi.
Quello che il filosofo francese Albert Camus avrebbe fatto della grande rassegnazione
Perché al salone di Torino vince il cretino di sinistra
95% di bocciati alla prova scritta in magistratura, “Linguaggio primitivo e logica assente”
MONI OVADIA: LA PROPAGANDA BELLICA “È UNA SPAVENTOSA PRESA PER IL CULO”
Il suicidio economico dell’Europa non è un effetto collaterale
SOLIDARIETA’ DELL’UE SUL GAS
LA DECRESCITA ECONOMICA
PERCHÉ MANCANO I SOLDI PER TUTTO MA NON PER LA GUERRA? – DIRETTA VIDEO
Perché Apple sbaglia a dettare i giorni in cui i dipendenti vengono in ufficio
COME IL WORLD ECONOMIC FORUM CLASSIFICA SEGRETAMENTE I DELEGATI DI DAVOS
Così la Clinton ha approvato il piano per incastrare Trump
I rapporti opachi di Tony Blair con l’Ucraina
L’ATP PUNISCE WIMBLEDON PER IL DIVIETO DI ACCESSO ALLA RUSSIA
Lo strano caso del porto scomparso di Beirut
LETTERA APERTA AI RUSSOFOBI
Io accuso (Massimiliano Lenzi)
“Draghi ha già deciso: regalerà un altro pezzo d’Italia”, Bianchini (Mio) smaschera il governo
Vaiolo delle scimmie, la nefasta profezia di Bassetti. Morta una pandemia se ne fa un’altra
VaLa simulazione profetica del vaiolo delle scimmie
Vaiolo delle scimmie: l’esercitazione di un anno prima
La simulazione profetica del vaiolo delle scimmie
USA: MILIONI DI DOSI DI VACCINO CONTRO IL VAIOLO
BAVARIAN NORDIC PRODURRÀ LE PRIME DOSI LIOFILIZZATE DI VACCINO CONTRO IL VAIOLO
Le reti che hanno creato al pandemia (2°parte): Uno degli obiettivi dietro la pandemia
I MINISTRI DEL G7 SI ESERCITANO OGGI PER LA PROSSIMA PANDEMIA – IL “VAIOLO DEL LEOPARDO”
Storia di una débâcle annunciata
EDITORIALE
UNDICI INTERROGATIVI PER IL MONTE DEI PASCHI DI SIENA
Si è creata una pubblicistica numerosa sulla tragica e immeritata morte del dirigente Mps Davide Rossi e la sua famiglia meritano il più profondo rispetto! Tuttavia, la sovraesposizione dell’evento tragico rischia di porre in ombra le ragioni che hanno condotto una banca prestigiosa, ricca, solida e antica a cadere in un precipizio senza fine. Pochissimi hanno seriamente cercato di identificare i canali di dispersione della immensa cifra di denaro drenato al Mps mediante una serie di malversazioni e con sofisticate ingegnerie finanziarie utilizzate per coprire le voragini contabili conseguenti. Ogni tanto si apre meritoriamente una finestra ma subito viene chiusa. Per ordine di chi? Chi sono le Dramatis personae di questa tragedia?
Abbiamo numerosi dubbi non hanno ancora ricevuto risposte esaurienti. La costante dell’occultamento pluridecennale e impermeabile degli eventi italiani è stata applicata anche in questo caso. Una svolta utile per comprendere veramente qualcosa sarebbe quella di acquisire informazioni sui seguenti interrogativi:
1) Quanti bonifici sono stati eseguiti per il trasferimento delle somme dal Mps ai destinatari.
2) Acquisire i documenti contabili di Mps e la certificazione delle ridette operazioni. Sarebbero una prova per rilevare i percorsi del profluvio carsico di dispersione pianificata dei miliardi scomparsi.
3) Chi li ha incassati e la loro destinazione. Indagare sul loro reale utilizzo.
4) Individuare chi erano i responsabili e i loro avvicendati delle funzioni contabili nell’organigramma Mps che hanno disposto la materiale esecuzione dei trasferimenti fuori del territorio italiano.
5) Acquisire i nomi dei responsabili delle funzioni ispettive di Mps e acquisire i testi delle loro relazioni consegnate ai livelli gestionali dell’Istituto (Consiglio di amministrazione dell’epoca dei fatti e avvicendamenti successivi, elenco dei Direttori centrali componenti della cosiddetta Tecnostruttura del ridetto Istituto).
6) Chi erano i responsabili delle funzioni ispettive della ex banca centrale italiana e perché non bloccarono immediatamente i negozi giuridici sottostanti l’operazione di acquisizione di altra banca da parte di Mps.
7) Esaminare chi erano i responsabili di governo al momento dei fatti Mps (morte violenta di Rossi e trasferimenti di denaro).
8) Acquisire l’elenco dei componenti delle Commissioni Finanze e Tesoro e loro successivi avvicendamenti.
9) Rilevare i nomi dei responsabili dei Servizi di informazione nazionali e sul motivo che non ha indotto i responsabili politici e delle cosiddette “Strutture apicali di controllo” in carica all’epoca dei fatti e ad attivarli per una questione di magnitudine tale da essere materia di Sicurezza nazionale (i francesi, i tedeschi e gli inglesi lo fanno abitualmente non appena i loro interessi bancari sono minimamente sfiorati).
10) Acquisire i nomi dei responsabili della filiera di controllo finanziario dell’Unione europea tempo per tempo in carica allo sviluppo dei fatti. Comprendere le motivazioni della loro lentezza che ha sfiorato l’inerzia sui fatti Mps. Un comportamento che contraddice palesemente la loro abituale rapidità a sanzionare chiunque sgarri dalle loro direttive! Cosa ha indotto costoro ad andare molto lenti sulla questione. Perché?
11) Individuare le banche e le finanziarie, nazionali e internazionali che hanno “intermediato” questi bonifici e verificare quali di queste strutture sono ancora oggi in funzione, senza essere state liquidate e/o fallite. Infine, quali dei loro dirigenti di allora sono ancora in vita.
Entrare in possesso delle sopraelencate informazioni aprirebbe attendibili spiragli interpretativi per individuare innanzitutto i colpevoli della uccisione del dirigente Mps e poi renderebbero visibili scenari interessanti sulla identificazione dei destinatari dei bonifici e sulla individuazione geografica di arrivo, in gran parte fuori dal territorio italiano. Fino alla giornata di oggi non mi è sembrato che qualcuno abbia iniziato concretamente orientato la propria attenzione sui temi sopra elencati in modo indicativo e non esaustivo. Sarebbe ora di non perdere tempo con le divagazioni sui comportamenti di banche italiane che hanno negoziato eventuali sinergie con Mps. In questi anni sono stati coinvolti istituti finanziari e bancari che sono passati dalle porte girevoli della politica e della finanza senza arrivare a risultati concreti e risolutivi. Con sguardo retrospettivo, sembra di essere stati spettatori di una lunga sceneggiata per prendere tempo. Tempo per fare cosa, o, soprattutto, per non fare cosa? Tutti i convenuti hanno indagato e poi si sono squagliati come neve al sole. Perché? L’ultimo istituto bancario ha preso più tempo ponendo in avanti condizioni irricevibili sia sul piano commerciale, sia sul piano normativo europeo che – curiosamente – i pretoriani di Bruxelles non hanno sollevato con la loro solita energia e vigore. Anche il cittadino della strada sa benissimo che il compratore acquisisce i negozi giuridici attivi e passivi antecedenti e in corso dell’azienda acquistata. Se l’accordo non è stato raggiunto, cosa hanno visto la lunga sequela di possibili acquirenti nei cassetti del Mps? Il nodo di questa vicenda umana, finanziaria, commerciale e di sicurezza nazionale è cercare la verità. La verità si trova dentro quei cassetti. Aprirli sarà davvero improcrastinabile. Il sospetto dominante è quello di essere stati tutti noi il bersaglio di una pianificata operazione di dispersione che in linguaggio spionistico viene definita “Covert operation”.
Sono i cassetti da aprire, bellezza!
FONTE: https://www.opinione.it/societa/2022/05/23/manlio-lo-presti_monte-dei-paschi-di-siena-davide-rossi/
IN EVIDENZA
LA FINE BEFFARDA PER MANO RUSSA DEI VIGLIACCHI TAGLIAGOLE DEL BATTAGLIONE UCRAINO AZOV.
MA L’OCCIDENTE LI PROTEGGE PERCHE’ SATANISTI
Tonio De Pascali 22 05 2022
Un caro pensiero per i tagliagole del battaglione Azov i cui membri sono stati fatti prigionieri dai Russi.
Sulla schiena di molti di questi criminali è stato rinvenuto il tatuaggio del Bafometto, emblema del satanismo di bassa lega ma di enorme pericolosità. Senza dimenticare le svastiche.
Il nazismo, si sa, come il fascismo è un pericolo inesistente. Nell’Italia del pensiero Unico entrambi sono considerati il Male assoluto con quel maldestro tentativo di allontanare l’attenzione nei confronti dei reali problemi ma soprattutto per tenere accesa la fiaccola di un nemico che non esiste più, come i dinosauti, ma che fa tanto impressione. Un nemico immaginario, parafrasando il titolo del noioso telefilm che ammorba le serate tv da qualche anno. Ma sempre buono quando , come si fa per i bambini, si vuole far immaginare l’Uomo nero.
I membri del battaglione Azov, all’Uomo nero ci credono veramente e allora si tatuano il corpo del Bafometto e di quello che rappresenta il Bafometto dell’immaginario collettivo del pensiero Unico.
Un complicato gioco di specchi.
Ed in questo gioco i seguaci del Bafometto, i responsabili di stragi cruente nel Donbass negli ultimi 15 anni vengono idolatrati dalla folla ucraina in funzione anti-russa e, subito dopo, da pochi mesi, dal pensiero occidentale.
I signori del Bafometto (Satana), che tanto piace all’Occidente esoterico del Potere, guarda caso sono anche i seguaci di Hitler, l’altro Satana dell’Occidente. Ed il cerchio si chiude.
Nella narrazione occidentale filo-ucraina del conflitto, i tagliagole, da guerrieri sanguinari, dopo essere stati integrati nelle brigate dell’esercito ucraino, sono diventati i potenti e pericolosi nemici della Russia. Da idolatrare.
E che fanno gli eroi dell’Ucraina e dell’Occidente, l’elite dell’Occidente anti Putin?
Si nascondono vigliaccamente, come tutti i banditi, nel bunker della Azovstal, si circondano di civili come scudo umano e si rifiutano di arrendersi al nemico, non per eroismo leggendaio, ma per la consapevolezza che saranno impalati una volta che si saranno arresi.
E poi arriva il salvataggio. Quell’Ucraina di quel Zelesky, dopo aver trucidato 14mila civili del Dobass, protegge i suoi tagliagole che si sono nascosti con gli scudi umani, vigliaccamente, e trattando con i russi, ordina loro la la resa. Risparmiandoli alla carneficina di vendetta degli ausiliari russi del Donbass e di odio dei soldati ceceni, come loro feroci e sanguinari.
Così i vigliacchi carnefici, trasformati in eroi, si salvano pure la vita.
Raccontando che purtroppo, Bafometto, spesso vince.
Spesso. Ma non sempre.
FONTE: https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1216339648903508&id=100015824534248
DRAGHI VUOLE NUOVE RENDITE, PER FARCI CEDERE CASA AI FONDI
Da oggi ai prossimi dieci anni l’Italia rischia di trasformarsi da terra di proprietari di casa a luogo dove si concentrano senzatetto e sfaccendati. Di questo dovremmo essere storicamente grati a Mario Monti, che ha accelerato il fenomeno, poi a Mario Draghi, che ne ha permesso l’attuazione. Il tutto potrebbe agevolmente sintetizzarsi nel gesto estremo dei genitori che decidono di conferire casa a un fondo (i più agiati ad una fondazione) per sgravare gli eredi da future tasse ed incombenze varie. Genitori che reputano i figli non possano mai redditualmente riuscire a far fronte a Imu, Tasi, tassa sul reddito da immobile e balzelli vari ed eventuali, che potrebbero cascare come tegole in testa dopo la prevedibile revisione delle rendite catastali (quella chiesta dall’Europa, ed a cui nessun esecutivo pare riesca a dire no).
Il conferimento d’una casa a un fondo ovviamente prevede all’immobile venga dato un valore che, qualora il fenomeno diventi massivo (tutti che corrono a spogliarsi di casa a favore d’un fondo), ovviamente andrebbe al ribasso se l’offerta di casa ai fondi la facessero tutti i cittadini italiani. Perché il fondo abbasserebbe le stime sul mattone a causa dell’offerta massiva: la legge della domanda e dell’offerta è ben più ascoltata dalle grandi strutture finanziarie rispetto al valore commerciale in metri quadri assegnato dal nuovo catasto. Così gli italiani rischiano di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano, senza casa e senza soldi. Perché i fondi ovviamente elargirebbero un vitalizio a chi cede l’immobile. Una sorta di rata mensile, paragonabile a quella che pagano le assicurazioni: sarebbe più alta se contrattualmente in esaurimento con la vita dell’intestatario dell’immobile e molto più bassa (quasi un reddito di cittadinanza) se nel contratto fosse previsto la cessazione con la morte dell’ultimo dei figli di coloro che hanno ceduto casa al fondo. Senza considerare che, nelle postille del contratto, potrebbe esserci occultata la clausola leonina che impegnerebbe l’ex proprietario (o i suoi figli) a partecipare a costi gestionali e manutenzioni (anche rincari della rata condominiale) dell’immobile lasciato loro in mera conduzione.
Senza casa e senza soldi, e in cambio d’una sorta di “povertà sostenibile”, dell’equivalente d’un “reddito di cittadinanza”, pur di fuggire dall’incubo delle tasse sulla casa: a questo il Governo Draghi starebbe condannando gli italiani. Le stime presumono che entro un decennio la quasi totalità dei beni immobili italiani (case e terreni) dovrebbe agevolmente finire in pancia ai fondi. Quando questo percorso sarà terminato, e i singoli (le persone fisiche) non avranno più nulla d’intestato, allora inizierà a frenare il fenomeno della continua e forte svalutazione del settore immobiliare. Chi sarà riuscito a resistere alla voglia di sbarazzarsi di casa avrà ragione su milioni d’infelici senzatetto e senza lavoro. Perché è da escludere che il non possedere nulla possa rendere felici e senza ansie. Alla sventura s’aggiungerebbe la beffa che in troppi finirebbero a pagare un esoso affitto per vivere nell’immobile di cui un tempo erano proprietari. E casomai avevano pagato un importante mutuo e fatto tanti sacrifici per poter diventare proprietari di casa.
È forte il sospetto che l’attuale Esecutivo lavori per agevolare la speculazione dei fondi. Quasi che revisioni di rendite, Imu e tasse varie servano per spingere il gregge dei proprietari di casa (81 per cento degli italiani) nelle fauci dei fondi. La gente si fa quattro conti in tasca e decide di bruciare così il sudato mattone, temendo le case diventino non più vendibili a causa d’una pesantissima Imu (una sorta di super-patrimoniale) che pare possa cascare a ghigliottina con la rata di dicembre 2022: pesante anche perché Governo nazionale ed Enti locali vedrebbero in quella tranche di pagamenti il modo per riversare sulla popolazione gran parte dei costi della guerra, della crisi pandemica e dei vari redditi di cittadinanza. L’Imu italiana è già tra le tasse sulla casa più alte d’Europa. La stima degli addetti ai lavori del mercato immobiliare parla di raddoppio dell’Imu a causa delle nuove “rendite catastali”. In poche righe varrebbe la pena smontare le dichiarazioni di Governo e partiti che sostengono che “la riforma del catasto non andrà a toccare l’Imu”: parole insulse, a cui gli italiani è giusto non diano retta.
Perché il Governo Draghi ha posto la questione di fiducia sulla riforma del catasto: modalità parlamentare usata quando una riforma è dura ed incide sulla vita dei cittadini. L’Esecutivo infatti punta a dimostrare a mercati ed Unione europea che ricaverà dalla riforma un gettito importante. Non è un caso che il Governo abbia messo in votazione la riforma mentre è in corso la crisi bellica: trasformare le case degli italiani in soldi per le casse dello Stato ed affari per i fondi è la vera priorità dell’Esecutivo. E non pochi sono i conflitti d’interesse che riguardano gli sponsor di questo cambiamento sul mattone. A sconfessare la dichiarazione del Governo “la riforma del catasto non aumenta le tasse” ci sono le varie interpretazioni dei sostenitori di Draghi, che ammettono: “Servirà a tagliare il cuneo fiscale”.
Se la revisione delle rendite non aumenta le tasse sulla casa, allora che relazione economica c’è con il taglio del “cuneo fiscale”? Così il disoccupato proprietario di casa dovrà contribuire a rendere più pesante la busta paga di chi ha un posto di lavoro? Soprattutto il disoccupato proprietario di casa non ha diritto al “reddito di cittadinanza”. L’Italia in pieno decremento demografico annovera la percentuale di Comuni interni (collinari ed agricoli) in via di spopolamento più elevata d’Europa: paesi dove gli immobili non creano rendita e vengono ignorati dal mercato immobiliare, ma sono gravati dall’Imu. Già l’Imu rivista da Mario Monti ebbe come effetto la riduzione di oltre l’80 per cento delle manutenzioni ordinarie e straordinarie degli immobili (fonte Confedilizia). In pratica, il Governo del 2012 aveva mandato in abbandono e depauperamento il patrimonio immobiliare italiano.
Il Governo Draghi va oltre, dice agli italiani di liberarsi di casa cedendo il mattone alla speculazione finanziaria, ai fondi. È lecito chiedersi se questo Esecutivo non sia sospettabile d’intelligenza con il nemico, con gli eredi dello spionaggio finanziario che nel 1992 si riunivano sullo yacht Britannia per cantierizzare la svendita del Belpaese.
FONTE: https://www.opinione.it/politica/2022/05/23/ruggiero-capone_draghi-rendite-fondi-monti-governo-imu-tasi/
La funzione del falso binario
16 05 2022
Nel suo libro del 1998 Il bene comune , Noam Chomsky descrive il ruolo chiave che la gestione dei disaccordi gioca nella politica moderna…
Il modo intelligente per mantenere le persone passive e obbedienti è limitare rigorosamente lo spettro delle opinioni accettabili, ma consentire un dibattito molto vivace all’interno di tale spettro, incoraggiando persino le opinioni più critiche e dissidenti. Questo dà alle persone la sensazione che ci sia libertà di pensiero in corso, mentre i presupposti del sistema vengono continuamente rafforzati dai limiti posti alla portata del dibattito…”
Ciò resta vero nonostante il fatto sempre più ovvio che lo stesso Chomsky faccia parte di quella funzione.
Quello che sta descrivendo è il “falso binario”. L’imposizione dell’idea che il punto di vista A sia la narrazione ufficiale approvata e che il punto di vista B ne sia quindi l’antitesi.
I punti da C a Z possono quindi essere ignorati.
Il fatto nascosto in bella vista è che sia il punto di vista A che il punto di vista B in realtà rafforzano la narrativa generale che viene venduta ed entrambi portano allo stesso posto.
È uno strumento di gestione incredibilmente efficace.
Un falso binario consente non solo di manipolare le norme conformiste che automaticamente obbediscono, ma anche coloro che si considerano ‘anti-establishment’, contrarian o ‘ribelli’.
Come vengono creati i binari falsi? Spesso vengono inizialmente introdotti con i seguenti metodi…
💢 Utilizzare i media legacy per pubblicizzare ampiamente il punto di vista B mentre sembra negarlo, confutarlo o ridicolizzarlo.
💢 “Trapelare” presunti documenti riservati che “espongono” il punto di vista B come la “verità nascosta”. Questo di solito viene fatto attraverso i media legacy, anche se è più efficace se puoi diffonderlo attraverso il settore dei media indipendenti.
💢 Creare entità etichettate come “anti-establishment” ma seguite in massa e alimentarle con materiale Viewpoint B.
Una volta che il punto di vista B diventa una visione dominante “anti-establishment”, puoi permetterti di sederti e consentire all’istinto di opposizione nella natura umana di fare il tuo lavoro per te, e rafforzare il falso binario che hai creato senza la minima consapevolezza che questo è ciò che sta accadendo.
Viene ampiamente compreso che l’unica soluzione ai mali ovvi e reali del punto di vista A è il punto di vista B.
Il fatto che il punto di vista B in realtà ammette tutte le stesse falsità contenute nel punto di vista A rimane inosservato e chiunque lo faccia notare tende ad essere attaccato da entrambe le parti.
I binari falsi sono una manna dal cielo per gli opinion manager.
Ne parleremo di più nel prossimo futuro…
FONTE: https://off-guardian.org/2022/05/16/the-function-of-the-fake-binary/
PAURA E STATO DI EMERGENZA
Le conversazioni immaginarie e surreali de l’Acernatore
Colpo di stato dell’OMS per dettare l’agenda sanitaria globale di Gates, Big Pharma
18.05.2022 Autore: F. William Engdahl
Agendo su iniziativa dell’Amministrazione Biden, entro novembre 2022, convenientemente all’inizio della prossima stagione influenzale nell’emisfero settentrionale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, salvo miracolo, imporrà un controllo dall’alto verso il basso senza precedenti sulle normative sanitarie nazionali e misure dell’intero pianeta. In quello che equivale a un colpo di stato furtivo, l’OMS otterrà nuovi poteri draconiani per scavalcare la sovranità nazionale in 194 paesi membri delle Nazioni Unite e dettare le loro misure sanitarie con la forza del diritto internazionale. A volte viene chiamato Trattato pandemico dell’OMS, ma è molto di più. Peggio ancora, la maggior parte del budget dell’OMS proviene da fondazioni private legate ai vaccini come la Gates Foundation o da Big Pharma, un enorme conflitto di interessi.
Nuovi poteri dell’OMS draconiani
Fare qualcosa di nascosto significa farlo in maniera segreta o dissimulata, per evitare che sia ampiamente conosciuto e possibilmente contrastato. Questo vale per la proposta presentata dall’amministrazione Biden all’OMS di Ginevra il 18 gennaio 2022 secondo i documenti ufficiali dell’OMS. L’OMS ha nascosto i dettagli degli “emendamenti” statunitensi per quasi tre mesi, fino al 12 aprile, appena un mese prima che l’organo competente dell’OMS si riunisse per approvare le misure radicali. Inoltre, invece dei precedenti 18 mesi di attesa per diventare un trattato di diritto internazionale, questa volta vengono utilizzati solo 6 mesi. Questa è una corsa da barbone. La proposta degli Stati Uniti è sostenuta da tutti i paesi dell’UE e in totale 47 paesi che garantiscono un passaggio quasi certo.
Le proposte, ufficialmente intitolate “Rafforzare la preparazione e la risposta dell’OMS alle emergenze sanitarie: Proposta di modifiche ai regolamenti sanitari internazionali”, sono state presentate dal Segretario aggiunto per gli affari globali (OGA) presso il Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti, Loyce Pace , come “emendamenti” a un trattato sui regolamenti sanitari internazionali dell’OMS del 2005 precedentemente ratificato . L’OMS definisce il trattato del 2005 in questo modo: “ Il Regolamento Sanitario Internazionale (2005) (IHR) fornisce un quadro giuridico globale che definisce i diritti e gli obblighi dei paesi nella gestione di eventi di salute pubblica ed emergenze che hanno il potenziale di attraversare i confini. Le IHR sono uno strumento didiritto internazionale legalmente vincolante per 196 paesi , inclusi i 194 Stati membri dell’OMS. (enfasi aggiunta).
La sig.ra Pace è arrivata all’amministrazione Biden dalla guida del Global Health Council, i cui membri includono i nomi più corrotti di Big Pharma tra cui Pfizer, Lilly, Merck, J&J, Abbott, AVAC finanziato da Bill Gates, solo per citarne alcuni. Le sue proposte per la trasformazione radicale dei poteri pandemici ed epidemici dell’OMS avrebbero potuto essere facilmente scritte da Gates e Big Pharma.
Prima di guardare a cosa faranno gli “emendamenti” della Loyce Pace per potenziare la trasformazione dell’OMS in una dittatura sanitaria globale con poteri senza precedenti per annullare i giudizi di qualsiasi governo nazionale, è necessario notare una questione legale furtiva. Camuffando un cambiamento completo nei poteri del trattato dell’OMS del 2005 come semplici “emendamenti” a un trattato ratificato, l’OMS afferma, insieme all’amministrazione Biden, che l’approvazione degli emendamenti non richiede un nuovo dibattito sulla ratifica da parte dei governi membri. Questa è furtività. Senza un dibattito nazionale da parte di rappresentanti eletti, l’OMS non eletta diventerà una superpotenza globale sulla vita e sulla morte in futuro. Washington e l’OMS hanno deliberatamente limitato il processo di partecipazione pubblica per farla passare.
Una nuova legge di fatto
Come richiesto, l’OMS ha finalmente pubblicato gli “emendamenti” statunitensi. Mostra le eliminazioni e anche le nuove aggiunte . Ciò che fa l’amministrazione Biden è trasformare un ruolo precedentemente consultivo per l’OMS nei confronti dei governi nazionali non solo sulle risposte alla pandemia, ma anche su tutto ciò che è legato alla “salute” nazionale, con un potere completamente nuovo di scavalcare le agenzie sanitarie nazionali se il Direttore generale dell’OMS, ora Tedros Adhanom, determina. L’amministrazione statunitense Biden e l’OMS si sono unite per creare un trattato completamente nuovo che sposterà tutte le decisioni sanitarie da un livello nazionale o locale a Ginevra, alla Svizzera e all’OMS.
Tipico degli emendamenti di Washington all’esistente Trattato dell’OMS è l’articolo 9. La modifica degli Stati Uniti consiste nell’inserire l’OMS “deve” e cancellare “può”: ” Se lo Stato Parte non accetta l’offerta di collaborazione entro 48 ore, l’OMS può … ,. Nello stesso articolo ora viene cancellata ” offerta di collaborazione dell’OMS , tenendo conto delle opinioni dello Stato Parte interessato …” Le opinioni o il giudizio, ad esempio, della Germania o dell’India o delle autorità sanitarie statunitensi diventano irrilevanti. L’OMS sarà in grado di ignorare gli esperti nazionali e dettare come diritto internazionale i suoi mandati per tutte le future pandemie, nonché per le epidemie o anche per problemi di salute locale .
Inoltre, nel nuovo articolo 12 proposto sulla “Determinazione di un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale, emergenza sanitaria pubblica di interesse regionale o allerta sanitaria intermedia”, il capo dell’OMS, ora Tedros nel suo nuovo mandato di 5 anni, può decidere da solo di dichiarare un’emergenza, anche senza il consenso dello Stato membro. Il capo dell’OMS consulterà quindi il suo pertinente “Comitato di emergenza” dell’OMS su poliomielite, ebola, influenza aviaria, COVID o qualsiasi cosa dichiarino essere un problema . In breve, questa è una dittatura globale sulla salute dei cittadini da parte di uno degli organismi sanitari più corrotti al mondo. I membri di un dato Comitato di Emergenza dell’OMS sono scelti con procedure poco chiare e tipicamente, come in quello attuale sulla poliomielite, molti membri sono legati ai vari fronti della Fondazione Gates come GAVI o CEPI. Eppure il processo di selezione è del tutto opaco e interno all’OMS.
