RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
3 MAGGIO 2021
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Da sempre è chiaro che la cooperazione è qualcosa di auspicabile.
Le battute memorabili di Feynman, Adelphi,2016, pag. 268
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SOMMARIO
Hanno osato chiederci di fare la puntura ai nostri pazienti per farli partire più presto”
La verità sul “sofagate” di Ankara
Perfetta coerenza del Totalitarismo: le libertà oppressive
Ecco perchè non farò il vaccino COVID
Crozza, De Luca: “Chi ha inventato la sigla PNRR è capace di tutto”
In arrivo 7 milioni di mascherine trasparenti per gli scolari non udenti
Austerità e riforme: il Piano di Draghi è servito
Covid-19, “Speranza ha fatto accordi con Facebook, Google e YouTube”
Roberto Speranza: età moglie figli, biografia ministro Salute 2021
La guerra tra Ucraina e Russia si risolverà grazie al Vaticano?
Barnard e l’Antico Ordine Mondiale, oggi ormai evidente
Gli alleati dovranno morire per Kiev?
Europa: la nuova legge contro il radicalismo digitale rischia di aumentare la censura
Il libro di Curzio Nitoglia sui Lubavicher
I vaccini COVID potrebbero “decimare la popolazione mondiale,” avverte il Dr. Bhakdi
L’FDA è implicata nel traffico di feti abortiti
Il documento della Food and Drug Administration che attesta il traffico di feti
Un nuovo shock porterà alla disperazione milioni di persone: vi svelo l’articolo che lo dimostra
Il Recovery Fund è un diversivo
La Corte costituzionale interviene sui diritti del minore nato attraverso una pratica di maternità surrogata.
LA BUFALA DELLA STRAGE INDIANA
DA DIRITTO A PRIVILEGIO
La Russia sta preparando una lista di “Paesi non amici” . per ora ce ne sono una decina
Cosa indica il calo demografico in Cina
Ma neanche ora gli italiani sono tutti brava gente
Prometeo scatenato: la scimmia di Dio
SIERI ANTICOVID-19 A PARTIRE DAI 12 ANNI!
Rapporto del Comitato Popolare Israeliano: impatto dei vaccini “letale”
L’auto elettrica è un problema? Uno su 5 torna indietro. Ecco perchè
IL MICIDIALE 5G SPEGNE 30 MILIONI DI TELEVISORI IN ITALIA!
I vaccini COVID potrebbero “decimare la popolazione mondiale,” avverte il Dr. Bhakdi
IN EVIDENZA
Hanno osato chiederci di fare la puntura ai nostri pazienti per farli partire più presto”
La voce correva da mesi nell’ambiente medico francese. Le Monde aveva scritto un pezzo per dire che erano senza fondamento, falsi, intox. Adesso appare un titolo dove un sanitario dice: “Hanno osato chiederci di fare la puntura ai nostri pazienti per farli partire più presto”. E’ avvenuto nelle case di riposo per non autosufficienti (EPHAD in Francia, come da noi RSA). E lo conferma sul canale France 3 la trasmissione del 18 novembre alle 21:05 l’indagine “Covid-19: cosa sta realmente succedendo nelle case di cura?” Il sito del canale dedica a detta indagine un articolo e un video il cui argomento principale risulta essere il famigerato “Decreto Rivotril” del 29 marzo e le sue conseguenze sia per i sanitari che per i loro pazienti.
Il Rivotril in forma iniettabile è letale per i pazienti in insufficienza respiratoria. Il governo ha autorizzato l’uso del RIvotril, con quel decreto, con la motivazione che mancava lo Hypnovel, che era necessario per le cure palliative di fine vita; si dovevano tener lontani quei vecchi dai reparti di terapia intensiva….
“Nel pieno della prima ondata dell’epidemia di Covid-19, nella primavera del 2020, il governo ha autorizzato l’uso di farmaci palliativi che di solito sono vietati“, dice ora il reportage su France 3,. Il programma si chiama “Prove a carico” (Pièces à Conviction), ed ha raccolto testimonianze di operatori sanitari indignati per questa decisione. “Quando abbiamo ricevuto queste direttive, siamo rimasti sbigottiti, dice Sandra Rotureau, dirigente sanitaria. “Quando una persona anziana non viene ricoverata [per mancanza di letti] e allora ciò che gli viene offerto è la sedazione non appena avrà difficoltà respiratoria … la mia prima reazione è ricorda: “Come, ci viene chiesto di eseguire l’eutanasia passiva con i nostri residenti “. […]Si noti il fraseggio. “Eutanasia” è quando il paziente chiese di essere aiutato a morire, in modo attivo. “Eutanasia passiva” non esiste. Si chiama omicidio.
In un’altra residenza pubblica non identificata, una dottoressa di EPHD col volto coperto, confessa “una sensazione di orrore”. “Non mi è permesso di prescrivere qualcosa che curerebbe le persone [allude alla idrossiclorochina] se ne fossero affette”, ma mi è consentito “di farle andare via … in dolcezza”.
“Abbiamo accorciato le sofferenze delle persone.? Io la chiamo eutanasia, continua, estremamente turbata. Che abbiamo osato chiederci di pungere i nostri pazienti per farli partire più velocemente, è insopportabile. “[…].
Si è anche scoperto che i medici che lavoravano per gli EHPAD hanno fatto in modo che fossero le infermiere iniettare la micidiale siringa, caricandole così di un senso di colpa che non avrebbe dovuto pesare su loro. Risulta da un’udienza della commissione d’inchiesta dell’Assemblea Nazionale .
Bassezza e viltà. E silenzio complice, omertà dei media mentre i numeri dei decessi nelle case di riposo assistite aumentavano vertiginosamente grazie al decreto Rivotril. “Alcuni curanti hanno detto di aver solo alleviato i malati ma tacciono che sul certificato di morte hanno potuto scrivere “causa del decesso: Covid” senza alcuna prova o test”, mandando anche gli eutanasizzati passivi a rimpolpare il numero dei morti per Covid, che anche in Francia rende agli ospedali, anche se non i 2 mila euro al giorno dell’Italia.
“Covid: atteggiamenti criminali?”, chiede ad alta voce su una rivista del settore Gérard Maudrux, chirurgo urologo, a raccconta come la sua famiglia (tutti nel settore ospedaliero) ci siano stati malati di Covid, abbastanza gravi, e come terapia unica consigliata dalle autorità: “Paracetamolo. L’uso di antibiotici espressamente sconsigliato. Per i miei primi trenta pazienti così trattati ho avuto 3 problemi: un decesso a casa, fibrillazione atriale il secondo e un ricovero di tre settimane di rianimazione il terzo”. Poi, studiando, il dottore scopre su un journal australiano gli effetti dell’Ivermectina (un anti-elmintico!) “che conosco bene per il trattamento di due focolai di scabbia in casa di riposo; i risultati a 48 ore sono sbalorditivi , la scomparsa dei segni clinici per tutti. Troppo felice di condividere questi risultati credo di star facendo un favore, ne parlo, il che mi è valso severe critiche da parte dei colleghi e di un farmacista. E l’avvertimento dell’Ordine”..
La verità sul “sofagate” di Ankara
A torto, la stampa ha presentato l’incidente di protocollo di Ankara come un’umiliazione inflitta dal presidente Recep Tayyip Erdoğan alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
In realtà il presidente turco, in accordo con il presidente del Consiglio dell’Unione, Charles Michel, ha cercato di elevare quest’ultimo all’inesistente rango di presidente dell’Unione.
Gli organi di stampa hanno ampiamente diffuso immagini del vertice fra Unione Europea e Turchia, svoltosi ad Ankara il 6 aprile scorso. Vi si vede il presidente Erdoğan accogliere il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: ci sono due poltrone per tre persone. La signora von der Leyen, dopo un attimo di esitazione, siede su un sofà.
I media europei hanno interpretato le immagini come un’offesa dell’autocrate turco all’Unione Europea. Alcuni vi hanno visto una riprova del suo maschilismo. Interpretazione errata di un fatto che, in realtà, maschera un grave problema interno all’Unione Europea.
L’incontro avrebbe dovuto svolgersi a Bruxelles, ma il presidente Erdoğan ha voluto a ogni costo che si tenesse ad Ankara; è stato telefonicamente preparato dai servizi di protocollo delle due parti. La sala dell’udienza è stata quindi allestita in modo conforme alle richieste dell’Unione Europea. Dunque Ursula von der Layen non è stata umiliata dal presidente Erdoğan.
Per comprendere l’accaduto, bisogna collocare il fatto nel contesto dell’evoluzione delle istituzioni della UE.
Il 25 marzo, ossia 13 giorni prima dell’incontro ad Ankara, si è svolto il Consiglio dei capi di Stato e di governo europei. A causa del Covid, la riunione non si è svolta in presenza, ma per videoconferenza. Vi hanno partecipato i 27 capi di Stato, sotto la presidenza di Charles Michel, nonché il loro vero capo: il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden [1]. Costui ha ribadito a chiare lettere che Washington ha bisogno di un’Unione Europea forte e ligia ai suoi ordini. Biden ha impartito diverse istruzioni; in particolare ha raccomandato di mantenere buoni rapporti con la Turchia, nonostante i numerosi contenziosi aperti (delimitazione delle frontiere nel Mediterraneo orientale; occupazione militare di Cipro, Iraq e Siria; violazione dell’embargo dell’ONU in Libia; ingerenza religiosa in Europa).
Il presidente Donald Trump aveva sicuramente inteso sostituire i rapporti imperiali con rapporti commerciali. Aveva messo in discussione sia la NATO sia l’Unione Europea, nonché posto gli europei di fronte alle loro responsabilità. Ma la volontà degli Stati Uniti di tornare all’organizzazione del mondo ereditata dalla seconda guerra mondiale non ha incontrato ostacoli: tutti i dirigenti europei trovano più comodo mettere la difesa dei loro Paesi sotto “l’ombrello americano” e sono disposti a pagarne il prezzo.
La costruzione dell’Unione Europea è avvenuta in diverse tappe.
Al principio, nel 1949, Stati Uniti e Regno Unito inserirono l’Europa in un’alleanza diseguale, la NATO, al fine di gestire la zona d’influenza negoziata con l’Unione Sovietica. In seguito, nel 1957, incoraggiarono sei Stati membri della NATO – di cui uno militarmente occupato da loro – a concludere il Trattato di Roma, che istituì la Comunità Economica Europea (CEE), antenata dell’Unione Europea. La CEE doveva strutturare un mercato comune, imponendo le regole commerciali volute dalla NATO. Per questo motivo la CEE fu organizzata attorno a due centri di potere: uno burocratico, la Commissione, incaricata di tradurre nel diritto locale le norme anglosassoni della NATO, l’altro esecutivo, il Consiglio dei capi di Stato e di governo, incaricato di attuare i provvedimenti della Commissione nei vari Paesi. Il tutto sotto il controllo di un’Assemblea composta da delegati dei parlamenti nazionali.
Questo sistema da guerra fredda, essendo stato concepito contro l’URSS, fu rimesso in questione con il crollo di quest’ultima, nel 1991. Dopo molte peripezie, Washington impose una nuova architettura: prima dello svolgimento del Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Europa occidentale, il segretario di Stato James Baker annunciò che NATO e CEE – ribattezzata Unione Europea – avrebbero aperto le porte a tutti gli Stati dell’ex Patto di Varsavia, Russia esclusa. Le istituzioni, pensate per sei Stati membri, dovettero essere riformate per funzionare con 28 Paesi, se non più.
Quando il presidente Trump decise di liberare gli Stati Uniti dal carico di obblighi imperiali, alcuni dirigenti europei immaginarono di trasformare l’Unione Europea in superpotenza indipendente e sovrana – sul modello degli Stati Uniti – a scapito dei Paesi membri. Emendarono il bilancio dell’Italia e fecero il processo a Ungheria e Polonia. Incontrarono però troppe resistenze e non riuscirono a trasformare la Commissione in un sovra-Stato. Con l’elezione di Joe Biden, il ritorno del padrino statunitense consente d’intravvedere una nuova via d’uscita istituzionale: la Commissione continuerebbe a tradurre in diritto europeo i sempre più numerosi dettami della NATO e il Consiglio a metterli in atto, ma, dato il numero degli Stati membri, al suo presidente (attualmente Charles Michel) dovrebbe essere riconosciuta una funzione esecutiva.
Fino a oggi i presidenti della Commissione e del Consiglio sono stati posti su un piano di parità. Se il presidente della Commissione è a capo di un’imponente burocrazia, quello del Consiglio è personaggio di bassa levatura, responsabile unicamente di fissare l’ordine del giorno e registrare le decisioni. Entrambi, non essendo [direttamente] eletti, sono semplici funzionari. Il protocollo attribuisce loro identico rango.
Così Charles Michel ha comunicato a Erdoğan, sua comparsa di scena, l’ambizione di diventare il super-capo di Stato dell’Unione, relegando la presidente della Commissione Ursula von der Layen alla funzione di super-primo ministro.
Charles Michel si aggrappa alla poltrona mentre Ursula von der Layen protesta debolmente con un «uhm!».
È stato solo e soltanto Charles Michel a provocare l’“incidente protocollare” di Ankara. Il presidente Erdoğan è stato ben lieto di assecondarlo, cogliendo l’occasione di dividere gli unionisti europei. Se guardate attentamente i video, vedrete che Charles Michel sale i gradini del palazzo bianco senza aspettare Ursula von der Layen, poi si precipita sulla poltrona libera e vi si aggrappa, guardandosi bene dal cedere il posto alla signora von der Layen o dal lasciare con lei la sala se non si fosse provveduto a portare una terza poltrona. Se leggete la dichiarazione di Michel al termine dell’incontro, non vi troverete nemmeno un cenno all’incidente [2]. Se guardate i video turchi, constaterete che il sofà sul quale siede la presidente della Commissione è di fronte a quello su cui prende posto il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoglu. Un assetto conforme alle disposizioni del protocollo europeo. Infatti in Turchia, ora regime presidenziale, non c’è più un primo ministro. Çavuşoglu siede quindi correttamente di fronte alla “prima ministra” europea.
Non si tratta perciò di un incidente diplomatico, ma di un tentativo di Charles Michel di arrogarsi un potere in seno all’Unione a danno dell’Unione stessa. La battaglia è appena iniziata.
FONTE: https://www.voltairenet.org/article212668.html
Perfetta coerenza del Totalitarismo: le libertà oppressive
Ddl Zan persecutorio delle famiglie normali, gender praticato con ormoni per ritardare la pubertà, utero in affitto legale e ribattezzato “maternità solidale”, liberalizzazione fulminea della cannabis, introduzione dell’eutanasia come servizio sanitario delle ASL. Il Totalitarismo dell’Impostura Terapeutica – che su piano politico esercita la soppressione del pensiero critico e minoritario (v. Gulisano) – si configura, in morale sociale, come dittatura del partito radicale di massa descritto da Augusto Del Noce.
https://twitter.com/James49756297/status/1387396526071287811
Ricordiamo che era iniziato con “A TE COSA TOGLIE?”
Presto se ti opporrai agli ormoni ai figli preadolescenti, o ai travestiti negli asili, andrai in galera. #DDLZan
Donna di 61 anni partorisce una bambina per il figlio gay e il suo compagno
Nebraska, la 61enne Cecile Eledge ha concepito una bambina con la fecondazione artificiale per conto del figlio gay Matthew, sposato con Elliott Dougherty. Alla nascita della bimba ha contribuito anche la sorella di Dougherty, che ha donato i suoi ovuli, mentre Matthew lo sperma di modo tale che il nascituro avesse il materiale genetico da entrambe le parti della famiglia.
La censura non consente più neppure dire che il Covid-19 si può curare!! O forse ha dato fastidio la prova della donna salvata da Gulisano.
https://odysee.com/@sadefenza:6/10000000_455495135513373_7625089773816090264_n:c?r=2DMobqC8oX8FLiKoTrgNufaJFPyBPm7q
Christian Elliot
articles.mercola.com
Alcuni amici mi hanno chiesto quale fosse la mia opinione sui vaccini COVID, così ho pensato che fosse il momento di scrivere un articolo sull’argomento. Visto che la maggior parte di loro non era a conoscenza di quello che ho condiviso, ho pensato che anche voi avreste potuto apprezzare alcune delle cose che avevo detto. Sapendo quanto sia controverso l’argomento, una parte di me preferirebbe scrivere di qualcos’altro, ma le discussioni e la copertura mediatica sono talmente unilaterali che sento comunque il dovere di parlarne.
Com’è mia abitudine, prometto di fare del mio meglio per essere equilibrato e non farmi prendere dall’isteria. Non sono qui per litigare con nessuno, solo per riportare alcune delle cose che ho letto, le mie continue domande e per spiegare perché non riesco a dare un senso a questi vaccini COVID.
1. I produttori dei vaccini hanno lo scudo penale
L’unica industria al mondo che non ha alcuna responsabilità per le lesioni o le morti derivanti dai suoi prodotti è quella della produzione dei vaccini. In base ad una legge del 1986, il National Childhood Vaccine Injury Act [1], rafforzato poi dal PREP Act [2], i produttori di vaccini non possono essere citati in giudizio, anche se viene dimostrata una loro negligenza.
I produttori di vaccini COVID sono autorizzati a creare un prodotto che va bene per tutti, senza test su sottopopolazioni (cioè, persone con specifiche condizioni di salute) e tuttavia non sono disposti ad accettare alcuna responsabilità per eventuali eventi avversi o decessi causati dai loro prodotti.
Se un’azienda, per prima, non è disposta a sostenere che il suo prodotto è sicuro, specialmente se è stato immesso sul mercato in fretta e senza test sugli animali, non sono disposto a rischiare con il loro prodotto. Nessuna responsabilità. Nessuna fiducia.
2. Il dubbioso passato delle aziende dei vaccini
Le quattro principali aziende che producono questi vaccini COVID:
1. Non hanno mai immesso sul mercato un vaccino prima del COVID (Moderna e Johnson & Johnson).
2. Sono pluricondannate (Pfizer e AstraZeneca).
3. Sono entrambe le cose (Johnson & Johnson).
Moderna ha cercato di “Modernizzare il nostro RNA” [3] (da qui il nome della società) per anni, ma non è mai riuscita a portare sul mercato prodotti di successo, ed è stato molto bello per loro ottenere un grosso finanziamento governativo [4] per continuare a provarci.
Infatti, tutti i maggiori produttori di vaccini (tranne Moderna) avevano pagato decine di miliardi di dollari di danni per altri loro prodotti che avevano immesso sul mercato, pur sapendo che avrebbero causato lesioni e decessi, basta ricordare, per esempio Vioxx [5], Bextra [6], Celebrex [7], Thalidomide [8] e gli oppioidi [9].
Se le aziende farmaceutiche scelgono intenzionalmente di mettere sul mercato prodotti dannosi quando possono essere citate in giudizio, perché dovremmo fidarci di un prodotto su cui non hanno alcuna responsabilità? Nel caso in cui non mi fossi spiegato, permettetemi di ribadirlo: Tre dei quattro produttori di vaccini COVID erano stati citati in giudizio per prodotti che avevano immesso sul mercato, pur sapendo che avrebbero causato danni e decessi.
Johnson & Johnson ha perso cause importanti nel 1995, 1996, 2001, 2010, 2011, 2016 e 2019 [10]. (Per quel che vale, il vaccino della J&J contiene anche tessuti di cellule fetali abortite [11], forse un argomento per un’altra discussione)
* Pfizer ha il record del più grande risarcimento penale della storia. Hanno perso così tante cause che è difficile contarle. Potete controllare la loro fedina penale qui [12]. Forse è per questo che stanno chiedendo che i Paesi in cui non godono ancora dello scudo penale [13] mettano da parte fondi [14] per coprire le cause per danni da vaccino.
*Anche AstraZeneca ha perso così tante cause che è difficile contarle. Eccone una [15]. Eccone un’altra [16], tanto per farvi capire. E, nel caso vi sia sfuggito, l’azienda si è vista sospendere il suo vaccino COVID in almeno 18 paesi [17] per problemi di trombi ematici e hanno anche fatto un gran pasticcio nel corso di un meeting con la FDA [18], fornendo dati sbagliati riguardanti il loro studio.
*Oh, e, apparentemente, J&J (il cui vaccino è approvato per “l’uso di emergenza” [19] negli Stati Uniti) e AstraZeneca (il cui vaccino NON è approvato per “l’uso di emergenza” negli Stati Uniti) hanno fatto una piccola confusione con i loro ingredienti [20], in 15 milioni di dosi. Ops.
Permettetemi di ribadire questo punto: vista la mancanza di responsabilità penale e i dubbi trascorsi di queste aziende, perché dovremmo presumere che i loro vaccini siano sicuri e confezionati a regola d’arte? Perchè mai dovremmo fidarci di gente con questa reputazione?
Per me ha tanto senso quanto aspettarsi che un amante spietato, violento e infedele diventi una persona diversa solo perché un giudice ha detto che, in fondo, ha promesso di non farlo più. No, non mi fido di loro. Nessuna responsabilità. Nessuna fiducia. Ecco un’altra ragione per cui non ho fiducia in loro:
3. La brutta storia dei tentativi di realizzare vaccini contro il coronavirus
In passato ci sono stati molti tentativi di produrre vaccini antivirali che sono poi risultati un totale fallimento ed è per questo che, nel 2020, non avevamo un vaccino contro il coronavirus. Negli anni ’60, gli scienziati avevano tentato di mettere a punto un vaccino RSV (virus respiratorio sinciziale) per i bambini. In quello studio [21] avevano saltato i test sugli animali perché all’epoca non erano ritenuti necessari.
Alla fine, i bambini vaccinati, quando si erano trovati esposti al virus naturale si erano ammalati molto di più di quelli non vaccinati; l’80% dei soggetti vaccinati aveva dovuto essere ospedalizzato e due di loro erano morti [22].
Dal 2000 in poi, gli scienziati hanno fatto molti tentativi per sintetizzare vaccini contro il coronavirus. Quelli degli ultimi 20 anni erano tutti falliti, perché gli animali negli studi clinici si erano ammalati gravemente e molti erano morti, proprio come i bambini negli anni ’60. Potete leggere un riassunto di questi tentativi qui [23]. Oppure, se volete leggere i singoli studi, potete controllare questi link:
* Nel 2004, un tentativo di vaccinazione aveva causato l’epatite nei furetti [24].
* Nel 2005, topi [25] e zibetti [26] si erano ammalati ed erano diventati più suscettibili ai coronavirus dopo essere stati vaccinati.
* Nel 2012, i furetti [27] si erano ammalati ed erano morti. E, in questo studio [28], topi e furetti avevano sviluppato malattie polmonari.
* Nel 2016, anche in questo studio sui topi [29] si erano verificate patologie polmonari
La caratteristica comune degli studi sovramenzionati era che sia i bambini che gli animali avevano avuto un’ottima risposta anticorpale dopo essere stati vaccinati. I produttori avevano pensato di aver fatto centro. Il problema era sopraggiunto quando i bambini e gli animali erano stati esposti al ceppo naturale del virus.
In queste condizioni si verificava un fenomeno inspiegabile [30] chiamato antibody dependent enhancement (ADE), [potenziamento anticorpo-dipendente] noto anche come vaccine enhanced disease [31] (VED), [malattia potenziata dal vaccino] in cui il sistema immunitario produceva una “tempesta di citochine” [32] (attaccando in modo essessivo il suo stesso organismo) e i bambini e gli animali morivano. Ecco il problema di fondo.
I produttori di vaccini non hanno dati che suggeriscano che i loro vaccini, preparati in fretta e furia, abbiano superato questo problema. In altre parole, prima d’ora, nessun tentativo di produrre un vaccino contro il coronavirus aveva avuto successo, né la tecnologia genica alla base dei “vaccini” mRNA era mai stata portata sul mercato in modo sicuro ma, ehi, visto che hanno avuto miliardi di dollari [33] di finanziamenti governativi, sono sicuro che avrebbero dovuto capirlo. Solo che non sanno se l’hanno capito.
4. Le “lacune dati” presentati alla FDA dai produttori di vaccini
Quando i produttori di vaccini avevano presentato la loro documentazione alla FDA per l’autorizzazione all’uso di emergenza [34] (Nota: una EUA non è la stessa cosa di una piena approvazione della FDA), tra le molte “carenze di dati” c’era il fatto che nei loro studi non esisteva nulla che indicasse il superamento del fastidioso problema della malattia potenziata dal vaccino.
Semplicemente non lo sanno, cioè non hanno la minima idea se anche i loro vaccini produrranno la stessa tempesta di citochine (e i morti) dei precedenti tentativi di realizzare prodotti del genere. Come sottolinea il dottor Joseph Mercola:
“I precedenti tentativi [35] di sviluppare un farmaco basato sull’mRNA usando nanoparticelle lipidiche erano falliti ed avevano dovuto essere abbandonati perché, quando la dose era troppo bassa, il farmaco non aveva effetto e, quando era troppo alta, diventava troppo tossico. Una domanda ovvia è: cos’è attualmente cambiato da rendere questa tecnologia sufficientemente sicura per l’uso di massa?”
