RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 27 AGOSTO 2019

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 27 AGOSTO 2019

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Una generazione passa dopo l’altra fra gli uomini.

Dio, che conosce l’essenza degli uomini, si tiene nascosto.

(Insegnamento per Merikaré, Faraone della X Dinastia – Egitto 2050 A.c.)

In: La saggezza dell’antico Egitto, Guanda, 1990, pag. 51

 

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Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito www.dettiescritti.com

 

Precisazioni

 

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La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.

 

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SOMMARIO

Questa crisi politica ricorda il ribaltone e la defenestrazione di Berlusconi

Congiura (europea) contro Salvini 1

Salvini sull’intesa M5S-PD: ribaltone pronto da tempo

Breve storia della crisi 1

Suicidi: quel male oscuro che attraversa l’Arma. 1

Wall Street Journal: lasciate che gli italiani votino Salvini 1

Truffa 5 Stelle, il giocattolo preferito dei nemici dell’Italia. 1

Scandalosi Clinton: 50 testimoni morti, Epstein è l’ultimo. 1

“Se il Pd tornerà al comando insabbierà il caso Bibbiano”. 1

I pompieri di New York: le Torri Gemelle erano state minate. 1

Se le forme del diritto possono essere asservite al delitto. 1

“MAI PIÙ SENZA MAESTRI”: 1 ZAGREBELSKY VS WEBER.. 1

Vittima del caso Epstein anche Andrea, lo chef di Cipriani?. 1

Siamo tutti bugiardi 1

La teoria economica di Marc Faber 1

L’ILLUSIONE  DELL’ECONOMIA  QUALITATIVA.. 1

Agcom, Inps, Eni e le altre: la crisi di governo complica la partita sulle nomine pubbliche. 1

Cgia Mestre: piccole imprese pagano più tasse delle medio-grandi 1

Bergoglio. L’intervista senza Dio. 1

AMAZZONIA, IL NUOVO TERRENO DI BATTAGLIA DEL SINISTRISMO MONDIALE.. 1

Peggio del patto degli zombie, la fanta-sinistra di Bersani 1

Conte vuol farsi bello con i burocrati europei: finirà malissimo!. 1

“La chemioterapia può uccidere prima del tumore”: l’allarme su Lancet 1

I NEURONI SPECCHIO E LA SOCIALITÀ DELL’UOMO.. 1

 

 

EDITORIALE

Questa crisi politica ricorda il ribaltone e la defenestrazione di  Berlusconi

Manlio Lo Presti – 27 agosto 2019

Il nostro Paese ha una posizione geografica difficile. Al centro del Mediterraneo da millenni, ha saputo sfruttare la posizione sagacemente fino all’inizio del Seicento. Successivamente, la localizzazione è diventata uno svantaggio economico, sociale, e soprattutto geopolitico. Ha iniziato a diventare il campo di battaglia delle potenze continentali che si sfidavano per procura nei territori italiani frammentati in numerosi staterelli in lotta perenne fra loro con il sostegno dei germanici, dei francesi e degli spagnoli.

Mi pare che, sia pure con le dovute differenze, lo scenario non cambia ad eccezione della irruzione pesante degli Stati Uniti nella storia d’Europa.

L’Italia quindi è uno Stato cuscinetto che serve come piattaforma strategica per controllare – con le armi elettroniche statunitensi e le parabole a Niscemi – l’area est europea e la Russia. Da questo ruolo ancillare, subalterno e servile non se ne esce! Coloro che tempo per tempo hanno tentato di tracciare una strategia autonoma in politica estera sono stati sterminati con attentati o, più di recente, con l’arma del processo giudiziario, con riconoscimento di innocenza dopo una media di venti anni dopo (Dumas vers. 57.15.2.1.0).

La lista dei politici e degli imprenditori che hanno cercato di far diventare l’Italia un Paese dignitoso con una propria politica internazionale è lunga ma sono stati tutti assassinati, eliminati, radiati, processati, diffamati e affamati.

Questo governo, che ha tentato di intraprendere strategie a tutela degli interessi nazionali e non di quelli dei pretoriali di Bruxelles, ha fatto la stessa fine dei precedenti.

MANCA ANCORA IL MORTO AMMAZZATO CON UNA BOMBA,

MAGARI DI FABBRICAZIONE DI UN PAESE ORIENTALE DI CUI HANNO USATO

LO STESSO ESPLOSIVO PER LA STRAGE DI CAPACI…

 

Gattopardescamente, cambiano i suonatori ma la musica è la stessa.  L’Italia deve rimanere sottomessa.

Come disse Churchill:

“l’Italia deve rimanere debole ed incapace di agire da sola.

Ma se arriva sul punto di crollare, interveniamo noi”

Sulla base di quanto appena detto, non è cambiato nulla e quindi anche la crisi estiva attuale rientra nel copione che per noi è scritto dal 1945 dall’asse infernale anglo-franco-tedesco-USA.

P.Q.M.

Sono del tutto assenti le possibilità che qualcosa cambi in meglio per la popolazione italiana che ha espresso un voto del tutto divergente dalle alleanze parlamentari che usciranno fra poco. Rimane inoltre, l’arma presidenziale della nomina del V, VI, VI, VIII. IX, X, XI, governo-tecnico-fate-presto.

Un governo ce-lo-chiede-l’europa che avrà il compito di finire il lavoro sporco che il governo Salvini demmerda aveva interrotto.

Il nostro Paese diventerà una landa desolata NELL’INTERESSE DEGLI ITALIANI, con:

  • 000.000 di disoccupati,
  • Emigrazione di massa di italiani perfino in Russia per trovare lavoro,
  • Svendita delle imprese a francia, germania, svizzera, spagna, usa,
  • Tassa patrimoniale di circa 60.000 euro per costringere la popolazione a cedere le proprie case a due soldi a finanziare germaniche,
  • Spostamento tramite fusione Unicredito-Deutsche Bank di iniziali oltre € 1.600.000.000.000 di risparmi italiani su un totale di € 4.250 miliardi,
  • Sbarchi forsennati, infiniti, a marce forzate di iniziali 10.000.000 di nordafricani islamici antropofagi violentatori. Il 90% dei MIGRANTI-PAGANTI che gli Stati africani scaricano su di noi sono ex detenuti. La stessa maxioperazione che fece l’Inghilterra quando scaricò i detenuti su navi dirette nel Nuovo Mondo: la storia non cambia.

Il nostro Paese è veramente nei guai e questa classe politica costituita da serial killer fra i più corrotti e cocainomani della terra, non fa sperare in un miglioramento.

Ai primi segnali di focolai di guerra civile che arriverà, cari signori arriverà, avremo gli inglesi e suoi sodali della Cupola che interverranno per lasciarci in coma ma senza morire perché hanno ancora da razziare…

A come stanno le cose in questo momento, gli italiani non hanno nessuna possibilità di uscirne con le ossa intere!!!!!!!!!!!!!!!!

Ne riparleremo!

 

 

 

IN EVIDENZA

Congiura (europea) contro Salvini

Andrea Indini – 26 agosto 2019

C’è una data, il 16 luglio, che va tenuta bene a mente per capire la crisi di governo che ha portato alle dimissioni di Giuseppe Conte da Palazzo Chigi. Certo, a rompere è stato Matteo Salvini facendo presentare dai suoi uomini una mozione di sfiducia contro il presidente del Consiglio, ma il ministro dell’Interno si è di fatto trovato “stritolato” tra congiuranti che stavano già preparando l’inciucio giallorosso. Non stupisce, infatti, che Romano Prodi, massimo supporter italiano di un’Europa anti-sovranista, si sia speso in prima persona per un’intesa tra il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico. Il tutto per arginare l’avanzata della Lega che, a fine luglio, era data dai sondaggisti a un passo dal 40%.

