RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
3 APRILE 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
E a chi dovrei chiedere la Verità ultima?
ELIAS CANETTI, Un regno di matite, Adelphi, 2003, pag. 44
https://www.facebook.com/manlio.presti
https://www.facebook.com/dettiescritti
Le opinioni degli autori citati possono non coincidere con la posizione del curatore della presente Rassegna.
Tutti i numeri dell’anno 2018 e 2019 della Rassegna sono disponibili sul sito
Precisazioni
www.dettiescritti.com è un blog intestato a Manlio Lo Presti, e-mail: redazionedettiescritti@gmail.com
Il blog non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse. Nulla su questo blog è pensato e pubblicato per essere creduto acriticamente o essere accettato senza farsi domande e fare valutazioni personali.
Le immagini e le foto presenti nel Notiziario, pubblicati con cadenza pressoché giornaliera, sono raccolte dalla rete internet e quindi di pubblico dominio. Le persone interessate o gli autori che dovessero avere qualcosa in contrario alla pubblicazione delle immagini e delle foto, possono segnalarlo alla redazione scrivendo alla e-mail redazionedettiescritti@gmail.com
La redazione provvederà doverosamente ed immediatamente alla loro rimozione dal blog.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
SOMMARIO
Usare la patrimoniale per fiaccare e sottomettere la popolazione
Patrimoniale, la soluzione alla crisi? Torna lo spettro del prelievo forzoso sui conti correnti
Galloni: soldi a tutti, prima che si assaltino i supermercati
Commerzbank: vendete BTP italiani, diventeranno spazzatura. È bufera
Della Luna accusa Conte: ha affossato l’Italia di proposito?
TEST PER CORONA CONTAMINATI DAL CORONAVIRUS – E CHI LI PRODUCE?
Il Buco: la filosofia del cibo tra sprechi e identificazione
SAPERE È POTERE
Quando Enrico Rossi sentenziava: “Primari e infermieri sono troppi”
Poi faremo i conti
Per ambasciatore russo negli Usa “ciniche” le critiche agli aiuti per l’Italia contro coronavirus
L’AUSTRIA DICHIARA GUERRA AL COMMERCIO ITALIANO? LA COMMISSIONE FA LA SUPERCAZZOLA
La vergogna F-35 ai tempi del Coronavirus. Una storia italiana
Il rimedio è la povertà
Coronavirus, il naufragio del modello liberale e “la quarta teoria politica”
Coronavirus, strani retroscena globali. E quei 14 aerei russi
CHI HA DIFFUSO IL VIRUS?
Pubblicata una mappa con le libertà civili durante l’epidemia di COVID-19
LA VON DER LEYEN E’ CON NOI: FACENDO PAGARE A NOI LA NOSTRA CASSA E PREPARANDO IL MES
Boom del petrolio, prezzi in rally. Che sta succedendo?
PAOLO SAVONA: IL MODELLO DI ECONOMIA TEDESCA ATTUALE E’ UGUALE A QUELLO DEL TERZO REICH
Il monito di Fitoussi: “Europa adesso sconfiggi anche il ‘virus’ dell’austerità”
La decrescita infelice
PROF. SINAGRA: “PRESENTATA DENUNCIA CONTRO CONTE, SPERANZA E LAMORGESE”
Ma quali risorse, ecco quanto ci costa davvero l’immigrazione
L’azienda Signify chiede ai dipendenti di restituire il 20% dello stipendio
Ecco come Bill Gates è diventato “padrone” dell’Oms
“Ue indaghi sui Paesi che chiedono i coronabond”, bufera sul ministro olandese
Olanda “lavanderia criminale”: ogni anno 13 miliardi di euro vengono riciclati nei Paesi Bassi
Coronabond, Calenda e i sindaci ai tedeschi: Olanda senza etica, voi smemorati sulla guerra
EDITORIALE
Usare la patrimoniale per fiaccare e sottomettere la popolazione
Manlio Lo Presti – 3 APRILE 2020
Ai soliti finti tonti che si nascondo dietro le pignole analisi legalistiche degli eventi.
A coloro che si spendono per esaminare con chirurgica acribia gli effetti e non le cause.
A color che fanno i finti tonti e cercano di minimizzare le devastazioni causate dal globalismo mercatistico finanziario.
Ebbene, a lorsignori e lordame vorrei ricordare che, dietro ogni decisione eminentemente organizzativa vi sono motivazioni monetarie (chi ci guadagna) e di potere (chi controlla i flussi di quel danaro e non la mera proprietà).
TUTTO CIÒ PREMESSO
Applicare la tassa patrimoniale non è semplicemente un atto di politica economica fiscale. Dietro tale decisione esiste una volontà politica che in Italia è storicamente pilotata dai Piani Alti. Ne é la ulteriore prova la presenza dello spin doctor Walter Ricciardi Proconsole O.M.S. incaricato dai globalisti di dettare il copione giornaliero all’attuale governo Badoglio 2.0.
Applicare la tassa patrimoniale è quindi un vero e proprio atto di guerra che colpisce scientificamente, brutalmente, chirurgicamente tutti coloro che hanno la colpa di avere la proprietà di una casa dove abitare, spesso acquisita con un mutuo trentennale. Colpire in massa i beni immobiliari dimostra che il nostro martoriato Paese deve stare in ginocchio e farsi tosare senza pietà quando i poteri alti lo decidono. I poteri alti intendono applicare una patrimoniale da massacro dietro la affermazione della cancelliera che moltissimi hanno fatto finta di non sentire:
“IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO CORRISPONDE QUASI TOTALMENTE
AL TOTALE DEL VALORE DEI IMMOBILI DI PROPRIETÀ”
Quindi, gli sterminatori dell’Italia continueranno a provarci. Le scuse della devastatrice della Bundeswehr sono una tattica per prendere tempo e alleggerire la tensione ed il sospetto italico. Appena riguadagnata la fiducia, salirà improvvisamente lo spread creando il PANICO-FATE.PRESTO-CE-LO-CHIEDONO-I-MERCATI. l’UNIONE EUROPEA chiederà azioni immediate ed efficaci e la patrimoniale arriverà con il rumore mortale della lama di una ghigliottina. Per costringere almeno il 45% dei proprietari a svendere i propri beni immobili alle finanziarie nordeuropee, possedute da una precisa genia razziale, l’importo dovrà essere di almeno 70.000 o perfino 90.000 euro per ogni cespite registrato. L’effetto della ondata di vendite sarà la repentina contrazione del valore di mercato con un crollo del 50%. A questo punto l’acquisto del resto sarà un gioco facile per i pretoriani esteri.
Ridotta allo stremo la ex-italia sarà depredata anche delle rimanenti imprese industriali, dei beni artistici, dei palazzi pubbli governativi (il PD ne ha proposto infatti l’oppignorazione a garanzia per avere prestiti per affronta lo pseudo virus).
Per finire in bellezza il “lavoro” di divoramento e spolpamento , avrà inzio il più massiccio spostamento di danaro della storia con il passaggio di 4.250.000.000.000 di risparmi italiani alle banche tedesche mediante una serie di fusioni ed acquisizioni societarie che faranno sparire totalmente il sistema creditizio nazionale.
- BANCA DI’ITALIA
- CONSOB
- MINISTERO DEL TESORO
- GUARDIA DI FINANZA
- AISI
- AISE
- SERVIZI INFORMAZIONE DEI CARABINIERI, DELLA POLIZIA, DELLA MARINA, DELL’AVIAZIONE, DELL’ESERCITO, DEI REPARTI SPECIALI TECNOLOGICI
- STRUTTURE PARAMILITARI PRIVATE DELLE INDUSTRIE DI ALTE TECNOLOGIE
- UNIVERSITÀ PUBBLICHE (NON QUELLE PRIVATE E TELEMATICHE TROPPO SCHIERATE)
- CENTRI DI RICERCA E DI CULTURA
TUTTI ZITTI
IL PIÙ GRANDE MURO DI GOMMA DELLA STORIA UMANA
Ovviamente, nell’interesse degli italiani…
ORMAI SOLO UN DIO CI PUÒ SALVARE
IN EVIDENZA
Patrimoniale, la soluzione alla crisi? Torna lo spettro del prelievo forzoso sui conti correnti
2 Aprile 2020 – 19:03
Si torna a parlare di una patrimoniale o addirittura di un prelievo forzoso sui conti correnti e le case dei cittadini per trovare i soldi necessari e portare l’Italia fuori dalla crisi dettata dal coronavirus.
Come accade in ogni periodo di crisi in Italia, si torna a parlare di patrimoniale, una tassa che andrebbe a raccogliere liquidità direttamente dai soldi dei cittadini. Così il Governo riuscirebbe a trovare i fondi tanto necessari per gestire l’emergenza e la crisi legata al coronavirus.
Una tassa – che potrebbe anche trasformarsi in un prelievo forzoso per garantire un’operazione più rapida – che va a toccare conti correnti, investimenti e immobili di chi viene ritenuto “ricco”, privati o imprese, ma che, a seconda di come verrebbe gestita, potrebbe colpire anche chi così ricco non è. Non sempre, infatti, avere una casa di proprietà e qualche investimento è sinonimo di ricchezza.
Del possibile arrivo di una patrimoniale ne ha parlato poche ore fa Pier Ferdinando Casini:
“Se mi chiedono di pagare una patrimoniale io lo faccio, credo sia giusto. Chi più ha, più deve dare”,
ha dichiarato l’ex presidente della Camera in occasione di un suo intervento alla trasmissione Agorà.
Quanto è moralmente corretto agire tramite una patrimoniale per gestire la crisi attualmente in corso? Il prelievo forzoso sui conti correnti dei privati è davvero la soluzione?
C’è chi parla di patrimoniale per rispondere alla crisi
L’aiuto da parte dell’Europa tarda ad arrivare. Nulla si sa ancora sulla possibilità di attivare un MES in forma edulcorata o sull’eventualità di emettere eurobond, così da trovare fresca liquidità da destinare ai Paesi più in difficoltà a causa coronavirus, come l’Italia.
Il nostro Paese necessita di decine di miliardi di euro per sostenere cittadini, famiglie, imprese in difficoltà, far fronte al picco di nuovi disoccupati e nuovi poveri causati dalla pandemia, nonché per finanziare il sistema sanitario, ormai allo stremo delle forze.
Così inizia a girare l’idea, prima tra gli utenti del web, poi anche nella classe politica – guardando alle recenti dichiarazioni di Casini – che una patrimoniale possa essere la soluzione per l’Italia per trovare i soldi che le servono per sopravvivere e ripartire, seguendo una logica alla Robin Hood: “rubare” ai ricchi per dare ai poveri, giustificando l’operazione affermando che è giusto che in questo periodo così delicato, la crisi più brutta dall’ultimo dopo guerra (come ha affermato Conte nei giorni scorsi), i più ricchi sostengano il Paese intero.
Un po’ come è successo nel 1992 ad opera del Governo Amato.
Cos’è una tassa patrimoniale?
Si tratta di una tassa applicata sui beni immobili e quelli mobili. A differenza delle tasse sul reddito come l’IRPEF, che molti italiani già conoscono bene, una tassa patrimoniale, per sua natura, agisce su chi possiede qualcosa: soldi, case, auto e così via. Il ragionamento seguito è molto semplice, quanto ricco di insidie: succede che chi non ha niente sulla carta sia in realtà molto più ricco di chi ha una casa di proprietà. Una dura conseguenza dell’evasione fiscale.
Quali sono i patrimoni che vengono colpiti dalla tassa patrimoniale? Conti correnti e di deposito, immobili, ma anche investimenti in azioni e obbligazioni, in fondi comuni di investimento e in certificati.
È la scelta giusta?
Si tratta di una tassa estremamente impopolare. L’applicazione di una patrimoniale potrebbe aumentare lo scontento dei cittadini nei confronti del Governo, aumentando così anche la sfiducia nel suo operato.
Come già spiegato, poi, l’essere intestatario di beni mobili o immobili non è sempre sinonimo di ricchezza, fattore che porterebbe la patrimoniale a praticare non poche ingiustizie. Infine, si andrebbe a togliere ricchezza a chi dispone della liquidità necessaria per spendere sostenendo la ripresa economica.
D’altra parte, la grave crisi che sta vivendo oggi l’Italia potrebbe giustificare l’uso di «cartucce» non convenzionali. D’altronde, i soldi servono e da qualche parte l’Italia deve trovarli. Né Conte né altri del Governo hanno ancora accennato alla possibilità di una patrimoniale. Staremo a vedere.
FONTE:https://www.money.it/Patrimoniale-soluzione-crisi-prelievo-forzoso
Galloni: soldi a tutti, prima che si assaltino i supermercati
Reddito universale? Il punto di partenza di Grillo è che, dato che c’è la decrescita e non ci potrà essere la piena occupazione (anzi, ci sarà la massima disoccupazione, a prescindere dal virus), bisogna dare un reddito a tutti per sostenere l’economia. Tutto ciò ovviamente si è aggravato con l’emergenza in corso. Qui, tra me e Grillo, c’è una prima divergenza di fondo: più che di decrescita, dell’industria o dell’agricoltura, bisogna parlare di un risposizionamento (dell’industria, dell’agricoltura e dei servizi). Ma dovranno crescere altre attività, ad esempio nel comparto dei beni e dei servizi immateriali, che prenderanno il posto delle occupazioni precedenti. Quando si sviluppò l’industria, si ridusse drasticamente l’occupazione in agricoltura. Quando s’è sviluppato il post-industriale, cioè i servizi, c’è stato un calo più o meno drastico degli addetti all’industria. Poi, nella fase che nei miei libri ho definito post-capitalistica, si ridimensionano tutti questi settori a reddito. E’ quindi necessario far crescere la risposta ai bisogni della società (in questo sta il cambio del paradigma, rispetto alla ricerca di profitto) perché comunque la società va avanti. Quindi, quando parliamo di reddito universale, dobbiamo tener ben presente questa differenza: non stiamo andando verso la decrescita, che per essere “felice” necessita di una riduzione della popolazione che sia maggiore del calo della produzione, sennò sarebbe ancora più infelice.
Per essere “felice”, la decrescita richiede di ridurre la popolazione mondiale: è il vecchio progetto di alcuni ambienti estremistici dell’ambientalismo, e di ambienti particolarmente retrivi della grande finanza (che sono poi quei due ambienti che qualcuno sospetta che abbiano avviato e condizionato l’impresa di Grillo e Casaleggio). A fianco di questo aspetto, che è cruciale, ve n’è però un altro – che è il motivo per cui siamo entrati in questa crisi, che poi è stata aggravata da quella sanitaria. E cioè: nella maggior parte dei comparti produttivi, la redditività degli investimenti è diventata negativa. Per capirlo dobbiamo osservare l’andamento del Pil: nel caso italiano (e l’Italia è una delle potenze industriali del pianeta) è stato significativamente vicino allo zero per parecchio tempo, e fra l’altro sarebbe negativo il Pil pro capite, che è quello più importante per la domanda: a fronte del Pil che non cresce, c’è la popolazione residente che cresce. Continua ad aumentare l’occupazione, è vero, anche se è precaria e sottopagata. Ma se noi da questa occupazione e da questo Pil sottraiamo quel 20-30% che ancora fa reddito positivo, con un fatturato decisamente superiore al costo (quindi, stipendi buoni), tutto il resto è ancora più insostenibile. Quindi noi dobbiamo affrontare questi due aspetti: da una parte il ridimensionamento dei comparti produttivi dell’economia materiale, dall’altra la decrescente redditività degli investimenti.
Chi è il grande sconfitto, di questa situazione? E’ tutta la moneta a debito: tutto ciò che è a debito non è sostenibile. Lo vedete: il Pil non cresce, ma cresce il debito pubblico. Questo di per sé non è un segnale di insostenibilità, perché comunque abbiamo un grande risparmio privato, sia pure anch’esso in calo: titoli e depositi, in ogni caso, rappresentano quasi il doppio del debito pubblico. Quindi il sistema-Italia sta benissimo, paradossalmente; ma le sue prospettive non sono sostenibili, se non si esce dall’economia del debito. Perciò va benissimo parlare di reddito universale. Basta che non sia sorretto da due fattori, che denuncio. E cioè: l’aumento del debito, in particolare del debito pubblico, ovvero un aumento (o una introduzione) di una forte tassa patrimoniale. Meglio l’emissione di una moneta nazionale parallela, non convertibile in euro, fino al raggiungimento della piena occupazione. Data la crisi aggravata dal coronavirus, si può quindi pensare a un reddito universale di 1000-1500 euro mensili pro capite, in più prestando particolare attenzione, innanzitutto, ai comparti più colpiti dallo stop imposto dall’emergenza. Il turismo, ad esempio, ha perso l’annata: andrebbe immediatamente istituito un “reddito di quarantena” per tutti quelli che hanno perso completamente il reddito. E quindi turismo, ristorazione, palestre: tutte attività che non riapriranno, quando cominceremo a tornare alla vita normale.
Se però ci fosse un’interruzione definitiva – come paventato da Mario Draghi – di tutto il sistema produttivo, allora l’immissione di moneta non a debito rischierebbe di creare inflazione. Quindi dobbiamo immetterla per evitare che l’economia, l’industria e la produzione si blocchino: a quel punto servirà a stimolare quelle risorse e quella capacità produttiva aggiuntiva che l’Italia ha. Ma se in Italia, a causa di questa situazione (il perdurare dell’emergenza e la chiusura nelle case di tutti quanti) si dovessero bloccare tutte le attività produttive, bisognare considerare anche la specificità della nostra struttura produttiva, che è basata su aziende piccolissime, che poi a un certo punto chiudono: perché devono pagare l’affitto, le bollette. Senza un aiuto consistente, io smetto di pagare il mutuo, stacco le utenze, faccio presente ai collaboratori che è finita. Poi, se arrivano risorse reddituali aggiuntive (perché lo Stato immette) ma intanto l’attività è stata chiusa, che cosa ci si compra, con quei soldi? Questo è il problema della moneta non a debito: l’urgenza. Invece, se si usa solo moneta a debito, tutta dentro un progetto finanziario, poi la devi ripagare, e quindi devi guadagnare di più di quello che è il debito. E abbiamo visto che non è più possibile, essendo finito il capitalismo (questo è il vero motivo per cui c’è la crisi).
E’ finito, il capitalismo, ma non abbiamo uno straccio di paradigma alternativo per far funzionare l’economia mondiale. E allora, intanto che tutte le potenze mondiali si avvicinano a questa constatazione, come si farà a gestire il sistema economico mondiale? Bisogna trovare un altro paradigma, un altro sistema – in cui ci sia anche la parte di profitto, ma chiaramente il grosso dovrà essere retto da moneta non a debito. Ovvero, come spiego nei miei libri: retto da credito bancario a tasso d’interesse negativo altissimo. Questo consentirà alle banche di non subire perdite: si limiteranno a ridurre i propri guadagni, registrando un mancato arricchimento. Stato e banche però devono modificare la loro contabilità, altrimenti non ce la si fa. Prima che la gente assalti i supermercati, è urgente risolvere questi problemi. Serve agire in fretta: l’agricoltura già denuncia la mancanza di manodopera, e le coltivazioni trascurate poi non si recuperano rapidamente, i danni sono catastrofici.
Se non si permette alla gente di tornare a lavorare, il comparto agricolo rischia di scomparire. Se mancano consumatori sui mercati, provvisti di soldi, addio. Trasponendo questo nella manifattura, nell’industria e negli altri comparti, capiamo qual è la posta in gioco adesso: o lo Stato interviene subito con moneta aggiuntiva non a debito, a circolazione solo nazionale e compatibile con l’euro, oppure tra 4-5 mesi ci troveremo in una situazione talmente difficile, che solo aumentando il debito con l’Europa potremmo cercare di far riprendere l’economia (e ho qualche dubbio, che ci accada). Anche Draghi ha espresso questi dubbi. Certo, la sua posizione è diversa: lui propone di mantenere la moneta a debito, quindi la contabilità bancaria, perché deve nascondere come si crea la moneta. Però, se Draghi arriva e fa questa operazione, in vista della cancellazione del debito aggiuntivo (350 miliardi, da considerare come “debito di guerra” destinato a cancellarsi), allora anche l’ipotesi-Draghi va presa seriamente in considerazione.
