RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 9 MARZO 2022

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RASSEGNA STAMPA DETTI E SCRITTI 9 MARZO 2022

A cura di Manlio Lo Presti

Esergo

Governare è far credere.

(Machiavelli)

In: Conosci te stesso. Gli slogan più famosi della filosofia, Il Melangolo, 2015, pag. 49

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SOMMARIO

Colpo di stato ucraino appoggiato da USA e Israele
Il pacifismo guerrafondaio è la vera minaccia alla pace mondiale
WOKE! I GATTI RUSSI SONO TROPPO PUTINIANI
UCRAINI SENZA OBBLIGO VACCINALE
ANALISI DEL CONFLITTO IN UCRAINA
L’ASSEDIO DI MARIUPOL E IL BATTAGLIONE AZOV
Mosca accusa: in Ucraina USA hanno sviluppato armi biologiche
GLI STATI UNITI MINACCIANO LA CINA PER IL MANCATO RISPETTO DELLE SANZIONI ANTI-RUSSE
SI SPENGONO GLI ARDORI BELLICI DEI COMUNISTI
ALEXANDR DUGIN, massimo filosofo russo, sulla guerra in Ucraina
SE IL GIORNALISTA FA SOLO PROPAGANDA POLITICA
IL CRIMINALE PUTIN ORA UCCIDE GLI EBREI
LA RIFORMA DEL CATASTO
Caro bollette: conviene ancora l’auto elettrica?
Segui i soldi: come la Russia aggirerà la guerra economica occidentale
Gas tedesco in Italia
QUALCOSA SI MUOVE
Usavano i rifugiati per scroccare il reddito
“I profughi ucraini sono arrivati ad 1 milione. Arriveranno a 5 milioni”.
È ufficiale: l’Italia ospiterà 800 mila profughi ucraini.
Dubbio
I nuovi paria della ex-italia
MODELLI GEOPOLITICI A CONFRONTO
Una leadership determinata ovunque tranne che in America
LO STORYTELLING PER GLI SCEMI CHE LEGGONO SOLO LA CARTA DEL PESCE
In arrivo la crisi alimentare

 

 

IN EVIDENZA

Colpo di stato ucraino appoggiato da USA e Israele

Massimo Epifani 27 02 2022

 

Riporto questo post non per giustificare, guai mai, ma per riflettere tutti insieme.

Sarà, ma io della tv e del nostro giornalismo non mi fido per niente.

Certo è che tra tutti quanti sono, di santi non ce n’è nemmeno uno.

Qui è spiegata la reale situazione dal 2014 a oggi, in poche, pochissime parole estratte dalla testimonianza di un abitante di Mosca.

“Questa guerra è nata nel 2014, quando è stato fatto un colpo di stato in Ucraina sostenuto da Stati Uniti e Israele. Hanno levato il Presidente (gli hanno ucciso tutti gli animali che aveva in casa) che è scappato a Mosca e hanno preso il potere con la forza. Sono il battaglione Azov e il Pravy sector,  della destra hitleriana ucraina (gli ucraini erano alleati di Hitler durante la seconda guerra mondiale)

Dopo il colpo di stato sono subito state emanate delle leggi anti russe. Solo che l’Ucraina è un paese diviso in due dal Dneper, al di là sono ucraini, nazionalisti e vicini all’Europa, di qua sono russi e in Crimea sono russi. La Russia con un colpo di mano si è ripresa la Crimea senza sparare un colpo (perché il 90% sono russi e hanno fatto un referendum). Mentre nelle altre province sono state fatte persecuzioni (multe se parli in russo, sparatorie a chi pregava in russo). I dati OSCE parlano (non russi, ma europei) di 14000 morti fra civili e militari nel Donbas in 7 anni.

Nel 2014 c’è stata la strage di Odessa, ma ne hanno parlato troppo poco in tv. Hanno dato fuoco a un sindacato che era pieno di anziani, donne con bambini e se scappavano dall’incendio, loro gli sparavano.

Putin ha più volte denunciato il genocidio (14.000 morti) ma nessuno nei media occidentali ha approfondito.

Poi è arrivato Trump e l’Ucraina è rimasta sola, a lui non interessava. C’è stato i cessate il fuoco e sono stati fatti gli accordi di Minsk che prevedevano il riconoscimento delle due repubbliche da parte dell’Ucraina come regioni a statuto speciale. Purtroppo mai attuati e nessun politico, nonostante le pressioni russe per metterle in atto.

Si arriva così all’elezione di Biden, che affermò subito che Putin è un killer e che gliel’avrebbe fatta pagare. Il figlio di Biden, Hunter, ha diversi gasdotti in Ucraina, e affari milionari. Biden ha chiesto l’ingresso nella Nato dell’Ucraina, inaccettabile per la Russia. Inaccettabile perché i missili sarebbero puntati a 300 km da Mosca. Perché sarebbero puntati su Pechino, infatti la Cina ha sostenuto la Russia con contratti sul gas altissimi.

Da dicembre è iniziata l’isteria americana sull’inizio della guerra. Hanno pompato Zelensky a bombardare di nuovo il Donbas per riprenderselo promettendogli aiuto militare. Lui ci è cascato. La Russia si è seduta al tavolo con tutti i presidenti e con tutti i ministri degli esteri ma senza risultati. Nessuno voleva trattare, ma ribattevano che l’Ucraina ha il diritto di entrare nella Nato. La Russia ha offerto di demilitarizzare l’Ucraina e farlo uno stato cuscinetto, come la Svizzera, di transito di gas e di merci, ma senza armi. Gli è stato risposto di no. Prodi in un’intervista ha detto che su 30 richieste di Putin, dovevano sceglierne 5,6 o 7 da accettare. Invece 30 richieste ha inoltrato e 30 no ha ricevuto.”

Alla faccia delle mediazioni.

Aggiungo che gli USA hanno piazzato in questi anni in Ucraina 14 laboratori che producono armi chimiche, lungo tutto il confine russo. Dunque una minaccia di non solo missili.

A questo punto non è difficile comprendere la reazione di Putin, acclamato dalle popolazioni filo-russe del Donbass come un liberatore di quelle zone che non devono essere annesse alla Russia ma rese alla loro libertà dopo i massacri di questi anni.

Non esistono buoni e cattivi, ma solo una buona o una cattiva informazione.

Pfizer, entità inafferrabile da 214 miliardi di dollari, è la terza azienda farmaceutica al mondo. Per descriverla, nella recente letteratura giornalistica, si sono sprecati appellativi e similitudini d’ogni genere e specie: “(…) come un Titano” qualcuno scrive .

Cominciamo col dire che, nell’azionariato della Pfizer compaiono alcuni insormontabili giganti degli investimenti come Vanguard, BlackRock e Wellington, che possiedono, rispettivamente, l’8,12%, il 7,46% e il 4,22% del colosso farmaceutico statunitense. Anche se non hanno bisogno di presentazioni, per dovere di cronaca diciamo chi sono, di cosa si occupano e che valore hanno sul mercato. BlackRock è la più potente e ricca società d’investimenti al mondo, è una statunitense purosangue, gestisce un patrimonio di più di 8.000 miliardi di dollari ed è stata definita “banca mondiale ombra”, “roccia invisibile” et similia. Vanguard Group è un’altra società d’investimenti statunitense, ha asset per oltre 5.000 miliardi e, in quanto a negoziazione di fondi, è seconda sola a BlackRock. La più piccola del gruppo – “piccola”… si fa per dire – è la Wellington Management Company, altra società d’investimento statunitense, con una gestione di circa 1.500 miliardi di dollari. Quest’ultima, tra le altre cose, è strettamente ‘imparentata’ proprio con la Vanguard.

Aggiungiamo, adesso, che tra i grandi azionisti di Pfizer troviamo anche le grandi banche: Bank of America, Deutsche Bank, Morgan Stanley, JP Morgan et al. Se passiamo ad AstraZeneca, il leitmotiv non cambia. BlackRock ne possiede il 7,7%, Wellington il 5,9% e Vanguard il 3,5%, unitamente al solito comparto bancario. E non si può di certo tacere che BlackRock, Vanguard e Wellington hanno solide e cospicue partecipazioni azionarie NELLA MAGGIOR PARTE DELLE MULTINAZIONALI CHE PRODUCONO ARMI,tra le quali possiamo citare Lockheed Martin Corporation, Raytheon RTN, Bae Systems, Northrop Grumman Corporation & Orbital ATK e General Dinamics.

Scoppia l’epidemia da un Virus nato in un laboratorio gestito da Americani e Cinesi .

Ovviamente tutti i governi sono concordi che non esistono terapie.

E arriva Pfizer che solo nel 2021 col il siero magico ha incassato 38 miliardi di dollari.

Astra Zeneca 39 miliardi

Per farla breve le tre gradi case Pfizer Moderna e Astra Zeneca è stato calcolato che hanno guadagnato 1000 dollari a secondo.

Perché tra i grandi azionisti di Pfizer e compagni di merende troviamo LE PIÙ GRANDI MULTINAZIONALI CHE PRODUCONO ARMI?

Dimenticavo : è stato prorogato lo stato di emergenza ovviamente!!!

Scusate che sbadato mi ero dimenticato di dirvi che BlackRock e Vanguard sono pure i maggiori investitori istituzionali di Facebook …

 

FONTE: https://www.facebook.com/1280507327/posts/10222408081852451

 

 

 

Il pacifismo guerrafondaio è la vera minaccia alla pace mondiale

di Antonio Catalano – 08/03/2022

Il pacifismo guerrafondaio è la vera minaccia alla pace mondiale

Fonte: Antonio Catalano

Il pacifismo, nel migliore dei casi, è l’inconsistente e ingenua pacificazione della propria coscienza; nella realtà fattuale è sempre lo strumento migliore per sostenere una parte contro l’altra. Il desiderio di pace esprime la naturale vocazione dei popoli a vivere – quale popolo non desidera vivere in pace? –, ma pensare che nella società di massa dominata dalla “informazione” il “pacifismo” nasca e si esprima spontaneamente è colpa grave. Colpa di non di esprimere un giudizio, una valutazione della situazione concreta, fatta non di gnomi e folletti ma di forze materiali che si contengono spazi vitali. È evidente che per una potenza lo “spazio vitale” sarà di ben altra consistenza di quello di una sub potenza, e così via scendendo per li rami. I “pacifisti” – quelli in buona fede – non si rendono conto di essere strumento di una parte contro l’altra. Nel caso specifico, il loro “pacifismo” serve come piede di porco dell’atlantismo a guida americana. Poi c’è il “pacifismo” degli assaltatori, quelli da noi capitanati dall’intrepido (si fa per dire) Letta, i quali ringhiano come cani mastini per sostenere un intervento duro contro il “cane” Putin. Questi ultimi esprimono la componente militante dello schieramento pro-Nato, quella che sarebbe ben felice di vedere la Russia ridotta a un predellino come ai tempi di Eltsin, e la testa di Putin rotolare nel fango come quella di Saddam e Gheddafi (non hanno potuto godere con quella di Assad) o, nel migliore dei casi, fargli fare la fine del presidente jugoslavo Milosevic, “trovato” morto nel democratico carcere Ue dell’Aia. In ogni caso il “pacifismo” si pone al servizio, nel nostro caso al servizio dello schieramento Nato… naturalmente a difesa del popolo ucraino. Popolo ucraino per il quale va espressa solidarietà, ma necessariamente anche l’indicazione di liberarsi della indegna cricca Zelensky, espressione organica di interessi sovranazionali messa al governo in seguito all’ennesimo cambio di regime elaborato dagli strateghi di Washington. Interesse del popolo ucraino non è diventare l’ulteriore base Nato in funzione anti russa, ma stabilire con la Russia quei rapporti “naturali” che la storia comune impone. Ecco perché è pericoloso il “pacifismo” suscitato dalla propaganda a 360 gradi in servizio permanente, quello che non tollera nessuna precisazione e puntualizzazione, quello che si esprime con l’ignoranza (naturale o voluta, comunque colpevole) dei vari Riotta Fubini e Giletti (quest’ultimo in tv parla del diario sulla prima guerra mondiale di Dostoevskij… morto nel 1881!). Insomma di quel pacifismo che in nome degli aiuti umanitari sostiene la decretazione di sanzioni economiche e l’invio di mezzi e uomini. Anche questa volta l’Italia dimostra di essere serva dei servi, incapace di scorgere neanche col lumicino una collocazione meno compromettente, così insignificante da esprimersi con le insulse parole del “ministro” Di Maio e/o con l’insipienza di un Draghi da tutti esaltato come l’uomo della Provvidenza. Ma dai! Mentre altri paesi, pur consapevoli della propria debolezza e sudditanza al “patto” Nato, cercano di preservarsi vie di fuga per garantirsi la propria sopravvivenza. Non c’è da rivendicare la pace in astratto, il vero pacifismo può solo concretizzarsi, ORA, con la richiesta di:
– Niente sanzioni
– Riconoscimento di Kiev del possesso russo della Crimea
– Riconoscimento delle due repubbliche separatiste
– Neutralizzazione dell’Ucraina
Tertium non datur. Non ci sono alternative. È questo l’unico modo di dare una vera mano alla pace. La diplomazia italiana dovrebbe lavorare in questa direzione. Certo, tutto questo non sarebbe accaduto se gli Usa non avessero da anni lavorato per determinare questa situazione… scaricando i costi dell’operazione sull’alleato europeo.

FONTE:

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/il-pacifismo-guerrafondaio-e-la-vera-minaccia-alla-pace-mondiale

 

 

 

ATTUALITÀ SOCIETÀ COSTUME

WOKE! I GATTI RUSSI SONO TROPPO PUTINIANI

Rosanna Spadini 4 03 2022

 

La realtà distopica di Bradbury “Fahrenheit 451” si è fatta storia, così si bruciano libri russi, autori russi (Dostoevskij) e italiani (Paolo Nori), e perfino gatti russi (la FIFe ha vietato a tutti i gatti russi di partecipare alle sue competizioni). Non è accettato, dal pensiero unico imperante un’analisi oggettiva che preveda di capire (#non appoggiare) le rivendicazioni russe, al fine di cercare la #pace, o cercare le ragioni storiche che hanno portato alla guerra in Ucraina. Qualsiasi riferimento alla realtà di Putin deve essere bloccato, censurato, condannato.

Tutto il mondo deve inchinarsi alla nuova parola d’ordine liberal, la nuova ideologia imperante che abbatte le frontiere e abbraccia tutto il globo, come un’unica religione che indica la via da percorrere: “Svegliati”, apri gli occhi e condanna il politicamente scorretto.

Strumento di propaganda liberal in stile hollywoodiano, un’ideologia estremista che deve governare il pensiero progressista, tramutandolo in religione di culto.

Conosciuta già come “cancel culture”, nell’ambito delle proteste antirazziste di Black Lives Matter, si è distinta per atteggiamenti di dogmatismo intollerante e censorio, spesso espresso con toni intransigenti e aggressivi, principalmente sui social network.

Nel 2020 sono state abbattute negli Stati Uniti almeno 94 statue confederate in seguito all’omicidio di George Floyd, poi sorto a livello di eroe nazionale, compresa quella di Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti e autore della “Dichiarazione d’Indipendenza”. In Canada sono stati rimossi diversi monumenti e memoriali, tra cui sei statue di John Macdonald (romanzi gialli e di fantascienza) e statue della regina Vittoria e della regina Elisabetta II. In Inghilterra, il rovesciamento della statua di Edward Colston nel 2020 ha galvanizzato i governi locali di tutto il paese a intraprendere la revisione delle loro statue e di altri simboli pubblici.

Dunque, una crociata dell’Occidente europeo e nordamericano contro tutte quelle manifestazioni della cultura tradizionale che per ovvie ragioni storiche era anche permeata da elementi razzisti, a tratti imperialisti e misogini. Fino ai paradossi per cui in alcune università americane è diventato difficile, se non impossibile, insegnare capolavori della tradizione perché gli autori che li avevano scritti erano maschi, bianchi.

