RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI
8 OTTOBRE 2021
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
La Tecnica è la forma più raffinata della più durevole proletarizzazione
MARTIN HEIDEGGER, Riclasseisoni XII-XV, Bompiani, 2016, pag. 163
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SOMMARIO
Il problema è sempre quello: l’Inghilterra!
L’intreccio di corruzione che lega FDA e Big Pharma
GRETA BATTE COVID
Il grande errore dell’Italia con i “no vax”
Crisi, MES e l’incredibile verità sull’entrata in scena di Draghi: spiegato facile.
Perché gli arabi non si fidano più dei Fratelli Musulmani
India vs Pakistan, sette minuti per capire il conflitto
L’ENIGMA DEL BERRETTO FRIGIO DELL’INIZIATO
Dubbi sui Pandora Papers
La CIA si lamenta dell’eliminazione delle sue spie in Russia e altrove
Cosa farà il”comunismo” ecologista
Europa e sovranità linguistica
Putin riscalda (anche) l’Ucraina
Contro il politically correct
Un epidemiologo di Harvard dimostra che la tesi per i lasciapassare vaccinali è infondata
La fiaba del contagio: dalle balle di Pasteur alla pericolosa elettrificazione del pianeta
IN EVIDENZA
Il problema è sempre quello: l’Inghilterra!
di Enrico Galoppini
Ma voi vi fate infinocchiare sempre ben bene e v’infervorate sulla Francia, la Germania… Per non parlare di quei servi ottusi che credono alle fole russofobe ed islamofobe dei media.
Il problema, a ben vedere, non è nemmeno l’America: semmai è l’american way of life, altrimenti detto “occidentalizzazione del mondo” per le plebi globalizzate. Potrà sembrare strano, ma il problema vero non sono nemmeno i famosi Innominabili, che pure di danni ne fanno.
No, il problema è l’Inghilterra, che detiene una serie di poco invidiabili record: prima rivoluzione con testa coronata mozzata (Cromwell); prima banca centrale che rende il denaro una merce; prima massoneria speculativa (Gran Loggia d’Inghilterra). Ma si potrebbe continuare con le origini del razzismo moderno (Chamberlain), del darwinismo sociale, del disumano sfruttamento dei lavoratori. Della elevazione della proprietà privata al rango di furto ed abuso (qui comincia la pratica delle enclosures, con la fine dei diritti collettivi delle comunità). Della riduzione del mondo intero a “mercato”, con la riduzione di millenarie civiltà (si pensi all’India e alla Cina) a simulacri di se stesse. È in Inghilterra che nascono (coi prodromi a Venezia) i primi servizi segreti, in odor di magia ed inganno ontologico, ed è qui che bolle in pentola la prima “riforma” (Enrico VIII). Ed è sempre in Inghilterra che dilaga il gioco d’azzardo, così come la mania degli sport (da vedere) usati come arma di distrazione di massa.
Vogliamo parlare, inoltre, della giurisprudenza inglese per la quale le sentenze, anche le più assurde, costituiscono un “precedente”? Tutto il contrario del Diritto romano!
Chi ha poi istituito una vera centrale della speculazione mondiale come la City con tutti i vari “paradisi fiscali” da essa dipendenti?
E concludo questa galleria degli orrori con il traffico di droga, vera arma escogitata da quella allegra combriccola oggetto dei pettegolezzi dei tabloid in combutta col solito Innominabile di turno, allo scopo di forzare “l’apertura” di qualche nazione “chiusa” e corromperne nel fisico e nell’animo la popolazione.
Ma all’apice della mistificazione e dell’inganno, si è di fronte a chi, dovendo stabilire un dominio sui mari, ha elevato al rango di “baronetto” veri pendagli da forca come i pirati, salvo poi nobilitarli grazie al monopolio della fabbricazione della cultura dell’intrattenimento per grandi e piccini, nella quale anche uno stupratore d’infanti diventa giustificabile.
L’Inghilterra è il Paese della doppia morale, e con questo abbiamo detto tutto!
FONTE: http://www.ildiscrimine.com/il-problema-e-sempre-quello-linghilterra/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
L’intreccio di corruzione che lega FDA e Big Pharma
lunedì 4 ottobre 2021
Il nostro sistema sanitario è a pezzi, un fatto che nessuno avrebbe contestato nei giorni pre-Covid. La deriva burocratica è una realtà e l’industria farmaceutica è piena di esempi. Eppure ci siamo fidati delle partnership pubblico-privato per trovare una soluzione ottimale ad un’epidemia globale, supponendo che una crisi avrebbe tirato fuori il meglio dalle istituzioni storicamente corrotte.
Ecco un breve elenco di comportamenti tutt’altro che virtuosi dimostrati dai nostri titani della sanità:
• Pfizer e Johnson & Johnson si dichiarano colpevoli di “marchiatura errata con l’intento di frodare o fuorviare” e di aver pagato “tangenti agli operatori sanitari per indurli a prescrivere i [loro] farmaci”, con conseguente multa di $2,3 miliardi nel 2009 e $2,2 miliardi nel 2013;
• Pfizer è stata condannata in un’altra causa per “manipolazione di studi” e “soppressione di risultati negativi” solo pochi anni dopo;
• Moderna non ha mai sviluppato un farmaco approvato, eppure uno dei membri del suo consiglio è stato incaricato dell’operazione Warp Speed. Questo certamente non è correlato al fatto che ha ricevuto la maggior parte dei finanziamenti federali per la ricerca e lo sviluppo di vaccini e ha ricevuto oltre $6 miliardi dal nostro governo dall’inizio della pandemia.
• Gilead Sciences ha pagato $97 milioni in multe, perché “ha utilizzato illegalmente una fondazione senza scopo di lucro come canale per pagare i contributi di Medicare per il proprio farmaco”.
• Nel 2005 il farmaco Crestor di AstraZeneca è stato dimostrato essere collegato ad una malattia muscolare pericolosa, mentre la società ha nascosto al pubblico prove di questo e di altri due dozzine di effetti.
• Nel 2012 GlaxoSmithKline ha pagato $3 miliardi in multe, poiché “non è riuscita ad includere alcuni dati sulla sicurezza” relativi al suo farmaco, poiché collegato ad insufficienza cardiaca e attacchi di cuore.
Per fortuna i nostri tutori della salute pubblica sono in gioco per proteggerci dall’avidità e dall’inganno del settore privato, giusto? Sbagliato. Godetevi un altro breve elenco:
• La Food and Drug Administration (FDA) ha lavorato dietro le quinte con la società Biogen per modificare le prove precedentemente condotte sui loro trattamenti per l’Alzheimer da $56.000 all’anno e “rimuovendo il sottoinsieme di persone per le quali il farmaco non aveva funzionato, è saltato fuori un leggero effetto a favore del farmaco”. Anche dopo averlo fatto, una commisione consultiva ha votato 10-0 contro l’approvazione del farmaco. La FDA ha comunque approvato il farmaco, causando le dimissioni di tre membri della commissione.
• Nel caso sopraccitato i consulenti delle terze parti hanno fatto la cosa giusta. Non sempre va così: uno studio di Science Magazine che per 4 anni ha seguito 107 consulenti della FDA ha scoperto che il 62% aveva ricevuto denaro da produttori di farmaci correlati, il 25% aveva ricevuto oltre $100.000 e il 6% aveva ricevuto oltre $1 milione. Ci vogliono solo pochi consulenti corrotti per oliare gli ingranaggi e fingere il consenso medico.
• Nel 2017 si è scoperto che il direttore ad interim dei CDC riguardo le malattie cardiache e la prevenzione dell’ictus aveva comunicato segretamente con Coca-Cola, fornendo indicazioni su come “influenzare le autorità sanitarie mondiali in materia di politica dello zucchero e delle bevande”.
Il sistema sanitario americano rimane impantanato nel buon vecchio capitalismo clientelare, corporativismo, mercantilismo, protezionismo, ecc. vecchi concetti che stanno a significare che le aziende lavorano con gli stati per sovvertire le forze della concorrenza. La soppressione della ricerca sui farmaci fuori brevetto è un brutto sintomo di questo problema.
Mentre ci sono innumerevoli farmaci che potremmo utilizzare come esempio, discuteremo dell’ivermectina. In primo luogo, la liquidazione del farmaco da parte del proprio produttore, Merck, fa sì che l’ivermectina non sia più sotto brevetto. La Merck non possiede più i diritti esclusivi sulla produzione del farmaco e le forze della concorrenza si sono riappropriate di questo farmaco, rendendolo molto più economico. Nel frattempo la Merck sta anche lanciando un trattamento orale per il Covid, a cui il governo degli Stati Uniti sta fornendo $1,2 miliardi in finanziamenti per la ricerca. Quest’ultimo sarebbe sotto brevetto e spiega l’opposizione dell’azienda all’uso dell’ivermectina.
L’utilità dell’ivermectina rimane discutibile, tuttavia è importante notare che all’inizio dell’aprile 2020 uno studio dell’Università di Monash in Australia ne ha avvalorato l’efficacia. Inoltre il farmaco è approvato dalla FDA, esiste da quarant’anni, ha fatto vincere un premio Nobel ed è estremamente sicuro se usato ai livelli raccomandati. Data la crisi e la sicurezza dell’ivermectina – sicura anche se non conferisce grandi benefici ai malati di Covid – la fretta di condannarne l’uso è decisamente sospetta. Infatti una settimana dopo la pubblicazione dello studio australiano, la FDA sconsigliava l’uso dell’ivermectina per il trattamento del COVID-19, costringendo le persone disperate al mercato nero e ad auto-prescriversi versioni del farmaco destinate agli animali.
La FDA ha successivamente osservato che “sono necessari ulteriori test”. Tuttavia, fino ad oggi, non è stato completato uno studio finanziato dal governo sull’efficacia dell’ivermectina contro il Covid-19. Nel frattempo sono stati incanalati miliardi verso la ricerca su vaccini e trattamenti brevettati. Il National Institutes of Health (NIH) ha finanziato studi per remdesivir, ancora in fase di brevetto con Gilead, nonostante sia meno efficace e abbia effetti collaterali più gravi dell’ivermectina. La FDA ha approvato il remdesivir in base all’autorizzazione all’uso di emergenza (EUA) nonostante gli studi pubblicati, affermando in seguito che il “remdesivir non è associato a benefici clinici statisticamente significativi”.
Si potrebbe pensare che se “test aggiuntivi” fossero così importanti, il governo degli Stati Uniti sarebbe interessato a finanziare la ricerca in modo da esaminare i potenziali benefici di farmaci economici, sicuri e provati che si sono dimostrati promettenti nel trattamento del Covid. Ma chiaramente non è quello che sta succedendo. Il finanziamento è orientato ad aiutare le grandi aziende farmaceutiche a sviluppare nuovi farmaci brevettati. Finché Big Pharma lo vorrà, e se c’è un profitto da realizzare, il nostro governo sarà lì per fornire finanziamenti.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
FONTE: https://www.francescosimoncelli.com/2021/10/lintreccio-di-corruzione-che-lega-fda-e.html
GRETA BATTE COVID
Covid arretra, Greta torna, come previsto. E con lei va in tripudio il pensiero rasoterra. Destra e sinistra sono ormai espressioni geografiche, come l’Italia secondo Klemens von Metternich. Ora le contrapposizioni si fanno riempiendo calderoni con roba eterogenea che non si studia né si analizza. Si sostiene e basta. In questo la sinistra, colta per autodefinizione, ora deve accettare di battersi usando argomenti banali che nulla hanno a che fare con concetti neppure vagamente ispirati ai Gramsci.
Alla storia, alla filosofia, alla stessa politica ora si sostituiscono, slogan che diventano sottintesi mai intesi, perché lo scopo è proprio quello di non fare intendere, ma creare gruppi, ammassi, intorno a parole chiave. Il “bla bla” di Greta è solo l’ultima. E ha un futuro, come tutti i tormentini. Perché siccome pacchi di voti fanno comunque governare, ecco che alla fede si sostituisce Fedez, e il Draghi salva-Italia non può evitare di ascoltare l’automa svedese, impegnata a recitare il breve karma che le hanno inserito con una chiavetta usb. Da pochissimi byte.
Che cosa pensa l’unico politico italiano stimato dal mondo mentre guarda questo esserino intercontinentale? Non pensa nulla, perché il suo incontro è una forca caudina talmente oltre da non meritare neppure una reazione mentale: il cervello di Mario non gira mai a vuoto. Sotto altra forma è tornata quella che un tempo era chiamata la maggioranza silenziosa. Un consenso automatico, al contatto con parole come “pianeta”, “sostenibile”, “energia pulita” (al consumo, non certo alla fonte).