Tra gli altri poteri, il nuovo Trattato pandemico darà a Tedros e all’OMS il potere di imporre passaporti per i vaccini e colpi di COVID in tutto il mondo. Stanno lavorando alla creazione di un programma globale di passaporto/identità digitale per il vaccino. Con il nuovo “Trattato pandemico”, quando le persone vengono danneggiate dalle politiche sanitarie dell’OMS, non c’è responsabilità. L’OMS ha l’immunità diplomatica.
L’ex dipendente senior dell’OMS e informatore, Astrid Stuckelberger, ora scienziata presso l’Istituto di salute globale della Facoltà di medicina dell’Università di Ginevra, ha osservato che “se il nuovo Trattato pandemico viene adottato dagli Stati membri, “questo significa che l’OMS La costituzione (ai sensi dell’articolo 9) avrà la precedenza sulla costituzione di ciascun paese in caso di calamità naturali o pandemie. In altre parole, l’OMS detterà agli altri paesi, non formulando più raccomandazioni “.
Chi è chi?
Il direttore generale dell’OMS avrebbe il potere ultimo in base alle nuove regole, per determinare, ad esempio, se il Brasile, la Germania o gli Stati Uniti debbano imporre un blocco pandemico in stile Shanghai o qualsiasi altra misura decida. Questo non è un bene. Soprattutto quando il capo dell’OMS, Tedros, della regione del Tigray in Etiopia, è un ex membro del Politburo dell’organizzazione marxista terrorista designata (allora da Washington), il Tigray People’s Liberation Front. Non ha una laurea in medicina, la prima nella storia del direttore generale dell’OMS senza tale. Ha un dottorato di ricerca in Community Health, un campo decisamente vago, difficilmente una qualifica medica per uno zar della salute globale. Tra i suoi articoli scientifici pubblicati ci sono titoli come “Gli effetti delle dighe sulla trasmissione della malaria nella regione del Tigray”. Secondo quanto riferito, ha ottenuto il suo lavoro nell’OMS nel 2017 grazie al sostegno di Bill Gates,
In qualità di ministro della Salute dell’Etiopia nella dittatura guidata dal Tigray, Tedros è stato coinvolto in uno scandaloso insabbiamento di tre importanti focolai di colera nel paese nel 2006, 2009 e 2011. Un rapporto investigativo pubblicato dalla Society for Disaster Medicine and Public Health ha rilevato che durante un grave focolaio di colera, “Nonostante l’identificazione di laboratorio del V cholerae come causa della diarrea acquosa acuta (AWD), il governo dell’Etiopia (Tedros) ha deciso di non dichiarare un” focolaio di colera “per timore di ripercussioni economiche derivanti da embarghi commerciali e diminuzione del turismo. Inoltre, il governo, in violazione dei regolamenti sanitari internazionali (OMS), ha continuamente rifiutato di dichiarare un’epidemia di colera e ha in gran parte rifiutato l’assistenza internazionale “.
Poiché il ministro della Salute etiope e in seguito il ministro degli Esteri Tedros è stato accusato di pulizia etnica sistematica contro le tribù rivali nel paese, in particolare gli Amharas, negando ai sostenitori dell’opposizione la Banca Mondiale e altri aiuti alimentari, nonché il nepotismo, la diversione di fondi internazionali per la costruzione di ospedali nel sostegno politico per il suo partito di minoranza. Ironia della sorte, questo è l’opposto della nuova legge dell’OMS che Tedros sostiene oggi. Il 22 settembre 2021 la Germania della Merkel ha proposto a Tedros un ulteriore mandato senza opposizione.
CHI, Gates, GERM
Un accenno di cosa c’è in serbo in base alle nuove regole è stato dato dal più grande donatore dell’OMS (incluso il suo GAVI), l’auto-nominato “Globalist Everything Czar”, Bill Gates. Nel suo post sul blog del 22 aprile, Gates propone qualcosa di divertente con l’acronimo GERM — Global Epidemic Response and Mobilization — team. Avrebbe ” un’organizzazione permanente di esperti che sono completamente retribuiti e preparati a organizzare una risposta coordinata a un focolaio pericoloso in qualsiasi momento”. Dice che il suo modello è il film di Hollywood, Outbreak. “ Gli esperti di monitoraggio delle malattie del team cercherebbero potenziali focolai. Una volta individuato uno, GERM dovrebbe avere la capacità di dichiarare un focolaio…” Sarebbe ovviamente coordinato dall’OMS di Tedros: “Il lavoro sarebbe coordinato dall’OMS, l’unico gruppo che può dargli credibilità globale.”
Un’idea distopica di ciò che potrebbe accadere è la falsa epidemia di “influenza aviaria” in corso, H5N1, che sta causando la morte di decine di milioni di polli in tutto il mondo se anche un pulcino risulta positivo alla malattia. Il test è lo stesso test PCR fraudolento utilizzato per rilevare il COVID-19. Di recente, il dottor Robert Redfield, capo del CDC di Trump, ha rilasciato un’intervista in cui ha “predetto” che l’influenza aviaria salterà sugli esseri umani e sarà altamente fatale nella prossima “Grande pandemia”, per la quale il COVID-19 era un semplice riscaldamento. Redfield ha dichiarato in un’intervista del marzo 2022: “Penso che dobbiamo riconoscere: ho sempre detto che penso che la pandemia di COVID sia stata un campanello d’allarme. Non credo sia la grande pandemia. Credo che la grande pandemia sia ancora nel futuro e che sarà una pandemia di influenza aviaria per l’uomo. Avrà una mortalità significativa nell’intervallo del 10-50%. Saranno guai “. Sotto i nuovi poteri dittatoriali dell’OMS, l’OMS potrebbe dichiarare un’emergenza sanitaria su tale frode indipendentemente da prove contrarie.
F. William Engdahl è consulente di rischio strategico e docente, è laureato in politica all’Università di Princeton ed è un autore di best seller su petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook” .
FONTE: https://journal-neo.org/2022/05/18/who-stealth-coup-to-dictate-global-health-agenda-of-gates-big-pharma/
Vaiolo delle scimmie, tira aria di restrizioni: “Misure come quelle del Covid”
L’Oms si riunisce per discutere della diffusione del virus. E suggerisce di seguire le norme Covid
Siete pronti? I virologi si scaldano, l’Oms fa riunioni di emergenza, in giro è tutto un iniziare a gettare benzina sul fuoco della paura per il vaiolo delle scimmie. Per carità: così come per tutti i virus di questo mondo, dall’Hiv al Covid, ci vuole sempre prudenza. Sarebbe da stolti andare incontro a una pandemia volontariamente. Però in queste ore col vaiolo stiamo ripercorrendo le stesse identiche tappe del coronavirus. E la cosa fa preoccupare.
Non solo i Pregliasco di turno si sono già lanciati a suggerimenti su come fare sesso sicuro (non solo protezioni, anche selezioni del partner). Non solo Joe Biden per tranquillizzare l’Universo ha detto che il vaiolo delle scimmie “è una cosa per cui tutto il mondo dovrebbe preoccuparsi”. Non solo gli Usa stanno già “lavorando per vedere quale vaccino si può usare”. Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta pure già mettendo le mani avanti, decretando come “valide” le “misure preventive adottate per la Covid-19”. E se tanto ci dà tanto, qui si comincia già a sentire aria di restrizioni.
Questa notte l’Oms si è riunita d’urgenza per valutare la diffusione del vaiolo. Ormai i contagi si contano in diversi Paesi europei e mondiali, con cluster particolarmente diffusi soprattutto in Spagna. I casi italiani sono trattati dallo Spallanzani. Il resto sono stati registrati in Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Olanda, Portogallo, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. “I casi segnalati finora non hanno stabilito collegamenti di viaggio con un’area endemica – si legge – Sulla base delle informazioni attualmente disponibili, i casi sono stati identificati principalmente, ma non esclusivamente, tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini”.
Benché per ora i sintomi e il decorso sembrino non destare preoccupazioni particolari (non ci sono decessi registrati), per l’Oms “l’identificazione di casi confermati e sospetti di vaiolo delle scimmie senza alcuna storia di viaggio nelle aree di endemia in più Paesi è atipica”, e “quindi c’è urgente necessità di aumentare la consapevolezza relativa a questa malattia e di praticare una ricerca dei casi, provvedendo ad isolarli e curarli, tracciare i contatti e fornire cure per prevenire ulteriori contagi”.
In Germania, hanno proposto di entrare in conflitto tra NATO e Turchia
La NATO dovrebbe essere a “rischio di un conflitto” con la Turchia a causa della sua riluttanza ad approvare l’ingresso di Svezia e Finlandia nell’alleanza. Lo afferma il giornalista Maximilian Popp in un articolo per l’edizione tedesca di Der Spiegel.
“Pertanto, la NATO deve porre fine ai tentativi di ricattare [il presidente turco Recep Tayyip] Erdogan non solo per ragioni sostanziali ma anche strategiche, altrimenti creerà un pericoloso precedente. È meglio che rischi di entrare in conflitto con Erdogan. Il presidente croato Zoran Milanovic si sente già incoraggiato a presentare richieste per la sua approvazione dell’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO”, scrive Popp.
Secondo lui, Erdogan si è recentemente comportato come un “doppio agente”. La Turchia, essendo membro della NATO, ha acquistato armi dalla Russia e ha minacciato il suo partner nell’alleanza, la Grecia, con azioni militari, ha affermato il giornalista. L’autore ha osservato che Erdogan non vuole che Finlandia e Svezia aderiscano alla NATO a causa del desiderio di ottenere qualcosa in cambio del loro consenso. La Turchia chiede di rimuovere le restrizioni alla fornitura di armi ed estradare i sostenitori del Partito dei Lavoratori del Kurdistan bandito nel Paese. Il giornalista ritiene che a causa della crisi economica del Paese, Erdogan abbia paura di perdere le elezioni del prossimo anno. A questo proposito, Popp suggerisce che il presidente turco mostrerà ancora più “impudenza” verso l’Occidente, ma non “romperà con la Nato” a causa della dipendenza dell’economia del Paese.
FONTE:
CONFLITTI GEOPOLITICI
La diretta della guerra | Infuria la battaglia nel Donbass, Pentagono potrebbe inviare truppe a Kiev
La guerra in Ucraina è entrata in una fase cruciale. Gli occhi sono puntati soprattutto su Severodonetsk, l’ultima grande città dell’oblast di Lugansk in mano a Kiev. Secondo i report dell’esercito ucraino e secondo quanto dichiarato dal governatore di Lugansk, i russi avrebbero attaccato Severodonetsk da quattro direzioni e il centro urbano sarebbe parzialmente circondato. Tuttavia al momento nessun quartiere risulta caduto, ma stanno aumentando i colpi di artiglieria sulle postazioni di difesa. Impegnati nell’attacco contro la città non sono soltanto i soldati russi, bensì anche i combattenti dell’autoproclamata Repubblica di Lugansk e i ceceni. Lo spettro di una nuova Mariupol a Severodonetsk appare sempre più concreto e il timore di una situazione simile a quella vista nella città affacciata sul Mar d’Azov è stato rilanciato anche dalle stesse autorità di Kiev.
Si combatte anche nell’oblast di Donetsk. I russi avanzano, seppur lentamente, nella strategica area di Popasna, a nord di Donetsk. Mentre poco più a ovest della linea di contatto fissata con gli accordi di Minsk del 2014, le truppe di Mosca stanno bersagliando la località di Avdiyivka. Qui ieri sera è stata segnalata sui social una situazione molto critica, con comunicazioni fuori uso dopo pesanti raid e con persone costrette a richiedere un’ambulanza anche sui canali Telegram.
A livello politico c’è da registrare la nuova apertura al dialogo da parte di Mosca, con Kiev però che non si fida. Nelle scorse ore il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto a chiare lettere che “senza il ritiro delle truppe russe dai territori occupati non si potrà essere alcun cessate il fuoco”. Da Washington il Wall Street Journal ha lanciato l’indiscrezione secondo cui l’amministrazione Joe Biden potrebbe inviare reparti speciali a Kiev per difendere l’ambasciata Usa. Il Pentagono non ha né confermato e né smentito: “Al momento non abbiamo preso alcuna decisione”, è stato ribadito in una nota della Difesa Usa.
La diretta:
Ore 7:56 | Governatore Lugansk: “Russi bombardano 24 ore su 24, situazione difficile”
“La situazione si fa sempre più difficile soprattutto a Severodonetsk, dove Mosca bombarda 24 ore su 24”: a dirlo in una nota su Telegram è stato il governatore dell’oblast di Lugansk, a cui appartiene Severodonetsk, Sergei Gaidai. “Tutte le forze russe – ha aggiunto – sono concentrate nelle regioni di Lugansk e Donetsk”.
Ore 6:15 | Fregata Makarov verso postazioni nel Mar Nero
La fregata russa Admiral Makarov avrebbe lasciato il porto di Sebastopoli, in Crimea, per dirigersi verso le posizioni nel Mar Nero. Lo ha reso noto l’esercito ucraino. Il comando operativo ‘Sud’ ritiene che lo spostamento potrebbe aumentare la probabilità di attacchi missilistici contro Odessa e Mykolaiv. La nave Makarov alcuni giorni fa era stata data per affondata.
FONTE: https://it.insideover.com/guerra/la-diretta-della-guerra-infuria-la-battaglia-nel-donbass-pentagono-potrebbe-inviare-truppe-a-kiev.html
La guerra lampo al rallentatore della NATO verso est
18.09.2020 Autore: Ulson Gunnar
Quando gli Stati Uniti hanno annunciato che avrebbero ridotto il numero delle loro truppe di stanza in Germania, molti hanno sperato invano che sarebbe stato l’inizio di una riduzione generale delle forze statunitensi in Europa e un’attenuazione delle tensioni tra Stati Uniti, NATO e Federazione Russa.
Molti altri, tuttavia, hanno facilmente previsto che queste forze sarebbero state semplicemente spostate altrove in Europa e molto probabilmente verso est ancora più vicino ai confini della Russia e, di conseguenza, crescendo le tensioni.
AP ha riportato nel suo articolo “Pompeo firma un accordo per il trasferimento delle truppe statunitensi dalla Germania alla Polonia”, che:
Circa 4.500 soldati statunitensi sono attualmente di stanza in Polonia, ma se ne aggiungono circa 1.000, in base a una decisione bilaterale annunciata lo scorso anno. Il mese scorso, in linea con la richiesta del presidente Donald Trump di ridurre il numero delle truppe in Germania, il Pentagono ha annunciato che circa 12.000 soldati sarebbero stati ritirati dalla Germania e circa 5.600 si sarebbero trasferiti in altri paesi europei, inclusa la Polonia.
L’articolo aggiungerebbe, nel tentativo di spiegare la presenza delle truppe statunitensi in Europa e il loro insinuarsi sempre più verso est, che:
Pompeo ha utilizzato il suo viaggio in Europa per mettere in guardia le giovani democrazie della regione sulle minacce poste da Russia e Cina e ha ricevuto un caloroso benvenuto.
Quali minacce sarebbero?
Si potrebbe discutere della creazione e dell’uso della NATO come equilibrio di potere durante la Guerra Fredda, ma dal crollo e l’eventuale scioglimento dell’Unione Sovietica nel 1991, la NATO non solo ha continuato ad espandersi nell’adesione, comprese le nazioni che siedono direttamente ai confini della Russia, ha ampliato nella portata, partecipando a guerre di aggressione che si estendevano dall’Africa all’Asia.
Se mai fosse stato uno strumento per mantenere un equilibrio di potere tra Oriente e Occidente, da allora si è trasformato in un randello per sfruttare appieno una sua assenza percepita a suo favore.
Dalla Libia all’Iraq, dalla Siria all’Afghanistan, i membri della NATO hanno distrutto una nazione dopo l’altra dall’inizio del secolo e continuano a farlo fino ad oggi.
Un articolo del 2011 su The Atlantic intitolato “La primavera araba: ‘Un virus che attaccherà Mosca e Pechino'”, citava il senatore statunitense John McCain dicendo:
“Un anno fa Ben-Ali e Gheddafi non erano al potere. Assad non sarà al potere questa volta l’anno prossimo. Questa primavera araba è un virus che attaccherà Mosca e Pechino”.
L’autore dell’articolo noterà quindi:
L’inquadratura del senatore McCain riflette un trionfalismo che rimbalza in questa conferenza. Vede la Primavera Araba come un prodotto del design occidentale e potenzialmente come uno strumento per affrontare altri governi non democratici.
In una sessione precedente, il senatore Udall ha affermato che coloro che credevano che la Primavera araba fosse una rivoluzione organica all’interno di questi paesi si sbagliavano – e che l’Occidente e la NATO in particolare erano stati i principali motori dei risultati in Libia – e che l’Occidente aveva aiutato animare e spostare gli affari in Egitto. Udall ha aggiunto provocatoriamente anche la Siria a quella lista.
Senza dubbio, e anche secondo giornali statunitensi come il New York Times , la Primavera Araba è stata sicuramente “un prodotto del design occidentale” e con il senno di poi non si può contestare che gli Stati Uniti e la NATO in particolare siano stati “i principali motori di risultati in Libia” con l’alleanza che ha usato la forza militare diretta per rovesciare il governo libico.
Con il senno di poi possiamo anche vedere la scia di devastazione assoluta lasciata sulla scia di questo “prodotto del design occidentale”, con le turbolenze che consumano il Nord Africa, il Medio Oriente e l’Asia centrale.
Dopo aver minacciato la Russia (e la Cina) che questo “prodotto del design occidentale” fosse in definitiva rivolto a loro, McCain alla fine avrebbe visitato il mucchio di macerie che una volta era la Libia, oltre a visitare i margini dei campi di battaglia ancora attivi della Siria.
Qualcuno può onestamente disaccoppiare minacce come quelle di McCain contro Mosca e Pechino e la visibile distruzione creata a seguito dell’aggressione militare occidentale lungo tutte le periferie della Russia e della Cina?
Storia che si ripete
All’inizio della seconda guerra mondiale la Germania nazista usò una forma offensiva di guerra contro la Russia nota come blitzkrieg. Prima ha accumulato truppe lungo il confine con la Russia e poi ha tentato di sferrare un colpo rapido e mirato contro Mosca per sopraffare le forze russe prima che potessero mobilitarsi e reagire.
Come molte altre invasioni della Russia nel corso della storia, l’invasione della Germania fallì e la guerra lampo, sebbene avesse avuto successo contro Francia, Belgio e Polonia e anche inizialmente contro la Russia, si è rivelata inadatta alla profondità e alle distanze necessarie per conquistare l’assoluta dimensione geografica della Russia.
È un’iperbole affermare che la storia si sta ripetendo con gli Stati Uniti che ammassano le forze lungo i confini della Russia oggi mentre brucia il pianeta lungo i confini della Russia e minaccia Mosca di essere la prossima in linea?
Non sembra affatto un’iperbole.
Sembra una versione al rallentatore della guerra lampo della Germania nazista, ma invece di tentare di arare la Russia prima che arrivi l’inverno come tentarono i nazisti nel giugno del 1941, sta invece metodicamente sezionando gli alleati della Russia all’estero, soffocandola lungo i suoi confini, minando e tentando di isolarlo economicamente mentre tentava di fomentare lo stesso tipo di sovversione politica che ha dato il via alla Primavera araba nel 2011 all’interno dei confini della Russia.
I circoli politici di Washington e Bruxelles amano riferirsi alla sua rivalità con Russia e Cina come un “grande gioco di potere”. Considerando ciò che l’Occidente ha fatto a pedine minori in questo gioco, nazioni come Libia, Siria, Iraq, Afghanistan e Yemen, a quelle di Mosca o Pechino non sembra un gioco.
Sembra esistenziale.
La Russia ora deve affrontare un aumento delle truppe statunitensi ai suoi confini. Il trasferimento di altre 1.000 truppe statunitensi in Polonia significa altre 1.000 truppe statunitensi in bilico sull’oblast di Kaliningrad in Russia, che si trova al confine settentrionale della Polonia.
Resta da vedere dove stazionano altre truppe in partenza dalla Germania, ma è quasi certo che non torneranno negli Stati Uniti, e invece si dirigeranno più a est.
Gli Stati Uniti e la NATO tentano di ritrarre la Russia come il cattivo di questa storia per aver sostenuto le truppe lungo i suoi confini occidentali in risposta. Ma queste sono truppe russe, dentro la Russia e truppe russe che affrontano la crescente presenza delle truppe statunitensi proprio dall’altra parte.
Gli Stati Uniti hanno attraversato un oceano e un continente per trovarsi alle porte della Russia. Queste sono anche truppe statunitensi che hanno devastato diverse nazioni, inclusi e soprattutto ex alleati sovietici e, fino alla loro distruzione, alleati della Federazione Russa.
In quale altro modo la Russia dovrebbe interpretare tutto questo? In quale altro modo il resto del mondo dovrebbe interpretarlo?
AP e altri nei media occidentali si rifiutano di affermare l’ovvio, ma l’esistenza della NATO dalla caduta dell’Unione Sovietica è stata una guerra lampo al rallentatore multidecennale e multimiliardaria che ha già distrutto intere nazioni, ora ne sta distruggendo molte altre e rappresenta oggi la minaccia più urgente alla pace e alla stabilità globali.
Quando il segretario di Stato americano Mike Pompeo afferma che la Russia e la Cina rappresentano “minacce” per il mondo, resta il fatto inevitabile che gli Stati Uniti e la NATO sono le uniche nazioni nel 21° secolo a invadere e distruggere altre nazioni, creando conflitti che consumano intere regioni del pianeta e costruendo truppe lungo i confini delle poche nazioni rimaste al di fuori del dominio occidentale.
Fino a quando la Russia e la Cina non faranno lo stesso, è chiaro che l’unica minaccia che gli Stati Uniti e la NATO devono affrontare è di raggiungere i limiti dei loro abusi, o addirittura di doverli pagare.
Gunnar Ulson, analista geopolitico e scrittore con sede a New York, in particolare per la rivista online ” New Eastern Outlook “.
FONTE: https://journal-neo.org/2020/09/18/natos-slow-motion-blitzkrieg-eastward/
CULTURA
I musicisti italiani si sono rifiutati di esibirsi al prestigioso concorso di violino a causa dell’allontanamento dei russi.
Irina Marchenko – 23 05 2022
Questa decisione è stata presa dall’orchestra FVG. L’informazione in merito è stata diffusa dalla testata “Friuli Sera” con riferimento al capogruppo, Paolo Petiziol. L’orchestra non si esibirà al concorso violinistico Rodolfo Lipitzer “Lipizer” nella città di Gorizia.
“Siamo molto dispiaciuti di interrompere la tradizione, secondo la quale sarebbe stata l’orchestra FVG ad accompagnare i musicisti al concorso. Tuttavia, non possiamo che reagire a una decisione che ci sembra ingiusta”, ha detto il capo dell’orchestra del FVG. Secondo Paolo Petiziol, la cultura è pensata per unire persone e popoli, e non per seminare discordia e inimicizia tra loro, quindi la politica non dovrebbe interferire in questo campo.
In precedenza, gli organizzatori del concorso non avevano consentito la partecipazione di tre violinisti russi a causa degli eventi in Ucraina. Ne ha parlato una delle violiniste, Lidia Kocharyan.
FONTE: https://t.me/c/1701704569/6392
Quello che il filosofo francese Albert Camus avrebbe fatto della grande rassegnazione
Entro quello che sembrava il 47° giorno di marzo 2020 o l’82° giorno di luglio 2021, alcuni di noi potrebbero aver iniziato a mettere in discussione le decisioni che avevamo preso nella nostra vita, chiedendo cose come: perché sono sposato con questa persona? Perché vivo qui? E, in un contesto professionale, perché sto facendo quello che sto facendo?
Forse a causa di queste domande e dell’assoluta assurdità del contesto che li ha spinti, le persone che una volta si erano rassegnate a lavorare per organizzazioni che non erano in linea con il loro senso di scopo e significato hanno deciso che non si sarebbero rassegnate a una vita insoddisfatta… e ha iniziato a dimettersi in massa per trovare un lavoro che riflettesse meglio la loro esperienza introspettiva sulla pandemia.
Ma non tutti quelli che danno preavviso in questi giorni cercano uno scopo e un significato.
La Grande rassegnazione è davvero una questione di filosofia?
Gli economisti sono divisi sulle forze motivanti dietro le Grandi Dimissioni. Alcuni, come l’economista della UC Berkeley Ulrike Malmendier, vedono un chiaro legame con i fattori esistenziali . Nel novembre 2021, circa il 3% dell’intera forza lavoro statunitense – 4,5 milioni di persone in quattro settimane – ha lasciato il lavoro, cosa che attribuisce in gran parte ai lavoratori americani alla “ricerca dell’anima” durante la pandemia.
L’economista capo di ADP Nela Richardson, d’altra parte, è del parere che una percentuale considerevole di coloro che hanno lasciato il lavoro sono più avanti nella loro carriera e semplicemente in una solida posizione finanziaria per andare in pensione anticipatamente. Questo sentimento è ripreso da Aaron Sojourner, un economista del lavoro presso l’Università del Minnesota, sulla base di dati recenti che hanno mostrato un aumento del 90% negli ultimi due anni nelle persone che hanno lasciato il lavoro senza alcuna intenzione di tornare al lavoro.
Poi, naturalmente, ci sono una serie di fattori motivanti per gli americani della classe operaia, che in genere non hanno né il privilegio di lasciare un lavoro a causa di preoccupazioni esistenziali né le risorse finanziarie per andare in pensione anticipatamente, se non del tutto. La preoccupazione di permettersi cibo o assistenza all’infanzia genera una mentalità diversa, che spinge questi lavoratori a cercare giustamente salari più alti . Per questi lavoratori, Derek Thompson nell’Atlantico ha paragonato le Grandi Dimissioni a un “periodo di free agency”.
Tutto questo per dire che non possiamo ancora etichettare inequivocabilmente la Grande rassegnazione come il risultato di questo o quello. Forse è una crisi filosofica, o forse è molto più banale di così. Forse le persone sono sfinite dalla stanchezza del covid, o si divertono a stare a casa con i propri figli. Forse hanno accumulato risparmi spendendo meno in cose come vacanze o intrattenimento durante la pandemia, o forse non hanno abbastanza contanti e quindi cercano una retribuzione migliore… Il fenomeno è probabilmente il risultato di una combinazione di fattori.
Indipendentemente dalle ragioni, la Grande Dimissioni offre a tutti noi l’opportunità di riflettere su questioni di scopo e significato. È un’opportunità irripetibile per una diffusa rivalutazione sociale e personale di ciò che conta davvero, dandoci l’opportunità di rivalutare e forse anche reindirizzare la nostra attenzione.
Questa idea di dove concentrare la nostra attenzione quando rimuginavamo su scopo e significato era di notevole importanza per il lavoro del filosofo francese Albert Camus. In effetti, si potrebbe sostenere che sia la premessa centrale del suo libro Il mito di Sisifo .
Camus e “Il mito di Sisifo”
Agli occhi di Camus, potrebbe non esserci una risposta alla domanda su cosa significhi condurre una vita realizzata. Questo è ciò che lui definisce assurdo. Ci chiederemo per sempre “cosa significa tutto questo”, ma è improbabile che lo scopriremo mai. Cioè, nella sua mente, faremo per sempre una domanda che probabilmente non ha una risposta conoscibile.