Questo è il nuovo sistema di valori, conformista e perbenista, che manifesta l’oscurantismo e la  cecità ideologica insita in qualsiasi “cancel culture”. Perché se c’è un territorio nel quale la Russia è Europa questo è proprio la sua cultura.

Ma prendersela coi gatti è davvero parecchio ridicolo.

FONTE: https://www.facebook.com/100000545483769/posts/5535689459792515/

 

 

BELPAESE DA SALVARE

UCRAINI SENZA OBBLIGO VACCINALE

Federica Francesconi 3 03 2022

Il governo tramite Sileri fa sapere che ai profughi ucraini accolti nel nostro paese non verrà chiesto l’obbligo vaccinale.

Penso che questo paese abbia toccato il punto più basso. D’altra parte, con milioni di italiani ipnotizzati a comando da un governo e da una disinformazione degni della Corea del Nord, temo che non sarà mai possibile risalire la china. In poche parole siamo spacciati.

Viene davvero voglia di espatriare.

FONTE: https://www.facebook.com/1165264657/posts/10223675739139250/

 

 

 

CONFLITTI GEOPOLITICI

ANALISI DEL CONFLITTO IN UCRAINA

La seguente analisi si articola in tre differenti sezioni e cerca di valutare il conflitto attraverso aspetti inerenti il diritto internazionale, la dottrina militare ed il dato economico. Nello specifico, pur riconoscendo che, come affermava Karl Haushofer, la geopolitica non è una scienza esatta, si cercherà di dimostrare che l’azione russa, lungi dall’essere “fallimentare” o scarsamente pianificata (come viene presentata in un Occidente sempre più distante dalla realtà), è il prodotto di un calcolo freddo e razionale di costi e benefici.

 

In punta di diritto

È assai difficile poter valutare secondo i criteri di un diritto internazionale sostanzialmente americanocentrico quella che si presenta come l’aggressione militare di una potenza non occidentale. Tuttavia, è bene ricordare che la Russia, in passato (intervento in Siria e annessione della Crimea in virtù del concetto di Responsibility to Protect), ha spesso cercato di presentarsi come Stato che agisce proprio in conformità con tale diritto.

In primo luogo, l’attuale diritto internazionale può essere considerato come una sorta di jus contra bellum da opporsi al concetto di justa causa belli. Questo approccio teorico antimilitarista, naturalmente, viene calpestato senza particolari scossoni tra l’opinione pubblica ogniqualvolta a muovere guerra sia la potenza egemone sul piano globale (gli Stati Uniti) o l’avamposto occidentale nel Levante (Israele). A questo proposito, non si può prescindere dal ricordare che esistono alcune eccezioni per ciò che concerne la violazione dell’integrità territoriale di uno Stato (teoricamente) sovrano. Questa è ammessa o in caso di autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU o in caso di necessaria autodifesa collettiva. Questa autodifesa (il caso russo) deve rispondere a due criteri: a) necessità; b) proporzionalità.

È evidente che l’intervento russo è l’inevitabile prodotto del muro contro muro dell’Occidente rispetto al più che legittimo diritto alla sicurezza della seconda potenza militare al mondo. Mosca non può tollerare una ulteriore espansione della NATO verso est, con la conseguente installazione di sistemi missilistici in Ucraina in grado di colpire il territorio russo in pochi minuti (la nuclearizzazione dello spazio geografico russo è il sogno nel cassetto dei vertici militari statunitensi sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale); Mosca non può tollerare l’installazione di laboratori biologici militari nordamericani ai propri confini[1]. È altrettanto evidente che l’intervento militare russo (non più di 70.000 unità) può (almeno in linea teorica) rispondere al criterio di proporzionalità.

Fin qui si rimane nel campo assai complesso dell’“attacco preventivo” utilizzato a più riprese dalle controparti occidentali (Israele nel 1967, gli Stati Uniti nel 2003 in Iraq sulla base di prove false). Fonti dei servizi moscoviti riferiscono anche di un’eventuale operazione ucraina su vasta scala nel Donbass (attraverso l’utilizzo di miliziani addestrati in Polonia dalla NATO) che sarebbe stata prevenuta dall’azione russa. Al di là di questo, esistono altri due casi di intervento “legittimo”: a) violazione del principio di dovuta diligenza; b) usurpazione.

Il primo si applica in risposta ad attacchi subiti da parte di gruppi terroristici e bande armate (dunque, da parte di attori non statali) nel caso in cui lo Stato sul quale ricade la giurisdizione su questi soggetti fallisca nel prendere le misure dovute (l’Ucraina di fronte ai gruppi paramilitari, secondo l’interpretazione russa). Il secondo si applica nel momento in cui uno Stato (l’Ucraina) esercita le funzioni governative sul territorio di un altro Stato (le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk riconosciute come indipendenti da Mosca nell’istante prima del conflitto). A ciò si può aggiungere, e questo sembra essere indubbiamente l’argomento più forte a favore di Mosca, il mancato rispetto degli Accordi di Minsk e le reiterate (quanto brutali) azioni militari ucraine per riportare all’ordine le regioni orientali del Paese, le quali non a caso risultano essere anche le più industrializzate e ricche di risorse.

Alla luce di quanto scritto finora, appare evidente che un’eventuale giustificazione dell’intervento militare russo sul piano del diritto internazionale risulta quanto meno piuttosto debole. Di fatto, esso si pone maggiormente come il tentativo di superare il positivismo normativo (e la sostanziale ipocrisia) del diritto internazionale americanocentrico in nome di una idea di nomos della terra legata ad una concezione storico-spirituale di possesso e appartenenza allo spazio geografico.

Infine, oltre al fatto che lo stesso diritto internazionale viene spesso interpretato (soprattutto dalle grandi potenze) a proprio piacimento, non si può dimenticare il suggerimento che Iosif Stalin diede a Chiang Ching-kuo, delegato della Repubblica di Cina in URSS al termine della Seconda Guerra Mondiale: “tutti i trattati sono carta straccia, ciò che conta è la forza[2].

Aspetti militari

L’ex militare ed analista della Foundation for Defense of Democracies Bill Roggio ha sostenuto la tesi secondo la quale la propaganda occidentale ha condotto alla totale incomprensione della strategia militare russa in Ucraina[3]. Roggio, in particolare, sottolinea come l’Occidente si sia concentrato erroneamente sulla tesi che la mancata presa di Kiev nei primi giorni del conflitto avrebbe inevitabilmente significato l’insuccesso dell’azione russa.

Sicuramente, Mosca pensava che l’ingresso delle proprie truppe in territorio ucraino avrebbe potuto generare un collasso immediato del governo di Kiev. Tuttavia, ciò non significa che non fosse stata pianificata una strategia in grado di prescindere da tale avvenimento. L’analisi delle forze sul terreno, in questo caso, parla abbastanza chiaro.

Ormai da giorni si parla di una colonna di carri russi di oltre 60 km che stanzia immobile alle porte di Kiev. Perché non è sotto attacco da parte dell’esercito ucraino? Perché non entra a Kiev?

Alla prima domanda l’ex generale Fabio Mini ha risposto che la suddetta colonna non è sotto attacco per il semplice fatto che Mosca controlla spazio terrestre ed aereo[4]. Questo è il motivo per cui Kiev continua a richiedere una No Fly Zone che non arriverà mai (sempre che il fanatismo delle frange più estremiste dell’atlantismo non scelga di optare per la guerra mondiale). L’ingresso a Kiev, con il rischio di finire stritolati in una guerriglia urbana tra fazioni ucraine già in lotta tra loro (l’omicidio di un negoziatore più incline al compromesso ne è la dimostrazione più evidente), non è necessario, visto che il ricongiungimento tra le forze russe che arrivano da nord e quelle che arrivano da sud taglierebbe in due l’Ucraina rendendo impossibile anche il rifornimento delle truppe e delle milizie che operano sul fronte più caldo, quello orientale. Evitare l’ingresso nei centri urbani e controllare le infrastrutture energetiche rimane l’obiettivo primario dell’operazione militare russa. Si è parlato a più riprese dell’attacco alla centrale di Zaporizhzhia. Bene, nessun analista sembra aver notato che poco sopra la centrale si trova il canale che nel 2014 (dopo l’annessione della Crimea) venne chiuso al preciso scopo di strangolare la penisola del Mar Nero sotto il profilo idrico. Il controllo di questa infrastruttura è fondamentale per ristabilire l’approvvigionamento idrico della regione.

A questo punto, alla luce del successo propagandistico dell’ex attore Volodymyr Zelens’kyi, i cui profili sulle piattaforme sociali sono un trionfo di notizie false e di dichiarazioni di sostegno da parte del gotha dell’atlantismo (Von der Leyen, Biden, Draghi), del sionismo e delle multinazionali ad essi collegate, si può porre un’altra domanda: perché Mosca attacca i ripetitori televisivi ma non chiude internet?

Qui il discorso si complica non poco. Come ha fatto notare l’ex generale dell’aeronautica cinese Qiao Liang, la guerra nel XXI secolo è in primo luogo una guerra informatica inscindibile dai suoi apparati tecnologici. Gli eserciti (quello russo non è differente) dipendono dalla tecnologia informatica. Questo fattore, secondo Qiao, può essere sia un vantaggio che uno svantaggio. La tecnologia informatica, infatti, è basata sui chip e la possibilità di evitare la dipendenza da questi strumenti è ormai inesistente. Ciò rende sempre più problematica la protezione dei dati e l’impossibilità di superare la potenziale debolezza derivata dall’alto livello di informatizzazione rappresenta un rischio continuo per la sostenibilità delle capacità e delle azioni militari. Questo è il motivo per cui lo scontro fra le potenze nel XXI secolo (ed il conflitto in Ucraina, con la sua commistione tra azione bellica tradizionale e attacchi informatici, ne è il principale indicatore e anticipatore) si svolgerà in primo luogo nel cosiddetto cyberspazio.

In conclusione, l’azione di Mosca (studiata per tempi non troppo lunghi ma neanche eccessivamente brevi) è ancora rivolta ad imporre le proprie condizioni sul tavolo negoziale: neutralizzazione dell’Ucraina e riconoscimento dell’annessione della Crimea e dell’indipendenza delle Repubbliche orientali. Non bisogna dimenticare che la Wehrmacht impiegò oltre un milione di uomini e cinque settimane per piegare la Polonia nel 1939. In quell’occasione, tanto i Tedeschi quanto i Polacchi si curarono ben poco della popolazione civile. Oggi, la Russia ha scelto di limitare al minimo gli attacchi sui centri abitati e di stabilire (in accordo con la controparte di Kiev) corridoi umanitari che, per ora, non sembrano funzionare al meglio a causa dell’ostruzionismo dei gruppi paramilitari ucraini (il tristemente noto Battaglione Azov su tutti).

Se Mosca ha una precisa strategia di lungo periodo, è altrettanto vero che ne ha una pure l’Occidente. Non è da escludere infatti che questo si sia già preparato alla possibilità di un governo ucraino in esilio. L’invio di armi e le agevolazioni al viaggio verso il Paese dell’Europa orientale di mercenari e terroristi internazionali può essere interpretato con la precisa volontà di proseguire nella destabilizzazione della regione nel momento in cui Mosca dovesse raggiungere i suoi obiettivi.

Il dato economico

Ha suscitato scalpore il fatto che il Primo Ministro israeliano Naftali Bennett si sia recato a Mosca nel corso dello Shabbat in cerca di una mediazione per la crisi. A prescindere dal fattore geopolitico (mostrare amicizia nei confronti della Russia potrebbe tornare utile in Siria contro la presenza iraniana), non bisogna tralasciare i profondi interessi economici e di stabilità interna che l’entità sionista riveste nel conflitto. Infatti un’ampia fetta della popolazione di Israele, che tra l’altro è uno dei principali importatori di grano ucraino, è originaria delle Repubbliche che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica. Per questo motivo, un eventuale prolungarsi dello scontro non andrebbe per nulla a giovare sull’equilibrio tra le diverse comunità ex sovietiche all’interno dell’entità sionista e su un’economia che, nonostante i falsi miti propagandistici, vive già in larga parte grazie ad aiuti esteri.

Quando si parla del dato economico, naturalmente, non si può prescindere dal tema delle sanzioni. Visto che si è parlato di “azioni senza precedenti” da parte dell’Unione Europea, sarà bene analizzare quali effetti reali tali azioni potranno avere. A questo proposito si può partire dal fatto che la Russia possiede un tesoretto di 630 miliardi di dollari spendibile per sostenere il peso delle suddette “azioni senza precedenti”. Bisogna ricordare inoltre che la Russia, negli ultimi anni, forse già in preparazione dell’evento bellico e della risposta occidentale, ha provveduto a ridurre il rapporto debito/PIL (il debito pubblico russo è al 12,5% del PIL, quello americano è al 132,8%); ha ridotto il debito estero; ha accumulato grandi quantità d’oro (2.300 tonnellate), il bene rifugio che aumenta di valore in concomitanza con le crisi geopolitiche; e si è scientemente liberata dei titoli di debito USA. A ciò si aggiunga l’enorme disponibilità di materie prime e lo stretto rapporto con i due Paesi manifatturieri più grandi al mondo (Cina e India, poco intenzionate a seguire la vulgata sanzionatoria). All’abbondanza di materie prime si può aggiungere la produzione avanzata di alluminio, titanio (il gruppo russo Vsmpo-Avisma copre in larga parte il fabbisogno di titanio di Boeing e Airbus) e palladio (il 50% della produzione su scala globale). Senza considerare la produzione di cereali, il cui blocco alle esportazioni sta già mettendo ampiamente in crisi il settore produttivo della pasta in Italia (argomento per un eventuale approfondimento sulla geopolitica del cibo). Ciò significa che eventuali controsanzioni russe avrebbero effetti potenzialmente devastanti sull’economia europea, già in ginocchio dopo due anni di disastrosa gestione della crisi pandemica. Il tutto per la gioia di Washington, che nel porre le basi per questo conflitto aveva visto la grandiosa opportunità di liberarsi del principale concorrente all’egemonia del dollaro: l’euro. Ragione per cui, ancora oggi, invita i vassalli europei a fornire aerei da combattimento a Kiev. L’obiettivo, infatti, è quello di allargare il conflitto all’intero continente.


NOTE

[1]Si veda The pentagon bio-weaponswww.dylana.bg.

[2]Liu Xiaofeng, New China and the end of the International American Lawwww.americanaffairsjournal.org.

[3]Putin is not crazy and the Russian invasion is not failing. The West’s delusion about this warwww.fdd.org.

[4]Ucraina, l’ex generale Fabio Mini: “Guardate il cielo, non la lunga colonna di carri. Se sarà attacco a Kiev arriverà da lì”www.ilfattoquotidiano.it.

*Immagine ricavata da https://readovka.news/

FONTE: https://www.eurasia-rivista.com/analisi-del-conflitto-in-ucraina/

 

 

 

L’ASSEDIO DI MARIUPOL E IL BATTAGLIONE AZOV

DAVIDE MARIA DE LUCA – 4 03 2022

 

Le truppe russe stanno assediando la città dove ha sede una formazione della guardia nazionale ucraina che si ispira al nazismo e che in passato è stata accusata di numerosi crimini di guerra.

Al decimo giorno di guerra in Ucraina, le truppe russe hanno ormai circondato Mariupol, la città ucraina dove ha sede il famigerato e controverso “battaglione Azov”, un’unità della Guardia nazionale ucraina guidata da estremisti neonazisti e accusata di numerosi crimini di guerra.

Sostenere che le truppe russe stanno combattendo contro questo gruppo neonazista impegnato a condurre crimini di guerra è uno dei pochi modi a disposizione del presidente russo Vladimir Putin per giustificare l’invasione e quella che ha definito la “de-nazificazione” dell’Ucraina.

I crimini commessi dal battaglione, alcuni dei quali sospettati di essere fabbricazioni, sono da anni un tema ricorrente della propaganda russa. Non è un caso se la battaglia intorno a Mariupol è uno dei pochi teatri di combattimento che media e account social filorussi sembrano in grado di sfruttare.

