RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 9 MAGGIO 2020
A cura di Manlio Lo Presti
Esergo
Nessun europeo potrebbe rispecchiarsi nelle norme astruse che Bruxelles ci elargisce a piene mani.
MICHELE AINIS, L’umor nero, Bompiani, 2015, Pag. 97
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SOMMARIO
Luttwak: “Come si organizza un golpe in Italia”
La sorte di Immuni nelle mani del senatore “no-vax”
Spettacoli hard, peni di gomma ed effusioni gay: i nuovi orrori di Bibbiano
SALVATORE FIUME: DI FORME SEMPLICI, SESSO E IRONIA
L’anormalità del male
«La trappola della Germania per far accettare il MES all’Italia» (Paolo Becchi)
Sovranismo e liberalismo sono compatibili?
Una startup per l’intelligence alla portata di tutti
Altro che Mes senza Troika: ecco dove spuntano le condizioni
Rinaldi (Lega): ci vuole un’agenzia di rating europea
Mes senza Troika e condizioni? Ecco cosa dice davvero la lettera della Commissione UE
LA BANK OF ENGLAND SI PREPARA ALLA MAGGIOR RECESSIONE DELLA STORIA.
RENZI, PRONTO A FAR CADERE IL GOVERNO PER I MIGRANTI, VINCE.
La corte tedesca sancisce la supremazia dello Stato nazionale sui Trattati europei
Antisovranista e pro Mes: la sinistra fucsia sulla stessa barricata di Berlusconi
Sovranismo e liberalismo. La proposta di Paolo Becchi
Preparare gli europei alla guerra ad Amalek
Pandemia della spesa militare
E’ italiano il miglior virologo al mondo: Giulio Tarro premiato in America
NON SANNO PIÙ COSA FARE PER FRENARE LA TERAPIA…
L’UE nel marzo 2019 già sapeva che stava per arrivare una pandemia
IN EVIDENZA
Luttwak: “Come si organizza un golpe in Italia”
Cancellare l’establishment, rovesciare il potere, imporne uno nuovo. Così funziona un colpo di Stato. Ma è un’impresa difficile: per riuscire non ci si può affidare all’improvvisazione. Serve una tecnica precisa. Le istruzioni fornite a suo tempo da Curzio Malaparte nel suo Tecnica del colpo di Stato, pubblicato nel 1921, «sono interessanti, ma non insegnano nulla». Meglio quelle del consulente strategico Edward Luttwak, scritte in un manualetto del 1968, Colpo di stato: una guida pratica. «Qui spiego, passo passo, come si fa. Sono un tipo che bada al sodo».
E chi lo nega: la sua qualifica (autoproclamata) di “grande stratega” gli è valsa una fortuna. Tutti cercano i suoi consigli in ambito politico e militare: oltre alle varie amministrazioni Usa, il Kazakhistan lo ha ingaggiato per definire una questione territoriale; il presidente del Messico gli ha chiesto un metodo per liberarsi delle gang di una città; perfino il Dalai Lama, in un tentativo di chiudere la questione tra Cina e Tibet, lo ha scelto come consulente. Lui va dai buoni e dai cattivi, dagli stati e dalle aziende (ad esempio, l’Eternit). Quando ha tempo, anche in televisione. E poi scrive libri, come appunto il suo manuale sul golpe. John Le Carré lo ha apprezzato, Hobsbawm no. Ma nel 1972, quando il generale Mohammed Oukfir fu ucciso nel tentativo di prendere il potere in Marocco, si racconta che, vicino al suo cadavere, giacesse una copia del libro di Luttwak. Il miglior product placement del mondo. Chi meglio di lui può spiegare se, per caso, anche in Italia il fantasma del golpe può ancora avere un senso.
Il golpe appare sempre come un fenomeno lontano, che non ci riguarda. È ancora possibile, invece, un colpo di stato militare qui?
Fino a che esistono le forze dell’ordine, sì. La possibilità c’è sempre. Ma si badi: può avvenire solo di fronte a una catastrofe.
In che senso?
Penso a una situazione estrema, un disastro enorme, ad esempio, una bomba che esplode in Parlamento e stermina la classe politica. In quel caso, i vertici militari prenderebbero in mano il potere. Invece, non è un’ipotesi credibile un colpo di Stato dove tre colonnelli si mettono d’accordo e sottraggono il potere ai politici. Quello no.
E perché?
Perché gli italiani interverrebbero per impedirlo. Un golpe funziona nei Paesi dove la popolazione è passiva, e in Italia non è così.
E i Paesi alleati? La Nato? L’Europa?
No, a loro non importa granché. È proprio la popolazione, piuttosto, che non lo accetta.
Questo perché l’Italia è un Paese democratico.
No, non è così. È che ci sono molti cittadini che credono, pensano, che il potere politico non possa essere rubato, o tolto al dibattito democratico. Per questo un’azione guidata da militari non avrebbe il consenso della popolazione ed è destinata a fallire.
Se l’esercito vuole impadronirsi del potere, deve giustificare la sua azione in modo morale, cioè deve convincere e convincersi che sta operando per il salvataggio dello Stato. Insomma, per salvaguardarlo da un pericolo più grande
E, invece, altre azioni del genere sono possibili? Colpi di stato più sofisticati, meno armati?
Nemmeno questo. Può succedere in altri Paesi, dove c’è il senso per la democrazia è scarso e dove un presidente – facciamo un nome a caso: Erdogan – fa arrestare i direttori di giornali che parlano male di lui e tirano fuori storie che lo imbarazzano, come quella sul petrolio comprato dall’Isis. Ecco, in un Paese come questo – facciamo un nome a caso: la Turchia – ci sono persone semi-educate che parlano, in uno stato semi-democratico, di “golpe postmoderno”, o di “Stato profondo”, indicando fantomatici organismi di potere opachi che agirebbero contro il governo. Come se il disordine che adesso agita la Turchia non fosse il risultato della guerra messa in piedi da Erdogan, come è, ma fosse invece lo svolgersi di una congiura di regime, oscura e tentacolare. È chiaro che, in questo modo, si perde di vista la realtà.
In Italia, però, congiure ci sono state.
Certo, ad esempio quella per rimuovere Silvio Berlusconi nel 2011. Misero insieme persone che odiavano Berlusconi e altre che, invece, non lo odiavano affatto. Di fronte, c’era il crollo dell’economia del Paese. A questo si aggiungono le dichiarazioni di Giulio Tremonti che, pur essendo ministro dell’Economia, sosteneva di non essere in grado di raggiungere il Presidente del Consiglio. Per fargli firmare quei provvedimenti che avrebbero riportato la calma nei mercati. A quel punto, sì: è nata la congiura.
Ma non c’era anche una manina europea, come dicono?
No. Era una congiura italiana, con attori italiani. C’è stato il supporto di alcuni elementi stranieri, ma erano pochi. L’Europa era contenta, lo approvava. Ma non lo hanno provocato gli stranieri. È nato ai vertici del Paese, per mettere al sicuro il Paese.
Renzi vuole riformare, vuole cambiare davvero, ma ha sbagliato tutto. Non ha voluto servirsi di un esercito di uomini forti e ha scelto, invece, di usare le ragazzine
Alcuni dicono che anche quello di Mani Pulite nel 1992 è un colpo di Stato.
E farneticano. Mani Pulite fu una stagione in cui un gruppo di magistrati italiani abusarono dei loro poteri. Questo perché in Italia, a differenza degli altri Paesi democratici, la magistratura è indipendenti dal ministero della Giustizia. E anche perché non hanno organi di controllo sopra di loro (il Csm non lo considero un organo valido). Insomma: una minoranza rumorosa molto attiva che ha cercato di estendere il suo potere in modo non democratico.
Eh, ma appunto: non è questo un golpe?
Secondo la definizione che do io no. È l’azione di una casta, che usa i poteri propri di una casta, per sovvertire l’ordine costituzionale. La politica li teme perché, a ogni critica, c’è sempre il rischio che parta un avviso di garanzia, o un’indagine.
Torniamo all’esercito, allora. Non è che i generali non organizzano colpi di Stato anche perché sono tutti di nomina politica?
No, non è necessario. I vertici militari sono burocrati, funzionari. Hanno un alto senso dello Stato e non nutrono l’intenzione di sovvertirlo. Se l’esercito vuole impadronirsi del potere, deve giustificare la sua azione in modo morale, cioè deve convincere e convincersi che sta operando per il salvataggio dello Stato. Insomma, per salvaguardarlo da un pericolo più grande. È quello che hanno fatto in Egitto contro l’islamizzazione che i Fratelli Musulmani stavano mettendo in atto.
Ma come si fa, oggi un colpo di stato? Malaparte aveva scritto un manuale di tecnica, ma risale al 1921.
Quello di Malaparte, che ha un titolo molto bello e che gli invidio, è un libro che promette di insegnare una tecnica, ma che in realtà non lo fa. Il mio sì. Sono un tipo pratico, e bado al sodo. Il primo passo (gli altri li trova nel libro) è appunto dare una giustificazione morale. Trovare un pericolo grave che autorizzi la presa delle armi. Tutto qui. Sa che cosa farei io, se potessi fare un colpo di Stato in Italia?
Cosa farebbe?
La trascinerei fuori dall’Euro, dalla Ue, dall’Onu, dall’Ocse, dalla Nato, e da tutte queste organizzazioni. E poi responsabilizzerei i leader italiani, che da troppo tempo si appoggiano, per le loro scelte, sugli organismi sovranazionali. Poi attuerei un decentramento, come voleva Einaudi, dando più poteri agli enti locali, e abolirei i prefetti. Via i lacci e lacciuoli, e tanti incentivi agli italiani che vogliono lavorare. Una politica alla Federico II. Ecco: farei un’Italia normanna.
In sostanza, eliminerebbe il cosiddetto “vincolo esterno”.
Che è solo una scusa per non fare le cose. Si accumula debito e poi si chiedono interventi dalla Bce. Il problema riguarda anche Matteo Renzi: lui sa benissimo che l’Italia vive in una situazione di fantasia finanziaria, dove si firmano promesse di ripagamento di un debito enorme. Renzi vuole riformare, vuole cambiare davvero, ma ha sbagliato tutto. Non ha voluto servirsi di un esercito di uomini forti e ha scelto, invece, di usare le ragazzine. Così non si va da nessuna parte.
In che senso ci vorrebbe “un esercito di uomini forti”?
Penso a Reagan: lui aveva un governo con personaggi decisi, difficili da comandare. Ma è così che ha riformato gli Stati Uniti. Lui ha detto: “Voglio raddoppiare il potenziale militare americano”, e lo ha fatto. Così ha rovesciato l’Unione Sovietica: litigando ogni giorno (e lo dicono i suoi diari), ma mandando in campo uomini validi e decisi. E Renzi? Che fa? Ripeto: si circonda di ragazzine.
Ma chi avrebbe dovuto mettere, per essere come Reagan?
Doveva prendere Bersani e dirgli: porta avanti il decreto Bersani. Doveva prendere Prodi e dirgli: finisci le privatizzazioni. Poi a Letta: cancella le burocratizzazioni, le lungaggini, la pesantezza dello Stato. E anche D’Alema. È un governo difficile da condurre, pieno di personalità forti e decise. Ma risolverebbe tutto. E invece, adesso, è circondato da ragazzini e chiede di poter spendere di più.
