RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
30 NOVEMBRE 2020
Esergo
Mai saputo quanto ero poverno prima di cominciare a fare i soldi
Charlie Sheen nel film WALL STREET
In: Suonala ancora Sam, Bompiani, 2001, n. 2946, pag. 295
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Precisazioni
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SOMMARIO
Il bispensiero delle grandi firme dei 4 giornaloni
Presentazione di “Connessioni” l’ultimo romanzo della scrittrice Francesca Sifola
Un medico al Senato: “Li abbiamo uccisi”
TUTTE le misure e le regole adottate in dieci mesi dal Governo “contro il COVID19” non sono “erronee”
PROCEDURA COMUNITARIA RAPIDA PIGNORAMENTI IMMOBILIARI – RISPOSTA A LISA STANTON
Hanno osato chiederci di fare la puntura ai nostri pazienti per farli partire più presto”
7 Things Regarded As ‘Crazy Conspiracy Theories’ Are Becoming Facts Right Now
Arrestati i senza mascherina ma mai i c.d. immigrati: sarebbe razzismo!!!
PER LA COMMISSIONE I MARINAI ITALIANI PRIGIONIERI A TRIPOLI NEANCHE ESISTONO….
Virus e segreti di Stato – Report – 2/11/2020
Virus e segreti di Stato – Report – 09/11/2020
Presto anche da noi
“Affondate la Nimitz”: false flag immminente?
Ucciso fisico nucleare in Iran: collaborava col ministero della Difesa
Ucciso Mohsen Fakhrizadeh, vertice del programma nucleare iraniano
UCCISO IL RESPONSABILE DEL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO.
Turchia. 337 ergastoli per i fatti del 2016. Ma permangono i dubbi sull’autenticità del golpe
COSA E’ IL LIBERO PENSIERO
ERNST & YOUNG DOVRA’ AFFRONTARE ACCUSE PENALI PER IL PROPRIO COMPORTAMENTO CON WIRECARD.
APPELLO
L’importanza delle cure palliative tra legislazione e giurisprudenza
Immigrati sono una tassa: ci costano 5 miliardi l’anno
Ungheria, Polonia e Slovenia contro il Recovery Fund. Hahn, ‘un fallimento sarebbe devastante’
Il coprifuoco non è contro il virus. Il coprifuoco è per coprire i loro maledetti giochi di potere
Da Atlantide alla Luna. Cambiamenti climatici superati dall’ umanità con slancio
EDITORIALE
Il bispensiero delle grandi firme dei 4 giornaloni
Manlio Lo Presti – Facebook 30 11 2917
Ho notato che le cosiddette “grandi firme”, in servizio presso i quattro maggiori quotidiani e loro satelliti, hanno tutte le seguenti caratteristiche:
1) hanno frequentato corsi universitàri negli USA ed altre costosi centri da THINK TANK;
2) con malcelato snobismo (ascoltate minus habens ciò che vi sto vaticinando) spiegano – a noi barbari incivili e più incivili quelli del Sud Italia – gli aspetti educativi della civiltà fra le due sponde dell’Atlantico. Il loro aperto disprezzo per coloro che non stanno parte giusta proviene dal fatto che essi sono gli ONUSTI DELLA VERITA’;
3) si reputano progressisti, sempre sotto ottica atlantica, dall’alto della loro esperienza planetaria fatta di viaggi e relazioni. Un dato questo che non mancano MAI di far notare a noi misere pegamoidi;
4) le loro indagini giornalistiche ed il loro impianto logico vanno verso una unica e precisa servile direzione, fatto che li fa scivolare in un ridicolo che loro non avvertono dall’interno della loro strafottente ed egoica “bolla percettiva”;
5) fanno spesso da sponda alle politiche dei governi di maggioranza. Questo fatto li differenzia dalla tradizione anglosassone di cui si ritengono assidui emuli, dove i giornali e media sparano continuamente sul governo facendo da pungolo, da critica e da controllo.
Un comportamento impossibile in Italia finché esistono i finanziamenti statali alla stampa.
Meditiamo…
EVENTO CULTURALE
Presentazione di “Connessioni” l’ultimo romanzo della scrittrice Francesca Sifola
FONTE DELL’INTERVISTA: https://www.facebook.com/FrancescaSifolaScrittrice/posts/2645403605730403
RECENSIONE DEL LIBRO “CONNESSIONI” DEL TGR CAMPANIA QUI: https://www.facebook.com/watch/?v=3026820220756868
IN EVIDENZA
Un medico al Senato: “Li abbiamo uccisi”
TUTTE le misure e le regole adottate in dieci mesi dal Governo “contro il COVID19” non sono “erronee”
Lisa Stanton – 27 11 2020
PROCEDURA COMUNITARIA RAPIDA PIGNORAMENTI IMMOBILIARI – RISPOSTA A LISA STANTON
Manlio Lo Presti – 30 novembre 2020
Hanno osato chiederci di fare la puntura ai nostri pazienti per farli partire più presto”
La voce correva da mesi nell’ambiente medico francese. Le Monde aveva scritto un pezzo per dire che erano senza fondamento, falsi, intox. Adesso appare un titolo dove un sanitario dice: “Hanno osato chiederci di fare la puntura ai nostri pazienti per farli partire più presto”.
E’ avvenuto nelle case di riposo per non autosufficienti (EPHAD in Francia, come da noi RSA). E lo conferma sul canale France 3 la trasmissione del 18 novembre alle 21:05 l’indagine “Covid-19: cosa sta realmente succedendo nelle case di cura?” Il sito del canale dedica a detta indagine un articolo e un video il cui argomento principale risulta essere il famigerato “Decreto Rivotril” del 29 marzo e le sue conseguenze sia per i sanitari che per i loro pazienti.
Il Rivotril in forma iniettabile è letale per i pazienti in insufficienza respiratoria. Il governo ha autorizzato l’uso del RIvotril, con quel decreto, con la motivazione che mancava lo Hypnovel, che era necessario per le cure palliative di fine vita; si dovevano tener lontani quei vecchi dai reparti di terapia intensiva….
“Nel pieno della prima ondata dell’epidemia di Covid-19, nella primavera del 2020, il governo ha autorizzato l’uso di farmaci palliativi che di solito sono vietati“, dice ora il reportage su France 3,. Il programma si chiama “Prove a carico” (Pièces à Conviction), ed ha raccolto testimonianze di operatori sanitari indignati per questa decisione. “Quando abbiamo ricevuto queste direttive, siamo rimasti sbigottiti, dice Sandra Rotureau, dirigente sanitaria. “Quando una persona anziana non viene ricoverata [per mancanza di letti] e allora ciò che gli viene offerto è la sedazione non appena avrà difficoltà respiratoria … la mia prima reazione è ricorda: “Come, ci viene chiesto di eseguire l’eutanasia passiva con i nostri residenti “. […]Si noti il fraseggio. “Eutanasia” è quando il paziente chiese di essere aiutato a morire, in modo attivo. “Eutanasia passiva” non esiste. Si chiama omicidio.
In un’altra residenza pubblica non identificata, una dottoressa di EPHD col volto coperto, confessa “una sensazione di orrore”. “Non mi è permesso di prescrivere qualcosa che curerebbe le persone [allude alla idrossiclorochina] se ne fossero affette”, ma mi è consentito “di farle andare via … in dolcezza”.
“Abbiamo accorciato le sofferenze delle persone.? Io la chiamo eutanasia, continua, estremamente turbata. Che abbiamo osato chiederci di pungere i nostri pazienti per farli partire più velocemente, è insopportabile. “[…].
Si è anche scoperto che i medici che lavoravano per gli EHPAD hanno fatto in modo che fossero le infermiere iniettare la micidiale siringa, caricandole così di un senso di colpa che non avrebbe dovuto pesare su loro. Risulta da un’udienza della commissione d’inchiesta dell’Assemblea Nazionale .
Bassezza e viltà. E silenzio complice, omertà dei media mentre i numeri dei decessi nelle case di riposo assistite aumentavano vertiginosamente grazie al decreto Rivotril. “Alcuni curanti hanno detto di aver solo alleviato i malati ma tacciono che sul certificato di morte hanno potuto scrivere “causa del decesso: Covid” senza alcuna prova o test”, mandando anche gli eutanasizzati passivi a rimpolpare il numero dei morti per Covid, che anche in Francia rende agli ospedali, anche se non i 2 mila euro al giorno dell’Italia.
“Covid: atteggiamenti criminali?”, chiede ad alta voce su una rivista del settore Gérard Maudrux, chirurgo urologo, a raccconta come la sua famiglia (tutti nel settore ospedaliero) ci siano stati malati di Covid, abbastanza gravi, e come terapia unica consigliata dalle autorità: “Paracetamolo. L’uso di antibiotici espressamente sconsigliato. Per i miei primi trenta pazienti così trattati ho avuto 3 problemi: un decesso a casa, fibrillazione atriale il secondo e un ricovero di tre settimane di rianimazione il terzo”. Poi, studiando, il dottore scopre su un journal australiano gli effetti dell’Ivermectina (un anti-elmintico!) “che conosco bene per il trattamento di due focolai di scabbia in casa di riposo; i risultati a 48 ore sono sbalorditivi , la scomparsa dei segni clinici per tutti. Troppo felice di condividere questi risultati credo di star facendo un favore, ne parlo, il che mi è valso severe critiche da parte dei colleghi e di un farmacista. E l’avvertimento dell’Ordine”..
E cita “i colleghi di StopCovid19, che hanno raccolto più di 700 casi trattati [con clorochina e antibiotico] e che non pubblicano a causa delle minacce ricevute. Non dimentichiamo che al 19 aprile, contro il Covid, 100.000 pazienti avevano ricevuto Azitromicina, 41.000 Clorochina e 10.000 entrambe (fonte Assurance Maladie). Quante vite salvate? Quanti ricoveri evitati? L’osservazione sul campo ha ancora qualche valore?”.
Un altro medico parla di Morte su Prescrizione . E scrive: “In altri tempi sarebbero state procedure legali stabilite e alla giustizia penale ci si sarebbe rivolti per decidere sulla eventuale natura criminale del decreto Rivotril, adottato in contraddizione con tutti i testi e la giurisprudenza in materia di fine vita “Oggi, il virus ha le spalle larghe per addossargli atti ingiustificabili e instillare paura e ansia diffuse per instaurare una dittatura che i nostri plutocrati invocano da anni”; e esibisce il numero di fiale di Rivotril (“rimborsato dal servizio sanitario”, precisa) enormemente aumentato durante la “pandemia”, e in relazione diretta con la super-mortalità nelle case di riposo in quelle settimane”.
Tribunali cui è inutile rivolgersi per denunciare questi crimini e questa impostura, paracetamolo come unica terapia “consigliata” dai comitati tecnico-scientifici, minacce a medici che scoprono i rimedi efficaci, divieto dell’idrossiclorochina. E invece Rivotril in fiale per l’iniezione letale. E’ impressionante scoprire che le direttive sono identiche in Italia come in Francia.
Ma ancora di più, vedere con quanta rapidità la dittatura della plutocrazia totale sia scesa, nel suo Grand Reset, al livello che ci è stato insegnato da 50 anni a considerare come il male assoluto: l’attitudine genocida del Nezismo, l’eutanasia delle bocche inutili su grande scala, l’iniezione letale per decreto, l’asservimento volontario dei giudici e la totale omertà dei media in quello che si profila il più gigantesco crimine contro l’umanità mai attuato. Decenni di lezioni scolastiche mopralistiche, documentari sulla Shoah, giornate della memoria ossessivamente ripetute, visite delle scolaresche ad Auschwitz, inviti alla vigilanza: attenti che non torni il Nazismo! Vegliate! Eccolo qua, e i telegiornali chiamano “negazionisti” le folle che in tutta Eruopa si ribellano alla schiavitù e a questa indivcibile barbarie, manifestando e scontrandosi con la loro polizia.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/hanno-osato-chiederci-di-fare-la-puntura-ai-nostri-pazienti-per-farli-partire-piu-presto/
7 Things Regarded As ‘Crazy Conspiracy Theories’ Are Becoming Facts Right Now
by Daisy Luther
Remember back in the old days of, say, 2019, when anyone who talked about microchip implants, Americans being forced to show travel papers, and re-education camps was thought to be a crazy conspiracy theorist? And then 2020 rolled around and voila! It turns out those conspiracy theories weren’t so “crazy” after all.
And I’m not just talking about the government releasing info about UFOs.
We’re living in a time when someone will attempt to beat the crap out of you, burn your house down, or even kill you if you voted for the “wrong” presidential candidate.
We’re being subjected to curfews, our movement is restricted, and our businesses have been forcibly shut down.
One day, people will look back on this as the year that everything changed – or depending on how Americans respond to the mandates – the year we finally said enough.
Here are seven things that were considered crazy conspiracy theories…until now, when they’re becoming far too real.
#1) Universal Basic Income
Did you ever really think we’d live in a country where the government would tell private business owners when and how they could operate? Where workers would be told, “You can no longer go to work for your own good?”
Well, welcome to 2020!
22 million jobs were lost and only 42% of those were recovered by last August, when the country began to reopen. Millions of lost jobs were permanent losses, as businesses across the country fold under the weight of the restrictions that either don’t allow them to operate or the money problems of their former customers.
“It’s clear that the pandemic is doing some fundamental damage to the job market,” said Mark Zandi, chief economist for Moody’s Analytics.
“A lot of the jobs lost aren’t coming back any time soon. The idea that the economy is going to snap back to where it was before the pandemic is clearly not going to happen.”
…More than 10 million Americans are currently categorized as temporarily out of work. But historically, nearly 30% of people who tell the Labor Department that they are temporarily unemployed never get their job back, said Heidi Shierholz, senior economist at the Economic Policy Institute, a liberal think tank.
“Even though we don’t know if the historical record will hold in this case, it’s an extremely valid concern that not all of those people are going to get called back,” she said.
People who are counting on businesses reopening their doors may be surprised to find that a temporary loss has become permanent one, said Zandi. (source)
Of the businesses that have closed, many will never reopen. Most harshly affected were small businesses.
“About 60% of businesses that have closed during the coronavirus pandemic will never reopen, and restaurants have suffered the most, according to new data from Yelp.” (source)
So we have not only people who became unemployed, but we also have business owners who’ve lost everything.
As we go into the second round of lockdowns across the United States, it’s not a stretch of the imagination to think that some of the small businesses that have thus far managed to stay afloat will succumb to the economic effects of these mandates… taking with them even more jobs and plunging even more people into poverty.
Poverty is a vicious cycle and one seemingly small thing can suck those who are struggling into a vortex of fees and penalties from which emerging seems impossible.
I’ve written about my own experiences with poverty here. The concern is that even fewer people will recover financially after this round of government mandates, leaving even more Americans broke, hungry, and homeless.
But don’t worry – the government is here to help and I mean that in the President Reagan threatening kind of way.
They provided a “stimulus” check to everyone in America, gave such huge unemployment money to people that they made more staying home than they did going to work, and went so much deeper into debt that the number is simply unfathomable.
In effect, they paid people not to work. And it isn’t the fault of those people in most cases – the government forced their places of employment to close unless it was considered “essential.”
And that sounds a whole lot like Universal Basic Income. Or as I like to call it, modern feudalism.
Quite a few people are ready to give up their freedom so that someone else can take care of them.
They don’t think they’re giving up freedom. They’re convinced that they are embracing a smart, fair system that eliminates poverty.
The greed, entitlement, and lack of ambition that seems inherent in many people today will have them slipping on the yoke of servitude willingly.
They feel like they deserve a living just for drawing breath. As Gawker’s headline reads, “A Universal Basic Income Is the Utopia We Deserve.”