Se questo non è abbastanza allarmante, ecco altre lacune nei dati – la mancanza, per esempio, di dati su sicurezza o efficacia riguardo:
Chiunque abbia meno di 18 o più di 55 anni
Donne incinte o madri in allattamento
Condizioni autoimmuni
Individui immunocompromessi
Nessun dato sulla trasmissione della COVID
Nessun dato sulla prevenzione della mortalità da COVID
Nessun dato sulla durata della protezione da COVID
Difficile da credere, vero? Nel caso pensiate che mi stia inventando tutto, o vogliate consultare la documentazione inviata alla FDA da Pfizer e Moderna per le loro richieste di autorizzazione all’uso di emergenza, potete controllare direttamente qui [36] o qui [37]. Le lacune nei dati possono essere trovate a partire da pagina 46 e 48 rispettivamente.
Per ora, diamo un’occhiata ai dati grezzi che i produttori di vaccini hanno usato per richiedere l’autorizzazione all’uso d’emergenza.
5. Nessun accesso ai dati grezzi delle sperimentazioni
Vi piacerebbe vedere i dati grezzi da cui sono scaturite le affermazioni del “90% e 95% di efficacia” pubblicizzate su tutti i media? Anche a me. Ma non ci permettono di vedere quei dati. Come aveva sottolineato il BMJ [38], c’è qualcosa di veramente strano nelle affermazioni di Pfizer e Moderna sull’efficacia dei loro prodotti.
Ci sono stati “3.410 casi totali di sospetta, ma non confermata, COVID-19 nella popolazione complessiva dello studio, 1.594 si sono verificati nel gruppo vaccino e 1.816 nel gruppo placebo.”
Aspettate un momento, cosa? Si sono dimenticati che stavano facendo uno studio scientifico e non hanno verificato una variabile così importante? Non potevano testare quei casi “sospetti ma non confermati” per scoprire se avessero veramente la COVID? Apparentemente no. Perché poi non testare tutti i 3.410 partecipanti per ragioni di correttezza? Possiamo solo indovinare che non abbiano fatto i test perché così avrebbero invalidato le loro affermazioni del “90-95% di efficacia“? Dov’era la FDA?
Non sarebbe prudente per la FDA aspettarsi (esigere) che i produttori di vaccini testino le persone che hanno “sintomi simili alla COVID” e rilascino i loro dati grezzi, in modo che terze parti possano esaminare come i produttori giustificano i loro dati? In fondo è solo tutta la popolazione mondiale che stiamo tentando di vaccinare con questi prodotti sperimentali.
Perché la FDA non l’ha richiesto? Non è questo il senso stesso dell’esistenza della FDA? Bella domanda. Volpi a guardia del pollaio? Sembrerebbe di sì. Nessuna responsabilità. Nessuna fiducia.
6. Nessun test di sicurezza a lungo termine
Ovviamente, con prodotti che sono sul mercato solo da pochi mesi, non abbiamo dati sulla sicurezza a lungo termine. In altre parole, non abbiamo idea di cosa farà questo prodotto, una volta entrato nell’organismo, tra mesi o anni, in QUALSIASI tipo di popolazione. Dati i rischi di cui sopra (rischi che hanno tutti i prodotti farmaceutici), non sarebbe prudente aspettare e vedere se gli scenari peggiori sono stati effettivamente evitati?
Non sarebbe sensato cercare di colmare quelle fastidiose “lacune dati” prima di provare a somministrare questi vaccini ad ogni uomo, donna e bambino sul pianeta? Beh, avrebbe senso, ma, per avere quei dati, devono essere testati sulle persone, il che mi porta al prossimo punto.
7. Nessun consenso informato
Quello che la maggior parte di coloro che stanno prendendo il vaccino non sa è che, poiché questi prodotti sono ancora in fase di sperimentazione clinica, chiunque accetti di farseli somministrare entra automaticamente a far parte della sperimentazione clinica. Sono parte dell’esperimento. Quelli (come me) che non lo prendono, fanno parte del gruppo di controllo.
Il tempo ci dirà come funziona questo esperimento. Ma, vi chiederete, se i vaccini stessero causando danni, non lo dovremmo vedere su tutti i giornali?
Sicuramente la FDA interverrebbe e ne sospenderebbe la distribuzione? Beh, se il sistema di segnalazione degli eventi avversi [39] funzionasse a dovere, forse le cose andrebbero diversamente.
8. Sottostima delle reazioni avverse e dei decessi
Secondo uno studio dell’Università di Harvard [40] (su commissione del nostro stesso governo), meno dell’1% di tutte le reazioni avverse ai vaccini vengono effettivamente riportate dal sistema nazionale di segnalazione, il Vaccine Adverse Events Reports System (VAERS), come si può leggere a pagina 6 dello studio di Harvard [41].
Mentre i problemi del VAERS non sono ancora stati risolti (come si può leggere in questa lettera al CDC [42]), al momento in cui scriviamo, il VAERS riporta [43] più 2.200 morti per gli attuali vaccini COVID, oltre a quasi 60.000 reazioni avverse.
“I dati VAERS rilasciati oggi hanno mostrato 50.861 segnalazioni di eventi avversi in seguito ai vaccini COVID, compresi 2.249 decessi e 7.726 lesioni gravi tra il 14 dicembre 2020 e il 26 marzo 2021.”
E questi numeri non includono i 578 (finora) casi di paralisi di Bell [44]. Se questi numeri fossero anche solo l’1% del totale delle reazioni avverse (o lo 0,8-2% secondo questo studio [45] pubblicato recentemente su JAMA), potete fare i conti, ma, a tutt’oggi, questo equivale a circa 110.000-220.000 morti da vaccino e ad un numero enorme di reazioni avverse.
Scommetto che non ve l’hanno mai detto al telegiornale. Questo numero di morti sarebbe comunque ancora inferiore ai 424.000 decessi per errori medici che avvengono ogni anno (e anche di questi, probabilmente, non avete mai sentito parlare), ma non siamo nemmeno a sei mesi dal lancio di questi vaccini.
Se volete saperne di più dei problemi con il sistema di segnalazione VAERS, potete leggere qui [46], o qui [47].
9. I vaccini non bloccano la trasmissione o l’infezione
Aspettate, cosa? Questi vaccini non dovrebbero essere ciò che stiamo aspettando per “tornare alla normalità“? No. Perché pensate che ci stiano bombardando con tutti questi messaggi contrastanti [48] sulla necessità di praticare il distacco sociale e indossare la mascherina DOPO aver ricevuto il vaccino?
Il motivo è che questi vaccini non sono mai stati progettati per fermare la trasmissione O l’infezione. Se non mi credete, vi rimando di nuovo ai documenti presentati alla FDA a cui facevo riferimento sopra. L’endpoint primario della sperimentazione (la verifica di quello che dovrebbero fare questi vaccini) era la riduzione della sintomatologia.
In fondo è quello che dovrebbero fare tutti i farmaci immessi sul mercato, giusto? Ecco, ridurre i sintomi è la grande ricompensa che stavamo aspettando. È solo a me che sembra una cosa completamente inutile?
1. Non può impedirci di diffondere il virus.
2. Non può impedire al virus di infettarci, una volta penetrato nel nostro organismo.
3. Assumere il vaccino significa accettare tutti i rischi di questi prodotti sperimentali [49] e il meglio che potrebbero fare è ridurre i sintomi?
Diamine, ci sono un sacco di altre cose che posso fare per ridurre i miei sintomi che non implichino l’assunzione di quello che sembra essere un prodotto davvero rischioso. Ora la prossima domanda logica: se siamo preoccupati per i diffusori asintomatici, il vaccino non renderebbe più probabile proprio una diffusione asintomatica?
Se effettivamente riduce i sintomi, i vaccinati non saprebbero nemmeno di essere malati e quindi potrebbero diffondere il virus con più facilità, giusto? Per quello che vale, ho sentito molte persone dire che gli effetti collaterali del vaccino (specialmente la seconda dose) sono peggiori di quelli della COVID. Non riesco a dare un senso neanche a questo.
Assumersi il rischio. Non ottenere alcuna protezione. Soffrire per gli effetti collaterali del vaccino. Continuare ad indossare la mascherina e a mantenere il distanziamento sociale. E continuare a diffondere il virus. Ma c’è di peggio.
10. La gente si ammala di COVID dopo essere stata completamente vaccinata
A proposito di fregature. Ti fai vaccinare e ti becchi comunque la COVID.
Sta succedendo nello Stato di Washington [50]
Sta succedendo a New York [51]
Sta succedendo nel Michigan [52]
Sta succedendo nelle Hawaii [53]
Sta succedendo anche in molti altri stati [54]
Nel Kentucky era successo all’80% di 35 suore che erano state vaccinate [55]. Due di loro erano morte, tra l’altro.
In realtà, questo fenomeno sta probabilmente accadendo ovunque, ma questi sono i casi che, per ora, fanno notizia. Date le ragioni di cui sopra (e quello che c’è sotto), forse questo non vi sorprenderà, ma, che sfiga se pensavate che il vaccino fosse uno scudo per tenervi al sicuro. Non è così.
Non è mai stato questo il punto. Se il 66% degli operatori sanitari di Los Angeles [56] sta facendo carte false per ritardare o saltare il vaccino, significa che forse neanche loro sono entusiasti della scienza raffazzonata. Forse stanno osservando il modo losco in cui vengono riportati i casi e i decessi.
11. Il tasso di mortalità complessivo per la COVID
Secondo i dati dello stesso CDC, la COVID ha un tasso di sopravvivenza del 99,74% [57]. Perché dovrei correre dei rischi con un prodotto che non blocca l’infezione o la trasmissione e che dovrebbe aiutarmi a superare un forte raffreddore che ha lo 0,26% di possibilità di uccidermi (in realtà, nella mia fascia di età, ha circa lo 0,1% di possibilità di uccidermi e lo 0,01% di uccidere i miei figli), ma non spacchiamo il capello in quattro.
E, con un tasso di mortalità così basso, dovremmo stare in isolamento ogni anno, cioè per sempre? Ma aspettate, che mi dite degli oltre 500.000 morti, è allarmante, vero? Sono contento che me lo abbiate chiesto.
12. I numeri gonfiati delle morti da COVID
In questo caso c’è qualcosa che puzza davvero. Mai prima d’ora, nella storia dei certificati di morte, il nostro stesso governo aveva cambiato il modo in cui vengono riportati i decessi. Perché ora riportiamo tutti quelli che muoiono con COVID, come morti di COVID, invece di segnalare le comorbidità effettivamente responsabili della loro morte?
Prima della COVID, tutti i coronavirus (quelli del comune raffreddore) non erano mai stati elencati come causa primaria di morte quando qualcuno moriva di malattie cardiache, cancro, diabete, condizioni autoimmuni o di qualsiasi altra patologia importante. La patologia principale era elencata come causa di morte e una possibile condizione secondaria, come l’influenza o la polmonite, veniva menzionato a parte.
Per gonfiare ancora di più i numeri, sia l’OMS che il CDC hanno cambiato le proprie linee guida, in modo tale che i sospetti o probabili [58] (ma non confermati) decessi da COVID vengono direttamente inclusi nel conteggio delle morti. Seriamente?
Se abbiamo veramente intenzione di continuare con questa metodica, allora dovremmo tornare indietro nel tempo e modificare le statistiche del raffreddore e dell’influenza per le passate stagioni, in modo da poter confrontare mele con mele quando si tratta di tassi di mortalità. Secondo i dati dello stesso CDC [59], (andate alla sezione “Comorbidità e altre condizioni“) solo il 6% delle morti attribuite alla COVID sono casi in cui la COVID sembrerebbe essere l’unico problema in questione.
In altre parole, diminuite del 94% il numero di morti che vedete al telegiornale e avrete quello che probabilmente è il numero reale dei decessi solo per la COVID. Anche se l’ex direttore del CDC [60] avesse ragione e la COVID-19 fosse un virus potenziato in laboratorio [61], (vedere il punto n. 14 più sotto), un tasso di mortalità dello 0,26% è ancora in linea con il tasso di mortalità virale che riappare sul pianeta ad ogni stagione.
Poi c’è questo signor Fauci [62]. Mi piacerebbe tanto fidarmi di lui, ma, a parte il fatto che non ha mai curato un solo paziente di COVID, probabilmente dovreste sapere che:
13. Fauci ed altri 6 al NIAID possiedono brevetti sul vaccino di Moderna
Grazie al Bayh-Dole Act [63], i dipendenti del governo sono autorizzati a depositare brevetti su qualsiasi ricerca che fanno utilizzando i fondi dei contribuenti. Tony Fauci possiede oltre 1.000 brevetti (vedere questo video per maggiori dettagli [64]), compresi quelli per il vaccino di Moderna, per il quale aveva approvato il finanziamento governativo.
Infatti, il NIH (di cui il NIAID fa parte) rivendica la proprietà congiunta [65] del vaccino di Moderna. C’è qualcuno che considera tutto questo come un MAGGIORE conflitto di interessi, o addirittura un fatto criminale? Dico criminale perché c’è anche quest’altro fastidioso problema che mi rende ancora più diffidente di Fauci, del NIAD e del NIH in generale.
14. Fauci è sotto indagine per ricerca illegale sulla Gain-of-Function
Cos’è la ricerca sull’acquisione di funzione, o gain-of-function [66]? È quando gli scienziati tentano di far acquisire ulteriori funzioni ai virus, rendendoli più trasmissibili e più letali. Sembrerebbe un tantino immorale, vero? Come potrebbe mai essere utile una cosa del genere? Il nostro governo era d’accordo e aveva vietato la pratica [67].
Quindi, cosa avevano fatto al NIAID, sotto la guida di Fauci? Avevano fatto una giravolta e avevano esternalizzato la ricerca sulla gain-of-function [68] (sui coronavirus, nientemeno) in Cina, per un importo di 600.000 dollari. Potete vedere maggiori dettagli, compresa l’importante cronologia di questi eventi, in questo fantastico documentario [69].
Dr. Fauci, lei ha delle spiegazioni da dare e spero che le telecamere la inquadreranno quando dovrà difendersi dalle sue azioni. Per adesso, riportiamo la nostra attenzione sul virus.
15. Il virus continua a mutare
Non solo il virus (come tutti i virus) continua a mutare, ma, secondo lo sviluppatore di vaccini di fama mondiale Dr. Geert Vanden Bossche [70] (di cui parlerò ancora) muta circa ogni 10 ore. Come faremo a creare vaccini che stiano al passo con questa velocità di mutazione?
Non ci riusciremo. Potrebbe questo fenomeno spiegare perché persone completamente vaccinate continuano ad ammalarsi di COVID? [71] Dal momento che, in definitiva, l’immunità naturale non ha mai tradito l’umanità, perchè, improvvisamente, non dovremmo più fidarci?
Perché, se faccio domande come queste, o pubblico link come quelli che trovate qui, le mie considerazioni vengono cancellate [72] da tutte le principali piattaforme di social media? Questo mi porta al prossimo, preoccupante problema di questi vaccini.
16. La censura e la completa assenza di dibattito scientifico
Ora non posso fare a meno di essere sarcastico, quindi assecondatemi. Quanto vi sono piaciuti tutti quegli accesi dibattiti a livello nazionale e mondiale tenuti da funzionari della sanità pubblica e trasmessi simultaneamente da tutti i maggiori network televisivi?
Non è stato fantastico ascoltare le migliori menti della medicina, della virologia, dell’epidemiologia, dell’economia e della vaccinologia mondiale discutere con passione e rispetto reciproco di cose come:
Lockdown
Obbligo di mascherina
Distanziamento sociale
Efficacia [73] dei vaccini e prove di sicurezza
Screening per la suscettibilità ai danni da vaccino
Possibilità terapeutiche (opzioni per un trattamento non vaccinale)
Non è stato bello vedere i funzionari della sanità pubblica (che non hanno mai curato nessuno con la COVID) mettere in discussione la loro “scienza“?
Non è stato bello vedere il comitato direttivo della FDA mettere pubblicamente alla gogna i produttori di vaccini in prima serata TV, facendo loro il terzo grado su prodotti di cui non hanno alcuna responsabilità? Oh, aspettate, non avete visto quei dibattiti?
No, non li avete visti, perché non sono mai accaduti. Quello che è successo invece è stata una pesante censura di tutte le narrative, tranne una.
Ironicamente, Mark Zuckerberg può mettere in discussione la sicurezza dei vaccini [74] ma io no. Ipocrita? Da quando il Primo Emendamento è diventato facoltativo?
È il PRIMO Emendamento signor Zuckerberg [75], quello che i nostri fondatori pensavano fosse il più importante. Con così tanto in gioco, perché ci viene data in pasto solo una narrativa, non dovrebbero essere ascoltati e discussi in modo professionale tutti i punti di vista?
Cos’è successo alla scienza? Cos’è successo al metodo scientifico, quello che dovrebbe sempre mettere in dubbio le nostre ipotesi? Che cosa è successo al libero dibattito in questo Paese, o nella società occidentale? Perché chiunque sia in disaccordo con l’OMS o il CDC viene censurato così pesantemente? La scienza della salute pubblica è diventata ormai una religione; o dobbiamo continuare a far finta che sia un dibattito?
Se qualcuno afferma che “la scienza ha detto l’ultima parola,” allora so di aver a che fare con una persona dalla mente ottenebrata. Per definizione la scienza (specialmente la scienza biologica) non ha mai l’ultima parola. Se così fosse, sarebbe dogma, non scienza. Ok, prima che mi agiti troppo, lasciatemi dire questo:
Voglio essere un buon cittadino. Davvero. Se i lockdown funzionassero vorrei fare la mia parte e stare a casa. Se le mascherine funzionassero le indosserei. Se il distanziamento sociale fosse efficace lo rispetterei. Ma, se ci sono prove che non funzionano (le mascherine, per esempio, [76]), voglio valutare anche queste prove.
Se scienziati altamente accreditati hanno opinioni diverse voglio sapere cosa pensano. Voglio avere la possibilità di ascoltare le loro argomentazioni e farmi una mia idea. Non credo di essere la persona più intelligente del mondo, ma so di essere in grado di pensare. Forse sono strano, ma se qualcuno viene censurato, allora voglio VERAMENTE sentire il suo punto di vista.
Non è così? A tutti i miei amici che non hanno problemi con la censura io dico: avrete la stessa opinione quando ciò che pensate sarà stato censurato?
La censura non è forse la tecnica dei dittatori, dei tiranni e delle persone avide e assetate di potere? Non è forse un segno che coloro che stanno operando la censura sanno che è l’unico modo in cui possono vincere?
E come mai un uomo che ha passato tutta la vita a sviluppare vaccini è disposto a mettere in gioco la sua intera reputazione e a chiedere a tutti i leader mondiali di fermare immediatamente i vaccini COVID, proprio perchè non rispettano i criteri della scienza?
E se quest’uomo chiedesse un dibattito scientifico aperto su un palcoscenico globale? Vorreste ascoltare quello che ha da dire? Assistereste al dibattito?
17. Uno dei più famosi vaccinologi mondiali sta lanciando l’allarme
Ecco quella che potrebbe essere la ragione più importante per cui ritengo che questo vaccino COVID non abbia senso. Quando qualcuno assolutamente pro-vax, che ha trascorso la sua intera carriera professionale supervisionando lo sviluppo dei vaccini, inizia a gridare dalla cima della montagna che abbiamo un grosso problema, penso che quest’uomo dovrebbe essere ascoltato.
Nel caso ve lo siate perso, e nel caso vi interessi guardarlo, ecco il dottor Geert Vanden Bossche [77] che spiega:
1. Perché il vaccino COVID può sottoporre il virus a così tanta pressione selettiva da incrementare la sua capacità di mutazione, rendendolo più letale.
2. Perché i vaccini COVID possono creare virus resistenti al vaccino (simili ai batteri resistenti agli antibiotici).
3. Perché, a causa dei problemi già visti con il potenziamento anticorpale, nei prossimi mesi/anni potremmo trovarci di fronte ad una vera e propria strage.
Se volete vedere/leggere una seconda, e più lunga intervista con Vanden Bossche, dove risponde ad alcune domande difficili, potete guardare qui [78].
Se anche solo la metà di ciò che dice si avverasse, questi vaccini potrebbero essere la peggiore invenzione di tutti i tempi. Se non vi piace la sua scienza, prendetevela con lui. Io sono solo il messaggero. Ma posso anche parlare personalmente di COVID
18. Ho già fatto la COVID
Non mi è piaciuto. È stato un brutto raffreddore durato due giorni:
Dolori continui alla parte bassa della schiena
Sfinimento
Qualche linea di febbre
È stato curioso non essere in grado di sentire alcun odore per un paio di giorni. Una settimana dopo il caffè aveva ancora un sapore un po’ “strano.” Ma sono sopravvissuto. Ora sembra (come è sempre stato) che io abbia una bella, naturale, immunità permanente [79], non qualcosa che può svanire in pochi mesi come con il vaccino.
Nel mio corpo e nella mia casa, la COVID è finita. Infatti, ora che l’ho avuta, ci sono prove che il vaccino COVID potrebbe essere più pericoloso per me [80]. Non è un rischio che sono disposto a correre.
In sintesi
Queste sono solo le mie ragioni personali per non volere il vaccino. Forse hanno un senso anche per voi, forse no. Qualunque cosa abbia senso per voi, spero che possiamo ancora essere amici. Penso che abbiamo molte più cose in comune di quelle che ci separano.
Tutti vogliamo vivere in un mondo di libertà.
Tutti vogliamo fare la nostra parte per aiutare gli altri e vivere al meglio.
Tutti vogliamo il diritto di esprimere le nostre opinioni senza temere di essere censurati o attaccati ferocemente.
Tutti meritiamo di avere accesso ai fatti in modo tale da poter prendere decisioni informate.
Che siate d’accordo o no non vi tratterò in modo diverso. Siete esseri umani che meritano amore e rispetto, come chiunque altro. Per questo vi saluto e vi auguro veramente tutto il meglio. Spero che questo vi sia stato utile. Se è così, sentitevi liberi di condividere le vostre convinzioni. In caso contrario, fatemi pure sapere (gentilmente) cosa non ha senso per voi e quello che pensate. Siate curiosi, siate umili.
Christian Elliot
Per i riferimenti cliccare qui
Fonte: articles.mercola.com
Link: https://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2021/04/27/reasons-not-to-get-covid-vaccine.aspx
27.04.2021
FONTE: https://comedonchisciotte.org/ecco-perche-non-mi-vaccinero/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
Crozza, De Luca: “Chi ha inventato la sigla PNRR è capace di tutto”
Straordinario Maurizio Crozza/ De Luca – nella nuova puntata di “Fratelli di Crozza” in onda tutti i venerdì in prima serata su NOVE – ne ha per tutti e sul PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: “Chi ha inventato la sigla PNRR è capace di tutto. Uno così è lui che entra negli incubi di Freddy Kruger. Da bambino l’inventore di PNRR quando la mamma lo nutriva non gli scioglieva i biscotti nel latte del biberon, glieli ficcava in gola e agitavano direttamente, lui”
FONTE: https://www.affaritaliani.it/coffee/video/spettacoli/crozza-de-luca-chi-ha-inventato-la-sigla-pnrr-capace-di-tutto-737693.html
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
In arrivo 7 milioni di mascherine trasparenti per gli scolari non udenti
L’annuncio del commissario Figliuolo: due lotti consegnati a maggio e giugno, “per tutelare la lettura delle labbra”
Il contratto è stato stipulato con una ditta specializzata in possesso della certificazione dell’Istituto Superiore di Sanità per la produzione di “maschere facciali a uso medico del tipo IIR”, e prevede la consegna di due lotti uguali di 3,5 milioni di pezzi rispettivamente nei mesi di maggio e giugno.
La fornitura, sottolinea l’ufficio del Commissario, farà fronte alle esigenze immediate dei giovani non udenti, con ipoacusia, che usano impianti cocleari o apparecchi acustici e utilizzano la lettura delle labbra per comunicare.
L’acquisizione recepisce quanto rappresentato dal Ministero dell’Università e della Ricerca in concerto con il Ministero per le Disabilità e segue la sperimentazione effettuata presso due istituti scolastici, situati a Roma e in provincia di Padova, con l’obiettivo di verificare che le mascherine potessero garantire tanto la protezione degli allievi quanto la labiolettura.