La sorte di Immuni nelle mani del senatore “no-vax”
È sicura o non è sicura? Questo è il dilemma…
Nello scenario già caotico generato dalla app Immuni, “figlia del peccato” di cui nessuno vuole assumersi la paternità, l’ombra degli 007 sulla scelta (fatta balenare dalla Ministra Paola Pisano) di tale applicazione ha spostato l’attenzione su quel che farà e dirà il COPASIR.
Nell’immaginario collettivo il fatto che se ne occupi il COPASIR – abitualmente impegnato sul fronte di segreti e spie – non rassicura l’uomo della strada che è legittimamente portato a ritenere che la storia del controllo globale forse non è così fantasiosa.
La circostanza che a redigere la relazione per conto di tale organismo sia un personaggio politico vicino ai “no vax” e tra l’altro promotore di provvedimenti normativi sulla “libertà vaccinale”) rende la vicenda ancor più suggestiva.
Il tweet del senatore Paolo Arrigoni annuncia che sarà lui a predisporre il documento destinato ad essere votato dai colleghi del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica.
Mentre lo scaricabarile in proposito assurge a disciplina olimpica, il tempo passa. Passa, incurante delle pastoie politiche, indifferente della gente ancora in ospedale, impassibile dinanzi al diuturno sforzo di medici e infermieri ormai esausti.
Passa, sperando che almeno lui si porti via il problema.
Ma siccome abbiamo fretta di conoscere come vada a finire la telenovela di Immuni, che molti sperano sia collaudata ed operativa prima di una prossima peste bubbonica, mi permetto di suggerire al valente Senatore tre o quattro righe della relazione della tanto bistrattata task force del Ministero dell’Innovazione.
I super-esperti dovendosi pronunciare a proposito di riservatezza e sicurezza non hanno esaminato la app Immuni ma – incuranti della tradizionale raccomandazione di non chiedere mai all’oste com’è il suo vino – si sono espressi “Sulla base della documentazione prodotta dalla proponente e della descrizione del funzionamento dell’app ivi contenuta”.
Ma l’oste non ha pensato nemmeno di dare un parere del calice che intende somministrare, perché i “task forcers” hanno dovuto riconoscere che “Sotto il profilo della sicurezza informatica la società proponente non ha fornito report in merito a test di sicurezza sulle applicazioni o sui server in uso”.
Gli esperti hanno così dovuto suggerire di “effettuare robusti test di sicurezza informatica sull’applicazione prima del rilascio definitivo all’autorità pubblica” e di “condurre una valutazione d’impatto ai sensi dell’art. 35 Reg. UE 2016/679” (ossia il Regolamento Europeo in materia di privacy)….
In poche parole di sicurezza non c’è traccia. O almeno nessuno, forse solo per umiltà, ha voluto dire quanto siano andate bene tutte le sperimentazioni effettuate. Giusto. Perché dichiarare ai quattro venti di aver sottoposto a prove infernali l’applicazione per provare con certezza la sua inviolabilità o il superamento di qualsivoglia problema? Anche questa è privacy…
FONTE:https://www.infosec.news/2020/05/08/news/tecnologie-e-salute/la-sorte-di-immuni-nelle-mani-del-senatore-no-vax/
Spettacoli hard, peni di gomma ed effusioni gay: i nuovi orrori di Bibbiano
Reggio Emilia, 15 gen – Bibbiano era solo “un raffreddore” che aveva perturbato l’Emilia Romagna: lo aveva assicurato Giuliano Limonta, presidente della commissione tecnica regionale sui minori, introdotta dalla giunta Bonaccini dopo i fatti di Bibbiano. La notizia della chiusura dell’inchiesta Angeli e Demoni sullo scandalo dei presunti affidi illeciti della val d’Enza, notificata a 26 indagati e che ha portato alla contestazione di 108 capi di imputazione, ci ha rivelato che il “raffreddore” in realtà è una piaga purulenta ben lontana dalla guarigione. Dalle carte della Procura sono emersi infatti dei particolari raccapriccianti che riguardano Federica Anghinolfi, la psicoterapeuta “papessa” del “sistema Bibbiano” e Francesco Monopoli, entrambi indagati. Lo rivela Il resto del Carlino.
Progessivo allontanamento
I due avrebbero affidato una bambina alla coppia di donne omosessuali formata da Daniela Bedogni e l’attivista Lgbt Fadia Bassmaj (entrambe indagate), diradando progressivamente gli incontri con la famiglia naturale “senza alcuna motivazione, isolando la piccola e impedendo altresì lo scambio di corrispondenza e regali”. Nella chat dei servizi sociali la Anghinolfi e Monopoli discutevano su come dilazionare progressivamente la presenza dei veri genitori della bimba: “Come giustifichiamo la sospensione degli incontri protetti?”, chiede lui. “Relax della minore…vacanza”, risponde lei, parlando di “spostare l’attenzione per spostare l’emozione”. Ed era stata proprio della Anghinolfi la decisione di non inoltrare alla bambina i messaggi del padre che le scriveva di volerle “un mondo di bene”. I due avrebbero anche testimoniato che nella casa paterna c’era cibo avariato “lasciato sui mobili da diversi giorni”, fatto smentito poi dai carabinieri.
Particolari terribili
Le due affidatarie lesbiche sono indagate “per aver omesso di riferire al perito particolari rilevanti relativi alla vita della minore“. A quanto pare, infatti, la vita nella famigliola arcobaleno non era proprio rose e fiori. Le indagini hanno infatti rilevato la presenza di “un disegno della bambina” che raffigurava “le donne mano per mano con la frase ‘Vai via perché se ci sei tu non possiamo fare l’amore’”. Da segnalare il ritrovamento di una frase scritta dalla piccola sul disgusto della provato “nel ricevere la buonanotte” da una delle due indagate “nuda”, nonché nell’assistere a un’effusione tra le due. Ma compaiono anche i racconti dei sogni fatti dalla minore “da lei descritti in fogli sequestrati, su spettacoli teatrali pornografici’ con ‘peni finti’ messi in scena dalle affidatarie”. Le due donne sono indagate anche “per aver omesso di riferire al perito dell’intenso rapporto di amicizia tra Bassmaji e Anghinolfi, e della condivisione di iniziative per la difesa dei diritti lgbt anche sugli affidi a omosessuali“.
Altre accuse
Ad Anghinolfi la Procura contesta anche di aver corrisposto all’ex compagna Cinzia Prudente, (indagata), “un ingiusto profitto di 250 euro al mese per l’affido di una minore, in assenza di una reale necessità, anche dopo che la bambina era diventata maggiorenne, per incontrarla due volte al mese per due ore per prendere un caffè e chiacchierare, come indicato dalla stessa ragazza”. Non solo: la psicoterapeuta di Bibbiano è anche indagata per violenza privata nei confronti di un’assistente sociale, “perché approfittando della sua posizione di debolezza di neoassunta a tempo determinato, l’ha costretta a redigere relazioni finalizzate ad allontanare minori contendenti circostanze false od omesse che avrebbero permesso all’autorità giudiziaria una valutazione ulteriore e diversa”.
Vaff… in ghanese
E che dire dei rivoltanti soprusi di cui è stata fatta vittima una famiglia del Ghana? Il padre, che non era in grado di parlare o intendere l’italiano, era stato costretto dalle assistenti sociali a sostenere un colloquio per capire se avesse o meno abusato della figlia. Nella relazione finale le stesse riportarono che l’uomo aveva avuto “un atteggiamento di totale chiusura”. Dalle chat scoperte nei cellulari sequestrati durante le indagini è però emersa una realtà molto diversa da quella riportata. Così commentavano infatti gli operatori: “Oh comunque noi parliamo anche il ghanese, come si dice ‘vaff’ in ghanese? Muoio dal ridere”. Nei gruppi Whatsapp fioccavano poi le lamentele sui giudici ritenuti “non amici”. In una delle conversazioni, Monopoli riteneva che l’audizione protetta in sede del primo incidente probatorio fosse stata “uno schifo”: colpa del magistrato che a suo parere si era comportato in modo “così ignobilmente suggestivo” impedendo alla bambina di confessare gli abusi. Abusi mai subiti o accertati.
Cristina Gauri
FONTE:https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/spettacoli-hard-peni-di-gomma-ed-effusioni-gay-i-nuovi-orrori-di-bibbiano-142546/
ARTE MUSICA TEATRO CINEMA
SALVATORE FIUME: DI FORME SEMPLICI, SESSO E IRONIA
Le forme semplici, ciò che vediamo. La quantità di corpi, pur sempre accomunati da un certo ordine di senso. Lo sfiorarsi, spesso ironico e provocatorio. L’incastrarsi delle luci calde con le geometrie dei corpi. Trovarsi immersi in un’opera di Salvatore Fiume è un atto semplice eppure così complesso, ironico erotismo: l’ossimoro è la figura retorica che può essere preso in prestito per descrivere gran parte delle sue opere.
Salvatore Fiume, siciliano di origine (Comiso, 1915 – Canzo, 1997), è stato un artista a tutto tondo e un avido viaggiatore. Pittore, scultore, architetto, scrittore – ha pubblicato romanzi, racconti, tragedie, commedie e poesie – e scenografo – ha collaborato col Teatro alla Scala di Milano, con il Covent Garden di Londra e col Teatro Massimo di Palermo. Tutto è estremamente connesso nell’atto artistico di Salvatore Fiume.
Il gesto, il corpo femminile, quello maschile, quello animale, l’architettura, il mito, lo spazio metafisico, la leggenda, il viaggio e il sogno. Nelle opere di Salvatore Fiume tutto si condensa in modo armonioso: la semplicità della luce della classicità mediterranea, l’esotismo di ogni angolo di mondo, la rappresentazione del sesso e l’ideale di forma e dell’ironia.
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Nelle sue acqueforti, nelle serigrafie, perfino nelle architetture si ritrova la ricerca formale di Fiume: un essere artista indispensabile alla sua stessa sopravvivenza. Esemplari le parole di Bufalino nella Prefazione dell’antico libro ritrovato: Il signore delle isole di Enzo Leopardi (1991). Egli parla di un pittore che dipinge, come un’altra persona mangia o respira:
«Senza che questo, peraltro, limiti la sua arte ad un istinto, a un dono spontaneo. Fiume ha, dietro di sé, un’ingente cultura visiva che gli consente sempre di coniugare calcolo e invenzione, in un inestricabile e felice connubio.»
Al centro della sua ricerca formale e pittorica sicuramente la figura femminile. Il corpo di donna viene studiato, osservato e contemplato, quasi come in un’ossessione, anche piuttosto piacevole. La tecnica soccombe ai corpi di Fiume: Ad ogni viaggio intorno al mondo, ad ogni nuova avventura corrisponde lo studio di un corpo, di una luce diversa, di una pelle, o di un mito legato al corpo femminile.
La luce stessa assume una carnalità e una semplicità che riesce a dialogare con i soggetti e con il loro ambiente.
Le scelte di stile sono impeccabili e sono instancabilmente alla ricerca di una risposta. Gli abiti che i soggetti indossano, o non indossano, ci parlano di un epoca, di un determinato territorio, di ambiente, e non per ultimo di un sogno, bizzarro, strano, eccessivo ma sempre ben studiato, raccontato con le parole giuste, e con radici ben ancorate nella ricerca.