The idea of a universal basic income for all citizens has been catching on all over the world. Is it too crazy to believe in? We spoke to the author of a new book on the ins, outs, and utopian dreams of making basic income a reality.
The basic income movement got a significant boost this week when the charity GiveDirectly announced that it will be pursuing a ten-year, $30 million pilot project giving a select group of Kenyan villagers a basic income and studying its effects.
As an anti-poverty solution, universal basic income appeals to impoverished people in Africa, relatively well-off Scandinavians, and Americans automated out of their jobs alike. (source)
Sure, money for nothing sounds great on the surface.
But what would the real result of a Universal Basic Income be?
Feudalism. Serfdom. Enslavement.
UBI would fast-track us back to the feudalism of the Middle Ages. Sure, we’d be living in slick, modern micro-efficiencies instead of shacks. We’d have some kind of modern job instead of raising sheep for the lord of the manor.
But, in the end, we wouldn’t actually own anything because private property would be abolished for all but the ruling class. We’d no longer have the ability to get ahead in life. Our courses would be set for us and veering off of those courses would be harshly discouraged.
People will be completely dependent on the government and ruling class for every necessity: food, shelter, water, clothing. What better way to assert control than to make compliance necessary for survival? (source)
With this second round of lockdowns how many more jobs will go permanently down the tubes? What are all those people going to do for food? For rent?
The government is going to give them money. And we can’t even argue, really, because everyone knows someone who has lost a job they had for decades and who can’t find other work.
They might call it something else, but Universal Basic Income is coming. And it’s coming soon.
#2) Travel Papers
Don’t be ridiculous. We’ll never have to show our “papers” to travel freely in the United States.
Doh.
Not until a COVID pandemic with all its subsidiary restrictions occurred. Back in March, days after I warned about the first lockdown, I wrote:
For everyone who thought the article about the Lockdown of America was a “hysterical overstatement” and that they could still do whatever they wanted because it wasn’t really being enforced, what are you thinking now that “travel papers” are being handed out?
To me, this sounds like the lockdowns I wrote of yesterday were just the first incremental step toward a society that nobody hopes to see.
Yesterday, readers sent me photos of “travel papers” provided to them by employers so they could get to and from work.
These are employees who work in industries like healthcare, pharmacies, and foodservice, as well as those who work in the production, transport, and sales of essential supplies.
One reader wrote, “We were told to show these if we got stopped on the way to or from work and that if the authorities gave us any trouble, to not argue and just go back home.”
Papers that people sent were from Pennsylvania, New York, Arizona, Michigan, North Carolina, Kansas, New Jersey, West Virginia, Virginia, Oregon, Florida, Louisiana, and Ohio.
Industries mentioned in the papers were trucking, grocery stores, medical clinics, hospitals, nursing homes, city transit workers, railroads, food production plants, pharmacies, gas stations, stores like Target and Walmart, and automotive repair facilities.
Most people were given their papers on Friday or Saturday and told they’d need them to get to and from work starting the week ahead. (source)
You can see some of the papers that people sent me here.
#3) Mandatory GPS tracking of humans
“Don’t be silly. Nobody is actually tracking you with your phone. You’re not Jason Bourne.”
Whoops. 2020 proved that was a lie when they rolled out contact tracing apps to make sure you didn’t breathe the same air as somebody who got a positive COVID test.
Not only do sick or potentially sick people need to worry about being phoned or questioned by contact tracers, but there’s also a whole new world of dystopian technology being rapidly developed.
Apple and Google formed a partnership to develop a phone app with the potential to monitor one-third of the world’s population.
The Australian government has developed an app called COVIDSafe to “protect you, your family and friends and save the lives of other Australians. The more Australians connect to the COVIDSafe app, the quicker we can find the virus.”
In fact, all sorts of potentially invasive new technology tools are springing up to “fight COVID.” Some use AI to detect signs of COVID and the Department of Defense is deploying thermal imaging to detect signs of COVID.
These things won’t just go away when the pandemic is over. If they’re in use for a year or two years – however long this virus is with us – chances are, they’re here to stay. (source)
So… if you have a smartphone, rest assured, at some point you’re probably going to have an app like this forcibly installed during one of those relentless updates.
Of course, they’ll say that the app is just the framework and you have to enable it for it to work. Oh, wait, they already said that. After installing “the framework.”
#4) Cashless societies
Somehow, the United States ran out of change.
There were no coins to be had…anywhere…for a while. Bloomberg reported in August:
As if a deep recession and a never-ending pandemic wasn’t enough, the U.S. now faces another crisis: a coin shortage. Thanks to the lockdowns, fewer coins are in circulation, leaving businesses unable to make change when customers hand over paper money. (source)
This had a lot of people concerned, especially since Venezuela used COVID to push citizens toward a cashless society. Here in the United States, the “change shortage” was so extensive is caused many stores to give you your change on a store loyalty card or invite you to donate that change to some cause.
A true cashless society would allow significant control over our day to day lives. See this article for some of the totalitarian ways it would affect us.
#5) Microchips
DARPA got involved early on, touting it as a way to “save” us all from COVID. Robert Wheeler wrote:
But governments aren’t having to market the chip as a method to track, trace, and control their populations.
Instead, they are marketing the chip as a way to track and detect COVID and other coronaviruses.
Clearly, this is a much easier sell to a public literally terrorized by their governments and mainstream media outlets for the last six months.
Raul Diego details the creation and coming rollout of the new biochip in his article, “A DARPA-Funded Implantable Microchip to Detect COVID-19 Could Hit Markets By 2021,” where he writes,
The most significant scientific discovery since gravity has been hiding in plain sight for nearly a decade and its destructive potential to humanity is so enormous that the biggest war machine on the planet immediately deployed its vast resources to possess and control it, financing its research and development through agencies like the National Institutes of Health (NIH), the Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) and HHS’ BARDA.
The revolutionary breakthrough came to a Canadian scientist named Derek Rossi in 2010 purely by accident.
The now-retired Harvard professor claimed in an interview with the National Post that he found a way to “reprogram” the molecules that carry the genetic instructions for cell development in the human body, not to mention all biological lifeforms.
These molecules are called ‘messenger ribonucleic acid’ or mRNA and the newfound ability to rewrite those instructions to produce any kind of cell within a biological organism has radically changed the course of Western medicine and science, even if no one has really noticed yet.
As Rossi, himself, puts it:
“The real important discovery here was you could now use mRNA, and if you got it into the cells, then you could get the mRNA to express any protein in the cells, and this was the big thing.” (Source)
The microchip talk died down but the fact it as even a discussion and topic of COVID research should be troubling. Anyway, after the initial microchip hubbub, the push got redirected toward our next conspiracy theory.
#6) Mandatory vaccines
Remember back when nobody thought that adults would ever be forced to take vaccines except for “crazy conspiracy theorists?” Well, that day is coming sooner than many people expect.
A much-heralded COVID vaccine could be rolled out in a matter of days. Pfizer and BioNTech have both concluded Phase 3 of rushing their jabs to market. There are still many, many questions.
The return to many of our old familiar ways will take time, and how much time remains unclear. The answers await more research into the vaccines, how they can be distributed and how many people are willing to get them.
“A vaccine won’t be available immediately for everybody,” says Arthur Reingold, a professor of epidemiology at the School of Public Health at the University of California, Berkeley…
…“It probably will take four to six months,” he says.
“What that says to me is that people will have to keep wearing masks at least until spring. We won’t be in a magically different situation by February or March. I don’t see how that can possibly happen.”
Equally important are the unknowns about the vaccines themselves. Scientists still don’t know how long vaccine-induced protection will last, for example, or whether inoculations can block actual infection, or only prevent the onset of disease.
If the latter turns out to be the case, meaning the vaccines keep us from getting sick, but not infected, we still could be infectious to others. Until we know, don’t toss those masks into the trash…
…Andrew Badley, an immunovirologist who chairs Mayo Clinic’s covid-19 task force, says the return of any normal activities depends on numerous factors, including how many people get vaccinated.
“The only possibility that life will return to normal by summer is if the majority of the population receives the vaccines by then and the early efficacy data is borne out in ongoing studies,” he says.
He adds, however: “I think it is unlikely we will be able to vaccinate the majority of the population by then.” (source)
And how will they make sure that “the majority” of the population gets the vaccines?
It’ll start out easy — there are tons of people who will gladly roll up their sleeves to get a vaccination that was rushed to market with no testing on the long-term effects.
And then, the rest of us will be coerced by being unable to go to work, to a concert, to school, or into a public building without proof we’ve been vaccinated.
YOU WALK TOWARD the arena, ready for a big game, tickets in hand. But what you see is a long line wrapping around the corner of the building and a bottleneck at the entrance as people search their pockets and purses for a small piece of paper.
To be cleared to enter, you’ll also need that document — proof that you’ve received a COVID-19 vaccination.
This is the future as some experts see it: a world in which you’ll need to show you’ve been inoculated against the novel coronavirus to attend a sports game, get a manicure, go to work, or hop on a train.
“We’re not going to get to the point where the vaccine police break down your door to vaccinate you,” says Arthur Caplan, a bioethicist at New York University’s School of Medicine.
But he and several other health policy experts envision vaccine mandates could be instituted and enforced by local governments or employers — similar to the current vaccine requirements for school-age children, military personnel, and hospital workers…
…The mandates can be directed toward customers, as well. Just as business owners can bar shoeless and shirtless clients from entering their restaurants, salons, arenas, and stores, they can legally keep people out for any number of reasons, “as long as they’re not running afoul of any antidiscrimination laws,” says Dorit Rubinstein Reiss, a professor of health and vaccine law at the University of California, Hastings College of the Law.
When a COVID-19 vaccine becomes available, some experts think states will require targeted industries to enforce vaccine mandates for their employees, especially those we’ve come to know as “essential workers.”
“Grocery store workers get exposed to a lot of people, but also have the chance to infect a lot of people because of the nature of their work and the fact that virtually everybody needs to buy food,” says Carmel Shachar, executive director of the Petrie-Flom Center for Health Law Policy, Biotechnology, and Bioethics at Harvard Law School.
Hospitality industry workers — those who work in restaurants, bars, and coffee shops, for example — could also see similar mandates.
“It’s in an employer’s interest to make sure that their workplace is protected and that you can’t infect your colleagues,” Shachar says.
“Having a widely accessible vaccine gets a lot of employers out of having to control their clients’ behavior.” And with a vaccinated workforce, “you don’t need to worry if the people you’re serving at the restaurant have COVID-19.”
Even the general public could be incentivized to get vaccinated.
“Oddly enough, the best way to impose a mandate is to reward people with more freedom if they follow that mandate,” Caplan says.
For example, with proof of inoculation, you would be able to attend a sporting event “as a reward for doing the right thing,” he says.
“And I can imagine people saying, If you want to go to my restaurant, my bowling alley, or my tattoo parlor, then I want to see a vaccine certificate, too.”
Booster shots could also be required, depending on the efficacy of future vaccines. (source)
Doesn’t it just make you feel all warm and fuzzy inside how all these experts are planning to force an unwilling populace to accept an untested vaccine? It’s all for our own good, you know.
#7) Re-education camps
Remember how we all used to joke about being put into FEMA camps? Well…..
Finally, for those of us who believed these conspiracy theories were conspiracy facts all along – oh – and for Trump voters – there’s the discussion about how to re-educate us so we can rejoin society.
In a Twitter thread run amok, we saw the dark side of some “well-educated” Democrats who were sincerely trying to figure out how to redeem those of us who did not vote for Joe Biden.
Of course, he doesn’t really mean re-education camps. Of course not.
And Laura found she bit off a bit more than she intended to chew. So of course she blamed non-Americans. (Probably those darned Russians, right?)
Welcome to my inbox for the past 8 years, Laura. Every time I have posted a pro-gun, pro-self-defense article, I’ve been barraged with “creative” rape threats with a vast variety of implements and violent threats by the “peaceful” left.
People have wished my children dead in a school shooting. So cry me a river, Laura, if your “thoughtful discussion” of putting me and people like me into anti-cult deprogramming in a gulag put you in an unpleasant position.
Trust me, you get used to it. Heck, you might even begin to understand why I’m a gun owner.
What other conspiracy theories have been proven true this year?
Ultimate Proof: Covid-19 Was Planned To Usher In The New World Order
Is it just me or has 2020 been like reading every “crazy conspiracy” rabbit hole on the internet while dropping acid?
Except you can’t come down from the trip because it’s all actually happening. As the insanity continues, make sure you have this book to help you get prepared.
What other former “wacky” theories have become fact this year? Share your thoughts in the comments.
FONTE: https://humansarefree.com/2020/11/7-things-regarded-as-crazy-conspiracy-theories-are-becoming-facts-right-now.html
ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME
FONTE: https://www.facebook.com/federica.francesconi.3/posts/10220478834178624
BELPAESE DA SALVARE
PER LA COMMISSIONE I MARINAI ITALIANI PRIGIONIERI A TRIPOLI NEANCHE ESISTONO….
Novembre 29, 2020 posted by Giuseppina Perlasca
Spero che tutti voi ricordiate il rapimento da parte dei libici di Bengasi sei 18 marinai di Mazara del vallo, per il quale il Governo italiano sta facendo assolutamente nulla. Di Maio sarà il “Miglior allievo” di Brunetta, ma per i nostri lavoratori non ha cavato ancora un ragno dal buco.
I deputati europei Francesca Donato, Marco Zanni, Marco Campomenosi, Antonio Mario Rinaldi, Alessandro Panza, Paolo Borchia, Annalisa Tardino, Stefania Zambelli, Vincenzo Sofo, Angelo Ciocca e Gianantonio Da Re si rivolgono all’Alto Rappresentante per i la politica estera dell’Unione, una specie di ministro degli esteri della Commissione, per sapere se lui è a conoscenza della situazione e se intende fare qualcosa. Ecco il testo dell’interrogazione.
Il 1o settembre scorso 18 marittimi di Mazara del Vallo, mentre si trovavano per una battuta di pesca a circa 38 miglia nautiche a nord dalle coste della Cirenaica, sono stati sequestrati da esponenti dell’esercito libico e sono stati portati a Bengasi a bordo di alcuni gommoni. I loro due pescherecci sono ugualmente stati sequestrati dalle milizie del generale Haftar.
Per quasi un mese non si sono più avute notizie della sorte degli equipaggi. In seguito, è stato acclarato che si trovano in stato di fermo; le autorità libiche, in risposta alle richieste italiane, hanno chiesto il rilascio di quattro cittadini libici condannati dal tribunale di Catania a 30 anni di carcere per traffico di esseri umani e per la morte in mare di 49 migranti.
Questi sequestri si vanno ad aggiungere ad altri incresciosi episodi accaduti in passato. Alla luce di quanto precede, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:
1. È a conoscenza dei fatti?
2. Quali azioni può intraprendere per risolvere rapidamente questa situazione angosciante per i pescatori coinvolti, le loro famiglie e per i tanti pescatori che si trovano ad operare in queste zone del Mediterraneo dove azioni piratesche a scopo ricattatorio continuano ad avvenire in palese violazione del diritto internazionale?
Dopo tempo risponde l’Alto Commissario. Ecco il testo della sua risposta.
Il conflitto in Libia rappresenta un serio problema per la regione e per la sicurezza e la stabilità dell’UE. La priorità dell’UE è porre fine al conflitto militare e garantire un’adeguata transizione in Libia per far sì che il paese possa essere un partner unito, stabile e affidabile. A tal fine, l’UE partecipa attivamente al processo di Berlino per la Libia guidato dalle Nazioni Unite (ONU), che costituisce il quadro internazionale approvato dalla risoluzione 2510 del Consiglio di sicurezza dell’ONU per rilanciare il processo politico in Libia1.