FONTE: https://www.agi.it/cronaca/news/2021-04-30/covid-mascherine-trasparenti-scolari-non-udenti-12380180/
BELPAESE DA SALVARE
Austerità e riforme: il Piano di Draghi è servito
Dopo una lunga attesa, la nuova versione del Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) firmata dal premier Draghi è finalmente tra noi. Si tratta del programma di investimenti che il Governo deve presentare alla Commissione europea entro la fine di aprile per poter spendere la quota italiana del Next Generation EU, lo strumento che l’Europa ha messo in campo per rispondere alla crisi da Covid-19.
Mentre la stampa ci racconta di una straordinaria capacità programmatica dei competenti, materializzatasi in un documento chiave per accedere ai fantastiliardi in arrivo dall’UE nei prossimi anni, ad un’attenta lettura le cifre di cui stiamo parlando si rivelano purtroppo per quei due spicci che sono. Non solo, il contenuto del Piano si presenta come l’ennesimo addentellato di un percorso di pericolose riforme e di austerità lacrime e sangue.
I soldi, per prima cosa, vanno contati
Già, perché quando parliamo di ‘risorse europee per risollevarci dalla crisi‘ stiamo parlando, conti alla mano, di circa 200 miliardi di euro spalmati su sei anni. Si tratta, in larga parte, di prestiti, e di risorse che finanzieranno progetti già in programma e in bilancio.
Per la realizzazione di questo programma di investimenti (il PNRR), l’Italia potrà infatti attingere dal Next Generation EU risorse pari a 205 miliardi di euro: 191,5 miliardi del Recovery and Resilience Facility (2021-2026), cui si sommano 13,5 miliardi del React EU (2021-2023). Rispetto alla versione precedentemente circolata, registriamo una diminuzione di circa 5 miliardi di euro, dovuta al ricalcolo dei prestiti del RRF destinati all’Italia, che passano da 127,6 a 122,6 miliardi. Insomma, già erano spicci, e diminuiscono pure.
Per avere un termine di paragone, ci basta pensare che il Next Generation EU, i millemila miliardi che ci raccontano riceveremo dall’Europa, finanzierà su sei anni investimenti per un importo minore di quanto già speso dal Governo italiano nei primi 15 mesi della pandemia (circa 210 miliardi).
Il PNRR è altresì finanziato da un fondo complementare, alimentato da risorse nazionali e non europee, che porta l’ammontare del programma a 235,6 miliardi. Ciononostante, nel suo discorso alla Camera Draghi è persino arrivato a ventilare la cifra di 261 miliardi, facendo riferimento a 26 miliardi aggiuntivi, derivanti in parte da un’anticipazione delle risorse riconducibili al Fondo Sviluppo e Coesione (15,5 miliardi) e in parte da altre fantomatiche risorse nazionali (10,5 miliardi) stanziate per opere specifiche – tra cui la TAV sulla tratta Salerno-Reggio Calabria, per fare un esempio. Le prime rappresentano un esborso anticipato di risorse già previste, cui aveva già fatto ricorso il PNRR Conte. Tali risorse rientrano tuttavia tra i prestiti, e pertanto andranno restituite, concorrendo ad aumentare l’ammontare del debito ed entrando dunque in conflitto con la disciplina di bilancio insita nel Patto di Stabilità e Crescita. Sulle seconde al momento è presto per sbilanciarsi, ma è bene precisare che, oltre all’esiguità dell’importo, si tratta di risorse con un orizzonte temporale di spesa talmente lontano (2032) da poter difficilmente ipotizzare un impatto immediato sull’economia.
In soldoni, le risorse messe a disposizione dell’Italia dall’Unione europea nell’ambito del Next Generation si fermano a 205 miliardi, da spendere su sei anni. Per giunta, se escludiamo i prestiti che dovranno comunque essere rimborsati e conteggiamo invece la quota che l’Italia apporterà al Multiannual financial framework (2021-2027), le risorse aggiuntive messe a disposizione dall’Europa non superano i 50 miliardi divisi su sei anni. In altri termini, gran parte del PNRR sarà finanziato, prima o poi, con risorse nazionali.
Pochi soldi in cambio di grandi riforme: i veri pericoli del Piano
Proviamo, ad ogni modo, ad analizzare il contenuto del programma appena presentato. Lungi dal distaccarsi dalla versione presentata dal governo Conte bis, il PNRR si articola nelle stesse sei missioni previste dalla versione precedente: transizione digitale (missione 1) ed ecologica (2), infrastrutture per la mobilità sostenibile (3), istruzione e ricerca (4), inclusione e coesione (5), e salute (6). Non sembrano nemmeno enormi le novità rispetto alla versione precedente (al netto dei circa cinque miliardi in meno) per quanto riguarda la distribuzione tra le diverse missioni. Tuttavia, sono rintracciabili delle variazioni all’interno delle singole missioni e sui singoli interventi, come possiamo vedere dalla tabella riportata di seguito.
Variazioni assolute e relative risorse NGEU
PNRR Governo Conte-bis (miliardi)* |
Quota sul totale |
PNRR Governo Draghi (miliardi) |
Quota sul totale |
|
1. Transizione digitale | 43,9 | 20,9% | 41,53 | 20,3% |
2. Transizione ecologica | 67,5 | 32,1% | 60,64 | 29,7% |
3. Infrastrutture per mobilità sostenibile | 29,7 | 14,1% | 25,13 | 12,3% |
4. Istruzione e Ricerca | 26,2 | 12,5% | 32,81 | 16,0% |
5. Inclusione e coesione | 25,3 | 12,0% | 27,06 | 13,2% |
6. Salute | 17,4 | 8,3% | 17,34 | 8,5% |
Totale NGEU | 210 | 100% | 204,5 | 100% |
La differenza sostanziale tra i due piani, tuttavia, risiede nel dettaglio con cui le cosiddette riforme strutturali sono state esplicitamente inserite all’interno del PNRR nella versione Draghi. Questo insieme di riforme rappresenta il cavallo di Troia della condizionalità rispetto all’elargizione delle risorse. Ad avere un ruolo decisivo nel processo di approvazione del Piano da parte dell’UE potrebbe dunque essere non tanto il novero dei progetti di investimento inseriti nel documento, quanto la previsione dettagliata rispetto all’attuazione delle riforme che dovranno accompagnare l’implementazione del Piano. Mentre il piano del governo Conte-bis le menzionava sinteticamente, in un’unica pagina, il piano Draghi definisce con dovizia di particolari le riforme da implementare e i relativi campi di attuazione: pubblica amministrazione, giustizia, concorrenza e semplificazione. Stiamo parlando di ben 60 pagine delle 337 dell’ultima versione del piano.
Tuttavia, le riforme che a cui dobbiamo prestare più attenzione, quelle ritenute imprescindibili per l’accesso alle risorse del Next Generation, non sono così dettagliate nel documento presentato in Parlamento, come nel caso del mercato del lavoro. In una sua versione precedente, il PNRR Draghi prevedeva preoccupanti “iniziative di modernizzazione del mercato del lavoro” (p. 7). Nella versione finale del Piano c’è, tuttavia, molta enfasi sulle politiche attive del lavoro e sulle possibili riforme degli ammortizzatori sociali (p. 79-80). In primo luogo, si pone l’accento su una serie di misure che dovrebbero riqualificare, attraverso, ad esempio, corsi di aggiornamento e formazione, chi ha perso il proprio lavoro, come se la colpa di essere disoccupati sia dei disoccupati stessi, responsabili di essere poco appetibili per le imprese. In secondo luogo, il Piano menziona la riforma degli ammortizzatori programmata dal Governo, che mira a universalizzare le tutele per tutti i lavoratori, a prescindere dalla condizione occupazionale: una proposizione ambigua, che inserita nel quadro complessivo di austerità e precarietà rischia di livellare al ribasso le garanzie attualmente in essere.
Non solo: in quest’ultima versione del PNRR si afferma che, “[s]e pure non ricomprese nel perimetro delle azioni previste dal Piano, queste riforme sono destinate ad accompagnarne l’attuazione, concorrendo a realizzare gli obiettivi di equità sociale e miglioramento della competitività del sistema produttivo già indicati nelle Country Specific Recommendations rivolte al nostro paese dall’Unione Europea” (p. 107). Belle parole, peccato che le riforme ‘di accompagnamento’ in questione e le raccomandazioni specifiche comportino tanto per cominciare una significativa riduzione della spesa pensionistica legata alle pensioni di vecchiaia.
Tra le altre riforme a cui il Piano fa riferimento, è possibile menzionare le liberalizzazioni e semplificazioni, che tornano in più parti del documento, nell’ottica che togliere lacci e lacciuoli crei un miglior ‘clima economico’. Ad esempio, a p. 91 si fa riferimento alle semplificazioni in materia di appalti e contratti pubblici (che permetteranno in sostanza di andare spediti sulle verifiche antimafia), nonché alla possibilità di limitare la responsabilità per danno erariale per le imprese. A p. 94, si parla inoltre di snellire le procedure per autorizzazioni in materia ambientale, un punto in aperto contrasto con la missione della transizione green. Ancora, a p. 104 si rimanda all’incentivazione della concorrenza, anche nei trasporti pubblici: tradotto, privatizzare il trasporto pubblico locale. Simile indirizzo, a p. 106, in cui si scrive di completare la piena liberalizzazione della vendita di energia elettrica: in altre parole, privatizzare la fornitura di luce. Sempre a p. 106, in materia di servizi pubblici locali, si restringe il raggio d’azione delle società in house, per affidare delle commesse alle quali dovrà essere fornita un’adeguata motivazione da parte delle Amministrazioni: una restrizione che apre la strada alle esternalizzazioni. Insomma, riforme e indirizzi di politica economica che vanno nella direzione di privatizzare quanto non ancora privatizzato, in una prospettiva marcatamente liberista stando alla quale ‘meno pubblico è meglio’, mentre il privato sarebbe più efficiente nel produrre e distribuire servizi. Altre possibili nefandezze del PNRR si nascondono nella riforma fiscale prossima ventura e nella riorganizzazione delle misure di welfare.
Ciò che è certo, nel frattempo, è il graduale ritorno all’austerità, con il progressivo riaffermarsi della disciplina di bilancio attraverso il contenimento del rapporto debito/PIL. Tale percorso si articola già nel DEF, attraverso una diminuzione costante del disavanzo primario. Per giunta, le congetture del DEF si basano su stime ottimistiche circa la crescita italiana: se questa crescita non ci sarà, per far tornare i conti toccherà, ancora una volta, tagliare le spese. Una strategia drammatica, come dimostrano gli ultimi 30 anni di tagli e contenimento della spesa.
Come se non bastasse, questo PNRR legherà mani e piedi agli esecutivi che verranno per i prossimi anni: questo programma non impegna solo questo governo, ma di fatto è il programma di governo dei prossimi esecutivi, per i prossimi 6 anni. Infatti, l’occhio della Commissione europea vigilerà sull’attuazione di questo programma, sotto la minaccia di essere soggetti alla scure del definanziamento qualora il Piano non sarà rispettato. A dircelo è un insospettabile: il commissario europeo Paolo Gentiloni. Nel suo intervento, Gentiloni dice testualmente che sarà la Commissione europea, probabilmente due volte l’anno, a decidere se erogare la parte di finanziamento, e che lo farà, oltre che sulla base della spesa sostenuta, anche alla luce dello stato di attuazione delle riforme e del rispetto delle ‘raccomandazioni’ europee. In altri termini, con il PNRR si sta decidendo di appaltare la nostra politica di bilancio e quella regolamentare per anni.
Come ampiamente previsto, il Governo Draghi non è venuto in pace e la condizione per il Recovery Fund è l’austerità. La vera ragione per cui Bruxelles darà il beneplacito al PNRR Draghi è riconducibile alla disponibilità di questo governo di implementare quelle riforme lacrime e sangue che ci hanno condotti dove siamo. Ma non è finita, perché come dice qualcuno “[o]ra inizia la vera corsa contro il tempo del governo Draghi: rispettare i tempi delle riforme strutturali che Bruxelles attende per staccare a luglio il primo assegno del Recovery” e questo copione si ripeterà incessantemente per i prossimi sei anni: se vogliamo i soldi del Next Generation EU toccherà piangere, e parecchio.
Senza una mobilitazione di massa e una seria organizzazione politica, i prossimi anni potrebbero rivelarsi ancora peggiori di quelli passati per le classi popolari.
FONTE: https://coniarerivolta.org/2021/04/29/austerita-e-riforme-il-piano-di-draghi-e-servito/
Covid-19, “Speranza ha fatto accordi con Facebook, Google e YouTube”
LIQUAMI – Prof. Augusto Sinagra
Difendo privati, Associazioni, emittenti radio televisive private e altri contro Facebook, Google e YouTube.
I c.d. detti giganti del web vengono regolarmente condannati a rimediare agli illeciti commessi, risarcire i danni e pagare le spese legali.
Solo per un caso, finora, devo predisporre il ricorso di “appello” essendomi imbattuto in una giudice grillina in Veneto.
Normalmente questi motori di ricerca e social giustificano, attingendo al loro vasto sciocchezzario, gli illeciti compiuti (oscuramento di pagine, rimozione di contenuti, sospensioni, demonetizzazioni, e altre porcherie consimili) con l’accusa di “incitamento all’odio” (anche i vaffa dei grillini incitavano all’odio?) ovvero con l’accusa di diffondere notizie false in materia di Covid, di misure illiberali e illegali e vaccini, nonostante la assoluta insussistenza. Ma spingendosi fino a precludere la possibilità di dar voce agli esclusi dalla informazione di regime (e parliamo, tanto per dirne uno, del Premio Nobel Luc Montagner).
Accordi con Facebook, Google e YouTube
Ora si scopre il motivo di tali illecite idiozie e sopraffazioni. Il liquame viene sempre a galla.
Pare che Faccia d’Angelo (Roberto Speranza) nel suo libro tolto repentinamente dalla diffusione e dal commercio (ma qualcuno ne è venuto in possesso e se qualcuno che legge lo ha lo prego vivamente di farmene avere una copia) ha fatto stato di accordi intervenuti tra il Ministero della Salute il 7 febbraio 2020 con Facebook e il 28 febbraio 2020 con Google e YouTube (accordi ovviamente secretati ma per i quali è stato speso il pubblico denaro dei contribuenti).
In proposito, l’inqualificabile autore (da qualcuno icasticamente ma giustamente definito il Minchiatauro) ha commentato nel suo libro: “Queste piattaforme indirizzeranno verso il nostro sito tutti gli utenti che cercheranno notizie sul nuovo Coronavirus”.
Censura social su Facebook, Google e YouTube fin dall’inizio
Siamo nel febbraio 2020. Dunque, tutto programmato fin dall’inizio come si è sempre detto.
E questo ora spiega come le dette piattaforme quando qualcuno scrive qualcosa di dissonante rispetto al pensiero del “Minchiatauro”, reagiscono come una tigre affamata alla quale si mette un dito nel culo.
AUGUSTO SINAGRA – Professore ordinario di diritto delle Comunità europee presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Avvocato patrocinante davanti alle Magistrature Superiori, in ITALIA ed alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a STRASBURGO
FONTE: https://www.imolaoggi.it/2021/05/01/speranza-accordi-google-youtube/
Roberto Speranza: età moglie figli, biografia ministro Salute 2021
Chi è Roberto Speranza età, moglie e figli, studi, curriculum e biografia, carriera politica PD e LeU del nuovo ministro della Salute 2021 governo Draghi
Roberto Speranza (42 anni) è un politico italiano rieletto alle ultime elezioni come Deputato alla Camera con Liberi e Uguali, nella circoscrizone Toscana. Il 22 luglio scorso, è stato rieletto coordinatore nazionale di Articolo 1 – MDP.
Ecco chi è Roberto Speranza ministro della Salute 2021 dove e quando è nato, gli studi eseguiti, il suo curriculum, come ha iniziato la sua carriera politica, le proposte di legge che ha presentato come cofirmatario nella sua attività politica, le dimissioni all’interno del Pd annunciate in segno di protesta contro Matteo Renzi, Liberi e Uguali e Articolo 1 – MDP.
Chi è Roberto Speranza: biografia, curriculum e carriera politica
Chi è Roberto Speranza: Roberto Speranza è nato in Basilicata, per la precisione a Potenza, il 4 gennaio del 1979.
Proveniente da una famiglia socialista, il padre di Roberto, Michele Speranza, già impiegato nella pubblica amministrazione, è un militante della sinistra lombardiana nel Psi studia al liceo scientifico statale “Galileo Galilei” del capoluogo lucano, per poi laurearsi in Scienze politiche alla Luiss, a Roma, prima di dedicarsi a un dottorato di ricerca in Storia dell’Europa Mediterranea.
Nel 2005 inizia la sua carriera politica quando viene eletto nella Sinistra giovanile, movimento giovanile dei Democratici di Sinistra, nell’esecutivo nazionale.
E’ il 2005 quando Roberto Speranza viene eletto nell’esecutivo nazionale della Sinistra giovanile e due anni dopo a marzo del 2007 diventa presidente nazionale della Sinistra giovanile a Roma e successivamente nell’ottobre dello stesso anno viene eletto nella costituente nazionale del Partito Democratico.
E’ il febbraio del 2008 quando Roberto Speranza viene nominato da Walter Veltroni nel comitato nazionale dei Giovani Democratici e dovrà creare una nuova organizzazione giovanile all’interno del Partito democratico.
A 25 anni compiuti, Roberto Speranza viene eletto come consigliere comunale con i DS a Potenza, carica che ricopre per 5 anni consecutivi dal 2004 al 2009.
Successivo all’incarico di consigliere gli viene assegnato l’assessorato all’Urbanistica di Potenza per un anno solo dal 2009 al 2010.
Nello stesso anno in cui ricopre la carica di assessore all’urbanistica, precisamente il 9 novembre 2009 Roberto Speranza è eletto segretario regionale del PD della Basilicata.
Le proposte di legge presentate da Roberto Speranza come cofirmatario sono molteplici e vanno dalle modifiche al sistema di elezione del Senato della Repubblica, a quelle di elezione della Camera dei deputati, norme per la tutela e valorizzazione della bellezza nel paesaggio italiano, misure per sostenere e valorizzare i comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti, riforma del diritto di asilo, dello status di rifugiato e della protezione sussidiaria, acquisto della cittadinanza e tante altre.
Molte altre sono le proposte da lui firmate.
Il 20 febbraio 2017, Speranza lascia il Partito Democratico insieme ad altri esponenti della minoranza, tra cui anche l’ex segretario Pier Luigi Bersani, a causa dei dissensi con la segreteria di Matteo Renzi.
Cinque giorni dopo, assieme ad Arturo Scotto, Enrico Rossi e Pier Luigi Bersani crea un nuovo partito chiamato Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista, formato da parlamentari fuoriusciti dal Partito Democratico e da Sinistra Italiana.
Nell’aprile 2017 diviene coordinatore nazionale di Articolo 1 – MDP.
Roberto Speranza biografia 2020: alle elezioni politiche del 2018, Roberto Speranza si è candidato con la corrente di sinistra Liberi e Uguali ed è stato eletto alla Camera dei Deputati ed è attualmente coordinatore nazionale di Articolo 1 – MDP.
Nel 2020, il ministro della Salute Roberto Speranza è impegnato nel contenimento della nuova epidemia del coronavirus in Italia.
Il 13 febbraio 2021 Roberto Speranza ha giurato come ministro della Salute nel governo Draghi.
Roberto Speranza età, moglie figli hobby:
Roberto Speranza età: 42 anni.
Roberto Speranza data di nascita: 4 gennaio 1979.
Roberto Speranza dove è nato: a Potenza;
Roberto Speranza moglie: convive con la compagna storica;
Roberto Speranza figli: 2 figli, Michele Simon ed Emma Iris.
Roberto Speranza hobby: fuori dalla politica è appassionato di storia, di vino e di buona cucina. Inoltre ama la Roma e le serate in giro con gli amici di una vita.
Roberto Speranza è del segno zodiacale del capricorno.
FONTE: https_www.theitaliantimes.it/?url=https%3A%2F%2Fwww.theitaliantimes.it%2F2021%2F02%2F13%2Froberto-speranza-biografia-curriculum-studi-carriera-pd%2F
CONFLITTI GEOPOLITICI
La guerra tra Ucraina e Russia si risolverà grazie al Vaticano?
L’escalation controllata tra Donbass e Mar Nero è rientrata senza degenerare in una guerra aperta, contribuendo in maniera determinante a reinstaurare tra i belligeranti un clima di dialogo potenzialmente produttivo e costruttivo. Casa Bianca e Cremlino hanno accelerato il ritmo dei lavori in relazione all’allestimento dell’evento del 2021, ovvero la bilaterale tra Vladimir Putin e Joe Biden, mentre il Marinskij ha cominciato a palesare una volontà conciliativa in merito alla risoluzione del fascicolo Donbass.
Tutto ha avuto inizio il 20 aprile, quando Volodymyr Zelensky, nella consapevolezza di aver perduto la rischiosa e azzardata partita, ha invitato l’omologo russo ad un incontro chiarificatore nelle terre martoriate del Donbass. Due giorni dopo, il 22, giunge la replica (positiva) di Putin: totale disponibilità ad un vertice a due, ma preferibilmente a Mosca – una meta sia tattica che strategica: Zelensky, accettando, avallerebbe la firma di un accordo di pace in casa del rivale, ergo accondiscenderebbe ad una vittoria mutilata.
Nella piena cognizione della logica dietro all’invito a Mosca, e nolente ad apparire come la parte riluttante alla pacificazione, nei giorni successivi la diplomazia del Marinskij ha giocato due jolly inattesi, Vaticano e Israele, impetrando il primo affinché ospiti il vertice e il secondo perché interceda presso il Cremlino facendo leva sull’ottimo rapporto intercorrente tra Putin e Benjamin Netanyahu.
Un incontro tra Putin e Zelensky in Vaticano?
Mostrando una conoscenza approfondita della tradizione diplomatica dei pontefici, il presidente ucraino ha aggiunto che “il Vaticano sarebbe veramente il luogo ideale per dialogare sulla pace”, dal momento che “la Santa Sede è un’autorità morale a livello globale che, da sempre in modo efficace, svolge il ruolo di mediatrice perché è imparziale e affidabile per tutte le parti in conflitto”.
L’Ucraina, ha spiegato ancora Zelensky, vorrebbe introdurre direttamente il sovrano di Roma nella questione Donbass perché “la Sede Apostolica spesso nella storia è stata chiamata a risolvere i conflitti tra Stati costruendo un futuro di pace”, “il Vaticano tradizionalmente incarna l’autorevolezza e il desiderio sincero di aiutare e assicura una garanzia di responsabilità” e il “Papa, per la sua vocazione, è un profeta della pace”.
In breve, secondo il capo del Marinskij, potrebbero essere i diplomatici al servizio dell’erede di Pietro a risolvere uno dei due punti di maggiore attrito tra Mosca e Kiev (l’altro è la Crimea), perché “il Vaticano è (…) una potenza morale, (che) interviene in modo disinteressato, senza interessi politico-militari o economici”.
La reazione del Cremlino
Il Cremlino ha reagito prontamente all’intervista di Zelensky, affidando a Dmitrj Peskov l’onere di comunicare che Putin potrebbe non essere disponibile ad un appuntamento fuori Mosca e che la Russia, non ritenendosi una parte in conflitto, non sente la necessità di una bilaterale sul tema, quanto, piuttosto, di un nuovo incontro del quartetto Normandia. Se, invece, Zelensky volesse discutere di relazioni bilaterali, eccetto il Donbass, le porte sarebbero aperte nella capitale russa.
Nello stesso comunicato di cui sopra, apparentemente da interpretare come un “niet“, v’è un passaggio di Peskov che risalta in maniera particolare. Il portavoce della presidenza russa, invero, spiegando che “il Vaticano non ha informazioni ufficiali a proposito [dell’offerta di Zelensky]”, ha indirettamente confermato che il Cremlino, una volta sentita l’intervista, ha immediatamente contattato l’ufficio del pontefice.
In sintesi, sebbene il comunicato alla stampa di Peskov sia stato volutamente freddo, ai limiti dell’ostile, quel passaggio concernente l’assenza di informazioni presso la Santa Sede è indicativo dell’esistenza di un interesse da parte russa. Ad ogni modo, accettare o meno l’invito di Zelensky ad una bilaterale in Vaticano dipenderebbe più dal patriarcato di Mosca che dal Cremlino, perché fra le due Chiese continua a vigere uno stato di cooperazione competitiva, a tratti antagonistica, come dimostrano i punti sulla delimitazione del proselitismo presenti nell’accordo di L’Avana e l’assenza di un viaggio apostolico nella Terza Roma in programma nell’agenda pontificia.
Il fattore Israele
Sullo sfondo dell’intervista a La Repubblica, concepita con lo scopo precipuo di attivare un canale di dialogo tra il Marinskij e la Santa Sede, e tra quest’ultima e il Cremlino, Zelensky ha provato a giocare un’altra carta (potenzialmente) vincente: Israele.