Ma proviamo a mettere in fila alcune date. E partiamo dal 16 luglio, quando Ursula von der Leyen viene eletta presidente della Commissione europea con 383 voti a favore, 327 voti contrari e 22 astensioni. Non si tratta di un nome qualunque, ma di una vera e propria propagazione di Angela Merkel. Iscritta alla Cdu dal 1990, è stata ministro per vari portafogli in tutti i governi presieduti dalla cancelliera tedesca. La sua elezione è lo scacco matto di Berlino al termine di una partita giocata al fianco di Emmanuel Macron per spaccare il blocco sovranista in Europa. Ovviamente, in quell’occasione, la Lega vota contro. Inaspettatamente, però, il Movimento 5 Stelle si schiera a sostegno della von der Leyen vantandosi addirittura di essere “ago della bilancia” per la sua elezione.

Quell’appoggio viene letto da alcuni leghisti come un “complotto”.

O meglio: una congiura per frenare l’avanzata sovranista in Italia.

Col senno del poi, ci vedono giusto. 

Il Russiagate all’italiana risale, infatti, a una manciata di

 

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http://blog.ilgiornale.it/indini/2019/08/26/congiura-europea-contro-salvini/

 

 

 

 

 

Salvini sull’intesa M5S-PD:

 ribaltone pronto da tempo

27.08.2019

In una conferenza stampa al senato, il leader della Lega Matteo Salvini interviene duramente sulle trattative tra gli ormai ex alleati del M5S e il PD per formare una nuova maggioranza di governo.

Un governo che avrebbe “le poltrone come unico collante, lontano dal paese reale, che sta nascendo da un gioco di palazzo che è esattamente il contrario di quello che la maggioranza silenziosa e laboriosa del popolo italiano ha votato da due anni a questa parte”. Con queste parole il vicepremier leghista commenta la svolta nelle trattative tra M5S e PD, che procedono verso un’intesa per la formazione di un governo “giallorosso”.

Un ribaltone pronto da tempo, un accordo di cambio di governo deciso a Bruxelles e sigillato dall’accordo di voto per Ursula Von der Leyen, denuncia Salvini. Rivendica l’azione del governo, i risultati ottenuti in termini di sicurezza del paese e si dice “inorridito” dall’idea che “qualcuno in nome del patto per le poltrone voglia smontare quello che abbiamo faticosamente montato per un anno”.

Un percorso lineare

Andare al voto subito, come altri paesi europei che voteranno in autunno. “Sarebbe stato un percorso lineare e trasparente” quello invocato sin da subito dalla Lega, che aveva aperto la crisi di governo proprio per “ridare la voce agli elettori”, come aveva più volte ribadito Salvini durante il “tour balneare” di agosto.

Tuttavia, spetta al presidente della Repubblica, a cui compete la gestione della crisi di governo, il potere di indire le elezioni. “Giustamente le elezioni le indice il presidente della Repubblica, mi guardo bene dall’entrare in campi altrui – e aggiunge – vado avanti a fare il mio lavoro, poi se verrà qualcun altro gli spiegherò come si fa il ministro dell’interno”.

Non ci sarà nessuna insurrezione popolare

Salvini garantisce che in caso di governo giallo-rosso non porterà i suoi elettori in piazza. “Io faccio il ministro degli Interni, mi occupo di tranquillità e sicurezza, non di insurrezioni popolari”, ironizza. Sicuramente, continua, un governo con il PD, già bocciato dalle elezioni non corrisponde a un sentimento popolare, ma “non siamo nel 1848”. “Ho garantito libertà,

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https://it.sputniknews.com/italia/201908278024084-salvini-sullintesa-m5s-pd-ribaltone-pronto-da-tempo/

 

 

 

 

 

Breve storia della crisi

Antonio Angelini – 25 agosto 2019

Voglio raccontare la mia interpretazione su come nasce la crisi di governo.

Fissiamo dei paletti iniziali:

1) Questo governo nasce con 3 partiti che trovano una quadra.  Il Movimento 5 stelle con il doppio dei voti della LEGA , la Lega che si stacca dalla alleanza elettorale con Forza Italia e FDI e il partito del Presidente della Repubblica che è il terzo convitato di pietra nel tavolo del Governo gialloverde.

Il convitato di pietra inserisce almeno 2 ministri importantissimi, Tria al MEF e Moavero agli esteri oltre a vietare a Savona il MEF.

La dimostrazione che sul MEF il Presidente della Repubblica non si fida né della Lega nè dei 5 stelle è che le deleghe ai sottosegretari di Tria vengono date ad APRILE 2019 (RIPETO APRILE 2019), un anno dopo le elezioni (vi pare normale?).

2) Questo governo nasce come un governo di rottura e contestazione del sistema imperante, dominato dalla Unione Europea che impone agli stati non solo le regole generali (il 3% ad esempio), ma anche delle ulteriori restrizioni in materia economica sempre più stringenti (3 % diventa 1.8% ad esempio). Quindi per essere un governo di rottura rispetto al passato, i due alleati Giallo e Verde dovranno essere molto coesi per non farsi limitare in maniera eccessiva dal terzo che è la garanzia UE (Tria – Mattarella-Moavero).

Cronologia:

A mano a mano che il governo va avanti, i 5 stelle perdono consenso a favore delle Lega. D’ altronde si sono presi anche i ministeri più complicati, soprattutto in un periodo di congiuntura economica non favorevole.

Fino a gennaio tutto bene, il decreto dignità voluto da Di Maio e la finanziaria vengono varati. Flat tax per partite iva sino a 65.000 euro (LEGA) e Reddito di Cittadinanza (M5S) le novità più importanti che erano la realizzazione (parziale) delle promesse elettorali.

Cito Alberto Bagnai sul primo problema sorto tra Conte e LEGA: “sull’oro di Bankitalia lei da avvocato del popolo si è trasformato in avvocato di Bankitalia (proprietà verso gestione)”. La Lega tenta di ribadire che l’Oro è del POPOLO Italiano e non di Bankitalia che lo custodisce. Conte non è d’accordo (primo strappo).

A maggio si arriva alle elezioni europee e durante la campagna elettorale, i 5 stelle iniziano a sparare ad alzo zero contro l’alleato di governo. Salvini tenta di salvare la alleanza contro il parere di alcuni dei suoi che invece vorrebbero la crisi subito, visto l’atteggiamento di Toninelli, Trenta e molti altri esponenti di spicco. Salvini salva il governo adducendo questi attacchi al bisogno assoluto del 5 stelle di diversificare la offerta elettorale rispetto alla LEGA per poter risalire nelle percentuali (non servirà).

Su questo stesso blog, auspicavo un rimpasto di governo con Trenta, Costa e Toninelli sostituiti con ministri Lega oppure anche con altre 5 stelle ma più attenti a non pestare i calli a Salvini almeno sul tema principe, quello

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http://blog.ilgiornale.it/angelini/2019/08/25/breve-storia-della-crisi/

 

 

 

 

Suicidi: quel male oscuro che attraversa l’Arma

Dall’inizio dell’anno in 12 si sono tolti la vita

Giovanni M. Jacobazzi – 24 agosto 2019

«Neppure durante il periodo del terrorismo», dichiara un maresciallo dei carabinieri, negli anni di piombo collaboratore del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, a proposito dell’aumento esponenziale dei suicidi nelle forze di polizia. Trentasette dall’inizio dell’anno, di cui dodici nell’Arma.

«Solo nell’ultima settimana si sono tolti la vita tre carabinieri», prosegue il maresciallo che preferisce restare anonimo.

Eppure il contesto è molto cambiato dagli anni Settanta dove, oltre ai pericoli della lotta armata, la disciplina era ferrea e la pur minima trasgressione dei regolamenti comportava il trasferimento dalla sede di servizio. «Tantissimi – aggiunge il maresciallo – erano i carabinieri inviati in ‘ servizio provvisorio’ a centinaia di chilometri di distanza, dalla sera alla mattina, per violazioni che oggi farebbero sorridere».

Sul perché, allora, di questo malessere diffuso che spinge a gesti estremi nessuno dei vertici si sbilancia, preferendo optare per la “rimozione“ del problema.