Beninteso, in Draghi non c’è nessuna “metamorfosi”: Draghi è uno dei massimi rappresentanti della finanza mondiale, quella che ci privatizzato e massacrato. Però non fa parte di quella finanza mondiale legata all’estremismo ambientalista (e ad altri giri tipo Rothschild) che vuole invece la riduzione della popolazione del pianeta. In quel caso avrebbe detto: benissimo, se salta tutto per aria, moriranno milioni di italiani. Sarebbe meglio, se l’Italia si riducesse a 20 milioni di abitanti? Questo lo pensano alcuni, ma non Draghi. In lui, però, non c’è nessuna metamorfosi: sta solo applicando, pedissequamente, i principi per i quali abbandonò a suo tempo la nostra scuola post-keynesiana, passando al liberismo. Evidentemente vuole mantenere la partita doppia e la moneta a debito, per poi cancellarla: in questo modo non si vedrebbe la creazione monetaria, che evidentemente è quello che gli preme. Infatti, se tutti vedessimo che la moneta si può creare senza costo, scenderemmo tutti in piazza a dire: ma scusate, se l’avete fatto per salvare le banche, perché non lo potete fare per salvare le persone?
L’espressione “capitalismo inclusivo”, peraltro, è un ossimoro: è come dire “liberismo solidaristico”. Quello che ha funzionato, in passato, con molti limiti ma con grandi risultati, sono state le economie miste, in cui c’erano elementi di capitalismo e di socialismo. Probabilmente finiremo per orientarci in questo senso: un recupero della solidarietà nell’economia, veicolato dalle grandi scelte strategiche e dal peso dello Stato, diretto e indiretto, nell’economia stessa. Un assetto abbandonato formalmente, a livello mondiale, dopo il G7 di Tokyo del 1979. Dopodiché abbiamo avuto un quarantennio di liberismo, e adesso il liberismo non funziona più. L’economia mista, solidaristica, ha funzionato per quasi 40 anni dopo la Seconda Guerra Mondiale; il suo abbandono ha coinciso con la fine dei partiti liberali. Con il crollo del Muro di Berlino è finita la Dc, che era anticomunista. E adesso, che siamo di fronte al crollo della globalizzazione, immagino che i nazionalismi finiscano per entrare in crisi: a vincere sarà il ritorno alla solidarietà, sia interna che internazionale. Sarà un’alternativa sia al sovranismo miope, sia alla mancanza di sovranità.
(Nino Galloni, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming “Reddito universale, Carlo Toto e Nino Galloni rispondono a Grillo“, su YouTube il 1° aprile 2020. Vicepresidente del Movimento Roosevelt e prestigioso economista post-keynesiano, Galloni – figlio del ministro democristiano Giovanni Galloni, già vicepresidente del Csm – è stato a lungo dirigente del ministero del lavoro. Come Draghi, Galloni è stato allievo del professor Federico Caffè, insigne economista progressista).
FONTE:https://www.libreidee.org/2020/04/galloni-soldi-a-tutti-prima-che-si-assaltino-i-supermercati/
Commerzbank: vendete BTP italiani, diventeranno spazzatura. È bufera
Bufera su Commerzbank, la seconda banca di Germania che ha esortato a vendere BTP poiché diventeranno spazzatura. L’accaduto
Bufera su Commerzbank che ha esortato gli investitori a vendere BTP poiché, a sua detta, diventeranno spazzatura.
Le dichiarazioni della seconda banca di Germania non sono passate inosservate e sono state invece rilanciate da numerosi quotidiani italiani ed esteri. Il tutto nel pieno delle mai sopite discussioni sulla solidarietà tra membri dell’UE, soprattutto fra quelli del Nord e quelli del Sud.
L’allarme lanciato da Commerzbank sui BTP d’Italia ha dato il via a un nuovo round di polemiche.
Commerzbank su BTP spazzatura: le dichiarazioni
Le ultime dichiarazioni della seconda banca di Germania hanno trovato fondamento (seppur indirettamente) nel caos generato dal coronavirus. L’Italia è stata una delle nazioni più colpite dalla pandemia e per evitare l’ulteriore diffusione della stessa è stata costretta ad introdurre numerose misure di contenimento.
Molte aziende sono state chiuse (con ovvie ripercussioni sulla produttività tricolore), così come le sedi di istruzione di ogni ordine e grado. Il governo è intervenuto con un decreto Cura Italia per il quale ha messo sul piatto svariati miliardi di euro.
Ad aprile accadrà una cosa simile quando l’esecutivo presenterà un nuovo pacchetto di misure volte a fronteggiare la crisi economica derivante dal coronavirus.
Tutte queste decisioni, secondo gli analisti di Commerzbank, peggioreranno inevitabilmente i conti pubblici e ciò si ripercuoterà sui titoli di Stato del Belpaese. Da qui il monito a vendere prima del peggioramento della situazione e prima che il BTP diventino spazzatura.
Il rapporto debito/PIL dell’Italia si avvicinerà al 150% nel 2020, ma scenderà al 145% nel 2021. Questa flessione, hanno continuato i tedeschi, non sarà comunque sufficiente ad evitare un downgrade a junk.
Tra poche settimane le agenzie di rating torneranno ad esprimersi sul Belpaese ma non è ancora scontato in che direzione si muoveranno.
Le reazioni
L’allarme di Commerzbank sui BTP italiani non è passato inosservato e le critiche alla seconda banca di Germania non si sono fatte attendere. Tra le più forti come non citare quelle del viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni, che ha affidato a un post su Facebook le sue considerazioni sulla vicenda.
“In piena emergenza coronavirus, in piena pandemia mondiale, mentre l’Italia piange oltre 10.000 morti, la Germania non solo fa muro da settimane sugli aiuti all’Italia, ma ora secondo l’autorevole agenzia internazionale Bloomberg ci attacca anche direttamente invitando a vendere i titoli di Stato italiani tramite la seconda banca di Germania, la Commerzbank, posseduta al 15% proprio dallo Stato tedesco”.
Una notizia, questa di Commerzbank contro i BTP, che secondo Buffagni potrebbe avere ripercussioni economiche imponenti.
FONTE:https://www.money.it/commerzbank-vendete-BTP-italiani-diventeranno-spazzatura
Della Luna accusa Conte: ha affossato l’Italia di proposito?
Non è che hanno ingabbiato gli italiani e fermato l’economia per darla in pasto al Mes e alle altre diavolerie eurogermaniche promosse dalla Merkel e dalla sua fedelissima Ursula von der Leyen, votata dal Pd e dal Movimento 5 Stelle? Ad avanzare il sospetto è Marco Della Luna, che impugna uno studio dell’università di Oxford, secondo cui il Covid-19 si starebbe diffondendo anche in Italia sin dai primi di gennaio. L’epidemia avrebbe già oltrepassato il picco da una trentina di giorni. E attenzione: sarebbe contagiata «circa metà della popolazione», addirittura. Ossia: un italiano su due sarebbe portatore del virus. Tutti, o quasi tutti, senza sintomi o con disturbi lievi. Sotto questo aspetto, quindi, sarebbe «del tutto ingiustificata la chiusura delle attività, o lockdown, che ci costa 160 miliardi al mese, oltre alla graduale distruzione del tessuto aziendale». Una misura inutile, dannosa per l’economia e pure inefficace, se è vero che – come dicono a Oxford – il virus è dappertutto. «Bisognerebbe invece capire perché in certe zone diventa molto più lesivo che altrove». E dunque: «Che scopo ha il lockdown? A che cosa serve? A chi serve?».
Per Della Luna, «è inconcepibile che il governo non abbia fatto uno studio a campione», per verificare quale percentuale della popolazione è contagiata, «prima di bloccare l’economia e togliere la libertà di movimento». Domanda: se questo studio fosse stato effettuato (o divulgato), il governo Conte avrebbe potuto fare quello che ha fatto? «Anziché far conoscere la realtà alla gente», secondo Della Luna, le autorità «praticano sistematicamente la disinformazione statistica». Primo: «Conteggiano come decessi da coronavirus tutti i decessi in cui il cadavere risulti positivo al tampone, anche se la morte è avventa per infarto o per altra causa». Secondo: «Usano tamponi che danno il 50-80% di falsi positivi, ovvero gli apparenti positivi sono più del doppio del reale. Ciò spiega perché in Italia il tasso di mortalità appare abnormemente alto rispetto agli altri paesi: è gonfiato ad arte». Sfruttando queste due deformazioni, quello che Della Luna chiama “il regime” può «far salire o scendere, a sua convenienza politica, le percentuali di contagio e di mortalità».
Questo, conclude l’analista – avvocato, saggista, autore di ricerche scomode sulle dinamiche del potere contemporaneo – lascia supporre che, da parte del governo, il fatto di «sospendere le Costituzione, concentrando nelle sue mani poteri abnormi», potrebbe non essere un incidente di percorso, ma addirittura un obiettivo. E cioè: «Mettere il paese in ginocchio, senza soldi, senza libertà», e servirlo su un piatto d’argento agli eurocrati. Sconcerta, in ogni caso, la condotta dell’esecutivo: «Mentre la gente è alla fame e le aziende muoiono, Conte aspetta altri 14 giorni che la cosiddetta Europa decida sui sostegni alla nostra economia». Tutto calcolato? Il vertice della Commissione Europea è stato eletto grazie al voto di Zingaretti e grillini. Aggiunge Della Luna: Salvini lasciò il governo gialloverde «proprio per questo, sapendo dove Conte e di Maio sarebbero arrivati, presi nella strapotente integrazione eurogermanica». L’accusa: «Era tutto già concordato, e la pandemia ha solo anticipato e accelerato il programma».
Anche nel caso in cui i dati forniti dalla Oxford University non fossero confermati, Della Luna resta convinto dell’impostazione inglese: «Il blocco del paese, con quello che costa, insieme alla reclusione della gente e allo stravolgimento delle procedure costituzionali, si giustificano solo qualora il tasso di diffusione fosse molto basso. Il governo doveva quindi prima accertarlo con uno studio a campione, poi dichiarare il risultato al paese e decidere di attuare o non attuare il blocco». Sempre secondo Della Luna, «non è nemmeno credibile che non abbia fatto il controllo a campione: sarebbe una follia». A meno che, appunto, lo scopo non fosse quello di fermare il contagio, ma – fin dall’inizio – di confinare gli italiani agli arresti domiciliari, sottoposti al coprifuoco, così da «mettere in ginocchio l’economia», accelerando «la definitiva spoliazione dell’Italia di ogni autonomia economica e politica dalla Germania e dalla grande finanza speculatrice, come da progetto originale dell’integrazione europea». A Della Luna si obietterà che lo stesso Salvini si è allineato al lockdown, peraltro invocato dagli stessi medici per tentare di limitare la pressione sugli ospedali, incapaci di assistere contemporaneamente migliaia di pazienti.
TEST PER CORONA CONTAMINATI DAL CORONAVIRUS – E CHI LI PRODUCE?
“Lo sforzo del governo britannico di accelerare i test di coronavirus di massa ha subito un colpo dopo che i test per accertare la positività al coronavirus, i componenti chiave ordinati dall’estero, sono stati scoperti per essere contaminati dal coronavirus”: così rivelava un articolo del Telegraph del 30 marzo.
In breve: i test per controllare se hai il virus ti infettano col virus, perché il virus è contenuto in essi. E siccome il governo britannico si è impegnato (con chi?) a fare 10 MILA test al giorno sulla popolazione – sana – si può immaginare il resto.
Qual è la ditta estera che fornisce i test già contaminati e proprio da coronavirus? Telegraph: “Uno dei fornitori – la società lussemburghese Eurofins – ha inviato una e-mail lunedì mattina ai laboratori governativi nel Regno Unito avvertendo che una consegna di componenti chiave chiamati “sonde e primer” era stata contaminata con coronavirus e sarebbe stata ritardata. La ditta ha ammesso che c’era stato un “problema” e ha insistito sul fatto che altri fornitori privati avevano subito lo stesso problema. Non è chiaro in che modo si sia verificata la contaminazione e le fonti sanitarie senior hanno insistito sul fatto che il ritardo non avrebbe influenzato in modo significativo il programma di test del Regno Unito “
Eurofins – ed “altri fornitori” non identificati “con lo stesso problema”’? E nonostante ciò si continua? Con quali “sonde primer”, forniti da quale ditta? Il seguito dell’articolo del Telegraph era tutto un confuso e reticente scusarsi di personalità sanitarie pubbliche per non aver eseguito abbastanza test.
Nel frattempo un ex direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità ha criticato gli sforzi di test del Regno Unito : .
“Il Regno Unito deve elaborare decine di migliaia di test al coronavirus per porre fine al blocco, afferma l’ex direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità”-
Il personaggio lo ha detto alla BBC:
Si tratta del “ professor Anthony Costello, che ora lavora all’University College di Londra, ha dichiarato al programma Today di BBC Radio 4 che il Regno Unito non sta usando le sue risorse in modo efficiente come paesi come la Germania, che sta effettuando 70.000 test al giorno”.
Insomma l’Organizzazione Mondiale della Sanità – di cuI ormai si sa che è un ente sovrannazionale sì, ma finanziato essenzialmente da Bill Gates – preme perché tutti i paesi accelerino i test. E non preme per niente , invece, per indagare come mai “alcuni” dei tes sono contaminati da coronavirus, quindi lo diffondono.
Alcuni, o tanti, o tutti? La Eurofins lussemburghese ha ammesso “Un problema”. Il vostro cronista ha pensato a tutta prima a una contaminazione accidentale, perché gli articoli britannici lasciavano questa impressione.
Cosa è, però, la Eurofins?
- Una breve ricerca – ed ecco che si apprende che, nel gennaio 2018, Eurofins North America ha acquistato il laboratorio di analisi nutrizionali Craft Technologies, un laboratorio che fornirà a Eurofins “dai campioni biologici ai tessuti” e “test clinici”.
Craft Technologies è stata finanziata nel 2015 dalla Belinda e Bill Gates Foundation con 844. 395 dollari per elaborare “metodi di prova e di raccolta blood spot finger sticks” – insomma test a bastoncino – come quelli usati a tappeto attualmente.
Bill e Melinda Gates. hanno voce in capitolo in Eurofins – Possiamo ancora credere che la contaminazione dei test di Eurofins Lussemburgo sia stata accidentale?
Lussemburgo? La twitterologa Valeria KindQ ha scoperto che Eurofins ha ben quattro stabilimenti di produzione in Italia,
E qui l’articolo pbblicitario dove la Eurofins ealta il suo prodotto:
Valeria:
Quindi, Valeria chiede: “Stiamo utilizzando i kit di questa ditta, qui in Italia?” .
E lo chiede con insistenza a Walter Ricciardi, il medico napoletano consulente del governo per il coronavirus, ex attore nonché elemento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – e intervistatissimo da tutte le tv come “esponente dell’OMS”.
Qui la sua bio a cura dell’OMS,
da cui si apprende che è anche “ membro del gruppo di esperti della Commissione europea su “Investire nella salute” (EXPH), membro del National Board of Medical Examiners degli Stati Uniti d’America, ed è stato eletto presidente della European Public Health Association (EUPHA) ) dal 2010-2014”.
Valeria: “Ricciardi, vi state APPROVVIGIONANDO presso la EUROFINS ITALIA per i test COVID-19? no, perchè altrimenti, la COSA è GRAVISSIMA dato che i media italiani NON HANNO riportato la notizia della contaminazione e del ritiro dei kit prodotti da questo marchio gradirei SOLERTE risposta”.
In attesa, appare un tweet dove il medico-attore Walter Ricciardi sembra rallegrarsi del fatto che “il 25% dei medici inglesi hanno contratto il coronavirus” e del fatto che il NHS, il sistema sanitario nazionale inglese ha fallito. Cosa del tutto spiegabile, se i medici britannici sono sottopoti al test Eurofin – Bill Gates.
Valeria: “A quanto ammonta la CONTA del personale medico-sanitario CONTAGIATO in Italia, invece, Ricciardi?”.
L’ultima cifra dava 66 medici italiani morti. “Gli eroi”, i sacrificati nella retorica dei media. O gli infettati dal test contaminato?
Dobbiamo a Valeria anche questa ultima notizia:
“Alti dirigenti cinesi hanno contattato le autorità americane avvertendo di non usare gli aiuti arrivati dalla Cina, di impacchettarli e rispedirli in territorio cinese immediatamente. TUTTO CONTAMINATO QUINDI!”
L’origine dell’informazione è apparsa sul Sidney Morning Herald
Dunque i cinesi stanno incettando il materiale, se lo riprendono? La notizia ha bisogno di chiarimenti.
Basta per oggi?
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/test-per-corona-contaminati-dal-corona-e-chi-li-produce/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
Il Buco: la filosofia del cibo tra sprechi e identificazione
Il Buco, horror distopico spagnolo distribuito su Netflix, mette in tavola una critica sociale dove al centro ci sono le classi sociali e il cibo!
“La panna cotta è il messaggio”, una frase che è entrata di diritto nelle citazioni collegate ai film visti su Netflix. La battuta in questione appartiene a Il Buco, film horror di nazionalità spagnola (film d’esordio di Galder Gaztelu-Urritia) che ha suscitato le curiosità anche dei meno addicted al genere. In questo horror connotato da una forte denuncia sociale e delle sfumature drammatiche, si parla molto di cibo. Il cibo è simbolo di tantissime cose, dell’opulenza e delle contraddizioni dell’epoca moderna, della lotta per il diritto alla dignità e alla sopravvivenza. Sarà l’egoismo a prevalere o si riuscirà ad organizzare una società equa, in cui tutti hanno diritto ad un pasto?
Per chi non lo sapesse Il Buco è ambientato in un futuro distopico, in cui gli esseri umani, chi in modo consensuale chi come conseguenza a crimini commessi, vengono rinchiusi in una prigione speciale. Sviluppata come una torre altissima e costruita sotto terra, la fossa come la chiamano i detenuti, accoglie un numero indefinito di prigionieri lungo la torre: ogni piano della struttura ha una cella in cui vivono due detenuti, mentre al centro della struttura c’è un buco all’interno del quale ogni giorno, una sola volta in 24H, si muove una piattaforma con sopra del cibo preparata da chef di alta cucina. Partendo dal primo piano della torre la piattaforma scende piano per piano e si ferma solo due minuti. L’interrogativo è, quelli dei piani alti mangeranno quel che gli basta pensando anche a chi vive in fondo alla torre, oppure mangeranno più di quello che necessitano e gli ultimi moriranno di fame?
Cibo e sopravvivenza secondo Galder Gaztelu-Urritia
Sappiamo bene che tipo di valore associato alla vita abbia acquistato il cibo ancor di più in tempi di Coronavirus. È ovvio che la sopravvivenza è collegata a enormi dispense di cibo e le corse ai supermercati ne sono la prova lampante. Il cibo ne Il Buco viene rappresentato come dicotomia tra paradiso e inferno: da un lato l’impeccabile cucina, dall’altro gli sporchi detenuti che si avventano sul cibo, strappandolo, divorandolo con le mani, contaminandolo. Questo horror che nella simbologia stratificata fa ripensare molto alla nostra collettività e alla divisione in classi sociali come un’altissima torre, apre uno scenario ancor più vasto: la voglia di denunciare come valori quale unione, solidarietà, compassione e carità siano ormai perduti verso un individualismo sfrenato. Il cibo infondo è sempre stato un collante anche per le famiglie… forse si dovrebbe ripartire da questa riflessione per ritrovare la voglia di aiutarsi l’un l’altro.
Il Cannibalismo è l’estremo del discorso
La cosa più raccapricciante de Il Buco è che il binomio cibo\sopravvivenza arriva all’estremo, proponendo come cibo stesso la carne umana. Quando non c’è cibo e in cella si è in due, si può arrivare anche ad applicare la legge del più forte e del più furbo. In questo senso, pensando al protagonista che è costretto a cibarsi del suo compagno di cella anche se controvoglia, ma con il solo obiettivo di restare in vita, il cibo rappresenta una metafora del “mangiare noi stessi”, all’impoverimento dei valori della società moderna e dell’estrema conseguenza della guerra tra poveri a cui può portare l’estremizzazione di una società verticale. Dall’altro, pensando al secondo atto di cannibalismo che si trova a realizzare Goreng, il punto di vista di tutto il film, ovvero accettare il suicidio di una donna che si è tolta la vita solo per permettergli di sopravvivere e compiere la rivoluzione, il cibo diventa sacrificio, adesione alla lotta, condivisione di valori fino alla morte. In fondo si tratta di un film di genere horror e anche se la regia non è così sfacciata nel mostrare le scene più cruente, il titolo Netflix è vietato ai minori di 18 anni.