Il 22 aprile, intervistato dal canale televisivo israeliano i24News, Yevhen Korniychuk, ambasciatore dell’Ucraina in Israele, ha informato il pubblico di un fatto che, anche in questo caso, è sorprendente a metà: Zelensky ha chiesto a Netanyahu di intercedere presso Putin, per via del rapporto cordiale intercorrente tra i due, ai fini della materializzazione della bilaterale e del raggiungimento di un accordo.
Netanyahu, che, secondo Korniychuk, ha accettato l’onere ed onore ricevuto dal collega ucraino, spiegandogli che avrebbe fatto “del suo meglio” per persuadere il presidente russo, è stato raggiunto per una ragione specifica: è correligionario di Zelensky, ovvero è di fede ebraica. E di un possibile asse per la pace ucraino-israeliano, foggiato giust’appunto sul fattore giudaismo, si erano fatte illazioni già nel 2019 – quando l’Ucraina era divenuta il secondo Paese al mondo, dopo Israele, ad avere sia un presidente sia un primo ministro (Volodymyr Groysman) di fede ebraica. Le due diplomazie avevano preso contatti, consapevoli dell’irripetibile opportunità, ma senza che si concretasse alcun asse Kiev-Gerusalemme proteso verso Donbass e Mosca.
Il rinnovato tentativo di Zelensky di fare leva sulla comunanza religiosa con Netanyahu, nonché il più rilucente intento di coinvolgere il Vaticano, sono la prova corroborante dell’influenza sempreverde esercitata dal sacro nelle relazioni internazionali. Perché dove non arrivano il machiavellismo e il pessimismo antropologico dello statista, potrebbero riuscire i chierici-diplomatici formatisi all’ombra di chiese e sinagoghe.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/guerra-ucraina-russia-vaticano.html
Barnard e l’Antico Ordine Mondiale, oggi ormai evidente
Chiedetevi come mai la politica fallisce sempre, i partiti fanno cilecca e i leader finiscono per deludere. Oggi la risposta è sulla bocca di tutti quelli che hanno smesso di dormire; ma una decina di anni fa era un giornalista come Paolo Barnard, in solitudine, a proporre la domanda: chi comanda davvero, lassù, al di là dei piccoli esecutori locali, fabbricati in serie con i sondaggi e destinati invariabilmente a sgonfiarsi, dopo aver assolto al piccolo compito che era stato loro assegnato? Da qualche decennio, il copione è invariato: da una parte i paracarri, i pretoriani ufficiali del sommo contabile, e dall’altra gli outsider professionali, con traiettoria pilotata. L’outsider spunta come un fungo e un giorno esplode, viene osteggiato ma poi conquista i suoi spazi, varca la soglia sacra della televisione e infine accede al governo, da cui poi abbandonerà – uno ad uno – tutti i suoi cavalli di battaglia, lasciando senza parole gli elettori che gli avevano dato fiducia nel solito modo, e cioè religiosamente. Sempre così: show must go on, avanti un altro.
Tra il saggio “Il più grande crimine” e i Dpcm inaugurati con la cosiddetta pandemia da coronavirus è possibile tracciare una linea retta, addirittura imbarazzante, che porta dritti al distanziamento e alle mascherine, ai lockdown, al delirio orwelliano del coprifuoco basato sull’evocazione del senso di colpa, del contagio come imprudenza e come maledizione, in un orizzonte cupo in cui riecheggia una specie di peccato originale: l’essere nati, l’aver aspirato a essere liberi e dotati di diritti umani. Siamo diventati il paese della Dad, dello smart working e delle Regioni colorate, dove la semilibertà (concessa col contagocce) bisogna meritarsela, stando lontani dal prossimo come se fosse appestato. L’incubo si prolunga, per via sanitaria (o meglio, fanta-farmaceutica) con l’incombente obbligo vaccinale sostanziale, propiziato da un assedio anche fisico, geografico, come quello del lasciapassare neo-medievale per poter varcare il Rubicone, il Piave, il Tevere, l’Isonzo.
L’avvocato Erich Grimaldi, uno dei tanti eroi di questa Italia in rottamazione, quasi supplica il suo pubblico affinché accorra in piazza a Roma, l’8 maggio, indossando magliette con sopra scritto “voglio essere curato con le terapie domiciliari”, oppure “sono guarito grazie alle cure precoci a domicilio”. Quei trattamenti terapeutici tempestivi rappresentano la soluzione, l’uscita dall’allucinazione collettiva: ma il Ministero della Paura ha osato opporvisi, ancora, nonostante l’auspicio unanime espresso dal Senato e i colloqui in corso tra lo stesso Grimaldi e il sottosegretario Sileri, per arrivare finalmente a un protocollo che metta i medici nelle condizioni di curare gli italiani, senza più costringerli a ricorrere all’ospedale quando ormai faticano a respirare. E’ come se qualcuno si ostinasse a sparare cannonate, sull’allevamento umano, forte di una certezza granitica: le mansuete bestiole non si ribelleranno nemmeno stavolta, resteranno al loro posto in attesa di essere decimate, dalle cure negate e dal martirio economico che il 1° Maggio 2021 costringe anche la grande stampa ad ammettere che, intanto, si sono perduti 900.000 posti di lavoro.
Non deve stupire il silenzio agghiacciante dei sindacati, che anzi – per bocca dei loro burocrati coalizzati (Cgil, Cisl e Uil, in primis il Landini che contestò Marchionne) – hanno addirittura firmato una petizione a sostegno di Roberto Speranza, il burattino incaricato di infliggere il massimo danno possibile al sistema-paese, senza riguardo per i morti né per le vittime della catastrofe economica. Non deve stupire nemmeno il mormorio sommesso dei partiti meno allineati alla filosofia della strage, celebrata in omaggio alla religione epidemica: se non hanno mai invaso le piazze per protestare contro la quasi-dittatura in atto, né preteso fin dall’estate 2020 le misure sanitarie adeguate, invocate da centinaia di medici, significa che rispondono a poteri superiori, a sollecitazioni e consigli, magari ad oscuri avvertimenti come quelli che persuasero Boris Johnson, l’uomo che voleva evitare il lockdown puntando all’immunità naturale, senza neppure il poco rassicurante doping dei “vaccini genici” sperimentali.
Nell’ultimo decennio, il superlclan denunciato da Paolo Barnard è assurto agli onori delle cronache con moltissimi nomi: una specie di foto di famiglia, a volte sfocata e a volte meno, che include cenacoli del grande business, poteri finanziari e massonerie, cluster industriali, cupole omertose, caste sacerdotali, dinastie e fantomatiche organizzazioni-ombra. Spesso il cosiddetto complottismo si rassegna a rincorrere spettri, perdendo di vista il complotto (meglio, il progetto) che ormai è sotto gli occhi di tutti, dentro una globalizzazione policentrica e smisuratamente ingovernabile se non in modo sommario e anche feroce. Un caos epocale, dal quale emerge l’Antico Ordine Mondiale delle dominazioni pure, a cui sembra opporsi – in modo non sempre leggibile – un rilevante segmento della leadership di ieri, in precario equilibrio tra compromesso e battaglia aperta, in ordine al tono da conferire al Grande Reset che nel frattempo avanza in modo inesorabile, sia pure a geometria variabile nelle sue infinite declinazioni tecnocratiche e geopolitiche.
Mentre lo stupidario nazionale italiota prolunga imperterrito il suo show affollato di tamponi e indici Rt, terribili “varianti” alle porte e simpatici banchi a rotelle, i cadaveri politici dei partiti dall’encelalogramma piatto fingono che scorra ancora un po’ di sangue nelle loro vene, ai margini di una trattativa – tra la vita e la morte civile del paese – che viene condotta da sapientissimi mandarini, nell’alto dei cieli in cui (non da oggi) ci si giocano a dadi le percentuali di felicità o di angoscia da elargire o comminare a milioni di persone. L’Antico Ordine Mondiale è quello di cui parla a chiarissime lettere Paolo Rumor nell’esemplare libro “L’altra Europa“, che evoca – da carte riservate – la possibile esistenza di una linea pressoché dinastica, risalente addirittura a 12.000 anni fa, incaricata di governare la zootecnia umana con ogni sorta di espediente strumentale: imperi e regni, teocrazie ierocratiche, dittature e democrazie, ideologie e teologie, fino al recente aggregato euro-atlantico e vaticano.
Gli scritti di Rumor – perfettamente consonanti con le recenti acquisizioni della cosiddetta “archeologia non autorizzata”, che parlano di tecnologie avanzatissime in tempi antichi – sembrano invitare a guardare con nuovi occhi alle continue, stranamente inarrestabili rivelazioni ufficiali sull’annosa “questione aliena”, sulla quale le stesse voci dell’establishment hanno smesso di scherzare, di negare l’evidenza. E’ la scala di grandezza, in questo caso, ad appaiare certe presunte leggende alla dimensione planetaria del catastrofico presente, in cui teoricamente si pretende ancora che un piccolo partito, in un minuscolo paese, possa davvero dire la sua in una dimensione letteralmente incommensurabile, in cui tre soli fondi d’investimento, soci l’uno dell’altro (Vanguard, State Street e BlackRock) sono azionisti di qualunque cosa rappresenti il minimo interesse economico, in ogni campo: banche e petrolio, informazione e web, armamenti e trasporti, aerospaziale, alta tecnologia e intelligenza artificiale, edilizia e farmaceutica, grande industria, agroalimentare e grande distribuzione, spettacolo e cultura, telecomunicazioni e ricerca scientifica.
L’aspetto tragicomico del made in Italy pandemico è garantito dalla ritualità scadente di un paese sottomesso alla religione del virus, che riesce a irridere la Festa del Lavoro massacrando centinaia di migliaia di piccole aziende, e a dissacrare persino la Festa della Liberazione celebrando il 25 Aprile dei partigiani nei giorni del coprifuoco, in una sorta di squallida farsa, vagamente spettrale, che ricorda le note di Rosamunda inflitte ogni mattina ai prigionieri di Auschwitz. E’ la stessa Italia dei coatti che nella primavera 2020 cantavano Bella Ciao dai balconi, pavesati a festa con lo slogan religioso “andrà tutto bene”. L’altra Italia – quella “bannata” ogni giorno da Facebook e da YouTube – resiste davvero, a modo suo, veicolando informazioni. Ai più scoraggiati, c’è chi propone un pensiero semplice: tanto accanimento contro i dissidenti non può che confermare indirettamente il timore che incutono, nonostante tutto, ai gestori dell’Antico Ordine Mondiale.
Non profonderebbero tante energie, fino a trasformare giornali e televisioni in barzellette, se non avessero paura di un possibile, ipotetico risveglio collettivo. Considerate se questo è un uomo: davvero vogliamo continuare a vivere così? E soprattutto: c’è qualcosa che possiamo fare, per cambiare il corso degli eventi, sia pure in un pianeta palesemente dominato dall’alto, come oggi appare vistosamente evidente? C’è qualcosa che dovremmo sapere, e che i dominatori conoscono benissimo? Cosa nasconde, in realtà, l’ossessione nazistoide per il distanziamento interpersonale, imposto per alimentare la diffidenza reciproca e spezzare ogni forma di solidarietà, isolando l’individuo e lasciandolo in compagnia delle sue paure? L’apocalisse in corso (il famoso bicchiere mezzo pieno) porta in regalo la rivelazione di un’enormità patente, indigeribile, e fino a ieri impensabile. A meno che non si fosse letto Paolo Barnard, ovvero la descrizione minuziosa del sadismo di cui è capace, all’occorrenza, l’Antico Ordine Mondiale.
(Giorgio Cattaneo, 1° maggio 2021).
FONTE: https://www.libreidee.org/2021/05/barnard-e-lantico-ordine-mondiale-oggi-ormai-evidente/
Gli alleati dovranno morire per Kiev?
La popolazione ucraina è divisa: una parte appartiene alla cultura europea, l’altra a quella russa. Una specificità che offre a Washington un campo su cui scontrarsi con Mosca. Da qualche settimana risuonano i tamburi di guerra. Ma gli alleati non desiderano morire per Kiev, né sacrificarsi contro la Russia.
- Joe Biden è da sempre “uomo del Pentagono”.
Le forze armate USA
Inemici degli anglosassoni:
1 – Il nemico storico: i russi. Li considerano persone spregevoli, destinate, dopo Ottone I (X secolo), alla schiavitù, come il nome stesso dell’etnia dice (la cui denominazione deriva dall’inglese slave, che significa anche schiavo). Nel XX secolo gli anglosassoni si opponevano all’URSS, prendendo a pretesto il comunismo, ora sono contro la Russia, senza conoscerne la ragione.
2 – Secondo avversario, da loro stessi creato con la “guerra senza fine”, scatenata dopo l’11 settembre 2001: le popolazioni del Medio Oriente Allargato, di cui distruggono sistematicamente le strutture statali – che siano alleati o avversari non fa differenza – per «rispedirle all’età della pietra» e sfruttare le ricchezze dei loro territori (strategia Rumsfeld/Cebrowski).
3 – Terzo avversario: la Cina, il cui sviluppo economico minaccia di relegarli in seconda posizione. Per loro non c’è che un’opzione: la guerra. Perlomeno è quanto pensano i politologi, che parlano persino di “trappola di Tucidide”, in riferimento alla guerra che Sparta mosse ad Atene, spaventata dalla sua espansione [1].
4 – Seguono, benché a lunga distanza, le questioni dell’Iran e della Corea del Nord.
Questo quanto ribadiscono ripetutamente, da angolazioni diverse, la Strategia interinale della Sicurezza Nazionale di Joe Biden [2] e la Valutazione annuale dei rischi [3] della Intelligence Community.
Fare tre guerre contemporaneamente è estremamente difficile. Il Pentagono sta cercando di decidere le priorità. Il segreto più assoluto circonda la commissione incaricata della valutazione, che consegnerà il proprio rapporto a giugno. Nessuno sa da chi sia composta. Ma l’amministrazione Biden non aspetta e si focalizza sulla Russia.
Che si sia indipendenti o infeodati all’“Impero americano”, dobbiamo smettere di far finta di non vedere. Gli Stati Uniti d’America non hanno altro obiettivo che distruggere la cultura russa, le strutture statali arabe e – per finire – l’economia cinese. Ma tutto questo non ha assolutamente nulla a che vedere con la legittima difesa del popolo statunitense.
Solo così si spiega che gli Stati Uniti spendano per le forze armate somme astronomiche, sproporzionate rispetto ai Paesi “amici” o “nemici”. Secondo l’Institute for Strategic Studies di Londra, la spesa militare degli USA è almeno pari alla somma di quella degli altri 15 Stati meglio armati [4].
- Budget militare dei 15 Stati meglio armati (in miliardi di dollari USA).
- Fonte: Institute for Strategic Studies.
Le ragioni di scontro con la Russia
Gli Stati Uniti sono preoccupati per la ripresa della Russia. Dopo il brusco crollo dell’aspettativa di vita nel periodo 1988-1994 (cinque anni in meno), i russi hanno recuperato, superando ampiamente la durata media della vita dell’epoca sovietica (12 anni in più), sebbene la speranza di vivere in buona salute permanga una delle più flebili in Europa. L’economia russa si diversifica, in particolare in campo agricolo, ma continua a dipendere dalle esportazioni energetiche. Le forze armate russe sono rinnovate, il complesso militare-industriale è più performante di quello del Pentagono, si sono fatte un’esperienza in Siria.
Per Washington, la costruzione del gasdotto Nord Stream 2 minaccia di svincolare l’Europa occidentale dalla dipendenza dal petrolio USA, mentre l’annessione della Crimea alla Federazione di Russia, per non dire di quella del Donbass, sono un colpo, sebbene parziale, inflitto alla dipendenza dell’Ucraina dall’Impero americano (Crimea e Donbass non sono di cultura occidentale). Per finire, la presenza militare dei russi in Siria frena il progetto di distruggere politicamente tutti i popoli della regione.
“Quando si vuole affogare il cane, si dice che ha la rabbia”
È stato senza dubbio il presidente Biden ad aprire le ostilità, definendo «killer» il presidente russo. Mai prima d’ora le due potenze si erano insultate, nemmeno all’epoca del Gulag. Il presidente Putin gli ha risposto educatamente, proponendogli di discuterne in pubblico. Biden ha rifiutato.
Gli Stati Uniti hanno una visione del mondo a breve termine, non percepiscono la responsabilità del retaggio delle loro azioni. Secondo loro i russi cattivi: hanno ammassato oltre centomila uomini al confine con l’Ucraina e sono pronti a invaderla, come i sovietici fecero con Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia. Poco importa che allora non si trattasse della Russia, ma dell’URSS, e che non si trattasse della dottrina Putin, ma di quella Brežnev; per inciso, Leonid Brežnev non era russo, ma ucraino.
I russi hanno invece una visione del mondo a lungo termine. Secondo loro, con gli attentati dell’11 settembre 2001 i barbari statunitensi hanno compromesso l’equilibrio fra le potenze. Subito dopo, il 13 dicembre 2001, il presidente Bush annunciò il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato antimissili balistici (ABM Treaty). Successivamente, gli Stati Uniti fecero entrare nella NATO, uno via l’altro, quasi tutti i Paesi membri del Patto di Varsavia e dell’URSS, violando l’impegno assunto al crollo di quest’ultima. Una politica confermata dalla Dichiarazione di Bucarest del 2008 [5].
Tutti conoscono la particolarità dell’Ucraina: a ovest la cultura occidentale, a est la cultura russa. Per una quindicina d’anni, il Paese fu politicamente congelato; poi Washington organizzò una pseudo-rivoluzione e issò al potere le proprie marionette, in questo caso dei neonazisti [6]. Mosca reagì molto rapidamente per fare in modo che la Crimea proclamasse la propria indipendenza e venisse annessa alla Federazione di Russia, ma esitò con il Donbass. Da allora, passaporti russi vengono distribuiti agli abitanti della regione, per i quali Mosca è l’unica speranza.
L’amministrazione Biden
Quando era senatore, il presidente Biden era noto per essere portavoce in senato delle soluzioni legislative studiate dal Pentagono. Diventato presidente, si è circondato di figure neoconservatrici. Non lo ripeteremo mai abbastanza: i neoconservatori erano inizialmente militanti trotskisti reclutati dal presidente repubblicano Donald Reagan. Da allora sono sempre stati al potere – salvo la parentesi del presidente jacksoniano Donald Trump – passando dal partito Repubblicano al partito Democratico e viceversa.
Durante la “rivoluzione colorata” del Maidan (2013-14), Biden, all’epoca vicepresidente, si schierò con i neonazisti, agenti della rete stay-behind della NATO [7]. Diresse le operazioni con una delle assistenti del segretario di Stato, Victoria Nuland (il cui marito, Robert Kagan, è uno dei fondatori del Project for a New American Century, l’organo di raccolta fondi del repubblicano George W. Bush). Il presidente Biden ha deciso di farne la vicaria del nuovo segretario di Stato. Durante la “rivoluzione”, Nuland s’appoggiò all’allora ambasciatore a Kiev, Geoffrey Pyatt, oggi in servizio ad Atene. Quanto al segretario di Stato del presidente Biden, Antony Blinken, è al tempo stesso giudice e parte in causa, essendo di origine ucraina da parte di madre. Benché allevato a Parigi dal secondo marito della madre (l’avvocato Samuel Pisar, consigliere del presidente Kennedy), Blinken aderisce alle idee neoconservatrici.
La preparazione dello scontro con la Russia
A metà marzo 2021, gli Stati Uniti hanno organizzato con i partner della NATO le manovre Defender-Europe 21, che si protrarranno fino a giugno. È la ripresa della mega-esercitazione Defender-Europe 20, ridimensionata e abbreviata a causa del Covid-19. Consiste in un gigantesco dispiegamento di uomini e mezzi per simulare uno scontro con la Russia. Le manovre sono accompagnate da un’esercitazione in Grecia di bombardieri nucleari, alla presenza del citato Geoffrey Pyatt.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha pubblicato la nuova Strategia per la Sicurezza [8] il 25 marzo, tre settimane dopo che Biden aveva pubblicato quella degli Stati Uniti.
In risposta alla NATO, la Russia ha intrapreso manovre militari lungo la frontiera occidentale, compreso il confine con l’Ucraina, nonché inviato truppe supplementari in Crimea e perfino in Transnistria.
Il 1° aprile il segretario alla Difesa USA ha telefonato all’omologo ucraino per allertarlo sulla possibile intensificazione della tensione con la Russia [9]. Il presidente Zelensky ha poi fatto una dichiarazione per assicurare che avrebbe sorvegliato le manovre russe suscettibili di essere provocazioni [10].
Il 2 aprile il Regno Unito ha organizzato una riunione dei propri ministri della Difesa e degli Esteri con gli omologhi ucraini, sotto la responsabilità del ministro britannico Ben Wallace [11] (molto attivo durante il conflitto del Nagorno-Karabakh [12]).
Il 2 aprile il presidente Biden ha chiamato l’omologo ucraino per assicurargli il suo sostegno nel contrasto con la Russia. Secondo l’Atlantic Council, gli avrebbe annunciato la decisione di regalare all’Ucraina un centinaio di aerei da combattimento (F-5, F-16 e E-2C), attualmente dislocati nella base aerea di Davis-Monthan [13].
Il 4 aprile il presidente della Commissione delle Forze armate della Camera dei Rappresentanti, il democratico Adam Smith, ha negoziato con parlamentari ucraini importanti sovvenzioni all’esercito ucraino, in cambio dell’arruolamento contro il gasdotto Nord Stream 2 [14].
- Il discreto andata-e-ritorno dal Qatar del presidente Zelensky e del direttore delle fabbriche d’armi Ukroboronprom del 5 aprile 2021.
Il 5 aprile il presidente Zelensky si è recato in visita in Qatar, ufficialmente per implementare le relazioni commerciali. Il Qatar è il principale fornitore di armi agli jihadisti e, secondo nostre informazioni, con l’occasione è stata affrontata la questione di un eventuale finanziamento di combattenti. Faceva parte della spedizione il direttore generale della società di forniture militari Ukroboronprom, Yuri Gusev, che fornì armi a Daesh, su ordine del Qatar [15].
Il 6 aprile la Lituania, che in passato protesse la parte occidentale dell’Ucraina all’epoca sotto la propria giurisdizione, si è informata sulla situazione militare [16].
- Il presidente Zelensky riceve il presidente del Comitato Militare della NATO il 7 aprile 2021.
Il 6 e 7 aprile 2021 il generale britannico sir Stuart Peach, presidente del Comitato militare della NATO, si è recato in Ucraina per definire le riforme necessarie per l’adesione alla NATO [17].
Il 9 aprile, conformemente alla Convenzione di Montreux, il Pentagono ha informato la Turchia dell’intenzione di far transitare navi da guerra negli stretti dei Dardanelli e del Bosforo.
- Dopo aver discusso di armi e denaro con lo sceicco Tamin in Qatar, il 10 aprile 2021 il presidente ucraino Zelensky è andato a parlare di uomini con l’omologo turco, Recep Tayyp Erdoğan.
Il 10 aprile il presidente turco Recep Tayyp Erdoğan ha ricevuto a Istanbul l’omologo ucraino Zelensky, nel quadro di regolari consultazioni fra le due nazioni [18]. Avendo ricevuto carta bianca dal Qatar, la Turchia, Paese membro della NATO, ha immediatamente avviato il reclutamento di jihadisti internazionali in Siria per inviarli a combattere nel Donbass ucraino. Sono stati inoltre inviati istruttori militari al porto ucraino di Mariupol, sede della Brigata Islamista Internazionale [19], creata dal presidente Erdoğan e dall’omologo ucraino dell’epoca, insieme ai tatari fedeli a Washington e opposti alla Russia.
La Federazione di Russia ha reagito in modo del tutto logico, ammassando truppe alla frontiera ucraina. I partner dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) hanno interrogato la Russia sulle manovre, ricevendo solo risposte evasive. Il Documento di Vienna (1999) impegna i membri dell’OSCE a informarsi reciprocamente dei movimenti di truppe e di materiale bellico. Ma si sa che i russi non ragionano come gli Occidentali: non informano mai né la popolazione né i partner durante le operazioni, ma solo dopo che sono concluse.
Due giorni dopo, il G7 ha pubblicato una dichiarazione in cui manifestava preoccupazione per i movimenti della Russia, sorvolando però su quelli di NATO e Turchia. Si congratulava inoltre con l’Ucraina per l’autocontrollo e chiedeva alla Russia di «mettere fine alle provocazioni» [20].
Il 13 aprile, in occasione della riunione dei ministri degli Esteri della NATO con la Commissione Ucraina/NATO, gli Stati Uniti hanno esposto il loro grande progetto. Tutti gli alleati – nessuno dei quali desideroso di morire affinché gli ucraini riescano a divorziare dalla Russia – sono stati invitati a recare sostegno a Kiev e a denunciare l’escalation della Russia [21]. Il segretario di Stato Blinken si è a lungo intrattenuto con l’omologo ucraino, Dmytro Kouleba [22]. Sembrava ci si stesse avviando inesorabilmente alla guerra.
