FENOMENI NATURALI NELLE CITTA’ AMERICANE
Maurizio Blondet 22 luglio 2018
Un increscioso fenomeno naturale sta bruttando San Francisco, compromettendo la sua bella la vibrante cultura progressiva e la felicità della capitale di tutti i terzi sessi, libertà, creatività e dinamismo. “Feci. Feci. Più feci sui marciapiedi di quanti ne ho mai visti, e sì che io qui ci sono nata”, ha lamentato la nuova sindaca, London Breed, in una intervista alla NBC Bay Area: “E non sto parlando di cani, ma di feci umane”. E non solo feci, ma siringhe, “prodotti usati per l’igiene femminile; e secchi di urina”.
Il fenomeno è dovuto all’aumento a razzo dei californiani che non hanno più casa – si calcola 135 mila nel Golden State, il 25% di tutti i senzatetto dell’America. Nella sola San Francisco si parla di oltre 7500 “vagrants” senza dimora, di cui il 39 per cento disturbati mentali o dipendenti da oppiacei; il Comune ha ricevuto 16 mila lamentele di cittadini, proprietari di appartamenti nelle zone più prestigiose, solo nella prima settimana di luglio: spesso accompagnate da foto dimostrative. “Un attendamento di senza-casa sta bloccando il marciapiede e crea un rischio sanitario con feci e spazzatura”, scrive uno. “Mandate gli addetti alla nettezza urbana, i pedoni sono costretti a camminare nella strada essendo i marciapiedi impraticabili”; dice un altro. “Osservati senzatetto che si iniettano alle cinque del pomeriggio di lunedì 2 luglio”, avverte un terzo:” feci dappertutto, mandate gli spazzini”. Un turista australiano chiede: “E’ normale, o sono nella “parte brutta” della città? Sono appena passato a fianco di una folla di senzatetto completamente “fatti”, urlanti e correnti, e ad una scena di omicidio.
Mia moglie adesso ha paura di uscire dall’albergo. Ha visto un tizio che veniva caricato su un’ambulanza, morto. Proprio davanti alla sede centrale di Twitter”, uno dei gioielli della creatività californiana.
Effettivamente il fenomeno sta intaccando una delle fonti di reddito della città, il turismo: un congresso medico che si aspettava avrebbe portato 15 mila visitatori paganti e fruttato 40 milioni di dollari in una settimana, è stato cancellato. “E’ la prima volta che abbiamo una cancellazione totale, e questo era un gruppo che si riuniva a congresso qui dal 1980”, dice al San Francisco Chronicle Joe D’Alessandro, direttore dell’ufficio per il turismo congressuale del Municipio.
La tv NBC Bay Area ha sguinzagliato una “unità investigativa” che è stata in grado di offrire al pubblico una mappa accurata della densità di feci umane nelle principali vie del centro. Una mappa dove il colore più carico indica la quantità più densa di escrementi in “153 blocchi dell’area. Spazzatura, siringhe, e più di 300 mucchietti di feci” ha contato l’unità “nelle 20 miglia di vie e marciapiedi”. Ciò, nonostante che il Municipio spenda oltre 30 milioni di dollari l’anno in pulizia degli escrementi.
Mappa delle densità escrementizie
Foto qui: https://www.maurizioblondet.it/fenomeni-naturali-nelle-citta-americane/
Il che è tanto più sgradevole in quanto San Francisco si ritiene in pieno boom economico, e i prezzi delle case sono alle stelle.
C’è da sospettare che il fenomeno si produca in modo endemico in altre città americane, visto che viene segnalato da Los Angeles a Portland, altra “vibrante” città 600 chilometri a Nord (“Ridotta ad un cesso”, secondo il capo della polizia) e persino a Seattle, già Emerald City, dove prospera oltre ogni dire la multinazionale Amazon , che è anche il massimo datore di lavoro della città, e vive il suo fondatore Jeff Bezos, che si illustra per una ricchezza personale di 143 miliardi (attenti: miliardi, non milioni) di dollari che ne fa non solo l’uomo più ricco della storia Usa, ma anche quello che ha accumulato tanta ricchezza con più rapidità.