Cibo, abbondanza e alta cucina in Il Buco
Siamo ormai assuefatti a programmi di cucina dove si curano i piatti come se fossero delle vere e proprie opere d’arte. Senza parlare del fatto che in tanti critichino che l’alta cucina usi solo materie prime costose e di cui non si usa nemmeno tutto. Non è un caso che la cucina de Il Buco assomigli a quelle che vediamo in programmi tv come Masterchef, dove l’alta cucina sembra essere quello a cui tutti aspiriamo, ma che forse non riuscirebbe a saziare nessuno. Non è assolutamente una polemica nuova, ma in questo horror si cerca proprio di far riflettere su quanto l’epoca moderna, del benessere diffuso, abbia dato accesso smodato (a chi può permetterselo ovviamente) a tavole imbandite solo per classi elitarie, che possono permetterselo, escludendo completamente dai giochi le classi più deboli, che si accontenterebbero anche di un semplice pezzo di pane. In questo senso Il Buco è una critica feroce agli sprechi e ai consumi, spingendo gli spettatori a riflettere su quanto a volte anche i più attenti possano diventati schizzinosi di fronte a ciò che prima di tutto deve nutrire e poi appagare il palato.
Il Buco: come il cibo identifica le persone
Eppure il cibo ci identifica: il gusto e l’associazione che la mente fa con i piatti che assaggiamo è qualcosa di incredibile. Quante volte ci si affeziona ad una preparazione solo perché ricorda un bel momento? Ne Il Buco, il cibo che viene appoggiato sulla piattaforma, in realtà corrisponde alle scelte che hanno fatto i detenuti quando hanno compilato il questionario che l’amministrazione gli sottopone prima di accedere alla prigione. Ad ogni detenuto viene chiesto qual è il proprio piatto preferito, che sia la rappresentazione del libero arbitrio in una società che impone modelli a volte invisibili? Eppure quella peculiarità, quell’identificazione in un piatto, in questo caso la panna cotta, diventa un messaggio. Cibo e identità possono correre di pari passo: egoismo e particolarità versus collettività e unione, élite versus ultimi della scala sociale. Un equilibrio utopistico difficile da raggiungere.
FONTE:https://www.cinematographe.it/rubriche-cinema/cinematografood/il-buco-filosofia-del-cibo-significato-film-netflix/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
SAPERE È POTERE
–
Ciò che inebria gli uomini non è il denaro in sé, ma l’enorme potere che conferisce il denaro.
Il potere è denaro, è la faccia del denaro, la faccia nascosta della Luna.
Esiste nelle società moderne l’illusione che la politica detenga il primato del potere. Ma così non è, anch’essa oggi come non mai si piega al potere del denaro.
Lo vediamo ancor più oggi come tutti i governi, come tutti i politici siano succubi del potere economico, o per meschinità in vantaggi personali oppure culturalmente, talmente pervasi culturalmente da ritenere naturale, ovvio, fisiologico, relazionarsi e soppesare tutto in termini economici.
Oggi si è sostituito il millenario “conviene quel che è giusto” con il “è giusto quel che conviene”, dovendo ogni cosa, individuo, progetto, ambizione e persino l’utopia, superare la prova imprescindibile della sostenibilità economica.
Il potere è denaro, non esiste potere in assenza di denaro nella cultura occidentale degradata.
Il valore economico di questi personaggi ricchissimi , non lo si comprende a fondo se lo si misura con il denaro che possiedono, ma lo si deve misurare con il potere che esercitano.
Prendiamo questa apparentemente insignificante notizia su BelSomaro, persona invisa ai ben pensanti e lontana anni luce da me, sicuramente sia nel metodo che nel merito, anche se in quest’ultimo qualcosa di positivo potrebbe anche esserci previa abbondante limatura.
Ha espresso dubbi sull’efficacia della quarantena che alcuni governatori brasiliani hanno imposto, di fatto sostenendo quel che sta emergendo anche da noi seppur molto lentamente, che esiste il rischio concreto che la cura possa esser ben peggiore della malattia.
Cosa da non sottovalutare e comunque che dovrà essere affrontata meglio prima che poi, a patto di non aver in mente di cancellare un dopo.
Però l’ha detta la persona sbagliata, l’inviso sudamericano seguace di Trump e l’ha detta e postata su Twitter.
Immediatamente i suoi tweet con allegati video che lo riprendevano in mezzo alla folla, senza mascherina e non a distanza di sicurezza virus sono stati cancellati. Eppure la folla gridava che se non fossero tornati al lavoro, prima che del virus sarebbero morti di fame, in un Paese come il Brasile dove la povertà che porta con sé in dote la criminalità, non è certo una diceria o un aspetto folkloristico, ma una vera e propria piaga molto sentita nel Paese, dove la sicurezza è ancora molto lontana dai nostri standard seppur anch’essi alquanto erosi da un’immigrazione senza senso, priva di valore aggiunto, solo puro costo scaricato sulla collettività sia in termini di sofferenze, sangue versato che economico.
In termine tecnico-politico questa si chiama censura. Ma a differenza di quel che eravamo abituati quando c’era Lui, questa viene applicata da un privato senza che qualche politico dall’ugola buona per Sanremo sempre pronto a intonare Bella Ciao oppure a spaccare il capello in quattro dei diritti individuali che prima o poi giungerà ad affermare che anche i microbi e perché no anche i virus, hanno diritto di esistere e vanno tutelati in quanto facenti parte del Creato, si scandalizzi e denunci la deriva totalitaria.
Eppure si sa… i diritti come tali per esser veri o valgono per tutti, quindi anche per i nemici, oppure quando valgono solo per gli amici non sono più diritti universali, ma concessioni a categorie a scapito di altre categorie che si vedono i loro diritti compressi oppure negati.
Sappiamo anche che una notizia o è vera oppure è falsa, tutto il resto sono opinioni. Altro non esiste. E le opinioni non si possono censurare perché sono il sale della democrazia e sono alla base della libertà di espressione, ma sono anche tutte lecite per quanto stravaganti e urticanti possano apparire. Con la libertà di espressione si diffondono le opinioni non le notizie, per questo alle prime viene garantita costituzionalmente la libera circolazione, mentre le seconde seppur anch’esse tutelate, sono soggette a verifica, e se il caso smentite e sanzionate.
BelSomaro ha espresso un’opinione, opinione ancor più lecita perché espressa da un capo di Stato di un Paese Sovrano. Quindi doppiamente lecita.
Ma Twitter l’ha censurata secondo il modulo ormai collaudato dei social secondo il quale non sarebbe conforme al suo regolamento.
Può un regolamento di condotta interno di un social privare della libertà di espressione un capo di Stato di un Paese Sovrano, senza che nessuno a livello internazionale sollevi l’illiceità e la gravità di tale condotta dove i social, nelle attuali società svolgono oramai al di là di qualsiasi dubbio e interpretazione un ruolo sociale e comunicativo ben siperiore per numeri a quello dei media, a cui proprio questi social dovrebbero essere soggetti a regole e condotte imposte dalla politica e non il contrario come fa Twitter che le impone alla politica e persino ad un Capo di Stato di un Paese Sovrano?
A quando pare sì, come a quanto pare nessuno si accorge di questo ribaltamento della realtà.
Ma come si è giunti a questo?
E qui torniamo al potere che conferisce il denaro.
Questo social come pure Amazon, svolgono un ruolo sociale prestandosi alla politica in qualità di manovalanza per fare il lavoro sporco lasciando linda la politica, la quale li ricompensa con enormi sgravi fiscali il che si traduce in enormi profitti.
Amazon per certi versi assolve allo stesso ruolo di comprimere i salari svolto dall’immigrazione e al contempo, garantisce lo stesso potere di acquisto, offrendo a costi inferiori e celere servizio a domicilio, le stesse merci e prodotti che si acquistano sotto casa.
La ratio politica di fondo è che i salari non devono aumentare, meglio se diminuiscono grazie all’ instabilità e l’incertezza del futuro creata ad arte dalla politica con le varie deregolamentazioni del mondo del lavoro, ma al contempo non deve essere percepita in modo negativo, quindi i salariati devono poter acquistare merci e prodotti a basso costo così facendo garantendo il loro potere di acquisto nonostante i loro salari diminuiscano.
La politica in cambio, concede sgravi fiscali enormi che consentono ad Amazon di macinare profitti enormi che, nel nostro sistema fiscale dove la tassazione effettiva pro-capite è dell’ordine del 65%, un Bezof su 100 miliardi ne dovrebbe versare allo Stato italiano più della metà.
Ma così non è, come per le rendite finanziarie, la tassazione per questi soggetti è pari a quella riservata agli incapienti, ossia quelli che non avendo reddito pagano solo le imposte indirette al consumo, pari ad una media del 20% sui consumi di prima necessità.
Twitter invece, svolge la funzione di censure sulla rete assieme a Facebook per conto della politica, lasciando quest’ultima con la faccia pulita benché con le mani sporche di censura che tiene nascoste. La ratio è quella di imporre le opinioni ufficiali a volte spacciate per notizie vere, a volte presentate come il pensiero condiviso di una Comunità Scientifica coesa che già nell’accezione dell’annunciazione risiede tutta la sua ascientificità, quindi la negazione della Scienza stessa palesandosi come Lascienza.
In cambio di tale servigio funzionale anch’essi godono di ampi sgravi fiscali come visto precedentemente.
In conclusione, il potere del denaro viene messo a disposizione della politica, ma al contempo esso ha bisogno della politica per alimentare e garantirsi gli enormi profitti.
Profitti naturalmente come gli sgravi concessi che paghiamo noi, da una parte con condizioni di lavoro al limite del surreale come avviene da Amazon e senza andare lontano nei magazzini della logistica di Piacenza dove gli scioperi e le rivolte non si contano da anni, e dall’altra con minori entrate fiscali, quindi con minori risorse da destinare ai servizi pubblici a causa delle minori entrate fiscali grazie agli sgravi.
Ma c’è una cosa che entrambi gli attori temono: Sapere è Potere.
Per questo confondono, ci inondano di notizie, dati, a volte persino contraddittori per non offrire punti di riferimento e basi certe con i quali sarebbe più facile smontare la narrazione.
Ma sopratutto negano il Sapere, Sapere che è l’oggettività della realtà che loro conoscono bene ma che divulgano dosandola sapientemente e solo quando funzionale alla loro narrazione. A volte mescolano il vero con il falso come in un cocktail, quando alle strette, allora invitano “con le buone maniere della cancellazione delle opinioni” ad uniformarsi alle Verità ufficiali della Comunità degli Esperti.
E i soldatini ricoperti d’oro eseguono, lavandosi poi l’animaccia nera nera sul simulacro dell’altare della carità, delle buone azioni e sulla Salvezza del Pianeta che prima passava attraverso i Cambiamenti Climatici, ora invece attraverso la Crociata contro il virus che cancellerà l’umanità dalla faccia della Terra.
Ma statene certi: “loro” non scompariranno. Si adatteranno al virus come suggerisce la Teoria Evoluzionista di Darwin, ed alla fine riusciranno a fare soldi anche con il virus.
Noi invece, siamo fatti di ideali, di lealtà, di rigore e coerenza, troppo rigidi per poter resistere al vento forte piegandoci. Noi ci spezzeremo se non troveremo un riparo.
«Pensavano di averci seppellito. Non sapevano che eravamo tanti semi»
(Proverbio messicano)
Coronavirus, Bolsonaro contro quarantena: twitter rimuove i post https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2020/03/30/coronavirus-bolsonaro-contro-quarantena-twitter-rimuove-post_J9pHpyk4vlKRlQN68iWaIN.html
FONTE:https://www.orazero.org/sapere-e-potere/
BELPAESE DA SALVARE
Quando Enrico Rossi sentenziava: “Primari e infermieri sono troppi”
Poi faremo i conti
Lettera Politica N. 811
Qualche mese fa, in tempi non sospetti, Zaia aveva deciso di assumere 500 neo-laureati in medicina per sopperire alla carenza di medici. Apriti cielo! Subito era stato criticato dicendo che che non si poteva, perché non erano né specializzati né specializzandi. Oggi di fronte all’emergenza il governo ha autorizzato l’assunzione di 20 mila fra medici e paramedici: Zaia aveva ragione. Chi gli ha messo i bastoni fra le ruote dovrebbe chiedere scusa. Come dovrebbero chiedere scusa agli italiani i fautori del numero chiuso a Medicina che ha impedito a molti giovani di accedere al corso di studi che li avrebbe portati a diventare medici.
L’Officina non s’è mai stancata di denunciare il disinteresse dei governi per le politiche sanitarie e il numero chiuso come un danno per la collettività. In realtà si chiamerebbe “numero programmato”. Programmato secondo il fabbisogno di medici. Invece la programmazione non l’ha fatta il Ministero della salute, bensì quello dell’Università, sulla base di esigenze didattiche. Sono gravi le responsabilità di chi non è stato in grado di prevedere quanti medici sarebbero serviti e di contemperare le esigenze della didattica con quelle della salute degli italiani. Se non si fosse perseverato in questo errore oggi il sistema sanitario sarebbe più attrezzato ad affrontare l’emergenza.
Un’altra grave responsabilità incombe sulla testa dei governi che hanno attuato le politiche di austerità a causa del “debito pubblico”, nel cui nome sono stati progressivamente tagliate le risorse destinate alla salute per dirottarle altrove, per salvare banche, per l’accoglienza, per mantenere gli immigrati clandestini a 35 euro al giorno, per pagare il reddito di cittadinanza ecc. Adirittura s’è inserito in Costrituzione il “pareggio di bilancio“! Un’aberrazione che oggi balza all’occhio in tutta la sua gravità.
Adesso non è il momento della polemica. Dobbiamo stare tutti uniti per vincere la tremenda battaglia contro il coronavirus. Ma poi, quando ne saremo venuti fuori, qualcuno dovrà pur assumersi le sue responsabilità.
FONTE:http://www.lofficina.org/poi-faremo-i-conti
Per ambasciatore russo negli Usa “ciniche” le critiche agli aiuti per l’Italia contro coronavirus
01.04.2020
L’ambasciatore della Federazione Russa negli Stati Uniti Anatoly Antonov ha definito ciniche le critiche contro gli aiuti russi all’Italia per fronteggiare la situazione con l’epidemia di coronavirus.
“Critiche infondate e la sfiducia nei confronti dell’assistenza che la Russia già offre all’Italia sono ciniche, immorali e senza scrupoli per quelli che lottano per la vita. I nostri medici militari, dottori e infermieri, rischiano ogni giorno, a differenza di quelli che si avventurano a considerare la loro efficacia in percentuale”, si afferma in una dichiarazione dell’ambasciatore Antonov.
Secondo il capo della missione diplomatica russa a Washington, gli esperti russi a Bergamo fronteggiano una minaccia globale e salvano non solo gli italiani, ma anche i propri connazionali riducendo la portata della minaccia.
“Quelli che politicizzano la nostra volontà di aiutare gli italiani semplicemente non conoscono la storia”, ha detto Antonov.
Ha ricordato che nel 1908 i marinai russi sbarcarono in Sicilia per aiutare la popolazione locale dopo il devastante terremoto e nel 2009 i soccorritori russi fornirono assistenza dopo il violento terremoto dell’Aquila, in Abruzzo.
Anche l’ambasciatore italiano in Italia Sergey Razov era intervenuto con una lettera aperta al giornale La Stampa dopo la pubblicazione dell’articolo che, con riferimento a fonti anonime, metteva in dubbio la reale utilità degli aiuti russi, rilevando allo stesso tempo la presenza di militari russi in un Paese membro della Nato. Prima ancora il diplomatico aveva sottolineato che l’Italia non deve nulla alla Russia per l’assistenza ricevuta.
Attilio Fontana, il governatore della Lombardia, la regione più colpita dal coronavirus e dove è stato dislocato il personale russo, aveva esortato ad ignorare le “polemiche politiche” sugli aiuti, esprimendo gratitudine per l’assistenza degli “amici russi”.
FONTE:https://it.sputniknews.com/politica/202004018926563-per-ambasciatore-russo-negli-usa-ciniche-le-critiche-agli-aiuti-per-litalia-contro-coronavirus/
CONFLITTI GEOPOLITICI
L’AUSTRIA DICHIARA GUERRA AL COMMERCIO ITALIANO? LA COMMISSIONE FA LA SUPERCAZZOLA
1 Aprile 2020 posted by Guido da Landriano
Alcuni mesi fa il Tirolo ha deciso, in modo completamente autonomo, in barba agli accordi europei etc, di porre dei limiti molto forti al transito dei TIR nel paese, cioè in quel corridoio che congiunge Italia e Germani. Nel frattempo sia i tedeschi sia gli austriaci se ne fregano piuttosto ampiamente del famoso “Traforo del Brennero” (quello che Toninelli pensava fosse finito…) e lasciano che siamo solo noi a lavorarci. Quindi l’Austria ci blocca i commerci con la Germania ponendoci dei vincoli fortissimi, danneggiando il nostro export e violando ogni obbligo legato al libero commercio. Tanto i fessi siamo noi…
Su questo tema Antonio Maria Rinaldi, Marco Campomenosi, Marco Zanni, Paolo Borchia, Massimo Casanova, Matteo Adinolfi, Simona Baldassarre e Lucia Vuolo hanno presentato un’interrogazione che finalmente ha avuto risposto, alla Commissione europea.
Con l’ordinanza pubblicata nella Gazzetta ufficiale del Tirolo N. 81/2019 sul divieto di circolazione settoriale sono state aumentate le limitazioni per il traffico pesante al valico del Brennero, prevedendo il divieto alla circolazione su strada di nuove merci e mettendo a rischio almeno 30 miliardi di EUR l’anno di esportazioni, con evidenti conseguenze negative anche in termini occupazionali. Si rammenta che, in media, i TIR che transitano ogni anno al valico del Brennero sono circa 2,4 milioni, per un interscambio commerciale che supera i 200 miliardi di EUR l’anno.
In considerazione di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:
1 Ritiene che la tutela dell’ambiente, nella ratio di questa ordinanza, sia stata adeguatamente bilanciata con il diritto alla libera circolazione delle merci, che rappresenta una delle quattro libertà fondamentali dell’UE?
2 Inoltre, pensa di intervenire per contrastare questo comportamento discriminatorio che concede particolari deroghe alle sole merci dirette in Austria o provenienti da tale paese?
Ed ecco la risposta della Commissione
La Commissione sta esaminando la compatibilità con il diritto dell’Unione dell’ordinanza pubblicata nella Gazzetta ufficiale del Tirolo n. 81/2019, che modifica la sezione 3, paragrafo 1, del divieto settoriale di circolazione n. 44/2016, alla luce in particolare della giurisprudenza della Corte di giustizia relativa a tale questione . La Corte ha stabilito nella suddetta giurisprudenza che le misure in vigore in quel momento, che imponevano agli autocarri con massa a pieno carico superiore alle 7,5 tonnellate che trasportavano determinate merci un divieto di circolazione su un tratto dell’autostrada A12 nella valle dell’Inn, violavano gli articoli 34 e 35 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE).
Nell’ambito di tale analisi la Commissione esaminerà in particolare se l’inasprimento del divieto settoriale sull’autostrada A12, applicabile a decorrere dal 1° gennaio 2020, è conforme al principio di proporzionalità.
Cioè la norma viola la libera circolazione, il trattato del TFUE, ma, alla fine, se ne fregano un po’ tutti. Che senso ha una Commissione che risponde con una supercazzola del genere ? Se forse l’unico principio funzionante della UE, la libera circolazione delle merci, viene violato, e la Commissione non fa nulla, dismettiamo tutto ed ognuno a casa sua. Perché per tenerci in miseria non c’è bisogno di Bruxelles, basta ed avanza il PD.