Negli ultimi giorni, ad esempio, si sono moltiplicati le foto e i video delle truppe russe intorno a Mariupol, impegnate in combattimenti contro soldati ucraini che vengono descritti come membri del battaglione, mentre video e testimonianze non confermate parlano anche di civili bloccati dal gruppo mentre cercavano di lasciare la città.

La “denazificazione” dell’Ucraina di cui ha parlato Putin è considerata dalla quasi totalità delle diplomazie e degli esperti una scusa poco credibile per l’invasione. Ma nonostante le mistificazioni del presidente russo, sarebbe sbagliato sostenere che l’estrema destra è del tutto ininfluente in Ucraina.

Come dimostra la vicenda del battaglione Azov, i neonazisti ucraini sono deboli in parlamento, dove non hanno praticamente rappresentanti, ma hanno molti alleati nelle forze di sicurezza e nell’esercito e sono ancora capaci di esercitare un peso significativo nelle manifestazioni e negli scontri di piazza.

IL BATTAGLIONE. Il battaglione Azov nasce nel maggio del 2014 dalla fusione di due gruppi paramilitari provenienti dall’eterogenea galassia dell’estrema destra ucraina. Fondato da Andriy Biletsky, un militante neonazista, il battaglione viene impiegato nella riconquista di Mariupol, che diventerà successivamente il suo quartier generale.

Non ci sono cifre ufficiali sul numero di componenti del gruppo paramilitare, ma si tratta probabilmente di 2mila persone. Aggiungendo le altre organizzazioni legate al gruppo, il partito Corpo nazionale e le organizzazioni paramilitari non affiliate all’esercito, si arriva probabilmente a circa 10mila persone.

Ufficialmente, rappresentanti del battaglione Azov hanno dichiarato che solo il 10-15 per cento dei suoi membri hanno simpatie naziste, ma sono pochi gli studiosi e gli esperti che hanno preso seriamente queste dichiarazioni. Il loro simbolo è un’icona legata al nazismo e il battaglione celebra regolarmente Stepan Bandera, un ultranazionalista ucraino, collaboratore del regime nazista durante la Seconda guerra mondiale, assassinato dal Kgb nel 1959 e proclamato eroe nazionale nel 2010.

La fortuna del battaglione Azov si deve soprattutto ad Arsen Avakov, industriale ucraino e ministro dell’Interno sotto tre differenti governi tra il 2014 e il 2021. Come dimostra il suo lungo mandato, Avakov è ritenuto in Ucraina uno dei ministri più competenti, anche se non è un personaggio particolarmente popolare.

È stato lui a garantire il funzionamento delle forze di sicurezza nei mesi e negli anni turbolenti seguiti alla rivoluzione di Euromaidan del 2013-2014 e sempre lui ha sponsorizzato la creazione di battaglioni di volontari con cui integrare le deboli forze regolari ucraine nelle prime fasi del conflitto nell’Ucraina orientale.

Tra le formazioni che ha sponsorizzato ci sono il battaglione Kyiv-1, una formazione guidata da un gangster di Odessa con precedenti penali e in cui ha militato suo figlio, e lo stesso battaglione Azov. È stato Avakov a spingere per l’integrazione dell’Azov nella guardia nazionale, trasformandolo così in una forza regolare dell’esercito ucraino.

Avakov e la sua creatura sono presto finiti sotto accusa. Avakov per aver lasciato mano libera ai gruppi paramilitari e per non aver fatto abbastanza per limitare la violenza politica che ha insanguinato l’Ucraina negli ultimi anni – nel 2019, alcuni attivisti ucraini hanno appeso manifesti e fotografie di oppositori politici uccisi o feriti alla sua villa al Circeo, vicino a Roma.

Secondo i rapporti dell’ufficio dell’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni unite e di numerose altre organizzazioni per la difesa dei diritti umani, i volontari del battaglione Azov e di altre unità della guardia nazionale ucraina (come il battaglione Donbass) avrebbero commesso diversi crimini di guerra durante il conflitto in Ucraina orientale, compreso il bombardamento ingiustificato di aree densamente abitate, detenzioni illegali, torture e uccisioni extra giudiziali.

Nel marzo del 2019, a pochi mesi dalle presidenziali ucraine, i paesi del G7 avevano fatto pressioni pubbliche su Avakov perché rimettesse sotto controllo le formazioni paramilitari collegate al battaglione Azov e agli altri gruppi di estrema destra. «Il gruppo G7 è preoccupato dai movimenti estremisti ucraini, le cui azioni violente sono un pericolo di per sé», avevano scritto all’epoca gli ambasciatori del G7. Non sembra che a queste pressioni siano seguite particolari iniziative.

I NEONAZISTI IN UCRAINALe formazioni dell’estrema destra ucraina sono numerose, controllano gruppi paramilitari e a volte sono ufficialmente presenti all’interno delle forze armate ucraine, come nel caso del battaglione Azov. Elettoralmente però hanno una forza trascurabile.

Alle elezioni del 2014, tenutesi nel momento di massima visibilità per la destra radicale ucraina, Svoboda – una delle formazioni più strutturate di questo campo – ha raccolto soltanto il 4,7 per cento dei voti, eleggendo sei deputati. Le formazioni più giovani e radicali sono andate anche peggio. Settore destro (il gruppo all’epoca più legato al battaglione Azov) ha raccolto l’1,8 per cento ed è riuscito a eleggere un solo deputato. Cinque anni dopo, alle elezioni 2019, alla destra radicale non è riuscita a eleggere nessuno dei suoi candidati.

A livello locale la situazione è diversa, e i partiti della destra radicale, compresi alcuni che si richiamano al neonazismo, hanno eletto diversi consiglieri locali. Il Corpo nazionale, il partito diretta emanazione del battaglio Azov, al momento conta 23 consiglieri locali (su un totale di oltre 150mila).

AZOV E ZELENSKYDurante il mandato del predecessore di Zelensky, l’oligarca Petro Poroshenko, il battaglione Azov veniva regolarmente celebrato dal governo ucraino. Nel 2014, Poroshenko aveva detto che si trattava della «migliore unità» dell’esercito ucraino.

Da allora la situazione è cambiata. Con l’emergere delle accuse di neonazismo e di crimini di guerra e con la sua crescente e violenta attività nelle strade ucraine, il battaglione ha iniziato a essere trattato come un gruppo estremista e pericoloso.

I suoi account social sono stati rimossi e soltanto di recente Facebook ha deciso di smettere di rimuovere i post che inneggiano alle imprese dell’unità, ma solo se sono relativi alla difesa dell’Ucraina contro la Russia. Oggi, il gruppo fa propaganda e recluta membri attraverso Telegram oppure sfruttando gli account e i canali di altri gruppi estremisti in tutta Europa.

Il presidente Zelensky, un russofono di origine ebraica che alle elezioni ha battuto Poroshenko e la sua linea nazionalista e anti-russa, è apertamente osteggiato dall’estrema destra ucraina, che ha più volte minacciato un colpo di stato in caso di cedimento alle richieste russe.

Zelensky non ha mai celebrato il battaglione e le altre formazioni della destra radicale, come aveva fatto invece il suo predecessore, e in questi dieci giorni di guerra non c’è pressoché alcuna traccia delle imprese compiute dagli uomini di Azov nella propaganda ufficiale ucraina.

Le cose potrebbero cambiare, ora che Mariupol, quartier generale del battaglione, è sulla linea del fronte. Di certo, la propaganda russa ne approfitterà per presentarsi come liberatore dell’Ucraina dai nazisti se le truppe sul campo dovessero riuscire nella conquista della città.

FONTE: https://www.editorialedomani.it/politica/ucraina-russia-guerra-battaglione-azov-mariupol-qvqdjqu3

 

 

 

Mosca accusa: in Ucraina USA hanno sviluppato armi biologiche

La Russia pubblica documenti che mostrano che l’Ucraina stava lavorando su armi biologiche vicino ai confini russi – come l’antrace e la peste e che il Pentagono ha incaricato di distruggerle – violando l’articolo 1 del divieto delle Nazioni Unite di armi biologiche. — Questi sono laboratori finanziati dagli Stati Uniti

l’articolo originale (in russo, fate traduzione automatica)

 

Dopo l’inizio dell’operazione speciale, “il Pentagono aveva seri timori” che il mondo venisse a conoscenza della conduzione di esperimenti biologici segreti sul territorio dell’Ucraina. Per nascondere la violazione da parte di Washington e Kiev del primo articolo della Convenzione delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi batteriologiche (biologiche) e tossiche, il ministero della Salute ucraino ha inviato un’istruzione a tutti i biolaboratori per eliminare urgentemente gli stock di agenti patogeni pericolosi, ha aggiunto il dipartimento .

“Abbiamo ricevuto documentazione dai dipendenti dei laboratori biologici ucraini sulla distruzione di emergenza di agenti patogeni particolarmente pericolosi il 24 febbraio – gli agenti causali di peste, antrace, tularemia, colera e altre malattie mortali”, ha detto Konashenkov.

 Putin avrebbe informato Donald Trump durante una telefonata di 20 minuti, dicendo , fra l’altro,  l’esercito russo aveva cancellato quanto segue:

Undici strutture per armi biologiche finanziate dal Dipartimento di Stato USA/Dipartimento della Difesa; 4 centri tedeschi di ricerca sui prodotti chimici tossici; 3 centri svizzeri di nanotecnologia; 1 Consorzio biotecnologico francese; e 3 laboratori israeliani che stavano lavorando febbrilmente per armare la rabbia nell’aria.

Inoltre, Putin ha affermato che le sue forze avevano effettuato attacchi di precisione su  biolaboratori mobili  ( a 18 ruote adattati in modo non sicuro in laboratori improvvisati) che tentavano di trasportare agenti patogeni letali attraverso il confine ucraino in Polonia.  Ha detto a Trump che gli aerei russi SU-35 utilizzavano munizioni a guida laser per eliminare i laboratori itineranti.

La lussuosa villa di Biden e l’ambiente circostante sono stati igienizzati: “Putin ha detto che i suoi aerei da combattimento hanno distrutto una  villa di 200 acri di proprietà di Biden, 35 km a ovest di Kiev. Ha insistito sul fatto che  Biden era profondamente invischiato nelle imprese criminali ucraine e  ha promesso a Trump che presto avrebbe fornito al mondo “tutte le prove di cui ha bisogno”. 

La fonte:

Russia’s War on US Corruption including US Paedophilia in Neighbouring Ukraine

Dal sito americano Natural  News:

Il Pentagono gestiva laboratori di armi biologiche in 25 paesi, inclusa l’Ucraina… ma nessuna protesta globale contro gli Stati Uniti per il finanziamento di crimini covid contro l’umanità

n diretta violazione della Convenzione delle Nazioni Unite, l’esercito degli Stati Uniti ha preso l’abitudine di produrre virus, batteri e tossine mortali nei laboratori di armi biologiche dislocati in tutto il mondo. E si scopre che alcuni di loro si trovano in Ucraina.

Secondo quanto riferito, il Pentagono controlla i laboratori di armi biologiche in circa 25 paesi diversi, inclusa l’Ucraina. Gli altri si trovano in Georgia (il paese), Iraq, Giordania, Afghanistan, Pakistan, Azerbaigian, Laos, Thailandia, Vietnam, Cambogia, Malesia, Filippine, Kenya, Uganda, Tanzania, Camerun, Senegal, Guinea, Sierra Leone, Liberia , Sudafrica e Costa d’Avorio.

Tutti questi bio-laboratori statunitensi esistono grazie a un programma militare da 2,1 miliardi di dollari gestito dalla Defense Threat Reduction Agency (DTRA). Il programma stesso è chiamato Cooperative Biological Engagement Program (CBEP).

Nell’ex Unione Sovietica, l’Ucraina, il Pentagono finanzia 11 scioccanti bio-laboratori attraverso l’Agenzia per la riduzione delle minacce (DTRA) del Dipartimento della Difesa (DoD). Contrariamente a quanto suggerisce il nome, il DTRA non riduce le minacce; ne crea di più finanziando nuovi bio-laboratori.

“L’Ucraina non ha alcun controllo sui bio-laboratori militari sul proprio territorio”, riporta il blog Exploring Real History .

“Secondo l’accordo del 2005 tra il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e il Ministero della Salute dell’Ucraina, al governo ucraino è vietato divulgare pubblicamente informazioni sensibili sul programma statunitense e l’Ucraina è obbligata a trasferire al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) agenti patogeni pericolosi per la ricerca biologica”.

Brighteon.TV

Come parte dell’accordo, al Pentagono è stato anche concesso l’accesso ad alcuni segreti di stato detenuti dall’Ucraina.

Il Centro scientifico e tecnologico in Ucraina ha speso centinaia di milioni per creare armi di distruzione di massa

Gli Stati Uniti, in collaborazione con Canada, Svezia e Ucraina, hanno stabilito un protocollo per lo sviluppo di armi di distruzione di massa in un luogo chiamato Science and Technology Center in Ukraine (STCU).

La STCU è un’organizzazione internazionale finanziata principalmente dal governo degli Stati Uniti a cui è stato concesso lo status diplomatico. Supporta ufficialmente i progetti di scienziati che erano stati precedentemente coinvolti nel programma di armi biologiche dell’Unione Sovietica.

Negli ultimi due decenni, la STCU ha investito più di 285 milioni di dollari in finanziamenti per circa 1.850 progetti di scienziati che in precedenza erano coinvolti nella creazione di armi di distruzione di massa.

In un altro laboratorio controllato e gestito dal Pentagono a Kharkiv, in Ucraina, circa 20 soldati ucraini sono morti dopo essere stati esposti a un’arma virale simile all’influenza, mentre altri 200 sono stati ricoverati in ospedale.

L’incidente è avvenuto nel gennaio 2016 e il governo ucraino non ha affatto riferito sui soldati morti. Solo due mesi dopo, altre 364 persone sono morte in tutta l’Ucraina a causa dell’influenza suina A, nota anche come H1N1, lo stesso ceppo che ci è stato detto ha causato una plandemia globale nel 2009.

Un gruppo di intelligence chiamato DPR ha riferito che il biolab di proprietà degli Stati Uniti a Kharkiv è il luogo da cui è trapelato il virus mortale, il che significa che il Pentagono ne era direttamente responsabile.

In un altro caso nel sud-est dell’Ucraina, un’infezione da epatite A altamente sospetta si è diffusa rapidamente. Si scopre che in quell’area si trovano anche diversi biolab del Pentagono.

Un focolaio di epatite A verificatosi nel gennaio 2018 ha comportato il ricovero in ospedale di 37 persone. La polizia locale ha successivamente avviato un’indagine su “infezione da virus dell’immunodeficienza umana e altre malattie incurabili”.

Nella stessa città circa un anno dopo, 100 persone furono misteriosamente infettate dal colera. Sia il colera che l’epatite A sono stati attribuiti all’acqua potabile contaminata, ma le prove suggeriscono che la vera causa fossero i laboratori biologici gestiti dal Pentagono in tutta l’area.

Il denaro americano fluisce costantemente verso altri paesi come l’Ucraina, dove le armi di distruzione di massa vengono prodotte nei biolab

Questi sono solo due casi tra i molti focolai di malattie che si sono verificati in tutta l’Ucraina nel corso degli anni e praticamente tutti sono collegati ai biolab gestiti dal Pentagono.

Alcuni di questi focolai si sono diffusi anche a Mosca, incluso un incidente del 2014 che ha coinvolto un nuovo ceppo di colera altamente virulento chiamato Vibrio cholera , che è geneticamente simile a un ceppo segnalato in Ucraina.

Uno studio genetico del Russian Research Anti-Plaque Institute del 2014 ha confermato che il ceppo di colera in Russia che ha provocato il caos era essenzialmente lo stesso di quello apparso misteriosamente nella vicina Ucraina.

“Il Southern Research Institute, uno degli appaltatori statunitensi che lavorano nei bio-laboratori in Ucraina, ha progetti sul colera, così come sull’influenza e sulla Zika, tutti agenti patogeni di importanza militare per il Pentagono”, riporta ulteriormente Exploring Real History .