C’è un’estrema considerazione per le parole, un rispetto verso i corpi ritratti, dipinti e scolpiti. C’è un senso di erotismo ancestrale che coniuga natura e cultura. C’è un essere uomo e artista consapevole. Lo esalta nel modo giusto Pierre Restany, lo fa con un grande omaggio di parole che ci permettono di apprezzare ancora oggi com’era vivere da Salvatore Fiume.
«Il lettore potrà forse meravigliarsi di pensare che Salvatore Fiume e Pierre Restany hanno passato tutto un pomeriggio del 1992 a parlare del sesso della donna. Del sesso della donna e non del sesso degli angeli, davanti alle tele meravigliose del maestro! L’esperienza rimarrà incisa per sempre nella mia memoria. Tengo di Fiume un’impressione esaltante, quella di una civilissima lezione di verità nell’emozione e di bellezza nel gesto. Amare la donna non è la cosa più bella del mondo? Bisogna essere capaci però di tradurre la qualità unica di questo amore nella coerenza logica del linguaggio. E si tratta allora non solo di talento ma anche di morale. Se si prende la morale nel suo senso primario, cioè la filosofia dell’azione umana e non nella sua dialettica riduttiva del bene e del male, Salvatore Fiume si presenta come un vero e grande poeta dell’amore, nel cuore della più alta linea pittorica dell’Eros. Non esito a dirlo e sono ben felice di assumerne la testimonianza. Gli artisti che sanno abbinare la maestria tecnica con la ricchezza affettiva di una cultura planetaria sono rarissimi. Appartengono al bene comune dell’umanità, fanno parte del suo eterno patrimonio».
Pierre Restany
da La natura integrale di Salvatore Fiume
Arte Immagine Santerasmo International, Milano, 1992
FONTE:https://www.frammentirivista.it/salvatore-fiume-di-forme-semplici-sesso-e-ironia/
ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME
L’anormalità del male
Dopo pochi giorni dall’allentamento del lockdown, il segno del ritorno alle attività normali è tornato a manifestarsi anche sulla natura
In un precedente articolo abbiamo messo in evidenza come l’epidemia di coronavirus abbia avuto effetti benefici sull’ambiente. L’interruzione delle attività umane ha fatto in modo che molti ambienti della nostra Penisola e del mondo intero abbiano fatto un salto indietro di cinquant’anni. Le acque della laguna di Venezia sono tornate trasparenti, con tanto di cormorani a pesca tra la meraviglia dei pochi passanti. L’aria inquinata della Pianura Padana ha visto cadere verticalmente i tassi di biossido d’azoto. Nelle strade di Roma e dell’Aquila, cinghiali e cervi hanno fatto la loro comparsa, non più disturbati dal traffico. Il fiume Sarno in Campania, inquinato da decenni, è tornato alla purezza primigenia, e le acque del golfo di Napoli hanno rivisto i balzi gioiosi dei delfini.
Dopo pochissimi giorni dall’allentamento del lockdown, il segno sporco del ritorno alle attività normali è tornato a manifestarsi. In queste ore, le acque del fiume Sarno hanno ricominciato a colorarsi di marrone, violentate dagli sversamenti non trattati provenienti dalle attività industriali dell’Agro Nocerino-Sarnese e del distretto conciario di Solofra.
Il fenomeno, evidentissimo, fotografato e filmato dai cittadini, ha scatenato un’ondata immediata di proteste e denunce arrivate fino al ministro dell’Ambiente Costa, il quale per la verità più volte si era fatto vivo presso la comunità locale per raccogliere appelli e denunce. La gestione del problema Sarno è certamente complessa, anche se non più che tanto, essendo lo stesso al centro di un bacino idrico che conta un numero alto, sebbene finito, di affluenti e di scarichi. Va tuttavia data pronta risposta ai cittadini, individuando e colpendo i colpevoli del ritorno all’antico.
Un caso ancora più clamoroso, che ha anch’esso raggiunto rapidamente i Social Media, scatenando sconcerto e proteste furibonde, è quello del canale Agnena, sito poco a sud dell’abitato di Mondragone, nel casertano. In questo corso d’acqua, filmati e fotografie hanno evidenziato il cambiamento da trasparenti a marrone delle sue acque, con la clamorosa creazione di un’ampia macchia scura nel mare verde. Gli attivisti di Legambiente Giugliano, accorsi sul posto, hanno rilevato come dall’acqua venisse un forte puzzo di escrementi di animali.
Rispetto al Sarno, qui il problema è estremamente più semplice: il canale Agnena parte dalla Strada Provinciale 21 ed ha un corso di soli sei chilometri. Non ha affluenti laterali che possano apportare elementi inquinanti. L’intera area è devoluta allo sviluppo agricolo e zootecnico, con la presenza di numerosi caseifici anche di rilievo. Lungo il corso del canale, inoltre, si affacciano solo due o tre grandi aziende per l’allevamento delle bufale. Senza voler scomodare investigatori di elevatissimo livello, crediamo che individuare i responsabili di questo scempio sia piuttosto facile.
In attesa che le forze di polizia facciano il proprio, rapido lavoro, ci sentiamo di richiamare qui un dato di fatto: il documento di Disciplina tecnica per la utilizzazione dei liquami zootecnici della Regione Campania afferma chiaramente che “I liquami devono avere esclusivamente utilizzazione agronomica. È vietata qualsiasi altra utilizzazione le cui conseguenze siano tali da mettere in pericolo la salute umana, nuocere alle risorse viventi e all’ecosistema acquatico, compromettere le attrezzature o ostacolare altri usi legittimi delle acque”. Aggiunge inoltre che ne è vietato lo sversamento nei corsi d’acqua – addirittura non è consentito entro una fascia di rispetto dagli stessi – e sulle coste dei laghi o dei mari. Le ammende per i contravventori sono risibili, ma tant’è.
Noi pensiamo che sia legittimo per gli operatori economici ottimizzare la gestione dei propri costi e cercare di ottenere il massimo vantaggio economico. Questo però non può accadere a scapito del diritto collettivo a fruire di un ambiente sano. Vogliamo quindi chiamare la Regione Campania, e il suo governatore, che tanto bene hanno gestito l’emergenza coronavirus tanto da essere additati ad esempio, a proseguire questo percorso virtuoso individuando e punendo con la massima durezza quanti perseguano questo tipo di comportamenti.
È ormai evidente che la sensibilità collettiva dei cittadini è cambiata rispetto a questi argomenti, ed è il momento di mostrare ancora capacità e coerenza di governo. Abbiamo i mezzi tecnologici per individuare i runner sul lungomare: gli stessi strumenti possono e devono essere utilizzati per il monitoraggio ambientale.
Bisogna continuare ad essere di esempio.
FONTE:https://www.infosec.news/2020/05/07/news/campanello-di-allarme/lanormalita-del-male/
CONFLITTI GEOPOLITICI
Preparare gli europei alla guerra ad Amalek
Il Mossad si fa strada con la diplomazia israeliana nell’analisi dell’UE
In molti dei casi di cui sopra, gli aiuti del Mossad hanno portato a ritorsioni da parte dei paesi europei contro l’Iran nel conflitto nucleare in corso.
… l’intelligence israeliana è diventata un bene da export inestimabile e sta ottenendo risultati concreti a livello politico nell’Unione europea.
La decisione della Germania della scorsa settimana di dichiarare Hezbollah un gruppo terroristico, e non solo la sua “ala militare”, è stata pesantemente influenzata dalle informazioni fornite dal Mossad, secondo quanto riportato da Channel 12 sabato sera.
“La mossa è il risultato di molti mesi di lavoro con tutte le parti in Germania”, ha detto un funzionario israeliano, secondo Channel 12. “I responsabili dei servizi devono presentare prove di un coinvolgimento legale diretto e comprovato, che lega l’organizzazione a chiara attività terroristica. L’abbiamo fatto “
Le informazioni sono state raccolte dal Mossad per diversi mesi in un’operazione complessa. Le informazioni includevano dettagli incriminanti sugli agenti di Hezbollah sul suolo tedesco (il terrorismo solo in Medio Oriente non sarebbe bastato).
Una delle scoperte fatte grazie all’intelligence del Mossad fu una raccolta di magazzini nella Germania meridionale appartenente agli agenti di Hezbollah e contenenti centinaia di chilogrammi di nitrato di ammonio, che viene utilizzato per fabbricare esplosivi.
Gli uomini d’affari sciiti furono coinvolti in transazioni e riciclaggio di denaro sporco e trasferirono milioni di euro su conti bancari appartenenti a Hezbollah.
Ma la Germania nonè affatto il primo caso in cui l’intelligence del Mossad ha portato all’azione contro Hezbollah o altri avversari, compreso l’Iran, e ha contribuito a migliorare le relazioni con un paese europeo.
Nel dicembre 2019, è stato riferito che il Mossad ha sostenuto con successo gli sforzi della Danimarca per colpire una cellula di 20 terroristi che pianificava un’ondata di attacchi.
Funzionari di sicurezza danesi hanno arrestato i terroristi e sequestrato una varietà di armi basate su suggerimenti dell’agenzia di spionaggio d’élite israeliana.
Il Mossad ha contribuito a fornire informazioni che hanno consentito alla Bulgaria di risolvere il caso di un attacco terroristico agli israeliani nel 2012, al quale hanno partecipato alcuni bulgari, nonché di perseguire gli agenti di Hezbollah coinvolti, secondo quanto riferito da The Jerusalem Post.
Sono anche emersi rapporti sul potenziale coinvolgimento israeliano per aiutare la Turchia, l’Olanda, la Danimarca e la Svezia a evitare o risolvere attacchi da parte dell’Iran e dei suoi delegati.
“Un diplomatico iraniano a Vienna ha diretto” un complotto di bombe in Francia “, ha detto Cohen, aggiungendo:” Ora è in arresto e altri [membri della cellula] sono in arresto in Belgio “.
In molti dei casi di cui sopra, gli aiuti del Mossad hanno portato a ritorsioni da parte dei paesi europei contro l’Iran nel conflitto nucleare in corso.
il più grande cambiamento, ovviamente, è stato lo scontro dell’AIEA con l’Iran a marzo su materiale nucleare non dichiarato e molteplici siti nucleari rivelati dall’audace operazione del Mossad del gennaio 2018, secondo quanto riferito da Post. […] Quando si tratta di Hezbollah, Iran e altri avversari, l’utilità dell’agenzia e il crescente profilo globale hanno aiutato Israele in modo significativo oltre gli incidenti con cui l’agenzia ha assistito.
Sia in Germania, Danimarca, Bulgaria, Francia o altrove, l’occhio sempre vigile del Mossad è diventato uno strumento potente non solo per la raccolta di informazioni, ma anche per avere profondi effetti sulla politica.
https://www.jpost.com/israel-news/mossad-makes-inroads-with-israeli-diplomacy-in-eu-analysis-626787
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/preparare-gli-europei-alla-guerra-ad-amalek/
Pandemia della spesa militare
di Manlio Dinucci
Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), le spese militari mondiali non sono mai state così elevate come nel 2019. Il budget della NATO ha superato quello delle forze armate USA.
RETE VOLTAIRE | ROMA (ITALIA) | 5 MAGGIO 2020
Ogni minuto si spendono nel mondo circa 4 milioni di dollari a scopo militare. Lo indicano le ultime stime del Sipri: nel 2019 la spesa militare mondiale ha quasi raggiunto i 2.000 miliardi di dollari, il più alto livello dal 1988 al netto dell’inflazione. Ciò significa che oggi si spende in armi, eserciti e guerre più di quanto si spendesse nell’ultima fase del confronto tra Usa e Urss e le rispettive alleanze.
