RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
7 DICEMBRE 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
In tutti i linguaggi non c’è una sola parola vera.
Ciò che è da sempre ci osserva, ma nulla vediamo …
ALEJANDRO JODOROWSKY, Di cò di cui non si può parlare, City Lights Italia, 1998, pag. 59
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SOMMARIO
Conte mette sul piatto il TSO per la maggioranza degli italiani….
Il tampone “abitato” (una invenzione della John Hopkins)
Obama: “Possiamo sempre inviare i Navy SEALS per rimuovere Trump dalla Casa Bianca”
Due “spie” interne a Leonardo hanno trafugato dati sensibili per due anni
Vaccino Covid: un flop colossale?
Il giornalista Nicola Bizzi: “Sapevano del coronavirus dallo scorso autunno, il presidente serbo Vučić ha preso i soldi”
“Buongiorno, lei è deceduta di COVID, a sua insaputa”. Poi fidatevi dei dati giornalieri
La questione “patrimoniale” spiegata facile
Natale negato, Magaldi: scandaloso, il silenzio della Chiesa
La Verità. Intervista con il professor Paolo Becchi
Fakhrizadeh e Skripal, la doppia morale occidentale
L’assassinio come politica dello Stato israeliano
La Sincronicità – Nulla Succede per Caso. Le coincidenze che cambiano la nostra vita.
Universi orwelliani: Scienza e Big Data
LA LIBERTÀ DI PAROLA OGGI C’È, PURCHÉ NON TI ASCOLTI NESSUNO
DEEP STATE, PCC, QANON E TANTO ALTRO
Tutti i “giochi di spie” di Giuseppe Conte
Rapite e convertite a forza: la piaga delle spose bimbe
Keira e gli altri: la battaglia dei “detransitioner” e lo stop della Corte inglese al cambio di sesso adolescenziale
Recovery Fund: un possibile capestro
La strategia della BCE
COVID-19, I RETROSCENA PIU INQUIETANTI: CHI CI GUADAGNA? – Sonia Savioli
Presentazione di “Connessioni” l’ultimo romanzo della scrittrice Francesca Sifola
IL GRANDE RIPRISTINO E IL RISCHIO DI UN GRANDE INTERVENTISMO.
TSO PER CHI NON VUOLE VACCINARSI? L’ULTIMA DI GIUSEPPE CONTE
Intelligenza
La Verità. Mistero, che è successo a Francoforte?
QUANDO PER PAPA FRANCESCO LA PROPRIETÀ PRIVATA NON È UN FURTO
LA TRUFFA IN GEORGIA, E L’ARROGANZA DI SOROS
Un “nuovo” Mediterraneo
Mauro Scardovelli: programma di governo costituzionale
T-14 Armata: il carro armato della Russia che può combattere anche su Marte
Uk: Pfizer protetta contro azioni legali da danni vaccino anti-covid
British Medical: scordatevi i vaccini-Covid, non c’è da fidarsi
UK, IL GOVERNO METTE IN GUARDIA I MEDICI SULLA POSSIBILITA’ DI INFERTILITA’ CON IL VACCINO PFIZER.
A TRENT’ANNI DALLA FINE DELLA GUERRA FREDDA: L’EPOCA DELLE DEMOCRAZIE ILLIBERALI
IN EVIDENZA
Conte mette sul piatto il TSO per la maggioranza degli italiani….
Con una certa Nonchalance il presidente del Consiglio Conte mette sul piatto la possibilità di fare un trattamento sanitario obbligatorio , il famoso TSO, a chi non volesse vaccinarsi. Sentite pure voi:
E intanto il TSO è sul tavolo. pic.twitter.com/y81OvXEuEp
— drb (@dottorbarbieri) December 3, 2020
Il TSO è un trattamento sanitario obbligatorio, cioè con la forza prendono e vaccinano, anche contro la tua volontà. Io lo scrivo da non contrario ai vaccini, ma questa sarebbe una intollerabile riduzione della libertà, una cosa da Unione Sovietica del tipo peggiore.
Oltre il 40% degli italiani è contrario a vaccinarsi subito, secondo alcune ricerche. La gestione pessima del covid-19 da parte dello Stato, la catastrofica attività della protezione civile, un’informazione pasticciata e contradditoria sicuramente non hanno aiutato. Crisanti parla addirittura di un 70% di italiani che sono scettici rispetto al vaccino.
Cosa pensa di fare Conte? Vaccinare a forza il 40% degli italiani? Dove è finita la Costituzione, i Diritti Fondamentali dell’Uomo? Possibile che nessuno abbia nulla da dire? Che cosa fa il Presidente della repubblica, accetterà un TSO su milioni di italiani ? Se qualcosa va storto chi è responsabile ? Ci sono stati dei morti per i TSO, lo sa Conte?
Possibile che nessuno dica nulla?
FONTE: https://scenarieconomici.it/conte-mette-sul-piatto-il-tso-per-la-maggioranza-degli-italiani/
Il tampone “abitato” (una invenzione della John Hopkins)
Naturalmente io non ci credo. E invito i lettori a non credere: è una fake news. Frutto di quel complottismo che è una malattia mentale, che richiede il TSO .
Purtroppo, a dare credito a questa enorme bufala sono i ricercatori della John Hopkins University: l’hanno fabbricata loro, nel senso letterale: hanno fabbricato la macchinetta grande meno di un granello di polvere che, quando fate il tampone nasale per il Covid, vi viene inserita nelle vicinanze del cervello. Oh, s’intende, per il vostro bene: la macchinetta è un dispensatore ideale di medicinali e di vaccini – a vostra insaputa.
Ricordiamo che la John Hopkins, precisamente il Johns Hopkins Center for Health Security, è quello che il 18ottobre 2019 in collaborazione con il World Economic Forum e la Bill and Melinda Gates Foundation, ha ospitato l’Event 201, un’esercitazione pandemica di alto livello a New York-
Ecco come la raccontano loro, gli inventori della bufala, i ricercatori della John Hopkins School of Medicine
“Ispirati da un verme parassita che scava i suoi denti affilati nell’intestino del suo ospite, i ricercatori della Johns Hopkins hanno progettato minuscoli microdispositivi a forma di stella che possono attaccarsi alla mucosa intestinale e rilasciare farmaci nel corpo”.
Ecco i nomi degli inventori:
“David Gracias, Ph.D., professore presso la Johns Hopkins University Whiting School of Engineering, e il gastroenterologo della Johns Hopkins Florin M. Selaru, MD, direttore del Johns Hopkins Inflammatory Bowel Disease Center, hanno guidato un team di ricercatori e ingegneri biomedici che microdispositivi che cambiano forma progettati e testati che imitano il modo in cui l’anchilostoma parassita si attacca all’intestino di un organismo.
Realizzati in metallo e in una pellicola sottile che cambia forma e rivestiti in una paraffina termosensibile, i “theragrippers”, ciascuno delle dimensioni approssimative di un granello di polvere, possono potenzialmente trasportare qualsiasi farmaco e rilasciarlo gradualmente nel corpo.
Il team ha pubblicato i risultati di uno studio sugli animali questa settimana come articolo di copertina sulla rivista Science Advances .
Il rilascio graduale o prolungato di un farmaco è un obiettivo a lungo ricercato in medicina. Selaru spiega che un problema con i farmaci a rilascio prolungato è che spesso si fanno strada interamente attraverso il tratto gastrointestinale prima di aver finito di dispensare i farmaci.
“La normale costrizione e il rilassamento dei muscoli del tratto gastrointestinale rendono impossibile che i farmaci a rilascio prolungato rimangano nell’intestino abbastanza a lungo da consentire al paziente di ricevere la dose completa”, afferma Selaru, che ha collaborato con Gracias per più di 10 anni. “Abbiamo lavorato per risolvere questo problema progettando questi piccoli trasportatori di farmaci che possono attaccarsi autonomamente alla mucosa intestinale e mantenere il carico di farmaco all’interno del tratto gastrointestinale per la durata desiderata”.
Quando un Theragripper aperto, sinistro, è esposto alla temperatura interna del corpo, si chiude sulla parete interna. Al centro della pinza c’è uno spazio per una piccola dose di un farmaco. Credito: Johns Hopkins University
Migliaia di theragripper possono essere impiegati nel tratto gastrointestinale. Quando il rivestimento di paraffina sulle pinze raggiunge la temperatura all’interno del corpo, i dispositivi si chiudono autonomamente e si agganciano alla parete del colon. L’azione di chiusura fa sì che i minuscoli dispositivi a sei punte penetrino nella mucosa e rimangano attaccati al colon, dove vengono trattenuti e rilasciano gradualmente i carichi utili del medicinale nel corpo. Alla fine, i theragripper perdono la presa sul tessuto e vengono espulsi dall’intestino tramite la normale funzione muscolare gastrointestinale.
Tratto dagli allegati di ricerca originali
Gracias rileva i progressi nel campo dell’ingegneria biomedica negli ultimi anni.
“Abbiamo assistito all’introduzione di dispositivi intelligenti dinamici microfabbricati che possono essere controllati da segnali elettrici o chimici”, afferma. “Ma queste pinze sono così piccole che batterie, antenne e altri componenti non si adattano a loro”.
Theragrippers, dice Gracias, non fanno affidamento su elettricità, segnali wireless o controlli esterni. “Invece, funzionano come piccole molle compresse con un rivestimento attivato dalla temperatura sui dispositivi che rilascia l’energia immagazzinata in modo autonomo a temperatura corporea “.
I ricercatori della Johns Hopkins hanno fabbricato i dispositivi con circa 6.000 Theragripper per wafer di silicio da 3 pollici. Nei loro esperimenti sugli animali, hanno caricato un farmaco antidolorifico sulle pinze. Gli studi dei ricercatori hanno scoperto che gli animali in cui sono stati somministrati i theragripper avevano concentrazioni più elevate di analgesico nel flusso sanguigno rispetto al gruppo di controllo. Il farmaco è rimasto nei sistemi dei soggetti del test per quasi 12 ore contro due ore nel gruppo di controllo.
Vedete – faranno notare gli smascheratori di bufale – che l’articolo parla di impianti per il tratto intestinale, mica diinserire questi micro-cose nel cervello, come hanno detto i complottisti. No no, qui la fonte è una pubblicazione scientifica:
“Sciami di robot microscopici che possono essere iniettati”
APPROCCIO NANONEUROTERAPEUTICO DESTINATO ALLA CONSEGNA DIRETTA DAL NASO AL CERVELLO
Affiliazioni Shadab Md 1 , Gulam Mustafa 2 3 , Sanjula Baboota 3 , Javed Ali 3 Espandi
- PMID: 26057769
- DOI: 3109 / 03639045.2015.1052081
ABSTRACT
Contesto: i disturbi cerebrali rimangono la principale causa di disabilità al mondo e rappresentano più ricoveri e cure prolungate rispetto a quasi tutte le altre malattie messe insieme. La maggior parte dei farmaci, delle proteine e dei peptidi non penetra facilmente nel cervello a causa della presenza della barriera emato-encefalica (BBB), impedendo così il trattamento di queste condizioni.
Obiettivo: l’ attenzione si è concentrata sullo sviluppo di sistemi di rilascio nuovi ed efficaci per fornire una buona biodisponibilità nel cervello.
Metodi: la somministrazione intranasale è un metodo non invasivo di somministrazione del farmaco che può bypassare il BBB, consentendo alle sostanze terapeutiche l’accesso diretto al cervello. Tuttavia, la somministrazione intranasale produce concentrazioni di farmaco piuttosto basse nel cervello a causa della limitata permeabilità della mucosa nasale e dell’ambiente aspro della cavità nasale. Gli studi pre-clinici che utilizzano l’incapsulamento di farmaci in sistemi nanoparticellari hanno migliorato il targeting naso-cervello e la biodisponibilità nel cervello. Tuttavia, gli effetti tossici delle nanoparticelle sulla funzione cerebrale sono sconosciuti.
Risultato e conclusione: questa recensione evidenzia la comprensione di diverse malattie del cervello e gli importanti meccanismi fisiopatologici coinvolti. La revisione discute il ruolo della nanoterapia nel trattamento dei disturbi cerebrali attraverso il parto dal naso al cervello, i meccanismi di assorbimento del farmaco attraverso la mucosa nasale al cervello, le strategie per superare la barriera ematoencefalica, le strategie di nanoformulazione per un migliore targeting cerebrale attraverso la via nasale e problemi di neurotossicità di nanoparticelle.
Epub 2013 16 ottobre.
SISTEMA DI EROGAZIONE INTRANASALE DI FARMACO BASATO SU NANOEMULSIONE DI MESILATO DI SAQUINAVIR PER MIRARE IL CERVELLO
Affiliazioni Hitendra S Mahajan 1 , Milind S Mahajan , Pankaj P Nerkar , Anshuman Agrawal Espandi
- PMID: 24128122
- DOI: 3109 / 10717544.2013.838014
ABSTRACT
Il sistema nervoso centrale (SNC) è una riserva immunologica privilegiata che fornisce un sito di santuario per il virus HIV-1. Gli attuali farmaci anti-HIV, sebbene efficaci nel ridurre i livelli virali plasmatici, non sono in grado di sradicare completamente il virus dall’organismo. La bassa permeabilità dei farmaci anti-HIV attraverso la barriera ematoencefalica (BBB) porta a un rilascio insufficiente. Pertanto, per il trattamento del neuro-AIDS è necessario sviluppare nuovi approcci che migliorino la somministrazione al SNC di farmaci anti-HIV. Lo scopo di questo studio era quello di sviluppare nanoemulsione intranasale (NE) per una maggiore biodisponibilità e il targeting del sistema nervoso centrale del saquinavir mesilato (SQVM). SQVM è un inibitore della proteasi che è un farmaco scarsamente solubile ampiamente utilizzato come farmaco antiretrovirale, con biodisponibilità orale di circa il 4%. Il metodo di emulsificazione spontanea è stato utilizzato per preparare nanoemulsione o / w caricata con farmaci, che era caratterizzato dalla dimensione delle goccioline, potenziale zeta, pH, contenuto di farmaco. Inoltre, studi di permeazione ex vivo sono stati eseguiti utilizzando mucosa nasale di pecora. La NE ottimizzata ha mostrato un aumento significativo del tasso di permeazione del farmaco rispetto alla normale sospensione del farmaco (PDS). Uno studio di tossicità sulle ciglia sulla mucosa nasale di pecora non ha mostrato alcun effetto avverso significativo della NE caricata con SQVM. I risultati degli studi di biodistribuzione in vivo mostrano una maggiore concentrazione di farmaco nel cervello dopo somministrazione intranasale di NE rispetto alla PDS somministrata per via endovenosa. La percentuale più alta di efficienza di targeting del farmaco (% DTE) e percentuale di trasporto diretto del farmaco naso-cervello (% DTP) per NE ottimizzato indicava un efficace targeting del SNC di SQVM attraverso la via intranasale.
ARTICOLI SIMILI
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NANOPARTICELLE E NANOCOMPOSITI DI IDROGEL PER LA CONSEGNA DI FARMACI NASALI / VACCINI
Sara Salatin 1 2 , Jaleh Barar 1 3 , Mohammad Barzegar-Jalali 3 , Khosro Adibkia 3 4 , Mitra Alami Milani 2 4 , Mitra Jelvehgari 5 6 Affiliazioni Espandi
Affiliazioni
- 1Centro di ricerca per la nanotecnologia farmaceutica, Tabriz University of Medical Science, Tabriz, Iran.
- 2Student Research Committee, Tabriz University of Medical Science, Tabriz, Iran.
- 3Dipartimento di Farmacia, Facoltà di Farmacia, Università di Scienze Mediche Tabriz, Mailbox 51664, Tabriz, Iran.
- 4Centro di ricerca applicata sui farmaci e Facoltà di Farmacia, Università di Scienze Mediche Tabriz, Tabriz, Iran.
- 5Dipartimento di Farmacia, Facoltà di Farmacia, Università di Scienze Mediche Tabriz, Mailbox 51664, Tabriz, Iran. mitra_jelvehgari@yahoo.com.
- 6Drug Applied Research Center e Facoltà di Farmacia, Tabriz University of Medical Sciences, Tabriz, Iran. mitra_jelvehgari@yahoo.com.
- PMID: 27352214
- DOI: 1007 / s12272-016-0782-0
ABSTRACT
Negli ultimi anni, la somministrazione di farmaci per via nasale ha attirato sempre più attenzioni ed è stata riconosciuta come la via alternativa più promettente per la terapia sistemica dei farmaci limitata alla somministrazione endovenosa. Molti esperimenti in modelli animali hanno dimostrato che i trasportatori su scala nanometrica hanno la capacità di migliorare la somministrazione nasale di farmaci e vaccini peptidici / proteici rispetto alle formulazioni di soluzioni farmacologiche convenzionali. Tuttavia, la rapida clearance mucociliare delle nanoparticelle caricate con farmaco può causare una riduzione della percentuale di biodisponibilità dopo somministrazione intranasale. Pertanto, gli sforzi di ricerca sono stati notevolmente diretti verso lo sviluppo di nanosistemi di idrogel che hanno proprietà mucoadesive al fine di massimizzare il tempo di residenza, e quindi aumentare il periodo di contatto con la mucosa nasale e migliorare l’assorbimento del farmaco. È certo che l’elevata viscosità dei nanosistemi a base di idrogel può offrire efficacemente questa proprietà mucoadesiva. Questa revisione di aggiornamento discute i possibili vantaggi dell’utilizzo di nanoparticelle a base di polimero idrogel e nanocompositi di idrogel per la somministrazione di farmaci / vaccini attraverso la somministrazione intranasale.
Parole chiave: cervello; Idrogel; Nanoparticelle; Parto nasale; Vaccino.
ARTICOLI SIMILI
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Sì, POSSONO vaccinarci attraverso tamponi nasali E colpire il cervello
Note di NTS: Onestamente, perché qualcuno dovrebbe essere minimamente scioccato da tutto questo?
Ormai da mesi sentivo brontolii che i tamponi nasali erano in realtà i “vaccini” e non riuscivo a trovare nulla che fornisse adeguatamente la prova che questa era la verità, fino ad ora ..
E onestamente, se consideriamo quanto veramente malvagi e diabolici questi coglioni stiano davvero facendo funzionare l’intera truffa, tutto questo ha perfettamente senso …
Tienilo a mente la prossima volta che uno stronzo ti chiede di essere “testato” per questo “virus mortale” inesistente … Non andare mai in quelle strutture di test e rifiutare il test, punto!
E c’è dell’altro
Ispirati da un verme parassita che scava i suoi denti affilati nell’intestino del suo ospite, i ricercatori della Johns Hopkins hanno progettato minuscoli microdispositivi a forma di stella che possono attaccarsi alla mucosa intestinale e rilasciare farmaci nel corpo.
David Gracias, Ph.D., professore presso la Johns Hopkins University Whiting School of Engineering, e il gastroenterologo della Johns Hopkins Florin M. Selaru, MD, direttore del Johns Hopkins Inflammatory Bowel Disease Center, hanno guidato un team di ricercatori e ingegneri biomedici che microdispositivi che cambiano forma progettati e testati che imitano il modo in cui l’anchilostoma parassita si attacca all’intestino di un organismo.
Realizzati in metallo e in una pellicola sottile che cambia forma e rivestiti in una paraffina termosensibile, i “theragrippers”, ciascuno delle dimensioni approssimative di un granello di polvere, possono potenzialmente trasportare qualsiasi farmaco e rilasciarlo gradualmente nel corpo.
Il team ha pubblicato i risultati di uno studio sugli animali questa settimana come articolo di copertina sulla rivista Science Advances .
Il rilascio graduale o prolungato di un farmaco è un obiettivo a lungo ricercato in medicina. Selaru spiega che un problema con i farmaci a rilascio prolungato è che spesso si fanno strada interamente attraverso il tratto gastrointestinale prima di aver finito di dispensare i farmaci.
“La normale costrizione e il rilassamento dei muscoli del tratto gastrointestinale rendono impossibile che i farmaci a rilascio prolungato rimangano nell’intestino abbastanza a lungo da consentire al paziente di ricevere la dose completa”, afferma Selaru, che ha collaborato con Gracias per più di 10 anni. “Abbiamo lavorato per risolvere questo problema progettando questi piccoli trasportatori di farmaci che possono attaccarsi autonomamente alla mucosa intestinale e mantenere il carico di farmaco all’interno del tratto gastrointestinale per la durata desiderata”.
Quando un Theragripper aperto, sinistro, è esposto alla temperatura interna del corpo, si chiude sulla parete interna. Al centro della pinza c’è uno spazio per una piccola dose di un farmaco. Credito: Johns Hopkins University
Migliaia di theragripper possono essere impiegati nel tratto gastrointestinale. Quando il rivestimento di paraffina sulle pinze raggiunge la temperatura all’interno del corpo, i dispositivi si chiudono autonomamente e si agganciano alla parete del colon. L’azione di chiusura fa sì che i minuscoli dispositivi a sei punte penetrino nella mucosa e rimangano attaccati al colon, dove vengono trattenuti e rilasciano gradualmente i carichi utili del medicinale nel corpo. Alla fine, i theragripper perdono la presa sul tessuto e vengono espulsi dall’intestino tramite la normale funzione muscolare gastrointestinale.
Tratto dagli allegati di ricerca originali
Gracias rileva i progressi nel campo dell’ingegneria biomedica negli ultimi anni.
“Abbiamo assistito all’introduzione di dispositivi intelligenti dinamici microfabbricati che possono essere controllati da segnali elettrici o chimici”, afferma. “Ma queste pinze sono così piccole che batterie, antenne e altri componenti non si adattano a loro”.
Theragrippers, dice Gracias, non fare affidamento su elettricità, segnali wireless o controlli esterni. “Invece, funzionano come piccole molle compresse con un rivestimento attivato dalla temperatura sui dispositivi che rilascia l’energia immagazzinata in modo autonomo a temperatura corporea “.
I ricercatori della Johns Hopkins hanno fabbricato i dispositivi con circa 6.000 Theragripper per wafer di silicio da 3 pollici. Nei loro esperimenti sugli animali, hanno caricato un farmaco antidolorifico sulle pinze. Gli studi dei ricercatori hanno scoperto che gli animali in cui sono stati somministrati i theragripper avevano concentrazioni più elevate di analgesico nel flusso sanguigno rispetto al gruppo di controllo. Il farmaco è rimasto nei sistemi dei soggetti del test per quasi 12 ore contro due ore nel gruppo di controllo.
“Sciami di robot microscopici che possono essere iniettati”
Dite a Melinda Gates che possiamo iniettare robot in questi giorni.