Le forme di associazionismo sindacale, pur recentemente autorizzate, non

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https://ildubbio.news/ildubbio/2019/08/24/suicidi-quel-male-oscuro-che-attraversa-larma/

 

 

 

 

 

 

 

Wall Street Journal: lasciate che gli italiani votino Salvini

Scritto il 27/8/19

 

Il governo di coalizione italiano è caduto martedì, e va bene così. La difficoltosa intesa tra la Lega, di destra, e il Movimento Cinque Stelle, orientato a sinistra, ha funzionato a fatica per la maggior parte dei suoi 14 mesi al potere. E se nuove elezioni aprono la strada a qualcuno che si possa proporre per tenere la barra più saldamente – e autonomamente – è molto meglio. In caso di elezioni, il vincitore più probabile sarebbe il leader della Lega, Matteo Salvini. Il sostegno alla Lega è salito a quasi il 40% secondo la maggior parte dei sondaggi d’opinione, dal 18% che il partito aveva ottenuto alle elezioni dell’anno scorso. Ciò è in parte dovuto alla linea dura del partito sull’immigrazione, una questione sulla quale Salvini ha assunto un ruolo guida come ministro dell’interno nell’attuale governo. Ma anche il suo orientamento in campo economico ha avuto un ruolo nella sua ascesa politica. La Lega si è guadagnata la reputazione di partito pro-business, e Salvini propone un taglio delle aliquote fiscali sulle società come elemento centrale del suo piano per rilanciare l’economia italiana.

Questa mossa fiscale è alla radice delle recenti lotte di Roma contro l’Unione Europea. I ragionieri di Bruxelles si aggrappano a previsioni economiche largamente inventate per opporsi alla volontà di Salvini di sperimentare la riforma fiscale. I partner della coalizione di Salvini hanno peggiorato le cose con le grandiose promesse dei Cinque Stelle di espandere

 

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https://www.libreidee.org/2019/08/wall-street-journal-lasciate-che-gli-italiani-votino-salvini/

 

 

 

 

 

 

 

Truffa 5 Stelle, il giocattolo preferito dei nemici dell’Italia

Scritto il 26/8/19

 

Dopo aver esibito l’intero campionario della peggior politica– la cialtroneria distintiva della Seconda Repubblica fondata sulla fuffa e sull’imbroglio del nuovismo – ora i 5 Stelle (avvinghiati alle poltrone) mettono in mostra anche il peggio della Prima, il trasformismo. Ai parlamentari grillini è severamente vietato cambiare casacca? Niente paura, basta traslocare in blocco l’intero “moVimento”, facendogli fare esattamente il contrario di quanto aveva promesso a quei fessi degli elettori. Persino l’impensabile: andare a nozze con l’odiato Renzi e la sua “banda di ladroni”, quella che avrebbe “distrutto il paese”, stando sempre al soave lessico grillino.

 

In questa corsa cieca e suicida verso l’abisso, deputati e senatori arruolati dal partito-caserma di Grillo e Casaleggio non hanno freni: sono pronti anche a tenere in ostaggio gli italiani, scongiurando le elezioni anticipate e preparandosi a sorreggere un esecutivo “istituzionale” iper-governista, barbaricamente alleato degli euro-killer come Ursula von der Leyen, non a caso giunta alla guida della Commissione Europea con il contributo determinante degli ex rivoluzionari all’amatriciana, eccitati dall’ex comico genovese e “selezionati” via web dalla rinomata piattaforma privata della Casaleggio & Associati.

 

Per pesare lo spessore politico del loro attuale, pericolante portavoce, basta ricordare la disinvoltura con cui Luigi Di Maio nella primavera 2018 tendeva la mano indifferentemente alla Lega e al Pd, pur di far nascere un governo quale che fosse. Lo si è visto brillare puntualmente, Di Maio: prima amico dei Gilet Gialli e poi devoto ad Angela Merkel, socia della bestia nera dei Gilet Janunes, Emmanuel Macron. Una conversione folgorante, sulla via di Bruxelles, come quelle – altrettanto mistiche – sull’Ilva di Taranto, sul Tap pugliese, sulle trivelle petrolifere in Adriatico. Anticamente, i 5 Stelle blateravano di un referendum consultivo sull’euro. Poi, guidati dal loro padrone Beppe Grillo, hanno chiesto asilo a Strasburgo agli ultra-euristi dell’Alde. Mossa non riuscita al primo colpo, ma ora insaponata alla perfezione dall’operazione-Ursula: tra i nazi-euristi, oggi i 5 Stelle si sono aggregati tra gli applausi di chi l’Italia l’ha distrutta per davvero. Sono riusciti in un’impresa da record: tradire ogni tipo di promessa. Non volevano gli F-35 né l’obbligo vaccinale, ma si sono rimangiati tutto. Persino il Tav Torino-Lione è finito nella spazzatura grillina, con l’aggiunta della farsa parlamentare inscenata per recitare per l’ultima volta la commedia degli oppositori, in realtà allineati ai diktat indiscutibili del loro premier Conte e del solito padrone Grillo.

Fondato nel 2009, il Movimento 5 Stelle non ha mai sentito il bisogno – in dieci anni – di confrontarsi in un regolare congresso, per misurare idee e verificare tesi e impostazioni. Ha offerto di sé uno spettacolo indecoroso, particolarmente rassicurante per il grande potere economico: una belante scolaresca al guinzaglio, al posto di quella che, nell’Europa devastata dall’austerity, doveva essere l’avanguardia di un riscatto popolare democratico. Non hanno solo tradito ogni aspettativa: hanno diserbato il terreno dove poteva crescere una protesta seria fino a tradursi in proposta concreta. Sono il giocattolo perfetto per chiunque abbia cattive

 

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ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

Scandalosi Clinton: 50 testimoni morti, Epstein è l’ultimo

Scritto il 19/8/19                                    RILETTURA OPPORTUNA

 

Sabato scorso, il miliardario Jeffrey Epstein, il detenuto di più alto profilo in custodia negli Stati Uniti, è stato trovato morto nella sua cella di Manhattan. Questo è avvenuto il giorno dopo che erano state rese pubbliche duemila pagine di documenti giudiziari, precedentemente secretati, riguardanti il procedimento contro Jeffrey Epstein per atti di violenza sessuale su minori. I documenti descrivevano come Bill Clinton avesse partecipato a feste private sull’isola del pedofilo Jeffrey Epstein. Clinton aveva volato almeno 27 volte sull’aereo privato di Jeffrey Epstein. Nella maggior parte di quei voli era stato accompagnato da ragazze minorenni. Nonostante un precedente tentativo, appena tre settimane fa, di togliersi la vita, le guardie carcerarie, la notte di venerdì, avevano saltato i controlli previsti ogni 30 minuti alla cella di Epstein. Nelle prime ore del mattino lo avevano trovato morto. Jeffrey Epstein è l’ultimo di un lungo elenco di collaboratori e frequentatori della famiglia Clinton che sono morti misteriosamente o si sono suicidati prima della loro testimonianza pubblica. Nel 2016 la “Cbs” di Las Vegas aveva pubblicato un elenco degli associati Bill e Hillary Clinton che sarebbero morti in circostanze misteriose. Ecco quella lista.

  1. James McDougal – Il socio dei Clinton condannato per il caso Whitewater era morto per un apparente attacco cardiaco mentre si trovava in isolamento. Era un testimone chiave nelle indagini di Ken Starr. 2. Mary Mahoney – Una ex stagista della Casa Bianca, era stata assassinata nel luglio 1997 in una caffetteria Starbucks a Georgetown. L’omicidio era avvenuto subito prima che rendesse di pubblico dominio il fatto di avere subito molestie sessuali alla Casa Bianca. 3. Vince Foster – Ex consigliere della Casa Bianca e collega di Hillary Clinton presso lo studio legale Rose di Little Rock. Era morto per una ferita da arma da fuoco alla testa, risolta come suicidio. 4. Ron Brown – Segretario al Commercio ed ex presidente del Dnc [Comitato Nazionale Democratico]. La causa ufficiale della morte era stata impatto da incidente aereo. Un patologo che aveva partecipato alle indagini aveva riferito che c’era un buco nella parte superiore del cranio di Brown molto simile ad una ferita da arma da fuoco. Al momento della sua morte, Brown era sotto indagine e non aveva fatto segreto della sua volontà di concludere un accordo con gli inquirenti. Erano morti anche tutti gli altri passeggeri dell’aereo. Pochi giorni dopo, il controllore del traffico aereo si era suicidato.
  2. C. Victor Raiser, II – Raiser, uno dei principali responsabili dell’organizzazione per la raccolta fondi dei Clinton, era morto nella caduta di un aereo privato, nel luglio 1992. 6. Paul Tulley – Direttore politico del Comitato Nazionale Democratico era stato trovato morto in una stanza d’albergo a Little Rock, nel settembre 1992. Descritto dai Clinton come “caro amico e consigliere fidato”. 7. Ed Willey – Responsabile della raccolta fondi per i Clinton, era stato trovato morto nel novembre 1993 in un bosco della Virginia, con una ferita da arma da fuoco alla testa. Risolto come suicidio. Ed Willey era morto lo stesso giorno in cui sua moglie, Kathleen Willey, aveva affermato che Bill Clinton l’aveva palpeggiata nello Studio Ovale della Casa Bianca. Ed Willey era