Sisifo è la figura mitologica greca che, per il suo tentativo di ingannare la morte, viene punito per l’eternità, incaricato di spingere ripetutamente un masso pesante su una ripida collina. Deve fare uno sforzo inutile, su e giù, su e giù, su e giù, fino alla fine dei tempi.
Camus mette in parallelo l’esistenza umana con l’esperienza di Sisifo perché la nostra natura di porre domande profonde che probabilmente non hanno risposta significa che allo stesso modo non possiamo sfuggire al nostro destino: spingeremo sempre quel masso su per la collina solo per farlo cadere di nuovo giù. Possiamo cambiare lavoro per trovare uno scopo e un significato più grandi, ma c’è una buona possibilità che il masso rotolerà indietro su di noi.
Camus vede Sisifo felice, però, perché ad un certo punto, mentre torna giù per la collina per andare a prendere il masso, Sisifo diventa consapevole dell’assurdità del suo destino, eppure continua a spingere. È dirigere la propria attenzione sul loro continuo impegno, la continua ricerca di essere un creatore di significato nella propria vita, che Camus considera la chiave della nostra felicità.
La Grande Dimissioni (e la pandemia più in generale) ha determinato quello stesso momento di presa di coscienza
Eccoci qui, a tornare giù per la collina per recuperare il masso, ma per cosa esattamente? Su cosa dovremmo concentrarci? Camus se lo chiedeva lui stesso insieme al suo collega filosofo francese Jean-Paul Sartre. Erano amici durante l’occupazione di Parigi. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, con il loro continente raso al suolo, spettava a loro, come notò Simone de Beauvoir , “fornire la sua ideologia all’era del dopoguerra”.
Il senso dell’assurdo di Camus si riferisce a noi che lottiamo instancabilmente per trovare il nostro bene più alto. Questo è ciò che ha fatto Sisifo nella salita, concentrando la sua attenzione non sulla roccia che rotola indietro in discesa, ma sul fatto che stava ancora cercando di spostarla verso l’alto.
La pietra che stiamo spingendo in salita attraverso l’assurdità di questi tempi di pandemia inevitabilmente rotolerà indietro. Ma la Grande rassegnazione dovrebbe essere vista principalmente come un momento di ascesa speranzosa. Non preoccuparti che il masso possa invertire la rotta su di te. Sforzati.
Ryan Stelzer e David Brendel sono coautori di Think Talk Create: Building Workplaces Fit for Humans (Hachette: PublicAffairs, 2021). Sono anche co-fondatori di Strategy of Mind , un executive coaching e consulenza manageriale.
FONTE: https://qz.com/work/2112884/what-albert-camus-would-have-made-of-the-great-resignation/
Perché al salone di Torino vince il cretino di sinistra
Per quanto il saggio Sulla libertà che John Stuart Mill pubblicò nel 1858 fosse stato ispirato, come l’autore stesso ci ricorda, dall’altro saggio, quello Sui limiti dell’attività dello Stato che Wilhelm von Humbold aveva scritto a fine Settecento ma che aveva visto la stampa solo nel 1851, il filosofo inglese era interessato maggiormente a un altro problema rispetto a quello che aveva fino allora dominato in casa liberale. Per lui di trattava di preservare la libertà dell’individuo non solo dallo Stato, ma anche dal potere che in tempi moderni su di lui esercita la società (che non è più quella “civile” dei liberali classici). O, per meglio dire, quella che il filosofo inglese a più ripresa chiama l’”opinione comune”.
Per questa parte, il maestro di Mill era stato Alexis de Tocqueville, con il quale aveva intrattenuto una significativa corrispondenza, che lo aveva messo in guardia rispetto a quel “dispotismo della maggioranza” (oggi per molti aspetti convertitosi in “dispotismo delle minoranze”) che è in qualche modo il portato negativo della democrazia. E che sa essere ancora più pervasivo e intollerante (escludente) del dispotismo basato sulla forza e non sull’opinione. Da qui tutta un’esaltazione dell’anticonformismo e dell’eccentricità, che è il tratto caratteristico dell’opera milliana.
Mill fu il primo a criticare da un punto di vista liberale quella che a lui pareva una “mediocrazia”, che castra l’individualità (di cui egli aveva un concetto non virtuistico o moralistico, come lo avevano i repubblicani, ma nemmeno meramente utilitaristico come fu quello dei liberali classici): basata sul concetto humboldiano di “perfezionamento morale” e quindi della “varietà delle disposizioni”. Nel mondo di oggi, diceva Mill, tutti “leggono le stesse cose, ascoltano le stesse cose, vedono le stesse cose, frequentano gli stessi posti”. E in questo consiste il pericolo più grande per la libertà e per quel concetto pieno di individuo a cui egli mirava.
Come è evidente, ai nostri giorni le cose non sono cambiate: il potere assoluto e dispotico che la società, imponendo un’opinione media e comune, esercita sull’individuo si è fatto ancor più “totalitario” e potente (oggi si chiama politically correct). Non solo. È accaduto qualcosa che Mill non poteva immaginare, e nemmeno i marxisti classici che teorizzavano ”avanguardia del proletariato” composta di intellettuali col compito di guidare per mano il volgo nel lungo periodo di transizione al comunismo realizzato (la “dittatura del proletariato”). In sostanza: l’opinione comune media e illiberale si è saldata, da una parte, con l’ideologia di sinistra e, dall’altra, con il potere economico (che ovviamente sui gusti e sui consumi “medi” prospera e fa affari). Si è così creato un tipo antropologico ben preciso che potremmo chiamare il “cretino di sinistra” o “cretino collettivo”, ove ovviamente non si vuol dare un giudizio morale individuale o offensivo essendo il cretinismo abbracciato in buona fede da molti (su cui speculano i più cinici ed ipocriti).
Il cretinismo impone a tutti idee semplici e preconfezionate, una visione manichea del mondo, un buonismo sentimentale in favore dei Grandi Ideali e di chi li professa. Per ciò stesso chi esce da questo seminato medio, si fa qualche domanda in più, come sempre e dovrebbe farsi l’uomo di cultura vero e l’individuo a cui pensava Mill, viene bollato come reprobo, “incolto”, populista, “fascista”.
In questi giorni è andato in scena a Torino il 35° Salone del libro, che, in qualche modo, come tutte le kermesse di questo tipo, è un palcoscenico ideale per avere uno spaccato della realtà a cui alludiamo. L’opinione media e cretina si respirava nell’aria, si sentiva nei discorsi, si vedeva nelle proposte editoriali delle maggiori case editrici e anche nei titoli e negli argomenti degli eventi pensati a latere dagli organizzatori. Una vera cappa, più del caldo asfissiante che ha colpito Torino. Come uscirne? Non saprei, ma certo tenendo ben presente la forza del “nemico”, che sa sedurre, conquistare e ridurre a sé pure chi all’inizio crede e pretende di essere se stesso e di poterlo usare come mezzo senza farsene strumento.
FONTE: https://www.nicolaporro.it/perche-al-salone-di-torino-vince-il-cretino-di-sinistra/
95% di bocciati alla prova scritta in magistratura, “Linguaggio primitivo e logica assente”
Temi redatti “in un italiano primitivo, senza alcuna logica argomentativa, quasi non valutabili“. E tanti altri “privi dei requisiti minimi, pieni di refusi ed errori concettuali e di diritto“. 95% bocciati in magistratura
95% bocciati magistratura. È il quadro preoccupante emerso dalla correzione delle prove scritte dell’ultimo concorso in magistratura, uno dei peggiori di sempre. Nonostante i 3.797 elaborati consegnati (il numero più alto degli ultimi anni) la commissione ne ha giudicati idonei appena 220, il 5,7%. Lasciando così scoperti, ancor prima delle prove orali, novanta dei 310 posti banditi dall’ex ministro Alfonso Bonafede nel lontano 2019. Per fare un paragone, agli scritti del concorso 2018 era risultato idoneo il 9,7%, a quello del 2017 il 18%, a quello del 2016 il 13%, a quello del 2015 il 12,6%. E ad accedere agli orali è sempre stato un numero di candidati vicino (o addirittura superiore) a quello dei posti disponibili.
Un crollo verticale, quindi, dovuto – racconta chi ha corretto le prove – a un livello medio scadente come mai prima d’ora. “Se un altro mi avesse raccontato quello che ho letto, non ci avrei creduto”, dice al fattoquotidiano.it Luca Poniz, sostituto procuratore a Milano, già presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) e membro della commissione di concorso. Che premette di non voler banalizzare: “I bocciati non sono tutti asini. C’erano tanti candidati bravi o bravissimi, con alcune punte di eccellenza”.
Però, ammette, “alcune centinaia di temi erano francamente imbarazzanti. Non posso scendere nell’aneddotica perché la selezione è ancora in corso. Ma mi ha colpito osservare così poca confidenza con il ragionamento giuridico e tanta distanza dagli standard minimi di elaborazione e scrittura. Viene da chiedersi come sia possibile, a questi livelli”. Già, perché dal 2007 il concorso in magistratura è diventato “di secondo grado”. Vuol dire che per accedere non basta più la semplice laurea, ma serve il titolo di avvocato o di dottore di ricerca o il diploma di una scuola post lauream di specializzazione nelle professioni legali. Eppure, dice Poniz, “il livello non è aumentato, anzi”. Tanto che nella riforma dell’ordinamento giudiziario approvata alla Camera la Guardasigilli Marta Cartabia ha previsto una marcia indietro: il concorso tornerà di primo grado, anche per far fronte alla cronica mancanza di toghe (l’organico è sguarnito di circa 1.300 unità).
95% bocciati magistratura. L’opinione diffusa tra i commissari, peraltro, è che il disastro di questa selezione sia dovuto anche alle sue modalità inedite.
Gli scritti infatti si sono svolti a luglio 2021, a quasi due anni dal bando, con le regole “speciali” previste dalla normativa anti-Covid: non più una sola sede di concorso – alla fiera di Roma – ma ben sei (Bari, Bologna, Milano, Rimini, Roma e Torino), con due prove invece di tre (diritto penale e civile, mentre amministrativo non è stato sorteggiato) e la metà del tempo a disposizione per svolgerle (quattro ore invece di otto), con la richiesta – esplicitata nello stesso bando – di elaborati “sintetici”. “Queste modalità sono pensate male e alterano le capacità valutative della commissione”, spiega il magistrato: se le prove sono tre, infatti, “una più negativa può essere bilanciata dalle altre. Se sono due questo non è possibile”.
E riflette: “Può darsi che il concorso “light” abbia indotto a consegnare anche temi di bassa qualità, sperando in valutazioni meno rigorose. Ma noi dobbiamo trovare magistrati, non possiamo scendere sotto un certo standard. E d’altra parte – aggiunge – ho notato anche un’ampia mancanza di capacità autovalutativa, di capire quanto si è lontani dal livello richiesto. Ma questo è anche dovuto al fatto che ai temi non idonei non possiamo assegnare un voto: invece, se necessario, sarebbe il caso di mettere anche un due”.
La riflessione obbligata, però, riguarda formazione scolastica e accademica delle aspiranti toghe. “È una riflessione difficile, che abbiamo fatto in commissione insieme ai professori universitari (che ne fanno parte insieme ai magistrati, ndr)”, dice Poniz. “Può darsi che tutto ciò sia anche il precipitato del cambiamento della scuola negli ultimi anni. Io non ho figli, ma chi li ha racconta che si fanno sempre meno temi e sempre più riassunti, che si usano sempre più i computer e si insiste sempre meno sulla scrittura elaborata.
E il risultato si vede: nei temi c’erano difficoltà nell’andare a capo, qualcosa che si impara in terza elementare”.
E anche i docenti universitari, spiega, “raccontano che dagli atenei arrivano indicazioni di bocciare il meno possibile“. Per l’ex presidente del sindacato delle toghe, in ogni caso, il peccato originale di questo concorso sta nelle sue modalità ridotte, mentre “altre selezioni, come quella per la carriera prefettizia o quella per i referendari del Tar, sono state svolte in piano Covid con le stesse regole di prima. L’Anm aveva avvertito la ministra sull’irrazionalità di questa scelta, ma non è stata ascoltata”. di Paolo Frosina – Il Fatto Quotidiano
FONTE: https://raffaelepalermonews.com/95-di-bocciati-alla-prova-scritta-in-magistratura-linguaggio-primitivo-e-logica-assente/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
MONI OVADIA: LA PROPAGANDA BELLICA “È UNA SPAVENTOSA PRESA PER IL CULO”
ECONOMIA
Il suicidio economico dell’Europa non è un effetto collaterale
E’ lo scopo voluto.
Cominciamo col postare un tweet di Dragoni:
Proseguiamo con una valutazione statunitense che spiega perché il Deep State anglo vuole e perseue la distruzione economica dell’Europa
Come l’Europa è stata spinta verso il suicidio economico
Con l’attivo aiuto della “leadership” europea, gli Stati Uniti stanno riuscendo a rovinare l’Europa.
Come ha scritto all’inizio di febbraio , prima dell’intervento della Russia in Ucraina , Michael Hudson, professore di economia all’Università del Missouri, Kansas City :
L’America non ha più il potere monetario e l’eccedenza commerciale e bilancia dei pagamenti apparentemente cronica che le ha permesso di stabilire le regole del commercio e degli investimenti mondiali nel 1944-45. La minaccia al dominio degli Stati Uniti è che la Cina, la Russia e il cuore dell’isola eurasiatica di Mackinder stanno offrendo opportunità commerciali e di investimento migliori di quelle offerte dagli Stati Uniti con la loro richiesta sempre più disperata di sacrifici da parte della NATO e di altri alleati.L’esempio più lampante è la spinta degli Stati Uniti per impedire alla Germania di autorizzare il gasdotto Nord Stream 2 a ottenere gas russo per il prossimo freddo. Angela Merkel ha concordato con Donald Trump di spendere 1 miliardo di dollari per costruire un nuovo porto di GNL per diventare più dipendente dal GNL statunitense a prezzi elevati. (Il piano è stato annullato dopo che le elezioni statunitensi e tedesche hanno cambiato entrambi i leader.) Ma la Germania non ha altro modo per riscaldare molte delle sue case e edifici per uffici (o fornire le sue società di fertilizzanti) se non con il gas russo.
L’unico modo rimasto ai diplomatici statunitensi per bloccare gli acquisti europei è spingere la Russia a una risposta militare e poi affermare che vendicare questa risposta supera qualsiasi interesse economico puramente nazionale. Come ha spiegato il sottosegretario di Stato per gli affari politici, Victoria Nuland, in una conferenza stampa del Dipartimento di Stato il 27 gennaio: “Se la Russia invaderà l’Ucraina in un modo o nell’altro, il Nord Stream 2 non andrà avanti”. Il problema è creare un incidente adeguatamente offensivo e rappresentare la Russia come l’aggressore.
A metà febbraio un osservatore dell’OSCE ha notato che il bombardamento di artiglieria del Donbas da parte degli ucraini è aumentato da una manciata a oltre 2.000 esplosioni al giorno. La Russia ha reagito a questi preparativi per l’attacco riconoscendo le repubbliche del Donbas, firmando accordi di difesa con loro e infine venendo in loro aiuto.
Poco dopo il lancio dell’operazione militare russa, il professor Hudson sviluppò ulteriormente i suoi primi pensieri :
Il recente incitamento alla Russia attraverso l’espansione della violenza etnica anti-russa ucraina da parte del regime neonazista ucraino post-2014 Maiden mira a forzare una resa dei conti. Viene in risposta al timore degli interessi statunitensi di perdere la presa economica e politica sui loro alleati della NATO e su altri satelliti dell’area del dollaro poiché questi paesi hanno visto le loro maggiori opportunità di guadagno risiedere nell’aumento del commercio e degli investimenti con Cina e Russia.
…
Come ha spiegato il presidente Biden, l’attuale escalation militare (“Prodding the Bear”) non riguarda proprio l’Ucraina. Biden ha promesso all’inizio che nessuna truppa statunitense sarebbe stata coinvolta. Ma ha chiesto per oltre un anno che la Germania impedisse al gasdotto Nord Stream 2 di rifornire la sua industria e le sue abitazioni con gas a basso prezzo e si rivolgesse ai fornitori statunitensi a prezzi molto più alti.
[L] l’obiettivo strategico più urgente degli Stati Uniti del confronto della NATO con la Russia è l’aumento vertiginoso dei prezzi del petrolio e del gas. Oltre a creare profitti e guadagni sul mercato azionario per le società statunitensi, l’aumento dei prezzi dell’energia sottrarrà gran parte della forza all’economia tedesca.
All’inizio di aprile il professor Hudson ha dato un’altra occhiata alla situazione:
Ora è chiaro che la Nuova Guerra Fredda è stata pianificata più di un anno fa, con una seria strategia associata alla percezione dell’America di bloccare il Nord Stream 2 come parte del suo obiettivo di impedire all’Europa occidentale (“NATO”) di cercare prosperità attraverso scambi e investimenti reciproci con Cina e Russia.
…
Quindi le regioni di lingua russa di Donetsk e Luhansk sono state bombardate con crescente intensità e, quando la Russia si è ancora astenuta dal rispondere, secondo quanto riferito sono stati elaborati piani per una grande resa dei conti lo scorso febbraio: un pesante attacco dell’Ucraina occidentale organizzato da consulenti statunitensi e armato da Nato.
…
Il commercio e gli investimenti europei prima della Guerra per creare sanzioni avevano promesso una crescente prosperità reciproca tra Germania, Francia e altri paesi della NATO nei confronti di Russia e Cina.La Russia stava fornendo energia in abbondanza a un prezzo competitivo e questa fornitura di energia doveva fare un salto di qualità con il Nord Stream 2. L’Europa doveva guadagnare la valuta estera per pagare questo aumento del commercio di importazione combinando l’esportazione di più manufatti industriali in Russia e investimenti di capitale nella ricostruzione dell’economia russa, ad esempio da parte delle compagnie automobilistiche tedesche, aerei e investimenti finanziari. Questo commercio bilaterale e questi investimenti sono ora fermi – per molti, molti anni, vista la confisca da parte della NATO delle riserve estere russe detenute in euro e sterline britanniche.
La risposta europea alla guerra per procura degli Stati Uniti contro la Russia si è basata su un moralismo isterico guidato dai media o forse un’isteria moralizzante. Non era ed è né razionale né realistico.
La “leadership” europea ha deciso che nient’altro che il suicidio economico dell’Europa era sufficiente per mostrare alla Russia che Bruxelles era seriamente amareggiata. Governi nazionali stupidi, compreso quello tedesco, hanno seguito quel programma. Se dovessero rimanere sulla loro strada, il risultato sarebbe una completa deindustrializzazione dell’Europa occidentale.
Nelle parole di un serio osservatore:
Oggi vediamo che per ragioni puramente politiche, spinti dalle proprie ambizioni e sotto la pressione del loro signore degli Stati Uniti, i paesi europei stanno imponendo più sanzioni sui mercati del petrolio e del gas che porteranno a una maggiore inflazione. Invece di ammettere i propri errori, cercano un colpevole altrove.
…
Si ha l’impressione che i politici e gli economisti occidentali semplicemente dimentichino le leggi economiche di base o semplicemente scelgano di ignorarle.
…
[dire] no all’energia russa significa che l’Europa diventerà sistematicamente ea lungo termine la regione più costosa del mondo per le risorse energetiche . Sì, i prezzi aumenteranno e le risorse andranno a contrastare questi aumenti dei prezzi, ma ciò non cambierà la situazione in modo significativo.Alcuni analisti affermano che minerà gravemente o addirittura irrevocabilmente la competitività di una parte significativa dell’industria europea, che sta già perdendo terreno rispetto ad aziende di altre parti del mondo. Ora, questi processi aumenteranno sicuramente. Chiaramente, le opportunità per l’attività economica, con i suoi miglioramenti, lasceranno l’Europa per altre regioni, così come le risorse energetiche della Russia.Questo auto-da-fe economico… suicidio è, ovviamente, un affare interno dei paesi europei.
…
Ora le azioni irregolari dei nostri partner – questo è ciò che sono – hanno portato de facto a una crescita delle entrate nel settore petrolifero e del gas russo oltre al danno per l’economia europea.
…
Comprendendo quali passi farà l’Occidente nel prossimo futuro, dobbiamo trarre conclusioni in anticipo ed essere proattivi, trasformando i passi caotici sconsiderati di alcuni dei nostri partner a nostro vantaggio a beneficio del nostro Paese. Naturalmente, non dobbiamo sperare nei loro infiniti errori. Dovremmo semplicemente, praticamente procedere dalle realtà attuali, come ho detto.
Vladimir Putin, Incontro sullo sviluppo dell’industria petrolifera , 17 maggio 2020, Cremlino, Mosca.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/il-suicidio-economico-delleuropa-non-e-un-effetto-collaterale/
SOLIDARIETA’ DELL’UE SUL GAS
Lisa Stanton 20 05 2022
Il meccanismo di solidarietà la U€ l’ha trovato: il Consiglio e l’€Uroparlamento hanno raggiunto l’accordo sul regolamento che fissa obiettivi comuni per gli stoccaggi del gas.
Non c’è alcuna condivisione di debito pubblico nè di immigrati (quest’anno in Italia sono già 20.000), ma lo spettro della crisi energetica impone la «solidarietà europea». che consiste nell’imporre all’Italia di accantonare circa 1miliardo di metri cubi di gas per Slovenia e Grecia.
Se per una volta ci troviamo messi meglio di altri, arriva Bruxelles a sottrarci una parte degli stoccaggi e rendere certo il blackout.
Il piano energetico europeo per evitarlo dal 2029 è un investimento di 300mld di euro e pannelli solari su tutti gli edifici.
Intanto il Financial Times premia il rublo come miglior valuta del 2022.
Con le temperature estive in arrivo, come l’Europa anche gli USA dovranno fronteggiare un’estate caldissima: il rischio di blackout è rilevante in metà del Paese. E la benzina ha superato i 7$ al gallone.
Sarà per questo che Biden ha negato l’invio di lanciamissili moderni coi quali l’Ucraina, dopo aver perso il conflitto, vorrebbe bombardare i villaggi russi al confine. Zelensky non può lamentarsi dell’aiuto inadeguato, ma dei 40mld stanziati dagli USA sono giunti solo 100mln in armamenti: troppo poco e troppo tardi, il morale delle truppe è basso e il Donbass sta cadendo.
Non si ferma invece Boris Johnson, che ha promesso l’invio di 1,3 mld di sterline di aiuti militari… Ma The Economist è uscito con un monito sulla fame nel mondo a causa della guerra, che porta un mondo fragile alla carestia di massa. “Risolvere questo problema è una causa comune”.
L’unica speranza è che l’Inghilterra sia emarginata e l’Armata rossa si fermi, come aveva dichiarato Putin all’inizio dell’operazione speciale e come chiede ormai anche il Pentagono.
FONTE: https://www.facebook.com/lisa.stanton111/posts/5413209958697236
LA DECRESCITA ECONOMICA
Pubblicato 24 September 2021 | by Nicola Solito
Nelle moderne società occidentali, è pensiero comune quello di sostenere, a mio avviso superficialmente che, l’economia tutta, sia un oggetto duttile e malleabile all’infinito. Quando quest’ultima non risponde ai parametri di crescita stabiliti da un’azienda, o da un determinato Stato all’interno del Bilancio pluriennale, di primo acchito, si guarda subito ad una presunta responsabilità amministrativa.
Già dalla fine degli anni 90, si iniziarono ad elaborare diverse teorie che spostano il focus su altri aspetti, sottolineando come i problemi legati alla decrescita, non siano dovuti sempre alla cattiva gestione o agli investimenti sbagliati.
Una di queste Teorie è proprio quella della Decrescita Economica. Il termine “decrescita” viene usato per la prima volta dall’intellettuale francese Andrè Gorz nel 1972 ispirato da Nicholas Georgescu-Roegen, pioniere dell’ecologia e della bio-economia. Gorz poneva il dubbio se l’equilibrio della terra fosse compatibile con la sopravvivenza del sistema capitalista. Secondo gli esponenti di questo movimento, le grandi disuguaglianze e i disastri socio ecologici presenti oggi, non sono effetti della crisi economica o della mancanza di crescita, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, bensì sarebbero proprio la crescita e lo sviluppo stessi la causa di tali problemi.
Secondo tale teoria, se si dovessero rispettare le norme presenti nei Paesi più sviluppati ed, in generale, l’etica dei diritti dei lavoratori, i principi di uguaglianza e il rispetto dell’ambiente circostante, non sarebbe possibile assistere a tali miracoli economici che vediamo oggi.
In tal senso, dunque, secondo questa teoria, una crescita così tanto sviluppata nasconderebbe, quasi sicuramente, dei lati oscuri. Per raggiungere tali livelli di benessere in determinati Stati, essi, storicamente, sono dovuti scendere a compromessi e “prendendosi il lusso” di non tutelare i diritti di tutti i cittadini o, peggio, di sfruttare le risorse dei Paesi in via di sviluppo e quelle dei Paesi del terzo mondo.
Tutti gli esponenti di questa teoria sono concordi nell’affermare che, quasi tutte le società capitalistiche odierne, dovrebbero naturalmente essere a crescita zero, raggiunta una certa soglia di benessere e livello di crescita. Il concetto di decrescita infatti, non coincide con la visione di una crescita negativa dell’economia e quindi del prodotto nazionale pro capite, anche se questa sarà la conseguenza probabile delle attività sostenute a nome della decrescita. Anche le politiche di austerità o di riduzione della spesa hanno come obiettivo finale il ritorno alla crescita. L’assunto della decrescita è che le risorse naturali sono limitate e che vengono gestite in modo iniquo. la decrescita è un valido strumento per avviare una equa redistribuzione delle risorse del pianeta tra tutti i suoi abitanti, perseguendo il principio dell’eguaglianza tra i popoli[1].
Per continuare a crescere, invece, si fa leva sulla mercificazione sfrenata di prodotti, nello studio dei comportamenti di una determinata popolazione per vendere quel determinato prodotto, nel riempire il prodotto di zuccheri ed altri elementi che creano dipendenza per convincere, in maniera subdola, i consumatori, che trattasi di prodotti indispensabili.
Altro aspetto fondamentale, è che è ormai scientificamente dimostrato come, nelle società con crescita sproporzionata, i disturbi psicologici crescano molto più rapidamente che negli altri Paesi[2].
Inoltre, anche i fattori umani e spirituali vengono visti come merci di scambio, favorendo la diminuzione del benessere sociale.
La felicità non aumenta con la crescita.
Se tutti tendono a migliorare la propria posizione e nessuno la migliora, l’individuo si sente più insoddisfatto. Inoltre questi beni diventeranno sempre più costosi e questo aumenterà l’insoddisfazione sociale. Il grado di crescita attuale rende le condizioni dell’ecosistema insostenibili entro poco tempo.
Per i decrescitisti la decrescita è un progetto “desiderabile” attraverso l’autonomia dalle istituzioni e dalle infrastrutture, prendendo decisioni in modo collettivo e cooperativo. Progetti come l’alta tecnologia, sono mal visti dalla decrescita perché riducono l’autonomia, cosi come lo sfruttamento capitalistico delle risorse naturali e umane[3].