Jeff Bezos, 143 miliardi $
Il che dimostra, ce ne fosse bisogno, che l’eccesso di escrementi umani nei marciapiedi americani è un fenomeno del tutto naturale e non sociale, essendo l’America ancora la terra delle grandi opportunità, dove ciascuno se lavora sodo può diventare miliardario. Sarebbe un errore attribuire gli escrementi ad un qualche errore nel capitalismo finanziario terminale, e soprattutto nella mentalità che ne ha reso possibile il trionfo finale: quello speciale individualismo americano, per cui vengono riconosciuti solo i diritti individuali, ma non esiste alcun diritto sociale, perché questo è un costo per il business. Sicché, come ha scritto in un recente saggio Dimitri Orlov, “i diritti individuali sono tutto ciò di cui l’individuo dispone – tutti sono soli, ciascuno è solo contro il sistema intero” e se gli va male e perde casa e lavoro, è semplicemente colpa sua e il sistema se ne infischia.
Difatti è interessante constatare come i comuni sopra nominati trattino il problema delle feci sui marciapiedi: non come problema sociale – non esistono problemi sociali – ma come un problema di nettezza urbana. Com’è giusto: i cittadini che si lamentano chiedono l’intervento degli spazzini, non che ai senzatetto venga trovata una casa. Il comune di San Francisco in realtà ha fatto un passo avanti: affronta il problema come un problema sanitario. Distribuisce 400 mila siringhe al mese per ridurre ai senza fissa dimora che si drogano, il rischio di HIV. Ha anche sparso nella città tredici “siti di smaltimento” dove i drogati sono invitati a deporre i loro aghi usati per averne uno nuovo; nonostante ciò, solo 264mila siringhe usate vengono così recuperate pulitamente. Il resto finisce nelle strade e parchi pubblici insieme alle feci e agli assorbenti femminili usati. Adesso la nuova sindaca ha promesso di creare “chioschi per le iniezioni sicure”, dove i senzatetto possano iniettarsi l’oppiaceo, e “camere di raffreddamento”; dove possano smaltire i loro sballi fuori vista.
A Seattle si progetta di diminuire gli attendamenti, ormai troppi, aprendo “tiny house villages”, gruppi di baracche minime dove i senzatetto possano stare. Per il momento ce n’è uno nella zona di Willingofr, una decina di baracche sorte in un angolo di un parcheggio, e riparate alla vista da una recinzione in metalli. Il Comune fornisce l’elettricità, e forse d’inverno il riscaldamento. Ma vi abitano solo 22 senzatetto residenti, una minima goccia nelle necessità
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L‘esperimento di Seattle.
A Los Angeles, dove le tende e teloni incerati si stendono “per miglia e miglia”, il comune ha allestito dei cessi chimici lungo i marciapiedi. Un’inchiesta ha mostrato che anche in questo mondo dei disperati vigono le classi e prospera, diciamo, il libero mercato. “Chi ha uno status superiore ha la tenda sotto gli alberi.
Le caste più basse dormono sui cartoni o sull’asfalto. Alcuni affittano le tende per qualche dollaro a notte. Siccome non ci sono nelle vicinanze botteghe di liquori, qualcuno dotato di senso degli affari li ha comprati a un negozio distante diverse miglia, e adesso li vende con un forte sovrapprezzo, a credito. I pescecani recuperano i debiti facendosi consegnare le carte di debito date dalle agenzie statali ai senzatetto”. L’economia di mercato si applica anche lì, con il noto successo.