 

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BELPAESE DA SALVARE

“Se il Pd tornerà al comando insabbierà il caso Bibbiano”

Il ministro della Famiglia annuncia due nuovi protocolli per esaminare i casi sospetti pensati in modo che vadano avanti indipendentemente dal governo in carica

Costanza Tosi – Lun, 26/08/2019

Se il Pd tornerà al comando insabbierà il caso Bibbiano? A distanza di due mesi dall’uscita dell’inchiesta “Angeli e Demoni” della procura di Reggio Emilia e con l’ipotesi di un governo giallo-rosso che diventa ogni giorno meno utopica, è questa la domanda che in molti si pongono.

A sollevare il problema è stata anche Alessandra Locatelli. In un’intervista a La Verità, il ministro della Disabilità e della famiglia – che nelle ultime settimane ha seguito da vicino il caso degli affidi -ha ammesso: “È anche la mia preoccupazione che qualcuno si aspetti di insabbiare tutto ponendo l’accento su altre questioni politiche e smettendo di parlare dei casi di Bibbiano”.

Più il tempo passa e più le segnalazioni di nuovi presunti casi di malgestione degli affidi dei minori continuano ad aumentare. Ma dagli esponenti del Partito Democratico, finito sotto accusa per la presenza di tre sindaci dem nel registro degli indagati, fin’ora nessuno si è occupato del caso per cercare di fare chiarezza e rendere giustizia alle famiglie vittime dello scandalo. Un silenzio, quello della sinistra di Zingaretti, che in molti non hanno accettato, insinuando che fosse una tattica per insabbiare la questione. Tanto che, negli ultimi mesi, in tutta Italia si è diffuso lo slogan “Parlateci Di Bibbiano” con le iniziali delle prime due parole che alludono allo stemma del partito. “Secondo me c’ è qualcosa che non funziona e non riguarda solo l’amministrazione, ma anche la politica, che ha il dovere di vigilare – afferma il ministro Locatelli -. Per altro si nota che c’ è una scarsa inclinazione a discutere di tutto questo. Quello che sta emergendo è che la popolazione vuole sapere qualcosa e chi è sul posto e se ne occupa direttamente tende a non parlarne”.

In realtà il Pd dell’Emilia Romagna tempo fa ha istituito una commissione d’inchiesta proprio per fare chiarezza sul sistema finito sotto accusa, ma anche in quel caso non sono mancati segnali che facessero pensare che qualcuno voglia nascondere la sabbia sotto il tappeto. A dirigere la commissione regionale infatti, saranno il consigliere dem Giuseppe Boschini, affiancato da Igor Taruffi della Sinistra Italiana e Raffaella Sensoli, esponente del Movimento 5 Stelle. Finisce in panchina il centrodestra, che primo peraltro ha chiesto che fosse istituita una commissione per fare chiarezza sui fatti. Dunque, sarà proprio il Pd a decidere come

 

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http://www.ilgiornale.it/news/cronache/se-pd-torner-comando-insabbier-caso-bibbiano-1743918.html

 

 

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

I pompieri di New York: le Torri Gemelle erano state minate

Scritto il 26/8/19

 

Il 24 luglio scorso, 18 anni dopo la tragedia dell’11 Settembre a New York, nel silenzio totale dei grandi media americani (e italiani), cinque uomini non “qualunque” si sono riuniti nel distretto di Piazza Franklin e Munson, a un passo dal Queens di New York, per approvare, all’unanimità, una risoluzione. Il cui testo proclama l’«incontrovertibile evidenza» del dato che «esplosivi preventivamente collocati» all’interno delle «tre torri» del World Trade Center, «ne hanno provocato la distruzione». Chiunque abbia seguito un poco le polemiche che da 18 anni ruotano attorno alla spiegazione dell’11 settembre 2001, si renderà conto immediatamente che una tale dichiarazione cancella in un colpo solo l’intero impianto della inchiesta ufficiale, contenuta nel famigerato “9/11 Commission Report”. Dunque, è importante sapere chi sono questi cinque uomini. Sono i membri della Commissione dei vigili del fuoco del distretto di piazza Franklin e Munson: un distaccamento di “volontari” (come lo sono i pompieri americani) che subì gravi perdite mentre portava aiuto nei primi momenti del dramma. I pompieri della contea di Nassau che morirono nelle torri furono 24, ai quali si aggiunsero quattro residenti nel quartiere.

La Commissione dei cinque (composta da uomini che 18 anni fa parteciparono a quelle operazioni e ne uscirono vivi) ha l’incarico di tenere viva la memoria di quell’evento. I loro nomi vanno ricordati: Philip F Melloy, Dennis G. Lyons, Joseph M. Torregrossa, Christopher L. Gioia, Les Saltzman. Non perché siano famosi. Né probabilmente lo diventeranno. Ma sono importanti perché videro con i loro occhi, sentirono con le loro orecchie. Sono i primi esperti, sanno di che si tratta, portano i segni nei loro corpi. Tuttavia, non furono ascoltati, nemmeno interrogati dalla Commissione. E se lo furono, le loro testimonianze vennero taciute o ignorate. Ci sono voluti 18 anni perché potessero trovare la forza e il coraggio di rendere pubblico, solennemente, quello che sanno. Ovviamente i grandi media americani e occidentali non diranno una parola di tutto ciò, ma questo non basterà per fermare la notizia. Non lo impedisce

 

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CULTURA

Se le forme del diritto possono essere asservite al delitto

Il genio di Cechov nella novella “in tribunale” fa un’analisi spietata di come si possa gestire male un processo

Vincenzo Vitale – 14 agosto 2019

La maestria del genio si vede nella sintesi, non nell’analisi. Questo breve racconto di Cechov, di pochissime paginette, né è un probante esempio.

Esso lascia nell’orizzonte del non detto quanto basta a generare nel lettore un’attesa di sapere quanto gli viene già consegnato attraverso il silenzio.

Anche in questo caso, la vicenda è molto semplice.

Il vecchio contadino Nikolai Charlamov, ultracinquantenne, viene accusato di uxoricidio e viene perciò condotto in Tribunale.

L’ambientazione è di notevole significato. Il Tribunale è un edificio simile ad una caserma, triste, desolato. La descrizione di Cechov ci consente perfino di avvertirne gli umori, gli odori di muffa e di stantio, di vecchiume, che si fanno leggere come segni di inutilità condivisa.

Infatti, nell’aula fredda e lugubre, tutti sembrano esserci senza esserci. I giudici sonnecchiano annoiati, il pubblico guarda il soffitto e le ragnatele in attesa che lo spettacolo abbia inizio, il cancelliere vorrebbe già essere a casa, il pubblico ministero legge – non a caso – “Caino” di Byron, l’avvocato nominato d’ufficio sa già che si rimetterà alla clemenza della Corte. I processi si susseguono stancamente, l’uno dopo l’altro, nella indifferenza di tutti, nella completa indolenza degli stessi imputati, contagiati dall’atmosfera generale di insipienza e noncuranza.

Alla fine, proprio perché non se ne può fare a meno, si dà luogo al processo per uxoricidio.