APPROCCIO NANONEUROTERAPEUTICO DESTINATO ALLA CONSEGNA DIRETTA DAL NASO AL CERVELLO
Obama: “Possiamo sempre inviare i Navy SEALS per rimuovere Trump dalla Casa Bianca”
21/11/2020 Massimo Bordin
Due “spie” interne a Leonardo hanno trafugato dati sensibili per due anni
Un ex responsabile della cybersecurity e un dirigente di Leonardo Spa sono stati arrestati con l’accusa di aver sottratto gigabyte di dati alla divisione aerostrutture e velivoli della nota azienda attiva nel settore della difesa e di aver poi nascosto la gravità dei fatti. Le accuse formali, come riporta Agi, non rendono la reale gravità del caso: accesso abusivo al sistema informatico, intercettazione illecita di comunicazioni telematiche e trattamento illecito di dati personali sono le ipotesi di reato formulate per l’ex dipendente, ora in carcere, mentre per il dirigente, ai domiciliari, l’accusa è quella di depistaggio.
Secondo le indagini della procura di Napoli, alla divisione Leonardo di Pomigliano d’Arco sono stati trafugati circa 100mila file per un totale di 10 gigabyte di dati per opera di un ex dipendente, Arturo D’Elia, in passato addetto alla gestione della sicurezza informatica, per il quale il Gip ha disposto il procedimento di custodia cautelare, e un dirigente, Antonio Rossi, responsabile del Cert (Cyber Emergency Readiness Team) di Leonardo, organismo deputato alla gestione degli attacchi informatici subiti dall’azienda al quale è stata notificata la misura cautelare della custodia domiciliare. Nel mirino degli attacchi informatici ci è finita la divisione aerostrutture e la divisione velivoli e l’azione, secondo gli inquirenti, sarebbe iniziata nel 2015 protraendosi per circa due anni, sino a gennaio del 2017.
Strumento dell’attacco un “virus informatico”, un trojan, che era stato inoculato attraverso una pendrive Usb in 94 postazioni di lavoro, delle quali 33 nello stabilimento aziendale di Pomigliano d’Arco. I pirati informatici riuscivano così a intercettare quanto digitato sulla tastiera e sugli schermi dei Pc infettati, e dopo il download ogni traccia dell’incursione veniva cancellata. Sappiamo dalle indagini che non si è trattato di un evento isolato, infatti il malware veniva aggiornato nel corso del tempo. Sembra anche che siano state infettate anche 13 postazioni del gruppo Alcatel e 48 in uso a privati o aziende operanti nel settore della produzione aerospaziale.
Accanto ai dati aziendali, sono state oggetto di captazione anche le credenziali di accesso ed altre informazioni personali dei dipendenti della Leonardo.
I Pm, come riporta Agi, Mariasofia Cozza e Claudio Orazio Onorati, coordinati dall’aggiunto Vincenzo Piscitelli, stanno cercando di capire quale fosse lo scopo dell’attacco. Il malware creato dall’ex dipendente era difficilmente rintracciabile perché non noto agli antivirus anche per un’azienda strutturata per la difesa informatica come Leonardo. D’Elia ha anche affiancato gli investigatori all’inizio dell’inchiesta, ma questi lo hanno individuato come possibile sospetto e hanno proceduto nascondendogli elementi e dissimulando le attività che compivano.
Non è ancora noto il destinatario finale di questo furto di dati sensibili, ma è davvero singolare che il primo caso documentato di spionaggio industriale e furto informatico nel campo della Difesa sia capitato nel napoletano, che è stato al centro, recentemente, di un incrocio di spie internazionali.
Ad agosto siamo venuti a sapere, infatti, che un tenente colonnello dell’esercito francese, di stanza alla Nato, in Italia, era stato incriminato per violazione della sicurezza essendo sospettato di fornire documenti e informazioni ultra sensibili ai servizi segreti russi. L’ufficiale era di stanza proprio a Napoli, dove ha sede il Jfcnp (Joint Force Command) dell’Alleanza Atlantica e il comando della Sesta Flotta americana, ed era stato arrestato dalla Dgsi (Direction Générale de la Sécurité Intérieure) con la collaborazione dei servizi di controspionaggio americani e della nostra Aisi.
L’ufficiale francese, di cui non si conosce ancora l’identità ma solo l’età (50 anni) e una lontana discendenza russa, avrebbe fornito ad un agente del Gru (Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie – il servizio informazioni delle Forze Armate russe) dati riservatissimi, tali da nuocere “alla sicurezza dello Stato”.
Ad agosto del 2019, poi, all’aeroporto partenopeo di Capodichino, la polizia arrestò Aleksandr Jurijevich Korshunov, direttore dello sviluppo della società russa Odk, società statale russa controllata da Rostec specializzata in motori aeronautici. Korshunov è risultato essere un ex agente dell’Svr (Služba Vnešnej Razvedki – il servizio di informazioni per l’estero russo) sotto mandato di arresto internazionale emanato dall’Fbi per via dell’accusa di aver trafugato segreti industriali della General Electric, colosso americano che costruisce anche turbine per aerei, a quanto pare venendo aiutato da un ex manager di Avio Aero, la cui sede principale è a Torino, ma che ha anche stabilimenti a Pomigliano. Avio Aero è una società che opera nella progettazione, produzione e manutenzione di componenti e sistemi per l’aeronautica civile e militare e fa capo a GE Aviation, sempre dell’americana General Electric.
L’Italia sembra quindi essere tornata al centro di un crocevia di spie, che percorrono la nostra penisola intrecciando trame internazionali che coinvolgono le maggiori potenze globali, e forse, a pensare male, i recenti insuccessi di Vega, il razzo costruito proprio da Avio per i voli spaziali di Ariane Space, potrebbero essere dovuti a qualche forma di sabotaggio dovuta proprio a questo intreccio di spie e pirati informatici.
FONTE: https://it.insideover.com/guerra/due-spie-interne-a-leonardo-hanno-trafugato-dati-sensibili-per-due-anni.html
FONTE: https://www.luogocomune.net/21-medicina-salute/5661-vaccino-covid-un-flop-colossale
Il giornalista Nicola Bizzi: “Sapevano del coronavirus dallo scorso autunno, il presidente serbo Vučić ha preso i soldi”
Il giornalista e nostro collaboratore Nicola Bizzi ha attirato l’attenzione di tutta l’Europa quando ha scoperto che Alexander Lukashenko ha rifiutato ingenti quantità di denaro per chiudere il suo paese e trasformarlo in una dittatura del Coronavirus. Sono passate poche settimane da quando il suo articolo in esclusiva per Databaseitalia.it ha fatto il giro del mondo scoperchiando il sistema con cui Il FMI (Fondo Monetario Internazionale) è riuscito a “convincere” i governi ad entrare in lockdown, seguendo il modello italiano.
Bizzi, rilascia ora un’intervista per l’importante sito serbo srbin.info e alza la posta rivendicando la veridicità di ogni parola di quell’articolo aggiungendo ulteriori dettagli. La riportiamo integralmente.
- Quali istituzioni internazionali hanno erogato certi finanziamenti e di quanto denaro esattamente parliamo?
Sono uno storico, uno scrittore e un giornalista freelance. È dallo scorso mese di Gennaio, con l’introduzione in Italia dello stato d’emergenza da parte del Governo di Giuseppe Conte, che mi sento in guerra, letteralmente catapultato notte e giorno in una trincea. Mi sento in guerra non certo contro un “virus” o un nemico invisibile, ma contro un Governo totalmente eterodiretto da forze e poteri molto pericolosi che hanno messo in scena un vero e proprio colpo di stato globale finalizzato alla progressiva riduzione e cancellazione della democrazia, della libertà e dei diritti civili, alla repressione di qualsiasi dissenso e all’instaurazione di una dittatura mondiale tecnocratico-sanitaria che definire di stampo orwelliano sarebbe un complimento. Tale piano, che va avanti indisturbato già da molti anni e che si pone purtroppo anche altri obiettivi molto più pericolosi, ha coinvolto la maggir parte dei governi mondiali e alcuni europei in particolare.
Non tutti i governi europei si sono approcciati all’“Operazione Corona“ nello stesso modo, anche se, almeno nella fase iniziale, l’hanno generalmente sostenuta, anche perché sapevano che sarebbe stata funzionale a un reset finanziario globale dal quale non volevano rischiare di restare esclusi. In ogni modo, in alcuni Paesi scandinavi, in Svizzera, in Croazia e – in parte – anche in Germania, questa operazione è venuta presto a scontrarsi con la solidità dei sistemi democratici e ci sono stati notevoli ripensamenti, se non addirittura dei chiari tentativi di smarcamento. In altri Paesi, come ad esempio in Italia, Spagna, Francia, Serbia e Bulgaria, l’operazione è stata invece portata avanti con maggiore forza e violenza. Questo è potuto avvenire sia per via di crescenti pressioni internazionali che grazie a sostanziosi incentivi economici provenuti da organizzazioni come il Fondo Monetario Internazionale e l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tutti i governi europei erano stati messi al corrente già dal mese di Settembre del 2019 di cosa sarebbe successo e hanno ricevuto enormi finanziamenti clandestini (nel senso di non ufficialmente dichiarati), una vera e propria pioggia di denaro, non certo destinata a finanziare e potenziare la sanità e gli ospedali, ma esclusivamente per dichiarare il lockdown e garantirne la tenuta attraverso un massiccio potenziamento delle forze dell’ordine.
Non sono in grado di sapere l’esatto ammontare di questi finanziamenti, anche perché sono stati sistematicamente coperti da segreto di stato e perché sono stati diversi da Paese a Paese.
A rompere la diga è stato il Presidente della Bielorussia Aljaksandr Lukashenko, che notoriamente si è sempre rifiutato di adottare nel suo Paese alcuna misura di emergenza, di lockdown o di “distanziamento sociale”. In una riunione del Governo bielorusso ha dichiarato di aver ricevuto una cospicua offerta in denaro (92 milioni di Dollari) da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, affinché facesse “come in Italia”. Offerta che, dopo il secco no di Lukashenko, sarebbe stata in poche settimane addirittura decuplicata: ben 940 milioni di Dollari, questa volta offerti dal Fondo Monetario Internazionale, accompagnati dalla medesima richiesta: chiudere tutto e fare “come in Italia”. Non a caso, dopo questa coraggiosa presa di posizione, Lukashenko è stato demonizzato dalla “comunità internazionale”, è stato accusato di brogli elettorali e stanno tentando di rovesciarlo con una ridicola e meschina rivoluzione “colorata” finanziata da criminali come George Soros e alimentata da personaggi di squallore servi del potere globalista come Bernard Henry Levy.
- Cosa si sarebbe impegnato a fare esattamente Aleksandar Vučić per quei soldi?
Ho contatti nell’ambiente dell’intelligence, sia in Italia che in altri Paesi, e mi hanno confermato che il Governo Italiano ed altri Governi europei, incluso quello della Serbia, hanno ricevuto e accettato questi finanziamenti occulti. Non posso sapere con certezza come Aleksandar Vučić li abbia impiegati, ma so che in Italia sono stati destinati al potenziamento delle forze dell’ordine per la gestione e la tenuta del lockdown e per corrompere i media, affinché mantenessero alto il clima di paura per il “virus”. Molto probabilmente la stessa cosa è accaduta in Serbia, ma deve essere il popolo serbo a pretendere e a ottenere la verità. Se ci sono ancora in Serbia politici con le mani libere, devono trovare il coraggio di chiedere al loro Governo quanto denaro ha realmente ricevuto e come lo ha speso. Sono stato uno dei primi giornalisti al mondo a denunciare tali questioni attraverso il sito www.databaseitalia.it. I popoli hanno il diritto di conoscere la verità.
Amo molto la Serbia, parlo la vostra lingua e ho studiato la vostra storia. Ho vissuto a lungo nel vostro Paese negli anni ’90 e ho avuto l’onore di conoscere e incontrare Slobodan Milošević. Ero molto amico di Dragoš Kalajić, un grande intellettuale, artista e patriota, e ho lavorato con lui per difendere nel mondo l’immagine e l’onore della Serbia.
- Quali altri leader mondiali hanno ricevuto simili offeerte di denaro, e chi di loro le ha accettate?
Finanziamenti segreti per adottare il lockdown e per appoggiare la psy-op dell’Operazione Corona sono stati offerti alla maggior parte delle nazioni, a dimostrazione del fatto che si è trattato di un vero e proprio colpo di stato globale. Questo è accaduto in Canada, Australia, America Latina, Medio Oriente, Asia e Africa. Molti leader africani, in particolare i Presidenti della Tanzania, del Burundi e del Madagascar hanno pubblicamente denunciato questi tentativi di corruzione e hanno preso le distanze dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dimostrandosì così molto più liberi e coraggiosi dei leader europei.
- Qualcun altro nella regione dell’Europa Sud-orientale ha raggiunto simili accordi?
Sicuramente tutti i Paesi dell’Europa Sud-orientale hanno raggiunto simili accordi, compresi Romania, Bulgaria, Albania, Montenegro e Macedonia, ma non conosco gli importi di tali finanziamenti. In Grecia e a Cipro ci sono state maggiori resistenze politiche e la Chiesa Ortodossa ha avuto molto peso nella difesa della democrazia e della libertà dei cittadini.
Questa è una guerra contro i nostri diritti, contro la democrazia e per la distruzione della nostra stessa civiltà. Tutti i popoli d’Europa devono ribellarsi e lottare per il proprio futuro.
ENGLISH VERSION
Which world institution has gave money, and how much money exactly?
I am a historian, a writer and a freelance journalist. It is since last January, with the introduction in Italy of the state of emergency by the government of Giuseppe Conte, that I feel myself at war, literally catapulted night and day into a trench. I feel at war certainly not against a “virus” or an invisible enemy, but against a government that is totally heterodirected by very dangerous forces and powers that have staged a real global coup aimed at the progressive reduction and cancellation of democracy, freedom and civil rights, the repression of any dissent and the establishment of a world-wide Orwellian technocratic-health dictatorship. This plan, which has been going on undisturbed for many years and which unfortunately also sets itself other even more dangerous objectives, has directly involved most of the world’s governments and some Europeans in particular.
FONTE: https://www.databaseitalia.it/esclusivo-il-giornalista-italiano-bizzi-sapevano-del-coronavirus-dallo-scorso-autunno-il-presidente-serbo-vucic-ha-preso-i-soldi/
ATTUALITÁ SOCIETÀ COSTUME
“Buongiorno, lei è deceduta di COVID, a sua insaputa”. Poi fidatevi dei dati giornalieri
Un caso, per fortuna divertente, narrato a Radioradio ci spiega quanto bene funzionino le banche dati del covid-19 e dei morti giornalieri. La signora di cui leggete le vicende sicuramente compariva nelle liste dei morti giornalieri ed avrà allargato la pressione per le chiusure, per i lockdown, etc
“Innanzitutto io e la mia compagna siamo venuti fuori dal Covid e vorrei rassicurare avendo il massimo rispetto per tutte le persone che sono decedute che noi lo abbiamo passato con un piede solo, nel senso che a 37,5°C noi maschietti abbiamo la caratteristica di soffrire molto le influenze (in passato le mie influenze erano dilanianti) e questa a 38°C per me è stata una passeggiata di salute.
La storia La mia compagna va a fare il tampone, contatta il suo medico perché in quanto occupata ha bisogno di chiedere i giorni di permesso ulteriore per la malattia, ma il medico non la trova più sulla sua banca dati. “C’è tuo padre, c’è tuo fratello, c’è tuo nipote ma tu non risulti più presente”, le dice. Dopo 20 minuti la richiama e con una certa dose di allegria e col sorriso, il medico le comunica che lei è deceduta. Lei lo ha poi detto a me e ci siamo fatti una risata”.
“Mi chiedo allora se può essere plausibile il concetto per cui una persona nottetempo prende qualcuno che risulta nella banca dati del servizio sanitario come malato Covid e non lo faccia morire per qualche ora per poi farlo tornare in vita con un semplice clic. Questa persona non se ne accorgerebbe mai. Sostanzialmente mi terrorizza l’idea che possa esserci un percorso per cui si tengono alti i dati dei morti che morti non sono, per poi giustificare tutte queste chiusure“.
VIDEO QUI: https://youtu.be/OTv8N0CTZT4
FONTE: https://scenarieconomici.it/buongiorno-lei-e-deceduta-di-covid-a-sua-insaputa-poi-fidatevi-dei-dati-giornalieri/
La questione “patrimoniale” spiegata facile
La questione sulla “patrimoniale” è piuttosto semplice.
Se questa viene presentata come misura per “finanziare cose” – che siano politiche sociali, riduzione delle tasse per altre fasce della popolazione ecc. – vuol dire che si è saldamente ancorati nella logica dell’austerità e della “coperta corta”, per cui se si vuole aumentare la spesa di qua o ridurre le tasse di là, bisogna “prendere i soldi” da qualche altra parte.
Che si tratti di un approccio del tutto autolesionista – dalla prospettiva di chi spera di migliorare le condizioni materiali dei ceti medio-bassi – lo si evince dal fatto che, accettando questa logica, indirettamente si accetta anche che, se la proposta in questione non dovesse passare – come nel caso della recente proposta da alcuni deputati di LeU e PD, la cui bocciatura era scontata -, si dovrà necessariamente rinunciare alle misure che la patrimoniale in questione avrebbe dovuto finanziare.
Della serie «c’abbiamo provato, sarebbe bello, ma purtroppo non si può fare perché non ci sono i soldi». Insomma, l’unico obiettivo raggiunto sarà quello di aver convinto la gente dell’impossibilità di finanziare quelle misure. Un bel successo, non c’è che dire!
L’approccio va completamente ribaltato: qualunque misura atta a migliorare le condizioni materiali della popolazione va finanziata nell’unico modo in cui si finanziano *tutte* le politiche di bilancio nei moderni regimi monetari (che si tratti di aumenti della spesa pubblica o di riduzione delle tasse), cioè attraverso l’emissione di base monetaria. La tassazione e/o l’emissione di titoli, infatti, avviene *sempre* in un secondo momento.
Questo almeno nei regimi che detengono la sovranità monetaria, dove le politiche di bilancio avvengono sempre in un regime di cooperazione “automatica” tra banca centrale e governo, laddove il secondo non è mai tenuto a chiedere il “permesso” al primo, che si limita a facilitare le decisioni di bilancio del governo.
Da noi la situazione è più complicata, visto che le politiche di bilancio richiedono il “consenso” della BCE (che oggi sta facendo il suo dovere di banca centrale, ma per quanto?). Ma allora ci si aspetterebbe che una sinistra degna di questo nome parli di questo, che è il vero nodo della questione (irrisolvibile nella cornice dell’eurozona).
E invece non c’è niente da fare: la sinistra non riesce a uscire dalle stesse proposte fallimentari di sempre, riflesso di una comprensione del tutto fallace di come funzionano i moderni sistemi monetari (nonché che delle più basilari logiche politiche: vedasi l’insistenza a usare il termine, ormai tossico, “patrimoniale”).
Quanto detto significa che non si debbano tassare i grandi patrimoni e/o che non si debba introdurre una fiscalità più progressiva? Assolutamente no. Vi sono ottime ragioni per tassare i ricchi, a partire dalla riduzione dello strapotere economico (e dunque politico) di cui godono in virtù del loro patrimonio. Ma bisogna entrare nell’ottica che le tasse *non* finanziano la spesa pubblica e che dunque non c’è nessun bisogno di andare a elemosinare soldi ai ricchi per finanziare le politiche sociali.
Attuare *prima* le misure di sostegno all’economia – nella fattispecie una riduzione delle tasse sulla classe media – e *poi*, in un secondo momento, cominciare a parlare di tassazione dei grandi patrimoni avrebbe tra l’altro il vantaggio di eliminare uno dei principali ostacoli all’implementazione di misure di questo tipo: il timore – del tutto giustificato, vista la storia recente del nostro paese e soprattutto l’impossibilità di controllare efficacemente i movimenti di grandi capitali – di finire nella “rete” della patrimoniale.
Va da sé, infatti, che, una volta vistesi *già* ridotte le tasse, la classe media non avrebbe alcuna ragione di temere che la successiva “patrimoniale”, se così la vogliamo chiamare, la colpisca, giacché non avrebbe alcun senso ridurre le tasse per poi ri-aumentarle un attimo dopo.
Ma comprendo che ormai questi ragionamenti siano al di là della portata di una classe politico-intellettuale “de sinistra” che arriva addirittura a emozionarsi per una proposta che arriva da… Orfini. E già questo sarebbe dovuto bastare.
FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_questione_patrimoniale_spiegata_facile/33535_38504/
Natale negato, Magaldi: scandaloso, il silenzio della Chiesa
C’è qualcosa di oscuro e profondo che aleggia su di noi, se si arriva a “negare” persino il Natale (niente messa di mezzanotte, vietati i raduni familiari fuori dal Comune di residenza). Peggio ancora: il Vaticano tace, la Cei non protesta. «La Chiesa cristiana, nella sua storia, è stata anche eroica: ha avuto martiri sbranati dai leoni. Dov’è finito, adesso, quel coraggio?». Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” – straordinaria rivelazione sul ruolo del back-office del potere, che oggi qualcuno chiama Deep State – denuncia il mutismo dell’alto clero cattolico di fronte al Natale 2020 “silenziato” da Conte con l’alibi della pandemia. Cattolico lui stesso, anche se “eretico”, Magaldi prende nota: è come se venisse colpita, anche simbolicamente, la valenza archetipica del Sol Invicuts, la “rinascita cosmica” emblematizzata dalla stessa, potente figura del Cristo, ovvero dalla celebrazione cristiana della natività. Come se “non dovessimo” risorgere, neppure noi, dalle tenebre nelle quali siamo stati sprofondati, da ormai quasi un anno? E’ un messaggio anomalo e sinistro (una specie di resa), quello convalidato da Bergoglio e dai sui vescovi: dovremmo dunque fingere di credere che è meglio stare chiusi in casa «ancora per settimane e mesi, forse per anni, magari per sempre», nell’attesa di uno strano messia – non esattamente cristiano – come il mitico vaccino, presentato come unica soluzione di un problema ingigantito in modo orwelliano?
I fatti sono sotto gli occhi di tutti, nonostante la grancassa terroristica dei media mainstream, fondata su dati non trasparenti: per la prima volta nella storia, il mondo è stato paralizzato da un virus influenzale pericoloso, ma la cui letalità non supera lo 0,3%. Un virus che comunque colpisce essenzialmente persone anziane e già prostrate da gravi malattie. Le terapie ormai esistono, per trasformare il Covid in una patologia controllabile da casa, con opportuni farmaci. Ma si continua a fingere di avere di fronte l’Ebola, la peste bubbonica. Si sperava che “passasse”, come un temporale, dopo la drammatica primavera 2020. Così non è stato: in un paese sanitariamente disastrato, con un governo incapace e senza più una medicina territoriale all’altezza della situazione, gli ospedali sono tornati inevitabilmente ad affollarsi, nel corso dell’autunno. E ora, che cosa si ripropone? Le stesse misure (fallimentari) che non hanno eliminato il problema nei mesi precedenti. Fermare l’economia, chiudersi in casa: ma in attesa di che cosa? E fino a quando, visto che il virus ha l’aria di essere diventato endemico?