Nel 2008 e nel 2012, la Black & Veatch Special Project Corp. si è aggiudicata contratti DTRA per un valore di 198,7 milioni di dollari per costruire e gestire numerosi bio-laboratori in Ucraina, nonché in Germania, Azerbaigian, Camerun, Thailandia, Etiopia, Vietnam e Armenia.

Un altro programma in Georgia e Ucraina prevedeva il trasferimento di 18,4 milioni di dollari in denaro federale a una società statunitense chiamata Metabiota. Metabiota era stato precedentemente incaricato di lavorare per la DTRA prima e durante la crisi dell’Ebola in Africa occidentale. Ha anche ricevuto 3,1 milioni di dollari di finanziamenti per il lavoro in Sierra Leone.

“Il Southern Research Institute è stato uno dei principali subappaltatori del programma DTRA in Ucraina dal 2008”, indicano i rapporti.

“La società è stata anche uno dei principali appaltatori del Pentagono in passato nell’ambito del programma di armi biologiche degli Stati Uniti per la ricerca e lo sviluppo di bioagenti con 16 contratti tra il 1951 e il 1962”.

Questo è solo un piccolo assaggio dei tentacoli globali del Pentagono, che raccontano una storia molto diversa sulla situazione Ucraina-Russia rispetto a quella raccontata dai media controllati dalle corporazioni, dalla NATO e dal complesso militare-industriale dietro questo sinistro programma globale di armi biologiche .

Altre notizie correlate possono essere trovate su Evil.news .

Le fonti per questo articolo includono:

ExploringRealHistory.blogspot.com

BOMBSHELL: documenti trapelati dal biolab ucraino top-secret mostra che gli Stati Uniti stavano eseguendo esperimenti biologici mortali sui soldati ucraini

Documenti interni illustrano cosa significano in pratica “protezione” e “difesa” del Pentagono sponsorizzate da Anthony Fauci, anche se gli Stati Uniti intendono rafforzare la loro presenza militare nell’Europa orientale per “proteggere i suoi alleati contro la Russia”.

Il Pentagono ha eseguito test biologici su 4.400 soldati in Ucraina e 1.000 soldati in Georgia, con possibili risultati fatali. Tutte le “morti volontarie” dovrebbero essere denunciate entro 24 ore (in Ucraina) e 48 ore (negli Stati Uniti), secondo i documenti rubati (in Georgia).

Entrambe le nazioni sono considerate gli alleati statunitensi più devoti della regione, con una serie di iniziative del Pentagono intraprese sul loro suolo.

Uno di questi programmi è il programma di impegno biologico della Defense Threat Reduction Agency (DTRA) da 2,5 miliardi di dollari che include la ricerca su agenti biologici, virus mortali e batteri resistenti agli antibiotici in fase di studio sulla popolazione locale.

Progetto GG-21: “Tutte le morti dei volontari saranno tempestivamente segnalate”

Per Dilyana Gaytandzhieva : Il Pentagono ha lanciato un progetto della durata di 5 anni con una possibile estensione fino a 3 anni, nome in codice GG-21: ” Infezioni trasmesse da artropodi e zoonotiche tra il personale militare in Georgia” .

Secondo la descrizione del progetto, verranno prelevati campioni di sangue da 1.000 reclute militari al momento dell’esame fisico della loro registrazione militare presso l’ospedale militare georgiano situato a Gori.

I campioni saranno testati per gli anticorpi contro quattordici agenti patogeni:

  • Bacillus antracis
  • Brucella
  • virus CCHF
  • Coxiella burnetii
  • Francisella tularensis
  • Hantavirus
  • specie Rickettsia
  • Virus della tubercolosi
  • Specie Bartonella
  • specie Borrelia
  • specie Ehlrichia
  • Specie Leptospira
  • Salmonella typhi
  • WNV

La quantità di prelievo di sangue sarà di 10 ml. I campioni saranno conservati a tempo indeterminato presso l’NCDC (Lugar Center) o l’USAMRU-G e le aliquote potrebbero essere inviate alla sede centrale di WRAIR negli Stati Uniti per futuri studi di ricerca. Il Walter Reed Army Institute of Research (WRAIR) è la più grande struttura di ricerca biomedica amministrata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. I risultati delle analisi del sangue non saranno forniti ai partecipanti allo studio.

Tale procedura non può causare la morte. Tuttavia, secondo il rapporto del progetto, “tutti i decessi di volontari verranno tempestivamente segnalati (di solito entro 48 ore dalla notifica del PI)” al Georgian Military Hospital e al WRAIR.

Secondo il rapporto del progetto GG-21, “tutte le morti di volontari saranno prontamente segnalate” all’ospedale militare georgiano e WRAIR, USA.

I campioni di sangue dei soldati saranno conservati e ulteriormente testati presso il Lugar Center, una struttura finanziata dal Pentagono da 180 milioni di dollari nella capitale della Georgia, Tbilisi.

Il Lugar Center è diventato famoso negli ultimi anni per le attività controverse , gli incidenti di laboratorio e gli scandali che circondano il programma dell’epatite C del gigante della droga statunitense Gilead in Georgia, che ha provocato almeno 248 morti di pazienti . La causa della morte nella maggior parte dei casi è stata indicata come sconosciuta, come dimostrano i documenti interni .

Il progetto georgiano GG-21 è stato finanziato da DTRA e implementato da scienziati militari americani di un’unità speciale dell’esercito americano denominata USAMRU-G che opera nel Lugar Center. Hanno ottenuto l’immunità diplomatica in Georgia per ricercare batteri, virus e tossine senza essere diplomatici. Questa unità è subordinata al Walter Reed Army Institute of Research (WRAIR).

Il Lugar Center è il biolaboratorio finanziato dal Pentagono con 180 milioni di dollari nella capitale della Georgia, Tbilisi.
Un’auto diplomatica con targa dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Tbilisi nel parcheggio del Centro Lugar. Gli scienziati statunitensi che lavorano al laboratorio del Pentagono in Georgia guidano veicoli diplomatici poiché hanno ottenuto l’immunità diplomatica.

I documenti ottenuti dal registro dei contratti federali degli Stati Uniti mostrano che USAMRU-G sta espandendo le sue attività ad altri alleati degli Stati Uniti nella regione e sta “stabilendo capacità di spedizione” in Georgia, Ucraina, Bulgaria, Romania, Polonia, Lettonia e qualsiasi località futura. Il prossimo progetto USAMRU-G che prevede test biologici sui soldati dovrebbe iniziare a marzo di quest’anno presso l’ospedale militare bulgaro di Sofia.

Progetto UP-8: tutti i decessi dei partecipanti allo studio dovrebbero essere segnalati entro 24 ore

La Defense Threat Reduction Agency (DTRA) ha finanziato un progetto simile che coinvolge soldati in Ucraina, nome in codice UP-8: La diffusione del virus della febbre emorragica della Crimea-Congo (CCHF) e degli hantavirus in Ucraina e la potenziale necessità di una diagnosi differenziale nei pazienti con sospetta leptospirosi. Il progetto è iniziato nel 2017 ed è stato prorogato alcune volte fino al 2020, come dimostrano i documenti interni.

Secondo la descrizione del progetto, saranno raccolti campioni di sangue da 4.400 soldati sani a Lviv, Kharkov, Odesa e Kiev. 4.000 di questi campioni saranno testati per gli anticorpi contro gli hantavirus e 400 di questi per la presenza di anticorpi contro il virus della febbre emorragica della Crimea-Congo (CCHF). I risultati delle analisi del sangue non saranno forniti ai partecipanti allo studio.

Non ci sono informazioni su quali altre procedure verranno eseguite tranne che “incidenti gravi, compresi i decessi, dovrebbero essere segnalati entro 24 ore . Tutti i decessi di soggetti di studio sospettati o noti per essere correlati alle procedure di ricerca dovrebbero essere portati all’attenzione dei comitati di bioetica negli Stati Uniti e in Ucraina”.

DTRA ha stanziato 80 milioni di dollari per la ricerca biologica in Ucraina a partire dal 30 luglio 2020, secondo le informazioni ottenute dal registro dei contratti federali degli Stati Uniti. Incaricata del programma è la società statunitense Black & Veatch Special Projects Corp.

Un altro appaltatore DTRA che opera in Ucraina è CH2M Hill. La società americana si è aggiudicata un contratto da 22,8 milioni di dollari (2020-2023) per la ricostruzione e l’attrezzatura di due biolaboratori: l’Istituto statale di ricerca scientifica per la diagnostica di laboratorio e l’esperienza veterinaria-sanitaria (Kyiv ILD) e il Servizio statale dell’Ucraina per la sicurezza alimentare e Laboratorio Diagnostico Regionale Tutela dei Consumatori (Odesa RDL).

Il personale statunitense è indennizzato per morti e feriti alla popolazione locale

Le attività della DTRA in Georgia e Ucraina rientrano nella protezione di accordi bilaterali speciali. In base a tali accordi, la Georgia e l’Ucraina manleveranno, non avvieranno procedimenti legali e risarciranno gli Stati Uniti e il loro personale, appaltatori e personale degli appaltatori, per danni alla proprietà, morte o lesioni a persone in Georgia e Ucraina, derivanti delle attività previste dal presente Accordo. Se gli scienziati sponsorizzati dal DTRA causano decessi o lesioni alla popolazione locale, non possono essere ritenuti responsabili.

Inoltre, secondo l’accordo USA-Ucraina, le richieste di terzi per decessi e lesioni in Ucraina, derivanti da atti o omissioni di dipendenti degli Stati Uniti in relazione al lavoro ai sensi del presente accordo, saranno responsabilità dell’Ucraina.

Ovviamente anche il  Covid  è una loro  bio-arma…  ma il siero mRNA di più!

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In Israele il 66% dei completamente vaccinati sta subendo reazioni avverse, molte anche gravi

“A circa 2.049 cittadini è stato chiesto, da tre a quattro settimane dopo aver ricevuto una terza “dose” di vaccino, come si sentono ora. La maggior parte di loro ha rivelato di sentirsi malissimo e circa la metà afferma che svolgere le normali attività quotidiane è ora eccezionalmente difficile.”

Iniziano quindi a vedersi i primi, drammatici, effetti dei sieri genici.
I killer, hanno messo il silenziatore e sono entrati in azione.

L’azione militare in Ucraina non può e non deve far passare in secondo piano, quello che è il vero genocidio in atto.

https://www.naturalnews.com/2022-03-04-fully-vaccinated-israelis-suffering-adverse-reactions.html

Report Pfizer: nove pagine di effetti avversi, e si scatena un putiferio

FONTE: https://www.maurizioblondet.it/mosca-accusa-in-ucraina-usa-hanno-sviluppato-armi-biologiche/

GLI STATI UNITI MINACCIANO LA CINA PER IL MANCATO RISPETTO DELLE SANZIONI ANTI-RUSSE

 

Gli Stati Uniti hanno affermato che la Cina si deve attendere misure di ritorsione a causa del mancato rispetto delle sanzioni contro la Russia

Secondo la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki , il mancato rispetto delle sanzioni anti-russe da parte della Cina comporterà misure di ritorsione.

“Se non rispettano le sanzioni, avremo, sai, motivi per intraprendere determinati passi”, ha detto Psaki in un briefing.

Ricordiamo che al momento la Cina non sostiene sanzioni contro la Federazione Russa. La RPC ritiene inoltre che l’introduzione unilaterale di misure restrittive sia incompatibile con il diritto internazionale.

In precedenza, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky nel suo prossimo videomessaggio ha chiesto nuove sanzioni contro la Russia.

È stato inoltre riferito che l’UE sta discutendo del rafforzamento delle sanzioni contro la Federazione russa.

Nota: Non è chiaro come gli USA possano imporre alla Cina il rispetto delle sanzioni emesse dagli USA e dalla UE vista l’interdipendenza delle economie dei paesi occidentali con il gigante cinese.

FONTE: https://www.controinformazione.info/gli-stati-uniti-minacciano-la-cina-per-il-mancato-rispetto-delle-sanzioni-anti-russe/

 

 

 

SI SPENGONO GLI ARDORI BELLICI DEI COMUNISTI

Tonio de Pascali 3 03 2022

Energico intervento delle Forze Armate italiane a causa della barbara invasione russa dell’Ucraina.

Draghi ha dichiarato che l’Italia sta inviando 1500 soldati nelle repubbliche baltiche nella logica della difesa nordica della Nato.

E che presto diverranno 3mila.

Presto.

Questo è tutto quello che stiamo facendo e che potremo fare.

Nel frattempo stiamo inviando le portaerei Garibaldi e Cavour nei mari del Nord “per esercitazioni Nato”.

Del resto le agghiaccianti dichiarazioni della Germania per cui le Forze armate tedesche non sono in grado di affrontare una pur minima guerra a causa della penuria di fondi.non vale solo per l’Italia.

Ricordandoci che i 3mila soldati italiani di cui prima sono gli unici di cui al momento possiamo disporre ed utilizzare – sono quelli della Forza d’intervento rapida nel contesto Nato -. Tutto il resto, uomini e mezzi, ammuffisce nelle caserme e sono inutilizzabili se non tra qualche mese.

Nessun membro della Nato, eccetto gli Usa, poi, può oggi affrontare una guerra e certamente gli Usa non interverranno in Europa per una guerra..

Chi è lo stupido della Nato, poi, che oserebbe avanzare una dichiarazione di guerra alla Russia sapendo che i primi bottoni ad essere schiacciati sarebbero quelli nucleari.

Insomma, anche questa volta armiamoci e partite.

 

FONTE: https://www.facebook.com/100015824534248/posts/1164460664091407/

 

 

 

 

CULTURA

ALEXANDR DUGIN, massimo filosofo russo, sulla guerra in Ucraina

Cosimo Massaro 8 03 2022

 

“…Questa non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto con il globalismo come fenomeno planetario integrale. È un confronto a tutti i livelli – geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto nel globalismo – unipolarismo, atlantismo, da un lato, e liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia, Grande Reset in una parola, dall’altro. È chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista.

E noi siamo in guerra esattamente con questo. Da qui la loro legittima reazione. La Russia viene ormai esclusa dalle reti globaliste. Non ha più una scelta: o costruire il suo mondo o scomparire. La Russia ha stabilito un percorso per costruire il suo mondo, la sua civiltà. E ora il primo passo è stato fatto. Ma sovrano di fronte al globalismo può essere solo un grande spazio, un continente-stato, una civiltà-stato. Nessun paese può resistere a lungo a una completa disconnessione.

La Russia sta creando un campo di resistenza globale. La sua vittoria sarebbe una vittoria per tutte le forze alternative, sia di destra che di sinistra, e per tutti i popoli. Stiamo, come sempre, iniziando i processi più difficili e pericolosi.

Ma quando vinciamo, tutti ne approfittano. È così che deve essere. Stiamo creando i presupposti per una vera multipolarità. E quelli che sono pronti ad ucciderci ora saranno i primi ad approfittare della nostra impresa domani. Scrivo quasi sempre cose che poi si avverano. Anche questo si avvererà”………….

E ancora: “Cosa significa per la Russia rompere con l’Occidente? È la salvezza. L’Occidente moderno, dove trionfano i Rothschild, Soros, Schwab, Bill Gates e Zuckerberg, è la cosa più disgustosa della storia del mondo. Non è più l’Occidente della cultura mediterranea greco-romana, né il Medioevo cristiano, e nemmeno il ventesimo secolo violento e contraddittorio. È un cimitero di rifiuti tossici della civiltà, è anti-civilizzazione. E quanto prima e più completamente la Russia se ne stacca, tanto prima ritorna alle sue radici. A cosa? Cristiano, greco-romano, mediterraneo… – Europeo… Cioè, alle radici comuni al vero Occidente. Queste radici – le loro! – l’Occidente moderno le ha tagliati fuori. E sono rimaste in Russia.

Solo ora l’Eurasia sta alzando la testa. Solo ora il liberalismo in Russia sta perdendo il terreno sotto i piedi.

La Russia non è l’Europa occidentale. La Russia ha seguito i greci, Bisanzio e il cristianesimo orientale. E sta ancora seguendo questa strada. Sì, con zigzag e deviazioni. A volte in vicoli ciechi. Ma si sta muovendo.