E siccome il rito lo prevede – sempre con tangibile indifferenza – il Presidente pone delle domande all’imputato, il quale appare comunque molto sorpreso di trovarsi su quel banco, il che ci fa capire subito che probabilmente deve trattarsi di una persona innocente.

Tralasciando altri particolari, la domanda determinante viene posta circa la supposta arma del delitto, un’ascia di pertinenza del contadino.

Questi tuttavia si mostra ancora più sorpreso di questa domanda, dal momento che – risponde – tale ascia era stata da lui prestata al figlio Prochor, che voleva portarla con se nel corso di una gita nel bosco con amici: da quel momento egli non ha più visto quell’ascia.

All’improvviso, uno dei soldati che tenevano per la catena il contadino, avvinto al suo banco di imputato, facendosi largo fra il pubblico, fugge a gambe levate: un altro soldato giungerà a sostituirlo.

Perché fugge? Perché costui era il figlio di Charlamov, Prochor, il vero colpevole che, dopo aver usato l’ascia del padre per uccidere la madre, aveva maliziosamente operato per far incolpare il padre di un simile orribile

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“MAI PIÙ SENZA MAESTRI”:

 ZAGREBELSKY VS WEBER

di Luca Tedesco06 agosto 2019

 

 

Tre per Gustavo Zagrebelsky nel suo “Mai più senza maestri” (il Mulino, 2019) sono i tipi di insegnamento del maestro, vale a dire di colui che è “più grande”, come rivela l’etimo magis; la trasmissione della conoscenza, dell’interpretazione di ciò che è stato conosciuto o della sua giustificazione (o riprovazione). Tripartizione, questa, come precisa l’autore, nient’affatto rigida, ma che pure conserva una sua plausibilità euristica se, ad esempio, permette di speculare ancora una volta sui diversi ambiti dell’istruzione e dell’educazione.

Se la prima, insegnava Condorcet nelle sue “Mémoires sur l’instruction publique” del 1791, ha il compito di combattere l’ignoranza senza imporre valori e non poteva quindi che considerare i principi repubblicani e rivoluzionari come mero fatto, obbligo esteriore e non come nuovi idoli cui aderire intimamente, la seconda esige l’indottrinamento, come sta a testimoniare il rapporto sull’istruzione presentato l’anno prima alla Costituente da Talleyrand, in cui si auspicava che Costituzione e Déclaration des droits costituissero “per l’avvenire un nuovo catechismo per la gioventù», da impartire fin “nelle più piccole scuole del Regno”, catechismo che “imprimesse per sempre dei sentimenti nuovi, dei costumi nuovi, delle abitudini nuove”. Da qui, annota Zagrebelsky, “a propugnare la creazione di un orwelliano Ministero della morale e dell’istruzione sotto la sorveglianza dei rappresentanti della nazione, il passo è breve”, passo che sarebbe stato compiuto recentemente anche dalle nostre parti con l’introduzione nelle scuole della disciplina Cittadinanza e Costituzione, il cui documento d’indirizzo rappresenterebbe una manifestazione “esemplare dei pericoli di indottrinamento”.

A chi, poi, dovesse provare smarrimento e vertigini all’idea di un insegnamento che trasferisca conoscenza e non anche valori, Zagrebelsky replica, con Bobbio, che anche un’istruzione scrupolosa forma la

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CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

Vittima del caso Epstein anche Andrea, lo chef di Cipriani?

Scritto il 23/8/19

 

È collegato al caso Epstein lo strano omicidio dello chef italiano di Cipriani Dolci a New York? Conosceva verità imbarazzanti il giovane Andrea Zamperoni, ritrovato (o fatto ritrovare) privo di vita in un ostello malfamato, frequentato da prostitute e spacciatori, cinque giorni dopo la sua scomparsa?

 

Il cadavere era al primo piano del Kamway Lodge, un ostello del Queens, scrive il “Corriere della Sera” il 23 agosto. Lo stesso quartiere dove Zamperoni, 33 anni, abitava. Era il capo chef del ristorante Cipriani della Grand Central. Enorme lo stupore per la tragedia: la vittima è descritta come un ragazzo serio, corretto, straordinariamente mite e cordiale. Qualcuno temeva che potesse rivelare dettagli esplositivi agli investigatori che stanno ricostruendo i retroscena dell’impero criminale del finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, trovato morto il 10 agosto nella sua cella del carcere di Manhattan? L’accostamento tra Epstein e il marchio Cipriani, ricorda la ricercatrice italiana Lara Pavanetto, emerge dall’agenda dello stesso Epstein. Ma c’è di più: Ghislaine Maxwell, la factotum del finanziere amico dei potenti, ha lanciato uno strano messaggio: esibendo il volume “Il libro dell’onore, vite e morti segrete degli agenti della Cia”, lascia capire che Epstein, ricattando uomini di Stato per le loro “debolezze”, probabilmente svolgeva un ruolo cruciale per l’intelligence.

Inseguita inutilmente in tutta l’America, la Maxwell s’è fatta fotografare in un fast food di Los Angeles con un libro aperto sul tavolo: si tratta di “The book of The Book of Honor”, sottotitolo “The Secret Lives and Deaths of Cia Operatives”, scritto da Ted Gup e pubblicato da Paperback nel 2001. Sulla pagina Amazon, compare una recensione postata il 15 agosto a firma G.Maxwell: «Un mio caro amico – si legge – è morto di recente in circostanze molto tragiche». A parlare è Ghislaine Maxwell? «Ho acquistato questo libro su consiglio di un amico e non sono più riuscita a smettere di leggerlo», continua il messaggio: «Lo leggo anche mentre porto a spasso il cane e mentre mangio al fast food». Ad avvalorare l’identità della commentatrice sembra essere la Maxwell stessa, che si è fatta ritrarre – in posa, dal “New York Post” – proprio ai tavoli di un ristorante di quel genere. «Questo libro – continua il testo su Amazon – mi ha aiutata a capire che il mio amico credeva davvero in qualcosa, e che dare la vita per la Cia, l’Nsa, l’Fbi, il Mossad o altre agenzie di intelligence è davvero una vocazione più elevata, e non qualcosa per cui piangere».

La 57enne, figlia minore del magnate dell’editoria Robert Maxwell, era la “migliore amica” di Epstein. Protagonista dei salotti newyorkesi, era conoscente di Trump, dei Clinton e del principe Andrea. Laureata a Oxford, era stata fotografata con l’ex sindaco di New York,

Michael Bloomberg e con Elon Musk. Tre sono state le ragazze che

 

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Siamo tutti bugiardi

di Thierry Meyssan

Thierry Meyssan replica alle commemorazioni dello sbarco in Normandia e del massacro di Tienanmen, nonché alla propaganda elettorale per le recenti elezioni del parlamento europeo, mettendo l’accento sul fatto che continuiamo a mentire, persino rallegrandocene. Soltanto la verità può però renderci liberi.

RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA) | 7 GIUGNO 2019

La propaganda è un mezzo per diffondere idee, siano esse vere o false. Ma mentire a sé stessi significa non assumersi la responsabilità dei propri errori, convincersi di essere perfetti e passare oltre.

La Turchia è esempio estremo di questo atteggiamento. Insiste a negare di aver cercato di liberarsi delle minoranze non mussulmane, tentando di farle sparire a ondate per un’intera generazione, dal 1894 al 1923. Anche gli israeliani non se la cavano male: pretendono di aver creato il loro Stato allo scopo di offrire vita degna agli ebrei sopravvissuti allo sterminio nazista, quando invece già nel 1917 Woodrow Wilson si era impegnato a fondarlo, e nonostante oggi in Israele oltre 50.000 sopravvissuti ai campi della morte vivano in miseria, al di sotto della soglia di povertà. Ma gli occidentali provvedono da sé a costruire il consenso attorno alle proprie menzogne e le professano come fossero verità rivelate.

Lo sbarco in Normandia

Si festeggia il 75° anniversario dello sbarco in Normandia. Quasi unanimemente i media affermano che con questa operazione gli Alleati diedero inizio alla liberazione dell’Europa dal giogo nazista.

Ebbene, sappiamo tutti che è una menzogna.