La Commissione sostiene pienamente la risoluzione pacifica delle questioni menzionate dagli onorevoli deputati, in linea con il principio delle Nazioni Unite di astensione dalla minaccia o dall’uso della forza nelle relazioni internazionali e con le pertinenti disposizioni della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS).
In passato l’UE aveva invitato le autorità libiche allora in carica a ratificare la convenzione UNCLOS anche nel contesto del precedente dialogo sulle questioni marittime e relative alla pesca tra l’UE e la Libia. A causa della situazione politica del paese in quel momento tale dialogo è stato sospeso. L’UE incoraggerà la Libia a diventare parte della convenzione UNCLOS e rilancerà il dialogo quando ve ne saranno i presupposti.
Mentre il servizio europeo per l’azione esterna e le delegazioni dell’UE nei paesi terzi facilitano attivamente il coordinamento e la cooperazione tra le ambasciate e i consolati degli Stati membri, è importante sottolineare che l’assistenza consolare diretta per i cittadini dell’UE rientra nelle competenze degli Stati membri. La Commissione vi invita pertanto a contattare direttamente le autorità italiane competenti.
L’Alto Commissario non si prende neanche la briga di citare il caso dei nostri marinai. Tutto il resto è, consentitemi, supercazzola diplomatica e pure fatta male. Come può un governo non riconosciuto dalla UE e dall’ONU, come quello del Generale Haftar a Bengasi, aderire all’UNCLOS, il trattato sul riconoscimento reciproco delle zone economiche esclusive. Tra l’altro la Libia, quella di Al Serraj, ha concordato una controversa e bizzarra ZEE con la Turchia che divide il Mediterraneo orientale a metà ignorando la presenza fisica della Grecia, dell’Italia e di Malta.
Quindi, per riassumere:
- l’Alto Commissario ignora quanto accaduto ai marinai siciliani, oppure, sinceramente, non gliene importa nulla;
- l’Alto Commissario non ha idea di come si possa risolvere il pasticcio diplomatico libico, fra Haftar, Sarraj, la Turchia, l’Egitto e la Russia.
Questa risposta è al livello di quella in cui la presidente della Commissione Von Der Leyen affermò che Santa Sofia non era a Istanbul, ma a Cipro. A cosa serve una commissione che non è in grado rispondere a nessuna domanda anche basilare dei cittadini ?
FONTE: https://scenarieconomici.it/per-la-commissione-i-marinai-italiani-prigionieri-a-tripoli-neanche-esistono/
Virus e segreti di Stato – Report – 2/11/2020
https://www.raiplay.it/programmi/report – Di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella, da Report del 02/11/2020.
VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=3kLZLTtMYTQ
Il mistero del piano contro le pandemie: il nostro risale al 2006 e non è mai stato aggiornato.
Report è tornato a cercare la verità tra dirigenti smemorati, presunti piani segreti e documenti scomodi fatti sparire
FONTE: https://www.youtube.com/watch?v=3kLZLTtMYTQ
Virus e segreti di Stato – Report – 09/11/2020
Presto anche da noi
Ad Antofagasta questa sera la sinistra ha dato fuoco alla Cattedrale. Ad accompagnarlo c’erano le loro solite urla di iena e festeggiamenti.
https://twitter.com/camilaemiliasv/status/1331764046979354626
Un mese fa, il Cile ha dovuto affrontare diversi attacchi alle chiese, compresa la cattedrale di Santiago, prima di un plebiscito sulla modifica della costituzione. Passato il plebiscito, molti cattolici speravano di non essere più bersagli . Ma all’anniversario di 1 mese dal voto, la sinistra ha chiarito che questo è solo l’inizio. Vogliono che l’intera chiesa se ne vada e sono disposti a bruciarla a terra se necessario.
Presto anche qui.
L’omelia la decide la D’Urso: prete alla gogna se parla di gay e aborto
Tv trash, nuovo tribunale del popolo che decide le omelie: in un mese da Barbara D’Urso a Pomeriggio 5 sono finiti alla gogna tre preti, “rei” di insegnare dal pulpito la dottrina cattolica su aborto, omosessualità e divorzio. L’ultimo a Erba: la troupe va da don Bruno Borelli e allestisce un collegamento da “delitto”: «Ha associato il male all’omosessualità e all’aborto». La conduttrice gli intima di pensarlo in camera sua e non in chiesa. No comment dalla diocesi. Intanto i preti sono avvertiti: attenti a come predicate.
Le prime avvisaglie ci sono state con la messa alla berlina di don Andrea Leonesi, prete di Macerata, che ha fatto un raffronto tra aborto e pedofilia ed è finito infilzato dalla polizia del pensiero, poi si è proseguito con don Mario Martinengo di Cremona: ha ribadito la dottrina cattolica di condanna degli atti di omosessualità e anche lui è finito vittima delle telecamere di Canale 5 della D’Urso.
La regia manda in onda uno scambio registrato tra la giornalista e don Bruno in cui lui ribadisce: «Non commettere atti impuri è un Comandamento di Dio», «Gesù sul divorzio è stato chiaro»
«L’aborto è un omicidio di un bambino, prima c’è il suo diritto a vivere»
Per la D’Urso è troppo: «Caro don Bruno: il diritto è quello delle donne di scegliere cosa fare, io sono contro l’aborto, ma sono a favore della donna di scegliere che cosa fare, non mi sembra che Gesù ha detto che non si può divorziare». Non sembra a lei, ma forse le sfugge Marco 10, 6-9 (“l’uomo non separi ciò che Dio ha unito”). Ma ormai è inutile pretendere che la D’Urso faccia ripetizioni di catechismo tra uno spot e l’altro delle sue infinite dirette. C’è però spazio per un ultimo ammonimento, per un invito al ravvedimento, che sa tanto di minaccia, di ultima chiamata: «Vorrei tanto parlare con don Bruno, mi sembra una persona tenera, carina, anziana, con la quale mi piacerebbe parlare e raccontare alcune cose…». Poi, il trionfale omaggio finale alla lingua italiana: «Se lo pensa, lo pensasse nella sua cameretta, ma se lo dice davanti alla gente, è un messaggio sbagliatissimo».
A Erba un’omelia è stata sottoposta al tribunale del popolo che decide che cosa i preti possano dire e che cosa no, messa sotto la lente dello share, vagliata al fuoco del trashometro. E un prete è stato avvertito: attento a come parli, la dottrina non puoi più dirla neanche al chiuso della tua chiesa perché gli squadristi con la telecamera sono in agguato.
Rivelatore questo dettaglio:
“L’inviata fa parlare una delle figuranti, tale Vanessa, che, coperta da mascherina d’ordinanza, lancia il suo j’accuse al prete: «Ciao Barbara, io non sono d’accordo, di cavolate se ne dicono tantissime io sono per l’amore universale». La D’Urso annuisce: «Brava. La gravità è che viene detta su un altare, durante una Messa dove ci sono persone anziane che hanno figli omosessuali e pensano che avere un figlio omosessuale sia il male».
Questo “amore universale” significa espellere dalla società ogni definizione comune del bene; essendo le concezioni del bene relative alle scelte e alle voglie di ciascun soggetto, gli individui non si possono intendere che su una società che garantisca loro semplicemente di “perseguire la loro libertà come vogliono”.
Sembra il principio della più assoluta libertà. Invece tale libertà che riconosce solo i diritti privati degli individui, si rovescia immediatamente in oppressione del prossimo: da “la mia libertà finisce dove comincia la tua”, la d’Urso, Vanessa e i sodomiti militanti, gli antifa e i trash, fanno “la tua libertà finisce dove comincia la mia”.
Questo libertarismo ha avuto un profeta e un filosofo ben identificato:
“Il diritto dell’individuo è il diritto di godere del suo simile, dice Sade – e deve essere proclamato senza preoccuparsi degli effetti prodotti da questo godimento su “l’oggetto che deve sottomettersi”, perché “i riguardi di questa considerazione indebolirebbero il godimento di colui che lo desidera” – e aggiunge il Marchese, “non è questione, in questo esame, altro che di ciò che conviene a colui che desidera”; questo diritto di proprietà privata sul godimento è adesso un diritto dell’uomo e del cittadino, un diritto dell’individuo assolutamente libero” (Mario Dogliani).
Così i “diritti dei gay” si rovesciano immediatamente nell’obbligo di consegnare i bambini altrui alle “lezioni” dei trans e dei queer, e nessuna famiglia protesti, altrimenti gli togliamo i figli (Bibbiano) perché la famiglia è “repressiva” e li affidiamo a due lesbiche perché li corrompano, pardon li educhino all’amore universale.
E’ la “filosofia” dell’amore universale” della D’Urso, degli Antifa che incendiano chiese, che si sunteggia così: chi ha il potere, non si limita a prevaricare; stupra, violenta schiaccia, sodomizza, rende schiavi quelli di cui “ha diritto” di godere.
I padroni del momento si abituano subito: “Gesù Bambino può nascere due ore prima”, decreta il “ministro Boccia” Il “senatore” Andrea Romano: Chi ha dubbi sul vaccino verrà azzittito, non ha diritto dii parola, non si scherza più”. E’ la mentalità e temperie “libertaria” che porta – direttamente – all’incendio delle chiese e al massacro dei preti: libertaria per noi, voi leccate questo stivale, portate la mascherina, non fate il Natale, predicate dallìaltare il sesso invertito. Ci fanno peccare per legge.
Con i confinamenti e i divieti arbitrari e senza alcuna ragione sanitaria, la tecnocrazia transumana, intesissimante rivolta – vecchio sogno gnostico-marxista – a costruire l’Uomo Nuovo (stavolta in forma di Cyborg con innesti nel DNA e microchip sottopelle, a cui è promessa una sorta di vita eterna nel cloud) stanno facendo stragi di infelici , per usare le parole di Sade, “oggetti che devono sottomettersi”.
Le Monde riferisce che negli ospedali di Parigi, “si constata l’esplosione di turbe psichiche fra i bambini, raddoppio dei tentativi di suicidio fra i minori di 15 anni” che non sopportano i confinamenti. A Toronto una donna di 90 anni s’è suicidata per non subire un altro lockdown .
Decine di italiani si tolgono la vita perché al dittatura terapeutica ci ha privato a milioni dei mezzi di sussistenza per una malattia perfettamente curabile, senza che a nessuno venga un dubbio sulla mostruosa malvagità, senza fine né alleviamento, delle immense sofferenze che stanno provocando a bambini, ragazzini, giovani, vecchi. Nemmeno alle vittime.
Men che meno la gerarchia ecclesiastica, che nel santuario di Loreto ha tolto i tabernacolo, in odio a Cristo Presente – spostandolo in un umiliante bugigattolo e armadietto da cucina.
Questo sta per richiamare le punizioni:
“Oggi ho avuto una visione molto brutta, che mi ha fatto piangere. Ho visto scorrere molto sangue in San Pietro, tutto il fuori con le scalinate e le colonne intorno e le due fontane. Ebbene, ho visto scolare il sangue e si gridava: ‘A morte i responsabili!’ Ho avuto una brutta sensazione per il Papa e altri».
(Su Gesù offeso, aggiungo questa preghiera annesssa all’articolo)
nelle loro case, sia di giorno che di notte, si inginocchino spesso in spirito, e a capo chino dicano:
“Venga ben predicata e ben propagata la devozione ai Tabernacoli,
perché per giorni e giorni le anime non mi visitano, non mi amano, non riparano…
Non credono che Io abito là”:
“Voglio che si accenda nelle anime la devozione verso queste prigioni d’Amore…
Sono tanti coloro che, pur entrando nelle Chiese, neppure mi salutano e non si soffermano un momento ad adorarmi”.
“Lontano dal Cielo, lontano da Gesù sono tutti coloro che sono lontani dal Tabernacolo…
Oh, se fosse ben compreso il Tabernacolo! Il Tabernacolo è la vita, è l’amore, è la gioia, è la pace.
Il Tabernacolo è luogo di dolore, di offese, di sofferenza: il Tabernacolo è disprezzato; il Gesù del Tabernacolo non è compreso”.
“Io vorrei molte guardie fedeli, prostrate davanti ai Tabernacoli, per non lasciarvi accadere tanti e tanti crimini!”
“Mi chiedano tutto quanto vogliono stando alla mia presenza, davanti al Tabernacolo: è da lì che viene il rimedio per tutti i mali”.
Fonte : La Voce Cattolica
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/presto-anche-da-noi/
CONFLITTI GEOPOLITICI
“Affondate la Nimitz”: false flag immminente?
Voci: l’imminente attacco israeliano contro l’Iran (molto presto) è inevitabile
Preparazione attraverso fake news:
“ Israele / Stati Uniti hanno ricevuto informazioni che l’Iran testerà una bomba nucleare sotterranea nelle prossime settimane.
C’è molto caos dietro le quinte mentre Israele dichiarerà il testare la sua linea rossa, ma l’amministrazione statunitense uscente non vuole avere nulla a che fare con la risposta. Pertanto, l’Iran ha scelto questo particolare periodo di tempo.
“Israele ha ucciso Fakhrizadeh per cercare di ritardare il processo. L’amministrazione israeliana non si aspetta aiuto dagli Stati Uniti (a causa del momento in cui ciò accade), ma è completamente pronta a farlo da sola.
“Dopo una riunione del governo iraniano, l’Iran ha affermato di aver preso una decisione sulla vendetta e sulla punizione severa, ma non ha detto contro chi”.
La “Promozione stabilità” degli Stati Uniti opera in modi misteriosi … (Gli Stati Uniti – e la regione – sarebbe meglio che gli Stati Uniti non lo facessero …) A minaccia per l’Iran, manda bombardieri pesanti in Medio Oriente attraverso Israele timesofisrael.com/in-threat-to-i via
Tenete sotto controllo questo molto, molto da vicino nelle ore e nei giorni a venire. Ciò che accade rischia di trasformarsi in una situazione disastrosa per tutto il mondo quasi immediatamente.
Gli Stati Uniti riportano il gruppo d’attacco della portaerei USS NIMITZ indietro nel Golfo Persico.
Come tutti sanno, in un vero conflitto una portaerei dura pochi minuti. Poi viene affondata da missili o siluri nemici coi 5 mila uomini di equipaggio.
La portaerei Nimitz si trova esattamente nella condizione in cui erano le Twin Towers : è decrepita, le spese di manutenzione sono aumentate fino a diventare insostenibili; andrebbe smantellata ma, come le Twin Towers, lo smantellamento ordinato e “pulito” nel senso sanitario-ecologico sarebbe stato ancor più costoso, basti pensare all’amianto da togliere prima dell’abbattimento; per la Nimitz si pensi al motore nucleare, il cui smaltimento è un problema insolubile.
Dunque un affondamento della Nimitz, di cui si possa dare la colpa all’Iran, l’Amalek, darebbe l’occasione migliore per scatenare la guerra (atomica) contro Teheran, e insiema la perfetta ragione “economica” per il suo disposal senza spese. E il motore nucleare nel fondo del Golfo Persico invece che nel cantiere americano, è cosa ottima.
E il petrolio e il gas non arriveranno più agli europei, o saranno molto rincarati
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/affondate-la-nimitz-false-flag-immminente/
Ucciso fisico nucleare in Iran: collaborava col ministero della Difesa
Il fisico nucleare Mohsen Fakhrizadeh, professore e agente delle Guardia rivoluzionaria iraniana, è stato ucciso vicino alla capitale, Teheran, come confermato dal ministero della Difesa iraniano, con cui lo scienziato collaborava.
Il ministero della Difesa iraniano ha confermato la morte del famoso scienziato nucleare iraniano, con cui collaborava. In un comunicato stampa, il dicastero militare ha qualificato l’uccisione dello scienziato come attacco terroristico.