La Russia è sorta per difendere i valori della Tradizione contro il mondo moderno. È proprio quella “rivolta contro il mondo moderno”. Non hai imparato?

E l’Europa deve rompere con l’Occidente, e anche gli Stati Uniti devono seguire coloro che rifiutano il globalismo. E allora tutti capiranno il significato della moderna guerra in Ucraina.

Molte persone in Ucraina lo capivano. Ma la terribile propaganda rabbiosa liberal-nazista non ha lasciato nulla di intentato nella mente degli ucraini. Torneranno in sé e combatteranno insieme a noi per il regno della luce, per la tradizione e una vera identità cristiana europea. Gli ucraini sono nostri fratelli. Lo erano, lo sono e lo saranno.

La rottura con l’Occidente non è una rottura con l’Europa. È una rottura con la morte, la degenerazione e il suicidio. È la chiave del recupero. E l’Europa stessa – i popoli europei – dovrebbero seguire il nostro esempio: rovesciare la giunta globalista antinazionale. E costruire una vera casa europea, un palazzo europeo, una cattedrale europea”.

– Alexandr Dugin –

FONTE: https://www.facebook.com/1025144664/posts/10224417278072589/

 

 

CYBERWAR SPIONAGGIO INFORMAZIONE DISINFORMAZIONE

SE IL GIORNALISTA FA SOLO PROPAGANDA POLITICA

Tonio de Pascali 303 2022

Questa mattina conferenza stampa del ministro degli esteri russo, Lavrov.

Tutti i giornalisti come un disco rotto: “siete criminali, avete invaso una nazione, state provocando migliaia di morti.”

Tutte domande di propaganda. Nessuno che facesse domande pertinenti, tecniche, da giornalisti, appunto, non da propagandisti, che spettano ai politici.

Nessun giornalista, recandosi a casa del nemico, può fare domande politiche. Al giornalista spetta un altro ruolo. Non “noi siamo buoni e voi cattivi”. E grazie al cacchio.

E purtroppo Lavrov rispondeva anche lui come un disco rotto: “Perchè non avete urlato e pianto, come fate voi oggi, per i genocidi dei Russi da parte degli Ucraini nel Donbask negli ultimi dieci anni? Perchè non avete pensato ai bambini uccisi con la guerra in Siria o in Libia?”.

 

FONTE: https://www.facebook.com/100015824534248/posts/1165071164030357/

 

 

 

DIRITTI UMANI

UCRAINA – DISINFORMATHIA 8

IL CRIMINALE PUTIN ORA UCCIDE GLI EBREI

Tonio de Pascali 7 03 2022

 

“Il criminale Putin sta volgendo ora le sue attenzioni agli Ebrei dell’Ucraina. Che ora rischiano molto”.

Ma quale fonte ha dato questa notizia? NESSUNA.

Studiate la storia piuttosto, ignoranti!!!!

Sono stati i bolscevichi, e prima di loro i cosacchi, a perseguitare gli Ebrei russi per decenni prima della seconda guerra mondiale.

Erano i famosi POGROM.

Furono uccisi circa 200mila ebrei.

Circa 200mila ebrei furono feriti e mutilati. in gran parte con la castrazione.

Circa 50mila donne ebree furono violentate.

Circa 300mila bambini ebrei rimasero orfani.

Questo fecero i comunisti agli ebrei. E prima di loro i cosacchi su ordine dei Romanov.

Per informazione chiedere a Spielberg. Suo nonno era uno degli ebrei fuggiti dalla Russia proprio a causa dei pogrom.

E chissà perchè la cultura occidentale non ne parla mai ricordando solo le stragi naziste.

FONTE: https://www.facebook.com/100015824534248/posts/1167474247123382/

 

ECONOMIA

LA RIFORMA DEL CATASTO

Romana Mercadante Di Altamura – 3 93 2022

La riforma del catasto così come concepita, oltre ad essere chiaramente una patrimoniale, farà in modo che il valore di un immobile non lo faccia più il mercato ma gli standard di stato. È sbagliato, è economia socialista statalista  e illiberale.( = Europa).

Non solo, si va chiaramente verso una dimensione , un disegno scientifico globalista, dove i proprietari sono solo i grandi gruppi immobiliari e i cittadini devono  stare in affitto  e pagare per abitare, garantendo un flusso continuo alle multinazionali immobiliari padrone, perché essere proprietari verrà a costare un salasso.

Spero che il prossimo governo la cancelli. O almeno la riformi senza danno per i proprietari.

Soprattutto spero che il prossimo Parlamento sia svuotato  degli attuali inetti, miracolati e venduti.

 

FONTE: https://www.facebook.com/1469315800/posts/10227588534526824/

 

 

 

Caro bollette: conviene ancora l’auto elettrica?

Sommario: Negli ultimi mesi, a causa delle tensioni geopolitiche e del conflitto scoppiato in Russia il prezzo dell’elettricità ha raggiunto livelli mai visti negli anni scorsi. Questo potrebbe mettere in dubbio la convenienza dell’acquisto di un’auto elettrica.

Uno dei vantaggi principali di queste era infatti il ridotto costo dei consumi, di gran lunga minori, a parità di tragitto, rispetto alle tradizionali automobili a combustione. Con questo aumento, che non vede una soluzione rapida, la convenienza della mobilità elettrica potrebbe essere messa in discussione?

Aumento Prezzo Energia Elettrica

Il 2022 dal punto di vista energetico è iniziato nel peggiori dei modi. Il prezzo dell’energia elettrica ha infatti raggiunto livelli record che non erano mai stati toccati negli anni precedenti e non vedono una rapida soluzione.

ARERA, l’autorità di regolazione per energia reti e ambiente, delibera ogni trimestre i prezzi per il mercato tutelato italiano e per il primo del 2022 la luce è aumentato del 55,6%. Questo ha già portato ad importanti rincari sulle bollette di luce e gas negli scorsi mesi.
Automobile elettrica

Composizione della bolletta

Attenzione però, l’aumento della bolletta non è dato da tutte le voci di questa: infatti i costi influenzati da questa crisi sono solo dati dalla materia energia, il dispacciamento e il corrispettivo di perequazione.  Nello specifico il totale dell’aumento del costo dell’energia elettrica è così giustificato:

Variazione Totale Energia +55,6%
Variazione Corrispettivo Perequazione (PPE) +15%
Variazione Prezzo Dispacciamento (PD) +3,3%
Variazione Prezzo materia energia (PE) +37,3%

A fronte di questi aumenti il governo, attraverso ARERA, ha azzerato a partire dalla fine del 2021 tutti gli oneri generali di sistema, estendendo questi anche alle colonnine di ricarica. Questo provvedimento dovrebbe portare a una riduzione temporanea dei costi di circa un 20%.

Duferco Energia: aumento dei prezzi

Duferco Energia, uno dei principali provider di energia elettrica attraverso le colonnine di ricarica per automobili ha recentemente dovuto modificare le tariffe per gli abbonamenti. Con una lettera ha comunicato a tutti i suoi i clienti della tariffa flat un sostanziale aumento del costo per kWh e una riduzione dei kW messi a disposizione. Rispettivamente da 48,8 euro al mese a 129 € con una riduzione del 33% dell’elettricità inclusa. A questo aumento potrebbero seguire tutti gli altri provider.

Conviene l’auto elettrica?

Questa è una domanda che si stanno ponendo molte persone in procinto di acquistare uno di questi veicoli o che già lo possiede.

In sintesi, nonostante gli aumenti dei prezzi dell’elettricità siano elevati, ed è anche possibile un ulteriore aumento, non bisogna andare nel panico e fare un dietro front a livello energetico. I costi per un tragitto di 100 km con un automobile elettrica media si aggirano attorno ai 3€ e i 4€, al netto di dispersioni in fase di ricarica durante la ricarica.

Anche i costi del petrolio sono aumentati di un 9% con questa crisi energetica e sono in aumento e, nonostante sia un aumento minore rispetto all’energia elettrica, colpisce anche le auto tradizionali.

In particolare ad oggi, per lo stesso tragitto precedente di 100 km, il costo arriverebbe tra i 9€ e 10€ di consumo per un veicolo dello stesso segmento.

Di conseguenza la differenza è ancora decisamente importante, anche più del doppio del della scelta a zero emissioni.

Un ulteriore dimensione di risparmio sarà data nel 2022 dal bonus per le automobili a ridotte emissioni promesso dal governo nel corso di questo anno. Questo porterà ad una sicura riduzione del costo dei prezzi di tali veicoli, riducendo il gap di investimento necessario tra un auto a combustione e un

Quali sono gli scenari futuri?

Gli scenari futuri sono ancora molto incerti e dipendono dalla durata del conflitto e della situazione geopolitica mondiale che ha provocato questo rincaro.

Nonostante i risparmi derivanti da una scelta elettrica siano solo in minima parte intaccati, questa incertezza potrebbe portare molte persone a preferire ancora un opzione a combustibile fossile  o ibrida, dato l’investimento importante e duraturo per le famiglie che una vettura costituisce.

Aggiornato il 3 Mar, 2022

redactionLa redazione di Energia-Luce.it

Redactor

Matteo Bono

Redattore Energia

FONTE: https://energia-luce.it/news/caro-bollette-auto-elettriche/

 

 

 

Segui i soldi: come la Russia aggirerà la guerra economica occidentale

di Pepe Escobar – 08/03/2022

Segui i soldi: come la Russia aggirerà la guerra economica occidentale

Fonte: Bye Bye Uncle Sam

Gli Stati Uniti e l’UE stanno esagerando con le sanzioni russe. Il risultato finale potrebbe essere la de-dollarizzazione dell’economia globale e la massiccia carenza di materie prime in tutto il mondo.

Quindi una congregazione di pezzi grossi della NATO nascosti nelle loro casse di risonanza mediatiche prende di mira la Banca Centrale russa con sanzioni e si aspetta cosa? Biscottini?

Quello che invece hanno ottenuto sono state le forze di deterrenza russe portate a “uno speciale regime di servizio” – il ché comporta che le flotte del Nord e del Pacifico, il comando dell’aviazione a lungo raggio, i bombardieri strategici e l’intero apparato nucleare russo siano tutti quanti in stato massima allerta.

Un generale del Pentagono ha fatto molto rapidamente i calcoli di base su ciò appena avvenuto, e solo pochi minuti dopo, una delegazione ucraina è stata inviata a condurre negoziati con la Russia in una località segreta a Gomel, in Bielorussia.

Nel frattempo, nei regni vassalli, il governo tedesco era impegnato a “porre limiti ai guerrafondai come Putin” – un impegno piuttosto grande considerando che Berlino non ha mai posto tali limiti per i guerrafondai occidentali che hanno bombardato la Jugoslavia, invaso l’Irak o distrutto la Libia in completa violazione della legge internazionale.

Pur proclamando apertamente il loro desiderio di “fermare lo sviluppo dell’industria russa”, danneggiare la sua economia e “rovinare la Russia” – facendo eco agli editti americani su Irak, Iran, Siria, Libia, Cuba, Venezuela e altri nel Sud del mondo – i tedeschi possibilmente potrebbero non riconoscere un nuovo imperativo categorico.

Finalmente sono stati liberati dal loro complesso di responsabilità della Seconda Guerra Mondiale nientemeno che dal presidente russo Vladimir Putin. La Germania è finalmente libera di sostenere e armare di nuovo i neonazisti – ora nella varietà del battaglione ucraino Azov.

Per capire in che modo queste sanzioni della NATO “rovineranno la Russia”, ho chiesto la succinta analisi di una delle menti economiche più competenti del pianeta, Michael Hudson, autore, tra gli altri, di un’edizione rivista dell’imperdibile Super-imperialismo: la strategia economica dell’impero americano .

Hudson ha osservato come sia “semplicemente agghiacciato dall’escalation quasi atomica degli Stati Uniti”. Sulla confisca delle riserve estere russe e sulla chiusura per la Russia dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT, il punto principale è che “ci vorrà del tempo prima che la Russia introduca un nuovo sistema con la Cina. Il risultato porrà fine alla dollarizzazione per sempre, poiché i Paesi minacciati di “democrazia” o che mostrano indipendenza diplomatica avranno paura a usare le banche statunitensi”.

Questo, secondo Hudson, ci porta alla “grande domanda: se l’Europa e il gruppo dei Paesi del dollaro potranno ancora acquistare materie prime russe – cobalto, palladio, ecc. e se la Cina si unirà alla Russia nell’embargo di questi minerali”.

Hudson è fermamente convinto che “la Banca Centrale russa, ovviamente, ha attività bancarie estere per intervenire sui mercati valutari per difendere la sua valuta dalle fluttuazioni. Il rublo è precipitato. Ci saranno nuovi tassi di cambio. Eppure spetta alla Russia decidere se vendere il proprio grano all’Asia occidentale, che ne ha bisogno; o smettere di vendere gas all’Europa attraverso l’Ucraina, ora che gli Stati Uniti possono prenderlo”.

Sulla possibile introduzione di un nuovo sistema di pagamento Russia-Cina aggirando il sistema SWIFT e combinando il sistema russo SPFS (System for Transfer of Financial Messages) con il  sistema cinese CIPS (Cross-Border Interbank Payment System), Hudson non ha dubbi “il sistema russo-cinese sarà implementato. Il Sud del mondo cercherà di unirsi e allo stesso tempo manterrà il sistema SWIFT, spostando le proprie riserve nel nuovo sistema”.

Ho intenzione di de-dollarizzare me stesso

Quindi, gli stessi Stati Uniti, con un altro enorme errore strategico, accelereranno la de-dollarizzazione. Come ha detto al Global Times l’amministratore delegato di Bocom International, Hong Hao, con la de-dollarizzazione del commercio energetico tra Europa e Russia “sarà l’inizio della disintegrazione dell’egemonia del dollaro”.

È un ritornello che l’amministrazione statunitense stava sentendo tranquillamente la scorsa settimana da alcune delle sue più grandi banche multinazionali, incluse banche degne di nota come JPMorgan e Citigroup.

Un articolo di Bloomberg riassume le loro paure collettive:

“L’allontanamento della Russia dal sistema globale critico – che gestisce 42 milioni di messaggi al giorno e che funge da ancora di salvezza per alcune delle più grandi istituzioni finanziarie del mondo – sarebbe controproducente, aumenterebbe l’inflazione, spingendo la Russia più vicino alla Cina, e metterebbe al riparo le transazioni finanziarie dal controllo dell’Occidente. Potrebbe anche incoraggiare lo sviluppo di un’alternativa allo SWIFT, che potrebbe, alla fine, danneggiare la supremazia del dollaro USA”.

Coloro che hanno un quoziente di intelligenza superiore a 50 nell’Unione Europea devono aver capito che la Russia semplicemente non può essere totalmente esclusa da SWIFT, ma forse solo alcune delle sue banche: dopotutto, i trader europei dipendono dall’energia russa.

Dal punto di vista di Mosca, questo è un problema minore. Diverse banche russe sono già collegate al sistema CIPS cinese. Ad esempio, se qualcuno vuole acquistare petrolio e gas russo con CIPS, il pagamento deve essere nella valuta cinese yuan. CIPS è indipendente dal sistema SWIFT.

Inoltre, Mosca ha già collegato il suo sistema di pagamento SPFS non solo alla Cina, ma anche all’India e ai Paesi membri dell’Unione Economica Eurasiatica. SPFS si collega già a circa 400 banche.

Con sempre più società russe che utilizzano i sistemi SPFS e CIPS, anche prima della loro fusione, ed altre manovre per aggirare il sistema SWIFT, come l’utilizzo del baratto – ampiamente utilizzato dal sanzionato Iran – e con le banche agenti, la Russia potrebbe compensare almeno il 50% delle perdite commerciali.

Il fatto chiave è che la fuga dal sistema finanziario occidentale dominato dagli Stati Uniti è ora irreversibile in tutta l’Eurasia e ciò procederà di pari passo con l’internazionalizzazione dello yuan.