 

Lo sbarco non fu opera degli Alleati, ma quasi esclusivamente dell’Impero britannico e del corpo di spedizione statunitense.
Non ebbe lo scopo di “liberare l’Europa”, bensì di precipitarsi su Berlino per strappare i brandelli del Terzo Reich alla vittoriosa armata sovietica.
I francesi non accolsero lo sbarco con gioia, ma con orrore: Robert Jospin, padre dell’ex primo ministro Lionel, sul suo giornale denunciava in prima pagina che gli anglosassoni avevano importato la guerra in Francia. I francesi seppellirono le 20 mila vittime dei bombardamenti anglosassoni unicamente per creare un diversivo. A Lione, un’immensa manifestazione si raccolse attorno al “capo dello Stato”, l’ex maresciallo Philippe Pétain, per respingere la dominazione anglosassone. E mai, assolutamente mai, il capo della Francia libera, il generale Charles De Gaulle, accettò di partecipare alla benché minima commemorazione di questo nefasto sbarco.

La storia è più complicata dei film western. Non ci sono “buoni” e “cattivi”, soltanto uomini che cercano di salvare parenti e amici con più o meno umanità. Almeno si sono evitate le stupidaggini di Tony Blair che, durante le commemorazioni del 60° anniversario dello sbarco, fece insorgere la stampa affermando nel suo discorso che il Regno Unito entrò in guerra per salvare gli ebrei dalla “shoah”

 

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https://www.voltairenet.org/article206694.html

 

 

 

 

ECONOMIA

La teoria economica di Marc Faber

Rudy Bandiera – 10 luglio 2012

 

Nel 2008, anno dell’inizio della fine del nostro sistema economico, l’amministrazione Bush prese in considerazione un progetto per rilanciare l’arrancante economia USA, ovvero dare 600 dollari a ciascun americano.

 

L’economista americano Marc Faber si dilettò quindi in questa affascinante supposizione macroeconomica:

 

“Il governo federale sta valutando di dare a ciascuno di noi una somma di 600 USD.

 Miei cari connazionali americani: Se noi spendiamo quei soldi al Walt-Mart, il denaro va in Cina.

Se noi spendiamo i soldi per la benzina, va agli arabi.

Se acquistiamo un computer, il denaro va in India.

Se acquistiamo frutta, i soldi vanno in Messico, Honduras e

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https://www.rudybandiera.com/teoria-marc-faber-0710.html

 

 

 

 

L’ILLUSIONE  DELL’ECONOMIA  QUALITATIVA

Andrea Cavalleri – 8 Agosto 2019

 

Parto da una citazione:

[L’economia del benessere] … è stata messa in uno spazio arbitrariamente ristretto, separato dal resto dell’economia. Il contatto col mondo esterno avviene prevalentemente sotto forma di rapporto unidirezionale per il quale le scoperte dell’economia predittiva possono influenzare l’analisi dell’economia del benessere, ma le idee dell’economia del benessere non possono influenzare l’economia predittiva, poiché si ritiene che l’azione umana effettiva sia basata solo sull’interesse personale, senza che rilevino in alcun modo le considerazioni di natura etica o i giudizi circa il benessere economico complessivo.

L’autore di queste righe è Amartya Sen, professore di filosofia e di economia ad Harvard e premio Nobel per l’economia 1998, uno che conosce l’ambiente accademico e sa di cosa parla.

Perciò vale la pena analizzarle e sviscerarne tutto il significato.

 

La premessa è una scissione, quasi schizofrenica, tra l’economia del benessere e l’economia predittiva. Come descrivere questi due approcci alla materia?

 

Economia del benessere è senza dubbio uno studio che voglia rispondere alla domanda “cosa fare” per raggiungere uno stato di benessere.

I problemi con cui si misura sono: una definizione del benessere, chi debbano esserne i beneficiari, e in quali termini distribuirlo senza ledere la libertà e i diritti delle persone.

Non so quale dei lettori abbia mai udito, letto, o sentito parlare di una discussione su questi temi, eccezion fatta per la predicazione dogmatica marxista, che di certo non si può definire discussione.

L’impressione è che da un secolo circa non se ne parli più, come se il problema fosse concluso, se non bene, almeno nel meno peggiore dei modi.

 

Economia predittiva è il nome perfettamente appropriato che Sen attribuisce all’ambizione dello studio scientifico dell’economia: “Noi indaghiamo sulle leggi generali della materia e scopriamo funzioni e correlazioni”, dicono gli economisti moderni, “poi i politici e gli operatori del mercato useranno come meglio credono le nostre scoperte”.

Per le teorie fisiche la capacità di predire gli eventi futuri a partire da certe condizioni iniziali è una prova della verità delle leggi scoperte e, allo stesso modo, gli economisti speculativi fanno della pura conoscenza il loro fine, aspirando a formulare teorie e leggi dotate di capacità di previsione.

 

Spero che non sfuggano le gravi incongruenze di questo approccio e il rovesciamento di valori e finalità che viene operato da questa scissione unidirezionale.

Sarebbe molto facile fare della pesante ironia sui “grandi successi” previsionali degli economisti, per dire che, se quella è l’ambizione, il 90% degli economisti rappresenta braccia rubate all’agricoltura.

Ma non è questo il punto, perché occorre prima valutare se la stessa intenzione sia ragionevole o meno.

 

La prima domanda che si deve porre è: “Ha senso un’economia che non si occupi del benessere?”

Ogni disciplina si misura con delle categorie che ne orientano le finalità e ne definiscono il campo di indagine: la filosofia si occuperà di vero e falso, l’etica di giusto e ingiusto, l’arte di bello e brutto, la politica di amico e nemico… e di cosa dovrebbe occuparsi l’economia se non di benessere e povertà?

 

Una seconda falla di questo approccio si intravede nel finale del periodo di Amartya Sen: la materia inanimata si muove e reagisce in modo perfettamente deterministico, secondo processi ineluttabili derivati meccanicamente dalla propria natura; le persone umane, al contrario, sono dotate di libera volontà; come formulare dunque delle leggi universali che descrivano il comportamento umano?

L’assunzione semplificatoria degli economisti è stata quella che l’azione umana effettiva sia basata solo sull’interesse personale, una scelta che sembra fatta più per giustificare la stesura di formule matematiche, che non per rispecchiare la realtà.

E che si tratti di una riduzione semplicistica lo si evince da un semplice

 

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Agcom, Inps, Eni e le altre: la crisi di governo complica la partita sulle nomine pubbliche

26 Agosto 2019, di Alessandra Caparello

 

Agcom, Alitalia fino alle tre società controllate da Cdp, Sace, Ansaldo Energia e Cdp immobiliare e alle grandi partecipate pubbliche come Eni, Enel, Leonardo, Terna, Poste ed Enav. Con la crisi di governo si complica la partita delle nomine pubbliche per un totale di circa 400 poltrone da assegnare da qui al 2020 e una settantina solo in autunno.

Mano al calendario, a settembre scade il mandato di Angelo Maria Cardinialla guida dell’Agcom, a cui si aggiungono anch’essi urgenti, la nomina del nuovo Garante per la privacy che prenderà il posto di Antonello Soro e del nuovo numero uno dell’Autorità anticorruzione dopo l’annuncio delle dimissioni di Raffaele Cantone.
Nelle prossime settimane bisognerà anche chiudere il dossier della governance di Inps (per il quale è stato designato l’economista Pasquale Tridico – nella foto) e Inail in cui manca l’insediamento dei consigli di amministrazione e la crisi di Governo rischia di allungare ancora i tempi. Il Cda deve essere infatti nominato con decreto del Presidente del

 

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Cgia Mestre: piccole imprese pagano più tasse delle medio-grandi

26 Agosto 2019, di Alessandra Caparello

 

Lavoratori autonomi e piccole imprese pagano 4,4 miliardi di euro di tasse in più rispetto alle medio grandi. Lo dice la Cgia di Mestre secondo cui nel 2018 i lavoratori autonomi e le piccole imprese hanno versato al fisco 42,3 miliardi di euro (pari al 53 per cento degli oltre 80 miliardi di imposte versate da tutto il sistema produttivo). Tutte le altre, prevalentemente medie e grandi imprese, invece, hanno corrisposto “solo” 37,9 miliardi (il 47 per cento del totale).