Nulla di nuovo rispetto alle frasi fatte dei politici politicanti: per la patria, al servizio del cittadino, riforme democratiche, per il bene del Paese. Chi non ha profondità di pensiero si lamenta e chiede un cambiamento sempre e comunque. Qualcuno che lo offre è sempre pronto: tutti i manifesti elettorali contengono la parola “cambiare” così come, ad esempio, in Portogallo, “mudar”. Non importa in quale direzione, se in meglio o in peggio. E non importa nemmeno se i più grandi innovatori a parole, appena eletti, hanno imboccato strade clientelari, parentali, si sono fatti riprendere su un autobus il primo giorno e poi dal secondo cortei di auto blu. Viviamo di flash, il primo è quello che conta e regge una legislatura, finché qualcun altro propone di cambiare i cambiatori, e poi ancora.
Così gli avvenimenti trasformano le nostre facce in emoticon: torna Greta, vuol dire che il virus non c’è più. Evviva il simbolo Greta, che purifica e galvanizza il mondo rattristando solo i commercianti, i quali non vendono più mascherine-ricordo di Nizza o di Siviglia. Quelle di Stoccolma non esistono: c’è già lei ad attirare capitali, mica spiccioli.
FONTE: http://opinione.it/politica/2021/10/07/gian-stefano-spoto_greta-covid-destra-sinistra-virus/
BELPAESE DA SALVARE
Il grande errore dell’Italia con i “no vax”
L’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di vaccinazione anti Covid, e gli ultimi dati parlano chiaro. Le persone completamente vaccinate raggiungono il 68,52%, mentre quelle che devono ancora completare il ciclo vaccinale sono il 6,8%, per un totale del 75% di persone vaccinate con almeno una dose. Nel Vecchio Continente sono pochi gli Stati che hanno fatto meglio: il Portogallo, autore di un vero e proprio miracolo e nuovo esempio virtuoso (88% delle persone vaccinate con almeno una dose), la Spagna (81%), la Danimarca (77%) e l’Irlanda (76%).
Non è una gara, e non vince la nazione che per prima vaccina l’intera popolazione. I dati richiamati, semmai, sono importanti per capire quanti sono i soggetti che, per i più svariati motivi, non si sono ancora vaccinati. La platea è vasta, così come molteplici sono le ragioni che spingono le singole persone a non farsi inoculare le dosi anti Covid.
C’è chi non si fida dei “vaccini sperimentali” lanciati sul mercato a tempo record, chi è diffidente di ogni vaccino, chi è complottista, chi crede di potersi curare con altri rimedi, chi ne fa una questione di etica e libertà e via dicendo. Nonostante l’Italia si stia avvicinando al 70% dei vaccinati, è fondamentale che tutti giochino la loro parte per vincere la battaglia collettiva contro il virus. Convinti i giovani, gli adulti di mezza età e gli anziani, adesso il governo dovrà “trattare” con gli ultimi rimasti, i più scettici, i più diffidenti nei confronti del vaccino.
Una nuova narrazione
Convincere chi non vuol sentire ragioni è sempre un’impresa ardua, tanto più se stiamo parlando di un tema delicato come quello delle vaccinazioni. In Italia, l’opinione pubblica ha subito diviso la società in due schieramenti: vaccinati e “no vax”. I primi sono stati riempiti di elogi per la loro scelta responsabile e utile ai fini della comunità; i secondi sono invece stati demonizzati senza appello.
La maggior parte del mondo della politica si è uniformato a una simile visione manichea, a un’eccessiva semplificazione del “bene contro il male”. Zero narrazioni istituzionali, zero contenuti emotivi, pochissime spiegazioni serie e rigorose per sottolineare i benefici della vaccinazione: è logico che in un clima del genere, due posizioni contrapposte finiranno per rafforzarsi a vicenda, creando tra loro un solco ancora più profondo.
Detto in altre parole, per convincere i no vax, o semplicemente chi è ancora indeciso, la politica dovrebbe scendere in campo proponendo una nuova narrazione. Anziché esacerbare gli animi, le autorità potrebbero, ad esempio, lanciare messaggi unificanti, di collaborazione in nome di una causa maggiore. Basta dare un’occhiata a cosa accade oltre confine per rendersi conto di che cosa stiamo parlando.
L’importanza di una corretta comunicazione
Per raggiungere quanto prima l’immunità di gregge, è quanto mai fondamentale convincere chi non ha alcuna intenzione di farsi vaccinare. Anche perché tra le fila dei non (ancora) vaccinati ci sono molte persone che possono essere convinte toccando i giusti tasti. Emerge qui la grande differenza tra l’adottare una strategia basata sull’obbligo senza sconti e una, al contrario, calibrata su una persuasione mirata.
Nel primo caso difficilmente le persone decideranno di vaccinarsi. Anzi: si sentiranno sfidate, molto probabilmente prese in giro, e faranno di tutto per “resistere”. Il punto è che questo braccio di ferro non fa altro che favorire la diffusione del virus. Mentre lo Stato impone obblighi ai cittadini, e questi ultimi rispondono colpo su colpo difendendo le loro idee, il Sars-CoV-2 è libero di circolare. Diverso è il caso della persuasione mirata. Cambiando stile comunicativo, e sostituendo i messaggi coercitivi ad altri carichi di emotività, è lecito aspettarsi una risposta migliore.
Il Portogallo, giusto per citare uno degli esempi virtuosi a cui fare riferimento, ha spinto moltissimo su messaggi capaci di risvegliare la responsabilità collettiva, del “noi” (inteso come tutti i cittadini portoghesi) contro il virus. Per dire, il capo della task force anti-Covid portoghese, il vice ammiraglio Henrique Gouveia e Melo ha più volte dichiarato che “l’obiettivo è raggiungere la quota che ci permette di essere al sicuro” e che “il vero killer è il virus”. I no vax esistono ovviamente anche in Protogallo, ed esistono ed esisteranno sempre in ogni Paese. Il trucco, se così vogliamo chiamarlo, consiste nel silenziarli senza demonizzarli. A quel punto, attraverso una corretta informazione e veicolando messaggi emotivi, un discreto numero di indecisi potrebbe davvero cambiare idea.
FONTE: https://it.insideover.com/scienza/il-grande-errore-dellitalia-con-i-no-vax.html
Crisi, MES e l’incredibile verità sull’entrata in scena di Draghi: spiegato facile.
Il MES è morto, e l’assassino è Mario Draghi.
Quando ho iniziato nel 2012 la battaglia contro il MES, ho sin da subito creduto che il nemico numero uno fosse l’allora presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi.
Dopo tanti anni e con un po’ di studi alle spalle, devo dirvi che probabilmente non solo non è così, ma che Draghi è stato il principale oppositore del MES, e a quanto pare la sua strategia – che adesso vi spiego qual è – è andata a buon fine.
Tutto è iniziato nel 2012, quando l’ex presidente della BCE pronunciò la celebre frase «whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough» (farò di tutto per salvare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza). Tale frase ha avuto un ruolo cruciale nel rientro della crisi dello spread, e quindi nel salvataggio dell’Eurozona dal tracollo dei mercati.
Questa storia la conosciamo tutti. Ma queste parole rivelano molto altro.
Il 2012 va infatti ricordato anche per un altro importante evento: la comparsa del MES nello scenario europeo. Il MES (prima definito Troika) è stato sin da subito chiamato «fondo salva stati», nel tentativo di invocare qualcosa di positivo per i cittadini. In verità si è trattato di tutt’altro, perché il MES è un’organizzazione intergovernativa finanziaria che prevede che gli stati in difficoltà che richiedono un prestito debbano sottostare ad una serie di condizioni che altro non sono che stringenti politiche di austerità, tra cui principalmente tagli al settore pubblico come sanità, scuola, assistenza ai più deboli, ecc. Non solo, il MES si spinge sino al punto da pretendere riforme del lavoro in senso peggiorativo e contratta con lo stato in difficoltà finanche il cosiddetto prelievo forzoso sui conti correnti, come accaduto a Cipro.
Nel mio sito trovate tanti approfondimenti sull’argomento.
Il governo Conte ha più volte tentato di chiedere a nome dell’Italia un prestito a MES, cosa che avrebbe sottoposto il paese al commissariamento. Travolto da una valanga di polemiche, ha lanciato l’ipotesi di un ricorso al MES senza condizionalità (tecnicamente le riforme imposte prendono questo nome). Come ho già detto in un’intervista, e come poi confermato dalla stessa Germania, il MES senza condizionalità è impossibile.
Nel frattempo l’emergenza coronavirus spinge il paese verso una prospettiva di crisi economica devastante. Anche volendo far finta che il MES sia una cosa buona, le risorse non sarebbero comunque sufficienti per l’Eurozona.
Subentra un’altra crisi dello spread, e la nuova presidente della BCE Lagarde fa dichiarazioni clamorose (poi vi spiego bene perché clamorose): «Non siamo qui per chiudere gli spread. Questa non è la funzione o la missione della BCE. Ci sono altri strumenti e altri attori per gestire queste questioni». In pratica, fa esattamente l’opposto di Draghi, che aveva invece appunto sostenuto che non solo la BCE poteva e doveva intervenire, ma che ciò sarebbe stato sufficiente. Lagarde invoca altri soggetti, ed il riferimento è ovviamente anche al MES.
Travolta anch’essa da una valanga di critiche, Lagarde fa un passo indietro, e la BCE interviene con il Quantitative Easing.
L’emergenza intanto si aggrava, e nell’incertezza generale appare chiaro che le risorse messe in campo dal governo italiano non sono sufficienti.
Ad un certo, irrompe nella scena nuovamente Mario Draghi, che con una lettera pubblicata sul Financial Times dice cose dirompenti rispetto alla linea prevalente in Europa e tra i liberisti e i fan del rigore. Draghi sostiene che in una situazione di emergenza come quella attuale non bisogna avere esitazioni nel mettere da parte i vincoli di bilancio, lo stato deve intervenire per sostenere famiglie, imprese e lavoratori con strumenti forti e incisivi, liquidità, sussidi e taglio delle tasse (quindi non solo un rinvio).
A questo punto – anche perché in Parlamento ha trovato una certa ostilità da parte del M5S, della LEGA e di LeU – Conte capisce che se continua a far da solo nel proporre il MESrischia non solo una crisi istituzionale, ma anche un crollo di popolarità in favore di Draghi, per cui oggi si discute di una sua possibile candidatura a premier.
La questione MES però è solo rimandata, tra quindici giorni l’Eurogruppo di riunirà per tentare di trovare una posizione condivisa, ma vi sono forti dubbi perché la Germania e l’Olanda non sembrano avere alcuna intenzione di ricorrere ai coronabond o al MES senza condizionalità in favore di Italia, Francia e Spagna.
Questo è il punto della situazione.
In verità, queste notizie nascondo fatti ben più dirompenti, celano una guerra sotterranea iniziata nel 2012 tra Mario Draghi e la Germania, che spiega il motivo per cui Draghi è intervento in un momento specifico: il rischio che la BCE non facesse il suo mestiere e che questo avrebbe lasciato campo libero all’attivazione del MES con condizionalità.
I più attenti avranno di certo notato che in questo racconto manca un fatto importante che lo rende incoerente: quando Mario Draghi lanciò nel 2012 il programma OMT per salvare l’Eurozona disse che i paesi ne avrebbero beneficiato soltanto in cambio della richiesta di attivazione di un prestito al MES.
Vista in questo modo, non si può far altro che dire che Draghi era favorevole al MES.
Ma andiamo più in fondo.
Nello stesso anno, accade un fatto incredibile che è stato sottovalutato dall’opinione pubblica: un gruppo di tedeschi accusa la BCE di Mario Draghi di violare i trattati fondamentali con il lancio dell’OMT, sostanzialmente perché viola il divieto di finanziamento dei bilanci degli stati (artt. 123 e 125 TFUE) e perché viola i limiti del proprio mandato (artt. 119 e 127 TFUE).
L’accusa finisce dinanzi alla Corte Costituzionale tedesca che rinvia, con un atteggiamento non certo euro amichevole, alla Corte di Giustizia Europea (CGE).
Qui occorre una parentesi.
Il timore dei tedeschi è quello che con il sostegno della BCE, gli stati in difficoltà non mantengano il rigore di bilancio e non attuino le riforme di austerità necessarie a tal fine, cosicché la Germania si ritrovi a correre il rischio di doversi accollare il debito degli altri (questo ovviamente è tutto da dimostrare).
Dobbiamo però chiederci a questo punto: perché la Germania teme una tale situazione dato che l’OMT della BCE era subordinato all’adesione al MES, che vincola gli stati proprio al rispetto di quei presupposti?
Semplice: è stato sufficiente l’annuncio del programma OMT (mai attuato!), ossia la garanzia dell’impegno della BCE, a tranquillizzare i mercati. Tenuto conto che poi la BCE è successivamente intervenuta con altri strumenti a sua disposizione. Draghi ovviamente sapeva quello che faceva.
L’Italia, il paese forte per eccellenza colpito nel 2012 dalla crisi dello spread ha beneficiato della sua dichiarazione e non ha fatto ricorso al MES, sebbene abbia con il governo Monti attuato politiche di austerità. Ma una cosa è avere un governo che per un periodo di tempo limitato, in modo più o meno autonomo, ricorre all’austerità. Altra cosa è sottoporsi formalmente al MES per un tempo indefinito: i protocolli d’intesa possono durare anche decenni.