“Oggi, nel pomeriggio, terroristi armati hanno attaccato il capo della ricerca e innovazione al ministero della Difesa. Mentre le sue guardie di sicurezza e i terroristi hanno ingaggiato uno scontro a fuoco, Mohsen Fakhrizadeh è rimasto gravemente ferito e ricoverato in ospedale”, si legge nel comunicato stampa, in cui si aggiunge che è poi deceduto nonostante gli sforzi per rianimarlo.
Fakhrizadeh era stato indicato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu nel 2018 come direttore del progetto di armi nucleari iraniane.
Il capo del governo israeliano aveva detto sul conto di questo fisico: “Ricordate questo nome, Fakhrizadeh”.
Allo stesso tempo l’ufficio stampa del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rifiutato di commentare l’assassinio del fisico nucleare iraniano.
Il comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica Hossein Salami si è rivolto a Twitter per condannare l’assassinio del fisico nucleare, che sarebbe avvenuto per impedire all’Iran di accedere alla scienza moderna.
ترور دانشمندان هستهای آشکارترین تقابل خشن نظام سلطه برای جلوگیری از دستیابی ما به علوم مدرن است.
— حسین سلامی (@salamy_ir) November 27, 2020
In precedenza lo screenshot di un tweet di Hossein Salami era circolato sui social, in cui prometteva di vendicare le uccisioni di scienziati iraniani. Tuttavia l’autenticità del post non può essere confermata in quanto questo tweet è assente dalla pagina del comandante iraniano.
L’Organizzazione iraniana per l’energia atomica aveva precedentemente smentito le notizie dei media sull’assassinio del fisico nucleare, aveva riferito l’agenzia ISNA. Il portavoce dell’organizzazione aveva dichiarato che tutti gli scienziati dell’industria nucleare nazionale erano al sicuro e in buona salute.
FONTE: https://it.sputniknews.com/mondo/202011279837765-ucciso-fisico-nucleare-in-iran-collaborava-col-ministero-della-difesa/
Ucciso Mohsen Fakhrizadeh, vertice del programma nucleare iraniano
Il direttore del programma nucleare iraniano e membro delle Guardie della rivoluzione islamica, Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi, è stato ucciso nella provincia di Damavand, presso Teheran, durante uno scontro a fuoco.
L’uomo dietro il programma nucleare
La notizia è stata prima ripotata dalle agenzie ufficiali dell’Iran, che hanno riferito di una sparatoria, di ignoti assalitori e del ricovero d’urgenza in ospedale. Poi è stata confermata dalle autorità iraniane, con il comandante in capo dei pasdaran, Hossein Salami, che ha scritto su Twitter della morte di Fakhrizadeh parlando dell’assassinio di “scienziati nucleari”, quindi al plurale, compiuto “per impedire all’Iran di ottenere accesso alla scienza moderna”. Linea condivisa anche dal ministero della Difesa della Repubblica islamica. In un comunicato diramato attraverso il sito internet del dicastero, la Difesa iraniana parla di “terroristi” che hanno attaccato il veicolo su cui viaggiava il fisico con la scorta. Il ministero parla, con enfasi ma anche con un preciso significato politico, di “martirio“.
Fakhrizadeh era considerato da tutti come il grande architetto dietro il programma nucleare iraniano. Era lui ad aver guidato il piano segreto Amad (Speranza in lingua persiana), che per Teheran era un programma pacifico di sviluppo energetico mentre per Israele e molte intelligence occidentali era un programma a scopo bellico. L’Aiea ha sempre ricordato che il programma Amad si era concluso a inizio degli Anni Duemila. Ma queste spiegazioni non avevano mai trovato grande accoglienza in Israele, tanto che i vari governi guidati da Benjamin Netanyahu hanno sempre avuto il fisico iraniano come uno dei principali obiettivi della propria black list.
“Ricordate questo nome, Fakhrizadeh”
Una lista nera che adesso torna alla mente di molti, specie in Iran, che puntano proprio su un presunto coinvolgimento del Mossad. Coinvolgimento chiaramente non confermato, mentre Israele tace di fronte alle accuse e quel “ricordate questo nome, Fakhrizadeh” pronunciato dal premier israeliano che si appare, oggi, come un sinistro presagio di morte.
La frase venne pronunciata dal primo ministro israeliano quando egli stesso mostrò davanti al mondo che il Mossad era riuscito a introdursi in uno dei più importanti depositi della capitale iraniana accedendo all’archivio del programma nucleare. Un archivio che avrebbe rivelato, secondo Netanyahu e la sua intelligence, che le accuse mosse da Israele e dagli Stati Uniti sul programma nucleare iraniano erano valide: quel piano c’era ad aveva uno scopo bellico, coperto per evitare che l’Agenzia atomica potesse condannare il Paese. Sempre secondo Netanyahu, Amad aveva lo scopo di produrre armi nucleari per diventare inattaccabile o per colpire i suoi nemici in Medio Oriente.
C’è Israele dietro questa morte? Impossibile in questo momento avere alcun tipo di informazione o di certezza. Quello che è certo, è che Israele non ha mai voluto smentire completamente le proprie operazioni segrete per colpire, anche fisicamente e mortalmente, i suoi nemici. Un tipo di politica che serve anche da propaganda: non smentire mai le azioni di cui viene accusato lascia a Israele una sorta di fama sinistra che terrorizza i suoi avversari. Molte uccisioni illustri dei vertici militari e scientifici di Teheran vengono fatte risalire proprio all’azione degli agenti segreti dello Stato ebraico. Anche per le accuse rivolte dagli stessi iraniani, che molte volte per politica interna hanno sfruttato queste uccisioni per accusare il nemico di sempre scatenando escalation. Una guerra senza esclusione di colpi che va avanti da diversi anni.
La lista nera
La morte di Fakhrizadeh rientra quindi in una lunga lista di morti sospette che hanno coinvolto proprio il programma nucleare della Repubblica islamica iraniana. Nel gennaio 2010, a morire fu Massoud Ali Mohammadi, professore di fisica delle particelle a Teheran, morto per le conseguenza dell’esplosione di una motocicletta nei pressi della sua abitazione. Il dito venne subito puntato su Israele e Stati Uniti, accusati, pochi mesi prima, di aver rapito Shahram Amiri, scienziato nucleare scomparso nel maggio 2009. A novembre del 2010, venne ucciso un altro scienziato, Majid Shahriari. A novembre del 2011, invece, in un’esplosione di un deposito di armi appartenenti ai Guardiani della Rivoluzione, venne ucciso – tra quasi 40 vittime – il generale Hassan Moghadam, responsabile di programmi di armamento per i Pasdaran. Una serie di morti senza traccia della mano che li ha colpiti. Così come delle esplosioni che questa estate hanno provocato incendi e misteriose esplosioni nei diversi siti del programma nucleare iraniano, in disuso o ancora utilizzati.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/ucciso-mohsen-fakhrizadeh-direttore-programma-nucleare-iraniano.html
UCCISO IL RESPONSABILE DEL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO.
Venti di guerra nel Golfo
In mezzo alle speculazioni su un possibile attacco di Israele contro l’Iran nelle prossime settimane, pochi minuti fa i media statali iraniani hanno riferito che il principale scienziato nucleare del paese Mohsen Fakhrizadeh è stato assassinato a Damavand, a est di Teheran. Secondo quanto riferito, era accompagnato dalla sua guardia del corpo quando sono stati attaccati da un aggressore “suicida” all’ingresso della città di Absard.
Secondo Iran Front Page News, Fakhrizadeh è stato ucciso da proiettili, ma prima della sparatoria, la sua auto è stata fermata con un’esplosione nel Mostafa Khomeini Blvd. Secondo quanto riferito, molti altri sono stati uccisi nell’incidente, ma non sono stati ancora identificati.
Fakhrizadeh era un generale di brigata nell’Iranian Revolutionary Guards Corp (IRGC) e ha guidato il progetto di armi nucleari dell’Iran.
Era anche un professore di fisica presso l’Imam Hussein University di Teheran ed era ex capo del Centro di ricerca sulla fisica dell’Iran.
Nessuno ha ancora rivendicato l’assassinio, ma il regime israeliano ha una storia di “Eliminazione” scienziati nucleari in Iran.
Nel 2018, il primo ministro Benjamin Netanyahu disse “ricordate quel nome” dopo aver annunciato che il Mossad aveva ottenuto 100.000 file dagli archivi nucleari segreti dell’Iran. I file recuperati dal Mossad si sono concentrati sul programma nucleare segreto iraniano che è stato sviluppato dal 1999 al 2003 chiamato Project Amad, guidato da Fakhrizadeh. Quando l’Iran ha aderito all’accordo nucleare del 2015, ha negato l’esistenza di un tale programma.
Dopo l’uccisione nell’aprile 2018 di diversi scienziati nucleari in Iran, uno “scudo protettivo di segretezza e sicurezza” era stato lanciato intorno a Fakhrizadeh, nel tentativo di proteggerlo dagli assassini israeliani.
Fonti dell’esercito iraniano hanno subito parlato di “Sanguinosa vendetta” a seguito dell’assassinio.
FONTE: https://scenarieconomici.it/ucciso-il-responsabile-del-programma-nucleare-iraniano-venti-di-guerra-nel-golfo/
Turchia. 337 ergastoli per i fatti del 2016. Ma permangono i dubbi sull’autenticità del golpe
di Enrico Oliari –
A distanza di 4 anni dal golpe, vero o presunto, avvenuto in Turchia, la Giustizia del paese mediorientale ha comminato oggi numerose pene tra cui 337 ergastoli, soprattutto a militari. Stando alla versione ufficiale, nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2016 la rete gulenista mise in atto un tentativo di rovesciare il governo di cui premier era Ahmed Davutoglu, mentre presidente era Recep Tayyp Erdogan.
Nel caos di quelle ore vennero persino bombardati il Parlamento ed altri edifici del potere, come pure basi di militari che non si erano uniti al tentato colpo di stato.
Le condanne di oggi interessano anche ergastoli per 27 alti ufficiali e 4 civili fra cui il noto uomo d’affari Kemal Batmaz, mentre a 60 imputati sono state inflitte pene meno pesanti ed in 75 sono stati assolti. Le accuse per cui in molti sono stati riconosciuti colpevoli erano di tentato rovesciamento dell’ordine costituzionale, tentato omicidio del presidente della Repubblica e omicidio volontario.
Quello di oggi era il 289mo processo a seguito del golpe, ed in totale le condanne inflitte sono 4.100 di cui 2.500 ergastoli (in Turchia è stata abolita la pena di morte); tra la decina di processi in corso ve ne è uno do 500 persone imputate di azioni eversive.
Ripreso il controllo della situazione, in Turchia seguì l’arresto e il licenziamento di decine di migliaia tra dirigenti pubblici, membri del corpo diplomatico, militari, magistrati (almeno 2.700) ed insegnati, di questi ultimi un numero tale che venne messa in crisi la riapertura dell’anno scolastico.
L’accusa era di essere parte della “rete gulenista”: il ricco imam Fethullah Gulen, 76 anni, è esule da diverso tempo negli Stati Uniti, per cui il governo di Ankara ne ha chiesto senza successo e con qualche frizione diplomatica l’estradizione. Predicatore e assertore di un Islam moderato che convive con le diverse culture e che non è in contraddizione con la democrazia, Gulen negli anni ha costruito una scuola di pensiero che si è tradotta in scuole e università, uno “stato nello stato”, secondo gli inquirenti turchi.
Gulen è un sostenitore dell’entrata della Turchia nell’Ue sulla base della convinzione che entrambe le parti abbiano da guadagnarci, mentre sul terrorismo si è detto convinto che “Un musulmano non può essere un terrorista, né un terrorista può essere un vero musulmano”. Di per sé non è contro il secolarismo e la laicità della politica, a patto che garantisca la libertà di religione.
Tuttavia non vi è uno scontro ideologico-religioso alla base dell’azione anti-gulenista messa in piedi da Erdogan, con il cui leader in passato era alleato: Gulen aveva realmente una sua rete in grado di mettere i bastoni tra le ruote ad Erdogan contrastando il suo progetto assolutista. Tant’è che la controversa riforma costituzionale in senso presidenzialista seguita al golpe, che di fatto ha proclamato Erdogan “sultano” della Turchia e approvata attraverso un referendum anch’esso dubbio, è stata fatta dopo che la rete gulenista è stata messa sotto accusa.
E da più parti c‘è chi continua a sospettare che alla base del golpe non vi siano i gulenisti, bensì chi aveva interesse a rovesciare realmente l’ordine costituzionale. Com’è stato.
(Nella seconda foto: Fethullah Gulen).
FONTE: https://www.notiziegeopolitiche.net/turchia-337-ergastoli-i-fatti-del-2016-ma-permangono-i-dubbi-sullautenticita-del-golpe/
CULTURA
COSA E’ IL LIBERO PENSIERO
OTTIMA SINTESI del filosofo Simonetti Matteo che attacca il pensiero unico che si cerca di imporre.
VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=X37Ry4T67yc
Come Galileo Galilei, che se vivesse oggi sarebbe bollato (come allora) come NEGAZIONISTA, COMPLOTTISTA, in sostanza un pazzo squilibrato……ma Galilei con la sua battaglia ha fondato la scienza moderna: cioè la scienza NON DOGMATICA, FONDATA DALL’ETERNO DUBBIO CHE CREA RICERCA SERIA E BASATA SI PROVE SCIENTIFICHE CERTE E REPLICABILI.
Quindi quello che stiamo vivendo è un tentativo di REGRESSIONE MICIDIALE dello spirito scientifico che dalla clava ci ha portato alle stelle.
Ora un’élites ristrettissima, ma che ormai è padrona assoluta delle nostre strutture economiche, sociali, mediatiche e scientifiche, sta facendo regredire BRUTALMENTE LA SCIENZA A DOGMA ASSOLUTO e chi ha dubbi diventa uno squilibrato, un pazzo, un criminale da combattere e reprimere con brutalità.
I grandi professoroni lautamente pagati e vezzeggiati dai media si stanno vendendo un modo spregevole piegandosi come servi alla narrazione GOVERNATIVA UFFICIALE.
Ma per affrontare questa mostruosa realtà bisogna ripartire dalle basi, da come si crea una mente umana dalla nascita all’età adulta e matura:
Quando si nasce la propria famiglia ti porta al proprio credo religioso o politico o sociale = ti viene data la risposta prima che con lo sviluppo mentale da adulto si creino le domande in merito!
Per questo la massa é fatta da persone inquadrate mentalmente e neanche se ne rendono conto…….mio nonno era comunista, mio padre era comunista e poi dell’ulivo……..io sono diessino e poi piddino , senza neanche capire che il PD (omonimo del partito basato sui brogli elettorali negli USA) col partito comunista non ha nulla di ideologico in comune, tranne la richiesta imperiosa al “seguace” di una fede cieca e assoluta modello credere-obbedire-combattere di fascista memoria………..una fede con i suoi rituali e le sue chiese = i circoli arci che hanno lo stesso territorio delle parrocchie = ad ogni parrocchia contrappongo un circolo arci per manifestare fisicamente la “nuova” fede. Questo essere credenti in modo cieco, acritico e ottuso ci ha portato alla nuova fede = quella nei media = se lo dicono la tv e i giornali allora é vero!!
https://www.youtube.com/watch?v=IJOOeR-6wPQ
Spettacolare la sintesi di Brandi (ottimo blogger) le persone e intellettuali vivono una regressione infantile al mondo delle favole, in cui ci sono i BUONI (quelli “de sinistra” piddini e 5 stalle in particolare) che quindi non possono che fare il BENE! E poi ci sono gli altri che sono CATTIVI perché non sono “DE SINISTRA” ……………sintesi fantastica, della serie siamo davanti a persone che non sono mai diventate adulte e dotate di senso critico.