La spesa militare mondiale sta accelerando: in un anno è cresciuta del 3,6% in termini reali. Essa è trainata da quella statunitense che, aumentata in un anno del 5,3%, è salita nel 2019 a 732 miliardi. Tale cifra rappresenta il budget del Pentagono, comprensivo delle operazioni belliche.
Si aggiungono a questo altre voci di carattere militare. Il Dipartimento per gli affari dei veterani, che si occupa dei militari a riposo, ha un budget annuo di 217 miliardi, in continuo aumento. La Comunità di intelligence, composta da 17 agenzie, dichiara oltre 80 miliardi annui, che sono solo la punta dell’iceberg della spesa reale per operazioni segrete. Il Dipartimento per la sicurezza della patria ha una spesa annua di oltre 70 miliardi. Il Dipartimento dell’Energia spende in un anno circa 24 miliardi per mantenere e ammodernare l’arsenale nucleare.
Tenendo conto di queste e altre voci, la spesa militare reale degli Stati uniti già supera i 1000 miliardi di dollari annui. Quella della Nato, stimata da Sipri in 1.035 miliardi nel 2019, è quindi in realtà molto più alta.
La spesa militare della Russia, 65 miliardi nel 2019, è 11 volte inferiore a quella Usa e 16 volte a quella Nato. La spesa militare della Cina viene stimata dal Sipri in 261 miliardi, circa un terzo di quella Usa, anche se la cifra ufficiale fornita da Pechino è di circa 180. Tra i paesi europei della Nato sono in testa Francia, Germania e Regno Uniti con circa 50 miliardi ciascuno. La spesa militare italiana, al 12° posto mondiale, è stimata dal Sipri in 26,8 miliardi di dollari nel 2019.
Viene così sostanzialmente confermato che la spesa militare italiana, aumentata di oltre il 6% rispetto al 2019, ha superato i 26 miliardi di euro su base annua, equivalenti a una media di 72 milioni di euro al giorno. In base all’impegno preso nella Nato, essa dovrà continuare a crescere fino a raggiungere una media di circa 100 milioni di euro al giorno.
Gli Stati uniti – ha annunciato il segretario di stato Mike Pompeo – hanno sollecitato gli Alleati a stanziare altri 400 miliardi di dollari per accrescere la spesa militare della Nato. L’Italia, all’interno della Alleanza sotto comando Usa, è agganciata a meccanismi automatici di spesa.
Ad esempio, fa parte della «Land Battle Decisive Munitions Initiative» per l’acquisto di munizioni sempre più sofisticate e costose (missili, razzi, proiettili di artiglieria) per le forze terrestri. Fa parte con Stati uniti, Francia e Regno Unito del gruppo che, in base a un accordo concluso lo scorso febbraio, fornirà con i propri satelliti militari «capacità spaziali» alla Nato in una vasta gamma di attività.
L’Italia entra così a tutti gli effetti nel nuovo programma militare spaziale della Nato, preparato dal Pentagono e da ristretti vertici militari europei insieme alle maggiori industrie aerospaziali, sulla scia del nuovo Comando spaziale creato dagli Usa per «difendere i vitali interessi americani nello spazio, il prossimo campo di combattimento della guerra».
Tutto ciò comporta altre spese militari con denaro pubblico, mentre occorrono enormi risorse per fronteggiare le conseguenze socio-economiche della crisi del coronavirus, in particolare l’aumento della disoccupazione.
C’è però una azienda che assume: la Nato, che il 29 aprile ha lanciato «un innovativo programma per assumere giovani professionisti», ai quali promette un «salario competitivo» e possibilità di carriera quali «futuri leader e influencer».
FONTE:https://www.voltairenet.org/article209830.html
CULTURA
Sovranismo e liberalismo sono compatibili?
7 05 2020
Non bisogna respingere l’idea di nazione, ma oggi un liberale non può che essere europeista. Il commento di Franco Chiarenza.
Ho letto con ritardo il botta e risposta tra Corrado Ocone da una parte e Raffaello Morelli e Piero Paganini dall’altra sulla compatibilità tra sovranismo e liberalismo. Da Ocone si può dissentire; io, per esempio, non condivido il suo mettere la propria cultura a servizio di istituzioni e personaggi che liberali non sono (come lui sa bene) cercando di conciliare le sue radici politiche con il populismo che si affaccia prepotente sulla ribalta elettorale. Ma alle tesi di Ocone vanno opposte argomentazioni che si muovano sul terreno teorico in cui lui le ha poste e non con considerazioni di attualità politica (sulle quali posso anche concordare con Morelli e Paganini).
Se al termine “sovranismo” che non significa nulla e non ha basi teoriche di alcun genere sostituiamo quello di “nazionalismo” dobbiamo riconoscere che esiste un importante filone che possiamo definire di “nazionalismo liberale” che è stato addirittura prevalente nella seconda metà del XIX secolo. Si tratta – volendo semplificare – di una composizione tra diritti individuali e principio di nazionalità che nulla ha da spartire con il nazionalismo aggressivo e razzista che ha impregnato le ideologie fasciste e naziste ma che è esistito e ha improntato tutti i movimenti liberali i quali proprio agitando il principio della sovranità nazionale hanno minato la legittimità degli imperi multinazionali come quello asburgico e quello orientale del sultanato turco. Ha quindi ragione Ocone nel sostenere che, almeno in linea puramente teorica, al principio del primato della sovranità nazionale anche autentici liberali possano aderire.
Dove Ocone secondo me ha torto è nel non tenere conto che da molti anni il liberalismo europeo (a cominciare da Croce e da Einaudi che egli mostra di conoscere bene) abbia ritenuto che la dimensione nazionale non sia più sufficiente a garantire lo stato di diritto e le libertà civiche che del liberalismo sono la base. E ciò anche sull’esperienza di ciò che è avvenuto quando le democrazie hanno preteso di assolutizzarsi rispetto ad ogni intermediazione sociale andando a sfociare in un autoritarismo plebiscitario; come è appunto avvenuto con il fascismo nel 1922, con il nazismo nel 1933, e rischia di avvenire oggi in Ungheria con Orban (il quale, non a caso, parla di democrazia “illiberale”) e con Putin che definisce il liberalismo superato dalla storia (“obsoleto”).
Per questa ragione, sin dalle origini, la costruzione europea non è stata un asettico conglomerato di stati, sul modello delle unioni doganali e delle aree di libero scambio già sperimentate, ma ha corrisposto a una precisa opzione ideologica, prettamente liberale, condivisa dai movimenti cristiani e dai socialisti democratici. E anche le successive cessioni di sovranità (purtroppo limitate proprio da miopi convenienze nazionalistiche) si sono mosse in questo preciso contesto.
Il dramma della Gran Bretagna sta tutto qui perché il Regno Unito era l’ultimo residuo del nazionalismo liberale del secolo precedente e non aveva vissuto il dramma delle degenerazioni autoritarie (che ha invece accomunato l’Italia alla Germania, alla Spagna ma anche alla Francia); la sua classe politica ha ondeggiato per anni tra la partecipazione a una costruzione multinazionale liberale e la convinzione di potere fare da sé (anche per il legame preferenziale che la legava agli Stati Uniti e al Commonwealth). Poi ha finalmente scelto e dubito che per essa sia stata l’opzione migliore; per il resto d’Europa invece forse si è trattato di una liberazione da decenni di fibrillazioni che hanno contribuito non poco a indebolire l’Unione.
Ecco perché un liberale italiano oggi – in qualunque partito militi o per chiunque voti – non può non essere un convinto assertore dell’unità europea, senza per questo nascondersi le difficoltà di realizzarla uscendo dal guado in cui si è impantanata l’Unione. Gli ambiti nazionali, infatti, soprattutto nei paesi più lontani dalla cultura liberale (come il nostro), non garantiscono il mantenimento delle libertà fondamentali e quell’equilibrio dei poteri che caratterizza gli stati liberali.
La teoria del conflitto di Dahrendorf si risolve infatti, in una prospettiva liberale, proprio evitando il più possibile la concentrazione del potere e mantenendo l’equilibrio instabile del check and balance.
Franco Chiarenza, maggio 2020
FONTE:https://www.iliberali.org/editoriali/sovranismo-e-liberalismo-sono-compatibili/
CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE
Una startup per l’intelligence alla portata di tutti
Quando le informazioni sono troppe, discordanti o poco attendibili, diventa un problema prendere decisioni
Fare impresa è un’attività rischiosa e complessa ma la creatività, lo spirito imprenditoriale ed un attento Risk Management supportano il perseguimento del successo in una lotta continua nella gestione dei rischi.
Il Risk Management è un processo necessario e dispendioso – sia per le imprese che per i governi – in quanto comporta la definizione di molteplici elementi legati al contesto di azione, all’identificazione dei soggetti dell’analisi ed alle considerazioni su impatto e probabilità di accadimento di tali eventi rischiosi.
Sebbene possa apparire semplice ricercare tali elementi in un mondo iper-connesso e globalizzato, ove i concetti di open-source dei dati e delle informazioni sono mainstream, a non renderlo un’impresa semplice è il travolgente oceano di dati disponibili, più o meno pubblici.
Quando le informazioni sono troppe, discordanti o poco attendibili, diventa un problema prendere decisioni. Un esempio di dominio pubblico sono le fake news che creano problemi quotidianamente ai giornalisti, a governi ed imprese, costretti a validare più volte le fonti per evitare brutte figure o, peggio, influenzare decisioni pubbliche sulla base di informazioni errate e fuorvianti.
La soluzione è eliminare il disturbo per focalizzare l’attenzione su ciò che conta davvero, supportando una visione d’insieme veritiera e corretta di ciò che accade.
Durante la ricerca di una soluzione praticabile per piccole e medie imprese, mi sono imbattuto in una società britannica che mi ha colpito particolarmente. Si tratta di una startup inglese – Intelligence Fusion – fondata nel 2014 da ex-ufficiali dell’esercito di Sua Maestà, inizialmente finanziata attraverso crowdfunding, che ha sviluppato una piattaforma globale di intelligence in grado di offrire una soluzione interattiva per tutti i livelli ed i settori. Da pochi giorni è possibile registrarsi al servizio per usufruire di un periodo di prova di 48 ore.
Le notizie sono raccolte attraverso una rete di contatti locali e fonti pubbliche, validate, analizzate internamente, arricchite e quindi distribuite ai clienti. Le analisi fornite attraverso la piattaforma web sono costituite da minacce che possono avere un impatto su aziende, organizzazioni e individui. Le categorie di dati riguardano terra, mare e aria, e comprendono diverse tematiche come conflitti, criminalità, pericoli, proteste e minacce non tradizionali.
I clienti dei dati di intelligence spesso cercano di migliorare la qualità della propria analisi, validando le proprie fonti oppure allargando lo spettro di fornitori a cui far riferimento, tuttavia non dispongono della capacità interna per svolgere un lavoro di qualità, mentre le piattaforme specializzate si impongono sul mercato come un’opzione “semplice”, as-a- service e molto più economica.
Il mondo del cyber spazio è ricco di soluzioni per la Threat Intelligence, ma le soluzioni che completano l’offerta per il mondo “fisico” sono molte meno e meno armonizzate, “Intelligence Fusion” è andata a soddisfare proprio questa necessità.