Il timore dei tedeschi è dunque fondato: se interviene la BCE, i governi potrebbero anche fare a meno del MES.
Chiusa la parentesi, ritorniamo alla disputa giurisprudenziale, perché è ovvio che non possiamo trarre la conclusione che Draghi sia contro il MES per la sola circostanza che ha abilmente composto una frase che ha neutralizzato il MES, quanto meno in Italia (altri paesi hanno dovuto farvi ricorso, ne parliamo in un altro momento).
La Corte di Giustizia Europea emette la sentenza Gauweiler in cui sostiene che non è vero che la BCE ha violato il suo mandato, e nel farlo fornisce una serie di interessanti paletti (molti già fissati nella sentenza precedente sul MES, nota come caso Pringle) basati sulla difesa di Draghi, e che avranno un preciso risvolto politico: rafforzare la capacità di intervento della BCE con il ridimensionamento del MES.
Attenzione, la Corte non dice mica esplicitamente questo, ma lo lascia intendere, principalmente quando afferma che anzitutto la politica monetaria è di esclusiva competenza della BCE, e che la crisi dello spread rientra tra le sue cause di intervento. Mentre ribadisce che il MES svolge funzioni di politica economica, quindi il concetto di stabilità finanziaria del MES attiene a delle ipotesi di non meglio precisate crisi finanziarie possibilmente identificabili nell’incapacità degli stati di reperire risorse finanziarie nel mercato.
Ma il passaggio cruciale è il seguente: vero è che la CGE ricorda che l’OMT prevedeva il ricorso al MES e alle condizionalità, ma è anche vero che ribadisce più volte il principio di indipendenza della BCE, tale per cui il richiamo al MES è per la BCE una facoltà e non un obbligo, considerato anche che l’OMT è uno dei tanti strumenti attivabili dalla BCE. Altrimenti, significherebbe ammettere che la politica monetaria della BCE è sottomessa alla politica economica, tra l’altro non di una istituzione europea ma di una organizzazione intergovernativa come il MES. Impensabile.
La partita poteva sembrare essere stata chiusa con un giudizio finale di compromesso da parte della Corte Costituzionale tedesca, che ha ridato il suo parere dopo la sentenza della CGE.
Francamente non ci voleva molto a dubitare di questa pace, perché anche in ragione di vuoti normativi importanti nell’ordinamento europeo, difficilmente i tedeschi erano disposti ad ingoiare il rospo.
La BCE finirà non a caso nuovamente sotto accusa appena qualche anno dopo. Sul mirino finiscono le attività di acquisto del settore pubblico sui mercati secondari (PSPP, meglio note come QE) realizzare tra il 2014 e il 2016, nonché la decisione della BCE sull’ammissibilità degli strumenti di debito negoziabili emessi o pienamente garantiti dalla Repubblica ellenica.
Ancora una volta, la CGE emette una sentenza (caso Weiss) in cui non soltanto ribadisce la legittimità delle manovre poste in essere dalla BCE, ma ne rafforza il potere, nel momento in cui specifica ancor meglio che l’accusa che la BCE possa interferire sulla politica economica degli stati membri è infondata, poiché è inevitabile che ciò accada, e che ad ogni modo i trattati non hanno inteso fissare una distinzione netta tra politica monetaria e politica economica, e che inoltre sia inevitabile che ciò abbia effetti sulla crescita economica. La cosa importante è che gli interventi della BCE abbiano come fine un obiettivo di politica monetaria, ossia la stabilità dei prezzi.
Anche questa volta i toni del rinvio della Corte Costituzionale tedesca non sono stati euro amichevoli, e la stessa si è riservata di decidere definitivamente il 5 maggio 2020, cosa che potrebbe effettivamente avere pesanti ripercussioni sul futuro dell’Europa.
Sin qui, il quadro delineato è abbastanza chiaro: la BCE può intervenire eccome in caso di crisi, e non è vincolata a nessun altra decisione di organismi esterni, a meno che non decida di farvi essa stessa riferimento.
In pratica, mediante una raffinata strategia difensiva, la BCE di Mario Draghi ha lasciato ai posteri una Banca Centrale assolutamente legittimata ad intervenire senza MES, anche con strumenti non convenzionali.
Non a caso, dopo la sbandata iniziale, Lagarde ha rilanciato il Quantitative Easing senza alcun riferimento al MES.
A questo punto, è il caso di rileggere con attenzione e per intero la famosa frase pronunciata da Draghi nel 2012: farò di tutto per salvare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza.
Effettivamente è così, l’intervento della sola BCE è sufficiente per garantire gli stati e la sopravvivenza dell’Eurozona. Argomento, questo, che oggi si afferma sempre di più.
Alla luce di ciò, c’era da aspettarselo che proprio quando si stava decidendo l’intervento del MES su larga scala, Draghi abbia deciso di dire nuovamente la propria, e che abbia esplicitamente voluto (e anche potuto in ragione dell’evolversi degli eventi) dichiarare la necessità di non porre attenzione ai vincoli di bilancio e di attuare immediatamente politiche espansive, i presupposti esattamente opposti al ricorso al MES, che in tal caso verrebbe sostanzialmente nuovamente neutralizzato.
Questo è quello che emerge da una valutazione complessiva dei fatti, in cui non mi avventuro di certo a dire che Draghi era assolutamente un buono, ma di certo è stato l’unico che ha posto un argine concreto al MES in favore degli interventi della BCE, e dunque in favore degli stati in difficoltà. Il resto lo vedremo con l’evolversi degli eventi.
Nel 2012 il clima non era evidentemente così favorevole, il diniego dei tedeschi avrebbe potuto far crollare l’Eurozona già allora, e forse per tale motivo in circostanze di crisi come quella cipriota la BCE ha effettivamente spinto per il ricorso al MES.
Infine, è importante sottolineare, come probabilmente la riforma del MES sia stata dettata dalla necessità di conferire a tale organizzazione quella legittimazione politica persa con le sentenze della CGE.
FONTE: http://www.lidiaundiemi.it/2020/03/29/crisi-mes-e-lincredibile-verita-dellentrata-in-scena-di-draghi-spiegato-facile
CONFLITTI GEOPOLITICI
Perché gli arabi non si fidano più dei Fratelli Musulmani
India vs Pakistan, sette minuti per capire il conflitto
Un cortometraggio animato con testi di Emanuele Giordana, voce e disegni di Leo Binelli ideato e prodotto da Lech Lechà in collaborazione con Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo per comprendere il rapporto difficile tra Delhi e Islamabad
27 set , 2021
Il 17 agosto del 1947, mentre arrivava al capolinea il dominio britannico sul subcontinente indiano, vennero resi pubblici i confini di due nuoviSstati partoriti dalle ceneri del Raj britannico. Le frontiere disegnate controvoglia da sir Cyril Radcliffe tratteggiavano due nuove entità statuali molto particolari e figlie di una logica cui il Mahatma Gandhi, il teorico della non violenza e la grande anima della liberazione dell’India, aveva a lungo combattuto: una spartizione dell’India su basi religiose. L’India propriamente detta agli Indù. Il Pakistan più a Est e parte del Bengala a Ovest, ai musulmani.
L’idea del Pakistan, la Terra dei puri, era nata all’inizio degli anni 40 all’interno della Lega musulmana di Ali Jinnah che temeva un’India libera dagli inglesi ma dominata dagli indù. Il suo rivale, Jawaharlal Nehru, a capo del partito del Congresso, non fece molto per togliere a Jinnah questi timori e così l’ultimo Vicerè dell’India britannica, Lord Mountbatten, chiamò Radcliffe a disegnare i nuovi confini tenuti rigorosamente segreti sino all’agosto del 1947….
Vedi tutto nel video di 7 minuti con testi di Emanuele Giordana, voce e disegni animati di Leo Binelli ideato e prodotto da Lech Lechà per comprendere il rapporto difficile tra Delhi e Islamabad che si può vedere cliccando sull’icona del video sotto (tasto destro apri il link in un’altra scheda) oppure direttamente qui
VIDEO: https://vimeo.com/613071535
FONTE: https://www.lettera22.it/india-vs-pakistan-sette-minuti-per-capire-il-conflitto/
CULTURA
L’ENIGMA DEL BERRETTO FRIGIO DELL’INIZIATO
Di Michael Hoffman, 10 marzo 2011[1]
Non capita spesso di questi tempi di vedere il berretto frigio rosso dell’iniziato indossato da una persona importante, in questo caso da un eroe della Resistenza Francese: Stéphane Hessel.
Il berretto frigio era indossato dagli insorti della massonica Rivoluzione Francese, nel diciottesimo secolo. Le sue antiche radici nel costume rituale occulto vengono raramente menzionate.
Quelli che hanno letto il mio libro Secret Societies and Psychological Warfare [Società segrete e guerra psicologica] conoscono il mio interesse a individuare la “magia” rituale pubblica e civile, che, insieme al Linguaggio Oscuro, costituisce uno strumento principe della Criptocrazia per la manipolazione recondita dell’umanità.
Il berretto frigio è alla radice di alcuni dei più singolari e sacri copricapi cerimoniali dell’occidente.
Il dio Mitra indossava un berretto frigio rosso. Nel secondo volume della sua fondamentale opera The Rosicrucians: Their Rites and Mysteries [I Rosacroce: i loro riti e i loro misteri] (1870), Hargrave Jennings optava, in quanto classico berretto del dio Mitra, per l’origine comune del Berretto Frigio; per essere, tale Berretto Frigio o Mitraico, l’origine della mitra sacerdotale di tutte le fedi. Il berretto frigio veniva indossato dal sacerdote durante il sacrificio. Se era indossato da un maschio, aveva la sua cresta, o punta, sporgente in avanti.
Jennings ci informa che il Berretto Frigio è una foggia antiquaria estremamente occulta; viene dalla più remota antichità. Viene mostrato sul capo della figura sacrificante nella famosa scultura chiamata il “Sacrificio Mitraico” del British Museum a Londra.
Quando un Berretto Frigio, o Berretto Simboleggiante, è di colore rosso sangue, simboleggia la cappella o punta del fallo, sia del fallo umano che di quello simbolico. Ha le sue origini nel rito della circoncisione; è un emblema del rito della circoncisione, e rappresenta il lembo [prepuzio] asportato del fallo come un trofeo o berretto della “libertà” sul capo del membro della società segreta, o babbeo.
Il Berretto Frigio sta come segno del sacrificio. Il sacrificatore, nel gruppo scultoreo del “Sacrificio mitraico”, tra i marmi del British Museum, ha un Berretto Frigio sul capo. Egli esegue l’atto di colpire il toro con un pugnale, che è l’ufficio del sacerdote immolante.
Il doge Leonardo Loredan
Il bonnet conique [berretto conico] è la mitra del Doge di Venezia. Cinteotl, un dio messicano del sacrificio, indossa un tale berretto ricavato dalla pelle della coscia di una vergine sacrificata. Quest’acconciatura è modellata come la cresta di un gallo. Anche il berretto Scotch Glengarry, quando si osserva con attenzione, sembra essere “incazzato”.
Oltre al “bonnet rouge”, la mitra papale e altre mitre e copricapi conici derivano il loro nome dai termini “Mitradico”, o “Mitraico”, e l’origine dell’intera classe di nomi è Mitra, o Mithra.
Qual è la soluzione del moderno enigma del Berretto Frigio?È questa: quando il “berretto della libertà”, il berretto frigio dell’iniziato, sollevava il suo prepuzio reciso nella Francia rivoluzionaria, quando coloro che lo portavano si scappellavano simultaneamente, verso gli sguaiati urrà della folla parigina, le teste umane venivano tagliate dalla ghigliottina.
Forse, non è un gran che come enigma: è piuttosto una beffa confidenziale.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://revisionistreview.blogspot.com/2011/03/riddle-of-phrygian-cap-of-initiate.
FONTE: https://www.andreacarancini.it/2011/04/lenigma-del-berretto-frigio/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Dubbi sui Pandora Papers
Mision Verdad, 5 ottobre 2021
L’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), gli stessi che pubblicarono i cosiddetti Panama Papers nel 2016, rivelavano una nuova serie di “fughe di notizie” sulle informazioni finanziarie che chiamano Pandora Papers. Tale fuga di documenti è definita la più grande sui segreti finanziari finora. Nei Pandora Papers, l’ICIJ lavorò con 11,9 milioni di documenti (2,94 terabyte), il che rende questa la più grande fuga di dati di società offshore, superando i Panama Papers, una fuga di 11, 5 milioni di documenti riservati. La pubblicazione dei primi risultati mise in luce i nomi di più di 300 politici, tra cui 14 leader mondiali e altri 21 leader che hanno lasciato il potere e nascosto miliardi di dollari di proprietà e reddito nei paradisi fiscali per non pagare le tasse. Ci sono anche uomini d’affari e personaggi dello sport e dello spettacolo tra chi partecipa a tali operazioni opache. Tuttavia, come nei Panama Papers, la nuova “fuga”, sospettosamente, riportava poche o addirittura alcuna informazione sui politici statunitensi e dell’Unione Europea coinvolti in tali pratiche.