La Russia ha la sua valigetta di trucchi

Nel frattempo, non stiamo neanche ancora parlando delle ritorsioni russe per queste sanzioni. L’ex presidente Dmitry Medvedev ha già dato un accenno: tutto, dall’abbandono di tutti gli accordi sulle armi nucleari con gli Stati Uniti al congelamento dei beni delle aziende occidentali in Russia, è sul tavolo.

Allora, cosa vuole “L’impero delle Menzogne”? (Termine putiniano, dalla riunione di lunedì 28 febbraio a Mosca per discutere la risposta alle sanzioni).

In un articolo pubblicato questa mattina, deliziosamente intitolato L’America sconfigge la Germania per la terza volta in un secolo: MIC, OGAM e FIRE conquistano la NATO, Michael Hudson tocca una serie di punti cruciali, a cominciare da come “la NATO è diventata l’entità che detta la politica estera dell’Europa, fino al punto di dominare gli interessi economici interni”.

Hudson delinea le tre oligarchie che controllano la politica estera degli Stati Uniti.

La prima di queste tre oligarchie è il complesso militare-industriale, che Ray McGovern coniò in modo memorabile come MICIMATT (Military Industrial Congressional Intelligence Media Academia Think Tank). Hudson definisce la sua base economica come “rendita monopolistica, ottenuta soprattutto dalla vendita di armi alla NATO, agli esportatori di petrolio dell’Asia occidentale e ad altri Paesi con un surplus di bilancia dei pagamenti”.

La seconda è il settore petrolifero e del gas, affiancato da quello minerario (OGAM: Oil Gas Mineral). Il suo scopo è “massimizzare il prezzo dell’energia e delle materie prime in modo da massimizzare la rendita delle risorse naturali. Il monopolio del mercato petrolifero dell’area del dollaro e l’isolamento dal petrolio e dal gas russi è stata una delle principali priorità degli Stati Uniti da oltre un anno, poiché l’oleodotto Nord Stream 2 dalla Russia alla Germania minacciava di collegare insieme l’economia dell’Europa occidentale e quella russa”.

La terza ed ultima oligarchia è il settore “simbiotico” finanziario, assicurativo e immobiliare (FIRE: Finance, Insurance Real Estate), che Hudson definisce “la controparte della vecchia aristocrazia fondiaria post-feudale europea che vive di rendite fondiarie”.

Mentre descrive questi tre settori di portatori di rendite che dominano completamente il capitalismo finanziario postindustriale nel cuore del sistema occidentale, Hudson osserva che “Wall Street è sempre stata strettamente fusa con l’industria del petrolio e del gas (ovvero conglomerati bancari quali ad esempio Citigroup e Chase Manhattan).”

Hudson mostra come “l’obiettivo strategico più urgente degli Stati Uniti nel confronto della NATO con la Russia è l’impennata dei prezzi del petrolio e del gas. Oltre a creare profitti e guadagni sul mercato azionario per le società statunitensi, l’aumento dei prezzi dell’energia sottrarrà gran parte del vigore all’economia tedesca”.

Egli avverte come i prezzi dei generi alimentari aumenteranno “guidati dal grano”. (La Russia e l’Ucraina rappresentano il 25% delle esportazioni mondiali di grano.) Dal punto di vista del Sud del mondo, è un disastro: “Questo metterà in difficoltà molti Paesi dell’Asia occidentale e del Sud del mondo carenti di cibo, peggiorando la loro bilancia dei pagamenti e minacciando l’insolvenza del debito estero.”

Per quanto riguarda il blocco delle esportazioni di materie prime russe, “esso minaccia di causare interruzioni nelle catene di approvvigionamento di materiali chiave, inclusi cobalto, palladio, nichel, alluminio”.

E questo ci porta, ancora una volta, al cuore della questione: “Il sogno a lungo termine dei nuovi guerrieri statunitensi della nuova Guerra Fredda è quello di smantellare la Russia, o almeno ripristinare la sua cleptocrazia manageriale cercando di incassare le loro privatizzazioni nei mercati  azionari occidentali.

Ciò non succederà. Hudson vede chiaramente come “la più enorme conseguenza involontaria della politica estera statunitense sia stata quella di guidare insieme Russia e Cina, insieme a Iran, l’Asia centrale e i Paesi lungo la Nuova Via della Seta”.

Confischiamo un po’ di tecnologia

Ora confrontate quanto sopra con la prospettiva di un magnate degli affari dell’Europa centrale con vasti interessi, ad est ed ovest, e che fa tesoro della sua discrezione.

In uno scambio di e-mail, il magnate degli affari ha espresso seri dubbi sul possibile sostegno della Banca Centrale russa alla propria valuta nazionale, il rublo, “che secondo la pianificazione statunitense viene ad essere distrutta dall’Occidente attraverso sanzioni e branchi di lupi nel settore delle valute che si stanno esponendo vendendo rubli allo scoperto. Non c’è davvero quasi nessuna somma di denaro che possa battere i manipolatori del dollaro contro il rublo. Un tasso di interesse del 20 per cento ucciderebbe inutilmente l’economia russa”.

L’uomo d’affari sostiene che l’effetto principale dell’aumento dei tassi “sarebbe quello di disincentivare le importazioni non necessarie. La caduta del rublo è quindi favorevole alla Russia in termini di autosufficienza. Con l’aumento dei prezzi all’importazione, questi beni dovrebbero iniziare ad essere prodotti a livello nazionale. [Fossi al loro posto] lascerei semplicemente cadere il rublo, fino a fargli raggiungere il proprio livello, che sarà per un po’ più basso di quanto le forze naturali consentirebbero, poiché, in questa guerra economica contro la Russia, gli Stati Uniti lo porteranno al ribasso attraverso le sanzioni e la manipolazione delle vendite allo scoperto”.

Ma questo sembra raccontare solo una parte della storia. Probabilmente, l’arma letale nell’arsenale di risposte della Russia è stata individuata dal capo del Centro per le Ricerche Economiche dell’Istituto di Globalizzazione e Movimenti Sociali (IGSO), Vasily Koltashov: la chiave è confiscare la tecnologia – come può accadere se la Russia cessa di riconoscere i diritti statunitensi sui brevetti.

In quella che definisce “proprietà intellettuale americana liberatrice”, Koltashov chiede l’approvazione di una legge russa sugli “Stati amici e ostili” [cosa già avvenuta – n.d.c.]. Se un Paese risulta essere nella lista ostile, allora possiamo iniziare a copiare le sue tecnologie nei settori farmaceutico, industriale, manifatturiero, elettronico, medico. Può essere qualsiasi cosa, dai semplici dettagli alle composizioni chimiche”. Ciò richiederebbe emendamenti alla Costituzione russa.

Koltashov sostiene che “una delle basi del successo dell’industria americana è stata la copia di brevetti stranieri per invenzioni”. Ora, la Russia potrebbe utilizzare “l’ampio know-how della Cina con i suoi ultimi processi produttivi tecnologici per copiare i prodotti occidentali: il rilascio della proprietà intellettuale americana causerà un danno agli Stati Uniti per un importo di 10 trilioni di dollari, solo nella prima fase. Sarà un disastro per loro”.

Allo stato attuale, si stenta a credere alla stupidità strategica dell’UE. La Cina è pronta ad accaparrarsi tutte le risorse naturali russe, con l’Europa ridotta a pietoso relitto, preda di speculatori selvaggi. Sembra che ci sia una divisione totale tra UE e Russia, con pochi scambi rimasti e zero diplomazia.

Ora ascoltate il rumore delle bottiglie di champagne che vengono stappate in tutto il MICIMATT.

Di Pepe Escobar per The Cradle (Traduzione a cura della redazione)

FONTE: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/segui-i-soldi-come-la-russia-aggirera-la-guerra-economica-occidentale

 

 

 

Gas tedesco in Italia

Rosanna Ruscito 7 03 2022

 

Poiché la Germania ha una classe dirigente che pensa al bene della nazione, ha deciso di continuare la collaborazione energetica con la Russia (lo dice il Primo ministro Scholz)

Andrà a finire che noi sanzioniamo la Russia e i tedeschi no. Quindi compreremo il gas russo ma dopo che avrà fatto il giro in Germania e sarà stato arricchito di democrazia (e sovrattassa) teutonica.

Ringraziate draghi

FONTE: https://www.facebook.com/1017751441/posts/10221876198826950/

 

 

 

 

GIUSTIZIA E NORME

QUALCOSA SI MUOVE

AUGUSTO SINAGRA 22 09 2021

https://t.me/radiofogna

Forse qualcosa si muove. Il Tribunale di Padova con Ordinanza collegiale del 20 settembre scorso, in sede di “reclamo”, ha accolto il ricorso ex art. 700 cpc di RP, da me rappresentata e difesa, alla quale era stata illegittimamente negata la assunzione in servizio in base all’art. 4 del DL 1 aprile 2021, n44, convertito in legge n. 76 del 2021, poiché non aveva assunto la pozione magica obbligatoria.

Il Tribunale di Padova ha ordinato all’Azienda Ospedale Università di assumere immediatamente la ricorrente, condannando la detta Azienda Ospedale al risarcimento in suo favore, delle spese del giudizio.                          È un segnale confortante: non mancano giudici obiettivi e competenti.                                               Non è una vittoria mia o di RP. É una vittoria di tutti noi: di coloro che si oppongono alla violenza governativa in difesa di non negoziabili diritti sociali e civili.

Solo un governo nemico del Popolo può pretendere di imporre ricattatoriamente di rischiare la vita per poter lavorare e vivere!!!

E questo l’illegittimo governo lo fa per scopi inconfessabili (comunque ben noti) che nulla hanno a che fare con la salute individuale e collettiva. É un segnale di speranza per tutti. Nessuno disperi.                                    La Santa Croce di Dio precedera’ sempre “i Labari delle nostre Legioni” e ci condurrà alla Vittoria!!!!!

FONTE: https://www.facebook.com/100070758812209/posts/129935469375080/

 

 

 

IMMIGRAZIONI

Usavano i rifugiati per scroccare il reddito

Alla vergogna non c’è davvero mai fine. Si sono inventati addirittura di usare un indirizzo falso, riservato ai rifugiati, per ottenere il reddito di cittadinanza

Usavano i rifugiati per scroccare il reddito

Alla vergogna non c’è davvero mai fine. Si sono inventati addirittura di usare un indirizzo falso, riservato ai rifugiati, per ottenere il reddito di cittadinanza. Questi 140 romeni non solo non avevano diritto all’assegno ma nemmeno risultavano mai essere stati residenti in Italia. Denunciati dai carabinieri del nucleo ispettorato lavoro di Vicenza e della compagnia di Bassano del Grappa, dopo che, la scorsa estate, era stato notato uno strano viavai di romeni che si presentavano alle poste per prelevare la somma mensile del sussidio erogato dall’Inps, esibendo la carta di identità del loro Paese e il codice fiscale.

Insospettiti dalla mancanza di documenti italiani, i direttori degli uffici postali di Bassano del Grappa e di Rosà (Vicenza), avevano segnalato lo strano movimento ai carabinieri, che hanno proceduto prima alle identificazioni. A seguito di altri accertamenti hanno scoperto che tutte le persone coinvolte avevano presentato la domanda per percepire il beneficio indicando, quale residenza, uno stesso indirizzo di Torino: via della Casa Comunale 3. Inesistente. E, infatti, le verifiche hanno fatto emergere che tale residenza si riferiva ad un indirizzo virtuale, predisposto dal Comune di Torino per i richiedenti asilo.

A quel punto è stato facile stilare un elenco: ai carabinieri è bastato inserire l’indirizzo in questione, et voilà. Controlli incrociati con Inps e anagrafe hanno fatto emergere che tutte le persone coinvolte, oltre ad avere autocertificato il falso dichiarando una residenza che non esisteva, non erano mai stati residenti e mai avevano nemmeno lavorato in Italia. Anche la documentazione Isee ovviamente era falsa. Questa operazione arriva dopo quella dei 960 indagati da parte della polizia locale del capoluogo piemontese un mese fa, che adottavano lo stesso modus operandi. Per tutti è scattata la denuncia a piede libero per avere reso o utilizzato documenti falsi o attestanti cose non vere al fine di assicurarsi il beneficio. Il danno stimato per l’erario stavolta ammonta ad oltre 460mila euro, che vanno ad aggiungersi ai 6 milioni dell’operazione del mese scorso. Tutte le carte di credito rilasciate per il prelievo mensile del reddito di cittadinanza sono state immediatamente bloccate. Ma con tutta probabilità le indagini non si concluderanno con questi 1.100 indagati.

FONTE: https://www.ilgiornale.it/news/politica/usavano-i-rifugiati-scroccare-reddito-2015909.html

 

 

 

DISINFORMATIA 7

“I profughi ucraini sono arrivati ad 1 milione. Arriveranno a 5 milioni”.

Tonio de Pascali 3 03 2022

 

Detto così, perchè non scrivere 10 milioni.

Facile scrivere. Tanto chi ti può smentire? Russia Today o Sputnik, i due organi di informazione russi, che sono stati estromessi da ogni contesto di comunicazione?

In questo contesto tutto si può scrivere. Tanto nessuno può smentire.

Basta però utilizzare il cervello.

Ma sapete, almeno immaginare, quanti sono 1 milione di profughi? La frontiera con la Polonia non sarebbe come oggi in difficoltà ma sarebbe letteralmente esplosa e la Polonia invasa da orde incontenibili di povera gente.

E poi “In Italia arriveranno 200-250mila profughi”.

Ma dove li possiamo ospitare?

FONTE: https://www.facebook.com/100015824534248/posts/1165065737364233/

 

 

 

È ufficiale: l’Italia ospiterà 800 mila profughi ucraini.

Federica Francesconi 3 03 2022

 

Il gesto in sé potrebbe anche essere nobile, ma c’è un “ma”. Ammesso che questa guerra stia causando così tanta distruzione da far scappare così tante persone (non mi sembra, vista la strategia militare dei russi di circondare a tenaglia le città ucraine senza bombardare le infrastrutture civili), ma facciamo finta di sì. La domanda da farsi è: chi li ospiterà? Chi garantirà loro i mezzi quotidiani di sussistenza? Per coerenza dovrebbero mantenerli tutti i pacifisti che in queste ore urlano a squarciagola contro i russi e che scendono in piazza per manifestare per la pace. Macché. A mantelerli, come al solito, sarà lo Stato italiano, cioè tutti noi contribuenti. Verranno sistemati nelle case popolari.

Quando lo Stato vuole riesce a trovare i mezzi per dare una casa e un pasto caldo a 800 mila stranieri, più tutti quelli che quasi ogni giorno sbarcano dall’Africa. Quindi è una questione di volontà. Invece, per lo Stato i milioni di disoccupati, i terremotati che vivono ancora nei container, i non inoculati che sono stati sospesi da lavoro possono anche crepare.

Mi vergogno profondamento di questa politica buonista dei due pesi e delle due misure in cui lo Stato italiano appare buono e solidale con persone, certamente bisognose, che vivono centinaia di km di distanza, ma indifferente e persino spietato con i propri connazionali. E mi vergogno dei tanti cittadini italiani che si mostrano solidali con un profugo ucraino, ma se vengono a sapere che un parente, amico o vicino si casa è stato sospeso da lavoro non solo non lo aiutano, ma godono nel vederlo trattato dallo Stato come un topo di fogna. Tra l’altro, pare che una buona parte degli ucraini non abbiano ancora ricevuto in corpo il sacro siero, ma per il covidiota medio nel loro caso si può chiudere un occhio, anzi due.

La guerra in Ucraina per questi schizofrenici è un’ottima occasione per lavarsi la coscienza sporca o almeno, così sperano.

FONTE: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10223675065802417&id=1165264657

 

 

 

LA LINGUA SALVATA

Dubbio
Le parole e le cose
dùb-bio

SIGNIFICATO Privo di certezza, discutibile; stato d’animo di incertezza, sospetto; problema, punto controverso; in filosofia, atteggiamento metodologico di sospensione del giudizio

ETIMOLOGIA voce dotta recuperata dal latino dubius ‘indeciso’, propriamente ‘incerto fra due’, derivato di duo ‘due’.