Tra gli elementi esplorabili sulla piattaforma troviamo – oltre la Pandemia – incidenti ricondotti al Terrorismo ed al traffico di migranti (The Balkan Route), all’Attivismo su Cambiamento Climatico, al Crimine Organizzato Albanese ed all’Attivismo Vegano.
È ovvio che le esigenze di ogni organizzazione sono specifiche e vanno contestualizzate, proprio per questi motivi il processo di on-boarding è personalizzato per fornire solo le informazioni rilevanti a supportare le esigenze del cliente eliminando il rumore di fondo, liberando risorse strategiche. Il tutto fornito via web o via API per le realtà più evolute.
Il mondo dell’Intelligence è molto vasto ed in continua evoluzione. Annualmente vengono creati nuovi strumenti, processi, algoritmi o visualizzazioni più efficienti al fine di ottenere un vantaggio informativo sulle dinamiche che influenzano le nostre decisioni. Ed altrettanto velocemente i soggetti di tali analisi modificano i propri comportamenti per essere meno visibili e continuare ad operare inosservati.
Per chi fosse curioso riguardo gli strumenti di OSINT (Open Source Intelligence) è disponibile sul blog di Intelligence Fusion una lista di strumenti utilizzabili per attività di ricerca, gestione e monitoraggio. Mentre per i più intraprendenti, o professionisti di settore, consiglio “Open Source Intelligence Techniques” di Micheal Bazzel, che rappresenta un dettagliato elenco di strumenti e tecniche in uso da analisti ed esperti di tutto il mondo.
FONTE:https://www.infosec.news/2020/05/08/news/guerra-dellinformazione/una-startup-per-lintelligence-alla-portata-di-tutti/
ECONOMIA
Altro che Mes senza Troika: ecco dove spuntano le condizioni
Il Mes c’è, gli Eurobond (e il Recovery Fund) no
La prima notizia è che ad uscire pienamente sconfessata è la linea Conte-Gualtieri. Com’è noto, infatti, il governo aveva annunciato urbi et orbi la volontà di portare in Ue una linea contraria al Mes e favorevole invece agli eurobond. Cassati questi ultimi per le fortissime resistenze delle nazioni del nord, si era allora ripiegato sul Recovery Fund. Spuntando non più di qualche generica e vaga promessa, replicata anche ieri laddove si legge che “i leader hanno concordato di impegnarsi per la costituzione di un Recovery Fund e incaricato la Commissione di analizzare le esate necessità ed offrire urgentemente una proposta che sia commisurata alla sfida”.
A parte le già analizzate criticità dello strumento per come pensato sino ad oggi, è nei fatti la stessa identica dichiarazione seguita al Consiglio Europeo dello scorso 23 aprile, al termine del quale veniva dato mandato alla Commissione di studiare le proposte in materia. L’ennesimo calcio al barattolo che sposta la decisione finale ancora più in là, nella certezza che comunque non vedremo la “potenza di fuoco” in salsa europea prima del 2021.
Mes: ecco le condizioni (palesi e occulte)
Intanto che aspettiamo un segno di vita da parte di Bruxelles, possiamo consolarci con il Mes. La linea di credito concordata parla di somme che non potranno superare il 2% del Pil di chi ne farà richiesta e potranno essere utilizzate solo ed esclusivamente per le necessità sanitarie – dirette e indirette – legate alla pandemia. Per l’Italia fanno poco più di 30 miliardi (troppa grazia…), da restituire in comode rate, a tassi decisamente bassi (si parla di 0,115%) nell’arco di dieci anni e che l’Eurogruppo auspica possano essere pronti all’uso già dal prossimo primo giugno. Gli unici controlli, avevano assicurato due giorni Gentiloni e Dombrovskis in una lettera indirizzata al presidente dell’Eurogruppo Mário Centeno, saranno quelli relativi alla coerenza delle spese.
Nessuna ulteriore condizione, quindi? Dato che si parla di Ue, il diavolo si nasconde sempre nei dettagli. In questo caso addirittura in una postilla, in una nota relegata al pié di pagina del comunicato dell’Eurogruppo. Scritta in relazione al bisogno, dato che la crisi economica è destinata a colpire tutte le nazioni indiscriminatamente, di garantire una qualche proporzionalità nel monitoraggio del comportamento dei Paesi che chiederanno di accedere al Mes, fa riferimento ad una delle premesse del regolamento 472 del 2013, per cui si ritiene “opportuno che l’intensità della sorveglianza economica e di bilancio sia commisurata e proporzionata alla gravità delle difficoltà finanziarie incontrate e tenga nel debito conto la natura dell’assistenza finanziaria ricevuta”. Peccato che la premessa prosegua (ma non viene – a questo punto volutamente – menzionata) spiegando che l’assistenza finanziaria “può variare da un semplice sostegno precauzionale sulla base delle condizioni di ammissibilità fino a un programma completo di aggiustamento macroeconomico subordinato a condizioni politiche rigorose”. Parliamo d’altronde dello stesso regolamento che disciplina, scendendo nel dettaglio del Trattato istitutivo del Mes, le modalità con cui farci arrivare la Troika in casa.
Non solo. Nello stesso punto (il 5) del comunicato, l’Eurogruppo specifica anche che l’attività di sorveglianza seguirà le linee guida presentate dalla lettera di Gentiloni e Dombrovskis, i quali parlano esplicitamente di un monitoraggio a posteriori seguendo quanto disposto dall’articolo 14 del già citato regolamento, che a sua volta recita: “Uno Stato membro può essere soggetto a sorveglianza post-programma finché non avrà rimborsato almeno il 75 % dell’assistenza finanziaria che ha ricevuto da uno o più altri Stati membri, dal MESF, dal MES o dal FESF […] La Commissione effettua, d’intesa con la BCE, missioni di verifica periodiche nello Stato membro soggetto alla sorveglianza post-programma allo scopo di valutarne la situazione economica, fiscale e finanziaria […] Il Consiglio, su proposta delle Commissione, può raccomandare a uno Stato membro soggetto alla sorveglianza postprogramma di adottare misure correttive. La proposta della Commissione si considera adottata dal Consiglio a meno che il Consiglio stesso decida, deliberando a maggioranza qualificata, di respingerla entro dieci giorni dall’adozione della stessa da parte della Commissione”. E il cerchio si chiude.
Filippo Burla
FONTE:https://www.ilprimatonazionale.it/prima/mes-troika-spuntano-condizioni-155852
«La trappola della Germania per far accettare il MES all’Italia»
7 Maggio 2020
La pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale tedesca che critica aspramente l’operato della BCE attraverso il Quantitative Easing e sancisce la supremazia dello Stato nazionale sui Trattati europei ha creato polemica e confusione.
Sul tema, infuocato quanto delicato, Money.it ha intervistato Paolo Becchi, professore universitario di filosofia del diritto, scrittore e profondo conoscitore della cultura tedesca.
Becchi, contro la disinformazione e le fake news che sono apparse in Italia pochi istanti dopo la pubblicazione della sentenza, martedì 5 maggio, ha tradotto il testo, portando alla luce un messaggio diverso, ben lontano dalle informazioni veicolate fino a quel momento.
Un dei passi più importanti recita:
“Gli Stati membri dell’Unione Europea, anche dopo l’entrata in vigore del contratto (Trattato) di Lisbona, restano signori (padroni) dei trattati, e la soglia verso lo Stato federale non è stata oltrepassata“.
Qual è il vero significato di queste parole?
Quale significato ha realmente la sentenza della Corte tedesca?
«Chi pensava di impostare la propria politica sull’idea che, dopo Draghi, Lagarde avrebbe fatto ancora meglio sbaglia. La Corte tedesca ha detto che Draghi ha sbagliato, e se pensate di fare la stessa cosa ora, addirittura aumentandola, vi sbagliate di grosso»: questo il succo principale della tanto chiacchierata sentenza secondo Paolo Becchi, che aggiunge:
«Sembra quasi che la Corte, in nome del popolo tedesco, si sia voluta vendicare nei confronti di Draghi, che con il QE ha salvato l’euro, e di conseguenza noi – evitandoci il MES, tra le altre cose».
«All’Italia non sembra interessare, mentre la BCE si è allertata, ci sarà una riunione a breve, e anche la Commissione UE si è mossa nell’immediato, smentendo quanto affermato dalla Corte» e condannando il messaggio tra le righe contenuto nella sentenza, che per Becchi è chiaro: la Germania afferma che la propria Corte di giustizia è superiore a quella europea. È come se i tedeschi affermassero: «Abbiamo nostra Costituzione, poi vengono tutte le altre cose».
Il piano della Germania per far accettare il MES all’Italia
Qual è il vero messaggio della sentenza? Per Becchi non ci sono dubbi: « non ci sarà mai per i tedeschi una mutualizzazione del debito ».
Se proprio volete fare qualcosa, prendete il MES. È questo il messaggio che arriva dalla Corte costituzionale tedesca,
ha tuonato il professore, che aggiunge:
La Germania ci dice di risolvere i nostri problemi come nel 2011 e di non pensare di utilizzare altri strumenti. Quelli che piacevano a Mario Monti vanno bene, quel che ha fatto Draghi no.
«Chi è che non voleva il MES e l’ha bypassato, è stato proprio Draghi», ricorda Becchi, secondo il quale «è lui che ha fatto sì che dopo l’esperienza drammatica della Grecia diversi Paesi, tra cui il nostro, non utilizzassero il Meccanismo Europeo di Stabilità».
Una bomba pronta ad esplodere
Becchi parla di una bomba ad orologeria, “poiché la Corte dà tre mesi di tempo alla BCE per chiarire se gli interventi fatti in passato siano stati proporzionati.
Se BCE dovesse dire che è stato tutto regolare, la Corte costituzionale tedesca dice molto chiaramente che sia il Governo, che il Parlamento e la banca nazionale tedesca si dovranno adeguare alla sentenza. Nell’ultimo caso, quindi, alla banca tedesca sarà fatto divieto di partecipare all’attuazione del Quantitative Easing, fattore che le nega così la sua indipendenza.
Ma non solo: non renderebbe più funzionante come lo è oggi il programma del QE, negando aiuti essenziali all’Italia e non solo, soprattutto nel periodo drammatico che stiamo vivendo a causa del coronavirus.
VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=lahFigteh2M&feature=youtu.be
FONTE:https://www.money.it/Piano-Germania-MES-Italia-Paolo-Becchi
Rinaldi (Lega): ci vuole un’agenzia di rating europea
L’europarlamentare ha presentato un`interrogazione al presidente del Consiglio europeo dove sottolinea che le attuali agenzie di rating sono private, operano in regime di oligopolio e sono spesso afflitte da gravi conflitti d’interesse
di Marcello Bussi07/05/2020
Antonio Maria Rinaldi, europarlamentare della Lega, ha presentato un`interrogazione al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel “per chiedere di valutare l`istituzione di un’Agenzia di rating europea che raccolga dati di consensus formulati da università e centri di ricerca europei indipendenti calcolati con modelli trasparenti, nonché di attribuire valore legale agli attuali rating solo dopo la validazione da parte di organi istituzionali pubblici indipendenti”.