Senonché la telefonata del presidente Biden all’omologo russo Putin ha improvvisamente disteso l’atmosfera. Gli ha proposto un incontro al vertice, benché, dopo averlo insultato, avesse sdegnosamente rifiutato la proposta di Putin di un dibattito pubblico [23]. Dopo l’iniziativa di Biden, la guerra è apparsa evitabile.
Ciononostante, il 14 aprile Blinken ha convocato i principali alleati (Germania, Francia, Italia e Regno Unito) per mobilitarli [24].
- Il 15 aprile 2021 il presidente Biden ha chiarito la propria posizione riguardo alla Russia.
Il 15 aprile il presidente Biden ha manifestato la propria visione del conflitto, espellendo dieci diplomatici russi [25]. Ha adottato sanzioni contro la Russia, accusata non soltanto di aver truccato elezioni per far vincere il presidente Donald Trump, ma anche di aver offerto ricompense per l’assassinio di soldati USA in Afghanistan, nonché per aver attaccato i sistemi informatici federali attraverso un software di SolarWinds.
Com’era prevedibile, la Russia ha espulso un identico numero di diplomatici statunitensi. Ha inoltre teso una trappola a un diplomatico ucraino, fermandolo in flagrante reato di spionaggio: aveva ancora in mano documenti classificati segreto militare.
Proseguendo sulla propria strada, il presidente Zelensky ha incontrato gli omologhi francese e tedesco: il presidente Emmanuel Macron e la cancelliera Angela Merkel.
Pur deplorando l’escalation russa e riaffermando senza esitazioni il sostegno morale all’integrità territoriale dell’Ucraina, gli interlocutori sono stati evasivi sul prosieguo della vicenda. Alla fin fine, gli Stati Uniti e la Russia s’incontreranno e discuteranno: è prematuro morire per Kiev.
FONTE: https://www.voltairenet.org/article212807.html
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Europa: la nuova legge contro il radicalismo digitale rischia di aumentare la censura
Il libro di Curzio Nitoglia sui Lubavicher
Pietro Pasqualini
I LUBAVICH E I POTENTI Di questo MONDO
Le Edizioni Effedieffe hanno pubblicato, nel gennaio del 2021, il libro di Curzio Nitoglia, intitolato I Lubavich e i potenti del mondo.
Il fine di questo libro è quello di cercare di sollevare un velo su una realtà sotterranea e infera, che “è già all’opera in mezzo a noi” (II Tess., II, 3-12) e che tanto male ha già iniziato a fare nel mondo intero … anche in occasione della cosiddetta pandemia del “Covid19”.
Nel libro si parte 1°) dalla storia dei Lubavich – i quali furono fondati dal rabbino cabalista Israel Baal Shem Tov († 1760) – che hanno influenzato fortemente la vita dell’Ebraismo europeo e nordamericano per giungere, finalmente, a illustrare 2°) la filosofia che soggiace all’avventura contemporanea (2020/2021), vissuta universalmente in uno “Stato” surreale di “psico-polizia”, occasionato dal Covid19.
I principali punti che vengono illustrati nel corso del libro sono:
- la dottrina teologica chassidica dei Lubavich (XVIII secolo) sulla “Cabala erotica” o “Magia sessuale”, dalla quale è nato il Freudismo psicanalitico (Novecento), che ha cambiato quasi interamente la faccia della terra a partire dal Sessantotto;
- il “Sentimentalismo” ascetico/mistico dei Chassidim, dal quale si è originato il Carismatismo pentecostale dei Protestanti e il Modernismo pseudocattolico (condannato da San Pio X, nell’Enciclica Pascendi dell’8 settembre 1907 e da Pio XII, nell’Enciclica Humani generis del 12 agosto del 1950) che poi, purtroppo, con il Concilio Vaticano II (1962/1965), ha invaso e ammorbato anche l’ambiente ecclesiale cattolico divenuto nella sua maggior parte modernista (cfr. “Cammino Neocatecumenale”, “Comunione e Liberazione”, “Rinnovamento dello spirito”, “Focolarini” …);
- il fenomeno del “Marranesimo” ebraico moderno, soprattutto con Jacob Frank († 1791) e Sabbatai Zevi († 1676), che ha influenzato sia il mondo islamico (con i “Donmeh” turchi), sia quello cristiano (con la Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II, 28 ottobre 1965);
- il rapporto, più o meno intenso, che lega Putin (di meno) e Trump (di più) al mondo dei Chassidim o Lubavich;
- l’influsso esercitato dai filosofi massoni e Chassidim: Popper († 1994), Buber († 1965) e Lévinas († 1995) sul mondo contemporaneo e sull’Unione Europea attuale, che fu concepita circa un secolo fa da Kalergi († 1972), anch’egli influenzato dal Chassidismo.
La storia e la dottrina del Chassidismo, illustrate nel libro, ci aiutano a capire l’avventura contemporanea (il Covid19, la lotta fra Trump e Biden, la linea ultra/modernista bergogliana, la politica cinese); infatti, ogni cosa ha la sua ragion d’essere, la sua spiegazione; poiché, senza causa (padre) non vi è nessun effetto (figlio); ogni effetto (figlio) ha una causa (padre) e un motivo o ragion d’essere (generazione).
Alex Newmann
thenewamerican.com
In questa intervista esclusiva con Alex Newman, Senior Editor della rivista The New American, il microbiologo tedesco-thailandese-americano di fama mondiale, Dr. Sucharit Bhakdi, avverte che l’isteria COVID è basata su bugie e che i “vaccini” COVID sono destinati a causare una catastrofe globale e una decimazione della popolazione mondiale. All’inizio, spiega come il test PCR sia stato travisato in modo ascientifico per incutere paura alla popolazione. Poi, spiega quali effetti avranno i vaccini mRNA sull’organismo umano con termini e analogie alla portata di tutti. Tra le altre cose, si aspetta un massiccio aumento di trombosi letali e di risposte esagerate da parte del sistema immunitario. Infine, Bhakdi, che aveva messo in guardia sull’imminente “sventura” durante un’intervista su Fox News diventata immediatamente virale, chiede di perseguire penalmente i responsabili e di fermare immediatamente questo esperimento globale.
Alex Newmann
FONTE: https://rumble.com/vg6oen-i-vaccini-covid-potrebbero-decimare-la-popolazione-mondiale-avverte-il-dr.-.html
DIRITTI UMANI
Edie Eipel
thefederalist.com
Anche se non è apparsa in prima pagina sui media nazionali, la scoperta del coinvolgimento del governo degli Stati Uniti nel traffico di feti abortiti è oggi ancora più interessante, dopo l’annuncio di venerdì scorso della Casa Bianca. Su indicazione del presidente Biden, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani ha ribaltato la politica dell’Amministrazione Trump che proteggeva i non-nati americani dal prelievo di organi e dall’ulteriore profanazione dei loro corpi in nome di una ricerca mascherata da “scienza.”
Questa discutibile decisione dà ora la possibilità ai nostri “migliori e più brillanti” ricercatori e alle agenzie governative, quelle incaricate di guidare il paese verso le scoperte mediche e il progresso scientifico, di usare cute, cervello e bulbi oculari fetali per una ricerca che riguarda tutti noi e che è finanziata con i nostri soldi. Proprio per questo motivo, dobbiamo arrivare fino in fondo a conoscere come le agenzie federali trafficano in organi e parti corporee di feti abortiti.
Questi 10 scioccanti esempi provengono da indagini recenti e dalle ultime email rese pubbliche da una richiesta fondata sul Freedom of Information Act (FOIA) da parte di Judicial Watch.
1. L’FDA ha pagato 2,000 dollari a feto
La Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha pagato circa 2.000 dollari per ogni singolo feto, a volte fino a 12.000 dollari per ogni contenitore di organi raccolti.
I registri delle e-mail confermano che la FDA aveva accettato di anticipare ad Advanced Bioscience Resources (ABR), probabilmente la più grande azienda del Paese che commercia in tessuto fetale, circa 2.000 dollari per ogni feto abortito, arrivando a pagare fino a 12.000 dollari, in media, per ogni contenitore di organi, insieme alle spese di imballaggio e spedizione.
2. La FDA ha comprato organi di feti smembrati
La FDA ha comprato organi come fegati, cervelli e bulbi oculari di feti smembrati per centinaia di dollari l’uno, grazie alla collusione di ABR con le Planned Parenthoods locali.
I piani tariffari di ABR e i prezziari ottenuti durante un’inchiesta della Commissione Giudiziaria del Senato degli Stati Uniti ci permettono di valutare quanto valgono le varie parti del corpo di un feto, come se si trasttasse di un animale macellato da vendersi a taglio.
3. ABR ha venduto la cute di un feto di 21 settimane con sindrome di Down
Gli acquisti della FDA venivano calcolati secondo l’attuale “Fees for Services Schedule” di ABR, che manteneva gli stessi prezzi per tutti i clienti. Un registro degli acquisti riporta la vendita di un feto di 21 settimane con sindrome di Down. Gli arti, gli organi e la cute di questo feto erano stati venduti per centinaia di dollari a campione. In totale, ABR aveva guadagnato 2.600 dollari dalla vendita di questo feto.
Indipendentemente dal fatto che l’FDA abbia acquistato o meno uno di questi tessuti, il solo aver stipulato un contratto con un’azienda che fa soldi vendendo parti corporee di feti con sindrome di Down è più che disumano.
Vale la pena studiare attentamente questa tabella per vedere il livello di disumanizzazione inflitto a questo feto. Ad ogni feto (“esemplare“) viene dato un numero (“No. xxx602”) e le singole parti del corpo vengono vendute a diversi clienti. Un feto di 21 settimane, che avrebbe potuto sopravvivere fuori dal grembo materno, diventa solo una serie di cifre.
4. La FDA voleva feti ‘freschi’
La FDA pretendeva che il tessuto fosse in condizioni perfette. Le condizioni iniziali specificavano che il tessuto doveva essere “fresco, mai congelato” e raccolto da feti di 16-24 settimane “senza anomalie cromosomiche note.”
5. La FDA aveva richiesto organi da feti a termine
La coscienza di molti Americani storicamente favorevoli all’aborto è sempre stata confortata dall’assicurazione che la maggior parte degli aborti avviene quando l’embrione o il feto non è “vitale,” non in grado vivere al di fuori del grembo materno, e che non vengono praticate barbare procedure di smembramento. Ma le e-mail dimostrano che la FDA aveva comprato numerose parti corporee di feti fino a 24 settimane, una data in cui molti prematuri sopravvivono al parto e sono in grado di vivere una vita normale.
6. La FDA aveva comprato crani di feti al secondo trimestre di gestazione
Le ricevute confermano che la FDA aveva comprato “calotte craniche intatte” di feti di 8-24 settimane di gestazione da usarsi in esperimenti. Quale sia stato l’esatto utilizzo di queste calotte craniche non è chiaro.
7. Le cliniche abortiste più frequentate producevano “campioni orribili“
La FDAaveva espresso la richiesta per maggiori quantitativi di tessuto “fresco,” ma ABR aveva risposto che le cliniche della California che lavoravano di più producevano campioni “orribili,” troppo maciullati per poter essere usati. Il notevole numero di aborti praticato in queste cliniche avrebbe reso difficile per gli operatori garantire la perfetta conservazione dei campioni.
8. La FDA aveva richiesto organi fetali per la creazione di topi umanizzati
La FDA era arrivata al punto di richiedere organi fetali da utilizzarsi in operazioni “molto importanti e … impegnative” per la creazione di topi umanizzati. ABR aveva risposto che avrebbero fatto del loro meglio, ma che non potevano fare promesse a causa della “natura delle procedure di terminazione,” che smembravano il corpo del feto fino a renderlo irriconoscibile
9. L’ FDA e gli impiegati di ABR definivano “stupefacenti” i feti abortititi
E-mail su e-mail rivelano la disumanità a cui erano assuefatti i ricercatori della FDA e gli impiegati di ABR, quando, come se nulla fosse, si riferivano agli organi di feti morti definendoli “sorprendenti” e “bellissimi,” come fossero gioielli da ammirare.
10. I contribuenti hanno pagato la partecipazione dell’FDA ad un “Workshop sui topi umanizzati” in Europa
Come se la “ricerca” non fosse abbastanza, leggendo queste e-mail si è scoperto che alcuni funzionari della FDA avevano partecipato, insieme a dipendenti di ABR, ad un “Workshop sui topi umanizzati” organizzato a Zurigo nel gennaio 2016.
Se siete riusciti a leggere fino alla fine di questo elenco, avrete capito il motivo del perchè il governo federale aveva tenuto segreti questi documenti per così tanto tempo. Ma forse vi starete chiedendo come mai questa storia non è in prima pagina a livello nazionale e perché i giornalisti, molti dei quali sostengono di voler scoprire gli abusi umanitari, scelgono ancora di ignorarla.
Ci può essere il silenzio dei media mainstream e la minimizzazione da parte degli esperti medici, che ci dicono che qui non c’è niente da vedere, ma il popolo americano non è così stupido. Non possiamo più passare sotto silenzio l’assoluta depravazione della partnership del nostro governo federale con le multinazionali dell’aborto e il loro nascondersi sotto la maschera della scienza. La verità è dalla parte di chi si batte.
Edie Heipel
Fonte: thefederalist.com
Link: https://thefederalist.com/2021/04/26/top-10-sickening-details-about-how-federal-employees-trafficked-baby-body-parts/
26.04.2021
Tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
FONTE: https://comedonchisciotte.org/lfda-e-implicata-nel-traffico-di-feti-abortiti/
Il documento della Food and Drug Administration che attesta il traffico di feti
Il documento integrale qui :
https://www.judiciary.senate.gov/imo/media/doc/2016-12-13%20MAJORITY%20REPORT%20-%20Human%20Fetal%20Tissue%20Research%20-%20Context%20and%20Controversy.pdf
ECONOMIA
Un nuovo shock porterà alla disperazione milioni di persone: vi svelo l’articolo che lo dimostra
E qual è l’impatto dell’aumento dei prezzi, lo shock sui prezzi dei generi alimentari? Su che cosa andrà impattare? La risposta di questo articolo, che ovviamente sono temi di addetti ai lavori, non vanno sulle pagine dei giornali (sui giornali voi leggete solo i Recovery Fund, santo Draghi, viva l’Europa e via discorrendo. Qui invece trovate che i prezzi delle materie prime impatteranno sui generi alimentari di tutti i giorni.
Si parla proprio del pane, della pizza, della carne. E c’è un concetto fondamentale che è il moltiplicatore della miseria. Queste espressione è agghiacciante perché nell’articolo si dice che l’aumento dei prezzi delle materie prime condurrà alla disperazione, alla fame milioni di persone.
Al riguardo vi faccio notare che sul mio romanzo, Futura, io avevo scritto di queste cose. Ve ne leggo un passo: ‘Se qualcuno ha impedito il diffondersi di tecnologie che potessero rendere alimentarmente autonome vaste zone agricole del globo, ebbene la conseguenza sarebbe che ha condizionato un modello di sviluppo non agricolo ma industriale’. E più avanti: ‘Pensiamo soltanto al continente africano, ai poveri, ha idea di quante persone sono morte di fame negli ultimi decenni? Sarebbe probabilmente stato impossibile impedirlo, ma non avremmo avuto le più recenti metropoli. I principali Governi del globo hanno sviluppato modelli secondo i quali milioni di persone hanno spopolato le campagne per popolare le città’.
FONTE: https://www.radioradio.it/2021/04/shock-portera-disperazione-milioni-persone-articolo-dimostra-malvezzi/
Il Recovery Fund è un diversivo
“Questa è una mossa Kansas City: loro guardano a destra, e tu vai a sinistra”. Così il Bruce Willis del film Slevin battezza il diversivo con cui un sicario distrae la sua vittima prima di ucciderla. Il Recovery Plan è una mossa Kansas City: da ormai quasi un anno – quando si iniziò a vociferare di Eurobond e altre chimere – non si fa altro che parlare di questo presunto fiume di denaro con cui le istituzioni europee stanno salvando ognuno di noi dal virus. Un fiume di denaro che a ben vedere non supera 50 miliardi di euro, anche utilizzando le stime più ottimistiche sui risparmi relativi ai prestiti, che l’Unione Europea erogherà comunque nell’arco di sei anni (2021-2026) e solo subordinatamente alla più ferrea applicazione della disciplina di bilancio.
Risorse aggiuntive dall’Unione Europea | Base annua | Totale 2021-2026 | |
(a) | Risparmi sui prestiti Next Generation EU (2021-2026) | 4 | 24 |
(b) | Sussidi netti NGEU (2021-2026) | 7,2 | 43,2 |
(c) | Contributi netti Multiannual Financial Framework (2021-2027) | 2,9 | 17,4 |
Totale risorse aggiuntive (a)+(b)-(c) | 8,3 | 49,6 |
Tutti siamo chiamati a discutere del salvifico Recovery Plan, o Next Generation EU, o PNRR, in un moltiplicarsi di nomi, acronimi e denari che assomiglia ad un gioco di specchi. Tutto il dibattito economico attuale ruota intorno a questo labirinto di specchi: il Recovery premia i giovani? Quante risorse andranno al Sud? E le donne? Quante risorse andranno al sistema sanitario? Sarà la forza trainante delle due fatidiche transizioni, quella digitale e quella ecologica? E il ponte sullo stretto?
L’ingrediente fondamentale di questa intossicazione del dibattito economico è l’assoluta vaghezza che circonda la dimensione quantitativa del Recovery Fund. Stiamo infatti parlando di soldi e i soldi – innanzitutto – si dovrebbero contare. Quando si parla di miliardi, anzi di decine di miliardi di euro, diventa difficile dare concretezza alle grandezze economiche: 50 miliardi sono tanti o no? Sembrerebbero tanti, ma se guardiamo appena sotto il nostro naso ci rendiamo conto che così non è.
Già, perché mentre tutti si arrovellano sui progetti da inserire o meno nel Recovery Plan, sulla sua vocazione più o meno green, più o meno digital, il Governo si appresta a varare con il Decreto Sostegni bis il secondo scostamento di bilancio del 2021, che dovrebbe attestarsi intorno ai 40 miliardi di euro. Scostamento significa che il Governo si appresta a spendere circa 40 miliardi di euro in più rispetto a quelli previsti nella Legge di Bilancio: si discosta, appunto, dal percorso di finanza pubblica programmato. Dunque, considerando insieme i due scostamenti sottesi ai primi due Decreti Sostegni, nei primi 4 mesi del 2021 l’Italia si appresta a spendere circa 72 miliardi di euro in più rispetto a quanto preventivato a fine 2020 – quindi già nel pieno della tempesta – per far fronte all’emergenza pandemica e alle conseguenze del lockdown sulle attività economiche. Questi scostamenti di bilancio vanno peraltro a sommarsi a quelli già stabiliti nel 2020 dal governo Conte bis – che ammontano a 108 miliardi di euro – e ai 24 miliardi della Legge di Bilancio 2021.
Non ci vuole una laurea per capire che stiamo spendendo, in 4 mesi, più di quello che il Recovery Plan ci darà in 6 anni, e che nel 2020 abbiamo già speso il doppio di quanto ci arriverà dall’UE nel medesimo periodo. E non ci vuole un dottorato per appurare che 72 miliardi di euro in 4 mesi sono comunque troppo pochi per riassorbire i danni della pandemia sul tessuto economico e sociale: dai dati sulla disoccupazione e sulla cassa integrazione alle proteste dei piccoli commercianti, appare del tutto evidente l’insufficienza delle contromisure messe in campo fino ad oggi dai due Governi che si sono trovati a gestire l’emergenza pandemica. Ma se 72 miliardi in 4 mesi sono pochi, perché questa ossessione del Recovery Plan? Perché tutta questa attenzione alle briciole che le istituzioni europee si apprestano (perché ancora non si è visto un euro!) ad erogare in un arco di tempo lungo sei anni?
“Non si può fare una mossa Kansas City senza un morto”, chiosa Bruce Willis nella scena citata. La distrazione, il rumore, i fuochi d’artificio degli Eurobond, gli specchi che moltiplicano le risorse che l’Europa starebbe per regalarci (ma ancora non ci regala), tutto questo circo sembra assolvere un compito preciso: la funzione del diversivo. Sotto due punti di vista, il diversivo appare fondamentale.
In primo luogo, ci impedisce di concentrare l’attenzione sul tema centrale del Recovery Plan, ovvero la sua condizionalità. Stiamo accettando poche briciole dalle istituzioni europee, risorse che non basterebbero per pagare i ristori alle botteghe chiuse lo scorso mese – come ci dimostra la vicenda dei Decreti Sostegni –, in cambio di un impegno di lungo periodo ad abbassare il debito pubblico, un vincolo che ci impedirà, già domani, di sostenere la ripresa post-pandemica e porterà a compimento l’operazione di smantellamento dello stato sociale avviata più di trent’anni fa.
Crediamo di ricevere un regalo, ma ci stiamo scavando la fossa con le nostre mani. Il secondo compito di questa mossa Kansas City è quello di focalizzare l’attenzione sul piatto piccolo, le briciole del Recovery, mentre Confindustria e i grandi interessi padronali, dai palazzinari alle banche, dalle multinazionali ai padroncini si spartiscono le ben più consistenti risorse che da oltre un anno – da ultimo con il Decreti Sostegni bis – il Governo è costretto a mettere in campo per porre un argine alla caduta dell’attività economica.
La parte della vittima, che guarda a destra mentre il sicario colpisce da sinistra, sembra ritagliata apposta per i lavoratori, i precari, i giovani, i disoccupati e tutti quelli che pagano la crisi ogni giorno, mentre il Governo indica l’imminente ripresa economica trainata dal Recovery Plan. Se attenderanno il fiume di denaro promesso dall’Europa per rialzare la testa, il loro destino sarà segnato, perché quei soldi – se pure dovessero arrivare – saranno pochi e arriveranno tardi. Questa, dunque, è la funzione del Recovery Plan: impedire che si pretenda subito, oggi, quello che l’Europa sa solo promettere domani; impedire che si combatta subito, oggi, per lavoro e dignità.
FONTE: https://coniarerivolta.org/2021/04/21/il-recovery-fund-e-un-diversivo/
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
GIUSTIZIA E NORME
La Corte costituzionale interviene sui diritti del minore nato attraverso una pratica di maternità surrogata.
Brevi note a Corte cost. 9 marzo 2021 n. 33
ARNALDO MORACE PINELLI – VENERDÌ, 30 APRILE 2021
La Corte costituzionale interviene sui diritti del minore nato attraverso una pratica di maternità surrogata. Brevi note a Corte cost. 9 marzo 2021 n. 33
di Arnaldo Morace Pinelli
Sommario: 1. Il problema del riconoscimento della filiazione delle coppie omoaffettive. L’orientamento giurisprudenziale di massima apertura, che valorizza la tutela di un asserito diritto alla genitorialità della coppia omoaffettiva – 2. L’intervento delle Sezioni unite in tema di maternità surrogata e il revirement della prima sezione civile della Corte di cassazione – 3. Il ripensamento del problema operato dalla Corte costituzionale – 4. Necessità dell’intervento del legislatore.
1. Il problema del riconoscimento della filiazione delle coppie omoaffettive. L’orientamento giurisprudenziale di massima apertura, che valorizza la tutela di un asserito diritto alla genitorialità della coppia omoaffettiva
La recente sentenza della corte costituzionale, in tema di maternità surrogata,[1] impone una riflessione ad ampio raggio su tale spinosa questione, che interseca l’altrettanto problematico nodo della filiazione delle coppie dello stesso sesso, notoriamente esclusa dalla legge sulle unioni civili e di cui si è fatta carico la giurisprudenza, come lo stesso legislatore del resto auspicava.[2]
Subito dopo l’approvazione di tale legge ha, infatti, preso corpo un orientamento giurisprudenziale, che ha fatto del riconoscimento della filiazione delle coppie dello stesso sesso una bandiera, pretendendo di conseguire un risultato di massima apertura attraverso un percorso ermeneutico segnato, essenzialmente, da tre tappe.
Il primo tassello è rappresentato dall’ammissione della c.d. stepchild adoption all’interno delle coppie omoaffettive. La Corte di cassazione[3] – all’esito di un inconsueto scontro con la Procura Generale, la quale aveva inutilmente richiesto che la questione fosse portata all’esame delle Sezioni unite e denunciato lo sconfinamento di campo che il potere giudiziario avrebbe compiuto estendendo alle coppie di fatto l’applicazione dell’art. 44, lett. “d”, l. adoz., stante il carattere derogatorio e di stretta interpretazione della norma – ha ritenuto praticabile la c.d. stepchild adoption all’interno delle coppie omoaffettive, giudicando superabili gli argomenti ostativi posti in luce dalla dottrina e dalla prevalente giurisprudenza[4] e trasformando, con una non comune forzatura ermeneutica, l’istituto dell’adozione particolare da criterio residuale a strumento generale, mediante il quale riconoscere alle coppie dello stesso sesso un rapporto di filiazione giuridica.