Tutti i filosofi dubitano. Fin qui, niente di straordinario: più che un ingrediente fondamentale, il dubbio è da sempre ritenuto condizione imprescindibile del filosofare: se non si diffida di ciò che appare e delle opinioni mutevoli che ne hanno gli umani, non si può giungere alla vera conoscenza. Ma c’è dubbio e dubbio: quello di Socrate e Platone è funzionale, appunto, all’ontologia, al disvelamento del vero essere; è un dubbio metodologico. Il dubbio scettico, invece, è molto più radicale: abolisce l’ontologia – non c’è alcun ‘vero essere’, solo apparenze.

L’iniziatore dello scetticismo fu Pirrone di Elide, che prese a diffondere le sue idee intorno al 323 a.C., circa 15-20 anni prima che Epicuro e Zenone di Cizio fondassero, rispettivamente, il Giardino e la Stoa, ma a differenza di questi ultimi non aprì alcuna scuola e non scrisse nulla. La cosa non sorprende affatto, date le sue idee: secondo Pirrone – che aveva partecipato alla spedizione di Alessandro Magno in Oriente, dove era entrato in contatto con saggi indiani e persiani – tutte le cose sono «senza differenza, senza misura e senza discriminazione»: le nostre percezioni e opinioni su di esse non sono, pertanto, né vere né false. La realtà, insomma, è indifferenziata e inconoscibile, perciò agli umani non resta che sospendere il giudizio (epochè) astenendosi dal dirne qualunque cosa (afasia), in modo da raggiungere l’imperturbabilità (atarassia).

Questa posizione teoretica per cui «ogni cosa è non più di quanto non è» e «ogni cosa è e non è», doveva giocoforza ripercuotersi nella vita pratica: come per epicurei e stoici, anche per gli scettici la filosofia era anzitutto ‘arte del vivere’. Ecco quindi le testimonianze antiche raccontarci di un Pirrone che ostenta indifferenza ai pericoli per dimostrare di non prestar fede ai sensi, seguito da presso, ogniqualvolta esce di casa, da amici preoccupati che non precipiti in un burrone, sia sbranato dai cani o investito dai carri.

Pirrone, su una nave in mezzo alla tempesta, addita un maiale che smangiucchia impassibile quale esempio di saggezza.

Ora, a parte l’incredulità sul fatto che il Nostro, non accompagnato, si sarebbe davvero lasciato cadere nei precipizi, fu abbastanza facile per gli avversari obiettare che quella pirroniana, come filosofia di vita, era assai poco praticabile: nella quotidianità abbiamo bisogno di prendere qualcosa per vero, non possiamo diffidare di tutto allo stesso modo. Inevitabile, quindi, che i filosofi scettici successivi correggessero il tiro: secondo Arcesilao, nella vita pratica lo scettico doveva usare come criterio l’eulògon (il ragionevole, il plausibile), mentre Carneade – sì, proprio quello reso famoso da Manzoni nei Promessi Sposi («Carneade! Chi era costui?») – preferiva parlare di pithanòn (verosimile, persuasivo).

In questo scetticismo ‘mitigato’, evidentemente, si perdeva la carica radicale e rivoluzionaria della dottrina pirroniana, che a sua volta, peraltro, era non solo impraticabile ma anche teoreticamente contraddittoria: è stato giustamente osservato che quello di Pirrone è paradossalmente un dubbio dogmatico, perché piuttosto che dubitare della conoscibilità del reale afferma categoricamente che è inconoscibile, senza applicare il dubbio alla sua stessa posizione. Dal punto di vista morale, poi, gli scettici finivano per cadere nel puro conformismo: giacché nessuna azione o principio erano migliori di altri, a loro avviso, tanto valeva seguire i costumi correnti, fare come tutti.

Ma cosa rimane, allora, della dottrina scettica oggi? Il dubbio, naturalmente: non a caso, più che una scuola lo scetticismo è stato un atteggiamento che ha attraversato i secoli fino a noi, mettendoci in guardia dalle facili certezze inindagate. Ma c’è di più. Gli scettici, al pari di epicurei e stoici, vedevano la filosofia come terapia, medicina dell’anima: dubitare di tutto, per Pirrone e soci, serviva ad ottenere l’eudemonia, ad essere felici. Un’affermazione che suona quasi incredibile, data l’opinione comune che gli esseri umani abbiano bisogno di certezze, giacché il dubbio paralizza l’azione e fiacca la volontà, rende amletici – tanto più oggi, in un mondo sempre più complesso e talvolta indecifrabile, che genera in molti un bisogno convulso di verità purchessia, di risposte facili a questioni difficili. E allora, lasciamo che sia il dottor Bertrand Russell a prescriverci la medicina del dubbio per le anime di oggi e di domani: «Insegnare a vivere senza la certezza e tuttavia senza essere paralizzati dall’esitazione è forse la funzione principale cui la filosofia può ancora assolvere, nel nostro tempo, per chi la studia».

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Parola pubblicata il 08 Marzo 2022

FONTE: https://unaparolaalgiorno.it/significato/dubbio

 

 

 

NOTIZIE DAI SOCIAL WEB

I nuovi paria della ex-italia

Giorgio Sabato Ferrari 19 09 2021

All’inizio di agosto l’Italia ha bandito i non vaccinati dalla maggior parte delle forme di vita sociale, quindi dalla maggior parte delle forme di viaggio e ora dalla maggior parte delle forme di lavoro. I non vaccinati sono paria. Eppure, a differenza della Francia, ad esempio, dove centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro i passaporti vaccinali obbligatori, in Italia quasi nessuno ha protestato contro “Il Green Pass”, che ora è il più draconiano d’Europa. Gli italiani non sono mai stati particolarmente appassionati di libertà, e di conseguenza la libertà non è mai fiorita in Italia. I non vaccinati sono già stati banditi dal 6 agosto dalla maggior parte dei luoghi pubblici al chiuso come bar, ristoranti e palestre, oltre a molti di quelli all’aperto come stadi di calcio e Colosseo. E dal 1° settembre da aerei, traghetti, treni e pullman interregionali, più università (personale e studenti) e scuole (solo personale). Il vaccino è obbligatorio per gli operatori sanitari da aprile. Le uniche attività comuni che i non vaccinati potranno ora svolgere fuori dalle loro case sono lo shopping e la messa. Che il 75% degli italiani di età superiore ai 12 anni sia già completamente vaccinato e che l’80% dovrebbe esserlo entro la fine di questo mese non ha fatto alcuna differenza. Né lo sono i numeri relativamente bassi dei casi di Covid in Italia: circa 4.500 nuovi casi e 50 decessi al giorno (la Gran Bretagna, in confronto, ha circa 29.500 nuovi casi e 175 decessi al giorno). Sono circa 11 milioni gli italiani, dai 12 anni in su – circa il 20 per cento – che non hanno avuto una prima dose di vaccino con una seconda prenotata – il requisito per il pass. Si potrebbe presumere che ci siano molti milioni di italiani vaccinati in più profondamente preoccupati per una così grave violazione delle libertà civili dei non vaccinati. Non ci sono. Le proteste in Italia contro ‘Il Green Pass’ sono state patetiche. C’è stato un linguaggio molto violento sui social media ma poca violenza effettiva. Il motivo per cui gli italiani sono così infedeli alla libertà è stato identificato, credo, dall’antropologo francese del XIX secolo, Gustave Le Bon, e dal suo libro cult “La Psychologie des Foules” (1895). Le Bon definì l’era moderna come “l’era delle folle” – non della democrazia – perché dopo il crollo della vecchia Europa, la folla era l’ultimo potere sovrano rimasto. Ma la folla è impotente, ha osservato, senza un leader carismatico. Le Bon ha fatto una distinzione particolare tra folle anglosassoni e latine: “È soprattutto nelle folle latine che l’autoritarismo e l’intolleranza si trovano sviluppati nella misura più alta. In effetti, il loro sviluppo è tale nelle folle di origine latina che hanno completamente distrutto quel sentimento di indipendenza dell’individuo che è così potente nell’anglosassone. Le folle latine si preoccupano solo dell’indipendenza collettiva della setta a cui appartengono, e il tratto caratteristico della loro concezione di indipendenza è il bisogno che sentono di portare coloro che sono in disaccordo con se stessi all’immediata e violenta soggezione alle loro credenze”. Nicholas Farrell

FONTE: https://www.facebook.com/100006731044198/posts/3139868552914149/

 

 

 

PANORAMA INTERNAZIONALE

MODELLI GEOPOLITICI A CONFRONTO

Il seguente articolo costituisce l’ideale prosecuzione di un altro contributo dal titolo “Il nemico dell’Europa”, apparso sul sito informatico di “Eurasia”.  In questo caso si cercherà di tracciare le principali differenze tra due modelli contrastanti di applicazione della scienza geopolitica alla luce dell’attuale recrudescenza della crisi ucraina: quello “tradizionale” (o classico) russo e quello “moderno” (o forse sarebbe più corretto dire “tecno-finanziario”) di USA e NATO.

 

Il teorico cinese Wang Huning è stato uno dei primi a sostenere la tesi secondo la quale per capire la strategia nazionale americana è necessario in primo luogo capire il modo americano di essere Nazione: ovvero, osservare con attenzione il loro stile di vita prima di dare credito a ciò che appare nelle pubblicazioni “geopolitiche” dei loro think tank[1].

Huning, durante il suo soggiorno negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso, giunse alla conclusione che il fondamento dello stile di vita americano è l’idea di ricchezza o prosperità. Tale prosperità (apparente o reale) si mantiene solo attraverso il flusso continuo di capitale internazionale nelle casse statunitensi. E, per fare in modo che questo flusso di capitale si mantenga costante, si rende necessario che la posizione egemonica del dollaro non venga in alcun modo intaccata. Questa è la reale fonte di potere che, per ora, mantiene gli Stati Uniti forti e prosperi.

Ciò, naturalmente, comporta il quesito: come è stato possibile raggiungere tale posizione? La risposta va ricercata nella storia contemporanea. All’inizio della Prima Guerra Mondiale gli Stati Uniti erano uno dei Paesi con il più grande debito al mondo. Al termine del conflitto, invece, gli Stati Uniti erano un Paese creditore sul piano globale. Nel 1917, l’Intesa ricevette da Washington una linea di credito di 2,3 miliardi di dollari. Nel medesimo periodo, la Germania, sconfitta nella Battaglia dello Jutland (1916) e già sottoposta al blocco navale britannico, ottenne poco più di 27 milioni di marchi in aiuti esteri.

Di fatto, gli Stati Uniti sono stati tra i primi ad intendere la guerra esclusivamente come impresa economica nel momento in cui gli Imperi tradizionali europei, ancora convinti che la vittoria sarebbe stata determinata solo ed esclusivamente dalla forza degli eserciti sul campo (cosa possibile solo in caso di “guerra lampo”), erano ormai divenuti incompatibili con la base economica del capitalismo. La Prima Guerra Mondiale, dunque, è stato anche il primo conflitto in cui il flusso di capitale ha avuto un ruolo più importante del flusso di sangue inteso nel senso letterale del termine. Gli stessi Stati Uniti intervennero solo nel momento in cui erano ormai certi che non ci sarebbe stata nessuna sostanziale differenza tra vinti e vincitori (usciti entrambi con le ossa rotte dal conflitto). Questo perché l’obiettivo reale era quello di scalzare la Gran Bretagna dal ruolo di potenza talassocratica egemone sul piano globale. Obiettivo che sarà raggiunto solo a seguito della Seconda Guerra Mondiale e dopo che la stessa Gran Bretagna (grazie a quello che viene forse erroneamente definito come grande politico e stratega, Winston Churchill) contribuirà in modo determinante al suicidio suo e dell’Europa in generale.

Il 15 agosto 1971 è un’altra data fondamentale per la storia contemporanea e, soprattutto, per i fini di questa analisi. Quel giorno, il Presidente Richard Nixon annunciò la chiusura della cosiddetta golden window spezzando il legame tra dollaro e oro e tradendo il sistema creato a Bretton Woods. A partire da quella data, gli Stati Uniti hanno ottenuto il potere teorico di stampare dollari a volontà. Non solo, a seguito del conflitto arabo-israeliano del 1973 e di un accordo con l’OPEC, gli Stati Uniti ancorarono il dollaro al commercio globale del petrolio, trasformando la loro moneta nell’unica valuta per il regolamento internazionale del traffico petrolifero. Così facendo, hanno imposto al mondo il principio secondo il quale per comprare petrolio servono dollari. Dunque, se un Paese ha bisogno di petrolio, ha bisogno anche dei dollari per poterlo comprare. La globalizzazione economica, in questo senso, è stato l’inevitabile risultato della globalizzazione del dollaro.

In questo senso gli Stati Uniti, afferma l’ex generale dell’aeronautica dell’Esercito di Liberazione Popolare Qiao Liang, hanno dato vita alla prima “civiltà finanziaria” trasformando tutte le valute del mondo in accessori del dollaro[2]. A partire dagli anni ’70, inoltre, hanno iniziato a delocalizzare le industrie manifatturiere di basso e medio livello nei Paesi in via di sviluppo (favorendone il consumo di ambiente e risorse) tenendo sul proprio territorio solo quelle con un alto valore aggiunto in termini tecnologici. Gli effetti nefasti di tali politiche hanno avuto modo di riflettersi sulla stessa economia americana nel momento in cui la crisi del 2007 ha messo in evidenza la sua natura esclusivamente “virtuale” a fronte dell’azzeramento del settore produttivo. Una tendenza che sia l’amministrazione Obama che quella Trump hanno cercato (fallendo) di controbilanciare. Di conseguenza, le fortune/sfortune statunitensi ancora per molto tempo si baseranno sulla capacità di Washington di concentrare/convogliare il flusso di capitali internazionali sul suo territorio generando crisi geopolitiche ed eliminando potenziali concorrenti.

In altri termini, gli Stati Uniti hanno dato vita ad un “impero vuoto” totalmente parassitario (nel 2001 il 70% della popolazione statunitense lavorava nel settore della finanza e dei servizi ad essa correlati) fondato sulla produzione di dollari, mentre il resto del mondo produce la merce che viene scambiata con i dollari. “La globalizzazione – afferma Qiao Liang – non è altro che una moda finanziaria tenuta in ostaggio dal dollaro americano[3].

Nel precedente articolo Il nemico dell’Europa si è fatto ampio riferimento alla guerra del Kosovo come “conflitto americano nel cuore dell’Europa” volto ad inquinare il clima degli investimenti nel Vecchio Continente e a contrastare sul nascere un rivale potenzialmente pericoloso: l’euro. Di fatto, prima della guerra del Kosovo, riporta ancora l’ex generale cinese, 700 miliardi di dollari vagavano per l’Europa senza un posto dove essere investiti[4]. Una volta iniziata la guerra con l’appoggio dei governi collaborazionisti europei (quello italiano in particolar modo), 400 miliardi sono stati immediatamente ritirati dal suolo europeo. 200 miliardi sono tornati subito negli Stati Uniti. Altri 200 sono andati ad Hong Kong, dove alcuni speculatori al rialzo puntavano ad usare la città come trampolino di lancio per accedere al mercato della Cina continentale. In quel preciso momento, arrivò l’“accidentale” bombardamento dell’ambasciata cinese a Belgrado da parte dei “missili intelligenti” della NATO. Risultato finale: i 400 miliardi sono confluiti tutti nelle casse statunitensi.

Nel novembre 2000, Saddam Hussein annunciò che le esportazioni petrolifere irachene sarebbero state regolate con l’euro. Il primo decreto del governo iracheno istituito dalle (e sotto le) bombe USA stabilì l’immediato ritorno all’utilizzo del dollaro per il commercio del greggio.

Lo stesso discorso si può facilmente applicare alla crisi ucraina del 2014, esplosa in un momento in cui gli Stati Uniti (come oggi) non volevano in alcun modo che il capitale rimanesse o venisse investito in Europa. Il modo migliore per evitare che ciò avvenisse era creare una crisi regionale. Una crisi che, inoltre, ha costretto l’Europa ad accordarsi agli USA nell’imposizione di sanzioni alla Russia.