“Come dimostrano i dati di questa elaborazione – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – l’apporto fiscale delle medie e grandi imprese è molto inferiore alle attese. Tale risultato è ascrivibile sia al loro esiguo numero sia all’elevata possibilità che queste realtà produttive hanno di eludere il fisco. Come ha segnalato recentemente il Fondo Monetario Internazionale, il mancato pagamento delle imposte da parte delle grandi multinazionali del web, ad esempio, sottrae ogni anno all’erario italiano circa 20 miliardi di euro”.

Alla luce di questi risultati, la CGIA di Mestre chiede che si torni a guardare con maggiore attenzione al mondo delle piccole e alle micro, visto che la tassazione continua ad attestarsi su livelli insopportabili, il

 

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PANORAMA INTERNAZIONALE

Bergoglio. L’intervista senza Dio

Maurizio Blondet  10 Agosto 2019

di Roberto Pecchioli

Jorge Mario Bergoglio, vulgo Francesco, classe 1936, nato a Buenos Aires, professione papa, è stato ufficialmente cooptato nello stato maggiore dell’internazionale globalista. Ne è prova l’intervista al quotidiano La Stampa, “sdraiata” quanto basta per far comprendere la vicinanza con i piani alti del mondialismo. Il titolo scelto, senz’altro approvato dalla sala stampa vaticana, è tutto un programma: il sovranismo mi spaventa, porta alle guerre. Il papa venuto dalla fine del mondo si schiera decisamente per la sostituzione etnica in Europa e per l’ecologismo cool di Greta Thunberg, gradito ai potenti. Torneremo, ovviamente, sul contenuto delle parole di Bergoglio, ancora una volta affidate a un organo assai critico con la Chiesa, ma quel che ci preme è sottolineare il non detto.

Preso atto delle opinioni politiche del Papa, che lo rendono, ai nostri occhi, un avversario, spaventa il silenzio del tifoso del San Lorenzo de Almagro sui temi che dovrebbero caratterizzare il vicario di Cristo. Abbiamo cercato invano, tra le milleseicento parole dell’intervista, i vocaboli Dio e Gesù. Il testo firmato da Domenico Agasso jr parla di tutto, ma tace sull‘Altissimo e suo figlio. Per usare il linguaggio del marketing, manca ogni riferimento al core business dell’organizzazione di cui è capo visibile e legale rappresentante. Ne prendiamo atto con tristezza, ma senza sorpresa, giacché il proselitismo – una volta apostolato- non sembra essere il centro del ministero petrino secondo Bergoglio.

A domanda dell’intervistatore circa le polemiche sul sinodo dell’Amazzonia, la risposta è stata chiarissima: “è figlio della Laudato si’. Chi non l’ha letta non capirà mai il Sinodo sull’Amazzonia. La Laudato si’ non è un’enciclica verde, è un’enciclica sociale, che si basa su una realtà “verde”, la custodia del Creato.” Nessun accenno alla bancarotta cattolica in Sudamerica, dove gli evangelici conquistano ogni anno milioni di fedeli. Ma si sa, l’intervistatore aveva il compito di fare le domande gradite a Sua Santità, concordate con lunghe trattative.

Dunque, nessuno spazio a Dio e a Gesù. Silenzio assoluto sui temi “caldi”, la famiglia, le derive della bioetica, le sfide del transumanesimo, l’attacco alla legge naturale, la difesa della vita, l’omosessualismo, l’aborto. Li chiamavano principi non negoziabili, sono stati messi da parte per assicurarsi un posto in quarta fila nel grande ballo della postmodernità mondialista. La dottrina è dimenticata, pare in favore della “profezia”, il nome pomposo che i novatori assegnano alle loro idee umane, solo umane. Quanto ai Novissimi, ovvero il destino escatologico dell’uomo, che barba, che noia parlare ancora di inferno e paradiso, salvezza e dannazione, specie da parte di pastori in grave crisi di fede.

Bergoglio non è da meno e preferisce intrattenere il suo gentile ospite con

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AMAZZONIA, IL NUOVO TERRENO DI BATTAGLIA DEL SINISTRISMO MONDIALE

di Renato Cristin26 agosto 2019

 

L’Amazzonia è diventata la Sierra Maestra del Ventunesimo secolo, il luogo simbolico sul quale convergono non solo i rivoluzionari ma anche i progressisti di tutto il mondo, gli orfani del “Che”, i relitti del Sessantotto e la loro innumerevole e variegata prole, e pure gli zelanti adepti del politicamente corretto.

Per una serie imprevedibile di circostanze, l’Amazzonia in quanto area geografica e in quanto territorio culturale più simbolico che concreto, si è trasformata nel nuovo terreno dal quale quei rivoluzionario-progressisti traggono una linfa e un’energia che, in base all’essenza stessa della loro ideologia, devono reperire e suggere dall’avversario e dalla conflittualità con esso. E quindi devono produrre, addirittura inventare sempre nuove aree, teoriche o reali, in cui incubare lo scontro.

Nell’ottica di questo schema, l’Amazzonia è diventata nelle ultime settimane un punto caldissimo (anche in senso termico) della geopolitica globale, l’epicentro di un vorticoso intersecarsi di interessi politici e, inevitabilmente, economici, di volontà ideologiche e culturali dai più svariati accenti, che da un lato riesuma lo spirito di Porto Alegre (dal luogo del famigerato Forum sociale mondiale) e dall’altro mostra il volto feroce del politicamente corretto, uniti nel nome di un ecologismo finto e ipocrita, molto gretino e poco meditato, che si muove sull’onda di una moda e non nel profondo della coscienza. Moneta falsa, spacciata per autentica.

L’analogia con la Sierra Maestra cubana è all’ingrosso dal punto di vista storico, ma molto precisa dal punto di vista ideologico: come i barbudos castristi rovesciarono il dittatore Batista, così i rasati progressisti vorrebbero disarcionare il presidente democraticamente eletto Jair Bolsonaro, che considerano un violento autocrate, un pericolo per la democrazia non solo in Brasile ma in tutto il mondo, perché il suo orientamento politico potrebbe essere imitato e diffondersi in altri Paesi. Chi non si inserisce nell’orizzonte progressista, nello schieramento della sinistra genericamente definibile, è automaticamente antidemocratico, autoritario nella migliore delle ipotesi, fascista nella peggiore. Perciò viene aggredito sempre e comunque.

Niente da fare, i sinistri di qualunque livello, di qualunque sfumatura o latitudine sono sempre identici a se stessi, anche il mezzo-sinistro Macron: ogni pretesto è valido per attaccare l’avversario politico o culturale. Incorreggibili e spesso anche impuniti: l’unica arma ancora efficace è infatti lo smascheramento dei loro inganni e delle loro menzogne. Macron, preso come esempio di un vasto insieme, denuncia la presunta ignavia e l’ancor più presunta azione causale del presidente brasiliano Bolsonaro nei confronti della devastazione della foresta amazzonica e degli attuali incendi. Brandisce la minaccia delle sanzioni come una spada di Brenno: vae victis. Novello Brenno, Macron maramaldeggia, forte delle parole d’ordine politicamente corrette, lanciando strali

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POLITICA

Peggio del patto degli zombie, la fanta-sinistra di Bersani

Scritto il 27/8/19

 

Da una parte «il finto segretario del partito di Renzi», dall’altra il fantasma del movimento di protesta che nel 2018 sfiorò il 33% e ora sarebbe ridotto al 10% dei consensi, secondo i sondaggi evocati da Vittorio Sgarbi.

 

Più che imbarazzanti le manovre per tentare di dar vita al governo-zombie, tra le voci sulla regia occulta di Prodi (che spera di arrivare al Quirinale dopo Mattarella), i ventilanti “sconti-flessibilità” dell’ignobile Ue e le navi delle Ong improvvisamente dirottate su Malta, ora che non c’è più Salvini da “speronare”.