Povere pecorelle ignoranti, ma se le tv, i giornali e i media classici tutti i principali sono di proprietà (diretta o indiretta) dei “padroni” ( intreccio satanico gestito dagli usurai internazionali ) allora in cosa credete? chi controlla la vostra mente, pensiero e azioni in modo occulto ma totale?
E’ possibile che il credo psicologico, politico, sociale e mediatico che vi é stato trasmesso/imposto da altri non sia altro che una gabbia che vi impedisce di realizzare la vostra identità e di diventare un cittadino consapevole, istruito e attivo attore dei processi sociali e politici? A mio parere assolutamente sì e la dimostrazione è la reazione all’incubo imposto di nome coronavirus.
tamponi inattendibili usati per bloccare e annichilire interi popoli e stati:
https://www.youtube.com/watch?v=WmkauONXGBk
Il Biologo Franco Trinca spiega in modo definitivo la totale inaffidabilità dei tamponi e il problema del numero eccessivo di cicli di amplificazione usati in Italia, al contrario ad esempio della Germania, si sta distruggendo il mondo (a parte la Cina che ci sguazza!! Byoblu incasella una serie di fatti assurdi e criminali che stanno avvenendo in questo delirio generale basato tutto sul fattore P = PAURA = IL MINISTERO PIU’ IMPORTANTE DEL GOVERNO INFAME ATTUALE E’ IL MINISTERO DELLA PAURA!
La paura è lo strumento supremo di controllo e ora col Covid è evidente, il potere di annichilire con la paura interi popoli come sta accadendo è terribile.
Se tv e giornali ti dicono che devi aver paura hai paura, se la tv di dice di non avere paura ( basta “bombarsi” un salvifico vaccino fatto in fretta e furia da società che hanno imposto nei contratti miliardari la manleva = noi facciamo in urgenza il vaccino, ma tu stato, che me lo paghi profumatamente, ti assumi tutti i costi degli eventuali effetti collaterali ) non avrai paura.
Riflettendo su questo “piccolo” aspetto, una persona sana di mente e capace di ragionare con il proprio cervello in modo razionale se lo farebbe iniettare in corpo un vaccino del genere? assolutamente no! e infatti anche Crisanti ( l’esperto di zanzare! ) e altri luminari pro covid lo hanno detto chiaramente.
quindi cos’è un libero pensatore = una mente che ragiona con buon senso e raziocinio, una mente che dubita e verifica sempre quanto gli viene propinato, perché se la tv dice di aver paura e tu ti lasci terrorizzare senza ragionare, riflettere e verificare se quanto viene detto è effettivamente reale = tu sei uno schiavo! PUNTO!
Qui non si nega nulla ma ragionare con buon senso sì!
E’ evidente a chi conosce i fatti reali che questo governo criminale non fa nulla per gestire con buon senso la situazione:
nei 9 mesi ( 9 mesi!! ) dall’ inizio del delirio criminale bastava triplicare i medici di famiglia e fissare il massimale di assistiti alla metà degli attuali assurdi 1500 ……… se ne hai più di 750 non ti do un euro in più! fatto questo i cari medici di famiglia devono andare a visitare i pazienti a casa pena sospensione dello stipendio immediata!
Mia suocera 90enne invalida 100% per fare il vaccino per l’influenza è dovuta andare in una circoscrizione ASL, attendere con decine di altri anziani FUORI AL FREDDO! E poi entrare uno per volta, finalmente al cospetto di sua maestà il medico, ma stiamo scherzando! Le vaccinazioni alle categorie a rischio le vai a fare a casa, visto che oltretutto per ogni vaccinazione PRENDI SOLDI IN PIU’!!
Questo è un virus che può e deve essere gestito a casa con un protocollo di prevenzione e di cura chiaro e uguale in tutta Italia! Virus che impatta solo su organismi già compromessi e invece questo governo infame lo usa come strumento di potere e dominio assoluto.
Per finire una lezione, di due personaggi fortemente di sinistra dai tempi del vero Comunismo, sul tradimento totale dei lavoratori e cittadini medi da parte di Sinistrati mentali con il portafoglio saldamente a destra.
https://www.youtube.com/watch?v=Zv_Rv_EAJhs
L’analisi è micidiale e fa capire come stiamo finendo, tramite le sinistre, in un trans-umanesimo neonazista!
FONTE: https://scenarieconomici.it/cosa-e-il-libero-pensiero-di-marco-santero/
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
ERNST & YOUNG DOVRA’ AFFRONTARE ACCUSE PENALI PER IL PROPRIO COMPORTAMENTO CON WIRECARD.
Era ora
Novembre 27, 2020 posted by Guido da Landriano
A seguito delle rivelazioni secondo cui Ernst & Young avrebbe ignorato gli avvertimenti di informatori e altre fonti, il parlamento tedesco chiede rapporti più dettagliati al controllore dell’auditing e delle famose “Big Four” (EY, Deloitte, KPMG, PwC) sulla revisione di Wirecard, l’ex gioiello fintech che è stato costretto a presentare istanza di bancarotta concordata all’inizio di quest’anno dopo un un audit indipendente ha evidenziato un buco di 2 miliardi di dollari nel suo bilancio.
Il risultato è forse il più grande scandalo che coinvolge una società Big Four dal crollo di Enron, che ha interrotto l’attività di revisione di Arthur Andersen (l’attività di consulenza di AA è stata scorporata e ribattezzata “Accenture”). L’ex amministratore delegato di Wirecard Markus Braun è stato arrestato e rischia probabilmente più di dieci anni di carcere. L’ex direttore operativo dell’azienda, Jan Marsalek, è sospettato di essere fuggito con una grossa somma di denaro sottratto. L’esecutivo è stato smascherato come una risorsa dell’intelligence russa che potrebbe nascondersi in Russia nonostante l’avviso rosso dell’Interpol emesso a suo nome.
Inoltre, giovedì, il supervisore tedesco per l’audit avrebbe rivelato ai pubblici ministeri che EY potrebbe aver agito in modo criminale durante il suo lavoro per Wirecard. Le accuse “intensificano notevolmente i rischi legali e reputazionali per lo studio di revisione”. È solo l’ultimo segno che EY potrebbe non semplicemente lavarsi le mani di Wirecard come si aspettavano migliaia di dipendenti.
Apas, il controllore dei revisori dei conti tedesco, ha recentemente inviato un rapporto ai pubblici ministeri, diventando il primo regolatore internazionale a suggerire che EY potrebbe aver infranto la legge durante i suoi 10 anni di relazione d’affari Wirecard.
I lettori probabilmente si stanno chiedendo proprio ora: perché i pubblici ministeri non prendono più sul serio le trasgressioni di EY? I pubblici ministeri di Monaco hanno dichiarato al Financial Times che stavano valutando le prove presentate da Apas e che non erano ancora giunti a una conclusione. I pubblici ministeri non hanno avviato un’indagine penale sul personale attuale o precedente di EY.
Il rapporto anticipa quella che dovrebbe essere un’udienza controversa giovedì pomeriggio, poiché i partner di EY sono pronti a scontrarsi con i parlamentari tedeschi su quanto possono rivelare sul loro lavoro per Wirecard senza violare le rigide regole di riservatezza. L’anno scorso Apas ha avviato un’indagine sul lavoro di EY che controlla Wirecard. EY Germany ha rilasciato il seguente commento al FT: “non era a conoscenza di un tale documento Apas”, aggiungendo che “in base al nostro attuale stato di conoscenza, i nostri colleghi hanno condotto gli audit in modo professionale e in buona fede” e che “non c’erano assolutamente indicazioni per cattiva condotta rilevante dei revisori EY nel caso Wirecard ”. In realtà EY ha solo la speranza di non essere travolta e cancellata dallo scandalo, ed i pubblici ministeri tedeschi sembra intenzionati, questa volta, ad andare a fondo.
FONTE: https://scenarieconomici.it/ernst-young-dovra-affrontare-accuse-penali-per-il-proprio-comportamento-con-wirecard-era-ora/
GIUSTIZIA E NORME
APPELLO
Preg.mo Presidente della Repubblica italiana Sergio MATTARELLA,
Preg.mo Primo Ministro Giuseppe CONTE
Preg.mo Ministro della Salute Roberto SPERANZA
Preg.mo Ministro dell’Istruzione Lucia AZZOLINA
rivolgo a Voi il seguente, accorato, appello.
I notiziari, i giornali, le agenzie, i media tutti, ripetono ormai continuamente le regole per contenere la pandemia da Sars-Cov-2. Una delle parole più usate è “distanziamento” perché gli assembramenti, o comunque gli spazi ristretti, favoriscono il contagio.
Ma la ricerca di locali idonei è ormai diventata un’emergenza nell’emergenza. Le autorità implicate nella gestione dell’emergenza sanitaria ne lamentano la carenza per scuole, ospedali e gli altri servizi pubblici in generale.
Con riferimento alla sanità il problema è particolarmente serio perché, tra le altre, compromette la possibilità di effettuare tamponi, nonostante la disponibilità data da molti medici di base.
La questione è stata evidenziata dalla stampa in un recente articolo riferito al Lazio dal titolo: “Beffa dei test rapidi i medici di base, ci sono i locali delle Asl no. Spazi troppo piccoli e mancanza di doppi ingressi: ambulatori non adatti a garantire l’esecuzione dei tamponi in sicurezza” (Camilla MOZZETTI, Messaggero del 24 novembre 2020).
Secondo lo scritto, nonostante ben 1700 medici su 4600 convenzionati in tutta la regione si siano dichiarati disponibili a effettuare i tamponi rapidi, paradossalmente, dopo che è partita la loro distribuzione, ci si è accorti che “.. mancano i locali per svolgere i test”, aggiungendo che, per sopperire alla carenza di spazi “Si vira sui centri anziani e sulle parrocchie” (MARANI e MOZZETTI, Messaggero del 24 novembre 2020”.
Si tratta di un serio problema, che peraltro supera i confini del Lazio e investe l’intero territorio nazionale, non solo per chi necessiti del tampone ma anche per coloro che sono tenuti alla quarantena o svolgono lavori a rischio contagio.
E che dire delle scuole? Poiché mancano aule capienti tali da garantire il distanziamento degli studenti, molti edifici scolastici sono costretti a restare chiusi o a fornire servizi parziali o con turnazioni.
Data la situazione emergenziale si potrebbe pensare che tutto ciò è inevitabile e che non ci sono alternative. Ma non è così!
Una soluzione c’è ed è a costo zero; potrebbe – se non risolvere – almeno fornire un contributo utile; è sotto gli occhi di tutti, ma, nonostante i ripetuti appelli della sottoscritta, continua ad essere ignorata.
Di cosa si tratta?
Dal 2010 opera in Italia l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC).
A seguito della confisca, i beni de quibus vengono trasferiti al patrimonio dello Stato e si apre un procedimento per la scelta della loro destinazione.
Nelle “Linee Guida per l’amministrazione finalizzata alla destinazione degli immobili sequestrati e confiscati” elaborate dall’Agenzia si evidenzia come detta destinazione può riguardare “enti pubblici rappresentativi delle collettività territoriali danneggiate dalla criminalità organizzata o latu sensu riconducibili ad attività illecite” ovvero “pubbliche amministrazioni per finalità propriamente istituzionali”.
In tale contesto normativo l’Agenzia in questione ha pubblicato sul proprio sito un bando con scadenza prorogata al 15 dicembre 2020 che dà la possibilità a “Enti e Associazioni del privato sociale” di ottenere l’assegnazione “a titolo gratuito” di mille (1000) immobili confiscati in via definitiva affinché siano destinati a finalità sociali (ndr: Il bando è accessibile al seguente indirizzo: https://www.benisequestraticonfiscati.it/news/primo-bando-anbscper-l-assegnazione-diretta-di-beni-confiscati-ai-soggetti-del-terzo-settore-individuati-oltre-1-000-lotti-per-un-totale-di-1-400-particelle)
Avete capito bene!
Si donano mille (1000) cespiti tra appartamenti in condominio e indipendenti, magazzini, depositi, box auto, terreni, fabbricati rurali, fabbricati in corso di costruzione, ville, laboratori di arti e mestieri sparsi in tutta Italia, analiticamente elencati negli allegati al bando che chiunque può visionare nel sito dell’ANBSC. Immobili che si aggiungono a migliaia di altri in carico alla stessa Agenzia, sparsi in
tutt’Italia.
Orbene alla luce della ratio istitutiva dell’Ente e considerate la grave emergenza sanitaria che ha colpito il Paese e la conseguente crisi economica, apparirebbe opportuno, o meglio, doveroso, rivedere il richiamato bando.
I beni in esso elencati, infatti, potrebbero – rectius dovrebbero – essere utilizzati per sopperire alla denunciata carenza di spazi e, attraverso tale via, salvare vite umane.
E’ paradossale che, mentre vi è l’urgenza di individuare posti letto per la terapia intensiva e subintensiva, locali per le quarantene di medici, sanitari, soggetti in condizioni di fragilità, dunque intere categorie ad altissimo rischio, lo Stato non pensi di recuperare le centinaia di immobili confiscati alla criminalità.
Ancor più incredibile è che li offra gratuitamente ad associazioni per finalità che nulla hanno a che vedere con l’emergenza sanitaria, il che è in spregio a milioni di ammalati, sanitari e loro famiglie.
Senza mettere in dubbio il valore delle tante espressioni della società civile che operano per finalità più che encomiabili, in questo momento ciò che conta più di ogni altra cosa è salvare la vita e lo Stato ha il dovere di impegnarsi con ogni mezzo per questo che è il suo primario obiettivo.
Pertanto, stando così le cose, si invitano le Preg.me Autorità in intestazione a rivedere il bando più volte menzionato e a individuare, tra gli immobili in esso elencati, quelli utili per le necessità provocate dalla gravissima emergenza sanitaria, mettendoli a disposizione del S.S.N. per medici, operatori sanitari, esercenti servizi pubblici, ammalati, soggetti a rischio o in quarantena.
Ove ciò non avvenisse, si sappia e si affermi con forza che lo Stato ha potuto ma non ha fatto tutto ciò che doveva e poteva per salvaguardare la salute dei propri cittadini!
Roma, 27 novembre 2020
Avv. Prof. Pietrina SOPRANO
Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Roma
Professore in discipline Giuridiche ed Economiche presso IPSEOA “A. Celletti” di Formia
Laurea in Giurisprudenza conseguita presso l’Università “La Sapienza” di Roma
Referente per l’Educazione civica presso IPSEOA “A. Celletti” di Formia
L’importanza delle cure palliative tra legislazione e giurisprudenza
Angelo Alessio Nicchi – 29 11 2020
Sommario: 1. Le cure palliative, profili normativi ed evoluzione giurisprudenziale: un focus sulla legge n. 219 del 2017 – 2. La “giuridificazione” degli aspetti connessi al fine vita – 3. Cure palliative e diritto, verso un nuovo paradigma
1. Le cure palliative, profili normativi ed evoluzione giurisprudenziale: un focus sulla legge n. 219 del 2017
La cultura del sollievo è il principio ispiratore della Legge 38 del 2010, della quale quest’anno ricorre il decennale. Le cure palliative, al centro della tematica in oggetto sono, più specificatamente, l’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare, finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un’inarrestabile evoluzione e da prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici. Giova alla trattazione analizzare brevemente l’iter legislativo che ha condotto alla legge sulle DAT, per poi valutare il rapporto sussistente fra questa legge, che ha consentito di fatto alla Corte Costituzionale di ammettere alcune forme di suicidio assistito, e il diritto alle cure palliative. La legge n. 219 del 2017 è un testo legislativo che si rivolge a tutti i cittadini, dalla notevole applicazione pratica giacché consacra molteplici facoltà e diritti, quando essi vengono ad assumere la scomoda condizione di pazienti. Infatti, da tempo, nascita e morte non costituiscono più solamente eventi naturali, sottratti al controllo dell’uomo[1].