L’unica certezza, infatti, riguarda le conseguenze catastrofiche dei lockdown, del coprifuoco, delle zone rosse: l’economia sta crollando, il debito pubblico rischia di esplodere per via dei sussidi (comunque insufficienti) e della cassa integrazione (erogata spesso in scandaloso ritardo). L’Italia, poi, vanta veri e propri record: tra i grandi paesi, è quello più colpito. Registra la peggior performace economica e il più alto numero di vittime. Un fallimento cocente, quello italiano. Il governo più severo e inflessibile coi cittadini è anche quello che sta collezionando i risultati peggiori, in ogni campo: il rigore psico-panico del distanziamento affonda il Pil, disastra interi comparti economici, mette in pericolo la sicurezza sociale ma anche la salute, non garantendo più la giusta assistenza ai pazienti affetti da malattie gravi (cardiologiche, oncologiche) e senza nemmeno riuscire ad alleggerire il pesante bilancio della catastrofe Covid, che vede l’Italia tra i paesi meno efficaci nel contrastare le conseguenze peggiori del virus.
La cosa sconcertante, osserva Magaldi, è che un vasto strato della popolazione si sia sottomesso ai diktat, senza protestare: a che serve stare a casa, ancora, se poi – finito il lockdown – i contagi torneranno a salire? Non è già abbastanza evidente il fatto che il distanziamento non può essere la soluzione? Lo dimostrano paesi come la Svezia: niente coprifuoco, verso un’immunità di gregge da raggiungere velocemente. Lo affermano anche i maggiori epidemiologi, quelli che hanno contastrato l’Ebola e che – insieme a decine di migliaia di medici – hanno sottoscritto la Dichiarazione di Great Barrington: dall’incubo Covid si esce in un solo modo, e cioè contagiandosi. In altre parole: secondo quei luminari occorre avere più contagi (non meno) per consentire al virus di adattarsi al nostro organismo e diventare gradualmente inoffensivo. Si tratta insomma di accettare un rischio ragionevole (e comunque inevitabile, come ben si vede anche in Italia), dopo aver messo in sicurezza gli anziani e i malati gravi – quelli sì, da isolare strettamente, in attesa che la situazione migliori. E invece no: si continua a fare la guerra ai contagi (distanziamento, mascherine) come se servisse a qualcosa.
Una parte della popolazione, nel frattempo, è come impazzita: manipolata dalla politica e dai media, teme il ruolo degli “untori” e contribuisce così alla disgregazione della società, della scuola, del lavoro e dei redditi, cominciando dal turismo e dal commercio. «A chi ha paura, io dico: stia a casa. Ma non pretenda di rinchiudere chi invece accetta di essere contagiato, e quindi poi immunizzato, come in tutte le epidemie della storia». Gioele Magaldi è battagliero: il Movimento Roosevelt, di cui è presidente, assiste da mesi – in modo gratuito – i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste: gli avvocati del Sostegno Legale impugnano le multe, «che non saranno pagate mai, visto in carattere illegittimo dei Dcpm». Non solo: i “rooseveltiani” hanno anche stoppato, insieme ai medici, la folle imposizione del vaccino antinfluenzale pretesa nel Lazio da Zingaretti, ma annullata dal Tar. A proposito: Zingaretti ha fatto spendere al Lazio 14 milioni di euro per mascherine mai consegnate, e poi – insieme alla Calabria – ha speso 118 milioni di euro per vaccini contro l’influenza, che sperava di inoculare obbligatoriamente ad anziani, medici e infermieri.
Un classico esempio di sottopolitica a disposizione delle grandi lobby, come quella del farmaco, che hanno bisogno di personaggi disposti a fare da apriprista, da battistrada. Il ruolo dell’Italia – cavia prescelta, in Occidente, a causa dell’inconsistenza dei suoi politici – è ormai vistosamete lampante: e ora infatti si aprirà l’analogo balletto dei vaccini, che gli stessi virologi televisivi temono, e che il “British Medical Journal” definisce prematuri, non sicuri e di efficacia non dimostrata. L’altra notizia, pessima, è lo stato narcolettico dell’opinione pubblica, letteralmente rincoglionita dalle quotidiane fake news psico-terroristiche erogate dai media e controllate, anche sul web, dal grottesco Ministero della Verità che Conte ha affidato al sottosegretario Andrea Martella, nemmeno fossimo in Corea del Nord (e senza un fiato di protesta da parte delle redazioni e degli organismi di garanzia, a cominciare dall’Ordine dei Giornalisti). “Andrà tutto bene”, recitava a marzo lo slogan perfetto della catastrofe incombente. S’è visto, infatti, quanto è andato “tutto bene”.
E il peggio è che, davanti, c’è il nulla: nessuna via d’uscita, né economica né sanitaria. In pratica: una trappola micidiale, che qualcuno chiama Great Reset: un’epidemia influenzale “cinese”, prontamente dichiarata pandemica dall’Oms e usata come pretesto per disarticolare l’economia, in un sol colpo, verticalizzando il controllo socio-economico (con lo strumento della paura) su sette miliardi di esseri umani, che ora si vorrebbe sottoporre anche al dominio tecno-vaccinale universale, pena la perdita delle libertà elementari. Gioele Magaldi maneggia con cura la parola “fascismo”: allude proprio al deprecato ventennio mussoliniano il nome della Milizia Rooseveltiana, formazione destinata a mobilitarsi per risvegliare l’Italia dall’ipnosi. Le parole “milizia” e “Roosevelt” fanno a pugni, compongono un ossimoro: evocano l’attivismo battagliero per reclamare il pieno ritorno alla democrazia, «combattendo in modo nonviolento ma anche con durezza, contro il fascismo strisciante di oggi: quello vero, imposto con la sopraffazione in nome di un pericolo sanitario vergognosamente sopravvalutato per danneggiare l’Occidente e soffocarne la libertà».
Fascismo? «Attenti alle parole», raccomanda Magaldi: «A dare del fascista (cioè del dittatore) a chiunque non la pensasse come loro erano i comunisti, che democratici non erano mai stati». Lo si è visto anche di recente: «Non si è esitato a evocare il fascismo, quindi il razzismo e il militarismo, anche nei confronti di Trump: ridicolo, visto che Trump è stato il meno bellicoso dei presidenti americani, avendo risolto ogni crisi con la diplomazia e senza ricorrere alle armi». Eppure, è stato attaccato anche con il teppismo (squadristico) di una organizzazione come Antifa, che pratica azioni violente (come quelle delle milizie fasciste) ma nel nome dell’antifascismo, bandiera gloriosa ma oggi abusata da fascistelli d’ogni risma. Fascio-comunisti, li definisce Magaldi. «Quale “fascismo” fa paura, oggi? Quello di minoranze testimoniali come CasaPound e Forza Nuova?». Siamo seri, per favore: che cosa sta attentando, in questo preciso istante, alla nostra libertà?
Risposta facile: a metterci nei guai è l’altro “fascismo”, quello vero: tecnocratico, finanziario, politico-sanitario. E globale: «E’ un vero e proprio fascio-comunismo, che mette insieme la dittatura cinese e l’oligarchia occidentale, euro-atlantica, che sta provando a mettere fine – con l’aibi del coronavirus – alla lunga “parentesi” della democrazia, per restaurare una sorta di neo-feudalesimo, il potere assoluto dei pochi sui molti». Anche con l’aiuto del Vaticano? Dolenti note: «Alla vigilia delle presidenziali, Mike Pompeo venne a Roma per “strigliare” Bergoglio in mondovisione. La sua colpa? Aver concesso al regime di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, un paese brutalizzato dall’assenza totale di diritti». A sdoganare la Cina – come possibile modello alternativo per l’Occidente – fu la Commissione Trilaterale di Kissinger, campione della superloggia massonica “Three Eyes”, quella che progettò il golpe in Cile contro Allende (a proposito di fascismo). Per chi ancora non l’avesse capito: la “malattia” da cui siamo aggrediti non è curabile all’ospedale. E’ un morbo insidioso: sembra nuovissimo, e invece è antico. Si chiama: dittatura.
«Poveri illusi, quelli che ancora adesso – dopo un anno di mostruosi sacrifici completamente inutili – tuttora sperano che basti aspettare un altro po’, rintanati in casa, confidando che la bufera passi da sola, prima o poi». Non passerà, da sola: e non è per scansare la tempesta che siamo stati rinchiusi, maltrattati come animali d’allevamento. Oggi, il “morbo” prevede la folle clausura – teoricamente infinita, sine die – di un’umanuità imbavagliata e traumatizzata, impoverita e ridotta a gregge impaurito. Si scrive Covid, ma si legge Grande Reset: e non ha niente a che fare, con il virus “scappato” dal laboratorio di Wuhan giusto in tempo per sabotare la rielezione (scontata) di Trump, vigoroso avversario del Great Reset. A confermare la gravità della situazione, e la vastità della compromissione dei poteri coinvolti nel progetto, ecco l’inaudita arrendevolezza di Bergolio di fronte alla tesi – bugiarda, e già smentita – degli autori del piano: stiamo a casa (fino a quando?) e “andrà tutto bene”. Una menzogna epocale, capace di oscurare persino il Natale. Ora sì, siamo davvero in pericolo, se è vero che il “progetto” non si ferma davanti a niente, e pretende di privare i nonni dell’abbraccio dei nipoti anche in un giorno sacro come il 25 dicembre. Niente rinascita: è proibita, per decreto. Stavolta, l’agnello sacrificale siamo noi.
FONTE: https://www.libreidee.org/2020/12/natale-negato-magaldi-scandaloso-il-silenzio-della-chiesa/
BELPAESE DA SALVARE
La Verità. Intervista con il professor Paolo Becchi
La Verità ha conversato con il professor Paolo Becchi, filosofo, accademico, saggista, commentatore, che ha da poco pubblicato (per le edizioni Lastaria) “L’incubo di Foucault – La costruzione di una emergenza sanitaria”.
Professore, in questo suo saggio filosofico lei dice che attraverso l’emergenza sanitaria sono stati modificati in modo non transitorio stili di vita, modi di essere, abitudini profonde e radicate…
“E’ quello a cui stiamo chiaramente assistendo. E’ in atto una trasformazione – o almeno un tentativo di trasformazione – antropologica, in cui non c’è più solo il controllo sulle menti ma pure quello sui corpi: corpi che non devono più incontrare altri corpi, carni che non devono più toccare altre carni…Si può ‘socializzare’ solo per via digitale”
Qualcuno vuole una nuova antropologia, lontana non solo dagli standard occidentali di libertà e democrazia, ma pure da standard che definirei umani e umanistici?
“E’ un processo legato a quella che definirei una quarta rivoluzione industriale, la rivoluzione del capitalismo digitale. Si punta a digitalizzare la vita intera, si va verso una visione tecnobiologica degli esseri umani”
Scusi l’obiezione ottimistica. Però, tra tanti enormi rischi, esiste anche un ventaglio di opportunità. Questa nuova strumentazione ci offre possibilità e anche – in fondo – contatti umani e conoscenze un tempo inaccessibili o meno accessibili…
“Certo, esistono anche opportunità. Il mio libro infatti finisce con parole di speranza. Cito Holderlin: ‘Dove c’è il pericolo, c’è anche ciò che salva’. Il mio compito, da filosofo, è avvisare, mettere in evidenza i rischi. Ma il mio approccio non è rassegnato. Uno dei miei autori di riferimento è il filosofo Jonas, che si occupò proprio di tecnica, medicina ed etica”
Qual è l’influenza della Cina sul nuovo mondo a cui andiamo incontro?
“Questa è una questione fondamentale. L’impero americano ha delle debolezze, dobbiamo fare i conti con un rischio di declino atlantico. Non c’è una sola superpotenza, e il mondo può essere suddiviso in grandi spazi ciascuno dotato di una sua omogeneità interna. La Cina è certamente una superpotenza che occupa uno spazio geopolitico”.
In un simile confronto geostrategico, però, non si può stare un po’ di qua e un po’ di là
“A mio avviso, l’Europa dovrebbe in qualche modo diventare un altro polo, e giocare quasi un ruolo di equilibrio contro il rischio di reciproca distruzione tra Washington e Pechino”
Obiezione – lo ammetto – da assoluto atlantista: porsi in posizione terza tra Usa e Cina non rischia di essere un modo, in fondo, per favorire proprio Pechino?
“No…Sia chiaro intanto che – da sovranista – non penso a questa Ue, ma a un altro tipo di Europa. Dopo di che, in un sistema che non è a due poli, ma a più poli geopolitici, l’Europa dovrebbe svolgere un ruolo anche legato alle sue radici umanistiche e cristiane”
Secondo lei cosa ci faceva Grillo all’ambasciata cinese a fine novembre 2019? Lui disse che era andato a portare del pesto all’ambasciatore…
“Mi sembra evidente che il M5S, a partire dall’appoggio alla Via della Seta, rappresenti un indirizzo ben preciso, che io non condivido. Quell’orientamento verso Pechino è una prospettiva dannosa per il nostro paese. E si illude chi pensa che Biden invertirà la rotta rispetto a Trump sulla questione cinese: il conflitto tra superpoteri resterà, e sarebbe fallimentare per noi schierarci dalla parte cinese”
Ricorda la scena di Grillo in mascherina a dicembre 2019 (il Covid non era alle viste, o almeno qui nessuno ne sapeva nulla) e lui parlò con i giornalisti della necessità di proteggersi dai virus, dai batteri dei “vostri microfoni”. Preveggenza o cosa?
“Ah, preveggenza non saprei proprio…Chissà – non possiamo saperlo – se qualcuno gli ha spifferato ciò che stava accadendo o stava per accadere…Certo, se per caso fosse stato a conoscenza di qualcosa, si sarebbe dovuto comportare ben diversamente. Altrimenti, mi passi la battuta, che facciamo? Lui gli porta il pesto e loro ci portano in cambio il virus?”
L’altro grande fattore di influenza sulla politica italiana è Bruxelles, inutile girarci intorno. Qualcuno avanzò già a settembre 2019 l’ipotesi che il Conte bis fosse nato sin dall’inizio per l’intenzione di Berlino, Parigi e Bruxelles di incatenarci al Mes, cosa che con l’esecutivo gialloverde sarebbe stata molto più difficile. Condivide?
“No, secondo me, come ho spiegato più volte, l’origine del Conte bis è stata nei palazzi romani: è stato il Presidente della Repubblica a volere questa soluzione. Che poi ciò sia venuto bene anche ai fini dell’Ue è altrettanto indubbio”
Lei pensa che qualcuno punti a un prossimo commissariamento strutturale dell’Italia? Con la riforma del Mes, il gioco sarebbe facile, perfino con l’arma finale della ristrutturazione del debito…
“Alcuni hanno detto per mesi che l’Europa era cambiata, che il patto di stabilità era sospeso, che potevamo fare deficit, che i sovranisti non se ne rendevano conto, e così via. Ma se fosse vero che l’Europa è così cambiata, per prima cosa non ci sarebbe più il Mes, altro che ‘riforma’ o ‘ritocco’. Ricordiamo come nacque, come trattato intergovernativo, con l’applicazione in Grecia che ben conosciamo…Me lo faccia dire così: il Mes è antieuropeo”
Che succederà il 9 dicembre in Aula sul Mes? C’è in questi ultimi giorni un tentativo di rimettere in riga i ribelli M5S con pressioni fortissime …
“Se il M5S arrivasse in blocco ad accettare il Mes e la sua ‘riforma’, dopo aver scritto nel programma che voleva eliminarlo, sarebbe un’incoerenza massima. Tra l’altro, in base alle loro regole, in presenza di un’ipotesi di cambiamento così radicale, dovrebbero fare subito una votazione online. Dico a Davide Casaleggio, ormai messo ai margini: a che serve riproporre i discorsi del compianto Gianroberto sulla democrazia diretta, se poi al momento decisivo non si consente agli attivisti di decidere sulla piattaforma Rousseau?”
E l’intervento di Grillo nel weekend appena trascorso che effetto avrà?
“L’Elevato di Sant’Ilario ha dichiarato che la ‘Mes è finita’, ma poi nei gruppi parlamentari non sono arrivati a un accordo. Anche in questo caso, avevano raccontato che Di Battista non contava nulla, che al massimo poteva avere influenza su alcuni attivisti. Invece ha un suo peso su un certo numero di senatori”
Intuisco che da qui al 9 per lei la partita è ancora lunga…
“Il cerino passa di mano in mano. Da Salvini è passato a Berlusconi, e da Berlusconi al M5S…Ma il cerino sta bruciando, e non è ancora spento. E se per caso Di Battista dice ai suoi di votare no, a quel punto il cerino ritorna al Cav, o almeno a una parte di Forza Italia. Magari alcuni potrebbero non partecipare al voto…”
E le opposizioni che devono fare? Se lei dovesse dare un suggerimento, anche al di là di questa specifica circostanza, cosa direbbe? Intanto, è possibile fare al centrodestra un discorso unitario o no?
“Non credo che si possa fare un ragionamento unico con le forze di centrodestra, ed è un peccato. Vede, io non penso che il sovranismo sia morto. E’ morto il sovranismo nazionalista alla Marine Le Pen. Servirebbe invece un approccio capace di tenere insieme sovranismo, federalismo e liberalismo”
Ci spieghi bene questo trittico, per favore
“Del sovranismo come nuova missione per l’Europa (non questa Ue) abbiamo detto. Ma serve anche un approccio liberale, ne parlavamo all’inizio: se voglio passare il Natale con mia sorella a qualche chilometro di distanza, mi deve poter essere consentito. Quanto al federalismo, il punto è la difesa dell’autonomia delle regioni, battaglia che è stata un po’ sacrificata. Le stesse regioni che hanno chiesto maggiore autonomia, adesso devono uniformarsi alle volontà del governo, che vorrebbe perfino imporre una clausola di supremazia…”
Ma chi è adesso Giuseppe Conte? Al suo apparire sulla scena politica. si parlò molto di Villa Nazareth e dello studio Alpa, che ci avrebbero fatto questo ‘regalo’…E ora?
“Quello era il primo Conte, che arrivò per quelle vie. E che colse un’opportunità svolgendo un ruolo di mediazione, per una breve stagione, tra Salvini e Di Maio. Oggi Conte è cambiato: adesso lo definirei una ‘costruzione’ di Mattarella. Dietro Conte c’è Mattarella, nel senso che, sia pure in forma indiretta, questo è il governo del Presidente”.
Daniele Capezzone
FONTE: https://danielecapezzone.wordpress.com/2020/12/07/la-verita-intervista-con-il-professor-paolo-becchi/
CONFLITTI GEOPOLITICI
Fakhrizadeh e Skripal, la doppia morale occidentale
Gavin O’reilly, AHTribune 2 dicembre 2020
Dopo l’assassinio dell’eminente fisico iraniano Mohsen Fakhrizadeh nella città di Absard, a est di Teheran, c’è stata una forte condanna del brutale omicidio, avvenuto con armi automatiche ed esplosivi, da parte della Repubblica islamica, degli Stati arabi confinanti, incluso l’alleato regionale Siria, gli alleati geopolitici Russia e Cina e, nonostante il fatto che attualmente imponga sanzioni a Teheran in tandem cogli Stati Uniti, Unione Europea. L’assassinio di Fakhrizadeh avviene in un momento particolarmente difficile nelle relazioni tra occidente e Teheran, con l’anno che inizia sia coll’assassinio del comandante dell’IRGC Qasem Soleimani in un attacco di droni statunitensi a Baghdad, sia c i successivi attacchi missilistici di rappresaglia da parte dell’Iran sulle basi aeree statunitensi in Iraq, e si conclude con un vertice nella città saudita di Niom tra il segretario di Stato nordamericano Mike Pompeo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il principe ereditario saudita Muhamad bin Salman, tra voci che uno degli atti finali dell’uscente amministrazione Trump sarà un attacco militare contro le infrastrutture della Repubblica Islamica, in linea cogli interessi di Tel Aviv e Riyadh. In effetti, Netanyahu aveva indicato Fakhrizadeh in una presentazione dell’aprile 2018 sul programma nucleare iraniano, e l’arma recuperata nell’attacco ha i tratti distintivi della manifattura israeliana e un anonimo funzionario israeliano confermava al New York Times il coinvolgimento del Mossad nell’omicidio. Nonostante le crescenti prove del coinvolgimento israeliano nell’omicidio di Fakhrizadeh, tuttavia, la condanna dall’occidente è molto più moderata della sua risposta alla Russia sul presunto attentato del 2018 contro l’ex-spia dell’intelligence britannica Sergej Skripal. Nelle settimane successive all’attacco dell’agente nervino contro Skripal e sua figlia su una panchina del parco di Salisbury, a marzo 2018, decine di diplomatici russi furono espulsi da Gran Bretagna, Stati Uniti ed Europa; la più grande espulsione di massa dei diplomatici di Mosca dalla fine della Guerra Fredda, una mossa che finora non è stata nemmeno suggerita contro Tel Aviv in risposta al suo ruolo nell’omicidio di Fakhrizadeh. Per comprendere tale diverso approccio verso Russia e Iran, e Israele da parte dell’occidente, si deve guardare alla relazione geopolitica tra egemonia USA-NATO e ciascuno dei suddetti Paesi.
Nel 2011, a seguito della decisione del Presidente Bashar al-Assad, oppositore di lunga data dello Stato sionista, di rifiutarsi di consentire al Qatar, alleato occidentale, di costruire un gasdotto attraverso il suo Paese, l’intelligence di Stati Uniti, Regno Unito, Arabia Saudita e Israele lanciò un piano di cambio di regime armando e addestrando terroristi wahhabiti che cercavano di rimuovere il governo laico siriano e sostituirlo con una teocrazia flo-occidentale. Nel 2013, su richiesta del governo siriano, l’Iran intervenne nel conflitto, rendendosi conto che se Damasco cadeva Teheran sarebbe stata la prossima sperimentare una “rivoluzione” sostenuta dagli Stati Uniti, con la Repubblica islamica risoluta oppositrice della Stato sionista dalla rivoluzione islamica del 1979, che vide lo scià dell’Iran, amico di Washington e Tel Aviv, deposto e sostituito dall’Ayatollah Khomeini, anti-occidentale e antisionista. Il tentativo occidentale-israeliano di rimuovere Assad fu respinto ancora di più nel 2015, coll’intervento dell’Aeronautica russa che consentì a Damasco di riprendere vaste aree del territorio in precedenza cadute sotto il controllo dei terroristi sostenuti dagli Stati Uniti, e che alla fine portava Assad a rimanere al potere a più di nove anni dall’inizio della guerra per procura per rimuoverne la leadership.
Tale diverso approccio nelle aspirazioni egemoniche di USA-NATO e dello Stato sionista verso Mosca e Teheran è quindi il motivo per cui l’attuale condanna dell’occidente per l’omicidio di Mohsen Fakhrizadeh non sarà nient’altro che vuota retorica, ben diversa rispetto a sanzioni ed azioni militari che sarebbero in corso contro l’Iran se gli agenti di Teheran avessero assassinato uno scienziato nucleare israeliano coinvolto nel programma per le armi nucleari di quel Paese.