 

Mentre metà dei grillini manifestano orrore per l’inciucio, Sgarbi sintetizza: non solo si cerca di mettere al governo chi ha perso le elezioni lasciando fuori chi le ha vinte, cioè la Lega, «che oggi veleggia attorno al 40%». Peggio: i notai del possibile patto di potere, sostenuto solo dal terrore di perdere le poltrone che anima i parlamentari Pd e 5 Stelle, sono Zingaretti (che non controlla deputati e senatori, largamente renziani) e l’altrettanto inconsistente Di Maio, sorretto da Grillo ma ormai isolato da Fico, Di Battista e dalla base grillina, che ormai invoca – con Casaleggio – il ricorso alla consultazione interna per respingere in extremis l’accordo-vergogna che metterebbe fine, per sempre, all’illusione ottica e politica del grillismo. In questo sfacelo, si può fare di peggio? Ci prova, mestamente, Pierluigi Bersani.

Ospite di Luca Telese e David Parenzo a “In Onda” su La7, l’ex segretario del Pd (defenestrato da Renzi all’indomani della “non vittoria” del 2013) riesce a trasformare in capolavoro surrealista lo sconcio della trattativa per il Conte-bis, che – come ricorda Nicola Porro – rischierebbe di «portare il Pd al governo per la quarta volta, in 6 anni, senza elettori». In mezz’ora di puro delirio politologico, Bersani – senza mai venir meno al suo stile casereccio, onestamente simpatico – racconta un’Italia che esiste solo nella sua fantasia: un paese imbranato e sfortunato, pasticcione, unico responsabile del caos nel quale si trova. La sola analisi che Bersani fornisce è la seguente: gli elettorati del Pd e dei 5 Stelle sono contigui, per questo il Pd ha commesso un errore storico nel demonizzare i grillini, come se il centrosinistra – peraltro – fosse immacolato, figlio di una storia esemplare. Non è lecito dubitare della sincerità di Bersani, e in questo sta la vera tragedia: perché l’ex capo della “ditta”, infatti, sembra ignorare del tutto l’esistenza del vincolo esterno chiamato Unione Europea, la camicia di forza post-democratica che impedisce, nei fatti, qualsiasi politica espansiva. Rompere il guscio (come chiede Salvini) sarebbe l’unica possibilità per ottenere politiche diverse, anche sociali, come quelle che invoca Bersani. Ma l’ex leader del Pd sembra non rendersene conto: e siamo nel 2019.

Bersani militarizzò il Pd come una caserma, suicidando qualsiasi residuo della parola “sinistra” nell’imporre il sostegno al governo nazi-liberista di Mario Monti, fino al sacrificio supremo inflitto alla nazione, senza

 

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Conte vuol farsi bello con i burocrati europei: finirà malissimo!

Mirko Giordani – 26 agosto 2019

Cambiare idea in politica è più che lecito, ci sta. Solo che quando passi dall’essere il presidente del consiglio del governo più euroscettico dell’UE ad essere uno zerbino di Tusk e Macron, allora vuol dire che cerchi di accreditarti come novello paladino d’Europa. Diamo una notizia al buon Giuseppe Conte: non funziona e non funzionerà mai.

Sono finiti i tempi in cui la classe politica italiana doveva per forza cercare rifugio e conforto nelle stanze di Bruxelles. Sono finiti i tempi per cui per essere “fit to rule” dovevi prostrare il capo a Bruxelles. Gli italiani, che sono persone intelligenti e sveglie, arricciano il naso quando vedono che un nostro politico fa di tutto per ingraziarsi la benevolenza di Bruxelles dimenticando niente poco di meno che i cittadini italiani.

Se Conte ed il futuro e novello governo giallorosso vorranno fare da scendiletto alla tedesca Von Der Leyen, prego si accomodino i signori. Lo facciano.

Approvino lo Ius Soli,

eliminino il decreto sicurezza,

aprano i porti,

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http://blog.ilgiornale.it/giordani/2019/08/26/conte-vuol-farsi-bello-con-i-burocrati-europei-finira-malissimo/

 

 

 

 

 

 

 

 

SCIENZE TECNOLOGIE

“La chemioterapia può uccidere prima del tumore”: l’allarme su Lancet

Una ricerca inglese evidenzia che le cure contro il cancro possono nuocere al 50% dei pazienti. Ma gli esperti italiani fanno chiarezza su questo studio                                RILETTURA

1 settembre 2016 – La chemioterapia può nuocere al 50% dei pazienti, questo l’allarmante risultato di una ricerca pubblicata su Lancet Oncology, relativa ad uno studio inglese, firmato Public Health England e Cancer Research Uk dove viene sottolineata la necessità di mettere in evidenza gli effetti nocivi di certe cure contro il cancro.

Per la prima volta i ricercatori hanno esaminato il numero dei malati deceduti dopo 30 giorni dall’inizio della chemioterapia, cosa che secondo l’indagine proverebbe che la morte è stata provocata dai farmaci e non dal tumore. L’indagine prende in considerazione 23.000 donne con cancro al seno e circa 10.000 uomini con carcinoma polmonare non a piccole cellule: 9.634 sono stati sottoposti a chemioterapia nel 2014 e 1.383 sono morti entro 30 giorni. La ricerca mostra che l’8,4% degli ammalati di tumore ai polmoni e il 2,4% di quelli colpiti da cancro al seno sono morti entro un mese dall’inizio del trattamento. Ma in molti ospedali la percentuale è di molto superiore. Ad esempio, in quello di Milton Keynes, il tasso di mortalità per chemioterapia contro il carcinoma polmonare

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https://dilei.it/notizie/la-chemioterapia-puo-uccidere-prima-del-tumore-lallarme-su-lancet/463690/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I NEURONI SPECCHIO E LA SOCIALITÀ DELL’UOMO

di Michele Gelardi09 agosto 2019

 

Il professor Giacomo Rizzolatti ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera (pubblicata nell’inserto culturale dell’8 agosto). La rinnovata attualità giornalistica del suo sapere scientifico dà agio di tornare su un tema a noi particolarmente caro: la scoperta dei “neuroni specchio” – che si deve al nostro grande italiano – è molto importante, non solo in sede medico-neurologica, come universalmente riconosciuto, ma anche, a nostro avviso, per le sue implicazioni nel campo delle dottrine politiche.

I neuroni specchio si attivano nel soggetto-osservatore alla stessa maniera che nel soggetto-osservato. Tale funzionamento riflesso costituisce la base neurologica dei rapporti di empatia umana. Mentre, nel mondo animale, il mirror neuronale si limita a “riflettere” l’azione osservata, nel mondo degli uomini, nel mirror sono codificate non solo singole azioni, ma anche gli insiemi di più azioni guidati da uno scopo, nonché il loro significato “sociale”. Il bambino di pochi giorni riconosce il sorriso o il cruccio del genitore e si muove di riflesso al sorriso o al cruccio, ben prima di averne “imparato” per esperienza il significato sociale, semplicemente perché si attivano i corrispondenti neuroni specchio, preordinati per via genetica.

Questa base naturale dell’empatia consente di uniformare i comportamenti umani intorno a modelli basati sulla reciprocità dell’affidamento. Ne nasce la prima embrionale norma giuridico-sociale, fondata sulla prevedibilità del comportamento altrui, la quale ovviamente, nel “codificare” le tipologie comportamentali socialmente approvate, svolge non solo una funzione descrittiva, ma anche prescrittiva. In sintesi, la scoperta dei neuroni specchio di Rizzolatti conferma, a distanza di tanti anni, l’intuizione di Adam Smith, che ravvisava nel meccanismo naturale di empatia (di cui non si conosceva ancora l’interna dinamica neurologica) l’origine dell’approvazione sociale dei comportamenti virtuosi e della corrispondente disapprovazione dei comportamenti “antisociali”; descrivendo con ciò il fondamento dell’ordine spontaneo. Con la scoperta di Rizzolatti, il meccanismo funzionale – intuito e parzialmente spiegato da Smith – alla base di un ordine della società, cui si perviene, in mancanza di una mente ordinatrice, certa e visibile, per via di una

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http://opinione.it/societa/2019/08/09/michele-gelardi_rizzolatti-neuroni-specchio-neurologia-rapporti-socialit%C3%A0-individui-empatia-dottrina-politica/

 

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