Il secondo momento di questo percorso logico-giuridico è incentrato sull’annoveramento, tra i diritti fondamentali della persona, di un asserito diritto alla genitorialità spettante anche ai membri della coppia omoaffettiva. Una pronuncia della Corte di Cassazione,[5] in particolare, cavalcando le apparenti aperture rinvenibili nella sentenza della Corte costituzionale che ha aperto alla fecondazione eterologa,[6] ha ritenuto di poter configurare un vero e proprio diritto soggettivo ad avere figli, fondato «sulla fondamentale e generale libertà delle persone di autodeterminarsi e di formare una famiglia», riconoscibile anche agli appartenenti alle coppie dello stesso sesso, onde evitare illegittime discriminazioni. Individua, poi, accanto ad esso, un diritto fondamentale del minore alla conservazione dello status filiationis, comunque acquisito (all’estero), pretendendo di identificare nella sua tutela, automaticamente, la realizzazione del superiore interesse del minore. In tale prospettiva, «la violazione delle prescrizioni e dei divieti posti dalla legge n. 40 del 2004 – imputabile agli adulti che hanno fatto ricorso ad una pratica fecondativa illegale in Italia – non possono ricadere su chi è nato» ed il riconoscimento e la trascrizione nei registri dello stato civile in Italia di un atto che riconosce lo status filiationis, validamente formato all’estero, «non contrastano con l’ordine pubblico per il solo fatto che il legislatore nazionale non preveda o vieti il verificarsi» di una pratica di p.m.a. sul proprio territorio.
L’ultimo anello ermeneutico lo ha posto la giurisprudenza di merito. Notoriamente, sul problema della filiazione per le coppie dello stesso sesso aleggia la spinosa questione della legittimità della surrogazione di maternità. In particolare, nella coppia omosessuale maschile il figlio non può nascere a seguito di una fecondazione eterologa, «ma, di necessità, a seguito di un contratto con il quale una donna si presti ad essere fecondata artificialmente, per poi consegnare alla coppia committente il nato, contratto che, nella modalità della maternità surrogata, non solo è vietato, ma anche penalmente sanzionato (art. 12 n. 6, l. 40/2004)».[7]
Seguendo l’iter logico indicato dalla Corte di cassazione, con il pretesto della realizzazione del preminente interesse del minore, identificato nella conservazione dello status filiationis, taluni giudici di merito hanno sdoganato anche la pratica della surrogazione di maternità, conseguendo il risultato di fornire piena attuazione all’asserito diritto ad avere figli, riconosciuto anche alla coppia omoaffettiva. E’ stato pertanto affermato,[8] allo scopo di tutelare il diritto del minore a conservare lo status di figlio di due padri che avevano fatto ricorso alla surrogazione di maternità all’estero, che «la disciplina positiva della procreazione medicalmente assistita» non deve essere considerata «espressione di principi costituzionalmente obbligati» e, dunque, d’ordine pubblico internazionale, cosicché il fatto che il legislatore nazionale vieti il verificarsi di una simile pratica fecondativa nel territorio italiano non osta al riconoscimento nello Stato del provvedimento straniero che dichiari la duplice paternità.
2. L’intervento delle Sezioni unite in tema di maternità surrogata e il revirement della prima sezione civile della Corte di cassazione
Di quest’ultima questione, come è noto, sono state molto opportunamente[9] investite le Sezioni unite della Corte di cassazione, le quali[10] hanno negato la possibilità di riconoscere nel nostro ordinamento un provvedimento straniero che riconosca il rapporto di genitorialità tra un bambino nato a seguito di maternità surrogata e il c.d. genitore d’intenzione. Secondo l’importante pronuncia, deve ribadirsi che il divieto di surrogazione di maternità, previsto dall’art. 12, comma sesto, l. n. 40/2004, integra un principio di ordine pubblico, posto a tutela di valori fondamentali, quali il rispetto della dignità umana della gestante e l’istituto dell’adozione, con il quale la surrogazione di maternità si pone oggettivamente in conflitto. Di fronte a questa pratica, penalmente sanzionata, torna ad operare il favor veritatis. Tuttavia, l’interesse del minore non è cancellato e, nei limiti consentiti da tale verità, è tutelato attraverso la possibilità della stepchild adoption da parte del genitore d’intenzione, con cui si salvaguarda «la continuità della relazione affettiva ed educativa» eventualmente instauratasi tra il minore e tale soggetto.
Questo lodevole sforzo di operare un equo bilanciamento tra l’interesse pubblico all’effettività del divieto della surrogazione di maternità e quello del minore alla conservazione delle sue relazioni affettive fondamentali è obiettivamente inappagante.[11]
Da un punto di vista sostanziale, la possibilità della stepchild adoption, per sanare giuridicamente le conseguenze di una maternità surrogata attuata all’estero, di fatto elude il divieto posto dall’art. 12 l. n. 40/2004 e non disincentiva il ricorso a tale pratica procreativa. Specie se l’adozione particolare venisse disposta automaticamente, per il solo fatto della convivenza con il figlio del partner, quando il nato sia in tenera età e, dunque, in un momento della sua vita in cui non è seriamente configurabile quella relazione affettiva fondamentale, che si intende tutelare. D’altro canto, la soluzione salomonica delle Sezioni Unite, oltre a non scongiurare il ricorso all’estero alla maternità surrogata, crea in Italia una filiazione di “serie b”. L’adozione particolare, infatti, non istituisce un rapporto di parentela tra l’adottato e la famiglia dell’adottante e neppure tra l’adottante e la famiglia dell’adottato (art. 300 c.c. e 55 l. adoz.) e ciò è obiettivamente pregiudizievole per il minore in caso di maternità surrogata, non esistendo alcuna famiglia d’origine che giustifichi la superiore limitazione, nell’interesse del minore adottato. Inoltre, nelle more della pronuncia di adozione, il minore rimane sprovvisto di tutela giuridica. Soprattutto, l’adozione in casi particolari resta rimessa alla volontà del genitore c.d. d’intenzione ed è condizionata all’assenso da parte del genitore biologico, che potrebbe non prestarlo in caso di crisi della coppia.
Muovendo da tali contraddizioni, la prima sezione civile della Corte di Cassazione, a meno di un anno dalla pronuncia delle Sezioni Unite, ha ritenuto di dover sollevare questioni di legittimità costituzionale dell’art. 12, comma 6, l. n. 40/2004, dell’art. 64, comma 1, lett. “g” l. n. 218/95 e dell’art. 18 d.p.r. n. 396/2000 «nella parte in cui non consentono, secondo l’interpretazione attuale del diritto vivente (fornita dalle Sezioni unite), che possa essere riconosciuto e dichiarato esecutivo, per contrasto con l’ordine pubblico, il provvedimento giudiziario straniero relativo all’inserimento nell’atto di stato civile di un minore procreato con le modalità della gestione per altri (altrimenti detta “maternità surrogata”) del c.d. genitore d’intenzione non biologico».[12]
Autorevole dottrina non ha mancato di criticare il revirement,[13] che mette in discussione il “fresco” risultato ermeneutico raggiunto dalle Sezioni Unite, attraverso il ricorso alla Corte costituzionale.
3. Il ripensamento del problema operato dalla Corte costituzionale
La Corte costituzionale,[14] con una pronuncia che si coordina con un’altra, pubblicata nello stesso giorno[15] e di cui condivide l’iter logico-giuridico, ha dichiarato inammissibili le questioni sollevate dalla prima sezione della Corte di cassazione, mettendo, peraltro, ordine nella complessa materia ed aprendo scenari nuovi.
Le due sentenza hanno, innanzitutto, il merito di mostrare l’evanescenza (rectius: l’erroneità) degli argomenti giuridici da cui ha preso le mosse l’orientamento giurisprudenziale che si è proposto di riconoscere il rapporto di filiazione all’interno delle coppie omoaffettive, ossia l’asserita sussistenza di un diritto alla genitorialità spettante ai membri della coppia e la ritenuta legittimità del ricorso all’adozione particolare per costituire il rapporto di filiazione tra il minore ed il partner del genitore biologico.
Da un canto, infatti, viene ribadito a chiare lettere che l’asserito diritto alla genitorialità, spettante ai membri delle coppie omoaffettive, non esiste.[16] In effetti, la l. n. 40/2004 configura le tecniche di P.M.A. come rimedio alla sterilità o infertilità umana, «escludendo chiaramente con ciò, che la PMA possa rappresentare una modalità di realizzazione del “desiderio di genitorialità” alternativa ed equivalente al concepimento naturale, lasciata alla libera autodeterminazione degli interessati»; d’altro canto, tale legge «prevede una serie di limitazioni di ordine soggettivo all’accesso alla PMA, alla cui radice si colloca il trasparente intento di garantire che il suddetto nucleo riproduca il modello della famiglia caratterizzata dalla presenza di una madre e di un padre» (art. 5, secondo il cui disposto possono accedere alla PMA esclusivamente le coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi).[17] Meno che mai, in termini generali, è configurabile un diritto soggettivo ad adottare, sussistendo soltanto un interesse giuridicamente rilevante ad adottare, che «può essere soddisfatto solo se e in quanto sia adeguatamente realizzato il diritto del minore ad essere adottato».[18]
Al contempo, si riconosce l’erroneità dell’operazione ermeneutica in virtù della quale è stato consentito alle coppie omoaffettive il ricorso all’istituto dell’adozione particolare. La Corte costituzionale ammette, infatti, che la situazione del nato da p.m.a. è «assai distante da quelle che il legislatore ha inteso regolare per mezzo dell’art. 44, comma 1, lett. ”d”, della l. n. 184 del 1983».[19] Il che significa che siffatta peculiare situazione non poteva rientrare, attraverso il ricorso all’interpretazione estensiva, nell’ambito di operatività di quest’ultima norma, specie considerando che si tratta di una norma residuale e di chiusura e – in quanto tale – di stretta interpretazione. Di qui l’intrinseca impossibilità della stessa ad assurgere a regola generale e primaria del sistema, che consente al convivente, eterosessuale o omosessuale che sia, di diventare genitore, adottando il figlio del proprio partner.
Compiendo un’operazione culturale d’indubbio valore, la Corte costituzionale indica una strada diversa, che muove, anziché dai diritti della coppia omoaffettiva, soltanto dal minore e dai suoi diritti fondamentali. In altri termini, la Corte chiarisce definitivamente che il problema non è quello di riconoscere un inesistente diritto ad avere figli della coppia dello stesso sesso, bensì quello di tutelare i diritti fondamentali del nato da P.M.A., anche se questa è avvenuta all’estero ed in spregio ai divieti della l. n. 40/2004. Il nato, infatti, non ha colpa della violazione del divieto ed è «bisognoso di tutela come ogni altro e più di ogni altro» ed è criticabile il fatto che il legislatore si sia limitato, in questa materia, a vietare e sanzionare, mentre «avrebbe dovuto… regolare la sorte del nato malgrado il divieto».[20]
Questo percorso ermeneutico si sviluppa in piena armonia con i principi sanciti dalla c.d. Riforma Bianca sulla filiazione, che ha saldamente riposizionato l’ordinamento dalla parte del minore. E’ noto infatti che, in un mutato contesto, il nuovo art. 315 bis c.c. enuncia lo statuto dei diritti fondamentali del figlio come persona, mentre in passato «la posizione giuridica del figlio veniva identificata solo relativamente ai doveri dei genitori e agli obblighi delle prestazioni alimentari».[21] Il figlio viene posto al centro del sistema, ultimando la Riforma Bianca sulla filiazione il passaggio da una concezione del minore, quale soggetto debole da tutelare, a quella di individuo, titolare di diritti soggettivi, che l’ordinamento salvaguarda ed è chiamato a promuovere. Ed i suoi diritti, scolpiti nell’art. 315 bis c.c. (il diritto ad essere mantenuto, educato, istruito ed assistito moralmente dai genitori, il diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti, il diritto all’ascolto) rientrano nel novero di quelli fondamentali della persona e sono garantiti dall’art. 2 Cost.
Questa visione minore-centrica si ripercuote anche nel rapporto con i genitori, focalizzato sulla persona del figlio e sulla prevalenza dei suoi diritti. Costituisce portato fondamentale della Riforma del 2012 la sostituzione della nozione di potestà, evocativa di un potere sul minore, con quella di responsabilità genitoriale, che evidenzia invece l’impegno che l’ordinamento richiede ai genitori, non identificabile «come una “potestà” sul figlio minore, ma come un’assunzione di responsabilità da parte dei genitori nei confronti del figlio».[22] Questa sostituzione lessicale assume una valenza culturale profonda, segnando il radicale mutamento di prospettiva operato dalla Riforma: nel rapporto genitori-figlio l’ordinamento si colloca dalla parte del minore, in virtù del superiore interesse di cui questi è portatore.
In questa nuova prospettiva, espressamente evocata dalla Corte costituzionale,[23] nelle decisioni concernenti il minore deve essere sempre ricercata «la soluzione ottimale “in concreto” per l’interesse del minore, quella cioè che più garantisca…la miglior “cura della persona”»,[24] e non vi è dubbio – afferma la Corte costituzionale – «che l’interesse di un bambino accudito sin dalla nascita…da una coppia che ha condiviso la decisione di farlo venire al mondo è quello di ottenere un riconoscimento anche giuridico dei legami che, nella realtà fattuale, già lo uniscono a entrambi i componenti della coppia».
Tuttavia, la Corte costituzionale ribadisce la condanna della maternità surrogata, pratica che «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane», con il rischio di «sfruttamento della vulnerabilità di donne che versino in situazioni sociali ed economiche disagiate», con la conseguenza che l’interesse del minore deve essere bilanciato, «alla luce del criterio di proporzionalità, con lo scopo legittimo perseguito dall’ordinamento di disincentivare il ricorso alla surrogazione di maternità, penalmente sanzionato dal legislatore», ferma restando «la rammentata necessità di riconoscimento del “legame di filiazione” con entrambi i componenti della coppia che di fatto se ne prende cura».
Secondo la Corte, dunque, è legittima la soluzione, offerta dalle Sezioni unite della Corte di cassazione, in ordine alla non trascrivibilità del provvedimento giudiziario straniero, e, a fortiori, dell’originario atto di nascita, che indichino quale genitore del bambino il c.d. padre d’intenzione. L’interesse del minore al riconoscimento giuridico del suo rapporto con entrambi i componenti della coppia, che lo abbiano accudito esercitando di fatto la responsabilità genitoriale, impone, peraltro, che esso sia tutelato «attraverso un procedimento di adozione effettivo e celere, che riconosca la pienezza del legame di filiazione tra adottante e adottato,…sia pure ex post e in esito a una verifica in concreto da parte del giudice», non potendosi «strumentalizzare la persona del minore in nome della pur legittima finalità di disincentivare il ricorso alla pratica della maternità surrogata».
4. Necessità dell’intervento del legislatore
Molto condivisibilmente, secondo la Corte costituzionale, nel contesto del difficile bilanciamento tra l’esigenza di disincentivare il ricorso alla pratica della maternità surrogata e la necessità di assicurare i diritti dei minori, la soluzione non può essere quella indicata dalle Sezioni unite dell’adozione particolare, per gli evidenziati limiti intrinseci dell’istituto, volto a disciplinare ipotesi peculiari (rectius: eccezionali), in cui si pone, tra l’altro, la necessità di conservare il legame giuridico tra il minore e la sua famiglia d’origine, situazione del tutto estranea ai nati da P.M.A.
Il compito di adeguare il diritto vigente alle esigenze di tutela degli interessi dei bambini nati da maternità surrogata non può che spettare, almeno «in prima battuta», al legislatore, «al quale deve essere riconosciuto un significativo margine di manovra nell’individuare una soluzione che si faccia carico di tutti i diritti e i principi in gioco». La Corte costituzionale, pertanto, «allo stato», si arresta, pur riservandosi chiaramente di intervenire in futuro, in caso di latitanza del legislatore, stante l’”indifferibilità” di una soluzione in grado di porre rimedio «all’attuale situazione di insufficiente tutela degli interessi del minore».
In effetti, in questa delicata materia, soltanto il legislatore può individuare una disciplina esaustiva, individuando soluzioni di carattere generale e astratte, in grado di contemperare tutti gli interessi in gioco.
A nostro avviso, il legislatore dovrà, innanzitutto, favorire la costituzione di rapporti di filiazione giuridica tra persone esistenti, anziché il ricorso alle tecniche di p.m.a., con una profonda revisione della legge sulle adozioni. Essendo incontestabile l’idoneità genitoriale delle coppie omoaffettive ed in virtù dei sempre maggiori riconoscimenti delle convivenze, in un’epoca in cui il matrimonio non costituisce garanzia di stabilità affettiva, ci pare che il legislatore debba prendere seriamente in considerazione la possibilità di ammettere i conviventi, anche dello stesso sesso (ed, a ben vedere, anche la persona singola) all’adozione piena. Se – come ci sembra innegabile – l’adozione ha una chiara matrice solidaristica ed accedendo ad essa si adempie anche un «dovere di solidarietà verso i minori in stato di abbandono»,[25] è certamente auspicabile un’apertura dell’adozione nazionale e – in questo peculiare momento storico – di quella internazionale anche alle coppie conviventi, comprese quelle dello stesso sesso, ed alle persone singole, previa individuazione di ragionevoli requisiti e presupposti d’accesso ai due istituti.
Per quanto concerne, poi, la maternità surrogata, che riguarda soprattutto le coppie eterologhe, certamente non basta vietarla, dovendosi necessariamente disciplinare le conseguenze giuridiche che discendono dalla violazione del divieto, posizionandosi sempre dalla parte del minore, «nato incolpevole e bisognoso di tutela come ogni altro e più di ogni altro».[26] La possibilità dell’adozione particolare, ammessa dalle Sezioni unite, per quanto detto, costituisce un rimedio insufficiente. Il legislatore è chiamato ad introdurre una nuova tipologia di adozione, con un procedimento celere ed una disciplina che l’avvicini, negli effetti, all’adozione piena. Dovrà, peraltro, rimanere il vaglio del Giudice, che accerti, in concreto, la sussistenza del legame tra il minore e il genitore d’intenzione.
Nelle more dell’intervento del legislatore o della Corte costituzionale, va invece evitata, a nostro avviso, la chiamata alle armi dei giudici di merito, anche al fine di scongiurare soluzioni che, sulla base delle esigenze del caso concreto, risultino contrastanti e contraddittorie. La pronuncia della Corte costituzionale n. 33/2021 ha chiaramente ribadito la natura pubblicistica del divieto di maternità surrogata e non legittima – come peraltro è stato affermato[27] – alcun «ripensamento della nozione di ordine pubblico fatta propria dalle Sezioni unite, per il diverso bilanciamento tra i valori in gioco» suggerito dalla prima sezione civile.[28] Anzi, la Corte costituzionale ha espressamente riconosciuto la piena legittimità della soluzione offerta dalle Sezioni unite della Corte di cassazione, in ordine alla non trascrivibilità del provvedimento giudiziario straniero e, a fortiori, dell’originario atto di nascita, che indichino quale genitore del bambino il c.d. padre d’intenzione.
In materia di maternità surrogata, le Sezioni unite hanno compiuto il massimo sforzo ermeneutico possibile, entro il limite di compatibilità con la voluntas legis, espressa dalle norme vigenti e dai valori che esse esprimono, di cui deve essere operato il bilanciamento.
Come riteneva un illustre e compianto Maestro – il cui insegnamento, in materia di diritto di famiglia, è stato brillantemente esposto in un recente saggio[29] – «l’effettività della norma» è data «dalla sua accettazione da parte del corpo sociale come norma giuridica», che è il fatto dal quale scaturisce il diritto.[30] Il principio di effettività costituisce il metro dell’attività interpretativa, imponendo una lettura della norma «secondo il significato in cui essa è effettivamente operante».[31] Di qui il fondamentale ruolo della giurisprudenza, giacché «le applicazioni giurisprudenziali che si traducono in orientamenti consolidati conferiscono alla norma un significato che tende ad essere recepito nel tessuto sociale».[32] Ciò non significa, tuttavia, «né conferire né riconoscere un potere normativo ai giudici né dare ingresso alla “consuetudine giurisprudenziale” come fonte del diritto».[33]
In effetti, l’interpretazione della giurisprudenza non possiede un’autorità legislativa[34] e, soprattutto, secondo l’insegnamento degli stessi giudici di legittimità, non può correggere o sostituire la voluntas legis, dovendosi arrestare di fronte al limite di tolleranza ed elasticità segnato dal significante testuale della norma, nell’ambito del quale questa, di volta in volta, adegua il suo contenuto, piegandosi all’evoluzione che «l’interesse tutelato nel tempo assume nella coscienza sociale, anche nel bilanciamento con contigui valori di rango superiore, a livello costituzionale e sovranazionale».[35] A tale limite di tolleranza ed elasticità della norma soggiace anche l’interpretazione costituzionalmente orientata.[36]
A ben vedere, il diritto vivente costituisce un fenomeno oggettivo, legato alla peculiare struttura della norma giuridica e determinato dall’evoluzione dell’ordinamento. Come è stato efficacemente rilevato, la giurisprudenza «lo disvela, ma non per questo lo crea».[37]
E’ compito del legislatore, dunque, di fronte ad una realtà moralmente inadeguata, quale è certamente l’attuale con riguardo alla posizione giuridica del minore nato da un pratica di maternità surrogata, operarne il mutamento ed apprestare l’invocata tutela.[38]
[1] Corte cost., 9 marzo 2021, n. 33.
[2] Cfr., sul punto, il nostro Il problema della filiazione nell’unione civile, in C.M. BIANCA, Le unioni civili e le convivenze, Torino, 2017, 303 e ss.
[3] Cass., 22 giugno 2016, n. 12962, in Foro it., 2016, I, 2342.
[4] Per il loro compiuto esame, rinviamo al nostro Per una riforma dell’adozione, in Fam. e dir., 2016, 723 e ss.
[5] Cass., 30 settembre 2016, n. 19599, in Foro it., 2016, I, 3329.
[6] Corte Cost., 10 giugno 2014, n. 162, in Foro it., 2014, I, 2324.
[7] F. GAZZONI, La famiglia di fatto e le unioni civili. Appunti sulla recente legge, in www.personaedanno.it
[8] App. Trento 23 febbraio 2017, in Foro it., 2017, I, 1034.
[9] Cass., ord., 22 febbraio 2018, n. 4382, rel. Genovese, in Foro it., 2018, I, 782.
[10] Cass., S.U., 8 maggio 2019, n. 12193, in Foro it., 2019, I, 1951.
[11] Cfr., sul punto, il nostro La filiazione da p.m.a. e gli spinosi problemi della maternità surrogata e della procreazione “post mortem”, in Foro it., 2019, I, 3357 e ss.
[12] Cass., I Sez. civ., ord., 29 aprile 2020 n. 8325, in giudicedonna.it, 2/2020, con nota di M. BIANCA, Il revirement della Cassazione dopo la decisione delle Sezioni Unite. Conflitto o dialogo con la Corte di Strasburgo? Alcune notazioni sul diritto vivente delle azioni di stato.
[13] M. BIANCA, Il revirement, cit., 2
[14] Sent. n. 33/2021.
[15] Corte cost., 8 marzo 2021, n. 32.
[16] Corte cost., 9 marzo 2021, n. 33, precisa che «non è qui in discussione un preteso “diritto alla genitorialità” in capo a coloro che si prendono cura del bambino»; Corte cost., 9 marzo 2021 n. 32, esclude propriamente «l’esistenza di un diritto alla genitorialità delle coppie dello stesso sesso».
[17] Corte cost., 23 ottobre 2019, n. 221.
[18] In tal senso, cfr. C.M. BIANCA, Audizione, alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati del 23 maggio 2016, nel corso dell’indagine conoscitiva diretta a verificare lo stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di adozioni ed affido.
[19] Corte cost., 9 marzo 2021, n. 33.
Anche Corte cost., 9 marzo 2021 n. 32, si premura di porre in luce le «caratteristiche peculiari dell’adozione in casi particolari, che opera in ipotesi tipiche e circoscritte, producendo effetti limitati».
[20] G. OPPO, Procreazione assistita e sorte del nascituro, in G. OPPO, Scritti giuridici, VII, Vario diritto, Padova, 2005, 49 e ss.
[21] M. BIANCA, Tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico, in La riforma del diritto della filiazione (l. n. 219/12), in N.l.c.c., 2013, 509.
[22] Così la Relazione illustrativa del d.lgs. n. 154/2013.