FONTE: http://aurorasito.altervista.org/?p=14516
L’assassinio come politica dello Stato israeliano
Jeremy Salt, AHTribune 30 novembre 2020“Se i nostri sogni per il sionismo non devono finire nel fumo delle pistole di assassini e il nostro lavoro futuro produrre solo un nuovo gruppo di gangster degno della Germania nazista, molti come me dovranno riconsiderare la posizione mantenuta su questo molto tempo fa”. Winston Churchill, novembre 1944, dal suo discorso alla Camera dei Comuni sull’assassinio del ministro residente britannico in Medio Oriente Lord Moyne, da parte di due membri dell’organizzazione terroristica sionista Lehi. [1]
I crimini di Israele contro l’Iran negli ultimi dieci anni includono il sabotaggio col virus Stuxnet delle centrifughe nel programma di sviluppo nucleare, l’uccisione tramite attacco missilistico dei componenti della sua milizia in Siria, il sabotaggio della scentrale nucleare di Natanz a luglio e l’omicidio negli ultimi anni di cinque scienziati nucleari, l’ultimo pochi giorni fa, Mohsen Fakhrizadeh. Ciascuno di tali attentati sarebbe stato effettuato almeno coll’approvazione del governo degli Stati Uniti, se non il coinvolgimento attivo dei vertici di Stati Uniti e loro organizzazione terroristica fantoccio MEK (Mujahedin e-Khalq). Al contrario, Israele sarebbe stato strettamente coinvolto nell’assassinio da parte degli Stati Uniti di Qasim Sulaymani in Iraq, a gennaio. Tali omicidi potrebbero essere operazioni di Stato ma non sono diversi per la natura sfacciata, illegalità e brutalità dai crimini di bande mafiose. Nel caso di Mohsen Fakhrizadeh, illustre fisico, fu trascinato dalla sua auto durante l’attacco e ucciso in mezzo alla strada. Il crimine è così atroce che persino le voci ostili all’Iran (come New York Times e l’ex direttore della CIA John Brennan) erano sconvolte. Ciascuno di tali attentati è un casus belli per la guerra. Due possono giocare in questo gioco, il che significa che con tali attacchi Israele virtualmente invita all’assassinio dei propri capi politici e militari, o rappresentanti all’estero. Il fatto che l’Iran non contrattacchi, allo stesso modo, non è necessariamente segno che non possa organizzare simili ritorsioni. A parte criminalità e violazioni del diritto internazionale rappresentate da tali azioni, l’Iran non risponderà mai nel momento scelto da Israele. Tuttavia, il governo è sotto pressione del popolo per sferrare un contraccolpo devastante, non necessariamente contro individui ma contro infrastrutture israeliane come il porto di Haifa. Ognuna di tali provocazioni spinge l’Iran al limite, come intende Israele. Il ripetuto rifiuto del governo di rispondere viene criticato in Iran come segno di debolezza, poiché più Israele se la cava più cercherà di farla franca. Allo stesso tempo, anche se Israele è responsabile, una rappresaglia iraniana innescherebbe la risposta militare d’Israele e una guerra che nessuno sano di mente vorrebbe. È un ulteriore segno del vuoto morale che Netanyahu e molti fanatici intorno a lui vogliano una guerra del genere e siano pronti a sganciare bombe su reattori nucleari per raggiungere i loro scopi.
L’opinione generale sembra essere che Israele abbia fatto questo in modo che Biden non possa firmare nuovamente l’accordo nucleare del Piano d’azione globale congiunto (JCPOA) da cui Trump ha ritirato gli Stati Uniti nel 2018. Sarà così, ma Netanyahu potrebbe averlo fatto credendo che tale ferocia sia l’ultima scintilla che accenda la guerra che desidera da anni. Uno di questi risultati gli andrebbe bene. Ci sono sempre paralleli nella storia e sui tentativi di Israele di provocare una guerra aperta coll’Iran, un parallelo sarebbe il tentativo di Israele di trascinare in guerra il presidente egiziano Gamal Abd al-Nasser nel 1967. Questa non fu una guerra “preventiva” ma un’altra guerra voluta. Il 1948 fu la prima, perché solo attraverso la guerra i sionisti potevano conquistare la Palestina, almeno la maggior parte di essa. Il 1967 fu la seconda, lanciata per distruggere le forze armate egiziane e la leadership di Nasser nel mondo arabo e occupare il resto della Palestina. Ebbe un successo sorprendente. Tutta la Palestina finì sotto l’occupazione e l’esercito egiziano fu distrutto. La leadership panaraba di Nasserr non fu distrutta ma indebolita dall’incapacità dell’Egitto di vedere la guerra arrivare e difendersi. Proprio come Israele cerca di attirare l’Iran allo scoperto coll’assassinio dei suoi scienziati e il sabotaggio delle sue centrali nucleari, così l’anno prima della guerra del 1967 decise di portare Nasser allo scoperto con provocazioni lungo la linea d’armistizio siriano. Questi ebbero la forma di incursioni di trattori corazzati nella ZDC, innescando i bombardamenti dell’esercito siriano e poi gli attacchi aerei d’Israele. Sebbene Israele fosse deciso a distruggere qualsiasi governo nazionalista arabo e lo stesso nazionalismo arabo, l’obiettivo principale di tali provocazioni era Nasser. Era il campione arabo e Israele lo voleva dove poteva colpirlo. Sapeva che prima o avrebbe dovuto rispondere alle provocazioni sul fronte siriano intervenendo sul fronte egiziano. Quando Israele abbatté sei aerei siriani nell’aprile 1967, la palla iniziato a girare. I politici israeliani parlavano di andare oltre di dare una lezione alla Siria e persino d’invaderla occupando Damasco, 15 anni prima dell’invasione del Libano e dell’occupazione di Baurut. Nella seconda settimana di maggio, la guerra era considerata inevitabile. Nasser spostò truppe e carri armati nel Sinai e chiese il ritiro della Forza di emergenza delle Nazioni Unite (UNEF) dalla linea dell’armistizio. Sebbene Israele fosse l’aggressore nella guerra del 1956, le forze dell’UNEF erano in Egitto perché Israele si rifiutava di accettarle dalla sua parte della linea dell’armistizio e, come al solito, ottenne ciò che voleva. Il 22 maggio Nasser chiuse lo Stretto di Tiran, il punto di ingresso al Golfo di Aqaba, ma senza bloccare effettivamente al trasporto israeliano. Sotto pressione, tuttavia, per resistere agli israeliani aveva spostato l’ultimo pezzo sulla scacchiera che preparò il terreno per la guerra.
Israele ripeté la retorica del 1948. Era di nuovo minacciato di sterminio e annientamento per mano diell”anello d’acciaio” arabo. In effetti sapeva. e così sapeva la CIA, che avrebbe facilmente sconfitto qualsiasi esercito arabo o combinazione di eserciti arabi. Dietro il panico deliberatamente messo in moto tra la popolazione israeliana, i generali non vedevano l’ora di partire. Promisero di essere sulle rive del Canale di Suez entro una settimana. Questa era un’opportunità, che avevano creato, che Israele non poteva permettersi di perdere. L’esercito avrebbe sferrato un colpo da KO: secondo Yigal Allon, “Non c’è il minimo dubbio sull’esito di questa guerra e su ciascuna delle sue fasi”. E così fu. Da parte araba, non c’è il minimo dubbio che Nasser non volesse la guerra. Le sue minacce erano quelle del campione arabo pubblico destinato al mondo arabo, ma dietro le quinte cercava una via d’uscita dalla crisi in cui fu manovrato. Una delegazione egiziana guidata dal vicepresidente Zaqaria Muhialdin sarebbe dovuta volare a Washington il 7 giugno per iniziare i colloqui per porre fine alla crisi. Il 5 giugno, con la finestra dell’opportunità per la guerra che stava per chiudersi, Israele attaccò. Ci fu simmetria in tutte queste guerre. Israele interpretava il ruolo della vittima anche se si preparava ad attaccare. Nel 1948 Chaim Weizmann parlò di sterminio mentre assicurava ai nordamericani dietro le quinte che gli eserciti arabi non contavano nulla. L’arroganza di Israele fu frenata nella prima settimana della guerra del 1973, e umiliata da Hezbollah nel 2000 e nel 2006. Tuttavia, se c’è una curva di apprendimento che Israele non vede, un esempio di ciò che molto tempo fa il senatore statunitense J. William Fulbright definì “arroganza del potere”.
Israele applica la stessa tattica sia a livello micro che macro. In Cisgiordania e Gaza, uccide e massacra, e quando c’è la risposta palestinese ha una sua logica per colpi peggiori. In Cisgiordania, questo di solito prende la forma ampliando gli insediamenti o costruendone di nuovi. Dal punto di vista sionista, questo è stato un buon anno. A seguito dell’istituzione delle relazioni diplomatiche con Israele da parte di Emirati Arabi Uniti e Bahrayn, che arrivavano al punto di bloccare i visti d’ingresso ai cittadini di una dozzina di Paesi musulmani e consentendo l’ingresso senza visto agli israeliani. I colloqui in Arabia Saudita tra Netanyahu e Muhamad bin Salman, apparentemente organizzati all’insaputa del re, aprono la strada all’instaurazione di relazioni diplomatiche, anche se per il momento ciò non è previsto. MbS può dare a Israele la maggior parte di ciò che vuole senza bisogno di venire allo scoperto, e come custode nominale dei due luoghi santi tale mossa farebbe infuriare i musulmani di tutto il mondo, con possibili conseguenze esplosive al momento dell’haj. I progressi strategici di Israele includono anche la relazione commerciale, militare e strategica che stabilisce nel Mediterraneo orientale con la Grecia e il governo greco di Cipro meridionale, che ha già consentito alle unità militari israeliane di addestrarsi sull’isola per la somiglianza della topografia del Libano meridionale. Sfidando con successo le paure dell’Iran nel Golfo, Israele usa la rivalità greca con la Turchia nel Mediterraneo orientale. Capace di attaccare dal centro delle terre arabe, la Palestina occupata, Israele ora passa costantemente a una posizione che infine gli consentirà di minacciare gli Stati arabi e l’Iran dalla periferia, dal golfo a sud-ovest e dall’angolo nord-orientale del Mediterraneo. Ha spinto su queste porte aperte e, sulla base del comportamento passato, continuerà a spingere fino a ottenere ciò che vuole.
L’assassinio di Mohsen Fakhrizadeh ha antecedenti che risalgono agli omicidi con le bombe sui mercati palestinesi negli anni ’30, l’assassinio di Lord Moyne a Cairo il 6 novembre 1944, l’esplosione del King David Hotel nel 1946, l’assassinio del conte Folke Bernadotte nel 1948 e le stragi e distruzioni che da allora segnano la presenza sionista in Medio Oriente. Che il nemico sia uno Stato, un’organizzazione o un individuo, va distrutto. Il rifiuto permanente della “comunità” internazionale di punire Israele per uno qualsiasi di tali crimini incoraggia lo Stato sionista ad andare ancora oltre. Parlando alla Camera dei Comuni dopo l’omicidio di Lord Moyne, Churchill, forte sostenitore del sionismo da sempre, osservò che “Se ci deve essere la speranza di un futuro pacifico e di successo per il sionismo, queste attività malvagie devono cessare e chi ne è responsabile va distrutto con radici e rami”. [2] Queste attività malvagie non sono mai cessate, i responsabili non sono mai stati distrutti, con radici e rami, il fumo delle pistole degli assassini ora aleggia sulla regione e il sionismo ha prodotto generazioni di criminali degni della Germania nazista. Alcuno Stato può sopportare all’infinito le provocazioni di Israele. Iran ed Hezbollah giocano una partita lunga rispetto all’avidità di Netanyahu di una soddisfazione immediata, ma a un certo punto ci sarà un limite a ciò che possono sopportare e quindi ci sarà la guerra, se non probabilmente la più devastante nella storia moderna Medio Oriente. Cosa dirà allora la “comunità” internazionale? Sarà troppo tardi per rimpiangere di aver dovuto fare qualcosa per fermare Israele prima.
Note:
[1] Catrina Stewart “Sir Winston Churchill: Zionist hero”, Independent, 3 novembre 2012
[2] Palestina (terrorismo) alla Camera dei Comuni a 12:00, 17 novembre 1944. Per ulteriori informazioni sul dibattito dei Comuni sull’omicidio di Lord Moyne, vedasi:
Churchill assicurò alla Camera che i sionisti avevano perso un buon amico in Lord Moyne. Secondo Yitzhak Shamir, tuttavia, uno degli artefici dell’omicidio e terrorista che divenne primo ministro israeliano (come Menahim Begin), Moyne era un antisemita che non credeva in una nazione ebraica o in un popolo ebraico. Vedi Joanna Seidel ‘Yitzhak Shamir: why we kill Lord Moyne,’ Times of Israel, 5 luglio 2012.
FONTE: http://aurorasito.altervista.org/?p=14512
CULTURA
La Sincronicità – Nulla Succede per Caso. Le coincidenze che cambiano la nostra vita.
Robert Hopcke
Noi siamo i creatori
A tutti prima o poi capita di vivere una coincidenza incredibile capace di modificare almeno in parte il corso dell’esistenza: sono quelli che Jung definiva “eventi sincronistici”, fenomeni in grado di cambiare l’immagine che abbiamo di noi stessi, il nostro modo di vedere il mondo, di aprirci nuove prospettive.
In questo libro Robert H. Hopcke esplora l’universo di ciò che erroneamente consideriamo “puro caso”, e ne individua il ruolo in campo affettivo e professionale, nella realtà e nel mondo dei sogni, negli aspetti quotidiani e in quelli spirituali dell’esistenza.
Attraverso i racconti di esperienze realmente accadute, l’autore dimostra come un evento sincronistico, riflettendo uno stato d’animo interiore, spesso riesca a indicarci la direzione per noi più giusta.
Imparando a considerare la nostra vita un racconto dotato di coerenza interna, dove niente succede senza ragione, potremo imparare a sfruttare le coincidenze per comprendere meglio noi stessi e per dare alla nostra esistenza maggiore pienezza.
Robert H. Hopcke |
Robert H. Hopcke è psicoterapeuta e direttore del Center for Symbolic Studies, una scuola di formazione per psicoanalisti e psicoterapeuti di area junghiana. Ha tenuto numerosi seminari in varie città degli Stati Uniti, autore best-seller, oratore pubblico, insegnante, supervisore e consulente professionale. Vive e lavora a Berkeley, in California.
to make a difference
in people’s lives and
to use all of my gifts
on behalf of others
for healing and wholeness
a fare la differenza
nella vita delle persone e
di utilizzare tutti i miei doni
per conto di altriper la guarigione e interezza
Il mio background comprende una serie di modelli e approcci. Sono più conosciuto per essere un terapeuta Jungian-oriented, ma è anche importante per la mia identità professionale è stata la formazione in counseling pastorale e la direzione spirituale a lungo termine delle relazioni oggettuali per il trattamento psicodinamico, gli approcci cognitivo-comportamentali per la depressione, la salute e le preoccupazioni per la sessualità. Da molti anni sono un “out” terapeuta gay maschio e attivista nella comunità GLBT della Bay Area”.
Non potrebbe essere diversamente, le coincidenze secondo il libro non avvengono a caso, ma per notarlo bisogna aumentare il livello di consapevolezza o comunque fare molta attenzione ed il lasso temporale è vasto, la superficialità non aiuta sicuramente.
Una pregevole opera di questo autore americano, che affronta questa materia da un punto di vista originale e inatteso. Solitamente la sincronicità viene esaminata in letteratura o in senso psicologico oppure in senso scientifico, a seconda che si voglia approfondire l’argomento dalla prospettiva junghiana o dalla visione della fisica quantistica.
L’elemento di novità di questo libro consiste nel raccontare delle storie vere e nell’analizzarne i relativi significati. Si comincia dal caso concreto per poi dedurne delle regole di carattere generale, che possano qualificare e specificare il fenomeno. Storie d’amore, di vocazioni, di crescita professionale, di sviluppo interiore, tanti universi si dipanano dalla penna di questo Autore, che si confronta con una materia così affascinante e controversa scegliendo un percorso narrativo e non accademico, uno stile colloquiale e non pomposo, quasi fosse la soluzione più adatta per raccontare eventi ed esperienze così straordinarie da sembrare inverosimili. Un evento sincronistico può essere definito come una coincidenza dotata di un significato soggettivo per la persona coinvolta.
Trattandosi di elementi soggettivi, ciò che un individuo ritiene significativo potrà apparire privo di importanza agli occhi di un altro. Ecco allora l’originale punto di partenza di questa analisi: e se la nostra esistenza fosse in realtà un’opera narrativa che, nei momenti sincronistici, si pone alla nostra attenzione in modo da avere un impatto significativo sulla nostra esistenza? E se ciò fosse vero, cosa potrebbe indurre il personaggio di una storia a capire di partecipare ad una rappresentazione più grande, che aggrega e incorpora le storie di tutti gli essere umani? Solo un elemento esterno alla storia riuscirebbe a richiamare l’attenzione del personaggio sul carattere della storia che sta vivendo. Non solo, ma quell’elemento dovrebbe comunque avere un senso ed una rilevanza per il soggetto a cui si riferisce e non per altri. In questo contesto, gli eventi sincronistici si presentano come acausali, in quanto non sono legati da un rapporto di causa ed effetto; emotivi, nel senso che suscitano una profonda esperienza emozionale nel soggetto; simbolici, nel senso che si manifestano attraverso metafore e archetipi; decisivi, in quanto si verificano in concomitanza di cambiamenti di vita importanti.
Questa struttura intrinseca degli eventi sincronistici ci porta a pensare – sostiene l’Autore – che le nostre vite sono organizzate come una storia, in quanto possiedono una loro logica, una coerenza interna, una ragion d’essere. E la nostra capacità di interpretare correttamente le coincidenze può risultare decisiva a determinare quel mutamento, quella transizione da uno stato ad un altro, proprio come accade per i personaggi di un romanzo, che si avvicendano tra alti e bassi nei capitoli della loro vita.
La novità di questo libro consiste allora nel fatto che ogni incontro casuale, ogni evento accidentale va inteso in senso simbolico, attribuendo ad esso un significato che potrebbe mutare il corso della nostra esistenza in una direzione che non avremmo mai sospettato. Esplorando il significato di quanto ci succede, noi attiviamo la nostra capacità di creare una totalità a partire dai singoli eventi che ci capitano e, se ci convinciamo di questa visione unitaria del nostro destino, allora si potrà dire che nulla succede per caso. Sembra quasi di avere a che fare con un karma universale, che richiede la collaborazione di ogni essere umano, in ogni luogo ed in ogni tempo, per esplicarsi nella sua compiutezza. Ciascuno di noi, attraverso lo sviluppo delle nostre vite, diventa una parte indispensabile per realizzare l’evoluzione universale, quel progressivo cammino di crescita che, evidentemente, interessa anche l’infinito.
Per chi volesse corrispondere con me, ecco la mia email: alfocentauri chiocciola tiscali punto it.
FONTE: http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/11/la-sincronicita-nulla-succede-per-caso.html
Universi orwelliani: Scienza e Big Data
Ho visto un lavoro di tre economisti dove si utilizzano i big data e ho iniziato a riflettere su una questione. Quando inizieranno ad applicare le reti neurali (quella che volgarmente viene chiamata Intelligenza Artificiale) si potrà essere economisti senza prendersi l’incomodo di conoscere almeno la Legge di Say. In altri termini si potrà essere economisti senza conoscere nulla – e dico nulla – di economia. Basta conoscere il concetto di derivata parziale e avere un po’ di competenze con Python (o pagarsi eventualmente uno sviluppatore che lavori in incognito).
Poi ho fatto mente locale e ieri ho letto il titolo di un intervista al Corriere della Sera di Roberto Battiston, fisico, ex presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana oltre che nipotone di Romano Prodi. Costui parlava di epidemie e varie ed eventuali sul tema. Naturalmente senza sapere una mina di cosa sia un’epidemia, un virus e un batterio. Tutto ciò grazie all’analisi dei Big Data tramite programmazione e utilizzo probabile di reti neurali.
Ma che cos’è la Scienza se chiunque può essere scienziato di una scienza dove non conosce manco l’Abc della materia di cui parla?
Ma che cosa sarà la Giustizia quando i processi saranno fatti tramite intelligenza artificiale? In Cina già nel 2018 i processi che hanno usato questo strumento sono stati oltre 3 milioni per dire.
Ma che saremo noi umani se tutto sarà deciso tramite Hal9000?
FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-universi_orwelliani_scienza_e_big_data/29296_38519/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
LA LIBERTÀ DI PAROLA OGGI C’È, PURCHÉ NON TI ASCOLTI NESSUNO
– Sandro Torella #Byoblu24
VIDEO QUI: https://www.byoblu.com/2020/12/04/la-liberta-di-parola-oggi-ce-purche-non-ti-ascolti-nessuno-sandro-torella-byoblu24/
Pensavamo che la società moderna ci avesse emancipato e reso liberi. Liberi di pensare, liberi di avere la propria opinione, liberi di informarsi. E invece l’emergenza Covid-19 ci rivela una situazione completamente diversa.
Chi ancora tenta oggi di salvaguardare quelle conquiste, che non dimentichiamo sono anche un diritto sancito dalla Costituzione, viene emarginato, messo all’angolo.
E forse è proprio per questo che anche la categoria dello spettacolo, che un ruolo importante nella società ce l’ha eccome, ha deciso di silenziarsi, di smettere certe volte anche solo di fare satira o semplicemente di porsi delle domande con spirito critico.
L’attore e comico romano Sandro Torella, invece, è fra i pochissimi che non hanno mai smesso di dire la propria. Tanto da sentire l’esigenza di cercarsi la propria informazione, dialogando con dottori, ricercatori, che nel mondo dell’informazione generalista, succube del pensiero unico e antidemocratico, non avrebbero mai avuto spazio di questi tempi.
Dall’ultimo Dpcm “natalizio” e i suoi paradossali provvedimenti presentati da Conte, allo stato della categoria dello spettacolo. Dall’ultimo discorso del ministro Speranza al Tweet sul passaporto vaccinale di Alessandro Gassmann.
Con un po’ di comicità ripercorriamo e commentiamo su Byoblu24 con l’artista romano Sandro Torella le ultime notizie del nostro Paese e non solo. Ricordando con un sorriso che cosa aveva previsto per questo 2020 l’oroscopo di Paolo Fox: “Un anno vantaggioso per i viaggi e gli spostamenti per tutti!
Fermati e rifletti: che tu sia giovane o che abbia alle spalle ormai diverse primavere, quante volte ti è capitato di vedere una televisione che nascesse per l’esclusiva volontà dei cittadini? Sta avvenendo oggi, e sta accadendo in Italia. Per la prima volta abbiamo la possibilità di finanziare non un giornale, non un semplice canale youtube, ma un’informazione diversa, al vertice della piramide dell’informazione, che possa raggiungere milioni di italiani e che sia davvero libera.