Ad oggi, l’unico Paese che si è contrapposto a questo gioco nordamericano cercando di intercettare il flusso di capitali è la Cina. Questo dovrebbe in qualche modo chiarire il motivo per cui vi è stata una sostanziale intensificazione delle crisi regionali attorno al gigante asiatico, da Hong Kong a Taiwan.

Tuttavia, l’attuale recrudescenza della crisi ucraina impone anche un altro tipo di riflessione. Di fatto, a prescindere dalla volontà occidentale di inasprire il più possibile la crisi attraverso provocazioni (e operazioni “falsa bandiera”), propaganda e mancato rispetto degli accordi di Minsk, si sta assistendo al confronto da due modelli opposti di interpretare la scienza geopolitica. Nel già citato articolo Il nemico dell’Europa si è fatto riferimento all’utilizzo delle crisi geopolitiche da parte degli Stati Uniti come strumenti subordinati alla politica monetaria.  Dunque, nel caso ucraino si è di fronte ad un doppio livello di manipolazione: geografico/ideologico e finanziario. La crisi geopolitica non solo ha il compito (nascosto) di far fluire i capitali verso Washington indebolendo la ripresa economica dell’Europa postpandemica, ma viene anche utilizzata come strumento per mantenere l’Europa in una condizione di “cattività geopolitica” all’interno dell’invenzione geografico/ideologica dell’Occidente.

Ora, preso atto che la realizzazione delle strategie globali delle grandi potenze dipende sempre dalla forza (fu Stalin ad affermare “tutti i trattati sono carta straccia, ciò che conta è la forza”), sarà necessario fare un distinguo tra un modello di geopolitica subordinata alla finanza (da non dimenticare che anche l’abbattimento di un aereo russo grazie ai sistemi NATO presenti in Turchia ha determinato una fuga di capitali da Mosca e Ankara nel 2015) ed un modello classico o tradizionale che (volente o nolente) si lega ancora all’idea di Élisée Reclus secondo la quale la  geografia non è altro che storia nello spazio[5] ed alla nozione di lebensraum elaborata da Friedrich Ratzel.

Questo concetto merita un breve approfondimento vista l’errata interpretazione al quale è stato sottoposto al preciso scopo di presentare la geopolitica come una sorta pseudo-scienza nazista (un’operazione che già di suo ha ben poco senso se si considera che Ratzel muore nel 1904). Il lebensraum (spazio vitale) è profondamente legato al rapporto tra l’uomo/popolo ed il suolo/spazio. Lo spazio vitale, nella teoria di Ratzel, si sviluppa lungo due direttrici di crescita (wachstum) che comprendono tutti i fenomeni rilevabili nello spazio: un accrescimento verticale ed uno orizzontale. I fenomeni sono i segni vitali della connessione tra uomo e suolo: i campi coltivati, ma anche i luoghi di culto, le scuole, le opere d’arte e le industrie. Da questa connessione si genera l’idea politica, collante spirituale dello Stato e massima espressione dell’accrescimento verticale: ovvero, dello stesso Stato come organismo spirituale. La crescita orizzontale, invece, è collegata alla pura espansione militare ed allo Stato come organismo biologico. Tuttavia, tale espansione deve seguire i fenomeni sul territorio, nel senso di preferire quella direzione che permette una maggiore continuità tra centro e periferia[6]. Appare evidente come una simile elaborazione teorica si traduca direttamente in una condanna dell’imperialismo moderno che non conosce confini ma solo ed esclusivamente fasce di sicurezza.

La geopolitica subordinata alla finanza, infatti, si fonda non sulla salvaguardia del limes, ma sul controllo e sulla gestione dei flussi di capitale (anche attraverso il ricorso alla forza militare per manipolarli) come strumento per controllare il flusso delle risorse attraverso gli snodi geopolitici (ad esempio, il Canale di Suez o lo Stretto di Malacca). La geopolitica classica, al contrario, si fonda sul controllo logistico dell’immediato vicino come spazio per la proiezione di influenza. In questo senso, ad esempio, si potrebbe interpretare la colonizzazione greca dello spazio circostante al Mar Nero (fondamentale per accedere al grano prodotto da Sciti e Sarmati) nell’antichità[7].

Oggi, l’annessione russa della Crimea (dopo che questa era stata inserita all’interno dei confini ucraini solo negli anni ’50 del secolo scorso), a prescindere da quel diritto internazionale che spesso e volentieri viene interpretato sempre a vantaggio della potenza egemone che l’ha creato, può e deve essere interpretata anche in senso tradizionale. Impedire che tale avamposto (dopo la progressiva riduzione dello spazio di manovra a seguito del crollo dell’URSS) finisca sotto controllo della NATO ha sia un senso puramente strategico, sia un valore in termini di connessione spirituale tra suolo e popolo e, dunque, di riaffermazione dello spazio vitale russo. La Russia, inoltre, ha necessità di trasportare le sue risorse naturali per immetterle sul mercato e promuovere la sua economia. Il taglio di gasdotti e oleodotti (quello che gli Stati Uniti stanno cercando di fare attraverso la stessa crisi ucraina), di conseguenza, avrebbe (ed ha) un impatto non solo sull’economia russa ma anche (e forse in modo ancora più decisivo) sul destinatario finale: l’Europa occidentale[8].

Qui entra in gioco anche un altro tipo di considerazione. Il riconoscimento russo delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk (di per sé non criticabile da chi, ad esempio, ha creato dal nulla il Kosovo o il Sud Sudan per mero opportunismo geopolitico) ha un doppio valore. Ciò si ricollega sia al precedente discorso sulla riaffermazione dello spazio vitale russo (e come compimento di un processo iniziato nel 2014 dopo il colpo di Stato atlantista a Kiev), sia ad un più ampio progetto di accelerazione verso la ricostruzione dell’ordine globale. Appare evidente che la scelta russa si impone anche come una sfida aperta al modello unipolare. Il Cremlino, infatti, in un momento in cui si rafforza in modo costante la cooperazione eurasiatica (grazie soprattutto al lavoro diplomatico di Cina e Iran), dimostra di non temere minimamente un nuovo regime sanzionatorio (strumento principe dell’unipolarismo) che, come già anticipato (e nonostante i timidi sforzi del Presidente francese Emmanuel Macron per salvare il Vecchio Continente dal restringersi del cappio atlantico), andrebbe a discapito soprattutto dell’unico reale sconfitto in questa crisi: un’Europa incapace di salvaguardare il proprio interesse e di farsi polo autonomo e indipendente.

A questo proposito, si rende necessaria una considerazione finale per tutti coloro che proprio nell’Europa occidentale guardano alla Russia con eccessiva speranza. Questa, pur rappresentando un esempio di opposizione all’idea unipolare, persegue naturalmente il proprio interesse nazionale. Non sarà la Russia (anche fin troppo paziente in questo senso) a salvare l’Europa. Tuttavia Mosca, nel caso ucraino, ha il merito di mettere l’Europa davanti al fatto compiuto e di evidenziare oltremodo il ruolo nefasto dell’Alleanza Atlantica come strumento di coercizione del Vecchio Continente.


NOTE

[1]Si veda Wang Huning America against America, Shanghai Arts Press, Shanghai 1991.

[2]Qiao Liang, L’arco dell’impero con la Cina e gli Stati Uniti alle estremità, LEG Edizioni, Gorizia 2021, p. 101.

[3]Ibidem, p. 63.

[4]Ibidem, p. 109.

[5]La geografia non è altro che storia nello spazio, proprio come la storia è geografia nel tempo”. Questa frase compare in exergo in ognuno dei sei volumi che compongono l’opera monumentale del geografo francese L’homme et la terre (Hachette, Parigi 1906-1908).

[6]Si veda F. Ratzel, Politische Geographie, R. Oldenbourg, Monaco-Lipsia 1897.

[7]Da non tralasciare il fatto che ancora oggi Russia e Ucraina rientrano tra i principali fornitori di grano al mondo. Il 50% del grano importato in Israele, ad esempio, arriva dall’Ucraina.

[8]Allo stesso modo, la Cina, con la Nuova Via della Seta, sta cercando di costruire un modello eurasiatico di cooperazione e sviluppo anche per dare forza propulsiva alla propria produzione economica interna. La creazione di crisi lungo il suo percorso non solo va a danno dell’economia cinese ma anche dei Paesi dell’Asia centrale e meridionale che, attraverso il progetto infrastrutturale, puntano a migliorare le proprie capacità di sviluppo.

FONTE: https://www.eurasia-rivista.com/modelli-geopolitici-a-confronto/

Una leadership determinata ovunque tranne che in America

Aprire i rubinetti, aprire il gasdotto EastMed!

 

 

 

LO STORYTELLING PER GLI SCEMI CHE LEGGONO SOLO LA CARTA DEL PESCE

Tonio de Pascali 4 03 2022

 

L’altra mattina su La7 giornalisti, politici ed esperti di “gggeopolitica” davano Putin già per spacciato.

“I suoi amici miliardari mafiosi lo stanno abbandonando”.

“Crescono le manifestazioni di protesta in tutte le grandi città”.

“Il leader è sempre più isolato. Tutti i politici del suo partito lo stanno abbandonando”.

“Putin ha scagliato tutte le sue mosse militari: i generali lo stanno abbandonando come i servizi segreti”

“E’ ovvio che la Russia che conta si sta preparando ad un golpe che avverrà molto presto”

…..e via le strategie del golpe, passo dopo passo. Come nei gioco del Risiko et similia.

Tutto questo per un’ora.

Ma non sono i soli.

Quel deficiente di Corona, ubriacone con la terza elementare, che blatera con la puzza di birra dalla Berlinguer, gli aveva già fatto l’autopsia: “Ha il volto gonfio, si muove con lentezza, vuole stare lontanissimo dai suoi interlocutori quando fa gli incontri. Non sta bene per niente. Penso che tra poco abbandonerà”.

E poi in altri tg: “Putin è un pazzo criminale. Soprattutto un pazzo. E’ isolato a livello internazionale. Dovrà giudicarlo la Corte internazionale dei crimini di guerra. La sua gente lo ha isolato. La Russia non può resistere alle sanzioni. Presto lo butteranno dal balcone. Sarà arrestato dai suoi. Bisogna solo aspettare”.

“Putin ha sbagliato tutto. Si è impantanato nella steppa ucraina. Gli ucraini stanno sconfiggendo i russi infliggendo loro migliaia di morti. I soldati russi stanno disertando in massa. Non vogliono morire per lui. Farà la fine di Hitler o di Napoleone”.

Di grazia: da dove provengono tutte queste informazioni?

Sono notizie o opinioni?

Quello che stupisce è sentire il pescivendolo dissertare di gggeopolitica e dichiarare più o meno quanto abbiamo scritto finora.

La speranza si trasforma in un’opinione e l’opinione si trasforma in notizia e la notizia in verità: Putin , insomma, è spacciato.

Ma davvero pensate che quello che era il capo del temutissimo Kgb, quello che governa l’enorme Russia da vent’anni, quello che guida un esercito con tradizioni militari nel bene o nel male tra le migliori del mondo possa essere così deficiente?

Davvero pensate che i suoi consiglieri, militari e politici, siano così sprovveduti come li dipinge la narrazione occidentale?

Davvero pensate che non abbiano calcolato le reazioni occidentali?

E che non abbiano studiato le contromosse?

La narrazione occidentale lo vuole in difficoltà ma in difficoltà, fino d ora c’è l’Ucraina e l’Occidente.

E’ la Russia a condurre i giochi e l’Occidente a subire.

“E’ un pazzo che sta giocando con il pulsante dell’atomica”.

Ma sino ad oggi chi gioca con i missili atomici sotto casa sua è la Nato.

“Vuole scatenare l’apocalisse e distruggere il mondo.”. Praticamente Lucifero.

Ma pensate a quello che dite?

E comunque una sana dose di realismo mettetevela in testa, la sera, con calma, che è meglio vedere il Grande Fratello piuttosto che assistere a tg e talk o leggere tutti i giornali.

Una narrazione, o story telling, come si dice all’americana, che fa ridere i polli.

E voi siete più scemi dei polli.

FONTE: https://www.facebook.com/100015824534248/posts/1165857380618402/

 

 

In arrivo la crisi alimentare

6 Marzo 2022

Ieri l’Ungheria ha sospeso le esportazioni di grano, perché ha fondato timore che questa materia prima fondamentale per l’alimentazione ben presto finirà per scarseggiare e per aumentare esponenzialmente di prezzo, producendo una crisi alimentare inedita da un bel pezzo nel nostro continente. Certo nel fantastico mondo della Nato che ormai ha del tutto sussunto dentro di sé la Ue, la quale si rivela solo una sua surfetazione, il cibo può mancare, ma le armi mai: così mentre in Polonia la Cia sta cercando di creare un corpo  di circa 20 mila neonazisti provenienti da tutte le parti del mondo, esattamente come accadde per la famosa guerra civile in Siria o per la nascita dell’Isis che furono in pratica determinate dall’importazione di migliaia di terroristi, sull’Europa si sta per abbattere una forte crisi alimentare di cui faranno le spese i ceti popolari alle prese con prezzi sempre più impraticabili.  L’informazione del regime globale parla soltanto di fermare l’importazione di gas russo ( anche se questo è in parte una balla perché comunque il gas di Mosca continua a fluire) , ma dimentica di dirci che l’Ucraina e la Russia insieme  producono l’80 per cento mondiale di olio di girasole, il 29% del grano e il 19% di mais e la guerra resa inevitabile dal rifiuto degli Usa di firmare qualsiasi patto con la Russia, provocherà una forte carenza alimentare e un’aumento esponenziale dei prezzi che peraltro sono già aumentati del 24 per cento.  Perciò chi può corre ai ripari: come l’Ungheria la quale non partecipando alla stupida isteria di massa europea, può concentrarsi sulla realtà e non sulla propaganda.

La situazione in realtà è molto complicata, costellata da diverse crisi agricole in varie parti del mondo ( vedi quella della soia in Sud America che per ragioni di alternanze colturali si collega a quella del mais) e resa ancora più incerta dal fatto che la Russia è anche un grande produttore di fertilizzanti e ovviamente ha sospeso le esportazioni: così ci sarà un forte aumento dei prezzi in questo settore che peraltro sono  già aumentati del 22%. Di tutto questo ovviamente non si dice nulla, così come viene tenuto nascosto che la Russia è il secondo produttore mondiale di ammoniaca, urea e potassio e il quinto produttore di fosfati trasformati,  rappresenta il 23% delle esportazioni globali di ammoniaca, così come il 14% dell’urea, il 21% della potassa e il 10% delle esportazioni di fosfati trasformati, tutti prodotti assolutamente necessari in agricoltura e importanti in parecchie produzioni industriali, compresi gli esplosivi. Sapendo poi che il gas naturale è anche la materia prima essenziale per la produzione di fertilizzanti azotati ( niente a che vedere con i diserbanti tipo Round up) senza i quali la produzione agricola diventa assolutamente critica, il quadro del disastro diventa completo. In queste condizioni una grave crisi alimentare è del tutto inevitabile e con conseguenze imprevedibili proprio per i governi che si sono lasciati trascinare in tutto questo, senza fare assolutamente nulla per evitarlo, anzi soffiando sul fuoco. La macchina europea non eletta e  kafkiana di Bruxelles ha insomma scelto di commettere un triplo harakiri presentandosi come abietto vassallo dell’Impero, distruggendo ogni residuo impulso di sovranità e imponendo l’alienazione dalla Russia-Cina.

Questo quadro generale è stato ben compreso dal Sud del mondo che per la prima volta vede lo spettacolo di qualcuno che che finalmente si è alzato in piedi a dire basta. E anche se gli Usa sono troppo stupidi e troppo condizionati dalla violenza per comprendere in questo momento qual è la vera posta in gioco, ben presto si accorgeranno di quale errore strategico stiano commettendo. Mentre i loro servetti dell’Europa capiranno che si può chiudere la bocca alla gente solo quado la si può riempire di cibo.

FONTE: https://ilsimplicissimus2.com/2022/03/06/in-arrivo-la-crisi-alimentare/

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