Nei casi in cui la morte non è un evento istantaneo, ma giunge al termine di un non agevole iter, le cure palliative potrebbero lenire molte sofferenze, sia quelle del malato – direttamente ed indirettamente – che quelle di chi gli sta vicino. Dispiace, invero, che a volte non si colgano le molteplici implicazioni positive di queste cure, che, al contrario, spesso sono accolte negativamente quasi fossero presagio di sciagure. Forse la causa di tale diffidenza va rinvenuta nel fatto che l’uomo moderno “ha paura di non riuscire a morire, di essere tenuto in vita come un simulacro di sé stesso”[2].
Invero, se la medicina è in grado di prolungare il più possibile la vita, non sempre accompagna i malati alla morte[3].Il problema che si è posto per tanti anni fino all’approvazione della l. 22 dicembre 2017 n. 219, era quello della fissazione dei limiti etici, medici, bioetici e giuridici, alle cure mediche, dato che l’obiettivo dell’arte medica, ossia la cura del paziente, “occorre che sia temperato da alcune considerazioni etiche, compresa quella per cui non devono essere praticate quelle terapie sproporzionate per eccesso che procrastinino inutilmente la morte”[4].
La sensibilizzazione della coscienza collettiva con riguardo alle problematiche del “fine vita” è emersa in modo graduale, rischiarata dalla drammaticità di taluni casi umani e giudiziari elevati agli onori delle cronache nazionali da almeno un decennio, sulla cui base sono stati ricavati dei “principi” che sono stati trasfusi nella suddetta legge. Notori, in tal senso, sono stati il c.d. caso Welby, unitamente a quello – sfociato nella celebre pronunzia della Cassazione – del c.d. caso Englaro[5].
La pronunzia, dopo una trattazione sul consenso informato, che definisce come atto di legittimazione e fondamento del trattamento sanitario in difetto del quale l’intervento del medico è sicuramente illecito, anche quando è nell’interesse del paziente, conseguentemente postula il diritto di autodeterminazione medico-sanitaria, di cui è titolare il paziente e che trova fondamento costituzionale (art. 32 Cost.), implicando “la facoltà di scegliere tra le diverse possibilità di trattamento medico, eventualmente di rifiutare la terapia e di decidere consapevolmente di interromperla, in tutte le fasi della vita, anche in quella terminale”[6].
Il passaggio successivo dell’evoluzione normativa della questione trattata passa attraverso alcuni provvedimenti del Tribunale di Modena ove si è andata strutturando “un’originale forma di interazione tra la disciplina civilistica dell’amministrazione di sostegno (disciplina embrionale sulla trattazione delle tematiche sul fine vita), così come interpretata in sede curiale, con le disposizioni costituzionali relative al diritto di autodeterminazione terapeutica”.
Il “più rappresentativo di questi provvedimenti” è un decreto del 5 novembre 2008, che ha inaugurato la “via giurisprudenziale al testamento biologico”[7], venendo così legittimata la nomina di amministratori di sostegno “in sonno”, pronti ad assumere le funzioni rappresentative o di assistenza all’atto dell’insorgenza dell’incapacità sopravvenuta del beneficiario[8].
In un ulteriore passaggio, vi è stato il primo tentativo di legiferazione in materia, ovvero il ddl “Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e dichiarazioni anticipate di trattamento” (c.d. ddl Calabrò), che fu approvato dal Senato il 26 marzo 2009.
Il testo normativo scontò severe critiche da una certa parte della dottrina[9], poiché caratterizzato, secondo alcuni, da un eccesso di dogmatismo: si vide un limite, infatti, nel suo essere ispirato al principio della tutela della vita umana, intesa quale “diritto inviolabile ed indisponibile” (art. 1, lett. a) da parte del paziente e la cui tutela della libertà non poteva essere contraria al bene comune o al diritto.
L’affermazione dello stesso ddl per cui “non si è liberi di scegliere se vivere o morire e, soprattutto non si è liberi di pretendere dallo Stato il diritto di morire” fu criticata e contestata.
Il ddl Calabrò, invero, per la prima volta propose di disciplinare con legge il consenso informato (art. 2) e di valorizzare il paradigma dell’alleanza terapeutica fra medico e paziente. In tal modo, di là da ogni apriorismo ideologico, si mirava a rafforzare e garantire non soltanto le posizioni giuridiche individuali del medico e del paziente, ma anche e soprattutto le dinamiche di collaborazione fra queste due figure. Purtroppo, tale disegno di legge è rimasto lettera morta.
2. La “giuridificazione” degli aspetti connessi al fine vita
La “giuridificazione” degli aspetti esistenziali della tutela della salute e degli aspetti connessi al fine vita è stata attuata sostanzialmente dalla legge n. 219 del 2017: da un lato, la legittimazione al trattamento medico-sanitario trova unico fondamento nel consenso libero ed informato del paziente; dall’altro, la legge n. 219 disciplina il suo risvolto negativo ovvero il dissenso, tramite il rifiuto e la “revoca del consenso prestato” a “qualsiasi accertamento diagnostico”, ad alcuni o tutti i trattamenti sanitari o a singoli atti di trattamento (art. 1, comma 5). Il dibattito giuridico sulla natura della nutrizione artificiale e dell’idratazione rimane controverso: alla tesi secondo cui la nutrizione e l’idratazione artificiali sono interventi medici e, quindi, richiedono un’indicazione, un obiettivo terapeutico e la volontà (consenso) del paziente competente, si contrappone la diversa posizione per cui l’alimentazione artificiale e l’idratazione non sono cure mediche e non possono essere limitate, in quanto sostentamento vitale di base indispensabile per garantire le condizioni fisiologiche per vivere.
Il rifiuto o il desiderio di interruzione dei trattamenti da parte del paziente può essere espresso verbalmente, tenuto conto del progredire irreversibile della patologia, anche innanzi al medico, seppur con successiva redazione di un documento scritto che lo consacri[10]. In presenza del rifiuto di intraprendere o della volontà di interrompere la terapia “necessaria alla propria sopravvivenza” – diritto che la legge riconosce espressamente al paziente “capace di agire” – la stessa legge impone al sanitario di “promuovere ogni azione di sostegno al paziente ed ai familiari”; in ogni caso, “prospettando le possibili alternative” terapeutiche.
A fronte del rifiuto al trattamento medico, la legge n. 219 (diversamente da quanto disponeva il ddl Calabrò[11]) considera disponibili (e perciò rifiutabili da parte del paziente) la nutrizione e l’idratazione artificiale, i.e. dei trattamenti “salvavita”. La normativa ha chiarito che gli stessi “sono considerati trattamenti sanitari”, poiché consistono nella “somministrazione, su prescrizione medica, di nutrienti mediante dispositivi medici”.
Questi presidi medici sono necessari allorquando il paziente non sia in grado di deglutire o idratarsi naturalmente, per via del decorso della malattia (quando lo stesso si trova in una fase talmente terminale, per via di un peggioramento generale, che gli determina uno stato di pre-shock o di acidosi con torpore psichico determinato dall’alterazione dell’equilibrio idro-elettrolitico che ne compromette la normale vigilanza) o per effetto di patologia (come nel caso di un paziente con patologie neoplastiche − per es. la neoplasia dell’esofago − che affliggono le prime vie digestive, il quale deve essere idratato e nutrito per via parenterale ossia per iniezione attraverso tegumenti o direttamente in circolo).
Le disposizioni normative affidate alla l. n. 219 rendono lecito, laddove il paziente lo richieda, il rifiuto, la sospensione e l’interruzione dei trattamenti sanitari (come pure, la revoca del consenso espresso in precedenza), in continuità con gli enunciati della pronunzia Englaro[12].
Il paziente può così decidere di morire ovvero, alternativamente, di essere accompagnato alla fase terminale della vita grazie agli strumenti che la medicina palliativa pone a disposizione, quando è constatata l’inutilità delle cure e la guarigione risulta impossibile, mediante il ricorso alle cure palliative ed alle “terapie del dolore”[13].
Va osservato come il testo normativo non ha previsto per il medico il diritto all’obiezione di coscienza, inteso come “rifiuto di un comportamento imposto da una norma formalmente legittima dello Stato di cui il soggetto è cittadino e all’osservanza della quale egli è, comunque, giuridicamente tenuto”; un rifiuto che deve trovare giustificazione in “motivi di coscienza”[14]. Il problema resta aperto, in quanto, melius re perpensa, appare altresì problematico invocare l’obiezione di coscienza prevista dall’art. 22 del codice deontologico[15], considerato che tale disposizione settoriale è contenuta in una fonte subordinata alla legge e, come tale, non ha forza sufficiente a derogarvi[16].
A tutela della dignità e della autonomia del malato, la legge n. 219 esplicita che, in tali casi, al paziente deve essere sempre garantita “un’appropriata terapia del dolore”, oltre che l’erogazione delle cure palliative di cui alla l. 15 marzo 2010 n. 38 (similmente a quanto dispone il Codice di deontologia medica all’art. 38)[17]. Per “terapia del dolore” si intende l’insieme di interventi diagnostici e terapeutici volti a individuare e applicare alle forme morbose croniche idonee e appropriate terapie farmacologiche, chirurgiche, strumentali, psicologiche e riabilitative, tra loro variamente integrate, allo scopo di elaborare idonei percorsi diagnostico-terapeutici per la soppressione e il controllo del dolore (art. 2, l. n. 38 del 2010).
Mentre, giova ricordare che per cure palliative si intendono quell’insieme di interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare, finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un’inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici” (art. 2 della legge. n. 38)[18]. Le stesse si assicurano in regime di hospice residenziale ovvero mediante assistenza domiciliare a beneficio dei malati terminali (e non)[19].
Da quanto emerge dalle definizioni sopra riportate la legge espressamente garantisce, quale diritto soggettivo, che le fasi terminali della malattia e della vita del paziente incurabile possano essere vissute da lui e dai suoi familiari in modo dignitoso e senza inutili sofferenze, secondo una doverosa scelta di civiltà[20]; trasformando così una morte straziante in un misericordioso spegnersi regalando al morente spazi liberi dalla sofferenza in cui il tempo sembra perfino allagarsi[21].
Un altro strumento terapeutico strettamente connesso all’alveo delle cure palliative è la sedazione profonda continua nel paziente affetto da malattia inguaribile ed in fase terminale. Questa prevede “la somministrazione di farmaci che riducono, fino ad annullarla, la coscienza del paziente stesso, allo scopo di alleviare il dolore e il sintomo fisico o psichico refrattario e intollerabile”[22].
Approssimandosi la morte, la sedazione viene somministrata al paziente terminale (sempre col suo consenso) quando, in assenza di cure, il dolore diviene straziante. In tali casi è una scelta di civiltà ammettere il paziente terminale alla sedazione profonda continua, garantendo che il tempo della morte arrivi dignitosamente[23].
Non senza incertezze di sorta, la legge garantisce il diritto alla autodeterminazione in materia medico-sanitaria (artt. 32, comma 2, e 13 Cost.), permettendo al paziente capace di intendere e volere di scegliere la tipologia di terapia e di cura, ma anche di rifiutarla, sospenderla o revocare il consenso in precedenza espresso, con una scelta che può essere compiuta anche nelle fasi terminali della malattia (art. 1, comma 5, l. n. 219).
Al contempo, essa garantisce al paziente terminale che ha rifiutato ulteriori cure e trattamenti che non sarà abbandonato, ma in questa fase di terminalità, assistito, grazie al ricorso a cure palliative, alla terapia del dolore ed alla sedazione palliativa profonda continua (art. 2 della l. n. 219).
Con le testé richiamate previsioni normative si conclude un lungo e tortuoso iter legislativo e giurisprudenziale che vede una affermazione, almeno formale, del valore delle cure palliative, garantendo, quantomeno sotto questo profilo, il diritto alla dignità del paziente (art. 1, comma 1, l. n. 219), uno degli obiettivi cruciali enunciati in esordio della legge, che trova qui, molto più che altrove, una sua forma di attuazione[24].
3. Cure palliative e diritto, verso un nuovo paradigma
Se la distanza, anzi l’antitesi, tra le cure palliative e l’eutanasia, è pacifica, il tema che merita attenzione è l’ipotetica compatibilità, nello stesso sistema sanitario, fra il contenuto della legge n. 38 e l’opposizione rappresentata dal suicidio assistito ai sensi dell’ordinanza 207 della Corte Costituzionale.
Fermo restando che la legge n. 38 è rimasta inapplicata per mancanza di risorse, non essendoci mai stata la specifica conferenza Stato-Regioni ad hoc per unificare le tariffe, in Italia si fotografa una situazione in cui diviene impossibile garantire a tutti i richiedenti le cure palliative e la terapia del dolore, nonostante siano qualificate come un livello essenziale di assistenza prioritario per il nostro servizio sanitario nazionale[25].
Il dramma peggiore, e allo stesso modo emblematico, riguarda i bambini: 35.000 ne avrebbero bisogno, solo 5.000 le ricevono[26], di fatto venendo meno a quanto auspicato dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità la quale conferma l’importanza delle cure palliative generali e pediatriche a difesa del valore-vita, oltre a considerarle un valido supporto per interpretare la morte come un evento naturale [27].
Oltre ai ritardi nella omogenea applicazione di talune pratiche, per quanto concerne l’astratta compatibilità circa la convivenza dell’una e dell’altra opzione all’interno di un medesimo sistema, potrebbe apparire incongruente che da un lato lo Stato prenda in carico il malato, la sua famiglia e la loro sofferenza, offrendo le cure palliative e la terapia del dolore, dall’altro conceda “un servizio di morte rapida”.
Tale incongruenza è realtà nel nostro sistema per via, fra l’altro, delle interpretazioni quantomeno estensive, se non addirittura contra litteram, che sono state date da taluni principi fondamentali[28] che non possono essere considerati meri richiami formali passibili di distorsione interpretativa, cosicché il diritto alla vita possa essere interpretato come diritto alla morte o all’autodeterminazione per scegliere se vivere o morire.
Ma forse il problema consiste nel fatto che, contrariamente a quanto avviene nelle costituzioni di altri Paesi, la Costituzione italiana difetta di una definizione del concetto di dignità umana[29]. Manca un’affermazione di ordine generale sul modello, ad esempio, di quella tedesca, ove si afferma che “la dignità dell’uomo è intangibile e che è dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla”. Manca, a fortiori, nella nostra Costituzione, una definizione che possa determinare un quadro normativo inerente la dignità soggettiva, ma essa può estrapolarsi dai principi che sanciscono la dignità sociale dell’uomo, colta nel principio personalista espresso all’art. 2 Cost. ed in quello di uguaglianza, nell’art. 3 Cost.
Ed è proprio con riferimento a tali principi che, operando una comparazione, non può essere distorta la previsione costituzionale per cui, ad esempio, le pene devono tendere alla rieducazione del condannato[30]. Non sarebbe accettabile, infatti, che da un lato questo stesso sistema realizzi strutture penitenziare volte alla rieducazione e al reinserimento sociale del condannato, non prevedendo la pena di morte, e al contempo permetta l’eutanasia ai detenuti che ne facciano richiesta magari sulla base di una mutata sensibilità sociale riguardante le condizioni carcerarie o il sovraffollamento. Orbene, altrettanto accadrebbe laddove il diritto a morire coesistesse con il diritto alle cure palliative. Un siffatto sistema, che andasse contro il principio di non contraddizione, potrebbe non essere credibile.
Alimenta un fondato timore l’esperienza del Belgio.