La vergogna F-35 ai tempi del Coronavirus. Una storia italiana
Leonardo ha deciso di far ripartire la produzione dei cacciabombardieri F-35 nello stabilimento di Cameri. Con il rischi peri lavoratori
globalist
31 marzo 2020
La vergogna F-35 al tempo del Covid-19. Una storia emblematica di una subalternità complice all’industria militare che sopravvive al “virus” e ai cambi di governo. Una storia italiana. Uno scandalo portato allo scoperto dalla Rete italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci! E Retedella pace.
Da ieri, denunciano le tre organizzazioni, “è ripartita nello stabilimento di Cameri la produzione dei cacciabombardieri F35. Nonostante le richieste di questi ultimi giorni delle nostre campagne e reti, da associazioni ed organizzazioni della società civile il gruppo Leonardo ha deciso – sfruttando il consenso preventivo e ‘in bianco’ ottenuto dal governo – di riaprire lo stabilimento di assemblaggio e certificazione finale in provincia di Novara, con circa 200 operai presenti. E’ inaccettabile che – rischiando di far ammalare centinaia di lavoratori – sia stata presa la decisione di continuare le attività industriali relative a un cacciabombardiere d’attacco che può trasportare ordigni nucleari: non è certamente una produzione essenziale e strategica per il nostro Paese, in particolare in questo momento di crisi sanitaria.
Lavoratori a rischio
“Leonardo – prosegue il comunicato – fornisce come motivazione il rischio che – in caso di sospensione delle attività – si possano perdere commesse e posti di lavoro. Giustificazioni risibili e poco realistiche: le commesse in corso sarebbero solo sospese ed inoltre con tutto il mondo fermo per coronavirus è difficile ipotizzare che si realizzino fantomatiche cancellazioni motivate da semplice ritardo. Ne deriva dunque anche la falsa motivazione legata alla perdita di posti di lavoro, che invece è il solito stratagemma del “ricatto occupazionale” da sempre utilizzato dall’industria militare. E comunque si tratterebbe dello stesso rischio che stanno vivendo migliaia di imprese e milioni di lavoratori e professionisti che sono a casa seguendo correttamente le indicazioni di distanziamento sociale del governo ma che rischiano di finire in cassa integrazione e poi – magari – di perdere davvero il posto di lavoro. Mentre il Paese avrebbe bisogno di mascherine, ventilatori, professionalità e materiale sanitario si rischia di far ammalare i lavoratori per un cacciabombardiere. Una scelta sbagliata e inaccettabile”.
Riconversione, una battaglia di civiltà
Protesta e proposta: un mix praticato con determinazione e sapienza dal fronte “disarmista”. Con gli stessi soldi che dobbiamo
Ancora spendere per gli F-35 (almeno 10 miliardi di euro) potremmo fare le seguenti cose nei prossimi 10 anni: 100 elicotteri per l’elisoccorso in dotazione ai principali ospedali; 30 canadair per spegnere gli incendi durante l’estate; 5. 000 scuole in sicurezza a partire dalle zone sismiche a rischio idrogeologico; 1.000 asili nido pubblici, a favore di 30.000 bambini; 10.000 posti di lavoro per poter assistere familiari nel settore della non autosufficienza.
“E una cosa che abbiamo sempre visto – dice a Globalist Francesco Vignarca, Coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo – ma in questo frangente stupisce ancora di più perché siamo in una emergenza mai vissuta. Davvero l’Italia è ferma, tranne che per il business delle armi. La cosa ancora più grave –sottolinea Vignarca – è che tutto questo succede per scelta autonoma delle aziende a cui il Governo ha fondamentalmente dato carta bianca. Il Governo ha il diritto-dovere di fare delle scelte, però deve assumersi le sue responsabilità, perché ad altri comparti produttivi non hanno dato facoltà di scelta”.
FONTE:https://www.globalist.it/news/2020/03/31/la-vergogna-f-35-ai-tempi-del-coronavirus-una-storia-italiana-2055323.html
CULTURA
Il rimedio è la povertà
Questo articolo apparve il 30 giugno 1974, ed è straordinario. Una meraviglia di stile e di pensiero di Goffredo Parise.
Goffredo Parise
redazione – 8 maggio 2016
«Questa volta non risponderò ad personam, parlerò a tutti, in particolare però a quei lettori che mi hanno aspramente rimproverato due mie frasi: «I poveri hanno sempre ragione», scritta alcuni mesi fa, e quest’altra: «il rimedio è la povertà. Tornare indietro? Sì, tornare indietro», scritta nel mio ultimo articolo.
Per la prima volta hanno scritto che sono “un comunista”, per la seconda alcuni lettori di sinistra mi accusano di fare il gioco dei ricchi e se la prendono con me per il mio odio per i consumi. Dicono che anche le classi meno abbienti hanno il diritto di “consumare”.
Lettori, chiamiamoli così, di destra, usano la seguente logica: senza consumi non c’è produzione, senza produzione disoccupazione e disastro economico. Da una parte e dall’altra, per ragioni demagogiche o pseudo-economiche, tutti sono d’accordo nel dire che il consumo è benessere, e io rispondo loro con il titolo di questo articolo.
Il nostro paese si è abituato a credere di essere (non ad essere) troppo ricco. A tutti i livelli sociali, perché i consumi e gli sprechi livellano e le distinzioni sociali scompaiono, e così il senso più profondo e storico di “classe”. Noi non consumiamo soltanto, in modo ossessivo: noi ci comportiamo come degli affamati nevrotici che si gettano sul cibo (i consumi) in modo nauseante. Lo spettacolo dei ristoranti di massa (specie in provincia) è insopportabile. La quantità di cibo è enorme, altro che aumenti dei prezzi. La nostra “ideologia” nazionale, specialmente nel Nord, è fatta di capannoni pieni di gente che si getta sul cibo. La crisi? Dove si vede la crisi? Le botteghe di stracci (abbigliamento) rigurgitano, se la benzina aumentasse fino a mille lire tutti la comprerebbero ugualmente. Si farebbero scioperi per poter pagare la benzina. Tutti i nostri ideali sembrano concentrati nell’acquisto insensato di oggetti e di cibo. Si parla già di accaparrare cibo e vestiti. Questo è oggi la nostra ideologia. E ora veniamo alla povertà.
Povertà non è miseria, come credono i miei obiettori di sinistra. Povertà non è “comunismo”, come credono i miei rozzi obiettori di destra.
Povertà è una ideologia, politica ed economica. Povertà è godere di beni minimi e necessari, quali il cibo necessario e non superfluo, il vestiario necessario, la casa necessaria e non superflua. Povertà e necessità nazionale sono i mezzi pubblici di locomozione, necessaria è la salute delle proprie gambe per andare a piedi, superflua è l’automobile, le motociclette, le famose e cretinissime “barche”.
Povertà vuol dire, soprattutto, rendersi esattamente conto (anche in senso economico) di ciò che si compra, del rapporto tra la qualità e il prezzo: cioè saper scegliere bene e minuziosamente ciò che si compra perché necessario, conoscere la qualità, la materia di cui sono fatti gli oggetti necessari. Povertà vuol dire rifiutarsi di comprare robaccia, imbrogli, roba che non dura niente e non deve durare niente in omaggio alla sciocca legge della moda e del ricambio dei consumi per mantenere o aumentare la produzione.
Povertà è assaporare (non semplicemente ingurgitare in modo nevroticamente obbediente) un cibo: il pane, l’olio, il pomodoro, la pasta, il vino, che sono i prodotti del nostro paese; imparando a conoscere questi prodotti si impara anche a distinguere gli imbrogli e a protestare, a rifiutare. Povertà significa, insomma, educazione elementare delle cose che ci sono utili e anche dilettevoli alla vita. Moltissime persone non sanno più distinguere la lana dal nylon, il lino dal cotone, il vitello dal manzo, un cretino da un intelligente, un simpatico da un antipatico perché la nostra sola cultura è l’uniformità piatta e fantomatica dei volti e delle voci e del linguaggio televisivi. Tutto il nostro paese, che fu agricolo e artigiano (cioè colto), non sa più distinguere nulla, non ha educazione elementare delle cose perché non ha più povertà.
Il nostro paese compra e basta. Si fida in modo idiota di Carosello (vedi Carosello e poi vai a letto, è la nostra preghiera serale) e non dei propri occhi, della propria mente, del proprio palato, delle proprie mani e del proprio denaro. Il nostra paese è un solo grande mercato di nevrotici tutti uguali, poveri e ricchi, che comprano, comprano, senza conoscere nulla, e poi buttano via e poi ricomprano. Il denaro non è più uno strumento economico, necessario a comprare o a vendere cose utili alla vita, uno strumento da usare con parsimonia e avarizia. No, è qualcosa di astratto e di religioso al tempo stesso, un fine, una investitura, come dire: ho denaro, per comprare roba, come sono bravo, come è riuscita la mia vita, questo denaro deve aumentare, deve cascare dal cielo o dalle banche che fino a ieri lo prestavano in un vortice di mutui (un tempo chiamati debiti) che danno l’illusione della ricchezza e invece sono schiavitù. Il nostro paese è pieno di gente tutta contenta di contrarre debiti perché la lira si svaluta e dunque i debiti costeranno meno col passare degli anni.
Il nostro paese è un’enorme bottega di stracci non necessari (perché sono stracci che vanno di moda), costosissimi e obbligatori. Si mettano bene in testa gli obiettori di sinistra e di destra, gli “etichettati” che etichettano, e che mi scrivono in termini linguistici assolutamente identici, che lo stesso vale per le ideologie. Mai si è avuto tanto spreco di questa parola, ridotta per mancanza di azione ideologica non soltanto a pura fonia, a flatus vocis ma, anche quella, a oggetto di consumo superfluo.
I giovani “comprano” ideologia al mercato degli stracci ideologici così come comprano blue jeans al mercato degli stracci sociologici (cioè per obbligo, per dittatura sociale). I ragazzi non conoscono più niente, non conoscono la qualità delle cose necessarie alla vita perché i loro padri l’hanno voluta disprezzare nell’euforia del benessere. I ragazzi sanno che a una certa età (la loro) esistono obblighi sociali e ideologici a cui, naturalmente, è obbligo obbedire, non importa quale sia la loro “qualità”, la loro necessità reale, importa la loro diffusione. Ha ragione Pasolini quando parla di nuovo fascismo senza storia. Esiste, nel nauseante mercato del superfluo, anche lo snobismo ideologico e politico (c’è di tutto, vedi l’estremismo) che viene servito e pubblicizzato come l’élite, come la differenza e differenziazione dal mercato ideologico di massa rappresentato dai partiti tradizionali al governo e all’opposizione. L’obbligo mondano impone la boutique ideologica e politica, i gruppuscoli, queste cretinerie da Francia 1968, data di nascita del grand marché aux puces ideologico e politico di questi anni. Oggi, i più snob tra questi, sono dei criminali indifferenziati, poveri e disperati figli del consumo.
La povertà è il contrario di tutto questo: è conoscere le cose per necessità. So di cadere in eresia per la massa ovina dei consumatori di tutto dicendo che povertà è anche salute fisica ed espressione di se stessi e libertà e, in una parola, piacere estetico. Comprare un oggetto perché la qualità della sua materia, la sua forma nello spazio, ci emoziona.
Per le ideologie vale la stessa regola. Scegliere una ideologia perché è più bella (oltre che più “corretta”, come dice la linguistica del mercato degli stracci linguistici). Anzi, bella perché giusta e giusta perché conosciuta nella sua qualità reale. La divisa dell’Armata Rossa disegnata da Trotzky nel 1917, l’enorme cappotto di lana di pecora grigioverde, spesso come il feltro, con il berretto a punta e la rozza stella di panno rosso cucita a mano in fronte, non soltanto era giusta (allora) e rivoluzionaria e popolare, era anche bella come non lo è stata nessuna divisa militare sovietica. Perché era povera e necessaria. La povertà, infine, si cominci a impararlo, è un segno distintivo infinitamente più ricco, oggi, della ricchezza. Ma non mettiamola sul mercato anche quella, come i blue jeans con le pezze sul sedere che costano un sacco di soldi. Teniamola come un bene personale, una proprietà privata, appunto una ricchezza, un capitale: il solo capitale nazionale che ormai, ne sono profondamente convinto, salverà il nostro paese».
FONTE:https://www.globalist.it/culture/2016/05/08/il-rimedio-e-la-poverta-77560.html
Coronavirus, il naufragio del modello liberale e “la quarta teoria politica”
A ben vedere, mai nessuno avrebbe pensato che si sarebbe arrivati all’emanazione di provvedimenti draconiani di tal fatta per limitare il pericolo di contagio, provvedimenti che mettono in seria discussione la garanzia dei diritti fondamentali. È interessante rilevare come i decreti posti in essere dal governo italiano per fronteggiare questa situazione appaiano più simili a quelli della autoritaria Cina che a quelli adottati dai liberali paesi anglosassoni, e come si guardi giuridicamente a un modello orientale piuttosto che a quello occidentale. Nel frattempo l’Unione europea, da sempre sostenitrice dell’austerità economica e di quello che Giulio Sapelli definisce “ordoliberismo”, pare disponibile a fornire aiuti e flessibilità per fronteggiare questa pandemia, nonostante le dichiarazioni della neopresidente della Bce Christine Lagarde.
La quarta teoria politica
Da più parti comincia a circolare la voce che occorre riconsiderare la democrazia liberale, ormai incapace di fronteggiare le grandi sfide che incombono sul nuovo millennio. Uno dei volumi più critici nei confronti di questo sistema è La quarta teoria politica, saggio recentemente ristampato (Aspis Edizioni, 2019, 464 pagine, 28 euro) in cui Aleksandr Dugin getta le basi per un nuovo paradigma, capace di affrontare con fermezza la postmodernità.
Nel corso della sua disamina, il filosofo russo distingue tre differenti macro-teorie politiche – il liberalismo, il comunismo e il fascismo – che hanno combattuto tra loro nel Novecento, decretando la vittoria del primo modello rispetto agli altri due. Secondo Dugin, a seguito del crollo dell’Unione Sovietica e dell’estensione dell’impero talassocratico americano a tutto il mondo, si è giunti alla globalizzazione e all’imposizione del pensiero unico mediante il tribunale inquisitorio del politicamente corretto, che processa in maniera sommaria chiunque non si adegui ai dettami imposti dalle élite al potere.
Posto dinanzi a tale situazione, Dugin ribalta gli schemi sulla cui base siamo abituati a ragionare, ritenendo razzista il modello occidentale e affermando che: «Senza alcun dubbio razzista è l’idea della globalizzazione unipolare. È fondata sull’idea che la storia e i valori della società occidentale, specialmente americana, siano leggi universali, e cerca artificialmente di creare una società globale fondata su quelli che sono in realtà valori localmente e storicamente determinati – la democrazia, il mercato, il parlamentarismo, il capitalismo, l’individualismo, i diritti umani e lo sviluppo tecnologico illimitato». Lo studioso russo propone l’avvento di una quarta teoria politica che, in maniera sincretica: «si rivolge a tutti: ai tradizionalisti, ai socialisti, ai liberali, ai conservatori, alle persone aventi delle convinzioni e a quelle senza convinzioni. È un invito a pensare, e non un’imposizione di giudizi pronti o modelli. Il nostro obiettivo è destare nella società italiana l’interesse per la filosofia politica, per le idee e per la percezione acuta – veramente italiana – della realtà».
Che si possa realizzare o meno questo nuovo modello, certo è che quando avremo superato la pandemia da coronavirus e saremo usciti da questo incubo dovremmo riflettere sull’efficienza del liberalismo e valutare attentamente la tenuta di un modello che negli ultimi venti anni si è dimostrato indifferente ai bisogni del ceto medio e della parte meno abbiente della popolazione.
Francesco La Manno
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Coronavirus, strani retroscena globali. E quei 14 aerei russi
Otto unità operative, forti di 160 specialisti. Numeri che delizierebbero un simbologo di talento come Michele Proclamato, autore di saggi sulla “legge dell’Ottava”, la regola armonica che reggerebbe l’universo, emblematizzata dal numero 8. Se poi si aggiunge la faccia terrea del “filocinese” Luigi Di Maio, in notturna, all’aeroporto di Pratica di Mare ad accogliere i primi militari russi, suona ancora più strano un altro numero: il 14. Tanti sono gli aerei cargo che Putin ha usato per sbarcare in Italia i suoi aiuti – destinati alla Lombardia, eppure atterrati curiosamente a Roma, anziché a Milano. Quattordici: un caso? Consonanze: nella Via Crucis (a proposito, il Vaticano non è mai stato così silente) proprio la quattordicesima stazione simboleggia la resurrezione. Soprattutto: il 14 più celebre di tutti è quello del luglio 1789, la Presa della Bastiglia, avvio della Rivoluzione Francese promossa dalla massoneria illuminista. Una ricorrenza “sacra”, per i grembiulini progressisti: possibile che il “fratello” Putin (arruolato tra i conservatori della superloggia “Golden Eurasia”) non se ne fosse accorto, spedendo in Italia – nel cuore della Nato – i suoi 14 Ilyushin? Nel caso, per gli appassionati, il messaggio sarebbe: diamo inizio a una rivoluzione, che coinciderà con una resurrezione. Sempre che, appunto, l’intera faccenda del coronavirus non sia soltanto una immensa tragedia sanitaria.
Tutto, infatti, lascia pensare che non lo sia, visto che l’emergenza si sta trasformando in una stranissima guerra mondiale sotterranea, in cui persino la Russia – ufficialmente alleata della Cina – sbarca i suoi militari in Italia, con l’ovvio consenso della Casa Bianca. Cosa sta succedendo? Quali esplosivi retroscena nasconde, il pandemonio globale scoppiato a Wuhan sotto il naso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, con il corredo dei presunti vaccini prontamente targati Bill Gates, proprio mentre mezza America tentava di disarcionare il Trump più ostile di sempre, verso Pechino? Tra i primi a fiutare l’aria, molti mesi fa, Giulietto Chiesa: vuoi vedere che l’Occidente si sta spaccando in due tronconi, uno atlantista e l’altro pro-Cina? Pietra dello scandalo, la sortita della Bank of England a Wall Street, nell’estate 2019. Gli inglesi – ben collegati alla filiera Rothschild trapiantata in Cina – ebbero l’ardire di ventilare l’avvento di una super-moneta internazionale, in grado di archiviare il dollaro (cioè l’egemonia statunitense). Possibili partnership collaterali: i colossi americani del web, da Google a Facebook, e la cinese Huawei per la rete 5G (infrastruttura oggi fermata in Svizzera e in Slovenia, temendo rischi per la salute: in Italia si sospetta che possa essere correlata con l’esplosione dei peggiori focolai del virus).
C’è in ballo qualcosa di esplosivo e di completamente inaudito – ragionava Chiesa – se una parte della finanza britannica osa sfidare il monopolio statunitense con la proposta di una moneta mondiale quasi “cinese”. «Esiste una relazione complessa fra gli “spontanei disordini” filo-britannici ad Hong Kong e la tentata scalata aggressiva della Borsa di Hong Kong a quella inglese, London Stock Exchange», scriveva Maurizio Blondet già lo scorso 13 settembre, collegando «la proposta del governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, avanzata il 26 agosto scorso ai banchieri centrali riuniti a Jackson Hole, di lanciare “una valuta egemone sintetica” (ossia un paniere di varie valute digitali sostenute dalle banche centrali) in sostituzione del dollaro, ormai al tramonto come valuta globale, preferibile ai rischi di transizione “verso un’altra valuta egemonica come il renminbi”». Blondet scorgeva una relazione fra tutti questi eventi «e l’intensa, organizzata e costante “campagna-simpatia” che la famiglia Rothschild sta conducendo in Cina, per inserirsi e cavalcare la potenza egemone prossima ventura, dopo l’impero britannico prosciugato e l’impero americano esaurito».