La struttura finanziaria offshore
Il sito Actualidad RT riferiva che una delle principali conclusioni del lavoro dell’ICIJ è che “la macchina da soldi offshore opera in ogni angolo del pianeta, comprese le prima democrazie del mondo”. “Tra i principali attori del sistema ci sono istituzioni d’élite, banche multinazionali, studi legali e studi contabili di Stati Uniti ed Europa”, ma operanti con tali modalità nei Paesi periferici, indica l’ICIJ. Secondo uno dei documenti di Pandora Papers, le banche nel mondo hanno aiutato i clienti a creare almeno 3926 società in paradisi fiscali con l’aiuto di uno studio legale panamense chiamato Alemán, Cordero, Galindo & Lee, guidato da un ex-ambasciatore negli Stati Uniti . “L’azienda, nota anche come Alcogal, creò almeno 312 società nelle Isole Vergini britanniche per i clienti del gigante dei servizi finanziari statunitensi Morgan Stanley”, osservavano i giornalisti. I file trapelati espongono i segreti finanziari e le procedure offshore di 35 attuali ed ex-presidenti, più di 100 miliardari e più di 300 funzionari pubblici di alto rango, come ministri, giudici, sindaci e capi militari di oltre 90 Paesi. Le sofisticate modalità dei conti offshore facilitavano occultamento di denaro ed evasione fiscale su base globale. In passato, tali metodi prevedevano il prelievo di denaro fisico, di solito in Svizzera o in un Paese dei Caraibi, per depositarlo in conti in cui era tenuto sotto segreto bancario. Tuttavia, ora molte banche nel mondo offrono il servizio di conti offshore fungendoli da filiali registrate al di fuori dei Paesi. Attraverso un bonifico bancario, molti ricchi riescono semplicemente a far “scomparire” i loro soldi dai registri, capendo che devono solo avere registri cartacei di società create artificialmente al di fuori del Paese in cui si trovano per godere dei vantaggi della riservatezza per nascondere i soldi.
Alcuni interessati
Tra le figure politiche a cui si fa riferimento nei documenti ci sono:
Re Abdullah II di Giordania
Il presidente del Kenya Uhuru Kenyatta
Il primo ministro della Repubblica Ceca Andrej Babis
Il presidente dell’Ecuador, Guillermo Lasso
Il presidente dell’Ucraina Vladimir Zelenskij
Il presidente della Repubblica Dominicana, Luis Abinader
Il presidente del Cile, Sebastián Piñera
Il ministro dell’Economia del Brasile, Paulo Guedes
Il presidente del Montenegro, Milo Djukanovic
La vicepresidentessa colombiana, Marta Lucía Ramírez
Il vicepresidente dell’Honduras, Ricardo Álvarez
Il sindaco di Tegucigalpa e candidato della destra in Honduras, Tito Asfura
Ex-presidenti della Colombia, César Gaviria e Andrés Pastrana
L’ex-presidente dell’Honduras, Porfirio Lobo
L’ex-primo ministro britannico Tony Blair
Gli ex-presidenti di El Salvador, Alfredo Cristiani e Francisco Flores
L’ex-presidente del Paraguay, Horacio Cartes
L’ex-presidente del Perù, Pedro Pablo Kuczynski
Gli ex-presidenti di Panama, Juan Carlos Varela, Ricardo Martinelli ed Ernesto Pérez Balladares
L’ex-primo ministro di Haiti, Laurent Lamothe
Nei documenti sono comparsi anche i calciatori argentini Ángel Di María e Javier Mascherano, la cantante colombiana Shakira, il musicista britannico Elton John e l’ex-capo del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn. Molti dei più ricchi della lista di Forbes, curiosamente, non compaiono.
E gli USA?
Come accaduto nel 2016 coi Panama Papers, negli elenchi pubblicati non sono comparsi nomi rilevanti di cittadini statunitensi. Va sottolineato che le informazioni divulgate dall’ICIJ a vari media fanno parte di “fughe di notizie” arrivate nelle loro mani. O almeno così si riferiscono per tutelare le fonti e le eventuali discrezioni e scelte per la pubblicazione dei dati. Tuttavia, gli Stati Uniti come Paese sono un luogo in cui il problema dei conti offshore prude e si diffonde. Secondo The Independent, “mentre i nordamericani di spicco sono in gran parte sfuggiti all’inchiesta (dei Pandora Papers), gli Stati Uniti no, poiché gli investigatori scoprivano che tale Paese funge da paradiso fiscale per molti”. Nel 2016, dopo lo shock generato dai Panama Papers, una pubblicazione di Bloomberg avvertiva che si aveva un gran movimento di capitali dai soliti paradisi fiscali verso gli Stati Uniti. “Dopo anni in cui ci siamo scagliati contro altri Paesi che aiutavano i nordamericani più ricchi a nascondere i soldi, gli Stati Uniti compaiono come paradiso fiscale di prim’ordine per i ricchi stranieri. Grazie alla loro opposizione alle nuove normative internazionali sulla divulgazione delle informazioni, gli Stati Uniti sono al centro di grandi fortune da depositare. Tutti, dagli avvocati londinesi ai trust svizzeri, videro l’opportunità e si sono offerti di aiutare i più ricchi a trasferire i loro conti correnti dalle Bahamas o Isole Vergini britanniche a Stati come Nevada, Wyoming o South Dakota”, riporta El País a proposito di Bloomberg. La centenaria istituzione finanziaria europea Rothschild, nel 2016, aprì una sede a Reno (Nevada), a pochi isolati dai mitici casinò Harrah ed Eldorado. Secondo Bloomberg, era dedito a prendere le fortune dei clienti stranieri da Paesi come le Isole Bermuda, dove sono soggetti alle nuove normative sulla divulgazione delle informazioni, e a introdurli nei loro trust del Nevada dove sono esenti, riferiva la pubblicazione.
La ditta dei banchieri ebrei più ricchi del mondo indicò all’epoca che il loro sbarco a Reno rispondeva all’interesse delle famiglie di tutto il mondo per la stabilità degli Stati Uniti, poiché i loro clienti devono dimostrare di rispettare le normative fiscali dei Paesi di origine. La sua fiducia, aggiungeva una portavoce dei Rothschild, “non fu lanciata con l’intenzione di sfruttare il fatto che gli Stati Uniti non aderivano ai nuovi standard internazionali” sul controllo dell’evasione fiscale, aveva detto il portavoce. Ora, secondo la pubblicazione ICIJ, i governi statali negli Stati Uniti, in particolare di Nevada e Sud Dakota, furono criticati per aver permesso di diventare paradisi fiscali in cui i cittadini stranieri utilizzavano società negli Stati Uniti. South Dakota e Nevada “adottavano leggi sul segreto finanziario che rivaleggiano con quelle delle giurisdizioni offshore”, scrivevano i ricercatori, notando la crescita “esplosiva” di tali schemi negli Stati Uniti.
L’apparente “fuga” dei Pandora Papers, mette ancora una volta Panama nell’occhio del ciclone in quanto tradizionale paradiso fiscale. Ma l’assenza nelle classifiche dei grandi ricchi e dei politici mondiali, in particolare di Stati Uniti ed Europa occidentale, implica l’esposizione di fattori intermedi del capitalismo mondiale e non delle sue vacche sacre. Ciò genera sospetti su origine e scopi delle informazioni diffuse dall’ICIJ, vale a dire che ha il principale epicentro di trasmissione dalle grandi società dei media mondiali. Di fronte all’innegabile realtà del riassetto della struttura offshore che pone gli Stati Uniti a nuovo epicentro, va chisto se si tratti effettivamente di una grande operazione di propaganda per favorire la massiccia migrazione di capitali da nascondere nel nuovo centro di gravità nordamericana, a scapito della Svizzera come centro tradizionale e di altri fattori del capitalismo periferico, come Panama, Bermuda, Bahamas o Isole Cayman, tra gli altri.
I dati precedenti, e vista la composizione organica del Paese-continente, che sempre più punta al neoliberismo finanziario speculativo, sembrano chiarirlo.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
FONTE: http://aurorasito.altervista.org/?p=20218
La CIA si lamenta dell’eliminazione delle sue spie in Russia e altrove
Moon of Alabama, 05 ottobre 2021
L’unità di controspionaggio della CIA è stata abbastanza scioccata da inviare una lettera “di orrore” ai suoi agenti nel mondo. Il New York Times riporta oggi: “Catturati, uccisi o compromessi: la CIA ammette di aver perso decine di informatori. La scorsa settimana i capi del controspionaggio nordamericano avvertivano ogni stazione e base della CIA nel mondo del preoccupante numero di informatori reclutati da altri Paesi per spiare per conto degli Stati Uniti catturati o uccisi, secondo persone vicine alla questione. Il messaggio, in un insolito cablogramma top secret, diceva che il centro di missione di controspionaggio della CIA aveva esaminato decine di casi negli ultimi anni che coinvolgevano informatori stranieri uccisi, arrestati o molto probabilmente compromessi. Sebbene breve, il cablo illustra il numero specifico di agenti giustiziati dalle agenzie di intelligence rivali, un dettaglio strettamente occultato che i funzionari del controspionaggio in genere non condividono in tali cablogrammi. Il cablo evidenziava la lotta che l’agenzia di spionaggio ha mentre lavora per reclutare spie nel mondo in ambienti operativi difficili. Negli ultimi anni, servizi di intelligence contrapposti in Paesi come Russia, Cina, Iran e Pakistan hanno dato la caccia alle fonti della CIA e in alcuni casi le hanno trasformate in agenti doppi”. Non conosco alcuna organizzazione che manderebbe tale lettera di punto in bianco e senza causa immediata. Le lettere “dell’orrore” vengono solitamente inviate dopo che è accaduto un incidente dalle conseguenze gravi. Allora cosa era successo immediatamente prima che tale lettera uscisse? Mi viene in mente solo un caso recente.
Una settimana fa, il 29 settembre, fece il giro questa notizia: “La Russia arresta il fondatore della società di sicurezza informatica Group-IB per alto tradimento. Le autorità russe hanno arrestato il fondatore e amministratore delegato della nota società di sicurezza informatica Group-IB Global Private Ltd. coll’accusa di alto tradimento. Ilija Sachkov, che fondò l’azienda nel 2003, fu arrestato oggi su mandato emesso dal tribunale distrettuale Lefortovo di Mosca. Gli arrestati fecero seguito a un raid nell’ufficio del Group-IB… Bleeping Computer osserva che l’azienda assisteva le forze dell’ordine, tra cui l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione tra le forze dell’ordine e l’Organizzazione internazionale della polizia criminale, con informazioni, competenze e dati statistici per combattere i criminali informatici. Tuttavia, alcuni sostengono che la società abbia rifiutato di collaborare col Servizio di sicurezza federale russo al di fuori di contratti ufficiali o questioni politiche”.
Secondo TASS l’arresto di Sachkov è avvenuto il 28 settembre: “Il tribunale distrettuale di Lefortovo di Mosca decise il 28 settembre di scegliere la custodia fino al 27 novembre come misura restrittiva per Ilija K. Sachkov sospettato di aver commesso un crimine ai sensi dell’articolo 275 del codice penale russo (“Alto tradimento”)”, secondo la fonte. In precedenza, i media riferirono che le forze dell’ordine fecero irruzione nell’ufficio di Mosca del Gruppo-IB. Il servizio stampa della società notò che le forze dell’ordine lasciarono l’ufficio la sera dello stesso giorno. La società aggiunse di non avere informazioni sul motivo dell’inchiesta”.
Un altro rapporto TASS cita un funzionario sul presunto crimine: “Il fondatore di Group-IB Ilija Sachkov, arrestato per tradimento, lavorava per l’intelligence straniera consegnando informazioni classificate sulla sicurezza informatica, secondo le indagini, aveva detto una fonte delle forze dell’ordine alla TASS. “L’indagine sospetta che Sachkov abbia consegnato informazioni classificate sulla sicurezza informatica ad agenzie di intelligence straniere”, secondo la fonte. Sachkov sarebbe stato “impiegato” da agenzie di intelligence di diversi Paesi, ma non saranno nominati nell’interesse delle indagini. “Il controspionaggio militare del Federal Security Service (FSB) aderiva alle indagini”, aveva detto la fonte… Nel 2016, Sachkov fu incluso nell’elenco Forbes 30 Under 30. È professore associato del Dipartimento di sicurezza informatica dell’Università tecnica statale di Mosca Bauman e membro del comitato di esperti della Duma di Stato russa e del Ministero degli Esteri”.