In questo video Claudio Messora e Virginia Camerieri vi raccontano la magia che sta avvenendo sotto ai vostri occhi, e vi chiedono di crederci. Non è mai bastato così poco per ottenere così tanto, perché Democrazia è Confronto, e già solo offrire un punto di vista diverso a milioni di cittadini, nell’era della censura social e del pensiero unico dominante, è un atto rivoluzionario.
Non è più il momento di essere nichilisti né quello di dividersi: sarà una televisione di tutti, e per averla ti chiediamo solo di partecipare con il tuo piccolo atto di fiducia mensile. Riusciresti a sopportare, quando un giorno ogni spazio dovesse chiudersi – come già avvenuto in passato – il rimorso o il rimpianto di non averci provato quando sarebbe bastato così poco per far accadere il miracolo?
Diventa un editore della nuova televisione. Fai una donazione mensile ricorrente, o sottoscrivi un piccolo abbonamento. Potrebbe essere l’ultimo spiraglio aperto, nel quale infilarsi prima che la pesante paratia stagna del controllo sociale si chiuda del tutto.
FONTE: https://www.byoblu.com/2020/12/04/la-liberta-di-parola-oggi-ce-purche-non-ti-ascolti-nessuno-sandro-torella-byoblu24/
Come sapete sono mesi che sto personalmente portando avanti la causa a difesa e in supporto al popolo cinese dello Stato Federale della Nuova Cina, creato da Mr. Miles Guo in contrapposizione al terribile regime dittatoriale del Partito Comunista Cinese ( PCC) finanziato dal Deep State per creare l’arma biologica del Covid con il preciso intento di destabilizzare le economie di tutto il Mondo per poi imporre la dittatura Mondialista attraverso un Grande Reset che priverà tutti i Popoli delle loro libertà.In questa intervista abbiamo parlato di molti argomenti, dalle minacce delle spie del PCC anche su suolo italiano, e alla grande e recente bugia dei portavoce del Governo Cinese che ultimamente, in modo sfacciato, stanno trasferendo la responsabilità della diffusione del Virus all’Italia.Abbiamo inoltre parlato dell’operazione di Intelligence Q e degli scenari possibili che avremo nei prossimi mesi.
Ringrazio la Resistenza Cinese per il loro coraggio nel denunciare questi argomenti così pericolosi e scottanti in questa lotta per le nostre libertà, che tanto ci accomuna e che ci vede “compagni d’armi”.
Questo è un conflitto mondiale, una Guerra di informazioni come più volte ribadito, e se non fosse ancora chiaro a qualcuno, noi siamo la Resistenza!
Mentre il nostro Governo corrotto stringe accordi commerciali con il nemico, noi continueremo a denunciare i suoi crimini, uniti in tutto il Mondo da un unico slogan : Take Down the CCP !!!
Link all’intervista
https://gtv.org/video/id=5fc557dbee9d341c2b3ed9c7
FONTE: https://www.databaseitalia.it/deep-state-pcc-qanon-e-tanto-altro-nellultima-mia-intervista-sul-canale-internazionale-g-tv/
Tutti i “giochi di spie” di Giuseppe Conte
Da oltre due anni, in entrambi i suoi esecutivi, Giuseppe Conte ha tenuto per sé la delega alla gestione e al coordinamento dei servizi segreti, facendo della direzione dell’intelligence un nodo cruciale della sua campagna per costruire una base di potere negli apparati romani.
Questa tendenza è accelerata dalla nascita del governo giallorosso in avanti, per un’ampia gamma di questioni. In primo luogo, complici le attenzioni dell’amministrazione Trump per Roma sia sul fronte del contenimento della Cina nei settori più delicati (5G in primis) sia per le indagini legati alle inchieste connesse al Russiagate, che per alcuni investigatori Usa punterebbero direttamente sull’Italia, Conte ha voluto fare del coordinamento dell’intelligence un perno delle relazioni politiche con l’alleato di oltre Atlantico e, in particolare, con la figura del presidente Trump, suo maggiore sponsor sul piano internazionale.
In secondo luogo, Conte ha voluto fare dell’uso strategico delle nomine ai vertici dell’intelligence un perno della sua strategia che lo ha portato a più riprese a mediare tra Pd e Movimento Cinque Stelle proprio sulla scelta delle pedine più strategiche dell’amministrazione pubblica e delle partecipate, accentrando sulla sua persona il potere di ultima parola.
Infine, non si può negare il ruolo operativo che l’intelligence gioca nell’era della globalizzazione come centrale di definizione delle linee guida di politica estera e come riserva di valore strategica per il decisore politico. Gli osservatori più attenti ricorderanno, ad esempio, lo stretto coordinamento operato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta con i servizi di sicurezza durante i governi Berlusconi, l’attenzione con cui il governo di centrosinistra e il centrodestra concordarono nel 2007 la riforma bipartisan dell’intelligence con la Legge 124 approvata il 3 agosto di quell’anno, il ruolo decisivo giocato dal coordinamento tra il ministro dell’Interno Marco Minniti (già autorità delegata) e il direttore dell’Aise Alberto Manenti nel monitorare la situazione libica e firmare accordi strategici ai tempi del governo Gentiloni.
I servizi segreti sono stati considerati, anche in anni di forte contrapposizione politica, patrimonio bipartisan delle istituzioni e in questo contesto molto ha giocato il ruolo di vigilanza del comitato delegato alla supervisione sull’attività dell’intelligence, il Copasir, per statuo presieduto da un esponente dell’opposizione parlamentare. Ebbene, più volte Conte, uomo poco avvezzo ai tradizionali equilibri e ai giochi istituzionali, ha voluto imporre sull’intelligence una linea personale, che sul lungo periodo è stata percepita da alleati e avversari come eccessivamente destabilizzante.
In estate avevamo assistito alla fronda pentastellata in Parlamento contro la norma che blindava sia il direttore generale del Dis e fedelissimo di Conte, Gennaro Vecchione, che i vertici delle altre due agenzie, occupati da Mario Parente (Aisi) e Gianni Caravelli (Aise), la cui possibilità di un rinnovo prolungato era inserita tramite clausola contenuta nel decreto di proroga dello stato d’emergenza. Più recentemente, abbiamo assistito al tentativo di Conte di creare un Istituto italiano di cybersicurezza (Iic) dotato di 200 milioni di euro di fondi, parallelo agli apparati militari e civili di sicurezza, tramite apposita voce nella legge di bilancio. Tentativo stoppato dal Partito Democratico dopo la furente reazione del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, contestato da Italia Viva (che mira alla poltrona di autorità delegata all’intelligence mai assegnata da Conte) e che ha creato malumori in casa Cinque Stelle.
Conte ha alla fine dovuto far dietrofront per non ostacolare il processo di rinnovo ai vertici del Dis del prefetto Vecchione. Salvo poi scrivere una lettera al Copasir, guidato dal leghista Raffaele Volpi, per perorare la nascita dell’Iic, che si prevedeva subordinato all’autorità del Dis e, tramite esso, di Palazzo Chigi. La risposta è stata negativa, secondo quanto fatto trapelare da Formiche: “Obiezioni di metodo: l’Iic, sostengono i più critici, di fatto apre a una revisione della legge 124 sul comparto, che deve essere modificata in altre sedi, con un percorso parlamentare. Ma anche di merito. Non convince il Movimento Cinque Stelle la struttura semi-privatistica della fondazione”. E i più critici di Conte sarebbero stati proprio gli esponenti di Pd e M5S in seno al comitato di Palazzo San Macuto.
I (goffi) giochi di spionaggio di Giuseppe Conte, nel contesto di una lotta per il potere interna al governo che vede il premier sempre più ridimensionato, hanno stancato gli stessi membri della maggioranza. Con l’intelligence non si può scherzare rendendola terreno di caccia per nomine partigiane: e frenando il premier gli esponenti della maggioranza più attenti a questi delicati assetti istituzionali, tra cui non si fatica a vedere il volto di Guerini, hanno sicuramente mostrato un tatto istituzionale che manca a un premier totalmente estraneo ai tempi e ai modi della politica.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/tutti-i-giochi-di-spie-di-giuseppe-conte.html
DIRITTI UMANI
Rapite e convertite a forza: la piaga delle spose bimbe
«Salvate le minorenni innocenti dagli avvoltoi» è la scritta che campeggia su un grande striscione nero con le immagini simbolicamente dietro le sbarre di due ragazze cristiane costrette a convertirsi all’islam e a sposare mariti musulmani, che le hanno rapite e stuprate. La folla di coraggiosi cristiani dietro lo striscione è scesa in piazza a Karachi, culla pachistana dei fondamentalisti, l’8 novembre. Davanti al corteo innalzavano il crocefisso e cartelli con le parole d’ordine: Stop conversione forzata, stop spose bambine, giustizia e libertà» per le vittime di questa piaga, che colpisce le minoranze religiose come quella cristiana.
Ufficialmente sono un migliaio le adolescenti cristiane, ma pure indù, prima sequestrate e poi convertite contro la loro volontà e costrette al matrimonio forzato ogni anno. Tabassoum Yousaf, donna avvocato di Karachi, che cerca di strappare agli «avvoltoi», le minori cristiane è convinta che non tutte le violenze vengono denunciate: «In base alla mia esperienza i casi del genere, compresi quelli non registrati, sono il doppio, 2000 all’anno».
Anche tu puoi aiutare i cristiani in Pakistan.(Qui tutti i dettagli).
Per sostenere i cristiani che soffrono potete donare tramite Iban, inserendo questi dati:
Beneficiario: Aiuto alla Chiesa che Soffre ONLUS
Causale: ILGIORNALE PER I CRISTIANI DEL PAKISTAN
IBAN: IT23H0306909606100000077352
BIC/SWIFT: BCITITMM
Oppure tramite pagamento online a questo link
Il 28 aprile 2020, in piena pandemia, Maira aveva solo 14 anni, quando stava camminando vicino a casa a Madina vicino a Fiasalabad, un capoluogo pachistano. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso un’auto da dove sono scesi tre uomini armati che l’hanno spinta nel veicolo. I sequestratori sono fuggiti sparando in aria per intimorire due cristiani che volevano intervenire in difesa della ragazza. In tribunale, il suo rapitore, Mohamad Nakash Tariq, ha esibito un certificato di matrimonio falso dell’anno prima sostenendo che la sposa forzata e bambina era maggiorenne. Le prime sentenze hanno dato ragione al marito-sequestratore. Il 18 agosto Maira è riuscita a fuggire e alla polizia ha testimoniato di essere stata «ripetutamente violentata». Il marito l’aveva drogata costringendola ad abbandonare il cristianesimo e filmata durante le violenze sessuali a scopo di ricatto. Le autorità pachistane sono state costrette a nascondere la ragazza in un rifugio segreto. La costola inglese di «Aiuto alla chiesa che soffre» ha lanciato una petizione per concedere a Maira e famiglia asilo in Gran Bretagna.
Un’altra cristiana simbolo di questa piaga è Huma Younus costretta a sposare l’uomo che l’ha rapita a 14 anni e convertita a forza all’islam. Il 10 ottobre del 2019 era sparita dalla sua casa di Karachi e più avanti ha chiamato i genitori informandoli che aspettava un bambino dopo avere subito una violenza carnale. All’invito del padre a tornare a casa, Huma ha risposto: «Sono imprigionata fra le quattro mura di una camera». Il marito-orco, Abdul Jabbar, ha un fratello, Mukhtiar, arruolato nei Rangers pachistani. Proprio lui ha chiamato i genitori della ragazza cristiana «con video telefonate brandendo delle armi per minacciarli di morte se avessero continuato a cercare la figlia», denuncia l’avvocato Yousaf. Dopo un braccio di ferro giudiziario, che all’inizio considerava valida l’unione strappata a forza «purché la ragazza abbia avuto il primo ciclo mestruale», è stato emesso un mandato di arresto per Jabbar. La polizia, però, ha cominciato a fare melina grazie a una serie di cavilli legati alla competenza territoriale. La legale della famiglia cristiana si è rivolta al ministero dell’Interno, ma la situazione è in stallo.
VIDEO QUI: https://youtu.be/EX2Xd0coFYk
La storia di Arzoo Raja, altra sposa-bambina cristiana di Karachi, ha un lieto fine a metà. In ottobre era stata rapita da Ali Azhar per un matrimonio e conversione forzati. Il 23 novembre l’Alta Corte del Sindh ha ordinato che la ragazza resti nella struttura governativa che la ospita dopo essere stata portata via dal marito. Però non può tornare a casa dai genitori cristiani.
Asma Yaqoob, è morta in seguito all’acido gettatole in faccia dopo aver rifiutato di sposare un musulmano. Razia Bibi, a soli 12 anni, è stata costretta a convertirsi per sposare un disabile islamico contro la sua volontà. Asia Bibi, in appoggio alla campagna di «Aiuto alla chiesa che soffre» scrive: «È tempo che i governi agiscano. È tempo di manifestare in difesa delle nostre comunità di fedeli, vulnerabili, povere e perseguitate». Un accorato appello che resta lettera morta nell’Occidente politicamente corretto o fra le eroine del MeToo fondato dalla donne vessate dagli uomini. Si vede che il Pakistan è troppo lontano da Hollywood.
FONTE: https://it.insideover.com/religioni/rapite-e-convertite-a-forza-la-piaga-delle-spose-bimbe.html
Keira e gli altri: la battaglia dei “detransitioner” e lo stop della Corte inglese al cambio di sesso adolescenziale
Keira Bell era una teenager con una famiglia problematica alle spalle, incerta sui propri desideri sessuali e sulla propria identità, come tanti altri adolescenti. Ma in Inghilterra fino a ieri era facile, troppo facile, ottenere, in casi come il suo, una diagnosi di disforia di genere ed entrare nel percorso di transizione da un sesso all’altro. E così ha fatto Keira, che a sedici anni si è rivolta alla Tavistock Clinic di Londra e ha iniziato la sua trasformazione da femmina a maschio, dopo aver firmato un consenso informato. Le è stata somministrata la triptorelina, il farmaco che blocca la pubertà, e poi ormoni cosiddetti “cross-sex”, e infine è stata sottoposta a interventi chirurgici.
Ma Keira non aveva voluto davvero tutto questo, e crescendo si è resa conto, con drammatico ritardo, che il suo problema era una difficile accettazione di sé, problema comune a moltissimi giovani: “Non avevo bisogno di chirurgia o farmaci, solo di sapere che andavo bene così come ero…”, afferma adesso. Keira è entrata quindi nelle file, sempre più consistenti, dei detransitioner, persone che vorrebbero tornare indietro, riavere il corpo e l’identità con cui sono nate, e spesso non riescono a farlo. Persone che vivono una penosa odissea di andata e una di ritorno, e non sempre, nonostante tutti i trattamenti a cui si sottopongono, approdano a una serena accettazione di sé.
Keira però non ha subìto passivamente, ha iniziato una battaglia legale, imperniata sull’insufficienza del consenso informato, contro la Tavistock Clinic, e l’ha vinta. Il primo dicembre 2020 l’Alta Corte britannica ha emesso la sua sentenza: un adolescente non ha gli strumenti per capire gli effetti a lungo termine di interventi così invasivi e densi di conseguenze, per esempio sulla fertilità. La Corte ha auspicato quindi che per i minori che vogliano cambiare sesso sia necessaria l’autorizzazione di un tribunale, e non soltanto il consenso del soggetto. E’ interessante notare come le obiezioni al consenso informato esposte dalla Corte siano molto simili a quelle avanzate dall’unico esponente del Comitato Nazionale di Bioetica che ha votato contro l’uso della triptorelina in Italia, Assuntina Morresi.
Per il Regno Unito questa è una sentenza storica, dato che la politica inglese finora ha sempre accolto le richieste delle influenti associazioni Lgbtq che miravano a destrutturare l’identità sessuale, fino ad arrivare alla cosiddetta self-id, cioè la possibilità di cambiare sesso grazie a una semplice autocertificazione anagrafica. Ma proprio il fatto di essere andati molto avanti su questa strada ha provocato uno stop dovuto alle conseguenze della nuova antropologia, che hanno cominciato a far sentire i propri devastanti effetti. Il self-id è stato da poco fermato dal governo, e ora la sentenza su Keira Bell è un macigno sulla strada della manipolazione dei corpi dei minori.
Qualche tempo fa, quando ancora in Italia non erano passate le leggi sulle unioni civili, sul testamento biologico, quando la legge sulla procreazione assistita non era stata devastata dalle sentenze della Consulta, citavamo spesso la “eccezione italiana”, formula coniata da San Giovanni Paolo II. La nostra tesi, di fronte a chi accusava il paese di essere retrogrado e antimoderno, era che, lungi dall’essere indietro, eravamo avanti. L’Italia era all’avanguardia nella consapevolezza della necessità di difendere l’umano e l’umanesimo contro l’onda anomala della nuova antropologia. Forse oggi si possono finalmente leggere, nel mondo occidentale, i primi segnali di ripensamento. L’Italia dovrebbe essere in grado di cogliere al volo questi segnali e di fermare altre azioni legislative, come il ddl Zan, che vanno in quella direzione. Ne saremo capaci?
FONTE: https://loccidentale.it/keira-e-gli-altri-la-battaglia-dei-detransitioner-e-lo-stop-della-corte-inglese-al-cambio-di-sesso-adolescenziale/
ECONOMIA
Il semestre di presidenza tedesca della UE, che scadrà a dicembre, ha aggiunto nel vocabolario comunitario una nuova misteriosa parola: condizionalità. E’ stata inserita con delicatezza, se ne è appresa la notizia il 5 novembre da un comunicato del Parlamento UE1 che recita:” I Paesi dell’UE che non rispettano lo stato di diritto potrebbero perdere l’accesso ai fondi dell’UE, secondo un accordo provvisorio raggiunto giovedì tra Parlamento e Consiglio.” I negoziatori di questa novità specificano che “L’accordo di oggi è un passo importante verso la protezione dei valori dell’UE. Per la prima volta, abbiamo istituito un meccanismo che permette all’UE di fermare il finanziamento ai governi che non rispettano i nostri valori come lo stato di diritto” (Petri Sarvamaa, popolare, finlandese) ed anche che “I cittadini europei si aspettano da noi che l’erogazione dei fondi dell’UE sia subordinata al rispetto dello Stato di diritto. Questo è esattamente ciò che fa il meccanismo concordato oggi” (Rubial, socialista, spagnola).
Il linguaggio criptico degli esponenti politici europei nasconde ciò che fanno tutti i prestasoldi: chi presta comanda il debitore. Ora cosa potrebbe accadere? Per adesso, nulla, visto che è tutto in discussione. Il problema si porrà quando i fondi verranno erogati. Chi guida la Commissione europea vorrebbe intervenire, a suo giudizio o su segnalazione, a sanzionare eventuali violazioni sullo stato di diritto attivando il meccanismo di condizionalità contro un governo dell’UE. La Commissione per questo può avvalersi del diritto di convocare il Consiglio (dove ci sono i rappresentanti degli Stati) che entro un mese deve decidere le misure a maggioranza qualificata. Il meccanismo di sospensione dell’erogazione del prestito – recovery fund – deve prima essere approvato dal Parlamento e dai ministri dell’UE. L’Unione di appresta a realizzare un livello superiore di giudizio, una specie di tribunale politico sugli Stati membri, che assomiglia molto a un “capestro” istituzionale, si spera non contro chi dissente dalle linee guida franco-tedesche, suggellate dal patto tra socialisti e popolari europei.
Preoccupazioni non condivise dal giurista Nicola Walter Palmieri, a cui si è chiesto un parere, che ritiene ragionevoli tali condizionalità (parere2 in nota). Anzi “Le persone perbene che si identificano con i valori dell’Unione non possono avere obiezioni, anzi salutano questo Regolamento come passo avanti nella lotta al malaffare a livello istituzionale. Gli Stati Membri insofferenti dei principi fondamentali comunitari hanno la scelta di lasciare l’Unione.”
Vero, però un debitore, pesantemente indebitato con la UE tramite il Recovey Fund, non può essere considerato libero, ma vincolato al contratto di erogazione e restituzione dei fondi.
Di diverso avviso un altro attento osservatore della situazione internazionale, Vittorio Zedda, scrittore, già preside, che si chiede “Sulla base di quale potestà giuridica la UE si arroga la facoltà di bloccare i fondi destinati a sopperire alla crisi generata dalla pandemia nei confronti di alcuni stati membri, accampando rilievi sul rispetto dello ” stato di diritto”? Può la UE colpire gli interessi di cittadini dell’Unione sulla base di un suo giudizio unilaterale su una questione che ogni stato ha a suo tempo definito sulla base di sistemi giuridici legittimamente differenti ed autonomi ? E quale competenza ha in materia l’Unione, che è un guazzabuglio giuridico indefinibile, perché non è uno stato, né un super-stato, né una federazione, nè una confederazione, ma è appunto un “unione”, termine non giuridico che non ha in sé alcun significato statuale e nemmeno un “tratto giuridico originario” che la definisca come fonte di diritto originario superiore e nemmeno paritario a quello degli stati sovrani ? Un’Unione che non ha nemmeno una Costituzione, perché solo una “forma-stato” può darsela e il trattato di Lisbona è solo un trattato privo di una conclusione operativa e non è tecnicamente una costituzione, che non può derivare da un trattato extra-nazionale ma da un potere statuale interno sovrano autonomo che democraticamente si doti di una carta Costituzione propria. E come è possibile che la UE si arroghi la facoltà di giudicare quale stato corrisponda ad uno “stato di diritto”, dal momento che non è affatto pacifico a livello di dottrine giuridiche internazionali quali siano le caratteristiche che un’organizzazione statale deve possedere per essere considerata uno Stato di diritto e quali rapporti intercorrano tra questo e altri modelli di Stato, in particolare lo stato liberale, quello democratico e quello costituzionale? Le basi fondamentalmente extra-giuridiche della UE non potranno che portare progressivamente l’Unione o a rifondarsi su basi giuridiche e politiche inequivocabili, in accordo con gli spazi di sovranità costitutivi e costituzionali degli stati membri, oppure precipiterà in un caos autodistruttivo verso il quale è già avviata.”