In definitiva possiamo affermare che uno Stato a crescita zero non è sempre sinonimo di una società con carenze o problematiche anzi, a volte è sinonimo di una crescita sana e graduale.
[1] Lezione n. 41 sulla decrescita Economica. Esame di Economia Politica II, Uniecampus, Master in “Insegnamento delle Materie Giuridico-Economiche: Metodologie didattiche”.
[2] Idem.
[3] Idem.
FONTE: http://www.salvisjuribus.it/la-decrescita-economica/
PERCHÉ MANCANO I SOLDI PER TUTTO MA NON PER LA GUERRA? – DIRETTA VIDEO
Nuovo appuntamento per domenica 22 maggio 2022 (la diretta video è prevista per stasera alle ore 20:30 per poi rimanere come registrazione) di Pensare che c’era il pensiero, programma settimanale presentato da ComeDonChisciotte (e sviluppato da un’idea di Giovanni Zibordi) dove ogni puntata ha come titolo una domanda. L’interrogativo di questa domenica è:
Perché mancano i soldi per tutto ma non per la guerra?
Il senato USA approva aiuti militari all’Ucraina per 40 miliardi di dollari e l’Unione Europea prolunga la sospensione del patto di stabilità e crescita sino a tutto il 2023. Il governo italiano ha già varato tre decreti di aiuti militari all’Ucraina e ha secretato la lista delle armi inviate, “per non mettere a rischio il nostro Paese e per non informare colui che sa aggredendo il popolo ucraino su quello che gli stiamo fornendo” affermano i nostri rappresentanti istituzionali. Nel mentre di tutto questo traffico di armi, la disoccupazione femminile in Italia è la più alta tra i paesi industrializzati, la spesa sanitaria procapite è in costante diminuzione, la spesa per l’istruzione è tra le più basse delle nazioni occidentali. Il ritornello è sempre lo stesso: non ci sono soldi. Se i soldi non ci sono, come mai allora per le armi i soldi si trovano sempre? È proprio vero che i soldi non ci sono come si vuole far credere?
Ne parliamo con Warren Mosler, economista statunitense considerato tra i fondatori della Teoria della Moneta Moderna o Modern Money Theory (MMT) ed ex gestore di hedge fund, più volte invitato come visiting professor presso università in Italia e all’estero, insieme come di consueto a Giovanni Zibordi, consulente finanziario.
Sarà possibile per i nostri ascoltatori scrivere le domande nella chat in diretta. Buona visione
Pensare che c’era il pensiero – da un’idea di Giovanni Zibordi, conduzione e regia di Giulio Bona, una produzione Red Cat Production, un programma offerto da ComeDonChisciotte.org
FONTE: https://comedonchisciotte.org/perche-mancano-i-soldi-per-tutto-ma-non-per-la-guerra-diretta-video/
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
Perché Apple sbaglia a dettare i giorni in cui i dipendenti vengono in ufficio
Di Sarah Todd
Reporter senior, Quartz e Quartz al lavoro
Apple afferma che la sua politica di lavoro ibrido è pensata per essere “sia collaborativa che flessibile”. Ma la recente controversia sul piano di ritorno in ufficio dell’azienda ci ricorda che alcuni datori di lavoro hanno ancora difficoltà a capire che aspetto abbia davvero la flessibilità.
Il piano prevede che i dipendenti si rechino nei suoi uffici globali tre giorni alla settimana, lunedì, martedì e giovedì, a partire dal 23 maggio.
I dipendenti Apple hanno sollevato preoccupazioni sull’equità e la logica di quel piano almeno dalla scorsa estate, quando Apple si stava preparando per la prima volta a richiamare i lavoratori in ufficio. (La società ha finito per respingere più volte i giorni dell’ufficio obbligatorio sulla scia del delta e di altre varianti covid .)
Con l’avvicinarsi della data di ritorno in ufficio, il respingimento dei dipendenti ha assunto una nuova urgenza. In una lettera aperta al team esecutivo di Apple la scorsa settimana, i lavoratori hanno accusato l’azienda di creare un piano ibrido “guidato dalla paura”: “Paura del futuro del lavoro, paura dell’autonomia dei lavoratori, paura di perdere il controllo”. Secondo quanto riferito, anche il direttore dell’apprendimento automatico di Apple, Ian Goodfellow, si è dimesso per protesta contro la politica di ritorno al lavoro la scorsa settimana, scrivendo in una nota interna: “Credo fermamente che una maggiore flessibilità sarebbe stata la politica migliore per il mio team” , Lo ha detto la giornalista di Verge Zoë Schiffer su Twitter.
Tra le preoccupazioni sollevate nella lettera aperta , scritta dai dipendenti delle divisioni retail, corporate e AppleCare di Apple, c’è il fatto che il programma unico di Apple determina in quali giorni particolari i dipendenti devono entrare in ufficio. “Tre giorni fissi in ufficio e i due giorni WFH, divisi da un giorno d’ufficio, non sono quasi affatto flessibilità”, afferma la lettera.
Quando il lavoro ibrido non è effettivamente flessibile
I ricercatori che studiano le migliori pratiche per le politiche di lavoro ibride tendono a schierarsi con i dipendenti Apple sulla questione.
“Lo definirei un modello ibrido rigido”, afferma Raj Choudhury , professore associato presso la Harvard Business School che studia il futuro del lavoro . Pensa che le aziende che tentano di imporre orari rigorosi ai lavoratori alla fine perderanno, “perché i migliori dipendenti lasceranno per concorrenti che offrono politiche ibride più flessibili”.
Ci sono diversi problemi con il piano ibrido di Apple, secondo Choudhury.
In primo luogo, politiche ibride rigide come quelle di Apple “non sono consapevoli del fatto che la vita delle persone abbia priorità diverse”, afferma Choudhury. Tutto, dall’assistenza all’infanzia agli hobby, agli appuntamenti e al flusso di lavoro di un particolare team, può capire in quali giorni della settimana ha più senso lavorare da casa.
FONTE: https://qz.com/work/2162876/why-apples-hybrid-work-policy-isnt-actually-flexible/
PANORAMA INTERNAZIONALE
COME IL WORLD ECONOMIC FORUM CLASSIFICA SEGRETAMENTE I DELEGATI DI DAVOS
Si apre lunedi’ a Davos con un programma che prevede la presenza di oltre 2500 partecipanti il Meeting 2022 del World Economic Forum. L’esercito svizzero fornisce a Schwab 5.000 militari e una “zona di interdizione al volo” per il vertice di Davos.Il raduno del World Economic Forum a Davos, la prossima settimana, sarà “il più tempestivo e consequenziale” nei suoi 52 anni di storia secondo Klaus Schwab. “Il ritorno della guerra, le epidemie e la crisi climatica, tutte queste forze dirompenti hanno fatto deragliare la ripresa globale”, ha dichiarato Schwab, presidente esecutivo del forum, ai giornalisti durante un briefing virtuale mercoledì, prima dell’inizio della convention domenica. In collegamento da Kiev inaugurerà il forum il presidente Zelensky. Saranno presenti invece deputati del parlamento ucraino. invece sono esclusi tutti i rappresentanti della Russia. Complessivamente saranno oltre 50 i capi di Stato e di governo che parteciperanno a questo primo incontro in presenza nel quadro del WEF da oltre due anni (ultimo a gennaio nel 2020). Protagonisti saranno
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, l’inviato degli Stati Uniti per il clima John Kerry, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Fra i leader che hanno garantito la loro presenza vi sono inoltre la presidente della Bce Christine Lagarde, la presidente del parlamento europeo Roberta Metsola, la presidente del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva, e il vicepresidente della commissione europea Frans Timmermans. Per l’Italia e’ prevista la presenza del ministro dell’Economia Daniele Franco, di quello delle Infrastrutture e mobilita’ sostenibili Enrico Giovannini, assieme ai colleghi Roberto Cingolani (Transizione ecologica) e Vittorio Colao (innovazione e transizione digitale). Fra i manager presenti l’amministratore delegato dell’Enel Francesco Starace e il presidente Michele Crisostomo, il presidente di Unipol Carlo Cimbri, il presidente di Illycaffe’ Andrea Illy e la presidente di Saipem Silvia Merlo.
Consultate il programma completo qui .
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Come il World Economic Forum classifica segretamente i delegati di Davos
Questo articolo ha più di due anni. Traduzione a cura di Nogeoingegneria CANALE TELEGRAM https://t.me/NogeoingegneriaNews
Si potrebbe pensare che essere invitati al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, sia sufficiente per consolidare il proprio posto nelle più alte sfere della società orientata al business. Ma il raduno ha un modo per separare anche l’élite globale in strati.
Il meeting annuale del WEF mette a nudo l’importanza relativa dei partecipanti attraverso il colore e il design del loro badge. La gerarchia dei partecipanti è anche enumerata, con maggiori sfumature, nei database del WEF. I partecipanti sono inseriti in categorie numerate da uno a sette, un’indicazione, in un certo senso, di quanto un delegato sia senior o forse importante per il mondo degli affari.
A quasi tutti i partecipanti viene assegnato uno di questi “livelli di posizione”. Quelli elencati come uno sono etichettati come “Top Executive” o “Capo di Stato”. I due sono etichettati in posizioni come “Senior Executives” e “Deputy Head of State”. I banchieri centrali sono al terzo livello. Il quarto livello comprende i funzionari nazionali che ricoprono incarichi sottoministeriali. I funzionari delle amministrazioni locali sono di livello cinque. Le persone che occupano posizioni onorarie sono di livello sei. Il livello sette è per coloro che sono classificati come “Personale funzionale”.
Donald Trump era indicato come “1-Capo di Stato”. Sua figlia Ivanka Trump, il cui titolo è indicato come “Consigliere del Presidente”, è indicata come “7-Supplente”. Suo marito, Jared Kushner, in qualità di “Assistente del Presidente e Consigliere anziano del Presidente”, è indicato come “4-Posizione sottoministeriale”.
Negli ultimi anni il WEF ha pubblicizzato le proprie piattaforme di incontri annuali in misura variabile. A volte ha mantenuto la lista privata, l’ha resa pubblica per intero o l’ha resa pubblica escludendo alcuni gruppi di persone. Le informazioni qui riportate si basano su un elenco inviatoci in forma anonima attraverso il nostro portale Secure Drop. Il nome corrisponde, persona per persona, all’elenco dei partecipanti messo a disposizione dei giornalisti. Tuttavia, le informazioni che abbiamo ricevuto contengono più dettagli sui partecipanti di quanti Quartz ne abbia mai visti e rivelano in modi mai rivelati prima le modalità con cui il WEF cataloga e categorizza i potenti del mondo.
Il WEF ha rifiutato di commentare l’elenco o lo scopo della categorizzazione dei partecipanti.
I membri di Quartz possono cercare ed esplorare l’intero elenco dei partecipanti in base al nome, all’azienda, alla posizione o al Paese, con l’assegnazione delle categorie numerate.
Le categorie riflettono non solo i partecipanti, ma anche le organizzazioni che rappresentano. Ci sono solo due leader di organizzazioni internazionali etichettati come “1-Head of Top IO” (per “organizzazione internazionale”). Si tratta di António Guterres, segretario generale dell’ONU, e Kristalina Georgieva, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale. I leader dell’OMC, della NATO e dell’OCSE sono elencati come “3-capo dell’OI/vice capo dell’OI principale”.
In totale, il 46% dei partecipanti di quest’anno è indicato come uno e lo 0,75% come sette.
Le categorie non sono statiche, e lo dimostra un trio di ex primi ministri del Regno Unito. Gordon Brown, primo ministro dal 2007 al 2010, è classificato come “6-Esperto del settore pubblico”. (Tony Blair, che ha preceduto Brown ed è ora presidente esecutivo del Tony Blair Institute for Global Change, è “1-Accademia/Think-tank”. David Cameron, il successore di Brown, è “1-Top Executive” (è presente al forum come presidente dell’Alzheimer’s Research UK).
L’attuale primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, non figura nell’elenco. Egli non parteciperà all’evento e ha vietato la partecipazione alla maggior parte degli altri ministri.
Level 1
Top Executive – 33.37%
Academia/Think-tank – 5.75%
Editor-in-chief – 3.56%
Arts, Culture & Sports – 1.29%
Head of State – 0.97%
Head of Government – 0.93%
Head of Top International Org. – 0.07%
Level 2
Senior Executive – 21.19%
Journalist – 4.20%
Deputy Head of State/Government – 0.43%
Level 3
Board Member – 8.05%
Minister – 4.60%
Head of International Org./Deputy Head of Top International Org. – 1.33%
Top Central Bank – 0.43%
Level 4
Head of Business Unit/Head of Region – 4.78%
Sub-National/Regional Head – 1.44%
Sub-Ministerial Post – 1.36%
Dep Head of International Org./Reg-Func Head of Top International Org.
-0.22%
Level 5
Local/Municipal Head – 0.57%
Middle Management & Advisers – 0.14%
Regional/Functional Head of International Org. – 0.14%
Level 6
Honorary Position – 1.29%
Public Sector Expert – 0.65%
Level 7
Functional Staff – 0.75%
None / Not Specified – 2.48%
Donald Trump è elencato come “1 Capo di Stato”. Sua figlia Ivanka Trump, il cui titolo è elencato come “Consigliere del presidente”, è elencata come “7-personale funzionale”. Suo marito, Jared Kushner, in qualità di “assistente del presidente e consigliere senior del presidente”, è noto come “posto subministeriale 4”.
Eccovi la lista completa di tutti i 2784 delegati a Davos [Svizzera ] 2020
Trump/ Goldman Sachs/ Harvard/ Facebook/ Central Bank/ Prime Minister/ Activist
I nomi della lista sotto indicati sono solo una parte del documento, vista la sua lunghezza.
Cees ‘t Hart
Chief Executive Officer, Carlsberg Group, Denmark
Level 1Top Executive
Khalid Abdulla-Janahi
Chairman, Vision 3, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Rovnag Abdullayev
President, SOCAR (State Oil Company of the Azerbaijan Republic), Azerbaijan
Level 1Top Executive
Basima Abdulrahman
Founder and Chief Executive Officer, KESK Green Building Consulting, Iraq
Level 1Top Executive
David Abney
Chairman and Chief Executive Officer, UPS, USA
Level 1Top Executive
Darius Adamczyk
Chairman and Chief Executive Officer, Honeywell, USA
Level 1Top Executive
Gregory Adams
Chairman and Chief Executive Officer, Kaiser Permanente, USA
Level 1Top Executive
Timothy Adams
President and Chief Executive Officer, Institute of International Finance (IIF), USA
Level 1Top Executive
Gautam Adani
Chairman, Adani Group, India
Level 1Top Executive
Jill Ader
Chairwoman, Egon Zehnder, United Kingdom
Level 1Top Executive
Daniel S. Aegerter
Chairman, Armada Investment Group, Switzerland
Level 1Top Executive
Adeeb Ahamed
Managing Director, Lulu Financial Group, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Sanjiv Ahuja
Chairman and Chief Executive Officer, Tillman Global Holdings, USA
Level 1Top Executive
Khadim Al Darei
Vice-Chairman and Co-Founder, Al Dahra Holding, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Omar A. Al Futtaim
Vice-Chairman and Chief Executive Officer, Al Futtaim Trading Group, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Abdulla Al Khalifa
Chief Executive Officer, Qatar National Bank, Qatar
Level 1Top Executive
H.H. Sheikh Salman Al Khalifa
Honorary Chairman, Bahrain Petroleum, Bahrain
Level 1Top Executive
Amr Al Madani
Chief Executive Officer, Al-Ula, Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Mansoor Bin Ebrahim Al Mahmoud
Chief Executive Officer, Qatar Investment Authority, Qatar
Level 1Top Executive
Talal Al Maiman
Chief Executive Officer, Kingdom Holding, Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Khaldoon Al Mubarak
Chief Executive Officer and Managing Director, Mubadala, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Mohammed Al Naki
Chairman, Kuwait Industries Co. Holding, Kuwait
Level 1Top Executive
Nasser Al Nasser
Group Chief Executive Officer, Saudi Telecom Company Group, Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Hussain J. Al Nowais
Chairman, Al Nowais Investments, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Ibrahim Al Omar
Governor, Saudi Arabian General Investment Authority (SAGIA), Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Khaled A. Al Qahtani
Vice-Chairman and Chief Executive Officer, Al Qahtani Group, Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Hesham Al Qassim
Vice-Chairman, Emirates NBD, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Yasir Al Rumayyan
Chairman Of Saudi Aramco, Saudi Aramco, Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Tareq Al Sadhan
Chief Executive Officer, Riyad Bank, Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Marwan J. Al Sarkal
Executive Chairman, Sharjah Investment and Development Authority – Shurooq, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Yousef Al-Benyan
Vice-Chairman and Chief Executive Officer, Saudi Basic Industries (SABIC), Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Abdulaziz Al-Helaissi
Group Chief Executive Officer, Gulf International Bank (GIB), Bahrain
Level 1Top Executive
Saeed Al-Tayer
Managing Director and Chief Executive Officer, Dubai Electricity and Water Authority, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Ibrahim AlMojel
Chief Executive Officer, Saudi Industrial Development Fund, Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Khalid M. AlZubair
Chairman, OMINVEST, Oman
Level 1Top Executive
Sami Alangari
Vice-Chairman and Chief Executive Officer, AlGihaz, Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Laura Alber
Chief Executive Officer, Williams-Sonoma, USA
Level 1Top Executive
Vagit Y. Alekperov
President and Chief Executive Officer, LUKOIL, Russian Federation
Level 1Top Executive
Nerio Alessandri
Founder and Chairman, Technogym, Italy
Level 1Top Executive
Omar K. Alghanim
Group Chief Executive Officer, Alghanim Industries, Kuwait
Level 1Top Executive
Mohammed F. Alghanim
Vice-Chairman and Chief Executive Officer, Fouad Alghanim & Sons Group of Companies, Kuwait
Level 1Top Executive
Yusuff Ali
Chairman and Managing Director, Lulu Group International, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Aamer A. Alireza
Managing Director, Services Group; Director, Xenel Group, Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Hamza B. Alkholi
Chairman and Chief Executive Officer, Hamza Alkholi Group, Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Jeremy Allaire
Founder and Chief Executive Officer, Circle, USA
Level 1Top Executive
Patrick Allman-Ward
Chief Executive Officer, Dana Gas, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Meshal Alothman
Director-General, Public Institution for Social Security (PIFSS), Kuwait
Level 1Top Executive
Cenk Alper
Chief Executive Officer, Sabanci Holding, Turkey
Level 1Top Executive
Mohammed Alshaya
Executive Chairman, Alshaya Group, Kuwait
Level 1Top Executive
Marco Alverà
Chief Executive Officer, Snam, Italy
Level 1Top Executive
Philippe Amon
Chairman and Chief Executive Officer, SICPA Holding, Switzerland
Level 1Top Executive
Cristiano Amon
President, Qualcomm, USA
Level 1Top Executive
Henrik Andersen
Chief Executive Officer, Vestas, Denmark
Level 1Top Executive
Eric Anderson
Chairman, Planetary Holdings, USA
Level 1Top Executive
Johan H. Andresen
Chairman, Ferd, Norway
Level 1Top Executive
John Angelicoussis
Chairman and Chief Executive Officer, Angelicoussis Group, Greece
Level 1Top Executive
Husodo Angkosubroto
Chairman, Gunung Sewu Kencana, Indonesia
Level 1Top Executive
Frank Appel
Chief Executive Officer, Deutsche Post DHL, Germany
Level 1Top Executive
Kezevino Aram
Director, Shanti Ashram, India
Level 1Top Executive
Jean-Stéphane Arcis
Chief Executive Officer, TalentSoft, France
Level 1Top Executive
Carlos Julio Ardila
Chief Executive Officer, Ardila Lulle, Colombia
Level 1Top Executive
Nikesh Arora
Chief Executive Officer and Chairman, Palo Alto Networks, USA
Level 1Top Executive
Tewodros Ashenafi
Chairman and Chief Executive Officer, Southwest Holdings, Ethiopia
Level 1Top Executive
Isabelle Axelsson
Climate and Environmental Activist, FridaysForFuture, Sweden
Level 1Top Executive
Claudia Azevedo
Chief Executive Officer, Sonae, Portugal
Level 1Top Executive
Aly Aziz
Chairman, Dashwood Group, United Kingdom
Level 1Top Executive
Fatoumata Ba
Founder and Executive Chair, Janngo, France
Level 1Top Executive
Joseph Bae
Co-President and Co-Chief Operating Officer, Kohlberg Kravis Roberts & Co., USA
Level 1Top Executive
Sebastián Bagó
Chief Executive Officer, Grupo Bagó, Argentina
Level 1Top Executive
Rahul Bajaj
Chairman, Bajaj Auto, India
Level 1Top Executive
Douglas M. Baker Jr
Chairman and Chief Executive Officer, Ecolab, USA
Level 1Top Executive
Peter Bakker
President and Chief Executive Officer, World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), Switzerland
Level 1Top Executive
Anindya Novyan Bakrie
CEO, President Director, Bakrie & Brothers, Indonesia
Level 1Top Executive
Krishan N. Balendra
Chairman, John Keells Holdings, Sri Lanka
Level 1Top Executive
Stéphane Bancel
Chief Executive Officer, Moderna Therapeutics, USA
Level 1Top Executive
Ajay S. Banga
President and Chief Executive Officer, Mastercard, USA
Level 1Top Executive
Lord Barker of Battle
Executive Chairman of the Board of Directors, En+ Group, Russian Federation
Level 1Top Executive
Matt Barnard
Chief Executive Officer, Plenty, USA
Level 1Top Executive
Roger Barnett
Chairman and Chief Executive Officer, Shaklee, USA
Level 1Top Executive
His All-Holiness Patriarch Bartholomew
Archbishop of Constantinople-New Rome and Ecumenical Patriarch
Level 1Top Executive
Farouk A A Bastaki
Managing Director; Chairman of the Executive Committee, Kuwait Investment Authority (KIA), Kuwait
Level 1Top Executive
Werner Baumann
Chairman of the Board of Management; Chief Executive Officer, Bayer, Germany
Level 1Top Executive
Felipe Bayón
Chief Executive Officer, Ecopetrol, Colombia
Level 1Top Executive
Ross Beaty
Chairman, Pan American Silver, Canada
Level 1Top Executive
John M. Beck
Executive Chairman, Aecon Group, Canada
Level 1Top Executive
Beh Swan Gin
Chairman, Singapore Economic Development Board, Singapore
Level 1Top Executive
Alain Bejjani
Chief Executive Officer, Majid Al Futtaim, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Daniel Belfer
Chief Executive Officer, Bank J. Safra Sarasin, Switzerland
Level 1Top Executive
Alan Belfield
Chairman, Arup Group, United Kingdom
Level 1Top Executive
Hazem Ben-Gacem
Co-Chief Executive Officer, Investcorp, Bahrain
Level 1Top Executive
Gary Bencheghib
Founder, Make A Change World, Indonesia
Level 1Top Executive
Marc Benioff
Chairman and Co-Chief Executive Officer, Salesforce, USA
Level 1Top Executive
Amanda Bennett
Director, Voice of America, USA
Level 1Top Executive
Dick Benschop
President and Chief Executive Officer, Royal Schiphol Group, Netherlands
Level 1Top Executive
Stanley M. Bergman
Chairman of the Board and Chief Executive Officer, Henry Schein, USA
Level 1Top Executive
Seth F. Berkley
Chief Executive Officer, Gavi, the Vaccine Alliance, Geneva
Level 1Top Executive
Lysa John Berna
Secretary-General, Civicus: World Alliance for Citizen Participation, South Africa
Level 1Top Executive
Matt Barnard
Chief Executive Officer, Plenty, USA
Level 1Top Executive
Roger Barnett
Chairman and Chief Executive Officer, Shaklee, USA
Level 1Top Executive
His All-Holiness Patriarch Bartholomew
Archbishop of Constantinople-New Rome and Ecumenical Patriarch
Level 1Top Executive
Farouk A A Bastaki
Managing Director; Chairman of the Executive Committee, Kuwait Investment Authority (KIA), Kuwait
Level 1Top Executive
Werner Baumann
Chairman of the Board of Management; Chief Executive Officer, Bayer, Germany
Level 1Top Executive
Felipe Bayón
Chief Executive Officer, Ecopetrol, Colombia
Level 1Top Executive
Ross Beaty
Chairman, Pan American Silver, Canada
Level 1Top Executive
John M. Beck
Executive Chairman, Aecon Group, Canada
Level 1Top Executive
Beh Swan Gin
Chairman, Singapore Economic Development Board, Singapore
Level 1Top Executive
Alain Bejjani
Chief Executive Officer, Majid Al Futtaim, United Arab Emirates
Level 1Top Executive
Daniel Belfer
Chief Executive Officer, Bank J. Safra Sarasin, Switzerland
Level 1Top Executive
Alan Belfield
Chairman, Arup Group, United Kingdom
Level 1Top Executive
Hazem Ben-Gacem
Co-Chief Executive Officer, Investcorp, Bahrain
Level 1Top Executive
Gary Bencheghib
Founder, Make A Change World, Indonesia
Level 1Top Executive
Marc Benioff
Chairman and Co-Chief Executive Officer, Salesforce, USA
Level 1Top Executive
Amanda Bennett
Director, Voice of America, USA
Level 1Top Executive
Dick Benschop
President and Chief Executive Officer, Royal Schiphol Group, Netherlands
Level 1Top Executive
Stanley M. Bergman
Chairman of the Board and Chief Executive Officer, Henry Schein, USA
Level 1Top Executive
Seth F. Berkley
Chief Executive Officer, Gavi, the Vaccine Alliance, Geneva
Level 1Top Executive
Lysa John Berna
Secretary-General, Civicus: World Alliance for Citizen Participation, South Africa
Level 1Top Executive
Afsaneh Mashayekhi Beschloss
Founder and Chief Executive Officer, RockCreek, USA
Level 1Top Executive
Ulrich L. Bettermann
President and Chairman of the Board, OBO Bettermann, Germany
Level 1Top Executive
Aneel Bhusri
Co-Founder and Chief Executive Officer, Workday, USA
Level 1Top Executive
Jeroo Billimoria
Founder, One Family Foundation, Netherlands
Level 1Top Executive
Mohammed Bin Mahfoodh Bin Saad Al Ardhi
Executive Chairman, Investcorp, Bahrain
Level 1Top Executive
Hakan Binbasgil
Chief Executive Officer and Member of the Board, Akbank, Turkey
Level 1Top Executive
Kumar M. Birla
Group Chairman, Aditya Birla Group, India
Level 1Top Executive
Marco Bizzarri
Chief Executive Officer, Guccio Gucci, Italy
Level 1Top Executive
Kurt Bjorklund
Co-Managing Partner, Permira Advisers, United Kingdom
Level 1Top Executive