Secondo Rinaldi “il giudizio di merito di credito degli Stati, rating, viene stabilito unilateralmente da poche agenzie di consulenza private, in regime di oligopolio, non soggette a giurisdizione comunitaria, spesso afflitte da gravi conflitti di interesse. Numerosi studi, anche della stessa Bce, e giudizi legali confermano che spesso le Agenzie forniscono valutazioni intempestive e inaccurate sul reale merito di credito; i rating sono calcolati senza contradittorio e sono incorporati nei processi decisionali di molti organismi europei senza nessuna verifica, contrariamente a quanto avviene per tutti gli indicatori utilizzati nelle procedure per deficit eccessivo e per squilibri macroeconomici, validati dall’Eurostat o dalla Bce. La stabilità finanziaria dell’Unione sarebbe gravemente pregiudicata da un’errata valutazione degli emittenti che potrebbero determinare giudizi al di sotto di una determinata soglia di investment grade con conseguenti risvolti negativi sulla stabilità dei mercati”. Da qui, a giudizio di Rinaldi, la necessità di un’Agenzia di rating europea.
Domani l’agenzia di rating statunitense Moody’s e quella canadese Dbrs daranno i loro voti all’Italia, che lo scorso 28 aprile è stata declassata da Fitch a BBB-, un solo gradino al di sopra della spazzatura.
FONTE:https://www.milanofinanza.it/news/rinaldi-lega-ci-vuole-un-agenzia-di-rating-europea-202005071701226887
Mes senza Troika e condizioni? Ecco cosa dice davvero la lettera della Commissione UE
Marco Ciotola – 7 Maggio 2020
La lettera a firma Gentiloni-Dombrovskis inquadra una cosiddetta sorveglianza light sul Mes, ma cosa dice davvero? Ecco i punti cruciali
Nessun monitoraggio sulle spese del Mes da parte della Bce e nessun “aggiustamento da parte della commissione”, per quello che è stato già definito un Mes light.
Niente revisioni quindi, nemmeno a posteriori e mai di Banca Centrale o Mes stesso, almeno stando alla lettera della Commissione – a firma di Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni – indirizzata al presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno.
Nel documento vengono di fatto smontate le repliche e le ostilità più comuni al fondo salva-stati, escludendo una sorveglianza diretta con poteri di intervento sui Paesi che chiederanno gli aiuti.
Un monitoraggio quindi leggero, così come sta rimbalzando di testata in testata negli ultimi minuti. Vale però la pena analizzare nel dettaglio la lettera e capire cosa dice davvero, e quali sono i punti cruciali da mettere in evidenza.
Cosa dice davvero la lettera della Commissione UE
Il punto su cui il duo Gentiloni-Dombrovskis ha voluto battere nella missiva indirizzata al presidente Centeno è un monitoraggio sulle spese del Mes che spetta esclusivamente alla Commissione, chiamando fuori ogni possibile intervento della Troika.
Eliminando l’ombra di una sorveglianza dall’alto, si è quindi puntato a sciogliere uno dei più ricorrenti dubbi che circondano il fondo salva-stati. Questo specifico punto è maggiormente desumibile dall’articolo 7 del recente documento, che va di fatto a congelare il temuto articolo 14 del Regolamento UE n. 472/2013, ovvero quello che fa riferimento alla “sorveglianza rafforzata su uno Stato membro”, messa in campo da una lunga serie di organi europei.
In realtà, all’articolo 7 si parla di un monitoraggio che “avrà luogo successivamente”, andando quindi a snellire una relazione annuale focalizzata in primis sulla crisi pandemica.
Una delle tre pagine che compongono la lettera del duo Gentiloni-Dombrovskis indirizzata al presidente Centeno, che al punto 7 congela di fatto il riferimento alla “sorveglianza rafforzata su uno Stato membro” citata nel Regolamento UE n. 472/2013.
Un controllo, per il momento, nelle mani solo di Bruxelles per tutti i Paesi che ricorreranno agli aiuti, senza nessun tipo di aumento delle missioni dei tecnici europei e zero rischi di commissariamento dei conti pubblici.
Vengono meno anche quelle «correzioni aggiuntive dei conti», nella scelta di mettere in primo piano la situazione di crisi economico-sanitaria in corso.
Cruciale in quest’ottica anche quanto specificato nel punto 2 della lettera odierna, quello che va in sostanza a sospendere l’articolo 3 del Regolamento UE n. 472/2013, ovvero quello che imporrebbe una “sorveglianza più rigorosa per prevenire che uno Stato membro che si trovi o rischi di trovarsi in gravi difficoltà sotto il profilo della stabilità finanziaria contagi il resto della zona euro e più in generale l’Unione”.
FONTE:https://www.money.it/mes-senza-Troika-che-dice-lettera-commissione?
FINANZA BANCHE ASSICURAZIONI
LA BANK OF ENGLAND SI PREPARA ALLA MAGGIOR RECESSIONE DELLA STORIA.
Tassi bassi ed altri 200 miliardi di QE
La Banca d’Inghilterra (BoE) ha oggi presentato le proprie previsioni e la propria politica monetaria. Le previsioni sono da far tremare i polsi, con un calo del PIL su base annua del 14%, con un aumento verticale della disoccupazione che dovrebbe passare dal 3% al 9%. Questa caduta del PIL è la più alta dalla crisi della Compagnia dei Mari del Sud del settecento, quando ancora l’economia ed il suo studio erano ad un livello non comparabile con l’attuale. La Banca spera in una ripresa a V per il 2021, ma non c’è molto da sperarci. Però la Banca sta cercando di fare molto per sostenere l’economia:
- i tassi di rifinanziamento presso la BoE rimangono a livello bassissimo, 0,1%;
- si parte con un altro turno di QE, che ci si aspetta sia di 200 miliardi di sterline;
- nelle operazioni di rifinanziamento vengono coinvolte tutti i titoli di credito con rendimento collegato al LIBOR;
- la banca centrale invita gli istituti di credito a fornire maggiore all’economia reale , soprattutto alle piccole aziende, e per questo si sono allentate le richieste di capitalizzazione al settore creditizio.
Quindi da sola la Bank of England è intervenuta con un QE che è pari a 645 miliardi di sterline in tutto, cioè 740 miliardi di euro circa. La BCE per tutta l’Europa sta effettuando un QE che è pari a 750 miliardi di euro. Quindi un solo stato sta facendo, per se stesso, quasi quanto tutta la Banca Centrale dell’Area Euro. Questo dovrebbe farci pensare: Enrico Letta ieri ha come Leit Motiv che “L’Italia pul sopravvivere solo con l’aiuto della Banca Centrale Europea”. In realtà la Bank of England sembra indicare l’esatto opposto: l’Italia nell’area euro deve accontentarsi di “Mezze misure”, di una politica monetaria che è una via di mezzo fra quello che andrebbe bene a lei e quello che vuole la Germania,per la verità più vicino ai desideri tedeschi. Quindi quando vi dicono “Cosa potrebbe fare l’Italia da sola” la risposta dovrebbe essere “Andrebbe molto meglio!”.
IMMIGRAZIONI
RENZI, PRONTO A FAR CADERE IL GOVERNO PER I MIGRANTI, VINCE.
IL M5S SI ARRENDE. Al via 600 mila regolarizzazioni
7 05 2020
In tutto il governo non si trova un ministro disposto a dare le dimissioni per difendere gli italiani in questo momento di crisi, ma si è trovato un ministro, l’agricola Bellanova della renziana Italia Viva, che si è detta pronta alle dimissioni se non avessero regolarizzato 600 mila immigrati irregolari.
Lo scontro è durato poco: questa sera Conte ha incontrato Renzi, Boschi e Rosato, il mitico trio renziano ed ha accordato tutto: in cambio di un voto a favore di Bonafè ha dato il via libera alla SANATORIA, totale, non solo dei lavoratori agricoli, ma di TUTTI gli immigrati irregolari. Così invece di migliorare la produttività, gli investimenti, le produzioni di qualità, andremo avanti con un sistema produttivo semi-schiavista, che umilia e sfrutta i lavoratori, aiuta il caporalato e frena una vera evoluzione del mondo agricolo. Avremo la soddisfazione di avere lavoratori a tre euro la casa di pomodori, invece che macchinari moderni e lavoratori pagati in modo adeguato. La Sinistra ha raggiunto l proprio obiettivo: un pugno di “Paron da li bel braghi bianchi” che regna sui servi della gleba.
I Cinque Stelle, che fino a ieri vi si opponevano, hanno calato le braghe per salvare la cadrega a Bonafè, il ministro della Giustizia che ne ha combinata una più di Bertoldo, ultima, per ora, quella con il PM Di Matteo. Del resto non poteva finire diversamente con un parlamento disposto a TUTTO, letteralmente, pur di riuscire a salvare la propria sedia. Come detto all’inizio, sarebbe molto bello che un ministro minacciasse di dare le dimissioni se,per esempio, non si aiutano i ristoratori, o i parrucchieri, o i baristi italiani. Oppure minacciare le dimissioni se non si aiutano gli artigiani, i commercianti, i piccoli imprenditori. No, con Questo governo non lo vedrete mai.
FONTE:https://scenarieconomici.it/renzi-pronto-a-far-cadere-il-governo-per-i-migranti-vince-il-m5s-si-arrende-al-via-600-mila-regolairzzazioni/
PANORAMA INTERNAZIONALE
La corte tedesca sancisce la supremazia dello Stato nazionale sui Trattati europei
(traduzione di P. Becchi)
Mentre in Italia alcuni giornaloni diffondono la notizia (falsa!) che la corte costituzionale tedesca non avrebbe in sostanza cambiato nulla rispetto alla situazione attuale, il prof. Paolo Becchi – che è stato professore universitario anche in Germania – ha tradotto dal punto di vista letterale un breve passaggio fondamentale della sentenza odierna della corte di Karlsruhe:
“Gli Stati membri dell’Unione Europea, anche dopo l’entrata in vigore del contratto (Trattato) di Lisbona, restano signori (padroni) dei trattati, e la soglia verso lo Stato federale non è stata oltrepassata“.
Morale della favola: gli Stati Uniti d’Europa non esistono e non possono esistere. Gli Stati membri della Ue restano sovrani sui Trattati europei. La Germania di sicuro. In buona sostanza, la UE non esiste se non in funzione dell’interesse nazionale tedesco.
Giuseppe Palma
Cosa succede dopo Karlsruhe? Lo spiega Claudio Borghi
VIDEO QUI: https://youtu.be/2Dmn3SMxaPw
Musso su Atlantico
Ribellione tedesca: la sentenza di Karlsruhe si abbatte su Bce, Trattati e Corte di giustizia Ue
(Le conclusioni):
La Corte ha denunciato il Trattato europeo, in una parte sua sostanziale. Da oggi il Trattato europeo non esiste più. Esiste solo la Legge Fondamentale tedesca.
La Corte pretende una definizione di politica monetaria apparentemente analfabeta, giacché è a ciascun noto che la politica monetaria non può, ma deve avere effetti su Stati-banche-risparmiatori-imprese. Ma, a guardar bene, la limitazione si applica unicamente alla fase espansiva, non a quella recessiva. Dunque, secondo Karlsruhe, la politica di una banca centrale è “monetaria” solo quando recessiva; quando è espansiva invece no, diventa politica “economica”, è ‘ultra vires’, è tirannia. Ne segue logicamente che la politica monetaria espansiva non può che essere soggetta al preventivo voto favorevole del Bundestag. Come avevamo scritto su Atlantico: dal “whatever it takes” di Draghi al “whatever the Bundestag agrees”, qualsivoglia cosa gradisca il Bundestag.