Sempre a fine agosto, osserva Giulietto Chiesa, s’è scoperto che Trump stava negando a Google e Facebook l’autorizzazione alla posa di “Faster”, un cavo sottomarino di 13.000 chilometri tra la costa californiana (Silicon Valley, non per caso) e Hong Kong (neanche qui c’entra il caso). Dentro quel cavo – spesa inziale, 300 milioni di dollari – ci sarebbe «una inedita quantità di fibre ottiche di nuovo tipo, ad altissima capacità». “Faster” potrebbe mettere in contatto tra loro più di un miliardo di “devices” del tipo Android, «facendo viaggiare l’informazione a 60 terabytes al secondo», cioè «dieci milioni di volte più veloce dell’esistente cavo, che vale probabilmente milioni di dollari al centimetro». Per il responsabile per le infrastrutture di Google, Urs Holzle, siamo già entrati nell’era degli “zettabyte”, un multiplo che suona come “un miliardo di megabytes al secondo”. E “Faster” sarebbe quindi «il condotto ad alta pressione in cui far volare questo mare di informazioni». Attenzione: «La gestione di queste infrastrutture e la loro proprietà comporterà una filiera di conseguenze planetarie», avverte Chiesa. «E porterà con sé il controllo, la vendita, la distribuzione di dati che, in pratica, riguarderanno ogni “oggetto” dell’agire umano, individuale e collettivo». Pericolo: «C’è una sola parola che funge da denominatore comune di tutto ciò: controllo».
Adesso – scriveva sempre Giulietto Chiesa, a ottobre – possiamo cominciare a vedere perché il governo americano non concederà l’autorizzazione. Dettaglio: «Google e Facebook non sono soltanto delle imprese private». Sono conglomerati industriali e finanziari «così giganteschi, che possono ormai competere con quasi tutti gli Stati del mondo e batterli, ricattarli, sottometterli». E si accordassero con la Cina, in nome del business? I giganti del web «sono tra gli attori principali e, come tali, prendono decisioni politiche. Anzi dirigono l’orchestra, quando possono. E cominciano a poterlo fare». Ecco il punto: «Quando a loro serve, si organizzano per costituire delle coalizioni, dei partners, in modo tale da mettere con le spalle al muro – eventualmente davanti al plotone di esecuzione – chiunque cerchi di fermarli». Ecco perché Trump si oppone: «Un Internet concorrente di queste dimensioni, che “ragiona” non come America, ma come entità sovranazionale, cioè che fa anche una propria politica estera, diventa molto pericoloso». Tanto più, aggiunge Chiesa, «quando sceglie come alleati i nemici di Trump, e quando mette tra i suoi obiettivi quello di sostituire la politica estera degli Stati Uniti con un’altra, i cui contorni si decideranno magari a Londra, se non a Hong Kong o addirittura a Pechino».
Chiaro, no? Infatti Google e Facebook hanno impegnato nell’impresa “Faster”, fin dal 2017, cinque o sei alleati asiatici, in maggioranza giapponesi, ma anche cinesi. «C’è per esempio la Telecom&Media Group Co, del signor Peng. La quale ultima collabora molto attivamente con i colossi di Silicon Valley, da un lato, e dall’altro con la cinese Huawei, bersaglio principale di Trump, con il suo dinamismo verso il 5G». Poi, si sa, Trump ha scatenato la guerra delle tariffe con Pechino, «che è in corso e si sta aggravando, con pesanti ripercussioni planetarie». Lo scontro con Huawei è partito in contrappeso all’iniziativa cinese sul 5G e al gigantesco progetto di Pechino “One Belt One Road”, altrimenti detto la “Nuova Via della Seta”. Poi, di colpo, a sparigliare le carte è scoppiato il caos mondiale del coronavirus. Un analista decisamente anomalo come Gioele Magaldi, che è anche parte in causa (esponente del network massonico progressista internazionale), ha avvertito con largo anticipo della tempesta in arrivo: «Prepariamoci a veder accadere cose fino a ieri inimmaginabili». La sua tesi: le forze democratiche, specie dell’Europa e soprattutto dell’America profonda, sono impegnate in una clamorosa resa dei conti. Nel mirino, l’oligarchia (largamente atlantica) che ha “fabbricato” la Cina odierna, grande potenza economica ma priva di democrazia, per costruire un modello da esportare, verso un Occidente efficientissimo ma senza più libertà.
Le “profezie” di Magaldi si sono rapidamente avverate: se il cardine dell’operazione-Cina era il neoliberismo oligarchico, ecco che un fuoriclasse di quella scuderia – Mario Draghi – ha cambiato casacca, schierandosi con i keynesiani. Di fronte alla catastrofe italiana, con l’Ue a guida tedesca che nega a Roma il denaro per affrontare l’emergenza, l’ex capo della Bce ora raccomanda la ricetta di Keynes (soldi statali subito, a palate) evocando addirittura il New Deal di Roosevelt. Durissime le accuse verso Conte, che avrebbe forzato la Costituzione per imporre il modello Wuhan, quarantena e coprifuoco, quasi come per esaudire un desiderio altrui: fare dell’Italia la prima provincia cinese dell’Occidente? In realtà il premier appare smarrito, “aggrappato” a un’emergenza da protrarre il più possibile, per tenere in piedi un governo-fantasma. Assordante, in parallelo, il silenzio con cui le gerarchie ecclesiastiche, vicine a Conte, hanno accolto il disastro-coronavirus, dopo aver inondato le televisioni ogni giorno, negli ultimi due anni, per distribuire “consigli” su come trattare, ad esempio, il problema dei migranti.
Tutti spariti: cardinali, Greta, le Sardine. “Silenzio, parla il virus”. E intanto, fuori onda, succede di tutto. Avverte lo storico fiorentino Nicola Bizzi, a “Forme d’Onda“: fateci caso, la casa reale britannica (vicina ai Rothschild) sembra stranamente sotto attacco, in quarantena. Idem la Merkel: presente solo in voce, ma non in video, nella prima conferenza europea sull’emergenza, proprio mentre aerei di Stato tedeschi sono stati filmati all’aeroporto di Las Vegas, a due passi dalla base militare di Nellis (cioè a un tiro di schioppo dalla mitica Area 51, sede di leggende “aliene” e di notizie top secret). «Come in cielo, così in terra?» si domanda il giornalista Tom Bosco a “Border Nights“, tra il serio e il faceto, citando segnalazioni che raccontano di rocambolesche “guerre stellari”, in corso nei nostri cieli, forse per “bonificare” la Terra dalle filiere del peggior potere. «Sono voci incontrollabili», ammette Bosco, che però aggiunge: «Sbalordisce la strana sincronicità di troppi avvenimenti sconcertanti che si sono succeduti negli ultimi mesi, a cominciare dalla caduta di Jeffrey Epstein, accusato di pedofilia e amico dei Clinton». Per non parlare della geopolitica: l’uccisione di Soleimani, lo scontro in Siria e la comparsa di Turchia e Russia in Libia, al posto di Italia e Francia. Quindi, chiasso globale a reti unificate sul virus, e silenzio su tutto il resto (silenziosissimo, da settimane, anche Israele).
Verticalizzando il ragionamento – per tornare coi piedi per terra – Magaldi sintetizza: l’élite post-democratica che quarant’anni fa si era alleata anche con potenze non democratiche, come la Cina, sta subendo in queste ore una controffensiva storica. E’ in campo un’alleanza mondiale, trasversale, decisa a cancellare dal mondo la dittatura finanziaria che ha confiscato a democrazia nei nostri paesi. La reazione si sarebbe scatenata quando il fronte progressista si è accorto che la gestione autoritaria dell’emergenza coronavirus, in salsa cinese, voleva essere il pretesto per congelare la democrazia in Occidente. Nel mirino dunque Pechino, ma anche l’Ue e istituzioni sovranazionali come l’Oms, sospettata come minimo di omessa vigilanza sull’ipotetica manipolazione del virus. E in attesa di vedere il seguito del film – con Trump che mette mano al bazooka finanziario statale – si moltiplicano i messaggi spiazzanti. Il solitamente taciturno Bob Dylan, per esempio: con esplicito riferimento al coronavirus («mettetevi al riparo, siate prudenti») ha pubblicato un inedito, in cui denuncia il complotto che assassinò John Kennedy. Retromessaggio implicito: dietro alla pandemia c’è forse la medesima filiera dell’orrore? La stessa che pretese la riduzione dei diritti (”The crisis of democracy”), per poi magari organizzare anche l’ecatombe dell’11 Settembre?
Dai media, naturalmente, nessuna speranza di ottenere spiegazioni su quanto sta davvero avvenendo: chi sta con chi, e contro chi? Domande: com’è che Putin (teoricamente, alleato della Cina) manda in Italia – non a Milano, ma a Roma – una delegazione militare decisamente insolita, a bordo di mezzi con su scritto “Dalla Russia con amore?”. La missione è guidata da un generale d’alto grado: al suo arrivo, il ministro degli esteri italiano, imbarazzato, sembrava evitarne lo sguardo. Da che parte sta, Putin, veramente? S’è schierato con l’Italia, certo: una mossa anche pubblicitaria e che oscura persino gli Usa, un po’ lenti ad assistere il Belpaese, ma mette in imbarazzo soprattutto i gestori dell’austerity europea, Germania in primis. L’Italia come crocevia strategico tra le due opzioni, sovranità o dominio? Se si sta realmente profilando la possibilità di un nuovo mondo – una nuova America, una nuova Europa – perché Putin prenota un ruolo così eclatante, per la Russia, scegliendo senza indugi l’Italia? E con quei numeri, poi: otto brigate, 160 uomini. E 14 aerei. Rivoluzione e resurrezione? Quando comincerà a diventare più chiaro l’esito del maremoto geopolitico innescato dall’affare coronavirus?
CHI HA DIFFUSO IL VIRUS?
Intervista col prof. Michel Chossudovsky
https://www.globalresearch.ca/covid-19-coronavirus-…/5706741
(Piero Deola: Ci ho messo quasi due ore per tradurla e renderla fruibile a tutti.Il prof. Michel Chossudovsky ha provato a collegare molti dei puntini riguardanti la crisi epocale che stiamo vivendo.Richiede sicuramente uno sforzo di lettura e concentrazione, ma a mio parere ne vale assolutamente la pena.
Trascrizione completa dell’intervista con il prof. Michel Chossudovsky a cura di Bonnie Faulkner
Michel Chossudovsky discute la sua nuova serie di articoli di ricerca sulla “pandemia”.
*******
Michel Chossudovsky è un economista e fondatore, direttore ed editore del Center for Research on Globalization, con sede a Montreal, in Quebec. È autore di undici libri tra cui: Globalizzazione della povertà e Nuovo Ordine Mondiale, Guerra e globalizzazione: la verità dietro l’11/9, la Guerra al terrorismo americana e La globalizzazione della guerra: la lunga guerra americana contro l’umanità .
-Bonnie Faulkner: il governo degli Stati Uniti ha ora dichiarato il virus COVID-19 una pandemia globale.Il tuo articolo, Pandemia “falsa” di COVID-19 Coronavirus: cronologia e analisi, inizia con la dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 30 gennaio 2020 di un’emergenza sanitaria pubblica di carattere internazionale in relazione al nuovo coronavirus 2019-nCoV, classificato come polmonite virale. Sia i tempi che l’intento della dichiarazione dell’OMS sollevano seri interrogativi. Qual è il luogo migliore per iniziare ed esaminare cosa ci sia dietro questa disgregazione globale?
–Michel Chossudovsky: Prima di tutto, dovrei menzionare – ed è da qui che partono tutte le bugie – che il 30 gennaio l’emergenza sanitaria pubblica globale è stata dichiarata per ordine del direttore generale dell’OMS . Ci sono state recenti dichiarazioni secondo cui questa emergenza sanitaria pubblica è stata dichiarata in effetti il 30 gennaio, ma nessuno vuole parlarne per la semplice ragione che a quel tempo c’erano solo 150 casi confermati al di fuori della Cina. In altre parole, stiamo parlando di una popolazione di 6,4 miliardi (esclusa la Cina che è 1,4), su una popolazione mondiale di 7,8 miliardi e cionostante si sceglie di procedere e viene dichiarata un’emergenza sanitaria globale. 150 casi non lo giustificano. Tuttavia è stato fatto, ma è stato dettato da interessi economici molto potenti. Quindi si inizia con una menzogna . E poi il 31 gennaio cosa succede?Immediatamente l’amministrazione Trump chiede il divieto di viaggiare in aereo in Cina. In altre parole, una dichiarazione attestante che i viaggiatori cinesi e stranieri (dalla Cina) non saranno ammessi negli Stati Uniti. Ciò ha l’effetto di intimidire essenzialmente le persone, chiudendo il commercio e le transazioni commerciali. Stiamo parlando di un volume molto importante di commercio e trasporti con la Cina, che interessa, ovviamente, le principali compagnie aeree e compagnie di navigazione. Il 31 gennaio Trump ha subito iniziato una campagna di odio contro la Cina anche se non vi erano reali problemi per la salute, poiché 150 casi in tutto il mondo al di fuori della Cina non sono praticamente nulla per quanto riguarda il rischio. Dobbiamo essere molto chiari: questa non è una guerra biologica contro la Cina o contro chiunque altro; è l’uso del coronavirus come pretesto per attuare cambiamenti drastici che incidono sull’attività economica, sul commercio, sui trasporti e che alla fine avrà un impatto sulle economie nazionali. In un certo senso spinge le economie nazionali in una situazione di crisi . All’inizio, avevamo a che fare con una guerra economica sostenuta da una campagna mediatica, e questo era associato all’intenzione deliberata dell’amministrazione Trump di minare l’economia cinese. Ma penso che dovremmo essere chiari sul fatto che la campagna di disinformazione dei media è stata fondamentale, perché prima di tutto non hanno mai menzionato che erano 150 i casi che hanno dato il via a tutto, e poi hanno sempre distorto le cifre relative all’estensione di questa minaccia per la salute in tutto il mondo.
Bonnie Faulkner: Cos’è il Comitato di emergenza dell’OMS?
Michel Chossudovsky: Il Comitato di emergenza dell’OMS è un comitato composto da specialisti – e dovrei menzionare che si sono incontrati per la prima volta il 22 gennaio e c’erano divisioni all’interno del comitato sul fatto che ci fosse una giustificazione per dichiarare effettivamente un’emergenza globale [la pandemia è stata dichiarata l’11 marzo].
Quando si sono incontrati il 30, l’incontro ha avuto luogo poco dopo il Forum Economico Mondiale di Davos, che si è tenuto dal 21 al 24 gennaio. E a quell’incontro ci furono importanti discussioni tra i diversi partner tra cui il World Economic Forum, la Bill and Melinda Gates Foundation e varie entità collegate a Big Pharma. Tali consultazioni al World Economic Forum sono state fondamentali per la decisione presa il 30. È successo circa una settimana dopo. World Economic Forum, Gates Foundation, CEPI (che è una coalizione per le innovazioni sulla preparazione epidemica per lo sviluppo dei vaccini); c’erano discussioni con Big Pharma, GlaxoSmithKline, che è a sua volta integrata in questo gruppo. Ci sono state discussioni anche con il FMI e la Banca Mondiale, con il Dipartimento di Stato, con l’intelligence degli Stati Uniti. Si sospetta che le decisioni siano state prese in quei giorni, perché quando si sono incontrati il 30 gennaio a Ginevra non si è praticamente discusso. Il direttore generale dell’OMS, che era stato a Davos pochi giorni prima, ha stabilito che il cosiddetto focolaio costituiva un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale e, come ho già detto, che la decisione era stata presa sulla base di 150 casi confermati fuori dalla Cina. Nessuno dovrebbe fidarsi di nulla di ciò che dicono, perché fin dall’inizio si è trattato di una grande menzogna, ed è una grande bugia che è stata strumentalizzata da persone molto potenti. È la combinazione di ciò che chiamo Big Money e Big Pharma. E sostanzialmente hanno avviato questo processo. Hanno anche un programma di vaccinazione e il programma di vaccinazione è stato, in un certo senso, annunciato anche a Davos prima ancora di avere la pandemia. Fu annunciato a Davos, quindi discusso, e fu solo molto più tardi, a febbraio, che la campagna di vaccinazione fu annunciata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In effetti, era il 28 febbraio. È passato un mese.
Il Dr. Tedros dell’OMS annuncia che una massiccia campagna di vaccinazione è stata approvata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E chi c’è dietro quella campagna? GlaxoSmithKline in collaborazione con la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations, che è una partnership Gates/World Economic Forum [Praticamente una profezia che si autoavvera n.d.a]. Un’altra cosa importante è che a ottobre, il 18 ottobre, la Gates Foundation insieme al World Economic Forum e in collaborazione con la Johns Hopkins School of Public Health ( Si può facilmente verificare che la Johns Hopkins School of Public Health è collegata a Wall Street) organizzano una simulazione di una pandemia di coronavirus. Si chiamava Event 201. Quella simulazione ha visto la partecipazione di persone provenienti principalmente da istituzioni finanziarie private, dirigenti aziendali, fondazioni, Big Pharma, CIA; c’era anche un rappresentante del CDC, ma non c’erano funzionari sanitari per conto dei governi nazionali o l’OMS.
Era essenzialmente una simulazione che includeva un certo numero di fattori, incluso il crollo dei mercati azionari, l’estensione del virus a qualcosa come 65 milioni di persone e così via. […] Le organizzazioni coinvolte nella simulazione (che era una simulazione dettagliata che prevedeva cosa sarebbe successo ai mercati finanziari, cosa sarebbe successo ai media, ai media indipendenti e così via) sono state anche coinvolte nella gestione effettiva della pandemia, una volta che è stata messa in atto.
Quindi le persone che stavano simulando [teoricamente] in realtà sono andate in diretta [praticamente] il 30 gennaio 2020, il giorno in cui è stata lanciata [l’emergenza sanitaria globale] [Ufficialmente la pandemia è stata lanciata l’11 marzo].
Le persone che erano effettivamente dietro l’incontro dell’OMS a margine di Davos sono le stesse persone che hanno organizzato e finanziato l’emergenza sanitaria globale: la Bill and Melinda Gates Foundation, il World Economic Forum e la Bloomberg School of Public Health..Quindi in sintesi: simuli e poi vai in diretta. Non sto suggerendo alcun tipo di relazione cospiratoria, ma sto solo dicendo che c’è stata una simulazione e un paio di mesi dopo l’intera cosa va in diretta con gli stessi attori coinvolti nella simulazione che ora sono coinvolti nel salvare il mondo dal coronavirus.
Ora, ecco un altro elemento, che sia pertinente o meno. Il 18 ottobre Event 201, Baltimore, Coronavirus Simulation and Emergency Preparedness Task Force presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Health Security, hanno identificato il virus con l’acronimo nCoV-2=19 . Lo ripeto: nCoV-2019. Ora, quando il vero virus è stato scoperto due mesi dopo, era l’inizio di gennaio, due mesi e mezzo dopo. Per essere precisi è stato il 7 gennaio che le autorità cinesi hanno identificato un nuovo tipo di virus.Lo hanno isolato il 7 gennaio ed è stato nominato dall’OMS come 2019-nCoV, esattamente con lo stesso nome adottato nel World Economic Forum / Gates / Johns Hopkins il 18 ottobre 2019 durante l’esercizio di simulazione. Quindi è come se avessero preso quel nome e l’avessero inserito quando è diventato poi una vera pandemia.Nessuno può negare che queste simulazioni abbiano avuto luogo. C’è un video: ho intenzione di riprodurlo per te.Avevano tonnellate di video, puoi guardarli, ma diciamo che questo video è particolarmente incredibile perché sono i primi minuti. Ecco qui:[…] Dr. Rivers : Nelle ultime tre settimane, i numeri dei casi hanno continuato a crescere esponenzialmente. Ora abbiamo circa 4,2 milioni di casi e 240.000 morti. Quasi tutti i paesi stanno ora segnalando casi, e quelli che non lo fanno possono semplicemente non avere le risorse per condurre la sorveglianza. Non vediamo alcun cambiamento nel tasso di diffusione rapida e i modelli stimano che potremmo avere più di 12 milioni di casi e quasi un milione di decessi entro metà gennaio. Non siamo sicuri di quanto possa essere grande, ma non c’è fine in vista. I mercati finanziari sono in calo universalmente del 15% o più. Paura di una catastrofica pandemia e incertezza sulla capacità dei governi di rispondere:Quando gli organizzatori della simulazione si sono confrontati, in particolare al culmine del crollo finanziario, alla fine di febbraio, hanno detto: “Beh, non stiamo prevedendo nulla. Non stiamo prevedendo cosa è successo. Stiamo solo simulando. ” Ma è proprio così che in realtà è stato praticamente parola per parola, hanno simulato un crollo iniziale dei mercati finanziari del “15% o più”. Ora, ho controllato la stampa finanziaria a fine febbraio. Ho Bloomberg e il Wall Street Journal, ed è stato esattamente quello che è successo, e hanno usato le stesse parole, 15% o più, era il crollo dei mercati monetari in quel momento. Ora, da allora, la situazione si è evoluta.Ma il fatto è che questa simulazione non è stata svolta da un organo indipendente di scienziati, ricercatori ed economisti. No, non lo era. È stato condotta da Big Money e Big Pharma. Big Money e Big Pharma stavano simulando, prima che la pandemia fosse effettivamente dichiarata il 30 gennaio (e non c’erano basi per dichiararla visto che c’erano solo 150 casi al di fuori della Cina).Inoltre prima di quella storica riunione, c’era già un programma di vaccinazione, che era in corso da diverse aziende farmaceutiche.