[23] Cfr. soprattutto Corte cost., 9 marzo 2021, n. 32.
[24] Corte cost., 9 marzo 2021, n. 33; Corte cost., 10 febbraio 1981 n. 11.
[25] Così Cass., S.U., ord., 16 febbraio 1995, n. 78.
Cfr. da ultimo, sulle ragioni solidaristiche dell’istituto dell’adozione, Cass., S.U., 31 marzo 2021, n. 9006, in Questionegiustizia.it, con nota di L. GIACOMELLI, L’adozione piena da parte delle coppie dello stesso sesso avvenuta all’estero è compatibile con l’ordine pubblico internazionale: gli equilibrismi della Cassazione tra inerzia del legislatore, moniti costituzionali ed esigenze di tutela omogenea dei figli.
[26] G. OPPO, Procreazione assistita e sorte del nascituro, cit., 53.
[27] G. FERRANDO, Il diritto dei figli di due mamme o di due papà ad avere due genitori. Un primo commento alle sentenze della Corte costituzionale n. 32 e 33 del 2021, in www.giustiziainsieme.it.
[28] Argomento in tal senso non è deducibile neppure dalla recentissima Cass., S.U., 31 marzo 2021, n. 9006, cit. In tale pronuncia, infatti, la Corte di cassazione chiarisce ripetutamente le differenze tra il caso esaminato e quello, affrontato da Cass., S.U., 8 maggio 2019, n. 12193, cit., riguardante la genitorialità formatasi all’estero attraverso una pratica di maternità surrogata, di cui si ribadisce il divieto e la contrarietà all’ordine pubblico. Ed anzi Cass. n. 9006/2021 richiama espressamente Corte cost. n. 33/2021 «con la quale è stato riaffermato il margine di apprezzamento degli Stati nel non consentire la trascrizione di atti di stato civile o provvedimenti giudiziari stranieri che fondino gli status genitoriali sulla surrogazione di maternità, pur sottolineando l’esigenza di un sistema di tutela del minore più efficace che non quello garantito dall’adozione in casi particolari» (§ 17 detta).
[29] M. BIANCA, Il diritto di famiglia e la missione del giurista. L’insegnamento di mio padre Cesare Massimo Bianca, in Familia, 2021, 125 e ss.
[30] C.M. BIANCA, Ex facto oritur ius, in C.M. BIANCA, Realtà sociale ed effettività della norma giuridica. Scritti giuridici, I, 1, 202 e ss.
[31] C.M. BIANCA, Interpretazione e fedeltà alla norma, in C.M. BIANCA, Realtà sociale, cit.,I, 1, 138 e ss.
[32] C.M. BIANCA, Ex facto oritur ius, cit., 207.
[33] C.M. BIANCA, Ex facto oritur ius, cit., 203 e ss.
[34] Non essendo quello italiano un ordinamento di common law, il giudice non è vincolato dal precedente, per quanto autorevole. Cfr., in tal senso, Cass., S.U., 3 maggio 2019, n. 11747.
[35] Cass., S.U., 11 luglio 2011, n. 15144.
[36] Secondo Corte cost., 13 aprile 2017, n. 82, in Foro it., 2017, I, 1819, «l’univoco tenore letterale della norma impugnata preclude un’interpretazione adeguatrice, che deve, pertanto, cedere il passo al sindacato di legittimità costituzionale». Conf. Corte cost., 19 febbraio 2016, n. 36, «l’obbligo di addivenire ad un’interpretazione conforme alla Costituzione cede il passo all’incidente di legittimità costituzionale ogni qual volta essa sia incompatibile con il disposto letterale della disposizione e si riveli del tutto eccentrica e bizzarra, anche alla luce del contesto normativo ove la disposizione si colloca (sentenze n. 1 del 2013 e n. 219 del 2008). L’interpretazione secondo Costituzione è doverosa ed ha un’indubbia priorità su ogni altra, ma appartiene pur sempre alla famiglia delle tecniche esegetiche, poste a disposizione del giudice nell’esercizio della funzione giurisdizionale, che hanno carattere dichiarativo. Ove, perciò, sulla base di tali tecniche, non sia possibile trarre dalla disposizione alcuna norma conforme alla Costituzione, il giudice è tenuto ad investire questa Corte della relativa questione di legittimità costituzionale».
[37] Cass., S.U., 11 luglio 2011, n. 15144.
[38] Cfr., in generale, C.M. BIANCA, Lo pseudo-riconoscimento dei figli adulterini, in Realtà sociale, cit., I, 1, 303 e ss.
FONTE: https://www.giustiziainsieme.it/it/news/129-main/minori-e-famiglia/1703-la-corte-costituzionale-interviene-sui-diritti-del-minore-nato-attraverso-una-pratica-di-maternita-surrogata-brevi-note-a-corte-cost-9-marzo-2021-n-33
IMMIGRAZIONI
FONTE: https://www.facebook.com/100015824534248/posts/976846109519531/?sfnsn=scwspmo
LAVORO PENSIONI DIRITTI SOCIALI
DA DIRITTO A PRIVILEGIO
“.”
Repubblica fondata sul lavoro? Magari… Gli illuminati padri costituenti avevano messo il lavoro a fondamento dello stato. Come dire: ognuno deve impegnarsi, anche se costa fatica, per dare il suo contributo al benessere e alla produzione di ricchezza del paese. Bellissimo, e a quel tempo anche necessario, perché nello sforzo di rinascita del dopoguerra mancava la mano d’opera e l’industria stava decollando.
Oggi la situazione è un po’ diversa. Il lavoro non è più un diritto, ma quasi un privilegio, chi ce l’ha se lo tiene stretto e chi non ce l’ha (oltre il trenta per cento dei giovani, più o meno, che diventano quasi il cinquanta al sud) lo vede come un miraggio. E cerca di tenerselo stretto, accettando condizioni che per i loro padri e nonni sarebbero sfruttamento.
Si può investire in un paese che lascia ai margini della società un’intera generazione? Forse, ma molte cose devono ancora cambiare prima di potersi fidare del tutto. Il nostro mercato azionario è cresciuto dell’8% da inizio anno, ma ha perso il 2,5% nel mese di aprile, come il Nostromo aveva predetto. Ci sarà ancora qualche flessione, ma la ripresa arriverà forte e chiara. Allora, forse, potremo festeggiare il primo maggio: per ora siamo ancora al due novembre.
FONTE: https://www.marcoparlangeli.com/2021/05/02/avviso-ai-naviganti-da-diritto-a-privilegio
PANORAMA INTERNAZIONALE
La Russia sta preparando una lista di “Paesi non amici” . per ora ce ne sono una decina
Cosa indica il calo demografico in Cina
Per la prima volta dal 1949, anno della fondazione della Repubblica Popolare, la Cina deve fare i conti con la diminuzione della sua immensa popolazione. Un problema ampiamente diffuso in Occidente e in numerosi Stati del mondo. L’anticipazione arriva da un’indiscrezione riportata dal Financial Times, che ha potuto leggere i numeri contenuti nell’ultimo censimento cinese. Il documento, completato a dicembre ma ancora in attesa di essere reso pubblico, riporterebbe la popolazione complessiva del Paese a meno di 1.4 miliardi di unità. Se confermato, si tratterebbe del primo declino demografico dai tempi della carestia scoppiata durante il Grande Balzo in avanti, la famigerata politica economica lanciata da Mao Zedong alla fine degli anni ’50, che costò la vita a decine di milioni di persone.
Da quel momento in poi, la Cina si era rimessa in careggiata, macinando ogni record economico e arrivando, ai giorni nostri, a competere economicamente perfino con gli Stati Uniti. In attesa di leggere il report finale, possiamo affermare che il suddetto calo è arrivato nonostante l’allentamento delle rigide politiche di pianificazione familiare, attuate dalle autorità proprio per invertire il calo del tasso di natalità della nazione più popolosa al mondo. A quanto pare il censimento avrebbe dovuto essere pubblicato all’inizio di aprile ma, sempre stando a quanto riferito dal quotidiano finanziario, la sua diffusione non sarebbe più così certa. Il motivo? Numeri troppo allarmanti per l’opinione pubblica, che si ritroverebbe di fronte agli occhi una pericolosa inversione di marcia.
La prima chiave di lettura: l’inizio del declino
Un simile trend avrà senza ombra di dubbio ripercussioni non solo all’interno della Cina, ma anche sul resto del mondo. A questo proposito, ci sono due chiavi di lettura per analizzare il presunto calo della popolazione cinese. “I risultati del censimento avranno un enorme impatto su come i cinesi vedono il loro paese e su come lavorano i vari dipartimenti governativi”, ha spiegato al FT Huang Wenzheng, un analista del Center for China and Globalization, un think tank con sede a Pechino. I più disfattisti sostengono che il rallentamento demografico del Dragone rappresenti il primo passo del declino della potenza cinese.
Se non altro perché le previsioni dei funzionari erano ben diverse da quelle presumibilmente contenute nell’ultimo censimento. Il picco di abitanti, seguito da una inevitabile discesa, sarebbe stato raggiunto non prima del 2025. A quanto pare qualcosa non ha funzionato a dovere, e le tappe sono state bruciate avanti tempo. E questo spiegherebbe la mancata diffusione del documento misterioso: nel caso in cui venissero diffusi dati simili, l’opinione pubblica potrebbe infatti perdere fiducia nel futuro. In ogni caso, un sensibile calo della popolazione cinese rischia di esigere un pesante pedaggio dalla più grande economia asiatica, oltre che di influenzare praticamente ogni ambito, dai consumi all’assistenza agli anziani.
La seconda chiave di lettura: benessere raggiunto
C’è tuttavia un’altra chiave di lettura. Il calo della popolazione cinese potrebbe indicare non tanto il declino della Cina, bensì il suo ingresso ufficiale nell’era del benessere generalizzato. Se in passato le autorità introdussero la politica del figlio unico per limitare la nascita dei figli, e quindi delle bocche da sfamare (1979), in seguito, per poter crescere economicamente, il Dragone capì che avrebbe dovuto cambiare strategia. E così, dal 2016, alle coppie è permesso avere anche un secondo figlio.
Del resto, la poderosa crescita economica della Cina si affida a due pilastri: i consumi derivanti dal mercato interno e la forza lavoro proveniente per lo più dalle campagne. La situazione è cambiata? Sì, ma meno del previsto, visto che nel 2020, come ha sottolineato il Corsera, sono stati registrati 10.4 milioni di neonati, ovvero il 15% in meno rispetto al 2019 e il numero più basso dal 1949. Eppure, il calo delle nascite potrebbe essere il sintomo più evidente del miglioramento delle condizioni di vita del popolo cinese, più attento a godersi la vita che non a pianificare famiglie numerose. Non resta che attendere la pubblicazione del censimento per sapere, nel dettaglio, che cosa è successo veramente alla popolazione cinese.
FONTE: https://it.insideover.com/societa/cina-abitanti-cosa-succede-davvero-demografia.html
POLITICA
Ma neanche ora gli italiani sono tutti brava gente
Egregio Presidente Draghi,
francamente non mi aspettavo che uscisse dal suo Recovery plan per inseguire Mattarella, il mainstream e il palco delle autorità in tema di Resistenza e “nazifascismo”. La vedevo troppo concentrato sul piano economico, dove gioca più suo agio, per avventurarsi sulla breccia in temi storici e civili, a forte valenza ideologica e a forte impatto divisivo nel paese; mi aspettavo che, come per la sanità, lasciasse dire e fare agli altri, naturalmente acconsentendo e garantendo le linee di confine. Ma rispetto i ruoli, le convinzioni, gli obblighi rituali e vaccinali del regime, e non entrerò nel merito dei suoi giudizi storici e del suo anti-revisionismo.
Vorrei solo dedicare una postilla alla sua affermazione che è diventata titolo dei giornali e dei telegiornali: “noi italiani non fummo tutti brava gente”. Di quella frase si può condividere tutto meno il verbo declinato al passato, che mi pare piuttosto ipocrita, se non menzognero.
Certo, gli italiani non furono in quel frangente tragico tutti brava gente: troppi morti scannati per guerra civile, anche innocenti, tanti massacratori e aguzzini, delatori e servi, fanatici di ogni versante e vigliacchi di mezzo. E i voltagabbana, i profittatori, i traditori furono davvero tanti. Per indole, per necessità, per l’antica legge bestiale “mors tua vita mea”, per fragilità o perché “tenevano famiglia”. Non solo non furono tutti brava gente, ma molti, troppi furono canaglie e bisce in quei frangenti. Siamo paese di “bravi” anche in senso manzoniano, e di bravate non solo scurrili.
Le catastrofi e le guerre di solito scatenano il bene e il male latenti o poco accentuati in condizioni normali: la guerra porta allo scoperto e alla massima tensione eroismi e viltà, carogne e sciacalli ma anche leoni e colombe. Del resto, è sempre stupido generalizzare parlando di popoli interi: e quegli italiani brava gente, che fu il titolo di un film di guerra divenuto proverbiale – o un proverbio divenuto titolo di un film – rientrava nella retorica nazionale, nelle narrazioni confortanti che così spesso ci raccontiamo per sentirci migliori. Esattamente come è retorica la divisione manichea che spacca da secoli il nostro paese in brava gente o brutta gente a seconda della parte in cui si è collocati, a favore o contro la corrente, e che domina in modo particolare da decenni sui temi della resistenza e dintorni.
Quando mai i popoli interi sono costituiti da brava gente? E con tutta questa caterva di mafiosi, di criminali, di ladri, di guappi, di ipocriti, di sfruttatori, di disonesti che ci ritroviamo oggi, sarebbe davvero fuori luogo sostenere che quel titolo “edificante” risponda o rispondesse a verità. Semmai quel che si può dire è che brava gente c’era, e c’è, in più versanti e non solo da una parte; col sottinteso che mala gente ci fu, e c’è, in più versanti e non solo da una parte. Sono verità elementari, ovvie, ma a volte si perde il senso della realtà, accecati da forme di egemonia e suprematismo.
Qualche residuo senso veritiero, l’affermazione generica e generale degli “italiani brava gente” lo conserva o forse lo conservava, riferendosi all’indole laboriosa degli italiani, allo slancio affettivo dei nostri legami famigliari e comunitari, alla socievolezza a sfondo umanitario delle nostre relazioni, a un innato e cristiano senso della pietà, della premura, a volte della carità e del soccorso. Quegli italiani “buoni cristiani”. Si è sempre usata a rovescio la nostra proverbiale ma presunta inattitudine alla guerra e alle sue crudeltà, rispetto ad altri popoli più bellicosi o feroci, come un segno della nostra natura di brava gente, refrattaria alle armi. Dimenticando peraltro la vocazione nostrana alla guerra civile, al fratricidio, alla litigiosità, alla guerra di fazione e di campanile ed altre forme incruente ma incivili di odio e di violenza.
Comunque, egregio Presidente, ha avuto facile ragione a dire che non tutti fummo brava gente. A parte, ripeto, l’ipocrisia di usare quel “fummo”, che nasconde le miserie del presente e i limiti di un’indole che non appartiene solo al passato o a una sua fase specifica. Va aggiunto a tale proposito un’osservazione: il popolo che poi si votò, anche in senso elettorale, alla libertà e alla democrazia, alla pace e all’antifascismo, era lo stesso popolo che pochi anni prima si era votato al fascismo, tributandovi grande consenso, fino ad acclamare una guerra sciagurata. Era la stessa “brava gente”.
Ma qui non vogliamo parlare di fascismo e antifascismo. Stiamo parlando del popolo italiano e della sua indole. Chi rappresenta l’unità della nazione, e in un eccezionale momento storico l’unità delle forze politiche come quello presente, ha il dovere di ritrovare più i motivi di concordia e di incoraggiamento che rituffarsi nel passato a pescare motivi di divisione e di disprezzo. Un motivo in più per uno come lei che ha fama di eurocrate esterofilo (“quello dello Yacht Britannia”), espressione di oligarchie transnazionali. Deve farlo non solo per carità di patria ma per motivare un popolo a rialzarsi, a riprendere a camminare, a riaprirsi alla vita. Prima che tanti si stanchino di questa situazione e reagiscano in modo brusco. Anche la brava gente.
FONTE: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/ma-neanche-ora-gli-italiani-sono-tutti-brava-gente/
SCIENZE TECNOLOGIE
Prometeo scatenato: la scimmia di Dio
di Roberto PECCHIOLI
“Mister Bond, c’è un detto a Chicago: una volta è casualità, due è coincidenza, tre volte è un’azione nemica. “Così disse Goldfinger all’Agente 007, geniale invenzione di Ian Fleming diventata mito cinematografico. Iniziamo con leggerezza una riflessione “pesante”. E’ l’ora di prendere molto sul serio la “cultura della cancellazione” che avanza da ogni parte. Non è solo un’operazione di potere o un depistaggio: si tratta di un preciso progetto di dominazione a lungo termine, il cui mezzo principale è la riconfigurazione antropologica dell’umanità. I suoi banditori sono un pugno di personalità eccezionali afflitte da sociopatia e delirio di onnipotenza. Il loro obiettivo – nientemeno – è rifare l’uomo e il mondo. Una nuova creazione, nel presupposto che quella “vecchia” sia sbagliata, imperfetta, incapace di rispondere alle aspettative non dell’uomo, ma di una minuscola porzione di umanità: loro, gli eccelsi, gli illuminati.
Ce ne siamo convinti osservando le mosse e le azioni di personalità come Elon Musk, Jeff Bezos, Bill Gates. Si tratta indubbiamente di geni, individui di superiore intelligenza scientifica e pratica, accomunati dalla ferrea volontà di rovesciare il mondo, sino a rifarlo da capo a piedi. Bezos ha capovolto il commercio mondiale, diventando l’uomo più ricco del mondo, ma il suo sogno è colonizzare lo spazio. Elon Musk, il visionario della scienza, l’uomo delle auto elettriche, colui che realizza le straordinarie intuizioni di Nikola Tesla, il genio scientifico e tecnologico serbo, ha obiettivi simili. Bill Gates, attraverso i vaccini, inaugura l’era che oltrepassa il biopotere (Foucault), penetrando nel territorio sinistro della biocrazia, ossia il totale dominio sulla vita.
Attraverso preparati misteriosi, inocula nei corpi “vili” sostanze destinate a immunizzare da un virus, oppure c’è dell’altro? Sta forse tentando di modificare il DNA umano, o di introdurre negli organismi sostanze per scopi che conoscono solo lui e pochi illuminati, i padroni dell’officina gnostica? Tra le ricerche che finanzia, vi sono tecniche per “oscurare” il sole al fine di raffreddare la temperatura della Terra. Un altro “illuminato” è George Soros, il finanziatore di ogni movimento e idea tendente a ribaltare l’ordine naturale delle cose. Altri (ma, infine, sono sempre gli stessi…) diffondono da Davos, la montagna incantata che funge da laboratorio di Vulcano, lo slogan di domani: non avrai nulla e sarai felice. Io, tu, noi, voi, ma non “loro”!
E’ ormai evidente: Prometeo si è scatenato, ha rubato il fuoco agli dèi, ha aperto il vaso di Pandora e si è fatto Dio. Scimmia di Dio, naturalmente, giacché codesti sociopatici dall’elevatissimo Q.I (quoziente d’intelligenza) non sono che uomini. Siamo certi che è quello il loro cruccio più grande: ossessionati dalla (loro) morte, lavorano a superare l’umano per transitare nel transumano. Ibridare uomo e macchina per andare oltre se stessi. Per dirla con Dante, danno “ali al folle volo”. Hanno superato anche Faust. Nessun patto con Mefistofele; Prometeo lavora in proprio, non conosce demoni né déi: li sostituisce.
Hanno capito che per cambiare l’essere umano occorre agire sulle paure ancestrali. Per questo hanno risvegliato, sostenuti dalla pandemia (aiuto insperato o atto criminale?) il terrore del contagio, l’odio per l’Altro, homo homini lupus, ma innanzitutto “virus” l’altro uomo, nemico misterioso e invisibile portatore di morte, da tenere a distanza. Naturalmente, evocano anche, attraverso la scienza e la tecnica- i loro Demiurghi- la salvezza, le gocce di pozioni miracolose. Hanno bisogno di parole d’ordine che possano unire l’umanità attorno a obiettivi generici, creduti per coazione a ripetere: ecco pronta l’ideologia del clima. La potenza dell’uomo è talmente grande che in pochi anni ha modificato in peggio il clima. Piromani e pompieri uniti nelle stesse persone: schizofrenia.
Il mito indimostrato del riscaldamento globale “antropico” funziona egregiamente, altra cosa rispetto all’inquinamento o ai gas a effetto serra, ma la confusione è alimentata ad arte. Con altrettanta potenza “umana”, poiché Prometeo maneggia e manipola il fuoco che ha rubato a Zeus, cambieranno il clima. E’ fin troppo chiaro il sogno di onnipotenza, l’estraneità radicale nei confronti degli altri uomini. Spaventa non solo il progetto, ma anche il materialismo totale che professano; per loro Dio non è morto, ha solo cambiato nome: il loro. Rifanno la creazione, riformulano le leggi della natura (vita e morte, maschio e femmina: anticaglie), oscurano il sole. Non hanno più bisogno, come Mefistofele – un diavolo all’antica – di comprare le anime: le aboliscono. Non sono affatto come lui, “lo Spirito che sempre nega”, ma il contrario, la materia che afferma e trionfa.
Prometeo ha rubato il fuoco agli dèi, ora il problema è che cosa farne. L’intero mondo, la natura, il creato, l’uomo, vanno “resettati” e ricostruiti daccapo. Non è il primo millenarismo che si affaccia alla ribalta della storia, ma è il più potente. Hanno penetrato molti segreti della natura: gli alchimisti postmoderni possono trasformare il ferro in oro, ma non è questo il loro fine. Sbaglia chi pensa che la nuova oligarchia tecno-scientifica e finanziaria punti alla ricchezza. Innanzitutto, ce l’ha già, poiché è riuscita a monopolizzare la creazione del denaro. Inoltre, sanno meglio di noi che il denaro è solo un mezzo; il fine è un dominio così grande che si trasforma in creazione.
Per questo, è parziale e sbagliata la ricostruzione della “cultura della cancellazione “in chiave esclusivamente nichilistica e vendicativa del passato, della civiltà “bianca” e europea. Non è un caso che i distruttori, gli iconoclasti, chiamino se stessi “woke”, i risvegliati. Prometeo ha bisogno di allucinati “risvegliati” poiché il suo compito non è solo distruggere. Il principio è sempre lo stesso della vecchia alchimia “solve et coagula”, dissoluzione e ricomposizione su nuove basi. E’ anche l’obiettivo finale della massoneria iniziatica: ordo ab chao, ordine dal caos. Chi incendiò la biblioteca di Alessandria, o chi, in tempi più recenti, ha distrutto Palmira e raso al suolo il Budda di Bamiyan voleva “solo” cancellare le vestigia di civiltà avverse. L’obiettivo della Scimmia di Dio è più raffinato: è l’intera creazione, è l’uomo tutto intero che deve essere trasceso, superato. Egli non è altro che una massa biochimica, una macchina imperfetta, un meccanismo che può e deve essere resettato, manipolato, modificato.
Non si può non vedere la secolarizzazione radicale, il culto della potenza slegato dai limiti, lo scientismo “tecnico” nel quale perde significato la nozione stessa di uomo. L’uomo deve cessare di interrogarsi su se stesso e sull’Essere: ci pensa Prometeo. Hanno prodotto un impressionante salto all’indietro, una regressione di trenta secoli, dal Salmo ottavo della Bibbia, l’idea dell’uomo, fragile canna al vento, ma unico essere in grado di “comprendere la creazione”, come osservò Blaise Pascal.
Nel tempo del virus, hanno tirato a riva le reti da lungo tempo gettate. Ad esempio spostando la vita dal terreno del bìos (spirito, corpo, anima, autocoscienza) a quella di zòe, la mera sopravvivenza biologica a cui sacrificare tutto, libertà, diritti, dignità, principi: non commensurabili, dunque insussistenti entro la cornice del materialismo estremo. Contemporaneamente, hanno lavorato per rendere popolare, addirittura desiderabile, la morte. La nostra, sia chiaro, non la loro. La “buona morte “postmoderna si chiama eutanasia e non consiste nel prepararsi al trapasso, depurare l’anima dalle passioni e avvicinarla a una dimensione ulteriore. No, si tratta di farla diventare l’unica via d’uscita dinanzi alla sofferenza, alla malattia, alla disabilità, al tedio di vivere, alla decadenza. L’eutanasia diventata legge in alcuni paesi – altri seguiranno a breve- è stata accompagnata da applausi scroscianti: un feroce inno al nulla, l’inveramento banalizzato del “vivere per la morte” di Heidegger.