Quindi e conseguentemente, la Corte ha dichiarato incostituzionale l’indipendenza della banca centrale: della Bce, certo, ma pure della Bundesbank.
La sentenza è a valere sul primo QE di Draghi (dunque sui reinvestimenti), ma pure sul secondo QE di Draghi (quello ancora in corso). E praticamente pure sul PEPP, giacché esso va rinnovato l’autunno che viene. Sono aboliti il “reinvestimento” di Draghi, lo “illimitato” di Draghi, la “flessibilità” della Lagarde, è reimposto il divieto all’acquisto di titoli di Stato junk. In altri termini, la Germania ribelle pretende, non un accomodamento, bensì la piena sottomissione della Bce e del resto d’Europa. La Germania ribelle pretende di sedere sola in trono.
Qualsivoglia nuova modifica formale del Trattato non potrebbe che essere aderente alla sentenza in parola. Dunque restrittiva, rispetto al Trattato esistente. In altre parole, con la Germania dentro, l’Euro sopravviverà senza QE o non sopravviverà. Quindi, con la Germania dentro, non sopravviverà.
Palla a Parigi. Che deve scegliere, se sottomettersi a Berlino divenendone pure formalmente un vassallo, ovvero se accettare un limes monetario fra sé e la Germania (entrambe plausibilmente coi relativi satelliti, Italia inclusa): pur entrambe sempre nell’Euro ma senza libera circolazione dei capitali da una all’altra delle due nuove zone monetarie. Tertium non datur.
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/la-corte-tedesca-sancisce-la-supremazia-dello-stato-nazionale-sui-trattati-europei/
POLITICA
Antisovranista e pro Mes: la sinistra fucsia sulla stessa barricata di Berlusconi
Hanno ucciso la loro storia, e l’hanno fatto in modo comico: con l’arcobaleno, ludico simbolo che segna l’abbandono della falce e del martello e che solo nasconde il grigio della subcivilità dei mercati. Le abbiamo anche – come se non bastasse – viste che fingevano di non conoscere Giulietto Chiesa nel giorno della sua scomparsa. O addirittura, in alcuni casi, che addirittura lo ingiuriavano post mortem. Perché Giulietto Chiesa era insopportabile per loro: con la sua esistenza coerente, egli mostrava la loro falsità.
Sempre e per sempre dalla stessa parte non mi troverai
Pensavamo di averle viste tutte. Ma non era così. Mancava l’apice. Che è arrivato ora. Le sinistre fucsia amiche dei mercati e nemiche dei lavoratori sono ora dalla stessa parte della barricata del cavalier Berlusconi: sì al Mes e alla Ue, no alle sovranità democratiche nazionali, giudicate pericolose e totalitarie (ecco lo stratagemma per spiegare la propria adesione al totalitarismo liberal dei mercati). Per vent’anni, le sinistre hanno cavalcato l’onda dell’antiberlusconismo: con il solo scopo di nascondere dietro la critica della persona di Berlusconi la propria adesione al sistema del capitale (come se la contraddizione fosse Berlusconi e non il sistema del fanatismo economico).
Come disse Preve, peggio del berlusconismo v’è solo l’antiberlusconismo. E ora le due componenti si sono ricongiunte, per lottare insieme per i mercati e per il globalcapitalismo. Tutto ciò farebbe ridere, se non facesse piangere. Avventure della dialettica, direbbe Merleau-Ponty. Distruzione della ragione, direbbe Lukács. Ma tant’è. Il berlusconismo, proprio come l’antiberlusconismo, rivelano qui al massimo grado la propria essenza: la propria essenza di traghettatori, rispettivamente, della sinistra rossa verso la sinistra fucsia e della destra nera vero la destra bluette. La sinistra rossa e la destra nera erano, per ragioni diverse, incompatibili con il mercato assoluto: che, per imporsi, deve neutralizzare entrambe.
L’alternanza senza alternativa
E lo fa trasformando la sinistra rossa in sinistra fucsia-arcobaleno e cosmopolitica dei diritti cosmetici che nemmeno nominano la contraddizione di classe. E, insieme, trasformando la destra nera – che lo scrivente conosce meno, provenendo dall’altra parte – in destra bluette, liberal, delle privatizzazioni e dei mercati, della finanza e dell’apertura. Si produce così l’alternanza senza alternativa: che vinca la destra bluette del berlusconismo o la sinistra fucsia dell’antiberlusconismo (che ora, di fatto, è divenuta perfino berlusconiana!), vince il partito unico del capitale, dei mercati e del fanatismo economico. Ora, se non altro, l’inganno è svelato a tutti, anche a chi prima non lo capiva: destra e sinistra sono diventate sfumature del medesimo. Ed è per questo che debbono essere abbandonate o, direbbe Hegel, “aufgehoben”, superate in una sintesi nuova e superiore.
Diego Fusaro
FONTE:https://www.ilprimatonazionale.it/cultura/antisovranista-pro-mes-sinistra-stessa-barricata-berlusconi-155606/
Sovranismo e liberalismo. La proposta di Paolo Becchi
Corrado Ocone Filosofo liberale 10 04 2020
Sovranismo è la parola del momento. Ed è tutto sommato un neologismo, sol che si pensi al fatto che essa era usata fino a qualche anno fa esclusivamente in ristretti ambiti scientifici di lingua francese. Il suo affermarsi segnala probabilmente che i termini che già venivano usati nel dibattito politico, per esempio nazionalismo, sono risultati a un certo punto insufficienti.
Soprattutto per definire la comparsa in Europa e negli Stati Uniti di una variegatissima costellazione di forze e movimenti che reclamano più potere, e quindi più sovranità, per le comunità politiche e non, di prossimità. A un certo punto l’impressione di molti, per nulla sbagliata, è che forze impersonali avevano esautorato i cittadini di molta parte del potere, politico e in generale di autodeterminazione, che l’affermarsi della democrazia aveva dato loro.
L’economia consumistica e standardizzata e la finanza globale, da un lato, e una sorta di pensiero unico culturale basato su un dirittismo progressista, dall’altra, avevano di fatto trovato una convergenza nello sradicare tradizioni, usi, costumi, delle comunità umane. L’omologazione e il conformismo risultavano essere un destino quasi ineluttabile.
I rappresentanti delle istituzioni sovranazionali, ad esempio quelli della burocrazia europea, ne fossero consapevoli o meno, erano, in quest’ottica, espressione di queste forze e tendenze di fondo della società globalizzata. I sovranisti si pongono come coloro che rivogliono dare un senso alla democrazia limitando il trasferimento dei poteri a organismi sovranazionali e preservando le identità storiche sedimentatesi nel tempo nelle comunità umane.
Già solo questo dovrebbe farci riflettere e porci una domanda: il sovranismo è davvero in contrasto con democrazia e liberalismo, come afferma la vulgata comune, o non è piuttosto l’emergere, in maniera forse confusa e contraddittoria di esigenze squisitamente democratiche e liberali?
Il liberalismo, per esempio, non si era fortificato nell’Ottocento proprio a partire da una serrata critica della Rivoluzione francese e delle sue tendenze dirigistiche, centralistiche e giacobine (Edmund Burke, Benjamin Constant, e altri)? Non aveva messo in luce le contraddizioni di un individuo astratto e sradicato dalla propria comunità e dalle proprie appartenenze, pur concependo queste come liberamente scelte e modificabili (tutta la serie dei pensatori che Isaiah Berlin definisce “controilluministi”)?
Non aveva messo in rapporto dialettico la ragione con la storia, criticando le tendenze costruttivistiche generate dall’ “abuso della ragione” (e non a caso cito due espressioni di Friedrich von Hayek che nel Novecento si è posto proprio il compito di ristabilire le coordinate del “liberalismo classico”?
E il liberalismo ottocentesco non aveva forse combattuto il “dispotismo della maggioranza” (a cui c’è si è aggiunto quello delle “minoranze” organizzate) fatto di conformismo, omologazione ed escludente “pensiero unico”? Non aveva concepito la libertà come un metodo piuttosto che un sistema, come un modo di affrontare la realtà e la politica e non di fuggire da esse con costruzioni razionalistiche e astratte? Non aveva sostituito alla libertà individuale astratta degli illuministi cosmopoliti la libertà e l’individuo incarnati, e quindi situati, della più pura tradizione occidentale (Benedetto Croce)?
Fatte queste considerazioni, bisogna però fare molti distinguo. Ed è quanto prova a fare con un Manifesto sovranista Paolo Becchi, affermato studioso di filosofia da un po’ di tempo impegnato nel dibattito pubblico. Devo subito dire che fatta la tara di alcune espressioni come “carta dei diritti” o “Manifesto”, che vedo troppo legate a vecchie ideologie, è molto convincente la proposta di Becchi di far riferimento al termine di “popolo” e non a quello di “nazione” per costruire una piattaforma programmatica sovranista spendibile a livello europeo.
Il sovranismo a cui pensa Becchi è addirittura, in una certa misura, antistatalista, e per questa parte dovrebbe suonare bene alle orecchie dei liberali: “esso vuole recuperare margini di sovranità nei confronti di una Unione europea, che è diventata un “comitato d’affari” delle lobbies economiche e finanziarie mondiali, ma recuperarli non semplicemente per riaffermare i diritti degli Stati-nazione, bensì per promuovere, finalmente, i diritti dei popoli europei”.
Come è noto il “popolo” è il centro ideale e l’elemento di legittimità delle democrazie, che lo giudicano “sovrano”, anche se poi aggiungono, come fa la nostra Costituzione, che esso esercita tale sovranità in forme e limiti prestabiliti. Cioè, in sostanza, attraverso le forme della democrazia rappresentativa e non diretta.
Senza aprire in questa sede il dibattito su come ripensare la rappresentanza ai tempi della politica postideologica e della comunicazione digitale, si può dire che l’Unione europea è, così come oggi, deficitaria da questo punto di vista.
Forse puntare su una forte confederazione di Stati-nazionali e non su una loro federazione, come fa Becchi, è la via giusta. Agli Stati Uniti d’Europa sarebbe meglio, o quanto meno auspicabile, sostituire una Europa unita di Stati o meglio di popoli sovrani. L’unico modo per preservare le particolarità e specificità di ognuno. Partendo dal basso e non dall’alto, come democrazia e liberalismo (per una volta convergenti) ci hanno sempre detto di fare.
FONTE:https://www.huffingtonpost.it/corrado-ocone/sovranismo-e-liberalismo-la-proposta-di-paolo-becchi_a_23709280/
SCIENZE TECNOLOGIE
E’ italiano il miglior virologo al mondo: Giulio Tarro premiato in America
Il miglior virologo al mondo è un italiano, si chiama Giulio Tarro. Pochi giorni fa in America gli è stato conferito il prestigioso riconoscimento e premio come miglior virologo dell’anno dall’IAOTP (Associazione internazionale dei migliori professionisti al mondo). L’unico italiano insignito alla cerimonia che si è svolta all’Hotel Plaza di New York il 15 dicembre scorso. E’ stato allievo di Albert Sabin (l’inventore del vaccino contro la poliomelite).