Bonnie Faulkner: Michel, vorrei approfondire alcuni di questi aspetti in modo più dettagliato. Scrivi che “L’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha agito per rassicurare e informare l’opinione pubblica mondiale. Piuttosto il contrario. È stata lanciata una pandemia di paura piuttosto che un’autentica emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. ” Descriveresti questo sviluppo come una campagna di disinformazione dei media?
Michel Chossudovsky: Assolutamente. E non penso che l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia guidato la campagna di disinformazione dei media. La campagna di disinformazione dei media era già integrata con le organizzazioni che stavano dietro questa iniziativa, ovvero il World Economic Forum e così via.La campagna mediatica avrebbe dovuto, stigmatizzare la decisione dell’OMS essendo questa in violazione del suo mandato; non dichiari un’emergenza sanitaria globale per 150 persone. Punto.Sei in America, due in Canada, tre nel Regno Unito e così via. Va ribadito che questa storica decisione del 30 gennaio è stata una grande menzogna.
NB!!! Non solo, è stata il trampolino di lancio di un processo di guerra economica.
Dovrei chiarire, perché c’è molta confusione. Questa non è una guerra biologica, perché il coronavirus non è un virus pericoloso. Ha alcune somiglianze con altri virus. Innesca la polmonite, quindi c’è un processo di recupero. In effetti, se guardiamo ai recenti sviluppi, la pandemia in Cina è più o meno risolta. Hanno annunciato che oltre l’80% dei casi confermati è stato risolto. Ora, i media non ne discuteranno mai perché una volta che iniziano a dire: “Oh, le persone si stanno riprendendo, stanno guarendo” e così via, questo tipo di affermazioni disinnesca il panico. Quello che vogliono fare è mantenere alto il livello di panico, ed è quello che sta accadendo in questo momento. C’è paura e intimidazione, c’è panico. Le persone si sentono minacciate e le autorità stanno intraprendendo azioni che non proteggono la salute delle persone, ma fanno esattamente il contrario. Ora, non sto dicendo che il coronavirus non sia un problema di salute. Lo è davvero.
Ma ciò che più mi preoccupa sono tutti i milioni di persone che hanno perso il lavoro a causa del coronavirus, per non parlare di coloro che hanno perso i loro risparmi di una vita in borsa. Pensa a tutti gli investitori più piccoli che mettono i loro soldi con il loro broker e così via, e cosa succede? Perdono tutto quando il mercato crolla. Ora, questo, ovviamente, è un problema e ha anche implicazioni per la salute. Alcune persone si suicidano quando perdono i loro risparmi. Ma questo è semplicemente considerato parte di un meccanismo di mercato. In realtà non fa parte di un meccanismo di mercato. Fa parte di un processo di manipolazione attraverso sofisticati strumenti speculativi come la vendita allo scoperto. Lo sappiamo. E se hai il presentimento che il presidente Trump sta per attuare un divieto di viaggi transatlantici verso l’Unione europea, immediatamente coloro che ne hanno sentore possono speculare sul crollo delle azioni delle compagnie aeree. È molto facile. Effettuano una scommessa e se scende, fanno soldi.È qui che, naturalmente, questi potenti interessi, finanzieri e hedge fund aziendali stanno facendo un’enorme quantità di denaro. E ciò a cui stiamo assistendo ora è un trasferimento di ricchezza, una concentrazione di ricchezza in denaro, che penso non abbia precedenti.
È forse uno dei maggiori trasferimenti di ricchezza monetaria nella storia moderna. In altre parole, è caratterizzato da fallimenti di piccole e medie imprese, aumento del debito, aumento dei debiti personali, debiti societari, acquisizione di società concorrenti. E in un certo senso, è caratterizzato da conflitti all’interno dell’establishment finanziario. Non è solo una guerra contro la Cina. All’inizio sembrava essere una guerra economica contro la Cina, che ha portato alla chiusura del commercio e delle spedizioni e così via, dove le fabbriche dovevano chiudere e così via, per non parlare del settore turistico. Ma è più di questo, perché influisce anche sull’equilibrio interno di potere all’interno dell’establishment finanziario. Il fatto che le compagnie aeree ne siano le vittime è significativo, perché potrebbero crollare e quindi, ovviamente, essere acquistate, e ciò significa che c’è stata una ridistribuzione non solo della ricchezza monetaria ma anche di vera ricchezza. Questi sono beni.L’esistenza del coronavirus, che genera incertezza, panico, è in definitiva l’ambiente ideale per le persone che vogliono speculare e fare soldi a spese di coloro che hanno risparmi, a spese delle piccole imprese e alle spese di società concorrenti. Questa è la situazione in cui ci troviamo e non ricordo alcun periodo della nostra storia recente paragonabile a quello in cui viviamo adesso, in cui intere economie sono in stallo: penso all’Europa occidentale, all’Italia, dove si trovano le persone alle quali è stato ordinato di rimanere a casa e così via, e questo alla fine è stato raggiunto con il pretesto – il pretesto – di un virus, di un coronavirus.
NB!!! Hanno detto: “dobbiamo proteggere la nostra popolazione, quindi chiudiamo l’economia”. Ma non proteggi la tua popolazione chiudendo un’economia. Puoi prendere alcune precauzioni di salute pubblica, che devono essere selettive e ben ponderate; ma non è quello che sta succedendo.
Bonnie Faulkner: Tornando al virus, scrivi: “Ricorda le circostanze insolite che circondano la pandemia di influenza suina H1N1 dell’aprile 2009”. Quali erano queste insolite circostanze? I dati sono stati manipolati?
Michel Chossudovsky: Questa non è la prima volta che l’OMS dichiara una finta pandemia. Sto parlando della decisione presa il 30 gennaio in cui avevamo solo 150 persone al di fuori della Cina che erano casi confermati. Nel 2009, ad aprile, si è verificato un altro caso, chiamato pandemia di influenza suina H1N1. La stessa atmosfera di paura e intimidazione. Il processo è stato in qualche modo diverso, ma le dichiarazioni rilasciate dal Direttore Generale dell’OMS all’epoca erano di vasta portata, perché Margaret Chan, Direttore Generale dell’OMS nel 2009, ha dichiarato con autorità che circa – sto citando, dal WHO: “ben due miliardi di persone potrebbero essere infettate nei prossimi due anni, quasi un terzo della popolazione mondiale”.
Ora, in cosa è stata coinvolta Margaret Chan nel fare questa affermazione? È stata una benedizione da molti miliardi di dollari per Big Pharma, che è stata incaricata dal direttore generale dell’OMS Margaret Chan di attuare un massiccio programma di vaccinazione. In seguito afferma inoltre e, ancora una volta, sto citando: “I produttori di vaccini potrebbero produrre 4,9 miliardi di vaccinazioni di influenza pandemica all’anno nel migliore dei casi”. Riesci a immaginare 4,9 miliardi di vaccini? In altre parole, questa è stata una luce verde per i produttori di vaccini per produrre miliardi di vaccini antinfluenzali per l’H1N1 ed è stato anche un semaforo verde per i governi nazionali per acquistare effettivamente questi miliardi di vaccini antinfluenzali dalle aziende farmaceutiche.
Poi si scopre che questa campagna nel 2009, che è stata lanciata dall’OMS, si basava su notizie false, statistiche false e bugie ai più alti livelli di governo. Quando è stato discusso sotto l’amministrazione Obama, Obama ha affermato: “L’influenza suina potrebbe colpire fino al 40% degli americani nei prossimi due anni e ben centinaia di migliaia di persone potrebbero morire se una campagna di vaccinazione e altre misure non riuscissero. ” Ci sono state diverse dichiarazioni – Associated Press: “Gli Stati Uniti prevedono di avere a disposizione 160 milioni di dosi di vaccino contro l’influenza suina entro ottobre“. Tale dichiarazione è stata rilasciata nel luglio del 2009. Settimana d’affari : “Paesi più ricchi come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna pagheranno poco meno di $ 10 per dose per l’influenza H1N1; i paesi in via di sviluppo pagheranno un prezzo inferiore “. E così via. Questa è stata una frode multimiliardaria a favore di Big Pharma e, di fatto, non vi fu alcuna pandemia. Milioni di dosi di vaccino contro l’influenza suina erano state ordinate dai governi nazionali. Milioni di dosi di vaccino sono state successivamente distrutte. Si è verificato un problema con la raccolta dei dati sul fatto che fosse il virus dell’influenza B stagionale o se fosse il vaccino contro l’influenza suina. I dati sono stati manipolati e alla fine non ci sono state indagini su chi fosse dietro questa frode multimilionaria. Ma penso che dobbiamo riconoscere, perché le cose a volte arrivano molto più tardi, che sulla scia di quella falsa pandemia c’è stata una riunione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, che è un cane da guardia dei diritti umani, e hanno messo in discussione le motivazioni dell’OMS.
In realtà hanno affermato che l’Organizzazione mondiale della sanità era in conflitti di interesse e che la pandemia era falsa. Tale indagine è registrata presso il Parlamento Europeo. Lì abbiamo un esempio di quello che è successo. Non c’erano implicazioni economiche e sociali come esistono oggi, non c’erano azioni per abrogare i viaggi aerei e così via, ma, diciamo dal punto di vista del programma di vaccinazione – quel programma di vaccinazione è stato lanciato e alla fine era totalmente disfunzionale e le aziende farmaceutiche incassarono ingenti somme di denaro, che furono in gran parte finanziate dai contribuenti perché erano nel bilancio dei Ministeri della Salute. E poi, naturalmente, l’H1N1 è mutato. Quindi i vaccini erano totalmente inutili. È molto simile a una pandemia di influenza stagionale; c’è una mutazione del virus. Ricordo in Canada, il Ministero della Salute ha ordinato milioni di dosi di vaccino e poi hanno riconosciuto, hanno detto, beh, non possiamo usarle perché sai che il virus H1N1 è mutato. Quindi hanno detto che lo avremmo inviato sotto forma di aiuti ai paesi in via di sviluppo, che era in effetti anche una frode perché il vaccino non poteva essere usato dal punto di vista della salute, ma poi hanno deciso semplicemente di inviarlo in qualche paese dell’America Latina o dell’Africa sub-sahariana, sapendo che il virus in sé era mutato e che questi vaccini erano totalmente inutili.
NB!!! Quindi lì abbiamo una situazione in cui il Direttore Generale dell’OMS dà il via libera a Big Pharma, facendo dichiarazioni “sbagliate” sul fatto che miliardi di persone in tutto il mondo saranno colpite, fino a due miliardi; Big Pharma viene in soccorso e in effetti i produttori di vaccini hanno fatto un sacco di soldi a spese delle casse pubblica.
[…] Bonnie Faulkner: Ora, contemporaneamente a questo evento di simulazione 201 a Baltimora il 18 ottobre, dal 18 al 27 ottobre 2019, si stavano svolgendo a Wuhan, in Cina i CISM Military World Games . Cosa sono i Giochi del mondo militare e chi erano i partecipanti?
Michel Chossudovsky: Sono un evento sportivo che si svolge una volta all’anno in diversi paesi. Vi sono più di 100 paesi che partecipano e inviano membri delle forze armate, ma essenzialmente per eventi sportivi. Alcuni le chiamano Olimpiadi Militari. Ora, ciò che le autorità cinesi hanno sollevato, e questo si riferisce in modo molto diretto al fatto che il virus potrebbe non essere nato in Cina ma potrebbe aver avuto origine in un paese straniero, compresi gli Stati Uniti, è che c’erano 200 militari americani che partecipavano a questo evento di 10 giorni. Certo, sono lì e visitano la città e vanno in giro, ecc. ecc. È stato ipotizzato che il virus potrebbe essere stato accidentalmente o deliberatamente lasciato cadere da qualche parte nel mercato del pesce a Wuhan. Ora, non abbiamo alcuna prova che sia avvenuto, tuttavia dov’è il paziente zero? Il paziente è zero negli Stati Uniti ? E’ interessante notare che virologi cinesi, taiwanesi e giapponesi hanno esaminato diversi ceppi del virus in diverse località e sono giunti alla conclusione che il virus non è originario della Cina. C’è un grande dibattito in Cina sul fatto che il virus sia prodotto in Cina o prodotto in America. Sempre più prove scientifiche indicano quest’ultima. Robert Redfield, direttore generale del CDC, ha rilasciato una dichiarazione proprio questa settimana al Congresso degli Stati Uniti durante le audizioni del cosiddetto Comitato di sorveglianza della Camera.Fa affermazioni secondo cui alcune delle diagnosi dell’influenza comune negli Stati Uniti, l’influenza stagionale, Virus B, potrebbero essere state in realtà da coronavirus. Era in un contesto di commissione, pertanto ha risposto alle domande in un modo sincero e ha detto: “Sì, in alcuni casi diagnosticati come influenza stagionale avrebbe potuto essere il coronavirus”.
Redfield : l’Università di Washington ha sviluppato i propri test.
Membro del Congresso: quei kit erano disponibili venerdì scorso?
Redfield : Sì, signore.
Membro del Congresso: grazie. E senza i kit di test, è possibile che coloro che erano stati suscettibili all’influenza avrebbero potuto essere mal caratterizzati da ciò che avevano effettivamente, ovvero è possibile che avessero effettivamente COVID-19 ?
Redfield: nella pratica standard la prima cosa che fai sono i test per l’influenza. Quindi se avessero avuto l’influenza sarebbero stati positivi.
Membro del Congresso : Ma solo se fossero stati testati. Quindi se non sono stati testati, non sappiamo cosa avessero.
Redfield : corretto.
Membro del Congresso : Va bene. E se qualcuno muore di influenza, stiamo facendo dei test post mortem per vedere se era influenza o era COVID-19?
Redfield: esiste un sistema di sorveglianza per testare la polmonite che ha il CDC. Non è in ogni città, in ogni stato, in ogni ospedale.
Membro del Congresso : Quindi potremmo avere persone negli Stati Uniti che muoiono per quella che sembra essere influenza quando in realtà potrebbe essere il coronavirus o COVID-19.
Redfield: Alcuni casi sono stati effettivamente diagnosticati in questo modo negli Stati Uniti oggi.
Membro del Congresso : grazie.
Ora, questa affermazione conferma gli studi condotti in Cina, Giappone e Taiwan, ma pone anche la domanda, quando? Era ad ottobre? Era a novembre? Era a dicembre? In altre parole, la dichiarazione di Redfield non dice quando sono stati condotti quei test per l’influenza. Bene, sono condotti su base routinaria. Presumibilmente se è stagionale inizia a novembre o ottobre e si estende durante l’inverno.Ma quello che è successo è che questa affermazione in effetti fornisce legittimità agli studi condotti da virologi giapponesi, cinesi e taiwanesi secondo cui è possibile che il virus non abbia avuto origine nel mercato ittico di Wuhan; in realtà avrebbe potuto avere origine negli Stati Uniti d’America. E il virologo di Taiwan ha dichiarato, poiché stava seguendo quello che stava succedendo, che c’erano più di 200 casi di polmonite che hanno provocato la morte negli Stati Uniti, ed è stato innescato dall’incapacità del paziente di respirare. Quindi ha dichiarato di essere stato in contatto con le autorità sanitarie statunitensi e ha posto la domanda se tali morti avrebbero potuto essere il risultato del coronavirus. Ha anche detto che l’epidemia virale potrebbe essere iniziata in un periodo precedente rispetto a quanto si ipotizza, suggerendo che potrebbe anche tornare a settembre. E presumo che risale a settembre perché è allora che il virus dell’influenza inizia effettivamente a svilupparsi.Ma penso che ciò che è importante sia che – uno dei nostri autori, Larry Romanoff, che ha sede a Shanghai, abbia fatto ricerche approfondite su questo tema e se mettiamo insieme le dichiarazioni di Robert Redfield, gli studi giapponesi, taiwanesi e cinesi, c’è una buona probabilità che il virus non provenga dalla Cina, ma potrebbe benissimo aver avuto origine negli Stati Uniti. È un punto di discussione in Cina proprio in questo momento perché il portavoce del Ministero degli Affari Esteri – e i cinesi in realtà non improvvisano allo stesso modo degli americani la loro posizione di politica estera – ma quando commentano il direttore del CDC Dr. Robert Redfield dicono, beh, sai, questo tipo di informazioni deve essere spiegato. Se gli Stati Uniti hanno segnalato 34 milioni di casi di influenza, questo è – penso che stia esagerando, ma è quello che dice – Sto parlando del rappresentante del Ministero degli Affari Esteri. Penso che sia più simile a 15 milioni – ma in ogni caso, poi conclude e dice, per favore dicci quanti sono legati a COVID-19. Questo è un tweet: anche i cinesi hanno adottato i tweet.Ciò che il direttore Robert Redfield ha ammesso è che apparentemente alcune persone che sono morte per influenza potrebbero essere state testate positivamente per il coronavirus. Quindi questo ha aperto il Vaso di Pandora, per così dire, perché il consenso in Cina è che il virus non è stato prodotto in Cina; è stato realizzato in America.
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/chi-ha-diffuso-il-virus-intervista-col-prof-michel-chossudovsky/
DIRITTI UMANI
Pubblicata una mappa con le libertà civili durante l’epidemia di COVID-19
Vi è stata una crescente preoccupazione per ciò che i gruppi e le parti della libertà civile vedono come eccessivo intervento da parte dei governi durante i loro sforzi per affrontare la malattia di coronavirus 2019 mentre continua a diffondersi in tutto il mondo.
È emerso un nuovo sito Web che cataloga le varie misure attuate dagli Stati di tutto il mondo per rispondere alla pandemia di coronavirus 2019 (COVID-19).
Il COVID-19 Civic Freedom Tracker “monitora le risposte del governo alla pandemia che colpisce le libertà civili e i diritti umani, concentrandosi sulle leggi di emergenza”, afferma.
Il tracker fa parte di un progetto congiunto con il Centro internazionale per i diritti no profit (ICNL), il Centro europeo per i diritti no profit (ECNL) e Fionnuala Ní Aoláin, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta al terrorismo.
Il COVID-19 Civic Freedom Tracker elenca i paesi in ordine alfabetico, fornendo anche una sintesi delle misure introdotte, il modo in cui la norma o la legge è stata creata e la data in cui è stata approvata. Viene inoltre fornito un collegamento alla fonte primaria o alla citazione per la regola o la legge.
Ci sono già 111 voci sul sito, e i creatori affermano che mantenere il tracker è uno “sforzo continuo” e che accetta aggiornamenti e suggerimenti da parte del pubblico.
Il sito web si rivelerà probabilmente una risorsa utile per giornalisti, ricercatori e accademici.
L’ICNL rileva che la crisi può essere utilizzata come “pretesto” dai governi per violare i diritti.
Citano Ní Aoláin, che spiega, “gli stati e le istituzioni del settore della sicurezza troveranno interessanti i poteri di emergenza perché offrono scorciatoie”, con il risultato che i poteri ottenuti durante le emergenze potrebbero diventare permanenti.