1https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20201104IPR90813/rule-of-law-conditionality-meps-strike-a-deal-with-council
2 Il 5 novembre 2020, il Parlamento Europeo e il Consiglio si sono accordati su una intesa provvisoria per l’emanazione di un Regolamento che imponga un regime generale di condizionalità a protezione del budget finanziario dell’Unione. In base a questa proposta, i Paesi Membri che violassero i diritti fondamentali della società civile, rischierebbero di perdere l’accesso a fondi comunitari (European Union Recovery Instrument, altri prestiti e garanzie). Il Preambolo spiega: “L’Unione è basata sui valori del rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, la norma di diritto, il rispetto per i diritti umani, inclusi quelli di persone che appartengono a minoranze, valori comuni agli Stati Membri in una società nella quale prevalgono pluralismo, non discriminazione, tolleranza, giustizia, solidarietà, e uguaglianza di diritti fra uomini e donne” (articolo 2, Trattato). Il rule of law è descritto come l’esigenza che i pubblici poteri agiscano nell’ambito della legge in osservanza dei diritti fondamentali, sotto controllo di tribunali indipendenti e imparziali, nel rispetto del principio di legalità, trasparenza, responsabilità, processo democratico, certezza legale, proibizione di arbitrio da parte del potere esecutivo, separazione dei poteri, accesso alla giustizia ed effettiva protezione giudiziaria. Pre-condizione per l’adozione di provvedimenti di revoca o non-concessione di benefici finanziari è la determinazione, in base a procedure prestabilite, che vi sia violazione del rule of law, e che questa crea, o rischia di creare, impatto diretto sulla gestione del budget o sulla protezione degli interessi finanziari comunitari, anche rispetto alla prevenzione di frode generica, frode fiscale e corruzione. È prevista la salvaguardia di beneficiari individuali i quali non devono essere penalizzati per gli abusi dei loro governi. L’iniziativa viene applaudita come “pietra miliare per la protezione dei valori comunitari”. Il Regolamento diventerà vincolante per i 27 Stati Membri probabilmente agli inizi di gennaio 2021. Le persone perbene che si identificano con i valori dell’Unione non possono avere obiezioni, anzi salutano questo Regolamento come passo avanti nella lotta al malaffare a livello istituzionale. Gli Stati Membri insofferenti dei principi fondamentali comunitari hanno la scelta di lasciare l’Unione.
FONTE: http://www.civica.one/recovery-fund-un-possibile-capestro/
La strategia della BCE
02/12/2020 Massimo Bordin
FOTE: http://micidial.it/2020/12/la-strategia-della-bce/
COVID-19, I RETROSCENA PIU INQUIETANTI: CHI CI GUADAGNA? – Sonia Savioli
È una “pandemia” che fa comodo a qualcuno? Chi trae vantaggio dalla crisi economica e finanziaria? Come è cambiata la nostra vita? A queste domande ha risposto la scrittrice Sonia Savioli intervistata su #Byoblu24, autrice del libro “Il Giallo del Coronavirus” nel quale svela dei retroscena inquietanti.
Il libro è il diario di una indagine iniziata con l’epidemia cinese e proseguita giorno per giorno rovistando nei documenti del Forum Economico Mondiale e delle finanze internazionali fino alla scoperta di quello che l’autrice definisce “il movente del crimine globale” spiegando che quello che sta accadendo oggi era già stato oggetto di un “esercizio pandemico” con Event 201.
Evitare il crollo del capitalismo
“Era già previsto nel 2018 dalle maggiori finanze globali, l’obiettivo è evitare il crollo del capitalismo con la Quarta Rivoluzione Industriale per distruggere tutte le attività economiche non appartenenti alle multinazionali e ormai ritenute concorrenziali, dato che la torta da spartire diminuisce”, sostiene Sonia Savioli, che aggiunge: “La “pandemia” deve diventare il pretesto per “ridurre le barriere” del commercio transnazionale e della ricerca in medicina: via tutte le leggi che tutelano l’ambiente e la salute umana. Si va sempre di più verso una società del controllo con la trasformazione cibernetico-digitale”.
FONTE: https://www.byoblu.com/2020/11/12/covid-19-i-retroscena-piu-inquietanti-chi-ci-guadagna-sonia-savioli/
EVENTO CULTURALE
Presentazione di “Connessioni” l’ultimo romanzo della scrittrice Francesca Sifola
FONTE DELL’INTERVISTA :
https://www.facebook.com/FrancescaSifolaScrittrice/posts/2645403605730403
RECENSIONE DEL LIBRO “CONNESSIONI” DEL TGR CAMPANIA QUI:
https://www.facebook.com/watch/?v=3026820220756868
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
IL GRANDE RIPRISTINO E IL RISCHIO DI UN GRANDE INTERVENTISMO.
CANCELLARE IL DEBITO VUOL DIRE CANCELLARE I RISPARMI
Secondo l’ Institute of International Finance, il debito globale dovrebbe raggiungere un record di 277 trilioni di dollari entro la fine del 2020 .
Il debito totale dei mercati sviluppati – governo, imprese e famiglie – è aumentato al 432% del PIL nel terzo trimestre. Anche il rapporto debito / PIL per i mercati emergenti è aumentato a quasi il 250% nello stesso periodo di tempo, con il rapporto della Cina che ha raggiunto il 335% e dovrebbe raggiungere circa il 365% del PIL globale per l’intero anno.
La maggior parte di questo massiccio aumento di $ 15 trilioni in un anno proviene dalle risposte del governo e delle imprese alla pandemia. Tuttavia, dobbiamo ricordare che la cifra del debito totale aveva già raggiunto livelli record nel 2019 prima di qualsiasi pandemia e in un periodo di crescita.
Il problema principale è che la maggior parte di questo debito è improduttivo. I governi stanno utilizzando lo spazio fiscale senza precedenti per perpetuare la spesa corrente gonfiata, che non genera alcun ritorno economico reale, quindi il risultato probabile sarà che il debito continuerà a crescere dopo la fine della crisi pandemica e che il livello di crescita e produttività raggiunti non lo farà essere sufficiente per ridurre l’onere finanziario sui conti pubblici.
Il grande ripristino
In questo contesto, il World Economic Forum ha presentato una roadmap per quello che è stato chiamato “ The Great Reset. “È un piano che mira a cogliere l’attuale opportunità per” dare forma alla ripresa “e” aiutare a informare tutti coloro che determinano lo stato futuro delle relazioni globali, la direzione delle economie nazionali, le priorità delle società, la natura dei modelli di business e gestione di un bene comune globale “.
Secondo il World Economic Forum , il mondo deve anche adattarsi alla realtà attuale “guidando [ing] il mercato verso risultati più equi …, assicurando che gli investimenti promuovano obiettivi condivisi, come l’uguaglianza e la sostenibilità …, [e] sfruttando le innovazioni della quarta rivoluzione industriale per sostenere il bene pubblico “.
Questi obiettivi sono ovviamente condivisi da tutti noi e la realtà mostra che il settore privato sta già implementando queste idee, poiché vediamo tecnologia, investimenti rinnovabili e piani di sostenibilità fiorenti in tutto il mondo.
Stiamo assistendo in tempo reale alla prova che le imprese si adattano rapidamente e forniscono beni e servizi migliori a prezzi accessibili per tutti, raggiungendo un livello di progresso negli obiettivi ambientali e di benessere che sarebbe impensabile se i governi fossero in carica.
Questa crisi mostra che il mondo è sfuggito al rischio di scarsità e iperinflazione grazie a un settore privato che ha superato tutte le aspettative in una crisi apparentemente insormontabile.
Pericolo di interventismo
Il messaggio generale del Forum economico mondiale sembra promettente. Ci sono solo tre parole che rovinano l’intero messaggio positivo: “guidare il mercato”. Il rischio che i governi prendano queste idee per promuovere un massivo interventismo non è piccolo. L’idea di The Great Reset è stata rapidamente abbracciata dalle economie più burocratiche e interventiste dal governo come convalida del crescente intervento del governo nell’economia. Tuttavia, questo non è corretto.
L’idea che i governi promuoveranno un sistema economico che riduca l’inflazione, migliori la concorrenza e dia potere ai cittadini è più che inverosimile. In quanto tale, il World Economic Forum non può ignorare il rischio di intervento del governo all’interno di questa idea di un grande ripristino, che non ha bisogno di essere applicato poiché è già in atto da anni.
Tecnologia, concorrenza e mercati aperti faranno di più per la sostenibilità, il benessere sociale e l’ambiente rispetto all’azione del governo, perché anche i governi con le migliori intenzioni cercheranno di difendere ad ogni costo tre cose che vanno contro i messaggi ben intenzionati del Forum economico mondiale: i loro campioni nazionali, un’inflazione in aumento e un maggiore controllo dell’economia. Queste tre cose vanno contro l’idea di un nuovo mondo con beni e servizi migliori e più accessibili per tutti, con un miglior welfare, una minore disoccupazione e un fiorente settore privato ad alta produttività.
Dovremmo sempre essere preoccupati per le idee ben intenzionate quando i primi ad accoglierle sono coloro che sono contro la libertà e la concorrenza.
Spazzare via il debito
C’è una parte ancora più oscura. Molti interventisti hanno accolto questa proposta come un’opportunità per cancellare il debito. Sembra tutto carino finché non capiamo cosa comporta veramente.
C’è un enorme rischio che i governi utilizzino la scusa di cancellare parte del loro debito insieme alla decisione di cancellare gran parte dei nostri risparmi.
Dobbiamo ricordare che questa non è nemmeno una teoria del complotto. La maggior parte dei fautori della teoria monetaria moderna iniziano la loro premessa affermando che i deficit statali sono compensati dai risparmi delle famiglie e del settore privato, quindi non ci sono problemi. Bene, l’unico problema minore (nota l’ironia) è far corrispondere il proprio debito con i risparmi di un altro.
Se comprendiamo il sistema monetario globale, allora capiremo che cancellare trilioni di debito pubblico significherebbe anche cancellare trilioni di risparmi dei cittadini.
L’idea di un sistema economico più sostenibile, più pulito e sociale non è nuova e non ha bisogno che i governi lo impongano. Sta accadendo mentre parliamo grazie alla concorrenza e alla tecnologia. Ai governi non dovrebbe essere consentito di ridurre e limitare la libertà, i risparmi e i salari reali dei cittadini anche per una promessa ben intenzionata.
Il modo migliore per garantire che i governi o le grandi società non utilizzino questa scusa per eliminare la libertà ei diritti individuali è promuovere il libero mercato e una maggiore concorrenza. Investimenti lungimiranti e idee a favore del benessere non devono essere spinte o imposte: i consumatori stanno già facendo in modo che le aziende di tutto il mondo attuino politiche sempre più sostenibili e rispettose dell’ambiente.
Questo approccio orientato al mercato ha più successo che lasciare che il rischio dell’interventismo e dell’ingerenza del governo prenda piede, perché una volta che accade, è quasi impossibile annullarlo.
Se vogliamo un mondo più sostenibile, dobbiamo difendere politiche monetarie sane e un minore intervento del governo. I mercati liberi, non i governi, renderanno questo mondo migliore per tutti.
FONTE: https://www.databaseitalia.it/il-grande-ripristino-e-il-rischio-di-un-grande-interventismo-cancellare-il-debito-vuol-dire-cancellare-i-risparmi/
GIUSTIZIA E NORME
TSO PER CHI NON VUOLE VACCINARSI? L’ULTIMA DI GIUSEPPE CONTE
Durante la conferenza stampa di spiegazione del dpcm entrato in vigore il 4 dicembre, l’ultima domanda posta al presidente del Consiglio è stata quella più importante.
Conte apre al tso per chi non vuole vaccinarsi? O fa una gaffe (grave)?
Livio Cipriani, giornalista di “Agenzia Nova”, ha chiesto a Giuseppe Conte se il governo stia pensando di rendere obbligatorio il vaccino contro il covid. La risposta di Conte ha aperto alla possibilità di imporre il trattamento sanitario obbligatorio a chi non vorrà sottoporsi alla vaccinazione.
Conte ha esordito dicendo che esiste “un principio di autodeterminazione e quindi una libertà sulla scelta delle cure a cui sottoporsi”. Però, subito dopo, ha aggiunto una condizione che inquieta. “Se siamo in condizione di gestire la curva del contagio, non sarà necessario un trattamento sanitario obbligatorio e fino all’ultimo cercheremo di salvaguardare la facoltatività della vaccinazione”. Il presidente Conte ha davvero detto che, se i contagi salissero, il Governo penserebbe ad imporre con un trattamento sanitario obbligatorio il vaccino?
Se fosse così, sarebbe molto grave. Il trattamento sanitario obbligatorio è disciplinato dalla legge 833 del 1978, agli articoli 33 e 34, ed è previsto nei confronti di persone affette da malattie mentali, nel rispetto della Costituzione, della dignità della persona e dei diritti civili e politici e seguendo una rigida procedura. Vogliamo augurarci che Giuseppe Conte si sia sbagliato ad usare l’espressione “trattamento sanitario obbligatorio” e che voleva riferirsi a una eventuale obbligatorietà del vaccino, che sarebbe comunque molto discutibile e grave.
Da un presidente del Consiglio che è anche avvocato ci aspetteremo l’uso di termini giuridici corretti.
Confidiamo che la presidenza del Consiglio chiarisca subito questa gaffe.
I tanti dubbi sui vaccini contro il covid-19
Noi ci permettiamo poi di ricordare al presidente che i vaccini contro il covid stanno godendo di tempi accelerati nella fase di sperimentazione e che molti di questi sono vaccini di nuova generazione, definiti come ogm dallo stesso Parlamento europeo, in quanto utilizzano meccanismi genetici mai prima sperimentati. Del resto, hanno espresso perplessità molti scienziati, alcuni dei quali anche insospettabili, come ad esempio il professor Andrea Crisanti che ha detto che fino a quando non saranno resi pubblici i dati, lui non farà la vaccinazione.
Cosa dice la nostra Costituzione?
Ci permettiamo inoltre di ricordare che l’articolo 32 della Costituzione stabilisce che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Il Parlamento deve essere centrale su un tema come questo. Non vorrà continuare il presidente Conte ad abusare dei suoi dpcm, con una procedura di dubbia costituzionalità, vero?
E poi, anche se la curva dei contagi dovesse malauguratamente salire e il Governo ottenesse dal Parlamento una legge che preveda la loro obbligatorietà, cosa succederebbe se questi vaccini avessero effetti collaterali anche a lunga scadenza? Indubbiamente il presidente Conte sarebbe uno dei responsabili di questa scelta politica.
Conte ha spiegato che un trattamento sanitario obbligatorio o una obbligatorietà (nella speranza che venga chiarita subito questa gaffe) dovrebbe essere la extrema ratio. Noi ci auguriamo che Conte non debba mai arrivare di fronte a questa estrema decisione.
Perché Conte non predispone un piano di terapie domiciliari efficaci?
Vogliamo segnalare che è indispensabile predisporre un piano di terapie domiciliari efficaci e tempestive. Il Governo Conte potrebbe, ad esempio, pensare di riabilitare il farmaco idrossiclorochina che ha dato ottimi risultati nella cura del covid-19 come testimoniato da molti medici in tutto il mondo che l’hanno somministrata.
Le terapie a base di idrossiclorochina non sono poi le uniche che sembrano aver dato ottime risposte nelle cure contro il Covid. Ce ne sono molte altre come l’ozonoterapia, la terapia con il plasma iperimmune e altre che di sicuro non dovremmo noi ricordarle.
Non sarebbe da parte del primo ministro una decisione saggia quella di favorire queste cure? Non eviterebbe in questo modo il sovraffollamento degli ospedali e soprattutto non si libererebbe anche solo dal pensiero di porsi dinanzi alla decisione terribile di proporre TSO o piani vaccinali obbligatori?
FONTE: https://www.byoblu.com/2020/12/04/tso-per-chi-non-vuole-vaccinarsi-lultima-di-giuseppe-conte/
LA LINGUA SALVATA
Intelligenza
La strana coppia
in-tel-li-gèn-za
SIGNIFICATO Facoltà mentale di comprendere, imparare, giudicare, elaborare soluzioni; prontezza, vivacità mentale, astuzia; intesa segreta, accordo
ETIMOLOGIA voce dotta recuperata dal latino intelligentia, derivato di intelligere ‘intendere, capire’, propriamente ‘trascegliere’ (composto di inter- e lègere).
“E ti offro l’intelligenza degli elettricisti”, cantava Paolo Conte in uno dei suoi brani più noti, “Gelato al limon”. Già: a quanti di noi è capitato di sentirsi assai poco intelligenti, davanti a un groviglio di fili elettrici? Per fortuna, sappiamo da tempo che, oltre a quella degli elettricisti, di intelligenze ne esistono tante, tra cui l’emotiva, la corporea, la naturalistica e l’esistenziale. Ma cos’è, esattamente, l’intelligenza? Per la scienza, si tratta della capacità di comprendere, imparare, trovare soluzioni a problemi nuovi. Poi nel linguaggio, come sempre accade, i significati si ramificano e si complicano.
Anzitutto, intelligenza è un nome astratto, ma a volte, metonimicamente, si fa concreto, come quando, per affrontare un certo problema, si chiamano a raccolta ‘le migliori intelligenze’ (cioè i loro possessori) di un determinato campo; e ormai da molti decenni è entrata nel vocabolario italiano la parola intellighenzia – o intelligencija, dato che il vocabolo proviene dal russo – per indicare la categoria degli intellettuali, in base all’equivoco che identifica cultura e intelligenza.
Con un’altra metonimia, poi (stavolta non dall’astratto al concreto ma dalla causa alla conseguenza), usiamo intelligenza nel senso di ‘comprensione’, dicendo per esempio che un determinato passo biblico è ‘di difficile intelligenza’. Quando la comprensione è tra persone, poi, l’intelligenza diventa un intendersi, accordarsi, e in certi contesti non è gradita: se un militare viene accusato di ‘intelligenza col nemico’, significa che lo si considera un traditore (in Un anno sull’altipiano, Emilio Lussu ci ha insegnato che comprendere umanamente il ‘nemico’ rende assai meno automatico sparargli addosso).
Ma oltre a intellighenzia, nel vocabolario italiano troviamo anche un altro termine palesemente forestiero, anch’esso parente stretto di quello nostrano: intelligence, nel senso di servizi di sicurezza e informazione, cioè segreti. E qui, sulle prime restiamo perplessi: che c’entra, in questo caso, l’intelligenza? Forse perché le spie sono intelligentissime? Ma no. Il fatto è che, scavando nell’etimo, capita di accorgersi come non di rado le parole straniere conservino un forte legame col senso originario, che nella sorella italiana non traspare.
Il latino intelligentia è un derivato di intellìgere, a sua volta formato da inter (tra, fra) e lègere, verbo il cui tronco ha prodotto una quantità impressionante di rami – dal leggere all’eleggere, dall’eleganza alla negligenza, dai legumi al prediligere, e ancora gli allegati, le collezioni, le selezioni e molto altro – e che ha come significato essenziale cogliere, raccogliere (all’inizio, presumibilmente, frutti da una pianta), quindi scegliere, distinguere, e infine leggere (raccogliere cogli occhi le lettere dell’alfabeto). Intelligenza, dunque, è anzitutto capacità di cogliere i dati e operare correlazioni, selezioni e distinzioni tra essi.
E cos’altro fanno, i servizi segreti, se non raccogliere e vagliare dati? Intelligence, peraltro, in inglese significa – oltre che ‘intelligenza’, beninteso – sia l’agenzia, l’ente che raccoglie le informazioni (ad esempio, military intelligence è il servizio segreto militare), sia i dati raccolti (to gather intelligence vuol dire raccogliere informazioni riservate). Poi, come si sa, a volte qualcosa va storto, l’intelligence si rivela assai poco intelligente, e va a finire che uno Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone ordina il lancio di bombe ‘intelligenti’ in testa ai cittadini inermi di lontani Paesi di cui neppure sa pronunciare il nome. Meglio l’intelligenza degli elettricisti, decisamente.
Parola pubblicata il 27 Ottobre 2020
FONTE: https://unaparolaalgiorno.it/significato/intelligenza
PANORAMA INTERNAZIONALE
La Verità. Mistero, che è successo a Francoforte?
La Germania, e più precisamente Francoforte, teatro di uno scontro senza precedenti tra Forze speciali dell’esercito Usa e uomini della Cia nell’ambito di un sequestro di server e materiale informatico?
In altri tempi, si sarebbe detto che nemmeno la più audace delle storie di spionaggio sarebbe arrivata a tanto. E invece questo clamoroso scenario è stato descritto da Thomas McInerney, lieutenant general (figura equiparabile al generale di corpo d’armata) oggi in pensione, protagonista di una lunga carriera militare incluso il conflitto in Vietnam, poi commentatore tv (per anni a Fox News) sui temi della difesa, e infine sostenitore di Donald Trump sia nel 2016 che nel 2020.
McInerney ha rilasciato un’intervista telefonica al WVW Broadcasting Network, dichiarando che sue fonti gli hanno rivelato che uomini delle Forze speciali dell’esercito Usa, probabilmente appartenenti al corpo speciale Delta Force, avrebbero realizzato un raidpresso una server farm gestita dalla Cia a Francoforte. “La cosa è avvenuta senza incidenti?”, gli ha chiesto l’intervistatore? “Mi risulta che non sia andata senza incidenti”, ha risposto il generale. “Ci sono stati soldati americani morti nell’operazione”. Altre fonti, riprendendo l’intervista, hanno scritto che cinque soldati sarebbero morti nel conflitto a fuoco, così come un paramilitare Cia.
Dopo di che, sempre secondo la testimonianza di McInerney, l’esame dei server (sequestrati e messi al sicuro) avrebbe rivelato tracce di intrusioni straniere.
Ora, è assolutamente prevedibile che i detrattori di Donald Trump diranno che si tratta di un’altra puntata dei fuochi d’artificio post elettorali del Presidente uscente (tuttora in carica, come sappiamo), e invocheranno elementi di prova. In ogni caso, comunque la si pensi sulla sua intervista, lo scenario descritto da McInerney è sensazionale, perché configura uno scontro in territorio straniero tra forze statunitensi.
E’ necessario fare un passo indietro per scoprire che Francoforte è stata oggetto di recenti e ripetute illazioni e citazioni. Tutto nasce dalle dichiarazioni di Sidney Powell, una delle legali della campagna Trump, che da molti giorni parla di una strumentazione telematica progettata con lo scopo esplicito di spostare voti da un candidato all’altro. Secondo la Powell, questo software elettorale può essere utilizzato anche a distanza, da altri paesi, per intervenire sulla tabulazione delle schede elettorali.
Gli occhi sono puntati sulla società Dominion Voting Systems, fondata in Canada, le cui apparecchiature e software sono utilizzati in oltre venti stati americani. Tra l’altro, a rendere la spy story ancora più complessa, la Powell ha evocato presunti rapporti di Dominion con la galassia che fa capo a George Soros. Per dovere di cronaca, va citata la reazione ufficiale di Dominion: in uno statement di risposta alla Powell, la società ha definito le accuse della legale “selvagge e sconsiderate” (“wild and reckless”).
E cosa c’entra Francoforte? Da giorni, circola la notizia di un sequestro di materiale informatico che sarebbe avvenuto proprio a Francoforte. Anche questa doppia circostanza (il sequestro e la stessa esistenza di server in Germania) è negata da Dominion. Secondo un’altra versione, il sequestro avrebbe riguardato la compagnia spagnola di software elettorale Scytl. Pure in questo caso, tuttavia, l’azienda spagnola (con sede a Barcellona) ha dichiarato di non aver subìto sequestri, di non avere uffici o software a Francoforte, e di non avere rapporti con il processo elettorale americano.
Ora arriva la testimonianza pubblica di McInerney che cambia ancora lo scenario, introducendo un inedito elemento di scontro tra forze tutte statunitensi, e riconducendo il presunto sequestro operato dalle Forze Speciali a una facility Cia, cioè a un impianto Cia.