Lì, le cure palliative convivono con l’eutanasia e le relative leggi sono state approvate contemporaneamente e, nel 2012, a distanza di 10 anni dall’approvazione delle medesime leggi, solo il 10% dei medici che praticava eutanasie aveva effettivamente ricevuto una specifica formazione in cure palliative[31].
In Belgio, il criterio della sofferenza insopportabile [condicio naturale per richiedere le cure palliative] è previsto dalla legge come condizione per accedere all’eutanasia. La scarsa formazione dei medici, unita anche ad una scarsa (o cattiva) informazione sul tema, evidentemente ha condotto ad un abuso del ricorso all’eutanasia. È singolare, infatti, che, in virtù della sofferenza insopportabile, l’accesso all’eutanasia sia stato riconosciuto ad alcuni detenuti[32].
Spostando il focus sui Paesi Bassi, similmente a quanto accade in Belgio, emerge la totale equiparazione etica e mediatica fra eutanasia e cure palliative, che giunge addirittura a tradursi in favor politico per la prima, definendo la stessa come «a normal medical practice» e concludendo, addirittura, che la sedazione palliativa non è una «alternativa ragionevole»[33].
L’esperienza di Belgio e Paesi Bassi dimostra come gli ordinamenti che legalizzano l’eutanasia scoraggino l’uso e l’incremento delle cure palliative accessibili a tutti e le snaturino nella loro consistenza originaria cosi come riconosciuta dall’OMS[34].
Eutanasia e cure palliative sono pratiche alternative, assiologicamente incompatibili, che renderebbero difficile, in caso di coesistenza, una politica sociale che preveda costi economici onerosi che vadano in una duplice direzione senza evitare che la prima delle due pratiche assorba quasi completamente la seconda, per via di rigorose garanzie procedurali fondati su complessi e onerosi accertamenti[35].
Se è pacifico infatti che il nostro ordinamento costituzionale, fondato sulle libertà personali, contribuisca a coltivare l’idea della primazia della persona[36], resta invece tutto da dimostrare che tale principio implichi il diritto costituzionale al suicidio medicalmente assistito garantito dallo Stato. Appare infatti insufficiente, dal punto di vista argomentativo, limitarsi ad affermare, dinanzi ad un «non-diritto»[37], che l’autodeterminazione individuale è il leitmotiv del moderno costituzionalismo.
Cruciale è l’art. 4 Cost., per cui «ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società»[38]. Ma uccidere colui che ne fa richiesta in base alla propria idea di dignità può ritenersi un dovere e un progresso materiale, conforme allo spirito, alla volontà e alla storia costituente?
Orbene, sembrerebbe non essere così, perché dai valori eminentemente espressi in Costituzione parrebbe opportuno privilegiare, anche legislativamente, il diritto alla vita ed alla sua dignità. Il dovere che la sentenza n. 242 della Corte Costituzionale evidenzia, in realtà, è quello dell’offerta «effettiva di cure palliative e di terapia del dolore, che oggi sconta molti ostacoli e difficoltà, specie nella disomogeneità territoriale del SSN e nella mancanza di una formazione specifica nell’ambito delle professioni sanitarie»[39].
La Corte ribadisce, a parte il già citato percorso che le cure palliative devono costituire in quanto pre-requisito della scelta (diritto garantito fra i LEA da dieci anni a questa parte e ancora non effettivo), soprattutto una esortazione del Comitato nazionale per la bioetica[40], che porta a qualificarle come «una priorità assoluta per le politiche della sanità»[41]. Oltretutto la sentenza n. 242 aggiunge un’osservazione non trascurabile, di tipo razionale e metodologico: «si cadrebbe, altrimenti, nel paradosso di non punire l’aiuto al suicidio senza avere prima assicurato l’effettività del diritto alle cure palliative». Un’affermazione che rafforza e ribadisce il dato per cui queste ultime non stanno sullo stesso piano dell’assistenza al suicidio, come se si trattasse di opzioni equivalenti, ma rappresentano, appunto, una priorità[42].
Del resto, mentre le cure palliative – con la terapia del dolore che ne è parte – sono riconosciute, a livello internazionale, come un diritto umano universale, l’aiuto al suicidio viene considerato invece un reato, salvo, ora, la sua non punibilità in alcune circostanze, una deroga creata dalla Corte Costituzionale all’inviolabilità della vita[43].
Stante un’ipotetica incompatibilità, logica prima che giuridica, della coesistenza fra eutanasia e cure palliative, risulta necessario, implementare dette cure promuovendo un cambio di paradigma: comunicativo, anzitutto, diffondendone la portata innovativa per cui non è più pensabile parlare di cure palliative riferendosi esclusivamente agli ultimi giorni di vita; e, poi, sociale, affinché se ne scopra il pieno potenziale, creando un sistema consapevole e responsabile in cui tutti gli operatori sanitari abbiano conoscenze basilari su dette cure[44], fornendo loro gli strumenti necessari per ottemperare ai bisogni dei soggetti coinvolti.
Appare doveroso, in questo senso, un consolidamento ed un rafforzamento degli hospice, che nel modello italiano non vengono ancora visti come luoghi di sollievo bensì di fine vita. Infine è necessario colmare le differenze regionali e soprattutto quelle tra pazienti oncologici e non. A tal proposito le cure palliative, che storicamente nascono per i malati di cancro, ora, in uno scenario mutato dove in media ad usufruirne sono 40.000 unità all’anno (dato aumentato del 32,19% dal 2014 al 2017[45]), vedono usufruirne a domicilio non solo i malati oncologici (che rappresentano l’80%) ma anche coloro che presentato patologie non oncologiche (il 20% di cui l’85% bambini)[46]. Dunque è necessario investire sulle cure palliative anche domiciliari, senza però trascurare gli hospice, realizzando una mappatura dei modelli organizzativi e di quelli assistenziali; non dimenticando, infine, le cure palliative pediatriche ancora molto embrionali e quindi poco diffuse.
Bibliografia
[1] Per queste ed altre considerazioni si ringrazia Evola S. e si rimanda a Ferrando G., voce Testamento biologico, in Enc. dir. Annali, Milano, 2014, 987 e ss., Cfr. Masoni R., Rifiuto di trattamento medico e scelte di fine vita nella l. n. 219/17: l’ultima tappa di un lungo percorso, in Dir. fam. pers., Fasc. 3, 2018, Pag. 1139.
[2] Ferrando G., op. cit., 988, secondo cui: “se è vero che la tecnologia apre straordinarie possibilità di sopravvivenza, scenari di libertà, di autodeterminazione”, tuttavia, “non deve diventare una prigione in cui veniamo costretti nostro malgrado”. Così scrive anche Veronesi U., Il diritto di morire, la libertà del laico di fronte alla sofferenza, Milano 2005, p. 21, parlando di “morte tecnicizzata” ossia “dissociata dai meccanismi naturali che l’avrebbero provocata a breve termine”.
[3] Così Foglia M., Rossi S., voce Testamento biologico, in Dig. IV ed., Disc. priv., Aggiornamento, IX, Torino, 2014, 639 e ss., in part. 643.
[4] Così scrive, ancora, Ferrando G., op. cit., 989.
[5] Cass. 16 ottobre 2007 n. 21.748, in Giust. civ., 2007, I, 2366; ivi, 2008, I, 1725, con nota di Simeoli.
[6] Cass. civ., sez. I, sent, 16/10/2007 n. 21748, secondo la quale, invero, deve escludersi che il diritto alla autodeterminazione terapeutica del paziente incontri un limite allorché da esso consegua il sacrificio del bene della vita.
[7] Ci riferiamo a Trib. Modena 5 novembre 2008, est. Stanzani, in Fam. dir., 2009, 277, con nota adesiva di Ferrando G., Amministrazione di sostegno e rifiuto di cure; in Foro it., 2009, I, 35, con nota di Casaburi G., Autodeterminazione del paziente, terapie e trattamenti sanitari salvavita; in Guida dir., 2009, 11, 35, con nota adesiva di Cendon P., Rossi R.; in Giur. merito, 2010, 102, con nota adesiva di Masoni R., Amministrazione di sostegno e direttive anticipate di trattamento medico-sanitario: contrasti, nessi e relazioni.
[8] Cfr. Masoni R., Rifiuto di trattamento medico e scelte di fine vita nella l. n. 219/17: l’ultima tappa di un lungo percorso, loc. ult. cit.
[9] Si veda, D’Avack L., Il disegno di legge sul consenso informato all’atto medico e sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, approvato dal Senato, riduce l’autodeterminazione del paziente e presenta dubbi di costituzionalità, in Dir. pers. fam., 2009, 1281; Masoni R., Prime considerazioni sul progetto di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento approvato dal Senato il 26 marzo 2009, ivi, 2009, 1520; Ferrando G., op. ult. cit., 1018.
[10] Così De Filippis B., Biotestamento e fine vita, Padova, 2018, 97, il quale afferma, pure, che “in assenza di scrittura o registrazione, pur nel silenzio della legge, possono essere diversamente provati”.
[11] Disponeva l’art. 3, comma 5, del d.d.l. Calabrò: “l’alimentazione e l’idratazione artificiale, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento”.
[12] Cass. n. 21748 del 2007: “né il rifiuto delle terapie medico-chirurgiche, anche quando conduce alla morte, può essere scambiato per un’ipotesi di eutanasia, ossia per un comportamento che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte, giacché tale rifiuto esprime piuttosto un atteggiamento di scelta, da parte del malato, che la malattia segua il suo corso naturale”.
[13] Per la cruciale distinzione tra “curare” e “prendersi cura”, Veronesi U., op. cit., il quale rileva: “i progressi che la medicina ha compiuto negli ultimi tempi si sono rivolti molto più alle terapie che all’assistenza e spesso il concetto di assistenza viene visto come qualcosa di minore e di secondario, mentre va inteso come la presa in carico globale del malato, coi suoi bisogni fisici, psicologici e morali”.
[14] Così Palazzo A., voce Obiezione di coscienza, in Enc. dir., Milano, 1979, XXIX, 539, il quale precisa che il diritto di libertà di coscienza sarebbe garantito dalla Costituzione tra i diritti inviolabili dell’uomo.
[15] La norma deontologica dispone: “il medico può rifiutare la propria opera professionale quando vengano richieste prestazioni in contrasto con la propria coscienza o con i propri convincimenti tecnico-scientifici, a meno che il rifiuto non sia di grave e immediato nocumento per la salute della Persona, fornendo comunque ogni utile informazione e chiarimento per consentire la fruizione della prestazione”.
[16] L’art. 12 della prova di testo normativo sulla relazione di cura, a cura di Zatti P., in Nuova giur. civ. comm., 2013, II, 3 ss. prevedeva espressamente l’obiezione di coscienza: “il medico che in base alle proprie convinzioni ritenga di non poter dare esecuzione ad una richiesta di interruzione di cure, esprime al paziente o a chi lo rappresenta ed al responsabile del servizio sanitario la sua motivata decisione di sottrarsi a quanto richiesto e si attiene a quanto disposto dall’art. 11, comma 3, fino a che non sia assicurata la sua sostituzione”.
[17] Sul diritto di non soffrire, si rimanda a Cendon P., op. cit., 49 ss.
[18] Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le cure palliative costituiscono “un approccio volto a migliorare il più possibile la qualità della vita di persone colpite da malattie inguaribili e delle loro famiglie, attraverso la prevenzione e il sollievo dalla sofferenza «per mezzo di una identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psicosociale e spirituale»”.
[19] Precisa Veronesi U., Il diritto di non soffrire. Cure palliative, testamento biologico, eutanasia, Milano 2011, che dal 70 al 90% dei malati di cancro in fase avanzata ha dolore di intensità medio-alta.
[20] L’art. 1, comma 2, della l. n. 38 del 2010 dispone che viene tutelato e garantito l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore da parte del malato, come definito dall’articolo 2, comma 1, lettera c), nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 33 dell’8 febbraio 2002, “al fine di assicurare il rispetto della dignità e dell’autonomia della persona umana …”.
[21] Veronesi U., Il diritto di morire, la libertà del laico di fronte alla sofferenza, Milano 2005, p. 23.
[22] In tema si veda D’Avack L., Norme in tema di consenso informato, cit., 184, il quale richiama il documento del Comitato Nazionale per la Bioetica del 2016, in tema di Sedazione palliativa profonda continua nell’imminenza di morte.
[23] Masoni R., Rifiuto di trattamento medico e scelte di fine vita nella l. n. 219/17: l’ultima tappa di un lungo percorso, cit., 1139.
[24] Conforme De Filippis B., op. cit., 107. Il diritto di non soffrire trova fondamento nelle norme della Costituzione che proclamano la tutela dei diritti inviolabili dell’uomo e che sanciscono il principio del rispetto per la dignità della persona (Cendon P., op. cit., 69).
[25] Razzano G., La legge n. 219/2017 su consenso informato e DAT fra libertà di cura e rischio innesti eutanasici, Torino, 2019, passim.
[26] Cfr. l’intervista di Bellaspiga L. a Penco I., Il presidente dei medici palliativisti: sedazione profonda non è eutanasia, in Avvenire, 10 gennaio 2018; Cfr anche Benini F., Ferrante A., Facchin P., Le cure palliative rivolte ai bambini in Quaderni Associazione Culturale Pediatri, 2007, 213-217, ove i dati di uno studio iniziato nel primo decennio del 2000 attualmente concluso hanno evidenziato che in Italia muoiono ogni anno circa 1100-1200 bambini e ragazzi di 0-17 anni con malattia inguaribile-terminale. Di questi, il 40% muore a casa, e la percentuale è lievemente maggiore in caso di patologia oncologica (41%) rispetto a quella non oncologica (38%). Notevole la variabilità di percentuale di morte a domicilio a seconda della regione italiana di appartenenza: dal 60-70% nelle Regioni del Sud al 10-15% nelle Regioni del Nord. Certamente, motivazioni culturali, ma anche di organizzazione sanitaria e disponibilità di strutture, condizionano questi dati. Non esistono dati attuali sulla prevalenza in Italia di bambini con malattia inguaribile ma, sulla base delle proiezioni dei dati ricavati dalla letteratura, si stima la presenza sul territorio nazionale di 11.000 bambini e ragazzi di 0-17 anni con patologia incurabile eleggibili alle cure palliative; Cfr. When children die: improving palliative and end of life care for children and their families. Institute of Medicine of the National Academies, 2003.
[27] Dichiarazione europea del 2014 sulle cure palliative, in risposta all’urgente bisogno di cure palliative in un’Europa per tutte le età: raccomandazioni basate su prove concrete per i legislatori e i responsabili delle decisioni. Vedi anche: World Health Organisation. Strengthening of palliative care as a component of integrated treatment throughout the life course. EB134/28. 134th session; 2013; World health Organization: Palliative care: the solid facts, Copenhagen, Denmark: 2004. 3; Smith S., Brick A., O’Hara S., Normand C., Evidence on the cost and cost-effectiveness of palliative care: a literature review, in Palliat Med 2014.
[28] Razzano G., La legge n. 219/2017 su consenso informato e DAT fra libertà di cura e rischio innesti eutanasici, cit., ove si afferma, in relazione all’autodeterminazione del paziente, l’incongruenza limitativa rispetto al diritto fondamentale della salute quantomeno in rapporto agli artt. 3, 13 e 32 Cost; in tal guisa cfr. anche Azzalini M., La legge n. 219/2017. Sulla incompatibilità tra il nostro ordinamento e l’eutanasia: Lagrotta I., Diritto alla vita ed eutanasia nell’ordinamento costituzionale italiano: principi e valori, in www.lexitalia.it., secondo il quale è opinione diffusa e condivisibile nella dottrina costituzionale quella secondo cui un’ipotetica legge che riconoscesse la legalità dell’eutanasia, e con essa un diritto alla morte, urterebbe inevitabilmente contro la lettera e lo spirito della Costituzione italiana nel suo carattere personalistico, (artt. 2 , 3.2, 13, 19, 21 41, comma 2, 27, comma 3); cfr. Dalla Torre G., Bioetica e diritto, Torino, 1996, passim.