Un esperto di sicurezza informatica russo con contatti internazionali e conoscenza profonda di questioni sulla sicurezza informatica russa sarebbe sicuramente un obiettivo del reclutamento della CIA. Non è il primo: “Nel 2019, un tribunale condannò un ex-alto funzionario della sicurezza informatica dell’FSB a 22 anni coll’accusa di tradimento per aver trasmesso informazioni agli Stati Uniti. Un ex-dirigente di Kaspersky Lab, la principale società di sicurezza informatica russa, fu condannato a 14 anni di carcere nello stesso caso, i cui dettagli non furono resi pubblici”. Il New York Times rilevava che il problema della CIA è causato dagli incentivi sbagliati agli agenti. Le strutture di incentivi disallineate sono un problema tipico nella gestione delle risorse umane negli Stati Uniti: “Reclutare nuovi informatori, hanno detto ex-funzionari, è il modo in cui i funzionari della CIA, le sue spie in prima linea, vengono promossi. Gli agenti non sono in genere promossi per aver eseguito buone operazioni di controspionaggio, come capire se un informatore davvero lavora per un altro Paese… La perdita di informatori, secondo gli ex-funzionari, non è un problema nuovo. Ma il cablogramma dimostrava che la questione è più urgente di quanto pubblicamente si capisca”.
Il controspionaggio russo avrà sicuramente dato un’occhiata a Sachkov. Sfortunatamente è improbabile che riveli come l’abbia catturato.
FONTE: http://aurorasito.altervista.org/?p=20195
ECONOMIA
Cosa farà il”comunismo” ecologista
Con il Forum sul Clima s’è aperta la fase “comunista” dell’Impostura globale: la fase cioè della riduzione in miseria programmata per la maggior parte degli uomini e dell’esproprio generale dei risparmi e della piccola proprietà degli impoveriti attraverso la patrimoniale.
«Con l’accordo di Parigi ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali”, ha sancito Mario Draghi a nome e per conto delle elites mondiali. “Stiamo venendo meno a questa promessa. Se continuiamo con le politiche attuali, raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro la fine del secolo con conseguenze catastrofiche»
Per uno scopo irrealizzabile e basato su pseudo scienza – azzerare l’anidride carbonica prodotta dall’uomo che lorsignori incolpano senza fondamento del “riscaldamento globale” – hanno già annunciato un rincaro del 40 dell’energia elettrica, gas e riscaldamento: aumento dovuto in gran parte non ai rincari delle materie prime, bensì alle normative imposte per “punire” aziende e privati che emettono troppa anidride carbonica. La BCE ha già annunciato che punirà le banche che fanno investimenti a suo dire “inquinanti”.
Questo rincaro peserà sulle famiglie a ciascuno di noi, ci costerà 500-700 euro all’anno a testa. È essenziale capire che non si tratta di un fatto imprevisto, a cui Draghi si opporrà alleviando le famiglie.
Al contrario, è un evento programmato, progettato e voluto – che sarà perseguito fino in fondo.
Il progetto è contenuto esplicitamente nella Stern Review, il rapporto sul Clima preparato da Nicholas Stern, economista e fanatico ecologista, preparò per Tony Blair nel 2006.
Stern dice che il vero modo per scongiurare il “catastofico” riscaldamento globale e avviare una radicale decarbonizzazione, è ridurre i consumi dei popoli occidentali industrializzati ai livelli dei consumi pre-industriali. Detto altrimenti, fare in modo che alla gente l’energia elettrica, gas, benzina e gasolio da riscaldamento costi i due terzi delle proprie entrate – concretamente, diciamo noi, chi guadagna 1000 euro al mese deve spenderne 700 per luce e gas e carburanti e combustibili, in modo da essere costretto a risparmiare e a non sprecare energia emettendo tonnellate di CO2. Spendere i due terzi del proprio reddito per l’energia è quanto spende il consumatore del terzo mondo; Stern programma dunque freddamente l’arretramento delle popolazioni occidentali al livello di povertà del terzo mondo. Per la popolazione inglese, raccomanda un ritorno ai consumi della seconda guerra mondiale, età dei razionamenti e delle tessere alimentari. Allora erano razionati elettricità e carburante, il cibo era razionato con le tessere alimentari che prescrivevano il numero di grammi di margarina o sugna assegnabile a ciascuno. Inutile dire che Stern, fanatico ideologico, suggerisce il vegetarianesimo come regime generale e l’abolizione degli allevamenti.
E’ questo il programma che Draghi sta attuando? “Ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali” significa far arretrare il Paese ai livelli pre-industriali. E la famosa ripresa economica? Le aziende italiane che con vitalità animale sono tornate a produrre quasi come prima del lockdown? Vediamo cosa faranno coi rincari del 40% dell’energia.
Consacrati al Cuore Immacolato, si deve pregare che questo periodo sia abbreviato.
(Di seguito un articolo del Guardian che spiega il Rapporto Stern da simpatizzante con esso:
Rapporto Stern: i punti chiave
lun 30 ott 2006 12.11 GMT
I pericoli
- Tutti i paesi saranno colpiti dal cambiamento climatico, ma i paesi più poveri ne soffriranno prima e di più.
- Le temperature medie potrebbero aumentare di 5°C rispetto ai livelli preindustriali se il cambiamento climatico non verrà controllato.
- Il riscaldamento di 3 o 4°C provocherà l’allagamento di molti milioni di persone in più. Entro la metà del secolo 200 milioni potrebbero essere sfollati permanentemente a causa dell’innalzamento del livello del mare, delle inondazioni più pesanti e della siccità.
- È probabile che il riscaldamento di 4C o più influisca gravemente sulla produzione alimentare globale.
- Il riscaldamento di 2°C potrebbe lasciare il 15-40% delle specie a rischio di estinzione.
- Prima della rivoluzione industriale il livello di gas serra nell’atmosfera era di 280 parti per milione (ppm) di CO2 equivalente (CO2e); il livello attuale è di 430 ppm CO2e. Il livello dovrebbe essere limitato a 450-550 ppm di CO2.
- Qualsiasi valore superiore aumenterebbe sostanzialmente i rischi di impatti molto dannosi. Qualsiasi valore inferiore imporrebbe costi di adeguamento molto elevati nel breve termine e potrebbe anche non essere fattibile.
- La deforestazione è responsabile di più emissioni rispetto al settore dei trasporti.
- Il cambiamento climatico è il più grande e più ampio fallimento del mercato mai visto.
Azioni consigliate
- Tre elementi della politica sono necessari per una risposta efficace: il prezzo del carbonio, la politica tecnologica e l’efficienza energetica.
- Il prezzo del carbonio, attraverso la tassazione, lo scambio di emissioni o la regolamentazione, mostrerà alle persone i costi sociali completi delle loro azioni. L’obiettivo dovrebbe essere un prezzo globale del carbonio tra paesi e settori.
- I sistemi di scambio di quote di emissione, come quello che opera in tutta l’UE, dovrebbero essere ampliati e collegati.
- La politica tecnologica dovrebbe guidare lo sviluppo e l’uso su larga scala di una gamma di prodotti a basse emissioni di carbonio e ad alta efficienza.
- A livello globale, il sostegno alla ricerca e allo sviluppo energetico dovrebbe almeno raddoppiare; il sostegno alla diffusione di tecnologie a basse emissioni di carbonio dovrebbe essere aumentato fino a cinque volte.
- Potrebbero essere introdotte norme internazionali sui prodotti.
- I programmi pilota internazionali su larga scala per esplorare i modi migliori per frenare la deforestazione dovrebbero essere avviati molto rapidamente.
- Il cambiamento climatico dovrebbe essere pienamente integrato nella politica di sviluppo ei paesi ricchi dovrebbero onorare gli impegni per aumentare il sostegno attraverso l’assistenza allo sviluppo all’estero.
- I finanziamenti internazionali dovrebbero sostenere una migliore informazione regionale sugli impatti del cambiamento climatico.
- I finanziamenti internazionali dovrebbero essere destinati alla ricerca di nuove varietà di colture che saranno più resistenti alla siccità e alle inondazioni.
Impatti economici
- I vantaggi di un’azione tempestiva e forte superano notevolmente i costi.
- Il cambiamento climatico senza sosta potrebbe costare al mondo almeno il 5% del PIL ogni anno; se si realizzassero previsioni più drammatiche, il costo potrebbe superare il 20% del PIL.
- Il costo della riduzione delle emissioni potrebbe essere limitato a circa l’1% del PIL mondiale; le persone potrebbero essere addebitate di più per le merci ad alta intensità di carbonio.
- Ogni tonnellata di CO2 che emettiamo provoca danni per almeno 85 dollari, ma le emissioni possono essere ridotte a un costo inferiore a 25 dollari a tonnellata.
- Spostare il mondo su un percorso a basse emissioni di carbonio potrebbe alla fine avvantaggiare l’economia di 2,5 trilioni di dollari all’anno.
- Entro il 2050, i mercati delle tecnologie a basse emissioni di carbonio potrebbero valere almeno 500 miliardi di dollari.
- Quello che facciamo ora può avere solo un effetto limitato sul clima nei prossimi 40 o 50 anni, ma quello che facciamo nei prossimi 10-20 anni può avere un profondo effetto sul clima nella seconda metà di questo secolo .
“Scenari economici” ha postato un articolo che spiega ancor meglio ciò che io ho illustrato nel mio: i rincari energetici sono causati dal delirio ecologista –dittatoriale della BCE, che s’è assunta la prerogativa di giudicare le banche in base ai loro investimenti “buoni” (de-carbonizzazione) o “da punire” (che finiscono per aumentare il CO2)
Leggetelo nell’originale, perché la riproduzione è riservata. Solo un passo:
Volete sapere perchè raddoppiano le vostre bollette? Chiedetelo alla BCE
…La UE non solo non è stata in grado di pianificare nulla dal punto di vista della politica energetica, ma sta facendo in modo, con il concorso attivo della BCE di rendere la crisi ancora più bruciante e prolungata nel tempo.
Vediamo cosa ha studiato la Banca Centrale per rendere la situazione ancora peggiore: invece di concentrarsi sul suo solo mandato, la stabilità dei prezzi (che comunque non riesce a garantire) e magari, nel tempo libero, sulla disoccupazione, ha deciso di aggiungere un altro obiettivo alla sua lista sempre crescente di cose che i suoi economisti di carriera devono sistemare. Secondo Bloomberg, la banca centrale “esaminerà le operazioni commerciali dei principali istituti di credito come parte degli stress test climatici il prossimo anno, dopo aver giudicato che una valutazione dei libri di prestito da sola non fornirà informazioni sufficienti sulle ricadute che devono affrontare dal riscaldamento globale”.
In altre parole, se una banca viene trovata per finanziare l’esplorazione del gas naturale, sarà svergognata pubblicamente per non essere uno dei gruppi ESG, cioè impegnata ecologicamente. Il risultato sarà ancora meno investimento—
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/cosa-fara-ilcomunismo-ecologista/
LA LINGUA SALVATA
Europa e sovranità linguistica
13 Luglio 2021 by Leonardo Giordano
C’è stato un tempo in cui si è creduto che per accelerare il processo di unificazione europea, prima ancora che avere un governo comune, un esercito comune, una politica estera comune ed una moneta comune, fosse necessario avere una lingua unica. E così nasce l’esperanto, una sorta di lingua creata in laboratorio, con l’ausilio dei primi algoritmi informatici, come una sorta di “luogo geometrico” tra tutti gli idiomi delle singole nazioni che si ritrovavano ad abitare il Vecchio Continente.
Pensate, nemmeno ai tempi della dominazione spagnola e di Carlo V si era avuto l’ardire di imporre agli stati e alle nazioni che facevano parte dell’Impero sul quale “non tramontava mai il sole” una lingua unica. In verità nemmeno in Spagna, Carlo V e i suoi discendenti mai pretesero di imporre il castigliano lasciando la libertà di parlare, nei paesi baschi, il basco, in Catalogna, il catalano.
Nella Napoli spagnola vi fu addirittura un acceso dibattito se si dovesse parlare l’italiano napoletano o l’italiano toscano e fino al successore di Carlo V, Filippo II, si promosse la diffusione e l’uso dell’italiano toscano precedendo la manzoniana “sciacquatura” dei panni linguistici nelle acque dell’Arno.
Negli anni ’80 si è preso atto del fallimento dell’esperanto e si è iniziato a ragionare su di un altro versante. In verità già nel 1977, con la Raccomandazione n. 814, si sottolineò l’importanza di preservare “la diversificazione” delle lingue nazionali, intesa come ricchezza e non come un limite, e si pensò ad identificare per ogni lingua europea un “livello soglia” (treshold level o niveau seuil), inteso come un minimo comun denominatore di strutture e competenze linguistiche volto ad assicurare livelli di accettabile comunicazione tra europei di diversa estrazione nazionale.
Il punto di svolta vero e proprio si ebbe nel 1986 allorché il Consiglio d’Europa, durante la 38^ sessione, approvò all’unanimità una relazione dal titolo “L’eredità culturale e linguistica dell’Europa”, per la prima volta affidata ad un parlamentare italiano, per la prima volta elaborata e scritta da un parlamentare italiano. Questo compito prestigioso quanto delicato toccò a Pino Rauti.