La tesi del generale è che l’uso delle apparecchiature elettorali abbia aperto uno scenario da cyberguerra globale. McInerney ha concluso chiedendo piena trasparenza e ha aggiunto che i server mostreranno le falsificazioni e le manipolazioni.
Poco prima di McInerney, WVW Broadcasting Network ha pure intervistato il suo collega Michael Flynn, appena fatto oggetto del perdono presidenziale, e che pare stia assistendo Trump attraverso quella che viene definita una private intelligence operation. E anche Flynn ha sparato a zero, parlando “della più grande frode che il nostro paese abbia mai visto nella storia”. Flynn ha dichiarato di non avere dubbi sulla vittoria di Trump e ha aggiunto: “Ciò che sta accadendo in questo paese non dovrebbe mai accadere. E nella mia mente non c’è dubbio che siamo a una prova del fuoco. Se non correggiamo ciò che sta accadendo entro le prossime due settimane, detesto pensare cosa potrebbe succedere dopo”.
E’ opportuno precisare e ribadire che l’onere della prova grava su chi muove le accuse, e quindi toccherà alla campagna Trump e ai suoi legali circostanziare queste ipotesi, che abbiamo riportato con doverosa completezza e con altrettanto doverosa cautela.
Possibile che giunga una pioggia di smentite; oppure possibile che i grandi media americani continuino a tenere bassa l’informazione su queste accuse, non ritenendole provate. Ma ora forse comprendiamo meglio come mai, trentasei ore fa, Trump in persona sia stato così duro e battagliero, in un colloquio telefonico con Fox News: “Sono state le elezioni più truccate mai viste, una frode assoluta”. Non è difficile prevedere che la battaglia sarà ancora rovente.
Daniele Capezzone
FONTE: https://danielecapezzone.wordpress.com/2020/12/01/la-verita-mistero-che-e-successo-a-francoforte/
QUANDO PER PAPA FRANCESCO LA PROPRIETÀ PRIVATA NON È UN FURTO
Dal canto suo, il potere sostiene di averci donato la pace, che dal 1945 l’Europa non conoscerebbe più guerre grazie alle organizzazioni sovrannazionali ed alle società multinazionali. Un barattato, pace in cambio di schiavitù, che l’utopia socialista (Robert Owen, Charles Fourier, Karl Marx, Friedrich Engels) aveva già presagito come contromossa del capitalismo. I dati sull’indebitamento dei poveri verso i ricchi non vengono certo sparati a casaccio, sono in bella vista grazie al Grafinomix di giornata, basato sulle fonti finanziarie dell’Institute of financial finance. Nel 2020 è arrivata la pandemia, e le strutture multinazionali hanno presentato il conto globale a tutti i cittadini del pianeta. Oggi non c’è più uno steccato che divida poveri dei Paesi poveri da poveri dei Paesi ricchi. Il nuovo programma d’indebitamento globale punta sull’incremento di debito dei singoli individui verso il potere. Così il nuovo incremento debitorio mette insieme le famiglie di basso reddito di Belgio, Finlandia, Italia, Spagna, Francia, Libano, Nuova Zelanda, Nigeria, Norvegia, Svezia e Svizzera. L’obiettivo dei gruppi d’ingegneria finanziaria è creare nuovi massimi per il debito, quindi alzare l’asticella. I potenti della terra non parteggiano per Usa o Cina, Europa o Russia: sono strutture sovrannazionali che, grazie ai contratti (infilati nelle pieghe di trattati e poi di leggi) possono legalmente controllare gli stati attraverso banche e multinazionali. Il loro strumento principe si chiama “bond”, a fine 2020 (quindi ora) vanno in scadenza titoli da rifinanziare per un controvalore di ventimila miliardi di dollari: spalmati tra Cina, India, Brasile, Usa, Giappone, Germania. Gli Stati per pagare i debiti verso i potenti della terra dovranno tagliare servizi (pensioni, sanità), posti di lavoro, stipendi ed opere infrastrutturali.
Nel momento in cui il debito dei popoli verso il potere è del 322 per cento del Pil mondiale, il creditore teme di non poter più riscuotere.
Così un dubbio faustiano attanaglia chi ha in pugno il contratto. Quindi il potere si chiede: cosa posso prendere in cambio del danaro? La risposta immediata è nel resettare patrimonialmente l’intero pianeta. Una operazione similare era stata sperimentata nella Francia della Rivoluzione, quando i patrimoni trasferibili per solo censo aristocratico vennero espropriati e messi a disposizione della nuova classe dirigente, la borghesia. Ma, per poter oggi abolire la proprietà privata (beni immobili e beni soggetti a registro, e collettivizzare il risparmio individuale) necessiterebbe un accordo in consessi internazionali che convinca i singoli stati ad abolire i diritti di proprietà nelle costituzioni nazionali. Le élite pensano di risolvere il problema abolendo mondialmente la proprietà privata, ma concentrando comunque controllo e diritti sui beni terreni in un unico fondo planetario. L’idea, davvero utopica, veniva per la prima volta paventata da George Soros nel 1970, due anni dopo la sua invenzione degli “hedge fund”: il cosiddetto “sistema finanziario buono” che convinse moltissimi hippie sessantottini a trasformarsi in yuppies finanziari di successo. Ora che il pianeta è ancor più bruciato dai debiti, gli stessi tentano di reinterpretare Marx ed Engels, e questa volta lo fanno raccontandoci che c’è in “dispotismo asiatico buono” e che poggia su una “assenza della proprietà privata…chiave della pace per i popoli”. Così i neo-sofisti di oggi reinterpretano il Manifesto del Partito Comunista del 1848, e tornano ad asserire una “abolizione della proprietà privata”. Ieri i padri fondatori del “socialismo scientifico” auspicavano il ricorso alla coercizione per la decisa concentrazione del potere nelle mani dello Stato, mentre i pensatori di oggi vedrebbero le proprietà private (per il bene dei popoli) in mano ad un unico fondo planetario.
Nel 2020 Papa Francesco è stato convinto della bontà di queste idee, così s’è lanciato nel messaggio (rilasciato durante il summit per Sud America e Africa) di “costruire una nuova giustizia sociale partendo dal presupposto che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata. Il diritto di proprietà è un diritto naturale secondario derivato dal diritto che hanno tutti, nato dal destino universale dei beni creati”. La domanda, che in troppi si pongono, è tutta concentrata su chi gestirebbe per il fondo planetario i diritti di proprietà, espropriati a tutti gli esseri umani (poveri, mezzi poveri ed ex ricchi). Per Papa Francesco ed i suoi interlocutori laici, così potrebbe partire mondialmente il reddito di cittadinanza universale, una “povertà sostenibile” assicurata dalle ex proprietà dei cittadini? Papa Francesco asserisce che questo risolverebbe il problema povertà, garantendo “solidarietà, lotta alle cause strutturali della povertà, disuguaglianza, mancanza di lavoro, di terra e di case. Lottare, insomma, contro chi nega i diritti sociali e sindacali. Combattere contro quella cultura che porta ad usare gli altri, a rendere schiavi gli altri, e finisce per togliere la dignità agli altri”.
Parole che si scontrano con la pietra miliare del diritto anglosassone di proprietà. Il filosofo inglese Jeremy Bentham (primi dell’Ottocento) sosteneva: “Leggi che rendono sicura la proprietà rappresentano il più nobile trionfo dell’umanità su se stessa. È questo diritto che ha vinto la naturale avversione al lavoro e dato all’uomo il dominio sulla terra – continuava – che ha posto fine alla vita migratoria delle nazioni; che ha generato l’amore per il proprio Paese e la cura per la posterità”. Bentham è uno dei riferimenti rafforzativi del diritto britannico (non scritto): il mondo anglosassone accetterà questo stravolgimento pauperista? Bentham notava che la libera, pluricentrica e creativa Europa si distingueva dalle stagnanti civiltà “asiatiche” per sicurezza della proprietà: caratteristica che aveva portato a morte i dispotici imperi orientali (assiro-babilonese, egizio, cinese, indiano, persiano, tardo-romano, arabo-ottomano, incas, azteco), dove l’autorità centrale riduceva i sudditi in assoluta soggezione, e per via del controllo di terra, case e risorse in poche mani. Ne deriva quanto il sedicente vicario di Cristo sia poco culturalmente onesto (forse in balia del fondo unico), e nelle sue tante meditazioni dovrebbe leggere l’opera postuma di Pierre Joseph Proudhon che, per la teoria della proprietà, cambiava completamente idea, individuando nella proprietà l’unico baluardo contro il potere “altrimenti irresistibile” dello Stato. Rendere tutti egualitariamente poveri, in attesa d’una messianica “povertà sostenibile”, potrebbe generare conflitti sociali (e disumani) ben superiori a quelli che flagellano il Venezuela ed altre plaghe del Sud America.
FONTE: http://www.opinione.it/editoriali/2020/12/04/ruggiero-capone_papa-francesco-povert%C3%A0-socialismo-debiti-pandemia-europa-usa-cina-sudditi/
LA TRUFFA IN GEORGIA, E L’ARROGANZA DI SOROS
Un “nuovo” Mediterraneo
Il Mediterraneo allargato è ormai diventato un concetto molto definito all’interno della strategia italiana. L’idea, ispirata dalla Marina militare e ormai diventata parte integrante di qualsiasi pilastro strategico nazionale, si fonda sull’esigenza di non considerare esclusivamente il bacino più ristretto del Mediterraneo – e cioè quello limitato da Suez e da Gibilterra – ma guardare oltre, inglobando ulteriori bacini e aree che possono avere una valenza fondamentale per il Paese. Non può esserci Suez senza Mar Rosso ed quindi Aden e il Golfo Persico. Non può essere fondamentale lo stretto di Gibilterra se non si considera anche l’area che arriva fino alle isole Canarie e al Golfo di Guinea. Nella sostanza, il Mediterraneo si allargava, per l’appunto, a tutti i settori di interesse strategico per l’Italia. Un’idea che si è poi concretizzata con le diverse missioni realizzate dalle Forze Armate e che sono diventate una costante di tutti i nostri governi. Dove c’è un’operazione, c’è un interesse strategico da tutelare.
L’allargamento di questo orizzonte è nato chiaramente anche da esigenza di natura economica, che sono fisiologicamente il pilastro di qualsiasi azione di governo. L’Italia non poteva più considerare il cosiddetto Mare Nostrum come proprio orizzonte se le rotte commerciali, petrolifere e energetiche partivano da punti ben più distante delle porte del Mediterraneo. Controllare e assicurare le rotte e le aree di interesse al di là di questo confine terracqueo era di fatto funzionale alla posta in gioco di un mondo che si andava sempre più globalizzando e che serviva alla nostra economia di trasformazione. Oltre che agli interessi nazionali e dell’Alleanza atlantica di cui Roma è stata elemento fondamentale e a quelli dell’Unione europea.
Questo processo di allargamento degli orizzonti mediterranei si fonda su colonne portanti (economiche, politiche, energetiche e tecnologiche) che il mondo di oggi – in continua e sempre più rapida evoluzione – rischia di far diventare obsolete. Sia chiaro, il Mediterraneo allargato è e rimane la base di qualsiasi strategia nazionale, ma proprio per questo molti analisti tendono ormai a chiedersi se questa stessa definizione non sia talmente consolidata da ritenersi (di fatto) superata o comunque estesa.
Mediterraneo e Oceano
In questi giorni, in cui il Mediterraneo è sempre più teatro di conflitti, scontri, giochi economici e infrastrutturali e scenario di dinamiche tra potenze e grandi potenze, le domande iniziano così a diventare delle costanti nello studio geopolitico. Qual è l’orizzonte del Mediterraneo? Limes, nel suo ultimo numero legato appunto all’Italia e il mare, ha spesso considerato il Mediterraneo nell’ottica di una “cerniera fragile dei traffici marittimi globali”. Come spiegato appunto in uno dei suoi articoli, il commercio marittimo su scala mondiale rappresenta circa l’80% del movimento delle merci. Questo si muove su tre rotte principali “transatlantica (Europa-Nordamerica orientale); transindiana (Asia-Europa, via Mar Rosso-Mediterraneo-Mare del Nord); transpacifica (Asia-Nordamerica)”. Dal momento che i centri di produzione sono sempre più lontani dal bacino del Mediterraneo, il “mare nostrum” ha assunto in questi anni una funzione di corridoio e di terminale di rotte commerciali di enorme importanza e su scala globale. Tanto è vero che, anche per questo motivo, si parla di un mare incluso in un “Oceano mondo” in cui il Mare Nostrum diventa un corridoio, un enorme stretto o choke point fa due oceani e tra due superpotenze (Cina e Stati Uniti) insieme alla Russia. L’idea quindi è che il Mediterraneo sia inserito in un sistema oceanico in cui opera da collegamento e in cui il confronto avviene nell’ottica di un raccordo tra due enromi specchi d’acqua in collegamento tra loro grazie alle porte di Suez e Gibilterra e che mette in contatto (e scontro) Mosca, Pechino e Washington.
Infinito Mediterraneo
Il Mediterraneo in un oceano-mondo non è l’unica teoria che in questo periodo avanza sulle orme del Mediterraneo allargato. Su Analisi Difesa è apparsa un’altra ipotesi – frutto dello studio del entro Studi di Geopolitica e Strategia Marittima (CeSMar) – che partendo dalla base, cioè dalla tesi del Mediterraneo allargato, la estende in una nuova sfera di proiezione italiana definita come “Infinito Mediterraneo”. Il concetto parte dall’assunto che l’estensione della visione del Mediterraneo vada di pari passo con l’estensione dei problemi, delle potenze e delle aree di influenza che via vai incidono sul mare che va da Suez a Gibilterra e sull’Italia.
Superati i confini di Aden e del Golfo di Guinea, l’Infinito-Mediterraneo scende fino a inglobare l’intero territorio africano (dove gli interessi strategici nazionali sono fatti non solo dalla ricerca di idrocarburi – si pensi al Mozambico – ma anche alle grandi rotte mercantili), giunge fino a lambire le coste dell’America Latina, in cui entrano in gioco fattori culturali e commerciali, fino a sfruttare le potenzialità del Nord Europa, dalle nuove rotte polari fino ai porti dell’Europa settentrionale e ai grandi tracciati dei cavi sottomarini. Stessa estensione che avviene così verso l’Oceano Indiano, mare dove scorrono rotte di fondamentale importanza per l’economia italiana e europea e dove si incontra la sfera di influenza di Nuova Delhi fino alle proiezioni navali americane.
L’obiettivo dunque di questa tesi è che estendendo i rapporti economici e politici e allargando quindi la platea di potenze con cui l’Italia si confronta – e con essa le potenze euro-mediterranee – allora si allarga anche l’orizzonte del Mediterraneo. Un mare che, come ricordato da Gian Carlo Poddighe, si sposa con quanto sostenuto da Jean Grenier, maestro di Albert Camus, che lo vedeva “uno spazio breve che suggerisce l’infinito”. Una tesi su cui, in altri termini, aveva ragionato anche Manuel Moreno Minuto, che su Il Nodo di Gordio aveva parlato di “Mediterraneo globalizzato” che cambiava la sua stessa natura geografica a seconda delle relazioni studiate. L’idea appunto che un mare sia infinito a seconda delle relazioni che si creano tra Stati e tra economie.
I limiti del Mediterraneo e l’Italia
L’idea del Mediterraneo allargato, come spiegato anche dall’ammiraglio Pier Paolo Ramoino, nacque nell’Istituto di Guerra Marittima dato il grande interesse del tempo – anni Ottanta del secolo scorso – per il Vicino Oriente. Non si poteva più considerare il Mediterraneo a quel “lago” tra Europa meridionale e Africa settentrionale quando il Medio Oriente diventava così influente e fondamentale per l’Italia e per l’Europa. Basti pensare che in quegli stessi anni vi fu la missione in Libano, che rappresentò il salto dell’Italia nel panorama internazionale anche come potenza media regionale in grado di inviare le proprie forze in un teatro operativo estremamente delicato.
L’Italia quindi si interrogava già a quel tempo se i propri interessi combaciassero con l’idea di Mediterraneo. E oggi torna a farlo in virtù proprio della globalizzazione che impone due problemi: capire quali e quante potenze sono i gioco nel Mediterraneo e soprattutto dove terminano gli interessi strategici. Per molti il Mediterraneo termina dove terminano i nostri interessi: ecco quindi l’idea di spostare il “crescent” sempre più in là sia nel settore boreale che in quello australe. E di certo l’allargamento dell’orizzonte è anche una questione di natura strategica che cambia la percezione che ha l’Italia dei teatri operativi in cui intervenire così come gli Stati con cui interagire maggiormente.
In questo senso, la lezione degli Stati Uniti è fondamentale: coniando l’idea di Indo-Pacifico e costruendovi intorno un comando, gli strateghi di Washington hanno definito un’area di interesse strategico che circonda la Cina e in base a questa costruiscono alleanze, unendo territori e governi distanti migliaia di chilometri come Giappone e India al solo scopo di rimodulare la propria azione nel mondo. Questo ovviamente si basa anche su una visione “imperiale” che l’America ha e che chiaramente non può essere messa a paragona con la situazione italiana, ma insegna a capire quanto possano essere fondamentali i nuovi orizzonti slegati dalla semplice connotazione geografica. Stesso percorso che ha portato gli strateghi turchi – a partire da Cem Gurdeniz – progettare Mavi Vatan come nuova “patria blu” con nuovi limiti e obiettivi della rinascente Ankara.
Allargare il Mediterraneo ha reso possibile – negli Anni Ottanta – comprendere plasticamente il valore del Vicino Oriente. Oggi che l’Estremo Oriente è sempre più vicino, così come l’Africa, l’Artico e il Sud America, c’è chi inizia a interrogarsi se anche l’Italia debba cambiare la propria prospettiva: considerando che tutte le potenze, sia partner che rivali, iniziano ad allargare i propri orizzonti in base agli interessi strategici.
FONTE: https://it.insideover.com/politica/un-nuovo-mediterraneo-infinito.html
POLITICA
Mauro Scardovelli: programma di governo costituzionale
VIDEO QUI: https://youtu.be/ZVZWjglyHAc
FONTE: https://www.luogocomune.net/17-politica-italiana/5662-mauro-scardovelli-programma-di-governo-costituzionale
SCIENZE TECNOLOGIE
T-14 Armata: il carro armato della Russia che può combattere anche su Marte
29 NOVEMBRE 2020
Guerre stellari? La Russia è pronta secondo quanto riferisce The EurAsian Times.
I tank di Mosca T-14 Armata saranno in grado di funzionare a temperature fino a -50 gradi Celsius con l’installazione di centrali elettriche mobili che assicurano l’avvio immediato e regolare del motore anche in climi estremamente freddi. Così possono in linea teorica operare anche su Marte.
Il produttore russo Renova è uscito con una tecnologia che consente ai supercondensatori di immagazzinare una grande quantità di elettricità, che può essere utilizzata per alimentare il serbatoio anche prima dell’avvio del motore, simile alla tecnologia “start-stop” utilizzata in auto come la Toyota Prius.
L’esperto di Renova Mikhail Lifshits ha dichiarato al quotidiano russo Izvestia: “Abbiamo condotto un test su vasta scala di un supercondensatore per l’avviamento a freddo del motore diesel di un carro armato”.
“Il veicolo è rimasto al freddo per diversi giorni. Le sue batterie hanno perso completamente capacità. Tuttavia, utilizzando una centrale elettrica mobile su un supercondensatore… siamo stati in grado di far funzionare un motore freddo più volte di seguito”.
Secondo quanto afferma Sputnik News, la tecnologia potrebbe permettere ai carri armati di essere in in grado di funzionare su Marte. Il portale di notizie scrive di “Magic Starter: i motori Armata lo rendono adatto alla temperatura marziana”.
Tuttavia The National Interest solleva dei dubbi. “Anche un motore a combustione interna soffocerebbe per l’ossigeno nella sottile atmosfera marziana. E l’atterraggio di un carro armato da cinquanta tonnellate su Marte sarebbe una sfida”.
Secondo The National Interest, la tecnologia consente al serbatoio di trasportare batterie più piccole, il che libera spazio per trasportare più carburante e munizioni, e si chiede se gli Stati Uniti abbiano una tecnologia simile.
Tuttavia, il Tank Automotive Research Development and Engineering Center dell’esercito americano e Honeywell, la società che produce il motore a turbina a gas AGT1500 sull’M1 Abrams, non ha ancora rilasciato alcun commento, indicando che gli Stati Uniti potrebbero non essere ancora giunti fino a quel punto.
Il T-14 Armata è un carro armato di nuova generazione sviluppato dalla compagnia russa Uralvagonzavod (UVZ); è stato presentato ufficialmente per la prima volta durante la parata del giorno della vittoria di Mosca nel maggio 2015.
FONTE: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-t14_armata_il_carro_armato_della_russia_che_pu_combattere_anche_su_marte/27922_38436/
Uk: Pfizer protetta contro azioni legali da danni vaccino anti-covid
Autore Marcello Pamio Pubblicato 6 Dicembre 2020
Marcello Pamio
Il governo del Regno Unito si è piegato a novanta gradi dinnanzi al gigante farmaceutico Pfizer! Nulla di nuovo all’orizzonte: lo avevamo già detto infatti che le lobbies sono preoccupate da azioni legali che potranno seguire ad eventuali danni del nuovo vaccino, per cui hanno chiesto e ottenuto indennità e protezione dal venire citati in giudizio!
Questo per consentire al vaccino contro il coronavirus di essere lanciato in Inghilterra già la prossima settimana. Il Dipartimento di Salute e Assistenza Sociale ha confermato che la Pfizer ha ricevuto l’immunità non dal virus, ma dalle azioni penali.
La domanda sorge spontanea: se il vaccino è così sicuro, come mai questa manovra?
Non solo le lobbies dormiranno sonni tranquilli, ma anche il personale sanitario, cioè quelli che fisicamente useranno la siringa contenente il vaccino geneticamente modificato, saranno messi sotto una campana di cristallo e protetti da tutto.
Ricapitolando per chi è duro di comprendonio: i vaccini che stanno per arrivare, preparati in tempi rapidissimi (grazie alla scusa mediatica di una emergenza che non c’è) senza quindi garantire un minimo di sicurezza faranno sicuramente danni, anche perché inoculati a miliardi di persone, per cui si sono parati il culo da ripercussioni legali. Risultato? I danni saranno a carico dei sudditi, non solo quelli dell’impero britannico, ma degli schiavi di tutto il mondo, perché l’indennità sarà applicata ovunque!!