FONTE:https://it.sputniknews.com/mondo/202004028928311-pubblicata-una-mappa-con-le-liberta-civili-durante-lepidemia-di-covid-19/
ECONOMIA
LA VON DER LEYEN E’ CON NOI: FACENDO PAGARE A NOI LA NOSTRA CASSA E PREPARANDO IL MES
2 APRILE 2020
In una lettera aperta a Repubblica ora la Von Der Leyen si scusa, o almeno prova a farlo. Sarà il fatto che l’Unione non sta avendo uno dei suoi momenti migliori, sarà che le parole sono utili a lavarsi la coscienza, Vediamo le sue parole
“il Paese colpito più duramente, l’Italia, è diventato anche la più grande fonte di ispirazione per noi tutti” “solo la solidarietà può farci riemergere da questa crisi – quella tra persone come quella tra Stati”.
Certo, con 13 mila morti (e non è finita) c’è proprio da essere un esempio, chissà quanti di questi sono dovuti ai tagli per le richieste di restrizione fiscale della Commissione.
“bisogna riconoscere che nei primi giorni della crisi, di fronte al bisogno di una risposta comune europea, in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria” mentre “non si rendevano conto che possiamo sconfiggere questa pandemia solo insieme, come Unione”.
Infatti l’Unione non ha fatto NULLA , e quello che è stato fatto lo hanno fatto i singoli governi. Il problema si risolverà, in parte da se, con decine di migliaia di morti, senza che l’Unione abbia salvato una sola singola vita. Però bisogna intervenire, e dire banalità. Però ora viene il bello:
“l’Europa ha cambiato passo”, tanto da voler “dare una mano, stanziando nuove risorse per finanziare la cassa integrazione”, così l’Unione stanzierà “fino a cento miliardi di euro in favore dei Paesi colpiti più duramente, a partire dall’Italia, per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto. Questo sarà possibile grazie a prestiti garantiti da tutti gli Stati membri – dimostrando così vera solidarietà europea” garantisce von der Leyen.
Allora quindi i singoli paesi, Italia in testa evidentemente, stanzieranno denari che poi saranno restituiti agli stessi paesi per pagare la cassa integrazione. Vi rendente conto di quale assurdità state leggendo? Capite come è strano e demenziale tutto questo? La UE si fa’ bella con gli stessi soldi che noi, tra l’altro contributori netti, pagheremo per le nostre casse integrazioni. Non era più logico tenerceli questi soldi e pagare imprenditori ed operai?
Insomma alla fine è la solita, inutile, vergognosa, partita di giro che diventa una presa in giro di tutti gli italiani, compiuta attraverso lo strumento di Repubblica e degli altri mass media. Intanto alla fine , siamo tutti solo dei fessi.
FONTE:https://scenarieconomici.it/la-von-der-leyen-e-con-noi-facendo-pagare-a-noi-la-nostra-cassa-e-preparando-il-mes/
Boom del petrolio, prezzi in rally. Che sta succedendo?
2 Aprile 2020 – 07:36
Rally del prezzo del petrolio: quotazioni in forte rialzo sulla scia delle ultime, entusiasmanti notizie sul fronte OPEC. Ma non solo
Il prezzo del petrolio ha invertito la rotta ed è tornato a guadagnare ampio terreno.
In piena controtendenza rispetto alle pessime performance messe a segno ieri, sia la quotazione del WTI che quella del Brent hanno registrato progressioni addirittura superiori ai 7 punti percentuali, in quello che si è rivelato un vero e proprio tentativo di rimbalzo.
Il motivo del rally? Da ricercare con tutta probabilità nelle ultime notizie giunte dal fronte OPEC, ma non solo. Il prezzo del petrolio è tornato in qualche modo a sperare e ha premuto con vigore sul pedale dell’acceleratore.
Prezzo del petrolio in rally: le ultime notizie dall’OPEC
Nel corso degli ultimi tre mesi le quotazioni di WTI e Brent hanno messo a segno performance da dimenticare e si sono persino riavvicinate ai minimi dei primi anni Duemila.
Il tutto a causa del caos scatenato dal coronavirus che ha colpito duramente la domanda di greggio dando vita a un mercato sbilanciato in favore dell’offerta. Il prezzo del petrolio ne ha risentito enormemente.
Nella giornata di oggi però quest’ultimo ha tentato di rialzare la testa sulla scia delle ultime dichiarazioni di Donald Trump che si è mostrato particolarmente ottimista sul prossimo raggiungimento di un accordo tra Russia e Arabia Saudita.
Dopo il fallimento del vertice OPEC di inizio marzo i due Paesi hanno dato il via a una guerra dei prezzi minacciando di tornare a produrre a pieno regime. L’ennesimo sviluppo che ha ovviamente depresso ancor di più le quotazioni.
Parlando della disputa in occasione di una conferenza stampa alla Casa Bianca, Trump ha dichiarato:
“È qualcosa di molto negativo per la Russia, ed è molto negativo per l’Arabia Saudita. Voglio dire, è molto negativo per entrambi. Penso che faranno un accordo.”
Secondo il Presidente, Mosca e Riad inizieranno a lavorare all’intesa già nei prossimi giorni. Un’ipotesi particolarmente gradita al prezzo del petrolio che ha imboccato prepotentemente la via del rialzo.
Per alcuni trader, comunque, le quotazioni potrebbero essere state sostenute anche dalle aspettative sui produttori di shale USA, che hanno costi relativamente elevati, ma che attualmente stanno subendo forti pressioni per tagliare l’output.
Secondo Bloomberg, invece, la Cina avrebbe iniziato a comprare greggio per incrementare le proprie riserve strategiche dopo il tracollo delle ultime settimane.
Al momento, comunque, il prezzo del petrolio Brent sta salendo del 7% a $26,5, mentre la quotazione del WTI sta festeggiando le ultime notizie, o meglio indiscrezioni, con un rally di oltre il 6% a $21,6.
FONTE:https://www.money.it/prezzo-del-petrolio-sale-motivi-OPEC-shale-quotazioni-rally
PAOLO SAVONA: IL MODELLO DI ECONOMIA TEDESCA ATTUALE E’ UGUALE A QUELLO DEL TERZO REICH
Vi riportiamo una intervista di alcuni anni fa al Prof. Paolo Savona nella quale l’ex ministro agli Affari Europei comparava la politica tedesca attuale con quella del Terzo Reich. Del resto questo è comprensibile: tutte e due le Germanie vedevano un’Europa asservita e funzionale al centrale potere economico tedesco. L’unica differenza, per ora , è nell’utilizzo degli strumenti per raggiungere il medesimo risultato: la forza militare negli anni trenta e quaranta, l’economia e l’euro adesso.
Mezzi diversi, ma medesimo obiettivo.
VIDEO QUI: https://youtu.be/ktysLZtoFec
FONTE:https://scenarieconomici.it/paolo-savona-il-modello-di-economia-tedesca-attuale-e-uguale-a-quello-del-terzo-reich/
Il monito di Fitoussi: “Europa adesso sconfiggi anche il ‘virus’ dell’austerità”
L’economista francese: “Occorre il coraggio e la volontà di chiudere definitivamente con il ciclo dell’iper austerità che ha provocato un aumento delle faglie sociali e un blocco della crescita”
2 aprile 2020
“So che è difficile, ma dovremmo vivere questo momento di grande emergenza non come una minaccia, ma anche come una formidabile opportunità che si apre di fronte a noi per costruire, davvero un mondo nuovo. Ma per farlo occorre avere il coraggio e la volontà politica di chiudere definitivamente con il ciclo dell’iper austerità che ha segnato gli ultimi decenni, provocando un aumento delle faglie sociali e un blocco della crescita. In questa ottica, la sospensione del Patto di Stabilità è un passo nella giustizia direzione, anche se sarebbe dovuto avvenire già da tempo, ma guai a illudersi che da solo possa far fronte alla grande recessione a cui andiamo incontro. Per troppo tempo abbiamo sentito sostenere, sciaguratamente, che lo Stato non deve più occuparsi dell’economia, ma senza Stato abbiamo delle catastrofi, perché il mercato non è capace di gestire questi problemi”.
A sostenerlo è uno dei più autorevoli economisti europei: Jean-Paul Fitoussi, Professore emerito all`Institut d`Etudes Politiques di Parigi e alla Luiss di Roma. È attualmente direttore di ricerca all`Observatoire francois des conjonctures economiques, istituto di ricerca economica e previsione, autore di numerosi saggi, l’ultimo dei quali è “Il teorema del lampione. O come mettere fine alla sofferenza sociale” (Einaudi).
Al tempo del Coronavirus, si sente dire e scrivere che nulla sarà più come prima. Professor Fitoussi, siamo alle soglie di un “nuovo mondo”?
“Quanto bla bla ci tocca sentire in questa drammatica emergenza…C’è chi si avventura a disegnare il ‘nuovo mondo’, quando non sappiamo nemmeno quanto durerà questa crisi sanitaria. Non sappiamo se avrà una fase definitiva o se ritornerà ogni anno come l’influenza. E ancora: non sappiamo se la gestione della crisi, sanitaria ed economica, non sarà troppo vincolata come è avvenuto fino ad oggi. Mi lasci aggiungere che oggi, comunque, la priorità assoluta è risolvere la crisi sanitaria, assumendo le misure che servono e mettendo i soldi necessari”
A cosa si riferisce quando parla di un eccesso di vincoli?
“A Bruxelles hanno deciso di mettere tra parantesi il Patto di Stabilità. Potevano e dovevano farlo già da tempo, ma come si dice in questi casi, meglio tardi che mai. Ma guai a illudersi che questa misura possa bastare per far fronte alla grande recessione a cui stiamo andando incontro. E a fronteggiarla non basterà neanche la cancellazione, cosa che peraltro mi auguro, del Patto di Stabilità…”.
Torna ad aleggiare lo spettro dello spread…
“Non è per il Patto di Stabilità che lo spread è aumentato. E’ aumentato per la sfiducia diffusa verso la capacità degli Stati di ripagare il debito, soprattutto se il tasso d’interesse è alto. Per il momento abbiamo una bella politica monetaria – l’eredità di Mario Draghi non è andata perduta -. La linea da perseguire è quella di mettere la liquidità necessaria anche se questo vuol dire abbattere il totem dell’iper rigorismo che ha segnato il ciclo neoliberista che ha provocato nuove faglie sociali e un blocco di una politica di crescita. E qui ritorno su un punto che ritengo davvero cruciale: non è solo eliminando il Patto di Stabilità e mettendo da parte della Bce un gettito finanziario straordinario per l’emergenza Coronavirus che si risolverà il problema dello spread”.
Qual è la misura che lei ritiene davvero di svolta, professor Fitoussi?
“Il problema dello spread verrà risolto solamente se si creano gli Eurobond, un titolo unico sul debito dei Paesi della zona euro. Allora sì che si potrà rimediare agli errori che ci hanno portato a dove siamo oggi. Mi riferisco, solo per fare alcuni esempi, alla mancanza di investimenti nel sistema sanitario pubblico, alla mancanza di investimenti nel sistema educativo, e più in generale alla mancanza di investimenti in un settore cruciale per qualsiasi politica di crescita, qual è quello delle infrastrutture che servono a tutti. Basta con il mantra, che ha guidato le politiche di iper austerità, che lo Stato non deve più occuparsi dell’economia . Ma senza Stato abbiamo delle catastrofi, perché il mercato non è capace di gestire questi problemi. Anche la teoria del liberalismo lo dice..”.
Ciò vuol dire che il mondo, e in esso l’Europa, ai tempi del Coronavirus deve riscoprire Keynes?
“Per la verità, Keynes è stato riscoperto da un sacco di tempo in tutto il mondo ma non in Europa- In America, ad esempio, con piano di rilancio enormi, così come in Cina. Solamente in Europa siamo ancora dominati dall’ossessione della compatibilità di bilancio, del debito pubblico. L’America, il Giappone, del tabù-debito non sono prigionieri, quello che è importante è l’economia reale. E’ la società, non la contabilità. Non si tratta più di allargare i cordoni della spesa pubblica, di fare i conti fino in fondo sui disastri sociali determinati dall’iper austerità. Io credo che l’Europa debba pensare, ed agire, in termini ‘neo keynesiani’. Nel senso di non considerare un ‘delitto’ l’intervento del pubblico nei settori strategici dello sviluppo economico e sociale. E questo vale a livello europeo ma anche dei singoli Stati. Oggi, anche alla luce della crisi sanitaria, ci accorgiamo, sgomenti, che i servizi e i settori pubblici più importanti, quelli che hanno a che fare con la vita della gente, sono in uno stato di povertà assoluta. Pensiamo all’istruzione, alla sanità, ma anche alla sicurezza, all’esercito, alle forze dell’ordine, così come allo stato, spesso pietoso, delle infrastrutture. L’Europa non può dire: non ci sono i soldi. Questa giustificazione non regge più. Puntare, anche attraverso l’intervento pubblico, su questi settori strategici è investire sul futuro, e lo è anche se questo significa, nel presente, allargare i vincoli di bilancio.. Non farlo, significa condannarsi non solo alla marginalità nella competizione internazionale ma favorire le spinte sovraniste nazionali. Oggi come non mai c’è bisogno di agire come ‘Stati-imprenditori’ se si vuole ricreare fiducia tra i privati e aumentare la domanda interna ai Paesi europei; una domanda che la ‘recessione da Coronavirus”, potrebbe ferire mortalmente. I privati non investono non solo perché non c’è domanda sufficiente ma anche perché non hanno fiducia. Si chiedono: perché devo rischiare io se lo Stato non lo fa? C’è un grande bisogno di investimenti pubblici in settori strategici come l’istruzione, le infrastrutture, la nuova economia, la ricerca. Siamo davvero ad un passaggio cruciale: se i governi non si muovono, questo significherà che siamo condannati a restare prigionieri della paura della deflazione, e allora addio alla crescita. So che difficile, ma dovremmo vivere questo momento di grande emergenza non come una minaccia, ma anche come una formidabile opportunità che si apre di fronte a noi per costruire, davvero un mondo nuovo”.
A proposito di ripensamenti: la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è scusata con l’Italia , dicendo, ina lettera a Repubblica, che “oggi l’Europa si sta mobilitando al fianco dell’Italia”L ‘Unione stanzierà “fino a cento miliardi di euro in favore dei Paesi colpiti più duramente, a partire dall’Italia, per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto. Questo sarà possibile grazie a prestiti garantiti da tutti gli Stati membri – dimostrando così vera solidarietà europea” garantisce von der Leyen.
“Scuse dovute, ma al di là di questo, il problema resta sul tavolo: la compensazione è una misura straordinaria, certamente positiva ma resta sempre in una dimensione emergenziale. L’Europa più solidale è una Europa che vara gli Eurobond, che rilancia lo Stato-imprenditore, che armonizza la fiscalità dei Paesi membri. E questi impegni sono tutti da realizzare”.
Professor Fitoussi, lei è anche un profondo conoscitore della
realtà italiana. In precedenza, lei ha fatto riferimento a Mario Draghi. C’è chi lo vede come il salvatore della patria italiana…
“Stimo tantissimo Mario Draghi, ma no, non credo che oggi si debba andare alla ricerca di figure salvifiche che non esistono. Quello di cui c’è bisogno, davvero vitale, è di politici seri, preparati, che abbiano idee chiare in testa e la determinazione necessaria a realizzarle. In questa ottica, ritengo che il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, abbia fatto bene a rifiutare la bozza di conclusioni del Consiglio europeo di ieri (mercoledì per chi legge, ndr). Quanto a Draghi, sarebbe una ‘star’ in qualsiasi governo, francese, spagnolo, americano… Ma soprattutto lui sì che sarebbe un buon “Capo” dell’Europa”.
FONTE:https://www.globalist.it/economy/2020/04/02/il-monito-di-fitoussi-europa-adesso-sconfiggi-anche-il-virus-dell-austerita-2055454.html
La decrescita infelice
Si torna a parlare di Greta. La ragazza simbolo della lotta contro i cambiamenti climatici (a chiacchiere) è a Torino, la città più inquinata d’Europa, secondo la pasionaria climatica, quindi “non potevo non venire qui in visita”. Ma se ne parla anche perché la rivista Time l’ha eletta Personaggio dell’anno. Basta quindi dichiarare un paio di banalità, a patto che siano esattamente quelle che chi di dovere vuole sentir dire, per diventare un’icona delle masse ben indottrinate e inquadrate dalla propaganda.
Ma non tutto quello che sta alla base del fenomeno Greta è così idilliaco come lo si vorrebbe presentare: certo la sensibilizzazione dei giovani verso il loro stesso futuro e la salvaguardia del pianeta è una cosa positiva. L’impegno contro tutto quello che compromette l’equilibrio del nostro pianeta è una cosa che difficilmente troverà degli oppositori. Tutti vorremmo salvare il pianeta, un clima idilliaco senza eccessi e senza disastri. Ma il messaggio lanciato da chi sfrutta l’immagine di Greta è ben di più. Emissioni zero in tempi brevissimi –si parla entro il 2050- riduzione drastica dei voli aerei, del trasporto merci con grandi navi mercantili, alimentazione a km 0, dieta vegana…in altre parole deindustrializzazione e decrescita felice di grillina memoria.
Ma un modello di società deindustrializzata, che produce, in pratica, quello che consuma –una sorta di autarchia e un chiudersi dentro i propri confini, – è compatibile con gli attuali livelli demografici? La risposta scontata è NO! Non è possibile immaginare una società felicemente in decrescita senza ipotizzare una drastica decrescita demografica. Se l’uomo è ritenuto il principale responsabile dei cambiamenti climatici e della distruzione del pianeta, lo è non solo e non tanto a causa dei suoi comportamenti non virtuosi, lo è soprattutto a causa della sua presenza massiccia sul pianeta. Siamo ormai vicini agli 8 miliardi di individui, in un mondo in cui negli ultimi 30 anni il modello consumistico di tipo occidentale ha raggiunto oltre 3,5 miliardi di individui che hanno visto il loro tenore di vita migliorare velocemente e sensibilmente, e questo si traduce nel raggiungimento di un tipo di vita migliore, più beni di consumo, più servizi, migliore alimentazione, più tecnologia: in altre parole più industrializzazione, più cementificazione, più consumo di energia…più inquinamento. E indietro non si torna! Sarà molto difficile cercare di convincere miliardi di cinesi, indiani e asiatici del sud-est a tornare a vivere come 40 anni fa, e infatti i gretini nemmeno ci provano, e il loro messaggio è rivolto solo ed esclusivamente al mondo occidentale.
Per passare da un modello, quello attuale, industriale-consumistico a quello deindustrializzato, occorre un periodo di transizione in cui mettere in atto, più o meno forzosamente, un piano per avere una società sempre meno assetata di energia e meno consumistica. Un periodo cioè in cui la decrescita sarà tutt’altro che felice, in cui a farne le spese saranno i più deboli, ovviamente. Si avrà così la necessaria decrescita demografica che potrà usufruire della decrescita felice in cui solo una piccola porzione di umanità, la più forte, potrà godere un domani, di un pianeta pulito e con il clima in salvo. Ma questo ovviamente nessun gretino, e Greta meno che mai, te lo verranno mai a dire. Perché altrimenti non il Time ma a decretare Greta personaggio dell’anno sarebbe il Der Stürmer.
FONTE:https://www.orazero.org/la-decrescita-infelice/
GIUSTIZIA E NORME
PROF. SINAGRA: “PRESENTATA DENUNCIA CONTRO CONTE, SPERANZA E LAMORGESE”
1 APRILE 2020
Stamattina ho depositato presso la Procura della Repubblica di Roma la denuncia contro Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, a firma mia e dell’Avv. Alfredo Lonoce. In breve avrò il numero del Registro Generale e subito dopo pubblicherò il testo su Facebook con le relative istruzioni per la presentazione da parte di chi voglia.
ra solo una precisazione: gli Uffici giudiziari sono aperti, così pure i Commissariati di Polizia, i Carabinieri, la Guardia di Finanza e i Consolati italiani all’estero. Esigenze di “giustizia” consentono i necessari spostamenti (comunque minimi). Non prevarranno.
Conte denunciato per disastro e per le migliaia di morti. Due avvocati di Roma, Augusto Sinagra e Alfredo Lonoce, hanno presentato un esposto contro il premier Conte, la Lamorgese e Speranza per non aver preso provvedimenti fino allo scoppio dell’epidemia a Codogno. Se Salvini è indagato per la Sea Watch, Conte dovrà pur rispondere in tribunale dell’ecatombe:
FONTE:https://stopcensura.org/coronavirus-prof-sinagra-presentata-denuncia-contro-conte-speranza-e-lamorgese/
IMMIGRAZIONI
Ma quali risorse, ecco quanto ci costa davvero l’immigrazione
LA LINGUA SALVATA
Recital
récital / résital
SIGNIFICATO Esibizione solistica di un attore, di un cantante, di un musicista, di un danzatore
ETIMOLOGIA voce inglese, dal verbo to recite che è dal latino recitare.