Quali i punti più salienti e più pertinenti rispetto al tema della “sovranità linguistica” scritti nel rapporto? Nell’introduzione si afferma il principio della diversità linguistica come fondamento dell’identità europea. Dice testualmente la relazione: ‹‹ La diversità di linguaggi dell’Europa è il centro della sua identità culturale. Un linguaggio non è esclusivamente un mezzo di comunicazione ‒ questo era l’errore di chi aveva creduto nell’esperanto n.d.r. ‒ ma riflette anche una storia, una civiltà, un sistema di valori.››. Per dimostrare il fondamento e la validità di tale assunto si snocciolano citazioni che vanno da Peguy a Braudel, addirittura da Gramsci al sociologo Riccardo Petrella il quale affermava:‹‹ Come fino a poco fà la logica standardizzante e restrittiva a base di ogni politica nazionale del linguaggio era riferita ad un solo idioma, oggi l’unico punto di partenza per un’azione europea è il riconoscimento della molteplicità dei linguaggi e delle culture all’interno dell’area europea.››
Nell’introduzione della relazione si accenna anche al pericolo rappresentato dall’avvento dell’informatica e delle nuove tecnologie che già da allora sembravano paventare il rischio che il loro linguaggio standardizzato e “meccanizzato” si potesse sovrapporre alle lingue nazionali finendo per impoverirle e ridurle allo stato della neolingua orwelliana di “1984”. Di qui la necessità di ‹‹prendere specifiche azioni per incoraggiare un uso più creativo del linguaggio, lo sviluppo della letteratura e un’intensificazione della lettura.››
A parere del Consiglio d’Europa un’azione indispensabile e preliminare ad ogni altra cosa, per salvaguardare la diversità linguistica e l’esistenza stessa delle varie lingue europee, era quella di rafforzare le capacità linguistiche di base e di comprensione dei documenti letterari scritti: ‹‹ Per assicurare che il popolo possa esprimersi con la lingua e la letteratura, deve essere presa un’azione specialmente nel campo educativo. Le scuole, dal livello materno in poi, devono dare agli allievi delle solide fondamenta nella loro lingua natale, nel campo dell’espressione autonoma scritta e orale.››
Questa azione di rafforzamento e consolidamento delle conoscenze linguistiche di base risultava tanto più necessaria per il fatto che i nuovi mezzi di comunicazione audiovisivi e informatici tendevano ad abbassare fortemente il livello di apprendimento di tali conoscenze e competenze creando quel fenomeno che è stato definito “analfabetismo di ritorno”.
Lettura e letteratura, inoltre, secondo il rapporto del Consiglio d’Europa, sono fondamentali non solo per l’apprendimento linguistico in senso stretto (una lingua già di per sé è un universo culturale) ma anche per sviluppare senso critico e creatività, immaginazione, stupore e curiosità verso il mondo e la vita.
La fissazione da parte della già citata Raccomandazione n. 814/1977 dei così detti “livelli soglia”, invece di evitare tali rischi, per molti versi li ha accentuati e moltiplicati poiché nella pratica comune di tali strumenti, essi sono stati intesi più come obiettivi finali che non come livelli di partenza in vista di un ulteriore accrescimento e miglioramento delle capacità comunicative e della ricchezza lessicale, strutturale e morfologica degli idiomi nazionali. ‹‹Come il suo stesso nome indica, il “livello soglia” è soltanto il punto iniziale, sebbene essenziale, per l’apprendimento delle lingue. Esso deve essere seguito in misura ben più profonda (letteratura ecc.) ed essere esteso: in linea di principio ognuno dovrebbe essere capace di usare almeno due lingue straniere.››
Dopo una lunga ed articolata diagnosi dello stato delle lingue europee, testé riassunta e sintetizzata, segue nella relazione vergata da Pino Rauti un’attenta ed accurata prognosi per uscire dall’impasse ed evitare la scomparsa o il declino di prestigiose e nobili lingue nazionali con le quali le grandi menti europee, da Dante a Shakespeare, da Goethe a Hugo, da Cervantes a Kafka, si sono espressi.
Detta in breve essa consisteva nel disporre che nei sistemi scolastici europei, ad iniziare almeno dalla scuola media di I grado, si potessero apprendere almeno due lingue straniere europee. Di fatto, in tal modo ogni europeo veniva a possedere gli elementi basilari (livello soglia) di almeno tre idiomi nazionali, compreso quello natale. ‹‹E’ questo il modo per avviarsi ‒ sottolineamo avviarsi ‒ efficacemente sulla via dell’integrazione linguistico – comunicativa e al tempo stesso conservare e preservare la propria specificità linguistica e quindi anche culturale.››
In Italia, contrariamente a vari altri paesi europei attestati su di un incomprensibile e gretto sciovinismo linguistico, questo discorso fu avviato alla fine degli anni ’80 con l’introduzione della seconda lingua straniera nella scuola media di I grado, nel liceo scientifico e nel liceo classico (laddove una sola lingua straniera veniva studiata prima per solo due anni al biennio iniziale). Per l’istituto magistrale e per alcuni istituti tecnici e professionali si passò a studiare una lingua per l’intera durata del corso scolastico ed una seconda lingua per il solo biennio iniziale.
Adesso assistiamo al paradosso che, per certi versi, rischia di coprirci di ridicolo, per cui in Europa la lingua comune è di fatto l’inglese, cioè la lingua ‒ madre di una nazione che, dopo la Brexit, è uscita dall’Unione Europea. Che il concetto di “sovranità linguistica” non sia un concetto astratto ed esiziale, ce lo rivela il fatto che alcuni anni fà la Cina ha provato ad inserire nel sistema scolastico italiano lo studio e l’apprendimento del cinese offrendo docenti, strutture e materiali gratuiti.
Il Consiglio d’Europa, sotto la propulsione intellettuale di Pino Rauti, vide con largo anticipo cosa si stesse preparando sul piano della conservazione e della tutela dell’identità linguistica che rappresenta la quintessenza dell’identità culturale e nazionale; per altri versi della stessa identità europea se ancora se ne può parlare.
FONTE: https://www.qelsi.it/2021/europa-e-sovranita-linguistica/
PANORAMA INTERNAZIONALE
Putin riscalda (anche) l’Ucraina
Come leggerete nel pezzo di Russia Today che postiamo sotto queste righe, Vladimir Putin ha praticamente ordinato a Gazprom di far passare il gas russo “anche” attraverso l’Ucraina, nonostante il parere contrario di Gazprom stessa:
“Non bisogna mettere nessuno in una posizione difficile, compresa l’Ucraina, nonostante tutte le difficoltà associate alle relazioni russo-ucraine di oggi”, ha affermato.
E’ un gesto stupefacente, anche di umanità, che salva gli ucraini da un inverno di gelo. Sappiamo infatti da un recente articolo di Dimitri Orlov che il corrotto e idiota regime di Kiev, dopo aver rifiutato nel 2019 il gas russo (il loro “nemico”) a 260 dollari p mille metri cubi, ovviamente non è in grado di rifornirsi sul mercato a pronti (spot) dove il prezzo è salito a 1000 . “ l’Ucraina ha bisogno di 13 miliardi di metri cubi di gas in stoccaggio per superare la stagione invernale col riscaldamento, ma ne ha meno di 5. L’Ucraina è al verde e non ha nulla nel suo budget” per comprare combustibile. Nulla.
Naturalmente è anche un gesto geniale dal punto di vista geopolitico: se toglie al regime un argomento di propaganda anti-russa; si assicura la gratitudine degli ucraini che verranno a saperlo, si vede che li continua a considerare popolo fratello; , spegne il conflitto di Kiev contro l’’Ungheria – arrivato ai ferri corti per la stupidità del regime ucraino perché il nuovo contratto di fornitura ai magiari non passava per il gasdotto in territorio ucraino, e Kiev ha strillato di impossibili “sanzioni” che la UE doveva comminare alla Russsia (“Gazprom sta rispettando TUTTI i suoi obblighi contrattuali”, ha risposto la Merkel), e minacciando di perseguitare la minoranza di lingua magiara che vive entro i suoi confini, ciò che ha forzato Orban a lanciare un’esercitazione dei corpi speciali al confine con l’Ucraina… . A questo Putin mette fine.
Tra l’altro,
Il prezzo dei futures sul gas in Europa è crollato di quasi il 22%, sotto i 1.000 dollari per 1.000 metri cubi, alla notizia che la Russia è disposta ad aumentare le forniture al continente.
Alle 8:00 GMT, il prezzo è sceso a $ 973 per mille metri cubi, ovvero il 22% in meno rispetto al prezzo di chiusura del giorno prima. Mercoledì, il prezzo del gas in Europa ha raggiunto brevemente il massimo storico di 1.937 dollari per mille metri cubi, quasi tre volte il suo costo a settembre.
L’articolo di RT:
Putin: rispettare gli impegni per transito di gas attraverso l’Ucraina
Putin ha chiesto al ministro dell’Energia di assumere il controllo della realizzazione degli impegni per la consegna di gas in Europa attraverso il territorio ucraino.
Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato in una riunione sull’energia che nessuno dovrebbe essere messo in una posizione difficile, compresa l’Ucraina, nonostante le difficoltà nelle relazioni.
“Non bisogna mettere nessuno in una posizione difficile, compresa l’Ucraina, nonostante tutte le difficoltà associate alle relazioni russo-ucraine di oggi”, ha affermato.
Putin ha chiesto al ministro dell’Energia Nikolay Shulginov di assumere il controllo dell’adempimento degli obblighi per le forniture di gas all’Europa attraverso il territorio ucraino.
“Le chiedo, come ministro dell’Energia, di assumere tutte le relative questioni sotto il suo controllo personale e di assicurare che Gazprom adempia a tutti i suoi obblighi contrattuali per il transito del gas russo attraverso l’Ucraina verso l’Europa”, ha dichiarato Putin.
Il management di Gazprom ritiene che sia più redditizio per l’azienda pagare una multa all’Ucraina e aumentare il volume delle forniture di gas all’Europa attraverso nuovi sistemi, ma non bisogna agire così, ha affermato il presidente russo.
“Gazprom ritiene che sia più conveniente dal punto di vista economico, pagare una multa all’Ucraina, ma aumentare il volume di pompaggio attraverso i nuovi sistemi, proprio per le circostanze che ho menzionato: maggiore è la pressione nel tubo, meno emissioni di CO2, tutto risulta più economico. …Ma vi chiedo di non farlo. Occorre rispettare pienamente gli obblighi contrattuali per il transito attraverso il territorio dell’Ucraina,” ha insistito il capo di Stato russo.
Putin ha aggiunto che non bisogna compromettere la fiducia in Gazprom come partner assolutamente affidabile nella fornitura e nel transito di gas in Europa attraverso l’Ucraina.
“Non occorre minare la fiducia in Gazprom come partner assolutamente affidabile sotto tutti gli aspetti”, ha sottolineato Putin.
Putin ha detto che sarebbe possibile aumentare le forniture di gas attraverso l’Ucraina, tuttavia sarebbe una decisione non profittevole.
“Sarebbe effettivamente possibile aumentare la fornitura del sistema di trasporto del gas ucraino. Tuttavia Gazprom andrebbe in perdita”, ha detto in una riunione sull’energia.
Putin ha ancora osservato che Gazprom risparmia 3 miliardi di dollari l’anno con i nuovi sistemi di trasporto del gas (gasdotti).
“Intendo che vengono utilizzate moderne attrezzature di pompaggio e nuovi tubi possono essere aumentati, la pressione può essere aumentata. Non può essere fatto con il sistema di trasporto del gas dell’Ucraina, poiché non viene riparato da decenni e qualcosa può scoppiare lì in qualsiasi momento momento, possono avvenire conseguenze generalmente sfavorevoli“, ha aggiunto Putin.
Valutare aumento forniture di gas russo nel mercato
Nel corso della riunione Putin ha annunciato la necessità di considerare un possibile aumento dell’offerta di gas sul mercato, tuttavia serve prudenza, la Russia non deve seguire tendenze speculative.
“Pensiamo ad un possibile aumento dell’offerta sul mercato, ma questo deve essere fatto con attenzione. Calcolate e parlatene con Gazprom, sono d’accordo”, ha detto Putin rivolgendosi al vicepremier Alexander Novak.
Putin ritiene possibile discutere il passaggio alle contrattazioni in borsa del gas, se soffocherà la domanda speculativa in Europa.
“In generale lo scambio di gas in borsa… non è molto efficiente perché comporta molti rischi, perché non si tratta di orologi, pantaloni e cravatte o automobili, e non è nemmeno il petrolio che può essere prodotto e immagazzinato ovunque, anche nelle petroliere in previsione di una certa situazione sul mercato. Il gas non si scambia così, non si può stoccare così”, ha osservato Putin.
Putin ha poi sottolineato che la Russia deve adottare ulteriori misure per bilanciare la produzione dai vecchi giacimenti.