Dominic Blakemore
Chief Executive Officer, Compass Group, United Kingdom
Level 1Top Executive
Keith Block
Co-Chief Executive Officer, Salesforce, USA
Level 1Top Executive
Henry Blodget
Chief Executive Officer and Editor-in-Chief, Business Insider, USA
Level 1Top Executive
Kathy Bloomgarden
Chief Executive Officer, Ruder Finn, USA
Level 1Top Executive
Allen Blue
Co-Founder and Vice-President, Products, LinkedIn, USA
Level 1Top Executive
Zachary Bogue
Managing Partner, Data Collective, USA
Level 1Top Executive
Yannick Bolloré
Chairman of the Supervisory Board, Vivendi, France
Level 1Top Executive
Christel Bories
Chairman and Chief Executive Officer, Eramet, France
Level 1Top Executive
Candido Botelho Bracher
Chief Executive Officer, Itaú Unibanco, Brazil
Level 1Top Executive
Ana Botín
Group Executive Chairman, Banco Santander, Spain
Level 1Top Executive
Kjerstin Braathen
Chief Executive Officer, DNB, Norway
Level 1Top Executive
Sigve Brekke
President and Chief Executive Officer, Telenor Group, Norway
Level 1Top Executive
Marcus Brennecke
Managing Partner; Global Co-Head, Equity, EQT Partners, Germany
Level 1Top Executive
Heather Bresch
Chief Executive Officer, Mylan, USA
Level 1Top Executive
Jim Breyer
Founder and Chief Executive Officer, Breyer Capital, USA
Level 1Top Executive
Carlos Brito
Chief Executive Officer, Anheuser-Busch InBev, Belgium
Level 1Top Executive
Jesper Brodin
Chief Executive Officer, IKEA Retail (Ingka Group), Netherlands
Level 1Top Executive
William F. Browder
Chief Executive Officer, Hermitage Capital Management, United Kingdom
Level 1Top Executive
Mike Brown
Chief Executive, Nedbank Group, South Africa
Level 1Top Executive
Nancy Brown
Chief Executive Officer, American Heart Association, USA
Level 1Top Executive
Martin Brudermüller
Chairman of the Board of Executive Directors and Chief Technology Officer, BASF, Germany
Level 1Top Executive
Amjad Bseisu
Chief Executive, EnQuest, United Kingdom
Level 1Top Executive
Thomas Buberl
Chief Executive Officer, AXA, France
Level 1Top Executive
Fares Bugshan
Vice-Chairman, Saudi Bugshan, Saudi Arabia
Level 1Top Executive
Alejandro P. Bulgheroni
Chairman, Pan American Energy, Argentina
Level 1Top Executive
Marcos Bulgheroni
Chief Executive Officer, Pan American Energy, Argentina
Level 1Top Executive
Sharan Burrow
General Secretary, International Trade Union Confederation (ITUC), Belgium
Level 1Top Executive
Jane Burston
Executive Director, Clean Air Fund, United Kingdom
Level 1Top Executive
Martin Burt
Founder and Chief Executive Officer, Fundación Paraguaya, Paraguay
Level 1Top Executive
Oliver Bäte
Chief Executive Officer, Allianz, Germany
Level 1Top Executive
Pascal Cagni
Ambassador of France for International Investment; Chairman, Business France, France
Level 1Top Executive
Cai Mingpo
Founder and President, Cathay Capital Private Equity, France
Level 1Top Executive
Francesco Caio
Chairman, Saipem, Italy
Level 1Top Executive
Levent Cakiroglu
Chief Executive Officer, Koç Holding, Turkey
Level 1Top Executive
Ed Camara
Chief Executive Officer, Egon Zehnder International, Switzerland
Level 1Top Executive
David Cameron
Prime Minister of the United Kingdom (2010-2016); President, Alzheimer’s Research UK, United Kingdom
Level 1Top Executive
Bertrand Camus
Chief Executive Officer, SUEZ, France
Level 1Top Executive
Demetrio Carceller Arce
Executive Chairman and Chief Executive Officer, Disa, Spain
Level 1Top Executive
Roger Carr
Chairman, BAE Systems, United Kingdom
Level 1Top Executive
Caroline Casey
Founder and Director, Valuable 500, Ireland
Level 1Top Executive
Marc N. Casper
President and Chief Executive Officer, Thermo Fisher Scientific, USA
Level 1Top Executive
Laura M. Cha
Chairman, Hong Kong Exchanges and Clearing (HKEx), Hong Kong SAR, China
Level 1Top Executive
Chaiwat Kovavisarach
President and Chief Executive Officer, Bangchak, Thailand
Level 1Top Executive
Natarajan Chandrasekaran
Chairman, Tata Consultancy Services, India
Level 1Top Executive
Chang Dae-Whan
Chairman and Publisher, Maekyung Media Group, Republic of Korea
Level 1Top Executive
Chang Seung-Joon
Chief Executive Officer, Maekyung Media Group, Republic of Korea
Level 1Top Executive
Chansin Treenuchagron
Chief Executive Officer, PTT, Thailand
Level 1Top Executive
Bernard Charlès
Vice-Chairman and Chief Executive Officer, Dassault Systèmes, France
Level 1Top Executive
Jean-Louis Chaussade
Chairman, SUEZ, France
Level 1Top Executive
Milton Cheng
Global Chair, Baker McKenzie, USA
Level 1Top Executive
Jonathan Cherki
Founder and Chief Executive Officer, Contentsquare, France
Level 1Top Executive
Chew Shou Zi
Chief Financial Officer and President, International, Xiaomi, People’s Republic of China
Level 1Top Executive
Chey Tae-Won
Chairman and Chief Executive Officer, SK Group, Republic of Korea
Level 1Top Executive
David Chiu
Chairman; Chief Executive Officer, Far East Consortium, Hong Kong SAR, China
Level 1Top Executive
H. S. Cho
President, Hyosung Group, Republic of Korea
Level 1Top Executive
Calvin Choi
Chairman and President, AMTD, Hong Kong SAR, China
Level 1Top Executive
Tejpreet Singh Chopra
Founder and Chief Executive Officer, Bharat Light & Power (BLP), India
Level 1Top Executive
Niels B. Christiansen
Chief Executive Officer, LEGO Group, Denmark
Level 1Top Executive
Victor L. L. Chu
Chairman and Chief Executive Officer, First Eastern Investment Group, Hong Kong SAR, China
Level 1Top Executive
Anatoly B. Chubays
Chief Executive Officer, RUSNANO, Russian Federation
Level 1Top Executive
Chung Euisun
Executive Vice-Chairman, Hyundai Motor, Republic of Korea
Level 1Top Executive
Sanford Climan
President, Entertainment Media Ventures, USA
Level 1Top Executive
Boris Collardi
Managing Partner, Pictet Group, Switzerland
Level 1Top Executive
Steve Collis
Chairman, President and Chief Executive Officer, AmeriSourceBergen, USA
Level 1Top Executive
Veronica Colondam
Founder and Chief Executive Officer, YCAB Foundation, Indonesia
Level 1Top Executive
Patrick Combes
Chairman, Compagnie Financière Tradition, Switzerland
Level 1Top Executive
Iain Conn
Group Chief Executive, Centrica, United Kingdom
Level 1Top Executive
Timothy D. Cook
Chief Executive Officer, Apple, USA
Level 1Top Executive
David Coppel Calvo
Chief Executive Officer, Coppel, Mexico
Level 1Top Executive
Michael Corbat
Chief Executive Officer, Citigroup, Citi, USA
Level 1Top Executive
Philippe Corrot
Co-Founder and Chief Executive Officer, Mirakl, France
Level 1Top Executive
Stephen Cotton
General Secretary, International Transport Workers’ Federation (ITF), United Kingdom
Level 1Top Executive
Jim Coulter
Co-Founder; Co-Chief Executive Officer, TPG, USA
Level 1Top Executive
Elizabeth Cousens
President and Chief Executive Officer, United Nations Foundation, USA
Level 1Top Executive
David Craig
Chief Executive Officer, Refinitiv, United Kingdom
Level 1Top Executive
Gerhard Cromme
Chairman of the Advisory Board, Aroundtown, Luxembourg
Level 1Top Executive
Frans Cronje
Co-Founder and Chief Executive Officer, DataProphet, South Africa
Level 1Top Executive
Cui Weixing
Chairman, Deppon Logistics, People’s Republic of China
Level 1Top Executive
Stacey Cunningham
President and Chief Executive Officer, NYSE, USA
Level 1Top Executive
Ray Dalio
Founder, Co-Chairman and Co-Chief Investment Officer, Bridgewater Associates, USA
Level 1Top Executive
Gautam Dalmia
Managing Director, Dalmia Bharat, India
Level 1Top Executive
Kommer Damen
Chairman, Damen Shipyards Group, Netherlands
Level 1Top Executive
Mazen S. Darwazeh
Executive Vice-Chairman; President, Middle East and North Africa, Hikma Pharmaceuticals, Jordan
Level 1Top Executive
Hussain Dawood
Group Chairman, Dawood Hercules, Pakistan
Level 1Top Executive
Asha De Vos
Founder and Executive Director, Oceanswell, Sri Lanka
Level 1Top Executive
Mike DeNoma
Chief Executive Officer, Kanbawza Bank (KBZ), Myanmar
Level 1Top Executive
Mazen S. Darwazeh
Executive Vice-Chairman; President, Middle East and North Africa, Hikma Pharmaceuticals, Jordan
Level 1Top Executive
Hussain Dawood
Group Chairman, Dawood Hercules, Pakistan
Level 1Top Executive
Asha De Vos
Founder and Executive Director, Oceanswell, Sri Lanka
Level 1Top Executive
Mike DeNoma
Chief Executive Officer, Kanbawza Bank (KBZ), Myanmar
Level 1Top Executive
Thomas DeRosa
Chairman and Chief Executive Officer, Welltower, USA
Level 1Top Executive
Jean-François Decaux
Co-Chief Executive Officer, JCDecaux, United Kingdom
Level 1Top Executive
Alain Dehaze
Chief Executive Officer, Adecco Group, Switzerland
Level 1Top Executive
Rafael del Pino
Executive Chairman, Ferrovial, Spain
Level 1Top Executive
Ron Delia
Managing Director and Chief Executive Officer, Amcor, Switzerland
Level 1Top Executive
Michael S. Dell
Chairman and Chief Executive Officer, Dell Technologies, USA
Level 1Top Executive
Steve Demetriou
Chair and Chief Executive Officer, Jacobs, USA
Level 1Top Executive
Spencer Deng
Chief Executive Officer and Co-Founder, Dorabot, People’s Republic of China
Level 1Top Executive
Volkmar Denner
Chairman of the Board of Management, Robert Bosch, Germany
Level 1Top Executive
John W.H. Denton
Secretary-General, International Chamber of Commerce (ICC), France
Level 1Top Executive
Oleg V. Deripaska
Founder, Volnoe Delo Foundation, Russian Federation
Level 1Top Executive
Carmine Di Sibio
Global Chairman and Chief Executive Officer, EY, United Kingdom
Level 1Top Executive
Herbert Diess
Chief Executive Officer, Volkswagen Group, Germany
Level 1Top Executive
Jos Dijsselhof
Group Chief Executive Officer, SIX Group, Switzerland
Level 1Top Executive
Robert L. Dilenschneider
President and Chief Executive Officer, Dilenschneider Group, USA
Level 1Top Executive
James Dimon
Chairman and Chief Executive Officer, JPMorgan Chase & Co., USA
Level 1Top Executive
Patrick Khulekani Dlamini
Chief Executive Officer and Managing Director, Development Bank of Southern Africa, South Africa
Level 1Top Executive
Kirill Dmitriev
Chief Executive Officer, Russian Direct Investment Fund, Russian Federation
Level 1Top Executive
Stefan Doboczky
Chief Executive Officer, Lenzing Group, Austria
Level 1Top Executive
Victor Dodig
President and Chief Executive Officer, Canadian Imperial Bank of Commerce (CIBC), Canada
Level 1Top Executive
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FONTE: https://www.nogeoingegneria.com/motivazioni/economico/come-il-world-economic-forum-classifica-segretamente-i-delegati-di-davos/
Chi gestisce il dossier ucraino a Washington
Il coinvolgimento di Washington nella guerra russo-ucraina parte da lontano e inizia ben prima dello scoppio del conflitto, avvenuto lo scorso 24 febbraio. Molti gli interessi in ballo per gli Stati Uniti: dalla possibilità di ridare vigore alla Nato, passando al rinsaldamento dei legami tra le due sponde dell’Atlantico, fino all’occasione di mettere alla prova la Russia in un difficile campo di battaglia.
- Chi è Joe Biden
- L’andamento della guerra in Ucraina
- I falchi Nato che guidano il contenimento di Mosca
Sono almeno cinque i personaggi statunitensi chiave nel coinvolgimento Usa in Ucraina: il presidente Joe Biden, il capo della Cia William Burns, il capo dell’intelligence Avril Haines, il segretario di Stato Antony Blinken e infine il segretario alla Difesa Llyod Austin. Tutti e cinque hanno avuto e stanno attualmente avendo un ruolo cruciale non solo per Washington ma, più in generale, per le sorti del conflitto.
Il ruolo di Joe Biden
In qualità di presidente degli Stati Uniti, eletto nel novembre 2020, Joe Biden ha sempre perseguito una politica volta al sostegno dell’Ucraina e a non dare seguito alle richieste russe relative a nuovi accordi sulla sicurezza nella regione. Dalla Casa Bianca ad esempio, non è mai stata pronunciata una frase volta a confermare il non ingresso di Kiev nella Nato in futuro. Ma il ruolo di Joe Biden nella vicenda ucraina è stato ben riscontrabile già nel 2014, all’indomani delle proteste di Piazza Maidan a Kiev che hanno portato al potere un governo filo occidentale. All’epoca Biden era vice presidente degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Obama. Non è un caso che in veste di numero due della Casa Bianca, il 22 aprile 2014 il futuro presidente Usa si è recato a Kiev.
La Crimea era stata annessa da poco più di un mese alla Russia, mentre nel Donbass erano iniziati i primi tafferugli che avrebbero portato, da lì a breve, all’escalation tra forze governative e ribelli filorussi di Donetsk e Lugansk. Biden nel corso della sua visita ha dato pieno appoggio alla nuova governance ucraina, al governo di transizione e alle misure prese in quelle settimane che da lì a breve avrebbero consentito un ulteriore avvicinamento tra l’Ucraina e l’occidente. La presenza di Biden a Kiev nell’aprile del 2014, secondo molti analisti ha bloccato i piani russi di un’invasione su larga scala del Paese. A quel periodo risale anche un altro importante episodio relativo alla posizione di Biden e al rapporto molto stretto tra la sua famiglia e l’Ucraina. Il figlio Hunter Biden infatti è stato nominato come consigliere di amministrazione della Burisma Holdings, la principale compagnia energetica ucraina.
Una circostanza che negli anni farà piovere su Biden polemiche e critiche sia interne che da parte della Russia. A livello interno, durante la campagna elettorale del 2020, lo sfidante Donald Trump ha più volte usato l’incarico di Hunter Biden in Ucraina come arma volta a dimostrare i rapporti poco limpidi tra la famiglia del futuro presidente Usa e Kiev. Trump, in una telefonata del 2019 con il presidente ucraino Zelensky, avrebbe fatto pressione su quest’ultimo per aprire un’indagine proprio sulla famiglia Biden. Inchiesta però mai aperta forse anche per il disinteressamento del presidente ucraino.
Da parte russa invece, l’incarico rivestito alla Burisma da parte di Hunter Biden ha generato l’accusa circa l’esistenza di un piano militare e batteriologico che gli Usa avrebbero applicato in Ucraina. In particolare, per Mosca il figlio di Biden ha fatto da collegamento tra Kiev, il Pentagono e alcune aziende della Difesa Usa per costruire in Ucraina laboratori di armi batteriologiche. Un’accusa quest’ultima mai effettivamente provata da parte del Cremlino per il momento.
Ad ogni modo, quando Joe Biden è salito alla Casa Bianca si è intuito l’orientamento dell’amministrazione statunitense sul dossier Ucraina. Sul finire del 2021, è stato lo stesso Biden a rivelare i report dei servizi di sicurezza che mostravano la preparazione del piano di invasione russa del territorio ucraino. Una mossa in grado di aiutare Kiev nella preparazione della difesa e di togliere a Mosca l’effetto sorpresa. È stato il primo aiuto dell’amministrazione Biden all’Ucraina. A cui ha fatto seguito, a guerra iniziata, un ingente quantitativo di armi donate dal valore complessivo di 3.5 miliardi di dollari. Per Biden l’unica strada attualmente passa dall’aiuto alla Difesa ucraina e al sostegno verso Kiev. Senza tuttavia entrare in guerra direttamente con la Russia. È stato lo stesso Biden, a fine febbraio, ad ammettere che in caso di conflitto diretto si sarebbe entrati “in una terza guerra mondiale”.
Il capo della Cia William Burns
William Burns, 66 anni, è a capo della Cia dal marzo del 2021. Il suo nome, in relazione alla guerra in Ucraina e all’apporto Usa al conflitto, è destinato a rimanere per sempre legato a quello di una località a nord di Kiev: Gostomel. Si tratta della zona dove è situato un grande aeroporto militare obiettivo dei russi nelle prime ore di guerra. Il lavoro della Cia coordinato da Burns, ha scoperto che nei piani di Mosca l’invasione, da far iniziare dopo le Olimpiadi invernali di Pechino 2022, doveva essere lampo e doveva essere guidata dalle truppe provenienti dalla Bielorussia in modo da accerchiare Kiev. In questa ottica, l’aeroporto di Gostomel sarebbe stato il primo vero obiettivo. Una vera e propria testa di ponte dove ammassare migliaia di truppe e marciare verso la capitale ucraina.
Ma è stato proprio William Burns, secondo le ricostruzioni emerse dai media Usa, a sventare questo piano. Gli ucraini infatti sarebbero stati avvisati proprio dal capo della Cia, il quale ha rivelato il piano al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Le forze di Kiev, sapendo con anticipo le intenzioni russe, hanno potuto anticipare le mosse di Mosca infliggendo a Gostomel pesanti perdite al nemico. La resistenza incontrata qui dai russi non era attesa al Cremlino. Quanto accaduto nell’area della base militare ha forse rappresentato il primo segno inequivocabile dell’impossibilità russa di effettuare una guerra lampo. L’episodio della rivelazione dei piani a Gostomel può essere per questo rappresentativo dell’operato di Burns sul dossier ucraino. Il numero uno della Cia è stato, nel complesso, decisivo infatti per due ordini di motivi. In primo luogo, per un’imponente attività di intelligence messa in atto con i suoi uomini. E in secondo luogo proprio per la scelta di rivelare i piani al governo di Kiev.
Le mosse di Avril Haines
Avril Haines, così come emerso da diversi retroscena, può considerarsi la “vera sorpresa” tra le personalità vicine a Biden. Numero uno del National Intelligence, l’ente cioè che racchiude tutte e 17 le agenzie di spionaggio Usa, opera non da Washington bensì da un piccolo ufficio della Virginia. Ma i contatti con la Casa Bianca e con il presidente Biden sono quotidiani e frequenti. E lei risulta tra le persone più influenti per determinare la strategia statunitense in Ucraina.
In particolare, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, Avril Haines è stata messa a conoscenza dei piani di invasione russa dell’Ucraina. Del resto negli ultimi mesi ha lavorato a stretto contatto con il direttore della Cia William Burns. Entrambi hanno informato il presidente della situazione. La Casa Bianca ha quindi inviato Burns a Kiev per informare Zelensky e rivelare i piano russi. Lei invece, dal suo ufficio in Virginia, ha più volte consigliato a Biden di rendere pubblici parte dei dati raccolti sulle mosse di Mosca.
Già dal dicembre 2021 più volte da Washington si è iniziato non a caso a parlare dello spettro di un’invasione russa dell’Ucraina. Dietro queste rivelazioni alla stampa ci sarebbe quindi proprio Avril Haines. Secondo la direttrice del National Intelligence, rendere pubblica l’intenzione del Cremlino di intervenire contro Kiev avrebbe messo pressione sulla Russia. Così in effetti è stato: Mosca si è vista costretta a smentire più volte le proprie intenzioni, nonostante da Washington si continuava a ribadire la presenza di almeno centomila soldati russi attorno i confini ucraini. Le rivelazioni da parte Usa hanno contribuito al venir meno dell’effetto sorpresa e hanno preparato il terreno poi alle reazioni politiche da parte occidentale, a partire dalle sanzioni.
Avril Haines, artefice di questa strategia, è ancora in prima linea nel seguire dal suo ufficio della Virginia il conflitto ed è sempre a stretto contatto con Burns e Biden. Di recente, nel corso di un’audizione tenuta davanti alla Commissione Difesa del Senato, Haines ha dichiarato che la Russia si sta preparando “per una guerra molto lunga” e che Putin “non si accontenterà del Donbass”.
Il ruolo della diplomazia guidata da Anthony Blinken
Se da un lato è stato decisivo il ruolo avuto ai vertici dei servizi segreti, dall’altro ovviamente non poteva essere da meno il ruolo diplomatico del Segretario di Stato Anthony Blinken. Diversi gli incontri tenuti con il suo omologo russo Sergej Lavrov prima dell’inizio del conflitto. Colloqui dove il principale argomento all’ordine del giorno ha riguardato la preoccupazione russa sui nuovi accordi sulla sicurezza proposti da Mosca. Blinken dal canto suo ha sempre ribadito, essendo a conoscenza dei piani del Cremlino svelati dall’intelligence Usa, la preoccupazione di Washington per un’invasione russa dell’Ucraina. Il 2 dicembre 2021, Blinken e Lavrov si sono incontrati in Svezia e in quell’occasione il segretario di Stato Usa è stato categorico: “Mosca stemperi le tensioni”, ha dichiarato dopo il vertice con il capo della diplomazia russa.
La linea quindi del segretario, il più importante tra i componenti del gabinetto del presidente, ha seguito quella della Casa Bianca: sostegno all’Ucraina e richiesta di de escalation da parte di Mosca. A conflitto iniziato poi, Blinken è stato chiamato a “serrare i ranghi” tra gli alleati della Nato per trovare convergenze sulle sanzioni e sulla linea dura contro la Russia. Il 24 aprile, assieme al Segretario alla Difesa Llyod Austin, Blinken si è recato a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Si è trattata della visita più importante di un esponente dell’amministrazione Usa dall’inizio del conflitto. Anche in quell’occasione Blinken si è espresso per un maggiore sostegno all’Ucraina e per l’invio di armi a favore delle forze di Kiev.
Il “metodo Austin”
Nel conflitto in Ucraina particolare rilevanza sta avendo il ruolo di Llyod Austin, il Segretario della Difesa. In primo luogo per il modo con cui sta portando avanti l’incarico. Dal capo della Difesa ci si aspetta solitamente, in caso di gestione di un dossier delicato come quello ucraino, una linea dura e marcatamente militare. Al contrario, Austin sembra aver portato avanti una linea vocata alla prudenza. A sottolinearlo in un editoriale sul Corriere della Sera è stato Giuseppe Sarcina: “È Austin a bocciare, fin dall’inizio, l’istituzione della ‘no-fly zone’, per presidiare lo spazio aereo dell’Ucraina – si legge – Ed è sempre il segretario alla Difesa a tracciare la distinzione tra armi difensive e offensive, usata da Biden per limitare, almeno all’inizio, la fornitura di ordigni all’Ucraina”.
Sempre Sarcina ha riportato poi il parere di un diplomatico polacco, indicativo per descrivere il ruolo di Austin: “Di solito il Pentagono spinge per una linea più aggressiva, ma in questo caso Austin è sempre stato più prudente dello stesso Blinken”. Un metodo, quello del capo del Pentagono, che ha sorpreso molti e che sembrerebbe essere apprezzato dalla Casa Bianca. Biden ascolterebbe molto i parere e i consigli di Austin.
Il 13 maggio poi, il segretario della Difesa ha deciso di tenere un colloquio telefonico con il suo omologo russo Sergej Shoigu. Un fatto molto importante e, ancora una volta, indirizzato verso una certa linea di prudenza. Importante poi quanto dichiarato da Austin a proposito degli obiettivi Usa in Ucraina: “Noi vogliamo vedere la Russia indebolita – ha detto a inizio maggio – al punto di non poter fare il tipo di cose che ha fatto con l’invasione dell’Ucraina”.
FONTE: https://it.insideover.com/guerra/chi-sono-i-personaggi-usa-coinvolti-in-ucraina.html
Così la Clinton ha approvato il piano per incastrare Trump
Hillary Clinton sapeva e ha autorizzato la diffusione alla stampa della notizia dei legami mai provati fra Donald Trump e la banca russa Alfa Bank nel 2016. Una vera e propria “fake news” per tentare di screditare e gettare fango sull’avversario politico, allo scopo di delegittimarlo e incriminarlo per rapporti occulti con una potenza straniera rivale degli Stati Uniti. A dirlo non è un trumpiano ma l’ex manager della campagna di Clinton, Robby Mook, il quale ha dichiarato venerdì in tribunale di aver approvato la diffusione ai media delle false accuse che avrebbero legato Donald Trump e l’Alfa Bank. Mook lo ha rivelato nell’ambito del processo in corso contro l’allora avvocato dell’ex Segretario di Stato, Michael Sussman, il primo ad essere incriminato dal consigliere speciale John Durham, spiegando inoltre di essere stato informato per la prima volta sull’Alfa Bank dal consigliere generale della campagna di Clinton, Marc Elias, ex socio di Sussmann.
“Non eravamo sicuri della legittimità delle informazioni”: le dichiarazioni shock di Mook
Durante il controinterrogatorio, l’ex manager della campagna elettorale ha raccontato di averne discusso anche con l’allora consigliere senior Jake Sullivan – ora consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca – e con il presidente della campagna John Podesta sull’opportunità di condividere le informazioni con un giornalista. “Ne ho discusso anche con Hillary”, ha detto Mook alla corte. Ha anche ammesso che la campagna non era “totalmente fiduciosa nella legittimità” della notizia, ma sperava che il giornalista interpellato l’avrebbe approfondita al fine di determinare se fosse “accurata”. Fu la rivista Slate a pubblicare per la prima volta la notizia secondo cui Alfa Bank, un istituto finanziario con sede a Mosca, avesse dei presunti rapporti con la Trump Organization di New York. L’Fbi, ricorda la Cbs, ha svolto delle indagini su questo fronte e un rapporto dell’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia ha affermato di aver concluso che non c’erano collegamenti tra Alfa Bank e Trump.
L’articolo di Slate sul presunto legame tra la banca vicina al Cremlino e Trump è stato pubblicato il 31 ottobre 2016, a pochi giorni dalle elezioni. Quando il pubblico ministero Andrew DeFilippis gli ha chiesto se avesse dubitato della credibilità delle accuse quando l’articolo è stato pubblicato, Mook ha affermato di “non essere un esperto di cyber” e ha pensato che l’articolo avesse dato “maggiore credibilità” alla teoria della presunta collusione fra The Donald e il Cremlino. Quando gli è stato chiesto se Clinton avesse approvato il fatto che Sussman fosse andato dall’Fbi, l’ex manager della Campagna di Hillary ha spiegato di non esserne stato a conoscenza: “Non so perché l’abbia fatto”. Ma davvero l’ex avvocato di Clinton ha agito senza consultarsi con il suo illustre cliente?