Quindi non spendete tutto nel black friday, ma mettete dentro un maialino in terracotta un po’ di soldini, pronti a romperlo quando sarà necessario pagare le cure mediche e/o riabilitative, o nella peggiore delle ipotesi servirà ai parenti rimasti per la vostra cremazione…
https://www.independent.co.uk/news/health/coronavirus-pfizer-vaccine-legal-indemnity-safety-ministers-b1765124.html
FONTE: https://disinformazione.it/2020/12/06/uk-pfizer-protetta-contro-azioni-legali-da-danni-vaccino-anti-covid/
British Medical: scordatevi i vaccini-Covid, non c’è da fidarsi
Il “British Medical Journal”, una delle riviste sanitarie più prestigiose del mondo, insieme a “The Lancet”, fa a pezzi i vaccini anti-Covid, almeno per quello che sono oggi: manca una trasparenza complessiva sui dati, né è chiaro se funzionino davvero. In più, non sono stati testati su un numero sufficiente di anziani, persone immunodepresse e bambini: è troppo presto, quindi, per capire se funzioneranno davvero (e per quanto tempo). Inoltre, scrive Antonio Amorosi su “Affari Italiani“, le ricerche non vanno nella direzione di dimostrarlo. Lo afferma la rivista inglese, in un articolo del 26 novembre pubblicato da Peter Doshi, docente all’università del Maryland. Secondo il “New York Times”, Doshi è una delle voci più influenti nella ricerca medica di oggi: si occupa con grande efficacia di fornire ai consumatori «il quadro completo» dei dati sui farmaci. E ora, Doshi si domanda: quanta attendibilità hanno gli annunci di Pfizer, Moderna e AstraZeneca in merito all’efficacia dei propri vaccini progettati per contrastare il Covid? La risposta: mancano dati essenziali, per potersi affidare con sufficiente sicurezza a quelle vaccinazioni.
Sempre Doshi cita Peter Hotez, decano della National School of Tropical Medicine del Baylor College of Medicine di Houston, che ha detto: «Idealmente, un vaccino antivirale deve ridurre la probabilità di ammalarsi gravemente e andare in ospedale, e poi prevenire l’infezione e quindi interrompere la trasmissione della malattia». Nemmeno gli attuali studi di fase III sono stati impostati per dimostrare se questo accade o meno. Doshi pubblica una tabella mostrarlo, e spiega: «Nessuno degli studi attualmente in corso è progettato per rilevare una riduzione di esiti gravi come ricoveri ospedalieri, uso di cure intensive o decessi. Né i vaccini vengono studiati per determinare se possono interrompere la trasmissione del virus». C’è di fondo una mancanza di chiarezza e trasparenza nei dati per quanto riguarda gli effetti collaterali, racconta Doshi: «Il comunicato stampa di Moderna afferma che il 9% del campione ha sperimentato mialgia di grado 3 e il 10% affaticamento di grado 3; la dichiarazione di Pfizer ha riportato che il 3,8% ha sperimentato stanchezza di grado 3 e il 2% mal di testa di grado 3». Non sono numeri insignificanti. «Gli eventi avversi di grado 3 sono considerati gravi».
In molti casi questi effetti somigliano ai sintomi del Covid, riassume “Affari Italiani”: le persone che hanno fatto il vaccino potrebbero essere semplicemente positive al Covid. Per capire se è così bisognerebbe sottoporle tutte ad un tampone. Ma, si chiede Doshi, è stato fatto? «Questa informazione non è nota, anche se sarebbe fondamentale conoscerla: perché se quelle persone fossero semplicemente positive, il 90% di efficacia comunicato dalle case farmaceutiche si ridurrebbe significativamente». Dal modo di elencare i propri test, spiega il professore, si capisce che i tamponi non vengono fatti a tutti i protagonisti della sperimentazione, ma solo alle persone per le quali i medici lo ritengono necessario. E questo è un problema. Altro aspetto rilevante è l’incertezza sulle prestazioni del vaccino sui 3, 6 o 12 mesi. «Non si sa neppure se una persona vaccinata, oltre a non sviluppare i sintomi del Covid, possa contagiare altre persone». E poi: quali sono le caratteristiche di chi è stato selezionato per testare i vaccini? Scarsissimo, pare, il numero degli anziani: cioè i soggetti notoriamente più esposti al Covid.
«Se gli anziani fragili, che si ritiene moriranno in numero sproporzionato sia per l’influenza che per il Covid-19, non vengono arruolati negli studi sui vaccini in numero sufficiente per determinare se il numero di casi è ridotto nella loro categoria, ci possono essere poche basi per presumere benefici in termini di meno ricoveri ospedalieri o mortalità», scrive “Affari Italiani”, riprendendo Doshi. «Qualunque sia la riduzione dei casi osservata nella popolazione complessiva dello studio (la maggior parte dei quali è tra adulti sani), il beneficio potrebbe non applicarsi alla sottopopolazione anziana fragile, con l’effetto che poche vite potrebbero essere salvate». Lo conferma il vaccinologo Paul Offit, famoso per aver ricevuto minacce di morte dai No-Vax statunitensi: «Se non disponiamo di dati adeguati nel gruppo di età superiore ai 65 anni – ha detto Offit – queste categorie non dovrebbero ricevere il vaccino: il che sarebbe un peccato, perché sono composte proprio dai soggetti che hanno maggiori probabilità di morire con questa infezione».
Altri punti deboli: «Solo due studi stanno arruolando bambini o ragazzi di età inferiore ai 18 anni». Tutti, poi, «escludono le persone immunocompromesse e le donne in gravidanza o che allattano». Quindi, «anche su queste categorie l’incertezza regna sovrana». Per testare dei vaccini forse ci vuole più tempo, sintetizza “Affari Italiani”. «E solo una trasparenza e il controllo rigoroso dei dati, che devono essere resi pubblici nella loro interezza, possono farci capire i veri pro e i contro dell’uso». In altre parole: è evidente che l’allarme scatenato sulle strutture ospedaliere, il blocco dell’economia e i decessi per Covid hanno messo i governi sotto pressione, e così tutti vorrebbero una soluzione semplice e immediata per tornare alla normalità. «Gli accordi commerciali tra governi e case farmaceutiche sembrano rispondere a questa esigenza reale, non vi è dubbio. Ma l’approccio che fa abbracciare in modo acritico la “strada vaccini” – conclude “Affari Italiani” – potrebbe avere effetti più negativi che positivi: anche perché sembra mossa da un desiderio irrazionale, umanamente comprensibile ma illogico, vista la mancata piena trasparenza dei dati».
UK, IL GOVERNO METTE IN GUARDIA I MEDICI SULLA POSSIBILITA’ DI INFERTILITA’ CON IL VACCINO PFIZER. NESSUN AVVISO PER I PAZIENTI
Il Dipartimento della Salute e dell’Assistenza Sociale del Regno Unito e l’Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari hanno appena pubblicato le linee guida per il lancio del vaccino Pfizer.
È disponibile un documento di 10 pagine per gli operatori sanitari del Regno Unito e un documento più breve di 5 pagine per i destinatari . Si tratta di informazioni pubbliche (per ora) e Health Impact News ne ha copie protette.
Nel foglio illustrativo per i destinatari , dà avvertimenti severi per le donne in gravidanza e allattamento.
Gravidanza e allattamento
Al momento sono disponibili dati limitati sull’uso di questo vaccino nelle donne in gravidanza. Se è in gravidanza o sta allattando, pensa di essere incinta o sta pianificando una gravidanza, chieda consiglio al medico o al farmacista prima di ricevere questo vaccino. Per precauzione, dovresti evitare di rimanere incinta fino ad almeno 2 mesi dopo il vaccino.
Tuttavia, nel documento più lungo rilasciato agli “Operatori sanitari”, viene fornito un avviso aggiuntivo (vedere l’evidenziazione in rosso):
4.6 Fertilità, gravidanza e allattamento
Gravidanza I
dati sull’uso del vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 non esistono o sono in numero limitato. Gli studi di tossicità riproduttiva sugli animali non sono stati completati. Il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 non è raccomandato durante la gravidanza. Per le donne in età fertile, la gravidanza deve essere esclusa prima della vaccinazione. Inoltre, alle donne in età fertile deve essere consigliato di evitare la gravidanza per almeno 2 mesi dopo la seconda dose.Allattamento
Non è noto se il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 sia escreto nel latte materno. Non si può escludere un rischio per i neonati / bambini. Il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 non deve essere usato durante l’allattamento.Fertilità
Non è noto se il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 abbia un impatto sulla fertilità.
Perché questa avvertenza non è stata inclusa nel foglietto illustrativo da distribuire ai destinatari del vaccino? Il volantino per i destinatari inizia con questo testo:
Legga attentamente questo foglio prima di ricevere questo vaccino perché contiene importanti
informazioni per lei .* Conservi questo foglio. Potrebbe essere necessario leggerlo di nuovo.
* In caso di ulteriori domande, chiedere al medico, al farmacista o all’infermiere.
* Se manifesta un qualsiasi effetto indesiderato, si rivolga al medico, al farmacista o all’infermiere. Ciò include qualsiasi possibile
effetto indesiderato non elencato in questo foglio. Vedere la sezione 4.
Quindi, l’unico modo in cui una giovane donna potrebbe conoscere l’avvertimento sui potenziali problemi di infertilità, sarebbe se chiedesse al proprio medico o ad un altro operatore sanitario una domanda specifica sulla fertilità .
E anche allora, dipende dal fatto che quel medico abbia letto completamente il documento più lungo e abbia risposto accuratamente alla domanda della giovane donna su possibili problemi legati alla fertilità.
Se vivi nel Regno Unito, stampa il documento più lungo pubblicato per i medici e assicurati che tutti quelli che conosci che stanno valutando di prendere questo vaccino lo leggano, e non solo il documento più breve pubblicato per i “destinatari”.
Come abbiamo riportato in precedenza , il dottor Michael Yeadon, l’ex capo della ricerca Pfizer, ha presentato uno STATO DI AZIONE con l’Agenzia europea per i medicinali, insieme al dottor Wolfgang Wodarg, e li ha avvertiti dei potenziali effetti di questo vaccino sulla fertilità. Ha scritto che il vaccino sperimentale Pfizer COVID:
dovrebbe indurre la formazione di anticorpi umorali contro le proteine spike di SARS-CoV-2. Syncytin-1 (vedere Gallaher, B., “Response to nCoV2019 Against Backdrop of Endogenous Retroviruses” – http://virological.org/t/response-to-ncov2019-against-backdrop-of-endogenous-retroviruses/396), che è derivato da retrovirus endogeni umani (HERV) ed è responsabile dello sviluppo di una placenta nei mammiferi e nell’uomo ed è quindi un prerequisito essenziale per una gravidanza di successo, si trova anche in forma omologa nelle proteine spike dei virus della SARS.
Non c’è alcuna indicazione se gli anticorpi contro le proteine spike dei virus della SARS agiscano anche come anticorpi anti-Syncytin-1. Tuttavia, se questo fosse il caso, ciò impedirebbe anche la formazione di una placenta che porterebbe le donne vaccinate a diventare essenzialmente sterili.
Per quanto ne so, Pfizer / BioNTech non ha ancora rilasciato alcun campione di materiale scritto fornito ai pazienti, quindi non è chiaro quali siano le eventuali informazioni relative ai (potenziali) rischi specifici per la fertilità causati dagli anticorpi.
Secondo la sezione 10.4.2 del protocollo di prova Pfizer / BioNTech, una donna in età fertile (WOCBP) è idonea a partecipare se non è incinta o allatta al seno e sta utilizzando un metodo contraccettivo accettabile come descritto nel protocollo di prova durante l’intervento periodo (per un minimo di 28 giorni dopo l’ultima dose di intervento in studio).
Ciò significa che potrebbe essere necessario un tempo relativamente lungo prima che si possa osservare un numero notevole di casi di infertilità post-vaccinazione. ( Fonte .)
Perché solo persone di età superiore ai 16 anni?
L’altro problema sollevato in queste linee guida che solleva seri interrogativi è perché consigliano il vaccino solo a persone di età superiore ai 16 anni? Affermano:
La sicurezza e l’efficacia del vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 nei bambini di età inferiore a 16 anni non sono state ancora stabilite.
Ma uno dei gruppi di prova che hanno testato il vaccino aveva bambini di età compresa tra 12 e 15 anni. Dal documento più lungo per i medici :
Lo studio BNT162-01 (Studio 1) ha arruolato 60 partecipanti, di età compresa tra 18 e 55 anni. Lo studio C4591001 (Studio 2) ha arruolato circa 44.000 partecipanti, di età pari o superiore a 12 anni .
Nello studio 2, un totale di 21.720 partecipanti di età pari o superiore a 16 anni hanno ricevuto almeno una dose di vaccino COVID-19 mRNA BNT162b e 21.728 partecipanti di età pari o superiore a 16 anni hanno ricevuto placebo.
A meno che non mi manchi qualcosa qui, o la mia matematica sia sbagliata, se c’erano 44.000 partecipanti allo Studio 2 di età pari o superiore a 12 anni e “21.720 partecipanti di età pari o superiore a 16 anni hanno ricevuto almeno una dose di COVID-19 mRNA Il vaccino BNT162b e 21.728 partecipanti di età pari o superiore a 16 anni hanno ricevuto placebo “, significa che 552 partecipanti erano bambini di età compresa tra 12 e 15 anni.
Questo è più del totale dello Studio 1, che includeva solo 60 partecipanti di età compresa tra 18 e 55 anni.
Allora cosa è successo a questi bambini di età compresa tra 12 e 15 anni? Ovviamente sono stati inclusi nello studio per un motivo. I genitori hanno effettivamente dato il loro consenso a includere questi bambini? Oppure si tratta di bambini sotto tutela dello stato come spesso accade? quindi il consenso non era necessario?
FONTE: https://www.databaseitalia.it/uk-il-governo-mette-in-guardia-i-medici-sulla-possibilita-di-infertilita-con-il-vaccino-pfizer-nessun-avviso-per-i-pazienti/
STORIA
A TRENT’ANNI DALLA FINE DELLA GUERRA FREDDA: L’EPOCA DELLE DEMOCRAZIE ILLIBERALI
DIRITTO E LIBERTÀ
Pubblicato: 20 Novembre 2020
La terza e ultima delle periodizzazioni storiche presentate nella prima parte della rapida carrellata sui trent’anni, che ci separano dalla caduta del Muro, è la fase della rivolta “anti-sistema” e del populismo come ideologia di potere. Durata circa un decennio, incontra il suo primo e fondamentale punto di rottura con la crisi del covid-19 che, a circa un anno di distanza, è diventata palesemente anche una crisi del modello di Stato liberal-democratico. La risposta della maggior parte dei paesi occidentali all’emergenza sanitaria, infatti, sembra attaccare alla base quel modello politico-istituzionale sul quale la stessa società occidentale pareva essersi fondata. Da dove nasce questa rottura? Una delle risposte possibili è individuarla nello scontro irrisolto tra élite “tradizionali” e populismo. Uno sguardo rapido ai governi dei principali paesi europei subito prima dell’arrivo del covid-19 rafforza l’idea di una profonda crisi di legittimità della politica tradizionale, giunta in quel momento a una fase critica.
In Francia Macron, europeista di ferro ed ex banchiere, alle presidenziali del 2017 giunge al ballottaggio con appena il 24% delle preferenze (staccando di pochissimo il 21% del Fronte Nazionale). Alle politiche del mese successivo, caratterizzate da un’astensione record del 56%, la coalizione di En Marche! guadagna la maggioranza schiacciante all’Assemblea, consentendo l’avvio del programma di riforme macroniano, definito dalla sinistra “un golpe sociale”. Un anno e mezzo dopo, con Macron al minimo storico della popolarità, il movimento dei gilet gialli paralizza la Francia per sei mesi.
In Germania, alle elezioni federali del 2017 il partito della Cancelliera Merkel, simbolo dell’autorità dell’Unione Europea, perde l’8% dei voti, i socialdemocratici ottengono il peggior risultato dalla fine della Seconda guerra mondiale, e i nazionalisti euroscettici di AFD entrano per la prima volta in parlamento. Il quarto governo Merkel necessita di sei mesi di trattative per formarsi. Nell’ottobre del 2018, dopo le sconfitte elettorali della CDU in Baviera e Assia, la Merkel annuncia che non si ricandiderà né alla presidenza del partito né per un quinto mandato da Cancelliere.
La Spagna è arrivata allo spartiacque del covid-19 dopo cinque anni di crisi politiche quasi ininterrotte e ben quattro legislature diverse. Dal giugno del 2018, i governi sono stati sempre di minoranza. Nel 2019 si è votato addirittura due volte, ad aprile (quando la destra populista di Vox è entrata in parlamento) e a novembre. L’attuale precaria alleanza governativa fra socialisti e Podemos si regge grazie all’astensione degli indipendentisti catalani, gli stessi che avevano avviato una crisi di governo nel febbraio del 2019: un filo estremamente sottile e delicato.
In Italia, infine, l’attuale governo Conte bis nasce dal rimpasto anti-salviniano dell’agosto 2019 che ha visto entrare nell’esecutivo un partito, il PD, che aveva ottenuto alle elezioni del 2018 (anch’esse caratterizzata dal record di astensione nell’epoca repubblicana) il peggior risultato della sua storia (19%), al posto del partito leader della coalizione di centrodestra che invece a quelle elezioni aveva primeggiato. L’Italia è un caso particolarissimo in quanto un partito populista quale il Movimento 5 stelle si è progressivamente legittimato come reazione alla svolta ultra-populista dei partiti di destra.
A emergere da questo quadro è una palese crisi di consenso dei partiti tradizionali. Anche questa, però, ha radici profonde che vanno ben oltre il decennio del populismo e risalgono alla crisi delle democrazie sociali negli anni Settanta. La spesa pubblica era stata utilizzata sistematicamente, durante i “trenta anni gloriosi” seguiti alla fine del conflitto mondiale, come strumento di costruzione del consenso tramite politiche sociali. I tagli al welfare generati dalla crisi economica dei Settanta, seguiti dall’austerity neoconservatrice del decennio successivo, crearono già allora un problema di consenso per le democrazie europee. La risposta fu l’accelerazione del processo di unificazione europea. Questo però, se fornì nel lungo termine una risposta al caos economico seguito alla fine degli accordi di Bretton Woods e alla crisi petrolifera, d’altra parte fece ben poco per risolvere il problema del consenso. Anzi, il carattere essenzialmente commerciale e finanziario dell’Unione fece sì che il consenso fosse legato indissolubilmente al benessere economico e all’idea del movimento libero di uomini, merci e capitali.
Non a caso questo modello mostra segni di cedimento sostanziali in seguito alla crisi finanziaria del 2008 e al problema dell’immigrazione, che mettono in crisi proprio i capisaldi su cui i politici europei avevano ricostruito il consenso. È a questo punto che al tema del populismo, o meglio alla reazione ad esso da parte delle élite tradizionali, si intreccia la crisi dei valori liberali. La difesa del modello d’integrazione europeo si è retta infatti sulla retorica dell’antipopulismo, fondata su multiculturalismo e tolleranza, e ha scomposto i diritti nella varietà delle loro applicazioni (religiosi, sessuali, etnici, ecc.), mettendo così da parte la centralità del soggetto-individuo. Il processo di colpevolizzazione della civiltà occidentale che ne è seguito ha portato all’accentuazione esasperata dell’identità di gruppo a discapito di quella individuale, generando una reazione opposta e contraria: l’etnonazionalismo, con la sua ossessiva difesa delle singolarità, e di cui tutti i populismi sono intrisi. È così che la civiltà occidentale ha legittimato comportamenti profondamente illiberali senza rendersi conto che così facendo avrebbe distrutto i diritti tradizionali dell’individuo, mettendo in crisi il concetto stesso di democrazia liberale.
I populismi hanno dunque intercettato il consenso che le élite tradizionali non avevano più i mezzi per creare, in particolare con l’ulteriore crisi del welfare seguita al tracollo finanziario del 2008. Nell’ultimo decennio è sembrato che la politica non fosse riuscita a individuare una reazione chiara e decisa, come testimoniavano la costante diminuzione del consenso e della partecipazione politica, e la crescita dei populismi. Il covid-19 segna però una rottura netta. Il consenso non va più cercato ma si può nuovamente creare, manipolando la crisi sanitaria. I valori liberali, la cui messa in disparte aveva aperto la strada all’etnonazionalismo, vengono identificati come il nemico da combattere, relegando i populismi a un’opposizione non più soltanto politica, ma etica e morale, e quindi facilmente sconfitta dal manicheismo vita-morte, salute-libertà. Le politiche sociali sono messe in secondo piano dalla questione sanitaria: di conseguenza si rafforza la saldatura tra la politica e la grande industria, sia quella tradizionale che la cosiddetta “industria 4.0”, che non può che beneficiare dalla digitalizzazione dei rapporti sociali.
Infine, l’Europa non è più il nemico, il tiranno distaccato che impone l’austerity, ma il salvatore che elargirà i fondi per l’assistenzialismo forzato a cui le risposte dei governi alla pandemia ci stanno costringendo.
Personalmente, credo sia possibile formulare due teorie alternative in merito a questa risposta delle élite al populismo. La prima è strutturalista, ovvero ritiene che le differenti modulazioni del fenomeno vadano ricondotte a una strategia precisa e predeterminata, sviluppata in ambito europeo al momento delle prime avvisaglie pandemiche. La seconda, che definirei aggregazionista, implica non una strategia preesistente ma una che si è sviluppata gradualmente “sul campo” durante la crisi del covid-19, e che ha visto convergere progressivamente i principali governi europei. Qualunque siano le origini della strategia, il suo risultato è chiaro: i populismi sono (al momento) disinnescati, ma il prezzo da pagare è il concetto stesso di Stato liberal-democratico, che sembra recedere ogni giorno per far spazio a esperimenti di statalismo sempre più accentuato e di accentramento del potere nelle mani dell’esecutivo, sorretti dalla sponda del sovranazionalismo europeista.
A tutto questo va accostata un’ultima considerazione. La democrazia, nell’ambito degli Stati nazionali, si è costruita con la formazione di un distacco fra la cittadinanza attiva (il consenso di cui ho parlato finora) e la sua rappresentanza, necessario in qualunque sistema elettivo. Mi chiedo dunque cosa accadrà quando questo distacco fra i cittadini e i loro rappresentanti continuerà ad aumentare, vuoi per la proroga dei vari “stati di emergenza”, vuoi come conseguenza dei fenomeni di distacco sociale e digitalizzazione della vita, che inevitabilmente tendono a rimpicciolire gli spazi pubblici per accentuare quelli privati. Cosa accadrà quando i governanti non avranno più bisogno di cercare il consenso, ma potranno limitarsi a crearlo da sé? Siamo forse entrati davvero nell’epoca delle democrazie illiberali, non nel senso “orbaniano” di regimi autocratici che consolidano il proprio consenso limitando la libertà politica delle minoranze e i contrappesi istituzionali all’azione di governo, ma nel senso “tecnocratico” di sistemi di potere formalmente diffusi e articolati, ma politicamente autoreferenziali, che rispondono a una domanda di massa (e quindi lato sensu democratica) di salvezza e di sicurezza attraverso la gestione delle emergenze e di problemi (non solo sanitari) sempre più complessi, in una perenne sospensione del normale funzionamento delle liberal-democrazie.
FONTE: https://www.stradeonline.it/diritto-e-liberta/4332-a-trent-anni-dalla-fine-della-guerra-fredda-l-epoca-delle-democrazie-illiberali
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