“Non dobbiamo dimenticare quei giacimenti che sono in funzione da decenni. Dobbiamo adottare le misure necessarie per garantire che la produzione sia equilibrata”, ha affermato il capo di Stato.
Relativamente al gas naturale liquefatto, Putin ha osservato che deve essere prodotto, liquefatto, caricato in autocisterne, diluito, rigassificato.
“Questo è un processo complicato, molto costoso. E non funziona in questo modo. Non funziona semplicemente”, ha detto il presidente.
FONTE: https://www.maurizioblondet.it/putin-riscalda-anche-lucraina/
POLITICA
Contro il politically correct
La morale, il linguaggio, il pensiero associativo e la pratica denotativa; fintamente emancipativo e mai antisistemico, perché il politicamente corretto ci immobilizza socialmente divenendo regressivo
Political correctness. Tanto se n’è scritto negli ultimi anni, in termini positivi e negativi. Nato nell’ambiente liberal statunitense dei cultural studies alla fine degli anni ‘80, si è poi diffuso in tutto il mondo occidentale. Tuttora mantiene nella sfera culturale e politica di sinistra una posizione di sostegno – anche se voci critiche iniziano a emergere – mentre a destra è spesso contestato. Per quanto le dinamiche della sua evoluzione già si trovassero nell’iniziale impostazione del pensiero, è difficile immaginare che alla nascita fosse possibile prevedere le caratteristiche conformistiche e repressive che ha raggiunto oggi.
Jonathan Friedman inizia a scriverne, in termini di appunti per un ipotetico libro, nel 1997; continua a ragionarci nei primi anni Duemila, e lascia gli scritti nel cassetto; riprende più volte il manoscritto, aggiornandolo, e infine lo pubblica nel 2017. In Italia esce nel 2018, per i tipi di Meltemi, con il titolo “Politicamente corretto. Il conformismo morale come regime”. Il testo è interessante perché Friedman è un antropologo, e la sua riflessione si interroga sulla natura strutturale del politicamente corretto come forma di comunicazione e sul contesto che ne consente l’emersione fino a farlo divenire una pratica dominante. “Criticato e discusso in una serie di pubblicazioni, [il politicamente corretto] ancora non è stato analizzato dal punto di vista antropologico” scrive Friedman nell’introduzione; per concludere: “Questo non è un libro sui pro e i contro di una forma specifica di politicamente corretto […] è piuttosto una critica generale di tutte le forme di politicamente corretto come mezzo di soppressione del dibattito”. Il libro si focalizza sulla realtà svedese, Paese nel quale l’autore vive, principalmente sul tema del multiculturalismo, e partendo da un’esperienza personale si apre a un’analisi complessiva: qui interessa prendere a spunto giusto alcuni elementi, per ragionare.
La morale
Difficile negare che il politically correct sia figlio del postmoderno; nel bene e nel male, lo sono anche i cultural studies. Un punto di partenza che diviene rilevante solo se la riflessione approfondisce cosa questo significhi. Marc Augé, non per caso anch’esso antropologo (ed etnologo), è andato oltre parlando di “surmodernità”, una condizione caratterizzata dall’eccesso, di tempo, di spazio e di ego: ci interessa quest’ultima. La fine delle grandi narrazioni dell’epoca moderna, così come le aveva individuate Lyotard, ovvero la fine della credenza nelle grandi narrazioni, ha distrutto il senso collettivo e creato un individuo che si considera un mondo a sé, costretto a interpretare da sé e per sé le informazioni, sempre più globali e invasive (h24) che lo raggiungono, nella ricerca di una produzione individuale di senso. Un Uomo disorientato, perché privo di una Verità universale emancipatrice. Le grandi narrazioni infatti – illuminismo, idealismo, marxismo – si auto-legittimavano come sapere, e dunque come Verità, proprio in quanto universalistiche ed emancipative.
È qui che il testo di Friedman può aggiungere un tassello alla riflessione. Le grandi narrazioni non avevano bisogno di usare argomenti morali per imporsi, perché potevano pretendere di asserire Verità evidenti e assolute. Diversamente il politically correct, che al pari di una grande narrazione ambisce all’egemonia e all’universalismo – anche se sarebbe più corretto parlare di ‘globalismo’, che è altra cosa, perché ha radici economiche, nel sistema capitalistico, sulle quali si sta cercando di costruire e imporre una cultura cosmopolita – ritrovandosi privo della potenza intellettuale dell’epoca moderna ha fatto della morale l’elemento prioritario, costruendo un’ideologia politica che si basa sulla presunta esistenza di alcune auto-evidenti verità morali sul mondo. Le ripercussioni culturali e politiche di una simile posizione sono importanti.
La categoria della morale pretende di stabilire universalmente e insindacabilmente ciò che è ‘buono’ e ciò che è ‘cattivo’…
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FONTE: https://rivistapaginauno.it/contro-il-politically-correct/
SCIENZE TECNOLOGIE
Un epidemiologo di Harvard dimostra che la tesi per i lasciapassare vaccinali è infondata
giovedì 16 settembre 2021
Uno studio medico pubblicato di recente ha scoperto che l’infezione da COVID-19 conferisce una protezione notevolmente più duratura e più forte contro la variante Delta rispetto ai vaccini.
“La protezione immunitaria naturale che si sviluppa dopo un’infezione da SARS-CoV-2 offre uno scudo migliore contro la variante Delta rispetto a due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech, secondo un ampio studio israeliano”, ha riferito lo Scientific American. “I dati appena rilasciati mostrano che le persone che contraggono un’infezione da SARS-CoV-2 hanno molte meno probabilità rispetto alle persone vaccinate di contrarre la Delta, sviluppare sintomi da essa o essere ricoverate in ospedale”.
In altre parole, gli individui vaccinati hanno 27 volte più probabilità di contrarre un’infezione sintomatica da COVID rispetto a quelli con immunità naturale.
Un colpo fatale ai lasciapassare vaccinali?
Questa scoperta arriva nel momento in cui molti governi in tutto il mondo chiedono ai cittadini di acquisire “passaporti vaccinali” per viaggiare. New York City, Francia e le province canadesi del Quebec e della British Columbia sono tra coloro che hanno abbracciato i passaporti vaccinali.
Nel frattempo l’Australia ha reso l’idea di aumentare i tassi di vaccinazione una condizione sine qua non per revocare il blocco nelle sue giurisdizioni, mentre il presidente Joe Biden sta considerando di rendere illegali i viaggi interstatali per le persone che non sono state vaccinate per il COVID-19.
I passaporti vaccinali sono moralmente discutibili per molti motivi, non ultimo il fatto che la libertà di movimento è un diritto umano fondamentale. Tuttavia alcuni dicono che tali passaporti diventano ancora più insensati alla luce delle nuove scoperte provenienti da Israele e dalle rivelazioni del CDC.
Il professore della Harvard Medical School, Martin Kulldorff, ha affermato che la ricerca che mostra che l’immunità naturale offre una protezione esponenzialmente maggiore rispetto ai vaccini significa che i passaporti vaccinali sono sia non scientifici che discriminatori, poiché colpiscono in modo sproporzionato gli individui.
“Aver avuto la malattia COVID (molte classi lavoratrici) fornisce un’immunità migliore rispetto ai vaccini (molti professionisti), quindi l’obbligo della vaccinazione non solo è una sciocchezza scientifica, ma è anche discriminatorie e non etica”, ha osservato su Twitter Kulldorff, biostatistico ed epidemiologo.
Né lo studio su Israele è una tantum. I resoconti sui media mostrano che non meno di 15 studi accademici hanno scoperto che l’immunità naturale offre un’immensa protezione dal COVID-19.
Inoltre la ricerca del CDC mostra che gli individui vaccinati vengono ancora infettati dal COVID-19 e trasportano la stessa quantità di virus nella gola e nel passaggio nasale rispetto agli individui non vaccinati.
“Le alte cariche virali suggeriscono un aumento del rischio di trasmissione e sollevano la preoccupazione che, a differenza di altre varianti, le persone vaccinate infette da Delta possono trasmettere il virus”, ha osservato il direttore del CDC Rochelle Walensky a seguito di un focolaio a Cape Cod che includeva principalmente individui vaccinati.
Questi dati suggeriscono che gli individui vaccinati stanno ancora diffondendo il virus in modo molto simile agli individui non vaccinati.
La morale della favola
I passaporti vaccinali sono immorali ed un massiccio intervento statale anche in assenza di questi risultati. Non esiste un parallelo storico dove gli stati che tentano di limitare in questo modo i movimenti di persone sane a causa di un virus.
La giustificazione per tali passaporti non solo è sbagliata, ma assurda alla luce di queste nuove rivelazioni.
Le persone che hanno avuto il COVID hanno già una protezione significativamente maggiore dal virus rispetto alle persone che sono state vaccinate. Nel frattempo le persone che non hanno avuto il COVID e scelgono di non vaccinarsi possono prendere o meno una decisione poco saggia, ma mettono a rischio solo sé stessi.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli:
FONTE: https://www.francescosimoncelli.com/2021/09/un-epidemiologo-di-harvard-dimostra-che.html
La fiaba del contagio: dalle balle di Pasteur alla pericolosa elettrificazione del pianeta
Marcello Pamio
Il dottor Thomas Cowan, laureato in medicina al Michigan State University College of Human Medicine e vicepresidente della Fondazione Weston A. Price, da una spiegazione molto interessante dei virus e delle infezioni, e lo fa partendo dal pensiero del grande filosofo e scienziato Rudolf Steiner.
“Nel 1918, dopo l’enorme pandemia dell’influenza spagnola hanno chiesto a Steiner a cosa fosse dovuta. Lui rispose: ‘i virus sono semplicemente le escrezioni di una cellula avvelenata’.
I virus sono delle parti di DNA o RNA, o di qualche altra proteina, che vengono espulsi dalla cellula. Si formano quando la cellula è avvelenata, non sono la causa di niente”.
Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione copernicana della biologia.
Quando sono intossicate e/o avvelenate, le cellule cercano con ogni mezzo di ripulirsi eliminando all’esterno i detriti (esosomi). Questi “detriti” (frammenti variegati di DNA ricoperti da una proteina) vengono riconosciuti dalla medicina allopatica come “virus”.
I virus sono difficilmente inquadrabili dalla medicina ufficiale e il motivo è semplice: non hanno un apparato digestivo, respiratorio, riproduttivo e motorio, come invece hanno i batteri per esempio.
Quindi i virus non sono esseri viventi e questo è confermato anche dalla virologia!Ma allora se non sono vivi, come si fa ad ucciderli, e soprattutto
come fanno a essere la causa di quello che viene loro imputato: infezioni ed epidemie?
Ebbene sì, i virus (un pezzettino microscopico di DNA) nonostante siano morti, sarebbero così astuti e infingardi da riuscire a moltiplicarsi, causando infezioni, prendendo possesso del nucleo cellulare e dando specifici ordini.
Dal punto di vista del presente approfondimento invece, le malattie virali sarebbero il risultato di avvelenamenti più o meno profondi delle cellule, causati da agenti fisici, chimici e purtroppo anche elettromagnetici.
Per quanto riguarda questa ultima, la componente elettromagnetica, è molto interessante osservare che ogni pandemia negli ultimi 150 anni corrisponde perfettamente ad un salto di qualità nell’elettrificazione della Terra.
Tale meccanismo si può spiegabile perfettamente con la biologia: quando un essere vivente (animale o uomo) viene esposto ad un nuovo campo elettrico e/o magnetico, le cellule non abituate si intossicano velocemente reagendo a questo avvelenamento come possono: liberando esosomi…
Elettrificazione
L’andamento epidemiologico delle malattie è cruciale in questa analisi, perché i dati non lasciano spazio a molti dubbi: alcune patologie (quelle che oggi stanno flagellando la società moderna) erano pressoché sconosciute prima dell’arrivo dell’elettricità. Ma andiamo per ordine…
Nel 1859 Londra subì una trasformazione che non si era mai verificata prima. Un groviglio di cavi elettrici venne portato sulle strade, nei negozi e sui tetti. Nel 1869 qualcosa come 2500 miglia di cavi attraversavano la metropoli.
Casualmente nel 1869 apparve dal nulla una nuova malattia chiamata “nevrastenia”, cioè nervi deboli. Diagnosticata per la prima volta dal medico George Miller Beard.
I medici non hanno mai realmente compreso la causa biologica di questa patologia, pensando fosse un problema della civiltà moderna (stress), arrivando alla fine a tirare in ballo la psicologia. Freud diede il colpo di grazia riclassificando la nevrastenia come un disagio mentale (“nevrosi d’ansia”).
Oggi sappiamo invece che è causata dalla sensibilità dell’apparato neurosensoriale alle onde elettriche, quindi un problema organico e non psichiatrico!