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In bilico la difesa dell’ex avvocato di Hillary Clinton
Lunedì 16 maggio è iniziato il processo a carico dell’avvocato Michael Sussmann, accusato di aver rilasciato una falsa dichiarazione all’agente dell’Fbi, James Baker, durante un incontro risalente al settembre 2016. Sussmann, come già evidenziato da InsideOver, avrebbe omesso di rivelare i suoi veri clienti ai federali, che includevano la Clinton e la sua campagna presidenziale, quando si offrì di fornire al Bureau informazioni circa il rapporto tra il team di Trump e l’Alfa Bank, la più grande banca privata russa con sede a Mosca. L’obiettivo di questa manipolazione era quello di tentare di incastrare Trump e provare, su più livelli, una falsa “collusione” fra lo stesso tycoon e la Federazione russa. L’ultimo deposito di Durham dimostrerebbe infatti che la sera prima dell’incontro l’avvocato di Clinton avrebbe inviato un messaggio a Baker, affermando: “Vengo da solo, non per conto di un cliente o di un’azienda, voglio aiutare il Bureau”. L’avvocato voleva dimostrare di agire per conto proprio, ma in realtà era sul libro paga di Clinton e della campagna del Partito democratico.
Sussmann è accusato di aver violato la sezione 101 del codice penale federale quando avrebbe dichiarato a Baker che stava trasmettendo le informazioni sull’Alfa Bank come semplice cittadino, non per conto di alcun cliente, quando in realtà l’avvocato rappresentava la Campagna di Hillary Clinton. All’inizio del processo, il team legale dell’ex avvocato di Clinton ha detto alla giuria che i pubblici ministeri non sarebbero stati in grado di stabilire cosa Sussmann avesse effettivamente detto a Baker e non sarebbero riusciti a dimostrare che la presunta bugia “fosse importante”. Peccato che James Baker, come nota The Federalist, abbia smentito i potenti avvocati dell’imputato quando l’ex consigliere generale dell’Fbi ha testimoniato di essere “sicuro al 100%” che Sussmann avesse negato di agire “per conto di un particolare cliente” durante la riunione del 19 settembre 2016. “La mia memoria su questo punto, seduto qui oggi, è chiara”, ha detto Baker alla giuria. In precedenza Sussmann era stato accusato dall’ex consulente di Trump, Carter Page, di aver diffuso le false informazioni contenute nel dossier Steele.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/cosi-la-clinton-ha-approvato-il-piano-per-incastrare-trump.html
I rapporti opachi di Tony Blair con l’Ucraina
“Noi dovremmo preoccuparci di arrivare alla fine del conflitto e l’Italia ha fatto delle proposte al riguardo in questi giorni. Le basi devono essere che la Russia non ottenga dei vantaggi da questa aggressione e avere il consenso del popolo ucraino. Questa è stata un’aggressione non giustificata”. Parola di Tony Blair, ex premier britannico nonché uno degli artefici dell’invasione dell’Iraq nel 2003 contro Saddam Hussein (guerra ingiustificata poiché lo stesso Blair sapeva, in realtà, che il dittatore iracheno non era in possesso di armi di distruzione di massa, come poi determinò il rapporto Chilcot). In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Blair sottolinea che la “sindrome di accerchiamento della Russia”, nonostante l’espansione a est della Nato, è del tutto ingiustificata. “Quest’idea che sia stato circondato da potenze ostili, che l’America, il Regno Unito e l’Europa stessero cercando di umiliare la Russia, quest’idea è infondata” spiega, rivendicando gli sforzi diplomatici compiuti quando era Primo ministro. Blair, infatti, è stato il primo leader occidentale a far visita l’ex Kgb a San Pietroburgo, nel 2000, quando era ancora primo ministro in attesa.
L’ex leader premier laburista e l’incontro a S.Pietroburgo
Più tardi l’ex premier inglese lo ricevette a Londra, in visita ufficiale. “Ho ricevuto Putin a Downing Street, abbiamo accolto la Russia al summit della Nato, abbiamo fatto ogni sforzo per rassicurarlo. L’accerchiamento non è reale, è nella sua mente purtroppo. Se si riuscirà a negoziare una fine del conflitto su basi giuste, dobbiamo farlo. Il problema è che nelle prime settimane di guerra, prima che si compiessero atrocità, trovare una soluzione era relativamente semplice”. Ora è tutto più complesso. “Gli ucraini – spiega – sentono di aver respinto i russi ma anche che la Russia occupa ancora una grande porzione del loro territorio, quindi vorranno recuperare terreno prima di sedersi al tavolo”.
Uno degli spunti più interessanti arriva quando l’ex leader laburista racconta della sua attività filantropica in Ucraina. “La mia fondazione”, racconta, “ha un progetto in Ucraina e sono stato lì ogni anno da quando mi sono dimesso da premier. Nessuno che conosca il Paese e abbia familiarità con la sua gente può pensare che avrebbero accolto con favore un’invasione”. Eppure, sottolinea Blair, “Putin era convinto del contrario e nessuno del suo entourage lo ha fatto ragionare. Quindi Putin ora è circondato da persone che non osano dirgli la verità. Questo è pericoloso”.
La fondazione di Blair: “Più armi all’Ucraina”
Mentre uno degli artefici della guerra in Iraq – che ebbe come conseguenza la nascita dell’Isis – dispensa lezioni diplomazia sulle pagine del Corriere, la sua fondazione filantropica – la Tony Blair Institute for Global Change – si schiera a favore dell’invio di armi all’esercito ucraino, spiegando che quello che hanno fatto finora i Paesi occidentali è insufficiente. Trattasi di una fondazione sostenuta da partner illustri come la Bill & Melinda Gates Foundation, il Center for Strategic and International Studies (CSIS) di Washington, DC, lo United States Agency for International Development (USAID) del governo degli Stati Uniti, la Rockefeller Foundation e molti altri ancora.
Come si legge in un post pubblicato sul sito web dell’ente, le squadre di addestramento occidentali e le forniture di lanciamissili anticarro e antiaerei “sono state fondamentali per consentire all’Ucraina di sconfiggere e respingere gli assalti russi a Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mykolaiv durante la prima fase dell’invasione”. Gli Stati Uniti e il Regno Unito, in particolare, hanno preso l’iniziativa nello stanziare “proporzioni significative delle loro scorte di Javelin e NLAW (Arma anticarro leggera di nuova generazione) in Ucraina in tempo per essere utilizzate con effetti devastanti contro carri armati russi e colonne di veicoli corazzati su tutti i fronti”. Tuttavia, tutto questo non basta. Secondo la fondazione dell’ex premier, Kiev ha urgente bisogno di “artiglieria, carri armati, veicoli corazzati” e soprattutto “munizioni di ogni tipo per resistere all’attuale offensiva russa”. Queste stesse categorie di equipaggiamenti pesanti saranno di “vitale importanza per il successo delle operazioni di controffensiva ucraine”, che sono già in corso intorno a Kherson e Kharkiv. Tuttavia, ci deve essere realismo sui tempi per impostare la “logistica, la manutenzione e l’addestramento necessari alle forze ucraine per far funzionare l’equipaggiamento standard della Nato”. A breve termine, dunque, “i sistemi di fabbricazione sovietica e russa saranno più utili”.
I legami di Blair con l’oligarca ucraino
L’ex premier inglese ha un rapporto davvero speciale con l’Ucraina. Come riportava il Guardian il 18 giugno del 2015, Blair aveva partecipato a una cena privata a Kiev ospitato dall’amico oligarca ucraino di lunga data Viktor Pinchuk e alla presenza di altre figure politiche e imprenditoriali dell’Ucraina post-Maidan. A Tony Blair, infatti, veniva offerto in quei giorni un ruolo di consulente dall’allora presidente dell’Ucraina Petro Proshenko dopo che i due si erano incontrati nella capitale. “Si dice che Blair, che ha legami di lunga data con un oligarca ucraino, stia considerando il ruolo” scriveva all’epoca il quotidiano inglese di orientamento progressista. Infatti, la fondazione di Pinchuk ha stanziato 500.000 dollari alla fondazione di Blair nel 2011 e 2012, 230.000 dollari nel 2013 e 330.000 dollari nel 2014. Un portavoce di Pinchuk ha confermato che esiste relazione d’amicizia fra i due, da anni, tant’è che Pinchuk ha ospitato diverse visite dell’ex primo ministro in Ucraina. A dimostrazione del profondo legame fra l’ex premier inglese e il Paese ex-sovietico.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/i-rapporti-opachi-di-tony-blair-con-lucraina.html
L’ATP PUNISCE WIMBLEDON PER IL DIVIETO DI ACCESSO ALLA RUSSIA
Come annunciato in un comunicato ieri, venerdì 20 maggio, l’ATP – il circuito professionistico mondiale di tennis maschile organizzato dall’Association of Tennis Professionals – ha dichiarato che toglierà a Wimbledon i punti per la classifica del torneo di quest’anno dopo che il Grande Slam su erba ha vietato ai giocatori russi e bielorussi di gareggiare.
Dichiarazione dell’ATP sulla rimozione dei punti ranking a Wimbledon 2022
La possibilità per i giocatori di qualsiasi nazionalità di partecipare ai tornei in base al merito e senza discriminazioni è fondamentale per il nostro Tour. La decisione di Wimbledon di vietare ai giocatori russi e bielorussi di gareggiare nel Regno Unito quest’estate mina questo principio e l’integrità del sistema di ranking ATP. È inoltre incoerente con il nostro accordo sulle classifiche. In assenza di un cambiamento delle circostanze, è con grande rammarico e riluttanza che non vediamo altra opzione se non quella di rimuovere i punti del Ranking ATP da Wimbledon per il 2022.
Le nostre regole e i nostri accordi esistono per proteggere i diritti dei giocatori nel loro complesso. Decisioni unilaterali di questo tipo, se non affrontate, creano un precedente dannoso per il resto del Tour. La discriminazione da parte di singoli tornei non è semplicemente sostenibile in un Tour che opera in più di 30 Paesi.
Apprezziamo molto i nostri rapporti di lunga data con Wimbledon e la LTA e non sottovalutiamo le difficili decisioni prese per rispondere alle recenti indicazioni del governo britannico. Tuttavia, notiamo che si trattava di una guida informale, non di un mandato, che offriva un’opzione alternativa che avrebbe lasciato la decisione nelle mani dei singoli giocatori che gareggiano come atleti neutrali attraverso una dichiarazione firmata. Le nostre discussioni interne con i giocatori interessati ci hanno portato a concludere che questa sarebbe stata un’opzione più accettabile per il Tour. Speriamo che ulteriori discussioni con Wimbledon portino a un risultato accettabile per tutti gli interessati. Più in generale, riteniamo che questa vicenda metta ancora una volta in evidenza la necessità di una struttura di governance unitaria in tutto il tennis professionistico, in modo che decisioni di questa natura possano essere prese in modo congiunto.
Già il mese scorso gli organizzatori di Wimbledon, l’All England Lawn Tennis Club (AELTC), avevano annunciato che i giocatori russi e bielorussi non sarebbero stati invitati al torneo SW19 di questa stagione a causa del conflitto in Ucraina. Questa posizione è stata poi ripresa dalla Lawn Tennis Association (LTA) del Regno Unito, che così facendo ha di fatto impedito alle star russe, come il numero due del mondo maschile Daniil Medvedev, di partecipare a qualsiasi torneo sul suolo britannico quest’estate.
Per difendere la decisione, la LTA e l’AELTC hanno sostenuto che la mossa era in linea con la politica del governo britannico e che permettere a star come Medvedev e i suoi colleghi russi di gareggiare sarebbe stato in qualche modo un vantaggio per la “macchina propagandistica del regime russo”.
Sia l’ATP che l’equivalente femminile della WTA hanno condannato il divieto di Wimbledon, ritenendolo discriminatorio e ieri, poco dopo la dichiarazione dell’ATP, la WTA ha annunciato che avrebbe seguito l’esempio e preso provvedimenti penalizzanti.
Massimo A. Cascone, 21.05.2022
Fonte: https://www.atptour.com/en/news/atp-statement-removal-of-ranking-points-wimbledon-2022
FONTE: https://comedonchisciotte.org/latp-punisce-wimbledon-per-il-divieto-di-accesso-alla-russia/
Lo strano caso del porto scomparso di Beirut
18.08.2020 Autore: Gordon Duff
Nel pomeriggio del 4 agosto 2020 si sono verificate due esplosioni nell’area portuale di Beirut. Uno era piccolo, l’altro lasciava un cratere largo 550 piedi e, secondo i rapporti più recenti, profondo oltre 100 piedi, forse ben al di sopra.
I resoconti sugli eventi sono stati oggetto di una massiccia campagna di disinformazione, di una massiccia campagna di censura e, come al solito, di riscrivere la storia, la scienza e la fisica per adattarle a “fatti alternativi”. Qui, il presidente Donald Trump ha ragione e si attacca alle sue armi quando viene sfidato.
Durante una conferenza stampa sull’evento, il presidente Donald Trump ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Saremo lì per aiutare. Sembra un terribile attacco”.
È stato immediatamente attaccato dai media, su tutta la linea, e la menzione della sua risposta è stata vietata su Facebook, così come l’osservazione del presidente. Poi il giorno successivo in una conferenza stampa, il presidente Trump ha “raddoppiato” la sua risposta:
Domanda: Hai chiamato questo un attacco, sei sicuro che sia stato un attacco e non un incidente?
Il presidente Trump: “Sembrerebbe basato sull’esplosione. Ho incontrato alcuni dei nostri grandi generali e sembrano pensare che lo fosse. Non è stato un… un tipo di evento tipo esplosione manifatturiera.
Questo era un… sembra essere secondo loro, lo saprebbero meglio di me, ma sembrano pensare che sia stato un attacco.
Era una specie di bomba”.
Quel giorno, il segretario alla Difesa Mike Esper ha dichiarato di “credere” che il presidente Trump si sbagliasse. Nel giro di poche ore il Segretario alla Difesa Esper ha restituito la sua dichiarazione. Dalla CNN:
“Il segretario alla Difesa di Washington (CNN) Mark Esper sta minimizzando le differenze che aveva con la valutazione della Casa Bianca su ciò che ha causato l’esplosione mortale a Beirut dopo aver ipotizzato che l’esplosione fosse probabilmente il risultato di un incidente che ha respinto la Casa Bianca.
Il capo dello staff della Casa Bianca, Mark Meadows, è andato ancora oltre quando gli è stato chiesto della valutazione di Esper secondo cui l’esplosione sarebbe stata probabilmente un incidente, dicendo: “Dal punto di vista del segretario Esper, non lo sa”.
Martedì Trump ha detto di aver parlato con alcuni dei “nostri generali” e di aver valutato l’esplosione come un attentato”.
Il giorno successivo, la Casa Bianca ha emesso un breve annuncio secondo cui il Segretario alla Difesa Esper non sarebbe stato invitato a unirsi alla nuova amministrazione se Donald Trump fosse stato rieletto a novembre.
Esaminiamo quindi perché Trump ha detto quello che ha detto, perché Esper ha fatto marcia indietro, ma anche perché i social media e l’MSM stanno portando una narrativa alternativa e ora fanno finta che il presidente, parlando a nome del Pentagono e delle agenzie di intelligence statunitensi, non abbia mai detto quello che ha detto.
Trump non è più attaccato, è stato semplicemente “trascurato” da una campagna di disinformazione orchestrata, ma perché?
Diamo un’occhiata a cosa è successo, su cosa sono tutti d’accordo e partiamo da lì.
La prima esplosione è stata piccola e ha provocato un incendio in un magazzino. La seconda esplosione, in base alla dimensione del cratere e alla lettura della scala 3,5 Richter, era pari a 6 kilotoni di TNT o almeno 12 kilotoni di esplosivo ANFO, un’ibridazione di nitrato di ammonio e olio combustibile pesante che può essere esplosa solo con un’onda d’urto, tipicamente utilizzando TNT.
Queste cifre provengono da veri esperti di esplosivi che hanno familiarità con i test nucleari. Vedete, solo le esplosioni nucleari in genere emettono esplosioni multiple a livello di kilotoni e solo gli esperti di armi nucleari hanno una qualche esperienza nello studio dei crateri e degli effetti delle esplosioni di tali esplosioni.
Non ci sono “esperti di esplosivi convenzionali” specializzati nell’esplosione di fertilizzanti o piante di razzi. Questa descrizione del lavoro non esiste né esistono i cosiddetti esperti.
La chiave per comprendere la storia è questa, ci sono centinaia di “fatti”, avvistamenti di missili, testimoni oculari e video, avvistamenti di aerei, testimoni oculari e molti video, e una serie di narrazioni che ricordano da vicino la propaganda della “grande bugia”.
Come è il caso, se si guarda tutto, allora nulla è risolto. In poche parole, la campagna di disinformazione si basa sul fatto che si tratta di un’esplosione di 2750 tonnellate di fertilizzante abbandonate in Libano 6 anni fa, una storia che non tutti sono a proprio agio con l’inclusione di fonti all’interno del governo libanese. Iniziamo con il deputato Nohad Machnouk, ex ministro dell’Interno, in un articolo di Mideast Monitor:
“L’ex ministro dell’Interno libanese e attuale parlamentare, Nohad Machnouk, è diventato il primo politico libanese di alto livello ad incolpare Israele per l’esplosione al porto di Beirut la scorsa settimana.
Durante una conferenza stampa, Machnouk ha affermato che Israele è “chiaramente” responsabile dell’enorme esplosione che ha ucciso oltre 200 persone e ne ha ferite migliaia.
“Questa operazione a Beirut è stata condotta da Israele in modo chiaro ed esplicito”, ha detto Machnouk. “È chiaro che stiamo affrontando un crimine contro l’umanità, e quindi nessuno osa rivendicarne la responsabilità.’
Il politico di alto rango è stato ministro degli interni del Libano nel 2014 e di nuovo nel 2016. È membro del Movimento per il futuro dell’ex primo ministro Saad Hariri, il blocco sunnita del paese e si oppone al movimento Hezbollah. All’indomani dell’esplosione, ha detto: “Questa è la prima volta dall’era fenicia che non abbiamo un porto a Beirut”.
In privato, un ex ministro della Difesa ha contattato Veterans Today un’ora dopo l’esplosione e l’ha attribuita a un attacco israeliano, prima di un piccolo missile a base marittima, che ha appiccato un incendio e poi di un attacco aereo di un F 16 lanciato, secondo la fonte , un missile con una testata nucleare tattica, proprio come descritto dal presidente Donald Trump, citando le sue fonti del Pentagono.
Allo stesso modo, in risposta alle affermazioni che si trattava di un’esplosione di fertilizzanti, un portavoce di Hezbollah, parlando direttamente con il capo dell’Ufficio VT Nahed al Husaini a Damasco, ha fatto la seguente osservazione.
“Il fertilizzante non può esplodere, brucia”.
Quindi, delineiamo la nostra controversia, e l’unico fatto reale su cui siamo tutti d’accordo e che uno è la scienza dura, il fertilizzante a base di nitrato di ammonio non può esplodere senza uno sforzo estremo e certamente non nelle circostanze viste a Beirut.
I tentativi di “massaggiare” la scienza e la tecnologia per conformarsi alla disinformazione sono in corso, ma non hanno ancora avuto successo. La cosa migliore scritta su questo viene da un ingegnere minerario libanese che scrive in risposta alle affermazioni che Beirut è stata una “esplosione di fertilizzanti”.
“Devo dire che non sono d’accordo con questo signore. Nel momento in cui ha esitato a rispondere alla prima domanda “sì” o “no” che gli è stata posta quando gli è stato chiesto se un fiammifero lanciato su una pila di nitrato di ammoniaca avrebbe innescato un’esplosione catastrofica, ha esitato per alcuni secondi prima di rispondere e ho capito subito che qualunque cosa stesse per dire potrebbe essere un po’ torbida e opaca.
Ho lavorato nel settore minerario a cielo aperto per tutta la vita come geometra e tecnico di sabbiatura. Negli ultimi due anni in una grande operazione di carbone a cielo aperto ai piedi della Columbia Britannica, il mio lavoro è stato progettare i modelli di esplosione e decidere quale prodotto esplosivo caricare nei fori.
Abbiamo utilizzato ANFO, una miscela di nitrato di ammoniaca e gasolio. AN sta per nitrato di ammoniaca e FO sta per olio combustibile o carburante diesel. Abbiamo usato un prodotto chiamato HANFO o quello che viene chiamato anfo pesante. Era chiamato heavy anfo perché aveva una maggiore concentrazione di gasolio nella sua miscela, da qui il termine Heavy anfo. Sia anfo che heavy anfo devono essere utilizzati in buche asciutte. Se i fori sono bagnati, il componente diesel si laverebbe e il nitrato di ammoniaca da solo non si accenderebbe.
In questi casi allineavamo i fori con fodere di plastica e quindi caricavamo l’anfo o l’anfo pesante nelle fodere di plastica. Se si è rivelato ancora troppo bagnato, siamo passati a un prodotto molto costoso chiamato Magnafrac. Era un’emulsione a base di impasto liquido più o meno resistente all’acqua, ma comunque, se lasciata riposare troppo a lungo, l’impasto liquido si decomponeva e non si accendeva.
L’anfo pesante ha un fattore di potenza più elevato rispetto all’anfo normale. Ciò significa più rapporto qualità-prezzo o più energia esplosiva. Il nome del gioco era sempre quello di far esplodere la maggior quantità di roccia con la minor quantità di prodotto effettivo caricato. Questo è chiamato il fattore polvere. Più basso puoi mantenere il fattore polvere e comunque rompere la roccia ospite, minore è il costo. Anfo più economico, hanfo, più costoso, Magnafrac molto costoso che ha fatto aumentare il fattore polvere. L’obiettivo era mantenere l’equilibrio.
Ho maneggiato tutti questi prodotti, li ho caricati, ho aiutato la squadra di esplosione a legare il motivo con il cavo DET e praticamente ho premuto il grilletto. Abbiamo usato filo esplosivo collegato a una macchina granigliatrice come si vede nei vecchi film in cui i cattivi cercano di far saltare in aria i binari della ferrovia. All’inizio degli anni ’90, la macchina per la sabbiatura a filo è stata sostituita con un sistema molto più efficiente che abbiamo chiamato sabbiatura non elettrica. Non è stata prodotta alcuna carica elettrica per far scorrere il filo giallo esplosivo fino al cavo DET e avviare l’esplosione.
Quello che è stato utilizzato è stato un prodotto chiamato ‘tubo d’urto’. Era un tubo di plastica cavo di piccolo diametro di circa 3 o 4 millimetri di diametro che aveva una piccolissima spolverata di polvere di un esplosivo chiamato “pentlandite”, un tipo del tuo TNT di base. Si chiamava shock tube per un motivo perché non era elettrico. È fondamentalmente un generatore di onde d’urto fondamentale, (tubi d’urto) azionato ad aria compressa o a detonazione). Produce una “onda d’urto”. Questa è l’onda d’urto di piombo che a sua volta avvia il cavo DET, quindi l’esplosivo.
Ad avviare la detonazione c’era un piccolo, per mancanza di una parola migliore, dirò clacker, su cui potevi calpestare. L’energia non elettrica rilasciata quando il clacson è stato calpestato è stata sufficiente per accendere la minuscola quantità di esplosivo in polvere nel tubo d’urto che correva e ha avviato il cavo DET che ovviamente scorreva in ogni foro perforato riempito con il prodotto esplosivo effettivo utilizzato nel modello di esplosione stesso. Ora qui è dove la gomma incontra la strada. Finora si parla di elementi inerti e componenti che combinati o da soli non potevano far esplodere una scatola di Kleenex.
La chiave di tutto questo erano i detonatori di TNT da 500 grammi posizionati sul fondo di ogni foro sul fondo degli esplosivi. In genere usavamo 2 detonatori TNT da 500 grammi per buca. È lì che è avvenuta l’accensione. Ora ascolta attentamente, ci vuole una detonazione di TNT per avviare o accendere un carico di Anfo, Hanfo o Magnafrac. Quello che voglio dire con questo è che per far esplodere Anfo, ha bisogno della violenza di un’iniziazione di TNT prima che esso stesso esploda effettivamente. Ho visto Anfo prendere fuoco e bruciare numerose volte.
Non esploderà, brucerà e basta. E se non ha la miscela di carburante diesel non lo farà nemmeno. Il nitrato di ammoniaca è un fertilizzante commerciale. Ogni primavera ai dipendenti dell’azienda venivano dati due sacchi da venti chili di nitrato di ammoniaca per fertilizzare i loro prati. Di notte trasformerà letteralmente un prato marrone in un verde vibrante. Quella pratica è stata interrotta intorno al 1993, almeno nella miniera in cui lavoravo in quel lasso di tempo. Un’automobile o un camion che forse corre a velocità, esplode e va a sbattere contro un cumulo di anfo, ecc. Potrebbero essere in grado di fornire la forza esplosiva necessaria per far esplodere il prodotto esplosivo. O l’onda d’urto richiesta. (o un missile o una bomba)
Eravamo abituati a produrre i perline di nitrato di ammoniaca fuori dal sito della miniera in una struttura utilizzata dalla compagnia di esplosivi che ha fornito tutto il prodotto esplosivo al nostro sito. Questa è un’azienda enorme ed esplosiva di portata globale. E aggiungerò che in tutto il tempo che ho lavorato con loro e maneggiando i vari prodotti, loro / abbiamo usato, hanno avuto un record di sicurezza stellare. Probabilmente ho perso molto e/o ho tralasciato alcune informazioni, ma questo è tutto ciò che riesco a ricordare senza dover fare riferimento ai miei vari testi e note.
Quindi c’erano pompe, in questo impianto di stoccaggio, c’era olio combustibile che saturava il nitrato di ammoniaca che veniva gradualmente assorbito nel tempo?
La risposta è semplice, se il nitrato di ammonio fosse immagazzinato nel magazzino 12, come alcuni sostengono, sarebbe stato un fertilizzante e non potrebbe mai esplodere.
Il motivo per portare questa ampia spiegazione con più di un minimo di dettagli inutili è semplice, può essere verificato in qualsiasi università che abbia un programma per ingegneri minerari, esaminato da qualsiasi chimico e certamente da qualsiasi esperto di esplosivi, anche quelli che non hanno familiarità con il nucleare Armi.
Beirut ha un buco grande quanto un cratere nucleare e distruzione a livelli inimmaginabili.
Un presidente americano ha detto che Beirut è stata colpita da una bomba che ha lasciato un cratere di 500 piedi. Gli Stati Uniti non hanno armi così convenzionali. Il penetratore Mark 84 lascerà un cratere largo 50 piedi e profondo 36 piedi, circa 6200 piedi quadrati.
Il cratere di Beirut ha un’area di circa 70.000 piedi quadrati.
Quindi, lo ribadiamo, Trump ha detto bomba, Esper ha detto incidente poi Esper ha annunciato ufficialmente che non ha davvero la più pallida idea di cosa stia parlando.
Cosa possiamo dimostrare? Il fertilizzante, come tante persone hanno nei loro garage e capannoni, non ci farà esplodere tutti nel regno venuto.
Possiamo provare che solo uno sciocco ascolterebbe i media mainstream.
Possiamo anche provare che è successo qualcosa che è impossibile. Cosa ci direbbe il rasoio di Akum?
Gordon Duff è un veterano della guerra del Vietnam che ha lavorato per decenni sui problemi dei veterani e dei prigionieri di guerra e si è consultato con i governi sfidati da problemi di sicurezza. È un redattore senior e presidente del consiglio di Veterans Today , in particolare per la rivista online ” New Eastern Outlook “.