[29] Circa la possibilità di ricostruzioni ermeneutiche dei valori della persona nel nostro ordinamento, si veda Perlingieri P., La personalità umana nell’ordinamento giuridico, Napoli – Camerino, 1972, ora in Id., La persona e i suoi diritti – problemi del diritto civile, Napoli, 2005, passim.
[30] Ruotolo M., Dignità e carcere, Napoli 2011. Approfondimento nella prospettiva costituzionale.
[31] Euthanasia in Belgium: 10 years, in www.ieb.org. Di segno contrapposto sembra la Dichiarazione europea sulle cure palliative del 2014, stante l’abbandono nella prassi belga delle cure palliative.
[32] Devynck C., criminologa presso la Vrije Universiteit Brussel, in un’intervista rilasciata al Knac.be. il 2 gennaio 2019.
[33] Secondo il documento Euthanasia Code 2018, Rewiew procedures in praticice. a cura dei Regional Euthanasia Rewiew Committees. Cfr a tal proposito: J.L. Givens, S.L. Mitchell, Concerns about end of life care and support for euthanasia, in J. Pain Symptom Manage, 2009; 38: 167- 73; Razzano G., La legge n. 219/2017 su consenso informato e DAT fra libertà di cura e rischio innesti eutanasici, cit., 99.
[34] Ibidem, Dichiarazione Europea del 2014 sulle cure palliative.
[35] Vedi, a tal proposito, Canestrari S., Relazione di sintesi. Le diverse tipologie di Eutanasia: una legislazione possibile, in Eutanasia e diritto. Confronto tra discipline, Torino, 2003, 234.
[36] Cfr. l’o.d.g. Dossetti, I Sottocomm., resoc. sommario 9 settembre 1946, 21.
[37] Il diritto di morire, nonostante i plurimi tentativi in tal senso, non è stato mai affermato come un diritto dalla Corte EDU. Come ricorda Marrone A., Il “Caso Cappato” davanti alla corte costituzionale. Riflessioni di un costituzionalista, in For. quad cost., ottobre 2018, tutti gli ordinamenti del mondo puniscono l’aiuto al suicidio.
[38] Sull’art. 4 Cost. e sul dovere costituzionale, cfr. Ruggeri A., Il testamento biologico e la cornice costituzionale, in For. Quad. Cost., Aprile 2009. Contra, Maniaci G., Perché abbiamo un diritto? in Dir. & quest. pub., 2009, fasc. 9, per il quale l’art. 4 Cost. va interpretato in un’ottica liberale per cui ognuno liberamente concorre a determinare cosa concorra al progresso materiale della società.
[39] Corte Cost., sent. n. 242/2019 del 27 novembre 2019.
[40] Cfr. parere del 18 luglio 2019, Riflessioni bioetiche sul suicidio medicalmente assistito.
[41] Corte Cost, sent. n. 242/2019 del 27 novembre 2019. Per alcuni spunti operativi concreti in tema di cure palliative e di necessaria sinergia nel rapporto struttura sanitaria – paziente – familiari, si veda Tambone V., Campanozzi L.L., A proposal for a shared care plan at the end of life: The Natural Death Protocol, in Bioethics update, vol. 3 fasc. 1, 2017, p. 45 ss.
[42] Canestrari S., I tormenti del corpo e le ferite dell’anima, in Dir. pen. cont., 2019, 20.
[43] Razzano G., Nessun diritto di assistenza al suicidio e priorità per le cure palliative, ma la Corte costituzionale crea una deroga all’inviolabilità della vita e chiama «terapia» l’aiuto al suicidio, in dirittifondamentali.it – Fasc. 1/2020. 3 marzo 2020.
[44] Sulla necessità di un approccio innovativo nel rapporto tra scienziato, paziente e tecnica, si veda: Tambone V., Pennacchini M., Tecnoscience, in La clinica terapeutica, 2010, 161, p. 569 ss.; Bertolaso M., Sterpetti F., Introduction. Human Perspectives on the Quest for Knowledge, in A Critical Reflection on Automated Science Will Science Remain Human? a cura di Bertolaso M., Sterpetti F., Springer, 2020, 1 ss.
[45] Dati aggiornati all’ultimo triennio: rapporto al Parlamento sui dati 2015-2017 in www.salute.gov.it.
[46] Cfr. Bastianello S., presidente della Federazione Cure Palliative Onlus, Reti di cure palliative: a 10 anni dalla legge, una risorsa nell’emergenza Coronavirus, 13 marzo 2020, in Vita.it; De Carli S., Cure palliative: urgente potenziare quelle domiciliari, in Vita.it, 4 febbraio 2019.
FONTE: http://www.salvisjuribus.it/limportanza-delle-cure-palliative-tra-legislazione-e-giurisprudenza/
IMMIGRAZIONI
Immigrati sono una tassa: ci costano 5 miliardi l’anno
I numeri parlano chiaro: gli immigrati sono un costo. E non ci pagheranno le pensioni.
Secondo l’ultimo rapporto di Itinerari Previdenziali, realizzato dal centro studi di Alberto Brambilla: “Se si prova a fare un bilancio complessivo tra entrate e uscite del 2015 e si sommano le relative poste per gli immigrati extra comunitari e neo-comunitari otteniamo una stima per le entrate contributive che ammonterebbero a circa 9,5 miliardi di euro, di cui la quota a carico dei lavoratori è di circa 2,6 miliardi. Le entrate fiscali che riguardano salari tra i 10mila-12mila euro superano di poco la soglia di esenzione Irpef, le uscite stimate per pensioni e prestazioni a sostegno del reddito sarebbero di circa 1,9 miliardi di euro, con un saldo positivo dell’anno di circa 700 milioni di euro”.“Secondo i dati di organizzazioni umanitarie – si legge ancora nel rapporto di Brambilla – gli stranieri in Italia sarebbero 5 milioni cui si aggiungono 400 mila regolari non residenti e 200mila richiedenti asilo; si stimano poi circa 435 mila irregolari (che pare una sottostima se consideriamo tutte le sanatorie di regolarizzazione dal 1990)”.
E questi immigrati, regolari e clandestini, che in totale sarebbero 6 milioni, “per la sola sanità richiedono un onere di circa 11 miliardi l’anno”.
A conti fatti, dunque, i miseri 700 milioni l’anno di attiivo tra pensioni erogate e contributi pagati viene travolto dai costi della sanità. In totale il conto segna un rosso da 10,3miliardi.
Senza contare ovviamente che a bilancio lo Stato ha messo 4,6-5 miliardi l’anno per la gestione degli sbarchi e l’accoglienza dei migranti.
Questo significa che ogni italiano, compresi vecchi e bambini, ogni anno versa 267 euro per mantenere gli immigrati.
Gli esponenti del PD sono veramente imbarazzanti. Ma non è colpa loro. Si abbeverano a fonti di informazione come Repubblica e Report che riempiono le loro teste di fandonie e fake news. In special modo quando si tratta di statistiche.
FONTE: https://voxnews.info/2020/11/27/immigrati-sono-una-tassa-ci-costano-5-miliardi-lanno/
PANORAMA INTERNAZIONALE
Ungheria, Polonia e Slovenia contro il Recovery Fund. Hahn, ‘un fallimento sarebbe devastante’
di Guido Keller –
Rischia di trasformarsi in un vero e proprio scontro interno al Consiglio europeo la decisione di Ungheria e Polonia, alle quali si è aggiunta in queste ore la Slovenia, di porre il veto sul bilancio settennale dell’Ue. Ad esso sono infatti collegati anche i fondi previsti per il Next generation Eu tra cui il Recovery Fund per il contrasto alla pandemia di Covid-19. Si tratta complessivamente di 750 miliardi di euro tra sovvenzioni e prestiti agevolati destinati a tenere insieme le economie dei paesi membri sconvolte dall’emergenza pandemica, con primo beneficiario l’Italia per un importo di 209 miliardi.
Alla base della mossa delle cancellerie di Polonia e Ungheria vi sono leggi in contrasto con la normativa quadro ma anche con lo spirito stesso che anima l’Unione Europea, ovvero posizioni che possono portare a vere e proprie procedure di infrazione.
Nell’Ungheria del “sovranista a corrente alterna” Viktor Orban è stata ad esempio approvata una legge che prevede per il migrante l’obbligo di chiedere la protezione internazionale attraverso un’ambasciata ungherese in un paese extracomunitario prima di presentarsi in Ungheria, e difatti Orban ha tweettato che l’Ue vuole usare il Recovery Plan per “ricattare chi si oppone all’immigrazione”.
La Polonia tenta invece a fare pressioni dopo che Bruxelles l’ha deferita alla Corte di giustizia europea per aver contravvenuto all’articolo 7 del Trattato di adesione, ovvero per la riforma costituzionale controversa che mina l’indipendenza della magistratura e che nel paese ha portato milioni di persone in piazza. La riforma è stata voluta dall’euroscettico Jaroslaw Kaczynski, leader del partito al potere Diritto e Giustizia e prevede tra l’altro la scelta dei giudici della Corte suprema da parte del Parlamento (e quindi della maggioranza al potere), una forte influenza del ministro della Giustizia (e quindi del governo) sulla Corte suprema e la nomina dei presidenti dei tribunali ordinari da parte del ministro della Giustizia (e quindi del governo).
Il premier sloveno Janez Jansa se l’è invece presa con la maggioranza politica che guida l’Unione Europea, invocando un “organo giudiziario indipendente” per valutare il comportamento dei singoli paesi.
Il Parlamento europeo ha tuttavia fatto sapere in una nota diffusa al termine della conferenza dei presidenti che “gli accordi raggiunti (sia sul quadro finanziario pluriennale Ue che sullo stato di diritto) sono chiusi e non possono in alcun modo essere riaperti. Nessuna ulteriore concessione sarà fatta da parte nostra. Chiediamo al Consiglio di adottare il pacchetto e avviare il processo di ratifica il prima possibile”.
Il commissario Gentiloni ha affermato che “La maggior parte delle misure incluse nei bilanci 2021 dei paesi dell’area dell’euro sostengono giustamente l’attività economica, ma una ripresa forte ed equilibrata dipende da una rapida entrata in vigore di Next generation Eu“, ed il suo collega al Bilancio Johannes Hahn ha paventato “in caso di fallimento un impatto devastante sui nostri cittadini, le nostre economie e anche i nostri mercati”.
La questione del veto di Ungheria, Polonia e Slovenia è al centro dell’incontro che si svolge proprio in queste ore tra i capi di Stato e di governo dell’Ue, difficilmente si arriverà ad un’immediata risoluzione della questione.
Il coprifuoco non è contro il virus. Il coprifuoco è per coprire i loro maledetti giochi di potere
Gianluigi Paragone – 21 ottobre 2020
VIDEO QUI: https://www.facebook.com/182120865170178/videos/2431680627134395/
SCIENZE TECNOLOGIE
Da Atlantide alla Luna. Cambiamenti climatici superati dall’ umanità con slancio
(di Silvio ceci e Marco Marino) Novembre 27, 2020
e rovine di Atlandite sommerse, scoperte a largo dell’isola di Bimini (Bahamas), costituite da blocchi rettangolari di cui è impossibile affermare che siano opera della natura, visto che essa non ha mai realizzato una pietra con spigoli ad angolo retto, figurarsi file di blocchi con spigoli a 90 gradi ciascuno.
Si è poi ipotizzato che quei blocchi non erano null’altro che le rovine dell’Atlantide di Platone o di Aztlan (Messico) di cui parlano maya ed aztechi. I misteri però non finiscono qui.
Infatti, nel 2001 al largo di Capo Sant’Antonio (Cuba), sono state scoperte altre rovine sommerse – dalle origini inspiegabili -molto simili ai resti sottomarini di Mu a largo dell’isola giapponese di Jonaguni vicino le coste dell’isola di Taiwan.
Va sottolineato che 12 mila anni fa il livello dei mari era più basso di centinaia di metri, tanto che la Sicilia insieme a Malta era unita all’Italia, così come Creta con la Grecia. Sardegna e Corsica erano un’unica isola, mentre l’intero Mar Mediterraneo era – con Marocco e Spagna unite dalla terraferma -un mare chiuso come oggi è il Mar Caspio.
Tutto ciò è venuto meno col cambiamento climatico che ha sciolto i ghiacciai preistorici , innalzando così il livello del mare al punto che le acque dell’Oceano Atlantico si sono versate nel Mar Mediterraneo.
Che cosa ha provocato tale surriscaldamento climatico? Molto probabilmente un cataclisma come quello che ha provocato lo sprofondamento delle attuali rovine sommerse al largo di Cuba. Lo scienziato Alexander Tollmann dell’Università di Vienna ha illustrato gli effetti della caduta sulla terra di un meteorite, che spezzandosi in più frammenti ha provocato l’innalzamento del mare e di conseguenza la temperatura planetaria.
Ancora oggi sono visibili i famosi Blue Holes nel Mar dei Caraibi, così come i Green Holes negli Stati Uniti, tutti probabile conseguenza di un impatto celeste sul globo terrestre.
Una cometa come portatrice di morte e distruzione viene raffigurata sulle rovine, risalenti a 12000 anni fa, di Göbekli Tepe in Turchia vicino al confine della Siria.
Che messaggio si ricava dal cambiamento climatico causato dalla fine di Mu ed Atlantide? L’umanità è sempre sopravvissuta perché gli uomini sempre si adattano.
Con il nuovo cambiamento climatico causato dall’attuale surriscaldamento atmosferico, molto probabilmente i prodotti milanesi non saranno più imbarcati a Genova sulle navi che percorrono le rotte marittime passanti attraverso il Canale di Suez per la Cina ed Australia e Giappone e Nuova Zelanda, bensì nei porti di Rotterdam ed Amburgo su navi dirette nell’Oceano Pacifico attraverso lungo le nuovi rotte passanti per il Polo Nord (libero nei prossimi anni dai ghiacci) e lo Stretto di Bering fino a Tokio ed Hong Kong e Vladivostok e Sidney ed Auckland e Melbourne.
Il Canale di Suez sarà nel futuro indispensabile soltanto per le rotte marittime dei mercantili carichi di prodotti italiani diretti ai mercati del Sudafrica ed India. Per tal motivo sarebbe utile sviluppare il commercio di Milano coi paesi africani rendendo operativa la legge del 1951 di De Gasperi – fino ai nostri giorni disapplicata – che istitui’ il porto franco di Messina per lavorare le materie prime dei paesi africani. Nel nuovo scenario determinato dai cambiamenti climatici sarebbe irrinunciabile anche la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina al fine di imbarcare le merci milanesi nel porto siciliano d’Augusta, moderno e più vicino al Canale di Suez.
Gli esseri umani trovano sempre le soluzioni con le crisi. D’altronde la parola “crisi” in greco significa rottura con nuove scelte e non vi sono dubbi che i problemi causati dai cambiamenti climatici comporteranno scelte di portata epocale.
E nel quadro di tali cambiamenti rivoluzionari non possiamo escludere anche la colonizzazione della luna dove trasferire, in un futuro non lontano, le industrie che minacciano l’equilibrio ambientale. Per tale motivo è indispensabile la permanenza ed il rafforzamento dell’Unione Europea che, con la sua Agenzia Spaziale Europea, può realizzare tali programmi di colonizzazione che richiedono sforzi economici enormi che sarebbero insostenibili per i singoli paesi dell’Unione.
FONTE: https://scenarieconomici.it/da-atlantide-alla-luna-cambiamenti-climatici-superati-dall-umanita-con-slancio-di-silvio-ceci-e-marco-marino/
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