DUE VOLTE CANDIDATO AL NOBEL
Due volte candidato al Nobel per la Medicina, oltre a innumerevoli riconoscimenti internazionali e incarichi nella sua lunga carriera: per questo il professor Tarro verrà anche inserito nella rivista TIP (Top Industry Professionals) e premiato con l’Albert Nelson Marquis Lifetime Achievement Award da IAOTP con la biografia pubblicata sul Wall Street Journal. In più la sua gigantografia capeggerà in Time Square.
COLLABORA CON L’UNESCO
E’ anche presidente della Commissione sulle biotecnologie della virosfera all’Unesco e autore di numerose ricerche presso le università statunitensi, tra cui alcune sul rapporto tra virus e tumori. Quarant’anni fa isolò e “sconfisse” il cosiddetto “male oscuro di Napoli“, il virus respiratorio sincinziale che provocava un’elevata mortalità nei bimbi affetti da bronchiolite.
FONTE:http://www.genteditalia.org/2019/01/04/e-italiano-il-miglior-virologo-al-mondo-giulio-tarro-premiato-in-america/amp/
NON SANNO PIÙ COSA FARE PER FRENARE LA TERAPIA…
Coronavirus e plasma terapia, la Regione Emilia Romagna frena. Ecco perché
i dati ancora scarsi non consentono di trarre conclusioni definitive”.
https://www.ilrestodelcarlino.it/cronaca/coronavirus-plasma-terapia-1.5134759
… Vogliono darci a tutti i costi il vaccino. In due mesi bon sono ancora stati in grado di indicare nemmeno le linee guida per una terapia
Ilaria Capua contro plasma superimmune: “Ha dei rischi. Le persone si vogliono vaccinare”
…si tratta di una pratica che ha dei rischi“. Così la virologa Ilaria Capua, ai microfoni di Caterpillar su Rai Radio 2
… Secondo la virologa, “ora molte persone si vogliono vaccinare, perché sia il coronavirus sia l’influenza possono essere pericolosi. Madre natura ci ha dato un virus nuovo e dobbiamo imparare a conviverci“.
FONTE:https://www.maurizioblondet.it/non-sanno-piu-cosa-fare-per-frenare-la-terapia/
L’UE nel marzo 2019 già sapeva che stava per arrivare una pandemia
di Cesare Sacchetti
A quanto pare, la lista di soggetti ed entità che avevano previsto o che si stavano preparando ad una pandemia continua ad allungarsi.
Dopo la famiglia Rockefeller che nel 2010 preparò un accurato rapporto dove praticamente si descriveva la società autoritaria post-pandemia attuale, e la simulazione finanziata da Bill Gates che prevedeva casualmente lo scoppio di una pandemia nel 2019, arriva anche la Commissione europea.
In un documento ufficiale del maggio dello scorso anno, l’organo esecutivo di Bruxelles infatti preparava una sorta di roadmap, un vero e proprio piano di azione per arrivare ad una vaccinazione di massa su scala europea per far fronte ad un evento di questo tipo.
Il titolo del rapporto scritto nei termini tipici della burocrazia comunitaria è “Roadmap per l’implementazione di azioni da parte della Commissione basata sul dipartimento della comunicazione e le raccomandazioni del Consiglio per il rafforzamento della cooperazione contro malattie prevenibili con i vaccini.”
Sotto questo linguaggio tecnico e formale, si cela un vero e proprio azione per arrivare a promuovere l’immunizzazione in ogni Stato membro dell’UE.
La Commissione ha a questo proposito elaborato un’agenda da realizzarsi nell’ambito di un quinquennio.
Se si sfogliano le schede del documento, non si può fare a meno di notare che ogni singolo aspetto è stato preso in considerazione.
Tutto questo piano sembra predisposto chiaramente a fare fronte a una qualche emergenza pandemica che avrebbe potuto manifestarsi nell’immediato futuro, così poi come è effettivamente accaduto.
Sono le parole degli stessi funzionari comunitari a far capire che questa eventualità è piuttosto fattibile e la risposta al problema è per loro una sola: il vaccino.
A pagina 9 del documento infatti si dice che occorre “esplorare le possibilità di un approvvigionamento unitario di vaccini e antitossine da essere usati in casi di pandemie e epidemie inaspettate.”
Ma l’aspetto più interessante viene ora.
Nella scheda di riferimento relativa a questa parte, si cita un protocollo di adesione UE firmato nel 2019 nel quale l’ipotesi di una imminente pandemia viene considerata seriamente, e si commissiona persino lo sviluppo di un vaccino ad una casa farmaceutica quando ancora non era minimamente in vista una crisi di questo tipo.
L’UE preparava un vaccino per la pandemia un anno prima della pandemia
L’accordo in questione è stato siglato il 28 marzo 2019 e ad esso avevano aderito 15 Stati membri dell’UE, tra i quali Francia, Belgio, Germania e Spagna.
L’Italia, ancora governata dall’esecutivo giallo-verde, così come l’Ungheria di Orban e la Polonia decisero di restare fuori dall’iniziativa presa da Bruxelles.
Se si legge questo memorandum, si intuisce subito che non si sta parlando dello sviluppo di un vaccino per fare fronte ad una banale influenza stagionale.
Nella prima riga dell’accordo che spiega le motivazioni di questa iniziativa congiunta a livello europeo si indica chiaramente che questa intesa è necessaria per evitare quanto accaduto nella pandemia del 2009 “che causò 18.449 morti”, un evento nel quale “molti stati membri UE hanno faticato a ottenere quantità sufficienti di vaccini nella maniera più rapidamente necessaria.”
A questo punto ci si chiede perchè mai dalle parti del Berlaymont, la sede dell’organismo comunitario, stessero già pensando ad una ripetizione di quanto accaduto nel 2009 con l’influenza suina.
Ma le anomalie non si limitano a questo punto.
Se si legge la parte del documento relativa ai tempi di produzione del vaccino, si trovano queste informazioni.
“Per la produzione di un vaccino pandemico, i produttori sono dipendenti dalla reperibilità del ceppo del virus. Il ceppo del virus sarà fornito dall’OMS e dai suoi laboratori di riferimento. Una volta che i produttori avranno ricevuto questo materiale, il ceppo del virus deve essere reso adattabile per il processo produttivo a questo adattamento potrà impiegare dalle 4 alle 6 settimane, a seconda delle caratteristiche del ceppo virale. Se l’OMS dichiara una pandemia, si può pensare che i produttori avranno già ricevuto il necessario ceppo virale. Il tempo per realizzare questo vaccino pandemico sarà di approssimativamente di 12-14 settimane.”
Non solo l’UE stava prendendo in considerazione una situazione pandemica che sarebbe scoppiata effettivamente nei mesi successivi, ma si dichiarava già sicura che il ceppo del virus che il ceppo dell’agente virale sarebbe stato fornito dall’OMS. Ma come facevano a sapere che l’OMS lo avrebbe messo a disposizione?
Anche l’ipotesi che l’OMS dichiarasse una pandemia si è effettivamente realizzata, quando lo scorso marzo l’agenzia dell’ONU ha ufficializzato questa circostanza.
Il memorandum ha avuto ragione anche sul punto che i produttori avrebbero avuto già a disposizione il ceppo virale per produrre un vaccino prima dell’ufficializzazione della pandemia.
A gennaio, infatti le case farmaceutiche erano già al lavoro per sviluppare un vaccino, quando a Davos era stato annunciato che a coordinare gli sforzi delle industrie del farmaco sarebbe stata CEPI, l’alleanza per l’immunizzazione finanziata pesantemente da Bill Gates e dallo stesso forum di Davos.
Se si legge questo contratto, si ha la sensazione che a Bruxelles già sapessero perfettamente tutti gli sviluppi successivi che avrebbe poi preso questa crisi.
Sono stati così “lungimiranti” infatti che si sono mossi con un anno di anticipo per affidare la produzione di un vaccino contro questa pandemia influenzale alla casa farmaceutica Seqirus che ha anche recentemente aperto una sua rappresentanza proprio in Italia.
Seqirus appartiene a sua volta all’australiana CSL Laboratories. La CSL ha avuto già in passato delle collaborazioni con Bill Gates, che praticamente è presente sin dall’inizio di questa storia.
Il padre di Microsoft infatti aveva chiesto alla multinazionale di sviluppare un trattamento al plasma contro l’ebola già nel 2014.
A Bruxelles a quanto pare dispongono di doti divinatorie perchè hanno affidato la produzione di un vaccino ad una casa farmaceutica già vicina a Bill Gates per una pandemia influenzale che ancora nemmeno c’era.
L’immunizzazione elettronica e il passaporto vaccinale per i cittadini UE
Tra le soluzioni proposte dai funzionari comunitari per la pandemia, non c’è ovviamente solo il vaccino.
Nella roadmap citata sopra, viene considerata anche espressamente la possibilità di costituire un sistema di immunizzazione elettronica.
Con questa formula si intende la creazione di una sorta di archivio digitale consultabile in tempo reale dalle autorità per verificare la diffusione dell’immunizzazione.
In altre parole, con questa tecnologia si è in grado di vedere chi è stato vaccinato e chi no.
Un progetto simile è stato sviluppato, sempre casualmente, proprio da Bill Gates e dalla famiglia Rockefeller.
I due infatti sono tra i principali finanziatori dell’iniziativa ID2020. ID2020, di cui si è già parlato in altri contributi, è un progetto volto alla realizzazione dell’identità digitale.
Per identità digitale si intende anche la possibilità di identificare una persona attraverso l’inserimento di un microchip sottopelle.
Ma in questo microchip non ci sono solo le informazioni più personali di un individuo. Nel dispositivo infatti sarebbe possibile verificare anche se quella persona ha ricevuto un vaccino o persino attraverso di esso praticare la sua somministrazione.
E’ quanto sta accadendo negli USA, in Texas, ad esempio, dove diversi senzatetto sono stati già usati come cavie per la vaccinazione digitale.
A questo punto, è difficile non prendere atto che le istituzioni europee e i grandi gruppi finanziari stavano già pensando ad una crisi pandemica per ridisegnare completamente la società.
Una società nella quale i cittadini sono totalmente sorvegliati da una sorta di centrale digitale che controlla chi è vaccinato e chi no.
In questi giorni, sta circolando molto sulla rete un video di Beppe Grillo del dicembre 2019 nel quale il fondatore del M5S si mostra con una mascherina quando ancora non c’era nessun rischio da coronavirus.
Grillo parla ai giornalisti e informa che “vogliono rifare la società, vogliono igienizzarla.”
VIDEO QUI: https://youtu.be/SaLdGmAC-KI
Beppe Grillo con la mascherina parla con i giornalisti
Un mese dopo, arrivava il Covid e si metteva in moto un meccanismo che sta ridisegnando la società secondo i desiderata delle grandi élite.
Grillo sembra essere sempre molto informato sui prossimi passi di questi grandi poteri e quanto da lui anticipato si sta avverando.
Il mondo che sta per nascere è un mondo nel quale le libertà personali non saranno più tali e il potere degli Stati sarà trasferito completamente a centri sovranazionali, così come auspicato dai Rockefeller.
La pandemia si sta rivelando l’evento catalizzatore ideale per trascinare il mondo verso il nuovo ordine mondiale.
Ogni giorno che passa questo disegno totalitario globalista sembra sempre più vicino alla sua definitiva realizzazione.
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FONTE:https://lacrunadellago.net/2020/05/04/lue-nel-marzo-2019-gia-sapeva-che-stava-per-arrivare-una-pandemia/
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