FONTE: https://journal-neo.org/2020/08/18/the-strange-case-of-beirut-s-missing-port/
POLITICA
LETTERA APERTA AI RUSSOFOBI
Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org
Cari fratelli che odiate i russi e la Russia, voi rappresentate la punta di diamante del successo della propaganda di guerra di matrice anglofona, sulla scia della propaganda vaccinale contro il covid-19, che probabilmente vi avrà contraddistinto come i principali fedeli collaborazionisti, anche qui sulla vostra stessa pelle, ma anche giocoforza su quella del vostro prossimo e del mondo intero.
Per i danni locali e universali che l’ottusità di tali atteggiamenti oggettivamente produce dovreste essere stramaledetti, ma siete pur sempre parte della nostra famiglia, che vi include compassionevolmente a prescindere.
Non starò qui a spiegarvi le tante contraddizioni del vostro comportamento, mettendo il dito in una piaga che sta già diventando purulenta con le tante verità che emergono nel tempo dal letamaio della propaganda mediatica. Questo è un compito vostro, se ne avrete il coraggio che certamente vi difetta. Ma dovrete trovarlo questo coraggio, insieme alla dignità per essere riammessi nella famiglia dei meritevoli di sopravvivere. E’ nell’interesse di tutti la vostra evoluzione, e poi la famiglia viene prima di tutto, a dispetto di quanto gli stessi che vi manipolano vorrebbero negare.
Quello che invece vi invito a seguire con cuore aperto, ben sapendo quanto ciò vi sarà difficile, è una riflessione elementare sul conformismo.
Fin da piccini ognuno di noi si sforza di piacere al suo prossimo, aderendo ai modi e alle regole osservate negli adulti con ingenua e sincera compartecipazione. La natura stessa ci aiuta in questo processo d’inserimento nella società, con tanti strumenti, dai neuroni-specchio alla tenerezza che ispirano i cuccioli indifesi di ogni razza.
Poi si cresce e s’imparano sempre cose nuove utili a cavarsela nel migliore dei modi, tanto più se ci si sente deboli e/o inadeguati, un tempo si diceva “complessati”, comunque impauriti dalle conseguenze di una possibile esclusione dal branco.
Con l’età e l’esperienza però viene meno la purezza e l’ingenuità dello slancio adattativo. E qui si aprono due strade: quella dell’ipocrisia ragionieristica, dello sbagliare sistematicamente i conti a proprio favore, o quella opposta di critica cosciente al sistema dominante, che implica però l’eventualità di uno scomodo rifiuto ad uniformarsi al sistema stesso rimanendone inclusi.
Come in tutte le cose umane ci sono i pro e i contro, e la bilancia non pende sempre da una stessa parte al mutare delle epoche, dei contesti e dei periodi storici. Quello che stiamo vivendo noi occidentali negli anni venti del ventunesimo secolo è certamente un momento assai critico, soprattutto per le distopie economico-finanziarie e per gli assetti geopolitici che ci spingono a scontri sanguinosi, in tutti i sensi; per di più come italiani ed europei da una posizione di periferia impotente e sacrificabile di un impero unipolare ormai morente.
Brutta faccenda per tutti noi, in particolare per le nuove generazioni cresciute nella paura, nell’odio e nell’ignoranza irresponsabile. Come vedete, cerco di accreditare tutte le attenuanti generiche al vostro conformismo, per quanto patologico. Ma proprio questo è il punto, la distinzione tra equilibrio psichico e patologia dello spirito e del comportamento.
Le varie discipline che si occupano della psiche umana concordano su un punto dirimente in proposito: l’esame di realtà.
Se apriamo un quotidiano o accendiamo la TV, o la radio, subiamo passivamente una rappresentazione della realtà faziosa, a senso unico, ossessiva e martellante quanto unanime, con largo uso di menzogne utili a disegnare un quadro fatto di perversa fantasia delirante, che giustifica il terrore, lo stato di emergenza, e ovviamente descrive un nemico responsabile unico del male, la cui condanna non si può contraddire, pena la scomunica e l’inferno per l’incauto malcapitato che osasse anche solo provare a rifletterci sopra.
Anche questo costituisce un’attenuante alla vostra ipocrisia conformista, ma fino a un certo punto, giusto quel punto spartiacque tra la sanità mentale e folle idiozia. Un sincero ingenuo, per quanto credulone per natura, mai e poi mai si lascerebbe ingannare così a lungo e così palesemente, ignorando anche tutte le contraddizioni dello stesso racconto mediatico di cui sopra. E poi ci sono quegli sprazzi di verità che emergono non solo da fonti autonome alternative, ma anche leggendo tra le righe di alcune comunicazioni dello stesso mainstream. E’ da quest’insieme di elementi che un critico esame di realtà individuale entra in azione, tendendo alla ricerca della verità anche contro la ricerca della apparente convenienza del momento.
Per questo nonostante tutto confido in voi, fratelli russofobi, in un vostro risveglio che preluda alla pace per tutti, compresi i cugini russofoni, che tanto patiscono da queste vostre discriminazioni razziste.
Per concludere contravvengo al mio stesso proposito di non entrare nel merito dei fatti, citando a solo titolo esemplificativo una delle affermazioni più gettonate: “E’ assolutamente chiaro che i Russi sono gli aggressori e gli Ucraini sono gli aggrediti”.
Il mio appassionato consiglio, cari conformisti, è quello di recuperare il gusto del dubbio, forza motrice della scienza, chiedendovi di scalfire questa certezza sulla base dei fatti che voi stessi conoscete, anche se queste conoscenze sono per voi prodotti destinati al dimenticatoio dell’ipocrisia.
Non potete non aver mai saputo che è dal 2014 che gli ucraini russofoni del Donbass vengono bombardati dai battaglioni di nazisti d.o.c. protetti dal potere a Kiev, con già 14.000 morti tra cui donne, vecchi e bambini. E che questa guerra civile, o per meglio dire pulizia etnica, è stata fomentata dal governo americano e sostenuta dalla NATO con addestratori, armi e personale tecnico sul campo. E che la rivoluzione colorata di piazza Maidan è stata sobillata e poi manipolata dalla CIA e suoi alleati occidentali. E che la NATO sta progressivamente espandendosi a ridosso dei confini russi per tradire i patti sulla sicurezza reciproca con la Russia sanciti dopo il dissolvimento dell’Unione sovietica. E che …
La fame di verità, cari russofobi, vien mangiando, e quest’esempio è solo un’anticipazione del menù che perfino voi vi potete permettere, se solo conservate un minimo di onestà intellettuale e di amor proprio, visto che il vostro conformismo in questa circostanza non vi è più nemmeno conveniente sul piano personale. Rifateli almeno i vostri conti ragionieristici, tralasciando per un attimo la follia passionaria. Buon lavoro.
Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org
22.05.2022
FONTE: https://comedonchisciotte.org/lettera-aperta-ai-russofobi/
Io accuso (Massimiliano Lenzi)
La pandemia ha visto un vocabolario del terrore e il compiaciuto tradimento dei media. La recensione del libro “Io Accuso”
Io accuso. Il regno della paura e il tradimento delle libertà ai tempi del virus
Autore: Massimiliano Lenzi
Anno di pubblicazione: 2022
Il nuovo libro di Massimiliano Lenzi, dal titolo impegnativo, “Io Accuso” (Male edizioni), è semplicemente perfetto, per chi come noi ha ancora un briciolo di attenzione alle questioni che riguardano la libertà. Il sottotitolo dice già molto: «Il regno della paura e il tradimento delle libertà ai tempi del virus». Quello che Lenzi fa, molto diversamente da testi sia pure critici nei confronti dell’atteggiamento che abbiamo avuto nel combattere la pandemia, è di smontare la base del terrore. O meglio di radiografarlo e metterlo in connessione a un tentativo liberticida, che si può espandere senza soluzione di continuità a numerosi altri campi.
I gradini che portano all’inferno sono numerosi ed è sempre difficile comprendere quale è stato il primo che abbiamo percorso. Scrive bene nell’introduzione Daniele Capezzone: «Lenzi mette in fila le ossessioni di questi interminabili due anni, l’uso politico della paura, l’arma burocratica del controllo, e ci descrive per quello che siamo diventati: prigionieri di un provvisorio, che però non passa mai, schiavi di un meccanismo che ci vede divisi e incattiviti, e anzi perfino portati a ritenere che l’altro sia di per se un pericolo». Lenzi accusa politici, giuristi, giornalisti, intellettuali, sindacalisti, imprenditori, preti e clero di non essersi ribellati e di fatto dunque di essere «prigionieri della paura che ci governa». Il tutto evidentemente passa per un vocabolario del terrore e il compiaciuto tradimento dei media. Questi ultimi hanno fatto di più, «hanno demonizzato chi si metteva fuori dal racconto della paura».
Il tutto non può che portare allo Stato Etico, che si nutre di cancel culture, e di prescrizioni che vengono considerate giuste per il nostro bene. Fa bene alla fine del suo veloce pamphlet a costruire un appendice per smemorati. Vengono riportate la Convenzione di Oviedo, convenzione sui diritti umani e la biomedica. Fondamentale la regola del consenso, ben disposta dall’articolo 5. Lenzi ripubblica l’articolo 32 della nostra Costituzione come l’articolo 3 della Carta dei diritti Fondamentali dell’Unione europea. Tutta carta straccia, proprio nel momento in cui quei principi e salvaguardie delle nostra libertà avrebbero dovuto essere attivati. Giustamente Carlo Lottieri considera quella di Lenzi un’invettiva, più che opportuna, doverosa.
E ricorda come tra il 2020 e il 2021 abbiamo distrutto il nostro ordine giuridico e abbiamo «perso quasi ogni diritto fondamentale e abbiamo visto emergere una società basata sulla discriminazione legale, sul ricatto e sulla pianificazione dell’esistenza». Capezzone, Lottieri, Lenzi: sono tra i pochi che nel mondo dei media si sono battuti come leoni per tenere ancora accesa la fiammella della libertà in una società impazzita e terrorizzata.
Nicola Porro, Il Giornale 3 aprile 2022
FONTE: https://www.nicolaporro.it/covid-chi-ha-tradito-la-liberta-in-nome-del-terrore/
“Draghi ha già deciso: regalerà un altro pezzo d’Italia”, Bianchini (Mio) smaschera il governo
Paolo Bianchini, Presidente Nazionale di Mio Italia (associazione di Imprese che operano nel settore Ho.Re.Ca., Ospitalità e Turismo) e Responsabile del Dipartimento Turismo di Italexit, lancia l’allarme: il governo ha intenzione di tirare dritto sulle concessioni balneari. “Draghi” denuncia Bianchini “mette all’asta e svende ai suoi amici delle multinazionali straniere le 103.620 concessioni balneari presenti sul nostro territorio. E’ un altro pezzo del nostro Paese che viene ceduto in mani straniere, ed è intollerabile”.
Quanti sono gli stabilimenti coinvolti in tempi brevi dal provvedimento del governo?
“Ci sono 6.138 stabilimenti il cui contratto andrà in scadenza il 31 Dicembre 2023. Per comprendere la portata di questo disastro, basta guardare ai 12 ettari di litorale che con 9 Milioni di euro Red Bull ha acquistato a Trieste”.
Non si intravedono reazioni o pentimenti nel campo politico.
“Nessuno fa niente, a parte chiacchiere a vuoto. Ora i soliti leader dei partiti della maggioranza daranno finta battaglia contro la direttiva comunitaria Bolkestein e soprattutto sul DL Concorrenza voluto fortemente dal Draghistan. Come fatto nel recente passato per gli assurdi decreti del governo Conte, voteranno tutto supinamente”.
E alle tante famiglie che devono il loro sostentamento agli stabilimenti non pensa nessuno.
“Ai balneari daranno finte pacche sulle spalle. Qualcuno parteciperà alle manifestazioni di protesta degli imprenditori, perché il loro unico interesse è quello di essere candidati nuovamente alle elezioni politiche e regionali del 2023. Ma sanno che il destino è segnato. Ormai lo abbiamo capito, non voteranno contro il grande liquidatore dell’Italia. Mai voteranno contro le direttive dei loro partiti e di chi garantisce loro un lauto stipendio sicuro”.Davvero il destino è segnato?
“Purtroppo a opporsi sono in pochi. A parte le associazioni di categoria e i piccoli imprenditori del settore, c’è Gianluigi Paragone con il suo partito. L’unico ad avere ancora il coraggio di contestare la svendita del nostro patrimonio nazionale. Non a caso ho scelto di affiancare Italexit. Daremo battaglia, questo è sicuro, ma c’è bisogno di una mobilitazione di popolo. Draghi non ha alcuno scrupolo, degli italiani non gli interessa niente”.
FONTE: https://www.ilparagone.it/attualita/draghi-ha-gia-deciso-regalera-un-altro-pezzo-ditalia-bianchini-smaschera-il-governo/
SCIENZE TECNOLOGIE
Vaiolo delle scimmie, la nefasta profezia di Bassetti. Morta una pandemia se ne fa un’altra
Visto che l’effetto Covid sta svanendo, c’è bisogno di rilanciare, e allora ecco l’allarme di una nuova pandemia: il vaiolo delle scimmie. A inaugurare le danze il solito Bassetti: “Migliaia di casi nei prossimi giorni, rischio epidemico”. Di conseguenza, parte una nuova caccia al vaccino, vera o indotta. A due giorni dai primi contagi di vaiolo delle scimmie accertati in Spagna, il ministero della Salute sta finalizzando le procedure per l’acquisto di migliaia di dosi di vaccino contro il vaiolo tradizionale. Come racconta Il Messaggero, “in Europa non esiste un vaccino specifico approvato contro il vaiolo delle scimmie, ma gli esperti presuppongono che il vaccino contro il vaiolo umano tradizionale possa essere comunque efficace per fermare la trasmissione del virus”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il vaccino acquistato dalla Spagna si chiama Imvanex ed è prodotto dal laboratorio danese Bavarian Nordik. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) lo ha autorizzato nel 2013 contro il vaiolo tradizionale, tuttavia negli Stati Uniti (dove è commercializzato con il marchio Jynneos) è autorizzato sia contro il vaiolo tradizionale e che contro quello delle scimmie. Il suo uso contro questa malattia dovrebbe essere dunque efficace e sicuro, “perché si tratta di due virus dello stesso genere, gli orthopoxvirus” secondo quanto riportano fonti sanitarie del quotidiano El Pais.
Secondo uno studio, riproposto dal Messaggero, “il siero è in grado di prevenire lo sviluppo della malattia se somministrato nei primi quattro giorni dopo essere entrati in contatto con il virus, mentre attenua i sintomi se somministrato tra il quinto e il dodicesimo giorno. Il vaccino acquistato dalla Spagna non sarà somministrato a tutti, ma solo a contatti di casi confermati, in una strategia ‘ad anello’ già utilizzata in passato nel paese iberico per sradicare il vaiolo nel 1977. Secondo questo modello il primo passo, una volta identificato il caso, è isolarlo e vaccinare i suoi contatti monitorando lo sviluppo dei sintomi”.
E intanto anche il televirologo Matteo Bassetti rincara la dose con una profezia nefasta: “Il vaiolo delle scimmie è molto più leggero di quello degli uomini per quanto riguarda i sintomi e si trasmette anche attraverso il respiro ma solo se si sta molto vicini. Dobbiamo essere tutti uniti tra Paesi europei, scambiandoci informazioni e monitorando eventuali focolai. Nei prossimi giorni arriveremo a qualche migliaio di caso – ha detto a Rai Radio1 Bassetti – chi non ha fatto la vaccinazione contro il vaiolo non è coperto”. Che succederà quindi in autunno? Un mix di vaccino Covid e vaiolo altrimenti niente lavoro? Istituiranno un nuovo Green pass per il vaiolo?
FONTE: https://www.ilparagone.it/attualita/vaiolo-delle-scimmie-nuova-pandemia/
Vaiolo delle scimmie: l’esercitazione di un anno prima
Il 18 marzo 2021, oltre un anno fa, la Nuclear Threat Initiative (NTI) e la Munich Security Conference hanno simulato una esercitazione che immaginava “un attacco di armi biologiche con un virus del vaiolo delle scimmie geneticamente modificato inizia nel paese immaginario di Brinia. In 18 mesi, lo scenario si evolve in una pandemia catastrofica a livello globale. Il due think tank “hanno convocato 19 leader ed esperti globali in carica e no per far avanzare il dialogo sulla politica di sicurezza sulle priorità per una nuova agenda transatlantica.
Come si vede da questa foto, nella simulazione la data della prima comparsa del vaiolo delle scimmie era il 15 maggio 2022: più o meno esattamente la data in cui i media hanno cominciato ad allarmare su questa malattia
Coincidenza:
“Il 13 maggio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è stata informata per la prima volta di due casi confermati e uno probabile di vaiolo delle scimmie nella stessa famiglia nel Regno Unito”.
Sarà dunque istruttivo vedere le altre date nella simulazione :
Il 10 gennaio 2023 lo scenario “prevedeva” 70 milioni di casi e 1,3 milioni di morti in 83 paese
10 maggio 2023: 480 milioni di malati, 27 milioni di morti. “Il virus è stato ingegnerizzato per essere resistente al vaccino”
Primo dicembre 22023, “previsti” 3,28miliardi di casi e 271 milioni di morti. Viene rivelato che la nuova psico-pandemia è stata provocata da un gruppo terrorista che si è infiltrato nei laboratori di bio-sicurezza.
Qui sotto un aarticolo allarmistico di Il Sole 24 Ore
Vaiolo delle scimmie, 92 casi confermati in 12 paesi
Oltre al nostro Paese l’Oms cita Australia, Belgio, Canada, Francia, Germania, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti
Qui Biden che lancia il grido:
Biden suona l’allarme su Monkeypox mentre il CDC avverte i medici americani
reicominciano gli immunologhi, ancora e ancora, senza fine
https://twitter.com/ossequioso/status/1528075676414316548?t=popvjHOk0d6OwfmVhYUnxQ&s=03
Apparentemente, la psico-pandemia di “vaiolo delle scimmie” verrà usata come motivo per cedere tutti i poteri di emergenza sanitaria degli stati all’OMS, ossia a Bill Gates, che la paga e copre quasi tutte le spese.
L’OMS PIANIFICA 10 ANNI DI PANDEMIE, DAL 2020 AL 2030
IL PIANO mostra che l’agenda ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede dieci anni di pandemie in corso, dal 2020 al 2030. Lo rivela una virologa dell’OMS, Marion Koopmans .
Qui la vera origine dell’infezione:
Il festival dell’orgoglio gay a Gran Canaria – a cui hanno partecipato 80.000 persone – è collegato all’epidemia di vaiolo delle scimmie in Spagna e a due casi in Italia, mentre il totale europeo raggiunge i 100
- Il Maspalomas Pride è diventato il secondo obiettivo dell’epidemia in Spagna
- Più di 100 casi di vaiolo delle scimmie sono stati segnalati in tutta Europa
- L’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito ha affermato che una percentuale notevole di casi recenti in Gran Bretagna e in Europa è stata trovata in uomini gay e bisessuali
- Tenuto dal 5 al 15 maggio, il Maspalomas Pride attira visitatori da tutto il continente.
Il primo focolaio globale di Monkeypox si verifica nella settimana esatta prevista nella simulazione di biosicurezza un anno prima
Gli epidemiologi di Twitter Jennifer Nuzzo e Bill Hanage sono sulla scena, ma ancora nessuna notizia da loro, se non trovino qualcosa di strano nel primo focolaio globale di Monkeypox verificatosi a metà maggio 2022, un anno dopo aver agito come consulenti su un simulazione di biosicurezza di un focolaio globale di Monkeypox verificatosi a metà maggio 2022
USA: MILIONI DI DOSI DI VACCINO CONTRO IL VAIOLO
Washington si è affrettata a procurarsi i vaccini mentre i casi del raro virus del vaiolo delle scimmie continuano a verificarsi negli Stati Uniti e in Europa
Le autorità sanitarie statunitensi hanno firmato un accordo per 119 milioni di dollari di dosi di vaccino contro il virus del vaiolo delle scimmie, dopo che a un uomo del Massachusetts è stata diagnosticata la rara ma potenzialmente grave malattia all’inizio della settimana.
Come è stato infatti annunciato attraverso una nota, la Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA) – un’agenzia governativa dedicata alla lotta contro le pandemie e il bioterrorismo – ha firmato il contratto multimilionario con l’azienda farmaceutica danese Bavarian Nordic mercoledì 18 maggio.
L’accordo base da 119 milioni di dollari, comprende anche una serie di opzioni contrattuali che, se esercitate, porterebbero il contratto a raggiungere un valore totale di 299 milioni di dollari, in cambio di circa 13 milioni di dosi liofilizzate del vaccino Jynneos.
Questo vaccino, originariamente creato per il vaiolo, è stato approvato per l’uso contro il vaiolo delle scimmie dalla Food and Drug Administration (FDA) nel 2019, proprio pochi mesi prima che venissero rilevati i primi casi di Covid-19 in Cina.
Le consegne iniziali del vaccino Jynneos non avverranno prima del 2023, ha dichiarato l’azienda, precisando che l’intero quantitativo di 13 milioni di dosi dovrebbe essere pronto tra il 2024 e il 2025, qualora il BARDA accettasse di estendere il contratto.
Il primo caso di vaiolo delle scimmie negli Stati Uniti è stato confermato mercoledì in un uomo che aveva recentemente viaggiato in Canada. I funzionari sanitari federali hanno poi dichiarato che stanno monitorando altre sei persone che si sono avvicinate a un viaggiatore infetto durante un volo dalla Nigeria al Regno Unito all’inizio di questo mese, mentre un altro possibile caso è oggetto di indagine da parte del Dipartimento di Sanità di New York.
Nelle ultime settimane sono state osservate diverse infezioni sospette o confermate anche in Gran Bretagna, Canada, Spagna, Portogallo, Italia e Svezia. L’Australia ha appena rilevato il suo primo caso.
Ieri, giovedì 19 maggio, la Bavarian Nordic ha annunciato di aver raggiunto un accordo anche con un “Paese europeo non specificato” per lo stesso vaccino antivaioloso a doppio uso – sebbene offerto con un marchio diverso – “in risposta a nuovi casi di vaiolo delle scimmie”. L’azienda non ha precisato il numero di dosi che verranno acquistate né ha fornito il prezzo complessivo del contratto.
Massimo A. Cascone, 20.05.2022
Fonte: https://www.bavarian-nordic.com/investor/news/news.aspx?news=6569
FONTE: https://comedonchisciotte.org/usa-milioni-di-dosi-di-vaccino-contro-il-vaiolo/
BAVARIAN NORDIC PRODURRÀ LE PRIME DOSI LIOFILIZZATE DI VACCINO CONTRO IL VAIOLO DOPO L’ESERCIZIO DELL’OPZIONE CONTRATTUALE DA PARTE DEL GOVERNO DEGLI STATI UNITI
- Opzione da 119 milioni di USD esercitata per la produzione di JYNNEOS ® liofilizzati nel 2023 e 2024
- Si tratta della prima serie di opzioni con un valore totale di 299 milioni di USD per convertire il vaccino sfuso esistente, precedentemente acquistato da BARDA, in circa 13 milioni di dosi di JYNNEOS liofilizzate
COPENHAGEN, Danimarca, 18 maggio 2022 – Bavarian Nordic A/S (OMX: BAVA) ha annunciato oggi che la US Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA), parte dell’Ufficio del Segretario aggiunto per la preparazione e la risposta presso il Dipartimento degli Stati Uniti di Salute e Servizi Umani, ha esercitato le prime opzioni contrattuali per la fornitura di una versione liofilizzata del vaccino contro il vaiolo JYNNEOS ® , consentendo così la produzione e la fatturazione delle prime dosi di questa versione nel 2023 e nel 2024.
Le opzioni hanno un valore di 119 milioni di dollari e rappresentano le prime opzioni esercitate per convertire il vaccino sfuso, già prodotto e fatturato in base a precedenti contratti con BARDA, in dosi liofilizzate di vaccino contro il vaiolo JYNNEOS. Opzioni aggiuntive sul contratto del valore di 180 milioni di USD, se esercitate supportano la conversione fino a un totale di circa 13 milioni di dosi liofilizzate del vaccino contro il vaiolo JYNNEOS che dovrebbero essere prodotte nel 2024 e nel 2025. La maggior parte del vaccino sfuso per questi dosi è già stato prodotto e fatturato.
Il trasferimento del processo di liofilizzazione al nostro nuovo impianto di riempimento e finitura a Kvistgaard è stato avviato lo scorso anno e, a seguito di un’ispezione della FDA nel 2022, porterà alla produzione commerciale nel 2023. Verrà realizzato un supplemento all’esistente JYNNEOS BLA liquido congelato comprendente il I dati della fase 3, già completati e riportati, insieme ai dati di produzione a supporto dell’approvazione della versione liofilizzata di JYNNEOS nel 2024. Parallelamente a queste attività, inizieremo, con l’aggiudicazione di questa prima opzione produrre e fatturare dosi di JYNNEOS liofilizzate nel 2023 e nel 2024.
Paul Chaplin, Presidente e CEO di Bavarian Nordic ha dichiarato: “Siamo lieti di annunciare l’esercizio delle prime opzioni nell’ambito del nostro contratto con il governo degli Stati Uniti per fornire una versione liofilizzata del vaccino contro il vaiolo con una durata di conservazione migliorata, che sarà essere prodotto nel nostro nuovo impianto di riempimento e finitura. Questo segna una pietra miliare significativa nella nostra partnership di lunga data con il governo degli Stati Uniti per garantire la disponibilità di vaccini salvavita per l’intera popolazione”.
I contenuti del presente annuncio non pregiudicano le aspettative della Società sui risultati finanziari per il 2022.
Questo progetto è stato sostenuto in parte con fondi federali dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani; Ufficio del Sottosegretario per la preparazione e la risposta; Autorità di ricerca e sviluppo biomedica avanzata, ai sensi del contratto n. HHSO100201700019C.
Informazioni sui nostri contratti di vaccino contro il vaiolo con il governo degli Stati Uniti
Dal 2003, Bavarian Nordic ha collaborato con il governo degli Stati Uniti allo sviluppo, produzione e fornitura di un vaccino contro il vaiolo non replicante per garantire che tutte le popolazioni possano essere protette dal vaiolo, comprese le persone con un sistema immunitario indebolito che sono ad alto rischio di reazioni avverse ai tradizionali vaccini contro il vaiolo, che si basano sulla replicazione di ceppi di virus vaccinia. Ad oggi, la società ha fornito quasi 30 milioni di dosi della versione congelata a liquido a HHS, la stragrande maggioranza è stata consegnata per un uso di emergenza prima dell’approvazione del vaccino da parte della FDA nel 2019.
Dal 2009, BARDA ha sostenuto lo sviluppo di una versione liofilizzata del vaccino con una durata di conservazione più lunga per sostituire le scorte e nel 2017 ha assegnato alla Società un contratto decennale del valore di 539 milioni di dollari per la fornitura di vaccini liofilizzati. Parte di questo contratto (37 milioni di dollari) ha finanziato lo studio di Fase 3. Inoltre, in base a questo contratto, Bavarian Nordic ha prodotto un vaccino sfuso per un valore di 253 milioni di dollari che si aggiungerà allo stock esistente di prodotti sfusi prodotti in base agli ordini precedenti, risultando collettivamente in circa 13 milioni di dosi per la consegna futura. La maggior parte del contratto (299 milioni di dollari), tuttavia, sarà realizzata con la fornitura delle dosi liofilizzate, che saranno prodotte presso il nuovo impianto di riempimento della società.