Nel musical si canta, si suona e si balla, nel recital si recita. O forse no. Questo prestito ha almeno due caratteristiche fuorvianti, quasi ingannevoli, che ci rendono forma e significato dell’originale quantomeno opachi. Innanzitutto, la pronuncia: sentendolo proferire a parlanti di madrelingua inglese, rischiamo quasi di non riconoscerlo, visto che risaitl si allontana parecchio dai nostri adattamenti alla grafia, ovvero récital o résital, che al massimo diventa resitál seguendo il francese.
Ma veniamo al senso: quello che lo caratterizza stando alla definizione data dai dizionari è l’esibizione solistica o in piccoli gruppi, ma nella lingua d’origine e a livello internazionale la forma d’arte prevalentemente coinvolta è, tecnicamente, la musica piuttosto che la recitazione, e quella suonata più che cantata, spesso un a tu per tu di musicista e strumento.
Il fatto è che il genitore latino recitare, che effettivamente consisteva nel leggere qualcosa a voce alta o nel declamarlo dopo averlo imparato a memoria, ha preso strade diverse nelle due lingue: mentre in inglese il verbo to recite, oltre a questo significato, mantiene quello di ‘elencare’ e quello legale di ‘recare scritto, riportare, sostenere’, in italiano si estende a ricoprire anche le prestazioni dell’attore e dell’attrice, quindi non soltanto esporre parti a memoria ma anche interpretarle, calarsi in un ruolo e far apparire realtà la finzione (fino ad indicare qualcuno che inganna, come il bambino che simula il mal di pancia per non andare a scuola, ‘non credergli, sta recitando’).
Tutto ciò, in inglese, fa invece parte del to act, o volendo del to perform, mentre in recital la gamma di accezioni del verbo da cui deriva si assottiglia ulteriormente, a riferirsi ad una esibizione in cui si riproduce sì tutto ciò che si è imparato, ma più in forma di note che di parole.
Parola pubblicata il 03 Aprile 2020
FONTE:https://unaparolaalgiorno.it/significato/recital
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
L’azienda Signify chiede ai dipendenti di restituire il 20% dello stipendio
PANORAMA INTERNAZIONALE
Ecco come Bill Gates è diventato “padrone” dell’Oms
Maurizio Blondet 2 Aprile 2020
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) è l’autorità globale più
importante per quanto concerne la salute, il contrasto alle malattie e la
tutela di corretti stili di vita. Un’istituzione tanto importante dovrebbe
promuovere una visione della sanità capace di rispondere all’interesse
collettivo e, soprattutto, di trovare soluzioni alla grande piaga costituita
dalla permanenza, nei Paesi meno sviluppati, di focolai di epidemie
potenzialmente devastanti, dall’ebola al colera passando per il morbillo,
nel rispetto massimo del principio della trasparenza.
Trasparenza, tuttavia, che all’Oms non sembra essere la regola. Essa, per il
biennio 2016-2017, ha utilizzato un budget da quasi 4 miliardi e mezzo di
dollari. Tuttavia, come scrive La Verità, esso è stato per l’87% finanziato
da contributi di aziende private che hanno coperto la graduale ritirata dei
finanziamenti degli Stati ma sono stati in larga misura vincolati alla
realizzazione di progetti commissionati dagli stessi donatori.
Si parla di finanziamenti earnmarked, ovvero condizionati al rispetto di una
precisa agenda. E come scrive il quotidiano milanese, citando dati del
British Medical Journal, “nel 2017 l’ 80% dei fondi ricevuti dall’ agenzia
Onu era earmarked“. Tra i finanziatori dell’Oms, “a fare la parte del leone
è la creatura di Bill Gates: la Bill & Melinda Gates Foundation (che vanta
un patrimonio da 40 miliardi di dollari) ha destinato all’Oms quasi 444
milioni nel 2016, di cui circa 221 vincolati e quasi 457 milioni nel 2017,
di cui 213 vincolati a programmi specifici”. Risultando il secondo donatore
singolo dopo il governo degli Stati Uniti e davanti al Regno Unito.
Bill Gates si è in particolare concentrato sulla somministrazione dei
vaccini nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto africani, affiancando
all’impegno per l’Oms quello da finanziatore leader della
<https://www.gavi.org/> Gavi Alliance, una partnership pubblico-privata
emanazione della sua fondazione che non si limita a portare avanti la
benemerita campagna delle vaccinazioni ma punta al tempo stesso a “plasmare”
i mercati dell’immunizzazione nei Paesi oggetto d’intervento.
https://www.inveneta.it/wp-content/uploads/2020/03/alliance-partners-2.png
“Viene da chiedersi come si ripercuotano questi intrecci sull’Oms, il cui
operato, in tema di vaccinazioni, non è stato sempre immacolato”, prosegue
La Verità. Troppe volte, in passato, è capitato che alcuni dei Paesi più
poveri del pianeta ricevessero offerte di assistenza sanitaria che finivano
per vincolarli alle grandi cause farmaceutiche internazionali con un
sovraprezzo notevole per i servizi forniti. “Basti pensare al caso dell’
influenza suina, una finta emergenza denunciata dall’Oms nel giugno 2009,
cioè pochi mesi dopo un preallarme dell’ agenzia Onu, che aveva indotto
molti Paesi a stipulare impegni d’ acquisto di vaccini pandemici. Con tanto
di assurda clausola contrattuale: gli accordi prevedevano la responsabilità
a carico degli acquirenti in caso di effetti collaterali. Come se uno
comprasse un elettrodomestico, ma per i malfunzionamenti, anziché essere
coperto dalla garanzia, dovesse versare una penale all’azienda produttrice.
Guarda caso, quei contratti sarebbero diventati vincolanti se l’Oms avesse
annunciato lo scoppio di una pandemia”, cosa alla fine non avvenuta.
https://www.inveneta.it/wp-content/uploads/2020/03/Logo-medici-senza-frontie
re.jpg
E sul ruolo non limpido di Bill Gates hanno avuto modo di esprimersi anche
importanti personalità e istituzioni legate al mondo della sanità. Prima tra
tutti nel 2013, Medici senza Frontiere, come segnalato in
<http://ilpedante.org/post/immunita-di-legge> Immunità di legge, saggio
frutto di una collaborazione tra il chirurgo e saggista Pierpaolo Dal Monte
e “Il Pedante”, che ha accusato Gavi di imporre ai Paesi destinatari degli
aiuti prezzi artificiosamente gonfiati per i vaccini, che finivano per
alimentare regalie a multinazionali come Bayer e Novartis. A Msf ha fatto
seguito Antoine Flahault, direttore dell’Istituto di Sanità Globale della
facoltà di medicina dell’Università di Ginevra, secondo cui “oramai l’Oms è
costretta a tenere conto di quello che Gates ritiene prioritario” e che
ritiene, ad esempio, eccessiva la pretesa di Gates di vincolare fondi
consistenti all’ampliamento della lotta alla polio in una fase che vede la
malattia quasi debellata e nuove potenziali epidemie insorgere.
<https://www.repubblica.it/economia/2017/06/02/news/bill_gates_oms-166804494
/> Come segnala
<https://www.repubblica.it/economia/2017/06/02/news/bill_gates_oms-166804494
/> Repubblica, tra il 2016 e il 2017 l’Oms ha destinato alla lotta alla
polio, malattia oramai resa inoffensiva, “ben 894,5 milioni di dollari. 10
volte di più che alla prevenzione dell’Aids, la quarta causa di mortalità
nei paesi poveri”.
Jean-Marie Kindermans, presidente dell’Agenzia Europea per lo Sviluppo e la
Sanità, ha affermato che “se c’è un vero problema, all’Oms, riguarda il modo
in cui vengono destinate le risorse” e la scelta delle priorità. Oramai
vincolate e costrette a dipendere dalle logiche, diverse da quelle di chi
dovrebbe combattere per la salute pubblica globale, del complesso della
“filantropia capitalista”, come l’ha definita Peter Buffett, figlio del
ricchissimo finanziere (e filantropo egli stesso) Warren.
Come ha dichiarato Peter Buffett in un celebre articolo per il
<https://www.nytimes.com/2013/07/27/opinion/the-charitable-industrial-comple
x.html> New York Times
<https://www.nytimes.com/2013/07/27/opinion/the-charitable-industrial-comple
x.html> scritto nel 2013, la filantropia sta diventando un business enorme
(con 9,4 milioni di occupati che distribuiscono 316 miliardi di dollari nei
soli Stati Uniti), ma le disuguaglianze globali continuano a crescere a
spirale, fuori controllo “e altre vite e comunità vengono distrutte dal
sistema che crea immense quantità di ricchezza per i pochi”, mentre
l’operato di organizzazioni come l’Oms è vincolato ai desiderata di pochi
privati. E il lato oscuro del “complesso benefico-industriale” si manifesta
nel contesto di campagne nobili come quella per le vaccinazioni. Che vengono
deviate a favore di una concentrazione ristretta di imprese e vedono i fondi
ad essi dedicate eterodiretti senza alcun principio di efficienza ed
efficacia. Mentre la capacità d’azione dell’Oms viene sacrificata in nome
del “lavaggio di coscienza” di Bill Gates e della moglie.
FONTE
<https://www.inveneta.it/articoli/ecco-come-bill-gates-e-diventato-padrone-d
elloms/>
https://www.inveneta.it/articoli/ecco-come-bill-gates-e-diventato-padrone-de
lloms/
La profezia di Bill Gates sul coronavirus
Il 18 ottobre 2019 a New York andava in scena una simulazione che nel giro
di poche settimane sarebbe diventata reale: «Event 201 simula un’epidemia di
un nuovo coronavirus zoonotico trasmesso dai pipistrelli ai maiali alle
persone, che alla fine diventa efficacemente trasmissibile da persona a
persona, portando a una grave pandemia. L’agente patogeno e la malattia che
provoca sono modellati in gran parte sulla SARS, ma è più trasmissibile nel
contesto comunitario da persone con sintomi lievi».
Déjà-vu? Sì. La stiamo vivendo in questo momento quella grave pandemia da
coronavirus. Ma cos’è l’Event 201? Una simulazione organizzata dal Johns
Hopkins Center for Health Security in collaborazione con il World Economic
Forum e la Bill and Melinda Gates Foundation.
LEGGI
<https://www.cdt.ch/mondo/la-profezia-di-bill-gates-sul-coronavirus-LI246868
3> QUI
BILL GATES 2015
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/ecco-come-bill-gates-e-diventato-padrone-delloms/
“Ue indaghi sui Paesi che chiedono i coronabond”, bufera sul ministro olandese
Le parole del responsabile delle Finanze dell’Aia, Wopke Hoekstra, hanno fatto scattare la reazione del premier portoghese Costa: “Commenti ripugnanti”. Insulti anche sulla pagina Wikipedia, dove viene definito ‘fascista’ e ‘clown’
Dario Prestigiacomo – 28 marzo 2020
La Commissione europea dovrebbe indagare sui Paesi” che chiedono i coronabond “per capire i motivi per cui non hanno abbastanza spazi di bilancio per rispondere all’impatto economico della crisi”. Sono le parole che, a quanto fatto trapelare a Bruxelles, il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra avrebbe pronunciato durante l’accesa teleconferenza dell’Eurogruppo del 26 marzo, primo round dello scontro tra i 9 Stati membri (tra cui Italia, Spagna e Francia), che propongono l’emissione di titoli di debito comuni contro la crisi in corso, e il blocco dei Paesi nordici (Germania, Olanda e Austria in testa) che di coronabond non vogliono sentirne parlare. La parole di Hoekstra hanno avuto l’effetto di incendiare un dibattito già teso. Tanto che prima il governo portoghese, poi fonti vicine a Spagna e Francia hanno fatto cicolare sui media tutta la loro indignazione. Arrivata persino su Wikipedia.
Il primo a reagire pubblicamente è stato il premier del Portogallo, il socialista Antonio Costa, che ha definito “ripugnanti” i commenti del ministro dell’Aia. Il governo francese, invece, avrebbe definito il politico olandese “chatelain”, il cui significato in italiano è a meta strada tra feudatario e villano. Mentre la ministra degli Esteri spagnola Arancha González si è affidata a Twitter per riassumere la rabbia del suo governo: “Wopke Hoekstra, siamo sulla stessa barca dell’Ue? Abbiamo colpito un iceberg inaspettato. Condividiamo tutti lo stesso rischio in questo momento. Non c’è tempo per le discussioni su chi è il primo della classe. Non è il momento di deludere i nostri cittadini”, ha scritto.
I commenti del ministro olandese hanno scatenato l’indignazione anche di semplici cittadini. E qualcuno si è vendicato su Wikipedia: nella pagina in inglese che racconta la biografia di Hoekstra (economista con un passato nella compagnia petrolifera Shell e nella società di consulenza McKinsey), sono spuntate per alcune ore le parole “fascista” e “clown”. Poi rimosse.
Il premier olandese Mark Rutte non ha voluto rispondere alle polemiche. Ma è chiaro che il ministro non si è mosso senza l’avvallo del governo. La richiesta di una indagine della Commissione Ue per accertare come i Paesi abbiano provveduto a creare delle “riserve finanziarie” negli ultimi anni, con tanto di analisi di accompagnamento sugli errori commessi da chi oggi di riserve ne ha poche, è una chiara risposta provocatoria a quel fronte che accusa proprio l’Olanda, insieme alla Germania, di aver depauperato le casse di altri Stati europei con le politiche di austerity, soprattutto dopo la crisi del 2008.
“Nessuno ha più tempo da perdere ad ascoltare i ministri olandesi delle Finanze dopo che lo abbiamo fatto nel 2009, 2010, 2011 e anche dopo”, ha sbottato Costa riferendosi proprio alle discussioni sulle politiche post-2008. “L’ultima cosa che un politico responsabile può fare quando vediamo i drammi in Italia, Spagna e in tutti gli altri Paesi, è non capire che la priorità delle priorità è combattere questo virus”, ha concluso il premier di Lisbona.
FONTE:https://europa.today.it/lavoro/olanda-coronabond-austerity-ripugnante.html
Olanda “lavanderia criminale”: ogni anno 13 miliardi di euro vengono riciclati nei Paesi Bassi
13 NOVEMBRE 2019 RILETTURA, PER GLI SMEMORATI DI COLLEGNO
Sarebbero almeno 13 i miliardi di euro riciclati ogni anno attraverso i Paesi Bassi, con la maggior parte del denaro proveniente da imprese criminali olandesi, dice una nuova ricerca del quotidiano AD.
La professoressa Brigitte Unger dell’Università di Utrecht stima che metà dei 16 miliardi di euro generati dalla criminalità nei Paesi Bassi usi come lavanderia società di diritto olandese mentre il resto – circa 5 miliardi di euro – provenga dall’estero. Questo, ha affermato FD, mostra che i Paesi Bassi non sono un luogo così popolare per riciclare denaro come sostengono alcuni.
Il denaro riciclato rappresenta circa l’1,6% del PIL olandese, ha dichiarato Unger in una riunione tenuta per discutere delle sue ricerche. Lei e il suo team hanno avuto accesso a dati altamente riservati dalla squadra antifrode, dall’ufficio del pubblico ministero e informazioni fiscali per svolgere le sue ricerche, nonché informazioni sospette su transazioni da banche e casinò.
All’inizio di quest’anno, il orogetto di segnalazione di reati e corruzione ha riferito di un’operazione di riciclaggio di denaro che ha portato miliardi di euro fuori dalla Russia e di cui quasi 1 miliardo di euro è finito nei Paesi Bassi. E a settembre, ABN Amro ha confermato che la pubblica accusa olandese aveva avviato un’indagine penale su un possibile riciclaggio di denaro sporco presso la banca. ING è stata anche multata per 775 milioni di euro per non aver rispettato correttamente le norme sul riciclaggio di denaro.
FONTE:https://www.31mag.nl/olanda-lavanderia-criminale-ogni-anno-13-miliardi-di-euro-vengono-riciclati-nei-paesi-bassi/
POLITICA
Coronabond, Calenda e i sindaci ai tedeschi: Olanda senza etica, voi smemorati sulla guerra
In una lettera pubblicata sulla Frankfurter Allgemein Zeitung, l’eurodeputato critica «l’assenza di etica» dei Paesi Bassi e ricorda alla Germania i suoi debiti di guerra. Tra i firmatari anche Bonaccini, Brugnaro, Sala e Toti
di Alb.Ma.
«L’atteggiamento dell’Olanda è un esempio di mancanza di etica e solidarietà. Solidarietà che molti paesi europei vi hanno dimostrato dopo la guerra». È l’affondo pubblicato sulle pagine della Frankfurter Allgemeine Zeitung dall’eurodeputato Carlo Calenda e una schiera bipartisan di presidenti di regione e sindaci italiani. Nel mirino ci sono i due Stati Ue accusati di boicottare i cosiddetti «coronabond»: appunto l’Olanda e la Germania, i due governi più ostili all’emissione di titoli di debito congiunti per fronteggiare la crisi.
Gli autori hanno comprato una pagina del quotidiano finanziario per lanciare un appello agli «amici tedeschi» perché prendano le «decisioni giuste», senza andare al seguito dei «piccoli egoismi nazionali» emersi con l’emergenza sanitaria. Nel testo, rilanciato anche in italiano dall’account twitter di Calenda, si ricorda alla Germania il ruolo dell’Italia nel «dimezzare il suo debito» ed evitare il default dopo la II Guerra Mondiale.
La missiva è firmata dal governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il suo omologo ligure Giovanni Toti, oltre ai sindaci Giuseppe Sala (Milano), Giorgio Gori (Bergamo), Luigi Brugnaro (Venezia), Marco Bucci (Genova) e Virginio Merola (Bologna).
L’Olanda ci ruba «risorse fiscali»
Nella lettera-appello, che si apre con un richiamo alla «sfida politica, culturale e umana» della Ue, Calenda e i firmatari spiegano che l’obiettivo dei nove paesi favorevoli agli eurobond non è quello di «mutualizzare debiti pregressi» ma di «dotare la Ue di risorse sufficienti» per un piano di salvataggio che tenga a galla le economie continentali nel riflusso della crisi. I toni, poi, si fanno meno accomodanti. L’Olanda «capeggia un gruppo di paesi che si oppone a questa strategia e la Germania sembra volerla seguire».
Si sta parlando, continua la lettera, dello stesso Paese che «attraverso un regime fiscale agevolato sta sottraendo da anni risorse fiscali da tutti i grandi paesi europei. A farne le spese sono i nostri sistemi di welfare e dunque i nostri cittadini più deboli». Amsterdam (e indirettamente la Germania) dimostrano così una mancanza di quella stessa «etica e solidaretà» dimostrata nei confronti di Berlino dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
31 marzo 2020
CONTRO ROMA-BRUXELLES
Von der Leyen: no ai covid bond. Conte e Gualtieri: sta sbagliando
di Gerardo Pelosi
Il riferimento ai debiti di guerra e alla Germania nazista
Calenda e gli altri firmatari ricordano poi come 21 paesi («tra cui Francia, Italia, Spagna e Belgio») consentirono alla Germania di «dimezzare il debito e dilazionare i pagamenti» all’indomani del conflitto bellico. «Il debito della Germania dopo il 1945 era di 29,7 miliardi di marchi di allora – si legge – La Germania non avrebbe mai potuto pagare». Gli italiani sono «orgogliosi» di quella scelta, si legge nella lettera, prima di ribadire che i coronabond non prevedono meccanismi di mutualizzazione del debito e invitare «gli amici tedeschi» a prendere posto con «i grandi paesi europei».
Per approf0ndire
● Von der Leyen: stop ai covid bond
● Perché i coronavirus bond piacciono a tutti e (forse) anche alla Germania
FONTE:https://www.ilsole24ore.com/art/coronabond-calenda-e-sindaci-tedeschi-olanda-senza-etica-voi-smemorati-guerra-ADd7m9G
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°