Lo ha spiegato splendidamente un intellettuale francese, per di più ateo, Michel Houellebecq. Il principio dell’eutanasia fatta legge costituisce una rottura antropologica senza precedenti. Una civilizzazione che legalizza la morte procurata perde ogni diritto al rispetto. Hanno ribaltato il significato delle parole: parlano di compassione e di dignità sostituendo l’essere fisico all’essere morale che è (dovrebbe essere) l’uomo. Per Houellebecq, “una volta raggiunta un certa situazione di degrado fisico, finirò con il convincermi di non avere più alcuna dignità”.
Che ne è della persona umana, non diciamo della scintilla divina che ha in sé, ma semplicemente del suo statuto di creatura senziente e morale? L’uomo (occidentale) accetta di sparire- come razza, come civiltà, come soggetto individuale- applaude la sua propria morte in nome del non-dolore, della non-sofferenza. Morte come soluzione alle “non-vite”. E pensare che la modernità fu inaugurata, nella costituzione americana, all’insegna della “ricerca della felicità”. Sfugge l’immensa dissonanza cognitiva tra zòe, la pura vita a ogni costo e l’”essere-per-la-morte” il cui simbolo è l’eutanasia, la morte legale. Segno che avanza il progetto di umanità zoologica e zootecnica pensato da Prometeo.
L’ incultura della Scimmia di Dio è peggiore del marxismo più bieco. Per il bolscevico Georgij Pjatakov, il vero rivoluzionario, se il Partito lo esige, è disposto a credere che il nero è bianco e il bianco è nero. Anche su questo punto, l’allievo (la sedicente “società aperta”) ha superato il maestro. Attraverso il linguaggio politicamente corretto, con l’espediente di non arrecare offesa, è proibito chiamare cose e concetti con il loro nome sino all’assurdo logico di non credere ai propri occhi, che vedono bianco e dicono nero. Molto peggio della religione secolare comunista, che si limitava ad affermare il contrario della verità: mentiva sapendo di mentire. Prometeo vuole che crediamo fermamente nella menzogna: è una differenza qualitativa di portata immensa.
Prometeo sa che, per quanti sforzi faccia, una certa dose di spiritualità rimane radicata nell’uomo. Per questo l’ha sostituita con la truffa dell’”energia”, generici spiriti cosmici o primordiali, riuscendo ad infettare anche la Chiesa, che ha smesso di guardare in alto. Assomiglia a quel che resta delle popolazioni zingare (pardon rom) e indiane (nativi americani): spogliate della cultura d’origine, deprivate della loro dignità, ridotte a fantasmi nelle riserve e nei carrozzoni, tra sporcizia materiale e nullità spirituale.
Ha ragione chi denuncia lo scenario di mercificazione- riduzione a cose – del turbocapitalismo, disegnato da Prometeo con l’applauso fragoroso delle ossessioni orwelliane, poliziesche e censorie del progressismo terminale. Certo, hanno bisogno di un tipo umano privo di identità, di ragione, di pensiero, il consumatore, lo schiavo soddisfatto, il servo della gleba chiuso in gabbia. Ma la spiegazione non è sufficiente, come non basta opporsi alla cultura della cancellazione, alla volontà di impotenza diffusa nelle fibre più intime del nostro animo. La domanda corretta, ci sembra, preso atto che il progetto è biocratico- il dominio totale sulla vita – dunque criminale, è perché hanno scelto proprio noi come cavie per il progetto di annientamento dell’uomo 1.0 e la sua sostituzione con una specie animale docile, istintiva, non pensante? Perché hanno tanta cura di sostituire le identità comunitarie e collettive, le tradizioni spirituali e quelle materiali, con una miriade di rancorose minoranze l’una contro l’altra armate, chiuse e totalitarie?
La risposta è complessa, ma può essere riassunta in una constatazione: la civiltà europea è quella che ha “inventato” l’individuo, la coscienza che diventa “persona”, il patto tra l’uomo e un essere che lo trascende e gli è sovraordinato, che ha chiamato Dio. E’ l’unica civiltà davvero “umanistica”, in cui, come i cerchi concentrici che si allargano nell’acqua quando vi gettiamo un sasso, l’uomo riconosce se stesso in varie identità complementari. Si è uomini e donne, lavoratori, membri di una famiglia, di una città e di una nazione, di una religione, di corpi intermedi e gruppi di interesse che, armonizzati, costituiscono la comunità più grande, Stato e civiltà.
Meglio negare la “persona”, ovvero l’autocoscienza, il senso del Sé, e poi scindere l’individuo da se stesso, scegliendo un pezzetto della nostra identità per farne l’Unico, il rabbioso angolino di noi stessi che diventa la paradossale “totalità per sottrazione”. Non sono più un italiano, di sesso maschile, con una famiglia, un padre, dei figli, un lavoro o professione, dei principi e dei legittimi interessi, ma devo essere “soltanto” un pezzetto di me stesso, attraverso l’enfatizzazione di un’unica caratteristica, l’orientamento sessuale, il genere, l’etnia, l’appartenenza a qualche gruppo, meglio se oppresso – oggi, ieri o nella preistoria- le propensioni del consumo. Insomma, “dividuo”, la scissione dell’intero.
L’impresa, in altre civiltà, è più semplice. Negli Orientali, ad esempio, è più vivo il senso della totalità (lo ying e lo yang), ma anche una lunghissima tradizione di dispotismo e di obbedienza. Le culture impregnate dall’islamismo si comporteranno in base ai dettami coranici e all’interpretazione che ne daranno i capi religiosi. Solo l’Europeo vive di pensiero critico, di complessità, di discussione, lui ha inventato i “diritti”. Sconfitta la sua civiltà, il gioco è fatto.
La Scimmia di Dio lo sa bene perché proviene dalla stessa radice. Strano che gli alfieri della cultura della cancellazione della civiltà “nostra” siano a loro volta maschi bianchi eterosessuali. Sono molto colti, non solo molto intelligenti. Per la loro creazione, hanno bisogno di annichilire una specifica forma di cultura: quella classica europea e occidentale. Tutto il resto è alibi e imbecillità diffusa per gli stolti, gli ingenui, i non-pensanti. Prometeo sa che noi siamo il suo nemico, quelli che, fin dai tempi della Grecia, lo hanno incatenato dopo che si era liberato e aveva rubato il fuoco a Zeus. Prometeo sa che abbiamo inventato la filosofia, cioè la libera riflessione, che abbiamo preferito la ragione all’irrazionalità, Apollo a Dioniso, lo spirito alla materia, e definito come bene la virtù, l’ordine morale, il dominio di sé, la legge, la giustizia, il dovere.
Siamo insomma quelli che possiedono gli strumenti culturali per smascherare i suoi inganni. L’homo sapiens non vuole regredire a semplice animale dalla stazione eretta e con pollice opponibile. Ugualmente, spaventa la riduzione a specie d’allevamento e il suo apparente contrario, l’appendice della macchina digitale governata da remoto, dalla Matrix delle Scimmie di Dio. Ecco allora giustificate le censure a Aristotele (schiavista!), alla fisica e alla matematica (troppo assertive, precise, con la pretesa di definire un’operazione giusta o sbagliata, oltretutto “bianche”). Newton era colonialista e le sue leggi della meccanica sono vere, ma “ingiuste” perché enunciate da un maschio bianco eterosessuale credente in Dio. Addirittura, in spregio all’idea di individuo/persona responsabile delle sue azioni, ma solo di quelle, si pretende che l’uomo bianco si inginocchi per i “crimini” dei suoi antenati, le cui colpe sono inespiabili, imprescrittibili, ereditarie, anche se non si considera più tale, giacché l’eredità, ovvero la trasmissione dei valori, è stata abolita. Ma solo per i “bianchi “!
La “volontà d’impotenza” ci è stata impiantata a forza: non vi è nulla di più innaturale che odiare se stessi. Eppure l’oicofobia (odio di sé) è diventato la caratteristica principale di quel che resta della nostra civilizzazione. Odio etnico, innanzitutto: sono riusciti a farci odiare persino il nostro aspetto e il colore della nostra pelle! E poi odio “civile”, la convinzione che una storia gloriosa e tre volte millenaria sia un cumulo di violenze e malefatte. Odio anche per il nostro sesso naturale: se maschio, in quanto violento, stupratore, prevaricatore. Se donna, perché porta in sé la maternità, il potere immenso e primigenio- quello sì, davvero divino – di dare la vita. Senza questo folle autolesionismo, noi non daremmo retta a Prometeo e riconosceremmo facilmente la Scimmia di Dio, tenendola lontana. Odio culturale, come se l’apporto enorme, infinito, della nostra civiltà, della nostra razza, della nostra tradizione spirituale fosse la sentina di ogni male del mondo.
Tutto questo per l’unica ragione che la cultura, la civiltà, la visione del mondo di questa parte del mondo ha in sé le forze, gli anticorpi, i filtri per dire no a Prometeo, per farsi domande e darsi risposte, ovvero tutto ciò che fa di un essere umano una Persona.
Nel Macbeth, la tragedia del potere e della volontà di dominio, il motore della vicenda non è Lady Macbeth che istiga il marito ad inseguire il sogno della corona. Sono le tre streghe, le cui parole esprimono il precipizio a cui conduce rovesciare la verità e la natura: “brutto è il bello, e bello è il brutto.” E fuggono “su, per la nebbia e l’aria unta.”. Tuttavia, Shakespeare deve essere censurato. Scuse ce ne sono in abbondanza: era razzista (Otello è “il Moro di Venezia”), antisemita (Shylock), maschilista (La bisbetica domata), odiava i disabili (Calibano nella Tempesta, Riccardo III lo storpio, malvagio assoluto). Meglio cancellare anche il bardo. Con lui, siano vietati Kant e Platone, la grammatica – un’imposizione “etnica”- i greci che odiavano l’arroganza, la hybris di Prometeo e, come no, quello strano palestinese crocifisso che assegnava un’anima individuale a ciascun uomo e proclamava che è la verità a rendere liberi, non il consumo, il pasto o il piacere immediato.
Odiano la conoscenza, la cultura, la critica, il pensiero. Perché li smaschera, perché li deride, perché, alla fine, ogni pensiero è sempre critica, giudizio. La scimmia di Dio, il Prometeo postmoderno sembra potentissimo e nell’immediato lo è. Ma la sua presunta onnipotenza porta in sé i germi della caduta. Cadrà come un Lucifero invertito. L’angelo voleva essere luce al posto di Dio, Prometeo vuole spegnere il sole. Non ci riuscirà; la scimmia di Dio può vincere oggi, al massimo per una generazione, l’ultima dell’occidente, grottesco punitore di se stesso. Non di più: la sua sottocultura di morte finirà con il regnare sul Nulla. Anche per Prometeo, alla fine, arriverà la sera del dì di festa, “a pensar come tutto al mondo passa, e quasi orma non lascia”.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/prometeo-scatenato-la-scimmia-di-dio/
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Riferimenti:
https://www.youtube.com/watch?v=4q04E7_6fqU
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=vaccini
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=coronavirus
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=ema
FONTE: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2021/04/sieri-anticovid-19-partire-dai-12-anni.html
Rapporto del Comitato Popolare Israeliano: impatto dei vaccini “letale”
Gilad Atzmon – The Unz Review – 21 aprile 2021
Il Comitato Popolare Israeliano (IPC), un organismo civile composto dai principali esperti sanitari israeliani, ha pubblicato il suo rapporto di aprile sugli effetti collaterali del vaccino Pfizer.* I risultati sono catastrofici ad ogni livello possibile.
Il loro verdetto è che “non c’è mai stato un vaccino che abbia danneggiato così tante persone“. Il rapporto è lungo e dettagliato. Vi illustrerò solo alcune delle scoperte più devastanti presentate nel rapporto.
“Abbiamo ricevuto 288 rapporti di morte in prossimità della vaccinazione (90% fino a 10 giorni dopo la vaccinazione), il 64% di questi erano uomini“. Eppure, come esplicitato nel rapporto “secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, solo 45 morti in Israele erano legate al vaccino“. Se i numeri di cui sopra sono sinceri, allora Israele, che ha preteso di condurre un esperimento mondiale, ha mancato di riferire onestamente i risultati del suo esperimento. Sentiamo spesso parlare di coaguli di sangue causati dal vaccino AstraZeneca. Per esempio, abbiamo appreso questa mattina di 300 casi di coaguli di sangue in Europa. Tuttavia, se i risultati dell’IPC sono autentici, allora solo in Israele il vaccino Pfizer potrebbe essere associato a più morti di quello di AstraZeneca in tutta Europa.
“Secondo i dati dell’Ufficio Centrale di Statistica durante il gennaio-febbraio 2021, al culmine della campagna israeliana di vaccinazione di massa, c’è stato un aumento del 22% della mortalità complessiva in Israele rispetto all’anno precedente. Di fatto, gennaio e febbraio 2021 sono stati i mesi con maggiore mortalità dell’ultimo decennio, con i più alti tassi di mortalità complessiva rispetto ai mesi corrispondenti degli ultimi 10 anni.”
L’IPC ha rilevato che “nella la fascia di età 20-29 anni l’aumento della mortalità complessiva è stato più drammatico. In questo gruppo di età, rileviamo un aumento del 32% della mortalità complessiva rispetto all’anno precedente“.
“L’analisi statistica delle informazioni dell’Ufficio Centrale di Statistica, combinata con le informazioni del Ministero della Salute, porta alla conclusione che il tasso [medio] di mortalità tra i vaccinati è stimato a circa 1:5.000 (1:13.000 in età 20-49, 1:6.000 in età 50-69, 1:1.600 in età 70+). Secondo questa stima, è possibile valutare il numero di morti in Israele in prossimità del vaccino, ad oggi, a circa 1.000-1.100 persone“.
Di nuovo, se questa analisi statistica è corretta, allora i numeri riportati dalle autorità sanitarie israeliane sono fuorvianti di oltre 22 volte.
Chi segue ciò che scrivo conosce il mio lavoro sull’innegabile correlazione tra vaccinazione, casi di Covid-19, morti e diffusione di ceppi mutanti. L’IPC conferma la mia osservazione, fornendo informazioni più cruciali per quanto riguarda le fasce d’età. “In tutti i gruppi di età c’è un’alta correlazione tra il numero di persone vaccinate giornalmente ed il numero di morti giornaliere, nel periodo fino a 10 giorni dopo. Età 20-49 – un intervallo di 9 giorni dalla data di vaccinazione alla morte, età 50-69 – 5 giorni dalla data di vaccinazione alla morte, età 70 e più – 3 giorni dalla data di vaccinazione alla morte”.
L’IPC rivela anche che “il rischio di mortalità dopo il secondo vaccino è superiore al rischio di mortalità dopo il primo vaccino“.
Ma la morte non è l’unico rischio legato alla vaccinazione. L’IPC rivela che “alla data di pubblicazione del rapporto, al Comitato d’Inchiesta Civile sono pervenuti 2.066 rapporti di effetti collaterali e i dati continuano ad arrivare. Questi rapporti indicano danni a quasi tutti i sistemi del corpo umano… La nostra analisi ha rilevato un tasso relativamente alto di lesioni cardiache; il 26% di tutti gli eventi cardiaci si è verificato nei giovani fino a 40 anni. In questi casi miosite o pericardite sono state le diagnosi più comuni. Inoltre, è stato osservato un alto tasso di emorragie vaginali massicce, danni neurologici e danni all’apparato scheletrico e cutaneo. Va notato anche numero significativo di rapporti di effetti collaterali legati, direttamente o indirettamente, all’ipercoagulabilità (o trombofilia – infarto), all’infarto del miocardio, all’ictus, agli aborti spontanei, all’alterazione del flusso ematico agli arti, all’embolia polmonare“.
In Israele, il governo vuole assolutamente vaccinare i bambini. L’IPC sottolinea che una tale mossa può essere disastrosa. “Alla luce dell’estensione e della gravità degli effetti collaterali, vorremmo esprimere la posizione del Comitato che vaccinare i bambini può portare anche in loro effetti collaterali, come osservato negli adulti, compresa la morte di bambini completamente sani. Poiché il coronavirus non mette affatto in pericolo i bambini, il Comitato ritiene che l’intenzione del governo israeliano di vaccinare i bambini metta in pericolo la loro vita, la loro salute e il loro sviluppo futuro“.
L’IPC sottolinea che “non c’è mai stato un vaccino che abbia colpito così tante persone! Il sistema americano VAERS, relativamente al primo trimestre del 2021 presenta 2.204 rapporti di morte di persone vaccinate negli Stati Uniti, una cifra che riflette un aumento nell’ordine delle migliaia percento rispetto alla media annuale, che si attestava a 108 eventi all’anno.”
Dovrei menzionare che c’è stata pochissima copertura del lavoro dell’IPC da parte della stampa israeliana. Questi esperti sanitari sono impegnati, coraggiosamente e coscientemente, in un’attività che potrebbe mettere a repentaglio la loro permanenza nella professione medica ed i loro mezzi di sussistenza.
- Link al testo in ebraico.
FONTE: https://www.luogocomune.net/21-medicina-salute/5762-rapporto-del-comitato-popolare-israeliano-impatto-dei-vaccini-%E2%80%9Cletale%E2%80%9D
L’auto elettrica è un problema? Uno su 5 torna indietro. Ecco perchè
Sappiamo tutti, e lo scriviamo spesso, che senza la possibilità di ricaricare a casa il salto all’ auto elettrica può essere un problema. Sia per i costi, sia per le modalità di utilizzo quotidiano. E chi ha “gettato il cuore” oltre l’ostacolo, optando comunque per l’EV? Beh, oggi scopriamo che uno su cinque è stato costretto a fare retromarcia, tornando al motore termico. L’ha dimostrato uno studio americano su un campione di 14.000 “early adopters” passati all’auto elettrica fra il 2012 e il 2018. Il 18% di costoro, infatti, ha fatto mercia indietro. La percentuale sale al 20% fra i possessori di un’ibride plug in.
L’indagine choc su 14.000 californiani
I ricercatori dell’Università della California Davis hanno inviato a tutto il campione un questionario. Le risposte sono state 4.164, 1.842 delle quali arrivate da famiglie già orientate sull’acquisto della prossima vettura. Hanno poi intervistato tutti quelli intenzionati a tornare al motore termico per capire i motivi del ripensamento. E hanno esposto il risultato in un articolo pubblicato qualche giorno fa sulla rivista Nature Energy, a firma dei curatori Scott Hardman e Gil Tal.
Questo l’identikit di chi fa retromarcia
Ebbene, chi fa retromarcia è in genere più giovane, vive in una famiglia più piccola con un solo veicolo a disposizione, ha reddito più basso, è più spesso di sesso femminile, aveva utilizzato l’auto elettrica a noleggio anzichè in proprietà.
Perchè hanno cambiato idea? La risposta più gettonata è la scomodità della ricarica. In secondo luogo l’autonomia. Ma le due cose vanno evidentemente a braccetto ed entrambe hanno a che fare con una difficoltà a trovare punti di ricarica facilmente accessibili. In particolare la gran parte di costoro è sprovvisto della possibilità di ricaricare in casa, di notte, vivendo in appartamente senza posto auto.
I più fedeli? I proprietari di Tesla
Un aspetto meno prevedibile e più curioso riguarda poi il legame tra fedeltà all’auto elettrica e fedeltà al marchio. I meno propensi al ritorno verso il temico sono i possessori di Tesla, i più propensi quelli che acquistarono la vecchia 500 elettrica prodotta da Fiat in Messico. Un modello, ricordiamolo, realizzato per ottemperare agli accordi con l’amministrazione Obama nell’acquisizione di Chrysler.
Senza ricarica a casa l’auto elettrica è un problema
In sostanza, osservano i ricercatori, hanno cambiato idea coloro che avevano avuto più difficoltà a caricare i veicoli, non disponendo di una posto auto privato.
Ora la politica tragga le conclusioni
Troppo spesso gli obiettivi governativi di mobilità sostenibile si basano sul trend in accelerazione esponenziale delle immatricolazioni di auto elettriche. Ma se il 20% di chi sceglie oggi l’auto elettrica farà marcia indietro in futuro? Sarà un bel problema rispettare quegli obiettivi: ci troveremmo nel 2030 o nel 2050 con meno veicoli ad emissioni zero di quel che immaginiamo. Perciò i decisori politici farebbero bene a valutare con attenzione i risultati dell’indagine dell’Università californiana. Lo studio dimostra infatti che senza ricarica domestica l’auto elettrica è un problema tutt’altro che teorico. Al punto che automobilisti elettrici entusiasti si vedono costretti a tornare sui propri passi.
Se questo avviene in California, dove gran parte delle famiglie vive in villette di proprietà, immaginiamoci cosa potrà succedere nell’Europa delle mille città. Senza più capacità di ricarica pubblica nelle aree urbane, più posti auto e punti di ricarica nei condomini, più garage individuali o collettivi, un sistema tariffario che avvicini ogni modlità di prelievo dell’energia elettrica, la sfida dell’auto elettrica è perduta in partenza.
Come scriveva il New York Times l’altro giorno, con una vita media dei motori termici salita oggi a 12,5 anni, ci potremmo trovare con auto diesel per la strada ancora per alcuni decenni. E soltanto il 13% del circolante elettrico nel 2035, quando l’Italia, per esempio, punta al 20% entro il 2030.
FONTE: https://www.vaielettrico.it/lauto-elettrica-e-un-problema-uno-su-5-torna-indietro-ecco-perche/
IL MICIDIALE 5G SPEGNE 30 MILIONI DI TELEVISORI IN ITALIA!
di Gianni Lannes
In una frase: aumento esponenziale dell’inquinamento elettromagnetico a danno della salute umana. Alla base del nuovo standard DVB T2 di trasmissione del segnale televisivo c’è la liberazione delle frequenze mobili della banda 700 (compresa tra i 694 e i 790 Mhz), indispensabili per la rete mobile 5G.
Great Reset: la tecnocrazia annichilisce la democrazia. Con il cambio degli standard per televisori e decoder, andranno in pensione almeno 30 milioni di dispositivi, che dovranno essere sostituiti anche grazie al bonus governativo di appena 50 euro, ma solo per chi ha un reddito annuo non superiore a 20 mila euro. In ogni caso la tv del futuro imminente spierà la gente direttamente nelle case, violando l’intimità familiare.Il cosiddetto ministero dello Sviluppo economico ha reso noto il nuovo calendario per il passaggio al nuovo standard tv. Ecco le date per ciascuna Regione:
- dal 1° settembre 2021 al 31 dicembre 2021: (Area 2 e Area 3) Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e le province di Trento e di Bolzano;
- dal 1° gennaio 2022 al 31 marzo 2022: (Area 1) Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Sardegna;
- dal 1° aprile 2022 al 31 giugno 2022: (Area 4) Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise, Marche.
Che fare? Intanto non disperare. E’ l’occasione propizia per spegnere definitivamente la televisione e accendere finalmente la mente.
L’attuale situazione vi ricorda qualcosa? Lo strapotere mediatico assunto dal mezzo televisivo è stato descritto in Fahrenheit 451, un romanzo di fantascienza risalente all’anno 1953, scritto da Ray Bradbury. Ambientato in un imprecisato futuro posteriore al 1960, vi si descrive una società distopica in cui leggere o possedere libri è considerato un reato. Nel 1966 il racconto è stato trasposto in un omonimo film per la regia di François Truffaut. Nella vicenda l’onnipresente schermo tv costringe la popolazione a un ebete sudditanza nei confronti del sistema di dominio.
Riferimenti:
Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO. Draco edizioni, Modena, 2012.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=5g
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2014/01/spegnete-la-televisione-stanno.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=elettrosmog
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=great+reset
FONTE: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2021/04/il-micidiale-5g-spegne-30-milioni-di.html
I vaccini COVID potrebbero “decimare la popolazione mondiale,” avverte il Dr. Bhakdi
In questa intervista esclusiva con Alex Newman, Senior Editor della rivista The New American, il microbiologo tedesco-thailandese-americano di fama mondiale, Dr. Sucharit Bhakdi, avverte che l’isteria COVID è basata su bugie e che i “vaccini” COVID sono destinati a causare una catastrofe globale e una decimazione della popolazione mondiale. All’inizio, spiega come il test PCR sia stato travisato in modo ascientifico per incutere paura alla popolazione. Poi, spiega quali effetti avranno i vaccini mRNA sull’organismo umano con termini e analogie alla portata di tutti. Tra le altre cose, si aspetta un massiccio aumento di trombosi letali e di risposte esagerate da parte del sistema immunitario. Infine, Bhakdi, che aveva messo in guardia sull’imminente “sventura” durante un’intervista su Fox News diventata immediatamente virale, chiede di perseguire penalmente i responsabili e di fermare immediatamente questo esperimento globale.
Video in inglese, tradotto e sottotitolato in italiano da Markus
FONTE: https://rumble.com/vg6oen-i-vaccini-covid-potrebbero-decimare-la-popolazione-mondiale-avverte-il-dr.-.html
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