Raddoppiate in sei mesi le morti per oppioidi
Un altro fenomeno del tutto scollegato con il capitalismo è il fatto che, negli ultimi sei mesi, sono raddoppiate le morti per overdose di oppioidi, specie un fentanyl sintetico, diecimila volta più potente della morfina; i soccorritori medici parlano di una “terza ondata” in arrivo: “La nazione non è preparata al prossimo aumento parabolico delle overdosi che possono gravemente danneggiare l’economia” : anche qui il problema è individiuale e medico, non sociale. Quando una persona viene vista stramazzare, o morente nella sua auto o sotto la tenda, i paramedici delle ambulanze sono forniti di naloxone, una sostanza che se iniettata in tempo scongiura l’esito mortale dell’overdose. Ma con i nuovi oppioidi sintetici come il carfentanil, l’iniezione di naloxone non basta. Il CDC (Center for Disease Control) ha calcolato che nel 2017 i morti per overdose da oppioidi sintetici siano stati 49mila (in totale, sono 66 mila); l’anno prima, erano stati 20 mila. Per lo più, le vittime sono uomini bianchi in età lavorativa – determinando un declino netto della “partecipazione al lavoro” dei maschi bianchi, che Goldman Sachs (sic) attribuisce insieme alla “crisi degli oppiacei e il tasso di incarcerazioni”; che infatti come sappiamo è il più alto del mondo: 2 milioni e 223 mila, senza contare i 4,7 milioni (uno su 51 americani) che sono in libertà provvisoria.
Si aggiunga l’altro fenomeno individuale sgradevole, e – ancorché naturale – specialmente imbarazzante in un paese la cui aurea Costituzione riconosce i diritti “alla Vita, la Libertà, il Perseguimento della Felicità”. Lungi dal perseguire la felicità, nota Orlov, un gran numero di americani sono pronti ad abbandonare il loro diritto alla vita, suicidandosi. In media, si suicida un cittadino americano ogni 13 minuti. Nel 2016, si sono avuti circa 45 mila suicidi, il doppio del numero di assassini (che anche quelli non scherzano). Il suicidio è la seconda causa di morte fra gli americani tra i 15 e i 34 anni, l’età giovanile e produttiva migliore.
“Il tasso di suicidi negli Usa è 16 su 100 mila, il più elevato dopo le punte della Grande Depressione (1929-39). Secondo il CDC, è cresciuto del 30% nel corso del secolo, e del 58% in certi Stati. Il gruppo più a rischio è quello dei maschi bianchi tra i 45 e i 64 anni. il loro tasso di suicidi è cresciuto del 63% dall’inizio del secolo, che è insolito per questa classe d’età: negli altri paesi, sono in testa gli adolescenti e i vecchi. Il solo gruppo che fa peggio dei maschi bianchi d’età produttiva e sono le donne pellerossa, il cui tasso di suicidi è aumentato del’89%. Ma altri gruppi possono raggiungerli in futuro: le ragazzine da 10 a 145 anni e i militari: per entrambi i gruppi il tasso di suicidi è triplicato.
Ma in generale, la pandemia di suicidi in Usa colpisce ricche e poveri, disoccupati e chi ha un impiego”.
Finalmente un po’ di uguaglianza.
Individualismo come fattore di rischio
Molto significativamente, né stato né la cultura corrente ritiene che qui, l’America sia di fronte ad una immane, atroce crisi sociale.Dimitri Orlov, che è russo di origine, dà la sua spiegazione: mentre un russo o un cinese o un indiano hanno ”il senso di sé profondamente impregnato dall’incredibile potenza metafisica accumulata nel corso dei millenni della collettività culturale e storica di cui fa parte”, per un americano “non c’è altro valore che i diritti individuali”.
Ma nella crisi attuale, “l’esercizio di questi diritti individuali è diventato un esercizio futile al raggiungimento di risultati decenti: un po’ di dignità e di sicurezza, una vita familiare stabile, la capacità di sovvenire ai bisogni dei propri figli e di prepararsi la vecchiaia.
L’ideologia individualista, associata ad una totale disperazione, è un mandato di morte”.
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