Informazioni su Bavarian Nordic
Bavarian Nordic è un’azienda di vaccini completamente integrata focalizzata sullo sviluppo, produzione e commercializzazione di vaccini salvavita. Siamo un leader globale nei vaccini contro il vaiolo e siamo stati un fornitore a lungo termine per il governo degli Stati Uniti di un vaccino contro il vaiolo non replicante, che è stato approvato dalla FDA, anche per la protezione contro il vaiolo delle scimmie. Il vaccino è approvato come vaccino contro il vaiolo in Europa e Canada. Il nostro portafoglio di prodotti commerciali contiene inoltre vaccini leader di mercato contro la rabbia e l’encefalite da zecche. Utilizzando la nostra tecnologia di piattaforma per il vaccino contro il virus vivo, MVA-BN ®, abbiamo creato un portafoglio diversificato di prodotti candidati proprietari e partner progettati per salvare e migliorare vite sbloccando il potere del sistema immunitario, incluso un vaccino contro l’Ebola, concesso in licenza alle società farmaceutiche Janssen di Johnson & Johnson. Siamo inoltre impegnati nello sviluppo di un vaccino COVID-19 di nuova generazione. Per ulteriori informazioni visitare www.bavarian-nordic.com .
Dichiarazioni previsionali
Questo annuncio include dichiarazioni previsionali che implicano rischi, incertezze e altri fattori, molti dei quali sono al di fuori del nostro controllo, che potrebbero far sì che i risultati effettivi differiscano sostanzialmente dai risultati discussi nelle dichiarazioni previsionali. Le dichiarazioni previsionali includono dichiarazioni riguardanti i nostri piani, obiettivi, obiettivi, eventi futuri, prestazioni e/o altre informazioni che non sono informazioni storiche. Tutte queste dichiarazioni previsionali sono espressamente qualificate da queste dichiarazioni cautelari e da qualsiasi altra dichiarazione cautelativa che può accompagnare le dichiarazioni previsionali. Non ci assumiamo alcun obbligo di aggiornare pubblicamente o rivedere le dichiarazioni previsionali per riflettere eventi o circostanze successivi alla data stabilita, salvo quanto richiesto dalla legge.
Contatti
Europa: Rolf Sass Sørensen, Vice President Investor Relations, Tel: +45 61 77 47 43
US: Graham Morrell, Paddock Circle Advisors, graham@paddockcircle.com , Tel: +1 781 686 9600
Annuncio aziendale n. 17/2022
Topic starter
La domanda che mi viene posta di più ora, è quali sono gli obiettivi dietro la pandemia. Nel mio libro “Dentro il Corona” puoi imparare molto a riguardo, vorrei fare un esempio qui.
Nel libro, io e il mio informatore Mr. X abbiamo dimostrato che la pandemia era stata preparata con largo anticipo. Quella che per molti suona come una teoria del complotto completamente priva di senso, la consideriamo provata secondo la nostra ricerca e la mostriamo nel libro. Se è così, allora sorge la domanda successiva: a cosa serve tutto questo?
È tutta una questione di soldi?
È chiaro che la pandemia è lì per rendere alcuni produttori di vaccini (e soprattutto i loro azionisti), molto più ricchi. La pandemia ha creato un mercato multi-miliardario di dollari all’anno per vaccini, test e così via, che pochi eletti quasi monopolizzano rastrellando i guadagni.
E come per caso, chi ha investito diversi miliardi per prepararsi a una pandemia, (che era stata definita “possibile”) riceve questo denaro. Lo dimostriamo in “Dentro il Corona” con così tante fonti che ai nostri occhi non ci sono più dubbi al riguardo.La domanda che sorge spontanea è: si tratta solo di soldi?All’inizio lo pensavamo, ma oggi dobbiamo renderci conto che saremmo estremamente felici se si trattasse “solo” di soldi. Sfortunatamente, mentre lavoravamo al libro, ci siamo resi conto che gli obiettivi erano completamente diversi.
Mr. X ha utilizzato il suo software per raccogliere i metadati, che ho poi analizzato e ricercato “a mano”. I metadati hanno rivelato che 21 organizzazioni sono state coinvolte nella preparazione della pandemia. Tuttavia, la mia indagine ha rivelato che otto di queste organizzazioni non avevano nulla a che fare con questo. Lavorano a stretto contatto con gli altri organizzatori della pandemia e sono generosamente finanziate da loro con molti miliardi di dollari, ma hanno obiettivi diversi.
Mentre lavoravamo a “Inside Corona” è diventato sempre più chiaro che questi sono i “grandi” obiettivi degli organizzatori e che la pandemia è lo strumento perfetto per raggiungere questi obiettivi.
Siamo quindi giunti alla conclusione che la pandemia è solo un mezzo per raggiungere un fine, e le centinaia di miliardi sono solo un bel bonus, ma la verità è che sono in gioco altri obiettivi, che forse sarebbero stati realizzati anche senza la pandemia, ma certamente non così rapidamente.La pandemia è arrivata nel momento perfetto per gli organizzatori e se la pandemia non fosse esistita avrebbero dovuto inventarla, cosa che pensiamo abbiano fatto.
Abbiamo scoperto una serie di obiettivi per cui gli organizzatori della pandemia stanno spendendo ingenti somme di denaro e che combaciano perfettamente. Non posso elencare e spiegare tutti gli obiettivi qui, poiché ciò andrebbe oltre lo scopo. Non a caso ho descritto questo sotto forma di libro, perché l’argomento è troppo ampio per essere pubblicato come articolo o come serie di articoli.Uno degli obiettivi degli organizzatori della pandemia può essere trovato nell’ingegneria genetica. E lo esamineremo pubblicando estratti dal libro.
Nell’ingegneria genetica esiste un processo chiamato “gene drive”. Quando due esseri viventi producono prole, c’è una probabilità del 50% che un gene venga trasmesso alla generazione successiva. Il gene drive è una tecnologia che può essere utilizzata per garantire che un determinato gene venga trasmesso alla generazione successiva con una probabilità del 100%. Si tratta quindi della modificazione genetica delle generazioni future. Ecco una citazione da “Dentro il Corona”:“ Questa ricerca sarebbe certamente considerata da molti almeno eticamente discutibile, quindi serve una buona ragione per fare ricerca. E questa ragione è la malaria, perché si stanno conducendo ricerche su come modificare geneticamente le zanzare che diffondono la malaria in modo tale che le future generazioni di zanzare femmine saranno sterili e le zanzare – e con esse la malaria – si estingueranno.
Ma se un ricercatore annunciasse di voler fare una ricerca sul “gene drive”, ad esempio per garantire che le future generazioni di persone abbiano solo capelli biondi e occhi azzurri, ci sarebbe un grande clamore e la sua carriera sarebbe finita.
Se nascondi la ricerca che rende esattamente questo possibile, ovvero la modificazione genetica delle future generazioni di esseri viventi, compresi gli esseri umani, nella direzione desiderata, dietro il nobile obiettivo di eradicare la malaria, allora non avrai problemi. Possiamo osservare dal vivo che è così, perché la ricerca sul “gene drive” va avanti da anni e nessuno protesta contro di essa. “
Praticamente tutte le ONG e le fondazioni che abbiamo esaminato nel libro finanziano programmi basati sul gene drive per combattere la malaria. Inoltre, gli organizzatori della pandemia hanno finanziato la ricerca sui gene drive con decine di milioni di dollari negli anni precedenti la pandemia e hanno persino pianificato una “riserva di finanziamento dedicata”, con la quale le autorità di regolamentazione dei paesi africani volevano poter svolgere questa ricerca in natura. È ovvio che questa “riserva di finanziamento stanziata” era una tangente.
Nel 2021 i nostri “amici” hanno pubblicato un rapporto sui risultati della ricerca sul gene drive. Nel rapporto, hanno annunciato con orgoglio di essere riusciti a far crollare, cioè a sradicare, una popolazione di zanzare della malaria in una generazione. In altre parole, ci sono riusciti, il gene drive funziona allo stato brado.Allo stesso tempo, un altro messaggio era interessante. In “Dentro Corona” scrivo:Il 12 luglio 2021, l’OMS ha annunciato di voler già sperimentare sul genoma umano:
” Due nuovi rapporti pubblicati oggi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) contengono le prime raccomandazioni globali intese ad aiutare a migliorare l’editing del genoma umano come pubblico strumento sanitario, con particolare attenzione alla sicurezza, all’efficacia e all’etica. (…) “L’editing del genoma umano ha il potenziale per migliorare la nostra capacità di curare e guarire le malattie, ma il pieno impatto sarà raggiunto solo se lo usiamo a beneficio di tutte le persone, piuttosto che affrontare il rafforzamento delle disuguaglianze sanitarie tra e all’interno dei paesi”, ha affermato Dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’OMS. “
Il comunicato stampa dell’OMS faceva riferimento a due rapporti scritti da un comitato di esperti dell’OMS. Questa commissione sta elaborando le linee guida per le modifiche del genoma umano.In parole povere: mentre gli organizzatori della pandemia riferiscono che il gene drive funziona in natura, l’OMS, controllata dagli stessi organizzatori, sta già segnalando di aver costituito una commissione per redigere le linee guida per le modifiche del genoma umano.
Il network
Si potrebbe anche trovarlo sensato, perché se questa tecnologia esiste, ha senso stabilire regole per il suo utilizzo. Tuttavia, diventa problematico quando le stesse persone e finanziatori sono coinvolti in tutti i progetti. Creano la tecnologia e poi scrivono le regole per usarla da soli, e ovviamente la vogliono usare per guadagnare un sacco di soldi.
Ed è esattamente la situazione che abbiamo qui. In “Dentro il Corona” scrivo:
“E ora indovina chi c’è nel gruppo di esperti dell’OMS che ha il compito di redigere linee guida per l’editing del genoma umano. Lì siede di nuovo Margaret Hamburg, la signora che ha assistito praticamente a tutti i punti chiave della preparazione alla pandemia, che due mesi prima della pandemia ha chiesto il raggiungimento dell'”iperproduzione” di vaccini mRNA, il che fa avanzare i progetti di gene drive e così via. Questa signora ora (co-)deciderà come viene alterato il genoma umano”.
I lettori abituali dell’Anti-Spiegel potrebbero ancora ricordare Peter Piot, di cui ho ampiamente parlato, perché è un esempio di lobbisti posti in posizioni chiave che hanno suggerito ai governi durante la pandemia quali misure attuare, quali vaccini acquistare e così via.
Tuttavia, Peter Piot è un pesce relativamente piccolo, perché in “Dentro il Corona” abbiamo individuato una ventina di persone che sono state pagate per anni dagli organizzatori della pandemia e che ora sono state poste in posizioni chiave per suggerire ai governi, come consulenti, come fare ad affrontare la pandemia.
Uno dei più grossi tra questi pesci è Margaret Hamburg, che siede letteralmente ovunque. E alla fine di ottobre 2019, due mesi prima che i primi casi di coronavirus fossero noti a Wuhan, ha chiesto l’uso massiccio di vaccini mRNA in una tavola rotonda. Ne scrivo in “Dentro il Corona”:
Questo era il 29 ottobre 2019, solo due mesi prima della scoperta dei primi pazienti di Covid-19 in Cina. I funzionari governativi incaricati del controllo normativo delle medicine e dei vaccini stanno parlando di eludere tale controllo normativo. Quando si hanno tali controllori, l’industria farmaceutica è felice. E dopo tutto, pagano le persone attraverso le loro ONG”.La terapia genica
Da un punto di vista medico, i vaccini mRNA sono per definizione una terapia genica. Tuttavia, è stato legalmente stabilito che questo tipo di terapia genica non è legalmente considerata terapia genica se somministrata come vaccinazione, il che dimostra ancora una volta come tutto sia stato preparato bene. Dal punto di vista medico, invece, è una terapia genica, come dicono apertamente i signori quando sono tra loro..I dettagli, comprese le fonti, possono essere trovati qui. https://www.anti-spiegel.ru/…/eine-frage-der…/
Margaret Hamburg ha preso parte a molti eventi di preparazione alla pandemia e già prima della pandemia ha sostenuto l’introduzione dei vaccini mRNA, aggirando i normali criteri di approvazione e la vaccinazione di massa, ha contribuito a condurre gli esperimenti di gene drive in natura e ora fa parte della commissione dell’OMS che stabilisce le regole per manipolare il genoma umano. E la signora Hamburg è pagata dagli oligarchi che guadagnano centinaia di miliardi dalla pandemia e dai vaccini mRNA.
Non possiamo rispondere alla domanda su cosa intendono fare i signori iniettando la terapia genica in tutta l’umanità. Ma poiché questo non è discusso pubblicamente dai media, ma è nascosto al pubblico, potrebbero non avere le migliori intenzioni.Puoi leggere come questa terapia genica si adatta agli altri piani degli organizzatori della pandemia in “Inside Corona”. Non abbiamo nemmeno una risposta definitiva agli obiettivi esatti dietro. Stiamo solo affermando i fatti, ma puoi decidere tu quali sono gli obiettivi dietro la pandemia sulla base di quei fatti, perché i signori li nominano loro stessi.
Non dicono pubblicamente cosa vogliono implementare esattamente, come e quando, ma conoscere i loro obiettivi almeno ci dà l’opportunità di capire in che direzione andranno le cose.
https://www.anti-spiegel.ru/…/die-ziele-hinter-der…/FONTE: https://forum.comedonchisciotte.org/articolo-segnalato-per-pubblicazione/le-reti-che-hanno-creato-al-pandemia-2parte-uno-degli-obiettivi-dietro-la-pandemia/
I MINISTRI DEL G7 SI ESERCITANO OGGI PER LA PROSSIMA PANDEMIA – IL “VAIOLO DEL LEOPARDO”
Meeting dei ministri della Salute del G7 e prove generali per la prossima pandemia: i giovani potrebbero morire per il vaiolo del leopardo!
Nel corso di una riunione, i ministri della Sanità dei Paesi del G7 vogliono riprodurre il quadro di una pandemia di vaiolo nel 2023. Lo riferisce il quotidiano “Bild”. Lo scenario sembra preoccupante.
La pandemia di Corona è costata milioni di vite in tutto il mondo. Sebbene nel frattempo sia tornata la normalità in molte aree della vita, le persone infettate dall’insidioso virus continuano a morire ogni giorno in questo Paese. Non solo la paura di un’altra ondata di Corona e di nuovi lockdown è onnipresente. Rimane anche il timore che una nuova pandemia possa essere molto peggiore. I ministri della Sanità dei Paesi del G7 vogliono essere meglio preparati in futuro nel caso di un’altra epidemia globale.
Secondo lo scenario, il vaiolo del leopardo si diffonderebbe rapidamente
Secondo le informazioni del quotidiano “Bild”, nella riunione di giovedì 19 maggio, i ministri intendono riprodurre il corso di una pandemia nel 2023. In questo scenario, un leopardo morderebbe un uomo trasmettendogli il pericoloso virus del vaiolo. L’infezione si diffonderebbe quindi rapidamente da persona a persona. Molte persone si ammalerebbero del cosiddetto “vaiolo del leopardo”, finirebbero per essere ricoverate in ospedale e morirebbero. Inoltre, la malattia causerebbe molti danni a lungo termine e colpirebbe “in modo sproporzionato” i giovani, che spesso ne muoiono.
Il ministro della Salute Karl Lauterbach si confronta con i colleghi su questa pandemia fittizia
Secondo la “Bild”, ai ministri della Sanità intorno al tedesco Karl Lauterbach (59 anni, SPD) verranno mostrati tre brevi video che descrivono i possibili sviluppi della pandemia e avranno poi 25 minuti a disposizione per discuterne. L’obiettivo è valutare una “risposta coordinata” del G7 in seguito alla diffusione del virus a livello mondiale.
Individuato in Gran Bretagna il virus del vaiolo delle scimmie
Lo scenario della pandemia di “vaiolo del leopardo” sembra spaventosamente reale alla luce delle notizie recenti.
Poco tempo fa, è stato rilevato il virus del cosiddetto vaiolo delle scimmie in uomini omosessuali in Gran Bretagna. Ma gli esperti hanno già detto che è tutto a posto. Solo le persone sintomatiche possono trasmettere il virus attraverso il contatto ravvicinato. Inoltre, di solito provoca solo sintomi lievi (tra cui un’eruzione cutanea). ( ndr invece sul mainstream scatta l’allarme: Vaiolo delle scimmie: i sintomi del virus ei casi in Europa)
Gli utenti di Twitter prendono in giro l’esercitazione prevista per il G7
Su Twitter, la prevista esercitazione dei ministri della Salute del G7 è stata molto discussa poco dopo la pubblicazione del rapporto della “Bild”. Un utente chiede: ” Se mi morde un leopardo, il problema del vaiolo si risolve immediatamente.
Quanto denaro ci sta costando questo inutile esercizio per la prossima falsa pandemia?”. Un altro utente lo vede come “il preludio alla prossima corsa alla vaccinazione obbligatoria”. E un altro critica, alludendo a un carro armato tedesco: “Per fortuna è Leopardpocken e non Leopard2Pocken. Si stanno rendendo ridicoli”.
FONTE https://www.news.de/politik/856283700/leopard-pocken-g7-gesundheitsminister-proben-naechste-pandemie-karl-lauterbach-beraet-mit-kollegen-ueber-virus-szenario/1
E’ UNO SCHERZO DELLA BILDZEITUNG??? Una riunione ha effettivamente luogo.
E Bill Gates aveva già parlato del rischio-vaiolo nel corso dell’ ‘Event 201’, a novembre del 2019. Quanto abbiamo vissuto negli ultimi due anni dovrebbe spingerci a non sottovalutare le “simulazioni”.
A novembre 2021 Gates era tornato sull’argomento “pandemie” durante un importante meeting di Policy Exchange, che è il principale think tank del Regno Unito. In quell’occasione il Presidente della Bill & Melinda Gates Foundation aveva invitato i Governi del mondo a investire su ricerca e sviluppo per prepararsi a eventuali nuove pandemie e a “attacchi” compiuti proprio tramite vaiolo.
Infine, un vaccino contro il vaiolo delle scimmie esiste già, l’FDA lo ha approvato nel 2019.
FONTE: https://www.nogeoingegneria.com/news/scenario-drammatico-del-vaiolo-del-leopardo-i-ministri-del-g7-si-esercitano-per-la-prossima-pandemia/
Storia di una débâcle annunciata
Alla ricerca della sicurezza informatica perduta. Tra un convegno e l’altro
Quello che sta accadendo è fuori dal mondo. Vi prego di credermi: ho ricoperto per decenni, e anche l’anno scorso, il ruolo di responsabile di sistemi informatici, in organizzazioni piccole, grandi e globali, industriali, private e governative. Non ho mai visto niente di simile. Attacchi informatici preannunciati, mirati, tutti a segno, contro ogni genere di sistema computerizzato e/o telematico, interno, pubblico, infrastrutturale, commerciale: non si erano mai visti con questa pluriquotidiana cadenza e con impatti sui servizi tanto eclatanti.
Qualcuno dice: è la sindrome del disastro ferroviario, quando ne succede uno grave, poi per un mese ne vengono riportati uno al giorno più limitati, malfunzioni, rischi sventati. Non è così per due motivi. Il primo è l’esistenza di un ben preciso contesto, che non è, si badi, la guerra russo-ucraina in sé ma la situazione specifica di para-belligeranza in cui Italia e Russia si trovano. L’Italia è posizionata dal lato giusto ma sta seguendo una linea mediatica sovraesposta e sopra le righe. Solo in Italia (ma sono qui per ricevere smentite, se del caso) nel nostro continente, assistiamo a una fucilazione sommaria non delle tesi russe ma del metodo di inchiesta e oggettività. Si invitano in TV giornalisti/e dell’apparato russo e li si lincia senza ascoltare, a prescindere, e loro non aspettano altro: ponendosi aggressivamente sul loro piano si finisce in un grottesco e rissoso pareggio. “Parlate voi che ci avete invaso nel 1941? che seguivate Mussolini?”. Pubblicità, e punto a capo. E gli hacker sono tutti russi, li prendevamo in ridere.
Il secondo motivo è stato ben evidenziato da Umberto Rapetto, siamo attaccati con tecnologie vecchie di trent’anni che solo preludono, attraverso la negazione dei servizi da parte delle vittime immobilizzate dagli hacker, a ben peggiori attentati tesi a infettare e alterare intere reti, rendendo indisponibili o inaffidabili i dati. Siamo pertanto al redde rationem di una situazione costruita negli anni e dall’oggi al domani ben poco si può fare e quel poco non esce sicuramente dalla pletora di convegni, osservatori, commissioni a cui partecipano i vari preposti. Le reali speranze di resistenza-resilienza sono legate alla tempestività e alla concretezza dei singoli responsabili dei singoli sistemi informatici. Ai Grand Commis si richiede solo di starsene buoni e non fare altri casini oltre a quelli degli hacker, in quella che sarebbe un’involontaria ma grandguignolesca sindrome di Stoccolma.
Facciamo un passo indietro. Quando sono entrato nei sistemi IT che allora si chiamavano EDP, c’erano ancora in circolazione i vecchi ragiunatt che avevano portato le schede perforate nei reparti contabilità e paghe. Non ci si attendeva molto di più dai calcolatori, così quando si iniziò a parlare di terminali su tutti i tavoli, di accesso diretto degli utenti ai sistemi, la diffidenza fu immensa. Nessuno si sentiva tagliato per quelle cose lì, pochi ne avevano curiosità, tutti timore (perdite di tempo, trovarsi in panne sul più bello, progetti macchinosi e cambiamento dei propri consolidati modi di lavoro, diminuzione del personale e quindi del potere).
La categoria dei capi di sistemi prese a smaniare per arrivare nella stanza dei bottoni, riportare all’AD, porsi in relazione con il business, che però non capiva e quindi non metteva mano al portafoglio. La pretesa di influire sul business, tipica degli anni 80-90 del secolo passato, si può dire sia fallita ma non del tutto, lasciando l’ICT in una posizione né carne né pesce, con molti cantieri aperti e in una postura finanziariamente vincolata: spendete fino a X non una lira oltre; e se c’era da fare un taglio per crisi si andava sempre lì, cancellando progetti, posponendoli, rimandando investimenti. La cosa peggiore di tutte: l’ICT fu messo sotto il controllo del CFO, che salvo rare eccezioni è la persona più negata all’innovazione tecnologica, assieme al capo risorse umane, al quale molti ICT ebbero l’ardire di tentare il furto della funzione organizzazione. Con esiti letali, per loro.
La bufala Y2K (“baco del millennio”), sopraggiunta dopo 5-6 anni di fine secolo caratterizzati da grandi investimenti inutili per un banale problema di date, causò una perdita di credibilità ai nostri ICT da cui non ci saremmo più ripresi. I CFO diventarono de facto i capi dei sistemi e fecero piani seri per rientrare del danaro buttato. All’ICT si chiese concretezza tecnica, attenzione alle infrastrutture, definizione delle specifiche per contratti di servizi terzi, che poi avrebbe negoziato e gestito il CFO.
Allora si consolidò e appalesò l’enorme ritardo accumulato dai nostri sistemi in termini di sicurezza informatica. Troppa inutile attenzione a cambiare i processi utente, alla strategia, all’allineamento con il business. “Tornate in sala macchine, scrivete codice e query, presidiate gli accessi, l’integrità e la sicurezza dei dati”. Una parola, fare questo con una specie di obolo di S. Pietro da versare alle scartoffie delle big di consulenza che andavano a farsi ingaggiare dall’AD, con il CFO alle costole che non capiva che cos’era un firewall, con un budget che si assottigliava sempre a metà anno.
A partire dalla metà degli anni 1990, l’ICT cominciò con una qualche serietà a fare capolino nella P.A.. Per una fisiologica isteresi, mentre il mondo privato faceva retrenching sulla spesa informatica, nello Stato esplodeva la voglia di bit e byte. La risposta ovvia fu la creazione di agenzie e sottoagenzie, con l’arrivo in città dei gabbiani della consulenza. Non fu certo la creazione di competenze solide e mirate, quelle che oggi ci farebbero sentire al sicuro. Persone come Rapetto rimangono ritratti che addobbano le nostre pareti, così come le sue sono addobbate dagli encomi ricevuti. Detto in sirventese del Trecento, nei sistemi informatici di Stato giravano molti emeriti. Aggiungete voi.
Quella tracotante, sprezzante ironia che accompagnava l’ICT, l’abitudine di rifilargli sempre i peggiori che non funzionavano nel business, la scarsa attenzione alla preparazione tecnica del management, la cecità rispetto a quello che veniva avanti nel mondo, l’idea che noi eravamo più furbi e non buttavamo i soldi nei videogiochini, lo snobismo delle alte sfere: tutte cose che ho visto e di cui parlo. Altre, che solo ho intuito, non le cito nemmeno ma potete arguire che molti soldi siano andati nelle tasche non volute dal cittadino.
Il ritardo con cui ci stiamo muovendo, se ci stiamo muovendo, la vulnerabilità sconcertante nascono secondo me da questa storia. C’è poi un risvolto ancora più triste: il silenzio colpevole, mistificatorio con cui questa grave questione è trattata dal mainstream dell’informazione. L’eredità, l’onda lunga dell’eclissi democratica sperimentata durante il Covid sta spandendosi sinistramente anche qui. Si discute (ma più che discutere si proclama gonfiando il petto) di libertà, di autodeterminazione altrui e intanto malinconicamente cala il sipario sulla nostra democrazia, fondata sul lavoro e non sul reddito di cittadinanza, sul diritto all’informazione e non sul pensiero unico.
La TV racconta in tre secondi i casi di black-out di ministeri, ferrovie, ospedali, poi qualcuno minimizza, circoscrive, piazza il gerundio d’obbligo, stiamo -endo, -ando, e poi parte il convegno, si apre il libro bianco, si invoca la commissione. Un bel censimento per iniziare, poi ci sono i comodi, confortevoli titoli del PNRR dove può rientrare la software-house del cognato o la start-up del figlio che sa solo smanettare (sullo smartphone, intendo).
Siccome è noto che l’80% delle violazioni hanno origine, fraudolenta o inavvertente, nelle persone, viene da pensare che una notevole sacca di sabotatori si annidi nelle nostre istituzioni, specie statali. Disfattisti ce ne sono sempre stati, furti e furtarelli, piccoli sabotaggi, lettere e denunce anonime, calunniose o veritiere: specie i ministeri e l’apparato giudiziario hanno visto tonnellate di queste pellicole. Un paese che va male prima o poi mostra quanto faccia schifo la propria parte peggiore e il web la propaga a tutto il mondo, come in un repellente reality o Truman-show. La presunta valvola di sfogo del whistleblowing non sembra funzionare (l’anonimato è mio e me lo gestisco io, e chi fa la spia sappiamo di chi non è figlio).
Domani è un altro giorno, si violerà.
FONTE: https://www.infosec.news/2022/05/22/news/sicurezza-digitale/storia-di-una-debacle-annunciata/
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