La prima fase è stata l’installazione delle linee telegrafiche dal 1875: una ragnatela di 700.000 miglia di cavi di rame (una mole tale da poter circumnavigare il globo almeno 30 volte). Un dedalo di fili che ha iniziato a irradiare una forma sconosciuta di energia…
Ufficialmente il 1889 fu l’anno in cui iniziò l’era elettrica moderna, e proprio in quel periodo apparve la prima grande pandemia di influenza mortale. Diciamo che fu l’anno in cui i disturbi elettrici assunsero un carattere globale.
Alla fine dell’autunno del 1917 è avvenuta l’introduzione delle onde radio intorno al mondo, e pochi mesi dopo scoppiò la tristemente nota Influenza Spagnola.
Nel 1957 è iniziata l’era dei radar che hanno ricoperto la Terra di nuove e sconosciute radiazioni. Era la prima volta che gli esseri umani subivano questo tipo di esposizione, e poco dopo è apparsa l’influenza Asiatica che durò un anno.
Nel 1968 è stata la volta dell’influenza di Hong-Kong, immediatamente dopo aver posizionato in orbita 28 satelliti (nella Fascia di Van Allen) come parte del Programma Iniziale di Comunicazione Satellitare della Difesa (IDCSP) che emettevano radiazioni. Circa sei mesi dopo ecco una nuova epidemia “virale”.
Ricapitolando i passaggi epocali: nel 1889, 1918, 1957 e 1968 l’involucro elettrico della Terra viene improvvisamente e profondamente disturbato da campi elettrici e magnetici nuovi.
Ovviamente la medicina allopatica non presta minimamente attenzione all’ingerenza di questi campi per l’uomo, e il motivo è semplice: non si considera la natura elettrica dell’organismo umano. Se si facesse un minimo sforzo, si scoprirebbe che deboli correnti governano praticamente tutto quello che accade a livello chimico e biochimico: dalla coagulazione del sangue, al funzionamento del muscolo cardiaco e del cervello, alla produzione energetica dei mitocondri, alla quantità di rame nelle ossa che creano correnti utili al loro mantenimento, ecc.
Oggi per esempio sappiamo che ogni cellula ha una propria corrente elettrica (differenza di potenziale di membrana va da 60 a 120 mV circa), mantenuta dall’acqua strutturata all’esterno e all’interno della membrana cellulare.
Importanza dell’acqua
L’acqua ha delle proprietà a dir poco strabilianti. Questo liquido mirabolante sostiene letteralmente la Vita.
Oltre ai tre consueti stati della materia (solido, liquido e gassoso), l’acqua ne ha anche un quarto: quello di gel (EZ, acqua coerente o strutturata). Questa quarta fase si struttura contro una superficie idrofila ed è costituita da una specie di gelatina con carica elettrica negativa, mentre la rimanente acqua – quella esterna al gel – ha carica positiva. Questa differenza crea un potenziale elettrico.
Il gel struttura sta attorno alle membrane cellulari ed è negativo, l’altra acqua meno strutturata ma ricca di minerali e ioni è positiva.
Questa differenza di potenziale rende l’acqua una vera e propria “batteria”, caricata dal calore e dalla luce, elementi che tendono a far crescere la zona di esclusione, cioè il gel (EZ). Questo è il motivo per cui il calore generato dalla febbre è sempre guarigione!
Per la precisione l’acqua EZ si forma quando viene esposta alla luce infrarossa di 1200 nanometri di lunghezza d’onda. Le molecole d’acqua assorbendo la luce infrarossa iniziano a vibrare e poiché hanno legami molto forti tra di loro, l’energia vibrazionale si trasferisce da una molecola all’altra, proprio come un’ondulazione attraverso uno stagno.
Risultato: finiscono per avvicinarsi e stabilizzarsi, diventano più dense e viscose e immagazzinano energia sotto forma di una carica negativa.
Quindi l’acqua EZ è una batteria biologica che trasporta energia vibrazionale sempre pronta ad erogarla. Per esempio distribuisce più elettroni ai mitocondri cellulari ed energia fondamentale per far lavorare al meglio le proteine organiche.
Quando per esempio una tossina viene a trovarsi nel gel, il corpo cerca subito di sbarazzarsene e lo fa appunto attraverso la febbre. Il calore scioglie e liquefa il gel in modo che tale tossina possa uscire attraverso il muco. Alzare la temperatura quindi è una tecnica perfetta per detossificare.
L’enorme problema è che le tossine chimiche e i campi elettromagnetici danneggiano questo gel, interferendo anche con tutti i processi fisiologici.
Oggi sappiamo che un segnale Wi-Fi fa diminuire la dimensione del gel anche del 15%.
Se un router vicino all’organismo provoca questo, cosa farà il 5G?
Virus o esosomi?
La teoria dei germi propugnata nel XIX secolo dal farmacista Louis Pasteur è completamente falsa e ne stiamo pagando ancora lo scotto dopo oltre un secolo. E’ una teoria che va a nozze con la cupidigia dell’industria chimico-farmaceutica. Se infatti la causa della malattia è un germe che arriva dall’esterno, solo i farmaci possono annientarlo e i vaccini prevenirlo.
Poi con la scoperta del microscopio la situazione si è decisamente incancrenita, perché hanno iniziato a vedere e trovare nelle malattie determinati germi. La spiegazione era perfettamente logica: se in un tessuto malato ci sono dei batteri, è ovvio che sono loro la causa.
Purtroppo non è così! I batteri non sono causa di nulla ma si trovano sul luogo della malattia per lo stesso motivo per cui i pompieri si trovano sul luogo dell’incendio.
I batteri sono la squadra di pulizia con il compito di digerire e sbarazzarsi dei tessuti morti e putrefatti, esattamente come i vermi che si trovano nel cadavere per ripulire i tessuti.
Gli esosomi sono componenti semplici delle cellule. Quando un organismo è minacciato (fame, avvelenamento, tossicità, ecc.) le cellule mettono in moto un meccanismo di impacchettamento, propagazione e rilascio di questi veleni. Gli esosomi hanno caratteristiche identiche ai “virus”: stesse dimensioni, contengono le stesse cose e agiscono sugli stessi recettori.
Eccolo qua l’inghippo del secolo: gli esosomi sono indistinguibili dai “virus”.
Le cellule e/o tessuti buttano fuori i veleni sotto forma di esosomi e questo è un meccanismo perfetto della Natura per ripulire dalle sostanze che potrebbero arrecare danno.
Maggiore è la tossicità, più esosomi saranno prodotti e più “virus” saranno trovati…
Infine un’altra cosa molto interessante da sapere è che gli esosomi agiscono da messaggeri, avvisando altre cellule e tessuti del pericolo imminente e per ultimo forniscono l’adattamento genetico ai cambiamenti ambientali (inquinamenti chimici ed elettromagnetici).
Se siamo ancora vivi (seppur malatissimi) dall’inizio dell’elettrificazione è merito degli esosomi.
La guerra ai virus, è una guerra alla Vita
Le porfirine
La “porfirina” è uno dei più importanti componenti per la vita, senza di essa le piante non potrebbero crescere e l’uomo non potrebbe respirare!
Ovunque si trasformi energia, scorrono elettroni solo se ci sono le porfirine.
Tecnicamente sono pigmenti sensibili alla luce. Nelle piante una porfirina (la clorofilla) si lega all’atomo di magnesio per realizzare l’alchimia chiamata fotosintesi. Nel grande ciclo della vita, le porfirine vegetali assorbono l’energia solare (energia luminosa) e trasportano elettroni che trasformano l’anidride carbonica e l’acqua in zucchero (energia chimica) e ossigeno.
Negli animali e nell’uomo è sempre una porfirina (eme) che si lega al ferro e permette all’emoglobina di trasportare la molecola più importante in assoluto: l’ossigeno!
Detto in soldoni: le porfirine sono molecole (enzimi) che si interfacciano tra ossigeno e Vita e grazie a loro è possibile la respirazione.
La loro alta reattività (trasformatrici di energia) e la loro alta affinità con i metalli pesanti le rende però anche tossiche quando si accumulano in eccesso in un tessuto.
In un mondo inquinato come il nostro da sostanze chimiche e purtroppo anche elettromagnetiche, il percorso della porfirina è sempre sollecitato, e solo chi ha un serio corredo enzimatico tollererà bene l’inquinamento.
Nell’organismo umano le porfirine risiedono un po’ dappertutto ma principalmente si trovano nel sistema nervoso, dove gli elettroni scorrono, ma non nei neuroni: nelle guaine mieliniche che avvolgono i nervi. Quando le sostanze chimiche ambientali avvelenano il percorso delle porfirine, queste si accumulano in eccesso, legate ai metalli e questo può perturbare la conducibilità elettrica dei nervi, alterando la loro eccitabilità (dando origine o aggravando patologie molto importanti).
Mitocondri e respirazione cellulare
Parlando di respirazione non è possibile non parlare dei mitocondri. Nelle nostre cellule all’interno di piccoli corpuscoli chiamati “mitocondri”, aminoacidi, acidi grassi e glucosio vengono scomposti in modo che possano combinarsi con l’ossigeno per produrre anidride carbonica, acqua e soprattutto energia. Questo processo si chiama Ciclo di Krebs, e l’ultimo componente di questo processo di combustione, la catena di trasporto degli elettroni, riceve appunto elettroni dal ciclo e li consegna alle molecole di ossigeno permettendo la respirazione.
L’inquinamento dei campi elettromagnetici esterni modifica sia la velocità che il percorso di questo processo vitale, e il risultato è una combustione finale del cibo compromessa. In questo modo proteine, grassi e zucchero iniziano a competere tra loro risalendo nel flusso sanguigno: i grassi si depositano, lo zucchero rimane in circolo senza essere assorbito e il cervello (assieme a tutti gli altri organi) va in carenza importante di ossigeno. La Vita rallenta!
L’elettrificazione quindi causa una seria carenza nella respirazione cellulare e organica, con tutti i risvolti negativi di una simile condizione.
Un serio difetto della respirazione cellulare potrebbe essere il problema di fondo dell’epidemia moderna di patologie e “pandemie”…
Conclusione
La conclusione è semplice, ma non viene presa in considerazione dalla medicina: tutta la vita degli animali e dell’uomo viene influenzata dalla presenza di elettricità nell’atmosfera.
Per migliaia di anni l’umanità e il mondo animale hanno vissuto con il cervello sintonizzato sulla risonanza di Schumann della Terra (8Hz circa) e immersa in un campo elettrico statico di 130 volt per metro.
Ora però è cambiato tutto: la sinfonia elettrica naturale che da la vita e la mantiene, è inquinata come non era mai successo prima nella storia dell’umanità, da onde elettromagnetiche “sporche” generate dalla tecnologia (prima telegrafo, corrente elettrica, oggi satelliti, Wi-fi, radio, telefonia, tv, ecc.).
L’ultimo salto nell’elettrificazione pericolosissima della Terra si chiama 5G e queste radiazioni sono incompatibili con la Vita e la Salute! Stiamo parlando di una tecnologia in grado di destrutturare l’acqua di cui siamo formati e impedire una corretta e sana respirazione cellulare.
Ricordiamo anche che la sensibilità delle persone ai campi elettromagnetici dipende dalla qualità e quantità dell’acqua interna, e dalla presenza o meno di metalli tossici conduttivi nel corpo.
Quando l’organismo è infatti pregno di metalli (alluminio, mercurio, ossido di ferro, grafene, ecc.) diventa un perfetto conduttore in grado di assorbire meglio i campi…
Sarà un caso che la prima città al mondo interamente coperta dal 5G è Wuhan?
Coltivare lo Spirito
Da una parte è necessario usare con parsimonia e coscienza queste tecnologie, cercando con ogni mezzo di bloccare il 5G, le cui conseguenze sull’uomo sarebbero devastanti. Dall’altra parte è necessario coltivare e rinforzare l’aspetto spirituale.
Rudolf Steiner nel 1917 disse che: “ai tempi in cui non c’era ancora la corrente elettrica, quando l’aria non brulicava di influenze elettriche, era più facile essere umani. Per questo motivo, al fine di essere interamente umano oggi, è necessario sviluppare delle capacità spirituali più forti di quanto ce ne fosse bisogno un secolo fa”.
Importantissimo quindi è sviluppare capacità spirituali, perché è veramente difficile essere umani ai giorni nostri, e lo sarà sempre di più: le forze in gioco stanno lavorando per meccanizzare l’uomo facendolo sprofondare nel più becero materialismo (le energie e gli istinti più bassi), che grazie a nanotecnologia, robotica, genetica e Intelligenza Artificiale sfocerà nell’uomo-macchina.
A questo serve la profonda materializzazione che include digitalizzazione, meccanizzazione e magnetizzazione: andare verso il transumano detto anche antiumano.
L’attuale psicopandemia non a caso sta consacrando il mondo al transumanesimo, ma questo non si può dire!
Per approfondire
“Il mito del contagio” Thomas S. Cowan
“La tempesta perfetta” Arthur Firstenberg
FONTE: https://disinformazione.it/2021/08/02/la-fiaba-del-contagio-dalle-balle-di-pasteur-alla-pericolosa-elettrificazione-del-pianeta/
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